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TAV. I
PARIGI, LOUVRE - LODOVICO CIGOLI: LA DEPOSIZIONE (INV. 88o)
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ENRICA FIANDRA
PORTE E CHIUSURE DI SICUREZZA NELL'ANTICO ORIENTE
R OMAN GHIRSHMAN donava nel 1958 all ' Istituto Italiano per il Medio e l'Estremo Oriente, diretto in quel tempo da Giuseppe Tucci, un esemplare
di pomello a piastra proveniente dalla città sacra di Dur Untash T choga-Zanbil (Iran) .
Si tratta di un grande pomello (fig. 1 e TAv. I, r-3) t l di ceramica invetriata con base quadrangolare, appartepente ad una categoria di pomelli con l'iset·izione U 1Un-tash-0 Napirisha (GAL), rinvenuti in gran numero accuratamente stivati nei depositi della ziggurat. 2 )
L'oggetto fu depositato nel 1959 presso il Museo Nazionale d 'Arte Orientale di Roma dove è ora conservato; fu esposto dal 1959 al 1979 ed è tuttora inedito.
La ragione della sua presentazione è dettata principalmente dai rapporti che si possono stabilire tra esso e la grande quantità di elementi, simili, ritrovati in altri scavi in Oriente e che ancora non hanno trovato una loro precisa collocazione funzionale.
L'indagine sulla funzione delle cretule attraverso l'esame dell'impronta lasciata sul retro di esse dall'oggetto sigillato, ha portato, com'è ormai noto, alla individuazione di una particolare categoria di cretule usate essenzialmente su pomelli per la chiusura delle porte (fig. 2). 2 ) Questo risultato, se da un lato ha stimolato l'approfondimento della ricerca sulle origini dell'organizzazione amministrativa nel campo dell'economia antica, 3) dall'altro rappresenta un invito all'indagine " tecnologica, sul funzionamento dei sistemi di chiusura e di sicurezza adottati per gli accessi sia alle città sia alle stanze all'interno dei complessi architettonici antichi.
Tra gli esempi più significativi che offrono la possibilità di una estesa e variata ricerca vi è la città sacra di Tchoga-Zanbil (fig. 3) dalla quale proviene il pomello qui presentato.
Un esame sul posto, compiuto nel 1976 per una verifica diretta delle strutture architettoniche e dei loro elementi accessori, ha sollecitato l'analisi fun-
Cartina dell'antico medio-oriente con le località citate nel testo
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I - ROMA, MUSEO NAZIONALE D'ARTE ORIENTALE PROIEZIONE E SEZIONE DEL POMELLO DA TCHOGA-ZANBIL
zionale dei sistemi di chiusura e di sicurezza adottati nell'antico oriente a partire dal IV millennio. La ricerca che ne è derivata ha procurato delle conseguenze interpretative nuove e anche inattese legate, peraltro, agli studi sull'uso dei sigilli e delle cretule per porte e chiavistelli.
Verso la metà del XIII secolo a.C. il sovrano e\amita Untash-Napirisha fece costruire un centro religioso che, dal suo nome, fu chiamato Dur-Untash, situandolo a circa 30 km. di distanza da Su~a, capitale dell'Elam. Come afferma Roman Ghirshman 4l il sovrano per tutto il periodo del suo regno (1265-1245 a.C.) 5) si dedicò interamente alla costruzione della città sacra: migliaia di oggetti che costituivano la dotazione del tempio, compresi i mattoni, portano il suo nome e il suo titolo: Un-
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tash-Napirisha (GAL). Con la sua morte vi fu un brusco arresto dei lavori; il fratello Kidin-Khutran, suo successore, sembra non aver avuto alcun interesse a continuarne l'opera. Forse una valida ragione, che giustificherebbe la sospensione dei lavori, è offerta proprio dalla presenza delle innumerevoli iscrizioni impresse ovunque con il nome del fratello e predecessore. Il centro di pellegrinaggio perdette di colpo la sua importanza e precipitò verso l'abbandono. Non riuscì più a risollevarsi e connuò nel degrado fino alla spogliazione del poco rimasto all'epoca della conquista assira verw il 640 a.C. In epoca achemenide, soltanto la ziggurat era agibile e forse solo nella sua parte inferiore.
L'indagine sui sistemi di chiusura di sicurezza avrà inizio proprio da questo eccezionale monumento (fig. 4); saranno poi analizzati via via le porte delle cinte murarie e gli altri edifici sacri della città santuario.
La ziggurat di Tchoga-Zanbil (fig. 5), come gli edifici appartenenti a questa tipologia, è un organismo dalla struttura tecnica e formale assai compatta e geometrica, ma articolata, nella distribuzione planimetrica e spaziale interna, in aderenza al soddisfacimento delle diverse ed eterogenee funzioni in essa accorpate.
È nota la sua primaria destinazione sacrale, ma molte altre funzioni sorte in dipendenza delle esigenze del culto trovano il loro espletamento in locali appositamente progettati e predisposti. Tra questi in primo luogo vi sono i magazzini situati al primo piano in area periferica. Ad essi sono destinati numerosi locali articolati e d~sposti in funzione del contenuto in essi depositato. E noto 6l che i santuari e in generale i luoghi sacri rappresentano anche centri di potere e di interessi materiali di notevole rilevanza. Spesso le donazioni non sono del tutto spontanee e si configurano piuttosto come tasse obbligatorie. Di qui l'esigenza di grandi spazi riservati allo stivaggio delle offerte e a tutto quanto doveva garantire il funzionamento dell'intero complesso. Vi sono ambienti di servizio anche di piccole dimensioni, posti in posizione di difficile accesso, ben protetti da chiusure manovrabili dall'esterno. Erano forse questi i "tesori , dove si custodivano le merci e i manufatti più preziosi.
Questi locali erano disposti lungo il lato sud orientale della ziggurat; nella metà verso levante di questo stesso lato, attraverso un varco coperto a volta si accede al vano 19 (fig. 5). Da questo, proseguendo verso destra, si raggiungono i vani 20, 21, 22 e a sinistra il vano r8 (fig. 5).
L'insieme di questi vani è denominato da Ghirshman tempio d'Inshushinak B. 7l Che cor,tenesse preziosi tesori sembra potersi dedurre dalle attenzioni riservate alle chiusure di sicurezza delle porte e dalle dimensioni dei catenacci. La porta d'accesso al vano rg rivelava la consueta particolare eleganza nel rivestimento di canne di vetro bianco e nero disposte obliquamente sull'imposta !ignea. Questa porta si
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apriva avanti-destra ruotando su un montante di legno trattenuto in alto da un cardine di pietra ritrovato in posto i il montante, in basso, terminava con un puntale di pietra cavo nel quale era infisso e che, a sua volta, ruotava agevolmente su un appoggio lapideo. All'interno, sulla spalletta di sinistra per chi entra, è infissa una pietra grigia lavorata ad anello nella parte sporgente, con il foro passante di diametro cm. 8,5 recante il nome inciso di Untash-Napirisha (figg. 6 e 7). In corrispondenza del foro, immerso orizzontalmente nello spessore della muratura, vi è un tubo di terracotta. Questi due elementi servivano a facilitare lo scorrimento del catenaccio: il paletto era guidato dall'anello di pietra che ne regolava la posizione e si infilava con giustezza nel cilindro di terracotta annegato nella muratura. I due elementi avevano la funzione di mantenere orizzontale il catenaccio.
KISH
1 o cm.
2 - PROFILI DI POMELLI RICAVATI DAL CALCO DEL RETRO DI ALCUNE CRETULE RITROVATE IN VARIE LOCALITÀ
3- TCHOGA-ZANBIL- VEDUTA AEREA DEL SANTUARIO (da Ghirshman)
Tra i vani 20 e 21 vi è un'altra porta che aveva la possibilità di essere serrata con un robusto catenaccio (figg. 8 e g). L'imposta anche qui si apriva avanti- destra verso l'interno del vano 21. Infisse nella spalletta sul lato interno della stanza vi erano due grosse pietre appiattite fornite entrambe verso l'estremità libera di un foro passante di cm. g di diametro. Anch'esse recano il nome di Untash-Napirisha. Servivano per sorreggere un grosso catenaccio che assicurava lo sbarramento della porta. La manovra del catenaccio avveniva dall'esterno i solo così chi serrava la porta non sarebbe rimasto bloccato all'interno della stanza. Il sistema doveva essere del tutto analogo a quello
4- TCHOGA-ZANBIL- LATO NORD-OVEST DELLA ZIGGURAT RIPRESA NEL 1976
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5 - TCHOGA-ZANBIL - PLANIMETRIA DELLA ZIGGURAT, DELLA CINTA INTERNA DI MURA E DI ALCUNI TEMPLI (da Ghirshman)
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6 - TCHOGA-ZANBIL, LA ZIGGURAT - INTERNO DEL VANO I9 SUBITO DOPO LO SCAVO. SONO VISIBILI L'ANELLO DI PIETRA E IL TUBO DI TERRACOTTA INSERITI NEL MURO (da Ghirshman)
7 - TCHOGA-ZANBIL, LA ZIGGURAT - ANGOLO DEL VANO I9 NEL I976
8 - TCHOGA-ZANBIL, LA ZI GGURAT - INTERNO DEL VANO 2I CON I SUPPORTI LAPIDE! DEL CATENACCIO (da Ghirshman)
9 - TCHOGA-ZANBIL, LA ZIGGURAT - IL VANO 2I NEL I976, DOPO I RESTAURI
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comunemente adoperato in Egitto (fig. w). 8) Si attuava lo scorrimento per mezzo di una corda fissata al catenaccio e passante all'esterno attraverso opportuni fori praticati nello spessore delle imposte. Dopo la manovra di scorrimento del catenaccio la porta rimaneva serrata; la corda veniva avvolta intorno al pomello infisso nella mura tura all'esterno, a lato dell'accesso. Nel caso di Tchoga-Zanbil il pomello di bronzo (fig. II), trovato ancora infisso nella parete laterale della spalletta di sinistra del varco verso il vano 21, conferma che il sistema di chiusura era manovrato dall'esterno secondo la procedura descritta.
La forma del pomello, ora conservato al museo di Teheran, è perfettamente funzionale e merita una accurata presentazione. La parte infissa nel muro ha la forma allungata e appuntita di un cavicchio; una aletta sporgente impediva la sua estrazione dal muro e la rendeva più stabile e fissa nella malta che la tratteneva. La testa a forma di corolla è decorata con raggi impressi che convergono in un bottone centrale. In proseguimento, un tratto cilindrico delimitato da un disco, sporgeva rispetto al filo del muro ; intorno ad esso era assicurata la corda che garantiva
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IO - CHIUSURA DI SICUREZZ:A USATA A DEIR EL MEDINA (da Koenigsberger)
la chiusura di un piccolo vano (m. 4,25 x 3,50) dotato di un possente catenaccio al quale era affidata l'inviolabilità della porta. Si può supporre che un sigillo fosse applicato per garantire che la porta non era stata violata da intrusi. Probabilmente la cretula non era pressata sul pomello, ma sulla corda stessa, secondo il sistema attestato dai numerosi esempi coevi in area egiziana. g)
Gli scopritori non seppero attribuire una convincente funzione a questo curioso oggetto sporgente dal muro accanto ad una porta e pensarono ad un appiglio a cui legare una tenda o appendere una chiave: IO)
ora sappiamo che in genere presso la porta di ogni vano chiuso con chiavistello vi era un pomello per avvolgervi la corda tesa proveniente dal battente serrato.
Per analogia si può pensare che anche la porta d'accesso al vano 19 avesse un pomello a cui avvolgere la corda del catenaccio, dopo la manovra di chiusura effettuata dall'esterno. In effetti sulla spalletta di sinistra è ancora visibile un foro ove probabilmente
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II - TEHERAN, MUSEO ARCHEOLOGICO- POMELLO DI BRONZO DA TCHOGA-ZANBIL (da Ghirshman)
era infisso un pomello di bronzo simile al precedente oppure di terracotta smaltata come quelli conservati in abbondanza nei magazzini della ziggurat.
Le quattro stanze che hanno come ingresso il vano 19 più che ad un tempio fanno pensare, come si è visto, a luoghi atti ad essere serrati e posti sotto sigillo; tanto più che a lato del vestibolo 19, verso S-0, vi è la stanzetta 18, con un letto: ha tutto l'aspetto di un vano di servizio per un guardiano. Sembrerebbe, dunque, trattarsi di luoghi sicuri ove conservare materiale prezioso e minuto: ciò in considerazione dei grandi catenacci che le dimensioni dei loro supporti lapidei ci rivelano, in rapporto e in contrapposizione alla esigua superficie delle stanze. Occorre a questo punto, tener presente che la porta nell 'antichità ha un diverso valore e significato rispetto a quello attuale e cioè non era usata soltanto per rendere indipendenti gli ambienti o per assicurarne la riservatezza: in genere a questo scopo erano sufficienti cortine, tende e stuoie. I battenti servivano innanzitutto a serrare, per ragioni di sicurezza e di controllo, alcuni ambienti destinati a contenere merci, prodotti o manufatti conservati sotto sigillo.
La presenza nei complessi architettonici di affissi, intelaiature, architravi e cardini comporta di conseguenza l'esistenza di indispensabili accessori per chiusure di sicurezza e cioè chiavistelli, monachetti, pomelli e cavicchi per assicurare e garantire la chiusura controllata delle porte attraverso l'indispensabile complemento della cretula bollata con il sigillo.
A Tchoga- Zanbil non erano in uso soltanto pomelli di bronzo del tipo di quello rinvenuto ancora infisso nel muro: venivano utilizzati pomelli di terracotta smaltata nella parte in vista (fig. 13, b). Questi pomelli erano lasciati grezzi e appositamente torniti con ondulazioni a rilievo nella porzione che doveva restare inglobata nel muro; la parte sporgente era invetriata e foggiata a forma di pomo schiacciato, a volte con una profonda scanalatura per meglio accogliere la corda proveniente dal catenaccio che vi si avvolgeva. La posizione più probabile di questi pomelli doveva essere a lato delle porte. Negli scavi se ne sono rinvenuti a centinaia con il nome del re Untash-Napirisha accuratamente immagazzinati nei vani ricavati
· lungo il lato di N-E della ziggurat (figg. 12- 15). Sul lato di N-E erano dunque situati i magazzini contenenti le riserve delle diverse tipologie di pomelli adatte alle differenti destinazioni d'uso e precisamente collocati nelle stanze 26, 27 e 28 (fig. 5). Nel vano 27 erano rimasti soltanto 2 pomelli. Nel vano 26 vi erano 223 pomelli di foggia diversa con il nome del re. Nel vano 28 furono trovati oltre 700 pomelli del tipo senza piastra di base. Un gruppo di 10 pomelli con piastra furono trovati sul piano inclinato della faccia di N-E della ziggurat e a due metri di distanza stava un gruppo di pomelli senza piastra. ul
Un altro nucleo di 27 pomelli di questo tipo è stato trovato nella porta N, presso il tempio di Gal. Sembrerebbero non posati direttamente sul pavimento;
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TAv. II
I - 3 - ROMA, MUSEO NAZIONALE D'ARTE ORIENTALE - POMELLO A PIASTRA DA TCHOGA- ZANBIL, IRAN; 4 - TORINO, MUSEO EGIZIO -POMELLO LIGNEO INSERITO A INCASTRO NEL TELAIO DI PORTA DA DEIR EL MEDINEH; 5 - 7 - PARIGI, MUSEO DEL LOUVRE - POMELLI DI CERAMICA INVETRIATA E DI PIETRA DA SUSA, IRAN; 8 - DAMASCO, MUSEO ARCHEOLOGICO - ELEMENTO DI ARDESIA A FORMA DI PROTOME TAURINA UTILIZZATO COME POMELLO, DAL TEMPIO DI ISHTARAT A MARI (N. S- 0 - 2.057); 9 - DAMASCO, MUSEO ARCHEOLOGICO -
FRAMMENTO DI PIASTRA PER POMELLO DA MARI (M. 326)
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12 - ESEMPLARI DI POMELLI IN USO A TCHOGA-ZANBIL CON LA SCRITTA UNTASH- NAPIRISHA (da Ghirshman)
forse furono portat1 m ceste o altri contenitori fino a quel punto per essere utilizzati altrove. 12l
Nei vani 23 e 24 erano situati i depositi delle imposte delle porte con rivestimento di canne di vetro, analoghe a quelle trovate ancora in posto nell'accesso al vano rg, per essere impiegate nel momento del bisogno in sostituzione di quelle deteriorate. Nel lato di N-0, sempre allo stesso livello, erano i ma-
gazzini con cereali e liquidi conservat1 m grandi giare. 13l T ornando alla destinazione dei vani qui presi in esame è importante sottolineare che tutte le stanze citate appartengono alla parte bassa della ziggurat e ne occupano la fascia periferica; il contenuto di quelli posti su tre lati assicura la loro destinazione a magazzino per merci comuni. l4l Per quelli del quarto lato, come si è visto, l' interpretazione
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più probabile è quella che essi accogliessero e conservassero oggetti di pregio donati fin dall'origine dal re costruttore e forse anche altre cose preziose portate in dono al santuario. Tale interpretazione sembra meglio aderire alla forma e alle dimensioni degli ambienti angusti, ma ben protetti e serrati. Naturalmente nulla del contenuto originario è sopravvissuto alle
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13 - ALTRO TIPO DI POMELLO CON PIASTRA E P OMELLO SEMPLICE DA TCHOGA-ZANBIL
(da Ghirshman)
spogliazioni del santuario. La destinazione a deposito del grande settore di S- E risulterebbe in tal modo analoga a quella degli altri tre lati.
La grande quantità di pomelli ritrovati nei depositi 26 e 28 (figg. 14 e 15) della ziggurat ha indotto gli scavatori ad attribuire loro una funzione che ne giustificasse anche il numero : essi furono definiti elementi architettonici con funzione decorativa di soffi t ti e pareti. '5>
Per la verità la loro forma è così curata nei particolari finalizzati ad una precisa funzione come quella di trattenere i giri di una corda, da far pensare che essa sia la conseguenza diretta dell'uso al quale i pomelli erano destinati ed è invece poco giustificata dall'impiego esclusivamente decorativo loro attribuito. I pomelli a piastra hanno un profilo caratteristico: una scanalatura alla base trattiene la prima spira di corda, una parte centrale funge da rocchetto per l'avvolgimento della corda stessa e infine la calotta terminale si allarga appiattendosi in una forma convessa che impedisce alle spire di sfilarsi (fig. I e TAV. II, 2).
Del resto nessun altro impiego più convincente era stato finora intravisto. Proprio la scoperta dell'uso dei pomelli di ogni materia e foggia, offertami dallo studio delle cretule adoperate in campo amministrativo, ha suggerito un riesame dell'intera questione per meglio individuare la funzione dei pomelli di terracotta invetriata o di pietra.
Il caso che meglio risponde a questo intento, per la ricchezza della documentazione, è rappresentato dalla porta reale ,6) e da questa ha inizio l'esame dei dati raccolti durante il ritrovamento archeologico. Il risultato di questa analisi permette di avanzare una ipotesi alternativa, confortata dall'aderenza alla fun zionalità dei pomelli di varia foggia e permette inoltre di mettere in evidenza gli elementi e gli accorgimenti che caratterizzano i sistemi di sicurezza e ne rendono efficace l'attuazione.
La fotografia della porta reale eseguita al momento dello scavo (fig. 16) e l'accurato rilievo (fig. 17) ci presentano in ordine di crollo gli elementi superstiti che appartennero un tempo alla porta. La posizione nel cumulo di macerie degli accessori che stavano infissi sulle imposte rivela che la porta era chiusa al momento degli ultimi eventi drammatici che cancellarono l'esistenza del centro religioso e tale rimase, in completo abbandono, fino alla sua consunzione ed al conseguente crollo per fatiscenza della parte !ignea.
I diversi pezzi inseriti in vario modo nello spessore degli affissi e ad essi trattenuti, sono caduti per gravità in corrispondenza della loro posizione originaria, come i quattro elementi di pietra con le loro asole per lo scorrimento del catenaccio. R. Ghirshman e i suoi collaboratori hanno potuto ricostruire con esattezza la struttura della gigantesca porta, che ha una luce di m. 5,70, ed il suo funzionamento. Ma non tutti i componenti recuperati nello scavo compaiono nella ricostruzione descrittiva e grafica: i quattro pomelli ne sono stati esclusi (fig. 18).
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14- TCHOGA-ZANBIL, MAGAZZINI DELLA ZIGGURAT DEPOSITO DI POMELLI DA MURO NEL VANO 28
AL MOMENTO DELLO SCAVO (da Ghirshman)
Sia nel disegno, sia nella fotografia (figg. 16 e 17), si notano quattro grandi pomelli con piastra quadrata, spezzati, tra le macerie della porta scomparsa, anche essi nel loro ordine di caduta. Dai dati di scavo si può risalire così alla ricostruzione dell'aspetto originario della porta: gli anelli di pietra erano trattenuti da bande di metallo agli affissi in cui erano parzialmente inseriti e servivano a sorreggere il catenaccio e permetterne lo scorrimento, all'interno della porta. I pomelli di terracotta erano anch'essi fissati alle imposte, forse a due a due contrapposti, all'interno e all'esterno.
Come tutti i pomelli di questa foggia, anch'essi sono cavi, perché dovevano calzare dei cavicchi solidali con le imposte della porta. Si può supporre, per analogia d'uso con i pomelli !ignei, che il chiavistello, a chiusura avvenuta, fosse assicurato mediante una corda avvolta intorno ad una coppia di pomelli ceramici. E ancora, che l'operazione di chiusura e apertura della porta si svolgesse dall'interno secondo una procedura di controllo analoga a quella seguita in area ittita. '7l
Nella ricostruzione proposta (fig. 19) il chiavistello viene collocato all'interno rSl per alcune considerazioni di carattere pratico ed anche estetico, confortate dalla posizione di ritrovamento dei quattro monachetti di pietra che reggevano il catenaccio. Non pare
pensabile che il chiavistello e l'apparato per il suo scorrimento fossero collocati, non solo sul lato più appariscente della porta, ma in una posizione che non offriva alcuna garanzia contro l'apertura dolosa. In pratica il catenaccio all 'esterno era a disposizione di chi volendo entrare poteva a suo piacimento manovrarlo. Inoltre uno dei supporti lapidei (fig. 20) reca una sporgenza attraversata da un foro entro il quale si poteva introdurre un fermo per bloccare il catenaccio. Ciò serviva per rafforzare la sicurezza ed è nello stesso tempo una conferma che l'apparato di chiusura si trovava all'interno; esso infatti impediva che fosse manovrato con le corde dall'esterno. Si tratta, in questo caso, di un sistema di chiusura diverso da quello adottato nel vano 21 manovrabile anche dall'esterno.
Ed è alla luce di queste considerazioni che si è proposta la nuova ricostruzione derivata dalla documentazione di scavo.
In particolare il punto di ritrovamento dei pomelli, non rimossi dalla loro posizione di caduta, come tutti gli altri accessori della porta, depone a favore di essa. I pomelli sarebbero così collegati al sistema di chiu-
15 - TCHOGA-ZANBIL, MAGAZZINI DELLA ZJGGURAT DEPOSITO DI POMELLI A PIASTRA NEL VANO 26
AL MOMENTO DELLO SCAVO (da Ghirshman)
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sura della porta ed avrebbero una funzione pratica che sostituirebbe l'interpretazione più improbabile o per lo meno riduttiva di considerarli come elementi di generica decorazione architettonica. Tra l'altro nessun pomello fu rinvenuto in posizione tale da giustificare la sola decorazione architettonica loro attribuita, mentre, come questo ritrovamento conferma, essi stavano confitti sulle imposte della porta reale.
16- TCHOGA-ZANBIL, LA ZIGGURAT- CINTA INTERNA DELLE MURA: LA PORTA REALE DURANTE LO SCAVO (da Ghir.;hman)
In altri casi i monachetti erano di bronzo; '9l essi attraversavano per tutto lo spessore gli infissi ed erano ribaditi sull'opposta facciata. La loro funzione di reggere e facilitare lo scorrimento dei catenacci è sempre la stessa siano essi di pietra, infissi nei muri o trattenuti sulle imposte per mezzo di fasce metalliche, siano essi di metallo.
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17- TCHOGA-ZANBIL, LA ZIGGURAT - RILIEVO DELLA PORTA REALE DURANTE LO SCAVO. SONO VISIBILI, TRA GLI ALTRI ELEMENTI DELLA PORTA, I RESTI DEI POMELLI A PIASTRA
(da Ghirshman)
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18- TCHOGA-ZANBIL, LA ZIGGURAT RI COSTRUZIONE DELLA PORTA REALE, VISTA DALL'ESTERNO
PROPOSTA DA GHIRSHMAN
Le due imposte, a porta aperta, erano accolte nelle riseghe laterali opportunamente e appositamente ricavate nello spessore del muro delle torri, secondo una antica tipologia orientale. Questo funzionale sistema di far scomparire lo spessore delle imposte in apposite r iseghe era usato nelle porte delle cinte murarie e nelle porte d'accesso ai palazzi. 2ol
Numerose erano dunque le porte e gli usci di stanze della z iggurat e degli edifici sacri di Tchoga-Zanbil che avevano la possibilità di essere serrati con catenacci e chiavistelli ed abbondanti erano i varchi dotati di grandi portoni che si aprivano nella triplice cinta muraria che circondava il santuario e i suoi edifici sacri. 2 '> Di conseguenza i pomelli fissati sulle porte e confitti nella spalletta dei passaggi erano in gran quantità. Il rapido declino del santuario sembra anch'esso responsabile del mancato consumo dei diversi pomelli custoditi nei magazzini che era naturalmente legato alla frequenza di apertura e chiusura delle porte nel momento dell 'attività più intensa del santuario. A rendere definitivamente inutilizzabili i pomelli con il nome di Untash-Napirisha ancora giacenti nei depositi fu certo la scomparsa del re fondatore del santuario.
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19- TCHOGA-ZANBIL, LA ZIGGURAT RICOSTRUZIONE DELLA PORTA REALE, VISTA DALL'INTERNO
RICAVATA DAGLI ELEMENTI DI SCAVO
Come a Tchoga-Zanbil anche nel palazzo medioelamita di Anshan, l'attuale Malyan in Iran, 22l a circa 400 km. di distanza, frammenti di pomelli di terracotta invetriata sono stati trovati nei pressi delle porte. La piastra dalla quale sorge il pomello (fig. 21) è tanto simile a quelle di Tchoga-Zanbil da far pensare che esse provenissero da una stessa manifattura, forse con sede a Susa.
La funzione primaria di offrire un appiglio per legamenti e corde che qui si attribuisce ai pomelli di Tchoga-Zanbil, di Anshan e di Susa, in analogia con quella testimoniata dalle cretule su pomelli e dai pomelli e catenacci delle porte egiziane conservate (TAV. II, 4), è più aderente alla funzionalità della forma che, per raggiungere un miglioramento dell'uso, si adegua, anche nei particolari, alle esigenze di trattenere le corde avvolte intorno ad essi.
Si deve anche rilevare che nei pressi delle porte delle mura di Tchoga-Zanbil, oltre ai pomelli che erano fissati alle imposte, vi erano altri pomelli ritrovati dentro e intorno alle torri. Questa circostanza suggerisce l'attribuzione di una seconda analoga funzione ai pomelli infissi nei muri. E cioè che essi servissero a legarvi corde, non soltanto in relazione alla
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20 - TCHOGA-ZANBIL, LA ZIGGURA T MONACHETTO LAPIDEO DELLA PORTA REALE
CON LA SEDE PER IL FERMO DEL CHIAVISTELLO (da Ghirshman)
21 - SUSA, MUSEO ARCHEOLOGICO FRAMMENTO DI PIASTRA PER POMELLO DA ANSHAN
(da Carter- Stolper)
chiusura delle porte, ma per reggere ad esempio le briglie degli animali in arrivo o altro. Purtroppo a T choga-Zanbil nessun pomello, ad eccezione di quello di bronzo, è stato trovato nella sua posizione originaria. Ciò del resto è comprensibile in quanto i pomelli a piastra erano sorretti mediante picchetti !ignei; con la loro scomparsa i pesanti pomelli cadevano a terra.
Con più evidenza questa funzione ci sembra dimostrata dalla disposizione su un muro del palazzo di Assurbanipal II in Assur del IX secolo a.C. delle impronte di piastre di pomelli disposte su una fila orizzontale, a m. 1,50 da terra e sulla facciata del tempio di Sargon II dell'VIII secolo a.C. 2 3> Un uso del tutto analogo dovevano riprodurre i cavicchi di terracotta con testa a rosetta trovati da Woolley a Tell Ubaid, del 26oo a.C. circa. Si tratta di elementi appartenenti ad un fregio di tempio che riproduce realisticamente la funzione dei cavicchi con pomello ai quali erano legati con nastri gli animali per i sacrifici. Animali e legamenti sono di rame, i cavicchi sono di terracotta con decorazioni incrustate a forma di corolla sopra il pomello. 2 4>
Molti pomelli di foggia e materia svariate rinvenuti in scavi orientali si trovano ora conservati al museo del Louvre. Questi pomelli (TAv. II, 5, 6 e 7) di ceramica invetriata e di pietra riproducono la forma di quelli di legno. Anche in questo caso essa soddisfa precise esigenze pratiche: trattenere, come abbiamo già detto, le spire della corda mediante la sua parte essenziale, la testa, che rimane pressoché immutata, come profilo, nel tempo.
Gli esemplari di terracotta smaltata, per la natura della materia con la quale sono modellati consentono una brillante soluzione estetica ricca di svariate decorazioni policrome (TAv. II, 5 e 7 e figg. 22-26). I più piccoli sono foggiati a forma di cavicchio (TAv. II, 7 e fig. 25), per la parte infissa nella muratura, mentre quella che spicca dal filo della parete è a forma di pomello con disegni di rosette e fiori stilizzati, molto somiglianti al pomello di bronzo di Tchoga-Zanbil e a quelli di Tell Ubaid. Altre volte invece di un pomello vi è la protome di un animale (TAv. II, 8).
Alcuni pomelli hanno dimensioni molto grandi e, in questo caso, come per gli esemplari di TchogaZanbil, sono cavi per essere calzati su cavicchi !ignei infissi nel muro o solidali con le porte (fig. 22). Altri esemplari rivelano un espediente tecnico assai pratico per fissare meglio il pomello al supporto: appositi fori ai lati permettevano l'inserimento di uno o due chiodi (TAv. II, 5 e fig . 24) che infiggendosi nel cavicchio !igneo impedivano al pomello di sfilarsi. Il sistema di fissare i pomelli con un chiodo è adottato anche ad Anshan, ad Haft Tepe 25> e ad Assur. 26)
Alcuni pomelli recano lunghe iscrizioni (TAv. II, 5), 27> in altri casi il pomello è simile a quelli di Tchoga-Zanbil, ma tavoletta e pomello sono separati. Negli esemplari di Nippur 28> il pomello che doveva e~sere solidale con il cavicchio, è scomparso e si è conservata soltanto la tavoletta con un foro circolare o
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quadrato al centro per il passaggio del cavicchio. In un caso il pomello di pietra è invece stato ritrovato. La tavoletta decorata spesso anche molto elegantemente con scene ripartite in scomparti, fa da sfondo al pomello, ne assicura la stabilità e protegge il muro dall'usura.
Altri pomelli di terracotta, parimenti considerati dagli scavatori come elementi architettonici decorativi, simili a quelli senza tavoletta di Tchoga-Zanbil, erano infissi direttamente nei muri ricoperti di mattoni poli cromi invetriati; gli esempi più significativi sono quelli del tempio di Sargon II ad Assur, con la piastra rotonda dipinta sui mattoni del muro. 2 9>
Esemplari di terracotta sono conservati nel museo di Teheran e provengono da Susa neli'Eiam e da Ziwiyeh nel Kurdistan; questi ultimi sono tra i più recenti: 700 a.C. 3ol
Pomelli di pietra cavi per l'adattamento ai cavicchi !ignei sono stati trovati a Bogazkoy in Turchia; anche questi esemplari hanno il foro laterale per l'inserimento del chiodo. 3rl
Altri, sempre di pietra, ora al museo del Louvre, provengono dagli scavi di Susa (TAv. II, 6). Uno di essi è descritto come simbolo fallico, 32l altre volte sono considerati dei pesi. Erano probabilmente inseriti con la parte massiccia a forma cilindrica nella muratura dal filo della quale sporgeva la parte più sottile che serviva per legarvi le corde. Le proporzioni dell'esemplare maggiore fanno pensare ad una porta di notevoli dimensioni, forse di città.
A questo punto è opportuno richiamare l'attenzione su un interessante studio 33l che mette in evidenza, attraverso la lettura di un testo ittita, l'importanza e la complessità della funzione di apertura, chiusura e controllo delle porte della città di Hattusa che comportava pesanti responsabilità per i dignitari addetti. A questi funzionari denominati lfAZAN(N)U era affidata la protezione delle mura della città ed alla loro custodia era assegnato il catenaccio della porta. Durante la rimozione del sigillo di garanzia, alcuni dignitari dovevano controllarne l'integrità: solo così si poteva procedere all'apertura delle porte rimaste chiuse e sigillate durante la notte: " col sigillo si deve
22 - PARIGI, MUSEO DEL LOUVRE - PARTE INFERIORE DI POMELLO CON ISCRIZIONE
23- PARIGI, MUSEO DEL LOUVRE - CALOTTE SMALTATE DI POMELLI CON DISEGNI GEOMETRICI INCISI
24 - PARIGI, MUSEO DEL LOUVRE - POMELLI CON FORO PER IL PASSAGGIO DEI CHIODI DI FISSAGGIO AL CAVICCHIO LIGNEO
25- PARIGI, MUSEO DEL LOUVRE - CAVICCHI DI TERRACOTTA CON POMELLO A FUNGO E A ROSETTA
26 - PARIGI, MUSEO DEL LOUVRE - POMELLO DA NIMRUD CON ISCRIZIONE SUL COLLARINO E INIZIO DI CA VICCHIO A SEZIONE QUADRATA
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27 - MARI, PALAZZO REALE - DISCO DI TERRACOTTA TROVATO SULLA PARETE DEL PASSAGGIO TRA I VANI 108 E 109
(da Parrol)
assicurare cioè la chiusura della porta della città durante la notte per impedire che le persone estranee possano penetrare in Hattusa col favore dell'oscurità,. 34)
Sembrerebbe che la carica di JfAZA(N)NU avesse una particolare diffusione nell'antichità durante il medio regno ittita e sia rimasta in vigore fino alla fine dell'impero. 35) Questo fatto assume un particolare significato per far luce su analoghe situazioni in tempi e luoghi differenti. E cioè i testi ittiti ci fanno comprendere come, in altre località anche molto remote, si svolgessero cerimonie e funzioni del tutto simili.
Non si vuole qui esaurire l'analisi funzionale di ogni forma di pomello in uso nell'antico oriente, ma richiamare l'attenzione sulle diverse e molteplici applicazioni di uso pratico che si rispecchiano puntualmente nelle loro diverse forme, solo apparentemente simili. In generale è proprio il profilo dei pomelli, oltre al luogo di rinvenimento, a rivelarne la funzione: i pomelli destinati a reggere corde avvolte in più giri intorno ad essi, usati per le porte, per legarvi animali o altro, sono come si è visto, di fattura atta a trattenere meglio i legamenti.
I pomelli egiziani invece usati come accessori dei carri hanno la forma di un rocchetto ribassato con le estremità allargate per trattenere nella giusta direzione il finimento che passa attraverso di esso; quelli con la punta arrotondata sono utilizzati come terminali di elementi di altro materiale. 36> I pomi di bastone, di uso consueto in oriente, hanno una forma più tondeggiante adatta alla presa delle mani. Erodoto ci ricorda che ancora ai suoi giorni ogni babilonese aveva,
oltre all 'anello con sigillo, anche un bastone con un pomo decorato a motivi differenti : rosa, giglio, aquila o altro emblema personale. 37)
In conclusione la forma risponde sempre allo scopo per il quale il pomello è stato fabbricato, indipendentemente dal materiale impiegato: la forma è il primo elemento che suggerisce la reale funzione.
L 'affascinante interpretazione di W. Andrae che, in una sequenza ininterrotta, fa derivare i pomelli di Assur dai chiodi per fissare alle pareti le stuoie, per autorevolezza e geniale inventiva si è imposta fino ad ora senza che si avvertisse l'esigenza di interpretazioni sostitutive. 3Bl Ma dopo quanto esposto il riesame della sequenza mostra la debolezza di tale ipotesi e sollecita la necessità di una puntuale revisione.
Ritornando ai grandi pomelli con o senza piastra di Tchoga-Zanbil, i due fondamentali impieghi, per assicurare le porte o per legarvi animali od oggetti, forniscono anche la soluzione al problema posto dalla loro quantità. Si tratta di elementi relativamente fra gili e il loro molteplice uso giustifica l'alto numero di esemplari tenuto nei depositi: dovevano sopperire al ricambio degli elementi consunti o fratturati, con esemplari uguali.
Nei magazzini sono appunto conservati esemplari identici per forma e dimensione e recanti tutti il nome del re, proprio per assicurare nel tempo una continuità formale anche negli accessori del santuario. Del resto le loro dimensioni comportano delle difficoltà sia per la modellazione sia per la susseguente cottura e non era pensabile che essi fossero preparati sul momento, man mano che se ne presentava la necessità. Con ogni probabilità i pomelli e gli altri elementi di terracotta erano fabbricati tutti in una stessa località, forse come si è detto, a Susa, la capitale e poi distribuiti nelle zone circostanti. Per tutte queste caratteristiche dovevano essere considerati oggetti di un certo valore. Questa ipotesi sembra rafforzata dalla presenza su di essi, in bella mostra, del nome del donatore Untash-Napirisha, come a sottolineare l'importanza della donazione e del corredo relativo.
Con ogni probabilità la dotazione dei pomelli era fis sata, come per gli altri manufatti, da precise norme che regolavano le donazioni dei santuari e dei luoghi desti nati al culto che ricompensavano peraltro largamente i donatori, con vantaggi di diversa natura e consistenza.
Le decorazioni sono diverse, ma si ripetono uguali per serie, forse allo scopo di poter disporre di un nume ro adeguato di pomelli per la sostituzione degli analoghi che, per cause diverse, si perdevano con l'uso.
A questo punto è indispensabile mettere in evidenza un altro elemento che sin dalle origini dei sistemi di controllo accompagna il cavicchio o il pomello: la lastra di terracotta o di pietra che talvolta offre anche l'occasione di espressioni artistiche.
Essa serve da sfondo al pomello ma è anch~ legata a scopi di tipo pratico. Lo sfregamento della corda nell'avvolgere e svolgere il capo intorno al po-
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28- DAMASCO, MUSEO ARCHEOLOGICO- FRAMMENTO DI LASTRA PER POMELLO CON SCENA DI LIBAGIONE
DAL TEMPIO DI ISHTAR A MARI, INV. M . 326
mello, che di solito era infisso in muri di mattoni crudi, causava il deterioramento dell'intonaco, come più volte hanno rivelato le impronte del retro delle cretule. Molto presto, quando per lo più i pomelli erano di legno, si sentì l'esigenza di proteggere la superficie del muro intorno ad essi. Così nel palazzo di Zimri- Lim a Mari si è trovato un piccolo disco tondo (fig. 27) di terracotta con modanature che aveva appunto la funzione di proteggere il muro intorno al pomello; esso era inserito nelle spallette del passaggio tra il vano rog e il vano 108.
La perplessità degli scavatori trovatisi di fronte al curioso oggetto, suggerì loro una denominazione di fantasia: '' bouton de sonnette ,. 39) Ma come ben si vede nella figura, il disco reca al centro un foro nel quale trovava posto un cavicchio o pomello !igneo che lo fissava alla parete e reggeva la corda della porta. Il vano, per la natura del contenuto - materiale d'archivio - doveva infatti essere accuratamente custodito e posto sotto sigillo.
D'altra parte a Mari l'uso delle cretule su pomello è attestato dal rinvenimento di diversi esemplari.
Sempre a Mari nel passaggio tra il cortile I e il vano 2 vi è l'impronta di una piastra analoga, ma di forma quadrata. 4ol Sulla spalletta della porta tra i vani 64 e 65 vi è l'impronta di un'altra piastra, in questo caso con il foro centrale quadrilatero, dove doveva essere infisso un cavicchio a sezione quadrata. 4'> Un esemplare di questo tipo, di ardesia, con protome di toro è ora conservato nel museo di Damasco (TAv. II, 8). 4~>
' '" 2 9 - LASTRA PER POMELLO
CON FORO QUADRATO DA NIPPUR
30 - LASTRA PER POMELLO CON FORO QUADRATO DA HAFAGA
3 0
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31 -BERLINO, BODE MUSEUM POMELLO CON PIASTRA QUADRILATERA A LATI CURVI
DAL PALAZZO DI ASURNASIRPAL IN ASSUR (da W . Andrae)
La distruzione sistematica e le spoliazioni a cui fu sottoposta la città di Mari non hanno consentito il ritrovamento di molto materiale archeologico legato ai sistemi di chiusura delle porte; tuttavia alcuni frammenti di tavolette per pomelli sono sopravvissuti. Essi testimoniano l'uso primario di proteggere il muro e la ricercata qualità artistica che si attribuiva a questi manufatti quando erano destinati ad edifici di particolare riguardo, come templi o santuari. Due pez~ zi di tavoletta di alabastro gessoso, finemente lavorat1 sono stati rinvenuti nella '' chambre d es prètres , n. 10
del tempio d'Ishtar della prima metà del III millennio (TAv. II, 9 e fig. 28). 43) Un altro frammento di piastra di schisto con l'iscrizione dedicatoria di un gran mercante, conserva parzialmente il foro centrale tondo i proviene dalla sala 6 del tempio di Ishtarat. 44)
Si ricollega alla tipologia di piastre per pomello con iscrizione dedicatoria presenti a Nippur.
La dedica testimonia l'offerta di oggetti d'uso come già si è visto nel caso dei pomelli più tardi di TchogaZanbil.
Molti oggetti simili a questi, spesso assimilati alle tavole di fondazione, possono ora essere classificati tra le piastre per pomelli e restituiti alla loro precisa collocazione funzionale: la decorazione è un elemento che si sovrappone all'oggetto che ha la sua ragione di esistere innanzitutto per la funzione alla quale è destinato.
Le impronte di piastre o lastre con foro centrale e gli scarsi frammenti di lastre ritrovati a Mari ci consentono ugualmente di ricollegarli alla serie di
lastre con analoga funzione trovate a Nippur, a Ur, a Hafaga, a T ello, a Tell Agrab, a Fara, ad Assur, a Susa. 45) L'attestazione più antica del loro uso sembra poter risalire alla seconda fase del periodo protodinastico (circa 2700 a.C.).
La scena su di esse raffigurata spesso si ripete identica tanto da permettere a H. Frankfort l'interessante montaggio fotografico di due lastre diverse, l'una di Hafaga l'altra di Ur che si completano iconografi camente. 46) Anche il frammento di Mari appartiene a questa serie che illustra un banchetto: associando la rappresentazione alla dedica, spesso presente, si po trebbe dedurre che la scena si riferisca alla cerimonia inaugurale dell'edificio al quale la lastra era affissa. Il " cartone , del banchetto è molto diffuso ed è spesso proposto, come a seguire una moda, con le stesse scene nei diversi scomparti i al tre volte le raffigurazioni sono le stesse per ogni scomparto, ma ribaltate o spostate di registro.
Il frammento di Mari (fig. 28) riproduce la scena della libagione, identica nel contorno, ma espressa in modo più schematico: una linea delimita le figure e gli oggetti privi di definizioni particolareggiate all'interno. La dama seduta sullo scranno ha in una mano un oggetto tanto schematizzato da essere irriconoscibile. La sua natura, un ramo, si può dedurre dal confronto con gli esemplari di Nippur (fig. 29) e di Hafaga (fig. 30) di tipo più realistico. Tutto ciò sta a dimostrare che in tutta l'area dove queste piastre furono ritrovate circolava un modello fisso che veniva ripreso e ripetuto per analoghe occasioni di festeggiamenti.
Più tardi specialmente nel caso di esemplari di grandi dimensioni, la piastra viene foggiata di terracotta in un unico pezzo con il pomello, di forma quadrata, come a Tchoga-Zanbil, oppure a quadrilatero con lati concavi (fig. 31) o tonda come negli esemplari di Assur. 47) Negli esempi neoelamiti trovati a Susa e conservati al Louvre la piastra di terracotta è nuovamente disgiunta dal pomello inserito al centro. 48l In ogni caso la piastra è sempre decorata elegantemente con motivi invetriati molto spesso a rilievo, che ne esaltano la qualità nel campo della decorazione.
In conclusione, dall'analisi di tutti questi elementi in apparenza eterogenei: semplici chiodi metallici , cavicchi e pomelli di legno, di pietra, di marmo, di terracotta semplice, smaltata e figurata, lastre di arde sia, di gesso e così via, emerge l'unità di una classe di oggetti differenti nella forma, ma complementari, impiegati prevalentemente per una medesima funzione di sicurezza. Alla stessa funzione sono destinate anche le cretule su pomelli o su legamenti di porte e chiavistelli. E per questo si è voluto anche sottolineare nel presente lavoro la connessione tra la ricerca sulle cretule come espressione di tecnica amministrativa e la categoria di oggetti che ne materializza i supporti.
Questi elementi, le cretule, presenti tra diverse categorie documentarie - testi, reperti archeologici, sistemi amministrativi - hanno permesso di delineare una sintesi che aumenta la comprensione di
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alcuni settori della vita nell 'antichità attraverso una più approfondita conoscenza dell'utilizzazione dei particolari manufatti esaminati, espressione di una lunga e frequente ripetizione di atti nei sistemi antichi di controllo e di sicurezza.
Le cretule rappresentano dunque il filo conduttore che collega differenti studi specialistici e consente di completare i risultati raggiunti nello studio di Hansen, confermandone le ipotesi rivelatesi straordinariamente esatte, per quanto riguarda l'utilizzazione delle piastre, ma non definitive perché mancava l'apporto delle loro funzioni nel campo dei controlli amministrativi e di sicurezza.
L'oggetto qui presentato 49) come esempio di una categoria la cui diffusione è così ampia nel tempo (dal IV millennio al VII secolo a.C.), va quindi ricondotto alla sua funzione nell'apparato organizzativo del quale è espressione concreta: è la testimonianza archeologica della complessità burocratica, estesa in una vasta area geografica, che puntuale si riscontra nei testi delle tavolette degli archivi orientali.
•l Dalla scheda inventariale del Museo Nazionale d 'Arte Orientale a Roma :
" lnv. n. 545· Oggetto: Elemento di decorazione architettonica i datazione
XIII secolo a.C. Provenienza: Dalla ziggurat o dai templi di Dur-Untashi
(Chuga-Zanbil) presso Susa. Data di immissione: 1958. Dep. IsMEO.
E costituito da una sorta di tegola quadrata con bordo a triplice costola. A ciascuno dei quattro angoli interni è un motivo decorativo a tre petali. Al centro del quadrato sorge un elemento a mo' di fungo con una doppia costola al nascimento e l'estremità fortemente allargata a forma di disco convesso : sopra di essi è una iscrizione in caratteri cuneiformi.
L'interno dell'elemento sporgente è cavo. Mate ria: Terracotta chiara porosa i misure: 0,22 X 0.37 X
0.37 con invetriatura azzurra discontinua a varie gradazioni. Stato di conservazione: ricomposto con diversi frammenti i
il disco al sommo ha una lacuna sul bordo. Restaurato dalla sig.na Franca Callori di Vignale presso il
M.N.A.O.R. Donato dal dr. Roman Ghirshman della Mission Archéo
logique Française en Iran, che ha fornito le notizie sulla provenienza e la datazione. "
Dall'archivio dell ' IsMEO : lettera di R. Ghirshman del 12-3-1958 da Susa a G. Tucci ove promette l'invio di un p_ezzo elamita i lettera di G. Tu cci del 2-4-1958 di ringraZiamento.
2 > I risultati parziali di questa ricerca sono stati esposti in : E. FIANDRA, Ancora a proposito delle cretule di Festòs: connessioni tra i sistemi amministrativi centralizzati e l'uso delle cretule nell'età del bronzo, in Bollettino d'Arte, 1975, pp. 1-25; P. FERIOLI, E. FIANDRA, Stamps Seals and the functional A nalysis of their Sealings at Shahr-i Sokhta II-III (2700-22oo B.C.), Part II, South Asian Arch.aeology, I9751 Paris, PP· 12-26; E . FIANDRA, Attività a Kish di un mercante di Lagash in epoca presargonica, in Oriens Antiquus, XX, 3 1981, pp. 166-1 74, Tavv. IX-XIX. .
3> P. FERIOLI, E. FIANDRA, The Administrative Furictions of clay Sealings, in Protohistorical Iran, !ranica, 1979, Napoli, P.P· 307-3 12; E . FIANDRA, The Connection between clay Sealmgs and Tablets in Administration, in South Asian Archaeology, 1979, Berlin 1980, pp. 24-43.
4> R. GHIRSHMAN, Tchoga-Zanbil (Dur-Untash), La Ziggurat, vol. I, in Mémoires de la Délégation Archéologique en Iran, T. XXXIX, Paris 1966, pp. 7 e 8.
sJ P. AMIET, Histoire de l'Elam et de Suse, in Suse, Sile et Musées, Teheran 1973, p. 18. L 'A. colloca la durata del regno di Untash-Napirisha " vers 1275- 1240 ,.
6) A. ARCHI, L'organizzazione amministrativa ittita e il regime delle offerte cultuali, in Oriens Antiquus, XII, 3, 1973, p . 218.
7) R. GHIRSHMAN, op. cit., pp. 28-36. 8) 0 . KOENIGSBERGER, Die Konstruktion des Agyptischen
Tiir, 1936, pp. 47 e 48 figg. 55 e 56; per il funzionamento delle porte in Oriente si veda A. SALONEN, Die Tiiren des alcen Mesopotamien , in AASS, 124, Helsinki 1961, pp. 48 e So.
9) A Tchoga Zanbil fu trovato un gran numero di sigilli (R. GH:IRSHMAN, op. cit., p. 71) ma nessuna cretula. Tuttavia la presenza dei sigilli attesta il loro uso.
1o) R. GHIRSH:MAN, op. cit., pp. 32-34. Il ) R. GHIRSHMAN, Op. cit., pp. 18 e 19. 12) R. GHIRSHMAN, op. cit., p. 37· 13) R. GHIRSHMAN, op. cit., p. 66. 14) R . GHIRSHMAN, op. cit., pp. 17 e 18. 15) R. GHIRSHMAN, op. cit., p. 19. 16) R. GHIRSHMAN, op. cit., p. 18. 17) F. DADDI PECCHIOLI, Il !fAZAN(N)U nei testi di Hat
tusa, in Oriens Antiquus, XIV, 2, 1975, pp. 93- I36. 18) Nella ricostruzione presentata da R. GHIRSHMAN, op .
cit., p. 75, il chiavistello è posto all'esterno della porta. 19l R. GHIRSHMAN, op. cit., Pl. XXXVI, 2, 3· 20l Questo sistema fu adottato ampiamente nei secondi
palazzi cretesi dove la razionalizzazione del loro uso permetteva di ottenere delle pareti interne formate da tante porte accostate che in pratica si annullavano quasi completamente, quando tutte le porte erano aperte; rimanevano soltanto i setti di pietra e muratura a forma di I nei quali si inserivano le imposte delle porte. Altri esempi importanti sono la porta urbica di Ebla e quella più antica delle strutture palaziali di Arslan Tepe.
21 l Al centro di ogni lato della ziggurat si apre una porta. Esse sono simili per forma e dimensione e conservano elementi attestanti la possibilità di serrare con catenacci i quattro passaggi.
Porta Sud Est: furono trovati i cardini di pietra per i battenti e pietre forate per reggere il catenaccio. Frammenti di rivestimento di vetro delle imposte ci attestano che esse erano decorate nello stesso modo della porta che chiudeva l'accesso al vano 19.
Porta Nord Est : anche qui furono trovati i cardini e gli elementi di pietra per reggere il chiavistello.
Porta Nord Ovest : frammenti vitrei di rivestimento confermano la presenza di porte !ignee decorate con tubuli di vetro come nei casi già descritti. In questo caso i cardini sono di pietra, ma i sostegni del chiavistello sono di bronzo.
Porta Sud Ovest: frammenti del consueto rivestimento vitreo dei battenti. Puntale di pietra in origine fissato al montante !igneo con il quale ruotava solidale durante l'operazione di apertura e chiusura della porta. Una seconda porta sbarrava la scala posta sul proseguimento dell'ingresso di Sud Ovest.
Il muro di cinta della ziggurat è attraversato da cinque porte tutte simili per forma, delle quali la più grande è la porta reale e la più semplice è quella priva di torri ai lati.
La porta di Nord Est, appartenente alle mura, ha una larghezza di m. 2,8o ed era dotata di due imposte !ignee rivestite di elementi vitrei. Inoltre furono trovati resti di pomelli a piastra e di pomelli semplici. Altre due porte si aprivano in corrispondenza degli angoli Est e Nord della ziggurat. La porta dell'angolo Nord è larga m. 1,10 ed è stata trovata intasata da pomelli, alcuni dei quali a piastra provenienti dalla porta stessa. La porta Ovest mi,sura m. 1,6o di lqrghezza. Durante lo scavo ha rivelato frammenti di vetro che decoravano Jè imposte e frammenti di pomelli smaltati.
Presso l'angolo Sud della ziggurat verso la porta reale vi è un passaggio " per carri , , si tratta di una porta senza torri laterali larga m. 2AO· Anche qui furono ritrovati numerosi pomelli a piastra.
La porta reale che è stata ampiamente descritta nel presente lavoro non recava traccia di elementi vitrei.
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22) E. CARTER, M. STOLPER, Middlc Elamite Malyan, in Expedition, I8, 2, I976, pp. 33-42.
23) W. ANDRAE, Des Gotteshaus und Unform.en des Bauerns in Alten Orient, Berlin I930, p. 8I, fig. 83.
24) L. WoLLEY, H . R. HALL, Al Ubaid, I927, p. 49· In questo caso si tratta di cavicchi con una forma perfettamente funzionale, cioè le due sporgenze situate ai lati della parte che era infissa nel muro servivano ad evitare che si potesse estrarre facilmente. Ed era certo nel giusto H.R. Hall quando manifesta il suo parere, che non è condiviso da L. Woolley, e cioè che essi siano dei cavicchi infissi nel muro e non dei fiori disposti in piedi come suppone Woolley nella sua ricostruzione. Trattandosi di un fre~io con dei buoi forse varrebbe la pena di riprenderne la ricostruzione in quanto i cavicchi con la testa a forma di corolla di fiori forse servivano proprio a trattenere i legamenti degli animali in attesa del sacrificio.
V. anche W. ANDRAE, op. cit. pp. So-83. 2sl E. CARTER, M. STOLPER, op. cit., p. 38, fi&g. 3, 4 · 2 6) W. ANDRAE, Assur Farbige Kcram.ilc, Bcrlin I923 p . 3I ,
fig. 44· 27) J. DE MoRGAN, Travaux en Tranchées, in M émoire, I ,
p. ws, T av. IV. 2S) D. P. HANSEN, N ew votive plaques from Nippur, in
]ournal of Near Eastern Studies, vol. XXII, I963, pp. I52, I53· Viene qui offerta una interpretazione che rispecchia l' uso reale delle piastre per pomelli. Il risultato è maggiormente apprezzabile e utile se si pensa che l 'autore non conosceva la consuetudine dell'uso delle cretule su pomelli e lo raggiunge attraverso altre dimostrazioni tra le quali l'interpretazione dei testi, pp. ISI e I52· Non essendo finora noto, tra la complessa terminologia degli elementi componenti di una porta, il termine sumerico corrispondente a '' pomello , egli propone di identificarlo nei logogrammi KAK GISuru 12 in base ad un passo del cilindro A di Gudea. Dal contesto riguardante la descrizione degli accessori di una porta, è verosimile la traduzione proposta da D.P. Hansen; altre attestazioni del termine in testi economico-giuridici e letterari sumerici sono in corso di raccolta da parte di Maria Giovanna Biga insieme con uno studio sistematico e comparativo delle iscrizioni su pomello.
2g) W. ANDRAE, op. cit., fig. 81. 3o) I due pomelli a cavicchio di Ziwiyeh sono conservati
nei depositi del Museo di Teheran, sono inediti e recano il n. di Inv. 6725 [2725 e 6go4 [2404. La parte foggiata a pomello reca una invetriatura di color verde chiaro.
3 1) R. M. BEHMER, Die Kleinfunde von Bogazkoy, Berlin 1972, pp. 22I e 222, Taf. XCII.
32 ) M. J. STEVE, H. GASHE, L' A cropole de Suse, Nouvfllles Fouilles, I97I, p. 147, fig. I3·
33) F. DADDI PECCHIOLI, art. cit., pp. 93-I36. 34) F. DADDI PECCHIOLI1 art. cit., p. II51 n. 2I 35) F . DADDI PECCHIOLI, art. cit., p. I33· 36) F. ]AMES, Stone Knobs and Chariot Tra ck, in Expedi
tion, I974, pp. 3I-39· 37) ERODOTO, I, I95· 38) W. ANDRAE, op. cit. Berlin 1923, p. 29. Nella figura
a pagina 29 rappresentante lo sviluppo dei pomelli, soltanto gli ultimi quattro tipi si possono con certezza attribuire a pomelli di tipo analogo con uguale funzione. Gli altri esemplari appartengono a oggetti simili a pomelli per forma , ma possono aver avuto funzioni del tutto diverse : il primo della serie appartiene ad esempio ai coni da rivestimento parietale. Sono elementi fatti per essere totalmente immersi nella muratura uno accanto all'altro per formare superfici decorate continue.
39) A. PARROT, Mission Archéologique de Mari, II, L e Palais, p . I03 1 fig. IOS·
4°) A. PARROT, op. cit., p. 21 I, fig. 244· 4 1) A. PARROT, op. cit., p. I Ig, Tav. XXXII. 42 l A. PARROT, Mission Archéologique de Mari, III, Les
tempie d'Ishtarat, et de Ninni Zaza, Tav. LXXIV. Un altro pezzo simile viene dal tempio di Inanna di Nippur, ILN, 1961, p. 410, fig. 12.
43) A. PARROT, Mission A rchéologique de Mari, vol. I, L e tempie d' Ishtar, pp. I23 1 124, fig. 19, M . 232 e 326.
44) A. PARROT, Mission Archéologique de Mari , III, p. 187 fig. 232, M. 2248.
45) H. FRANKFORT, Arte e Architettura nell'Antico Oriente, I970, p. 41. W. ANDRAE, Assur, Archaische l schtar- Tempel , Taf. 64 c.
46) H . FRANKFORT, op. cit ., fig. 59· 47) W. ANDRAE, Assur Farbige K eramik, figg. 38, 40, 41, 42.
Cinque e~emplari da Assur furono esposti nella mostra " Tesori d'Arte dei Musei di Stato - RDT " tenutasi a Roma nel I979· Nel catalogo essi sono ancora presentati come piastrelle a pomello, derivate dai chiodi di fondazione, " che ornava no in lunghe file la zona superiore delle pareti. "
48) G. }ÉQUIER, Tra vaux de l'Hiver, 1878-1879, p. 126; T av. VI, fig. 295·
49) Il pomello di T choga-Zanbil si inserisce perfettamente nell'argomento trattato e il museo intende offrirlo nuovamente al godimento pubblico corredato da una adeguata illustrazione e descrizione della funzione svolta sulle porte della z iggurat . L 'oggetto riacquista così il valore della sua originaria collocazione nel monumento e la sua comprensione ne viene facilitata: lo scopo del donatore, di portare nei musei, attraverso singoli oggetti, l'atmosfera e la vita dei lontani monumenti può forse in questo modo essere raggiunto.
A proposito di quanto esposto nella ricerca sugli elementi accessori della porta si citano i seguenti passi, presentati da G. Castellino.
I. Lamentazione sulla distruzione di Ur (AS 12, 412-414) v. : G . CASTELLINO, Testi sumerici e accadici, p. 300. 412 K<i-gal gi6-ù-na-gim gis. ig hé-bi-in-kés-da
Come la porta della città la notte, la porta le sia sprangata
41 3 u4-bi sid-ma na-an-ga-ga
quella bufera nel novero (delle cose d a ricordare) non la si ponga
414 nig-sid-bi é-ctEn- lil-là-ta gis. kak ta bé-im-ta- la Il conto (del suo debito) sia appeso a un chiodo nel tempio di Enlil.
K a-ga l, accad . abullu, gran porta (di città) gi9-ù- n a, della /nella notte . g 1m, come g i s. i g, daltu, porta k é s - d a, rakasu, legare ; k a - k e s d a, sost., markasu riksu, legamento, corda, cordicella . n f g- s i d , n ì- s i d, nikkassu, conto, somma, calcolo. g i s · k a k, sikkatu, piiuolo, caviglia, chiodo n i g- g a g- t i, manzaqu, chiavistello.
Gudea , Cilindro A, VI, 16: é-nì-gar-(- ra)-za kisib ù-mi-kur nel tuo magazzino rompi il sigillo gis ù-ma-ta-gar prendine il legno (adatto).
é- n ì- g a r - /gurn /-ra, magazzino k i s i b kunukku, sigillo kùr, letteralmente, alterare, quindi rompere, togliere. Gudea, i b ., VII, 13: é-nì-guru-ra-na kisib bi-kur ruppe il sigillo del suo magazzino gis-im-ma-ta-gar ne tolse i tronchi V. G . CASTELLINO, op. cit., pp . 223 e 224.
G . CASTELLINO
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