Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

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D E L L A L I N G V A CASTIGLIA NA

DI M. G I O V A N N I M I R A N D A , DIVISE IN QJ'^TFJ) L IBKJ: .-fí^l^

NE" Q^ALI S'INSEGNA CON G R A m ^ ' ' facilita la perfecta lingua S pagiiuola. ^', I ¡n

CON DVE T A V O L E : L'VNA DE' CAI^VÍ |

C O Ji^ "P B^I F I L E G I O. 1-mi.ífi

IN V I N E G I A APPRESSO GA BR l E L GI OL I T O DE- FERR '».Ri

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ALL'ILLVSTRISSIMO ET E C C E L L E N T I S S I M O

S I G N O R E

IL SIG. CVIDOB^LDO VELT'RJO D ^ L L ^ £^0 r E 1^ £

D V C A D'V R B I N O.

O H O B R A M A -to Jempre pojeia che io Jenitfar mentione delle marauiglie dL talta,di conofcer non filoJifelice peieJeymO'

ancora dualor di tanti gran perfinaggi che mjono; tlnome de^ qualt rifuona per agm parte del mondo-, f^ fi comealtm

* ij

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detnki de/íderij, che fu di ueder auejia duuenturofa prouincia , io diedíeffetto manto prima potei; cofi poi Joño ánda­te con non picmlo ñudto cercdndo d'in-tendtre fieramente leaualita di ci'ajcun pin raro Signare; tr£ auali trouando al-cuno che di iettere, f^ alcUno che d'armi filamentefacontó;ho comprefi daltuni-uerJaltefttmonio'V. ScceHenzac deltuna cofa, e deltaltra m ogni tempo hauerpre-fi dtletto ,^in amendue eJJer dmenuta giaTnolfanm eccellente; f^ ^^pprejjo eJJer affcttonata fautrice de gli fiudioji e di auefta, e di (juella; in ció imitando gli 11-lujirijiimi auoli faoi, li auali e per infini­ta uirtu neUe armi, coH mezo delle auali han conjeguita eterna e glonofa memo na, eptr famma inteUigenz^í delle fiíenze, e

'per fauoripreflati ad mnumcrabih beüi mgegni , fi fon fatte chiart. e fizmofi..

SoTÍ

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Sonnoti a ciafcuno gli honoratijsimi ge~ Jií deitlUuJinfüma Jua cafa, t trofet deL la qtidle hauran tanta uita, (juanto lun-gamentedur.cra ti corfi del Solé. ^Slía forje come cofa pm Jre/ca, e uia pm Je-gnalata dogni altra, rijplende cC noftri occhi ilualore di V, Sccellenza, la auale dopo ttjfere (jouernator Genérale de' Si-gnort Uenetiani, e (genérale della Santa Chieja, eletto finalmente dalt'Inmtifimo %e Qatolico per Capitán (genérale in Ita­lia delle fiie genti, e ñata da ¿juel Diuin Trencipe giudtcata degna dejjcre adogni altro perfinaggio antepojla, fi per le mol te e mbili dotí e fue proprie-^ hereditate da' fkoimaggton, ftf). fiancora per ejfer ella fempre ñata affettionaiifüma di qnelSignore e della natione Spagnuola, xfieUacm Ipngua etiandio non lieue ñudto ,ha tmpiegato conofiendola uagaekggia-

v'_.;•••; f ' * ítj

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dra, e gmdicando la cognkíone di leí con" uenirfia ciajcmo; Per tali f^ altri rijpft ti io ho dedícalo a U. Sccellenza con ogm dmotioneUcuor mío, f^ di qmfla dedi-catione y e da mía deliberatione fijpinto f¿] confórtalo dcC conjígli delSignor Gar^ •ci í/ernandez^ dffettionatijitmo aljerui-tiodt f^ojira Eccellenza, ^ delía lUu^ Jirijsima Jua. cafa Jutjceratifimo Jeruito-reyft) mío amato fadrone y io mi joño dijpofio adaccertarla, con tinuiarle alcu-ne ojpruationi dHntorno alnojiro Idioma^ da me con Jomma díligenz^ raccoíte ,per dimojirare a chmnque ne e hramojo la •uiae di firiuere \ e di ejprirmre ottima^ mente la linguaSpagnmla. ¡izando per tanto a Z/. ScceUtnzeí cjuefio parto muti­lo debnio inteüetto ,per Je non meritemle

forje di comparire auanti aj¡ pregiato Principe, Jenon t^ccompagnaffe un in»

chinemk

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chínmokaffettoconmi hfferó aíei;^ finia límale ne io ardirei di mandar^ vuele, ne potrebhe egli effer grato a t^. Bccellenzj' la néofita del cui animo, ^ Jingolargentüezga mi rendeficuro,che non filo ella porgera lietamente la mano ¿tcw che humilmente io te dono.ma ara^ .dirallo etiandto, come cofit della <jt4ale uno che rimrentemente tofferua^) tam-mira k fa oblatwne: 'Bada la mano di . uofira Ecceüenza lUufirifiima ,a cmde-fidero Itmghifiímo f^fortunatifiímo corfi di uita. T)i Vmegia aglt otto d'Ottobre ^ D L XV / .

DiFofi.EcceUJÜufirifi

Minimo Ser.

.• • ^iouanm Miranda,

• iii

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A; L E T T O R !•

O L T E uolte ho conííde-rato, da che io fono ufci-to di Spagna,& ho conuer fato in quefta beata Pro-uincia, quanto dilecto fuo le te prendere uoi Italíani deila uaghczza, eleggia-

driadclla noftra lingua ; &cünquanta cura alcunidí uoi cerchiate di apprendería : & ap-preíTo ho fouente mírate , che coloro, che prc lumono di faperla efprimerc ottimamente, & d'eíTerne compiuti poíleílóri, fono piu lonta-ni che non íi credono, dalla interacognitione di Jei. Perche hüdc/idcrato di darne alcunafe gola a uoftra fodisfattione , ma, temendo il gíudicio di alcuni, che.:UÍtJonój piu atciaftra-liar le fatichc degli altn, che a dar giouamcn-to al mondo; non ardiua di porre in ció mano; íegli /pronidelmiodellderio,& configli del 5ignor Gabriel Giolito, il quale giá tanti anni

ftudia

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ftudiadi compiacerui, ornando le fue belle ftampe di cofc, che uagliano a recarui in un tempo & uti]itá , & diJettationé, non mi ha-iieller? cacciato aU'impreía . Ho dimque jrí-dotte infierne alcune rególe, col mezo delle quaü potra ciaícuno ilnpadronirfi perfettamen te del noílro Spagnuolo Idioma: &cle ho pu­

blicare, fperando, che habhiare a gra-dire la prefente opera mia;nella qua

leficomeiohoufataogni diii genza ad utile uaftro, &

a uoftrocontentoj coli ui prego

ariceucr ^ da

me, o uero I'intentione , con cui mi ion affaticato; o con l'in-

tentione rcffetto s'egli uiporgcrá qucllo,

ch'io bramo. State ía

ni .

s^M ^^•••^•w^

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TAVOLA D E ' C A P Í C H E I N a V E S T E

OSSERVATIONI SI C O N T E N G O N O ,

N E 1 P R I M O t I B a o .

'Alfhabe-to Sjja'-ínuolo di. uerfo dal tofcana e m che con fiJleUdif

feren%a delta pronontia. a Comejí debbano proferiré le let

tere in cajligliitno chefmojhra ne a l'altri alphabeti, 4

De/ parlamento e delle fue par ti acorte. 11

Defio artícolo filo, e ijuoi ge~ neri. 12,

tome fi declina l'articolo del mafcbio, 13

Articolo deüafemina qualjia e fiel del ncKtro. 14.

Degli articoli accom^agtttttié acarte. I j

Articolo del mafihio che fi da a nomi delta femina. 16

Del'nome. I I Diuifmne del nome primo fro-

prio. 11 Dinifionefecomla del nome. í í Spetied'tmmi. • 11 fizare d'i nomi. '11 GeiJecííie i nomi. i j üomi che in cafiigUáno fono di

¡afemina, & in tofcano dd - mafchio. í^ 'Etatl'mcontro. i f üomicommiininelginere. ií Quanti finihabbiano i nomi'ct ftigliani, t J

X>elfine in a, deüafemina. 31 Dd

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T A V Vel fi)te !it e, indiferenti. j i t)elfine in i, pochi. 33 Delfmeinojdelmafihío . 33 Vel fine in u, pochi. 3 f Dci Jine del numero del piu in

quei chefint¡cono io mcale. 3 & I» che confonantifimfcanoino-

mi. 37 Del numero del piu in qiteiche finifiom in confonante. - 4 5

V)eR<i decUnatione d'tnomi fi-Jianti. 4 ^

Inomi propri come fiuariano. acar. jó

I nomi commum come/i declina-no, y I

Celnome it^ettiua e qnamifini hithbia. .5'4

fdnomeAggettiuo-non ¡idatar . ticolo. .' J'7 1/ nome neutro fi fa deffaggetti-

uo equalejia e come s'uji. j 8 li nirne neutro Jl fa ancora ne i

pronomi poffeJ?ini, jy Quefli mmi mucho e poco co me s'itfmo. 60

Veclinaticne d'¿ nomi aggetti-ui, 6í,

\i nome neutro ftdiflingue dal . maschioper l'articiilo, lo. 55 Quantf finí habbiano i denomi-

0 1 A tiatiuifi chiitmim cofi. St

Che fignificano quejli denomitf* tiuoiaoCo, 69

Qitei in ero, chefignificano.y t E perche non ammettono generé

neutro. 7 lie i nomi diminMim , t quanth fini habbiano. 7 tff

De ;• norni numerali e quantifi' nihahhiant). • 78

Vel fine de tuttii nomi nel nu­mero del piu. 8'4

Del pronome edelfuo genere e numno. 8 g

Fronomi di prima, feconda, ^ terXa perfona comefi declina-no e quaifiano. Í7

Mió tuyo , foyo ,fi pone in uece , di.demidetideji,quan(io'fi

parla di po¡Ji¡¡ione. <> t Ditreahrefirtidi pronomi, i

come finifiítno, e quantege-neri habbiano, 9i.O' 99

Delta decUnatione di tMti i pro nomi. 104

Come í'ufino quefti pronomi nel fenere neutro. IO 7

J pronomi Kelatiui quaitti /tai­no e come ¡'ufino. J,Ó9

Comefi Capia fe'l rehtfito que í relatiuo o particeüa. u t

NEL S E C O N D O LIBRO. j ^ V ELI •V B1L G cht fia uerha. QuOnte foríi fian» d iuerhi,«

Xlé ^ijuíUititmpi, madi,tmntti*

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• D f C fírfond' 117

Qudnte fmit» le cengiu^atiorti • £i mthi e da che fi comfiano ,4Cí(r. 1 1 7

V'trbi della frima maifiera . 4 car. I I ?

Verbi deüafecoiida, 119 Verbi delUterXít^ l i l Iluerbo hauer come fi decli­

na. i i 4 ií uerho íér come fi uaria. 131 I» mee del Herbó fer, ¡'ufa ¡I • Ktrbo eííár in alcuni parla-' mentí. 140 JJeUaHarialione íi uerbi deüa . frimaríianíetí. 143 Óéí/rf uariatione d'i uerbi deüa •• fecunda maniera, I J l Xlellaitariatiune di i uerbi Ae^a

ttr7¡ji. 161 Bellanariationedeüa pitpiíia.

acor. 170 Éel uerho imjrerfonale e della -. lor uariatione, 174 Di < mrhi attiui che ftgnifcano

f apone di prima , feconda, • i& ter^a cvngiugatione. 177 Come (i uariano cotai uerbi .

a car. 179 '.Qitítndo e in che cmpi fi da il ¿ uerbo hduerin ucee diejfer a

c¡uefii uerbi. 179 D'¿ uerbi irregolari deüa prtma

mantera. 181 iJ3'i uerbi irregolari delUfico»-

A P I . D"; uerbi irregolari della terX¡* •*

a car. 18 j ; Variíttione del prefenle d'i detti

uerbi deüii prima maniera . acar. 184

Variatione delL'imperfetto di dett'uerbi, iSg

Variattme del paffato perfet-to. iSs ;

Variatione del tempo da uerit-re. 187

Df/ modo di commandare di det , ti uerbi, e come fiformi. 18 S Variatíone del defideratiuo .

acar' iSj) Variatione cfi uerbi irregolnri

deüa feconda maniera. isS Come fi faccia lo imperatiuo di

detti uerbi. iOI Q¿icfla parola hai, come s'ufi ,

acar. Í 0 7 Variatione d!i uerbi irregolari

dellatert^a. xo8 Alcuni uerbi imperfiaali come

s'ufino. ílS D'igerondie come s'u fino, efor

mino. I I 8 V'i Vartecipij e del lor fine, iil 1 partecipij come fi formina. 2 i i BeUa ci'firtfttione delle partí che - fiuariano & dcune loro par-

ticolarita, 2, z 3 Delle coticordatiXe deüeparti del

parlamento 130 Oome ¡'accorda il Uírbó pi^i-

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>T A V O L A Che cofa fia ahldtiuo ajfoluto e V'alcuni mij dellíf cojh-itttío-

comefiufi. 159 »«• t j í

NEL TERZO L I B R O , íll'auuerhio che fia eqiianti. 143

De»& Miuerbi di tempo. 148

DeglidHuerbi di numero, i f l lííg/; auuerbi di qiiantita. 4 f 4 T)tgU Muerht di qüalifíi. 1 J 7 De /« ítimerbi di comparaiwi e

fuperlatiui. I d / Veile prepufitioni t (¡iiai feruano

al fefio cafo e ^uai al cjiíar-to. ÍÉ9

Le prepofitioni che fenmio al cjuarto. i / l

Df//í congtontiom c quante forli fiano. ' X74

T)elle copidatiue. 174 Delle ciui/áli. 2.77 Df//e rationuli. xy6 TJeücintergtettioni e come i'ufi-

no. 1.JJ D'akuni auuerbi irrcvolari . ' aciir, zyS D'alofite annotationi alie p,vti

indechnabilt. i 8 I Otile maniere 4i parlare che có-

munemente ucngóm afate da Caftiglunt. 2,8?

Del parlamentó che fi fa per (t comparatíoni. '' _ ¿8p

'Qjtal fia il fitU di' parlar per

íjuefle comparationl e in ^M»i te maniere elle i'uflno. a S j

Come fifaccianolecomparalio-1 ni per l'interrogatione. í9X

Ver íjual maniera di (omparar< ft ejprimano i prouerbi e le co/i impoftbili. . ai f i

D'alcune comparatíoni commu" ni fia cafiigliani & tofca^''. ni. i5>S

lAodo di comparar- metafori-. co, 3 0 a '

Hodo di compartir riprei.d^ejK' do. 3 0 4

Velle efclamationi e per qual ca gio'te ello s'ufim tanto da cafli gliani. oS

Come f facáam le efclamationi con l'inuocatmne lamentando-fi- 3°7,

Verche cagione s'iifi pin. nellé efclamationi di lamentarfi la nttiocationc che in altre .310

Modo di efcLímatione mojlrarv^ do allep-eXXa • 3 11

Hodidi parlar metafiiricameni *'•. J'^T

Qtfai fiano i uerbi che ¡"(tfónt jpejfeuolte nelcommunparU'' re.. J í t

Modi di parlar per iluerb» feí.

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D E' G atar. 3 i p

Qrni^s'ult il uerho eftar nel com mun parlamento. 314

Come s'uft il uerho andar e in che fia diuerfo diyr. 330

Hodidi parlar íhatii per il uer-¿dhazer. 331

Come i'ufi il uerho hallar ne i ra gtonamenti. 3 ; y

Hodtdidirecommuni per il uer­ho caer. 3 3 ^

lArdi didire periluerho picar-fií 337

Modi di diré per aíciini nomi com . muni nel parlamento. 338

t>'i modi del motte^giare . 3 3 5 Quante maniere fiano di mot-

te^iare e quai i'ufino da ca-

A P I . ftigliani. •• _ 535

Qual ¡tal'intento principóle del motteggiare, appogli Jjpa¡nHO li. 340

Quai fiano i nomi periqualifi motte^ienoglíj¡/agr)Holi.j^t

QuaiftanoimigUortnodidimot teggiare. 341

D'dícaí» matti doueflgimca del uocaholo quai (i chiameranno mordaci. 342-

Xfalcuni motti in rijpofia morda ci. 344 .

D'akunimottiin rijpofla ribut-tando le paróle adojjo a coltti che le dice, 34^

D'alcunimotti arguti, 34<í

NEL Q V A R T O LIBRO

I E L LA prtogrU-, / " • 34? I che nello firme-e

cafligliano non ¡i troui tanta áifficolta come nel lo firiuer totcano . 3 j o

che non firaddoppia fímilecon finante faluo le due II. 3 jr o

Che niuna parola comincia con tre confonanti come neüa to~ fianafauella: ^o

Vello firiuer é mutatione della letteraA. j y i

Verchi cagiom in molti koghi

fia diuerfo lo fcriuer cafiiglia-m dal t o fiano. 3 f 4

"Perche cagione fi trauino fcrittt indifferentemente ilb .& ''<*»' in molte parole cafiigliane. a car. 3 f 3

che al c ¡fiad'auan^p la tratta uenendo co'l e, & con l'i, 3 j 3

Come fi muti il c, da cafiigliani nelle parole che fino fimili in tofiano. 3 y y

Veüa lettera D , e comefi perda, e ft muti in alcme parole. 3^7

I mmt. tofcani finiti in tudine^ » finifcon»

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T A V flmfcíno til tud in cafligUít' no. 3 P

t)eílaletterae,& a quainomi s'aggiunga. i 6o

f.t¡i¡piú fileui. i6l Et <•» qi*ali fi muta ini. . 3 í i / Ne inomi finiti in ce, de, le ,

re ,ne ,fe, in tofiano ,ftperdi l'e in capgltam. 3.fi'3

Vellaletteraf. 3 (Í3 Et in quai uocaboli'Ji muti in b.

a car. 3 6'4 Vella lettera G. 6^ £con<pa¡ confinante s'accomjra

gna. 3 67 T>ellaletteraU. 6&: ífrqualcagione iluerbohauet.,

iha da ftriuer con l'b, contra i moderni. 3 71

íerche L'u,nofi j>roferifce co'l G. «énedo co le díte uocak f,í. 3 71

Vyeüa lettera i, e in quai nomi fi muti. 371

T)eUii lettera 1. 377 Veílalettera M,& n. 379 Della lettera O , & in quai no­

mi fi muti. 381 t)elU lettera P , e come mcip fi

raddopjiia. ; 81 Delta Q_, e come fi muti in G.

a car. 383 Dí'lU R. 384 í)elLtS ,c!nche ¡tarólefi rai-

dlip¡:id . J § y

O L A Della t ,& u ,& della mut4 . tione di delta u. 387

Della X , ecome fimuta. 3 88 r Del Y, & della Z. 8 f Degli accenti e come fidebbían» fiare. Jpp,.

che i nomi finiti in cófomti ha» no íaccento neltultima. 3 »

Saluoolctini in il, che Vhanno nelLt penúltima. 3 ^ 4

t-quei nomi che finificono in ;^ di ' cafiade che l'haa nella penttlti-ma. 3 5 7

Et alcHne (rarticelle in f. 3 p S (>uai fiano i nomi íhehanl'ac-. ceto nella antepenúltima. $$ C/ie tutte le parole finienti in uó

cale hanno l'accento nella penal tima, 400 .

Eccetto alcnne pitíticelle in e , &i. 4 0 1 .

Cjie i preteriti perfetti di tutti i uerbí neUe prime & tcrTj pfr folie del meno han l'accento nel_ ífíltima eccetto alcimi irrevo-lari che l'han nella penúlti­ma. 40

Líi terXji regola d'i utrbí ch* tratta delfiituro. 4 0 4 .

L.t quarla regola che tratta del-l'imper.ítiuo, 4,0 y •

Qjtai tempi bahhiano íaccení* ndl'.mtefenúltima. J^QS

Ih FINE DELLA TAVÓtA D£' CAPÍ,

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TAVOLA DI T V T T E .XE COSE N O T A B I L I

G H E N E LL E O S S E R V A T I O N I V D E L L A L I N G V A C A S T I G L I A N A ' S I C o N T E N G o N. o . ' '

in c , quando fi mutauei nomi d'ufficio che fi-nifcono, in, aio.

.'»ácar. J f i A, particella, quando íí fcri ' ua con d, e quando fenza. acar. 3 j i •ablatiui aíToIuti come fi fac ciano per i participij. x3y

Acceutiache leruano nella lingua Caftigliana. 3 <) i

(Acueftaü) come s'aggiun-.' Z^ apronomi(aiis,tus,sus.) •"ácar, 473 Aggettiuoche coíafia. z% Aggettjiíjo, come ¡.declina. ^acfft' ' • "' *' • 54'

Aggettiuoine, rade uolte hall genere neutro. 5 j '

Aggettiuiin ,il, &inz,po-.. ctii. « ¿ '

Aggettiui quanda fl tronchi. no. 64

Aogettiui in o, conie fi uaria no . ¿4

Aggettiuo come G uaria c.ó'l íottantiup. 65'

(Ahorrado)parola ftrana,ciie fignifichi. 18 8'

(Albornoi) nomemorefco, che,fignifichi. 4<r

Alfabeto Spagniíolo diuerfó •dalTolcano. 2. (Almwen) nome che figni-

' ficKi'; • • 4 1

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T A V (Alreues) particella 'come íi

uíi infierne con (aiderecho íüo contrario. - 175

(Ambos, e enorambos) co-' mes'ufino. , 108

(Amigo), neme comes'tiía nel coinmun parlare. 338

(Andar, ágatas), che fignifi-'clii. i8o (Andad) imperatiuo d'andar ferue aüe parole ingiurioíe che in Spagna fi dicpno in­fierne con la particella (pa­ra) 300

(A ndar) uerbo come s'ufi iu • fignificatione diuería daTo ícani. 330

(Andar) irregolare nel pafla to , & in qiieí che formano dalui; & come fi uaria.

• acar. i<) j (Ante, & Antes) in che fia • • nodiucrfi. 173 (Aoíádas) particella, che fi-

gnifichi, & come s'ufi. x S o (Aquel) pronome, come fi • ufí. I o í (Aquende, allende) parole ' aiitiche poco uíate, & in ue • ce di quelle , che fi ufi.

acar. 148 Artícelo che cofa fia, e quaa

to fia neceflario al nome. acarte. i i

•ArticolQ (el) del mafchio co

)&/

3IU '

.0 t A. me fi uaria. i j .

Articoli non hanno uocati-

Articoli della femina (Ia)&j detneucro (lo) cfauíe fi ua­ria no .

Artícelo neutro non ha piu d'uu numero,e per qual ca-gíone. . _ ly

Articolo (el) del maíchio,al-lé uplte fi da 3 nomi della fe» mina. 15:

Articolo (el) pofto doppo il ñame , che elFetto faccia

a car. i tf Articolo (el) alie uolte perde

lauocale. 17 (Atrueque) come s'ufi, e che

cafo uoglia. 171 Auuerbidi luogo terminatC

in ,e, &i, hanno l'accento neirultima, & alcune parti-cellein,e. 401

Auuerbi di luogo, quai fia-no . X44

Auuerbidi luogo a che tem-pi í'attribuiícano,&,a che perfone. a 4 y

Auuerbi di luogo in uecedi temporali. 147

Auuerbidi tempo,quali fia-no. 148

Auuerbi di numero , quali fiano , & come fi uíano. acar. a f i

* #

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D E L r O S S E R V A T I O N r . Anuerbí di quantita, qiiali B, s'aggiunge alia letters, I,

8it,Sc alie uo Ite alia d, m» eícrirturaantica, j j - i

B,s'aggiunge ancora ad altre conlonantijdoueiTofca-niper non imitarlo il fog-g o n o . j j 1

B,fi pone alie uoltein uece di u, & al contrario, perla conformitá d'imbedue le lettere. 3 7 j

(Blafon) no me cbe ílgnifi chi. 41

(Bocabaio) che fignifichi, & comes'ufi» i 8 o

Bueno aggettíuo , come ñ tronca. tfl

íiano • 1^4 Auuerbi di quahtá, quali lia-

n o . i j / jAuuerbi di negare. i j p Auuerbi di affermare. 2.60 Auuerbi di dcfiderare come

s'ufino. l í i Auuerbi d'ammonire,& au­

uerbi di dimoftrare, quali í iano. l í i

Auuerbi d'ordinare. 1.63 Auuerbi rsmifsiui Se di du-

bitare. 164 Auuerbi di dimandare. í6<¡ Auuerbi di cógregarc. l í f Auuerbi di fcparare. z66 Auuerbi di co«iparatiuo, &

íiipcrlatiuo. i ¿ 7 Auuerbi di perfone, & di

chiamare , quali tiano, 3 carte. 168

A uuerbi di eleggerc Si d'af-frettaríi. ^ 69

Auuerbi irregolari quali fia-n o . . 175

(Ax, & ox) particelIr,come s 'ulino. 178

(Ay', allí, allá, a cá. a culla) comes'uliiio. iá,6

(A'y,iSchay,&ay), come (i iifioo. 28 r

B

BA T V E N nome che fi-gnifichi. 4 t

C , Con la cratta . come fi proferí íca, 8c come fi

ehiama la tratta in Caftiglia n o . í,

)-•, coíi ícritta , in ucee di •L , Sí per qual cagion e . acarte J

f, quandofidebbiamettcrc coíi, e quando fetiza detts tratta. 3 j 3

CjConl'h, comefi proferi-Ita. 4

C, fi pone infierne co'l r, da Caftigliafii, corae da Lati-ni, contra la ortografía T o

ícana.

Page 18: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

T A V fcava. i S4-

C,fimutaf)efle uolteing, dalle uoci Toícane nelb Ca ftigliane. 3 f f

(Cada) auuerb ío a cbi fi día, echelignifica. i f o

(Cada gallo enfumuladar)pro uerbio , come fe intenda . a car. ifO

(Caer) uerbo, peraccorgerfi ouero ricordarfi , come íi iifi. li^

(Caer) per intendere,come .s'uíi. 337 (Cahíz) che fignifichi . 4$-(Capuz) che fignifichi. 45-' (Ce, & ice, ci, & íci) íl tro-

uaao u&te indiferentemen te. 35-4

Ce, fi muta in e, ín Caftiglia no ne i nomi che finilcono in quella in Tolcano fini­lcono in x,neil3tino. j j j "

(Celemin)nome che fignifi­chi, 41

Ch, (í miitano in j , haiiendo , appreflo l'e, & l'o, uocali, &alle uoite in el, quaiido ch. Tara in principio della parola. i,^s

(Ciento) numérale,quando i! tronca . g 3

(Cierto, & cierta ) come s'u-. lino. 114 (ComigOjContigo, configo)

O L A come s'uííno. s S

Comparationi in quanti mo dis'uíino. 190

Conipatationí per interroga tiom,come fi hcchno.ipo

Comparationi perTanuerbio (dedonde) come fi faccia-no. 2.41

Comparationi Jamentindofi ouero rallegrandoíl, come fifacciano. i j j

Comparationi per la particel la (tan ,& come). i ? 4

Comparationi cómuni quaí íiano. 19 f

Comparationi per la particel la (para) 197

Comparationi per ironía . a carte. 199

Comparationi per la ncgatio ne. 301

Comparationi íénza l'agget-tiuo. 304

Comp.iratíui come iííaccia-tio. 15:7

Concordanza del nome e ál uerbo e dell'aggettiuo, co'l íbftantiuo .coniefi faccia. a carte. 131

Congiontioni quante liano e come s'ulino. 17^

Congiontioni copulatiue. a car. 174

Congiontioni cáufili. i 7 f Congiontioni rationalÍ2.7ií

* * ü

Page 19: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

D E L L ' O S S E R V A T I O N I . Coníbnanti in che finiícono

i nomi, & quanti fiano. j o Coftruttione di uerbi Caftí-• guaní, iu che fia diueríá da

latíni. xij (Corto) uerbo, e (corto) no

me, come s'ufino. 330 Creanza Spagnuola, come

s'intende,és'uíá. 18 (Cuyo) pronome come s'u-

&, l o i

D

D, Quando fí perde e qua doliriciene. 3^7

. D, comes'aggiungeneino rai tronchi Tolcani. 35-8

D, fi pone in uece del t, ne i •nomi uerbali,e partecipij Toícani. 3 j S

(Debalde) come s'uíl, & in chefiadiueríb di (embal-de.) 180

(Dedos,endos,detres entres) ouer, dos, ados, come s'u­fino . 15-3

(Dcllos, & dellas) fi pongo-no in uece di (unos e unas, a cart. 8 o

Denominatiui finiícono in una di due maniere in (ofo ein,ero.) tfS

Denominatiui in ofo íigni-ftcin.3 abondanza^ &coinc

íiuariano. , 6^ Denominatiui rade uolte há'

no il genere neutro, e per qualcagione. 70

Denominatiui in eroítgni-' ficano ufficio di quel no-me doue uengono. yi

Denominau'ui in ¡do, quali fiano, & doue deriuano. a car. 7 y.'•

(Dentro , fuera, de dentro, de fuera) auuerbi come s'U •fino. 147;

Dentro alie uolte uuole la particella (en.) 147

(Desde, ouer dende) che íí gnifichino, ec come s'ufi-r n o . i f i

(Des) particella non uiene , íe non in conipofitione, & come s'ufi. iS6

Difíeréza fra i dirainutiui in ico. e quei in iilo. 78

Diminutiui hannotrc finij (ico, illo, & ito) e quei in iilo, come íi uariano. yé

Diminutiui in ito, come s'u fino. 78

Diuifione dell'alfabeto in tre partí. a

(Donofo) nome ha due fi-gnificationi, et come s'uíi intuttedue. 3Zf

(Dormir) uerbo irregolare, comeíi uaria nel prefenje

del di-

Page 20: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

. • . T, : A • V-del dimoftratiuo. ^09

Douei Caftigliani imitano jl latino, i Tofcani non l'i-

.•mitano,& alio incontro. •.acar. 3 í 1.3 5:4377-382-(Dozicntos j e trezientos) nomi numerali, amoietto-no quel della feminaj e co • fi tiitti c[uei che haiino il fi iieinos. 8 i

E, SI raddoppia in alca-ni uerbi, Si quali fiano.

a car. 3^? £, s'aggiunge a nomi che in . Tolcano comiucjano dal­

la f. $60 E, fi leua a nomi che finiíco-. noinquelIainTofeano.e

atutti gliinfiniti.di uerbi. , acarte. 3 í i .£, quando fi muta in i, da i i Caftigliani. 3di (Echa por copas, che fígni-fichi i i S

;(EI) articolo fipone .ille.uol teinuecedi uos,ep qual

, cagione. , 1 8 •(El) quatido éarticolo^equá

dopronomerebtiuo^ 107 pilo di Tofcani, fi muta in L (illo, da Caftigliani. 374. ímbalde)come s'uíi,eia

O L A che fia diueríb dí(debalde) a car. 18 o

(Enlugar che fignifichi, e co mefiufi. 179

(Encuerpo, empiernas) co­me s'ufino, e con quai uer­bi . 187

Elclaraationí che fiano, 3c .come s'ufino da Caftiglia-n i . ,, 30ÍÍ

Eíclamationi fi fanno com-munementecon la inuocí tione. 307

(Eftar) uerbo quando s'ufi. a car.. , 14Ó

(Eftar) per eflere come s'ufi. a car. .• 141

(Eftar) come fi uaria, Js>í (Eftar) uerbo abonda alie uol

te nelía oratione. 1x7 (EftarmaI.ouero(eftarbié ) che fignifichino, e come fi ufino. 314

(Eftar mal) per eflere in di' ígratia come s'ufi, e có quai períbne. j i j -

(Eftar) per eflere pome s'ufi in Cailigliano',-. j i í

(Eftar) con laparttcella(poT) come s'ufi con la intcrro-gacione. 327

(Eftar) con la particel!a(por) fenzak interroga.tione, fa¡ diueríb effettc.che con I.1 intetrogatione. 3,18

# * H

Page 21: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

DELL'OSSERVATIONI.

F G

F, N O N íi raddoppia mai daCaftigliani,anzi do-

ue ella íi raddoppia i n To-fcano, lileua iu Caftiolia-no. 363

F, li mutafpefsifsíme uolte inh, &in tuttiinomi, do-ue íi muta íi proferiíce det tali, 3(í4

Figure de i nomi quante lia-no . Xi

Fine de i nomi finiti in a, ct del loro genere. 13

Fme de i nomi in e. 31 Fine de i norai m i raro.

a carte. 3 3 Fine in o, ampio . 3 4 Fine in u,raro 3 y Fioe del numero del piu ia quei nomi che finiícono in uocale, qual íia. 3 í

Fine del nome aggettiuo . a carte. f 4

Formatione dell'imperfetto del dimoftratiuo de i uer-bi irregolari, & del futuro. a car. 18 S

Formatione del preíente del l'ímperatiuo. iSp

Formatione del tépo da ue-mie del deíideratiuo. i^ i

G, M AI non fi raddoppia da Caftiglianí. ¡6S

G, non ueniie mai con con-lonante, fe non con 1. 3 yff

Ge, Gi, é uieglio ícrittura, clie je¡, ji. 3 «8

Generi tre appreílo i Cafti­glianí , e in che íi conofca-no. 13

Gencri del maíchio, et della femina', compreíi fotto il neutro." 138

Gerondi come s'ufino da Ca ftigliani,& quali tiano. 118

Gerondio in do, come fi for-mi. i 18

Gerondi con la particella (en comes'uíino. 113

Cerondi di pretérito , tjuaii íiano. 11^

-. Gerondi ii futuro cjuai íia­no. 2.10

G i a , G i o , GiUjdi Tofcani, ual come ja, j o , j u , di Ga-ftigliani. 3 6g

Gli,di Tofcani íi muta alie uolte in j , da Caftiglianí. a carte. 3 57

(Grande) nome aggettiuo , quando íi tronca. 5: j -

(Grande) nome fi ^iglia alie HoUepertroppo. <¡e

(Gue,

Page 22: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

. T A V (Gne, Gui), di Caftiglianí

uaghono per glie, gíii di Tolcani. ¡6¿

i . II

H, IN quai nomi íi pro-fcriíci, & in quai non

acaree. • 3á j . jóS H,iu uece di f, e come íi pro

terifca. 4 H, fe s'ha da Icriuere in tutti . i nomi, che li ritien dal la­

tino , o in cjuai nomi s'ha dafcriuere. 370

(Hago) irregolare di(hazer) • e i Ibmighauti, come C ua-riano. 157

(Hai) come s'uíl, et p qual , cagione íi ícríiia con h, có-traimodcrni. 107

Hay, & ay, come fí uíiuo. a c.irte. i S i

(Hay) d'hauer uerbo in ue­ce di e Tofcano, come íi utí 3J4

Hai, fi da a tutti i generi, & numeri ícnza diSereuz'al-

• cuna. 3 3 j (Hallar) uerbo, c orne li ufi

ncl commun parlare de i Caíligliani. 3 3 5'

Hazer,CQme fi uaria nel paí-. íato perfetto. 1 s 8 -(Hazer) uerbo cQmejs'uii

O L A per fingere alcana coü. a carte. 332,

(Hazcr) per eíTere come s'u-íi . a car. 333

(Hauer) uerbo come íi con-giuga. 113

(Hauer) per tenere, come ii uíi. io

(Hauer) per eílere, come ii uíi. 131

(Hauer) s'ha da fcriucr coa rh,c per qual cagione. 371

(Hauído) participio, di (ha-uer) come íi uli con ((ido) participio di (fcr. z 14

(Hideputa) che íignifiche, e cuando lia parola ingiurio la. JDO

I

1, SI muta in e, in molti nomi,& particelle, che

cominciano di quella, Se in akriíirefta. 372,

I, fi mutain 1, in alcuni no­mi , & alie uolte in due lí. a car. 3 7Í

I, fi muta in e, in tutte le pa­role , doue uicne la pani-cella(dis. 5 7 y

I, s'mterpone fra l'e, e'l con-fonante cheli uien appreí^ l o , e ne i nomi íinienti ia eaza ,'che in CailigHánQ

* * iiij

Page 23: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

DELI'OSSIRYATIONI. íannoin encía. 3/y

lí s'interpone ne í notni, fi--nienci in mentein To(ca­no, che ia Caftígüano fíui-fconoiii miento. iyS

Imperatiuo non s'ciía inette-recon lancgatione da Ca-

• ftigliani.ma in iiece dií¡uel • lo s'uü ¡1 íbggiótiuo. I tf j-Imperatiuo de i uerbi deüa

feconda maniera. Irregolari, comeíiforinino

lielía íéconda, & terza per-..íbnadelmeno. 2.01 Impcrfonale ucrbo, che íia • c della fuá uariatione. 174 'Interiettiopídi piacer. 177 (Interictdo:!! didolore. 177 ínteriettioni c'ammiratione.

acar. 178 Irregolari della prima manie • ra che oíleruano l'u, nel • prcfente, & cjuali fiano .

acar. 184 Irregolari della íeconda nía

nicra, & la loro uariatio-. ne. iss Irregolari della terza manie­

ra, come íi uatjano, &in che íiano diueríi di quei

della fecoada. xo8

I

), SI pone alie uolceia ue*

cedigi. • V j , fempre íí pone ín prínci-

piq della parola; e con quai uocali s'accompagna. 6 j , per qual capone íí metta

con Je tre uocali a, o, u, 8c none, í, . 7

(jamas) fempre é negatiiia, ancora, che uenga íenza la ncgatione.

(juntos, & entrambos) am-mettono quel della femi- : na, &in che fiano diueríi. í acarre. z6^

(junto) s'aggiunge adatiuo &ablatiiio. 17

L, SI aggíunge ín alcuni nomi.thc ll hfcia da To

Icani, & (i ritiene da latini; per imitarlo. 3 77

L'articolo pofpoílo . 20 Laparticclla polla doppoil uerbojha forza di relaciuo . acarte. ^^y

(Le) in uecc di ,Io, relatiao. quando íí ponga. xz^

(Le),dopo que,& fe, che cfEettofaccia. 17

LL radoppiace alie uolte íi proferilcono come un To­lo in alcuni nomi che uen-

¡ gpno dai laíiao.. ^ $7^ (LLegarfe

Page 24: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

r A V (LLegjtfe) m uece d'andar come s'uH. j 3 i Letiere diuerfe dalcomtnu . nealfabeto. . : . l LL gemínate in uece de gh,

Tofcam. 7 Lo, articolo neutro a quali

nonii s'aggiunga. lo Eo, articolo alie uolte abon-

da. I I (Luego) quando fia auuer-, bio di tempo, & quando non. i j I

(Luego, e pues) come s'uii-no 177

M

ityi A N O ) nome folo in 4-^1 o, deliafemina. 3 y JManieredi parlare, in quan-• ti mpdi (¡ano appo i C.ifti-' gliani. 189 Me, oucr mo, in Toícano (i . muta .lile uolte in brc, Ca-

ftigliano. 3 7í> Melmo,emcíIn3,a che pro 1 nomi s'.iggiungano. > % Mct.\fore" come s'ufino da I. Caftigliani. 3iy Motli di óirc ad uno che pi-

glia egli il pericolo . 15 S . Mod i di parlare metaforici, ' comefiano. 301 ^ o d i di diré ad uno che fia

O L A accorto. j t t

Motteg^iare che fia, e come suli. 340

Motteggiare per quaí nomí fífaccia. 3 41

Motto mordacegiuocando del uocabolo. 342.

Motto ad una gentildonna, mordendola di pouera. a. car. 34 t

Motto ad un dottore.notaa-dolo di Giudeo, & un'al-tro in /rifpofta, mordenda di ícioco. . 345

Motto, mordeudo uno dico dardo, euile. 344

Motti, doue fi ributtano le parole contracolui, chele dice. 3 4y

Motti mordaci , come fia-no . 3 4<í

Motto arauto , & bello d'un iiiioiiolpofo. 347

(Mucho, e poco) aggetciuí come s'ufino. 60

Mucho , c poco per qual ca-gione nojí s'aggiungono nel numero del meno a co reanímate. <fi

Mucho, muy, mas, aimer» bi, come s'ufino, & a che fcruano nel parlamento, acarre. z^S

(Muerto por parecer) modo • di parlaría uece di bronu»

Page 25: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

DELL'OSSE fo per parer, come s'uli. acarre. ' 34)r

(Muy) íi da a gli auuerbi di qualná. i j S

N N

, S I ritienedaCaftigÜa ni in quci nomi che ué

gonodal latino, 8¿ che i Toícaní non la ritengono. acarte. 380

N, eolia tractam uece di gn, toícane. S

Negro nome , come s'uli. acarte. 338

Neutro nome, che cofa íia, &incheficonofc3. 2,3

Neutro nome,ÍI diftingue dal mafchio, per l'articoto cbehafeco. ^8

Neutro, non uene mai fen-za articolojCccetto col uer-bo/er, 53

Ni, particells, come s'ufí, acar. zy^

Nomi finiti in d, 1, n, r, z, x, Jianno l'accenco ueU'ulti-ma. 394

Nome, cliecofa fia. 11 Nome íi diuide in genérale,

& particolarc. x i Nome in due modi, íbftan-' tiuo,&aggettiuü. %i tJQmideilaíenmiaiü Caíli-

R V A T I O N I . gliano, & in ToUiano del í mafchio. 14

Nomi del mafchio Caftiglia ni, e Tüícam della íemina. a carte. 1S

Nomi coniuni del malchio a carte. 17

Noaii conimuni delta femi-na.- i 3,

Nomi iu e.parte del mafchio e parte della feínina. 5 Í,

Nomi in az, Se, ez, di calade, hanno racccmo nella pe­núltima. 3^7

Nomiin i, poclií.e per cjuai cagione. 33

Nomi in il, c'hánno l'accen-to nella penúltima. 3í>4

Nomi in o, del maíchio. 3 y Nomi U) u, pochi 3 f Nomi ai quante confonanti finilcono. 37

Nomi íiniti in od, non íi tro uaoo. 38

Nomi io ad, & in ed, per la piu parte delia femina. j 8

Nomiin id, & in ud, parte del maíchio, & parte della femina. 8

Nomi c'hannol'i, innanzial 1 C, t, i, í¡haun o l'accento ne| ' la antepenúltima. ¡^f

Nomuerminati in uocale, hanno l'accenco nella penul timaíilkbx. is»

Nomi

Page 26: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

T A V NomHn'il.e in ol, per la piu

parte del genere del ma-fchio. 38

Nomi in an, & in, per la piu parte del genere del ma-fchio. 41

Nomi in o, hanno I'accento neU'antepenultima. 400

Nomiin or, uerbali, quaii tutci. 41

Nomi in C, pochi, e per cjual cagione. 43

Nomim X, pochi; & fanno ilplurale in ges, douendo lo fare in xes. 4J

Noim in y, pochiísimi, Se inz,aílai. 44

Nomi, come fi uariano: & in che eoníiftela difficoltá del dedinargli. 4P

Nomi in fimo , fuperlatiui, hanno I'accento neü'ante-peniiltima. 335

Nomi numerali cjuali fiano. a caree. 7 8

Nomi uumerali come s'ull-n o . 81

Nomifinienti in tudine,ni Tofcano, m Caftigliano, finifcono in tud. 3^5

Nomi che ii ícriuono in To fcano con due tt, in Cafti­gliano fifcriuono conch. acar 3 5'p

-Nonii finícnti ia le , inTo-

O L A fcano: in Caftigliano fini­fcono in 1. 3 7 s

Nomi che cominciano dí al, o fono morefchi,o d'al-tra hngua, 378

Nomi linienti in one, in Te» fcano , in Caftigliano fi­nifcono inon, 8a

(Nosj& nofotros) prono-jni, qiiando et in che cafo s'ufino. S4

Numero del piu in quei cha finiíconoin uocale,come fi ficcia. 3 S

Numero del piu in cjuei che finiícouo in coníbnante. acarre. . 4(f

Numero del piu, comefi fac cíaintuctiinomi. 84

O

O, Particelk, come s'ufj • acar. 177

O, di Toftani fi, muta alie uolte m u, di Caftigüani, Se alie uolte in u, & m e, & quando non fi muta, 581

Ofrezco iíregolare dei la íe-conda maniera , come fi uaná. i^v

Ortografía, che fia: & cq-me fi ufi da i Caftiglianii. acar. jjc»

Ortogra£a CaftigIíaa»aoa

Page 27: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

DELL'OSSERVATIONI. ammettetré coníbnantial principio della parola, ne anco lectera fimile raddop

-p iau , fe non le due 11.3 yo (Ox) che lignifichi,& come . s'ufi. xjZ. (Oxala) che fignifíchi, & co . me s'ufi. 137

P

P , non fi raddoppia mai da Caftieliarii. 585

P, alie uolce u muta in b, in niezzodclla parola ucnen d o . 383

(Pacer)uerbo,non ha pri-mapcríbnadel d/moftrati u o . ^ 3^4

Parlamento quate partí hab-bia. I i

Partecipij , come ü formi-n o . i o 5

Partecipij di preíente qiiai fiano. 12,1

•Partecipijdi pretérito,come ílforinino. x i i

Partecipij irrcgolari , qiiali fiano. i i i

Parlar per I'jnfiíiito non s'u-ía da Caftigliani. 135'

P.iroleingiiinofe che fí di­cono inSpagni . 300

Particelle, c'Jiauno l'accento . «ella penúltimafinientiiu í.<l acaree, ¡$z

Paflati perfetti di (há^er, te- í ner) & altri irregolari della feconda, come Ü facciano. a car. 19 S

Paila ti perfetti di (dezir, tra-duzir, &c. irrcgolari della terza , come fi- uariano . a carte.

Paflato perfetto abonda in i\ cuniluoghi. 11 í

Pasfiuo uerbojche fia, 14 Í Pafsiuo uerbo, come s'accor

daconinomi . 135" ' (Picarfe) uerbo, come s'ulí nel commun parlare. 337

(Poder) uerbo, come fi ua-ria nel paflato perfetto a car, 10 j

Poner uerbo , come fi ua-ria nel paflato perfetto . atar., I J Í »

(Por, c para) particelle, quaii dos'aggiungono a mi, ti, fi,pronomÍ. > /

(Por, c para) iti che fiano di iieríé. 172,

(Por, particelia, come fi ufi conTinfinito. 317

.Prepofiüoni quanti fiano, &: achecafiferuano. %69

Prepofitioni che íeruono al-l'ablatiuo. 170

Prepofitioni, che Icruono al • quartocaíb. zyi Preteri.ti come fi í o to inq in

cuete

Page 28: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

." T A V lutte tre le congiugationi. a car.' ^ I ^

Pronomi, quandoabbonda-nonel parlamento, l i f

Prononn,non ammettono artícolo, cominciatido da loro, comeappo i Tofca-ni. y í

Pronoraijhanno il fine del neutro inoj $9

Pronome che íla, e in quan-te maniere, et come íi ua-ria, e quai íiano i ptinci-pali. 8 6

Pronome di prima perfona, comeíiuaria. 87

Pronome di feconda pcrfo­na, come fi uaria. 88

Pronomi me, te, íé, quando uengono innanzi, o dopo il uerbo. S 9

Pronomi polTeftioi', qtiali fiíno. " 88

Peonóme di terza pcrfona, come íi Uaria, c perche nó ha recto. 9 o

Pronomi poflefsiai mío,tu­yo , íüyo, s'iifano in ucee didemi, deti, dcli, 91

Pronomi pofl'cfsiiii, dimo-ílratiui, &; relatiui, come s'uliiio , & quai ííanoi de-riuati. 9S

Pronomi, el, e (fiiyo) di tcr za perfona , ü fanuo alie

O L A uolte di feconda per la crea z a . . 102,

Pronomi (eflo, & eílo) co­me s'iilíno, con (otro,5C' otra. 10 j

Pronomi relatiui, qiiali fia-no , &inquante maniere; c comes'uíino. 109

Q, S I mutaing,inatcu ^ i nomi. 3 84

(Quanto) cólapatticellaque comcs'ufi. 481

Que, qui, Caftígliano.in uc­eé di che, chi, m Toícano». acarte. 9

Que, quando íára relatiuo, e quando particclla, e in che ficonoftcra. i i i

Que, ÍI da al dinioftratiuo ,e non al íbggiüntiuo. 132,

Que, qu.Tdomcnc dopo l'ar ticolo,lo, femprecdelge» nerc neutro. 134

Qiic, quando íi pigliinterró g.itiuo , & quando relati­uo. 134

Qiie, .iggionta, a quanto e a (fobre) come s'uli. 2,8^

Que uuiece della particclla, da, come s'ufi da Caítiglia-ni. - j j í .

Quien, relatiuo in uece di

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D E L L ' O S S I R clii in Toícáno. ¿3<>

Quien, é fempre indeclina-bile. 141

Quien, nel retto nó s'aggiúr ge mai a, uerbi del numero delpiu. i 4 i

Quiera, particella aggiunta a relaciui que, quienj qual, comes'ufi. 110

R , N O N fi raddoppia mai con confonante alcuna.

ílapaz, notne, quando íia uil laniadirloadalcuno. 67

Re, particella , comefi uíi in coinpofitione e fenza. 187

Reyr, uérbo irregolare, co-iTiefi uaná nel prefente del l'indicatiuo. 105

S, C o K l'r.iion fi proferí ice mai. j 8 f

S,noncomincia m5i parola alcuna con la confonanteap preflo íenza una uocaleal principio. 3 8 í

(Saber irregolare, come fi ua ría nel prefente, & paflato perfecto. 103

(Salir irregolare, come fi ua-rá nel prefente del dimo-

V A T I O N I , ftratiuo. i r o

Sentir irregolare, come fi ua ria nel preíente del dimo-ftratmo. n o

Sereno,noraeche fignifichi e comes'ufi. 355

Ser come fi uaria. 131 Seruir, irregolare, come fi

uaria nel preíente 31 dimo ftratiuo. 111

Sido, inuece di flato. 175. Signoriaachi fi dia in Spa-

gna. 19 (Sique,o (eqiie) comefiu-

i ino . 18 j-(Sobre) particella c6 laque,

comes'ufi. 183 Sobre, fenza la particella , con l'mfinito , come s'ufi. a car. 184

Soler, irregolarCjCome fi ua­ria nel preíente, 104

Soler, non ha paflato perfet to,e per qual cigione. lotf

Sonar, uerbo come s'ufi nel comraun p.irlare, &fonar per moccarfi il nalo. 51 <í

Softantiuochefia i i Specie de i nomi due,e quai fono. 11

Snperlatiuiquanti finí hab-bianóequali. 1^7

SS,doppij di To(cani,fi mu­ta inx, da Caftigliani. 385

T A N

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T A V

TA N, & tanto in c!ie fíi no diuerfi. i <i j

Tanto, & quanto a chi s'ag-giungsno. i j '4

Tener uerbo irregolare, co­me (i uaria nel pailaco per fetto. IS g

Traer, irregolare , come fí uaria nel paííato perfetto. a car. 198

Traer, come fi uaria nel fu­turo. 193

(Tracfuzir) irregolare, come fi uaria nel prefente del di-moftratiuo. 109

(Traduzir) come íí liaría nel pretérito. a 11

V' r, e;rsnde,non fí mette niai in mezzo della pa­

rola. 387 V, fi muta in o, & o, in u, in

niolce parole Caftigliane. 3 cart. 388

Viperqusl cagione non fi profí-Tiíca col q, uenendo ícuocilic, i-, . 370.

V, perqual cagione 15 profe nica co'i 2,uenendo con le uoaÜe, i, 371

O L A V, col g.non íi proferifce có

alcuna uocale, faluo con la a, Sícon l'e, iu alcunipo-chi. f

V, con l'a, ií dsbbe aggiun • gere al c, piu tofto ene al q, e per qual cagione. 9

Va, terza perfona del dimo-ftratiuo di yr, hi tre fignifi-cationij &conies'u/íin tut-te tre. 3 j r

Valer, cojiie (i uaria nel paC íáto perfetto, e in che man ca. ^ ípS

Variatione de uerbí della pri ma maniera. i4$

Variatione de i uerbi della íe conda maniera, l y i

Varíatio ne de' uerbí delk ter za maniera. 161

Variatione della paísiua della prima maniera. 170

Variatione de nomíéinduc modi. 49

Variatione de i nomi propri, a car. j o

Variatione deí nomi com-mani. y 2,

Verbijche uoglíono ít me, te, fe, quaifiano. 177

Verbí, quando ammettoix» accuíatmo , e quando da-tíuo. 114

Verbi, che non animcttono il foftantitto ,:tiia-jn juefistíi

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D E L L ' O S S E R V A T I O N l . quelloiluerbo hauer,quai Vueííámerced, comes'ufi, «ano. i 8 i &lifcriua. ' lo j

Verbi irregolari che feruano rinelprelénte. i 8 i

Venir irregolire, come fi ui rianel prefente del dimo-ftratiuo. 113

Verbi m car, & in gar, riten-gon l'u.nella prima perfboa «dei paflato perfetto, & per

./qaalcagione, 113 i^erbi imper íohali, quai fia-^V«o , e ccree s'ufíno. 117

•IW^^ della coíVruttione del re Vlatiuó. 137 Vno, Si una, come s'ufino.

ícart. 114 Vno, nome, quando fi tron­

ca, e come s'uii. $7 Vno ha numero del piu, & •perqualcagione. 80 Z

Vno, & una per qual cagio-néfi ponghino;¡n uece di r-r. No N firaddoppiamai

' el, & la, ardcoli. 313 • ^ daCaftiglvani.anzido-Vocatiuo.quando habbia i'o ue fi raddoppia in Tofcano

in Caftigliano fi ícriue con uniólo. 389

Z.finifcono tutte le parole, che in Tofcano fiaifcono

385

X, IN Caftigliano é in ue ce di fci, Tofcano. ip

Y, Serue di confonante,& alie iiolte di uocale,quí

do uenne in mezzo di paro la, ma qnando uéne in prin cip¡o,ferue di confonante.í

Yr, uerbo irregolare ,co«ie •fi uaria nel preíence del di^ moftratiuo. i 10

Yr, & andar, in che fisno di-uerfi. 3 3 <Ji,

• & q u a n d o l 'ha . f o Vos,quando perdel'Uj&ía

OS. sy yos quando fi da aun folo, . 3 car. $6

• IL FINE DELLA TAVOLA DELL'OS-S B I I V A T I O N I .

E R R O JR. E . Ütattt> J. intuttigliejjimfi doue dkepiiü^a,ac[cf Sr,dittt-

T^mi tofcítni ftnei Otjliglitmi dán^.

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UOSSERVATIONI DELLA LINGVA

* C A S T I G L I A N A ,

DI Ai. GjOF^'H^t Mld^JÍJ^Djí L I B R O P R I M O .

X I N G V A C A S T I G L I A¡N A . C A P . P R I M O .

T^NANZi CHh tratti deüe ojfermtioni delta Un gua Caflígliana,m'ha par-fo neccjj'ario primieramen te trattare della díjferen-Xa, e conuenienxa che é nelle lettere delíuna &

tultra, lingua cosí nel proferiré, come mi par­lamento , o uocaboli deüa detta lingua: per ció che malageHolmente fi fotrebbe uenire a per-' fetta íognitione delle ojeruatiom,Q rególe y che^

"X^»^

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2 LIBIDO TIIIMO uogliam diré ,fe prima non fi fapeffe i¡ ualore delle lettere con che gli ejfempí cheft daranno faranno fcritti • hauendo adunque da ragionar e delle lettere, cheapprefjo li Spagnmli s ufano; accioche piu fhcilmente fi poffa diflinguere la dijferen^a . fard mifiierofar l'^lphabeto , «7-quale é quefio.

Mfhahet» a, h, c 9, d, e,f,g, h, ch,), i, y, I, U, m, n, ñ,

iofcan>. Sij ESTO alphabeto p diuidera in tve par ti. La prima fara in queÜe lettere, nelle qua~ li confifle la diffirenza del proferiré,che faran no quellefegnate, o per dir meglio, quelle che f areno ñranie ne gl'altri alphabeti ,epoi quel ie, che rejieranno neWalphabeto comune , fi di~ uideramo in uocali, & confonanti ,et ft trat­iera con la breuita pofiibile, la differen%a,

-; V ?^fomiglian%a di molti uocaboli Spagnmli, et '*'*• Tofcani.

?'o I. £ N D o adunque trattar prima della dij feren?^ della pronuntia, diremo ¿he confifle in

tetttrt di' q^t:fie Uttere. 5, /?, ch, g, ], U, ñ, q, x. ucrfe dale»

hZlel¡ro. DELia LETTEK^^ C, ferirgli.

T» R I M O deüa 9, ogni uolta che in lin-gaa Cafiigliana fi ritrouerá quejla. lettera ^,c<¡-fifcrjtta, cm quel ponto fotto, chefichiama

Ctrl-

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DELLtA: Lili. C^S. 3 ceriglia, con quefls tre uocali a^ o,Uf míe tanto, come-^ in Tofcano. Si comein queflo nome pia'^^a , e for"::;^: fe fimle([ero fcriuere in Spagnuolo , fi ifcriuera coft , placa, e fuer j a , e marxo : in Spagnuolo fi fcriue marjo, e la ragione di quefia differen^a é > perche la ^, in Spagnuolo ha lafor-^, che due í^^, in To­fcano : e come in Spagnuolo non fi ferina piu di una, per dargli ilfuo ualare, hannofiítto que verqudca. fia differenii^, che la 9, fi pronmtia come una gionertpr»-S , in Tofcano ¡ela^jfi pronuncia come due -í""' * '' fe rz^ : e q»efiofi uede chiaramenteneiuocabo- ^"^ U Tofcani, che fono fimili a li Spagnuoli, co­me in doLce-^ja, dureí;^, afpreT^, alte';i^-^ , riccheZj^a; che in Spagnuolo fi fcriuono con una s , e come due :^, fi pronuntiano, fi ro-»íe,dulceza,dureza^arpcreza, alteza , rique­za , la qual coja in piaT^, che fi difcriue con una í , non fi farchbe, ma bifognarebbe far plz j a , e informa, fucrja, e non pla^a, ne fuer ^a, che hauerebbe cattiuofuono in Spagniiolo.

DELL^ LETTEIyí H.

L K H. anchora ch'in Tofcano nonfiprofe-ñfca-ipernonejferlettera, ma nota d'ajpira-tiom. in Spagnuolo fi proferifce, perche inmol-$^ parti/i mettein u(ce dift comefoi diretnot

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4 i l B / ^ O TlilMO. Cerneff^ pro y» bifogna proferirla colfiatofolamentr, r/ár ^p'f'c-ílt^ *^o»ie(pitandofi butta ilfiato con for7ia,&fi •!Ufí,)i. anhela o fo^ira, come fe in qnefla parola, ahij

odeh, in Tofcano ft dicejfe con fojpiro , e con qualche poco d'affettione ¡fiírebbe l'ejfetto che io ho detto, & in Tofcano non tromria altro ef Jempio per dichiarare quel che uoglio diré, in Spagnuolo pero nefono molti, come: hafí:a,hc cho,hado,hinchar,hoja, humo; che inTo-fcanofígnificano, fina, fhtto , fkto , fogliaj'u-mo; e alie uolte non fi proferí fe e, come in que fia parola, hombre,ehuuo, uerbo; che mi diré y ha hauuto, & in quefia particella ha,co-ne,ba. amado , chefk ha amato in Tofcano,ne ft pronuntta in quei nomi, che ucngono dal Latino ; conciofia che (i fcriuono tutti con h,

DELLE LETTERE CH. j

^ y ESTE due lettere ch, in Spagnuolo , con qml fi uoglia delle cinque uocali ,ft pro-fmfcono , che faranno, cha, che, chi j cho , chu ; come in Tofcano ft direbbe, chía, chie, chio y chiu i Güeramente come, ce , ci: nella fronuntia Tofcana,o del l^egno di Ts^apoUyO co me ftproferifce occhíoJinocchio,Hecchio;ficO' me in mecha Spagmolo,fonara, mechiiye man cha^ mancbia in Tofcano^ e,kche lechie, che

uol

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ttol dir latte, e nQche,nochie e pecho, pechioi che uol dir peno, e lechuga, lechiuga, che uol dir lattuca, e muchacho, muchiacho ; che uol dir puto, ogiouine, & cofi altri.

DSLL^ LETTE\j£ G.

Qjy H s T A lettera G.feuolemoc'habbia lafuaforxa con le cinque uocali, fifhra in que fio modo, ga, gue, gui, gOj gu, efonera come v, colg, fer m Italiano, o Tofcano ,ga ,ghe, ghi, go, gu; '^¡¡^_ efíuedechiaro,cheinuecedelh,ftmettequel ^ «, in queüe due uocali, e,i; perche nelle al-tíltre non I'ha mefiiero ; ma [e jorfe in quslle tre fi mettejfe un u, proferirá l'u, come ft fa in To fcano , bencbefuora della, con queü'altra non fimettemail'u, come rf/r guarda, chefiprofe-rifce cofi in Spagnuolo, corae in Tofcano con e, ^ i, qiíando ha l'u : come in guerra, che fono, gherra , eguiía, che fina ghija, e gnia., che fo na ghia, che uol dirguida: ma nefono certi no mi, ne i quali ancora che uenne l'u, con l'e,fi i» c/e itom proferifce l'uj quali fono, agüelo •, che uol dir ^t P<>f'"fi<* auo ; cigüeña , che uol dir cigogna ¡ aguar, * uerbo , che uol dir acquarC) agüero , augurio; uerguenga, uergogna; Siguenza, ch'é una cit tddiSpagna , in'^utti gíalsri fe'ne fard u, con e, C ', non ft proferirá l'u ¡ ma fe non el fard

U iij

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6 ''tlBE^O'VEJÑÜ. «, fí froferirannotutti a un modo, cofi in íf ÍÍ-gnuolo yComeinTofcano.

T)ELLU LETTE\^ j .

^ y • E s TK lettera , j , appreffo i Spítgnuo • , ' U cintre maniere) i uocale, e\,y, confcnan-

ti dell'i, uocale •:• non •, accade dirne ; percioche y,1»mioin fempreha la fuá for^a; del y, confinante alie uecedtcatu uolte qucfialetteray, cofifcritta, ferue di uo-dtTuecale. '^'^^^ > qMudo fi tnette iti me-x^ di parte, e ma l.»dptr<ri, Ugeuolmenteda confonante j macóme uocale

puó fiare, fi come, ueya, che uol dir uede-ua, ecreya, credeua, douefi uede quely, uo­cale ,efi fuole metiere ancora in principio da. farte óparoia,cotne; yo,ya, e allhorafcrue da confonante ; e alie mlte da uocale > quando le tienne appreffo; un confonante, scome yr , ydo , yra , ],fempre ft mette m principio di parola, & con le tre uocali a, o, u, uale tanto come in Tofeanogi, fi come: jardín, giardmo, jaula, fuonagiaula, ch'é lagabbta, joya, gioici Juan , Gioane, )üTzr,ginrare, e, ho detto con le tre uocali; perche con le due e, i ,fem~ pre fe aggiúgne la lettera g,fe nonfara in alcu-iti ncmi, che fono troppo fmili al Latino, che fer ofieruare quella fomigUan^a, fi fcriuono ton la lettera,] con le due uocali, e, i, e allho

ra non

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ranonftfroferifce con tanta for:^a, come con lealtre uocali ¡ come chiaramenté fi usde in jefu, jcrico, jelboe ; & altri ftmili._ che fo­no piu Latini, che uolgari ,efi [crimno, in La­tino pariicolarmente con la lettera j , ma nonfi Ptr^éd c» direbbegiain,§ente, genos, muger, linagc, f^¿:l'^ paje, ,ginebra,girón, monjil;& altrifi- 'ui^ocdu, mili; perche é il proprio ufficio delta lettera g, Q,u,tm,eik sel j,fi mette conl'altre tre uocali: eperche lag,non puofnrquello effettOychefk con í'a/tre due, che fi poteffe; non farehbe mefiiero del-la lettera), cofifcntta,poí che habbiamoal-treduei,y, ma perche la lettera gamma, fk queflo effettoga,go,gu, hannotolto in ifcam-bio di quellala lettera j , percjprimerilj'ho co» cetto, come hannofutto i Tofcantgia, gio, giu, coft medefimammte i Spagnuoli, ja, jo , j u , e come i Tofcani, gbe, ghi ¡ cofi li Spagnuoli^ gue, gui.

DSLLS DFE LL. jQ v E s T E due U, uagliono tanto come in ,

Tofcanoquefietre,gli, con tutte le cinque uo­cali , ft come maglia, malla, battaglia, bacal la , Cauagliero, Cauallero , migliaro, milla- Aiín-í/K,-»-ro , rniglione, nuílon ; e llorar, llanto, IIu- *"''"'' ''''* uh&c. Stinqaeflofoloépermefoagli Spa- ^^^^^% gnuoli raddoppiar le confonantifimili i» priñ- toium «» cipio di parola; perche il ualoreé tanto conté cafíigliM»

U iiif.

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8 LIBKO VPJMO. gli. Et qui ui uoglio auuertire una cofa .¡che é quafí in tutti i nomi Tofcani ,doue fono -quefle due II, ma con il ualore di gli (come ho detto) fi come in cauatlo, in Spagnuoío é ti medeftmo mafi proferirá., come fe jleffefcritto cofi, cana glio, e quefia regola tronérete per la piu par~ te uera in tutti i uocaboli, o' mutono , o non mutono le uocali; fi come in anello, anillo, ca

fiello , caftillo,, marteüo, martillo; cheanco~ ra che mutano quel e, ini, nientedimanco re-¡laño le due II, con il ualore pero , di quefie tre g. I, i, come ho detto, fi come ualle , che fuo~ «íZ uaglie; calle, chefuona cague, eftrella, e-ftreglia, bella, chefuona beglia,don2eila,f¿e fuona donzeglia; e eolio, cuello, eJr- callo che fuonacaglio,c'ttemi dir durre-^T^ in Spagmo lo, come in Tofcano.

D'ELLU LSTTEB^yí'^ñ.

n. /» Kfr jQ V E s T A lettera ñ cofi jcritta apprejfa ee di gn. gU spagnuoli ha lafor%a che gn^apprefib i To­

fcani: fi come hmo foneria hagno, aríáa. ^ cragna, eípañbl, Spagnuoío, baña, bagna, a-compaña, accornpagna, eníeña, infegna, ci­ñe, cigne, íoñai- ,fognare, et altri fimili; ma quandúfarafen:^ qudlttratta, o puntofa rd in Tofcano, come in Spagnuoío, uno iflef-fofuono.

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QjrE s T A letteraíj,con qucftedue.uo- Qut,^uim calí ejj uale tanto come inTofcanoch,ft co~ «"«'^vH meft dicefiimo m S^agnuolo,-C!^xiúizKyo amor que me aconfejas , in Tofcano , che debbio fiír, che mi configli amore. e; quren quiere uer quanto puede n!ítara;ch¿ uolueder quan timquepuo natura , efi uede in faccheggiare i chetn Spagnuolo , é Taquear; e chefai, in Spa giíUolO)queha2eys;e chi é;m Spagnuolo^qnica es , che Juana tanto _, come fe fi fcriuejfe con , chi di modo cbe non fi promntia la lettera », che í éapprejfo, et quejlo sintendecon que-fie due uocali, e, Í, come bo dctto ; perciochs con queflii uocale a, per la piu parte fí proferí-fce í'u,dico inquafitutti iriomi, comein quan do, eíqual.e quadro, equari"nta,e^//ri//- ^"'""^"^•A mdi, ne i quali tutti ji projerijce, detta u,ben ¿>«. «CT/J,¿» che alie uolte inalcuniuecaboli non ft proferí- « /Q , fea. comeinquefia par tícela quaíl, chefuona. come in Tofcano chafi^ et aitri fimilife nefa-ranno, ch'io non li trono: cbeft proferifcano co ft, come quafí; ma quefii tall io fon diparere, feguitando ancora idotti Spagnuoh^c'oe fifcri-UMO con c, piutojio, cbs con q, coms eaííj, tf

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lO LIBBJ) TI^IMO altri; percí oche 1% fempre uenendo con ta^fi proferifce, artT^ il ISiebriJpt uoleua, che quefii tuttififcriueffero con c, piu tono , che con q, \ per leuar quejle differentie^come cuando, ciu ; dernb, cuanto cuatro j cuarenta, i¿r ifomi-glianti: ma quefia oppeniom io non ¡'aprobó,

I A letterax, appreffo li SpagnuolijUale quanto quefti tre,fci,tnTofcano ; efiproferifce ancora con un poco di piu flato, che uaglia tan~ to i come quefie tre ,fci ,fi ucde iu quefia pa~

x..mttictdi roía afciutto,che in Spagnuoloftfcnuecoft,zn~ •*" • xuto , efuona cofi; come mTofcano, o per dir

meglio ft proferifce cofi , come in FiorenT^, & in altri, luoghi deüa Tofcana, pofcia , pejci; e in Spagnmlo pece, efce;in Spagnmlo, exe .• che uol dir lo ajjedella campana , o uero del carro^ o una parola.^che ft dice a t cani,quando fi uuol dir che fiadanofuora, & altri fimili. . E T qutfle dijferen'xe, bifogna auuertire grandemente , e mandare alia memoria a chi H&rra: intendere le noflre offeruationi, o rególe della lingua Cafiigliana ; é fappiate certa , che

, fen^ quefle rególe prime; uoler intendere l'al • Pre deWofferuationi, é afaticarft indarno, <¿r

quefia é la cagione ; perche gli ho mefii qui-ui

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D€LL^ LiTi, CUS. ti ni prim*. ll refiante ddle Icttere, e comefi fcrimno ^ft dkd piu a pleno nelíortografía.

DEL VaF^LaMi'HTO, ET DSL-LE s v E P A R T Í . CAP. II.

[ w4 V E N D o fin qui ragiona-to deüa retta pronmtia, quel che mi pare a bafian'^, pajfe-ro hora a dichiarare il parla-

\ mentó, ouero oratione, che co fafia ,e quante partí ejfo habhia; percioche % comehauemo detto delk lettere,fi formarlo le ftllabe, dalle fillabe, le parole ;e dalle parole, . il parlamento ; laonde fi uede che da quello di' pende la mflra inteüigen':^^. Diremo adunque ^ariamenu il parlamento non eJJere altro , che un modo di cht cofafut. diré accQnciit^'& ordinatamente, fi comefidi-ceffe; ios hambres naturalmente, dcíTeao

Saber; in Tofcano ; gli huomini na­turalmente dcftderano [apere; do*

ue fi aede che qucfia é una .«««j i j»s. oratione, o parlamento "^^^^^^

perfetto,e accoit •^/' ^ ' vwf/ cíamete or ^'ÍU'Y'ÍV^W' d>nato. J.mt'

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LlBIiO TI^IMO.

Ni.mrl,

D € L LS TU J^r / D S I P A R L A M E N T O .

C A P . III.

p,irlitmmt« fono miM.

" ^ ^ ; £ partí, chetiel parkntm» ^^^ I entraño appreffo iCafiigliani

' \ fono noue i articoli, mme,pro mme, uerbo, participio^ pre-pofitione, auuerbio, intergiet-

tione 3 e congiontione, delle qmli daejóno prin (ipali, cioé mme, e uerba ; percioche fen^ di qtielle, nonfipotrebbe fhre perfetto park' menta, l'altri s'aggiungono, & appoggiam a. tjuefle: cinque di loro fi uariano, o decUnanoy cioé, tarticolo, mme, pronome , uerbo , & participio ,et le quatt/altrenonji declinano i qucUe che hanno uariatione horapipan nomi, o uerbi, banno due ntmeri; del meno , che al-tramente fmgular finomina;& del piu, che ptu rale uien chiamato , come nel uariar d'ogn'u-no fi uederd.

DELLU KTICOLO.

¿o ARTIGÓLO é una parte del parU' lamento , che s'aggiugne, & ^ppoggia Jetn-fre al mme j et eglié tanto necejjario, chefenr

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xa queÜo non fi potrebbe conofcere, ne anco di~ Q»»<I»Í« fia ftinguere la uariatione de i cafi, percioche i no "'"Jf""'' minonhanno altra uariatione, che (juellache ¿^^i, dagíi articoli, gil uien data, pofcia che efii come finifcono , nel retto, o nominatiuo, cofi fitnno in tutti]gli altri cafi , efe nel numero del meno, finifcono ma, et in queí delpiu /», as, nel retto, coftfhnno nelgenitiuo, datiuOf acufatiuo, uocatiuo, et ablatiuo ; auuertire-te adunque bene, la decltnatione di quefliaV' ticoli, percioche chi faperd declinare gli arti­coli , faperd par imente declinare tuttit nomit che neüa lingua Cafligliana , (i troueranno, igenmit' dandofegli ad ogn'mo conforme al fuo genere ¡ g^ articoU • hanno adunque quefli articoli j tregeneri, co­me inomiy cioé, del mafchio, detlafemina, e neutro, quel del mafchio, fi declina in quefio modo.

DECLIV^^TIOV^E DELÜa^Tl C O L Ó D S t M A S C H I O .

Ternero del meno. Tiumero c leí piu. no, el no los ge, del S^ délos da al, a da ales acu , id, el acu. los 4bla, del abl. délos

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14 LIB 1^0 TRJMO. che U ar- 'i^on ho mejjb uocatiuo , ne I'uno, ne anco nd-uolltT "^ í'^^tro numero , percioche non l'hatmo come i

Crecí, mu folcmo ejprimere >l uocatiuo, come f(Ucdra,poiper,o , ouero, a, amierbij, edi qucfl.0 articolo per hora non diro altro, percio che penfopiu lungomente trattar di tutti,quan do gli aggiugneremo a i nomi; ma trattando per hora de gli articolifoli, baflerd declinar-li i accioche fi aeda la fuá uariatione.

DSLL'^\TIC0 LO DELL^ femina. C A P . / / / / .

L'anicolo deüa femim ft declina cofi.

De i meno. Delpiu. no h HO, las S« déla ge, délas da ala da, alas acu. la acu, las aié. déla íib, délas,'

V ^B^IJÍTIOV^E DE L r^VJl-coló del neutro.

Singolarc. :3fo. lo

r. délo ia

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I>SLl^ LIT^ CjíS. 15 da, alo acUy io ab, délo.

Queflo anicolo neutro, non ha piu d'un nume- L'-a-f/coí» ro, e per CÍO non ho meffo il numero del piu,per „^J¿"'^_ cicche qmndofegli uolejje daré, non farebbe „, o del gia del genere del neutro, ma di quel delma- fii*, fchio, e quefio mi bafii intorno a gli arttco-lifoli.

£)J DSTTI JÍBJICOLI, ^CCOM P A G N A T I j S P R I M O D E i .

MA s C H i o . C A P . l i l i .

T E S T O articolo el, s'ag- i-" trtMl» gmgnefempre a'nomi del ge- fj^^rfí/u ncre del rnafcbio, ora comin- fs^i,,^ ac-cienoda nocali, ¡¡orada con- giunto.

„ _ -... ^ fonanti; come nella uariatio- ^- ("" 1"''^ ne de nomi, ft uedra; ma alie uolte fi da a nomi 'fS"'"^'^S del genere della femina, principalmente, che „ij comincinno dalla uocale a, o per leggiadria , o per fchifiíre il malfuono, o per ejfer particola-rita della lingua ;fi come in quefli nomi ft uc-de , í quali tuttifono del genere della femina, nieme dimeno fe gli da t articolo del rnafcbio, i nomi fono quejii.

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LlillO TI^IMO Caftigliano el afada, el abeja el adarga el aguja eí agua

ala el el el el el el el

ama anima aparencia arca afa ayuda.

Tofcano.

/' ape la targa. r ago . /' acqua. /' AIO. la baila. V anima, r apparenxa, /' arca (d'altra cofa. il manico di caldaro, o í aiuto

el,do[¡po I foJlíUtíiut

E T altrifimili; et ho mejfo, a dirimpetto, Í.9 micolo i uocaboli Tofcani, accioche piu fácilmente fe

intendanoi Cafíigliani, ecofi faremofempre che fi dará ejjempio nel declinare i nomi ne f t«, ne meno. Tone/i JpeJJe uolte l'articolo el, doppo ilfofiantiuo, et dinanxi ad unaltro nome, che ft pone a dichtaratione di detto fo-Jlantiuo s e quefio é ,o per dignita, o proprie-ía di quel fojiantiuo ,fi come;

In Caftigliano. h Tofcano -don Pedro el cruel, Don Tietro crudele. don Alonfo el Sabio DoHMfonfo Sapiente . Virgilio el Poeta Firgilio Toeta.

Cic.

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DELL^ LIX: CUS- 1 / Cicerón el orador ; Cicerón Oratore .

ET altriftmiliybenche alieuolie fi mcttf il nome, che dicbiara il foflantiuo al principio colmedeftmo articolo yftcome, el cruel,don-pedrü,cl Sabio Rci don Alonfo,-el poeta Vir gilio ,• ¡aggiungendofi qiieño articolo ,a no-tm, che cominciaratmo da uocale (¡ualche uolta ferde la uocale , l'articolo, e saggiunge di tal Vtrds allt maniera , che pare che fia tutta una parola ¡ fi '"'''«^""«f» come, el, ojo, el oro , el arco ;// dira, lojo, ¡^ ^¡_ larco ; cr altrifimili:ma quefioé piu preíio parlare ^ragonefe, ó del legno d'Aragona; che di Cafitglia, (¿r per ció non lo dehhiamo mi ufare.

L'articolo, el, uoltandolo aU'incontro , che T.l,artlcolo ñ fu, le, iufa fpejfe uolte metiéndolo in fine de i "°'''«'' ''-Í uerhi, & allhora haforza di relatiuo , o d'ar- - "^^ '"* ticolodemosiratiuo ,fi come, dígale, hablelc, préndanle , uciigo a uiíuarle uoy a ucr le ; che in Tofcano, je dirchbe parhitcgü, daegli, &c. Et alie uolte fi dice rarticoL)-, lo, che ¿ fropriamente relatiuo , come, uüitarlo , iier-lo : ma non cofi leggiadramente; fijuol anco­ra queftoi'sleffo articolo,\'¿, mettcrc duppo que Hedne parole, que , & le ; & quifio per Icg-giadria ancora: ¡i come ft dice/ cal cano diman A"""'"""*» dando ad un alero, qucfe le da a c! 5 quele ^'"^''' '„ '^'' quiere; queicdigo,quele dixojíuclelc el ílraliniM,

B

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i8 LIBIDO TB^IMO fnogo , huyofele, el hijo: che in TofcanOjfi direbbe coft ; che ui cúrate mi ? che I uolete , cheui dico f" che u'ha detto i fe uhafuggito il

. . . feruitore í ue ¿hafuggito il figlimlo ^ doue fi ¿cí mafcbio ^^^6, chequcl, Je, ft mette in ucee di uoi, m in uece di Tofcano, ZT queflo fi fk, per uia dt crean^f, ""' IP^JT^ olte , per nm chiamar¡ uos, che in Ca-

• • ' íiigliano é parola di manco riJj>etto y che benfi poteua diré, que fe os da a uos ; quelc^que-;

' • reys, que osdigo j" & altri ftmili, doue ft ue . "f"*""'"" de, che nimia necesita, cifn dir qwel, h.fe non tadella ere- ' , , r n rr i an\!t spa- '^ crean^ , la quale ci fu jpejje uplte ancora ¡¡mola. ufare di queíio articolo, el, qmndo uolemo tro

U:ire unrnex^tra, uos e uueílra merced; perche queüo, ion il quale fi parla , non me­nta tanto chefi poffa chiamar , auellra mer­ced , ne tanto poco, che, uos, dicendogli, non feglifkccia torto; come fe parlando con quel-h ff diceffef, ü el quiere hazerlo ^ yel donde Sefue <* yquando el uinodonde fue ápofar; che in Tofcano,. nonfi potrebbedir akrimentei che con , uoi, ejfsndo ti, ter^a perfona; e non hauendo nome con che accardarlo ;fi come :fe uoi uolete fi(rlo;e uoi doue ue ríandañe,e quan do uoi ucnejle, doue andaíle adaUoggiare; & que fía é cofa tanto comune in Spagna , che chi non sd quefio termine, non intendera molte co-fe dique¡ic,che comunemsntene i ragionamcnú

loro

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DELLj: LIT^ CJ.S. ip loro fentira a diré; perche fempre parlano con ¡juefto rifpetto di 'creanxa , e qucflo é un mex^o, ch^ sufa per non inalxar troppo , o sbaffar cjuei, che non mcritano ;ilqual tcrmi-nenon ueggogidin Italia i ma che con unco-mme uocabolo difignoria yfi chiamailpiccio-lo, él grande¡e ogni uno ,il qmle titolo in Spagna nonfi da, fe non a' Signori grandi, e A ái fi du di titolo , come Conti, Duchi, Marchefii; la- " 'l?"»"'» onde chi dice e(]er uenuto di Spagna il nomedi ^"omrT'^olor Signoria, pare ben che non sa i coflumi,ne i mo che dilauen di del parlare diquelpaefe,fegianonfu£e che »'^ ^'i,"'-alcuni delli fciocchi Spagnuoliy uenendoinlta ""' lia dejjero quel titolo di Signoria a gente, che ífOfi lo meritajfe ,^ uedendo ejfere cofi comune, che a ogni unofi daua ; laonde quei che uedef-

fero cofi ben creati quei Spagnuoli ,pen fajfero che in quel paefe s'Hfí(fe chia

mar cofi tmtí qHanti;fiape rdperlaragíone,chefi

uoglia, che que= ña c ceno

tufan-^a di quel paefe, & au~ uertiretela bcne cheé

un raro modo e co munein tut

ta Cafii'¿lia. -

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30 LIBREO TlIMO

DELLUPyTI CO LO , I ^ , C A P Í T O L o. F-

r

A chi s'ag. I ^ ^ l ^ p ^ l O articolo la, fempre s'aggiu-

mina j cofi in fmgulare, come in flurale, come tieüa uaria-tionede i nomifi uedera ;ma

come hauemo detto alcuni del genere delta fe-mina uogliono lo articolo el , che fono quci che coñünciano dalla uocale a, ma tutti glial-tri iiogliono quei della femina, & alcuni anco­ra di quei che commciano da a,.

t<t artkoh ^ ^ ^ ^ ^ articolo pojpcflo a i uerbi, fo7h dífpo hafor'z^ direlatiuo,o dimoílratiuo, come ha~ iiwhilmfbr ucmo detto deli'articolo ie, ft come (i diceffe , K^^ ' "'"" uamos a oyrla canmr,uamos averia, a Sen­

tirla, oyremos la, ucrcmosla <* chein Tofca-no fu , atidiamo afentirla , a uederla, la jen-tircrno , la uederemo <"

DELLO U\T1C0L0 LO,. C A P 1 T o L o J/L

Lo /irticolo l<j,iícbit'ag

^ ^ 0 articolo lo, s'aggiunge fetnpre a' no ' - • i '/lii 7icntri; i quali, come diremo poi

y.quandoft trattcra de nomi, mnfom altro

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altro che nonti ag^ctiui, [hílantiuaíi, o acci­dentalmente jattifofianmi ;& a cjuefii s ag-giunge queflo articolo. Ton/i anchoni cjuejio anteólo \o, folo fenxa nome afpreffoadalcun lícrbo , ma quafi léjuperfluo ; et fi mette per leggiadria ,comefi dkefje, quanto dixeres Articoh ,í« todo lo aprucuo;porque íiendo uerdad co--'"f"'fi"''' molo es; nopuedodexardc creértelo ;do-ueft uede , chefipotrebhe diré ancora feriad quel lo, che fi mette ai fine di quei uerbi; e per che ne ho da trattar pin lungamente nella ua~ riatione de i nomi, poi che [ara mcejjario de~ clinargli congli articoli; non dirb altro intor-no a detti articoli,

DEL V^O M E'

IL jwme che non a al tro,che una uoce,con i». AW/fo-che alcana cofa fi nomina , dinideremo primo , " 'í"'"»'"» in particola e, c genérale; part¡colare e qucl- '"^ (,' "4.' lo el) appartiene ad un falo; fi come , Pedro , u, Martin, Alonfo, Bartolomé, Diego , luán , GafparjGabricl, Goni^úo;della femma , Ana, Beatriz,Brígida, Barbara, Guiomar , Luzia, Xiinena, Violante, Yíabel, Coflan^a, Ynes, & altri fimili, i cjualifi dicono nomi proprij, nome genérale, c quello che a moltifi conuie^-ne ,ft come, hombre , mugcr , animal; &

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-altri fimili. \ **• ¿'iiií'o- Div i D É s i" ancora il nome infoHan^ nt mfonflan ,^^^^ ^ ^ aggettÍHo; foflantiuo é queÜo che de-, ¿etiuo. W)ta l'ejjere d'alcuna cofa per fe medefimo, fe»

xa appoggio d'altro nome, come , amor, her-i "• na.ndo ^ lihto .¡ktra. tahh; aggettiuoé fuel­

lo , che denota qualitd d'alcuna cofa, che nien te determinatameme fignijica jenr^d appoggio d'altra cofa, che lo dkhiari, elidía leffere.,fi come, bueno, malo, negro, blanco;d li quali qualitd ,fc nonr'aggiugneyO huomo¡o al­tro anímale, o cofa che foñan'^ dinote, nien^ te detertninatamente, cioé che uero, o fklfofiá potranno fignificare, • >«

¡tjiítip- DANííosi^ ancora ainomiduefjiecie,prin nt. cipale i (¿T'derimta; princlpale é-(¡iiella, che

mn procede da altra, fi come, amor, dolor, ciudad, color . Deriuata é quella che nene dall'altra ,ft come, de amor,amororo, de dó Ior,dolorido, de color colorado, de ciudad ciudadano. '

4». ituijie' H AV:N 0 ancora tre figure femplici, co­me , obediente; compofta , come, defobedi-cntc; ricompofita, come, defobediencia y^ roj/,paciente, ympaciente, ympacienciai prudente ^ ymprudente , ymprudencia '; -& altri.

De i

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DELLJÍ Li'Hj cus- í j

DE I GET^iEBJ D E I 1^0 M I, ET I N C H E S I C O N O S C O N O ,

C A P I T O L O . . FII -

GE N E R I qmntunque ap- Ceneñyu» prejjbi Tofcani ,fccondoUpa- ">""• rer di tutti i dotti, mfieno piu di due del mafchio, e delta femi na , apprejfo pero i Caftigliani '"

fono tre, come quei de i Latini, del mafchio, e della femina ,e neutro: éhen uero (come di­remo poi) tutti i nomi neutrifono nomiaggeti- i^omcm».

]ui,che ehiamano foftantiuí¡ti,o come fojiantiui, *'"" f*^' i quali, come hauemo detto , fi conofcono dal-l'articolo , loj che hafeco . Et perche fi trat­iera piu particolaumente di ejfo, quando diri­mo de i tiojni aggettiui : per hora di quefli non diroaltro .

G L I altri duegcncri del mafchio, e della femina , ft diñingueranrio da due cafe, o dal-l'articolo, chefeco haueranno , come habbid-modetto, odal nomeaggetiuo, che gUfara giunto ; pereioche fempre momi foíiantini ucn ^"'^"' ^'^ gono con l'articolo in tutti i cafi , eccctto il uo^ '" !•' catiuo , il quale, come hauemo detto, uienfer futw gnato con l'duuerbio ,• o, o la particclla, a, é quando ilfoflíintiuo mn bauera articolofhd-

•••"• B iiij

'jtO díí

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2 4 IIBIIO TIIM0. uera ilfoftantm , che gil fara aggiunto; dal fine ancora, fi potra d!Jiingnere iL genere, ii cheafuo luogofidirá, quando ft tratter¿ defi­ní di tutti i iiomi.

^ v v E R T i R E T E ancora, che quei ; ' vomi, che inlofcano fono del genere delmaf-

chio , per la pin parte in Cafligliano yfaranno del medeftmo, e coft quei della femina.ho det-to pero perlapiu parte¡percioche fi trouana

Nomi delta alcuui _,; quali con tutto che tn Tofcano fian» fiw« ^^U<^'^^^<^ delmafchio, in Cafligliano, pero ft ttttofcanofo trouanodcÜafcmina , iqualifono queñi, che no M ma- feguono , e porro l'articolo coft a' CañigUani, fibiQ. ^Qy¡,¡g ^ Tofcani, accioche fi poffa diflinguere il

genere .

Caft igliani della Tofcani del ma-femina. Jchio.

la comida la chinche la honrra la hoja la fuente la carrera la corneta la cuenta

il cibo, il cimice, /' honore. // foglio . il fonte il corfo. il cornetto. il como

U

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DELLJ. la ceja la fuelle la alcarchiofa la qucxa '• -la puente la aguja la rifa la tinta la manteca la margen la congoxa

Oagonia; la ñn \ la orden la defordcn la color la coftumbre, la Rodilla, la pofxda, la miel, la cama la leche la fangrc, la flor, la lumbre la feñal, la mar, la albarda

ZJT^ C^S. 25 il ciglio degli ocehi. il mantice. il carciofo. il lamento, d fonte . /' ago. il rifo. lo inchiojiro il butiroyouer fmal%Ot il margine lo agone,

il fine; ¡' ordine i I difordine. il colore. il cojltme; il gmocchio, lo alloggiamento, I melé I letto . I latte, I fangue I fiare I lume; I fcgno, / mare ; I bafioj

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:3<5 , LIBÍIO TI^IMO. la.inan^ana il fomo. h pulga.. il pulid.

Ñíwí M Trouanfí ancora, come habbiamo dettOj al~ mafchio m ^^- ^¡^^- ^ cheinCañigUano fono del genere 'XSL <íe/mafchio, ein Tofiano deüa femina .qm-nofono dí!U UfotlO . .

, Qañ'iglhmáelTo/cam deüa fe-maichio. ' mina,

el muslo la cofcia ^ el tragadero, o ^na.t-la gola

güero 5 la milxa^ cuero fmil-el ba^o, xa ei freno la briglia el bragado la brdncata el ROCÍO, la brina. el Rodeo • t aggirata el agraz /' agrefla el uaUc la uallc el papel la carta el dore , la dote . '

KomnofíM. comimeiumepero , come habbiantQ detto dut u Un- f" ' cbejaranno del majchio m Cañigliano Ja j»t. ranno ancora in Tofcano, e qttei deüa femina^

fari-

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parimente della femina", come per e/Jempiofi puo uedere; eJfÉmpio di quei del mafcbio nel-' l'una, & l'altra linguá.

Caftigliani. Tojcani, el arado k) aratro el:- buey ilbue-el cargo il carica el ciia il di el enfermo " lo amm^lato ; el fraylc H fi-ate el higo '• i l fico '•• el melón • il melone el ojo •/' occbio el quadro il (jiudro el íayo Ü Jaglío el uczino "" il Hicino el yerno il genero el 1)0 LÍO il j'ciocco el ccíHllo ü teflcllo el daño il danno el don 'il dono el diado lo ¡lato el gouierno il gouemo el jubón il giubbone el ladrón il ladra el nido il nido

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28 el paño el Ratón el toro el xabon el íapo el zcro

LIBIDO TllIMO. il panno il forcio il toro il fapone il rojpo il T^ro, o nuUa.

Nomí ¿tU Effempio di quei della fetnina neü'una f'^'"^"'"''raltmlingua., ti.. .

e3r

Caftigíiani. Ja antigüedad la ballefta la ceíla la cuerda la dan9a la deídicha la dicha la edad la fama la feria la fiefta la guerra la hora la jullicia la licencia la moneda

Tofcani. la antichtta la balcflrix U cejia la coy da la dañina la disdetta la dem U eta la filma la fiera la fefla la guerra I' hora la giufiitia la licenxa la moneta

U

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DELLJ la neccsfidad la oración la pereza la quixada la Razón la Rcnzilla la la la la

íentcncia tribulación uanidad ximia

la zorra la la

yegua yunque.

Liri. cjís. ij) la neceffitá. la oratione la pgritia la maffeüa la ragione la quiñione la fenten%cí la tribulatiom la uanitd la fimia la uolpe la canalla í incudine

E T altrifimilijdoueft uede chcfuoya tran do quei pochi, che tiotafiímo; gli altrifotio fomiglianti nclíuna , & neU'altra lingua nél genere;ho niejjo tanti nomi per cjfempio ; ac­oloche pojjano ancora feruirc alia copia dellepa role , ¿r coftgli ho mcfn per alfabeto .

DEL FITS^E DI TVTTl I 7^(0AÍ7, ET D E L N V M H R O L O R O .

C A 1' 1 T o L o . V II I.

- E R C I O C H E la finitione, o ter- ^¡f'>'J'»* , • „ / ! • ! • • I mi cit¡tiz¡ia-mtnatione de i nomi Cajiigliani.¡e mol- „¡ .,¿ ,„,.;

topiu ampia, cbequeÜa deiToJca- ditofiam.

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JO • LlSn^O TfilMO. ni; trattcrremo parttcolarmente, e con diuifio ¡e; acciocbe piu fácilmente poff'a cjjerc intefa,

l mmi ca- diremo adunque, che tutti i nomi del numero fitgbam f- ^ ^ menofoíiantiui, ofinifcono m mcdi, o in cde-e'mcou conjomnti: muocaUJaram Una di quejteciitr fonanti. que, 3., e, i. O, M, Í7iconfonantifardinuna

diquejie,d, í, n, v, ^> x, y,, z, deiqua-U tutti daremo ejjewpip, coft per ordine, delle

,m Pniti tio cali primo ;epoi di quei chefinifconoin con-... adema, fofiatiti; quclU nomi adunque che finifcono in fchio e deHa a, per la piu parte fono del genere dcUaffirnitiHi fmim. ftcome.

Caíligliani. Tofiani.

Noffií in

la agugeta la balíefla la capa ,1a cuípa iá dicha la dotrina

eftera furia íaxa gloria gula honrra

la la la la k la ia. hafta

la ftringa la balkfira la cappa la colpa

, la ditta la dottrim la ñuara la furia, la fkfiiiii la gloria la gola /' honore

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DEILA la jufticia la joya la libra íá miferia la niebla la ofrenda la plaga ia querella , la rodilla la fentencia la tierra la uida la xerga la yegua la zorra

la giuflitia la gioia la libra la mij'eria lor nutíola I' oferta la piaTTT^a ü lamenta , il ginocchio la fentenl^ la térra la uíta ti cilitio la caualla la uolpe

n-

<Alcmi altrifitrouana del genere del ma~ fchio finiti in a,ficome,

Caíligliani., To/cani. al poeta el profeta el dia

il poeta il profeta il d)

el hipócrita 1' hipócrita

Etaltri/lmilitma per la piu parte fono del-genere deÜafemim .

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5* LIBBS) T J^JAÍO. 1 I

DEL Fl'hiS 17t,E> ¡

nmi finiti x>i quei che finifcono in e, alcuni fono del fncdelma. „gf¡^yg ¿¿I ff¡afchio , c aícum della feminafi

Caftigliani. Tojcani.

el azcyte ei afeytc el delcytc el padre el hombre el íáílrc

la calle la llauc la nauc la madre Ja parte Ja tarde.

t olio il belktto il diletto il padre I' huonto

il faríore,

la lúa la chidue la, ñaue la madre la parte la fcra

Et altrifimili, doueft uedc che i pr¡mi fono ¿el mafchio per l'articolo , che lo dichiara,e ¿li altri dcÜafmina¡períartícolo,Lt.

íK

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ITSl^/, non trouoaltro che, marauedi, che, é ma certa moneta che uale un quattrino;c 9a, quegami; cioc la foffitta, percioche ialtrt, chefinifcono iny,fi puo dir che finifcono piu to~. fio in confinante, che in uocale, & di quell», fidird alfuoluogo,

IK )0, finifconoinfiniti, e quaft tutti del ^omlmt, genere del mafchio , come quei in a, dellafe- ¿^¡^^¡^ mina, come per ejfempio fi uede.

Caftigliani. Tofiani. cl amo // patrone cl ba^o la Jmil'^a cl carro il carro el dado U dato cl feno ¿I fieng cl gato // gatta el higo il fico cl loco // matto el mogo, , ti feruitore, ouer gid^ cl nabo , il rapo (uant

C

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J4 IIS^O Vn^IMO el oro f oro el paño ' il panno el queíb il formaggio ci rallo ia gratarolla el Tcfo // cerueÜú el techo il tetto el uafo il uafo el xitnio la fimia el zorro. /á «o/pe»

Caftigíiani. Tófiani. el aro el befo el cefto el dedo

il cerchio il bafcio il cejlo il diu

el hado el lino el ma^o el niño el ojo el perro el quap el Remo él fapo el toro

il fum il lino la waz^ il fum V occhio il cañe t anitneU il Imo la ranocchid il toro

el

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ttl

na.

DSLL^ LIT^. CUS. 5J el uino U uino el yelo il giacch el zcro . il %crQ o nuUa

£t tutti come fi uede fjno del genere del ma u¡mo,f<,h fehio, dellafemina nontrouo altro finito ¿fio, o,deüafe che (]uefio nome, mano, che fi dice la mano; quefto nome , quajo ; fignifica la animella, o renella del capreto , il qrnle adoperano nel latte: accióche fi congeli , perfarpoi ilfor-maggio. . , '

I N u,fitrouano pochi, che finifcono, co" me , efpiritu, ejefu; fignore , efaluator no^ íiro : &• (¡uejio per la piu parte finifce tn f, come , jefiis; perche tutti gli altri^ che jini-fcono in u, fono piu tojio d'altra lingua, che della noflra,e queflo mi baftiintornoalfine del le uocali.

DELL^ F O liM^TIOTi^S J)SL N V M E R O D E L F I V , I N Q_V B I

che fimfcono in uoeali,

Terche, come sha detto, lafinitio-ne del numero del piu, procede da quetia del numero del meno, tratta-

C íj

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^6 LIBI_0 -PlilMO 0«Z numera y^^j, ^«¿^j del fine del numero del piu,¿n que-me^'n'flccía •^' che finifcono in uocale in quei del meno: per in quei che cioche in quei chefinifcouo in confonanti, la, finifcono in formatíone é diuerfa ; dico adunque , che in ^w'*' tutti i nomi chefiniranno in uocale alcuna, co

me a, e, i, o, u, fk il numero del piu , aggiun* gendoli unf, all'ultima uocale, fi come ;

Del meno, Delpiu. el poeta los poetas la culpa las culpas el hombre los hombres la calle las calles el marauedi los marauedis •el dedo los dedos la mano las manos el eípiritu. los eípiritus.

€t cofítuttiglialtri; douecheftuede,che chifaperd come finí fea il retto nel numero del meno ,fapera fubbito j come finifce nel nu­mero del piu;e chifaperd quefti due retti,Uer rd in cognifione d'ogni declinatione ; percio-che tutti gli altri cafi,fonofomiglianti aquefli due retti ¡ quei del meno, al retto del meno, e quei del pÍH¡al retto del piu: ma nientedimeno declinaremo^alcuni doppo la finitionedi tutti.

Del

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DSLL^ Ll%. cas. í 7

DEL Fl-üi^e DI QJfSI cae F I ­N Í S C O N O IN C O N S O N A N ­

TE. C A P . IX.

J N I S C O N O ancora, co­me habbiamo detto,, i notniin confonanti, i quali fono qtie-Jli, d. I, n, r, C, X, y, z, (¿r i^omíchefi. daremo effempio particokr- "/'"J"'"'^^

mente cojí per ordme dogn una, con le uocah , i¿f¡a„o. € fi fegneranno con l'articolo, accíoche Ji co-nofcano quelli delmafchio, & quelli delta fe-mina , etin quefii effempifaro un poco lungo,; percioche, come i ha detto ,faputa lafimtio-ne ,ftsa la declinatione di tutti; & poi "díre-mo deinutnero delpiu, in quefii che finifcono in confonanti.

ESSEMVJO DI O^FEICHE N I S C O N O I N , D , C O N

quattro uocali.

Caíligliani. Tojcani,

El'

el abad t ahbate la earidad la carita la caftidaJ la cafiitd

c ÍH

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^8 ÚBKO TBJMO, la uerdad la nerita la ciudad la citta la pared il muro la Red ^^ ^^^^^ la fed la fete, la merced l^ ^ercé el adalid i* interprete ^ che fet'.

ue da intéder lingue,

la lid li lite la uid l^ tiite el laúd il lauto el ataúd /<z caj]a de i morti la uirtud /ÍÍ «'Vía la yngratitud /' ingratitudine.

j K ód, nonft troua nim finito nella nofira Ungua j quei che fiuifcono in ad,e in edy

fono per la pik parte del genere della femina > quet che fi~

nifcono inidyeudjfo • no alcmti del­

la femina; &al- .

mni del mafchio ; come per l'ejfcmpio ff uede.

Del

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C I N Q^V E V O C A L I .

Cafligliani. To/cani. el animal f anímale yumlfHiti el general il genérale *""'• la cal la calcina. la fal il fale el batel il battello Nomi fniti el aranzcl I' aran%ello, éuna ta- '««'•

uola, douefí metto-tto VoniinatiGni della citta neüe kofierie, o Imghi piblichi, pi gliafi alema uoltct, fer il cartcllo , con che ft sfida qualcuno

la piel la pelle . la miel // melé elbadü lapallem di ferro ,t::.f:t

che fiíl al foco , ft chiama badile.

el aftil aflil, ft chiama Urna-nico propriaméte del la'^appa. (uolo.

el caracol la lumaca, cuero buo~ C iiif

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40 LJBBJ) Tl^lMO cl fol il Jóle la col le uerT^e, b caule . el confuí // Confole ¡ lo azul /' aburro.

djmiiqut D I i^ueflí inomifinid in,i¡, ein ¡ol,í¡uaft p'fiMM del f^ffifQfi dehenere delmafchio; percioche quei quaideaafe duenomi,\Lztonú, e,juuenil, cheinTofcan mina. fono, mronile, e giouenile, fono piü tófio ag-

gettíui; benche, uaronil, satribmfce fempre alia donna, che ha animo, ó apparen^a d'hm mo ; come dir: es una muger uaronil,o«eyo de animo uaronil.

DSL FI^E DELL^ ,7^

Caíligliani. Tojcam, . Kami fmti el pan ""*- cl %fan

la orden cl almazcn cl celemín cl raaftin cl blafou la ocaííon la perdición

il pane il fkggiano V oráins V adornamenta lo fiar o il maslino V imprefa f occafíone la rouina

k

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el afán el facriftan la farten el bayuca el bacín el Ruyn el mefon la razón la pailón

Caftigíiahi. Tofiani, V angofcia il fagreftano la frefola

. /' incontro il hacino il trijlo r hojieria. la ragione la fafiione

Ib I e¡uefli i nomi finiti in An,i¿r in,rade uol smi flniti te ft trouano del genere della femitia; ejuefiono intnjfcha me, almazen, in Cafliglianofignijica, fouer- S?'*"'!'""*' cbio adornamento d'una cofa, come dir in Ca-jligliano jgaftar almazcn, uol dir ¡pender trop pe parole in una cofa ;hayucn, uoldirquau" do un buonio [contra unaltro forte, e lo mua ue in qua, c in la ,fí che dir ,dio\c un bay­uca , fignifica lo [contra forte ,cclemin , é una mifura di fonnento, che ha tanto , come

un üaro; el blafon, ftgnifica l'imprefa chcfi porta, o müo feudo dell'ar-

me, ofíiora in qualcbe ul­tra parte.

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Níüni] finiti el pefar mr. la muger

el martic el paftor el plazer el albañir el dolor la flor

4» tIB\,0_^TBJMO»

/• increfcimentú la moglie il martire il pafiore. il piacere il murara il dolare il fiore.

€t per la piu parte i nomi finiti in ,or, tutti fono nomi uerbali, i quali fermno da partid-fij, come jhazedor, comedor, beuedor, & altri; ma perche penfo piü lungamente al fm luogo trattarlo, per hora non diro altro .

DEL FII^E DELL^ ^S.

Caíligliani. Tojcani.

Viomi finiti J>ios^ j ^ f y s £,,(,, GiesÜ,

Zrmal'ca- ^^ lunes, elmartes luned) ^ maned), none. el miercoIes,eI j nnucsMercore, la Giobbia.

el uiernes, el mes, il FencrCi il meje la raiesjclanis. il raccolto; l'anifi:

Et

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D€LLULlti. CsAS. 4p £t cofi i fimili, benche credo chefttroue-'

rannopbchi altri; percíoche tutti inominel numero del piü finifcono in quella: & perciófa rebbegran confufione deUa lingua -.femolti no^ miCt trouafferofiniti inf, per non faperfi quai fujfero del numero del piü , e quai del meno ; é per la iflejja ragione fi trouano ancora pochifi-niti in ,ar, & ,er, percioche farebbe confonder ^omiinar, ft gli infiniti de tuerbi,i qudi finifcono in una di ^ ""'Í"*. qteüe; '^ ' ^ « • - ' " per quai C4

DEL FITsii DSLL^ >X,

Ca%I lani. Tojcani. el carcax, el rclox // carcaffo, l'orilogio , el box, el amoradux il buco i certa herbó,,

che in Latino éfamfti cusiouero amaracits.

Di qutfli finiti in ,x, fi trouano pochi^ Komi/»'"'• e tutti fanno il numero del piü^ »(»«;,foc/?»

in ,ges , douendo fare in _ xes : per la regola ^ '

che da poi di­remo.

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44 LIBBJO TlilMO

DEL FIl^E DELLjí ,y.

Caíligliani. Tojcant. Nom»m> el Rey

ia grey

el buey ' la ley.

il B^ U gregge

il bue la leggge.

D I qtiefii ft trouano fochipiu, per ejjer fineftrano.

DEL FIT^S DELLoi ,Z.

Caíligliani. Tofiani, tfonulnn,. la haz

el capaz el axedrez el almirez la uegez el matiz la perdis el arroz la boz la hoz

la fkccta il capace lo fcachiero il mortaro la uecchíe':^ il finalto la pernice il rifo la uoce la Jalee

ti

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el orofuz la requelitia,

Caíligliani. Tofcam* la paz la pace el rapaz il rapace el juez lo giudice el jaez í adomamentodel u-

uaüo. la embriaguez r embriache:^ el cahíz il moggw, 0 mifitra , la nariz il nafo el albornoz forte di uefle a'^UY"

ra, che fia falda al-l'acqua.

la coz il cal'^ el capuz il capúcelo la cruz la crece

E L jCahjz, é una certa mifura diSpagna^ chefk quattro facchi di quattro ñara l'uno , di modo che una mifura £ un fizhizyé una mi-fura di fedici fiar a diformento y o grano qualfi uoglia

El jcapuz, é una uefia che sufa ferrata da tutte due le bande ¡ e arriua infino a térra , (¿r éaperta fulamente per il eolio ,fina una j^an" napocopiüjperla qual partefi ueftey&poi

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45 LIBXO TlilMO. fí j'erra caibottoni.

EL jalbonioz, é una uefla da Caualiero,al~ la Morefca, che ferue perfeítro , guando pia~ ue,&é d'una certa tela, comemocaiarodi co­lore mor ello, & é grande, e lunga, con cer~ ti fin lunghi, che defcendono per ogni parte.

E r quejii fono t fini di tutti i nomi filian-mi che finifcono in confonanti. Diremo hora del fine del numero del piü, in tutti quefli, & daremo ejfempio di tutti uno per forte .

t>RL FI'KE DI QyEJ , CHE F I~ N I S C O N O I N C O N S O N A N -

tenelnumero del piü. C A P . X.

Numero del piif, in qttei che finifio-

^^. ^ ^ ^ S L ^ L I I ^ ^ ^

ro, in confo­ 9 S^^n^^ nanti^ come, ra ffl fijormi.

rt^^^^

IA habbiamo dettOy.che il fi­ne fiel numero del piü deriua, da quel del numero del menos efitcefiimoüna diuifione ,di-certdo,che terminauano, ó in

uocale y ó in confonante,di quei, che in uocale. finifcona, habbiamo detto chefhnno il numero del piü ; aggiungendogli un f, [olamente , e h frouafitmo per effempio; hora diremo che in ijuei che finifcom in confonanti fi fura: aggiu-griendogli quefie due lettere ,cs, aü'ultima con fmiante del numero del meno yfi come .•

'Del

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DELLjí LI'Hs CJÍS. 47

Delmeno. Del piu. el abad ios abades la pared la uid

las paredes las uides

el laúd los laudes.

Delmeno. In ,L, del j el animal los animales el batel los bateles el badil los badiles el caracol los caracoles el confuí los confules

el pan la orden

los panes las ordenes

el ruyn el mefon

los ruynes los mcfones.

í n. A-(Ing. plfi. fmg. plu.

el pefar; los pefares.el plazer los placeres; el martir,Ios mártires, eldolorjlos dolores .

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48 LIBB^O TIJMO.

frng. plu. Jm. flu. fm. f)Iu. Dios, diofes, mieSj miefes, mes, mcfes j

fm. fltt, el carcax; los carcages el relox los reloges .

Now» /« K, Hauemódetto, che quefli nomi jnnno il plu fa„ni>iii?iu. raleitiy^ts, douendólo fkr in,^cs,per il mal '"'""^"•fmno.

fing. plu. el buey los bueyes el rey los reyes.

fm. plu. fin. plu. L A paz , íaspazes , el juez , los juezes , la perdiz , Jasperdizes, laboz, las bozes , el capuz, ios capuzes, la cruz, las cruzes,

cofi

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cofi tutti gli altri, i quali tutti uatmo per que-fia uia, come habbiamo detto , fapendo qiiefli duefini del meno , e del piü; egli atticoU, che a tdí nomi fi danno , come gia habbiamo, cre­do a baflanxa dichiarato,fi[apera ficilifiima-mente declinar ogni nome, hora finifca m uo-cale, hora in confortante: nientedimeno accio~ che meglio smtendano , declinaremo uno per forte, con le particelle [ole, e con gli articoli.

DECLíV^^TIOVj. y DE I "HO MI S O S T A N T I V I .

C A P . : Xi-

£ R C 1 0 C H £ la d/fficolta IncheconH-del mriare detti nomi, confi- ^* ^f^-

1/1 1/1- ) • ;i coltAatí un ' jte m dijitnguere le particeue, ,ia„ia¡m¡,

e gil articoli, innanTJ chctrat tiamo dclla uariationc dique-

fii nomi; dircnto dellc particclic , pojcia che de gl'articoli habbiamo detto al mioparer , aba-fianT^a. Dico adunque, che coft come fono due Due mimlt-forti dinomijpropri,e co'/mnuni, cofi fonodue rtdiiKUn* modi di declinargli, qucllo con le particeüc fo- "'""""' le , e queflo con gli articoli; percioche, come habbiamo detto , a nomi propri nonfi daño ar- ^ . „ ticoli y ma particelle; le qualifono qucjie; per ,/,,/; ¿¡„^ ilgenitiuo ydc, ildatiuOyZjlo acufatiuo, co- *inom.

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50 LIBELO TIll^MO. me il retto, ouer ,a, come il datiuo, // uocati-uo ,o, ouer ,a, perciocbe quando fi dice,o, per

Quand» fi i¿i p¿¿ parte, o pregando, o ¿amentandofi a, pe >ce,íi,e,j«i! ^ s'applica a chiamar.lo ahlatiuo de, come il

cathio. genuino : nel numero delpiu, non accaae aar-ne : perciocbe le particelle [ole, feruono come ha detto a i nomi propri, e accompagnati con

VecUnatio - gU articoU d i comuni: de i quali diremo poi. ne de i nonti

^''^"' ESSEM'PIO DE I ISIOMI V l^O-P R I j C O N L £ P A R T I C B L L E S O L I .

Cafligiiani. Tojcam. nom. Pedro _ Tietro gen. de Pedro. di Tietro dat. a Pedro a Tietro acu. Pedro Tietro uoca.o oiier,a Pedro, o Tietro abla. de Pedro. da Tietro.

Caftigiiani. To/cani. Juan Giouanni

f

de Juan di Ciouanni i a Juan a Ciouanni . Juan Giouanni o Juan 0 Giouanni

de-

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DELIJ. LIT^ C AS. yti de Juan daCiouami

£í (juejla é la uariationeditutti i nomi pro) prij con le particellefole, aggimgendofi anco­ra quefle particelle , egli articoli el, e la, los e las, per la dcclinattone di tuttigli altri no- ^"linMione micomumjtcome ¿c'nmúc,.

amni.

da. acu.

no. el padre, gen del padre

al padre el padre

ucea. Q padre abla. del padre. el animal del aniíhal al animal el animal o animal del animal

í'ng-el pan del pan al pan el pan opan

no, gen. dat. 2CU.

upe.

plu.

ios padres délos padres a los padres los padres o padres de ¿os padres. los animales de los animales a los animales ¿os animales o animales de los animales •

plu. tos panes

, de los panes -a los panes ¿os panes o panes

D ij

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5-» LIBIDO TXIMO abl. del pan de los panes.

ftng. flu. el pefar los pcfares del pefar de los pefarcs al pefar a los pefares el pefar los pefares o pefar o pefares del pefar . de los pelares

el relox los reloges del relox de los reloges al relox a los reloges el relox los reloges del relox. 4e los reloges.

fmg. flu.

la culpa las culpa» déla culpa de las culpas a la culpa a las culpas la culpa las culpa* c culpa o culpas déla culpa. délas culpas

el Confuí los Confules del Confuí de ios Confules al Confuí a loi Confules

elGonfoí

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cl Confuí los Confules o Confuí o Confules del Confuí. de los Confulcj.

la razón las razones dck razón de laj razones a la razón a las razones la razón las razones o razón o razones de la razón de las razones.

la mugcr lasmugcrcs delamugcr de las mugeres 11 la mugcr alas mugeres lamuger las mugeres o muger o mugeres delamugcr. de las mugeres,

la ley de la ley í la ley la ley de la ley.

las leyes de Jas leyes a las leyes las leyes de las ityzs.

Et coftfí declineranno tuttigli altri nomifo ñaittiui; bo uoluto metiere il fine di tutti loro; acciochefi ueda chiaro, che fxpendo il fine del retío nelíun numero^ e nell'altro \ft sd decli'

D iij

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54 LIBIDO T^IMÓ. mrmttoil nome ,talche la difficolta cefolo nel uartare de gli articoli, delta qual mriatio~ ne credo hauer detto a baflanr^ : hora tratte-remo del fine di tuttigli altri nomi in tutti due i numeri; & prima delíaggettiuo .

DBL 1^0 MS UGGSTTl FO , ST D E L L A S V A V A R I A T I Ó N E

C A P I T U L O . XII.

1i> che fini-fie il nome

. / / V E N D O detto che il no­me neutro apprejjo i Cafliglia ni fempre é nome aggettiúo, che in un certo modo foflanti-uato , o come fojiantiuQ ft chia

ma . ¡\ejta hora da diré del fink di quejli no-mi : il qual fine diremo cffere in due uocali,cioe in jC, eí" in jO, quei che finifcono in ,e, non am-mettono altrofine ; ma quel folofcrue a tutti tre gcncriúimafchio , efemina, & neutro ,fi come.

Cañigliü ani. t>ect¡tt.Um>t ¿el nome A'T jetiiita .

Tojcani. grande grande diifce dolce terrible terribile lo grande. la cofa grande.

Maliente

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DELL^ £/•?<. C^S. 55 ualiente ualente trille trifle amable amabile. lo dulce. la cofa dolce.

Che tanto ft dice thuomo grande, come la A^U tgaeu doma grande; come ,1o irrande, neutro , che '''"""''l''"í uol diría coja grande , auuertirete pero , che „(,„( 5; a (¡ueflo fine del ,e, rade uolte ft dail neutro, rna gíi altri due generi Ipejje uolte ft danno , auuertirete ancora, che quefio nome gnande, Ausnimtn üggiungendofi d nomi, che commciano da con *" ' '' '''=™« conformiti, allhora ft ferde queí ,de, ór fk <S ""'' " gran, & ferue farimente a tutti due t generi di mafchio, & femitia , ma non al neutro, i fi come.

Cafligliani. Tojcani. ^ran mugcr gran moglie gran coía gran cofa gran tiempo gran terapo gran cuerpo grancorpo i gran plazcr troppo placeré gran íbcño troppo jonno .

Ma fi s'aggiugnera d nomi che comincianit dauocde , allhora non fi tronca ¡ma.fi refltt " ' ,j

D iiii

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$6 LIBT_0 VBJMO. pella Juafor'¡^a,fi come.

Caftigliani . Tojcani. grande hombre grand'huoma grande animo grand'animo grande agua . troppo acqua .

Ben é uero, che queWe, ultimo fempre ft per de, quando s'aggiugne a uocale ; il nomé grande, per troppo ft piglia, molte uolte nella lingua Cafligliana,fi come jhaze grandagua , haze grandes lodos', cioé é troppo acqua,trop

Grande ftr pofiinghi,hiLzcütznlol:pertroppo caldo:gr^ tropft. uientOjgrá no,granfreddo. del nome neutro

in quefli nomi non ft tratta;perciocbe, com'bab biamo dctto radc uolte ft da a qtusti nomi fi-niti in e.

Quei che finifcono in, o, ammettono ilfine dellafcmina in ,a, e'l neutro in¡o, come iltna-fchio ,fí come ft diceflimo.

el bueno, la buena, lo bueno , el malo, la mala , lo malo ,

f""' fif* Gli ho dan r/i articoli, acctoche fi diñin-¡o éOrtlCOU * . , ; . .

mmti'wt- S"'^"c dal genere , ptrciochca nomi aggettiut «M. non ft da articolo : fe gid il nome aggettiuo

mn

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non fi dicelfe prima del foTlantiuo, che allhora ft dará l'articoloall'aggettim ¡ficome. el buen hombre .

Quejloferó non sinteyídera dcinomi pro-prij, anxife la parola comincierd da qucUo , allhora non fe gli dará artícelo; percioche ap-po i Cañiglt ani é troppo affettato, e non ¿ufa, fe non c da alcunedonnc , doue che in Tofcano é al contraño : fi comeft dicejfemo,

Caftigliani. Tojcam. Vucftra her mo fura ,La uoflra belleza é ta~ A ífratmi

es tal,quc hazc que le , chefh che'I mío '"»/"''' <"f mi cora9on cite ii- cuore fia jmpre pro _.¿ „¿ ¿ ^ cmprc pronto a uuc to alia uoflra uolon „ U ^arla. fira Uoiuntad . tÁ . menmemn Mi hijo os ama cor // miofi^liuolo ui ama '^"^M^'^ dialmcntc : a uuc- di core : la uojtra ftra m ugcr he uiílo moglie houiflo bieri. • clotrodia,

ít queflo s'mtende, cominciando da loro, o con le particelle ¡ ofoli; percioche comincian~ do dal joflantiuo , aühoraft darebbe I'articulo al foflantiuo, come, la muger uueílra la ha zienda mía, & altri cofifktti.

ÍL nomeneutropero femprehailfuo arti-

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58 LIBIiO TJIIMO. Nome nt». í£olo , lo, & fi da nel numero del meno; per-*'" "«« fi f-i^^ijg ¿„ ^ngi j^i piltfifii ¿el genere del ma.. dJ^afdm. fibio, et da queU'articoío ^lo^fi diflingue il fi­

ne neutro di <¡uel del mafchio , aitrimente tut~ tofarebbe uno ;fi come.

Caftigliani. Tojcani. lo bueno lo honcfto lo dulce lo uno lo agcao.

lo malo lo inhoncílo lo amargo lo otro lo contrario.

la cofa, buona. la honefta la dolce , runa la cofa d'altri'

la mala la inhonefla. Varmata l'altra la contraria.

Al neutro Doucfi uede, chc tuttifi rifolneno per il no (¡H'tdofi día ¡jjg ^QPJ ^ inTofcano , & che tutti hanno ilfuo lo articolo.e . , /• •. i i r • 'luando non ^^ticolo, trouanjí pero alcune uoíteje/iT^a arti-

coló alcuno , mafempre col uerbo effere ;al^ trámente nonjorfe ad immitatione de i Latini, ft come.

'¡Utt, ¡i día

Cafli

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t>ELL\A Ll% Cj:s. 59

Caftigliani. Tojcani, bueno es amar a Di- buena cofa é amare Id"

os. dio. :• malo es hurtar . mala cofa é il rulare. prouechofo es enÍQ-utile é l'infegnare .

ñar. , , , Et quejlo modo di parlare, alie uolte fi fk infmto /»

metiendo lo articolo el, innan%i lo infinito, fi "'" ^> >**' come. , ""'

malo es el hurtar mala cofa ¿ il rubare , prouechofo es el ca- <¿r utile il camina^

minar. re.

Fafii ancoraJpejfe uolte qucjio nome neutro ne i nomi pofefiíui commementc, fi come -

Jo mío la coja mía ^^„ f, ¿^ lo nueílro lanojira tipojjéfm. lo fuyo la fuá . • lo tujio. la tua louucfiro, ^ lauoflra.

Mcuni-altri nomi aggettiuifi trouano, che AggittluHn finifcono diuerfamente, de i qualiper ejferco- '""f'"^*' Ci fochi:, non ho uoluto fur rególe, tra t quali

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6o LIBIDO TB^IMO. fono i nonti finiti in yil, come . utjl, débil, frágil; fértil; utile debile, fra-gile ,fertile, & alcunipochi in ,7^, come .

Caíligl l an i .

capaz; rapaz.

To/cam. capuce rapuce.

JÜetttrtdxfi da a tnuílio efoco.

DI MVCHO ^ ET TOCO. CA p I T o L o . XllU

U s's I ancora efiífiimeuol te il genere neutro a quejlt due nomi m\xc\\o,che uol dirmol-tOy o troppo y e , poco, mu qaandofi trouano dd genere

dtí majcbío, o dellafemina allhora nel nume-Mucho,e¡>i> ro del mcno , s'aggiungono a coje inanimate, o tontlmime. j^^ diiiotinopefo , O tnifura: & non ad altriy 4coje inuni & allhora ftgnificano quel che inTofcano trop tmac. po ,0 poco i come.

Caíli !?iiani.

mucho liino mucha agua mucho dinero.

Tofcnni.

troppo uiívi troppa acqus troppi dinari •

mwba

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DELLa LÍ'H, cas. 6l mucho azeyte troppo olio É ¡f T"'' ''« pocouitio focoumo £ ,«7/ ; ! poca agua focaacqua ti»tt.

Íoca harina poca fariña

o mucho, lo poco, iL troppo , il poco • • Manon ftdirehbe ,mucho hombre,mu­

cha , muger, ne poco hombre, poca mu-í ger j ho detto nel numero del meno; percto^^ che nel numero del piu, s'aggiungono indrjfere»' temente a tutti i nomi,cofi animati,come in ani^-mati: percioche comsquefii nomi denotino ,fo^ lo la quanttta duna cofa; & nel numero deli meno : principalmente nelle cofe anímate, non cifia, la diuifioiie, non puo e(¡ere la quantita ¿, la qual cofii nel numero del piu fi puofkr, per la diuifione di piu di uno.

í^uefio nowe bueno, nelfine del mafchio Irnteno < «i ralamentefemprefipcrde l'o,ereJla tronco, • '••"> l"'^'

/ - I j ; e treno), « Hora fia con nomi, che commciano da uocale, „ ^ , ^ ¿ hora da confonanti, fi come. buen hombre, buen animal.

Caftigliani. Tojcani. buen hijo , huonfiglio .. .j

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(52 LIBBJ) TíilMO buenRev buonIe buen labrador. buen lauoratore buen ojo buoH cecino buen cauallo buon caballo buen perro . buon cañe.

- • Ma qaando Uiene doppo il foflantiuo, non ¡i tronca ¡ come,hombre bueno, ma nelgenere deÜafemina chefk buena, e nel genere neutro ancora che jn, come quel dcl\mafchio: nondi meno, per non appoggiarfi afoflantiuo, niuno reflano nella fuá [orza ,&nonft troncano, co-' me nella uariationefi uederd.

y^B.I^TIO'íiS DS I TiOMl ^G . gettm. C A P . XIII I.

Hauendo detto di tutti i nomi aggettiui, re-• fia hora dedinargli, e primo de i nomi finiti in c , nel genere delmafchio, c deÜafemina, fen-•X^foflantiuo i ft come.

tnaf. fem. no. el grande la grande gen. del grande de la grande dar. al grande "ala grande acu. ci grande la grande uoc. o grande ogrande •

del

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abl. del grande. de la grande.

m. ád piu. f.

no. los grandes las grandes gen. de los grandes de las grandes dat. a los grandes a las grandes acu. los grandes las grandes abla. de los grandes, de las grandes«

.m. no. el dulce gen. del dulce dat. al dulce uoc. o dulce abla. del dulce

.f. la dulce de la dulce a la dulce o dulce de la dulce.

del piu.

los dulces de los dulces a los dulces , los dulces de los dulces.

las dulces. de las dulces a las dulces las dulces de las dulces,

Et ancora cbehabbiamo mejjbgli articoli, y¡^„¡ „ ,^ con cjuefii nomi: nondimeno nonjegli daranno tim qitaudt nel parlare ,fe non é che uengano accompagna- fi tronctm. ti congli articoli, &d€lli aggetíiuifMno pri~

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(54 LIB^O Tn.IMO mi ¡i che in quefia declinatione sintende fem^ freil foflantiuo doppo loaggettiuo; come, el grande hombre , del grand'hombre, & h gran cofa; de la gran coía ,• ma fe fara primo ílfojiantiuojo articulo non fi dará mai alTag-getiHO , Je non alfojiantim i come el hombre grande,del hombre grande,al hombre gran de , ^ íofi,h cofa dulce; de la cofa dulce, a la cofa dulce; & queño dico di tuttigli ag-gettiui, ll nome neutro ft dijlmgue da queji'al-trt due, come habbiamo detto deü'articolo l o , fi come.

lo dulce ;de lo dulce ja lo dulce, lo dulce, de lo dulce i <¡r nel numero del piu nonfi de­clina , perche non Ihanno cotai nomi neutri.

DECLIliJÍTIO'HJ DI Q^F€I CHS F I N I S C O N O I N , 0 .

C A P I T O L O . XF.

Qjjci che in ,o,finifcono hamo come habbia mo detto due finí, uno in ,o, per il mafchio, & ll neutro, & raltro m,a, per la femina, ft come.

maf, fcm. ».

w. el malo, lámala, lómalo, ge. del

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DELL^ LITSl^ C^S. 65 ge, del malo ¡ , de la mala , de lo malo da. al malo, a la mala, a lo malo , ac, el malo , la mala , lo malo , uo, omalo. órnala, abl. del maloj de la mala, de lo malo.

hd pu.

los malos las malas de los malos de las malas a lo s malos a las malas los malos las malas o malos 0 malas de los malos, de las malas.

Inquanto a dargliloarticolo sintendera inqüeñi, come negli altrt fimti in ,e, haSbia tno detto . col fojiantiuo prima fi dedinerd di ^ueño modo.

Caftigliani. no, cl hombre bue- no, la muger bue ^jj^^^^^j,

no na gettminu-, ge. dclhombre bue ge, de la muger "•

no buena da, alhombre bue- da. a la muger

no buena acu. clhombrc bue- acu. la muger bue

n

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66 LIBIDO 'P^,IMO na na

uo. o hombre bue- uo, omuger bue­no na

abl. delhombre bue abl. de la niuger n o . buena.

Del piu.

no. los hóbres bue- no, nos

ge, de los hombres ge. buenos

da. a los hombres da. buenos

ac. los hóbres bue- ac. nos

uo. o hombres bue- uo. nos

abl. de los hombres ab. buenos.

las mugeres buenas de las muge-res buenas a las mugeres buenas las mugeres buenas

o mugeres bue rias de las muge-res buenas.

DecUnatio - £f ¿ofii mmifitiiti ín,il; il cjual fineferm '^etttuti% *^^^° ^ ?Kíí/f/í'/o > quanto alia femina , quan-w>r/,L- to al neutro; fi come.

ffwtntt. el útil; la uní , lo útil. del uti!, de la útil, de lo útil, al útil , a la útil, a lo útil.

et

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DELLj: LlJi; C^S' 6-] Et coft gil altri ¡ i nomi finiti in c , come^cz « nmt Ra­

paz ; ancora ilfuofineferue a mti i tre gene- f ¿ ^ « r í ri: maauuertirette,che quefio nome, rapaz, igadal<iíiu. ft dice a ungiotme,oaun huomoper notarlo ditroppo giouine, & allhora in quena fignifi-catiom é uilania , & il fine dellafemina, al­lhora fi fu in ,a,fi comefi dicefümoalíhuomo, íbys un rapaz ; che uol dir fete troppo gio-uane, & a una donna: foys una rapaza ; che uol dire una ijiejja jcofa, di modo che ft de-ciiner-a.

el rapaz ía rapaza del rapaz de la rapaza al rapaz a la rapaza el rapaz la rapaza ó rapaz o rapaza del rapaz. de la rapaza.

Eí in quefla fiínificatione non ha genere nen tro, ma quando fignifica quel che in Italiano rapace, o in Latino, rapax cis, allhora fotto quel fine fi confien tutti tre i generi': perche fidice.

Caftigl iani. Tofcani. el lobo rapax // lu^o rapace

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68 LÍBICO TI^IMO. la muerte rapaz la morte rapace lo rapaz . la cofa rapace.

Bencherade uolte s'ufa nelgenere neutro y CS" tanto mi bafli intorno a i nomi aggettiui.

DEL FL'NiE DE I D ETSIJ) M11^^-T I V I , E D EL t A S V A V A -

riatione. C A P I T U L O . XFI.

I\puanfi alcmi nomi, i quali daWeffetto denominatiui chia meremo ; percioche deriuano e defcendono da nomi,; quali

_ tutti finifcono in una di due Venominati maniere, cioéin ofo, & in ero •, quei che finí-ui in, o file p^Qfio /^ oj¿ fempre , o per la piu pane deno-*" ""' taño ahondan'^ di quella cofa, come ne i La"

tini; fi come.

tn¡-,demmi' ttatiui.

Caftigliani. Tojcam . ualerofo ualorofo cauallerofo caualierofd ííiftidioíb Jañidiofo marauíilofo meraiiigüofo pcíoíb. pelofo. ' '

emhidiofo

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DELLJÍ LIH, cas. 69

Cafligliani. Tojcani. embidioíb inuidiofo enojoíb noiofo amorofo amorofo perezoíb píen di pigritia uirtuüfo. uirtuofo.

Et altri ftmili y doue fi uede, che tutti de-riuano da nomi, come d'embidia , embidiofo de ualor; ualorofo, de caüallero ,• caualle-rofo, de enojo; enojofo, de uirtud uirtuoíb, ^ che tHtti ftgnificano abondanxa di cofa^ co­me ualorofo, píen di ualo re, cauallerofo, píen viemnimt. dicaualleria, fuñidlofo ;pien difkflidio , pe- "^'"i¡°j^l[^ lofo; píen di peli: (¿r cofi altri, immitando for %onim'^a' fe i Latini.

Lauariatione di quefi'é pariméte,come quel la di tuttí gli altri nomi aggetttiui, cofi in quel del mena , come in quel del piií, // quale per finirfi inuocale Ufara , aggiugnendogli unf, folamente , & quefti hannó due fini, come gli Vdríathne altri finiti in o, quefi:o per il mafchio, e neutro, ^^''"""'' * & in ,a, per ¿afemina: fi come. '•'°'

maf del meno. fem. neutro. el ualerofo ; la ualerofa; lo ualerofo

E iji

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70 LIBIDO TB^IMO. del ualerofo j de la ualerofa; de lo ualeroío al ualerofo, a la ualerofa; a lo ualcrofo. el ualerofo , la ualerofa , lo ualerofo. o ualerofo, o ualerofa, del ualerofo, de la ualeroía, de lo ualerofo.

Et nel minero del piu.

maf. *f

los ualeroíbs délos ualerofos a los ualerofos los ualerofos o ualerofos de los ualerofos.

Jas ualerofas délas ualerofas a las ualerofas las ualerofas o ualerofas de las ualerofas.

&coJí.

el amorofo el faílidiofo.

la amorofa la faftidiofa.

Vomimofo, ^f. fj^f.¡^^ij^i^^i. ^ ^¡^^fli^^^¡^ g^j^gy2-

iUpiuneluogn^fieuno ahondan^ , cofi sufano piu, nel m-catiuo, che in altro cafo , qmfi come meraui-glictndofi, & aUhora fi fuole metiere «?z,que, che in Tofcano é, che; et cofifi proferifce, come fi dicefiimo, o que ualerofo hombre , o que

cauaüerofo

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cauallerofo , .0 que marauilkifo ; che qucr-fio ft direbbe in lode fuá , mcrauigUandofi del fio ualore; et inuituperiofi direbbe,o que perezoíb , o que embidiofo, o que faílidio-íb ; chetuttofi dirá nel fuo biafmo, meraui-gliandofi parimente della fuá dapocagine ; la qml cofa uedo ancora ufarft neüa lingua Italia­na. , ma piu tofio in biafmo che altramenteslo , uoce neutra, o per dir meglio il genere neutro, in queñinominans'ufa troppo nella nojlra lin­gua , ma nientedimeno l'ho mejfo, perche cijo-no mmi aggetiiui, i quali naturalmente han-no il genere neutro , quantunque non fidiaad ñltri che a detti nomi.

DI QJ^EI CHE. FITSIJSCO'HO I N E R O .

Q^ei che Bnifcono in ^ero, tutti per la piu nomi inen parte dinotano ufjicio di quel nome, dal qaale í'giiif'cano ft dcriuano, ft come . *'^^"''"

Caíligliani. Tofiani. aguadero de agua acquaruolo baruero di barua barhiero carnicero de carne beccaro zapatero de 9apato caligaro

E iiíf

<:m

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7» LIBBJ) T 1IM0. efpadero da efpada JpadarQ

hechizero de hechi- fhttíciero zo.

jubonero de jubón e^uel che fií i giubboni limofnerode limoína quel che jklAelemofi-

na., mefonerode mcfon l'ho^e panadero de pan fornaro y ouer fanat-

tiere. ropauegero de ropa ñra'^rmlo,

uieja fantero de fanto quel che atiende alie

lápade di alcuna chle-fa ,

tauernero de tauerna quel che uéde del uin. trapero de trapo mercatante di pami, uiolero de uihucla lautaro xabonero de xabon. quel chefit, o uende ti

Japofie.

Et cofi tuttigU altri: done fi uede che tut~ tifigmficano nfficio di (piclnorne, done deriua-no , come _,aguaücro, quel ckc porta l'acqua ; barucro, quel che acconcia la barba; ropaue­gero , quel che ucnde la rohba uecchia , fantc ro, quel che ña neüa Chiefa, ch'attende a met­iere la lumc et le lampade a I fanti, e chego-

uerna

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uerna la Chiefa ,& quejio s'ufa neüe Chiefe che fonfuora della citta, perche neü'akre y quei che ñannofi cbiamano fagrejimi, cheafpref-fo di noi dicono, facriílanes, in plurale, el fa-criftan, in ftngulare ; ho uoluto dichiarar que- yiomih tr» íii mcaboli, per ejfer difficili da effere intefi. fj^fj^ g »

Mano gene' La uariatione diquejli nomi é come queüa reneum.

de i paffati; eccetto che quefli in niun moda hamo il genere neutro, percioche ftgnificando (come habbiamo detto) ufjicio fempre s'nttri-butfce dperfona, & non a cofa > et per ció non puo hauer genere neutro; pofcia che detto ge­nere fempre s'attribuifce a cofa, & non a per-fona; la fuá uariatione c il majchio in ¡o, e la femina in quei che patifce l'ujficio in ¡a, per ció che pochi di quefii ufflcij appartengono alia fe-mina , i quaifono.

maf. fem,

el hechízcro la hechizera el panadero la panadera cí mcfoncro la mefoncra el fantcro la ílintera cltaucrnero. la rauernera.

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74 LIBIDO TBJMO. I qudi mtifiínno il numero del piü , ag-

giungendoli un f, come de gli altri habbiamo detto y fi come declinandogti ft uedet a.

no. el panadero, la panadera, ilfomaro g, del panadero, dcJa panadera, ¿e//oj-«tfro da. al panadero , a la panadera, alfornaro acu. el panadero, la panadera, il fornaro , uoc. OjOuer a panadcro,o ouer a panadera,

(ofornaro. ahí. del panadero, déla panadera^ ddfor-

(naro.

Et in quel del piü,

maf- fem,

los panaderos las panaderas de los panaderos de las panaderas a los panaderos a las panaderas, &c.

Et coft gli altri; percioche ^apatero, agua dcro, carnicero ; & altri fimdi, che fono uf-ficij propri de gli huomini, non haueranno il genere dclla femina , foi che loro non hanna (¡tugli njficíj.

TroMinfi ancora alcuni altri nonti chefigni ficam ufficio, IQ'fon di quejia iflejfa natura ,

/ quali

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iqualifinifcono in ¡ido, ederiuano altri da no- ^omi <J'KJJ> mi, & altri da uerbo, quei che defcendono da "' '"¿'J"' nomi ,jon nomi aggettmt; & queUi altn Jon deriueno, farticipij, de i quali per hora non diremo, quei che deriuano da nomi ,fono coftfhtti.

Caftigliani. Tojcani. dolorido pien di dolare, defcülorido. fenza colore.

a terido pien difieddo defabrido. fen^fapore.

I qmli uengono di dolore; colore, efapore; &gU altri che defcendono da' uerbi (com'hab-' biamo detto) fon participij, fi come.

Caftiglia ni. Tojcani. perdido fcrfo ucnido uenuto

uencido uinto cozido. cotto.

che tutti deriuano da uerbi difeconda, & terx^ maniera , et non di prima, de i qm~

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'j6 IIB^O T\IMO. ti per hora, non tratteremo ; percioche ft trat" tara di quefii¡e de i nomi uerbali infierne ^ guando fitratte de iparticipij ; pot che é que-fií, e quegli defcendono; & deriuano da uer-bi, <& fara necejfario prima intendere i uerbi i& la natura loro ; e pot quegli che da loro de fcendono, et deriuano , & tanto bafiandomi mtorno a i dcnominatiui, pafferemo hora a di' chiarar i dminutiui, et dtri che refiano .

DSL FIJi^E DE I DIMITS^FTIFI N E L N V M E R O D E t M E N O

C A P I T Ó L O . XFII .

Timinutm, hunno duifi ni,ico, & il­la.

"^omi, che fignificano dimi-nutione di alema cofa, hanno duefini; I'uno in, illo,m. e in i l la/ et l'altra in ico,queÜa in

. illo, e queUache in Tofcano fiwjce in eUo, etmutafi queü'e in,i, tanto per quegli del genere del mafchio, quanto per que' gli dellafemina, fi come.

Caíligliani. müíTo/cani. afoillo

Variat.cne ^ ^ . j j ^ deínomip-nitiinrllo. lOqUllIo

afineüo cefieÜo faxT^rello

montt'

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DELLJÍ LI'H: C^S. 77 montezillo. monticello.

Caíligliani. artezilla

Tojccmi. articeUa

Var'naimt de'mmi ñ»

partezilla damilla

particella damicella

í í .

bouilla pax^reüa

Caíligliani.

del me. delpiu.

tío. el goloíillo Jos golofiJlos g ' delgolofiUo de los goloíillos da. al goloíillo alosgoIüfiUos ac. el gülofíllo los golofillos uo. o golofillo 0 goloíilios ab. del golofillo. de ios golofillos

Et cofifi declinarlo tuttigli altri.

Di queüi chefinifcono in icOj in Tofcano non uom» Suiti miricordo hauergli ueduti ,ma in Cajiigliano tn,ico, nefono molti, perciocheqmfi tutti inomi pro fri di huomini y et di donne ,fi ponno diminui­ré in quefio modo de fine , cioé

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78 juanico Perico.

LIBIDO T^IMO. A nica Ynelica.

Chefononomipropri,di Ciouanni, ^na, .Agnefe.

St altrifimili, et alcuni di quejlifinifcono in Diml»Ht¡ui ito^ficome, diaguito: bonito , chiquito, *"''" • et bonita chiquita, perrita, et altri fimili,

che fon nomi diminutiui, da Ciacobo "Buono > . ^^ ftccolo,ecagnuolo.

Dtprmy j ^ diñerenTA che é tra queñifiniti, in inidi>,eq»ei ico,et no;e tra queUi tn úlo,e che quejit m, ico inült. et ito, fempreff dicono per modo di carexj^, e

quelli altri in illo fi dicono per uia. di diminui­ré que ¡la cofa, fen%a, altra conftderatione, ne d'amore, ne di carex^ie, come in quei altri comeft uede chiaramentépergli effempi, che habbiamo dato.

DEL FiJiE DE I 710Mi X . ^ -ME RA L I . C A P . XFIIl.

"N o M I numerali hanno diuerfi fini ,e tutti dun nu-

I mero; percioche fe non é uno 3 che ammetteil numero

, I del pin tutti gli altri, per ef ferejempre nel numero medefmo , non am-

mettono

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LELLjí LI'H^ CJÍS. 79 tftettono altro.

Ma di (¡uejionome nno, hauete a fapere che lí »<>»)«»?!», ha la propria natura che,bueno, che fe s'ag- l"'"*^" f*

^ '• . r n . • \ • j I tronca giunge a nomtfoñantim, o aggettim del gene­re delmafchio; allhora/i per de I'o, etfu un , fi come. Caftigliani. Tofcani. un hombre un huomo un uellaco unuigliaco

un perro un cañe un traydor . un traditore.

Ma non fi dirá nel genere deÜa femina, che fa una, neft dird ancora un,feCi interpone al cuna parola (come hahbiamo detto)delnQme^ bueno,Me quando é del genere neutro ,fi come.

Cañigl iani. To/cani. el uno es hóbre de l'uno é huomo da hene »

bien deftys dos diqmñidue Kmo^ eí uno es ueilaco. é trifio .

lo uno ylo otro no- luna , et l'altra cofa no puede eftar. puo fiare.

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M»9

80 LIBIp TBJMO. Auerilmt» - Q^ejlo tiome \ino,ancor che ragionemlmen todd mmc te, fecondo la fuaproprietá, non doueua ha~

uer numero delpu, nientedimcno I'ha, eft di­ce unos, del mafchio, e unas dellafemina,e ual come in Tofcano alquanti, fi come.

Caíligliani. Tojcani. uinieron unos hom-uennero alquanti huomi

bres y tomaron por ni,&p!gliaronoper la mano unas mu- la mano alquante do gcrcsjylos unos, ne,ettuttiinfierne^ ylos otros , fe fue- fenandarono ajpaf-ronapafear. fo.

Et auuertirete ben queflo, pernoche ft tro mne i libri ^effe uoltes et maggiormente in i¡uefle dimjíorii,unos, yotros, per il mafchio e unas y otras per ¡afemina ¡alcune uolte pe­ro in uece di quel unos , et unas,/; dice dellos per il mafchioe ddhs,perlafemina,efcorri Jponde col proprio termine ;ft come ,

Caftigliani. Tojcani. íüs que eftauan en ca-quei che erano in cafa,

fa dellos fe fueron alcunidi loro fe ne y dellos fe queda- mdarono, et alcum

reíiarono

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DELL^ LI/Hi C^S. 8 i ron.en a quel com refiarono. m c¡uel ba, bite de lias fe ébor- chetto alcune di loro

^ racharon , ydellas simbriacarono, altu quedaron enrefo,. ne reñarom in cer-

uello.

I Altri nomi numeral i metterema cjuiui, perordine, per eJJeretantoneceffarij, efaran. noquefií.

Caftigliani. uno, dos , tres , qua

tro,cinco, feys, íié-te, ochojnueué;di-cz, onze, doze, trc-ze, catorze, quinze dezifeys, deziílete, deziocho, dezinue-ue, ueynte, ueynte uno, ueynte ydos , &C.. •..,...:....,,

treynta, quareiita,cin . cuenta,:fefeiMa,-fe-

tenta, ochenta,no-ucnta, ciento, e ci­en ,.ciento yuiio. 8cc. .

T-ofimi. uno, due, tre quattro*

cinque, fei, fette,of to ,noue, diece, un~ dici, dodici, tredr ci, quatordici^qmn~ dici, fedici, decifet' te, deciotto, decino^ «(?, uinti, uent'unOy uentídm,&e.

tretita, quaranta,cin^ quanta i ejjantafet-tanta, ottaM^yi no-Hunta, cento ; cerno ct uno y&c.

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82 I ÍBK.0 Tn^IMO dozicntos, trezientos ducento,trecéto, quat

quati'ociétos, quin trocento-, cinquecen-ientos; feycientos to , feicento, fette-fetccientos, ocho- cento, ottocento,no' cientos, nouccien- uecento, miUetdu' tos , mil, dos rail, milte, tremiüe , <¿r tres mil. cofi tuttigl'altri ,fi~

tícofituttigl'altriyfina nanouecentomila, e nouecientos mil , poim million^ due" et poi, un millón, miÜiom, &c. dos millones.

áHtrtimeitto Q^ueflinomi, dozicntos trezientos &c, delnome do ammettotio ilgenere deüafemina, &fifii do-m7¿e»f«. zientas trezientas, eS f. Ociando saggmgnc,

a nomi del genere deüafemma, i& quetndo uen nefimilmente con quefio nome^ mil,e, raaraue-dis ,ficonie,

dozientas mugeres ducento donne trezie ntasdonzelias trecento dongele dozientas mil mzta.-ducentomila quattrm,

uedis trezientas mili maxA-trecetítomila quattrini.

uedis.

EtcofitntuttigUdtriy chefaratino,quat-trocientos , as,quinientos, as , feycientos ,

as

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no.

as, fettecientos, as j ochocientos,as, noue-cientos,as .

Ce ne ancora queflo nome ,cien, e ciento, ckntoquan il quale quando saggíungc, a qual fi uoglia no ^° l^'^^'^"' me, fempre/h cien, comercien hombres, cita ducados, cien mugeres &c, ma quando s'ag^ gimgea queflo nome uno, 0yun,pef dtr me~ glio, o quando uennefolo, aUhorafi proferí-fie ciento, et non cien, fi come.

Caíliglianí. Tofcmi. un ciento de ducados un centinaro di duca^

ti, un ciento de raaraue- un centinaro di quat'

dis, trini, un ciento de hom- un centinaro di huomi

bres, ni y quantos ducados e- quanti ducatt eranoi

ran f" ciento. cento .

Douefi uede, che quando uenne con quello^ un,fegli da ilgenitiuo, ofecondoca­

fo ;et quando uenne folo,quafi fem­are nf^ondendo ad alema in '

terrogatione, et diraan da , come s'ha

uedUito.

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84 LIBB^O TliJMO

BEL Filias DI TFTTI I 1S!J) M I N F. I. N V M E R O I) E .1, P I V'.

C A P I T O L O. XIX.

Vine de i no' mi nel nume r» del. t?iu; e

^ V E N D O detto del fine di tutti i mmi, nel numero del meno , per c¡ud eh'io lento a-bafianl^ ; hor qumi diremo del fine di tutti quefli mmi,

nel numero del piu^ etper queíio ft Jkrd una, regola genérale , e fard quefla.

' Ilnome hora (¡a foñantiiío, ouer aggettiuo o denominatinj, o uerbale, o uer participio, o

comefifa. finifceinuocale,oueriu confonante nel nume^ ro del metió, fifhíifce in uocale , cioé a, e,i, o, pfaggitingéndoli unfy fi fu del numero^elpiü, fi finí ice in c-yi'.fonante; allhora s'aggiuñge que flafiJMbLtes, atf ultima confonante ¡ et quena rz'íoU é Itera in tutti i nomi, come per-eíjempio fi uederd sfi come nelle uocalia, e, i, o, u,

el poeta los poetas. hipócrita ' as \' "~. íeñora ^' • • ¿s ' ;"-hombre, íáflíre es calle, üiu;'- es ' • maraucdi - is

aaleroro

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HEtLJÍ LIV^ C>ÁS. 8$ ualerofo molinero

os os

bueno malo dulce

os os es

trülc es eípirini cefrillo lo quillo bonico

US os os os

perrico os chi quito. os

Et ancora, che gli mstto quelU uocale^non fegli aggimgé pero altro che l'Sjfoio (come ' hauemo gid detto,

Etcofi tutti gli altri, che shanno mtffo in- f'""íf'p'», nanzi per efjempio, di queüi cbefinifcono in con *'' T"' "^: Jonante, a i qualt saggmnge la ¡iluiba os, e fi- c<,„j"<,M»t<, nifcono (come haimno detto) in quesie conja-nanti d, I, n, r, f, x, y, ';^,fi come. ':

Caftigliani. <l'abad,es-, merced, es, uid, es , laúd, es i. animal es , batel es, badil es, fol es , a

zul es , n.pan es,orden es, mastín, es, mefon, es,

F lij

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86 LIBIDO TRJMO. blafon es,

r. pefar es , albañir es •, plazer es , dolor es, f. mies es , mef es ,• diofcs . X. carcax es , relox es, amoradux es, y. rey es, ley es , buey es ,

Si che cotríhauema.detto^fxputo che ftanque fii due numeri, come fünno nel retto ¡fifanno tuttiglialtri cafi ; percioche tutti Joño a un modo, & tanto mi bafti intorno a i nomi.

frenóme che fta.

frenemi in due maniere.

Gen»t dd fronome del le perfone.

Vronomi frmct¡>di, e lor uariatio-

DEL TliO'íipMS, S DSL SVO FJ-N E , E NATVRA. C AP. XX.

T R O N O M'I , che altro non fono, che certe parole , chefi pongono in uece di nomi diuideremoin principali, QJ" deriuati, ouero demoftratiui

de i quali i primi hanno duegeneri del mafchio e deda femlna j é due numeri, come i nomi; ma trc perfone, prima,feconda, ter^a, ipro~ nomi principan fono quefii yo cu, deíí, geni' tiuo; perche non ha nominatiuo; de i qudi il primo ferue aüa prima perfona, con tuttiifuoi cafi, <¡¿r tu , afeconda , et deíi, a terxa, quel di prima , ne gli obliqui muta l'o in i, falúa neÜ'accufatiuo, che fh in e, come fi uederd nel-

la ud-'

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DELL^ Lili. cas. Zj la uariatione: queUi della feconda^funno ilme defimo, & queldi ter'^ non ha retto.tma. comincia dal genitiuo ¡ fi comefi uedera nel mriare.

V^KI^TIOT^E DELT^Olip-ME X)I P R I M A P E R S O N A .

C A P I T O L O . XXL

fmgulare. flurale.

no. yo nos , noíbtros ge. de mi de nos , de noíbtros, oa. a mi a nos , a nofotros, acu. m e , o por mi ,nos nofotros, o por

nofotros ab. de mi . de nos, denoíbtros.

V^AJ^ATIOli^S D€L -PK^O'JNÍPMS » I S E C O N ü A P E R S O N A .

C A p I r O 1 O . XXII.

del mena. del pi» no. tu uos uoíbtros se­ de ri. de uos de uoíbtros da. a ti a uos a uofotros te. te^ •, uos uoíbtros

F íiíi

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88 LIBIDO TlilMÓ ab. de ti de uos de iiofotros.

Tronemedíl Ouefli due pronomi nel numero del meno . U prtma, e r i i i r i • feconda,mi,. J^^^ono tanto al genere del majchio, come a tarto l'o in a, cjucl dellafcmina , ma nel numero del fiufk di nd numero mcflíero TTintargU l'o, ítia^ dico I'o ultimo, fi del pin ytei c fnma.

"'"„ '" comediquei. <j»eí delutfe '

deüa prima fem. deUafeconda fem.

no. nofoiras uofotras g - de noíbtras de uofotras da. a nofütras a uofotras ac. nofotras uofotras ab. de nofotras . de uofotras.

Vwdi pr» it quiauuertirete che queflo fronome , tu, mmt pofjef. ^^^ ^ ^ y pigUa per pronome poljefüuo, ouer

' deriuato , & aühora Jara in luogo di tnus , á um. Latino, ouero tuo , o tua Tojcano , (¿r nel numero delflu fiera, tus, &• queflo [ara , quandouerra mnan%i deljofiantiuo _, colquale jara appoggiato,perche fe uerradapoi, all'ho-

s»,tf»s,pro rafarduero poJlefiíMO , e ft uariard per ifuoi ^¿^ ' "^ numen , egeneri, comejt dira al fue mogo ,

equel ch-e dico ¿e tu, e tus j dico ¿/fu, e fus; t)omi"ponfcl ^^ ' f"^^í darcmoefjertipio ,acciochefiapmfk ai. tile da intendtre ,& ti medefimo diremo di'

\' mi,e

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DELL^ Lin. cas. 89 mi, c mis; fi come.

Caftigliani. Tofiani. Si mi pofefíon me die Se la mía pojfejíione»

fe la renta del otro mi rendejje, la entra año. ta dell'altro auno .

y mis trabajos fe acá- Et le mié fktichefifi" bafen. nifsero.

•Y tu me ayudafes có Et tu maíutafii con ', • •- til prudencia y ha- la tiiapruá(en7;a,& .,\: ;

• zicnda 5 y con ei fa- robha : & colfkuor - uorde tus herma- de tuoi fratelii.

nos. Yo te amaría a ti y a- lo t'ameireia te^ &" i

tus hermanos ,, y tuoi fratelii; et col con íii íauor j y fus fiíuore, c ij'uoi daña dineros podriiimos n fotrejlimo uincer

' - tíenccr ei pJeyto . la lite •

Bouefi uede che c¡uel tu, primo di tu me a yudaíes , etc, Jeruepcr priniitiuo , et é jólo y .. fénx.ajúíxantiuOyetqueWaltro ferue dapoffef- . . ' fu'.o , o deriuato, et s'aggiunge al foflantiuo , Ue,te,íe qua •prudencia , et nal tanto come , tua , mia,fua do uengona 'injojcano, et qui aunertirete chei Spágnuoli """'v'.»"" fono dtuerfi da i Tojcani, nel modo del parla- Auemmmtl fc^per^quefü pronomii me te ¡e nel qua.noca-' mr».

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90 UB Í O TI^IMO fo j percíoche loro cominciam dal pronome, co me j dir mi fhrette , ti dir ó ,fe ne ua etc. ma. i Cafiigliani non cominciam rmi^fenon o dal uerbo prima , cofi hazermeheys dezirte he , liaíe j ouero dal retto, coft uos me haréis, yo tedire, el fe ua , o con alcuna ncgatio-tiene, o amerbio,come no te cure, nOjiiie ha­réis no fe ua, etquefio é necesario auertire, ptrcioche io ho ueduto molti errare inejuefio.

I frtwmi ^imertirete ancora che quefli tre pronomi ^ »«í,íe,/e,/o» ^^i^f^arto cafo, che ¿ rae, t e , fe ifimettono xAftíw > perla piu partefen^a particelle^ innanzj del

uerbo , come hauete ueduto ne gli effempi paf-fatifegnati, et alíincontro lo italiano, e per­che trattamo ,et tratteremo ancora di quely fe , che é ter\a perfona, fi uariera in quejio modo.

fronimt di

LA TERZA P E R S O N A . . C A P I TO ¿ o . XXJIL

L P R O N O M E , di ter^A perfona primitiuo, come ha-uemo detto ; non ha retto, co­me quel Latino , ma tuttt gli

, ahri l'hanoynelnumero delme no, ilqualeferuc a tutti dueinumeridel me-

no»

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no, edelpiü;ficome.

Caftigliani. Tofiani. ge. de íí ge. di fe da. aíi da. a fe ac, feerparafi, ac. fe ab. de í í . ab. dafe.

Ma mi auuertirete hme,. che queñi geni- -*«w' »«** tim dei pronomi, yo , tu , c defí, fono m un .jX^¿¿ certo modo fuperjiui, et quaft nonferuono di niente, cffendo perfonali dico, perche ejfendo pojjefiiuí y hamio tutti i cafi, come ,de mi hijo , a mi hijo, de mi hazienda, a mi hazienda. íioé , del miojigliuolo, della mía robba, per­che per uta di fo^tflone mai ft parla con que-' Jii pronomi, ma in uece di queflifimettono quei deipojfcfiiui,chejara inuece di dir de mi , Miottytfi. ft diva mió, et in uece di dir de ti, //' dirá. , tu jo;i« mee di yo, e in uece di dir de íí, ft dirá Tuyo, de i qua "!'> 'f'> * li pronomi alfuo luogo ft dir a pin minutamen- •'*' te,fi cbequando uf tremo da i pronomi yo tu, etdefi, con la particeUa de, firá piu tofto per uia dablatiuo, o fejh cafo , che altramenté, et allhora la particella áe,Jeruird di propofitio He deljejio cafo, comefí dice fimo. ¡ • • ,

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C)Z LIBB^O VBJMO.

Caftigliani. Tofiam.

quefedize de mí ? che fi dice di me que íera de t i ; che [ara di te ? burlanfe de mi he^anft di me y de ti dizen mal et di te dicon mab.

Doue ft uede , che queflo parlare, non pu9 feruire in alcim modo al fecondo cafo, ma piu tojloalfefio; perciochenonfarchbe leggiadra-mente detto. los libros, fon de mi , tie manco; la capa es de ti ,ne,e\ íayo es defi, ma;\os libros ion •míos la capa es tuya, el íliyo es fuyo, che in Tofcano ft dirá,. 1 libri fono tniei, la cappa é tiu , et iljaglio éjuo ,ft che per uia di pojfef-fione inuece di dir de mi j de ti, de fi ,/; di­rá mió , tuyo, fuyo , fe non fuffe con qutfla

' Kt^iiinto d particclla ,mcCmo,con la quale per uia di reci-prmomi per ^yocationc^ouero per daradintendere che éh.i

iílejfoyfi potrcbbe diré in fecondo cafo ,e leggta-. dramenté, come dir.

Caftigliani. Tofiam. de mi meímo es el li-rf; me medefimo é il li-

bro, bro, €5

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LSLLA llls^ CAS. 93 es de ti mesmo eJfa- édiu medcfmo il fa-

y o , • glio,. :,. de íi mcfmo es , dije medefimo é .

Ftnon foio conifecondi ca/í, ma con tutSf i cafi di íjHtfú tre pronomi f¡ fijtra aggiungere leggiadramente ,fi come.

del meno. del piu dipr. pcrf.

n, nofotrüsmeímos, g. de noíbtros mes-

mos (1. anofotros mefinos, a. nofotrosmeíinos , a. de nofotros meC

m o s .

dijec.perf. del piu.

uüfuti'os mefmos, de uofotros mefmos a uorQtrqs,.mermos nofotros mefmos, . •:•. de Koiotros mefmos ._ •

fnprh , é , , • lirotiria,inH4

St molte uúlte tn uece delli part¡celia, me c,dimifimi (mofímettequejlai propriOjC propriajeí ¿ «mí»»i«.

no. yomeímo g' - de mi mcfmo da. a mi mcfmo ac. mi mcfmo ab. de mi mcfmo

no. tu mefmo 8 - de timefmo da. a ti mcfiíio ac. ti mefmo ab. a ti mefmo

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?4 LIBllO TBJMO. moho ufato, come dir yo proprio, tu proprio defiproprio.

DJTEIiZa TETiSO'hl^.

del meno. del piu.

ge, de C\ mefmo de íl mefmos da. a jfi mefmo é a íi mefmos, ac, íi mefmo, fi mefmos ab. de fi mefmo de fi mefmos.

Kot,Mjotm Et ancor che hauemo meJJo nella uariatione tuos, «o/ó- de i pronomi della prima, nel numero del piu , tros, fumi» indiferentemente, in tutti i caft. fi mettant,

nos , nofotros j de nos de nofotros, etc. et uos nofotros, de uos de uofotros ;

nientedimem égran dijferenxa, che la parola, nos, non fi dice, fe non nel quarto cafo propria mente nel fuo fignificato ¡percioche nel primo cafo fi dice per grande%j^, ouer per dignit¿,

Kosjiiase comediré. fre al quar-

*dimitt ^"t "°5 ^'^^ Filippe por la gracia de Dios , 8cc. graíle:<^^d nos don Perafan de Ribera duque d'alcala, fritnt, y uiforey de Ñapóles j

etaltri

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etaltrifimih, mafe fiuok(fe dir, noientraf- tiofitm, t fimo in Ioma il d) di Vétale, ct uoi eri ufcitü "fj" "jj^^ gia fuera, fi direbbe leggiadramenteinCa- alrtu». fiigliano, enonaltramente.

nofotros entramos en Roma el día de naui-dad, y uoíbtros ya.liauiades Calido.

Hda nelquarto cafo (come hauemo detto)ft yos,'<¡utind» dirdben nos, & uos \benche in luogodel uos; PJ^^''""» * ft dird os,fenxa l'u,perche quandofidice uos, •''*"' fí parla fempre con unfolo, ouer ft dice aunfo lo, per uia di créanla, per non dir le tu, che é troppo baJfo;fi come, dando e¡fempio deU'mo, &delíaltro.

ESSEM-PIO DI nos , et uos, %£L ' CÍ.V A R T o C A S o.

Caíligliani. Tofiani. Si nos diese el dinero SicideJJerotldanayo»

quenoshá promeri che ct hanpromeffo » do yo os hariabien io uijkria hene. que os daria Ja mi- Ch^ ui daría la mettai tad; ya os he efcrito gid ui ho fcritto quel loque haueys de io, che hauetc afic~ hazer. re.

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96 LIBIDO TIII MO.

; ,••• uos, DEL ME^O COTSiFl>^SOLO.

Caftigíiani. Tojcani . Vos fl da d* ^j ^Qj quereys fer ho Se mi uolete effer huo un klo;ed- i i i • i / Ihornciuido bredebien. _ _ modubene.: , ferie I'». Como UOS me efcnui- Come mi mi hauete

. ftes. fcrim, . : - ' - - Yo haré de uos,Io que Jo furo di mi quel

os he dichos chehodétto. Ybiuirecon uos por Etniuerócon mi,per • la buena fama, que la huonafkma , che • tengo de uos. ho di mi.

Benche queflo modo di parlare farebbe im~ n* io fho proprio ¡percioche non s'«/¿' mettere tafite mi jMto acao ^^ y^j ^^ ¿ l'hofhtto accíochefiuedeffe il mo chejiuedej. , , , ,. n- • • , . , , , (i il modo do del dtre, con qmjü pronomí; ht aUeuolte del diré íon fiperde I'u ,ancoi-a parlando coh un falo, mct quefli irono metiéndolo innanXJ aluerbo, come que os ha-nuunioo. 2eys ?'.; que.ba zeis uos J qué os digo ? di­

go a uos o a quien ; • ' Et queflo s'i>ffemam tuttíicafi, fora nel

qmrto yche (comehabbiamo detto)femprefi perdeL'w, i&jnos.,ancbora che paHi con un folo , come habbiamo ueduto ne gU e¡fempi fafatt. • • :

£í quei

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DELLJÍ LIT^ C^S. 97 Et quel che ho detto della partícella,meCmo

nelmeno , & mefmos, nel piu, ¡i intende nel Me ia del genere del mafchio , perche in quel della fe- ^^""' mina , é neceffario mutare l'o. in a, in tutti i cafi, come neme aggettiuo ,ficome.

del mena. delmeno.

no. yo mefma ge. de mi mefma ge. de fí mefma da. a mi mefma da. a íi mefma ac. mi mefma. ac. íi mefma ab. a mi racima, ab, a íl mefma

Enelnu. del piu:

no. tu mefma no forras mefmas ge. de ti mefma de noíbtras mefmas da. a ti mefma uo fotras mefmas ac. ti mefma de uofotras mefmas, ab. de ti mefma. de íi mefmas, &c.

Quejiitre cafi, mi, ti , íi ,• slaggimgono a frepofitione diuerfe fen-T^ altra particeüa. co­me ¿/r,por mi, para mi; che la prima mi quel-lo che in Latmo >'PKovr E R , & lajecon , . da quel che in Tofcano, per; ma amertirete th^^ui, (he con la particeüa ,con, non é il medeftmo ; tiamitijt,

G

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98 LIBREO VIII MO perciocbe é neccffario aggiungergli m go,al fine a tutti trc, comcji- du efiimo.

Caftieliani Tofiam Cof»ig<(,fii» Diofca coinigo Dio fia meco. ti¡9,tonp¡¡». Vino Pedro con tigo ? VenneTittro teco f

Si comigo uino,y era Si tneco itcnnc,rj~ me ya coníigo otros tuiíiíi jeco aítri tre.-tres .

Tt ancora a qii(ftifegli mette la particcUa^ mcíaiQ ,efropr(o come diré.

Con figo mcímo, comigo propno, conri go mcímo, con tigo proprio, con íígo pro-prio.

D\yí LT R, I T lio XO M I. C A P I T Ó L O . XXhll.

tronomi 'di ^ _ _ £ ^ tre (oTtiide-riuiut, cuero p<¡fjeJ!iHi,de tnoflTaíiui,e nUlim.

M.By_\i dtre fortí ft trouano di pronomi férrea (^uesii primiti-ui, i quali chiameremo deri-iiati , ouer fojfejiiui, dimo-

tESHí.'r=sr' =u /ií*''íí"<' 3 & rtUttui •• & pri­mo de í dcriuuii , i pranomi che deriuatt, ouer po[¡cjhui fuhiammo ,foH cjucfti, mió, tuyo , luyo j nuclro , uueilro, i (¡uali, ofi rncUQ-

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DELLU Ll%. C ^.S. 99 no dimnzi alfoflmtiuo , cen che sagghinguno . o dapoi, ft uengono dimn^i: allbora [aramio quei, chegiá ho detto ,mi , tu ; 6'- íu , ncl tm mero del meno , e mis, tus , fus, in quel del piu (come ¡auemogia dato ejfcmpio eferuono a tutti due generi del mafchio, & deüafemi-na ; fi uengono doppo il fojlantiuo ¡ cuero fi mette qualche parola in me'^^o, tra ilfoftan-tiuo, é" il pronome, allbora s'uferd da que-fii cinque pronomi, mió, tuyo , (uyo , nue-ílro uucrtro, /' qualihanm trc gcncri del ma- Gmeri Je i fcbio, edeUa femina, e neutro come per la ua- P<»""""í'-riatione, epoiper lo ejfempio fi potra fhcilmen . te intenderc.

Declin í ione.

maf. fem. neu. maj. fem. uen-

no.mio,miarlo mió, tuyo, tuya. Jo tuyo, ge. fuyo¡, fuya Io fu- nucílrOjnueñi'a , lu;

yo, nueftro; uueftro, üuefl:ra,uiie

ílro,

Doueftuede , che il mafchto finifcein, o ^^¿J^*^ ^ quel deüa fcnüna, inii,et quel neutro in o, ti,»utrf0f* il qual fine del neutro , fempre e in o, /»tutti i fcm.

G ij

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loo LIBIDO TB^I MO pronomi, il numero del piu, fific in quejli dn que pronomi aggiungendogli m,o,(¿r cofi in mi , tu , fu; comeftuederd perejfempio; ho meffo quell'articolo,lo , al neutro : percioche fempre ha lo articolo, & in queÜo fi difiingue da quel delmafibio.

ESSiMTlO DS I ClTslJlye P R O N O M I .

Caíligliani. Tojcani. Si m hermana, y mi Se Uta foreüa, &niio

hermano miraíTen frateüo guardajjero fus jduelüs , y los ifuoi trauagli^e^r ¿ nueftros . nojlri.

No perderíamos na- Tálente perderefiímo', da.

Señor mió : eíla ha- Signor mió quefi.a ro-zienda es mía, ba é mia.

Y eílos libros ion tu- Et quefli libri fono i JOS. tuoi.

Eftas caxas Ton mías . Quefle cajje fon mié» Eíbs uihuclas fon tu- Quefle mole fon tue.

yas .._ Y efos facabuches fon £t queñe trobefquar

íuyos. ciatefon fue. E fas uihuelas fon fu- Cotefle uiolefon fue.

yas.

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h-ELlJL LIV^ C J.S. l o i yas;

Y cfto tambié es nue- "Et (¡uefio é ancor no-ftro y a quella es firo, & quella é no~ nueftra,y la otra es Jira , /¿p l'altra é no uueílra. fira.

Toma lo tuyo, y lo Tiglia la roba tua, e mío y eño que es la mía e quefla che fuyoj éfua.

Cuyo es cito , mió , o Di chi é quefio, mío, fuyo í no es fino ouer fm ? non é fe tuyo. V nontno.

(. ¿'í che in uece di diré chi ft dirá cuyo,

maf. e cuya. ^fem.

yfafi ancora da quefio pronome cuyo, inter-rogatiuo Jetnpre, imitando forfe il Latino, a la qual parola fi ri(ponde leggiadratnente , per qucfit pronomifenxa altro jofiantiuo, ma in~ ponendofi fempre alcun uerbo o ejprejfo, ouer ches'intenda ,fi come.

Caíligliani. Tofimi. Cuyo, es ? cuyo íbys ? Di chi é ^ di chlfete^

cuya es efta cafa, di chi é quena cafa, mia, o Cuya. ^ mía, ouer fuá <? S'íníende ,es, uerbo.

G iíj

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loz LIB1P V^IMÓ. Hauete ancora ueduto d modo del parlar

del neutro con l'articolo , \o ,"& incorrifpon-den^a d'mo (i formo dir d'altri ,[en'^ artico­lo : come .

Caftigliani. Tojcani. Viieftra merced me FoflramercémidiaU

j-^y de lo mío, que lo miarobba, chemihi p/^'^f he mencfter . fogna. l*\vV.' Venga cu'0, es que "-Fcngadi chi l'é ¡che

Caíligliani. Tojcani. Efto es fuyo, o mió; Ojíejla cofa é uoflra,

no es de nucía mer o mía i non é di ua-ced iino mió; por- Jira mercé je río mia; que foraos dos her percioche ftamo dw manos j/todo, es frateili, etutto éno-iiuc'dro, pues li es íiro , admque fe é fuyo tomeio. tiofiro pigUatelo .

'hiel qual parlamento auuertírete due co/e, r<iro df ti t ^"'^ '-'•"^ "^ ' '7' ''' P^onomi Jon del genere neu-Suyp, difec'o tro, & folo il primo ha hauuto articolo altra, 4A ptrfam. ¿ qutfia, importa alíintendere i termini della

créanla , ¡¡¿rilparlar; <& échequel fuyo , é i i per-

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DELLU LIT^ C^S. 105 di perfonafecondajiue non di terT^a, et ¡tal tan to come ft dicejje uueftro ; fercioche come ho detto perfarer che era troppo hajjo diré a uno líos, é troppo alto diré , uueía merced; han-no tulto qucfto rnex^o termine, di dir ,el, che ual poco piu di uoi,al qual corrifponde quel, íliyo , per non dir uueftro, che farebbe trop­po milla crean'7^ , e dir iniefi merced, ouero de uueía merced ; & cofi fe fon due eguaíi, non fi permctte dir,cl,ne manco ,(uyo, ma uucHi merced , es uucHi merced ; & non es fuyo, ho detto uuela merced ; e «orz ufier ftr.i merced; perche cofi ft profcrifce, ben-che lo fcrimre é diucrfo, per ejjerfulo due let~ tere cofi : V. M. ';

Se a quefli pronomi, eílo et eílo, sa'/ziim- '''*"'""' "í gera qucjtaparola , otra,ouer otro , che nucí tro,fu eft. dir , altrn, inTofcano, nennca deriuarfi, cíío tro,e e^t.. tro, per il mafchio , eíForra, per la femina, e "*"'• •,...! c flotro, di feconda perfona, per il. mafcbío , - • '• (¿r e ftotra 5 per la femina , qucl che m Tofia-nofi dice, quefi'altro ,& alie uolte ji dice, a . qucllotro ; md non é parlar polito,an7Í in uc­ee di que I fi dice,el oíio . • :.

Et qneflitalifi chiameranno pronomi dimo- %y^£. flratim, pcrcioche efte , ual come hic, &• is ; ueríi. Latini, & cíe , ual come, ipfe, Latino, íadi-feren^a, che é tra loro fácilmente ft compreñr-

G üJj

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A

104 LIBELO VBJMO de, c¿c,eíle, é deüa parte di quel che parla , ^ eíc,édella parte diqueWaltro, conchifi parla, come dir, efte, cioé quel che ¿o dico, efe, quel che uoi dite , ouer di chi paríate, e

..c/!?,e;e ancorafidice a quere,e 3.<\\xcñ.ii;manon Pufo, ejfefi d/mne ^^ „^g¿ ¡.f^g parUno bcne; & quefii pronomi tregmm. ¿^^^^ ¿ ^ ^ generi,e numeri,come gli altri, fal

uo che, il mafchio finifce in, e & muta poi nel numero del piu ,lae, in o, come fi uederd nel diclinargli.

DECLIT^^TlO'KiE DI TFTTI I P R O N O M I .

del meno. maf. fe. mu. del pin.

'•tíí f/Tt "" ' cfte , efta, efto, eílos, eftas Unmilfim gc de eftc, deefta, de ftos , deftas del neutra; de efto , m,o,í2n«me ¿ ^ a efte, a efta , a a eftos , a eñas,

efto, ac. efte, efta, efto, eftos , eftas ab. de efte , defta , de eftos, de eftas .

defto,

ro del piu in asji nel nutl". « 0 .

no, efte, eftli, efto, cílbs , eftas , .^e. de efte, de eíla, de eftbs, de eftas.

de

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DELLJi Lili. C^S. io$ de eílb ,

da. a eí íe,aella,a a ellos , a eftas eíTo,

ac. eíle , eíla, eílb, eíiós eílas ab. de eíTe, de efla, de eílbs, de eílas,

de eílb,

T^K ho mejjo numero del piu, in < uei neu-tri; percioche (comeho detto altre uolte) il fine neutro , non ha altro , che un numero ; et quefli pronorni nel fine neutro fon moho ufati appre/fo li SpagnuoU, come diré.

Caftigliani. Tofiani. Que es eíío ? Cbe cofa é quefla f Que es eííb ? Che cofa é cotefla. y eílo parcceos bien J Et ui pare chefiia hen

coteflo. No es eíTo loqueyo es Is^n é. coteflo qucUo >

peraiia de uos, ehe io afl/ettaua. da mi:,

EíTo bueno es ; pero í^ella cofa é huom». eíTotro es malo, y ma queWaltra écat' a un lo- otro ram- tiua j. & l'altra are-bien. cora.

Doue ít ucde, che quel nome orxo, peril

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rita

:ió6 LI BS^O TPylMO. mafchio, e otra : perla femina ¡ eotro , per il neutro •^ che uol dir altro , s'aggiunge molto bene, e leggiadramente a quefli fronomi^ come hauete ueduto.

A qutlpre- Trouaft ancora un'altro pronomé dimojirati-Mmcachi/i no, il quale ferue quando fi parla d'uno¡che

noné delta parte di quel che parla , ne manco di quel con chift parla, neappreffo, ma lonta-no , il quale é a quel, per ¡I mafchio, e a. quel la, per la femina, e aquello , per il neutro j il quale fi declina coft.

no. a quel , a quclla, a quello . ge. 4e a q u e l , de a quella, de a quello, da. a a quel , a a quclla, a a quello , .ac. a quel a quella, a quello , ab. de a que l , de a quclla , de a quelío .

del piu,

no, aquellos , aquellas , ge. de aquellos de aquellas.

• da, a aquellos , a aquellas, .ic, aquellos aquellas , ab. de aquellos , de aquellas .

Et que/lo pronome, ferue a terza. perfona , come ,clíe.

Fié

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DEIL\A lITSi, C^S. IQ7 fi é ancora uríaltro, che é el , per il mafcbio c ella, peí* lafemina ; ello , per il neutro , j¿ qmk é deüa medefima natura yche d paffato e fí declina di íjuel modo; ma auucrtírete che, accioche fia dmoflratiuo non sha d'aggtunge-re a foflantiuo, fe nonfolo , perciochefi uenne co'l foflantiuo allhora, come hauemo dettofa-raarticjlo , cnonfara pronome, fi comefic^i» cejíimo .

Caíl:igíiani. Tojcani. si el luvaibrc ícra iiir Se l'huomo fard ' uer- tjfmpio é

íiioío, p.uM diera tuofo per luí faro. íu <',«,<"",''f''' el pronecho,ydcl tile , & di luí faro. '¡"¡¿"''"' ferá Iahonrr.1, ycl Ujonorc, cjfofolofa-folo ícra dichoíb , ra il felice , egli al~ y los demás deídi- trt mfelici. chados.

Y anfi , la muger que £f cofi la donna che é es buena , íi ella hu ma , fe leí ufa dal u('i de la uircud; fe [a uirtu, [ara hono~ rá honrradadc las rata da gli altri, & otras , yque dará refiera ki fola per ella íola por buena huona ^ ancora che aunque alas otras, a l'altre gli riñere-

,. ics peíará deilo . fiera.

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- l o 8 LIBIDO T\,IMO Douefi uede, che qud el, rimo é articolo

del nome hombre, ma quel ,el, fecondo é re~ latiuo , che nfenfce alíhuomo , cír fono anco­ra altri due pronomi, i quali (i uariano nel nu­mero del piu, cofidel mafchio, come deüafe-

Amboi, e en ffiinu, i quaUfono; ambos, per il mafchio \ e trambos,co- entrambos, cheétutto uno; et ambas , en-"*' '" ' trambas, perlafemina;iquali s'ajjomigliam

al pronome ambo , e o , Latino, e in Tofcano uol diré tutti due, (& per dir tutti due infierne fidird ambos a dos j entrambos a dos; 0* queño modo di parlare safa ajfai nella noflra lingua, & ancorasaggiunge quefia parola jun tos, che uol dir infierne propriamente, comefi diceflimo.

Caíligliani. Tojcani. Hjfempio de „ • , , ambos,een. ^'^ entrambos qiiereys Se tutti due uoleteue trttmbos. uenir , yo OS daré , nir , io ui daro tut-

em trambas mislií te due le mié figliuo jas,_yrmo uenis am le ; e fe non uenite bos ados no os las tutti due, non ue le daré ; y por efo di- daró; e percio dico goqueuengays am che ueniate, tutti bos juntos que fe- due infierne, chefa-rá mejor, paracn- rd megltoper tutti trambos. due.

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DELL U LlV^ C^S. 105)

DSLTPypXPME B,S L^Tiyo: C A P I T O L O . X XF.

•P R o N o M I Ielatm fa- Vronomhe. ranno in tre modi, cioétrepa UtiuitTt,& role , quien , que, qual ,* la '¡í"»'"^»**^ parola,(inien,feriieperla piu pane, alia interrogationedel

genere del mafchio \ percioche la parola, que ferue, in interrogatione tanto al genere neutro, mafuora d'interrogatione, la parola quien , e qual feruono indiferentemente al genere del mafchio, &della femina, e <\\ic,a tutti ige~ neri e numeri, non altramenté che la parola » ,che, in Tofcano, e cofift proferifce, ft che la parola que^ ual come il qiiale, la qmle , la qual cofa; ?!r coft nel numct o del piu ne i due generi; percioche nel neutro , non fifh nume--ro del piu i come per ef¡empioft uederd ogni cofa.

ESSEMVIO DE I B^EL^TIFI.

Caftigliani. To/cani. Quien dirá quela uir- Chi dirá che la uirtít

tud , no deuc fer non debba'effer ama

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i rb LiBlo •PIÍSIMO amada f* ta ^

No creó que hay qui- TSlpn credo , che fara en lo diga,porque chi lo dica y perche qual fcra aquel que chi fara quello , che dirá, que quien po dird , che chi poffie-fee la uircud no de- de la uirtü nm deb­ut fer amado de EO h'ejfer amato da tut dos. ti i

Yefto que digo fcuec Et cjuejlo chedico ¡fi por efperiencia , y uede per efpenenxa,

. qual quiera que di et qudfi uogíia che xereel contrario no dirdH contrario,non

• en tiéndelo que a- intendequelche ho~ gora , fe ufa j ni lo ra s'ufa, ne quel che que es razón. é ragioneuole,

Leggiadra'méntc s'aggiunge la uoce^ quie­ra ; a quefli pronomi; a quien , e a qual^ per il mafchio, e per la fcmina ,e ala uoce que, per il neutro, & s'ufa jpejfe uolte, &fi dice

. quien quiera; per chifi uoglia , e qual quie-trZlmkti "-''I j P^ "'^^ f' "oglia, c que quiera; per qual uf. fi uoglia cofa: &a¡le uolte quel ,e, fi mutta ín

i ,efa qui quicra : benchequejla ultima pa­rola non s'ufa troppo, ma in uece di quélía fi mette, qual quiera cofa; ma chi la uolefe ufare, niH per cid fartbbc hiaftmato, cerne ft Siceffc.

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DELLJÍ WH^ C^S. I I I

Caftigliani. Tofcani. Yoconqui quiérame Jo con qualft uoglia ^,¡fcYnpiaitl•

contento; qui quie cofa micontetoíqual Umcc jú­rame baila, fi uoglia cofa mi ba- ''''"•<'«"/<

Ha . Qui quiera qué le den Qual ft uoglia cofa ,

. le parecerá mucho-, che gli diate gli par por que fe conten- rd troppo ; percio-ta con qual quiera che ft contenta con cofa . qual fi uoglia cofa.

Il relátiuo que, delquale habbiamo\parla-lato yferucmolteuolteda paniceUa,& non da relátiuo ; & qucflo é difficile dadiñinguc^ re, & ancora che non hahbia regola certa da diflingucrlo , auuertirete, che quando fi tro­nera immediatamente doppo il uerbo , allhora faro, particella: mafc ucrrd aUun >¡omefofian~ tino innan'^i, e dapoi il uerbo , a chi fi riferi-fce ilfoflantiuo , allhora faro, relátiuo, e pari-mente quando s'aggiungerd ad alcuni prono-^ mi di quei c'hahbiamo detto, i quai faranno y aquel, que, a quella que , a quello que, el que ; la que, lo que .• come fi dicc¡iitHo,jk (endo la particella .

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113 LJBB^O TBJMO.

Caíligliani. Tojcam. tjfmpioii, j)J2en que efte tieni- Dicono che queflotem £4. po es muy peligro- poemolto fertcolo-

ío y por cío no quic jo , e fercib non uo-ré los médicos que gliono i medid, che nos trabajemos mu ciajfatichiamo tro^ cho. fo.

t/oueft uede che la pardcelU , que , // non • fuo ejfer relatiuo , & ancora che uenne doppo

queljoñantiuo ,médicos, nondimeno perche il uerho rcfia drieto, & non uenne doppo la par-cella que , non fu relatiuo ; percioche per ef-fer relatiuo direbbe, los médicos, que no quieren i eír allhora quel que ,farebbe rela­tiuo ; comefí uedera hora per ejfempto di que , relatiuo.

ESSEMVIO DI jQVE, t^SL^TI-\ o , C O L N O M E , E C O N GLI

altripronomi. C A P . XXFII.

Caíligliani. Tojcanii Que,RMl»fi uo. Los hombres que no Cühuominii che non

miran

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DSLL^ Ll'íi, CUS, i i j miran lo que lefcú guardano qiiel che li pie y la s mugeres, bifogna, e le domw, que no tienen con- che no confidano nd fianza en la miferi- la niifcricordia di cordia de Dios , di- Dio , con difücoUd ficilmente le falúa- fifalueranno . ran.

Y a quel qnc hará bue £t quello chefiírd l'o-nas obras . pere buom .

Y a quclia que , ha- Et queU.x che fiícendo ziendo lo mefmo, il medeftnio ft jidera confiara de la mifc- della mifcriiordin di ricordia deDius,fa Dio , fhcilmente ft cilmcnte fe falúa- faliieranno , fi che ran , aníí que cada ognuno guardi qucl uno mire lo que Ic chegli conuiene , ct cumple, y tornea pigli quello che fard quelíoque fcra me meglio per ¿'anima ; jor para el anima: pcrcioche, quel che porque el que no non lofiird,da poi lo hiziere defpucs fe ne pentird. fe arrepeiicira,

Totria ancor'10 aggimgere ahri ejjempi; ¡naparendomi che quefii per hora bajiano, O" anco per non effer notato. di troppo lungo, ejr prolifo^ darbfine, ¡Sr a gli ejjempi y& anco-VMdetti prmomi, lafciandoU reftoall'ufo;

H

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114 LlBn^O TBJM'O. & per non lufciar ancora da dire queflo; au-uertirete che in uece di quídam , che é mee Latina, i Sfagnuoli immitando forfe i Italia-

cieno, eci jii; dicono , cierta, periafemim , & cicr~ uftnl"""^^' to , per il mafchio , & cofi nél numero del

piú, ciertos, ciertas 5 ma nel numero del mena s'aggiungeffeffe uolte il nome uno, & una ; faino , che col mafchio fi perde quel yO, de uno ¡&fit uxi; ma non con la femi­tía , & alcune uolte nel numero del piu, co-

comcfi uft, tos , He ciertas; ma con gli altri nomijpejjo ton ceno, e saggiungc queflo neme uno ^(¿rvLna.; nslnu-""'"' mero del piu, che fu unos , & unas; & al-

Ihora uat, comealcum , ouero certi; et daro alcuni effempi, accioche piu fácilmente fi poffa intendere.

Caftigliani. Tojcani.

Ayer uino un cierto Hteri uenne certo mef menfagero , que fo, che portaua cer-traya una cierta car ta lettera. ta.

Que con taua que cier Che narraua che cer­tas hombres haui- ti huomini haueuano an robado una ciet' toltouna certa cofa.

ta cofa.

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DELL^ ll'Hz cas. 115 X3. cofa de ympor- d'importan-Tía ; m<t tanda, mas no fabe non sd certo chifla-cierto quien fon. no.

Done fiuede che quel certo édiuerfo da gl't altri, percioche quefio ¿ auwrhio ¡ & quegli altrifono nomi, &forfe, che per fiíre quella dijferenxa l'hanno aggiunto quel nome uno , tni fia che ¡i mglia, che cofifi parla, <¿r sufa.,

IL Vl%E DEL TIIIMO IIMlp,

H i¡

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Yerbo che co fifia.

Verbi in l]U.UI Bllldi

L'OSSER V A T I O N I DELLA L I N G V A

C A S T I G L I A N A ,

DI M. GlOV^-tOU MlB^njbA L I B R O S E C O N D O .

D E L V E R B O , ju D E L P A R T I C I P I D .

DEL VÉ\BO.

^ V E N B o ftnquira gionato ie gli articoli,

nomi, &pronomi,,hora ragioneremo del uerbo, per ejfer la parte piu no-btle de parlamento, per~ ciochcfen-za quella non fi

píio far pcrfetto ; diremo adunque il uerbo, non effer altro, che una parte del parlamento, che figmfica qualche operatione, chefa l'huo-mo, ouer chegli uten fhtta : fi che fignifica, o fhr , o effer fktta qualche cofa \ la onde dire­mo che fon dueforti di uerbi,uno fi chiame-

rd

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DELLj: Ll%; CsA S. 117 rd attiuo, etl'dtro pafiiuo ; i tempi fon cin- '^^"'f'í»^-que, come quei de i Latini; prefente, prcteri- *'" to imperfetto , pretérito perfetto, piu che perfetto, e futuro, i mmeri due perjone tre, ><'«»'«•»• per prima ,feconda e ter^a, i modi cinque, dimo- f""^'''""^'' ñratiuo, imperatim, ottatiuo , ouer o defide-ratino, et congiuntiuo ouer foggiuntiuo , e jl chiatna cofí: percioche perfefteffo mente puo finiréfeti:^ aiuto del dimoflratiuo, comeft ue-derd negli effempi che daremo di tutti i tempi.

DELLS COT^IFG^TSIJIomy OrE RO M A N I E R E DE 1 V E R B I

C A P Í T O L O. I .

E^E maniere bauemo diüer- '^'^Uintre bi, quantunque i Latini bab- '"•'"'•J'^' fi btano quattro, i quaLiji cono- /r.,,//;,,, .

I fcono , ouer difünguono dagli n^xhauenia .T,„«. .,.-v-««. J i^fi^^^ti, mu fe haueremo ri- '"'<&/?«»-fguardo alie feconde perfone , come ¿>lamino / /« /"** gliono, non bauemo piu di due, come ft Hede­rá : la prima é in ar, íafeconda in er, la tcrxa, in ir, dico hauendo rifguardo a gli iníiniti , rna. hauendolo alie feconde perfone, haimno due, unamas,& l'altrain es, ma per ejjer piu fk cilc da intendere l'hausremo aü'infniiti ,efkre~ motre ,e diremo ancora alcnni uerbi di- CÍA~

H tij

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I i8 LIBBJO S'ECOmj^O fcuna; accioche megliofi pojfa intendere,

ESSEMTI DELLS TIE COT^IV-G A T I o N I . C A P . II.

DcUa prima maniera.

Caftigliani. To/cani. m

amar amare andar andaré caminar caminare borrar cancellare biiícaf cercare dar daré errar filiare eftar ejfere faxar fkfciare fixar fijfare gaftar ¡penderé guerrear guerreggiare guftar gufiare herrar ferrare holgar pigliar piacere, ouero

ejfer otíofo hilar filare inucntar. inuentare Juuar lauare matar uccidere

mirar

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DELL^ LI%, C^S. i»5 mirar mirare nadar notare ilamar chiamare jugar gíocore pelear fhr guerra quebrar romperé, ouer crepu) quitar leuare remar. uogare, robar rubare facar cauare filuar fubbiare fobrar auan'^^re romar pigliare tapar coprire trerquilar tofare trabajar trauagliare trauar incatenare uaziar uodare uedar. prohibiré

Della feconda maniera.

barrer Jpa-x^are beucr beuere correr correré coger cogliere dcuer eJJ'er debitare comer mangiare

H iit¡

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lio LlBIp SECO'il^DÓ eícogcr eleggere cnuegecer inuecchicire fallecer mancare fenecer finiré guarecer guariré guarnecer fornire hazer fare hender sfendere leer leggere lloucr piouere niouer muouere nial querer uoler male merecer meritare nacer nafcere obedecer obedire ofrecer offerire oler adorare pa ca­ pafcere pad cccr patire • \ querer uolcre raer radere reprehender rifrendere íabcr faperc tañer Jonare . tener bauere, ouerpojiedere. cerner bauer paura \ torcer florcerc \ trahcr portare <

ucr f

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DELLJi LI 71. Ci4.S. I2X uer uedere umedccerfe bagnarft uencer uincere uender uendere poner forre Icr ejfere

Helia ter'za,.

abrir aprtre bmir uiuere afir figliare bruñir bruñiré cumplir compire,ouer far il de^

hito, cubrir cofrirc dezir diré dcrpedir, ouer dcfpc-¿<ír licen^a ,ouer tHor

diíTc , la. elegir eleggere fingir fingere freyr fi-igere ' gemir gemmere, ouerfojhira'

re , guarir guariré herir ferire huyr fuggire hundir fondere

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12»

ynftruir luzir medir morir oyr parir pedir pudrírrc rcdemir reñir

regir faJir íubir fufrir teñir uenir uñir ueftir.

lIBBJi SE COTUDO gire infiruire lucere mifurare moriré udire partorire adimandare futrefarfi redimere gridare, ouerfar (¡uim

flione reggere ufcire /alire foportare fingere uenire metiere infierne ueflire

Ma perche li Spagnmli non pojjbno COSÍ fá­cilmente elprimere l'attione, ouer pafiione,con una parola, hanno tolto due uerhi per aiutarfi l'uno cheferue all'attiua , che é hauer , ^ il medeftmo é in Italiano y<¿rla pafnua fer, che in Italiano é ejfer: benche del uerbo hauer, nonft fertionoife non i ne i preteriti, & per

fefolo

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fefplo , il uerbo hauer, ha altra fignificatiom contefi uederd yfi che hauendo dibiftgno que-fti due uerbi, per la coniugáttone d'altri [ara neceffario congiugargU prima al mancOtil uer" bo hauer, che é dellafeconda.

F^P.I^TIOXE DELFEI^BO H A V £ R . C A P Í T O L O. IIJ.

Ma , per che ü medeftmo,cT,nonftpuo cott-giugare ancorafeti'za il uerbo, hauer, mi ha parfo prima uariare il uerbo hauer, ilqmle fi uaná in quefio modo.

delmeno.

Caíliglianí. Tofiani. yo, he ha tu has hai aquel ha qv.ello ha

delptu .

haucmos habbiamo haueys hauete han. hanno .

Et auuerttte che queíle tre perfone yo , m.

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124 LIBELO SECOVJDO a quel , del meno, & nofotros , uofotroj, a judíos, del piu fempre sintendono fen%a che ¡hamo a riferirlo ogniuolta.

7ell'imperfeito.

delmem

I.hauia 2. hauias j . hauia.

X.haueuA a. haueiii 3. haueua.

del piu .

hauiamos hauiadcs hauian.

haueuítmo haueuatc haueuano

ferfetto.

1. huuc 2. huuiltc 5, huuo .

I.hebbi 2. haueñi J. hebbe .

del pin. hiuiimos luuuftes huuieron <

hauemo hauefii hebhera

Tin

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Tiu che perfetto.

Caíligíianí Tofi cam. hauia bauem hauido. hauuto. 2. hauias haueui hauido. hauuto, 9. hauia haueua hauido. hauuto.

delpiu.

hauiamos haueuamo hauido hauuto, hauiades haueuate hauido hauuto. hauian haueuam hauido. hauuto.

Vauuenire.

Caftigliani. ToJcAni

del meno. i.hauíé hauero, hauro

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126 LIBREO SECOT^IDO j.liauras haurat, & hauerat 5. haurá. haurd, & haaera

del pu.

%. haurcmos a, haureys ^. hauran.

haueremo hauremo hauerete haurete haucranno, hatiramo,

L'imperatino piglia del uerbo tener ,che ¿ slfuo equiualmte. Seguita il defideratim.

Modo defíderatiuo.

Trefente.

delmeno.

am Caíligli o fi yo humefc tuhuuiefes aquelhuuiefe.

Tojcani.

ofeiohauefii mbduefii queUo hauejje.

delpiu.

nofotros huuiefemos uofütrüs huuiefedc»

mi hauefimo ttoi hauefie

a quel'

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quellos huuieíTen quegli haueffero.

Imperfetto.

o íí yo huuiera tuhuuieras aquel huuiera. nofotros huuicramos uofotros huuieradcs a quellos huuieran

•perfettQ.

delmeno.

Caftigliani. Tojcani. o f\ yo huuicfe ,y hu- ofeio hauejje hauuío

uiera hauido tu huuiefes y huuic- tu hauefiihauuto

ras hauido, s quel huuieícj/hu- queUo hauejfehauntOj

uiera hauido

delpiu.

nos huuicfemos. y hu noi hauere'fiimo hautt uieramos hauido , ío ,

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l i g LIBIDO SECOTiBO. uos huuiefedes y hu- uoi hauefii hauuta

uierades hauido, aquellos huuiefen)/ quei hauejjero hauuta

huuieran hauido.

Il futuro é come quel del indicatim.

Soggiuntiuo,

Trefente.

del mena. como 0 haya lu ha)/as a quel hajíá

nos hayamos uos hajiays

c^e zo habbia tu habbi queüo habbia ;

delpiu.

mi habbiamo uoi habbiate

a quellos ha^yan. queglibabbiano,

Treterito im^erfetto.

Delmeno. cómo );o huuieíTe che io hauej¡e tu h u ui eíes, tu hanejii,

t quel

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a quel huuicfe queUo haneff:,

DEL TIF.

nofotros huuicflcmos noibaHcjümú uofotros huuicíledcs uoihaue¡li aquellus huuieíl'en quci haucfjerOy

TEBJETl'O.

Cafligliani. Tofcani. como yo huiücrc ha- Che iohauejfe hauu"

uido , to, tu huuicíles hauido tu h^iuejíi bauíito, a quel huuieíl'e haui- ¡¡mllo hauejje hauu-

do, to, nos huuicíTcmos haui iwi bnuefiimo hauH-

do, to, uos huuielTcdcs haui- uoi bauejlehauuto.

do, a quellos huuicíTen quei hauejfero haute-

hauido. to . ll futuro , come quel deÜ'indicatiuo.

¿'infinito.

haiier hauere haucr hauido, hauere hauuto,

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i j o LIBBJ) SSCO'lsiDO fer para hauer ejfer per hauere, o per

douer hauere.

Ma auuertinte di queflo ucrbo hauer, che Aiiertimento ij¡ qaefla Uariatione fi piglia molte uolte per il jjur aba ^^j,¿^ tener, &accíochc fappiatedifcemerc,

auuer tírete che qmndo il detto uerbo uiene in compagnia d'uríaltro , come ,yo he amado, ha uia amado , haure amado; cí'* aítri fimili, allhora ual come in Tofcano, ho amato , haue-ueua amato,baueró amato, & altri; ma fe uiene folo, (enT^ appoggiarfi ad altro uerbo ; allhora nclle prime, <é' feconde pcrfone di tut-ti imodi, ualcrá tanto , come il uerbo tener, che in Tofcano uol dir hauer, quando uiene fo-

Vduerfercf lo >' ma nelk ter%e perforw uol dir efferci qual-fere; e come che Cofd , Í^T V/l luOgO di qiicl cíTcr ,ft dícC hz-

í> ¡tana. ^^^^. ^ ^^^ fenza intelligeri'z^a di ^erjona alcuna, come é ancora in Tofcano , & nell'indicatiuo, fu ,Iiai delprefcnte ,nell'imperfetto ,ha.uiz,nel perfetto ,huuo ; nel futuro haura ,il coman-datiuo non l'ha, nel primo del defideratiuo, o (\ Iiuuicllc, nelfecondojO ñ. huuiera , nelTulti-mo, oCi haura , eír cofi nel foggiuntiuo, íin-finito, hauer , come il pajjato, fi chefi puo dir uerbo imperjónale; ma perche potrebbe ef-fer difficik ad intender fen-^a effempi, effen-do cofa tanto importante alia noftra lingua,,

darb

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daro dcuni ejjempi; accioche meglio fí poffa intendere,

Caíligliani. Tofiant. donde no hai uerguen doue non é uergogna, íjfem¡,io dd

ga , ni relpeólo, no ne riípetto,nonfifa- fcrhobmer, haura uii-tüd,);don rauirtü, edone non f"''^JI"'^-de no huuo u irtud fu uirtü, 7ion ui pub no pudo haucr bue e¡[ere opera buona . na obra.

Et 'il medefmo fará parlando nel numera del piH, dicendo.

Caíligliani. Tojcani. aquiha ' quatropal- qiii fono qnattro paU

mos , y allí no liay tn't, eini non c nien-nada, p q u i huuo^ te, & qimi tú fu~ el otro día tres luV rono l'altro di tre bres ; mu^ doctos huomini moltodotti; que híxy de nucuo; chect é di nuoiio i

JEt altri fmili a quefli; ma auuertirete an- ij_^„¡y p.ijg cora, che quel che in Tofcano uuoldirpropria- fiunfiznip» mente, haue r, in Spagmolo fi dice per il uerbo ^"""^'" "-tener, che éper uia dipoJfeJ¡ionc, comefi di- •' '¿•"*''^'

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1J2 LIB\0 SECOI^DQ cefiimo in Tofcano , io non ho mente; in Spa-gmolo fi direhbe , yo no tengo nacía, o cofi haueua ; tenia, hebbe , tuuo, &' altrifimili come tieUa uariatione del uerho tener fi uede-rd 3 & qneflo slntende, come ho dctto,quan^ do detto uerho haiicr,uknefolo: perche guan­do uiene per aiuto d'altro uerho, fempre fignifi ca una cofa.

y ^B^I^TIOVJ DEL VE\B^B0 , S E R , P E R £ S S E R E .

Tempo prefente del^ dimoftratiuo. Cafti^liani.

yo ioy tu eres aque les .

tofi)no, tufei, queW ¿

DEL TIF.

tíos fomos nos foys a qucllos fon.

fiamo, fete fiete, fono.

Etfempre s'intenderanno queUeperfone,fen T^ dirli piu, ma infuo luogo metterento prima, feconda, e ter%a.- • •

Ta£ato

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Taffato imperfetto.

DEL M E V^O.

Caíligliani, Tojcani. I.j/oera 2. eras ^ . era

eramos erades eran.

10 era eri era.

DEL TIF.

erammo eramte erano .

V^S^TO FI'>^!TO.

i.yo fui, he huuc íi- fui, fono ¡Lito. d o ,

3. fuiftc , h:xsyhuui- fcstt,fi/li, fei flato, ílc (ido.

5. fue, ha, y huuo h-do . / « , ct ¿flato.

D £ L TIF. j . fuimos, hauc/nos, fumo,

/ ¡ii

Page 165: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

1^4 LIBBJO S ECO'NiDO y huuimos fido.' fiamo ñatiy

2. fuiftes hzntys, y fofle, fete ñati huuiftesfido

j . fueron, han y hu- furo, fonoflatú uicron íido.

TaJJato piu che finito.

Delmeno.

Cafiigliani. Tojcani !• yo hauia fido a. hauiasíido ¡. hauia íido.

era flato enflato era flato.

Del-piu.

hauiamos fido hauiadcs fido, hauianíido.

erammoflati y erauate flati eranoflati.

Tempo da uenire.

Bel menOé

j.yo fer¿ 3. feras

faro farai^

3 . fe-

Page 166: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

^•fera. Jara.

delpiü.

feremos. faremo, fercys [arete

ferán. faranno.

Trefente del comandare.

Delmeno. Caíligliani. Tojcani. 2, fe tu, ofcytu, ÍÍ/' tu , j . fea aquel fiaqitdlo.

Del pin.

1. fe amos nos fiamonoi. 2. fcd uos, fíate uoi, 3. fean aquellos . fumo quegli.

Tempoprefente,et imperfetto del defideratino,

Delmeno.

1, oíí yo fueflcjfuera, o fe io foJfe, farei 1 iiij

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J^6 LIB \0 SECOli^DO 2. tu fueks, fueras , tufofii,farefli, ¡. a quel íueirc, fuera, quelfof[e farebbe.

DEL T T r .

r. noforros fueílcmos mi fofiimo ,farefiimo fuéramos

2. uofotfos fueííedes uoi foÜe, farefle, íucradt's ,

5.a qucllüs fucíTcn, quci fofjerojfarcbbo-í'ucran . no.

Tempo paffato finito , <& fin che finito.

D S L M E TS^O.

1. o fi yo huuieirc, y fo¡¡i fardilato , huuicra ficío.

a. huuicíll's, y huuie :fofii,fareñiflato, ras fido.

5. huuicllc , y huuie fofie farebbe ñato, ra iido.

D e L T I r .

i. huuicirmos,huuie fojiimo , fiírefiimoflii ramos lid o ti,

a. huuiclledcshuuie foñefa­rades

Page 168: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

radcs fido , rejleflati, ¡. huuiellen . huuie- fojfero,farebbonofla'

ran íído. ti.

TEMVO DJÍ VSVJ\S.

DEL ME " J ^ O .

Cafligliani. Tojcani. 1. oxala^yofea io ft¡z 2. tu feas tu s:j j , a qucl fea quelfia.

Caíligi

D S L V I r .

iani. To/cam. I. fea ni os fhimo 2.ll-:ys fíate j . ícau • fuño,

Qjujia pa-roLi oxalA , v piu prcjlo morefca chealtraiy;cnte , >!tented,nieno m Sp^igna s'ufa communanintc , &uuoldir qutl cbcmTofca no Dio'luolefJ'c, o maguri; &fcmpre s'a'^^iu-gnc ddefidcr.iiii'.o ; ¡I prefinte, QT ¡mpcrfctta dci¡0ggimtino,¿ come qutl del dcfderaiiuo.

Page 169: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

1^8 LIBBJO SÉCOT^DO

Tempo pajfato perfetto delfoggimíiuo .

Del meno.

Caftigliani. To/cani. 1. como_yo haj/aíiido, concioftacofa che iofia

flato 2. tu hajías íldo tu sij flato . 3. a quel haya íldo. queÜo fia flato .

Del p tu.

Caftigliani. Tojcani. I. nofotros hayamos mi fiama ftati

íído. a.uofocros hayajsfi- uoifíateflati.

do, 3. a quellos ha_yan íi- quegli fiano flati,

d o .

rei«po da uenire.

Del meno.

I. como JO fcrc, fuere, come io faro, faro flx yhaure

Page 170: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

y haure íído , to . 1, tu fe ras , fueres, tu farAí^farai flato.

y hauras fido j . a quel fera, fuere, quelfard ¡fard flato.

y haura fido

Del piu,

Caíligliani. To/cani. í, nofotros, feremos tíoifaremojaremo SÍ4

fuéremos , haure- ti i mos fido.

a. fereys, fuerdes, y uoifarete, farete fla-haureys fido, ti,

j . fcran fueren, y ha- queifaranno ¡faranm uran fido. flati.

I altri tempi tutti fono fimili al defideratiUQt

Tempoprefente del modo ififimto¡ & pajfato.

Trefeme.

fcr effere Delpajjato,

haucr íido, ejjeré flato.

Page 171: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

I 4 0 LIBBJ) SECOTsí^DO

D.d FETlin^E.

hauer de fer; ellar hauer da ejjerc; hauer por f^l•. ad cjjere; douer efje-

re, effere, per e¡fere.

St f]ui aunertirete, che il ucrbo fer, non ft~ gnificafempn- quelche in lingua Italiana, per

Auntimentí ciochc fe iion é che ftgnifica la ejfentia della co col ucrbo, Ja, come dir c buono, é catt iuo, chefignifica ^"' qualita di qudcbe cofa , aühora fi dir aben in

C afligí i ano . , es Bueno , es malo, es tuerto, era coxOjfuc

TcMor uerbo r ^

/«.y»/z«A¿íordo. (hefigmfichi Et altYi finiíH , i quali come fi uede et nel~

tuna c :n l'aitra li¡¡gí;a,d.i ad mtendere la qua-litii d'alcHiiu cofa , cíoé, che in quella cofa fia alcMna qn.ílita ; mafcfí uorra mtendcre effert. in qualche ///'K^O , allhora non suferd in alcun modo in Cdstigii.uij , dal ucrbo fer, fe non dal uerbo eílar, // (¡u.üej-k ?iel frefcnte del dimo-íiratiuo . yo cílo)', u cftas , a qucl ella.

D EL VI y. cílanjos , cíl-a)'S , aftan .

2t coft l'imperfem. eííaiía , c ibuas, cftaua.

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ÜtLlU LlJl. CAS. 141 cílauamos ¡ eílauades, eftauan .

cíluue , eftuuifte, eftuuo, eftuuimos . eftuuiftes, eíluuieron, I-t cofigli dtri col ucrho, hauer, come. he eftado, has eíiado, ha eíiado, haue-mos , eftado , hauc)is eftado^, han eftado, eí'-jhuuieraftado , huuifras eñado, huuie ramosertado, huuicrades eftado, huiiie-ran eftado,

Et accioche nieglio sintenda quel che ho det f-fimpío dd to, dar6 alcuni cjfemfi¡ done fi uedera , che "''''"' 'f'"'.> quando fi dird ejjere in qualche luogo, bil'og7ia ¿J,,i^^^ femare fkrlo per iluerbo cftar, &ncn fer.

Caíligli

CU ejfempi faranno qucíU .

iani. To/cani, Yo cftojy en mi cafa, lo fon in cafa mia , e^

y tu cftas en la tu- tu fei nella tua , & ya, y quado yo efta quando io era in I\o-ua en Roma , cfta- ma erano moltt Car~ uan muchos Carde dinali , & dapoi fu nales , y dcípucs c la l'lmbafciator Fri ftuuo alli cmbaxa- cefco di Fargas, col dor Fráciíco de Var quale 10 Hetti, &

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14» LIBBJ) SSC O'^po gas, coa el qual^o & non fono flato dci eftuue i y no he ftado deípues a ca con otro j 'y íi yo eíluuieraen Roma -otro año', hiziera

ue é la uirtu c la té~ peranx^ • ^t doue é la temperan'^, é U quiete.

poiin qua con altro; ^ ft io fojfe ancora in ]\oma uno altra anno^ hauerei fhtto bene.

bien. Pondecftala prucíen Doue é la pruden":^,

cia, ay eña la uir- iui é la uirtü ,& do tud , y donde cfta

• la uirtud , eña ia temperantia jj/ don de eíla la tempe-randa efta la quie­tud.

No efta en cafa ; no l<lon é in cafa <' no, «J--pues , donde cfta > dmque doue e f é in eftaenJapla^ajtnas pia-x^ , ma preño prefto cítara Sea- fard in cafa , i ' a , '

che cofaft(t Ciahabbiamo ueduto (credo) hen diftinta-ü Herbó faf mente la natura di quejlidue «er¿'¿ hauer, ^

effere ; de i quali [uno ci ferue nell'attiua [di tutti i uerhi, & l'altro che ¿íer, neüapafiiua imo , che la pafiiua noflra non é altro, che íL uerbo í'er, col participio di quel iierbo , che uo-gliamo dar ad intendere., & percio non faroi

necejjario

/>«!>.

Page 174: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

DELL^ Lili. CUS. 143 necejjario uariar la pajiiua, infierne con l'atü-m, foi che habhiamo gid ueduto il uerbo fer, uariato, & il participo é cofafacile da in-tendere , del quale diremo al feto luogo ,• per hora uariaremo l'attiua di tutte tre le coniu-gationi; accioche s'intendano fácilmente , & per quefto torremo i tre uerbi communi, che faranno amar, dellaprima¡kci: della feconda , oyr , della ter'7^ .

TBJMJ: CO'HjVG^TIOJiS CU-• S T I G L I A N A j E T O S C A N A .

C A p I r O L O . / / / / .

Temp prefente del dimojiratiuo

Delmeno.

Caftigliani. Tojcani yo amo tu amas a i ucl ama.

io amo tuami fuello ama.

Del piíf.

nos amamos uos amays

noiamiamo mt amate

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144 LIBBJ) SSCOT^DO a queilos aman. queüi amano .

Taffato imperfetto ,

DEL ME 1^0,

amana amaua, amauas amaui

ainaua. amana .

D E L T I F .

amauamos amauamo amauades amánate ftmauan . amauano.

Tempe pajjato perfetto.

DEL M £ 11.0.

1. yo ame, he y huue amai, c hebbi ama amado . to.

2. tu amarte , has, y amafli, hai, & haue humftc amado fí; amato

j . a quel, amó ha y amo ¡ha et hebbe ama huuo amado, (o.

Del

Page 176: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

DELL^ LI% CJt I4S

DEL TIF.

I . amamos, hauem os -amañfíno ,hauemo, y huuimos amado, habbiamo amato .

a. amafies, haueis hu amafiehaUetefÓ"ha uiíles amado. ueftc amato ,

3 . amaron, hanjr hu- amarono,hanno,t beh uieron amado. bero amato .

TUSSUTO TIF CHE FlTi^ITO*

DEL MET^O.

hauia amado , haueua amato hauias apiado, hctueui amato, hauia amado. haueua amato.

DEL TIF. Iiauiamos amado haucuamo amat» hauíades amado haueuite amato hauian amado. haueuano amato,

TEMTO DU FETilFj:.

DEL MET^O.

iamaré «rntri . '• K

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i^6 LIB^iO SECOl^DO amarás amerai amará. amera •

D £ I T 1 V,

amaremos amareis amarán.

amaremo amarete ameranno.

BSL MODO DSL COM^T^D^BJ I L P R E S E N T E .

C A P I T O L O . f .

DEL US V^O.

Caftigliani. Tofiam. 1. ama tu ama tu 5. ame a quel. ami )c¡ueUo,

DSL V I V.

amemos nofotros amad uo forros amen a quellos.

amiamo not amate mi amino que^U.

ll tempoda uenire di ijueflo modo, nonio metteremo, quip,erejjer Jempre fmilea quel_

di uenire

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b 1 l i a Li m cOÍS. 147 di uenire del dimofiratiuo. l^üafeconda perfona del piu cogli articolijo los Ja hs-.íjíicl d/i pone dapoi del I, comedir a maldo,amuldos,meglio che arnadio auiadlps,

¿•¡f ilmedefimo dtco di tutte tre le coniuga-tioni. ' •' ' HV;

TEMTO TB^ESeVTE:, eT.IMTSBc l - E T T O D E L D E S i n E R A

T I V O . C A P ; . VI.

D S L ME X 0 « Cafligíiani. • Tojcani. oxala yo amafie ama- amafil ,amereL

ha j./y amara tu amaífes , amanas amafil, atnarefli,

y amaras. a qucí amafie amaría^ am^^ífe, amerebhe.

y amara.

D E I TI V.

Caftigliani. Tojcani. amaíTemos , amaría- amafiimo , amérente

aios , j amaramos ?Ȓj, K ij

Page 179: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

t4S LIBKO SECOT^DO. amaítedcs, amariades amafie, amerejle,

y amarades tmaílen , amarían, jr amaJJero,amerehb9'

amacan. no.

TEMTO T^SS^TO , FITilTO, B T P I V C H E F I N I T O .

C A P I T o L o . FII.

Delmeno. Caftigliani. Tojcani, o fi^o huuieíTe, j> hu- f>aucj¡i,hauret anta-'

uiera amado to • huuieñcs,y huuicras hauej¡i,haurejli ama

amado, to, huuieíTe humera ama haueffe,haurebbea-

do. mato.

Del piu.

liuuíeíTemos huuiera hauefiimOt hauerefii' mos amado mo amato].

huuicllcdes huuiera- haueñeMorete ama des amado, • ío,

huuicíTen huuieran hanejfero, haurchbe- ^ 4mado. ^ roamato.

Tempo'

Page 180: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

£)ELLU Ll'H. CJtS, J4S>

TEMT O DU VE'HIA,^^

DEL MEVJO'

Caíligliani. TofcanL oxala yo ame tiio uoglia , (hio amig

et ame, mames tuami t quel a me. queUo ame , et ami.

DEL Vir.

fiofotroj amemos mi amiamo uorotros améis uoiamiate 4. quellos amen. quegli amino.

SOGGIO'H.TiyO.

Terche il prefente delfoggiuntiuo, et tim' perfctto y e'l f tu che finito, fono il medeftma»

con quei del defideratiuo , in tutte le tre (oniugationi, qui in que/lo tempo

Monfard neceffarw metter-gli :ft non il paffats,

finitOi fí qael da . mnirs.

Page 181: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

f^Q ítB^O SSCOTUDO

'Tajfato ^erfetto delfoggiuntim.

comojyo ha);a amado come io habbia afna~

tu haj'as:amaclo tu habhi amato, •" aqucihaya amado . qucllo habbia ama-^

-> • • t o . '•

D E L -P 1 V,

hayamos amado hahhiamo amato hayáis amado ,• habbiate amato hajian amado . habbíctno amato

Tcmpodauenire, del foggiuntiuo.

DEL M S Ji^O.

Caíligliani. Tofcani.. como yo amare, hii- come io amet-d¡haue-

uierc, y haurc ama ró amato, do,

adiares , huuiercs, y amerai, hauerai ama hauras amado. to;

amare huuicrc,y ha- amerd, hauerd ama-urá amado. , ÍO.

Page 182: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

D E L T I y.

' Cafligliani. Tofiani. -amaremos, huuicrc- ameremo, haueren»

mos , y hauremos amato. amado

-ámaredes , hunierc- amérete ¡haueretea-ác&,y haureys a- mato^ mado,

amaren, huuieren, y ameranno,hauranna hauran amado . amato .

La uoce ,amarc , amares , amare, e molto ufata nella ncflra l'mgm , & fi fotrd formar dalfajfatoperfetto on, i?i c, come ,amaron , amare; leyeron, lejcre;;' c/fempi di quefii tempi, fi trouara, neí futura de i uerbi irre golari.

T^MTO TI^ESET<¡jrE.

*mar. : amare.

TEMT?0 D^ rsnjKE'

laaucr de amat kanere ad amare

Page 183: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

tl$2 JLIBIIO SeCOT^Dp fcr por amar ejftre ad amare cftar por amar ejffere per amare.

Delta pafíiua, come habbiamo detto , píK (¡¡er partuolarmente , col participio daremo

., t^empio aliuhimo ;fegitua lajcconda congii*^ gationc, che¡ini¡cc in t r , ¡'infinita •

TEMTO Tlir.SS7iT£ DSL DI¡HO' firatiuo della Jcconda perfona *

DEL MET^O,

Caíligliani. ToJcanL yo Ico ioleggo tu Ices tu le¿^i a qucl J ce. ^mi legge

DEL Tjy.

nofocros Icemos noi leggiama • uos Iccis milcggcte^ a quclios Icen. quei ieggona, _.\

Temp»

Page 184: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

• r^AÍTO V^SS^TO IMTEIFETTO,

Delmeno,

Caííigliani. Tofcani

2. le/as ley'a

Itggem leggeui. leggem^

'Delp'm. leyamoí, Icvades

leggeuamo leggeuáte

leyan. leggeuano.

TIMVO VaSSUTO TEBjeTTO,

Del meno:

Caíligliani. Tojcant. i. ley, he, huue ley- lefii, ho, hehbi let"

do, to, %. Icyfte, has, huui- Icggeñi, bai, bauefU

ílclcydo. letti* . .

Page 185: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

;1?4 I-ISE,p SECO'HDO leyó, ha huuo, ley ¿e/]e, ha, hebbe kt~

' . d o . • íü. -

• Delp'm. leymos, hauemos hu- leggemo, hauemOihab

uimos lc7do, biaffío letto , leyftcs , haueys huui- leggejle, hauete, ba­

ñes leydo ¡(csle letto , leyeron , han huiiie- k(Jcro , hanno , heb-

ron leydo. htro letto .

T^SS^TO Tlr CHE FlTilTO^

Del meno .

.Caíligliani. Tojcani.

hauia Icydo haueua letto hauias leydo hauetii letto hauia leydo. hauenaletto ,

Delpiti. hauiamos leydo haueuamo letto,

: hauiades leydo haueudte letto . bauianleido. hmeuanoktto.

Temp»

Page 186: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

DtlLJ. LITÑ^ CjiS. iss

TEMTO DA VE'HI-P^E,

Del meno:

Cafligliani. To/cani.

leerc leerás leerá

leggerb leggera leggerd.

Delp'm. leeremos Icereys leerán.

leggeremo. legggerete leggerarmo

TEMTO T\ESE1SITS DEL MODO D I C O M M Á N O A R E .

Del meno .

Caftigliani. Tojcani.

lee til ¡^ggit»> lea'a^uel. , kggaqueüo.

Page 187: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

Jj/S LlBKOSSCOn^DO

Del pin . leamos nofotros le^iamo mi IccJuofotros Icggetcuoi , han, a qucilos . leggam quegli,

TEMTO TílESET^Te, ET V^S-S A T O i M P E R F t T T O O f i L

D i S I Z J E R A T I V O .

Dd nmio.

Caftigliani. Tofcani.

o íí yo IcycíTc, leería ofcio leggefíi, legge y leyera , rei,

Icycílcs, ktriasicyc le^efii, leggeresíi, 1.1-;,

IcycíTc J tc i ia , le- leggejfe , Ic^ercb-ycr.i. be.

Del ph lU.

Icycrcmosjlecriamos^ UggefiimQ , leggerem

Page 188: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

DEII . ' Í L1J. CUS. 157 kyefcdes, Iceriadcs, leggeñe, Uggcreñe^

leycradcs. leyefcn, Iserian , le- leggejjero, Itggerehbd

ycran. no.

TUSSUTO FIT^ITO , ET TIV C H E F I N I T O .

Del metió.

Cafligliani. Tofiam.

o íi yo huuicíTe , hu- íxtHf/ií, hiurei let-uicra Icydo tn,

huuicíTcs , huuicras, haucfti, haitrejlt let-Icycio . to ,

hiuiieílc , huuicn icy h.iucije , hauvcbbc let d o . to .

DcipiU.

hauicíTcmos huuiera- hJKcJ^imo , haure/Si' moslcvdo. wjlctto,

huuicílcdes , huuic- haucjic , hauorcjic ¡(t radcs Icvdo , to ,

huuicfcn , huuicr.in" huufjfryo, hawcbbo-levdo . «o Ictto.

Page 189: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

158 LIBIDO SECOT>ID'0

TEMTO DA vnVJT^E,

Del meno .

Cafljgliani. To/cani,

ox.iláyolea Dio iioglia, cFio leg-

tu leas . iu legga , & leggip . aquel lea , -t¡uello legga ^

Del piu. > nofotros leamos mi leggiamo uofotros leáis uoileggiate, a quellos lean , quci tcggano.

SOGGIVJiTIVO.

Tempo pajfato perfetto.

Del meno.

Caíligliaui. To/cani. como yo haya ley do, comió habbia km ,

tu

Page 190: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

tu hayas leydo , tu babbi letto, a t^uel haya leydo. quell'habbia letto,

Delpiti, hayamos ]eydo, habbiamo letto, ' hayáis leydo, habbiate letto . hayan leydo. habbianoletto, \

TEUTO D^ FEnjK^*

Deimem.

Caíligliani. Tofcanu como yo Icvcre hu- come ioleggcrh, &>

ilicrc, y haurc ley- bauro letto. do ,

leyeres, huuicrcs, ha Icggcrai, & hauerat liras leydo . letto •

leyere huuicrCj V ha- Icggcra , &ha¡ierd ura leydo. • letto.

Del pin. leyéreraos , huuierc^ leggeremo¡hmeremo vaos haureraos leydo letto .

Page 191: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

l6o LIB RO seCOTiDO lcyeredcs,huuicredes lépete Muérete let

ha^ureis leydo , ío . leyeren,huuieren ha- leggeranm , haueran

uran leydo. _ noletto.

Jeer. ^ leggere.

T^SSJTO FinjTO, ST TIF C H E F I N I T O .

fjauer leydo. hatier leño.

Cafligíiani. Tojcani, hauer de leer Dotter ¡ciñere ^ fcr para leer, hauere a leggere cfur para Iter. effere fer leggere •

Di quefia 2,congiugatione,per hora non diré MÍO altro;perchequei chefaranno irregolari, cioé chenonfegititeranno quefie congiugationi, le mctteremo aWultimo ihor fcguita la terxfi ^ongiugdtione, lá quale finifce I'infinito in ir, tomejücnit, dezií, oyr, ínorir, parir,- dé

i qmli

Page 192: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

ÉELLj: LI'íl. cas. i^i-, i quali non/i puo dar regola certa, nel prefente del dimoñratiuo ; perche alcuni finifcono iti, go, come, oygo, digo, uengo ; & altri non finifcono, come , muero paro, & altri fimili^ hora torrerno per effere piu conmune ¡ il uer-bo joyr.

TEWPO T\£SET<IJ'E DEL D J* M O ' S T R A T I V O ,

Del meno . "-^ «.

Cafligliaui. Tófiani.

yo oygo ioodo, tu oyes tu odi, aquel oye. quelloode,

Del piu.

nofotros oymos " noiudiamo^ uoforrosoys, uoiudite, a quellos oyen. - quegliodono.

Page 193: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

l6x IIB^O SECOV^DO

•p^SSarO IMTESJETTO.

DelmenOé

Caftigíiani, To/cani.

1. oya 2. oyas

udiua, udiuij Ttdiua.

Delpm.

oyamos oyades ovan.

udiuamOi udiuate, udiuano>

TUSS^TO T?EI_FETT0.

Dclmmo,

Caftigliani. To/cani,

6y,he, hiiue,oydo , ttdt^hohebbi udito, o'yílc,has,huuifte oy- udifii hai, hauefii¡u-

do, ¿ito.

Page 194: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

oyó , ha huno, oydo. udi, ha , hebbe udi' to.

DelpfU, oymos, hallemos hu- udimo,habbiamo ha

uimos oydo . uemo. udito: oyftes haueyí, huui- udifle^ hauete ,haue-

ftes oydo, fie udito. oyeron, han huuie- udironoJjannOiheb~^

ron oydo ¿ bero udito. . j

TUSSUTO Tiy [CHS FIT^ITO.

Del meno.

Cafliglianí . Tojcani.

hauía oydo, haueua udito , hauias oydo haueui udito , hauia oydo. haueua udito.

Delpk. hauiamos oydo haueuamo udito hauiades oydo haueuate udito, hauian oydo, haueuam udito.

L ^ •

Page 195: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

as-

164 LIBKO SECÓTi^DÓ^

TEMTO D-^ VEVJP^E.

Del mena.

Caíligliani. To/cani,

oyré , udiro oyrás udiraiy oyrá. udird.

Delpiu. oyremos oyreys oyran.

udirema udirete udiranno

TeMTO TliESETsíTg DSL MOBO D I C O M M A. N D AR B .

Delmeno.

Cafligliani. To/cani,

a. oye TU vdi tu ' ¡. oyga a quel 'oda quello \

OVfíZ

Page 196: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

Del pita,

oygamoSyOyd ,oygan udiamo, udite¡odano, t'mpirati. ' uocon lañe

^ , , , , . . , . rt satione non _. Qttandoueld negatione m uece di queno , fipg„e^ a fi mette il prefenie del foggiuntiuo, come no m uece di •oygas, no oyga; no oygamos, no oygaís., 9" "''' '"/ nobygan ; & coftnell'altrecongiugatwnü ' ^^ ¡"W*^ TEM^O. TíiESSIiTE , ST T ^ S-

S A T O I M P E R F E T T O D E L DES IDERATIVO. ^

Del mem •

Caftigliani. Tofiani.

o fi yo oyéíTc, oye- ' ^difii, udirei, ra,

oycíTes, oyeras , udifii, udirefie, o yeíTe, oyera. udijfe ¡ udirebbe,

L iii

Page 197: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

SSiJ

1^6 lIBJp SE COTUDO %' ' '

Del piu. oyeíTemos', oyera- udiJür^Oj udiremmo,

mos, o yeíTedcs , oyera- udijle, udirejle,

des oyeíTen , oyeran. udijjero, udirehbono.

TEMTO T^SS^TO FIlSiITO,ST P I V C H E F I N I T O ,

DEL M S ISl^^O.

Cafliglíani. To/cani. oxala, yo huuieífe, y mlejfelddio , che io

huuiera oydo haud(ii¡hairet udito, hutiielTcs,y huuíeras hauejiijjaurejii udi~

oydo, to, huuieíTc, y huuiera , haueIJe haurebhe hdi

oydo. to.

D E L T I F.

huuieííemos, y hu- haucfiimo,hakreflimo uieramos oydo, udito.

huuief-

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HELIJÍ líT^ cas. i6j huuieííedes; y huuie- hauefiei haurefie udi-

radesoydo, fo. huuieíTen, y huui eran haueftero, haurehbo-

pydo. no udito.

TEMTO D\/£ FET^IIiS.

D € L ME "KO. Caftigiiani. Tofcani. óya , oucr, óyga, óyas, oygas, óya, oyga.

oda oda, & odít oda.

D E 1 TIF.

oyamQs, oygamos, oyavs, oygays oyan, oygan.

udiamo» lidíate i odano ,

Q£</f4 prl. mctnom'uja tro¡>j».

vei soGCiFXTiro. Tempo fajjato finito.

DEL ME'HJ).

«orno, yo haya oydo, come io hahbia udito,

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ig5-

168 i JBl^O-yí -COT^íX) hayas oydo, hahbiuditOr, • ' haya oydo. habbia udito.

DEL TIF.

hayamos oydo, , - hahbiumo udttort hayáis oydo, habbiate udito , hayan oydo. • \hahbianccudito.

TEMTO 1>^ VE'njVi^E-. .-)

DEL ME,1S10, - . :

Caftigliani. • Tojcani. como yo oyére,huuie $,om.eio udiro, haue~

re y hauue oydo ro udito . oyeres, huukr.es j y udirai, hauerai. udi-

haurasoydo, to. • • • oyere , v huuiere , y udira y hauer'a udi~

haura oydo . to.

hEL TÍF.

oyéremos, huuierc- üdiremo , haueremo mos, y hauremos - udito j oydo,

oycrdeSjhuuierdeSjV. udirete > Ltiíerete. u-haursis

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,r BELL A' L lTs[j CUS. 16,9 haureis oydo dito .

oyeren , huuiercn,y udirano,hauranoudi-' ./: hauran oydo . • í o . J

TEMTO T?1^ESE'(jS BEL MO­DO I N o E TE 8. M I 1 A T O .

oyr, ;udirc. ' •

Tafflito finito , & fiu che finito.

haucroydo-j ;• hauereudito,

T EMTO D\A V€ 7^/ 1\_E .

Caftigíiani. To/cani. haiicrdcoyr hancr ad ndire fcr por oyr, doucr iidirc cferporoyr . cffer fcr udire .

Et quefio v tn qaanto alie tre conf:ii:;zationif o uariationc della noce attiiur,st ancor cl:>e nelia pafiina , cprncijo detío , non fia ulero da dure, che ¡I iierho fojlantíiío infierne col participio dtl tterko j cbcfí uuol uariare; nondiracno io ufi-glío uariare il primo modo , cioc >l dinicfira-tiuo ; 'jerciochcuariato qiielh , confaviíitafí

Page 201: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

^^^

170 inno SECOT<lDO fotran mriaregli altri.

TEMTO •PK.SSSnjE DEL DIMO*

S T R A T I V O P A S S I V O .

DEL ME%Q, Caííigliani. To/caní. yo foy amado fono amato eres amado fei amato , es amado. éamato.

DSL Tiy.

fomos amados fiamo amati, foys amados fete amati, fon amados, fono amati.

T^SS^TO IMTEBJPETTO.

DEL METIÓ.

era amado era amato ^ eras amado eri amato, era amado era amato.

Del

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: DEL TIF.

tramos amados erauamo amati crades amados erauáte amati eran amados , erano amati.

TasSjlTO Fl'^ITOt

Caíliglianí . Tofianl fui, he, y huue íido fui, fono flato amato

amado fuyfte, ha,s, huuiíle foíli,fci¡iatoamatot

íi do amado.' fue, ha huuo fido a- f« t" ñato amato .

mado.

DSL TIF .

fuymos , hauemos , fummo,fiamoftatia-huuimos íidoama mati, dos .

fuyftcSjhaueys huui- fojle ,ft![í' íiatiama" ftcs lido amados, ti,

fueron , han , huuic- furono , fonojlati a-" ron iido amados. mati ,

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•17a r LJBXO SE CÜ^D O

TUSS^TO TIV CHE FIT^ITO.

DSL -M€l>p.

Caíligííani. Tofiani, hauia íldo amado , era flato amato , hauias fulo amado eri ñato amato hauia íido amado, era flato amato.

DEL TIV.

hauiamos fido ama- erauamo flati amati doí,

hauiades íído amados erauate ñati amati hauian fido amados, erario ñati amati.

TEMTO Djl ySlSl^IE^E.

D£L MET>0.

Caftigliani. Tofiani, fercamado, faro amato

. feras amado farai amato ícra amado . fara amato .

faré-

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r '

DSL TIF.

feremos amados . farcmo amad . : fereis amados farete amati, ; feran amados faramo amati.

Et cefi quel del comandare; fey amado; ,sif amato, <&• del defideratim ; íueíTe, fuera a-mado, fofíi farei amato; & delfajfato del ' • ' medeftmo, huuieíre,*huuiera íido amador che in Tofcanofk, foj¡i,farei flato amato <¿rc.. doueamertirete, che inuece della uocejiato, Della uoce mCañigliano,fimette Cido^maui é queíla ft^toñ^o^^ diffefenT^, che la uoce ftato, concorda fen^pre '^^ * come aggettiuo , tal che ft [ara della femina, dirá ftata , ma la uoce fido , fepzpre e mna-riahile, & immutahile. Hora fia del mafchio ouer della femina il foggetto, il participio pe­ro fempreft mutta, fcconda il foggetto, fiche ft fard della femina dird amada ,• nel mena, &^ amadas nel ptu. . \

^mertirete apcora, che tiel pajfato finita Há«ec <« «e eír piu che finito di tuttl ¿modi, in quefia UQ- ce Hejfm. ce pa¡iiua, in uece di effer , ft mette hauer, y in CafligUano , come sha mduto ndla uaria-tione del paJfatofinit<\, & pi:i che finito; che. dice fui ,fon ñato amato , & noi, hchmic íí-

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174 íi^KP secoi^DO ¿o amado ; & era ñato amato ¡ Jfiauia lido amado •, & coftgli altri fajfati fifíiti, & pn che finiti del deftderatim, &foggiunt¿»o, che ogn'moda fefipotrd uedere; come fi Hederá nell'imperfonale, U (jualefiformero., piglian-do k ter'ze perfone del uerbo attim, & aggiun ^endogli lapartkeUa fe, come in Tofcano, fi,

Veriiehí uo inmnxt del uerbo, fe non cominciera il parla^ gUom, w« > mentó da (¡ueüo yW^feil parkmento comincie "'•'"' rd dal uerbo: allhora la parttceUt fe ,fí met-^

terddoppoil detto uerbo, come fi uederd per ejfempio doppo la uariatione del uerbo imper-fonale.

VSF^BO IMTEP^SOliyíLB.

Modo dimofiratim.

Caftigliani. Tofcani. felée,leefe filegge fe ley'a , le/afc, ft leggena, kleyo , leyofe, fe ha filejfe, s'éktto,

leydo fe hauia leydo, hauia- s'haueua letto,

fe leydo, feieera leerfe ha . fi legg^ra ,

Eti

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fíco/í comerfeha, beuerfeha, hazeríeha polifo in uece di jComeraíTe, beueraíTe, Iia-raíTe.

MODO DI COMM^%DJÍ\E.

I eafe, o que fe lea. Icggafi.

MODO DI DlSIDEIl^llE.

Caíligliani. Tojcani. fclc^rclTc, et lejféra, fiieggejjle,¡ikggereb

fe leería, be. fe hauriajhuuieíTeley fifarebbe, fi furia let-'

do. to ,foJfe letto, fojje. ñato letto.

que fe lea ; Icafe fi legga.

MODO SOCGIVIijriVQ»

Caíligliani. Tojcani. fe bayalejrdo, fi fia letto, fia üatú

letto y fe lejfcre, fe haura,hu fi leggerd, fari letto •

uicra, huuierelejí-/íiraííáío/fWO. , do .

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1^5 IIIBIIO SEC01<U>0 i

•MODO ÍVJ)STS\MI'l<iyíTO,

leerfe kggerft. haueriTe leyclo, e(¡erfí letto, ejjer Hato

letto , hau erfe de leer. cjjere per leggerfi. ']

esSEMTIÓ DEL VEB^BO IMTSE^ S O N A L E C O N L A V O C E

, S E , I N N A N Z I , ,E T D A J > 0 1 D E L V E R B O .

Cíim Caíligliani. Tofi Q¿ie.fe-haze ; apare- Che fifk? sapparec-'

jafe de comer . chía da defmare. A ora fe leera<, y deft Horafi leggera, etpoi.

pues fe cátara^que fi cantera, che anco-a uiihofe Ha carita • ranom^'é caritiito,ft do ,-c cantar fe ha cata hoggi^fi:& dop ojífi^ídeípuesquC po h^uerfi cantatq^-fe haura cantado, e letto s andera a ds

'* jílej/do^fe^j/raaco- fmarcw , >, i mer,

Hafc almorzado 1 S'hafktto coüatione^ Si fe haah-norzadopo Sis'jya fiítto collatio-derfe ha íper ar un poco nefi potra ajpettare

un Pe/^'Kp,

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DSLLj: LI'HJ C-^S- 177 ^Icunialtriuerbi imperfonaU fi trouano ,

i quali naturalmente fen'^a fargll da fe, fono impcrfonali, come, Uueue, per pioucr jtriie-na , lampaguea ¡ per folgorare, nieua, uen-tli•^;per nettcgarej, & uentegiare,gli altri rnodi chefifanno per il uerbohzzcr^fidirannone i raodi di parlare comune. St cofi fipotrebbe an­cora daré de gli altri ejjempi, ma per hora ba Jieranno quefli.

Trouanfl ancora molti uerbi, i quali per efprmer ¿a loro fignificatione , uogUono que-sii pronomi inmnxi, me, di prima, te, di fe~ conda, & c, diter%fi ; et del pm nos perpri ma, uos, o per dir meglio os, perfeconda , et il medefmo íe , per la terX^ ; percioche ferue tanto alia ter'^a del mena , come a quella del piu , de i quali uerbi, metteremo alcimi, la-fciando gli altri alTufo , et alia ef^erien7;a di ogriimo .•

Calligiiani. Tojcani, qucdarfc reflarfi Z/Jémpta di ouriarfe burlarfi i ue-hi con.

marauiilaiTe maraíiigllarfi, tne,te,fi.

«juixarfc Uiinentarfi M

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«f5..

178 Ll BIP SECO TS^D O qucmarfe, abbruciarft acordaríe acconliyfi, alcgrarfe raíiegrarfi faiuarfe faluarfi^ lauaríe lauarfi hartarle. facciarfi.

DE^L^ SSCOTSiD j í .

ardcríe arderfij cuero ahhriíc ciarji,

me te ríe metterfi boíuerfc uoltarfí entrifteccrfc attriflíirfi, mouerfe muouerü j cozcrfc cHocerfí perdcrfe •perdcrjl dci^endcríe dijjenderfi dolería;. dolerfi.

DSLLJÍ rEBJ.jL.

arrepeuíirfe pentirft. he rice; fsnrfi _ inorirf: monrfi yríc andar parcírfc, afiríí:

píi'rtirfi atíaccíir

cuoritíc:

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cubrirfe, coprirf: donrakfc. áortnirft.

üt akrifímili, la uariationc de i qualí Ja­rá a quefio 'modo

DEL METiP .

1. yo rae burlo , 2. tu te burlas, j . a quel le burla .

DEL TIF.

nofotros nos burlamos, uoíbtros os burláis a. quellos íc burlan,

€t coft titnl gli altri tempi. Ma auuertirete che ne i tcmpi faffati, & fin che fimti, & fu-tur i y ddfoggiuntiHO , in ucee del uerbofojian~ tiíiofi da ií uerho iiauer, fi come .

DEL MEIlp.

yo me he arrepentido io mi fon pentito. te has arrepentido , ti fei pentito, fe ha arrepentido . fi é pentito.

M ¡i

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Igo LIBIDO SECQTSQDO.

DEL TI y.

nos hauemos arrepentí cifiamopentiti, do,

os haueis arrepentí- ui fette fentiti, do.

fe han arrepentido. ftfon pentiti.

Et cofí pojpofíto , cioé i pronomi, doppo il uerbo, ma (come habbiamo detto) (¡uandoil parlamento , cominciera dal uerbo, all'hora fidira , liaueis os arrepentido , hanfe arre-pentidojheine arrepentido , hafte arrepen­tido , haíe arrepentido, yo ardo ,eí^jome-ardo •,& cofí, uoy, duermo , burlo, callo, me callo, lauo , deyr, dormir, burlar^cal- , lar , lauar-

St quefia é l'iñefja regola ,ches 'ha dato de i pronomi, me^te, fe , quandoft trattb di det­ti pronomi.

V'rbi fénica Trouanfi ancora alcuni di quejii uerbifen-piííina col ^ detti pronomi ,& éun belmodo diparlare,

,. come dir yomuero, /o mm¡o , vo pierdo, lo Sí?. perdo , quien pierde Í* chi perde f pedro per

dio , Tietro ha perfo , & cofi tutti gli aítri . Trouanfí ancora moíti altn uerbi', i quaíi

non haniio 'pafiiua, ne ammettono il uerbo fo-fiamim,

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DELL^ LI^. C^S. i 8 l Jtahtiuo, come in Tofcano, an%ii-a uece di quel, lo ufano dal uerbo hauer, come fono ¡comen, beuer, fubir, andar, uenír, tornar ,j>r, che non ft dirá •,yo foy andado, ne, yo íby, íii bido, ne,jo foy ucnido, ma bene, yo he an­dado , yo he íubido 310 he uenido ,yo he comido, yo he beuido.

r E K ^ i I KK^ G o i .A K.I. cAPiToLo. yin.

lo L T I uerbí fono, i (jualí ¡ non ojferuano la regola gene-rale , i quali faranno quefii ;

: & fe altri fi troueranno, per-cioche é impojiibilc, mettcrgli

Tutti, con la. cognitione di quefii, <¿r de i fiioi tcmpi , farete ahneno aunertiti, per tutti gli altn , & faranno quefii nell'infinito, & infie­rne qucifmili.

* DElLjl VPyl M^.

Caíligliani. rogar coníbla» trocar»

Tojcani.. fregare, confolare , cambiare

M l^

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I82 derrocar

LIBEJ) seco riDO batiere

Iiolqar godere jugar plegar

giocare, plegare

gouernar gouernare ncí^ar confeílar

negare confeffare.

peníar cílar foñar.

penfare fiare, ouer ejjere, Jógnare,

DSLLjí S E COVJi^ .

Caftigliani. Tojcani. ofrecer cjfertre padecer patire merecer fneritare agradecer gratij'icare nacer nafctre crec«r crejcere conofcer conofcere hai'.er fiíre re.ncr h^-iuere Uüíer th'ikre ti-ahef trahcre poner mcttrre: porre ; caer cajlars,

faher

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LULA LIX, CAS. faber [apere querer uo lere holer odorare doleríe dolerfi íbler foiere poder fotere ícr ejfere,

18^

BELLA TE1\_ZA.

Caíligiiani. Tojcani,

morir moriré, reyt ridcre pedií; dmiandare dezir diré eligir ele^r^gere corr.rgir CGrre7'?crs dormir doy nare ,

rfgir regf^ere eícreuir jlrmere traduzír trad!4rre. Í-Ji.r ujcire , fcr.rir fentire

'r^ gire ucnir ntniri iera i i . ferífire.

M m

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184 LIBIDO SECOJiDO

TSMTO TB^ESET^TE DEL D I~ M O S T R A T I V O D I D E T T I

v E R B i . C A P . IX.

S I. prefente del dmofiratiuo, quefli uerbifon moho firani, & per CÍO uanaremo (¡uei che jaranno diflimili tra fe, per-cioche de ifimili, baflerd met

tere uno per tutti, por remo admque que i del­ta prima.

DE I FEB^Bl DELL^ T? T^IM A CONGIVGATIONE IRREGOLARI.

Irregoláñ che feruímo Vit, nel fre-fettít.

DEL MSTS^O.

Caftigliani. Toj'cani.

I. jiiego 3.juegas 5, juega

giuoco giuocbi giiioca..

DEL TIF.

juramos giuochiamo gitiocate

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hSLL^ 11% CJÍS. 185 juegan gtuocano .

Ifomiglianti, a qutjli nella congiugatione ^ /oMO, derrueco, huelgo,con fuelo trueco, r uego ; fueño , buelo .

Etli infinití fuoifaranno, derrocíarholgai', confolar , trocar, rogar foñarboíar.

í^ejii mrbi perdono l'e , cheé appreJJotUj in tuttii tempi ^ faino in quefletre perfone, o quattro j che hauete ueduto , & nella feconda <¿T ter%a del modo di commandare e'l tempo da uenire del^ defideratiuo , & tuttimutano quel u, in o, faluo ¿¿ aerbo juga.r, chel'ojferua fem pre come fi uederá nella fuá uariatione, & per CÍO de dinero iluerbo jugar:, infierne col uer ho holgar, che uol diré, pigliarfi jpajfo, &' placeré .

TEMTÓ TP\^ESE7'IT E DEL DI-M Ü S T R A T I V O .

DEL MEVJ),

Caíligliani: juego. huelgo juegas huelgas juega huelga

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s^s-

• *

i8<$ LIBIDO SECOX^DO

D €L TIF.

|iigaraos holgamos j ugais holgáis. )uegun huelgan

TEMIDO IMT E^FETTTO DSL DI Í Í O S T R A T I V O .

Dei M £ ^ 0 .

jugaua holgaun^ jügauas líolgr.uas jugaua, hüigiuu,

DEL TIF.

itieauamos holgauamos i u í/' . u -id t' s 5 ol gauades ju^auan, holsíauan.

\ Q^i^efio tcnipo fi forma dallo hibmto ¡A r j in ua , come, jugar, jugaua ,

<& cofi tíítti íjiiCi ddU prima 7n.'niera 5 eír coft dcr-

rocaua, rogaua, coüKilaua, trocaua, bolaua.

Dtl

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DELLJÍ LlHi C^S. 187

T^SS^TO VE\FETTO>

DEL METSCjO.

Cañígiiani, jugué holgué jugarte holgafte jugó holgó

DEL TIF.

jugamos holgamos j ugaíles holgaftcs jugaron. holgaron.

Del piu ele perfetto , non accade dirve, poi chefifiíperi¿ participio, jugado, holgado, eluerbohíucr.

FFT FBJD DEL D IM OST B^.A^IVO.

DíL M Elijo,

Cafíigliani. jugaré holgaré,

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188 LIBBJ) SSCOVJDO jugarás, holgaiis jugará . holgará.

DEL Tir.

jugaremos jugareis jugarán.

holgaremos holgareis holgarán.

fcrmationt Queflo tcmpo ft forma dallo infinito, mctten M'Mferati ^^^ un é3 comc jugar jugare, holgar , hol­

gare , metiendo l'accento tieWultima, et co-' ft tutti quei delta prima congiugatione,

DEL MODO DI COMMj:iU)U\E O V E R O I M P E R A T I V O .

DSL MET^O.

Caftigíiani. 2. juegam huelga, tii 5. jueguc aquel huelgue a quel;

DEL TIF.

juguémosnos holguemos nos jugad uo ib tros holgad uofotros

juegue»

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BELLJÍ LIlsl^ CJÍS. 1^9 jueguen, a quellos. huelguen, a quellos

Quejlo ter/ípo fí forma dal prefcnte del dimo 'eomatiom (Iratino I'o in a, fi come juego , íoin a , ju dilfnfinte, juega, & huelgo, huelga ;& cojifi formano ,^¿,i ¿./¡¿^ tutti quet della prima maniera, & la ter^a ratmo. ferfona , femfre fimfce in e, in tutti quejii della ^rimamaniera.

TEMVO TB^SSETs(TE y ET JM-P E R F E T T O D E L B E S I -

D E R AT I V O. C A P . X .

DEL METS^O.

Caftigliani. oxalayo jugaíTc, juga osala. yo hoIgaíTe ,

ra holgara, jugalTes , jugaras, holgaííés , holgaras , j ugaíTe, j ugara. holgaííe holgara.

DEL TIF.

jugaíTemos , jugara- holgaíTemos, holga-' mos, ramos,

jugaííedes , jugara- holgaílcdcs , holga-des, radcs ,

Page 221: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

KSSS

i f o LIS lio SECOTipO jugaííen, jugaran holgaííeu , holga­

ran ,

Sí cofi derrocafíe, rogajfe, c cnfolaffe¡&c. (fuefio tetnpoft potra formare in ^uefii deüa frima maniera dallo infinito ancora , uoltando (¡uel'r, inife, fi come holgar , hoígaíTe , ju­gar , jugaíl^ , derrocar , derrocafle , & cofi tn tutti (¡uei della prima maniera , ancor che tionfiano inegolari.

TEMTO DU FET^IJIE DEL DE~ S I V E R A T I V O ,

DEL MET^O.

Cafíiigliani. oxala yo juegue oxala yo Imelgue tu j uegues tu h uelgues aqueijucgue. aquel huelgue.

DSL Tir.

juguemos holguemos juguéis hoííTueis jueguen . huelguen.

Ü.uefÍ0

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DELLj: LIX- CAS. I91 Q^eílo tempo, per ejfer l'ifieff'o che ¡'i-m'^e- torm.tíkm

ratino nelLí leria perfona, del mena , dircmo '''^'''"¡'•>fl che ¡i figlia da cjuelio , nonaimcno j¡ potra for fiy^,.¿¡ic. mare ancora dalla prima perfona del prejente, mcttendogli un e, ira l'tí, come jugue , metten dolí iin'e,fral'H > e'lg, fatd juegue^ po?ze?ic/a pero l'accento in quell' é primo, & qacflafor-matione , [ara particulare di quefti pocljí uer~ bi irregolari, fercioche tutti gli altri della prima maniera , ft form.iranno dal pretérito, fcn"j^. muttargli allro, che l'acceni-o, che mi pretérito é nelTultima: come z me, efperé, íaíté, metterla nella penúltima, come a me, dpére j sálrsj, ma per tutti i uerbi irregolari y noné megUo di íjuella dello imperatino, cioé la perfona del meno del prefente , perche fem-fre é la ifl'[(Ja con quello del defidcratmo ; nel temiio da uenire, ilfo'^viuntiíio non accade uc-riarlo , poi che é poca diífcrcnZjt di luí al de ~

fideratiuo, ¡¿r cofi nell'infinito. .Alad-rd altri fi trouano di quefia prima

maniera irregolari, Í qy,a~ /;'_/ fJoJertare,e,pleg;ir,

al Herbo,e(is.r, non trono ftmi-

guaic , , ." dtíla I. mamera¡ma al ueroo pícgar ._,„„ ¿.¿ ^^¡

¡] tro/ianoquejíi chcfegakíim. ^nfaue.

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jp» LIB ^0 SECOT^DQ

TiSL TB^eSS'HjE.

Caftigíiani . plegar, gouernar pliego , go uienio, n egar , confeíTar niego, coniiello penfar , fegar pienfo , íícgo regar, aferrar. riego a fierro.

Che tíitti feruano l'i come queWdtn l'u, nel p-efentei& in tutti gli altri tempi che gli altri uerbi, cioé , ruego, c juego, la feruano nel frefcnte, come.

pliego, pliegas pliega,

gouierno, gouiernas, gouicrna.

F.t cofi nell'imperatiuo, pliega tu, pliegue a quel, nel msno,e nella ter;(adelpiupUcg\icn (¿r neldeftderatiuo, oxalá yo pliegue, plie­gues , pliegue, & plieguen , nella ter^a del fin j QT' nel foggiuntiuo , como yo pliegue ,

pliegues

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pliegues, pliegue,- (¿r nellatey^a del fin, plieguen, in tuttigli altri tempifíperde Vi, come anco l'u, in quei che Vhanno \ il uerbo , eftar, pero per efjerfolo é diuerjo da glialtri e in quel chefaradiuerfo, louarieremo,accio-chefi cono fea la uarieta, Ú" in quei che fari fomigUante a gli altri, lo lafcieremo.

DECUl^^TlO'liE DSL Feí^BO ES T A R.

Tempo prefente deidimjlratiuo.

DEL MEJiO.

Caílíglian i. To/cani. yo eíloy tu ellas , a quei efta

iofona tufei quelh é.

DSL •PIV.

eftamos eftais cftan.

ftamo y fete i fono.

'K

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IP4 IIB^O SECOVJiO

VUSS^TO TSIiFSTTO.

DEL MSVJ).

Caflíigliani . Tofiani, eftuue eftuuifte cftuuo.

fui, fono ñato, fofti, feí ñato . fu jé ñato ,

DEL TIF^

eftuuimos cftuuiftes, cíluuieron

fofimo, fiama ñati, fosle ,feteñat¿,

. [mono, fomftaíi.

ll piu che perfetto, hauia eftado &c> et queUo deU'auuenire j eílaré &c.

L'IMTEI^^TIFO.

DEL AÍ-El^O.

Caíligliani. To/cani. | . eftatu sijm, a. e f iéaque l , fiaqueüOt

Del

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t>ELLjí lIVc C^S. Ip5

I>EL TlV.

cftemos ftítmo eíkd fíate y eílen. fiano .

ll participio per i tempi paffati é eftado , e ft mette col uerbo hauer , in uecedi ejfer, in Tofcano , come he eftadojCÍ" Tofcano fono fla­to , hauiaeftado ^ era ñato, huuieíle, y hu-uiera eftado , foffe, et farebbe ñato, e cofi tutti gli altri tempi.

Trouafi ancora un'altro irregulare della prí- hniuue di ma maniera nel pajfato perfetto fólamente e ""'•''•'^ ' '' '* in quelU chefiformano da lui, come il futuro, ^"''''' del defideratim, & íimpcrfstto delfoggionti-uo,qualeé.

ma ma­múa .

DEL MSVJ). Caftigíiani. Tojcani. anduue anduuifte anduuo

andai , andan i j ando.

DEL TIF'. anduuim''s andajíimo,

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Ipg LIBIDO SSCOVjDO anduuiftes andafli anduuieron. andarono.

Di andar, infinito, & cofi nel defideratiuoi

DEL METiO.

oxala yo , anduuieC o fe io andajfe , fe

anduuieíTes andafli anduuieííe. andajfe*

DSL "PIV,

anduuieíTemos andafiima anduuieffedes andafli anduuiellen. andajfero,

€t il medefmo ilfoggiimtiuo.

FEF^BI Ji^ü^EGOi^J^Í DSllU S E c o N D A M A N I E R A ! ; ; : N E I

P R E S E N T E C E I D I M Ü S T R A T I V O . C . XI,

DSL MS1-0.

o frezco o freces j

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ofreces, ofrece. ofie^couer ho della fecá

r\VT T>TT/ du maniera, DEL TIF. etifimigUi

ti. ofrecemos ofrecéis, o frecen. Stifomiglianttfaranno, padezco merezco,

agradezco, nazco,crezco , conozco, ¿¿,pa decer, merecer, agradecer , nacer crecer , conofcer infiniti, i quali tuttifiímo il pajjata ferfetíomitcome ofrecí, conocí, padeci^eí^t.

DSL MSTSIO.

hago, hazes hazc. U/igoJnef» lare,&i/o'

DSLTIF. mgUmi.

hazemos, hazeis, hazen.

Di hazer ; infinito, et i fomiglianti; faranno , tengo, ualgo, traygo, pongo, caygo di te­ner , ualer, traer, poner, caer, quefli uer-binel paffato perfetto , fono diuerfi, et per ció mctteremo tuttt i pajfati perfetti, particular-mente dt ciafcuno, perciocbe faputo il paffato perfettOyfi fauno tutti quei che da luiuengono.

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ípS LIBIIO SSCO'liDO

T^SS^TO TS^^FSTTO DBL DI-M O S T R A T I V O D B , H A Z E R .

hizc, bezifte. hizo.

DSL Viy.

hczimoj, heziíles, hizieron. -j • DI TíllSV^. DSL MSVJO.

tune , tuuiílc, tuuo.

DEL TJy .

tuuimos, tuuiftes , tuuicron.

Di ualetj non trouo pafjato perfetto, fe non faraforfe neüa teri!^ perfona,che fhrdvLÚib, &in queldelpiH, uaiieron ; et l'altre fi ja~ ranno col uerbo hauer, e'l participio ualido.

TUÍSSJ:TO TSlFSTTO DSL V E R B O T R A E R .

DEL METip. truxe, triixiíle, iruso.

Del

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DELLJÍ LI'HS c a s . T99

DSL TJF.

truximos, truxiftes , truxeron •,

£ in alcuni luoghififh craxe, ma meglio é truxe.

VaSSaTO TEBJETTO DtL V Í R E O P O N E R .

D EL MEJip.

piife, puíifte, pufo.

D€L -PIV .

posimos . pofiíles , pufieron.

Queñi treuerbi, tener , ualer, & poner, hanno il tempo da uenire diuerfo da tutti glt at~ tri uerbi: e percio lo Hartaremo. TSMTO Da FSlSilE^E: DSL Dl-

M O S T R A T I V O .

DSL MSlip.

tendré. tendrás, tendrá, ^ iiij

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aoo LtBEj) SECO'HDO

Jb E L T I F.

tendremos, tendreys, tendrán,

Stin tofcano, haurb, haurai, hauri j (¿re,

DI V^LEB^.

DEL M E 1^0,

ualdrc, ualdras, ualdra,

DEL TIF.

f ualdremos. Valdrcys, ualdra n;

DIVOT^EP^.

DEL M E TS^O.

pondré , pondrás , pondrá,

DEL V I F.

pondremos, pondréis, pondrán ,

Tutti gli dtri uerbi formólo quel dii tienire dallo

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D'ELLjt Z í T ^ CJ.S. 201 ¿dh infinito,mettendogli un e, come traer traeré padecer , padeceré , caer caeré ; e cosí il pajpito ferfetto in, i, come cai padecí , merecí, agradecí; &c.

Lo imperatiiío di tutti quefii uerbi deUa fe- romation» conda maniera, finifcono, in, e, cofi regalar i *'""?"•*' come irrcgolari, formati dallo infinito cuero dalla terina perfona del dimoñratiuo e quefia é lapiu certa. ,fenxa mutar nientc, leuatala,r, come padecer, padece, crecer , crece, caer, C3.c,ma aucrtintc chela ter^ perfona fem-pre fi foriKa dalla prma , el ello dimojlratiuo , qucll'o, miittato ,m,a, cofi ne i uerbi regola-ri ycome ne gli irrcgolari, dico in que i che finifco7!o in, o nclla prima del dimojlratiuo per ció che negli altri come in Ser j che fk , foy, ^armationt •£-hauer , chejh, \\c, e dhcr , che fa fe, que- ddU í«-' << ña regola non ha luogo ; ma in tutti glialtri f«'/'"""^<''-fi come; m padezco che fn, padezca; e ten- '"''"^ "** go -j tenga j e ico, lea, e ueo , iiea, e cofi tut­ti j e quefio bifogna auuertire, perche é moka diuerfa ne i uerbi ,irregolari, la feconda per-fonadelíimperatim, dalla ter^a comcfí uede in quefii.

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a o i LIBIIO SECOTS^Do

L'lMTEIl^TirO.

DEL M E li^O.

^ trac tu trayga a qucl , oye tu, oyga aquel,

|~-," Che doueanofar traía eoya , nientedimem ferchefi formano dalla prima del dimofiratm» (hefii, traygoeoygo ,fkla ter-K^ deü'impe-mí/«<3, trayga, e oyga^ tnutata ro,in,a¡

^uertirette pero che nella feconda dello imperatiuo d'alcuni di quejii irregolari della prima maniera , fi perde l'e, e refla tronc»

Xodtnnche quellauoce, i quaifaranno ,teaeT,pQneí:,ha.-ndUfeconda ze r , che fkno, ten pon , haz; e due ancora, ,iedimperMt ¿¡¿¡¡¿^¡-¿y.^^ ^¡jg JQ^Q uen¡r ,dezi r , che fknnQ ^luiíi e ter- ^^^ i ^ i ; B quel che dico della feconda manie-:r^í mamercí, ra in quanto aüe fonnxtioni, dico ancora della

terza, percio che tutto é una ijiejja cofa e non •safeccnda, JQ-^^m^rfi in ultro cbe nello infinito , tunafit. t^L'raloiíol inete l'altra in, ir del reno tutti finifcono un mUo,e a UH modo, faluo quejii irregolari; quali fi ¡n chtfndifiQfiíran tmti. *" '^' Tromnfi alcuni a Itri irregolari della fecoH"

da maniera che fono ancora ñrani neüa uaria-tione e maggiorméte nel prcfente e pajfato per fetto, e anco 'nello imperatiuo; i uerbi fono quejii; fabcr querer, holer , doler, ípler, puder.

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D€LL^ Lili. CJÍS. a o j

raiiíaTIOT^S DI DETTl FSR^BI, frefente del dmofiratiuo.

DEL MEJi^O.

Cafligliani. Tofcani fc fabes fabc. j¿ fai sa,

DEL T I y .

Sabemos fabeys, fa- Sapiamo fapete , fi' ben; no¡

DJ QJ^EIlE^.

DEL M E 1^0,

quiero quie- Foglio, uuoi, res , quiere ; uuole.

D S L T I V.

Queremos,quereySj Folemo, uoletts , U9 quieren . gliono .

E queflo feguitera la regola di queideüa pn manche ojje ruano Vi y coras pliego j niego, coníiefo &c.

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aÓ4 LIBELO SECOTsl^DO D I H O L E B^.

DEL MS'HO.

huelo, hueles. Huele.

D S L TIF.

Helemos, heléis , huelen.

S ifomiglianti faramo duelo, fuelo, pue­do , muelo, iquali tutti offermno la regola y di quei delta prima, maniera che ritengono l'u, come, juego ruego , Sueño j l'imperfetto di quefli uerbi é il comune; quería (3!üia.,&c. formato, dalla terz^ perfona del mena del di-

Vormationt niojiratiuo 5 e, in, ia , come íiibe _; fabia, m<t fino '"'^"' '" ^^^' ' -" ritengon l'i, oucr, lu nel prefente,

fi formara dallo infinito quello er in, ia, come querer quería, .holer holía;

DEL T^SS^TO TEBJETTO del dtmoflratiuo di Saber.

D £ L M E 1^0. fupe , Tupirte , Tupo

DEL TIF.

Tupimos, fupirtes, Tupieron;

í quei che uengon da luí come ; del defidera^ tim¡

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DSllJÍ LIJ^. CJ.S. 205 í/«0íoílyo fupiefe. Tupiera , del fo^iotitiuo como yo fupiefe, fiyo fupicra.

D I ^ y E IlE I.

DEL METIDO.

jquire, queíi/le, quiíb

DSL TIF. queílmos, queíiftes, quiíleron; € quei cheformano da lui; come del deftdc'

ratmo o fiyo ¿quifiefe, quificra, cí;- // mede-fimo ilfog¿iuntiuo, ilpartecipio, f^qucrido, co'luerbo hauer, tutti glialtrt tempi \ forma-no dallo infinito , er in ido ,dl qneñ'altri uer-bi, cioe jholer doler folcr non accade diré, perche nel pajfato perfetto c in tuttigli altrifon regalar i, efinifcono in, / , come gli altri:

V JIS S U T O TEB^FETTO DI P O D E R .

pude, pudiílc, pudo.

DEL TIF. podimos, podifles, pudieron:

Sgh alm cheformano da lui, come oñyo

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ao<5 llSn^O SECOV^DO pudielTé pudiera,co/? // foggiontiuo; Up¿¡r. ticipioé podido ^ coluerbo hí\xQ.v pergli aU

fermatioHe tritempiformatodaüo infinito^ ctin ido come Wí ijianeci. poder podido , faber fabido, holer Iiolido, t' • e cofi formaranno tutti i partecipi, delle altre

maniere, come, della prima, ar, ¡n ado; co~ me amar amado, eftar c9izdo,deüa feconda giat'habbiamo detto j deUater'^ , ir in\ido , come, oyt i oydo , faluo alcmi uerbi che no­tar ema , poi quando ft trattard de i partecipi che fondiuerfide gli altri idue uerbi di quefii trouo, cioe, ualer, e foler ,fen7;a prima ne feconda perfona del pajfato, ariT^ in uece di fuella , fi mettono c¡ueüe dello imperfetto , fo­lia folias , ualia ualías, ma la terT^a perfona , di tutti due i numeri. in ualer fi troua, come y aalio del meno, e ualicron del pin ma in foler non fi troua an'^ in uece di quello , sufa dal, nerbo ; ufirfe j ouero a coftiiro brarfe, in tutti i tempi, faluo in qutfii due che hauemo detto , cioé nelprefente, <& imperfetto del dimojira-tiuo ycome, fudo , e folia ; il uerbo hauer, non ft pone qui ancora che fia irregulare, per-cio che I'hauemo gia uariato con gli uerbí re-golari; ma auertircte che da queño uerbo de­fina una parola ; che é íiay, laquale é inde-cUnabile e s'accorda con tutti i nomi de íutti igentri e numeri, e fignijica quel che intof-

.ran.'i

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ül

HtlLU 117^ cas. Í07 cano, é, ouer ci é, come dando ejj'emfto fipo tra ueder pin fácilmente .

eSSSMVIO DSLL^ VJ:FJ)LO( H A y .

Caftiglia ni.

Que hay de comer ? no hay coía de iiuc-

uo; no hay nada que ha-

zer: no hay hombres que

trabajen; ni hay mugeres que

guifen de comer. lo que hay ef efto; no hay mas que ha­

blar

Tojcam.

Che é da disnar ? non é cofa di nuouo ;

noné nientfda fare;

non fono huomini da. lauorare

non fon donne chefkc^ ciano dd disnare,

quel che ué e queño; non accade paríame

piu;

tquefla parola fi fcriué con. b . per fkr la diuerfa da l'altra fen'^, che/a ay che uol dir, oime, /'» tofcano ; &, auenirete quefio modo ^''' '^'^ • di parlar, e masñormente quel, nonada, che "•' "^T"' jon due negationit & m uece dajfermarnie^a- „g, mfempretcome hauetcueduto i

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ao8 LIBIIO SSCOT^DO

FEI^BI DSLL^ TST^ZU Ma­ntera irregokri.

IuerhideÜa terxa maniera^ come , haue-mo detto, feguitano quei deüa, fecondainogni cofa, faluo , nel pafjato ferfetto , <& in quei che da lui formano, che in alcuni uerbi fono diuerfi; ma nel prefente , quei che hanno, l'u, col'e, ouer l'i, la perdono nella prima &fecon da perfona del piu, del dimoñratiuo e la ri-tengono, ne gli altri tempi che hauemo det­to , nella feconda maniera, nondimeno, porro qut tutti i prefenti del dimoñratiuo , e poi paffero al paffato perfecto, doue é ptu diffi-coltd ;

Z S Í j ! TJ^SSSVJS BSl DIMOST^TIVO maniera. di uerbi irregolari deüa ter7:a,.

DI MOPJIII.XFI'KITO.

DSL MSISIO.

muero, mueres , muere ,

DSL TIF.

morís, mueren *, Di Dor-

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DSLL^ LlTi- cas. 209

Z>I DOKMIK.l'Kfl'HITO. DSL MSVJO .

duermo , duermes , duerme,

DSL T1V>

dormimos, dormís, duermen;

DJ Bj^TA^i IT^FIlilTO. DSL MS'HJ).

r i o , ries, rie;

DSL TIF.

teymos , reys , ríen; e i fomigliantr, pido, digo ,• elijo j corrijo rijo, da pedir de zir; eligir corregir ; regir , infimti.

DI TI^yíDFZIB^ IJifJVjTO.

DEL MSXp,

traduzgo, traduzes, traduzc. DEL TIF.

tradiiziraos, traduzis; traduzen>

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a i o LIBIDO SECOV^DO

DI S^LlE^nsiFl7^lT0.

falgo, Cales , fale.

DSL TIF. falimos, falis , falen ;

DI SEVJIll IJiFIlilTO. DSL MEJip.

ííento fientes, fíente; DEL VIF.

fentimos, fcntis , fietitcn

DI Tli^ll^FIlsilTO, DSL MEl^O.

uoy , uas, uá DEL Tiy.

uaraos, uays , uan /

DEL MS^p. ucngo, uiencs, itienc;

DSL VIV. ueniraos, uenis, uienen j

jDíSeruir

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DnLLj: Lili. Cu4S. 211

DI seF^viKivjrnjTO;

DEL MElslO.

firuo, íirucs, ííriie DEL Tir.

Seruimos, feruis, íínicn / ecofii fimilifi uefaranno; l'imperfetto fi fii,come habbiamo detto nclla feconda, daÜ'infitiito leuando la,r, c in fiio luogo metiendo un, a, come, fcr uir, ferui;ij fencii'j fentia;/¿/«ú nel uerboyvche fiyua., e non ya,

T^SSJÍTO TSl^FETTO DSL Dl-M O S T R A T I V O .

DI DEZII TEB^DIFJ,; DSL METiO.

dixe, díxifte, dixo DSLTIF.

deximos, dexiftcs , dixeron, DI T^B^DVZI\ TEB^ TI\yíDyiIK,

DSL ME'hiO. traduxe, traduxiftc, traduxo.

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a l i LIBIDO SECOT^pO

DSL Tiy.

traduximos , traduxiíles, traduxeron

D i r s^.

DEL MElip.

fue, fuefte, fue DEL Tir.

fucmos , fuertes , fueron per uariar-lo da fui fuifte, del uerbo fcr.

DE yE'H^IIlI1Í,Fl7iIT0;

DSL MEVJ)' uine, uenifte, uino.

DEL Tiy. uenimos, ueniftcs, ujnieron.

Tuttigli altri uerbi, eccetto quefli; e quei che habbiamo, notato faranno il fuo faffato

rarmathnt fcrfctto, dall'infinito : quei della prima manie-di' freteriti ra, aT in c come, amar amé, jugar jugue »» tutttm g quei della feconda etin i, come leer ley,hokr: U maiutri. , ',. . , ,, , ., '

noli, quei della tfrxa¡ leuato íl,r, come; oyr,

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oyr; oy eícreuir; eícreui e cofi il reno £i uerbi;

E tutti queñi uerbi ritengon /'/ nelle ter%e perfone di tutte due i numeri; di feconda e terT^ maniera: come eligió eligieron di eli- Ciuanio fi gir molió molieron ái moht ,faluoin quei''ff"'"^^^\ che hauerannolax,ouero¡y ,imanzial ,e, Z'J'fll, ' che a [hora fi perde l'i, come i dixo dixeron , truxo, truxeron di traer .

^Aunertirette ancora che quei delta prima, cheiinifcono íinfinito tn gar, & in car tutti y ritengon l'u, nella prima perfona del meno, del pajfato perfetto, come ; rogar regué, ne­gar, negué, holgar holgué,c cofi quei in ciívconie. Tacar íaque atacar ataque, embar­car, embarqué / e la cagione di queslo éper cioche banno ilg. e'l, q, innanz^ a l'e, che non potrebbono ñar, fenon uifujj'e qud'M -¡jra'lg. e l'e) e/ral q, ei'e, doue fi uede che la necef-fitd, ci ha ñretto, a farlo, per cioche in tutte le altrc perfone, done non é l'e ¡fi jcrine, o muttando il q, inc , come Taque , di prima , Vtrhlmgar facaíle , de feconda e Tacó, di térra, e Taca- ^"'""'>"^<> mos,lacaltes , inczmn; oueroleuandoLuyar'¡^^^„j-^^ g. per non efferci l'e , per la cui cagione ,ft naddfajjk-metteua, come; rogue, di prima rogaíle , ro • *" • go;de feconda & térra . Del uerbo hauer au ')T"'T'i' Hertireíc, che ne i palJati perfctti e piu che usr ,

O iij

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•BRuJii

114 LIB^O SECOTipO perfettidi tuttiimodi fcmfrereñail parteci-fioin d o , indeclinabile , a tutti igenerienu-tneri; come hauemo ueduto nelle congiugationi de i uerbí; tna fi quefla parola, fido di fer, uerbo foHantim, fe gli agiungca l'horail par­ticipio in do ; s\iccordará co'lnome, come ag~ gettiuo, come; yo haiiia amado Jos hombres hauian amado , yo haiiia lulo amado 5 la mugcrhauia íido amada; los hombres ha­uian fido amados , eJr in tofcano ; io haueua amato '•, i huormni hauetiano amato; io ero ña­to amato, la donna era üata amata ; i hmmi-nieranoñaüamati.

TEMVO D^ FET^Ili^E DSL SOG^ G I O N T I V O .

Qjdsño tempo per effer eos) ufato <ér mgo nella noñra lingua principalmente ,in quena uocc ; amare amares ^ amare rallaremos, amardes amaren 5 dar o alcuni ejjempi, accio che tneglio s'imcnda la fuá fonnatione fard della tcrxa perfona dd numero del pin del tem popaffatoperfetto , del dimcílratiuo , comedí amaron , on, in e // fkrd, amare ; leyeron, leyere; oyeron , oyere , dixeron dixere , hizícronjhizierc; e cofi gli altri. l'efempio di quefufard <•

lo cjuc

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BELloí L Caftigliani. Loque dixere, el ca

pitan lo püdeys creer, ylo que du dardes, dello pre guntad felo •, que haratodo lo que le mandardes ; y íl o pidiere diñe ros , dad fe los íi quificrdes^que fi­no fueren mu­chos el os los pa­gará , lo masprc-fto que pudiere j

Si uinieré a uneüras manos a qiicllos libros teneldos , yguardaldos • y /i el otro dia Tupiera que los tcniadcs, paílará de otra manera, porque luego embiára por ellos , y hizicra que raelos tr'Jxc-ran a qui ;

IJ^. C^S. 215 Tojcani.

Qjiel che dirá ilcapi taño ií potete ere-dere ; e quello che dubitarete i diman date fe lo, che faro, tutto queüo cheh comandarete efe ui dimandara dcnari date fe gli fi Hór­rete j che fe non faranno molti Uú uc apagara il piu preño che potra ;

Se uerranno nelle uo~ ftre maní, quei /i-bri i tenetcgli , e fernategli e fe l'al tro d) haucjfe fa-puto, chs.l'baueui, pajfira ad U7ialíro modo; percioche fí4 hito hauria manda to a torgli; & ha~ ueria fatto che mi fuffer portati quiui*

O iii¡

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ti6 LlBn^O SECO^IDO Vimperfetto t>oue auuertirete ,cbe quel íewpo , Tupiera, del defidera embiara,hiziera, &ifmili,edeW imperfet-'"j^"^"^^' í<j áe/¿e/?cíer<zíí«o , & e communifima emol-

molte ufati to elegante & ufata da tutti, e percio Vho mef-da Cajii^lia fo per cffempio \ & é una delle tre che ho mejfo "** nel prefente & imperfetto del deftderatiuo,

tultima ; che dice ; amara , amatas , amara; amáramos,amárades amaran ;e coft leyera, leyeras lcyera;e Tupiera , uiniera, eíctiuiera, dixera; fi potra formar, dalpajjaíoperfetto, come ialtro tempo, on in a ,• come amaron, amara; (¿r auertite il modo di parlar di queñi due tempiyche acquistarete ma gran parte deÜa leggiadria della lingua cañigliana ; e que ño mi bañi intorno a mrbi irregolari.

J>'1 FSILSJ lUVE^SOJl^^ll.

B^p V o anchara alcunialtri uerbi, i quali io ti chiameriay imperfonale percio che non li trouo fenon m ter':a perfona filamente , e fi affbr/iigltano

¡lianoaiU moho , a gli imperfonali latini; come con-**"*• uenir , importar , pertenecer a conrecer.

plazer , pefar, in una/ignificatione che ¿rin-crefcerj,i¿r altnfmili da i quali ujamo coft,

ami m&

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DELLu^ WH. cas. 217 Caftigliani. To/cani. ami me conuicne ; ame comerme', ati te ymporta a te importa ; apedro pertenece a pictro apartiene ., a los hombres a con aglilmomini accade\

tccz . a todos nos pesó de a tutti ha rincrefciuto

tu mal , . del tuo mate. a todos nos hiuiiera a tutti haueria riñere

pefado de fu muer te; plazeme de uc ros fano ••, pero pe farame íí dui^ara la cníermcdad , plega adiós que tcng.iys fallid ; y pluguiera adiós que noos luuiie ra aconrccido; lo que ofacon tecio; masíue , lo que 3

,dios plugo.

fcitíto deüafua mor te, piacemt d^ ne-dcruifano, tna mi haueria doluto fe hauefje durcto l'in fermita; piacia Id~ dio che hahbiate fa lutc ; e Dio Holcffe che non itbaucffs accadiito, < «e/ che uaccadette; 7nafii quel che Dio uol-fe

anchara alcuni di queñi uerbi fi mettono imperftnafi nel numero del ¡nu; come dir, no te per tenc- »d mm»¡> cía;no te per tcnccieron no me ymportauan nada eftas colas, rúente m''apparteneiano que ílecofe . ,

ddfm^

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21$ LIBELO S ECO 'iipo

DI G E lio T^D J. CAP. X.

\n falo ge. | | | ' ^ ^ ^ ' ^ . ^ B B i A M o icañigüamunj'oh ttmdioind», m tzWñ m gerondio, ilqualefinifceitiAo,

percíoche da gli altri ufíamo col infinito con la particeüa, a e queño per la pu farte con

usrbi. che Jignifjcano motto, ouer qmetet eo-, ^ . • f me eftar , uenir, yr , come¡ Injimtt che ' ' J ^ (eruoiio da

gemtdi. Cafligliani. no ePceys a hablar

de mi; yo iicngo a (iezir mi pare­cer;

To/cam. non ñute a parlar di

rúe io uengo a di-re il mió pare—

uaiKOs -.1 morir por andiamoa moriré per la fe de Criito , lafede di Cnflo-

Horil gerundio indo,in queideUa prima congiugationc ,fi formara ddl'infinito; ar in

Cerjnáh to ^'^'^ i come am;ir,.iinando, Rogar, Rogan-7t.e fi jirmít ¿O ; cílar, eftando , e qucfio eftando , sufa m cjueii tlht ffioiiQ apreffo di noi; quei della feconda ¿r- ter fríwá e come p^ formaranno ancora dalíinfinito quei del 3. ?»,!»>«. la fecunde, la filiaba , ér mtitandola, in iendo;

come

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come 5 leer, leyendo, padecer, padecien­do, hazcr, hazicndo, tener teniendo , tra-her trayendo y &c.(¡uei della terx^a fi forma-rmo, daWinfinito anchora,mutando la v,fola in endo; come oyr oyendo , yr, yendo , parir j Gmní^i, S pariendo ; alir aliendo ; ma, auucrtírete; ' . ,, che quando neüa pemutima dell'inpnito fara f, ¡ni uenmdo fi mutara efjacyinii come, Reyr, Rien- neiia peml. do , pedir , pidiendo: dezir, diziendo ; és *'""' '^"^^ ^" crcuir, eícriuiendo; corregir , corrigendo^ regir, Rigcndo, fentir, íínrienJo, uenir. Hiñiendo , íeruir , íiriiiendo; e ir.orir che muta lo , in u, e fa, muriendo, dit quefti gerondi, ufamo in duc modi •, con la particella en , e fcnr^a ; con la particelk en, é moho ufa cerondi co to , &fi dinotano in diferentemente dui tem-pi; // pa/Jato finito ; & il futuro; la qual cofa fi conojccrd d.il tempo che fe gli da dopo il gerundio ; c fer piu chiare^^,darb ¿í]em~ fio prirm del pñffito,e poi dclfaturcif come ,

CafligOani. Tojcani. En diziendo ellas pa Dícendo qucjli' parole labras todns ic le- ttitti fi •leuarono , uantaron'jí.n uinié- uenendo mió jh-td-do mi ber;i)anoiiic lo fthito cijbdyfi' go nos fcntarnos a ?no a disn.ire cunis

Gírcndi coa la ¡raríicílla, en.

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^^o LIBEJ) SSCOT^DO com.er encomenga- ficomincio a farla^ do a hablar luego uinieron todos i

re fubito uennerotut ti.

Douefi uede che per ejfer i uerbi che uen-gono doppo ilgerondio ; di pretérito; dettige-roudifaramo ancora del pajfato . di futuro.

Gaftigl l a n i .

yo yré en acabando de comer ;

en comiendo, y ene fcriiiiendo a quel-ias dof cartas , yo uendre luego a dó de quiíierdes ;

en muriendo fe mi agüelo , yo hereda re la hazienda;

To/cani.

lo andará, come ft-* nifca di defimre .

comehabbia mangia-to ,& fcritto quelle dae lettere, io uey ro fubito doue Hór­rete.

come fia mortn mió amlo io hereditaro la robba.

E.ejueñi faran , di futuro , percioche i uerbi che uengon doppo ,fon di futuro > Val-tro modo, fard come ho detto jen'^a la partí-celia en, fi coute.

tajligliani.

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Tojcarú, .11

l a n í . Caftiglí Tu uas comiedo por

la calle y poltro­nean do, yel otro ; eftá trabajando, y haziendo , fu ofli-cio,y tu te eftas hol gando jotornollo rádo, y tu buel uef-cantando.

Tu ti uadi mangiando Ir^JZ per la ñrada ; e pol u. troneggiando e fall­ir o ña laborando y-ejhcendo il fuo uffi" CÍO e tu ti §iai ocio-

fo io torno piangen-do ; e tu ti fornican tanda.

S di quefii effempi & altri fmíli ui potrette feruir per la inteüigenxjí de i uerbi, & delle fue par ti) hor cirejia trattare de ipartecipij»

DSI T^BJECITII.

" P A R T E C I P I I hannoi fuoigenerifignificatione etem pi, come i latini,neUa noflra lingua, e primieramente, quei

nwTr II im r-r-' ^^' prefente fono moho pochi . , & poco ufati; come fono , efcriuiente , aman ¡'fcL'di'pre te , regente, oyente, íiiruiente, creciente, /ente. menguante ;paciente, teniente ; conoícien te ; / quali tutti comefi ucdcfinijconoin te; ma

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22-2 LIBB^O SSC01bDO foco ufan ; in íiecc , d'ixjualifi parla per cir­cunloquio; come dir ; el que ama; ei que corre, el qucj iucga ,• la que ;;nia , las que

Vinedcifar aman ; fcn-Mo il fm genere; i partccipi di ''"'":' ' ''', pretérito ; fiíiifcono comuncmeme indo ;eft fiaformatio /"'" '' ^«o f«i " (/«í ' elU prima , & ur%cL da i m. fuoi infinitt de i uerbí donde proceddono; la

lettera r mutata. in do ; come di amar amado; honrar , honrado , rogar rogado ; quei deüa fe c onda fi formar anno, U filaba er muta~ ta in ido, comeo frecer o frecido; di tener, tenido di hauer, hauid o ,• di faber, íabido, di querer querido; di doler, dolido ; (¡uei deüa ter-xa fi formano come quei della prima j

Cartee!ft¿ti fi come ; di reyr reydo , di eligir, eligido, ,ajfito che ^- correar correddo ; di íentir, fcntido, di non ojjcruit- O o ^ ' ¡sj ítrcolar oyr oydo; di uenir uenido •, ma ce Joño alcu-formatme. ni chc non oljiruatio quena regola ; come,

nQlto,da fokar; muerto ; da monr;da hazer, hecho ; da dezir , dicho, da poner pueílo ,• da dcvcak ; eícrito, da boluer,buel to ; da cubrir; cubierto; e dercubrir,defcu-bierto ; da traíponcu, trafpuefto, da confun dir , confuío, ¿d defpertar , defpicrto , ¿^ abrir abierto; c/íZ uer , uifto.

, . ,. Del partecipio di futuro, per non hauerh üJJ-a^'lbe "°^^ ^''''^ ' '"'"' ' f^^'^^ ''^•'^ - '" ' '^'^ queüo per ; -. circunloquio coluerboeffer,come; e'ique ha

deier

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áefer amado; el que ha defer e ligido , el que ha defer uencido; el que hadeíer muer to i fríT, e tanto mi bafti intorno alie quatíro, oUer cinque partí decUnablU deUa oratione.

DELLjí COSTIFTlOTSiE: 17^-generale; & alcme particolarita

di quefte partí ¡ che fi uartano.

"í^ Quanto appartiene alia coftruttione non accaderadar nemolte rególe per cíoche la ej^erientia el leggere d'í li-bri ue lo moflrerá; ma uoglio

diré, che é moho fimile alia, lingua latina, e dijümile in quefto; che in quei ticrbi che da i latinifono chiamati attim , a i quali fe gli da ilquarto cafo fi troua dijjercnxa grande per- ji^atko.e' cíoche o le daño il datiuo, ouer indijf érente- accufuimf» mente il datiuo, & accítfatim fcn-za ojferua- A/^Mifiren^ time niuna ; come ; amo, che é ü primo; tan- ^'"^f tofi dice amar amaría , a pcdro a;iuan, che e datiuofcome amar las mugcrcs,amar los hombres e tanto fi dice ; a labar la uitud , come a labar a la uirtud, e tanto fi dice •, a prouechar a los hombres, come a prouechar los hombres , e tanto temer ios enemigos»

¡emente a»

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a i 4 LIBIDO SeCOTl^DO come temer a los enemigos, e queflo s'inten-de folamente ne i uerbi che uogliono femplice ücciifatiuo percioche neglialtri quafi tutti fo~ no fimili a i latini, come fe fuffe , di daré; di mandare , uietare accujare dannare eftimare,

QHÍ-ÍÍI fida q^ altri cofífhtti; ne i quali auuertirette, che i accufmuo jj ¿ ififieffif, qualche f roñóme, a l'horafimette

in accufatiuo fempre, &fe non é il pronome fegli da meglio datiuo che accufatiuo ; e quejli fronomifaranno, me, te fe; nos^ os , ouer, uos, los ,fi come

Caíligliani. yo no té daré' dine­

ro haíla que me pi­das perdón ,• por-qucno quiero ue-daros , mi caía a ti ni a cus hermanos; pero íi me acufa-teys , yo os meteré Cilla cárcel y alli me pagareys ;

Tú/cani. lo non ti darb denari fin che mi dimandi ferdonann^ percio~ chenonuiuogliopro hibire la mia cafa,a te; ne anco a i tuoi

jratelli, mafemiac cufarette; io ui met tero in prigione 5 e Ime mi pagarctte.

AI que dan algo no »/í chi ti uietí donata deuc es cüger;yaqui alcuna cofa non deb en pide perdón con befciegliére; e a chi

líder lo ¡

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DELLJ. LI% C^S. 225 -cederlo j yno fe ha dimanda perdono co

de ucdar a ninguno ciederío •, e non sha ni negarle: eí per- dimetare aalcuno ¡ don , ni acuíar a ne anco ncgargli,il

. uno ,y a otro me- perdono j )ie accufar terle en la cárcel, l'uno , e l'altro met-fino pagarlef ales terloaprigionc;ma unos , yaios otros,- pagar l'un e l'altro,

. Douc che hauete ueduto come a i medsfimt uerbi fe gli da accufatiuo & datmo; O' auer tírete ancora che quel le , c/oe, pagarle ne garle; é^c.// metteinuece di lo accujatim , e fufajpeffeuplte, epochifiime il lo, e quefto eper leggiadria.

Si da ancora per leggiadria ad alcuni uerbi mpronome de piu, che mi tanto come fe non fujfe piu d'uno come fi dicejfe.

Harto mepcfa a mi; oydme uos ami; ere edme ami ;• ami me ha a contecido, ami me plaze-aníl me parece ami u)areceos a uos , che uol diré , udite a me créete ame , ame pa íronmiAe re ; &c. anfi dios a mi me ayude;co// Dio mi <^"*^'>' aiuti ja tifeteícondio ;a te funafcofio.

Truouo ancora un altra che al mió parere, e improprietd grande ,& é , mettere il gerun­dio infierne col pretérito del medefmo uerbo

V

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•*ss*^

226 LIBIDO SSCOTSÍJDO per piu efficacemente diré ilfuo concetto;comes

Caftigl laní, 12prefinía, Eli acabádo que aca-iibonda. b¿ ¿Q comer entró

por la puerta endi-zieiido que dixo cftas palabras, lúe go fe íueien uinien do que uiao luego fe echo enlacama ;

Tojcani. Súbito che fin de dif.

nareintroin cafaco m'hebbe detto que-fie parole ;fubito fe n'ando, come fu ue-ñuto yfubito fi mife alletto .

I>oue fi uede che édamn%o quel-pretérito non dimeno s'ufa j e dinota una. certa pre~ sie'Z^ de pin saneara, ne i relatim é il mcde-Címo chehauemo detto in quegli altri prononüi fercioche fi dice;

Caftigliani. Tojcani Vromm'f.fo- ^ Hcrc/)« neüít Patccele ael ; oyIdo coflrmione: ael, aellos les pare

ce que faben,y alos otros les parece al contrario , yaellos les píaze.

Tare a. lui; fentitelo aloro pare che fauno & a gli altri pare al'incontro > &al(> ro piace.

xAmoriC

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DEIL\A LI'^ Cj:s. 227 ancora dal uerbo e&itix, sufainun certo '^^»^^'>fi'»'»

modo che pare che fia d'auanTio e che fenr^a. "' ** • tjuello ft potrehbe diré il uerbo , niente dimeno é comune e kggiadro ancora fi come;

Caíligliani. Tofiani. Que eftas haziendo 5 Che fai ? def¡no,beue, eftoy comiedo cfta che parli, tra te f" beujédo ? que eftas dico, che non mglio hablando entredié gire ; che fai f dor-^ tesí cftoydiziendo miua, que noqüiero yr •, que eftas hazíédo ">. e ftaua durmiendo;

Che tutti quefli fi potrebbenodireper ilfuo uerbofoloycioe, defino, beuo; que hablas?' que hazcsf-dormia; digo hablo; e cofigli al-tri i che in tofcano ancora ft dice che ñai ufa­re, che ñai a diré; ?li imperami dei uerbi^"'P'^<"''*'^*

r ^ L. ^1 !• i? r I -r come s'uíina ujano apañare dmerfamentefenxa hauerrij- ^^ ¡-ormuat guardo ,ne a perfona ne altrofenon per uia di paripé, frouerbio j ouer che é un modo di parlar, per dichiarar per quella uia il fuo concetto, come dir; mirá.que duda; mira , que noramala;. mira para que •, mira que negocio; e chapor copas i toma íi os quiero, e cofi gli altri,che

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Imptratiui abenda.

22 8 LlBH^O SECOTipo. in Tófcam direbbe chidubita Puédete in mal ora;uedeíe a che propofito,che negocio y z cha porcopas, é tolto dalgioco dellecarte; efi dice quando uno fi lauda, ouer parla tropo.

Et ancora parlando feco ñeffo , ouer con altro; fi parla per quefla uia, iimperatiua neüafecoda perfona del piu,quaft come chefi r¿ prebende d'alcuna cofa ouer saconfigliain que-fto modo.

Caftigliani.

Andaos a dczir do-nayrf s que deíTo co mereys .

andaos íiruiendo fe-ñores que os darán

uueftro pago; teneos en mucho, yiio ga nareys un pan, ni

liaJIareis quien os hable fiaos en uen teros ymefoneros yuereys qual os pa­ran, ha/.eos mucho del compadre yno os tendrán en na­da.

Tofcani,

^ndateui a dirgra-* tie , che defimirete diqueüo .

Seruite i fignori, che ui daranno quel che meritate , contener, teui, e non guada-gnarete un pane: ne tronarete chi mpar le,fidateuidehofiiy e uederete come ui tratteranno ; fateui commune, e nonui ñimaranno niente-

Ecofí

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E cofi moltialtri che per non ejfere prolijjo non li metto;ma piu commune é in quejlo mo­do di parlare il uerbo andar , di riejfun altro percioche ogni cofaft puo diré per il uerbo an­dar j & I'infinito di quel uerbo che uol diré; cioé che hauea di diré per rimperatím; e me' glio fi dird per il gerundio ouer participio di detto uerbo; come fi uolejfe diré : beffateui d'ogniuno ; fi dird in cajiigltano per quejio mo­do di parlare j andaos burlando ,• ouer an­daos a burlar de cadauno; y uereys io que paila; e Jktíe ogni di queflione, e uederete ; andaos a hazer queftion cada dia y uercys , doue che quel modo di diré per il uerbo andaos. Ardaos amt fignifica una certa continuatione ouer ajliduitd ^'"^^ " ' ? ' di tempo, la quale per il uerbo falo non fi deno- re tarici,fenon fi dechiaraffe per altre parole; doue anchara fi uede che quel andaos é ahon­dante & é uitio , e nondimeno su¡a .

ancorad uriahrouitiod'abonianxadipa.- YitiacL'<s.boa role & é etiandio leggiadro ,efi dice per affer danX^dif<t marqucüa cofa , di che fi par la ; & équeflo. •"" ""

Caftigliani. Tofcani. Yo lo ui con eílos lo l'ho uifto con quefli ojos occhi;

yo io oy con eftos Jo l'ho udito co quefie

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a jo LIBIIO SECOT^DO. oydos orecchie,

yo lo tente coneñas lo I paipai con quefle ' manos maní;

lo anduae con lo l'andai con quefii yo eílos pies ; piedi.

E impropriamente ancora fi dice; yo o I u¡ por eftos ojos; y lo oy por e/los oydos,

E cofi molte altre cofe; chefi potriano a no­tare, le quaii lafcio per non effer proliffo, a chi uorrd leggere i libri ; hor trattaremo dclltt cofirutione di tutte k par ti che fi uariano .

DELLE COTs^j: O IlD^ I^Z E.

"Ivf c o R A che non era i¿ mia propofito trattare dellecon-cordan-xe lafiiandolo a i lati~ ni; nondimeno per non man­care in niente alie noflre offer

uatíoni; diró alcuna cofa \ e primieramente, che tutti inomi fofiantiui fono di terxfl perfo-na , come quei de i latini faluo yo, de prima; c tu di feconda ; infierne con tutti i uocatiui che fono etiandio di feconda ; uolendo adunque mettere infierne ilnome co'luerhoe neceffaria chefi conuenga nella perfona¡ e nel numero co't

nomina'

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DSLL^ LI7^ CUS. 2JI mminatiuo;come yo amo, nofotros amamos; ^i cmmi'i pedroama;Ios hombres aman , che non di- ^ [^¡rij remo pedro amas, ne , los hombres ama .

L'aggettiuo conuiene colfoflantiuo ncl gene­re, e nel numero, e nel cafo come mal hom- ?";"!,''''" * bre ; ma la muger , malos hombres, malas „„(, „f|'. mugereSjhermoíb libro, hermoíahembra, ¡iitmim.

L'atecedéteacoras'accorda colrelatiuo nel genere e nel numero ; come, el hombre al-qual,la muger la qual ben é uero chefeniprefi dice per il que, che ferue per relatiuo, come el hombreque la muger que ; los hombres que, íaíjualqnc , ferue per relatiuo ; in uece del qual Ja qual, Jos qualcs; las quales ; e quiauertirete che queflaparticella que^ émol- '^'^^'' f""^''-to ufata da noi & hora per relatiuo hora per '^' " 'T' *

' ' r qmindo, e re congiontione, & sufa tantc uoltenel parla- umoecon-mentó che alie uoltemipare che fia ahondante; ¿lontiont, come in quena maniera di parlamento ; por dios que fino té conociera que dixera que eftauas loco j y que nofequc mediga cíeci; dmefiuede che tutte queñe fono congiuntiont; •ma quando é relatiuo ,fí cono/cera inqucflo , che il uerbo delíagente non fi mettc mai inan^i della que ; ma ben dapoi, & a l'hora fard relatiuo ; ma quando il uerbo infierne con la-gente refla dietro; a I hora fard congionti ove fi come,

V iiii

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2^2 LIB\0 SECOli^DO

Caftigliani. To/cani.

Pareceme que ha acá Tarmiche habbiafi-bado nito,

yo no sé que medí-' io non so che dirtne.

haz cuenta que oyte Jn contó chehoggi stj nacifte j nato. '

Quf/i iít al € qui auertirete che in cafligliano quefla par dimoftmi- ticella que,fida per la piu parte al dimoftra-»o,enond j.^j^^ eradeuolteal fo?^ionMio, come fidain ^ tojcano ,jt come fe tn tojcano ¡t dicejje ; to non

fo quel che shahbia coflui ;non intendo quel che dica¡non ueggo che fkccia niente; io credo che fifhccia una comedia; e in cafiígliano tut~ tiqueflifidirehhonoper il dimofiratim, enon fer il foggiontiuo; come, yo nofe lo que fe tic ne efte , no en tiendo lo que dize , no ueo que haze nada yo creo quefe haze una co­media e cofigli altri tempi di foggiontiuo iquá li fimutano ne i foiniglianti del dimoflratiuo in caftigliano i fi come

Caftigliani. Tojcam.

Yonoíeque tenia, lononfocheshaueffe» creo

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treo que eftaua ene- Credo che fufje in co-jado ;

yo no fabia que la amaua tan loca me te,

yo no creya que lo dezia de ueras .

lera ; lo non fapeuo che l'a-majfe cofi pax^men te.

lo non credem y che dicejjeda douero;

E non ft direbbe ; cTto que eftuuiefe, no íabia que kamaíc , no creya que lo dixefe, ancora che s'ufi alcund. uolta dirlo;come,no fe que me haga, no fe que me tenga, que me diga &c.. ma io'l diría coft, come ho detto e non inqueHa guifa.

B^ELaTJFO SI COME.

Caíligliani. Tofcam. El hombre que no Uhuomochenonfegui ligue la uirtud que ta la uirtu che éama. es amada de todos,* yes de la que habla los philoíbphos que han ufado del-laj no haze loque es obligado^ni hay razón qué lo efcu-fe de pena.

ta da tuttiy& é quel la dalla qiiale hanno

fcnttoifilofofi, che I'hanno ufato; nonfk quel che é teuuto a fkre ne anco é ra-gione che lo ifcufe daüa pena.

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•««^lil

134 ÍIBIiO SSCOXPO Doue fi uede, che tittti queflifono relatiui,

fercioche tra l'agente & il uerbo fi troua la particellaqae ,laqual cofa in quei ejjempi di Copra é al contrario; ma quando uiene col ar­tícelo , lo fmpreédel genere neutro;come, que es lo que dixo ; efto es lo que pa0a, che in tofcano fi dirá, che é queí che ha detto queñoé quelchefifd.

Queiriterrt ^Ticora ti c^ücfipigUa relatíuo fenxa que-gatitn. y g risguardo ma a ihora é mterrogatiuo, £o>

me que dizes; que fe hazeJ que hay de nue uo? il qtiale é come il quid, latino .

Tigliafii ancora per relatiuo, ma con gli fuoi articoli, e l , la ; los , las ; ¿r in quefio modo imita molto i latim; come

Caftigliani. To/cani. El que no haze bue Colui che non Ja buo^

ñas obras , haze ne opere fn male, le mal fus negocios ,• fue cafe .

la mugcr que es fea La donna che ¿ bru-ninguno la puede ta nejfuno la puo ucr, y la que esher uedere , e queUa mofa todos la uen, che é bella tutti la de buenagana;yan uedono uolentie-íi lasque Ion her- ri, ecofiquelleche mofis fon fober ui fon belk,fono fu-

as ylas que

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DELLj: LI^. CAS. 1 5 as'ylasque ion feas perbe,e queüe bruí humildes , y gra- te, humili egratio ciólas; fe .

11 modo di parlare da i latini per tinfinito Vítrlurpnh col quarto cafo innanzi i ¿contrario da i cafii- "^'f' f'-gliamcL\ílfa,no cola partuella qus^ettluerbo „¿_ che hauea d'e(fereinfintto;comef¡fh in tofcano.

Alie uolte 'infinito ft pigiia in uece di nome ^ come el dormir , es bueno ; por que del dormir procede el digerir j y del digerir, la falud del eñomago : & in tofcano \ il dor mire, e biiona cofa ; percioche dal dormiré, procede il padire, e dal padire la falute dello íiomaco. lluerbo pafiiuocome hahhiamo dettoéUpar Vajtiuouer-

tecipio del uerbo attiuo, col uerbo í'er , eft ac- '"'»""'«''<« corda come lo attiuo, &- il partecipiocol fo- '""*' • ñmtiuo come nome aggetttuo j come yo foy amado, nos fomos amados, la muger es amada, las m ugercs, ion. amadas, los honi bres fon amados c coíi gli altri.

Ffano ancora dacaft che apprefjo i latini fi chiamano ajfoíuti, e queflo ¿ percioche non hanno riguardo ne a uerbo , ne a fojtantiuo ne ad altra cofa; e quejii ft fhnno communemente AWÍÍÍM; *p. per i partecipi de prefentc ,• e per cjfer pochi in • °'!!"'. ""* uece di queifi mettona quei di preterito¡fi cotne; •''

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»j6 LIBIDO SECOliDO

Caftigliani. Tofcani.

Afoluti;fr Yo pienfo median fofUapto di prefente •

AJfoluti per qneldif rete rito,

pienl tela diuinagrada, y durante eftetié-po , acabar todos mis negodos,y he­cho efto, dios dixo lo que fera.

Eíládo yo en la ygle-íia teniendo no ue ñas , yfabido porel los y uenidos allij nos fuemos juntos

lo credo per ta gratia dtuim e durando cjue ño tcmpo finir tutte le miefhcendetefat" to quefio j Dio pro--uedera al reflo.

Ejferido io in chiefa, che faceua i noue di; efaputo per loro , e uenuti líui; andajii tno infierne.

Doue fiuede che quel mediantCje duráte, che fono partecipi di prefente ñanno ajfoluta-mente ; e cofi hecho^ eftando, tcniendo^fabi d o , uenidos, partecipijdi pretérito .

VITII DELLU COSTBJ'TTIO'HS.

Hanno ancora alcune improprieta delta co~ ñrutttone nei relatiui, come in queflo modo di (arlare.

Eji»

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h-ElLU LI% CAS. 257 Cafligíiani. Tofiani.

Efto afirman S. Gc~ Quefio afermano S. ronimo y S, Agu- Gieronmo,etS.^git ílin, de losquales ftino, d'i quali le pa las palábías d'uno role delTunofono que foneftas. fie.

In uece di diré, le parole deü'uno d'i ejua tifón quefie, las palabras de uno de los gua­les fon eftas, & il tnedefimo direhbono cofi.

Caftigl l a n i .

Eran dos hermanos délos guales la ri­queza del uno no yguaíaua a la del otro.

Tojcani. Erano duefiatclli, d'i

quali la ricche'X^ deU'uno, non ugua-gliaua quella dell'al tro.

€ cofi altri fimili; henche quefia maniera d» faueUare, non sufa troppo , ma bafia che la trouercíe alie uolte in libri Spagnuoli.

Gtntri del Sogliono ancora alie uolte comprendere fot- majAio ,«

toilzenere neutro, quel delmafchio ouerdclla ^'^'^f'»"fo femina nel numero del pu; e que fio t un stra- t, u MHUP

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mm¿£^'

aj8 LIBXP SECOTSÍDO no modo di parlare > efe non l'haueffe ueduta in libri graui, edi confideratione ¡ io no'l fcri-íieria, ti modo é quena ¡

CafliglJani. Tojcani,-.. Nunca le acaeció Mai I ha accMuto

ponerfc a los peli- metterfta iperiglt, gros de lo qual, la de la qual cofa lafúr jortale/a fe engcn- tei^ft genera . dra.

Doue ft fiede che quel, de lo c^nal, che é genere neutro , non s'accorda co'l Jojiantiuj), ma c/üKCHfl t/íre ciclos quales;

Hcttmo ancora un altro modo nel parlar per iimen iiIa- i relatiui;& principalmente ilrelatÍHO¡cxiÍQn, '•""CíX'.efí. che mi diré, chi iu tofcano ; ¿Iquale, conciofut ^'^' chemettendolonégli cblichicome dcqiiien ,

aquicn ; & m tofcano , de chi, a chi, fempre bifogn.1 dargíi un altro relatiuo, ouer ,nome agente •> pongono dctto relatiuo, a quien, ouer de quicn ¡fcnxa altro agente, & uogliono che quel, aquicn uaglia come ; a quel a quien j cuer , a quel aíqual e nótate qaefio modo per cioche é Urano, ^ non é cattiuo appo i cafli-gliani ¡fi come,

Hágalo

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DELL^ LIX. CUS. 239

Caíligliani: Hágalo a quien to-

Tofii

ca digalo a quien le)ra

porta. de todos es amado

a quien no le falta la uirtud ,

por fu prouecho es uenoido aquien le quitan la libertad,

bien lo podría uen-cer de quien es cíle pleyto .

no puede fer al, aba-do,dc quien fe que xan todos ,

malamente fe podra creer de quien no tiene fe , cníi.

'caní. r . , I • 1 • Vitioddre-faccialo coluí a chi ¿¿f,„„ «,5a,

tocca, e apfartiency dicalo colui a chi im­

porta , da tuttie amato colui

a chi non mama la uirtü,

per útil ftto é uintoco luí a chi é tolla la H berta.

ben potrebbe utcer co íui di chi é quejla lite.

non puo effer lodata colui dal quale tutti ft lamentano.

malageuolmente (ipo trajidar da colui che no ha fede infe Mlelfoi

Metteft ancora al contrario , imitando forfe i latmi; cioe che I relatiuo uada in prima de tut to;& é ancora piu leggiadro e piu u/ato modo di parlare, e che ft potra intendere con piu age uoleT^yde l'altro, ft come aquica toca, ha-

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HSSIsr'

Í40 LI BE^O SECO%pO galo, a qu ien no le falta la uirtud de todos es amado; de quien es eñe pleyto , bien ló podría uencer;de quien fe quexantodos no puede fer alaba do ; e cofi tutti gli altri modi, douefiuede che egli é uthpoco piu da patire.

ancora, ui é un altro modo di fiíuellitre im­proprio, eche uafuora d'ogni regola di coflriit tione, cotneft uedera in quefio ejjmpio .

Caíligliani. To/cani.

Vitianelm pu^s la fcntcncia de mero;eperfo j o s p e r i p a t é t i c o s ''^' tu, ytodoslos que

han leydo los mo­rales d'Ariííoteles fabcys como es que cl, fin de los bie­nes coníiíte en ufo de la uirtud; .

ll parere admíjue di peripatetici, tu y e tutu quei che han letto i morali d'^ri íiotele,fapete che fia, che iljine d'i beni co

fifle , nelíufo della uirtu .

Doue che, quel tu ,é feconda perfona del numero del meno, c quel, todos é terxa, del numero del piu, ntcntedimeno, fi riferifcono al uerho íabeys, che é feconda del piu, ma an~ cora fi átce, mettendo in feconda peifona del

piu

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BELLA LlV^ C^S. 241-ftu c¡uel che uerme in atiT^i del uerho principa-' ie,& a I'hora, é fiudapaiire come diré,

Caftigliani. Tojcani T u , ytoJos los que Tu , e tutti quei che

hauevs leydo los hauete letto imorali morales de Arifto- d'^rijiotele , fape-teles íabeys . te.

E coft ,fipotrebbe dir meglio; efidice anco ra i tu ytodos los que eftauan allí, lo hizie- ' ron, tue tutti quei che erarioliui ilfecero.'

^uertirete ancora del rclatiuo, quien,í-¿e Auertímen^ ¿indeclinabile, come chi, in tojcano,percio- todelnlatu che tanto fi dicelos hombres a quien; co»2e "«g»»"»-el hombre a quien ,& ümedefimo della fe-mina i ma quefto s'intenderd ncgli ohlichi; per ciochc nel rctto , non ucnnc mai con uerho del numero delfiu,fenon é co'l uerho ícicome , fon, fueron , ícran , & aWhora fegtimette doppo qual fi uoglia altro uerho, del numero delpiuft come,e¡jépio del rctto e de gli oblichi»

Caftigliani. Tojcam. te. er

quien fon los que Chi fono quei che uinicron ayer ; no uemiero hieri f" non

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142 LIBK^O SECOJi^DO fe quien eran, mas fo chi fuffero ; tna fean quienfe fiieré fiano qiiei che fiuo-que losqucferLn, gliano,chechifaran íe ueran ft uedranno.

los hombres, a quié ; hmm'mi a iqualinon no falta dinero,ha- manca denari,fanno zen tener embidia, cffer tnuidiati , da, aquié no los tiene. chi non gli ha.

Done fi uede,che quei pritni uengonofempre (O I uerbo lci,& altramente, non s'aggiugne-

rebbono al numero del piu, percioche non ft direbbe, quien uinieron,

ne quien amaron, ma qui­en uino e quien amó,

e tanto mi bafti intorno al­

ia co íiruttione pofcia che , quando ft

trattara deUefigure¡&modi di parlare; fi dirá,

quel che man ca ,

IL nVE DEL SEC01pO LIBBJ).

L'OSSEBc.

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L'OSSERVATIONI DELLA LINGVA

C A S T I G L I A N A ,

DI M. GlOVa'liV^I Ml^a'tipa

L I B R O T E R 2 O .

P E L L E PAR.TI C H E N O N S I V ii R, I A K o .

<l^ liELV^VVEP^BjO,

Í £ R E S S E R I . * A V V E R -bio una parte, chefempre s'ac compagna alucrbo, comincia^ remo da quella, & primo da

)gliauuerbi di luogo per effer unpocopiudi^ili,

na

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«ES?

544 11BIP T£\ZO

DE CLl jíVVEB^BI DI LVOCO.

Caíligliani. Tofiani,

A q u i , ay, alli, Qulm\ Cofii¡iuryquinci¡ de a q u i , de ay , de di qui , di quiui j ii

alli-, quindi, PúT a q u i , por ay, di qui, & fer di quí,"'

poralJii &perdili. acá, allá , a cullá, qua, o cofia, la,cola, de acá i de allá, de a di qua, di U, di cu­

culla. ' Id, por acá, por allá por per di qua, per di la ,

a culla, per cold,ouer fénica, la prepofitione per,

lexos, di lontano . dcntroj, fuerajadenr dentro f'ora.,..

tro a fuera. do adó,donde,a don doue , donde onde:

ds,dc dondej-, por donde,ay abaxo; doue cofia giü , co-

a culla. Id. abaxo, a cá á baxo» gtu, qua giii, di fo'

arriba, pra a baxo;a qui, a baxo, áifotto > aretro ,

atrás, doquiera.

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DELljí LI'Hj C^S. 245 &o quiera, a do quie ouunque ¡ oue che ,

di quaydila, da al" fronde ,

altroue, altronde,

ra, donde quiera, aquende j allende ,

de otra parte, por otra parte cno-

tra parte;a otra par te . Q^te^i auuerbi s'attribuífcono d dinerfi tem A»»5ri< ¡/i

pi, e perfone , percioche, zctni ^sattribüfce '*"•?". f "*' a la prima perjona, cioe,nel luogo doue e quel huifitmo. che parla, ay afeconda, nel luogo, doue tufei, alli, a ter%a, nel luogo doue e queüo, cioé ¿ /» ^uel luogo y & ilmedefimo, de a qui, de ay, , de alli, maqueifen^a, laparticeüa ^ denota-no non mouerfi da quel luogo, e quei della par­ticeUa , denotano priuatione o moto, o almanco che fe gli dice che ft mouano de li, quegValtri humrh con tre , che hanno , la particeUa por ,ftgnificario ^t"""""'^"'' fempre, o paffar, o caminar o andar, ouer aL ^^ ^^"'J'' tro uerbo che , lofignifichi.

Et acciochefta piu chiaro quel che dico, da­rá e¡empio di quefli per non confondere ogñi cofa. '•

cano moto.

Caíligliani. Eícreuisme íí ella a

qui el principe nuc ' ftíx), yo me niara- mi merauiglio ctíe

To/cani. Scriuetemi fié quim

il principe noftro, io

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i^6 LIBIDO uillojquey a no efta a y , por que ayer, me cícriuicron de Vicen9a, que efta-ua alli;yel fe fue de a qui, feys dias ha, yíi ayer fe pardo de alli de Vicenta, co­mo me efcriuenjyo me es panto como no pafsó ,0 por a-quijO por ay, o por allijpor donde paf-faron los otros prin cipes ,

TEIZO gid non é cojii, per-cioche hieri ho bautt to lettere da Ficen-%a , che era iui eír egU fe ne partí, ii quindi ,fe idí fono y e fe hieri fi partí de 1) da Vicenxa, come mi fcriueno, io mi merauiglio , come non pafio , o di qui o di cofii , 0 de li y doue pajjarono gl'al tri principio y

QuegU altri che fono /¡mili a quefli, come a cá aculJá por a cá , por a culJá, fono quafi fimili in ogni cofa,faluo che per quefli fi parU piu generalmente , e per quei piu limitata, comeft uedendo uno a unaltro , Uuolejfc di­mandar, che fkceiía in qucfle par ti, li parla-rebbe cofi, Caftigliani. Tofiani. Que hay que hazcr Che ce dafar, di qua ?

,por a ca ? alia cííu ue cola fono ñato I'altro «1 otrodia3 yno os ui,- di,enon u'ho ueditto.

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no ha pafado por al- non é pajfato di la , lá mi hermano? Va mío fratdlo ? mfene fe da capara alia; ua in qua , e in la m~ gabundo j yel otro gante , é l'altro di dia cftuuo acullá Siette coldabbaj]o,

. abaxo, mas de tres fi'u di tre di. dias i

Douefi uedechec¡uel allá ,fí riferifce t^ua-ftfcmpre alia perfona con chifi parla che jara, [cccnda , & allí, fi riferifce a ter'xa , a cuiJá, a nejjuna perfona fi riferifce, mafolo al luogo del quaí fi parla, e quefio auuertirete bene, che'I uederete ogni di, alcmi di quefti auuer- ^^^„j,¡ ¿¿ bidelluocofi pigliano etiandto per auucrbi di ;„, tempo, come de a qui a delante de ay a dclan <¿' temfora. te &c. de i quali diremo al fuo luogo. '•

^ qucfii auucrhi, dentro fuera, di den­tro , di fuera , ft da per la piu parte il feflo ca~ A»«erJ» cft» ¡O , che e L ablatmo , & alie uolte ji mettono ^^¡-^^ fenT^a cafo niuno , come dir , dentro de mi ca üi, dentro de mi; fuera de fi, fuera de la ciudad, & alie uoltc la particcUa cn,feglida í(ll'anucrbio dentro, cerne dir dentro en caía cfta, dentro en la vglefia, cfen\a cafo come, alia dentro eftá, uetc allá fuera, íuera es r do , che in tojcano dirá é la iittro, uattene.U dtfiiora^í and-itofuora,^li auucrbi aquende.

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íRBfe^i-

248 • LIBI(Ó TEIZO allende, per effer parolemtkhe, fon poco ufa teanzi in uece di a quende,/í dice, defta par te , & in uece di allende ; (i dice de la otra

Aüedeli tro parte , ouer de a quclia parte, ma ho mejfo m^ anchora ^^g- pgy(-ÍQ¡jg „g ,• /,¿j./ antichi trouarete fcriu

to , aquende el mar, allende el n o , e tan­to mi hafii intorno a gii auuerbi di luogo. •

DE CLl ^VVEB^Bl DI TEMTO.

Cafligli l an i . Oy, ayer 5 ante ayer

mañana; por la ma nana por la tarde ; tarde, temprano,a gora, poco tiempo ha; poco ha ; des­pués , alguna uez ; en algún tiempo ; muchos diasha mu cho haya-quádo,en ton ceSjCn a quella (kzon, entre tanto que, haíla quCjpor adelante, enloue-niderOj desdeago-

• ra,des de tn tonces

Tojcani. Hoggi, hieri, hier [al

tro, domane domat-tina, // tardo tardi, a buon'hora, adeffo poco tcmpo t', poco fa, dapoi, alcunauol ta, in alcm tempo; molti di fa, gia tem po , quando a ¿'ho­ra, mentre che, fin che per inanzi,per lo attHenire¡dam «¡dal-i hora.

Cafiigliani.

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DELL^ 11%: C^S. 149 Caíiigliani. jamas, nim cajamas, a un,continOjde con

tino, mientras que, ya, luego,luego que, en continente j a la. hora,ííempre, llempre jamas, para siempre jamas, dende agora, desde agora , dende en ton ees desden ronces, harta quando ; harta

tanto ; desde que ,de aqui

adelante, de ay ade lante,dc allí adclan te,por a delante-; el día íiguie'te,dcs pu­es acá, a des hora, de aqui a un rato, cada día, cada ho­ra : cada Karo,cada momento, córino.

Tojcmi. giamaí, mat, ancora , ancor, coiu

tinuo, mentre che gia^ fiibito, fuhüo che > in continente femare. femare mai, fer fempní, damo, dall'ora,

fin quando , fin tati­to , :

da che,d.i hora inaT^ , per taimenire, da in di inanx,i da indi i» (¡m, il feguentc gior no , fnori di hora, di qiü a fe-z^o, ogni di ogn'hbra.ogni fo­co ogni momento y continuo, continua­mente , di continuo,

Equejlo CHÍA; fi da ad ogni notne Í ora fia

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c (tV.í

150 Lisio reiizo foflantiuo o aggettiuo, e uol dir (juel che into

ídaachifi fcano ogni, come dir czáz. uno, ogni «»o,cada iibrodefíos es muy bueno ^ ogni libro di fjuefii é molto bmnoifi dice ancora, cada, q^üú, communemente ¡ che credo che uoglia dir parimente, ogni uno, come fi dice m pro-uerbio, cada qualcon ínyg\iÁ,cheuoldir y ogniuno co'l fm faro, e cada gallo en fu muía dar, che fi dice a uno che fa brauate in cafa fuá , e tratfuoi, perdoche mxAaázx,uol diré, unluogo publico , doue tuttibuttanole fpor-chcT^, ouer Jpa-^ture delle cafe ,e perche li uanno communemente gaüine , e gaüi, é fatto quefio prouerbio, come dir, ogni uno in cafa Jua ,de iquali prouerbi, & altre cofe , íuderemo in fine, quando fitratterd dei modi

. di parlare e le figure, che ufano i Cafiigliafii. L'aiiuerbio 1 uego fignificard, ancora, qifel

che in tofcano, adunque ,ea I'hora é congiun- • -tlone^ Or tornando a propofito de gli au^ uerbí 3 non uimeramgliate fe li metto cofi, percioche m'ha parjó Jeguitar nell'ordine. pin

? ;.í-ro auuer prcíio í latím, che altri, e cofigli feguitaro i..;,i,niece u ¿f ^inefie parti indeclinabili, io ho meffo quiui

tutti gli auuerbi, che mi pare che denotino tempo, ancora che alcuni di qucfli, habhiana dtuerfi fignificati, e cofi gli applicaremq fecon

',4o ifuoifignificati aüejue rególe, come, /'<?«. uerbiti

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DELl^ LlJi. CJS. 251 ' ueYbio luego , che uol dir quifubito , c luego que, [ubico che, ma ancora uol diradunque, ¿ral'horanonfard di tempo, percioche neffitn tempo ftgnifica , e cofi desde , ouer dende [ola, nonfignifica tempo, ma piu preño, Im-go, come j desde ay desde aquí alli, hay > tres millas , di qud in la, áfono tre miglia-, e cofi ante , e poco j e mucho , che fe non s'ag-giungejjero a queüe altre partí, l'unafarebbe prepofitione, e l'altrefarebbono di quatitd, ouer di comparatíone, ma perche antp , s'aggiunge a ayerje mucho, s'aggiungea quel, tiempo, ouer a quel ha., e poco parimente , tutti fi-gnificano tempo f i'auuerbio lamas Jempre fi piglia per negationCyetmai afferma,epcrcio lo metttremo ancora tra i negatiui.

UVVEB^Bl DI VjyMEI^O.

di, auuerbi di numero ¡fono facili, e per ció non mi fermaro a dir altro che mcttergli per ordine.

Caíligliani. Tofiani. Vna uez , dos uezes Vna mita , due uolte

tres uczcs , quatro . tre uolte , quattro uezcs cinco uczcs, uolte, cinque uolte

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451 LIB^O ' fevs uezes, líete ue

zes , ocho uezes , nueue ueces, diez uezes onze uezes, doze uezes , treze uezes, catorze ue­zes , quinze uezes, dezifcys uezes, de-ziílete uezes, dezio cho uezes, dezinue uc uezes, ueyntc uezes, e cofi ueyn-te y una uez,

treynta uezes, •quarcnta uezes , cinqucnta uezes, feícnta uezes, fetén ta uezes . ochenta uezes . ' noucnta uezes , cien uezes , mil uezes,

T E 11.2 0 fei uolte, fette uol-te, otto uolte , w ue uolte, diece uol­te , undeci uolte, dodeci uolte, tredeci uolte y quattuordici uolte,qmndeci uolte, fedeci uolte, dicifet-te uolte, diciotto uol te dicinoue uolte , uinti uolte e cofi ¡ uinti una mita.

trenta uolte, quaranta uolte, cinquauta uolte,

feJJ'anta uolte, fettama uolte, ottanta uolte. muanta uolte t '• cento uolte, mille uolte.

S cofigli altrí tíumeri,dico, auuerbi, pw-cioche de gli altrigia hauemo detto, trattando de inomi numerali, i quali faranno leuato quel nome ucz inquel delmeno e uezes, in quel del fíH'jedi queja potranno far altri ehe correjpo/u

dcno t

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DSLLJÍ LI'H, C\4S. 25J deno , a i latini, che fono, de dos en dos , de tres en tres,de quattro en quattro, ouer^ uno a uno, dos a dos , tres a tres , quatro a quatro/¿/«o che qmi primi, cioe de dos en dos .&C.U0I dir che uadano duea dueinfieine, come in ordinan'^a ouer in procefiione ,fen'j^a contrari, ma quegl'alm dos ados,uno a uno, tres a tres, fempre fi intende fer parte, con-' traria una dell'altra ft che fi intendera, uno a uno, cioe uno per parte, dos a dos, due per parte,(¿re. e tantos a tzxitos/tdice peregual fartito, come fe dicejfe.

Caftigíianí. Tofiani. Vamos tres a tres, o ^ndiamo tre per par

tan tos a ran tos a re te ,a far queflion , ñir que rae conten ouer, tanti a tattti « to dello , a ugual partito[, che

fon contento.

tnon ft direbbe uamos, de dos en dos ,9 ¿e tres en tres , ma quando ft trata/fe d'an-dar infierne ouer in ordina7ixa, aU'hora fi di--rebbe de uno en uno, de dos en dos,de tres en tres gj-f.

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SJ4 LIBIÍ^O TEKZO

Caftigliani. Tojcani. Mucho , poco, muy Molto poco ,

mucho, muy poco, un poco, molto poco, un poche*

poquito, ío , muy poquito ; a Taz, affui, harto,

harto poco , de ma- troppo , /lado,

alpic deciento, alpie ben cento, ben mil-de mil, le,

mucho mas , poco molto piu, poco piu, mas,

deniaíladamcnte , fuardimodo, oltrami fin medida, fura,

tanto, quanto, tan , tanto, quanto ^ quan,

abundantemente ,• a abondantemente . montones, afazmente, fi dice ancora ,mapoco ufato 4

di aimerbi tanto quanto, s'aggiungono fempre al uerbo , 7n<t quegli altri due tan, & quanji mme (iggcttiuo,ouero auuerbioji come

Cafii'

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Cafíigliani. yo tengo tan buenos

amigos como nos y tan buena Renta o quan mal lo ha-zeys comigo, V quií bien lo he he cho yo con uos » quan-to hago todo es en uano,

tanto me direys que lo creeré,

tanto quanto me di xerdes haré ,

no tengo tanto dinc ro como uos.

ílsf, cas: 355 Tojcam.

lo ho cofi buomami' ci y come uoi, e cofi buona entrata , o quanto mde,;'/ fat-te meco , e quanto bene i'ho /¡¡tío io can ejjb uoi, tutto quel ch'io faccio é in dar no.

tanto mi direte ehe'l crederb ,

tanto quanto mi dire­te io'lfaró,

non ho tanti denari co me uoi.

Ma tan e tanto ,fono diuerfi in qucflo che tan, non correfpondendo gli quan , ouer quan­to femprefignifica quel che intofcanOjCoJi^ora s'aggiunga, a gh auuerbi,ora a nomi aggettiuij, cuera partecipif, ma non mai a uerbi, fi comCt

Caftigliani. Tojcani. Cantaua tan dulce- Cantaua cofi dolce-

mente, hizo lo tan méte,egli il fece cofi

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MMS1Z

25<5 LIBEJD ^biamente, y taní bien que no podía fef mejor,

es can hermofa, tan linda , tangalana tan uircuofa , tan bien acoílúbrada , que tiene pocas <jue fe Icygualen.

cftan amado, tan fa-uorccido , tan que rido jVtandeífea-do de todos , que no hay hóbrc mas di choCo que el,

TE P^ZO fauiamente , e cofi bene che non poteuA effer meglio •,

é cofi bella, cofi poli-ta , cofi leggiadra cofi uirtuofa , cofi ben coftmiata che ha poche yfiie pa­rí .

é cofi amato, cofi fa-uorito, cofi ben m-luto , e cofi defidera to , da tmti che non é huomo piu felice d i lui.

Douefi uede che con auuerbi,e nomi agget-tiui e partecipij, quel tan ,fignifica cofiouer, tanto in tofcano . Queñi auuerbi,rancho^ muy, mas, ciferueno fempre, con glt nomi pofitiui, a formare i comparatiui, di modo che qiiando fignificaranno quantita aíl'hora non faranno comparatiui, ma íjuandofignifica ramio accrefcimento di quaiitd, fi diranno au~

. , íierhidí comparatiuo, come fi dice/Temo, c>ml (ifir- "'"''^ "^"y tnltejOaer mas, tnlre, blando irtiiio. mas blando , ouer muy blando, malo, mas

malo , ouer f muy malo , & alie uolte , mucho.

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DELL^ LII^ cas. 257 mucho, ferue, a comparatiuo e fupei-latiuó, alie uolte saggimgono infierne i duc auuerbi efannounfiíperlatiuo, come trlftemas triíle , muy mas trifte , o mucho inas triíte , e (¡uefla é la formatione rcgoUre deicompara-! tiui, ma alcum fono irregolari tome, mejor peor, mayor menor , di bueno , malo^grati de, pequeño , fo/?í/a/i J fuperlatiui hanno fempre risguardo a i poft-tiui, efinifcono in uno di tre medi^ in s/ímo , suftrkt'mi imo, errima, comehoiúkimo^ fanrifsim'o , 5""""' /"' facilifsimo , humilimo , dificilimo, íímili-n\o, acérrimo, tcnerrirao, ubérrimo,

aVVn\Bl DI QJ'aLITa\

Cartjgliani. Bien , buenamente, mal malamente, ofadamente, atreuidamente, herraofamente dulcemente donofaménté prudentemente labiamente ~ fuere emeii te

Tojcani. Bcne huonamcnte y male, malamente, audacemcnte arduamente , bellamente, dulcemente, gratiofaniente , fauiamente, fapientcmetite , fortemente,

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KaSÜ

558 LIBIDO TI.\ZO elegantemente leggiadramente, liberalmcntc Uberalmente^ ligeramente leggiermente „ dichofamentc felicemente, fácilmente fácilmente, difficilraentc difficilmente, gentilmente, galantemente, acirede,pulidamente apolla, polit^mentey lindamente , leggiadra, e uagamea

te, delicadamente, deíicatamente,

E coft quafi tutti y che finifcono in mente, quei pero , che dinotano qualche qualitd o ncl~ la perfona,ouer in altre cofe; U queñi auuerbi per denotare qualche cofa d(piií,feg¿i da, l'au-uerbio muy j e queSio ft da quafi fempre, o per ornamento ouer, per dar ad intendere piu di quello j che uol fignificar l'auuerbio , come muy bien , muy mal, muy atreuidamcntc lo hahecho , muy fabiaraentc, muyloca-mentc , muy hermofamente , cioé moho ben, moho male, moho arditamente l'hafat to, moho fauiamente, molto pa%p^amente , moho leggiadramente.

wiutmbt

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DELL^ WHj cas. a j j

^FFEFJBI DI "tiEG^UJE.

Caftigliani. No, ni , ni a un, ni-

menos tampoco , ni tampoco,

nada,nonada,jamaSj nunca , en ninguna

manera antes, mas antes_, no fulamen­te.

Tofcani, "Hgn, ne^non pur, ne

manco, ne ancor , ne anco,

niente, mai mai ¡ in neffun mo­

do, an:¡^ fin tofio, no» fi­

lamente y

L'auuerbio no , fempre mega ora fiafolo, ouer con altra negatione, percioche due nega^ tioni niegano, & non ajfermano , di modo che nada , e nonada e tutto una cofa, tampoco, e nitampoco , tutto uno , jamas quando niC' ga ,e nunca jamas, e tutto uno, l'auuerbio menos, qKift piglia per fempUce negatione, percioche quando é auuerbio di comfaratiuo, uenne fempre con / /que, che le correfpondet come yo tengo menos que tu , io ho manco di te j e quando é auuerbio negatiuo, fi mette comunementCjper interrogatione, come dir, tienes dinero ? no, y ueilidos J menos, y •calcas ? menos ,fegli aggiunge ancora quel.

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i6<) L1B\0 T E J ^ Z Ó ' m^ma non in interrogatione , fenon in ragiona-mentó comune, come yo no tengo dineros,ni iBcnos ueflidos j no es para í í , ni menos fera paualos otros, (juel no nada ^fimette ejeparatamente & infierne come, no es nadíi, no tengo nada , no quiero nada , óíter no nada quiero, no nada tengo e rc, '

^ F F E ]B I D'^FFEF^M^BJÍ.

Caíligliani. Tojcani: Si, también , ficier- si, ancora , fi, cer­

ta to, .íi porcicrtüjfi de uer per certo , in ueri-

dad ta, porderto,ypor uer per certa , ueramen-

díd te, por queno , cierta- fcr fermo , in uero di

mente uero, a íi es , fin duda, cofi i, fen\ct dubbio3 . amen , cóuiene aíliber, otro cio¿, altrefi,

anfi es , quien duda? cofi é chi dubita ?

Qjiefio farlare, por queno, émolto leg-giadrv quitíiper interrogatione, fercioche d'al-

tro

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DELL\A LI'H. C^S. 261 tro modo farebbe la cauja'e con la, no, nega-tim, fi come fe alcuno fe gli adimanddffe, q.ileréis uetiir ; míete uenirs ; ucndrcys ma iiana.; Herrete dimane ; e egh rif^ondílje por •quenojí/ot perc/zí'wow ho da uenire,chc feu--^ dir jfi , o no, l'ajfervfa ,•.•

Í>J DESID EFi^\E.

Caftigliani. Tojcam. Oxa la , plega a Dios O fe uokfje Dio , pia-

ceffe a Dio, pluguiera a Dios;ó fi, mglin Dio ,ofi, •pluguiefe aDios, uoleffe Iddio, quiera Dios^anfi fue uoglia Dio , fojfe ció

fe, eglí.

Quejli amerhi feruono d foggiontiuo , tut-ti ma diuerfamentc , percioche due, oxa la^ eíf oíi , s'amettono fen%a ií q u e , come oxala ui-nieíTe, oíilouicííc j e tittto inquel tetnpo^ fercioche non ftdanno adaltro che all't-raper-fetto ,e quefl'altrial prefente con /a que , co-jweplegaaciiosquc llu^ua ,*e í«ín saggiun-gono altempo di che parlano dccti auuerbi co--mefefidicej]e,^lugnicíí a dios, nofi dirdqac llueua,?Wíí che Uouicraje cofigli aU ri,ft come,

. . . -R i'l

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SS*^\'

t6i LIBELO TE^ZO Caftigliani. Tojcani. Pluguiera adiós yi- Foleffe Iddio che ha^

louiera ayer, plu- ueffe piouttto hieri^ guieííe a dios quel uolejje Iddio che pió JouieíTe oy, o fi lio uejfe hoggi > o fe fio uieííe ; quiera dioa fteffe , Dio uogUa, que llueua. chepioua. E cofi contuttigli altri uerbi.

DI ^MM'O'H^IIiE.

Caftigliani. Tojcani, Ea , caya, c apucs, Orfu,or uia,orfu adun

ora pues, ora fus, que orfu , fus arafus , fpedimola. acabajya^acabemos^a jpcdifciU , fornimola.

DI DI M0STK.J[BJ.,

Caftigliani. Tofcani. He a qui, ueys a qui €cco 'qui, uedete qiti heJo, helo aJli, helo eccolo,eccolol,eccola ^qui, qui,

catalcio ay, cataldo a uedetelo cofli uede-quj . telo qui,

D'ordi-

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bELljí LlVj C^S. 263

Caíligliani. Tojcani. Primeramente principalmente. quáio a lo primero, por adelante, en lo

uenidero , de ay adelante, de alli adelante, deípucs defto, allende defto de mas defto, de nueuo otra ucz , alguna

uez , a uezcf, al fin finalmente particularmente, dcfpuesjdeípucs acá

desque, al cabo a la fin, deay, entre tanto,alapo-

ftrc, i ten;porefto,porefo.

Trimieramente , per íamenire, perla

innanz^i.

da indi in qu¿, da indi innar^i, dopo queflo,poi pofcia

oltre accib.

Di notío, altra uolta alcuna uol

ta , auicenda , in fomma, in fine , fi­

nalmente, panicolar mente,

dapoi, doppo, da chCt injine, & al fine, di cofii, fra queflo me':^xp fra,

tanto y in tanto , perb,percio,per tantoi

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DE' IB^I^EMJSIFL,

Caftigliani. . To/cani,

Deípacio, poco a pij v/í bcll'agio , a poco , j . co , f foco , paíito , que dito, cheto cheto ', piand~

mente, a penas, caí!, aefpa- a fena , difficilmente^

d o . ^«¿/í, íiplazer , calla cal- adagio , cheto j cuf­

iando . to.

DI DVBIT^^JE.

Caftigliani. Tojcani.

Acaíb,por uentura Forfe -per auenturai quicá . a cafo y

A cafoquan Qucflo a caío, uemic fempve con la í í , con-]ln"conditio'^'"''^^^^^^'^' «¿ZBí/o il parlamento cominciada, tiíde. quello, ouer non nenne dopo qualche uerbo ^

come uf no a c?Io uno, l'akre uengano e con, íi efeu'xa, indiferentemente.

DiDiman-

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£> £ X i v i LlTi. C^S. 2,6 5

DI LIM^'HJOa^B..

Caftiglanii, Tojcani. Porque, porque caii "Perche, perche cagio

fa j . ne. que , aquc propolí- che , a che propof/to ,

to,aqueno por forfi. uenturai

lln6,ancora che fu il proprio fia negare;co NÜ qmi la interrogatione pero, ha forza di dmanda- '^"^"'^' • re la cagione della cofa, comefi dicefje, yreys "mañana ; no > bueno fera eílo , no ; alia comeré, no ; cioé ncl uero Í

D I C O 7i,G I_E C ^ JIE QJ/En^ , . R A V N A R E .

Caftigliani. junramentc,a la par, •alas parcjaSjjuutos ambos, en rrambos, tambicn,clc compa

jñia,. hcrmanabk-mcntc.

cam. Tofa Infierne , inftememen- imtos amet

te, al paro , parimen " j'«í Aeü* tc,dtPm,'alpari,fi"''"''-: ajchisra , ancora, ,¡„fia„nf dafratCgU. fida lunloi.

Page 297: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

x66 LIBKO TEn^ZO Qttel juntos ammette quel deüa feminn

juntas, eftdtceft farlano huomini, uamoj \\\ntoSyfi dome uamos juntaste coft entram bos j entrambas^/«o che entrambos , ouer ambos , / ¡ : dice tra due folamente , e fi dice ancora entrambos a dos, entrambas ados , tw<i juntos, /í puo diré, e tra due, e tra fiu.

DI SE'PUK.AR^E.

Caftígliani. Tojcam.

A parte , a un cabo ,

de tras en fecreto, apartadamente Te—

tretamentc , a es condidas ,

s una parte a hurto, a hurtadillas ,folo. íblamentc, tan fola­

mente, . de otra man era;fuera excepto , no embar­

gante , no obftantc, í ino, afcuMS,

^ un canto fefaratA" mente ¡

indietro, di nafcojh, apartatamente, farti

tarnente, di najcojio, infecreto,

altrefi,fuor jfuor che eccetto che , falm , fenon,

non oflante, fe non , albmo.

de trast

Page 298: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

fiiTíjiaaft

DElljí WH. cas. 267 de tras alie uolte uuole ilfeño cafoy&alího rafara prepofitione infierne con tras, che uuole il quarto , & ¡¡arimente a eícondidas , chefi T^^S¡antee dice, a eícondidas , demi acícondidas, del " "Pf'^U'* de trasdemi, trafti, tras el queflo tras, figni fica ancora quel,che apprefo in tofcano, come fue tras e l , cioé gli é andato apprejfo ferpi-^liarlo.

DEGLI IXTETiTiri,

Caftigliani. Tofiani. De todo en todo, en al tutto, in tutto e

todo y por todo, per tutto , intera-del todo, bien por mente . entero,

P E R L A T I V I .

Caftigliani. To(cmt. Mas menos,mucho, muyjmuy íantaméte muy dotlamente , bonirsiraamente, principalifsimamen fimo

te,fortifsiniamente

!P/'« , meno , moltt malta fantamente t niolto dottamente , bonifiimamente,benif«

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• S s e s s i ^

DI TEI^SOTSIE.

Caftigíiani. To/cani. Gomigo , contigo , ^ j ^ , , , ; , , , „ ^ y^,,,, ^ conligo,

D I C H I >A M J[ IlE.

Caftigliani. To/cani. ^ la , a la; o , como O, o U,a chi dicQ 's , n; llama, aquicn di a [ignore. ..go ; a feñor,cc,ce ,

DI E L L E G G E I^E.

Caftigliani. Tojcani.

Antes mas antes , ^n^j > prima che » primero que , me- meglio, piu tojio > , jor , masa yna.

£t quefio primero , s'ufa coft, primero me morirc,que haga cño,che uuol dir prima, mi lafciaro moriré che faceta quefio, e cofigli altri, e queíio s'ufa molto , ilqual ufo uedo ancora ncüa tofcana lingua . . . '

D'a^ret-

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DELLJÍ mii, CsAS. l6ef

D' JÍ^VK^TTUBJI.

Caíligliani. Luego, fubitOjCnua

momento, aprieíTa, date piicíía^ no tar­des j corriendo^bo lando , prcfurofa-mente a gran prief

Tojcani. Ora, fubito, in un mo . memo , in fietta,

affrettati, non ñar troppo y conendo j uolando ^ frettolofa-mente, a gran retta in un chiuder d'oc-chi.

fi, arrebatadamen te, en un cerrar de ojos .

D i SOMIGLiaiSiZ^

Caíligliani. To/cani. Como , anfi como ,

femejantemente , de Ja manera que defta manera, de a quella mancravanfii

Come , ft come, fomi-gliantemente, a gui fa, a tale che, cofí, fi fhttamente i

DELLE •pIlEVOSlTIO'H^lo

xAlle prepofitwni fe gli da cormnemente ablatiuo, ¿r a pochijüme , Caccufatiuo, & ad

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^•^Sííífí"^

270 LIBBJO TEI^ZO alcune indifferentemente tutti due, e percio

Vrtpoíitiemí, metterb tutte quelle achi fegli dailfefio ca^ achihdiaio fo,¡eparatamcnte, c eos tutte l'akre 3 quelle

cheferufito alfeño cafo ¡fono quefte . Tojcani.

íhlátiuo,

Caftigliani. De , cerca, antes ,

acerca, decaparte, 3 efta, parte,

deftc cabo, enderrc-dor , al derredor ,

cntornoja redor fue­ra .

dentro, de baxo,en cima,

arriba, detras, ccr~ cademi,

cioé, en poder, y fe ñorio ,

por amor de mi, dc-ípues,

aeícondidas, en fren te.

de fi:éte, en derecho a pefar,al píe decien,

al pie de mil, a la liorilla,arayz.

Di appreflo , anT^ , fritna,

uerfo , di qud , in qud,

di qua, attorno,

átomo, fora,

dentro, fotto, fopra,

su,efufo,aretro ¡in mió potere j efigno-ria^

fer amor mió, dapoi,

%4fronte, a rimpeto,

aldritto , al dijpetto, ben cento, ben tnillet

lungo ilmuro,lun-goilfiumt.

Quefle

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HELlot Lll^ CUS. 371 Quefle trouo che fermno al feílo cafo, per-

eioche quell'altre, che non fermno a ncffunofi potranno piu tofio diré auuerhi, che prepofi-tioni, la particella ¿c;gia fisa che ferue a *l fecondo cafo , oueral fejio , ma io quil'at-tribuifco al feflo , imitando i latini ch¿ hanna dato leprepofitioni o al quarto, oueralfeño\di queüe altrefi dice ^ cerca demi, antes de» ñ o , acerca defte negocio, defta partedc dos años, en derredor del muro ,efi dice ancora a la orilla del Rio o del mar, a Rayz de la pared, cioé Imgo il fiumeJungo ilmuro, Crancora fipiglia,fen%a, cafo muño,come dir, eftaua todo en derredor cercado de piedra, era tutto intomo, circundato di pie^ tra,alla prepofitione entorno, fe gli da il datiuo ancora come, era entorno a la capa cír era entorno de mi , fuera de la ciudad, e fenxa, es ydo faera.affoli4to ; dentro de mí > de baxo deu en cima de la cafa, Ariiba, fi figlia fenxa , come; eftaua arriba, detras de m i ; ma tras , uole il quarto, come, es ydo tras d^gli é andato drieto;ccTca.jqui é tanto co­me dir, in poter, cerca de mi , cioé in poter mió, cerca de t i , in poter tuo, por amor de mi , per amor mió, a efcondidas de el^fen'^ che egli ilfapia.

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•líss;-:

aya LISFJO TE\ZO •

DELIE -PKETOSITIOVJ, feruom al quarto cafo.

Caíligíiani. Tojcani.

CHE

Trepofitioni Sobre acueílas, (he fcmono a^tc, con tra, aqucn all-aa.fa,i. ¿e , allende.

por para , íaluo , . excepto, facádo fuera,fegun,

junto, haña j fin , con,en, - entre, liazia , cabe, tras,

Sopra, adojjo, inan%i, contro^ouer

arimpetto, diquddi la,peí- fal­

úa , fuor che, fecondo, ap

í>reJ]o, fina, infina , fen%a >

con, infra, mer tra, uerfo, ap-r

pyejjo dietro.

Ante mi uino, contrati, aquende el mar^ Por.fraMm ^' qua, allende, di la, por s'aggmnge quafi che fiaiio di. fctupre all'infinito, & é quefiía differenxa, tra **"fi• por , e para, che por ,fignifica caufa eficiente

cuerfinale, e para, utilitao danno, oqualche altra coja, conie,^oxxni fehahecho quirtion, cioépercaufamia , han ucnido poi-ini, cioé a menarmi uia , uino por hazer un ue/íido, ya un cfta por liazer , cioé é uenuto a fiare m ueftito,& ancora non £;^«íío,para, aü'incontro,

para ,

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pnra quien es efto ? es para mi el daño lera para mi ycl prouccho para t i , ]muo,s'aggiurige a datiHO ancora , come, junto a mi, junto a ú,apprejJo di me di te ; faluo, excepto, ílicando a fuera,í«we fono eccettiue ; fegun, s'aggiunge ancora amerbi, come rcgunuize Ariíloteles, efegun íupa-recer, trasmi, cioé dietro di me, contra figni-fica ancora, a rimpeto, ma alíhora fi dice en­frente, ouer ddr:ente,leqnaliper uokrilfefto ha meffo tra le prepofitiom, che uogUono, il fefio ; hazia, uuol il quarto fempre, hazía mi haziati ,uerfo di me, uerfo di te,- fra ante , 6c H<!/?<« tant» antes , é quefla diferen^a che ante, é come 9» ; /e»^ ilcoram latino, & dman'^ migare, & antes, '^"J"" come il ante latino , & prima ouerinan^i uol gare, e quando non regge cafo é amerbio, di elleggerecome babbiamo detto)ct fignifica quel che immo ouer potius latino, <& anxi migarCj acueftas , saggiunge a i pronomi mis , tus , fus, comefcftantim, ouerft piglia come auuer bio feuT^ cafo , fi come , efta amas cucitas , a tus cueftas, a fus cueftás, che uml dir, aüe mié fpefe, alie tue ,alle fue, e meollo fi dice a mi coila, a tu coila , che eil medefimo,fenx^ cafo, come dir rengólo a cuellas , licúame a cueftas ¡ cioéfopra lej^alle .

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374 llBBJ) TEi\;¿0

DELLE COI^GIO'KITIO'HJ .

I quefte per bauer gia detto i negli auuerbi malte par ti delle

indeclinabiü che hora corrí-j (pondono neí latino a gli auuer i bihora alie congiontioni, per

non efjer troppo Imgo non mettero qui piu, di treforti ¡otto UquaLi mettcremo qucüe pañi che negli auuerbi non habbiamo detto &faran~ no, copulatiue, percioche mi pare che I lor pro prio uffitio , fía quefio, e poi diremo delle cau-fali, cioé quelle che fcrmno piu toflo al fog~

giontim che ad altro modo, e poi delle Iationaliouer dichiaratiue, per­

cioche di tutte l'altre , m'ha parfo hauer detto a ba.

ñanza, delle co­pulatiue ,

é una, oiter

due al piu y che fono y, che uale^et^e tam

bien , che ual anco­

ra,. Delle

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DSLLJÍ Lllsl^ CJÍS. 275

DELLE C^FSaLI, OVEP^COV^ t u T I O N A L I .

Caftigiiani. Tofcani. Si, a unque, dado Si, ancora che , ben-

que, che, puefto qucj como íi, dato che, comefi . pues que , porque, fot che ; percioche ,

cierto, certo, mas 11, mas, por lo ma fi , ma , per il

qual, che, por la qual cofa, con per la qual cofa ••, con

tal que , queño che , con condición que, come fe, ma como í i ,

empero, pero, a lo ma, almanco; menos

íi quiera, de otra ma almanco ; altrameth-mera -, te ;

con tal condición ; con quefio patto .

^Icune di quefle ft diranno amerfatiue, ouereccettiue \come ,sntcs empero, mas, per la fed , latina ; e pero í i , é propria condi-tionale, quando non fi piglia per ajfermare, Dado que puefto que,epuefl;o cafo que,¿

S tj

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-i.-]6 LIBTIO T E\ZO: tutto una cofa, dado que fucile cííci, puedo cafo que fucile anfi ^c. Como íii, s'ufa fpefje uolte coft; como fi fuera el, el Rey anfi mandaua a los otros , come fi fufjc egli il re , cofi conmandauagli altri;como íi notuuieííe que hazer , come fe non haueffe da fhre i Por que , fi pHO pigliare interrogatiuo , <& ¿rjfer-matíuo ; Con tal que ; con condición que, é con tal condición, é tutto uno , come dir , yo haré eilo, con tal que uos hagays lo que os hedicho, iofitroquefio con queflo patto che uoifkcciate, quel che uho detto , con condi­ción queme es pcreys yo yrcj con queflo pat­ío che mi mifperiate , ío andar o, Alo menos e íi quiera j tutto é uno ; dad me íi quiera un poco , datemi almanco un puoco, e dad me A lo menos.

DELLE K.UT JOV^^Ll.

Caíligliani. Tojcani. An íí que , por que. Si che, percioche, per

porquc a la uerdad; che in uero ; ceno; cierto , eíafaber , cioé, cioé ; •

-conuicne afaber adunque ; percio e luego ; pues, por percio, e per que-eílb c portante; fio .

Que¡ñ-e

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Quefie duc luego, e pues, éil medefimo tutgo.e pu­che adunque , conciofia che habbiano altra ^'f"»""'"" fignificatione che luego,mi dir fubito ma, gi¿ l'ho meffo negliauuerbi di tempo . Ce ancora uri altra congiontione, che fí chiama difiunSii-ua da i latini, che é o, che ual come, uel-, Q^g^m,come latino, & ouer, tofcano, & unaltra negati- s'ufino. ua , chzém, come dir o d i o , o eílotro , o queño ,ouerquejíaltro , ni cfto, ni eílotro, ne queño , ne qiieji'altro; di quell'akre non accadedirne piupercioche fono chiare tiítte.

DELLE I'íiTEB^IETTiOlil.

DI VIUC£\.

Caíligliani, Tojcam, O bueno, hala hala, O bmn , galante, ña alágala. ben;

DI DOLO A.£.

Caíligíiani. Tojcam. Hay , guaydemi, ax 0¿, guaiarne , oime ,

ox , o desdichado o infeliceme ; de mi.

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278 IIBBJ) TE^ZO. Áx,ex.come OueHe due parole sx ox,sufano ancora; íufim. i^ prima quando unoftfcota , che dice ax que

quema , e quell'altra fi dice per dar ad inten-dere che non uuole queUa cofa, & ancora fi dice aüe gaüine , ox oxe per pararli uta, efi dice, oxe a fuera, cioé non lo uoglio fkre.

Cafligliani. Tofcani. lefus, ualamedios, Giefu, dio mi uaglia.

dios me libre. dio mi delibera ; € cofi come fi dice ualamedios ,/z dirá,

ualamc nueftra feñora, ualame la madre de dios, e queño é un parlar comune a moUe cofe , come lo notarerno poi quando fi trattard de i modi di parlar cañigliani.

^VrEB^BI I WE GOL^ P^l.

Trouanfi ancora alcuni auuerbi particolart compofti da altri, & irregolari quat fono.

Caíligliani. ToJcanL Auuerhi ir- . , , r \ regoUri^m Atraucs , al rcucs, ^trauerjo, a rouer-Ufiano. altraucs, fcio,

a ue^s;

Page 310: Miranda_Juan de-Osservationi della lengua castellana-1566.pdf

e uezes ,• areculas; a uicenda ; andar a recalando. [indrieto,

abru9as, de brucas, brancolone ; carpo— ágatas *, ne,

a tuerto, en balde, atorto', in darno ¡ in de balde, atrueque cambio,

€n lugar, a ofadas; in uece ben fa, to ui yo afeguro, prometió,

Quei due atrueque en lugar, uogliono il Amefte, e Ceño cafo, come dir ; en lugar ouer atrueque ™''¿f'i"'* I I 11 1 1 ^- • j • I I uuoniano,

del cauallo yo osdare el raio; in cambio del cauallo, ioui daroil mió ;maquando fignifica­no in uece, uogliono íinflnito con la particel-la , de ü come ; enlugar de yr a miía , fe ua y_„i¡i„¡¡.ar , a jugar , cioé, in uece d'andar a meffa, fe ne per i» uec» m a giocare. ' * " ''"/»'"'-A1 r -r r • i r Alreues co-Aíreues , fignificaarrouefcw, come hale ite- ^¡^¡'^n^ ftido a! rcues ,fí é ueftito arrouefcio , el favo eña del reues , xl faglio é arrouefcio , & a íbora le corrifponde o fe contrario el derecho, (ome , bolueldo del derecho queefta al re­ues ; uoltatelo del diritto che é arrouefcio , &" aü'hora é amerbio ; ma quando fi piglia per il contrario d'una cofa puo hauer il fefio cafo, e non hauer lo, come ad uno che fi uolejfe contra­diré ft direbbe, todo quanto haueys dicho es al reues cioé,tutto quanto hauete dettoé

S iiif

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38o LIBIDO TEB,ZO al contrario i e con cajo, uos foys al leues díc Jos o tros j uoifete al contrario deglialtri.

Vehrutasta De briigas, ouer boca baxo, co'luerbo echar maufi. f^^^ moho comune, scharfe de brujas , o

boca baxo, cioé buttarficol petto in térra ; . _ Andar ágatas , ctoé, carpone,fi dice, con li

¿¿. ' piedi e man per térra a maniera di gati. A o/Iidas, ¡i dice quando sha per certa una co~ fa, epcraffermar chec cofí fidice, que/la pa­rola alia qualc to non truouo ftmile nella lingua tofcana, c cofi fi dice a ofadas íbbremi, a

Aofadas,ci0 oíadas que av algo, che in tofcanofi dtrebbe, fhe fia. ^gj.(g Jopra di me ceno c alcuna cofa.

• Ojieflc duc partictlle , embalde , dcbaJdc/o-dehaUe ha- "^ ^olto diucrfc nclla fígníficationc, percioche rato comeft cmbaldc , fignifica in darno, come cmbaide itjint. oftrabajays cíoe m darno uafjaticate; debalde

pero ftgnifica di gratia cioé fenTa pagamento CÍr alcuna uolta fignifica a bmn predijo, ma aU'hora s'ufa uríaltra particella che é barato chefignifica ueramcntc quello. í perche m que/le fartichenonfi uariano ,fi truouano alcune Icquali íufano ámerfameme.y tratterb qui d'alcune particoUricd di dette farti.

innata-

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DELLa LIT^. CsAS. a g í

I N D E C L I N A B I L I .

!P R I M A deWauuerhio ay, né,etay, ilqualefignifica(comehabbia 'Jf h"'fi-mo detto ) ccfli, cioe in quel luogo douetufei ¡ s'ufa appot caHigliani in una di tre manic

re , cfi jcriue di due , cioc, con h, & feñ^a, quando ft/criue conh , coft hai , ali'hora é uer bo d'lu'iUcr, i¿rha la fignificatiorw di e/Jire in tofcano ,come habbiarno detto,/ come, no hay nada, non cé nience, que hay ? che c'c i-quando íifcriuejenxa h jfigniflca luogo , cue­ro dolerfí cioé, oime , in tojcano , mu ji cono-fccrano nelíaccento cl>e quando fi^ittn'ica, luo­go , I'ha ncll'ultima > c quando dolerfi , í'ha, vclla pcnidtima; come ay , (ígn'jica cofii^ e áy, fignifica , oime ; yA-lcuna nolta l'aiíucrbio ay, fipone con la particcU.i por , 'en\-i fignificar moto ale uno , come tomi por ay , toina ay ueireis, &altri c fcMprc con l'accento ncll'ul­tima perche aleramente jlirebhe parlar di Bo~ fcaino. • „ Lauuerbto quanco, ourealia cornrmne ¡¡gniji- i¡nue eme catione che ha di quantita , suja ancora ¡'KI.

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i g l LIBBJ) TEP^ZO aggiungendolelaparticeUaque,& éunmodo che tronérete jpeffone i libri, &io nonfapria dichiararlo nclla lingua tofcana altrimente che per la conditionale fe^e chetutta la parola quantu que, ualejfe per la conditionale fe , intofcano ,fedoppotl quanto que ,feguitara la fi, conditionale, ma fe non feguita é ahon­dante quclla parola i quanto que ,fi come i

Caftiglianl. Tofiani. Quanto que Ci anfi

es no hay que ha­blar en ello,

quanto qucfi aeílb ua paflara la burla adclantf,

quanto que co eííos conícjos prcílo ía-bn'a alguna cola ;

quanto c¡uc có tales dias engordareis prc lio.

Se cofi é non accaddc paríame >

fe íí cotefio giHOco tm pajfard lofcherxo in nan%t.

con cotcñi ammaejira mentí, tojlo faprci alema cofa.

con cotai di toflo uin~ grajfarete .

£ cofi gli altri modi che faranno infiniti hora pero i moderni, parlano & fcriuono an­cora fcnxa , íjuella parola quanto que ^ma io l'ho Holuto nmtere, perche fe fi trouerd fcrit'

to¡ ouer

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LELLJ: Ll-tl. cas. 223 to, ouer lo udirete ad alcmo lo podíate in-tendere. La parola Cohre,co'l qu.e,s'ufa parimete la qm ^o^i"' » " le concioftacofa che fia prepofiíione del quar- ^^'""" ^ to cafo,qiiando uenne con la particella que,non regge cafoalcuno, an'xi credo cheftpongapiu toflo per adornare il parlamento, che per ne­cesita che s'habbia di lei,perciochefen'^a quel la il parlamento farehhe perfetto ancora , ma ufandofí cofi egli é for%a, che'I dica, gli effem fi faranno quefii;

Caíligü am. Sobre que no tiene

que comer quiere hazer del ícfíor,

por dios que efla-mos buenos fobre que no tiene tras-que parar y tiene grauedad,

fobre quede tres a-ños a erta parte no hago otra cofa que yrle a uiíitar, dize agora que no me conoce;

Tojcani. Con tutto che non hah bia da magiare uuol firre ilftgnore;

per dio che ñiama fi-efcbi con tutto che non hahhia niente , pur é altiero ,

con tutto che di tre annt in qua nonfhc-cio alero che andar a uifitarlo , dice hora di non conofcermi,

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284 LlBliP TSB^ZO € cofigli altri, ft che quella farola, fobrc

que «al , con tutto che , in tofcano s.I>r(fi„'::\t La parola íbbre, gia detta s'ufa ancora neÜa ii ^jateóme -j^^jj-^ fignificatione, ferf^a la particella que ,

ma col inñnito del uerbo con che ft farla^ e fignifica la cafa, ft come, Caftigliani. Sobre dezir Platón

qucla prudencia , era íHiia de lafuirtu des ; yfobre dezir Sócrates fu maeftro que toda uirtud fin la prudencia no era nada-.a ciadas que cnire un millón de hombres no h.dlcYS uno pru­dente .

Sobre haucr gaftado coa el mi hazienda agora nome quie­re uer.

Sobre hauer comido roi! uezes juntos , dize que nunca rae uiü.

7 ojcam. Con tutto che dica

Tlatone che la pru-denza era guida del le uirtu\; e ancora che dica Socrate fm maefiro che ciafcuna tiirtu fen'!;a la pru~ denxa era nulla , lo ui prometto che fi\a uno miglione di huo mini j non tronérete uno prudente;

con tutto che io hab-bia Ipefofecolamia robba •, hora non mi uuol uedere,

(¡uantunque habbia-mo defmato mille uol te infierne, dice che mai niha ueduto;

vraCí

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bre.

tiSLLJ: LJii, cas. 585 yfají ancora quefio iflejjo modo di parlare, J°"'

metiendo in uece di quelfohre , la prepofitione con ,& ha la medcfima fignificatione , ma piu ujata con la particella íobre, . Vtfaltra particella fitruoua etiandio laquale ¿ íiquc , ouer feque, efempre uiene con la nega tione, e fignifua qucl che m tofcano ben sd, o ^'1»'> <¡fi' m'altraftm'd cofa comeft nedrdper rejjempio IT'"^''^ perche ahramente io non faprei come dar ad intendere la natura di quena parola ¡gli effem fifaranno quejii.

Caíligliani. Tojcam. Si que nome rengo

de mantener del ayre como Cama­león .

feque no tengo yo de llorar duelos ágenos •,

fe que no foy yo al­gún ganapán, para dezirme cífas pala­bras .

Benfa che nonniho da pafcer dal uento, co me il Cameleonte,

ben fa che non ho io da piangere i guai d'altri.

ben fa che non fon'io alcun fachina , da dirmi cotejie paro­le.

Truouaft etiandio una particella che uiene r , •„, „ jolamemm compoJmoneiquaHiázs¡eftgmp.ca ^ofunim.

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igó LIBIDO TEI^ZO mancamento di quel nome, o uerbo a che s'ag-gionge , e quel che dis, tofcano ouer latino \ ft come \ Caftigliani. Tojcani. Deíaprouechado.def ^ ., ,. /-^^^ , i ' Inutile , disíntto;

heclio , defatinado , defani- feni^ cerueüo; inani-

mado mato, desmayado , desdi- perfo danimo ; infeli-

chado. desdicha ', desuen-

tura ,-desgracia, deshon­

ra • defcargar; dcfcál^ar, deí;xrmar,dcrcarnar,' defconfoJado ; dcícu

hierto , dcfcrpcradoidcfcoíer deíatado ,• dclcortcs-

menre, defcorteíia, dcícor-

t c s , .

ce ; dtsdetta , difauentu-

ra^ disgraüa ; dishono~

re, difcargare-jdifcdciare difarmare;difcarnare, difconj'olato; difcoper

to, dijperato, difcuftre , difciolto , difcortefe-

mente, difcortefia •, difcorte-

Cke [litti, comefi uede, fignificano il contra rio del fuo nome fcmpiice , per cagione deüa farúcella des ,

FíaCí

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wR

DELia Ll'Hj C^S. 287 f^fafí apprelfo la particeüa re , che uiene etian ^' fMicd-dio m compofinorte y tn quejta maniera di par- ^ tare , quando ¡i ¿imanda fe shajatto una cofa per mosirarc pin perfettione tn queÜafifmL ri-j^ondere per la partkeüa r e , fi come ;

Caftigíiani. Tojcani. Has la mirado; ya un L'hai ueduto i e riue-

reniirado; diito ancora , has la Miño 5 va un l'hai guardato ? e rl-

reuiftojhas comi- guardato ancora i do bien ? ya un re- hai defnato í e piu comido. che defmato ;

Quefia particeüa uiene etiandio , comune- f^f;„cm»« mente in compofi tione con ale mi uerbi; come, fitkm. remirar, reliazer , reparar, recobrar, reca, tar , repofar , cí in tofcano fi dicono co'l riy come riuedere, rifiíre, riparare, ricourare, riguardare, ripojare; & altri / ' Truouanfi etiandio altre due particeÜe campo-fle, Icquali auuerbi chiameremo percioche fo­no indeclmahili, e non uogliono cafo alcuno , qmi fono, en cuerpo , en piernas , cioéfen- ^ncutrpi , "¡¡a capa, e fcnT^ calciette, e s'aggiungono ^'"¡""'«f communementeaquelii«e>-¿/yr,uenir,andar, '"""^"fi"* citar, e fomiglianti ¡ come anaar , uenir , g fó.

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AhoiTifio farolafira-ua.

288 LIBBJ) TEliZO cftar en cuerpo, cioé fen:^ cappa, e tanto ft dice, yo eftoy en cuerpo, come , nos eftavs en cuerpo, e yo eñoy en piernas come, uos eftays empiernas cioé ,fenxa caiciete ; Diceft ancora d'altra maniera in uece di diré en cuerpo, cioé a horradojW^íe parola piu tofio ítramera che nofira, e megíioji dtrebbe, en cuerpo ; E per hauer detto di tutte le parole che non ft uariano al mió par ere a ba-flanx^a, porro fine , Iafciando ilrefio a chi uor ra aQattcarft a leggere i lihri.

M A 1^1 E K.E DI V.A^L^B^E che commiincmentc da cafligliani

ucngono ujale.

F H G N A chel'iwprefadame in quefla parte pigliata, fia dura , fhticüfa , e piu grande che alie miéfor\ef¡ conuerreh-be, nondimeno per ejjere coft

nccejjaria alia intclligen'2;^a di detta lingua, me ingegnerb il piu che potro di fodisfnre alletto-rc, &• in quefla parte e in quelle che feguiran-no , dclia conumien:^ c di^erenXa di quefla lingua f della tofcana e degli acccnti ••, hor tor­nando rJ ¡nopfito dico chemlendo fotto bre-

uitd

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tiita trattare del commune parlamento cajii-. guano, ohre al narrare le cofe, e dirle come ñannOyche in qucjio tutte le lingue s'ajfomi-'^ gliano, percioche tutte hamo i fuói concetti communi i quali fi f otr armo fácilmente,inten~ dereda chi leleggera, t particolart direma ejfere di tre maniere ; per iiia di comparationi í¿r efclamationi ,0 per p.ia di motteggtare ouer per proucrbi, lequali tre maniere ufano quantunquc iiolta uogliono ornare ilfuof arla­re i cafligliani.

E comparationi ¿ufano fpeffe comwatl» uoltc in due modi,o per affer- "''»V'"f' matíont, ouer per negatiom •, per afjcrmationi diuerfamente ancora, percioche tutto il lor

fine in quefie comparationi c d'innalxar qucl che dicono per qucfia uia, <^ aggrandirlo,.e farlo piu di quel che c; e pcrcio fare cercano fhtti di gratuTbHomini, per paragonare le lor faffioni o le lor aUegreXjey a queÜe che hehhe-to coloro', delk quali comparationi afferman-do; mi fare (he fi pffz jkre di tre,o quattfo

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i p o LIBFJ) TE\ZO maniere e prima per tauuerbio del comparati-' uo, mas , corrijpondendogli h que, e quefla é in due modi, o comparando afermatiuamcnte, ouer con interrogationi, e fono molto ufati di qualidaro effempiovlprimosufa communemen te,& é cofi; Caíligliani. Tojcani.

cemp/triíth Es mas bíaiico que É pin bianco dcllane' neptrilcom \^ n i c u e ; tt€ , parMiut. pj j^^j negro que la é piu ñero deUa fe-

pez , ce ••, <js mas pegaioÍQ que f^attacca piu che'l le~.

leuadura. uato ; es mas a margo que e pin amaro che non ¿

lahicl, ilfele . es mas dulce que la c pin dolce del me-

miel •, le; es mas duro que una c piu duro d'una pie-

piedra ; tra; E cofialtri infiniti;

DELL^ SECOTID^ VEB^ 7?^ . ' terrogcttione fi come,

Caílu^isani. Tofcani. Torna cu úque ha- B^torna ate, che fa-

' • • • ' - • • r í a .

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iriarnas unfaltode ria piu unprmo di cmparath. gtuditi0¿ . «'p^ Ínter.

che fhrebbe piu, ««T"^"'""'" juyzio ?

que haría mas un ' hombre idiota ? que haria más un ' falto de experien­cia ydctodo con— fejo?

que haría mas uíio que huuieíTc naci­do entre las beftias fieras >

huomo idiota ^ che farebbe piu un che glimancafje l'ejpe-, rienxa &.ogni con-, figlio i

che fhrebbe piu una^ che foíjc nato fra. U beftiejiere^

€ qucjlo modo riprendcndo ¿tifa molto, & ancora laudando, fí ¿vme

Que haria mas un Cicerón ;

que haria mas un . Virgilio 1 que haria mas un

Arillotcles J que haría mas el ma

yor letrado del mú do?

- j - r /->

J ojcaní. che farebbe pin un Ci

ceronei che farebbe piu un

Fergilio <? che piu un ^rifiote-

le? che fhrebbe piu il pin gran letterato del mondo í

T ü

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192 LIBAO TES^ZO OwhpnríHí» \^ltre due maniere hahbiamo per tinterrch' "' l'^d^' S^^^""^ ^ l'amerbio del compárame, la prima ,,^ é per l'amerbio di donde, di luogo ^ dimandan

do fey^a risgitardo di perfona, e lafecondaja^-raparlandofeco, dimandandoe poi rif¡>onden-dofi egli medefimo con la, negatione i ft comt del primo,

Caíliglianí. Tofiani. de donde mas fama? dondepiu fama? de dÓdc mas fauor ? donde piu fauore ? de donde mas p ro- donde piu projperi-" 'fpendad> tdf de donde mayor ri- dode maggior ricchc':^

queza ? 5 Í? £* de donde mas bien > donde piu bene ? de dóde mas falud ? donde piu famtd ? de donde mas gra- dondepiugrauitd?

uedad 5 de dóde más íer me dode piu ejfere mi puú

puede ucnirenel ueni/al modo che da mundo que deíle quefio uoftro fiíuo'^ uueílro fauor rei

llfecondo modo s'attribuifcefempre ad uno chefilamenti moho, ouer che fi rallegritrop^ po, de' qmli due modi dar o effempio infierne ¡

Cajti-

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Caftigliani. Tofcani.

Hay en el mundo Éal mondo pminfeli-mas desdichado ce huomo di me hombre que yo í

no por cierto; hay mas afligido hó-

bre que yo ? hay hombre que

mas le pefe de bi-uir ? no cierto ;

ComfdTáal» ne Umintaii iof,.

non certo; é piu afflifto huomo di

me? é huomo a CHÍ piu in-

crefca lauita^ non certo ;

€T aiVJ'iiCOVjrB^O.

Hay en clíc mundo mas gloria que la mía ? no cierto;

hay hombre mas cú-plido de íumo bic queyo 2 no cierto;

hay hombre masdi-chofo ni m.as bien auen turado i no cierto ;

E'dmondopiugloria ^ ^ . ^ delta mia f non cer- „fríñegram-to; • dofi.

e huomo piu ripienó difommo hene <" mn certo :

é huomo piu felice ne piu auuenturatoínon certo ;

- Scofiitifiniti ele^iadrimodi che s'ufamiu quejlamanierai .

T ¿¡i

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254 IIBBJ? T E\ZO Campítrath la feconda maniera difar comparationi per ne per la par Paffermátionc é aguagliando ouer paragonando tami. ' una cofa ad uriahra femplicemente ,c quefio

fer due particelle, la t an , o tanto, a cui fi corrijponde con la particella como , ouer fen-"^^ altra corri^ondenTia con la^ como, [ola ifi come ••,

CajRigliani. TofcMii Vengo tan cargado Vengo cojí canco di

de Suenas,nueuas, buonc'nuoue , come como cl abeja uie-nea la colmena en t i tiempo de mu­cha flor ;

Wcngo tan contento como Roldan en­gañar fueípada,

huelgo tanto de ucr te como fi liuuiera dos años que no te huuicra uifto >

tan dtíleada era de mi tu uenida,co­mo era del grande Alexandro la re-

.lipueíía -del Dios A m o n ,

l'aps y uiene alie ca~ fclle in Itagion copio fa di fiori;

uCngo cofi fodisfattó . come Orlando ingua

dagnar lafuafbada, mi piacc tanto ueder-

ti, come fe fojjer due anni che non t'ha-ucJJ'e ueduto .

cofi era difiderata da me la tua uenuta, come era dal gran-dalejandro la ri~ Jpofia del Dio ^mo-» e , i • •

tu uc-

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tu uénida íea con ú la tm uenuta fin con , ta profperidad co- tanta projperitd, co­

mo hi<i la de! furio me fu (juella difu-: CamiUo a los Ro- : rio Camillo a i í^o-

manos. maní.

UA SSCO'NJ)^ S^Ii^' SI COM.S.

Caíligliani. _ Tafcani. '-

Escomounanícue, E^ come la nene ; comp^rMia es como hecho de écome fattodiperle ^ nicommum.

perlas,

Et inquejlo modo ft F.fpr:rt¡ono aitafi ttittii froucrhijper, qnalifi parla c ancora le co'h im fosfíbili, dclle qnai. cofa d.iYano alcimi eifcmpi; comea uno che c mutile fi dice.

Caíligliani. Tofcani.

Es como el perro del e come il cañe del MoiHiliueri' V hortolano ; que no viardiniero; cioé che " """''" '

- lUlíUk. come las uercas ni ks dexa comer, a los otros.

non mangia le uer-%e , ne anco le lafiia ptangiaragli altri.

r íiii

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2p6 LIBIIO TEliZO es como unto de mo £ come unto difimia*

na que no es bue­no para nada,

cioé che noné buon a far niente ,

no hará carrera a un non moflrara lajirada ciego a un orbo,

É a uno chefí figlia egli il pericolo, fi dlcti

Calligliani. AitrtcfjcjJ Es como la gallina figUailfm que escaruando

]]alJa eJ cuchillo c5

Tofcani. £* come la gallina che gratando truoua, il coltello con che la fcannano,

c come ilconiglio che fuggendo dal cañe cade nel laccio,

íjue la degüellen , es como el conejo

que huyendo del perro cavo cu el la-

%Uii adir '^°' <l>c i impcp S fer dir che é imposfioile afarfifi dice¡ Ule una cofa

Caíligliani. Es como dar con cl puño en el cielo ;

es como echar lan­gas en lí mar ;

es como dar bozcs ' al dcfierto; . ;

Tofcani. ^ come dar del pugna

in cielo ; é come buttar lancie

nel mare , é come gridar tn luo-go deferto >

es como

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Dniljí Lili. CJÍS. ^9J es como coger agua é coms coglier l'acqu»

en ccfto; es como andar a ca-

9a fin perro; es como querer bo-

lar fui alas .

mi cefifl, é come andar a cacciík fen'Zjt cañe ¡

é come uolcr uólart lenx^ ale ;

^.Itre due maniere ft truomno difar comp4 ratione leggiadramente,delle quali daro effem" pío che s'intenderdno fkcilmente. Caftigliani. To/cani, O como te huelgas O come gujli ejjcrfolo . có Jaíbledad, pues fefofli Diogene filofo „ip„up^ para fcr .Diogencs fb farebbc íroppo - tkaüa furt» phüofopho eramu cho.

Que hazes ? para fer • loco era mucho e(-

fo. Efto no entendéis;

pues para no haucr cftudiado era mu­cho,

QiJepcnfais quefoy juucnal qvie tengo de diuidir mi razo-oamiéto en fatiras?

Che fai ?¡efofli p^^^o farebbe troppo ,

Qjicjlo non intcndete; je non hauejli fludu to farebbe troppo .

Che credete ch'iofia Giuuenale ch'ho dd diuider il mió Í^<Í-gionaméto inSdtird

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29§ LIBFyO TSIZ0 IPenfais qiies la fa bu Credete che fia la fa-^

h de Órelles que e ftaua efcrita en los libros j en las

, margines, y en las cubicrtaSjVaunno cllaua acabada;

bula d'Orefle deUa-. t^ual fi dice che ent fcrittu nei lihri,ne¡le tnargmiy & coperte, & non era ancor fi~ nita ?

V nal tro é ancora & queño mi pare che fia. commune ali tofcani, & ¿ quejio .

Caíligliani. Tofiani.

ni ¡iiriroma

thtj!»f>ific!>i teonies'tifi.

O hidcpuca y que Roldan para hazcr fieros .

O que Euange/ifía •para creerle nada? O qac San Geróni­

mo para hnríe del; O que Vin-(lio para

O que L'iccion pax'a d c z i f ivCtiU'lL.Vi ?

•O (]ue JSarroio para dar fu parecer i

. Et molíi altri che

O che Orlando per Jar bramte í"

O che Vajigelifta per crederli niente f'

O che San Gieronimo per fidarfi diluid

O che Firgilio per far ucrfií

O che Cicerone per ¿ir bcnc ?

O che Bartolo per dir • ílfuoparere^ .

f¡ potrebbono diré , ma amer-

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auuertite quella parola hideputa la e¡uale é moka commune crfi parla per quella in quejii modi che hó Jnejfo qui, & fi dice mojlranda che non é fimile quel che fi dice a, la cofa com­parata , & come dando la bata , & tanto é a ¿/rehideputa que,coweo che in Tofcano, in quefiimodi di parlare y

Caftigliani. o hideputa y que

hombre hideputa y quien no

te conocieííe. hideputa. y quien fe

fiara del, hideputa y que con-

rcjcro nos es ucni-do ,

Tofcani. . o che huomo che tu fei

O cbi no ti conofcejfe ,

O chi s bauejfe fidato di luí,

O che configliero ci é^ ucnuto , •

Etcoff dicono d tutti quel che ungHonori- WnUputíz prendere di alcuna cofa & albora quefia paro- ^>""«li> í^ f>^ L(í hideputa, non uuol dtr altro qui che oy , .?'''"""'"•'*" am;??:i:it¡uo ,ma quando detta parola jt dice ¡¡aparvUm in ••:.itrae per iticargare albora éparola molto gMofa, "'-inginnoUi, eír per la qualeft puo fiir¡e &fifit, ¡peffí: uoltc quifiione, percioche uol diré figli~ liúlo diputtana, percioche putA 3 in cafiiglia-^

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JOO LIBBJ) TET^ZO non tiitaldiré puuana,& Iiidc, uol diré hijo de che per la figura che i Latini chiamano fincopa fi perdono quelle áue lettere , &gli e(fempifií^ ramo quejii,

Caíligliani. Tojcctni.

c , UA Sete fizUuolo ¿mi Soys un hide puta , ' ^ ' r » puttana. Andad para hidepu- Jíndate come figlio di

ta i puttana. hideputa ruin , fiz^io di puttana. trifio. hide ruin. figliuolo d'un trifio ,

A»Jad, mf' Et queflo uerho andad, cofi con il dferue in hofcru» -ííií fi^ffg quefie ingiuriofeparole^tna con la prepoft ^cft*'"*"* í'OKepara, cowí?,Andad para Vcllaco An­

dad para ruin, perro , moro, judio ladrón Varslemgiu j-eje ^ puto, ¿Tquefie fono le parole ingiu-jino A^o i f-^í^ '^^^^ commmemente ft dicono; & tanto mi Caftighani. hafti, intomo alie comparationi ajfcrmatiue^ compítratia hoY trattcremo di queUe che niegan^, & aue-^ meo» Utte. gfj¿( cfjg if¡ qu^Jii ejfempi faro un poco lungo, ¿mene. ^^^ ^ ^ merauigUarfi, pero che la materia lo

richiede.

14o

\

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DELIJÍ Lili. CjíS. 501 EssEMTi corí^ Caíligíiani. No holgó tanto An-

tipatro con las Talu­des eícritas en ia carta del grande A-Icxandro, quátoyo me holgué coni la tuya , ni menos tan grata fue al fcna do la íolercia del niño Papirio, quan to a mis ojos es tu-fobrada hermofura y gracia.

O que gran merced; por cierto la que hizo el grade Alcxa dro al Athenicnfe Phocion ni laque hizo el Catón a ios ciudadanos,de Vti ca, no fe ygualan con harta parte a a que tu me has

. hecho.

To/cani. "Hongode tanto ^n- compatMio

tipatro deüe falutij" ¿^ raüt. firme nella lettera S^^fi-del grande ^leffati^ dro quanto io godei deüu tua, ne anco

fo coft grata al Se-nato l'acute^X* del fdciullo Tapirio e¡ua to ai miei occhi é, -^ la tua troppa belleT^ >, %a e gratia . . J

O che gra» fhuor icer to , queUo che fece il grande ^lejjan-dro al ^tkemefr, Po done , ne quello che fece Catone a li cittadini di Ftica, saguagliano ingra» parte a quello che í» m'haijhpto.

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fo2 L'IBI0 TEIlZÚ

T^Xy^LTl\p MODO MET^FO\ICO:

Tojcani. C^íligliani. Ni la niña, de los cla-

• -riiicoípolos es tan - agradable a los na-liegátes eiTados;ni

• la luz (las nodur-nas tinieblas efpui

j ías ) con fucla tan-- to a los apafsiona--dos cuerpos , ni el -agucioío caminan­te reísibe tanto des caníb con ci claro dia ,ni los dulces campos ( faliendo

- Febo del fino del toro ) fe mueílran

. mas agradables, ni - las roías y flores en a quella fazon Re-fciben mas holgan

. . a con la humidad del Zefiro que las menea, quanro tu

is^ela uifta de chiari poli , 1<le la luce (paffata ch'e , la notte ) conjola tan to gíi appafiiona-ti coypi, ne íl fi-et-tolofo pajjaggiera ft piglia tanto ri-pojó col chiaro giorno , ls[e i dol-

. ci campi ( ufcen-do Febo del fegno del taiiro ) fi mo-(irano piu grati ne ancho le rafe, &• fiori in quel tem-fa ft pigUano pin placeré con la hu-midita del Zefi­ro che ü mmue f qmnto la tua pre-fen'¡^,e cagione di aüegrez^^ ^l tnio ,

uiíla

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DSLLJÍ LlJ'l. C^S. 303 uirta caufa alegría trompo fentimento,. a mi demaíiado ícn aüc mié afflitte an-timiento , a mis tri gofcie a miei ar^ ftes anjíias,a mis de dentifojpirt,

.mafiados foípiros.

Vríaltro modo anchora hanno, il quale ufa­no con la affermatione & meglio con la nega-. tione & non folo in comparatiofii, ma etiandio in qualfi uoglia altra cofa . Ma per hora por-r remo ejferapia neüe comparationi. ••

Cafliglianí: No. pienfes que la

hermoía cara de A-poJlo es tan grata a toda potentia ue-getatiua.

Ni la fertilidad de las micíles es tan deleytable al mi-nifcro del Agri— coltura^quanto me

-. es agradable la ui-fta de tu grariofa

. perfona.

.Tojcani. Tslon creder che la bel

la faceta di apollo fia cofigrata ad ogni, potenza uegetati-^ ua.

T<le la fertilita delle B^jiccolte fía cofigra ta al miniflro dell'^^ gricoUura quanto c a me grata la pre-fenxa de la tita gen tílperfona.

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304 l í B \0 Nipiéíes quelafom

bra del frondoíb ar bol enel eftio es mas cünueniente al que uieue canfa-

' do nipienles que fuente ni arroyo del Agua que ua faltando , es mas apazible al que qui ere matar la fed , que ami es dulce yagradable tucou-ucrfacion.

TEE^ZO 7ie ancho creder che

l'ombra del fi-ondofa alhero neüa eflate fia f tu grata a colui che é ñracco . lS(e ancho penfar che fon te ne riuo di acqua che m forgendo fia piu piaceuole a colui che ííuol smorxar la fete-tcheame c dolce e grata la tuaprat-tica.

Vríaltro modo hanno ancora di far compa-yatione per la negatione , & é bello, & multo commune, & non é tant'alto ne con tanta gra uitd come queffaitri, éfi dice piu tofto per ri~ prender'ale uno ch'altrimente ;ft come

Caíligli ani Tojcani.

Certamente date ad un huomo idiota é

Cimparatio Poj cierto de tí a un »w per ripren i i , .

necio, no ay dife- fciocco ;non é diffe--í f í^íia 3 rmxa alema.

Deti

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De ti a un loco no Date a un pa'^o non aydiferqnca.

Deti a una beííia no hay diferencia nin guna.

Del' aun ladrón no hay diferencia.

Del'aun ganapan-no hay diferencia.

del a un fordo, y mu

e di^enríxa., Date a una bpflia non

é differenTa alcu-' na. Da luí a m ladro no»

édifermxa. Da lui a un kchim

non é difereuT^a. Da lui a un fordo ér»u

do no hay diferen- tolo non e differcnxci cia ninguna. alcuna ,

S COSÍ ua difcorrendo, ma auuertirete che quundoft parla per la ter^^ perfona : comedir del, della , dellos, ddias , che fono rclatiui ^'"^\''* ¡ipHO ancora attrwmrc a Duona parte cioé Tatimifin-laudando , fna per feconda perfona , come de ti ptndAf<¡iiá de nos, fempre fi uitupera,ma come dico ^'f'^"^' per xerT^ alie uolte fi lauda; perciocbe fi dice ad un libérale Del a un Alcxandro no hay di

fercncia, & uno che é dotto , Del a un Ailñoreles , eduno che dice bcne,

del a un Cicerón, & coft gli altri, e tanto mi

baJU haucrdctto dtüecompa

vatio ni,

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¡0$ IIBIIO TEIIZO

DELLE ESCL^MuáTIO'H^I.

Verche capa nc U eJUama tieiii í'iifiíio moho ajífoi

Jí parte delle efclamationi é la piu bella e uaga che habbia la Imgua Cafltgliana percio chegli affettt che é il foggettQ loro fono appreffb ti Spagnuo-

¡i moho pregicni & ufati percio che k parole ancora Jempíice fono ajfettuofe, quanto pin ejfendo adórnate di figure come loro l'adorna~ no, fiche effendo quefia la parte piu bella che

habbiamofard ragioneuol cofa dar cjfcm fi diuerfi , e fermarmi un poco

piu di quel che in quell'al-tre partí; far amo adun

que gli ejfempi primiera-

mente in

meando Iddio fen^a ilquale . niente fi puo fare, e

poiandremodi-fcorren~

do, .

EfcU"

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DElLjí LI'Hj C^S. 507

ESCL^M^TIOJ^E C OJi^ lU I N V O C A T I O N E .

Cafligíiani. O íbbcrana de

ydad, o centro y fin uItimad_ o de todas las cofaSjO tu que má das yr el ííglo adura cion perpetua ; o tu queftando te qiiedoj hazes quetodas las cofas fe mueuan , o principio y fin del grande uniuerfo, ó ícñor del firmamen­to y natura, pues en las mayores congo-xas a corres a los atri bulados, no mitiga­rías algún tanto con el liquor de tu diui-namifericordia ycle méciajlapafsion que tanto me aflige , y un íolo mometono rae dexa í y quando

To/cmi. o fuprema deitao

centro é fine ditutte le cofe,o tuche cont" mandi al fecolo durar-re infinitamente j ó ti* che íiando fermo fai muouer tutte le cofe., o principio é fine deU tuniuerfo , o Signor del firmamento e na­tura i poi che nelle maggior angofcie foc-corri gli afflitti e triho lati, non smor'zarejli alquanto col Uquore de lia tua diuina 7ni-fericordia e cíemen-•^a , la pafiione che tanto rn'affiigge, e un fol momento non mi lafcia ? e quando al~ quanto libero mi fen-to della tal pa(fio~^

V ij

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| o g IIBP^O algo uaco me Tiento de la tal pafsion,que do tá laílü^quc do ta afligido, tan fatigado y tan fin acuerdo, ca cargado de cuyda— dos,tan anx¡ofo,con tata anguftia, tan acó panado de miíerÍ3,y de cótinuos dolores j tá lleno de anfias, có tan poco repoío, tan perplexo, que cada-momento no eñoy cfperádo fino quído la carne cáüda de tií tos trabajos, y vatan en flaquccida íaltan-dole la uirtud de yn •fluencia de los eípin tus ruperiorcj media telaquaí ynflució fe

•Ibílicne, parralacó-pañia c unió que tic nc có ci animo fcgre gádolíe cada uno pa ra el iin que fueron

-formados ,

ne , reno cofi laffh, reíio cofi afflitto , ? cofi naneo cofi car­go di cure, cofi an~ fiofo cofi accompa-^ gnatodi miferia, e di contmoui dolori, cc-fi pieno di. fiíflidi , con cofi foco ripo-fo , cofi cofifufo y che ogni momento non ajpctto altro ,fe non quando la carne lajja per li tanti traua— gli , é cofi smagri-ta mancándole la uir-tit , & infiuen'Z^ de gli Jpiriti fiíperio— ri , per lo ciú mej^ Xo fi foíienta , di-uida La cotnpagnia & unione che ha con l'anima ditúdendo— fi ogni uno , al fi­ne che furono forma-ti.

Fual"

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DJELL^A LIJ^ CAS. 1 0 9

Gaíligliani. Tojcani. o mirauillofo Di- O mcrauigliofo Di»

Gs y como a qui don é come qui done fono j , de crtoy ningú acuer non ho miente di rue­do tengo , ydetodo moría , é d'ogni intel cntcndimienro me letto¡mifentontmcií hallo falto , yde to- to e d'ognigiuditto Ion do juizo figcno , y taño ,e come fon pri~ c¡uan priuado de la uo del lume interiore lubrc interior,V que e come ho rubato l'in robado tengo el ícn- teíletto é cotne mi tido , y quan falto manca ogni ragione , cfloy detoda razonjo o cbi non fufje nato, quien no fuera naci- o fe la rata, idta trijla do, oíimi uida trille gia jiniffe , o che an-' ya fenccieíle, o que gofcie finto,ocherab~ anguftias l i en to , o bia mi jiracciail CHO~ que rauía me cfta de re , o come l'anima fi ípedacando el cora- unol partire,o conicmi ^on , o como Ce me fono máncate le for^e arranca el alma , o e han dato fine al ¡iio como me han desHíl ufaco effercitio . lecido las fuerzas , yhan dado Hn a fu acoftumbrado cxcr-cicio,

F 01

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510 IIBB^O TEI^ZO Enonuimerauigliatedi quefli ejfempi cofi

lunghi percioche uoglio chefermno ancora per ejfempi de'de ofj'eruationi.,quefli, e quei che da^ remo nell'altre cofé . Or hauete ueduto il mo-do di lamentarfí per efclamatíoni é queflo me-

deftmo modo hanno in moñrar la alie-greX^agrande che hanno, tna pu­

che uolte con inuocation, per cioche come é cofa com

muneneÜe tribu lationi ri~

cor-darft fubbitodi M. Domene-

Dio che naiuti in quel le/ufa piu Ipejfe

uolte ¡mo­carlo.

^cla-

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DELL^ LI7, C^S. ¡IX

catione,Doue moíira al contrario 'omma aÜegrex^ é contenteT;^^^ grande.

Cafligliani. o Dios, Padre co

mundcl genero hu­mano y cíloy dc-fpierto ? o que cofa tan ynopinada es efta ? y es poísible que del mas trifte, y cuytado hombre del mundo^V mas a com panado de mifcria, y tribulación : eíte tornado nueuo hom brc y mas proípcro, y mas bien andante que todos los del mundo ? por cierto en fus principios las buenas andabas del gran Ponpco no fue ron tan proíperas, o como uco clara y

Tofcani. o Dio Tadre co-

mme ddl'human ge­nere fon io forfe sue-gliato ? o che cofa all'improuifo e que-fia ? egli é pofíibile che dal piu afjiitto huomo del mondo , e piu accompagna-~ to di mifcria é tri-bulatione fui bor fat~ to nono huomo e'l piu procero é piu felice di tutti gli huo mini del mondo ? Cer to i Trincipjj de buo-ni (ucccfi al gran Vompco non furona coft projperi , come uedo chiara é aper-tameme le mié p**

r iiii

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nütoria mente mis potencias fer reñau-radas en fu primera operación ; o como me hallo Ageno de todo genero de paf-lion , y faftidio, cier í o a m i ucrla misma muerte aun que con todo fu odio diri-gieíTe fu flecha con tra mi en tal fazon, y en tiempo de tan «ka uentura , y en tiempo de mi uerda derapu;anfa,cncof3 no me pudicfl'e em­pecer, pero muy cer cano cíluue dcí jin de mis ÚÍM . Pero agora quien podra contar la plenitud de mi gozoí ó que contentamiento tan grandevo fu i!:; d :y-dadjO bondra vncon prchenilblc^o íóbcra na omnipotencia, y

rEK^zo •• tcntie ejfere ri^ora-t€ j & ridottc alltí fuá prima opera— tione , o come mt trouo lontan di ogni forte di pafiione .e fañidio certa al tnio parer la iñejja mor-te , ancora che co^ tutto il fuo odio di~ riií^^ajjé le file faette ucrfo di me in tale ñato eintempQ dico fi grande felicita, c^ della mia uera po[¡hu •^a, nulla mi potrebhe nuocere, ma ccrto io fon ñato moho ap~ prcjfoal fine d'imiei di: hora pero chi po­trebhe raccontare U pienezj^a del mío pía-cer ^ o che conten-tcz^a grande o fom-fna deiid incotftprcn-— fihik o fííprema ommpotcn'^ e -che grajy fauor ,• e ^omp

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Z) ELlJ Ll que feñalada mer­ced , Y quan'demaria da buena uíturame es uenidaVj ya no tengo de quctemer, nomc queda recelo ni efcrupulo ni. me­nos eíperan^a de do lor .

e troppa felicita que^ ría che mi e uenuta^ hormai non ho di che. temeré, ncn mi reña paura ne fo^etto al­ema ne anco tema di dolare .

V^^LT^O MODO SE'H^Z^ inuocatione di allegrex^

grande é ripofo.

Caíligl l an i .

O quanro aliuio lienten mis males', 6 quanto dcscanfo fíentelas triPa-s abra íadas cntrañasjoqui ta alegría le ua der­ramando por mis uc íias , o quanto rcpo-fo íicnto f'c Li níonia triUc que poco antes xne maraua , o como íefoficga ci toracou'

Tofcani. o quanta confola-

tione fentom i miei malí o quanto ripofo fentono le mié triste & abbrufcute ni-fcere, o ejuanta alle-grcT^afí Ha jpargen-do per le mié uenc , o quanto ripofo fento del ftnidio che.poco innanx¿ m'ammaT^--zana , o come ft ri^

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5T4 LIBI0 TEI^ZO que tan atormenta- fofa d cuore che cofi do eftaua de foípirar tormentato era difo-o como los efpiritus ¡pirare , o come gli uitales uan recobra- jpiriti uitali uamo ri-do nueua Taludo co courando mua faltt-rtio el doior que tan te, o come il fuoco to dolia fe amanfa , o como las aníias t i

che m'abbrufciaua fi ua smor'zandoy o co-

düloroííis y triftes , me il dolare che tanto que de rato en rato doleua fi mitiga, o hazian pedacos mis come le anftetd , cofi entrañas hadado des mefle <& dogliofe, che cr.nfü a fu acucia , o com o las cadenas que tan prefo me te-ni.üi , íe han alloxa-do ;o como los ojos que de contino cfta-uan hechos fuentes de Ijgrimas han ceda do,a cauíadel aliuio que íicntcn en las parces yncenorcs dó de Jos /ecretos de mi mal cílan encerra­dos .

aÜcuolte íiracciaua-no le mié uifcerehan dato ripofo alia fuá diligenza , 6 come le catcne che m'hauean ligato s'hanno rallen-tato , o come gli oC-chi che di cóntinouo erano fatti fontane di lagrime han ceffato per ca<^ionede¡l'aUeua mentó chefenteno nel le par ti interiori,doHe ifecretidel miomale

fono chiufi.

t/íncora

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ancora ft dilettano moho di parlar metafó­ricamente & per circonloquio, ma quefto in comedie, c cofe publiche come per dir che i tardo dirano .

Cafligliani. Ya Apolo cfta apo-fentado en el ocafo, y tam bien las no-tlurnas tinieblas uiencn a menazan do la luz; la corona del hijo de Latona

.ya no refplandccc, ya la otaua esfera c d fublunar mudo eftadiuidicndo la luz de las tinie­blas.

/ o/cam. Cia apollo ¿ neWocca fo e ancora le nottur ne tenehre uengoH minacciando la luce s la corona dclfi^liuol di Latofia gia non ri jplende,gia laotta ua sfera nel mondo diuide la luce daUif-ofcuritd.

€ per dirgia é piu (tuna hora difiottefidice,

Tofiani. Caftigliani • Ya hamas d'unaho

ra que Diana comu nicando íii noble

Gia é piu iuríhora che Diana commttni cando la luce é dijie-

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Si6- LIBIlO TÉIIZO ' ' 'iumbre efta tendí- fafacendo il flidcor '¿3. ,ynñ iiyenáo fu- fofopra tutte le cofe-•curfo íbbre todas créate. las cofas criadas.

€ cofimoiti altriche lafcio, "Perla bréuita^ Vfano ancora in queflo modo a parlare per cafe impofiibili, (& mettergli al fuo propofito per piu efficacemente affermar qud che dkono , fi come per dir che fard confiante ouerche non fi smcnticara,fí dirá in quefio modo .

Caíljgliani. To/cani. Tiu toflo i dut poli

mutaranno la lor na tura, e piu toflo il pianeta Mercurio la fciard d'eífer muta-bilc:,e piu toflo la at taua sfera lafciara cader le fiellefiffe, cb'io in un minuto faccia mutatione di\ cjuel che ho promef-fo . Anxf la na" tura del cielo lafcia •rd da effer téperata

con

Antes los doípoios 'fe mudaran de fu coítuinbrcj yantes fl plañera mcreu-rio dcxara de llx c:onuerci/iic,yantcs Ja oraua esfera dexa fa caerlas cftrellas fixas que yo en un minuto haga mu-<lün <^,i dclo pfome 'tidojAnres la natu­ra del ciclo dexara de, cftar templada

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DfElL^ LI con aguas y antes los elementos jnfe fiorcsfe cnccderan con la confragració del íuegufupcrior, que en mi haya un punto de incon-llancia.

Yantes el hijo de Latona dexara fu

•lumbre a coílum-brada, qucyo dcxe defeguir tu uolim-tad.

Antes fe oluidara la noble Diana de dar claridad , a las ti­nieblas nocturnas

'H-C^S. | I 7 con l'aque , e fin tofioglt eleméti infe riortfi acccnderam con la infiammatione' del fuoco fupcfiore che in me fi truoui pu to d'mcoflam^a.

E pin tofio il figUuoló di Latona lafciara il fuo ufato Imne ch'io lafci di figuir la tua üoglia.

^ffs^fi [cordera la no hile Diana di dar lu­ce alie tenehrenot' turne .

Y antes el quaito E anx il(¡uartopiane planeta fe oluidara ta ft[cordera di girn de dar bucltas en el zodiaco , que a nti me palle por pe-íimiicto oluidairte.

re ti ':(odiaco , che a me pajii per l'ima~ ginatione di [cardar mi di te.

E co[i molte abre co[e che [i contengorjo nel í-nmmun parlare, pcrciochefi come ogni Ungua

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31$ i JBJ^O TEIIZO ha i lor propri^ modi di f arlare che fon commu-niad ogni cofa che ft dice; cofi la Ungua cajii-gliana e forfe pu di ueriin altra , /j;¿ modi di f arlar communi, i quali ad ogni cofa & ad ogni ragionamento fi mettono, ma perche di quefli modi non fi puo dar regola certa, per effere infiniti e che ogni di crefcono piu ; fe-gnaro alcmi uerbi iquali in tai ragionamenti ufano come communi a quefli modi yfi che fa~ Yonnopochi qnei che ftparlaranno fuori di que fli uerbi,; quali poico'I leggere d'i libri, e con la commun prattica delli ¡pagnuolift potramo acquifiare; i uerbi faranno quefit.

Ser 5 cflar , andar , hazcr, hai , hallar, caer;, picarfc, querer, c in tofcano fignifica-no, ejjcre , íiare, andaré, fhre, é tronare, caddcre, siimarfi, uokre. ^iefli uerbi fpejje uolte sudiranno iie i ragionamenti [pAgnuoU, e alcum di loro in coft diucrfa figr/iftcatione , di

quel che comnumemente ftgnijicano che miparce¡fer impojiíhiic ,a inien-

derfi da chi non ha la prat-íica, e percio ¡o l'ho

mejfo qu!HÍ;il pri mo uerbo

adun-que

faro. Ser. Del

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Z>ELl-U LlX. CUS. ^19

DEL V E \ B O S E II

T E S T O uerbo s'ufa in mol te & diuerfijiime faróle, ma Come^ufüt per non efíer riprefo qiú trat- "'"'"'.^"•"l taro alcmi che jaran quet che ücommum, s ufano piu , e prima rtpren-

dendo alcmo s'ufa iluerbo fer fi come.

Caíligliani. To/cani,

Que ? rodo ha dcfcr jugar ?

Todo ha dcfcr co­mer ?

Todo ha dcfcr paf-fear ? Si que no handc fcr todos los tiempos unos.

Si que no ha de fcr todo andarfe a la flor del berro.

Che? tuttoha daeffev giocare?

Tfitto ha da efjer,man gtare?

Tntto ha da cjjer paf-fcggiare ? .

Benfa che non han da. effere tutti i tempi a un modo.

Ben fa che non ha da ejfcr tutto andarfi in fiori.

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^áb • LIBELO fSB¿ZÜ '• Aniarfed £ coft molü altri. Q^uejio modo di diré, f fi^h^'l andarfe ala flor del berro .fidice commune-"ritfiln. mente a coloro che fono ocioJí ,e non uoglion

far nuUa,efi dice etiandio , s^nd-ÁcCe naga-mundo , uacante perdido cmbelcfado, C/JÍ tutto fi dice in una fignificatione; & ancora per il uerbo fer, come es un perdido, es un necio, es un uellaco , es un bouo, es un

-haragán , es un fullero cioé ;egU é unhm-mo ptrfo , é un ignorante, é m uigliaco , é un,

Tunera, ée fciocbo, é Unpgro , é uH bar o,perche fullero /l¿"!jkln. Jl ¿ice propriamente colui che fa inganni ntl

gioco . Dicefi anco per uia di comp^írationc ih queflomodo f'm?^a mettere ríe loüggstliuo m •anco la comparationc, & auucrtite ^ucfio mo do che é bello & moho ufato da cofiigíiani ft

.come 3ad uno che c ladro , jl dirá, -

C^^ig\hn\. Tojcanl.

Es un gato; es de S^ un gata; é di térra fierra d'Aíia. d^fta ; perche-¡íii

. fignificapigliare. ,, Tiene uñas , Ha.l'ungie.

Ead uno cheéaccortofi dice;

Cajiinia-

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DSLLA Lm¿ CJ.S. S2X Caíligliani. To/cani. Es un monotes un S^un f¡m¡oto , é una

zorro , es un biui- uolpefClfu bcn u!u( dor; ^•Ipcrro uxcjo. re, í'c cañe ueccim .

Louc fj ucde cbefenX^i far comparamne,da ad iniendcre, che fiafiMtle l'huomo ¡iccorto, al fimio , ¡illa, uolpe ,e al cañe ¡ che fon tre ani-: M.!««I-Í t mali d'iníc'dttto p-u degli altri; e a (¡ucfli mo- ''""^,'' ""* di ri¡pcnio¡io alcuni alín in qiicjla fignifica- ^^ tione •• come.

Bien liibe quantas fon cinco Llegaos a el que le le cae Lá capa; No le echareis dadofaJfo, No que büuo es el moco Pues tendel pie alhcn\ir , M'.iel de el dedo en la boca j

lUJ^politano dice , ua logabba,e di quina-fco'io alcuni proucrbí come .

A perro uiejo no tus tus , A buev uiejo no cates abrigo; A otro perro con elle hucío :

Stnolíi altri modii quali nclla tofcana fanclU X

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J22 LIBIDO TEIIZO mn fi poffono cofi dtchiararefcnXaungran commento Jopra e percio fardmeglio lafií:mgli cofi, baña ajjaifaper al propofito chefidko-no che é come ho detto queüo che il TS^apoUía-no dice ua logabha,

Ma , le comparationi fenx^a l'aggettiuOy s ufano molto , come ho detto, e anco feni^ l'auuerbto di comparatiuo, ma dal fimle che fi da sintende detto aggettiuo ,fi come .

Caftigl lani. To/cani.

eomfmratto Es como Una nieue nefen^ la

asítuiu». Es como una ^pcz i

Es como una cera,

Escomo un oro; Efib es miel ymante

ca, es tortas, y pan pintado.

Es una gallina

Es un Ceíár,

¿' come la neue, cioe bianco ;

É come la pególa; cioe ñero.

E' come ¿a cera ; cioe giaüo

É come I'oro , s'inten de bello;

Qjieño é mieüc e buti ro¡ci^efi)ane & dol-ce;

É' una gallina cioe. Hile í

É un Cefaro ¡ cioe Há­lente.

Boue

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Doueft uede che in tutti queHi modi s'tnten- y ^ ^ ^ ^ délo aggettiuo che altramente non potrebbe fifoneinue íiare. ^uuertite etiandio queU'mi^ nieue eediel,(U una pez, ^c, che ancora chenonfi trmuiuna ""^"í"'' ^ w/cííe »e due, e «20«o di parlare di casligham „«. metterlo in uece deÜ'artieolo, Iz ouer ,é. del tn^ifchio, e per cjuefta. cagione fegli da il nu­mero a quede cofe che non lo ammettono comey la neue la pególa., la cera ,el ora, chealtra-7nente farebbe impraprieta grande. Qjid che dice es tortas ypan "p'mtzÁo^sintéde che é una cofa cofi piacemle come le focaccie, e il pane depinta > diceft il pane depinto percioche foglio

no in ^agna dipingere di fopra il pane alcune uolte, cioe fegnarlo con cer

te cofe di legno o di ferro che fi fanno a pcfla per quel

lo s & conciofia che poteua

mettere alen ni

dtri modi di quefio uerb» per hora porro fine,paf

[ando a dichia-re gli al-

tri.

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J24 LIBliO Tt\ZO

BEL V E B^B O E S T a B^

I tfueño uerho hahbiamomol te maniere e dmerfe di parla­re e nella piu parte di /fuelle ual (jueüo che ejjere in tofca, no,, cofhe Ct uedrd negli ejfcm

pi i t prima di quejio uerbo ¿ha un modo di par lare che pare ñrano per ejjer diuerfo deLcom-mun parlare tofcano, fi come eílar mal con al guno uuoí diré , uolerlo male, & eftar bien > uol dir. j uolerlo bene come fi dicefiimo.

mal comigo y

Caftigliani Efta

tftarwd, yo eftoy bien COCÍ, fer uolmna Dizcn me quc e-'«• íla mal de muerte

comigo , yno efta cngaiíado por que yo no efioy muy bien con e l .

Tojcant. Mi ttudmale & io h

uoglio bene. Mi dicono che mi uol

mal di morte, e non singanna perche io no'luogiío tropo be­ne.

Ma auuertírete che quena fi dice fra eguali ftrcioche fia il fuperiore & íinferiore jnon

üuol

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uuol diré effere inimico ¡ mci piu tofto effere in áisgratia,fí come.

Caftigliani. To/cani.

Quien efta mal con-dioSj no puede ha-zer cofa buena ;Pri mero es menefter eftar bien có Dios, y defpues uaya por donde fuere.

Si el Rey cíía bien c5 el bueno es , mas íl efta mal con e l , no uáya alia.

per e/fere i» dífgratU.

Chié ín disgratia d'Id dio ,non^uofarcor-fa buona ••> prima bi-fogna ejjere ingra-, tia dlidio , e poi y la cofa uada dou'eUa mole.

Se il E^e gli é grato egli e buona cofa ; Tría fe egli é in dijgra tia fuá non ui uada.

Ci fono ancora molti altri modi, come <juan do non ft uuol fare una coja ,¡i dice, en ellb cñoy en buena fe, no haré otra cofa ; dice/i ancora donofo eftov, bueno eíloy yo , per diré io ño frefco j ma donofo, in altraftgnifi-cationt uuol dirégratiatoepiaceuoíe , comead uno che hauejfe detto una cofa gratiata fe glt vion'fohii direbbe o que donofo, muy donofo efta , duefignifi-eioe moLto grattojo e faceto ; e di qut uetme éonzyxe, nome come •, o que donayi-e , £r/í>¿

' •' X iíj

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520 LIBIDO TEB^ZO Q che facetia . Molte altre cofe ft dicóno per quefto uerbo, e tutte fono in tofcano periluer-bo efjerc '•> c percio non faro troppo lungo negli eíjemfi, nondimeno forro alcmi; come.

Caíliglianí- Tojcani.. "íflar per ef No efta cnfi, no efta IN OB é infe, non é in fercome i'u en fufefo; no efta cerueüo¡non é qui.

aqui. Efta fuera de íi j no S^fuor di fe, non éda

efta para uer , no uederlo; non é dafen efta para oyr no efta tirio non é da parlar para hablar. gli.

Come fi dice ancora in quena propria figni ficatione.

Caíligliani. Tojcani. No efta en cafa, T^néincafa; No efta en ia piafa; Islon é in pia':^:(a No efta aqui, ISlonéqui, - >. -No efta ayípucs don Islon é cofii- ¿ doue é

do efta? adunquef

^Icune altre maniere ft trouano dif.detto íf erbo un poco pin Hrane<& diuerfe dalla co^~

muñe

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mme fauella tofcana, & é la prima con la par- íorp-tnicel ticella por , e l'infinito del uerbo che feguita e '^'"""j'"' ien\ala negationeuengono anegare ,/i come» \¿¡g_

Caftigiiani. To/cani.

A un cfo cílá por ha zer >

Efe efta a un por acá bar 5

A un cílá por efcrc-uir?

A efta hora eftá V. M. por comer í

Tan tarde efta por oyr miíla ?

Cotejlo non é ancora fattol

Cotefto non é ancora finito?

ancora non é fcrit-toí

^ queji'hora non ha uoflra merce defina-to?

Cofi tardi ¡íate ad udir mefja í

€t malte altre che fi potrebbono diré ma que fie baflaranno per intendere , che quel, efta por hazer , efta por acabar &•€. uuol diré non ¿finito non é jntto ; e quefto modo per la piu parte ft fa per la interrogatione perche altri-menti uorrebbe fignificare il contrario cioé ha^ uer mglia di farlo,e.non di nofiírlo-.come ft puo Hederé in quefie maniere che feguitano .

X iiii

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3^S 11B BJ)

latticelU, O

K.n' Eítoy por vr alia : io,e auitiulo

0§erm(uulo. Eílov por hazer un hecho que fea Tona do,

Eftoy por yrme del mundo ,

Eftoy por meter me ira vi e

Eftoy por no uerlo en mi uida,

Eftoy por que brarle la cabe ca .

Eftoy por pelarme las baruas.

Eftoy por no entrar mas en su caia.

TF1Z0 T'o/cani.

Son quaft per andar la;

Son per far una cofa che fempre ft dica \

So per andarrnene uia del mmido;

Son perfnrmi frate ;

Son per non ucderlo in una mia;

Forria romferli la te fia;

Forria cauarmi la barba ;

Ts[on uorria mal pin intrar in cafa fuá ,

E parIflíente molti alíri; done gnarderete che quando mega , albora utrrd o interrogan do ouer col aunerbio di tempo a un, o a ora , ma quando figmfica uoler , o defdirare quella cofa , come in quefle ultime, far a di pnma per fonu il uerbu eftar, e non hauerd neta nc'^atio-m ne l'auuerbio di tempo .

'¡otate ancora (¡ueílo che dice nel primo modo 1

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modo, hazer im hecho che fea fonado , che ^onarmrb* e¡uel fonado , rniol dir deno,nncora cheuenga ^ da íonar uerbo , che uo'l diré far fuono , e coft fí dice . Caftigliani. Tojcani. Que fe faena? che fe Chefi dice che ft di"

fonaua por alia J ceua di la f ft dict faena fe algo ? niente f no fe fucna nada. J^on fi dice niente.

Significa etiandio come hahhiamo detto (o- soiun- per nar , hauer fuono , ouero fentirfe, come; fonar í^"tirf'>'riS bien el laúd , ftzmfica hauer buon fuono : no ^"'r"^í* íuena nada cíic laúd, cíoe nonftfente niente m. cotefio lauto ; íonad bien , cioe fatteui Jenti-re, percincbe tn ucee di diré fonate il lauto , incañigliano fi dira tañed cllé laúd ; e fonate un foco , tañed im pocoeP". S.fuoni,F. S. ' taña , e coft gli ahri, Significa ancora Sonar SW-JI- per moccarft ti najo , come Ibnaos las narizes; "'"""f' * cioe moccateu! i! nafo ; e all'bora ft declinara, yo rae íueno, tu te íucnas, a quel fe fuena 5 cioe, 10 mi moceo il Jiafo , tu ti mccchi, colui fi mocea ti nafo ; neUa pafSiua fignificatione, e alcune uolte nella attiua , perche ft dice fonalde las narices a cfle muchacho, cioe nettategli il nafv a quel fancitúlo .

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j ^ O LIBllO TEB^ZO . Molti altri modi patria io addurre di dett9 uerho ma pigliandofi per U piu parte per e/e-re i lo laf Claró a chi uorrd leggere i libri.

DEL VEB^BO ^T^DU\.

T E S T O uerbo nella pro>-pria fignificatione é l'iflejfo che andar tofcano ma in altre é moho diuerfo come; anda me royendo los Rancajos , uuol

diré , dice mal di me, ouer burla di me, chefi dice etiandio per il uerbo cortar come, cortan me una capa, cortado le han un favo jufto , cioe hanheffato mormorato di lui, e cofi fi di­ce , cortar las haldas , cioe mormorare, con tutto che cortar, propriamtnte fignifichi ta-.

Cortt »er- gUar , e fi mria, yo corto , tu cortas , &c. bo, e corte ma auuertite queüa prima perfi>na che ha due ntmt. fignificationi, perche cono, uerho fignifica,

tagUo,et corto nome figmfica curto,benche mol te Holte fi pigUa per un da peco e uergognofo 5 e cofi fidira, muy corto es cioe eglie unda poco, ma tornando al propofito queflo uerbo , andar, ha la ifiejfa fignificatione che y r , che

mche fimo *^°^ dirgire, la differen-^ pero ch'io truouo , imetfi. é che quando fignificaremo uoler andar lontani

aU'hora

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aü'hora ¿'ufara il uerbo yr , ma guando non fara. tanto moto , ¿ufara il uerbo andar, come dir y en que andas; andaos ay j andaos a de zir donaires, & dtri coft fatti, doue fi uede che quefli modi fignificanopoco o niente di ínoto\ tnafefídiceffe vo uoya ca9a; tu te uas a pa-dua; y yo me yre a Rorna, cióeio uadoa cae ciare , tu teñe uai a padoua; <& io me neuado a l\pma ; quefii hamo pin mi>tQ de gíi altri. ..-•• Di queflo uerbo pero auuertirete che nella

terxa perdona delíindicatim chefií,vL;iihatre. fignificationi cioe, no ua en ello nada, que ua en ello j non irnporta niente , cheimpbrtat doue in queflo modo fgnifica importare , nella feconda fignifica cffer diuerfo , ouer dijfereni^ re come; que ua de mi al Rey? io que ua de-mi kl Rey efío uade uos a un übio; cioe che differen'X¿t é di me al ]e i la dijjerenxa che é dirhe al Ie, quella e di uoi ad un prudente ; la ter'Zfi é commune, efignifica gire rcotné dan de uays 1 uays a cafa ? cioe doue ándate ? án­date a cafa ¿ dicefi ancora per queflo ifleflo uer bóquando fi uuol diré come ui trouate v'eomo osuaen eíía tierra ?<;¿oe come Mi^tróuate in cotefla térra ? como osfue en ei cantíino de;. rallaní come ui trouaftineluiaggiodimüano^ e cofi moltialtriibenche quefli modiftfogliom'

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J5» IIBKP TS\Z O diré ancora feríl uerbo hallar comedir rótno os halláis en eíía tierra i hallaftefos bien j che ail'hora fignifica fropriamente quel che tronar in tofcam. -

- ' Diceff ancora in uece d 'andar Ilegaríé come "¿^ " Ues arfe a cafa , Ilegarfe ala aldea; cioé andar

fin alia cafa andar fin alia uilla ,

ilegarfe

DELVE\BOHJLZEB^.

H¿<;r ffr Qjueflo uerbo ¿ufa alie uolte fer fingere al-fingere, cuna cofa ¡ come dir.

Caftiglíani. Haze del bouo; Haze del loco; Haze que no lo en­

tiende , I^azefe denueuas ; H^zcfetnsío; Haze del ,íprdo.

Tojcani. Finge effer fcioccOf Finge effér mato, Finge non intender-

la. Finge di non faperlas Finge effer amalato , Finge ejjer fordo.

Benche quefii modi ancor* fono corñmuni in mte due leUngue, pernoche f¡ dice ; fi fa a po-fiafciocco iftfa píiT^ &c.

QueHo uerbo inter'^perfona del numero del tneno pojio affolutamente fignifica quel che

éin

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é in tofcano , ouer fa ; in lueñi modi di par­lare..

Caftigliani. Tofiani.

Haze frío; haze" ca- tjredo; ouerfafredo) íor. fa caldo , o é caldo.

HazeuientOjhazelo Tirauento ; fa faiu do. go

Haze claro; haze ñu É tempo chiaro > e nu blado. uolo.

Haze fol j haze buc- É' [ole, c buon tem. no po.

Haze luna, haze fe- Luce la luna; tira uen reno. todellajera.

Et auuertite ¿juel haze í ereno , che non uuol diré che é tcmpo fereno 5 ma che tirauento della f¿ra percioche fereno ftgnifica quel uento che tira lafera che é nociuo alia, teña; e cofifi dice) haze fereno ; haze me mal el fereno ; serene ét guardaos del fereno que es malo para la ca fignifidú. be9a, & in tofcano tira uento di Jera, mi fa. male ti uento della fera; guardateui del uento della fera che é nociuo alia tefia.

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| j 4 IIBBJ) TE^ZO

H^I, D'H^FEB^FEI^BO.

Kai in me Qjieflo modo del uerbo hauer s'ufa commuT diiufiaa». fieryíente fra cafligliani, in ucee di é tofcatii ¡i

che a diré que hai > sintenderebbe che cofa e ? in tofeano ft come.

Caftigli l a n i .

Qiie hai que comer? Que hai de nueuo ? NG hai nada que dc-

zir . No hai que efcreuiri No haiquchazer j

Tojcani. Checedadefmarel Che ce dinuouo ? l<[on é niente da dne\

Tslonce da fcnuere; Islon. é da fare.

Qiteftmet íe da cá/!i-

Doue noterete quel que , chequafi fem-bam in ue P^^ ^ P°^^ ^" ^^^^^ ragionamenti in uece delld

c( d Ua fiar-particeUada ydelfeño cafo di tofcam, come ft

tícelida. uedein quefli ejfempi e molti altn emajiime col uerbo tener ¡ che fignifica frofriamente quel che hauer in tofcano ; come ft puo uedere in quefii modí di farlare . Caftiglia anr. To/cani. No tiene que comer; ']>an ha da defmare ,

no tiene

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Que in wc» di da farti-

No tiene que beuer; J^n ha da beuere No tiene que gaftar, ?s(o« ha da ¡penderé; ^¿''^^/¿IÍÍ No tiene que jugar; T:ion ha da giuocare, „j,j. No tengo que Iiazer; '2\(o« ho da fare . No tengo nada que Ts[on ho niente da di-

dezir ; re ¡

Che in uecc di quel que, /? uedc che fempre fíhamejjoqueldam tofcano.

Quena parola ¿ufa tanto nel numero del Hailrdaa piu cerne in quel del meno i percioche tanto ft *"^' * ?*" ' dice, quien hay que no crea efto ; cioé chi é '•'*'""''*"• che non creda quefio i come quan tos hai que lo dizen ; quanti fono che'I di cano f

DEL FEB^BO H^LL^I.

F E s T o uerho appo i ca-fiiglianijOltre alia fuá propria fignificatione che é trouare fi piglia ancora in akra che é quando fe gli dice alema co~

fa ad alcuno cioé , che é beuitore, mangiatoréy che é giocatore & altre cofe coft fatte,egli rifponderebbe\ hallado lo haueis el comedor, hallado lo haueis el beuedor, hallado lo ha neis el jugador; &intofcano , l'hauetecerto

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55(5 LIBI0 T1K.ZO. trouato il mangiatore; uoi Ihauete trouato tí beuitore ; trouato thauete il giuocatore; e cofi gli altri.

DEL V EPJiO CJIE\.

ll uerbo caer ancora oltre alia fuá proprit fignificatíone che é caddere , s'nfa etiandio in un'altra, quaftche uoglia diré ricor dar fi, oue-ro accorgerfi d'una cofa ; e daro effempt accio-che pojfa intenderfi jñcilmente.

CaíliVliani. Tojcani.

A un no cavgo en V, m. quien es ; no caygo a un en el ;

5i V. m. no caicra en el , yo no cayera jamas;

Si no ni€ dixcrades quien cranopudie r.i caer en el;

E ices V. m. hacay-du en ello;

'?v(o« mi ricor do anco­ra chi é uoflra mer­ce; non mi ricordo di luí ;

Se uoflra merce non fi ricordaua di lui, io non me ne ricorda-rei giamai ;

Se non m^haue¡¡i det-to chi era, non pote-ua ricordarmi dilui\

€gU é delfo uoflra mer fe fe n'e ricordata;

Eílo

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DEtL^ llTs^ C^S, 3ÍJ-Eílo es fübre cine- Quefio é fopra il ncgc^:

gociü del otro día, ció de l'alíro di m-cae V. m, en ello ? Jlramerce ¡ene fi~'

cordal

E per intendere sufa ancora inquefiomodo.

Caftigliani. Tojcani. " ^

Entiende V.m. cfto, Intende uojlra merce que hedicho > a un quejlo che ho detto ? no caigo en ello,- non lintédo ancora.

No he a un caido en 7\(p» tho ancora inte-<llo. fo.

Et altri fomiglianti, & auuertirete que/la maniera, percioche jpejfe uolte da cafliglíani s'ufa, in talftgnificaí ione.

V DEL FE\BO TICJÍBJE.

. H-auui ancora un altro uerbo ilquale sufa, infiltra ftgnificatione diuerfada queüa che ih uerbo dtnbta, & é quella che propriamente fidice, ñr profefiione , ouer pregiarfidi queÜ0 eofafi come.

í'i

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SS'S IIBVJ) TE\ZO Caftigliani. Tofcani. Picafe de ualientc, Fa profefiion di ualen-

Picafe de galano, Fa profefiione di poli-

Picafe de m iiíico, Fa profefiione di muft co,

Picafe de letrado , Fa profefiione di lette rato,

Picafe de cortefano. Fa profefiione di corte. giano.

^Ftalle Holteft dice perdí uerbo preciaffe,' coíwcprcciafe deualicnte , de mufico. ^ c . é r il mcdefmo ft dice , tiene puntas , come tiene puntas de ietradü', cioé pregiafidiikt-terato e quefio épiu proprio pregiarfi, che al': írimenti. , , . ,, ..,• ;,• , .••':

Ffaíio ettandio i cafligliani alcuni nomt nel cotnmufi parlare , quai fono il no?»e negro , & il nome amigo, /'/ nome negro sufa come negando alema cofa,fichmefealcunofi.-dÍ£&¡fe che.ha robba^ ouer che hahamio ptae^r.feiieglií mol negarlo direhbe, que negras. >R;i uafcaSt tengo,qmf,aegropia2,e); fue el ,e^í;0fi.§li4l'•. trt, ilno;ne amigo s'ufa in molti ragionatitea^ ^é commune ; come es amigo de beuer ,

es

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D^ÉLLJ[ LIV^ CjfS. 3S9-es amigo de mugeres, es amigo de jugar , é amico del beitere ; ¿ amico di donne ,• é ami-codi giuocare ;e cofi molti attri; e con queflo, fkremo fine y lajciando ii reflo all'ufo & all^\ ejperientia.

Haueua ancora in animo di dtre alcana cofa d'i prouerbí che apprejfo agU Jpagnuolis'ufa-, no,ma uedendo-effere cofa tantodijfufa eche, alíultimo era dnhbiofe simenderebbenoy'mié, paruto lafciargli per non ejjere prolifj'o, e forfe. in ejfempi diuerfimettero alcuni che uerranno. a propofito; Hora tratterimo del modo di motteggiare per e/fere cofi rara parte apprcffa a dctti Jpagnuoli. Bcnche. ne anco di qutfli fi potra dire ogni cofa , poiche ogni di ucngow al mondo dirari ingegni; nondirncno lo diro de i modi piu commmt e come s'afino & in qua~ Ii maniere.

DE I MODI DEL MOTT ECGI^ I^iE.

O L T o piace a gli Jpagnuoli íl motte'¿giarei^ banno certa acute':^^a grande ncl dire ;ma nonin tutti, percicchefi-attip^ té. le aguije di'•motteggtAr.e'.-q

cioéfiíceie,:, gram,acut£, argute, & mordaci\ de i quali ha trattátoMúltQ: dottamente íhSa,

-íoa.;:l X ii

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54° LIBIDO TE IIZ O Sddaljar Cajiiglione nel fuo Cortegiam,^-dopo lui dotti^imamente . M. Girolamo Ga-rimberto ne i ¡mi concetti degni di perpetua, lode y gli fpjgnuoli ufano piu commmemente i mordaci ¿r faceti, percioche li fententioft fo'. gliono ejprimere per prouerbi e ragioriamenti lungbipiu toflo checonbreuita,la qualbreuitk. éproprtadel moto a cui ft comiene in poche.

Chi fui Tin P^'>'^^^ comprendere molte cofe ;fi che la prin^ temo friná cipd hitentione del motteggiare Jpagnuolo , ¿ palé del mot U morderé ouero ildir mate e poi accesoria-. "gi'^^JP'' fuente e il moflrarfi gratiofo e faceto con quel. * ' modo di diré , non diro ancora che lafciano di:

effere argutt,percioche non ft puo dir male fot-. to coperta e che non sintenda che non habbia in fe alcuna acute7;^a <& fiudio nel dir lo pin. di queüo che non hanno gli altri rnodi^né quali communemente ft parla, egíié benuero chefi truoueranno di molti che hanno uoluto diré aU cunmotto per faceto, ilquale ériufciutoloro in contrario, comefiuede ogni giorno che uno dirá mía cofa per muouerea riJo,chealui pa­tera ridicolofifiima ; nondimeno i ciYcoflanti ttietite fi moueranno, e rejia il detto (come fifuol dire ) Jreddo ; ma queñe tali manié^f di ^otteggiare ancora chefi dicanoa tal frirpo-fito , non percigshan da metiere nel nnmeriy igtíe facttee ridiculice-, . , . ..:.á-A^ • ;

,v Hauea-

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tíauendoadunqueatrattare deüemordacipri'-ma. auuertírete che non dico mordaci che toe-chino olamcnte nelíhonore, ma che toccano appreffo ne i cejiumi ,'nel uiuere, nel ue/iire , nel prociedere , nel fapere, C" in altrecofedi (jueflo modo. E douete fapere che i nomi per li Nemí f«t í» ^uali fon o li l^agnuoli motteggiati fono quejii, ^ ^ ¿ " ^ « loco, che uuol dir pa^Tív; judio, che uuol j^a%nnoli. diregiudeo , e queflo tocca aWhonore, e moroi necio, chefignifica ignorante, & il medefi-woasno, ediqui uenne necedad, che figni' fica ignorantia \fí che pochifono i motti morda^ ci che non fifandino fopra un di quefli nomi i e tutta uolta che pojjono ufare parola ambigua , e giuocar del uocabolo e riuoltarlo al lor pro-pofito lofanno uolentieri;e con gran diUgenxa ; eí'ha per lo meglio ditutti glialtri come i di pajfati accadé al Signar Giouanni di ¡¡linafa qui in yinetia , doue egli era fecretario della 3 /j m per Cario Quinto Imperatore, il quale tróuandofi un di ad una fineflra infierne co'l ^mbafciatore di detto Imperatore, uidderó una donna ad un'altra fineflra moho bella , e pin honefla neWapparen%a che nel fuo uiuere, per chediffe fambafciatore al detto Signor Giouan nide[pinofa, no puedo creer que aquella mu gerfea cortefana, cioé non pojfo credere che quella donna ,• fia cortegiana ; cortes di(¡e

T iii

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^42 II B¡_0 T EIZO Moffff mer. eglt bien [opiiede creer V. S. pero Tana, y6 doce ,gmo- J^Q,|Q yfaria afirmar; cioe, cortefe V. S, lo pm " I,' credere ma fma io non l'oferei affermare,ecco

che diuidendo ü uocabolo di cortclana , aeííc ad imendere che era puttana, e che haueua qmlche male come il piu delle uolte egli auuie ne:& ilftmilefipuoluederenelfecondolibra del Cortcgiano,doue dice d'maftgnora che era uefiitd di damafco , & dijfe , qucfia é la dama, € qiufio é Vafeo.

Somigliante^c quella che accadc agli altri di •aduna damadeüacortejaquakhaueua unpO' codimofiradi martori ,per dar adintendere chetuttalaueÜe era fodratadi quelle , & un

%A tt gentil'huomo che intefc il fallo uenendoli ap-¿Mt. pi'cjjo prefe in man dettt martori, cheinjpa-

gnafí chaman martas, e dijfe marta marní, que folita eres, cioé Marta come fe i [ola; pereioche folita, edi minutiuo di fola;ecco che imitando quel pajfo che dice, marta marta foíicita es mordedi pouera qtteüa ftgnora. "

T<lpn fu men bello quello di due dottori * ti quali concorrmdo per ottenere una cátedra publica , ouero una lettura uacance detta- in ifl'agnuolo uaca, che fifuoldare per uoti degli

fcolari: & effendo l'uno ammonito da certa fuo amico che l'altro che pretendeua la cátedra -Uaca, era un poco marrana) difje, fi como e#

uaca

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D€LLjí Lí'H, C^S. 14^ uaca fuera puerco nunca el la pretendiera, M<ir</<«« «« cioe, fe come é uaccafujfe ñato porcello, non la *'"''"'"** pretenderebbe, mordendolú di marrano percio che loro non niangiano carne di porcello ;e mettendo dubhiofo il uocabolo, che uacca uuol dir.e.la cátedra uacca, euuol diranche la uac-r ca anímale .

Toi che trattiamo di giuocar delmcabolo diro ancora una rijpofla di un gentil hmmopoe ta,che era tenuto per pa-z^, ilquale effendo in cafa fuá adun poggiuolo che injpagnafi cbiama Ecrrado, per efferfktto di.terra, pajfaua queUa fígnora a cui egti fhceua I'amore, confm ma­nto , e per fentir qualche cofa , dijje il marito ditegli digratia alcuna cofa al uofiro inamo-rato.,all'hora ella diffe zy cñk Y. m, feñor, cioefete coñifignore, che é modo di parlar di jpagna , rilpofeegli, pues donde han deftar ios muertos íino en terrados ; ecco conté enterrados tfignifica fepolti,& áncora effer Tielpoggiuolo ¡ percioche cntci:ra.dos uuol dir ancora, ne i poggiuoli. > Islon fu manco beÜaqueUa rijpofiadeUo iflej-fa aun fuofratello,che dicendogli che era 7nat to, e che ogni giorno ft fiíceua piu, rijpofs egli, heos yo fufrido ueynte ycinco años denecio yno me liifrtreys uos uno de loco, üoétí'hüfopportatoiauinticinque amifciocco^

r iisj

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J44 t/SJ^O TE\ZO. • •' e-.uoi non mi potete fof por tare uno mm

paxT^o. . . . UerdeU dt , puaucorahella&^Uccortamentedetto.quel-futtaiM. layijpgfla del Signar Giouanni dejpinofa gia

mentouatOyChe eJJ'endo inuna chiefa infierne con un altro gentil'huomo,eraui ancora ma gentil donna. deUa quale fi diceua effere inamorato un gentil'hmmo di cafafcorpione, e queflafígno-ragrtdaua & era in gran colera con un'altra , dijje all'hora quel gentil'hmmo ad detto Giouan ni deípinofa, o como efta uencnofa la-feñora; rifpofe egli, deue la hauer picado cl ícor-pión ; cioe forfi che l'ba beccata lo fcor~ •pione.

fu ancora bello quel riuoltur di parole che fice il medefmo in un un'altra rijpofla che die-r de al marchefe hauendo riceuuta una lettera. da un capitana che non era cofi brauo in jhtti come tn parole, nella qual letterafi uantaua di foHuerehio ,dopo hauerlalettala diedeinmas aífecretario edijfey muetto poiTer ualiettte;

Utrdete di ri(pofe cgU fubito, ybiuo por no ferio , ffídr-M>, m ¿endolo di codardo e uile, perche fe fojfe ñato

ualente & animofo/ifarebbe anifchiato piu e forfc non farebbe uiuo .

Doue auuertirete etiandio quel modo di par Jare muerto por parecer ualiente , che uuol Mire bramofo di parer Hálente e eoftfi dice

muerto

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D'EZLjí LIJ^. CUS. ^45 muerto por utr , muerto poroyr, muerto

•por comer ; cioe defiderojb ouer bramofo di uedere, d'udirc di mangiare &c*

Vrocurano, come bo detto, quando odono o iAoriiitt*ñ fono loro dette alcune parole, di ributtarle & lutundoj* attribuirle a colui che le dice, come fu quella f^<>¡<- •; riJ¡>oJla di quelgentil huomo , che effendo ami-co d'm'altro moho ignorante & effendogli detto da cojiui, tutti dicono che fete fciocco, rijpofegli es foi uentura por que me ucn con uos, cioéforfi ü dicono per ucdermi fem-pre in uojira compagnia,

Somigliante é quella e con piu arteficio dct-ta da un gentil'buomo che parlando con un'al-tro che non hauea troppo del prudente, & ha-uendogti parlato gran pez;^ , dijje haueys medicho mil necedades , cioéhauetctiiidetto nillefciocchexje;ril¡iofeegli pues para que V.m. mentienda es incncfter hablarle en fu lengua , cioe accioche uoflra merce min~ tendeffe bifognaua parlargli neífuo Imguaggios ecco che tacítímente gli dette una mentita e poi lo trattó di fciocco; percioche sufa i»

•' cáfitgliMo quando fi uuol dir burlando a uno che mente dirgh V. m. me entiende.

Quel motto fu ancora bello a uno che fugi^ ua dun toro , e per falu^rfi piglio un bajío

•d^unafinello cijeera li^ e mefJoft;lQ (.doj^Q diffe

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54^ tlBRJ) TET2 0 Coluifuhito ¿Qxzláo x[vic h^ queri do morir en fu habito, cioé lafciatelo, che • ha uoluto Morir nel fuo habito; mordendolo d'afino ;fií ancora bello íjuello che dtffe uno, emendo due huomlni uno di progenie di hcbrei e Taltro di

Morder éu f^gyQ ¿ cQtf¡¿ uenne cojiui, loro per farli tmo t )e~. ¡^jj^y^ uollero metterlo inme77o,al'hora dimoro, eglidijje, no Icnoi-es uayan ios diasporiu

orden, ciué nonftgnori, uadano i di ordinata-^ mente, t¿r ando a metterft fopra lo hebreo, dando ad intendere che i mori guardano il ue^ nerdi,e li hebra ilfabbato,e chrijiiani la dome-nica . 'h^onfumen bellaqttella rifpofla luno che gim caua alia palla,ilquaíe efjindo Jiracco et diman dado da bcnere,lifu dato un uafo di térra alqua le niaiicaua un poco della parte doue s'hauea da heuere che injpagna fi chiama desbocado, //-

Uotto arir» qff^l uocabolo cimuneméte fi dice ancora a ica to t btllo. uali che fono duridi bocea che rio uoglionofer

mar(i,e pigliado egli il uafo eífenio ancora afpet tato da altrifuoi compagni per heuere egli ilbe uéquafi tutto^e riprendendolegli altri,riJpofe, hizelü porucríiparaiia qs desbocado,cíoe io l'hofattoper uederjefi ferrnaua,ej]endo duro di bocca,percioche,come hahhiamo ¿eííodesboca do ,fi puo attribuire al uafo , & attribuifce etiandio, ad un. cauallo che-é duro di.bocea,

uíncora

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\:^cora queflo é moho argutó d'un gentil huomo che hauendo toccato la man ad una ftgnora per ter^a perdona , laquale era brut-ta, (¿r non hauendola mai ueduto qttando uenne a fpofarla mpublico leuogli occhi ^ perguar" **•"* '•í* darla, e come uidde che era cofi brutta, e di~ **' cendoft in ¡pagua per frouerbio che la primA cofa che dice lo (pofo , ouer nouixp é un* fcíocchex^'j^a é ignorantia, uolendofi jeruir di qmfiodijfe fubitochela uide,kñ.ova. pues yo la hize dezilda ms , cioé fignora, poi ch'iola ho fñttalafciocche^-7^y & ignoran%,a di pi" gliarUi, ditela uoi.

Vríaltro gentil huomo üolendo comprar un cauallo il quale moueua troppo la coda che in cajligUano fi dice Rabear , e dicendoli ilfuo c^miieri:^o che non lo comprajfe, che era gran mancamento; rijpofe egli, bueno eíta eílo juro a dios íi cílo no tuuicfa mi mu-ger no la muicra una hora en caía, cioé que­flo ¿ bello per dio , je mia moglier non hauejje quejio, non mi ñarebbe un hora in cafa , e<:Cai che ancora che la comparatione e dijparata nondimeno rie-ce.

Or gia hauete ueduto alcuni motti mor-daci, & argiát che jbno quegU che piu ufa" ño i cajiigciani, miz n.>-i ho uoluto íjjcrc rrop-fo lungo, percioíhe qui io non uogliu hora

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J48 LIBIDO TSllZO infcgmre il motteggiare, ma molirar fulamen­te con alcuni efjempi il modo del motteggiare.,

chi Horra piu in quefla materia uada al cortegiano nel fuo libro fe con do

che egli infegna perfettamen te queja modi ; e

tanto mi bafii intorno ai

ter-

libro ,

IL fíJiE DEL TEBJíO HBI0.,

L'OSSE^^

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Í49

L'OSSERVATÍONj DELLA LINGVA

CASTIGLIANA,

DI M. GJ0vai<OLi MiK'^xpjí i l B R O q „ V A R T O .

'

tamento dcüe lettere. wr-

¡ O N C I O S I A cofa che nel principio quando trattmmo

della, pronuntia , habbiama I detto in parte della ortografiay

__ ouerodelmododicorrettamen te fcriuere, pofcia che della promntia nonfi fm dar regola alcuna fen^a che ft trani della ortografía infierne, impero quiui diremo deUn retta fcrittura, e mutamento deUe lettere al-enna cofa.

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jSo LJBJ0 íivui^ro E prima auuírtirete che fi come nclla Un-

gua caftigUana non habbtamo tanta fncilita nc leg^iadria nel proferiré , cvji vclio jcriucre nonhiibbiamo tanta dijjicultu; cioé nel ra'ddop-piamento delle conjonanti nelle ojj'eruatimi delle particeüe, nel commciamehto delle paro­le , ^ nelle altre cofc di cofi fatca maniera, doue fi truoH'i la dijficidtd dcílo fcriuere, an~ '^juggiamo ogni raddoppiamento di confonanti nel me%xo delta parola, fnor che in quelle nelle (¡aali é neceffario raddoppiare , che [ara Jola-mente le due ü , come l lano, lleno , llorar ', üuuia , percioche Ui, in principio di parola io non la truouo . yíuuertirete ancora che in ca-jtigliano non fi [crine parola alcuna con trecon fonanti al principio come in toj'cano , ñringo ñrido ,Jprono , & altri fomíglianti, e la ca~ gione pito e(fere,percioche non pottndo tre con­fonanti fcriuerft fe non co l'aittto deíla letteraf, e detta lettera in cafiíglianonon fi jcriuatmi

ftf qnal ca y¿„o„ ¡-^pg ¡ff j)rh¡ctpio delta' parola, aúuiene ^fi^MotA <^he niuiia parola in cafhgliano fi fcriua con fin fitomina fci di ditc confonanti al principio ; Del rimánente rola alawa ¿elle Icttere m quel che tocca al raddoppiamen cotraUcon. ^^ ^^^^almutamento eríttafcrittur<.t.Hauner

tíremo trattando partuolarmeme di cada una, fprima,' •

£>clla

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DZLia LIV^ cas. 551

DELL a LETTEll^ U.

N E I L A leítera jL', non trmuo differen •-^alcuna ncllo fcriuere ne anco nel pro­

feriré , anxi ella mi pare la medefima nel tofca A partktUa no y che nel Cafiigliano,fuor che nel tofcano aUe iff/lf'i uolte ha la D . & alie mlte é fenza D . nel Ca- quandojíi». fligliano pero fempre fifcnue fen^a il D , oró. Xí-fia particeÜa ora prepofitione ,fenon in alcuni riomi e uerbi che hanno la m , Dopo, che a l'ho ra fe gil da il D¡come in adminifl:rar,admirar, admitir adminiblcj i¿raltri/i?nili che in lati^ fío ft fcriiiono cofi.

Mutafi (¡uejia lettera alcime uolte in e, ne i nomi tofcani d'uffitio chefinijcono in aio^che . in cafiigliano tutti finifcono in ero, come ft pHo uederein quefii nomt ^ i fomiglianti j/i come.

Caftigliani * Tofcani,

Eípadero, molinetOj Spadaid •, mignaio , Librero , calcetero, - Lihraio , calíllalo , Carnicero, Beccaia.

, \Auuertite pero che quefia mmatione fem-l^eíintende. neinomfomi^lianti nella UnguA

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^ 5 ^ LIBBJ) QJ'^KTO • tofcana <& cajiigliana, coft neüa ftgnificatione come nel uocaboh ifiejfo.

DELL^ LETTEJ^jí B.

Q y E s T A lettera s'aggiunge ad altra conferíante in principio delU parola come

w tofcana e queflo con la lettera I, & r ,nia nelme-^o della parola s'aggiunge ancora ad wi'altra confonante contra la ortografía tofca-nujcotfie in qucftinomi Anháa.,áxih<ia.t,coháo, nía queflo amúcne rare uolte ¿r éfcrittura an-tica, anxi ora tutti Isfcriiiono feni^ il b, coft duda , dudar, codo, (¿7- in tofcana dubio, diibitare, cubito , perciocbc quefle imitano pin

^'"'.' "f' 'íí latino, e (come habbiamo detto ) done i X''«» mtta ^^fí¡„i¡^f¡f uozUono imitare il latino , i tofcani i lofcanifw fuggono imitarlo (^ all incontro come Ji uede gont. in quefie che habbiamo detto, & in quefl'altre

uocichefegmtatio cajtigliane , lequali imitano' al latino ú" i tofcatii al contrario, fi come

Caftigliani. Tojcani. Obfcuro, obfcurar, Ofcuro , ofcurare , O bfer uar , obfcrua- 0(feruare, offet uatio-.-

cioii . ne . ObicClo/ubiedion. Oggetto yfoggettione t Subftj ruir, íiibftácia, .,Sojimin, Jofian^a ,J

DOHt

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Doue ¡¡ uede che i uocaboli cafligliani fona pin fimili al latino che i tofcani, ben che nel cajligilam non fi proferifce il b, molte uolte , & quinal aimiene che fi fcrimno quefle ifieffe parole alie uolte fen-^ il b , come fuftancia, fugccion &c.

Truomnftfi:ritteindiferentemente ilB ,<& E.fi onea\ l'F, per la conformita d'amhidne quefie íette- '=»'' " '» re, inquefii nomi, traba)o;abezar, abeja;bo- '^IIJ"^¡^^ to, ha.iha.:hiuit:,che ftfcriuono ancora conF ^ efknno, trauajoiauezar; aueja, uotOj barua» uiuir, & altri fomiglianti.

DELLJL LETTEFi^ C.

O r E s T A lettera fi fcnue con una, traU ta fotto, cofi 5 , e fcn\a, quandofi[cri­

ne fm^a ha il ualore che il c , in tofcano , ma. quando ft [crine con detta tratta, la qualeji chiama ceriglia injpagnuolo,a l'hora uale quan to un ^ , in to[cano\come fi uede in quefii nomij azafrán , 5amarra,"a5ucar ; & altri che in to- ^ •, fcano fi [criuono con la'^,& [un xa[[rano , fo»erchia al ^amarra, %ucchero , & alie uolte pongono con l'e, (¡y detta tratta co'l e & l'i, a detta C, doue che "" *"'• mi pare [uperfluo metterla; po[cia che fen-' ?¡4, ha. la. ifle[¡'afignificatione.

1

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554 LIET0 Q^FaKXÓ ' Truouanfí etiandio ahume parole [crine per

¡ce y & ce\& fti:, & c!, indiferentemente; come' Sce, ó-cefi firitede in cjuefle mcl, padeícer, o freícer, co- • truoitanom y^^(^¿^ ^ merefcer, nafcer , carefcer paícer, mnu"!^" entrifteícer , ma fen':^ ils. é piu ufa tocóme

padecer, o frccer &c. ben chefipotrehbe diré ; • che ñaua mcglio col f, permutargli pói nel

prefente dell'indicatiuo detta f, in i^^ come inuece di padezco merezco pazco ¿re. ^ncholracheil JA\o!¿fifo. jicrbopacev, non ha prima perfona del prefen «e eífAKnto. ^^ ^ ^grcioche fion piio diré un animalcr irratia

nale, yo pazco, che uuol diré >o mangio del-^ l'erha, ma in uece di quello fi mette il uerb» a pacentar y che fignifica propriamente pafco-lare .

. . . ^¡^^ Suolft metiere detta C, infierne con la t, nel o ¡i titiene' nk-^^ deíU parola imitando forfe i latini con-incítftigUít- tr>a la ortografía tofcana^ percioche loro (o-no, oucrofi gi^ng mutixYe detta c, del latino in un altro t;

alcuní d'i uocaboli done fifuol metiere farano quejii, aftion, leclion , ledura, proteciion, letlürpaclü , fedla , re¿l:or , che trate quefle

. uoci ritengon detta c, come i latini & doue non la ritengono , la mutano detta £i in ch ,fi come leCíum latino fu lecho, cafligliano , e

••' • ' petlus pecho , e tettum techo, efaétum i hecho, dióbiim, dicho.

Doue auuertir.ete ancora che tutte le parole che

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che nel mex;^ della parola, in to¡cano ouer in latino, hamramo la t,fi mutard in cafii^liano detta t, in c, mafiime con la uocale , (i come, T/Í WHÍO leíHolatinoJettionetofcano, elecioncajiiglia-.^^"f^ ""^^^ t¡o; e prudentia, ^niátnáz;fententia, fcn-tencia;prefefr^a, p!:efeüda-^/¡ef2^i aüfi-ncia;^ e queflo ha tanta, fhr'^a che ancora, il 'X^, che fi ponein Mece del t,fi muta in c . Quefta letterá. c y infierne con la h, gia habbiamo detto quel, che uale., quando trmammo ai principio dellítj pronuntict;

Mutafi aüe uolte il c,, ing, in alcuni uoca-boli tofcam doue detto c^ uienealfine della pa- n'gn¿ ^¡,1^^ rola, fi come, cancar, che in cafiigliano fk, m¿. ais:ga,t;carico, cargojchierico, clengo;fkí:ica, ÍAÚga:;fiintafiico, £ania.Ctigo; ficó. > higo; dicoy digo; amico , amigo; antico, antiguo; & m altriin mexT^ della parola, come alcuno, algu no j acuto , agudo; acute-T^^a, agudeza;?»eíO, comigo; teco, contigo; feco , coiifigo.

A^lutafi ancora il c , in 5 , ne inomi che in, Ce. fí meta tofcano finifcono in ce , fi come, in pace , che "''^• jn cafiigliano fií paz ; beatrice, beatiiz-,/?ei'W¿-ce, pcrdiz;capace, capaz; rapace , rapaz;c)"í3-ce,crüx; a troce,atroz;feroce,£ecoz;uoce, •üoz;ouer boz; fidce , hoz; calce, coz-, leqnall parole finifcono in x , in latino . , Mutanfi ancora Je (h j in), Kajfimamente

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í$6 LISKO Q^y^vjO quado la e,ouero la o,uocali fono apprejfo detta ch ,fi comein queflo nome uecchia intofcano che in cafligliano fi fcriue, uicjo; e Jpecchio efpejo, aparecchiare,apa.rejzrfirecchiaiOtcjz¡ finocchio, hino)o;occhio, ojo, pidocchio piop^ Ma quando detta chafara in principio di parola aWhora fe fi mutara non fara in j , ma in el, fi come, in queflo nome chiaro, che in cafiigUa nofi fcriue cIaro;e chierico , clérigo; chiodo^ chuo;efcbiat0 ,eCcla.uo;chioccia,daecz;chia rcT^ j claridad, e queflo s'intende quando fe-guitard I'i dopo il ch, percioche akrimenti fi refia cofi come, in charo, choro , charitd , & altrifimili

Truouanfi pero alcune parole doue fi muta il ch , in due U, come in chiamare tofcano che fh llamar cafligliano, e chiaue, Ilaue, & al­trifimili . . Jn quanto al fine niuna mee finifce in detta c, cafligliana dico ifenon faranno alcune Sira-^ ñe, le quali nonfknno al noñro propofito.

DELIU LETTEB^J. D.

L jí letteraD ,nello fcriuere truouo iodel ualore che ella é in tofcano, ne ueggo che

fi raddoppia, ne anco uiene con altra confina» te ffenon in alcune parole che hanm la m,

a'iweflo

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DELl\A LlVj CJÍS. ?57 jtpprejio detta D ,chea l'hora fi reña e non D • quando la kuano, come con l'altre confonanti, c nelle "^^ ^ 9 "" f aróle che ella uienein compofitione fempre fi ° ferde percioche la particella a, ual per ad , latina ¡ i nonti douefi ritienefi>no in queflagui­ja 5 adminiftracion admirable adminiftrar admitir. Si perde pero in amoneftar amone-ílacion amortecerfe amortecido, z¡r altri.

Terdefi ancora detta D , in alcuni nonti to-fcani per fhrgli cañigliani, e queflo in ntez^ o in fine deüa parola ma non mai in principio ; fi come in queflo nome tofcano, crudele, in ca-Sliglianofifhra ciud/edele, ñel;uedere, uer; credere, creer; caddere , czQV;radice, ravz; traditore, tiúdor¡guida, giiixguidare, guiar; adacquare, aguar;W/>d:r//, ayrarfej adirato , ayradoj^á occhiare, a ojar. '

Ma auuertirete che fe detta D, haurd una confonante apprejjo, o fegmtara o, ouer u, all'hora non fi perderá detta D , come fi puo uedere in quefli nomi in degno, chein cafligUa-nofa inái^no; inditio, indicio; indifferente^ indiíetentefondo, hondo, ahondan':^, abun áa.nci¡L;adorare, adorar adornamenti adorna-mientos¡addottare^y adoptar, ma in queino'-mi che in tofcano hauranno il d , doppio in cafliglianofi perde l'uno, perche non fi truoua. altra letteraraddoppiata in cafligliano che'l I.

i iv\

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c,in mi

358 Lm0Q^F^F^TO t>. a^wnta • Come in (¡ueñifi leua detta D, in altri s'ag^

'i""'"" giunge, cioé in quei nomi che da tofcani fon detti tronchi, che banno faccento fopra Tulti^ ma uocale , come bónta bondad; ctuttoritá, autoridad" carita, caridadi dignitd, dignidad; equitd, equidna;facilita , facilidad;grauitd, gra.ucda.d; humiltdj humildad; honeEid, lio-neiíkidd.d;humanitd,hi\n\-ínid3.diimpietd , im piedad; maejid,mage(ta.d; merced mei:ced;uer tu , uinu.d;ueritd , uerdad; puntdy puridad; fantita, fantidad, & altri fomiglianti > doue fiuede, chein qmfi tutti fi muta ilt, indi e quefia mutatione é moho commune neÜe pa~

Uutatlme ''"'^ Cafliglíane,dico queÜe che Ihanno intofca. deh,md,inn< ,percioche oltre a quei nomi che finifcono tutti i farte int ¡<¿r la UQcale che in quaft tutti fi muta, 'úerbir"" ^^'''^ ' ^ ' ^ partecipij d'i uerbí, che finifcono

into , in tofcano , in cafiigliano matando ilt y in d , finiranno in do ,fi come amato, amado; beuuto, bellido; cenato , cenado; dato, dado; delicato , ddicído;entrato , entrado; erraío, errado -¡figurato , figurado -¡finto , fingido; giurato, j uvado,bonorato, honrado; inamora to , enamorado; lauato, hundo; mefcolato, mczchdo; nafciuto, nacido;noíaío, notado; occupato,occupa.do;apparecchiato, aparejado; peccato , peccado ; quadrato , quadrado; \icamato , Recamado; B¿c£uuto., Recebido;

[aechen-

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SEL%\yí-m<¡^ cas. 3^9 faccheggiato, faquc^doifaiutato , faludado; íewKíOjtenidoi tiratOy tirado; uemto,;u.cnído e nonfolamente quesli, ma ancora ne' nomi uer buU, che in tofcam finifcono in tote , iii caíH-

• gliano , quel t, ft mutard in D , come amato-re, 3.mzdot i^eccatore ,-peccadoi:; fermtore, íeruidor, Imperatore^em^ctzáot; & in c¡uei " "' della femina fi dice, feruidora, peccadora:, amadora, doue in tofcano finifcono in trice;' come fermtrice ^ peccatrice, imperatrice, hen

, che alcuni di quefii ancora in Cafligliano fini­fcono in '^ j per la regola che daremo, del e, lemta e fanno emperatriz , tutriz , nutriz, & ifomiglianti.

Mainalcuniuerbi, (¿r nomi, che ft fcri- ^omich]í uouo eon due tt, in tofcano , a I'hora non ft mu- /"'"""'."'» ta ma , ma in ch ,// comejutto^chefa hecho, fe,¡„^ ¡^^^ e detto , dicho; e ñretto, eírreclio;p£'rt0j pe- fiigltanoft choinotte, noche. '!""*"' '"

Molti nomi finifcono in d, apprejfo i Cafli- ' ^ . gliam, comehabbiamo detto.,ma particolar- -^ ^^^^^^ mente quei che finifcono in tudinc, nei fimi- finifcono in giianti finifcono in tnd, in cafligliano , ft come cafttgUana, .beatitudine , beatitud; moltitudine , muid-,'" tud 5 gratitudme, gra titud 5 foüecitudine , fo-lidtudjáe i quali alcuni finifcono in bre , : co?»¿ muchedumbre , manfedtimbre , e ¿í" quefli finiti in bre, diremo al fuo luogo .

Z iiv

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36o LIBIDO ^JIITO

DELL^ LETTEB^^ E.

L ^ letteraE, quanto alia fcrittara, epro nuntia éfomigliante alia tofcana, benche

in alcune parole fi raddoppia come, nella ter^a E, R Tai- perfona deldimoflratiuo , e neü'infinito ancora dopptamal ¿i¿¡i(.n„i¿i queñiuerbi¡McT ; creer , pofeer;

leer peer che fanno, uee , lee ¡cree , pofee, e nella prima e ter%a del foggiontiuo, d'alcunt altri, chefaranno'pa.iea.i, inarearjacarrear , loquear , boquear faqueár, e quei chefini-ranno nell'infinito; in ear, che tutti fanno nel frefente delfoggiuntiuo, e nel pretérito perfet­to dello indicatiuo; pafec, memareé, acarreé loqueé,boqueé,faqueé ,faluo che nel preté­rito perfetto hanno l'accento neü'ultiina, e nel frefente del foggiontiuo nella antepenúltima, deiquali «e>-¿/,loqueár, uuol diré far pa'i^e boquear, aprir forte la bocea, & fi dice pro-friamente di quell'ultimo aprir di bocea, il~ quale fí fa quando fi uuol moriré, & íaqueár, facche^giare,

r , ¡\%itun ^ggiungcfí la Icttera E , a nomi che in to~ ge a tutti i fcano cominciano da f, con la confonante ap-' ZTmtnod'a ^^^^'^' ^^^^ " ^ ^ cagionc,perche ho detto, f, in tofca- • '^^^ ^^'^^ ^'^^'^ comincia da tre confonanti, in no. Cafligliano come in tojcano ipercioche dtutti

i nomi,

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DELia LIVc CUS. 361 •inomi, che cominciano da f, con altra confo-• ñame, fempre aggimgono lae yfi come ílretto, che comincia da tre confonanti, in CnfliglianOt fidice , eftrecho fcanno, tícíLno'Jchemiitore, 'xsgúmi¿or,fchiauo, eíchnoisforTare, esfor ^3.r;sinalto , csmzltQ-.Jperarf^, eíperanga; jpatio, £spzdo;[ljigá, eCpigz;Jp¡na, efpina; jporta, cipncm; squadra, efquadrajñízgsíj, eftaño; siare , eflar; ñella , eftrdJa;& altri

•infiniti. Leuaft tero detta E, a nomi, che finifcono '^ ^"¡'^ "*

„ . r n i f r • nomi, cl¡e iif -tn quella m tojcano, (pectalmente fe fono notni ,^fcMu,fim~ uerbali, che fono quei ne' quali habbiamo det- fiono m ce,o

•to che fi muta il t, in d, come feruitore , »«>" '»""•«' feruidor amatare , amador, e tutti gli altri, & ancora quei, Uquali habbiamo detto che finifcono in ce, come pace , paz;per«/í:e,pcrdiz; e tutti gil altri, eír oltrc a quefli alcmi altri, come Icale , lcií¡.;cori-c¡e , cortcs^opinione,opi~ nioiT, dolare, dolor; anwre , amorj bonore, 'honor; ualore , ualor; odore, olor;falc , íai; melé , miel;[ele , hid;pelle, ^id;pafiore, pa.ñor,dottore, doctor, & infomma quei, che ^'' !!'*'f. fimranno tn re, coló, manT^^i je li leñara le, i„ „., , ^ a tutti grmñniti de i uerbi, ft leua l'c , come mnigUinji amare,3.ma.r;faltare,lakar;hai^ere, haucr;<crc. "'"'. , tnutafi detta E, in i, in molti nomi Ca/ligliani, ^¡ n ^J^ guando uicne in mcTijio della parola, & ha le u -».

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l6z LIB\_0 QJ' JÍBJ'O -due II, apprejfo ¡ & rcflano dette due Ü, col udore , che hamo in Cafligliano , che [ara di gli, percioche quafiintuttt i nomi che finU [cono in quelle con la uocale in Tofcano, ji reflano in Cafligliano , co'l ualore pero che: habbiamo detto ; ft come anello, che fa anillo, e ud aniglio, cefleüo /ceitiilo; coltello , c\x~ diiWo;cajteUo > ca.íki\\o;martello ^ martillo; feüa, íilla; & ancora nei nomi, che ftgnifica-no diminucione, iquali tutti finijcono in illo, in Cafligliano, come habbiamo detto . In al-cuni altri nomi tofcanifi muta in i, che [ara in qtiei yche tofcani mutarono dal latino,inc,

%, p. muta detta i, come femó, ünríc^ermare , firmar; " ' ' '" '?"" affermare, añumar, fermez^'^j ñvmczxjccito, 'wHtlnno" í '-"" 0''battefmo, baudsmo;¿£Z«í^-¿¿are,bauti ddUiimin z^r,legare, ii^zv;legatura, ligadura;/e^g^gero, '• ligero ; laquale non fimuta in quegli altri y

chesajfomigUanoal latino nelYuna, & l'altra lingua j come ferire, feroce , fertile, <& altri di coft futta maniera. In quanto al fine non é dijferenx^ , pernoche molte parole finifcono coft in Tofcano come in CafiigUano in e , come doze; qiiinze , fuerte, me, t e , fe,, le , particelle , eftc, allende, grande ; mente, parte, & altri coft fatti; & in fomma tutti i nomi che finijcono in e , in tofcano , con una confonante appreffo, in cafligliano,i fomiglianti

per-

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perderamo qucll'e,faluo quei pochi che habbiit mo notato, e quei, che finiranno in te , e in me, che ft vefla le , pcrcioche non fi truoua, nome cbcfinifcain quelle due confonantit, & Nomi finiti m, nella lingua Cajiigliana , & auuertirete '" "¡^f^'i¡' quefla regola chetiifxrautile Ú, tUtti i UOCdhoU ¡ff tofiítna cbe finiranno in tofcano, in ce, de ,le, re, nc, perdono Ve, fe , neiquaU tutti fi perdeqi'.ell'e, in cafiiglia- "¡("M»*-, no ,e refla nel confinante , faino in quei in ce, che finifcono in ^, come haiicte gia ueduto per glieffempi.

h'ELLA LETTE\^ F.

N F. L pronimtiare laf,ne meno nello fcrU uerla io trnono differcnxa^tra cafligliani e

tofcamfaino, chela ueggúmoltc nolte raddop'-piata, efiíeciaii/icntc :n quelle parole chefirad doppiano d.tl laiino, rna i ca^üglianimainon la raddoppiano, ün/^t nc Icuano mía in quei •nomi ne quai le raddo'ppicno tofcanie latmi % come fipuo uedereiti njjitio , ojfendere , ayer­mare , effctto , che i cafligliani , fcriuono oficio j aiirmar , ofender^ ^ícta , i¿¡'altri fimili. htiiiceMf,

TruoHO ancora, che in ucee di detta f, fcri- '" -fy'"" Uonomaumie parole ,po, &• principalmente, ^¡¡^ ^¡,¡fg ^ tn parole grechi > come phüofofü , phfbo , ph,

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5<54 i í S I ^ O ÍIV\AIT0 phiíionomia, aleph, iofeph, & altri, iquaÜ hora ft cominciano afcriuere tutti ccnf, accor gendofi, che quelíaltra fcrittura, é tolta da greci, e che ña meglio,&epiunaturale que fi'altradellaf.

Tf, in h, ff Mutafi detta f, quafi in tutti i nomi, che mtít^fpefis cominciano da quella, m tofcano in h , in ca-'íiñtrnifi fligliano ,fi come, fiíre , hazer fatto, hecho frofirifce. fariña, harina faua , haua fauella , habla

fcgato , hígado fele , hiél femina, hembra; fendere, hcnder/cr/re, hcvk;ferita, herida; ferro , hicrmfetore ,hcdor;fetido, hidiondo; flecare, hinar;fico, higo;fc)¡o, heno•,filo , hiIoj^nc/;e , hañíquc ¡finnocchio , hinojo; Jztto , ha.áQfalcone ¡ halcón; falda , halda; fame, hambre; ferrare, hcrrar;^¿/íz,heuilla; feccia, \\tz;faggio, hzya.;fongo, hongo;fo«¿í>, honáo;fogolaro, hog^ií]fojjb, hoyo; forare, horuda.!:;forma , hormx/orno, hornojfurare, •hurtar; fornaro , hornero; fulligine , iiollin; foglia, hoja; fondere , hundir;/orcíz^ horca; forinica,hormigxfuggire,huyr;fiímo , humoi fufo, hufo , & altri fomiglianti; ma m que' gli, che uengono dal latino, o per dir meglia inmolti,che per off'eruar la fomiglianí^ del latino , cominciano da f, non fi muta, come fama fantafia, fértil feria, figura fin, fingir, foraftero, forma, fortificar, fuerza, fuerte,

furia

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DELIJÍ Lili. C^S. 36$ furia , furiofo, fuera, & mquantóalU mu* tatione della f, btfogna intendere ch'ellafifdf uenendo uocale doppo detta /", percioche fe uiene confonante , non é necejfario paríame : pofcia che la h, nonft pone mai con confonantei fe non é col t, & rare uolte, ma commciando da ejja non mai. ^uuertirete appreffo, che rade uolte fi proferifce la h ¡ fenon quando ft QMnia U muta da f, che atl'hora, percioche ferue di ''/'¡"'"f^'-confonante , e non d'ajpiratione fi proferifce ¿ TOn!""" con gran flato , in tutti quei nomi che fi fon det ti difopra, ma ne gli altri, doue ferue d'afpi-rationcfi proferifce, come fi fu nel latino, che é niente, come ,fi puo uedere in quefii nomi y habilidad, habito , hombre , humanidad , honra , honeílo, haucr , huuo, humildad, &altr i fumiglianti, nc quali tutti quantunque efii hahbiano l'h, non pero, ella fi proferifce.

In queüa lettera non finifce mainiuna paro la, ne in Casiigliano, ne in tofcano .

DELLjl LETTE^JL G.

,A lettera G , fcritta fempliccmente ha _ _r ncl Caftigliano la mcdefima for^ia, che nel tofcano, come (i uedein gaftar,ganar, gata, gente,gí ron,gofo,go to^g u ílo, alguno,? í altri fmili, con l'ufifcriue fpejfe uolte lag,e dopó

L

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, $66 ÍIRKO OFAKTO il í j , <& l'n,.(' poimo fcriucrc tinte le cinque uocdi, liiqiidu , conledne uoc~ili c ,i,fcri.ie inuecc de Ih ¡che'i tofcnin pongono , cnonft proferifcc dcttdu , nicnte ,inafulamenteftpo-ne , per fiírUt diucrja dall'altra pronumia , oucro quando fi fcriue fetiT^a dettau,alÜorct fiproferifce, come bnbbiamo detto difopra^& come diccrnmo , quando f¡ trattb di quella al principio, con I'a, ancora che ucngal'ufempre fi profcrifce, come /«guardar, guarnecer, guarir , con fo , non fi profcrifce in tutto, ne fi lafcia di proferiré ¡ come in aguo , che uuol dire , adacquo; menguo , fcemo , e quando uiene fenT^. l'n, con le due mcaü ,o u ,e con í^ ,fetnpre ft profcrifce , come in t o fe a no,

G» tfitriHU ga, go , gu , pernoche in quei nomi, ne' quali '»/• i tofcant mettono ,gia,gio ,giu,appo noi fi

ferdeil g, erefta I'] , che uale quanto ilg,i ' appo tofcani, conicfi puo uedere in queñi no-

mi, g!oíira,üñx, giouenifi , juucntudj-^/orrfíi; no, jordan;_j/0Wj joya;giunco,)unco ;giun-tura, juntura;¿2«/?Q, jnño;giudicto, jnyzio; eíT" altri irifiniti.

G. rallof. 'Hpnfiraddoppia mai dettag, in Cañiglia finta in to- no , an%iin akunc parole douellafi raddoppia fcanofi per. ^^ tofcano, in caíiiq-üano fi Verde ne i nomi fo~ de m tutto . ,. . " - ¿n capona, nnglianti, comepeggiore, ^eot;ueggto, ueo; »?. fignoreggiare, feñorear; raggio, rayo, leggere-,

leer

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lecr;paffcggiare,pañenr;facchcggiare,fcLqucar-, maggio , mayo \maggiore , mayor;«í^gwre, uekr;¿(¡/2r«_g^gere,dcllruyr ; & altri fomi-glianti.

I^n uiene mai il g , con ultra confortante G. non «e infierne fe non é cotí la I, equeflo in principio " '"<"/«'«' delta parola , & ha ¡I ualore che in tofcano , ^ „ jj "" come in gloria , globo, glauco , gioriofo, & le medí. altri coft jñtti, ma quando uiene in, mczTio del-la parola, ha parimente quella forzj^, o uen~ ga con i, o non uenga , pernoche in uece del gli, che loro ufano,noi ufiamo ledueU, come habbiamo detto, efi pao uedere in quefli nomi, magua chefa malla, & ha il medefimo ualo- ^. re chattaglia, hattalla;medaglia , medalla; j,, , ' ¡ . ^ & alie uoltc quel gli, di loro , fi muta appo mlte. noi,in] •, femplice, co'l ualore che habbiamo detto hauer la Icttera ),ft come,meglio,mejor; miglio, mi]o; figlio, hijo; ciglia, ce]:i; paglia , ^ajz;íagliare, tajar; uermiglio , bermejo; fo~ glia, hoja ; cogliere , cojer ¡fomigliare , fc-mejar \fomigliante, (cm&^intt;raccogliere , recoger; cogliere , coger; che é del medefimo ualore, ancora che ¡i fcriua con g, ma io lo fcriuo, percioche é piu naturale ,fcriucre con la uQcale e ,& i,tlg, che 1), come habbiamo gid detto al principio; quar.do fi trattb drlla retía pronmtia,c fempre iofcriuerreí ge, g i ,

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fiu tono che je, ]i, conjiglio, confejo; conft-guare, conk]ix;aglio, JÍ]O,& altrifomigliaip-ti j in ucee della h , come habhiamo detto ^ sinterpone l%fra ilg, & lafegucnte uocakt come in gberra , ^\xcmL;gheuara , gueuara, & altri di quefia forte, ma tutti fi profenfcO"' nocome ,intofcanofifcrimno,

In quanto al fine, non fi termina alcuna. parola, in g , delie nofire Cafligliane , fenon é. íiraniera,

DELLJÍ LETTE\^ H.

MO t T í. parole fi truouano fcritte in Ca :,

íUglianoconl'ajpirationeh ,percioche , | oltreaqHclleparde ,chehabbiamodette,doue \ l'h , fi profenfce, per ejjere in uece di confi)' ] ñame, fono molte altre ancora doue fi fcriue, j Cír non fi proferifce, come in tofcano, per ció- j che in tutte quellc parole, che l'hanno nel la~ ' tino ,fi rejia ancora in Cañigliano, &fen'^ I proferirla, ma di quelle , chefi proferifcono , habbiamogiddetto,ne'nomi, che shannoue-

la h ,fí pro dííto matare ,laf,inh, chefuor di quelli, & ferifie m ^ j j p(jf¿¿^ f¿f io üunotsro quiui, ofo affcr-fhe'hMia. ^"^^^ ' ''^^ fi trouinopochí altri, doue detta6, ,.:o detto & fi proferí fea , an^ij fi mette per ajpiratione in i'íicbi altri, tutti gil aliri. sifóno quelli doueft proferifcej

hacha,'

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•DÍ.LLJ. lli. C^S. 369 hacha i che uuol dire, torcía hahga.r:,ltífmga~ re , halhrstrouare, haraganjp/^rOj oueroocio fo , harnero,cmeüo, haronip/^ro , harriero; cauallar, harrear;j^^roBijre, cuero agitare i cauai, hzrtaíijaciare, ha.t0;robba , helo; ec~ cola , hebra, i coja delicata efittile come di filo; h.cnc\úr;itnpre, hermofoiiel/ojherueri boüire , hidalgo; nobile ¡ h.'mch.zi:íc;enfiarfi, hocico;grugno come di por cello , hoIgar;m/-legrarfi, hoIgura;pwcer, hollejo ,pelle come di bijja; horro , il liberto , ahorrado, cioé, fenx^ faglio , ouero tn calcie e giubbone ; huelgo; ¿/^aío , e huelgo; aer^oáíi holgar; nienallegro 3 hmon;forte didonnole, che (i ífiettono nei buchi, quando fi ua alia caceta ^ de gli altri doue non fi prqferifce la H, fon come habbiamo detto , quei che la ritengono fenx^ pronuntiarla pero nel latino, ne anco nel tofcano, come habito , hauer, heredero, herético j honor , hiíloria, hipócrita, hora, hombre, humano, humildad, & altri in~ finiti, iquali tutti s'ufa hora fcriuere few^a , fenon quei filamente, done l'h, ft proferifce ele fi da il flato in guifa deüa pronuncia tede-fea, ouero come nelleparole ahi, ouero , deh , come habbiamo detto al principio, fi che non mgliono chefifcrim parendoioro fouercbia'j ma non fo fe per pfferUar^ la praprieta det

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3 JO LIS\0(ly^B^TO •uocaboli, foffe lecito e necejjario ancora por l'h, in cotai uocaboli; & tn cío non uoglio dir altro ma Ufe ¡arlo al giuditiofo lettore, il nojlro "hlebriQa, nelfuo dittionario latino , eJJ>agnuo~ lo mette íjuafi tutti qüeñi uocaboli con h ^e tiellojpagnuolo e latino lifcriue tutti fen^a , in guifa che egli da ad intendere fen'2;a h , e con la h, queñi nonti poterfifcriuere: faino nel uer bo hauer , che egll e tutti i moderni uogliono che fifcrtuafen-xa h, ma to uorreifempre offer ttar la etimologia e proprietd antica de i uoca^ boli, le quai cofe debbono auuertirft, a mió giudicio , in ogni cofa.

Inquelle parole che i tofcani ufano ilch, con le uocali ,e i, per fhr dijferenT^a , del ce, ci, noi non l'ufuinio , percioche egli farebbe un confundere la pronuntia, conciofia cofa che

QHC luiin habbiamo detto che, ch, ual per ce, ouero , uece di che, ¡.¡^ ^¿j ¿ ¡fg^g ¿¡ ¿jueUa ¡ ci poniamo il q, con

"'"^' la uocale u , che é il medefimo , come fi pub Hederé in queiie parole che,c[u.cichi¡qukn;po-cheíto,poqucto;faccheggiare, faqucarie^r <?/-

ht r» ^'''ifoniiglianti, & quefla é la cagione, perche tKnftprof¡- la u t non ft proferifce mai co'l q, con le dette rifct (el q. uocali e,i, percioche ¿in uece di che, chi

tofcani, que q u i , cafligliano ,o fia ne i fo-miglianti, o non fia, percioche fcmpre [t pro­ferifce a quelmodo,

U

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DEZLJ LIT^ CJS. 371 Iluerbo haucr ,tróuetete alie mlte fcrif- i'iMer uer-

tofenxa h, la qml cofa lúcne daí non intend<:rc ^^J^'^ ^ "^ la dijJerenT^a , che é di fcnuerlo, con Ib ,o'ia 1, ^e „„„ fenxa; perciocbc la parola, hay, fe nonfifcri- /c»v « per ueljeconih ,qi^ndouuoldire haiier, non sin T*<^ ''^¿f^' tenderebbe mal, quando é uerbo , o quando e particella,che ftfcriiie fen^a, cofi, ay> e uol dir quel che ahi,m tofcano , ¿r- meno s'intehdereh-be quefta parola , has feconda perfona , dd uerbo hauer, nefi diflinguerebbe da quefla as , che uuol dir l'affo , ne la ter':a perfona ancora, che fa ha , da quella a., che é particclla del quarto cafo, come a m i , a ti ,/z che ft uede chiaro douerfifcriuerefempre col h .

Eft come i tofcani, ufano la g , con fh , in quelle oue fifa diffcrenx^ della pronuntía ; come ghe, &ghi, in laghi, (ir uaghí, & feghetta, per far .dijf renxa , di gigante e ginocchio , e germe, che fono d^ucrje nella pronimtia , cofi i cafiígliani in uece di quel h, ufano l'u, in G«<.-5'",MI guerra , guerrero, guia , gucuara , guiílx. ¡,¿^^¿^ cír alíri fomiglianti liquali tutu, hanno la pro­nuntía , come ilghe, ouerghi tofcano, <¡¿r que^ fia é la cagionc, perche l'u ,colg, non fi pro-ferifce. La ondefi uede, che con I'a ,ft profe-nfce detta u, percioche non accade far quefta dtfferenza di pronuntia, pofcia che ne in tofca­no , ne anco in cajiigliano ^ftlafcia di proferiré

' JIA if

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371 LIB10 Q^rjí^J-O i7 gua, e // gu, comefuona .

I n quanto al fine tiiun nome caftigliano ¡fe-non é íirano fifíijce in quella .

L' DELia LETT EIiJ[ I.

^ iy uocaleha ugual pronuntia,Ú"ugua lefcrittura, da' tofcani & da Cafiiglianif

perciocbe, quando é confinante, fi fcriue l'y , della quale diremo al fuá luogo .

I , ft muta Mutafi la lettera i ,in e in molti nomi, ¿ r tne, nei no p ^.¡.¡^^iig ^¿^ cominciano da quella, come in (he comin- Cantare^ encantar,"/naffíoraío , enamoradoj áano da incerarc, encerrar; incorporare, encorpprari, fuella. indri'Zjare, cnátrt<^zr;infermare, cníermzr;

ingaunare,engañar; inganno, engaño; infegna. re, enCeña.r;in fomma, en fama^intiero, en­tero 5 intrare, entrar e nslle particeüe, in en', intra, entre-,¿ií, des;r/, re;d¿, ¿e:ma quando detta particella m, uerra in compofitione, ne-

Quanio det gando i ouerofignificando qualche contradittio tai, non fi ^ all'bora l'in,fireftard, cofíin cafiiglianoy ' * " come in tofcano, come fi puo uedere in quefii

nomi, imprudente, impaciente, infeiifato, infeíice , inñdelidad, indotto , innocente, &altri coft fatti, e ancora fi refta detta in,. in alcuni nomi, che uengono dal latino che fon ^ommuni a noi, & a loro, come inclinacipri,.

incii-

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indinado, yngenio, vndicio, inferior, in­formar, interprete, tíf i fotniglianti.

Mutaft ancora detta i ,ine ., in alcime pa- ^>'>' «>,/« »>» role ,come lingua, lengua; lione, león; uer- *" """"'j" "* mtgliQ 1 bem\t)o;miglwre,mc]OTc; ciglia, ceja ^ ¿ _ piccolo, pequeño; pigritia, pereza.

Mutaft ancora detta i, in I, in alcuni nomi, 1, ml'yia». che haueranno il p, inan':^ detta i, come in. '> fimuta. piumd che fa pluma,'(/o|>p/o, doh\e;piombo\ i^lomo;doppiar , doblar'p¿í?:?^£í, fla^z;piega~ re, plegar,'p2<ifo, pla.to;píanta, planta-,p/íí»f-ta, planeta ¡ piaga , plaga; piacere , plazer , & i fomiglianti, ma (¡uefia mutatione s'inten-derd , in quet nomi, che haueranno una uocale doppo ¿"i, percioche fe fard confinante, fi re-fiara I'i, nelfuo ualore, comeft puo utdere in quefiinomi, picea , pica; pidocchto , fiop;pi-¿«4,pifia,p¿«o, pirámide',f7;ííoye, pintor, ma la regola prima ha eccettione in alcuni no­mi , chehanno l'e, doppo l'i, che quantunque ' ' fia uocale, non/i muta, come m piede, chefa pie,pietd , piedad;p/eí>-<j, piedra, e uno tn o, che é pió, ma credo , che in tutti gli altri la regola fia uera, inalcuni pero di quefiifi muta ancora il p y in unaltro / , e l'i, in un'altro, tal che fa gli, neÜa pronuntia y come piano , chefalliLríO,efiprofertfce gitano, e pianto , l¡"'¡¡¡^^ llanto;e pleno, lieno,e piaga, fa ancora llaga;

^ ^ iij

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374 LiBJ\^o o^r^j^ro e plag,!,-piouereylloucvipioggia,lliinu\plan-gere, limar, <¿r alcMii ,.che cominclam da

' ultra confonante con I'i, come chiaue, Ihuz '• jiama, llama.

pi5 pmtkel Mutaft ancora detta i ,ine, uenendo la par líttofcMy fif-gii^ ¿i¡ ^ ¿„ compofitione, perciovhe, come (oílieliaiM. habbiamo detto , ¿I dis , fimuta /«des cafii-, . . gitano , come fi puó uedcre in quefli nomi, dU

[armare, deCannai-¡dtsfare, ácsha.zet;difcal-Xare, defcalcar; difcucire, dclcQfer;£/¿í í-<ííw, dcígracia ; diíj^erare, deíefperar ¡dishonejio , deshoncílo ', ma in molti altri f¡ refla detta i, come diJc--etio?ic, diícvccion; difponere, difpo íier;difputare, difputar; diJJ'bnare, difonarjc?/-slantia, diftancia -¡dijpenfare, diípeníár •, di-fturbare, áil\mba.r.

Mutafi ancora la e, de' Tofcani in i, in Cafligliano, in quei nomi che finí/cono in ello ,

ECO, /ÍMw- ouero, ne i dminutiui, percioche tutti i dimi­ta iniüo. fiutiui, che finifcono in ello in tofcano fimfco-

no in illo, m Cafligliano , /; corne articeüa , artezilia; particella, partezilLv ceflello, ceftil-lo ; cabello, caftillo,- Jella, í i ü a . . .

Terdefi la lettera i y in cafligliano, in alen-: n nomi, finientiin hile, iquali in c afligí taño y <

1, i¡u4tadofi jl^fj-i-gj^g . if¡ jjj e . j¡ pQj^g amabile , am abl f ; ' • ' innumerabile, innumerable ¡flabile, eftable,--

n^UtabileiCanda.hleimobileyVauthk;iiariabiley nana-

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DEILJ: llJi: CAS. SJ-^ nmahle; mtabile, not&hk; terrihile, terri­ble ;imifibile, inuifible; Inahripero non fi leua , detto i, m.i fi leua le ultimo , & rejia bil, fi come babile, hábil; dcbile, dcbil; flébil le , flébil; fragüe , frágil.

Intcrponefi detta i, inmolte paroletofcane, , , , fra una conjonante,e La uoca'c, e ¡i come me- ,„terpone le, mkhfele, hid;peÜe, piel, membro, miem fi-a u , e'l bro;»e«e, nicuc;feroyíkío-jferro, hierro; confonante. fempre, fiempre; tempo, tiempo; tena , tier-tx,jcnto, liento; e/fendo, ííendo; uenere, iiier nes; mercordi, miércoles; bene, bien; uento ^ uiento ; nebbia , niebla; ferra, fierra ; feruo, ñcvno;fette , fíete¡tenda, tienda, \merenda , merienda; mentre, mientta.s^'^ouembre, No-uiembre; Dicemhrcy dizlembre ; Setiembre , Setiembre;/erpe, fierpe; fefia, ficfta ; ma d'i nomi che cominciano da f, che in caftigíiano fi muta in h, pocbi fi troucranno oue /interpon­ga la i.

'Ne i nomi finiti, in enra in tofcano ,ñ '* ""''^•. fiiol ancora interporre la i, tra la ^ , che da i finiti cafiiglianifi muta c, come in quefio nome a¡fen~ Xs^ ^d tofcano , in cr,fiiglianofard aurencia;e pre-fcn'i^a, prefencia :creden%^ , credencia scle-menxa , clemencia; ignoran%a^, ignorancia i 4iferenxa, di fcrencia.

Interponefi ancora detta i, tn molti nomi che . . . ^ v4 iiij

ne ne t nona men~

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575 LIÉ ¡lÓ QyíABJÓ in tofcano finifcono in mentó, come intendi-mento tofcano; entendimiento caftigliano

I , (¡uando abbatimcnto, abatimiento; incantamento , !interpone encantamiento: contentamento , contenta-He» nr.»?»^- ' '

niti m men- míen to ; imertenimento, entretenim ien to ; i» equaiido cimeMo , cimicnco . ""*' Ma in alcmi nomi che uengono dal latino

non s'interpone detta i, come in tefiamento argomcnto , argumento;fbB¿í??»e»ío, funda­mento : doueft uede che quantunqtie finijcano in, mentó l'i, non sinterpone .

Da. queíia lettera i, poche parole comin-ciano in caftigliano, percioche in uece di quclla fi mette il y ,ma in mcT^i^p & infine commune-menteft pone la i, perche in queüa finifcono al cuninomi, etutte le prime perfone d'ipreteri-ti rcgoUri della feconda & ter%a maniera di uerbi, come caí , uenci ui, biui, aíi , abri, di caer, ucncer , uer , biuir , afir, abrir-,

Nf/ij», /;. ^^.^y^ ^ ¿ feconda, & térra;percioche tutti ntkoiiotattt . , I, • • r < • i pretcriti f'* ' "'''''• prima maniera mlicme con alcum deüa.fuon. prctcriti irrcgoiari di feconda , e r ter^a fini~. di,o-ier\a fcono in c, comc amé , hablé , ^f. ¿r <?li ir~

regoian, iiize , dixe , truxe , pule , tuuc, piuie,uine,e5" alcunialtri fe ui faranno iquali tutti hanno l'accento nella penultima , e i re-golari neirultima, chein quefio fi potran diHin ¿uere .

DEL-

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DILLA 11%. CAS. ZTJ

hI.LLj£ LETTEB^jí L.

L A I ,ha la ijiejfa fcrittura appo i cafii^ gliani, che appo i tofcani, ma la dijferen

7^ é nello fcriuere delle due ll, percioche,come habbiamo detto, fi proferí/cono , per gli, ma alie uolte ft [crimno dette ll, in alcuni nomi che uengono dal latino e ft proferifcono come un I, fmiplice-fi come iJluftre, ApoIlo,exceI-•lente, & altri coftjhtti , ma rade uolte que-floaccade. Iti molti uocaholi che uengono dal latino liquali hanno la I ,ft lafcia nel cajli-gliano ouero ,fi aggiunge unahra I, majjima- t^ /i ufcU mente m qucimm!, ne" qnali da' tofcani , fi ne macaba. leua detta I, Uqual cofa hahblamo ?/ÍZ accen- ' 7 ,"f"! nato , quando trattauarno della i, & qucito e, „„ ^ be fi perciócbe i casligUani in quesio , imitano al petdemto-latino, e í tofcani f:ig<¿ono dimitarlo, comefi Ñ'^''>''P" puó uedere in qiicfli nomi, templum latino, '"'' '*^"'~ templo tofcano , templo ; cañigltano plum-hum , piombo , plomo ; placet, piace, plaze; planta , piatita, pb.nta.;plicare, plegare, pie-gas:; flos, fiore , ñor:; exen-iplum , effempio , excmpIo;p/c/¿.'íí, pieno , llcno;plani4S, piano, llxüo,pLiga , plaga , llaga; ^ altri,

Muta/i alie uolte la r , de gli mfiniti dei uer bi, m unahra I, ft tome amalla; dczilla ;

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578 LIBB^O QJ^^KTO oyllajuello, dexallos, mirallos , contallas, in uece di dir , amarla, dezirk, oyrla, uer-lo, dexarlos, mirarlos, contarlas , done fi uede , che tra la r , delíinfinito, & l'artícolo fi mette l'altro I, ma piu palito, e piu leggia-dro &- ufato,^ ti metter l'arttcolo, doppo la r , delí infinito, che mettere quelle due II y & io configlierei Jempre a farlo cofi.

I oomi /»/"- Molte Hoci cañigliane finifcono , come hah-u in ¡e,m t» ¿; , ¿(j ^(.¡^g ^ ,¡¡.¡1^ / ^ ^ quclle ancora, che in fli^liMo fi- tofcano finifcono in le , in cañigliano leuando miJioMinl, lae¡fimfconoin I, ftcome, ciuile, emú; uile,

uil ¡fcle, hiú;mele, miel; fale, (ú;fole, fol ; (¿r mfiniti altri, & a tutti dafji l'accento nel-l'ultima, come poi diremo.

Kimi che co st qui ameríirete, che la piu parte cti nomi mimian^dí ^¡^^ cominciarauno da al : fono nomi, o more-ai ¡onoomo a • • n • r refih, od'ai M ' > ouev stram , e non propnnojln, come ¡i tra l„igna. puo uedí'Ve tn queíii nomi .

Almayzal, alhombra, Alca^'aiia, albaizin, Aldaua, aldea, Alhlcr, alcorque. Alguinaldü, alcarouea; Almohada, almohac^ar; Almorzar , almeja. Almud, aimojauana, Almidón, alcuza.

it altri

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DELLjí LIl^ cas. il9 tt alm cofifattidouefiuede la ñranie:^a di

detti nomi, i qmli infierne con molti altri fi truoueranno nel dittionario 'del nebrijja .

L DELL^ LETTEI^^a Ai,

a m , halamedefima fcrittura, epromm tia, che in tofcano , efi mette ancora in

tiece delb n, dmam^ ,al^ , él h, cotnefi puó uederein tune le parole CaÜigliane , efuor, che in quefii due confonanti, i¿f nel d , ancora. non fi mette infierne con nejfun'altró.

Mutafi il me , cuero mo , in hve , in fine M? , entra. deila parola uenendo in alcuni nomi tofcani, "'"'!" •" r i r \, r 1 T "" /' '""''• // come norae, che ja nombre ;fame, h.imbrc; ,„ ¿^ ,„fj, huomo , hombre ; rame, cobre ; <¿r alie uolte JUglíM*. la Y , come ponero, pobre; libero, libre.

St: auucríireíe, che reji.i fempre detta m , ma tra lam,e U uocale , s'interpone il bre, come haaete usduto .

In quamo al fine mffun nome Cañigliand termina in m .

DEI.L.A LETTEI^a 7<l.

Lv/f n. femplicemente pofla , ha U iñeffií prontmtia, che in tofcano, maje ha quelU

cofa di fopra , che fi chia?na tilde, & appó

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• ukjssjü

j 8 o LlBIp Q^'^IiTO. ^ tojcani tratta.,cofi ñ,aÜ'hora ña,ñe,ñi,ño,ñu,' ual, per gna, gne, gni, gm , gnu , tofcani, come fí éueduto nel principio; alcune parole,. peroftfcrineno conlag,& lan,& principal mente queüe, che uengono dal latino , come benigno, digno, magno , ma in quejie pa' rolefiprofcrifceilg , comeg, e lan , come H, fermandofi un poco , co'l palato nel g, e pro-nuntiando poi la n, in tutto. ,

Leo»,<»tí Scriuefi la ñ , cofico'l tilde, o tratta mol' fcanofimu- te Holte in quei nomi, che da'Tofcani ftfcrim-tanomnco ^^ ^^^ ^^^ ^ r ^^^^y^ qucñi nomi datino , la t r a l l a " » , , . , - ' , , cajUgliano. che fa aano;inganno , cn^íiiio; panno, paño;

anno , uñofcanno , clcaho;cari»a, cafía;tríj«o-ne, cañón; fono, fucño; donna , dueíía .

1s[e / nomifiniti in one, in tofcano, fi per de ont,in,c,n. la c in Cajiigliauo , efinijcono in. on,fi come

ragioneKxLon^pajUone, f^iú(m,atttom, ac-úon;baslone ¡hiííonidifpofttionc, diípoíicion; inuentione, yinicncion; prefimtione ,prefiin-cion., & altrifomigJianti.

^'^"fí'T K^c^^nfila n, da Caftigliani in alcuninomi, • Jcame')'L '^"^ chcfintícne panmcntc da' latini, e fileua tim. da' tojcani, come coflituire, conítitmr,coHret

to, confí:rcmdo;circoíian'7la, cii-ciinftancia; cofiruire , conil:ruir coílante confíame , e cofi gli altri ¡moltinomi finifcono in quella in (asligliano , comegid habbiamo uedüto.

DEL

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HELLA LLTTU\A O.

L ' O, ft Jcriue cofi in cafligliano, come in "• H tofc<u tofcano. líZTc

Mutafi alie uolte detta o¡inu ,da cañi-inil¿^J^ gliani, in principio deüa parola,effendo di due SiigUam. fíüabe j & tn me'z^ ejfendo di fiu ,fi come dolce , du.lcii;mondo , mundo¡ifolgo, uulgo; ' giocondo j jocundo; ahondante, abundante; compiuta , cumplidií; fojpirare, (uípkzr.

Mutaft ancora l'o / delle uoci tofcane, in ^- fi """'* u , er e , cañigíiane , commciando il nome da""^' '^'' detta o, con una confinante inanxj, fl come in biiono , chefa hueno-4onna, ducíufonte, fuentc;foro , íueto¡foco,fuego, poffo, puedoj ponte ypuenK;mobile, mueblc;?«í)rí-Ojmuer to;coUo, cuello ¡longo, luengo;mola, muela,* porta, puerta;/oríe , ueT:te;forte, fuer:ej«o-itro,uueíízo-,türto, tuerto;«o/í¿z,buelra; «o/o, buelo;foglio , uclo;confolo , confuelo .

Ma inalcuni,che uengono dallatiuo,in au , non fi muta detta o, an¡^ ft reña, cofi in tofcano , come in Cañigliano ,fi come in toro, che uiene, da taurus latino , non fi muta; m od.x,che uiene da laudo,e oro, che mene da au-rum,e te(o):o,che uiene da thefaurus, e moro, che uiene da maurus, & i fomigíianti a quefii»

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3 8 a LIE no OTiAB^TO Molte parole nell'ma , e nellaltra lingua,

finifcono in o , dellé qualí non daró ora ejfem p'o , fercioche fi uedranno comrnuneniente. sAuuertircte ancora , che la cagione , perche O muta I'o, in u,in quei nomi, che habhia^ mo detto difopra, credo fia (fueUa , che hab~ biamodettagia , pernon imitaril latino,po-fcia che i tojcani in quet nomi Iimitano, come ft uede, in ponte longo ,fonte mobile , mono , foco , forte , &• tutti gli altri, che fi mutana

DoueiioR^i da. cajligliani inn, (¿r e yma m ejuegh altri, m aj]omi- j^g jcmpLiccmcnte fi mutano d'u, in u , doue mToifli- ' tofi'ani fuggono imitare il ¡atino, i caftiglia-' ¡^luni'ifrx- ni iiraitano j come ft ucde m dolce , che fk gmo &d- dulce, piu fomigliante al latino, & abondan-Imcontro. ^^ ^ abundante ;giocondo, iocundoy mondo,

mundo; & uolgo uuigo; da abundans, iocun diis, mundus , uidgus latini, e cjueflo ho dett» in confirmationc , della regola prima, che do­ue i tofcani imitano ti latino, i Cafiiglianifug-gono, & aü'mcontro, ma non uoglio , che fia^ cofi generaío-'quefía regola , che non habbia ecccttione, cowefi é ueduto . Viniendo ioben per Iv piu,

V.nafiroil-

w dHV /» í ^ p > fijarme parimente da Tofcawe da Ca fa-ie, I Jiigliam , Jaluo che da' cajligliani , non ft

raddop-

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D ElL^ ¿7'N(. cas. ^8? raddoppia , & da tofcani, fi raddoppin, e net nami latini, ne' quali uengono infierne ctíl t, da tojcani, fi muta in unaltro t ,e da' Cafii*-gliani, o fi y ¡tiene , ouero fi leuu del tutto , comefi puo uedere in molti nomi, come babtif-mus battefimo, <& hzutismo;fcriptura, fcrit* tura, efcriptura,- captiuare, cattimre, capti-uzr, captiuus, captiuo; proiipto-,eí^ altri co fifatti, &c. ouero s'ufa fcriuergli col t, falo fen'xa. ilp , come efcritura ; catiuo ; ouero fi muta in u,come baiuismo;bautizar; cautiuo; ma fuor che in bautizar, in tutti gli altri, é meglio perder la u.

Mutaft comehabbiamo detto ,ilp, infierne col'i in dueü, comepiouere, llouer; piano, llano ; pianto, llanto ; e pieno, Heno ,

Mutaft anco il p ,in b, in aicune uoci cafii- P. fi muta gliane ma non comincianti da detta p, fi come /o«"»'<"»¿. aprire, abrir ;fapore, íabor; apníe, abriI-,_/íi-fere, (abcv,fapone , Xí\hon;ape, abcjajcapw, cabrajfíZpreííOjCabrito; capello, cahcllo;capo, cabera ; muña parola ne cafiigliana ne tofcana, fi termina in p.

G DELL^ LETTEP^a íl.

IA habbiamo detto, che con la ^^ é cóm mmslafcritturAt epronuntudd í^&

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584 LIBBJ) Q^VA ATO •etiandio con la uocale o ¡ ma con l'e, &i anr-cora che fia tutta una Jcrittura é dijfcren'Z^ nel la pronuntia, che fi come habbiam detto, fi froferifce que , qui , per che, chi tofcano.

<Xi.ft muta . Mutafi alie uolte detto (¡,ing •, uenendo in in G. me'j^ dcUa parola in alcune uoci tofcane, come

acqua^, aguz] aíjuila, aguih; antiquita i anti­güedad; antiquo, antiguo.

l>on finifce in qnclla alcuna parola ne > to-fcana, ne Cafiigliana, ne anco fi rnette infierne con altra conjonante, come in Tofcano col c.

L ,A \,ha lamedefmaficrtttura da'Cañi-gliani, che da Tofcani, fxluo che noi Itj,

raddüppiamo m rnexo della parola, con la n ^ come in honrra^honirado, ma quefia non ha 10 per buena ortografía y anxi sha da fcriuer con una r, fila ; percioche a proferiré tanto fa con una come con due j e con le uocali ancora fi raddoppia come, cerrar, perro ¡ ma quando fi raddoppia lefi da pin uehementia, nella pro­nuntia, che quando fi pone unfemplice R,come fi puo uedere in correr , cerrar , irrational, carro, che é diuerfo dalla pronuntia di pnmie-ro primero; Signore j fcñor , c f di fomi-glianti.

Molte

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, Mnlte parole finifcono inr , in CaíligUano ^^ anxi quelle, che finifcono in re, da i tofcant. da noi finifccno in r, leuando la e , come hab-btamo gia ucduto, cfi ucde, in fignore ícnor; amore,zmox,¿oloxc , dolor & infinítl altri..

DELL^ LETTEB^a S.

^ ^fha la medefimu pronmtia da noi che i da tofcani,e la iftcjfa fcrittura;ma nel rad ^—^ doppiarla truouo qucüa dif/eren'^a, che molte parole, chefifcriuono condueff. into— fcano, fi proferijcono (juafi fiano fcritte, con una , í& altre, che fifcriuono con una, fi pro-ferifcono quafi con due, come fi uede in cofi , ¿r ejfempio effaminare , ejfaltare, cfiequire , ejfercitare, lequah tune uoci fi profértfcona. con unaf, laqual pronuntia^non uedofifiíccia, con la jli in cafiigliano pero , qitando ft fcriue con duejf, fi profcrifce, come con duejf,e quan do fi firme con una fi profcrifce, come habbia-mo detto , deWefjempio, effkminare &c, come fi uede in queñe uoci, delleau , aircgurar, aíTombrar, miíTa, deííabridOj chetuttefi pro~ ferifcono, come con due fi', ^' in afir , afa ,-come con una ;fe gia la parola non commcia(¡e da quella , chealíhora nonfifará quena dijfe-unxa-.anTJfemprefiproferirá, comejntojcana

BB

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585 LIBKO QJ^^J\TO ^ueüe y che cominciano dalla f. come fempre» ¡añore; &c.

Habbiamo gia detto , che in (jiiei nomi; che cominciano dalla f. da i Tojcani; da i Ca~ ñigliantfi mette un e, come injcanno; efcañoi Siare; eftar ; <¿r altri.

Mainalcuni nomi, che cominciano da f. fimetteild inan^ialf.fi che fií des , chein caíligliano, é una particeUa, che uiene in cor» pofitionCy <¿r fignifica il contrario di que i, che fignifica il nome femplice ; la onde fi uede che ifueña mutatione delf. in des , nonfifa^fenon ne i nomi, doue detta / . ha cotal ftgnificatio-ne s come fi pMo uedere , insharbato, desbar^-uado -fjlegare, defatar; smembrar, desmem­brar j/cowíot/are^ dcfacomodarj/copr/rej de-; fcuhxíx ¡fconofciuto, defconocido fcordarfi, <ieíacordarfe;i(/f»/<Jío, Ác(ácntzAo;sfrenatOy defenfrenado, (partiré, de/partir ,jiandere , derramar, percioche con la ^^ , fi perde la f. come habbiamo detto j squartare , des-quarcar.

^Icune uocifinifcono in f. in Cañigliano , co>«e antes,menos, tr:es,Ccys, e demomipochi (orne Dios , anis, lefus; e quejio é ; percioche tuttii nomi, nel numero del piu ,finifcono in f. e percio fi trouano pochi, che nel numero delmcno finifcata in queUa ¡ mentedimeno,

i nomi

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inomi chetn tofcano ,fi)iifcono m fe , in cañi-gitano finifcono inf. come cortefe ,cQncs; mi Uncfe, milanes ¡francefe , íranccs ; (¿r fo-tnigliantí.

DELLJL LETTEl^U T.

I t t, ha la msdtfma fcrittura , che in íff-fcano falucj che nonfi raddoppia mai da mi ne ft mette in ucee di c. come in tofcano »

an7¿, come habbiamo detto, fi mette femare ilc. comtin attione, ación; dtttione, dicion; (^ altn,e ft muta ancora in d . come habbiamo detto ; fuori dt queflo, é una wedefima la fro-nuntia ¡ela fcrittura in amendue le lingue.

DELL^ LETTEIl^ V.

Lví y ,fifcYÍue in due modi, o grande , ®' f' !^' coftv yO pie cióla u , la grande fi fcriue '"¡¿¡'^fi'' in principio deüe parole Cafligliane,come m.

venir , vengo, vifta, perctoche, nonfidireb-¿e,pvedo,ne mvela, che farehbemalfhtto, wetterlo in mezo della paYola, la onde chi fcri-ue, ufo, uno, ufhno , co'l v, grande no» credo che fhccia bene tieanco che fia lecito fcriuer detta V, con confonante alcuna. • Mutafi alie uolte detta u in o, in alcum

BB ij

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5^8 LIBI0 Qj^sAA^TO f atole, come lupo, lobo; benche in molte ahrt la mutatione é aÜ'incontro; cioéio, in u, come fottile, íu til; foflentare, fuPcentar -tfojferire, nfvh;foJlan7^, (uíÍMicia.; fomma, fuma, & altrt.

Mutafí ancora to inu ,& e,come hahbia-tno dctto, in buono, bueno; pffo puedo; ^ altriftmili.

^Icune uocijfinifcono inu,& cafliglta-m, e tofcane.

DELia LJETTEI^ji X.

IT^ qucüe uoci, che nel latino ritengono In X, in compofitione fi ritiene ancora nel ca-^ ñígüano , & anco fenx^ uenire in compofi~

tione , cfí proferifcc xa, xe, xi, xo , xu, come fcia ,fcie,fci ,fcio,fciu; in tofcano.

Ma auuertirete , che é diuerfa pronuntia, (¡uando uiene dal ¿atino con ex, percioche al-Ihora fí profcrifce come in tofcano , e non co­me Iiabbiamo dctto, cotne ¡i uede, in exami­nar cxpcrimcncaí'; extremo; lecjualf perche uengono dal latino, fi pronuntiano coft, ma in dexar , <iixo, cnxugar, dexo -¡[íproferifcona come jet, w tofcano comefi puo tiedere ancora inaj(¡;garc; che in castigUano fu enxugar '& ajcMíQ cnxuto; Iafciaresfi-cx2.i'fifcia,fax3..

Le due

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I>ElL^Ll%, cus. í3^<: Le dttcj] . di alcmi nomi tofcani; ft mutano in « '««7 i* ^.in cañi'¿liano, come MeJJandro, che fk""*""^""" Alcxandvo;'cafja, CdXd.;ba(fo, híy.o;baj]e7^a^ bnxcza; effempio , cxemploi effercitare y exer-citar; rajfa , raxa.

DELLU LETTE\yí r ,

~- U lettera y, pande non miliar che sufi J da' Tojcani in alcuna parola, ma da Ca~ ^•"^ ítigliani¡¡)c¡fo, e fpecialmente con queñe uocali, a , e , o ,u,come hay ,ueya, hoyo >; huyr:, e con alcune confonanti come ydo , al, frincípio della parola ft mette ty ¡ come yra 'Í, ydo ; ymagcn , & alie nolte tion ft fcriue. ,:

DELL^ LETTEIi^ Z. ^ ., ^ , .^ ^ j Co7m habbiamo detto; ft fronun-^^ \ , tia con gran forT^ da noi, e non uiene A'-^ mai doppia ; auT^i queüe parole , che ft fcrimno con doppia 3;_, da' Tofcani, da' Cañi-giíani ft fcriuo7io con una, e fi proferí/cono , come quede parole, che hanno due , come hab-r iiarno gid detto, in afprex^^a, darex^a, dol-^ cez^la sma qiielle, chefi fcnuonocon una da tofcani, da cañtgiianí fi fcrimno co'l 9 . Fir mfcono molte uoci in '^, da noi , c?" come habbiamo detto, quelk\ che nel tofcano finífia-tío, in ce, come pace, paz; atroce, atroz ; e

Jamo bañi intarno aík ortografía;. t ..:.- . , ^ BB if

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ipo - IIBlio QJ^^B^TO

HEGLl JÍCCEVJI E C O M S SI debbano proferiré nella lingua,

Cañigliana.

^vn-NDofin qui S^agio^ nato delk partí del parlamen to cafligliano, della pronuncia loro , mi pareua coja tronca , & che mancafje a detta pro-

nuntia ,fe non ui aggiungcuamo qucfi'altnt parte tanto necesaria de gli accenti, per faper doue shan da fermare con la parola o neÜ'ulti­ma ; ouero nella penúltima , o netl'antepenulti-ma ^í¿r quantunque io potrci c/fere riprefo da molti , come It.ngo e fupcrfiuo , per quella ragione ch'l raro e moho dotto M. Lodom'cQ Dolccncllc Jue oJf'.n¡ationi adduce dicendo ^ che non/i troucrd niuno cofi fattamente fcioc-co , che non fappia, fe le penultime o ultime fi úebbano proferiré , o lunghe, o brcui nella lor lingua, io rijpondero , che neUa lor propria iingua,come eglidice, non credo, ft trouial-, cuno cofi ignorante che non fappia proferiré le fiUabc : ma io, come ho gta detto, non fhccio quefia fínica per gli fpagnuoli, che so non effer gli punta necefjariaytnal'hofatta folamente fergiouare a' gentil hHominiitaliani,de' quali

fo ano a

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fo certo, che molti defiderano intendere il no-ñro Idioma - Et neggo garlando con molti, liquali ft a^'aticauano di f arlare detta lin~ gua, non errare in altro piít, che ncl proferiré delle parole , cioéfkr í'acccnto nella penúltima , doue shauea da [are nelíultima & all'incontro, fiche uedcndo queño, dí'l'.berai daré alcune rególegeneralid)proferiré le parole, o lunghe o breui, e j^ecialmente ne i nomi de' quaíi mol­ti hanno l'accento neü'ultima filiaba,contra le rególe tofcam , & latine, e pcrció daremo, come ho detto , rególe che trattino fulamente del proferiré , fenxa haucr risguardo ne ai apoflrcfi, ne a difiíntione di parole con gli ac' centi, cioéfe gli é auuerbio, oner nome, pgfcia che nello fcriuere, i caftigliani no» hanno mai tneffo accenti neUefue [critture , & qui ft trat ta dell'accentuare nel parlare, e non nel fcriue~ re, benche potranno i nuei auuertimenti ancora. feruire alTinteridere le parole fcritte & al ¡a- Achefim^ ferie leggere . Volendo adunque diré del mo- "<> gl>¡ícím do del proferiré y fard rneUiero fare ladiuifio-ne , che habbiamo fatta nel principio cioe , O finijce la parola i» confonante, ouero in uo-cale ,fe finijce i» confonante & é d'una filaba, non é neccffario dame regola ; perciocBe tac-' cento ft fermera in quella . Se fard di due, ^ piu; fifermerd l'acsmo neli'ultimafülaba coe

Sg «i

f i .

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39> • LTsmo Qj^^nro qnal ft uogliadelle cmque uocali, che fiadett'¿t (onfonante , laqualfara, come habbiamo det-to , unadelle fei, cioé D. l.n. j \ . '^x. quelle nelle quali finifcono i nomi eafiigltani benche fotremmo aggiu^terui ancora la f¡ ma fono (ofi pochi, cl>e non ho uoluto metterla dico üdunque che tutti i nomi, o per dir meglio, tutte le parole y che finiranfio in qiiefle confo-nonti, con qual fi uoglia delle cmque uocali, haueranno l'accento neWultima filiaba , cioé fi fermerd la parola nell'ulíima j come fi uedera •fer efiempio fi come del ¡>.

Caíligliani. Ka»)» finiti Lealtadihumanidadj i,,D. ceh-a Claridad ;.bondad, Mim^. Segundad ; abad

Ciudad ; caftidad •, ,. • Merced , pared,-* Valladolidj-madridj

. Laúd, ataúd. ^Beatitud, íenetúd.

Tofcani. Lealta , hmanitd ; ChiarcT^d, bonta ; Sigurtu, abbate ; Citta ; cañitá ; Mercé; muro . Due cittd d'ijpagna. douc ti refuol habita re dctte latine la pri~ ma pintia, & l'altra matua carpetanoru.

Lauto caifa di morti. Beatittidine, uecchie^

ecofi

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ti'ElLJt LIT^ C^S. 39? E coft fomiglianti. Tonnofl ancora a quelle

tre prime , cioé in ad , ed , id , aggiungere le •fecondspcrfotie de gli imperatiui del numero del ,piu dclla prima ,fcconda, & ter\a corh-giugatione , chefirúfconoin ad la prima, ed la feconda , id la terina , ficome

Caíligliani. Tofiani. Amad 5 andad ;

• Hazéd , comed, bc-ued,ucnid, dezid, fofrid.

órnate, ándate $ Fate, mangiate,beue'

te , uenite , díte , fopportate.

£ coft tutti gli altri iquali finifcono in D:

ESS EMTl DSIL^ L.

Caft jgliani. Gencrái , anima! ,

befdal, material, íeáál,atabál, mitl; hiél,hatél, pinzél, badil, mongii, bra­sil , aftiJ ; candil , jnandil, abril .

Tojcani-. Genérale', anímale ,

befliale, materiale, mi,cheba» fegno , tamhuro , ''w»"'»' melé, fcle, battello; pennelo,badile,mom le^uer^inj manteo Ja cerna,drappo da net tareicauai,aprilc.

Komi fniti

l'ultim*.

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Kami m

5P4 I I B H , 0 QJ^^PJ-O Caracol ; arrebol; Lumaca, omrhmuo^

cfpañól; azul. lo areboli cofa \offa o cheftfii nd cielo, o che (i mettono le dome in fhccia, per jkrft beíle, a'Z^l uol diré a'zuro,

'*'' Quindifi cauano alcmi nonñ, che in tofca^ (he han I'M ^^ fifíifcono in le , & in caíiigliano janno i i, pemhimj. í?'*' ^ «0^* j hatmo l'üccento neüa penúltima

< e non neWultima comegli altri, ft come .

Caíligíiani. Tojcani.

Hábil, dcbil, frágil. Habite, dchile , fra-íercil^móbil. gilcj^ertile, mobile.

Ma auuertírete qm, che quegli, che in to~ [cano hanno l'accento neüa antepenúltima tra' noflri l'haueranno neüa penúltima; ma quegli, che in tofcano Ihaueran nella penúltima. tvcC Hofiril'haueranm neU'ultma, come infottile , che fa fútil, in cafligliano, & apnle abril, e f p/í gli altri.

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DÉLL^ LI% CAS, 3P$

ESSEMTI DELLU X., Caftigliani Tojcam. Fayíañ, capitán , Adán, lordan i luán , afán; Sácriftán, capellán, Almazen, almo tacé;

Maftin, maria holíin bacin ; Mefon, repion Coraron, gurronj

Atún j fagun.

Fafano, capitana ; Adamo Giordatio ; Ciouanni, ajfanno ; Sacriflano, capeüanot Bottega; oiierfonda-

co ; il caualiier de común.

Majlino cañe i marino foligine, bacina ; Hofieria, trottolo Cuore , borfa , ouer facchetto doue fime te a I cuna cofa, & é pYOprio det pajhri^

Tonina, cittd d'i^a-, gna.

BELLA LETTEB^A íL-Con CA , non truotto j fenon alcuni propri

perciochetuttigíinjinitidei uerbidella prima, finifcono inquella'. made t nomiproprij,J¡trua uano come i gaípar, batesar , ma con Ve , & I'i, ancora che gl'infiniti dei uerhi delta fecoa" da y&ter^a»babbiano quel fine uniente di meno fi trouano aUmi come»

Nomí fiiti in N. liA tuc cent» nelíul tima.

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39^ LIB\0 Q^y^ABja

Caftjglianí. Tofiani,

Mugér, plazc-, Moglie ¡piacer 5 Bachiller, añif > al- Bacfdiere , l'azitro í

bañir. murara,

F.ccetto qneño nome mártir, che ha tuc-^ cento nella penúltima ftll.¿il>n, con o , fono infi-, nui, percioche tuttt t nomi uerbali hanna quel fine, come •

Caíligliani. Tojíani.

Amador, beucdor; ^matore , heuitore; Hacedor, dezidór , Fattore , dicitore ; jugador, labrador; Gmccatore, lauorato

re; ••

Orador ; pecador, Oratore, P eccatore. Robador, í'abidor, \i<b'jatore ,Jauio .

Eealcme particeUe cowje',ayer,hieri,anteayér, hier l'altro. Con Cu ,non fi truona nejfuno.

DELL^ LSTTE\^ Z.

Rapaz, capaz, fagaz, > f s co m

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i , come habbiamo detto quelli, chefinijco^ no in ace , in tofcano ] che in cafiiglianofinifco no in ^.

Caftigliani. Tojcani. Axedrez jaez; uegez Scacchiere, fornimen

baxezjperdizj nariz to di camlli, uec" chieT^Xa, hafe^T^ * pernice,níifo, &c.

Matiz beatriz •, cahiz", Terciochenoi habbía^ a Roz •, badajoz ca- mo tutte cjuefle uoci puziorofuz. altroue dichiarate-i

Cauanfí pero di quefli "inorni fímentiiñ ar, '"!". '"^' Cír CT;^, di cajade, che hanyo L aecento tiella ^ ¿y ¿j ¡.^ fenultinia , ouer antepenúltima, , ft come, fade ham» íliaz, aluarez, nuucz, fuarez, gómez,ían t'accentond chez ,mártinez, Rodríguez , benitez.íavaz 5 ?""'"" laynez, che tuíti, come fi uedehanno taecen­to neüa penúltima.

Diquei, chcfinifcono in s . nond^rcmore- "'""' 'f'T? gok, perciochetuttind numero del piíffinifca l'J'ñii'nd no in cjuclla; e pochi nomifi truouano , che nel ruitima, numero del meno finiícano m quella, & quelli '" haueranno raecento ñelíultima co»¿c anis, chs fignijica anift lesus, e que'ño nomeft dicelun-gos breue Dios , che UUQIdiré iddio ,,& cío

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J98 IIBIIO (ly^PjO ¡"intende de i nonti ouero delle partí declmahili,

Nomíínj, percioche delle indeclinabili ^ molte finifcona ibehan Vac -^ ^ ^¿^ ¿^„„g l'acccnto neUa penúltima come, tentó mlla

Caftigliani. To/cani, temo ncüa ftithUima

Caftigliani. To/cani,

Atraues , Al Reues ,

^trauerfoy ^l contrario

Dcípues , lamas ,

Dapoi. Mai.

tn,mtter, tt altrt fmiU.

tluhlntL "^^^^^ ^^ ' ^ '• f '' ' chefiniranno in uocale, €ento neüá haucvanno taccento tiella penúltima ( come ptnuUirM. gia habbtamo detto) gj» fer ejfempio fipui

uedere

Antes, Jnnan%i , Abrumas , "Brancolone, Agatiílas, Carponc . ¡ Afabicndas , ^pofia. Lcxüs > Di Ittngi. Entonces , ^U'bora.

Et altriy che hanno taccento neU'ultima , con^e.

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D ELL^ 117^ cas. .^9p uedere. Ma auuertirete, cheje la parola, íhe, finifcein uocale , é di due filíale, haueral'ac-cento neüa penúltima, dicofi finifce in uocale ,* ¿r- fe [ara la parola di tre , oucro piu fúlahe, ancora molte di loro haueranno l'accento neüa , penúltima, ma alcune fi trouano , che hanno l'accento neüa antepenúltima ,efaramo c¡uel-le c haueranno la uocale t, inanx^ ale, t. I, s, (onfonanti, neüa penúltima; fi come.

Caftigliani. Tofcam.

Müíico j íindico fin­co.

Flemático, colérico, Excrcito , habito; Azeycc , deléyte j

afeyte. Báyle, fráylc , pc-

raylc'. Bonifsimo, malifsi-

m o .

han Tacctn-to iielU anit penúltima

MufícOyfindico, fifico.

Tlemmatico; colérico^ EJJercito, habito i' Olio,dilettatione, bel-

letto . Bailo ,jrate;

Buonifiimo , malifii-mo,

Sttnfotnma tutti i nomi¡uperlatiui,lt quali iiommfi-ñnifcono insC\mo,ma di quefta rezóla, che ">">/"''''•'•'' ho detto ,dt quet principalmente, che flnijcono ¡•recento i,el in ico, &• ito , fi cauano i nomi diminutiui, l'anteptmU che come giu habbiamo detíOifinifcono in ico, "»^-

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400 LIBIDO QVUKTO tlcuni. & tltri in ito, // qmli tutti hanno l'ac-(ento nella fenuhma , che fard in quel i ,ft tome.

Bonico , bonito , chi quito .

St ancora i nomi fimenti in i o , e qucgii che Kmiintoyj^anno il c , inan%j la u, >icllapcnnltima , haue. hantacctn^ l'^^ccnto ucüa antcpcTiHÍlinia , fi come . ío itella ame " i j j (tnuUtmi.

Ca ftigliani, To/cani.

Almario, boticario, ^rmaio , fpcciale , aducrrario, contra- auuerjkirio , comra-rfo. rio.

Tabernáculo, bacu- Tabernacolo,bacchct: lOjOÍíaculo. ta, ojiacolo.

Et fomiglianti a qucfli li qmli ancora in to-fcano fñnm il mcdejimo

td ftroLi ^e la, farola pero finirá, in uocde, come bab termiData y^^^^ ¿^¡.¡^ baucru l'accetito nella penúltima, luura 'l'ac- jenoH faranno alquanti auuerbi di imgo, liqua cerno ttdia /; haueranno l'accento neWultima, jimcnti in fmMma a, i¿;-i Ji come. fuor cheM-cuní auiicr-íiíif IKOZQ. Caíli- ,. . •"ú-

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BSLLot ll'i. C\4S. 401 Caftigliani. Tofiani. A ca •> a cuUa , por a Q^], cola per di (¡uL

ca. Por a culla, por alia, -per coU, per la. De alia , házia allá . Indi, nerfo di la , Allá j házia a ca. La, uerfo di <¡ua. Et an/i partícclla,] Cojt.

£ qui$á, particeüa chcuml Ure forfe , &

Caftigliani. Tejcani. Ay , allí, poraqui, Coji), mi quiui, per por a/jde alli,de ay; coíii, indi di sefli. ado , a cá : doue, qud. •

Et alcme particeÜe termínate in c, come.

Caftigliani. To/cani. Aunque, encorache , Dadoque; Benchc. Pucsque. Toichct Porque. Terche.

€talcuni nomifinienti in i, come • Marauedi; ^acjui^arai, che l'moffgni¡ica una

ce

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una tnon'eta che sufa in (¡)agnci, che ude comp un quairino FenetUno , & l'altro fignifica •la Jblfittít di cafa, fe alcmialtri nonti fitro-fíeranno , che habbiano l'accento nell'ultitna fuor di quelli che io ho notati qut, che faratina fochij io credo; attrihuitclo an^alnon foter foraproidcre ogni cofa, che a negligen^a che io hübbia uftto in ccrcargli. De i uerbi dará duco tre rególe dalle qualifi jotran campreti-'dcre i ¿oro acemti, che ¡aran quelle uací, che hanno l'accento nell'ultima percioche, fapute quefle, fia fácil cofa faper l'altre., che qu^i tune fanno l'accento nella penúltima, e faran quefle.

TJíGOL^ T\JM^ D'I FSK.B1.

íHjoíJi». j'iffti i íderbi hanno l'accento neÜ'ulttnianel el t íici'oi uH , , . ,

l'infimtoy o fia deüa prima,ofeconda,a ter:^,co l'uhtiM, füc, r.mar,ahogar, enfcñar., hazcr, poder,

dezif, morir, parir, & altrifmili. ipretmti sECOnh\A REGOLA, • acufrbí inl v, • v.

tnXa ¡mrfj Tutti i ucrbi nella prima, e terxa perfona M deí meno ^^i f¡^ff¡gy0 ¿¿I y^^yiQ ¿gi pretérito perfetto haiu hm laceen- ,, »> i ,• • / . ' .

itcU'uitL. nofaccento mHultmaft come. t i l

Cafii

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uELLM LIíx(. CíA. S. 40^ Caíligiiahi. Tofcani.

Yo ame;a quel amo, lo cmai, coluiamo^. Yo m'hagué,íe alio- lo 'inajfogaiy colui jS.

Y o , cnfeñé, a quel lo infegnaií coluiin~ enfeño. fegnb.

Yo huija quel huyó, lofuggi, colui fuggi. Yo perdí, a qucí per Jo perdei, colui ¡per­

d ió , dette.

> Di quefla regola fi cauam alcurd preteriti irregolari channo l'accento nclla penuítima,& Vretmñit» fono . Huué , huuifte , huuo ., di haycr,: "?'' -«"' '"» Hize, hezifte, hizo, di hazer , '""'f ^'^ Anduue, anduuo tí/andar. ¿ ,41.

Pude , pudo , ¿; po- TeTpoter,€. der ,

Dixe , d ixo, di de- Ter diré . zir . .

T i m e ; timo ¡di te- Ter haüere; ner .

Eftúue , cftüuo , 4* Tereffere. • e f t a r . • • : ,

Truxe , trüxo , <ü Ter portara traer, .-,

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404 LIBBJ) Q^V sAlP^Q Supe , íupo, di ia- Ter [apere .

ber. Vine, uino, di ue- Ter uenire .

nir. Cupe cupo , di ci- Tcrcapire,

ber.

1^1 futuro del dimoflratiuo dituttetre le (ongingationi nella prima Jeconda, & tev^a pa-fim del numero del meno, & ter%a del nu­mero del pin fijh l'accento nellultima fi come. amaré ; amarax; amara , c a.maran, delpiü, harc harás ; hará; c harán , del piü , dircj dirás ; duá ; c dirán ; del piü . haurt*, haurás, haurá; e haurán; del piu ; comcrc'jComcráSjComerájC comerán;¿e/ piüt podré, podrás; podrá; c podran ; del piu ; tendré, tendrás ; cendrare tendrán, delpiu¡ uendrc; ucndrás;uendrá,c ucndrán,ífe/p/«; di amar; h azor; dezir ,• hauer comer; poder tener; ucnir; liquali tutti nella prima, e , fe-canda del piH di detto futuro, hanno l'accento nella. penúltima e non nelTultima; percioche ui fi accrcfce una filiaba; come amaremos;ama-rcys;haremos; haréys j diremos 5 diréys 1 haurenios ; haureys, podremos: podreys, ecofiglialtri.

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Tutti i uerhi neUa ter^a perfom deW impera, titio , nel numero del p» • hamo l'accento nel^ i'ultima fie orne Cafíigliani. Tofiani. Amadihazédj-dezid; órnate \ [ate i dita

aportad, uenid, co giuocateiuenite;maik med. giate.

Che per finir , come habbiamo detto, in d ; hamo l'accento neü'ultima , benche aÜc uolte nclcommun parlare fi Uua detta ©, ma nondi-meno, refla Caccento neWultima, e fa ama , hazé , dezi ; eír-c.

'l>ella antepenúltima non truouo tempo al~ enno, che habbia l'accento, eccetto l'imperfet-to del dimofiratiuo , ouer defideratiuo, e fog" pmtiuo, chefanno amaííe, amara; & que-fio folamente nella prima efeconda perfona det numero delpiu ¡come.

Caftigliani. To/cani. Amauamos ; araáu» ^maudmo > amttui»

des, te»

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^o6. riBtlQ Qrj£lTOS Levamos •, leyades j Leggeminoieggeuate', Ovamos ,• -oyades ;. Vdiuarno , udiiidte . Enfeñauaraos : enfe Enfegnauamo[y enfe^

ñauades. gnanate.

J9< amana, leya, oya, enfcñaua , prime perfone , di dettó impcrfetto. ]

Del defideratiuo e fogginntiHo, come,

Caftigíiani. Tofiani. HolgáíTémos. holgá Code(imo , godeñi,

fcdcs, Cupieífemos ; cu— Cafe filmo , -ca^efli , '

piclíedes . Pixciícmos I dixcfe- Dkefihno, áiccfii >

des.

Mt il medefmo é in queft'altri. Holgáramos, holgáradcs. Cupiéramos ; cupierades,

. Dixeramos, dixcradcs;

E cofi tutti gli altri tempi, queñi nengom da holgar, caber ,'dczir, uerhí della prima f. feconda,& ter^a congmgatione, tutti gli altri tmpi ytlís ft trouerannofuor di cjueñi notati ,• haueranno l'accentQwlla penúltima ; come fi

pQtrÁ

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DELLJ: Ll'H. CJiS. 407 potra, uedere nel leggere , & proferiré detti ucrbi .

Et tanto mi bafli intornoa gliaccenti ,eJr a dette ojjeruationi: cfeforfe non ho (piegato cofi hene come era nece(Jario, I'Idioma cafti-gUano nel uólgare tofcano, non uj, meramgha-te, pcrüoche alcmi modi di parlar noflri fono' $antodifficili che, é quafi impojiibile dichiarar '•• U come fi comiene, pigliate per-a l'in- Í

tentione con che ho fatto éetta ' : opera che é ñata il guftíK . . >

i£)r utilita > di coloro , : che uorranno co-

. ' ; • tal lifigua . impara

re.

IL FIT^E HEL QFUBJ'O ET ultimo libro delk OQeruationi deüa.

lingua Céidigliana di M, Cro uanni Miranda.

fe

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R ,E G I S T R o • ^BCDEFGHJKLM'HO'PQ^FiSTy

xrz ají BB CC.

*# Tuttifonó ¿luadem eccetto CC. che e Duerna

am