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  • Ministero della Salute

    Direzione generale della Prevenzione Sanitaria

    Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie

    Piano nazionale Alcol e Salute Roma, 7 Febbraio 2007

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    Riferimenti normativi

    Questultimo decennio ha visto un notevole incremento di atti normativi e programmatici di ambito nazionale e internazionale relativi alle problematiche alcologiche, che possono costituire una solida base per limplementazione di adeguati interventi ai bisogni emergenti nelle varie realt territoriali del Paese in relazione ai problemi alcolcorrelati. LAccordo Stato/Regioni del 21.1.1999 ha inserito il coordinamento delle attivit relative allalcoldipendenza nellambito delle attivit dei Dipartimenti per le dipendenze delle Aziende USL, vincolando ad assicurare per i problemi alcolcorrelati lerogazione di interventi interdisciplinari integrati e la disponibilit di risorse adeguate alla complessit dei problemi. La legge 181.2.1999 n. 45 ha esteso i finanziamenti del Fondo nazionale per la lotta alla droga presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri anche a progetti regionali e nazionali in materia di alcoldipendenza correlata. Il Decreto legislativo 19.6.1999 n.229 ha previsto espressamente, allart. 3 septies comma 4, la collocazione della dipendenza da alcol nellambito delle aree cui attengono prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria, da assicurarsi da parte delle aziende sanitarie in quanto comprese nei livelli essenziali di assistenza. LAtto di intesa Stato-Regioni del 5.8.1999, determinando i requisiti minimi standard per lautorizzazione al funzionamento e per laccreditamento degli enti e delle associazioni private che operano nel campo della prevenzione, cura e riabilitazione delle persone dipendenti da sostanze di abuso, costituisce evidentemente una regolamentazione anche degli enti operanti nel settore della dipendenza da alcol. La Legge 30.3.2001 n.125 Legge quadro in materia di alcol e problemi alcolcorrelati prevede un insieme di adempimenti finalizzati alla prevenzione, cura e reinserimento sociale degli alcoldipendenti, di competenza sia delle Amministrazioni centrali, e in particolare Salute e Solidariet sociale, che delle Amministrazioni regionali. La legge prevede in particolare uno stanziamento di fondi per il monitoraggio dei dati relativi allabuso di alcol e ai problemi alcolcorrelati ( 516.457,00 annue dal 2001) e per le azioni di informazione e di prevenzione negli ambienti scolastici, militari, penitenziari, di aggregazione giovanile ( 1.032.914 annue dal 2001), assegnati al Ministero della Salute. E previsto altres uno stanziamento di fondi al Ministero dellInterno ai fini dellintensificazione dei controlli sulla guida. Nel Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 la riduzione dei consumi e degli abusi di alcol stata assunta quale specifico obiettivo da conseguire tramite un insieme di azioni finalizzate alla acquisizione di stili di vita pi compatibili col mantenimento di un buon livello di salute da parte della popolazione. Il Piano sanitario nazionale 2003-2005, confermando tra gli strumenti fondamentali di prevenzione ladozione di stili di vita sani, configura la prevenzione dellabuso alcolico, e in particolare di quello giovanile, quale specifica tematica da inserire nei programmi di abbattimento delluso e abuso di sostanze. In tal modo il Piano sanitario pone le premesse per lattuazione nel nostro Paese dei due pi recenti, sottoindicati provvedimenti sanitari dellUnione Europea in materia alcologica:

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    -Raccomandazione del Consiglio Consumo di bevande alcoliche da parte di bambini e adolescenti, approvata dal Consiglio dellU.E. nel giugno 2001, finalizzata alla protezione delle giovani generazioni dal rischio rappresentato dai nuovi modelli di consumo. Con essa il Consiglio invita gli Stati ad esprimere un particolare impegno, nel quadro delle misure da adottare in relazione al problema dei giovani e lalcol, in due settori principali: -quello attinente agli interventi di formazione/sensibilizzazione/promozione della salute/prevenzione, da attuarsi anche tramite gli strumenti individuati dalla ricerca finalizzata e la partecipazione dei giovani alle attivit di politica sanitaria che li riguardano; -quello attinente agli interventi sulla promozione, commercializzazione e vendita delle bevande, da attuarsi tramite la cooperazione con i settori economici interessati; -Conclusioni del Consiglio su una strategia comunitaria per la riduzione dei danni alcolcorrelati, anchesse approvate dal Consiglio dellU.E. nel giugno 2001, in cui la Commissione invitata a studiare la possibilit di sostenere una strategia comunitaria globale volta a ridurre il danno alcolcorrelato, a completamento delle politiche nazionali e per lavvio di un piano per le diverse azioni. Nel documento si prende atto che il consumo di alcol uno degli elementi determinanti per la salute nellUnione Europea, e vengono a tale proposito proposte strategie di ampio respiro, che includano misure da adottarsi anche in settori diversi da quelli di sanit pubblica, quali la ricerca, la tassazione, i consumi, la salvaguardia del consumatore, i trasporti, la pubblicit, il commercio, la sponsorizzazione. Adottando quali fondamentali punti di riferimento il Piano di Azione europeo per lalcol promosso dallO.M.S. per gli anni 2000-2005 (III fase), il documento O.M.S. Framework from Alcohol Policy in the European Region, la Risoluzione WHA 58.26 delO.M.S. Public health problem caused by harmful use of alcohol nonch la Dichiarazione di Stoccolma sui giovani e lalcol, viene in particolare indicata la necessit di basare le strategie e le azioni sullo sviluppo di sistemi informativi e di monitoraggio relativi ai consumi alcolici, ai danni alcolcorrelati, alle politiche e alla loro efficacia in ambito comunitario. Razionale Il consumo di alcol uno degli elementi determinanti per la salute di una popolazione ed ormai evidente a livello scientifico la correlazione tra lelevato consumo di alcol e laumento del rischio di morbilit e disabilit psicofisica nonch di mortalit per alcune cause. LItalia un Paese in cui il consumo di bevande alcoliche, e in particolare di vino, fa parte di una radicata tradizione culturale e lassunzione moderata di alcol una consuetudine alimentare molto diffusa. Negli ultimi anni si stanno inoltre diffondendo, sopratutto tra i giovani, modelli di consumo importati dai Paesi del Nord Europa che comportano notevoli variazioni nella quantit e qualit dei consumi, con un progressivo passaggio da un bere incentrato sul consumo di vino o bevande a bassa gradazione alcolica, a completamento dei pasti, a un bere al di fuori dei pasti, talvolta in sostituzione degli stessi, e in occasioni ricreazionali, con uso di bevande ad alto contenuto alcolico e in quantit spesso eccessive. In queste condizioni lalcol diviene un possibile facilitatore al consumo di altre droghe.

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    Un ulteriore elemento di problematicit rappresentato dai consumi di bevande alcoliche tra i migranti con modalit, per culture, tradizioni e scopi, differenti da quelle finora descritte. Tali nuovi modelli convivono ancora con quelli tradizionali, variamente distribuiti tra le diverse classi di et e i sessi, e ci rende piuttosto complessa in questo momento storico la realt italiana. Ogni modello di consumo comporta daltra parte rischi specifici per la salute e la sicurezza, ed pertanto importante rivolgere grande attenzione allo studio e al monitoraggio della distribuzione dei consumi e dei modelli di consumo nelle varie fasce di popolazione, valutando i rispettivi rischi di morbilit, mortalit e danno sociale per poter predisporre un adeguato sistema di interventi di prevenzione primaria e secondaria. Per gli anni 1992-1999 lItalia ha aderito al Piano di azione europeo per lalcol, I fase, promosso dallO.M.S. con lo scopo di aiutare gli Stati Membri ad ottenere una riduzione significativa nel consumo di alcol nocivo per la salute e l'adozione di misure di lotta contro i comportamenti ad alto rischio. In relazione a ci lItalia ha adottato strategie di sviluppo per le attivit del settore alcologico e raggiunto risultati importanti, centrando il target proposto dallO.M.S. della riduzione del 25% dei consumi annuali pro-capite di alcol puro, cui ha fatto riscontro negli stessi anni la riduzione del tasso di mortalit per cirrosi epatica. LItalia ha altres aderito nonch partecipato attivamente alla formulazione del II Piano di Azione europeo per lalcol proposto dallO.M.S. per gli anni 2000-2005. Col Piano di Azione Europeo, II fase, lO.M.S., preso atto che il consumo dei prodotti alcolici responsabile del 9% del totale delle cause di morte nella Regione europea, correlato a incidenti e a episodi di violenza ed responsabile di larga parte della riduzione delle aspettative di vita in molti Paesi, propone agli Stati membri un programma di ampio respiro, che investe le competenze e le responsabilit di autorit non soltanto sanitarie ma anche di altri settori quali quello economico e sociale, il cui obiettivo ultimo quello di prevenire e ridurre i danni alcolcorrelati nella Regione europea. LItalia ha rafforzato negli ultimi anni il sistema di servizi sociali e sanitari finalizzato a prevenzione, trattamento e riabilitazione della dipendenza da alcol, e con la legge 125/2001 stata introdotta una regolamentazione in settori non direttamente sanitari, quali la pubblicit, la vendita, il lavoro, etc. Daltra parte la legge 125/2001 non ancora completamente attuata e molto rimane da fare. Il valore degli indicatori di danno alcolcorrelato ancora elevato nel nostro Paese e il sistema di prevenzione e assistenza ancora lontano dal far fronte ai bisogni. Per quanto attiene laspetto socio-sanitario, in molte Regioni le associazioni del volontariato appaiono ancora svolgere, in particolare