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MISSIONARI Cappuccini Cappuccini Anno XLVI n.4 - aprile 2008 Spedito nel mese di aprile 2008 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 2, DCB Bergamo Da Assisi fino alla missione nel mondo Le Clarisse Cappuccine

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MISSIONARICappucciniCappucciniAnno XLVIn.4 - aprile 2008Spedito nel mese di aprile 2008

Poste Italiane s.p.a.Spedizione in Abbonamento PostaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46)art. 1, comma 2, DCB Bergamo

Da Assisifino alla missionenel mondo

Le Clarisse Cappuccine

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EMMECInotizienotizie

3MISSIONARICappucciniCappuccini

Carissimi amici lettori e benefattoriCarissimi amici lettori e benefattori

NEL CUORE DELLA MISSIONEQuesto mese si affronta “un darsi da fare” tutto particolare, quello

vissuto dalle sorelle che vivono in clausura. Edith Stein, filosofa tedesca

che si convertì dall’ebraismo al cristianesimo, diventando poi monaca

nell’Ordine delle carmelitane con il nome di suor Teresa Benedetta

della Croce, prima di morire martire nel campo di concentramento di

Auschwitz, definì le claustrali come coloro che stanno davanti a Dio per

il mondo. Stare davanti a Dio per testimoniare agli uomini e alle donne

del nostro tempo che il valore della persona e della sua esistenza non

sta in ciò che essa compie e ottiene materialmente, ma in quello che

essa è, nel rapporto che ha con l’infinita, eterna Bontà: con il Signore

stesso.Nelle pagine seguenti potrete cogliere come le sorelle Clarisse

accompagnano l’opera di evangelizzazione della chiesa con la

silenziosa e fedele preghiera di intercessione. Pregano, offrono la loro

vita, il loro lavoro, il silenzio; in questo modo amano e sono nel cuore

della missione. Normalmente identifichiamo la missione con la

necessità di mani, di piedi, di voci, di fare, di dare… È vero, di questo

c’è bisogno ed urgenza, ma la sorgente di questo muoversi per

annunciare il Vangelo e testimoniare la carità di Cristo è la preghiera.

Ecco allora che lo Spirito Santo ha regalato alla Chiesa la vita

contemplativa, che in modo specifico è chiamata a sostenere,

incrementare e garantire l’incessante offerta orante per l’opera di Dio

nel mondo.Giovanni Paolo II nella sua enciclica Redemptoris Missio così scriveva:

seguendo il Concilio, invito gli istituti di vita contemplativa a stabilire

comunità presso le giovani chiese, per rendere «tra i non cristiani una

magnifica testimonianza della maestà e della carità di Dio, come anche

dell’unione che si stabilisce nel Cristo». Questa presenza è dappertutto

benefica nel mondo non cristiano, specialmente in quelle regioni dove

le religioni hanno in grande stima la vita contemplativa per l’ascesi e la

ricerca dell’Assoluto. Posso testimoniare di aver visto con i miei occhi la

presenza benefica di cui parla Giovanni Paolo II: una presenza

accogliente, capace di ascolto, ho visto sorelle condividere la

Provvidenza con i poveri, adottare nella preghiera persone ammalate,

carcerate, con situazioni esistenziali cariche di sofferenze e difficoltà.

Non pensiate cari lettori che queste sorelle siano delle super-donne:

nel monastero si vivono fatiche, le dinamiche dell’animo umano si

manifestano, la vita comunitaria chiede ad ognuna di convertirsi

continuamente; ma nella fragilità a cui è sottoposta ogni esistenza, le

sorelle claustrali vivono il compito di chi ha ricevuto il grande dono

della chiamata dell’amore incondizionato a Cristo: stare ai suoi piedi

ascoltando la sua parola e parlagli di coloro che lui ama e che vuol fare

partecipi della sua salvezza.

Fra Raffaele Della TorreVicario Provinciale

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dal 30 marzo al 5 aprilesi è svolto il Capitolo dei

cappuccini della Provincialombarda sotto la presidenzadel Ministro Generale fraMauro Jöhri.Il Definitorio Provinciale:fra Alessandro Ferrari,Ministro Provinciale(confermato); fra RaffaeleDella Torre, Vicario

Provinciale; Definitori:fra Sergio Pesenti,fra Angelo Borghino,fra Marcello Longhi

Nelle immagini il gruppodei capitolari, il nuovoConsiglio Provinciale,i Superiori delle Missionipresenti al Capitolo.

mercoledì e giovedìdella Settimana Santa

(19-20 marzo) siamo statiospiti del CRAL all’internodell’ospedale di Treviglio.Posizionati nell’atrio dellamensa, durante la pausapranzo, tutti coloro cheusufruiscono della mensahanno potuto incontrarci,chiedere informazioni,acquistare i nostri prodotti e inparticolare essere invitati nelnuovo spazio aperto, a pochichilometri di distanza, vicino alSantuario di Caravaggio.L’accoglienza è stata moltobuona, grazie a tutti coloro chehanno permesso questaospitalità.

MissionariCappucciniospiti del CRALall’Ospedaledi Treviglio

I nuovi superiori dei cappuccinidella Provincia di Lombardia

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5MISSIONARICappucciniCappuccini

a cura di Alberto CipelliDAL MONDO DEI CAPPUCCINIClarisseClarisse

Santa Chiarae l’Ordine delle Clarisse

Lasciò la ricca famigliaper seguire il poverello di Assisi

e, affascinata dai suoiinsegnamenti, fondò un Ordinecontemplativo che ancora oggiè presente in tutto il mondo.

Lasera della domenica delle Palmedel 1212 una giovane fugge dallasua casa in Assisi verso la

Porziuncola, dove Francesco e il gruppodei suoi frati minori le fanno indossareun saio e le tagliano i capelli e poi laricoverano in due successivi monasteribenedettini. Infine Chiara prende dimoranel piccolo fabbricato annesso alla chiesadi San Damiano. Qui Chiara è stataraggiunta dalla sorella Agnese; poi daaltre compagne: saranno presto unacinquantina. Affascinata dallapredicazione e dall’esempio di Francesco,la ragazza vuole dare vita a una famigliadi claustrali radicalmente povere, comesingole e come monastero, viventi delloro lavoro e di qualche aiuto dei fratiminori, immerse nella preghiera per sé eper gli altri, al servizio di tutti,preoccupate per tutti. Chiamatepopolarmente “Damianite” e daFrancesco “Povere Dame”, saranno poiper sempre note come “Clarisse”.La regola di vita del Secondo Ordine fuinizialmente costituita da alcune sempliciistruzioni dettate da san Francesco, maqueste osservanze nel 1215, in base aquanto stabilito dal Concilio Lateranense

IV, dovettero cedere il posto alla regolabenedettina. A partire dal 1218 ilcardinale Ugolino dei Conti di Segni (papaGregorio IX) stabilì la nuova regola conl’obbligo della clausura: tale regola furivista e definitivamente redatta da Chiara(per cui è detta Regola di Santa Chiara) evenne approvata da papa Innocenzo IV il9 agosto 1253 (due giorni prima cheChiara morisse). Non tutti i monasteri diclarisse sorti nel frattempo accettarono laRegola di Santa Chiara, per cui il cardinaleprotettore dell’ordine, Gaetano Orsini, nestilò una nuova approvata da Urbano IVnel 1263 (la regola Urbaniana). Questapermetteva alle religiose di possederebeni in comune, venendo ad infrangere ilprivilegio della povertà concesso daGregorio IX e recepito dalla regolaapprovata da Innocenzo IV. L’ordine sidivise così in due congregazioni: quelladelle Damianite (oggi dettesemplicemente Monache Clarisse), fedelialla regola del 1253, e quella delleUrbaniste, che accettavano la regola del1263. Nel corso dei secoli successivinacquero ulteriori congregazioni diclarisse: sono giunte fino ai nostri giornile Colettine, sorte nel 1406 dalla riformaintrodotta da santa Coletta di Corbie nelmonastero di Besançon, e le Cappuccine,fondate a Napoli nel 1535 da MariaLorenza Longo. Quello delle Clarisse è unordine monastico claustrale le cuireligiose si dedicano prevalentementealla preghiera contemplativa. Ognimonastero costituisce una comunitàautonoma ed è retto da un’Abbadessaeletta a tempo determinato; ègeneralmente sottoposto allagiurisdizione vescovile ed è legato sulpiano spirituale all’ordine maschile. Siriconosce nella famiglia francescana. �

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DAL MONDO DEI CAPPUCCINIClarisseClarisse

Siamo le Sorelle Clarisse Cappuccine. La nostra avventura evangelica alla sequela diCristo è nata dal comune carisma di Francesco e Chiara d’Assisi. Abbiamo abbracciatola “FORMA di VITA” tracciata da loro, in fraterna letizia, in unità di spirito e in altissima

povertà (cfr. Bolla di Papa Innocenzo IV). La riforma delle Cappuccine risale al 1535 adopera della nobildonna Maria Lorenza Longo, che fondò a Napoli prima l’Ospedale degliIncurabili, opera di grandissima importanza caritativa e sociale, poi un Monastero distrettissima osservanza, Santa Maria in Gerusalemme, dove si ritirò in preghieraprofessando la Regola di Santa Chiara. Il Papa Paolo III l’approvò il 19 febbraio 1535 e neaffidò la cura ai frati Minori Cappuccini da lei accolti e protetti nel 1528 in Sant’Efrem aNapoli. La Riforma si estese molto presto in Italia, oltralpe e nel mondo. Oggi viviamo conpassione il presente, nella memoria grata del passato, con aperta fiducia al futuro nellaChiesa e per la Chiesa.Sempre unite lungo i secoli nello spirito e nella carità fraterna ai nostri Fratelli Cappuccini,abbiamo accolto con gioia e riconoscenza l’invito a “raccontarci”, liete di renderetestimonianza del lungo cammino di sequela Christi che ci unisce e ci unirà sempre.Ci è grata l’occasione di rendere nota anche a voi, amici e fratelli, la nostra vita di totalededizione alla causa del Vangelo, e vegliare per tenere desto il mondo dal sonno edomandare pace e consolazione al Signore.

Le Sorelle Clarisse Cappuccine di Genova

“La nostra forma di vita e questa:osservare il Santo Vangelo”

fotoICP

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DAL MONDO DEI CAPPUCCINIClarisseClarisse

Da Assisi fino alla missionenel mondo

fotoICP

Le Sorelle Clarissesono un Ordine

contemplativo chevive in clausura,

tuttavia, secondo le proposte del Concilio Vaticano II,si sono maggiormente aperte al mondo per essere

più vicine ed aiutare i fratelli che più hanno bisogno.Diverse di loro vivono anche in Paesi di missionein stretto contatto con i missionari cappuccini.

Dinoi contemplative in “clausura”si coglie spesso solo ciò cheappare: un gruppo di donne

dietro la grata, più che la parte intimae fondamentale: il cuore credente eorante che canta Cristo crocifisso e vivo,celebrato nella preghiera liturgica dellaChiesa alla cui lode incessante diamovoce.Nel primato di Dio e nella radicalitàevangelica, la nostra vita è donataperché tutti i fratelli riconoscano lapassione sempre viva, efficace, attualedi Dio per l’umanità, la sua tenerezza diPadre di cui ogni uomo è oggetto, laredenzione operata nel Figlio permezzo dello Spirito.“Chiuse quanto al corpo…libere nellospirito…” (Bolla di Papa Innocenzo IV)noi monasteri del vecchio mondoabbiamo voluto “alleggerire” lestrutture esterne della clausurasecondo le indicazioni diaggiornamento proposte dal ConcilioVaticano II, perché la nostra accoglienzapiù aperta ed il contatto immediato ci

renda più accessibili ai molti fratelliche ci avvicinano e che sono aiutati apercepire come lo “stare” non cipreclude di “essere” nella missioneuniversale della Chiesa.Fedeli alla storia e in linea con ilMagistero ecclesiale, viviamo laclausura come mezzo, aiuto,mediazione per porci in ascolto einteriorizzare la Parola di Dio, comespazio per l’intimità con Lui, e comecondizione per la comunioneuniversale, non chiusura o disinteresse,ma atteggiamento contemplativo neiconfronti del mistero della redenzionedell’uomo e della storia, attenzione aglieventi ecclesiali e sociali, accoglienza econdivisione di ogni progetto, desiderioe speranza di quanti lavorano, lottano,soffrono per l’affermazione dei valoricristiani e per l’Avvento del Regno diDio. Tanto che alcune di noi vivono lamedesima realtà contemplativa interra di missione calate nel tessutostorico-politico e socio-culturaledi quei Paesi. �

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sacerdoti Cappuccini e diocesani.Alla celebrazione erano presenti le autoritàcivili; grande e festosa la partecipazione dellagente semplice del posto.Così le nostre Sorelle si raccontano: “A tecarissimo fratello e sorella che leggi questerighe, il nostro cordiale saluto di Pace e Bene.Ti invitiamo a sperimentare la gioia e lasoddisfazione profonda di chi, solidarizzandosicon i più poveri e piccoli non ha timore diimpoverire, dando un poco dei beni materialie spirituali con cui è benedetto dal Signore,facendosi così preziosi strumenti dellaprovvidenza di Dio per i più poveri‘desportegidos’, cioè meno protetti,nell’angolo insignificante, Milange, delcontinente Africano, terzo paese più poverodel mondo: il Mozambico.Figlie di Francesco e Chiara cerchiamo divivere nella semplicità e armonia fraternacome poveri in mezzo ai poveri: nellapreghiera personale e liturgica troviamo laforza e il senso della nostra vita. Centro dellanostra spiritualità è l’Eucaristia: a turnopassiamo le ore del giorno in adorazione.Milange è un piccolo paese circondato dallecatene montuose Tumbini a pochi chilometridal paese del Malawi, nella estesa Provincia diZambesia, a 300km. dalla città di Quelimane.Pure essendo poverissimo, possiede unaricchezza culturale e di valori umani chesorprendono: gente in cammino alla ricerca diuna dignità spesso negata, di libertà e diaffetto, con sogni e desideri. Vediamo passarevicino al nostro monastero, uomini con vestilogore, a piedi scalzi o con sandali sformati,con poco granoturco o altro e la speranza divendere per avere qualche soldino; donne eragazze con un bimbo sulla schiena e un altroper mano, sotto un sole che cuoce, con mucchi

di legna o un secchio di acqua in testa,stanche, mal nutrite che riordinano lacapanna senza mobili, con accanto quattromattoni per il fuoco e un tronco per sedersi;un pugno di riso quando c’è o una scodella dimanioca, un frutto, un coppo d’acqua nonsempre attinta al pozzo. Eppure è genteserena, fiduciosa.In questa tragica e difficile situazione chi piùne soffre le conseguenze sono le ragazze!Con molta frequenza sono vittime di abusisessuali. A volte sono proprio i genitori adutilizzare il loro corpo per avere qualchesoldo!Parecchie sono le giovani che bussano allanostra porta manifestando il desiderio diabbracciare la nostra vita religiosa. Una voltaal mese abbiamo incontri di formazione conloro e notiamo in esse l’entusiasmo di volerapprofondire la loro fede cristiana. Questofatto ha suscitato in noi il desiderio di offrireloro un alloggio e il necessario per continuaregli studi e nello stesso tempo il cammino diformazione religiosa. È normale che, neglianni di discernimento, non poche scopranoche non è la loro vocazione. Sarà sempre unacarità aver loro offerto formazione umana,spirituale, scolastica.Coltiviamo un piccolo orto e facciamo lavori dicucito che vendiamo nella capitale Maputo;però è pochissimo ciò che si guadagna e peril sostentamento nostro e delle aspiranti nonpossiamo che affidarci alla Provvidenza”.Le Sorelle non fanno cenno esplicito alla“clausura”, perché le strutture che sonoretaggio storico dei nostri Paesi occidentali,per loro non hanno ragione di esistere.Il raccoglimento nella sacralità della preghieraliturgica e nell’intimità con Dio è ciò che lerende autenticamente contemplative. �

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IPadri Cappuccini della Provincia di Trentohanno fondato, nel 1951, la missione diQuelimane in Mozambico, ora Chiesa localecomposta da sedici comunità cristiane sparsenell’area di grandi missioni, con i suoi martiri“della Pasqua incompiuta” del 1989 nellalocalità di Inhassange (P. Camillo Campanella,fra Oreste Sartori, P. Francesco Bartolottivittime del conflitto armato tra Frelimo eRenamo che si sono fronteggiate per annidevastando il Paese e mietendo innumerevolivite). Il loro sacrificio è stato fecondo: ungruppetto di giovani chiedeva diintraprendere la vita contemplativa nellospirito francescano vissuto dai Padri tra la lorogente. Fu così che Don Tarcisio Di Giovanni,fratello di M.Chiara Francesca del monasterodelle nostre Sorelle di Cesena, si accordòperché alcune di loro iniziassero laformazione alla nostra vita in Italia. Cinquegiovani raggiunsero il monastero di Cesenanel 1991. Una di esse, Clara, ancorapostulante, dopo pochi giorni di un male diincerta identificazione clinica, celebrò in cielole nozze con lo Sposo divino l’11 agosto1993, proprio nella solennità della MadreS. Chiara. Due di quelle giovani, lungo ilcammino, optarono per altra scelta, mentre

Sr. Cristiana dell’Eucaristia e Sr. Veronicadel Cuore Immacolato di Maria professaronoper sempre la nostra “forma di vita” nel 2001.Sostenute da cinque sorelle Clarisse Cappuccinemessicane, Sr. Cristiana e Sr. Veronica hannofatto ritorno nel loro Paese nel febbraio del2004 a Milange dove i Padri avevano preparatoper loro una prima sistemazione provvisoria edil terreno per la costruzione del monastero cheesse stesse hanno diretto e seguito.Il 26 novembre 2006, nella solennità di CristoRe, il monastero “Nossa Senhora da Eucaristia”è stato inaugurato con una bella festapresieduta dal Vescovo Mons. Jesùs EstebanSadaba Pèrez: con lui ha concelebratoP. Gregorio Moggio, Ministro Provinciale diTrento cui è affiliata la zona, e numerosi

In armonia fraterna comepoveri in mezzo ai poveri

DAL MONDO DEI CAPPUCCINIClarisseClarisseL’esperienza missionaria delle Clarisse in Mozambico

Sostenute dai frati cappuccini della Provincia di Trento le Clarissehanno inaugurato nel 2006 un loro monastero in Mozambico, nellalocalità di Milange, una zona davvero fra le più povere eproblematiche dell’intero Paese. In questo luogo, oltre a dedicarsialla preghiera e alla contemplazione, accolgono chi ha bisogno ed inmodo particolare tante ragazze vittime di ingiustizie e violenze.

Puoi aiutare le SorelleCappuccine in MozambicoIl tuo contributo può essere prezioso perassisterle nel loro progetto. Le Suore stannocostruendo una CASA di ACCOGLIENZA per legiovani aspiranti alla vita religiosa:

PROGETTO ADOTTA UNA CAPPUCCINAPuoi effettuare un versamentosul c/c postale n. 14 98 83 80A favore di: Centro Missioni CappucciniP.zza Cappuccini, 1 - 38100 TRENTOspecificando nella causale:per le Sorelle di Milange - Mozambico.

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Canonico Latino in cui ogni monastero haun ordinamento autonomo ed un governosoggetto alla Santa Sede.All’impegno specifico della lode edell’impetrazione, uniscono forme di aiutoumanitario condividendo con gliinnumerevoli poveri che bussano alla loroporta quanto la Provvidenza dona loro.Si fanno tramite, con il sostegno adistanza, tra i fratelli più poveri e privi delminimo necessario ed i più generosidell’area del benessere che desideranosoddisfare l’urgenza della solidarietà con leopere dell’amore. Sostengono con l’ascoltoe la preghiera quanti si rivolgono a loroper conforto nella tribolazione. Concorronoalla promozione della donna, auspicata dai

recenti documenti del Magistero ecclesiale,con la formazione umana e scolastica dellenumerose giovani aspiranti che, quandonon siano chiamate alla vita religiosa,hanno pur sempre conseguito unaformazione spirituale e intellettuale chenon avrebbero ricevuto dallo stato e dellafamiglia. In un contesto in cui lievitano imussulmani, sono testimonianza di Fedecon la loro vita offerta per l’Avvento delRegno di Dio.Vita contemplativa quella delle nostreSorelle in Eritrea che incide nellaconcretezza della vita con il soccorsomateriale elevando spiritualmente mentreoperano per il bene dei fratelli che il Padrepone sul loro cammino. �

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Dipiù antica data è la nostra presenzain Eritrea. Anche qui ci hannovoluto i nostri Fratelli cappuccini.

P. Luca Milesi, della Provincia di Lombardiae allora Nunzio Apostolico ad Asmara, ciha chiamate nel 1973.L’Eritrea ha una storia travagliata quanto epiù degli altri Paesi del continenteafricano. È tuttavia di antica cristianità cherisale, con l’evangelizzazione diS. Frumenzio, al IV secolo d. C. La ChiesaOrtodossa è maggioritaria, la presenzamussulmana è in espansione, la Chiesacattolica è numericamente inferiore, mamolto impegnata nell’attività caritativa.Le nostre Sorelle si sono subito inserite neltessuto socio-politico, culturale e religioso:hanno vissuto i trent’anni di guerra perl’indipendenza partecipando allesofferenze e alle speranze della loro gentetra proiettili e bombe scambiati tra iguerriglieri del fronte di liberazione el’esercito nazionale etiopico.Accolte da Mons. Milesi in un piccolomonastero a Mezbà, località in unpaesaggio montano molto suggestivo sullafrontiera etiopica, sono state quasi subitoscacciate dai miliziani e hanno trovatosistemazione provvisoria nella Capitale innunziatura. Le giovani affluivano in buonnumero; il monastero Santa Chiara, seppurpiccolo, fu il loro primo “nido”, mentre un

altro nutrito gruppo veniva ospitatodall’Eparca Yohannes Zecharias, in localitàMendeferà. Il Ministro Generale P. FlavioRoberto Carraro, negli anni ’90, benedicevala costruzione del monastero Santa Mariadegli Angeli, più capiente, nella zonaperiferica di Asmara.Oggi la Comunità conta 36 Sorelle professetutte eritree tranne M. Letizia Boccardo,Abbadessa. Hanno 4 novizie e 14 postulanti;numerose le aspiranti, una cinquantina,ospiti nella casa di formazione a Mendeferà.Sono presenti anche a Digsa, centroecumenico, con il monastero S. Damiano ea Durfò, vallata di coltivazione dei prodottiagricoli per il loro sostentamento. Sonosoggette al Diritto Canonico Orientale percui il monastero Santa Chiara è costituito inCasa Madre a cui gli altri monasteri sonoaffiliati. Tra di essi l’interscambio di membriè normalmente consentito a differenzadelle norme sulla clausura del Diritto

DAL MONDO DEI CAPPUCCINIClarisseClarisse

Puoi aiutare le SorelleCappuccine in EritreaIl tuo contributo può essere prezioso perassisterle nel loro progetto. Le suore inEritrea hanno necessità di installarePANNELLI SOLARI per alimentare i generatoridi corrente:

INSTALLAZIONE SISTEMA ENERGIA SOLAREPuoi effettuare un versamentosul c/c postale n. 12 16 41 66A favore di: Monastero Clarisse CappuccineVia Chiodo, 55 -16136 GENOVAspecificando nella causale:per le Missioni di Eritrea.

La loro presenza evita contemplativa e sostegno a distanza

Le Clarisse nella missione dell’Eritrea Le Sorelle sono arrivate in Eritrea grazie all’intervento di fra Luca Milesidella Provincia di Lombardia, dapprima in un villaggio di montagnae poi, a seguito della guerra civile, in un convento in periferia di Asmara,la capitale. La loro presenza è notevole: 36 Sorelle eritree oltre a MadreLetizia Boccardo, unica italiana. Intensa è la loro attività con i poveried in particolare la loro cura per i progetti di sostegno a distanza.

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Atutti i sostenitori Pace eBene! Ed è in questotempo pasquale un

augurio pieno di affetto e digratitudine per quanto di benestate facendo per questi vostrie nostri figli.In questa rivista si parladelle Clarisse Cappuccinedell’Eritrea… bene siamo noiche vi scriviamo. Vorremmospiegarvi come delle monachedi clausura possano tenere unprogramma come questo.Per spiegarvi meglio vi dirò checirca trent’anni fa noi ci siamotrovate a fare una stranaobbedienza al nostro Superioredi allora e cioè uscire ed andarea far visita alle famiglie in unadelle zone più povere emalfamate dell’Asmara. Unaesperienza preziosa benché noisi fosse obiettato che non eranostra vocazione questa, di faredell’assistenza ai poveri!! Cosìper circa due, tre anni abbiamopassato a setaccio tutta questazona dal mattino alle dieci finoalla sera alle diciotto ora delcoprifuoco!! Nessuna dellefamiglie che si visitavanoaccendeva il fuoco, cuoceva delcibo ecc. Noi verso le dodici ci sisedeva sugli scalini di una casae si recitava l’Ora di Sesta, ilnostro Breviario era sempre connoi. Quando smettemmo,avevamo una rete di personeche si conoscevano e ciconoscevano e che erano

rimasti amici anche quando noilasciammo questa assistenza aipoveri.Ci capitò ancora di fareun’esperienza di contattodiretto con delle persone indifficoltà e fu quando aprimmouna comunità in un villaggio asettanta Km dall’Asmara.Il villaggio si chiama DIGSA.Ci volevano quasi due giorni perarrivare là a piedi, un po’ incarro trainato da cavalli ed ilresto a piedi! Non c’era acqua,né luce né telefono né scuolané clinica e non c’era neppureun sacerdote per l’assistenzaspirituale ai cattolici. Sicondivideva ogni difficoltà conla nostra gente. Cosa sapeva lagente che eravamo monachecontemplative? E così si aprìuna piccola scuola, si curava lagente sulla veranda di casa, siascoltavano i loro problemi, ecc.Ora c’è una scuola del governoed un ospedaletto tenuto dauna Associazione di Faenza.Un cammino fatto poco pervolta. Poi c’è stata la carestiadel 1985, la gente moriva difame e noi abbiamo chiestoaiuto alla Croce RossaInternazionale e per sei mesiabbiamo aiutato la nostra gentedistribuendo grano, sorgo, olio,vestiti. Sei mesi, giusto il tempoche gli altri religiosi delcircondario prendessero attodel nostro lavoro e siorganizzassero in comitato,

allora lasciammo tutto a loro enoi tornammo alla nostra vita.La premessa che abbiamo fattoè per spiegarvi come facciamoa conciliare la nostra vita dipreghiera con il programma delsostegno. Ogni tanto qualcunome lo chiede. Bene, questa è larisposta: nelle nostre Comunitàsi lavora molto all’interno deiMonasteri, molto cucito, per ifrati cappuccini, per i sacerdotidella Diocesi, paramenti sacri,ricami e poi tutto il lavoro chele case comportano. E ci sonoanche circa sette ore dipreghiera al giorno. Questo perdarvi un’idea di cosa facciamotutto il giorno!I sostegni sono una metà circaall’Asmara e dintorni, ma anchein città che sono lontane, mahanno la comodità di unautobus diretto per arrivare finoall’Asmara. Poi ci sono isostegnii tenute da altrecomunità ed allora sono quasitutte nei villaggi. Villaggi che sitrovano sulle montagne, connotevoli distanze per arrivarealle città.I bambini cominciano la scuolaa quattro anni con la maternache è obbligatoria. Ma se ibambini delle città non hannoproblema a trovare una scuola,quelli che abitano in campagnamolte volte devono percorrerealcune ore al giorno perraggiungerne una. Ed eccoquindi che i piccolissimi non

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possono iniziare presto lafrequenza, non ce la fanno apercorrere a piedi tanta strada el’unico mezzo di trasportosarebbe l’asino!!La vita in questo paese è un po’difficile ma non perdiamo lasperanza. Abbiamo avuto deinostri adottati che si sonodiplomati e laureati. Unasoddisfazione per loro e la loro

famiglia, ma anche per lafamiglia adottiva e per noi.Non si è lavorato invano.Ad aiutarci, in questo lavoro,ci sono alcuni laici, che fannosoprattutto il lavoro di contattocon le persone. Si assicuranodella situazione reale di chichiede l’aiuto, visitando anchela casa, chiedendo informazioni,ecc. Abbiamo in Asmara una

persona che lavora con noi daormai quindici anni in questaopera del sostegno a distanza.Il lavoro non è semplice, perchénon si tratta solo di dare deldenaro, bisogna anche vedereche problemi hanno, se i figlistudiano e come stanno disalute, come la famiglia riesce,in linea generale, a migliorarela sua situazione. Ci sono deimalati di Aids che hannobisogno di una attenzioneparticolare, chi ha idee o piccoliprogetti da realizzare. Chi haneonati, o gemelli bisognosi diun cibo particolare, latte inpolvere, DMK (una specialefarina particolarmente utilizzatanei casi di malnutrizioneinfantile) ecc.Ecco qua un po’ del lavoro cheviene fatto; chi deve chiederespiegazioni o vuole faredomande, ora quasi tutti hannoInternet e comunicare diventafacile. Certamente sapete tutticome ancora non c’è pace inEritrea, i confini non sonoancora chiari, i giovani sonostanchi di attendere la fine delservizio militare e scappano.E poi c’è la miseria e la povertàestrema nelle quali è caduto ilpaese. Speriamo che questostato di cose finisca prestoperché la nostra gente stasoffrendo moltissimo, fame,malattie, e nonostante si cerchidi fare qualcosa per alleviaretanta sofferenza è comeversare una goccia d’acqua nelmare.Vi ringraziamo di quanto fate anome di tutti loro e nostro eprendiamo l’occasione perporgervi auguri di ogni bene,pace e serenità!Il Signore Risorto ci doni la Suapace, la Sua forza e la Sua gioia.

di Suor Letizia BoccardoDAL MONDO DEI CAPPUCCINIClarisseClarisse

Nella lettera ai sostenitori a distanza inviata in occasione dellaPasqua, Suor Letizia Boccardo illustra la situazione del progettorealizzato con i Missionari Cappuccini di Milano

Il sostegno a distanza in Eritrea

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“Gesù Eucaristia” è stato ufficialmenteinaugurato il 29 settembre 1994 sempre daPadre Flavio Roberto Carraro.Attualmente la Comunità è formata da 11Sorelle: 5 sono di voti perpetui (di cui 4 sonole italiane presenti), tre di voti temporanei,una novizia e due postulanti.Il monastero di Cotonou vive interamenteil carisma di Santa Chiara. Naturalmente ilclima e le esigenze locali modificano alcuniparticolari che non variano, però, l’essenzadella vita contemplativa. Il monastero è pertutti un luogo di riferimento per la preghiera,per l’adorazione Eucaristica e l’ascolto.La contemplazione non ci rende estranee allenecessità della popolazione, anzi, ci apre aduna partecipazione più cosciente alla lorovita. La gente del luogo, infatti, ci stima ecrede alla nostra vita di preghiera, perchécomprende che apparteniamo al Signore inmodo tutto particolare.La nostra piccola chiesa del monastero èsempre frequentata, sia per la Messa delmattino, sia per l’Adorazione e il Vespro.La piccola foresteria accoglie spesso religiosie sacerdoti che desiderano fare giornate diritiro e di preghiera, e gruppi di ragazzeaspiranti alla nostra vita religiosa pergiornate di ritiro all’interno di un camminodi discernimento.Il nostro monastero è sentito veramente

come luogo d’incontro con Dio, dove giovani,bambini,donne, uomini di ogni categoriasociale, volentieri pregano e si fermano inadorazione in clima di silenzio e diraccoglimento profondo.Fino a questo momento con le offerteabbiamo mantenuto la cassa dei poveriattraverso la quale siamo giunte ad aiutaretanti fratelli: sono nate due case per bambiniorfani e abbandonati, una scuola destinata adaccogliere anche bambini senza possibilità einoltre il sostegno a distanza permette aquasi trecento bambini di andare a scuola.Tutto ciò senza contare i piccoli progetti chehanno aiutato molti giovani a imparare unmestiere e a mettersi in proprio perguadagnarsi la vita.” �

16MISSIONARICappucciniCappuccini

Dalle nostre Sorelle di Mercatello –Cotonou: “Non è la prima volta che inquesti anni siamo state interpellate sul

senso della nostra vita contemplativa iniziatain terra di missione. Spesso ci è stato chiestoil motivo che ha indotto la nostra comunità aquesta decisione: non bastava pregare perl’Africa dall’Italia?Sicuramente questo in parte è vero, ma nonsi diventa così partecipi e solleciti di unpopolo se non rimanendogli accanto econdividendone la vita nelle sue fatiche, neisuoi dolori e nelle gioie.L’inizio della prima missione della Provinciamarchigiana in Benin risale al 1987 quando inostri confratelli cappuccini delle Marcheaprirono un convento a Cotonou, la capitale(ora i conventi sono tre di cui uno allaperiferia della città e uno nel Nord delPaese).Qualche anno dopo, 1988-89, l’Arcivescovo diCotonou, il compianto Mons. Isidore DeSouza, desiderando avere in Diocesi unapresenza contemplativa, ne fece richiesta al

Ministro Generale dei Padri Cappuccini, PadreFlavio Roberto Carraro, che pensò di rivolgerel’invito alla nostra comunità di Mercatelloattraverso il Ministro Provinciale delle MarchePadre Evaristo Subissati.Dopo un periodo di discernimento Sr. Paola,l’Abbadessa in carica con Sr. Margheritavisitarono la missione dei Cappuccini aCotonou e questo ci portò a capire sempre piùche se pregare è importante, è altrettantovalido far vedere una comunità contemplativae offrire la possibilità di condividere i momentidi preghiera.Il 13 agosto 1993, centenario della nascitadella Madre Santa Chiara, le cinque Sorellemissionarie (guidate dalla stessa Sr. Paolasostituita nell’abbadessato da Sr. Margherita),dopo un periodo di preparazione anchedella lingua francese, sono approdate in Benin,terra benedetta, sistemandosi in un terreno afianco dei nostri Confratelli Cappuccini e delleSuore Terziarie, per essere con loro segno epresenza di vita religiosa col nostro carismafrancescano. Il nuovo Monastero dedicato a

Il nostro monasteroe luogo di preghiera,adorazione e ascolto

DAL MONDO DEI CAPPUCCINIClarisseClarisse

Puoi aiutare le SorelleCappuccine in BeninIl tuo contributo può essere prezioso perassisterle nel loro progetto. Le Suore inBenin devono terminare la costruzione delloro MONASTERO

COSTRUZIONE DEL MONASTEROCAPPUCCINE MISSIONARIE COTONOUPuoi effettuare un versamento sulc/c postale n. 10 26 66 17A favore di: Monastero Clarisse CappuccineS. Cuore - via S. Croce, 361040 MERCATELLO sul METAURO (PS)specificando nella causale:per le Sorelle Missionarie

Le Clarisse sono presenti anche a Cotonou in Benin

Per il MondoLa nostra vita nascosta con Cristo in Dio (cfr. Col. 3,3)è il seme che il Padre ha deposto nella terra,perché come il chicco di grano morendo producamolto frutto (Cfr. Gv. 12,23).Ad ogni latitudine si realizza il mistero della salvezzanella nostra sequela di Cristo: la comunione con la suavita e la sua morte che dà frutti di fecondità senzafrontiere, frutti abbondanti della Chiesa per suanatura missionaria.Una vita a servizio totale ed esclusivo di Dio e deifratelli, è l’unità di tutte noi Sorelle contemplativefiglie di Francesco e Chiara; è il vincolo che ci rende“UNO” perché il mondo creda.

Vent’anni fa l’Arcivescovo di Cotonou fece la richiesta ai Cappuccinidella Provincia delle Marche di avere la presenza delle SorelleClarisse che si sono trasferite nel nuovo monastero nel 1994.Le suore aiutano bambini orfani e abbandonati, ma soprattuttola loro chiesa è un luogo di preghiera, contemplazione e unriferimento di grande spiritualità per tutti.

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a cura di Rosa Giorgi, direttrice del Museo dei Beni Culturali Cappuccini di MilanoIL SANTO DEL MESE

19MISSIONARICappucciniCappuccini

prima a Maria Maddalena, dalla qualeaveva scacciato sette demòni (Mc 16, 9).Quest’ultima apparizione è piùcomunemente chiamata “noli metangere” non mi toccare, dalla frasepronunciata da Gesù. È grazie inparticolare al testo di Giovanni che preseorigine l’immagine dell’incontro di MariaMaddalena. In queste rappresentazioni,presenti nella storia dell’arte dai tempipiù antichi, è spesso sottolineato il fattoche Maria Maddalena non fu in grado diriconoscere Gesù, confuso con il

guardiano di quel luogo, con ilgiardiniere, come avvenne nelletraduzioni e interpretazioni più

diffuse. Per questa ragione ilRisorto venne variamente rappresentatocon gli attributi di un contadino ogiardiniere, come la vanga o un cappelloa larghe tese, anche affiancati ai pannicandidi e al vessillo della resurrezione.Secondo i Vangeli Gesù apparve più volteai suoi: ai discepoli chiusi nel cenacolo(tra i quali non era Tommaso) , la sera diquello stesso giorno e ai due che stavanotornando ad Emmaus (rappresentazioniche si svolgono su due diversi percorsi);dopo sette giorni ricomparve nelcenacolo, sempre a porte chiuse,portando a credere l’incredulo Tommaso;una rappresentazione che ebbe unagrande fortuna e notevole diffusione apartire dal V secolo come esempio dellapossibilità di dubbio sulla resurrezione ela prova per credere. Poi, ancora, inGalilea, in quei quaranta giorni cheprecedettero l’Ascensione al Cielo.Se Sant’Agostino contò dieci differenti

apparizioni, nei diversi periodi dellastoria della chiesa ci si soffermò solo sualcuni di questi episodi, che nella lororappresentazione esprimevano lacertezza della resurrezione secondo lasensibilità del tempo, ma incentrandosianche ora sul mistero Eucaristico(apparizione ai discepoli di Emmaus),sulla fede grazie alla testimonianza di chici ha preceduto (incredulità di SanTommaso) o sulla fondazione dellaChiesa e il primato di Pietro (apparizioniin Galilea). �

18MISSIONARICappucciniCappuccini

Cisi sofferma su un’iconografialegata al tempo pasquale,ripercorrendo le immagini della

storia dell’arte che hanno rappresentatole apparizioni del Risorto. In mancanza ditestimoni dell’evento straordinario dellaresurrezione, gli artisti scelsero benpresto le narrazioni del vangelo cheriportavano le apparizioni primadell’angelo alle donne e poi quelle diGesù, come prime immagini dellaresurrezione. Tuttavia il testo evangelico,nonostante sia ricco di brani cheraccontino delle numerose apparizioni diCristo risorto, non rimase l’unica fonteche venne così arricchita da testidevozionali e da testi di meditazione cheerano molto apprezzati anche dallafantasia popolare ed entrarono nella piùdiffusa opera di narrazioni riguardanti ilcalendario liturgico e le festività deisanti, nota come Leggenda Aurea (fineXIII secolo).Avvenne così che senza che vi fosse unsostegno da parte del testo canonico, siconsiderò possibile, verosimile, credibile,e quindi rappresentabile, che la primapersona cui apparve Gesù dovette esseresua Madre. Le più antiche immagini checi testimoniano questa profondaconvinzione popolare risalgono al secoloXV, ma non è escluso che ve ne possanoessere anche di più antiche(probabilmente in area bizantina), visto

che a parlare dell’incontro di Cristorisorto con la madre è già menzionato daRomano il Melode nel VI secolo, e dopodi lui ripreso da San Bonaventura nellesue Meditationes.Dalla fonte evangelica, inveceprovengono le immagini che presentanol’incontro con le donne e più ancora conMaria Maddalena, la prima ad avere ilprivilegio di vedere il Risorto secondo latestimonianza dell’evangelista Marco: OrGesù, essendo risuscitato la mattina delprimo giorno della settimana, apparve

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L’affresco di Giotto “Noli me tangere”nella Chiesa inferiore di San Francesco ad Assisi.

Cristo e veramente risortoed e apparso a Simone

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TACCUINOTACCUINO

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MissionariCappuccini

in festaundicesimo

appuntamento

sabato14 giugno 2008Cascina ConigoS. CorinnaNoviglio

ore 16.00 - la festa comincia:con giochi, canti e visita agli stand

ore 18.00 - S. Messaconcelebrata dai missionari presenti

ore 20.00 - Grigliata fraterna(prenotazioni c/o SegretariatoMissioni Estere - tel. 02/30.88.042)

ore 21.30 - la festa continua:musica e… tante sorprese.

autostrada Milano-GenovaUscita: casello Binasco,

girando a destra troverete le indicazioni

Ti aspettiamo nella suggestivacornice della cascina rurale per farefesta insieme a noi,per conoscere le nostre missioni e vivere un momento di solidarietàcon i nostri missionari che quotidianamente annunciano il Vangelo in Brasile, Thailandia,Costa d’Avorio, Camerun, Eritrea, Etiopia e Turchia.