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STATUETTA ANTROPOMORFA DEI BASONGE (PART.) (Fol. G. F. N .) palmirena fino in Giappone. Il pezzo è pubblicato da U. SCERRATO, in Il Giappone, 1961, 2, p. IO. n. inv. 877 - Brocca di bronzo monoansata, dall'Iran, sasanide o di tradizione sasanide. L'ansa è adorna di un elemento poliedrico al sommo e d'una baccellatura incisa alla base del collo. M. T ADDEI Acquisti del "L. Pigorini". N EL 19 61 , il Museo Nazionale Preistorico-Etnografico .. Luigi Pigorini Il è entrato in possesso di cinque pregevoli esemplari di scultura lignea africana, prove- nienti da zone diverse del continente. CULMINE DI TETTO DEI SENUFO Il più importante per la relativa antichità e rarit à, se non per intrinseci pregi estetici, è una statuetta antro- pomorfa dei BaSonge del Kasai (altezza cm. 46): con altri due oggetti, essa è stata acquistata per L. 350 . 000 presso un antiquario di Bruxelles su proposta del Sopri'l- tendente alle Antichità di Roma V, e dietro parere favo- revole del Consiglio Superiore delle Belle Arti. Scolpita in legno scurissimo secondo i classici canoni della plastica songe, con la caratteristica applicazione di placchette di rame sulla fronte, sul naso, intorno alla bocca e sul mento, di chiodi di ottone sul capo, e di cauri raffiguranti gli occhi, essa rappresenta un esemplare ben conservato di uno stile scultoreo che ancora nel sec. XIX fioriva nel Kasai con opere notevoli, prima che si iniziasse la fase di grave de- cadenza manifestatasi qui come in tante altre zone del Congo e dell' Africa in genere. La scultura in questione è corredata da una quantità di rari accessori magici che in parte la ricoprono e nascondono; la loro presenza, se non aggiunge nulla ai pregi estetici della statuina, ne accresce il valore etnografico. Si sono conservati, fortu- natamente, dati precisi sulla località di raccolta (villaggio di Manse, territorio di Sentery nel Kabinda) e sulla fun- zione dell'oggetto, destinato a proteggere il villaggio dalla stregoneria malefica. Dallo stesso antiquario belga sono stati inoltre acqui- state, per il prezzo di L. 110.000 ciascuna, due sculture dell' Africa occidentale. La prima è una maschera terio- morfa in legno bruno dei Bambara del Mali (altezza cm. 36): rappresenta la testa di una scimmia resa in forma convenzionalmente stilizzata, decorata con una fascia di semplici motivi ornamentali incisi (rombi allineati e denti di lupo) corrente lungo l'arco sopracciliare e la mascella superiore : oggetto di un tipo finora non rappre- sentato nelle collezioni etnografiche nazionali. L'altra scul- tura è un culmine di capanna dei Senufo (Mali sud-orien- tale) in forma di uccello in volo ad ali spiegate (dalla testa alla coda, cm. 34; apertura d'ali, cm. 50): esemplare as- sai bello per ar- monia di linee e di volumi e per la patina del legno bruno scuro dalla perfetta levigatu- ra. Sculture avi- morfe del genere si trovano spes· so, con fini apo- tropaici e protet- tivi, alla sommità delle abitazioni dei capi senufo. A un mondo stilistico tutto di- verso appartiene un quarto ogget- to, proveniente da collezione pri- vata e acquistato MASCHERA DEI BAMBARA ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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STATUETTA ANTROPOMORFA DEI BASONGE (PART.) (Fol. G. F. N .)

palmirena fino in Giappone. Il pezzo è pubblicato da U. SCERRATO, in Il Giappone, 1961, 2, p. IO.

n. inv. 877 - Brocca di bronzo monoansata, dall'Iran, sasanide o di tradizione sasanide. L'ansa è adorna di un elemento poliedrico al sommo e d'una baccellatura incisa alla base del collo. M. T ADDEI

Acquisti del Mu~eo "L. Pigorini".

N EL 1961 , il Museo Nazionale Preistorico-Etnografico .. Luigi Pigorini Il è entrato in possesso di cinque

pregevoli esemplari di scultura lignea africana, prove­nienti da zone diverse del continente.

CULMINE DI TETTO DEI SENUFO

Il più importante per la relativa antichità e rarità, se non per intrinseci pregi estetici, è una statuetta antro­pomorfa dei BaSonge del Kasai (altezza cm. 46): con altri due oggetti, essa è stata acquistata per L. 350.000

presso un antiquario di Bruxelles su proposta del Sopri'l­tendente alle Antichità di Roma V, e dietro parere favo­revole del Consiglio Superiore delle Belle Arti. Scolpita in legno scurissimo secondo i classici canoni della plastica songe, con la caratteristica applicazione di placchette di rame sulla fronte, sul naso, intorno alla bocca e sul mento, di chiodi di ottone sul capo, e di cauri raffiguranti gli occhi, essa rappresenta un esemplare ben conservato di uno stile scultoreo che ancora nel sec. XIX fioriva nel Kasai con opere notevoli, prima che si iniziasse la fase di grave de­cadenza manifestatasi qui come in tante altre zone del Congo e dell' Africa in genere. La scultura in questione è corredata da una quantità di rari accessori magici che in parte la ricoprono e nascondono; la loro presenza, se non aggiunge nulla ai pregi estetici della statuina, ne accresce il valore etnografico. Si sono conservati, fortu­natamente, dati precisi sulla località di raccolta (villaggio di Manse, territorio di Sentery nel Kabinda) e sulla fun­zione dell'oggetto, destinato a proteggere il villaggio dalla stregoneria malefica.

Dallo stesso antiquario belga sono stati inoltre acqui­state, per il prezzo di L. 110.000 ciascuna, due sculture dell' Africa occidentale. La prima è una maschera terio­morfa in legno bruno dei Bambara del Mali (altezza cm. 36): rappresenta la testa di una scimmia resa in forma convenzionalmente stilizzata, decorata con una fascia di semplici motivi ornamentali incisi (rombi allineati e denti di lupo) corrente lungo l'arco sopracciliare e la mascella superiore : oggetto di un tipo finora non rappre­sentato nelle collezioni etnografiche nazionali. L'altra scul­tura è un culmine di capanna dei Senufo (Mali sud-orien­tale) in forma di uccello in volo ad ali spiegate (dalla testa alla coda, cm. 34; apertura d'ali, cm. 50): esemplare as­sai bello per ar­monia di linee e di volumi e per la patina del legno bruno scuro dalla perfetta levigatu­ra. Sculture avi­morfe del genere si trovano spes· so, con fini apo­tropaici e protet­tivi, alla sommità delle abitazioni dei capi senufo.

A un mondo stilistico tutto di­verso appartiene un quarto ogget­to, proveniente da collezione pri­vata e acquistato MASCHERA DEI BAMBARA

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mercè l'esercizio del diritto di acquisto per L. 40.000, dietro segnalazione dell'Ufficio Esportazione Oggetti d'Arte di Venezia, al quale era stato presentato. Si tratta di una figurina antropomorfa dei Dogon abitanti il ' cercle ' di Bandiagara a oriente dell'ansa del Niger (Mali). Scol­pita in legno duro di tonalità chiara, la statuina (alt. cm. 73) raffigura una donna dai tratti tipicamente stiliz­zati secondo i canoni longilinei dei Dogon, in atto di sollevare il braccio destro verso l'alto. È mutila nelle gambe dal ginocchio in giù, il che lascia supporre che analogamente ad altre figurine simili usate per scopi funerari, e ben note dalla letteratura, essa sia stata effet­tivamente usata a scopi culturali dagli indigeni, e dan­neggiata per effetto dell'umidità del terreno.

FIGURINA FEMMINILE DEI DOGON

Una quinta scultu­ra, infine, è stata ac­quistata per il Museo Pigorini dal Diretto­re prof. V. Grottanelli a Madagascar, in oc­casione di sue ricerche in quell'isola nella pri­mavera del 1960: il co­sto, trasporto incluso, è stato di L. 33.750. È una statuetta lignea (alt. cm. 75) della tri­bù Bara (Madagascar meridionale), raffigu­rante una donna con la tradizionale accon­ciatura, e conservante ancora gli abiti - al­quanto sdruciti - di cui era stata rivesti­ta dagli indigeni. È opera non molto an­tica, probabilmente dei primi di questo secolo, ma che con­serva tuttavia vari ca­ratteri stilistici delle antiche statuette com­memorative dei Bara, osserva bili special­mente nell'accurata modellatura dei tratti fisionomici. Questi ul­timi richiamano con­cezioni iconografiche e scultoree tutte di­verse da quelle della vicina Africa; fra gli elementi di chiara benchè lontana deri­vazione indonesiana si notano inoltre la singolare fattura dello occhio a incastro di sostanza vitrea, e la

STATUETTA LIGNEA DEI BARA (PART.)

snoda tura duplice del braccio: accorgimenti sconosciuti agli scultori africani. È questa la prima statuetta mal­gascia che entra a far parte delle collezioni statali ita -1iane. V. L. G .

Acquisii della Galleria Nazionale d'Arie Moderna.

GIUSEPPE BERNARDINO BISON (1762-1844): 'Le tentazioni di Sant' Antonio', firmato Bison ; tempera su cartone, cm. 24,5 X 30 (inv. n. 5133); acquistato dal sign. Ales­sandro Morandotti, Roma.

Per molto tempo quasi dimenticata, la figura di Giusep­pe Bernardino Bison, estroso pittore friulano per nascita e veneziano per educazione, ha ritrovato i suoi animati contorni con gli studi del Fiocco (1929, 1933) e del Morassi (1932) e poi, dopo la mostra d 'apertura del Museo Storico di Palmanova (1934) e quella delle maschere veneziane a Ca' Rezzonico (1937), con la monografia di C. Piperata (1940). Dopo avere studiato a Venezia con Anton Maria Zanetti, con Costantino Cedini e con lo scenografo Antonio Mauro, il Bison lavorò come ornatista, decoratore e sceno­grafo a Padova, Ferrara, Treviso ; nei primissimi anni dell'Ottocento si stabilì a Trieste, spingendosi, per atten­dere ai numerosi incarichi, fino a Zara e Lubiana; nel 1831 si trasferì a Milano. I dipinti di cavalletto, non molto

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G. B. BISON: LE TENTAZIONI DI S. ANTONIO

numerosi, rappresentano solo il complemento della sua opera di frescante; ma sono le sue cose artisticamete più felici. Appartengono tutti al periodo triestino e milanese: in piena moda neoclassica, in queste piccole e frizzanti pitture il Bison riafferma il suo gusto per il vivace pittori­cismo veneziano, tiepolesco e guardesco, pur mescola n­dovi una vena di precoce romanticismo, che va accentuan­dosi negli ultimi anni quando, a Milano, assiste ai primi trionfi dello H ayez.

• La tentazione di Sant' Antonio', dipinto con una freschezza di tocco che si attenuerà poi per l'influenza del particolarismo del Migliara, appartiene verosimilmente ai primi anni del periodo milanese; e può facilmente iden­tificarsi con la .. tempera rappresentante sant' Antonio tentato dalle donne" menzionata nell'elenco della raccolta Tosoni come acquistato per 22 lire il 3 maggio 1832. Altri quadri dello stesso soggetto sono ricordati nella colI. Slocovich di Trieste, nella colI. Riccoboni (L'Aquila), nella colI. Manzoni (Firenze).

Il dipinto acquistato per la Galleria Nazionale ha delicate tonalità grige-azzurre e rosa; il fondo roccioso ripete gli schemi delle scenografie del melodramma settecentesco; il santo pare un frate penitente del Magnasco; le figure femminili, disegnate con grazia neoclassica, sono aeree, luminose, alleggerite da penneUate sottili e volanti; i gruppi sono disposti col ritmo agile d'un balletto rococò. Esso è stato esposto (cat. n. 59) nella mostra del Bison organiz­zata a cura della Antiquaria a Roma, nel giugno 1942.

ADRIANO CECIONI (1836-1896): • Interno con figure " fir­mato Cecioni ; olio su tela, cm. 40,5 X 32 (inv. n. 5145); acquistato daU'avv. Vittorio Forti, Roma.

Al periodo migliore dell'attività dell'artista appartiene questo dipinto, che può datarsi intorno al 1867, poco

dopo il ritorno da Napoli. Il taglio stesso del quadro, con la prospettiva a cannocchiale nettamente scandita dai piani sghembi delle ante delle porte e della finestra, indica come l'artista, che era anche scultore e critico d'arte, andasse approfondendo in quegli anni certi aspetti della pit · tura olandese, specialmente di Pieter de Hooch; ed è notevole come già la profondità dello spazio sia resa me­diante un nitido incastro di zone colo· rate. Anche gli elementi narrativi o aneddotici -le figure dei due bambi­ni - sono concisi e pungenti e non turbano, o quasi, il serrato contesto coloristico del dipinto: certamente una delle opere di qualità più alta del Ce­cioni pittore.

Il quadro era già esposto nella Galle' ria Nazionale d'Arte Moderna da molti anni, come deposito temporaneo; figu­rò anche alla Quadriennale romana del 1951-52; talora è indicato col ti-tolo • Il gioco interrotto'.

PAU L CÉZANNE: • Chemin de foret près Bibemus ' (nel verso una veduta probabilmente del lago di Annecy); acquerello su carta, cm. 33,5 x 51 (inv. n. 5139); acqui­stato dal sig. Wertheimer, Parigi.

Di quest'opera di Cézanne è stata data un'illustrazione particolare nel fascicolo luglio-settembre 1961 di questa stessa rivista.

EDOARDO GELLI (1852-1933) : • Ritratto dell'Onorevole Brunicardi '; firmato e datato E. Gelli 1881; olio su tavola, cm. 36 x 22,5 (inv. n. 5134); acquistato dal­l'avv. Vittorio Forti.

Nell'opera del Gelli, pittore di storia, di genere, di ritratti, questo piccolo quadro si distingue per una schiet­tezza pittorica e per una sicurezza della fattura rapida e costruttiva, che conservano ancora accenti macchiaioli.

W ASSIL Y KANDINSKY (1866- I 946) : I Linea angolare' ; siglato e datato K /30; olio su cartone, cm. 70 X 60 (inv. n. 5124); acquistato dalla vedova dell'artista.

Il dipinto, elencato col n. 541 nel catalogo dell'opera di Kandinsky a cura di Will Grohmann, è un'opera del periodo di più libera e serena creazione dell'artista; tal­mente immedesimato, ormai, con la propria poetica che •• la sicurezza, la leggerezza, la sua gioia di vivere penetra visibi lmente nella sua opera" (Grohmann). Nel 1930 Kandinsky insegnava nella Bauhaus di Dessau, accanto a Pau l Klee: e le loro ricerche, così diverse, sono tuttavia complementari, si completano reciprocamente nella didat­tica di quella scuola, più ancora che esemplare, ideale. Circoli, triangoli, linee angolari e segmentate sono i temi ricorrenti nella poetica di Kandinsky in questo periodo: ma la forma geometrica è sempre in funzione della nota cromatica e il suo improvviso apparire nel •• campo"

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del quadro mette in tensione e in movimento le uniformi stesure del fondo. Il quadro, per Kandinsky, vuole essere un pensiero, ma un pensiero che si fa fenomeno, si costi­tuisce immediatamente in immagine, si dà alla percezione, è cagione di gioia visiva.

ROBERTO MEL LI (1885-1958) : ' L a ridente'; firmato e datato Melli 1913; olio su cartone, cm. 40 X 50 (inv. n. 5131); acquistato dalla vedova dell 'artista.

Delle ricerche giovanili di Roberto Me1li questo dipinto è un documento dimostrativo : il punto di riferimento è l'Espressionismo tedesco, nel momento del Blaue Reiter, e in modo particolare Jawlensky. È chiaro però che l'espe­rienza espressionista, in questa prima fase di Melli, è mediata dal Futurismo e, soprattutto, da Boccioni. Oltre che per la storia dell'artista quest'opera è inte­ressante per la storia dell'avanguardia artistica italiana negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale.

WILLY BAUMEISTER (1889-1955): • Scherzo'; firmato e datato Baumeister '54; olio su masonite, cm. 54 X 65 (inv. n. 5137) ; acquistato alla XXX Biennale di Venezia, 1960.

Com'è noto, nel 1953 Baumeister ha cominciato la serie dei dipinti neri intitolati Montaru e la serie dei dipinti bianchi intitolati Monturi : probabile scopo della ricerca, connessa con una più impegnata elaborazione della super­ficie, era di portare la materia a un livello metafisico, identificandola con gli estremi metafisici della luce e dell'ombra, il bianco e il nero. In questo, come in altri dipinti dello stesso tempo, Baumeister punta a una mediazione tra i due temi opposti e complementari : alla soluzione del contrasto in immagini Il materiche " evocate da una sorta di magia del segno che ha i suoi precedenti in Mirò. Il dipinto acquistato dalla Galleria Nazionale è un ottimo esempio dell'ultima ricerca del pittore.

CAMILLE BRVEN (Nantes 1907): ' Pittura " firmato Bryen, controfirmato e datato a tergo Bryen '59; olio su tela, cm. 99 X 73,5 (inv. n. 5146); acquistato a111a XXX Bien­nale di Venezia, 1960.

Benchè non più giovane, Bryen è considerato dalla cri­tica francese (Restany) come un artista che ha oltrepassato le poetiche dell'informale, addentrandosi in una ricerca di puro lirismo pittorico. In realtà, la poetica di questo pittore è ancora molto vicina a quella di Apollinaire: per il modo di frammentare e rifrangere l'immagine, per l'importanza data al timbro della parola pittorica, per il ritmo stesso della composizione. Questo dipinto rappre­senta perfettamente questa poetica del ritmo continuo: accordato sul grigio e sul bruno, ha poi note alte e tenute di rosa e di azzurro. Il tessuto è continuo, anche se ora più fitto ora più rado, come un tempo di musica; ma nella scomposizione della superficie, nella forma stessa dei tas­selli colorati è facile vedere come questa pittura abbia radici profonde nel Cubismo Orfico e perfino nel Il poin­tillisme" di Signac, nel momento in cui cerca un incon­tro tra la scienza della visione di Seurat e il Simbolismo.

A. CECIONI : INTERNO CON FIGURA

,.

w. KANDINSKV : LINEA ANGOLARE, 1930

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R. MELLI : LA RIDENTE, 191 3

TOSHIMITSU IMAI (KY.Jto 1925) : • Fioritura'. Firmato e da­tato/mai1960;0Iio su tela, cm. 199 x 301 (inv.n. 5135); acquistato alla XXX Biennale di Venezia, 1960.

Tra i pittori della giovane scuola giapponese, Imai è uno dei più colti: è dottore in filosofia e letterato. Dal 1952 dimora a Parigi, partecipa attivamente della vita artistica internazionale, si interessa a fondo dei movimenti della cultura e dell'arte occidentale. I contenuti emotivi della sua pittura sono però nettamente orientali: il paesag­gio, la natura, le cose, i ritmi di spazio e di tempo del suo paese. Ma egli sente che la pittura europea ha elaborato, nel corso della sua storia recente, un linguaggio forse meno poetico ed evasivo di quello della pittura orientale, ma più capace di rendere la forza delle emozioni e il calore umano dei sentimenti. I toni accesi o profondi - rossi, blu, verdi, gialli - sono quelli dei fauves; i forti impasti, i

W . BAUMEISTER : SCHERZO, 19 5 4

H. MOORE : FIGURA DISTES.\, FORMA ESTERNA

ribollimenti della materia sono l'opposto della tenuità pit­torica dell'arte giapponese. Così Imai tende a precisare nei termini della cultura occidentale i miti, le favole, le imma­gini, le memorie del mondo orientale, quasi a cercare una confluenza, che sente necessaria e vicina, tra le due culture.

LUIS FEITO (Madrid 1929): • Pittura ' ; firmato Feito, controfirmato e datato a tergo Feito /960; olio su tela, cm. 129 X 161 (inv. n. 5140); acquistato alla XXX Bien­nale di Venezia, 1960.

Dei giovani pittori spagnoli, Feito è uno dei meno ir­ruenti e dei più inclini alla meditazione. Nelle prime opere, tra il 1953 e il 1955, tracciava spazi metafisici nella super­ficie della materia, da un sùbito disintegrarsi della sua sostanza inerte. Passa d'un tratto da uno stato di calma all' ebollizione, poi si scinde nelle polarità opposte del

bianco e del nero, della luce e della tenebre. Feito contempla il prodursi di questi fenomeni luminosi nella not­te profonda degli spazi astrali: con la malinconia quasi leopardiana della propria piccolezza umana, di guar­darli dal basso attraverso la lente del cannocchiale. Il dipinto acqui­stato è una delle versioni più poeti­che della sua visione cosmica: e giu­stamente Fr. Mathey (Cimaise, 1960 ottobre dicembre) cita, per questa pittura del .. todo y nada" una mas­sima del Loyola: •• bisogna vedere con l'occhio della immaginazione il sito fisico dell'oggetto della contem­plazione e renderlo tangibile ai sensi interni II.

HENRY MOORE (Castleford, Yorkshire, IS9S): • Figura distesa: forma ester­na " 1953-54; bronzo cm. 221 X I IO X SI; acquistato.

Nel gennaio-marzo 1961 è stata al­lestita, nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna, con il concorso del British

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Council, una grande mostra di sculture e disegni di Henry Moore. In quell'occasione è stato possibile ottenere l'ac­quisto di questa scultura, una delle più importanti nella produzione recente del grande scultore inglese. Il tema, lungamente elaborato, della figura giacente, è portato qui alla massima sintesi: a un equilibrio e, insieme, a una continuità assoluta tra vuoti e pieni, rilievi e cavità. Il motivo della correlazione di forme esterne ed interne, che è al centro della ricerca plastica dell'artista nell'ultimo decennio, ha in quest'opera una delle più chiare e alte espressioni.

EDUARDO PAOLOZZI (Edimburgo 1924): • Krokadeel '; datato 1959; bronzo, alt. cm. 93 (inv. n. 5136); acqui­stato alla XXX Biennale di Venezia nel 1960.

Molto successo ha riscosso la presentazione, nel padi­glione britannico della XXX Biennale, della scultura di Edoardo Paolozzi, che unisce motivi .. informali" e surrealisti, non senza una vena letteraria, e qualche volta di .. humor" alla Dubuffet. Quest'opera, anche per la vigoria plastica della massa a cui si sovrappongono, come tratti di un viso stravolto, elementi meccanici, è tra le più interessanti nella produzione recente del­l'artista. P. BUCARELLI

DONI ALLA GALLERIA NAZIONALE

D 'ARTE MODERNA (1961)

GIACINTO GIGANTE (1806-1876): • Marina d'Ischia " firmato G. Gigante ; olio su tela, cm. 37 x 56 (inv. n. 5128); donato dall'ing. Leone Ambron di Firenze.

In questa limpida veduta marina la maniera del Gigante ha ormai raggiunto la piena maturità; nella produzione tarda dell'artista, che spesso ripete di pratica motivi abi­tuali, questo dipinto è tra le cose più fresche e immediate. Eseguito in gran parte dal vero, in toni di grigio argenteo, è magistralmente inquadrato: oltre il primo piano vuoto c luminoso, quasi controparte del cielo, i volumi delle case, immersi nella luce, formano uno schermo animato, al di là del quale, nell'atmosfera iridata del cielo e del mare, si disegna tenue il profilo dell'isola. Le mac· chiette e le capre in primo piano, benchè siano un motivo consueto e di maniera, sono dipinte con tocchi rapidi e vivaci: come pure gli alberi e i cespugli che, con i loro toni più scuri, danno risalto all 'ariosa spazialità del­l'insieme.

Il quadro era già stato esposto per lungo tempo nella Galleria quale deposito temporaneo (cfr.: P. BUCARELLI, La Galleria Nazionale d'arte moderna, p. 12).

VITO D'ANCONA (1825-1884): • Signora con l'ombrel­lino'; olio su tavoletta, cm. 28 X 17,5; (inv. n. 5127); donato dall'ing. Leone Ambron, Firenze.

Vito D'Ancona non partecipò che in parte al movimento dei Macchiaioli. La sua educazione e i suoi interessi let­terari, quando non lo conducono al romanticismo esplicito

VITO D'ANCONA : SIGNORA CON L'OMBRELLINO

del quadro storico (come' L'incontro di Dante e Beatri­ce " del '71), sono tuttavia un freno alla spregiudicatezza della sua esperienza pittorica. N ella maggior parte delle sue opere un disegno delicato e quasi purista e un chiaro­scuro morbido e sensibile impediscono alla luce e al colore d'imporsi come soli principi costruttivi del quadro. Non sempre, però: lo studio approfondito dell'arte antica, e specialmente della pittura veneziana del Cinquecento, gli dà talvolta un senso dei valori luminosi e coloristici che lo pone allivello dei più audaci pittori" di macchia II. Così in questa • Signora con l'ombrellino " certamente una delle pitture più libere di tutto l'Ottocento italiano e delle più vicine alle contemporanee ricerche degli Im­pressionisti francesi. Sotto la macchia abbagliante del­l'ombrellino, le macchie larghe e sintetiche (avana e rosso­fragow) costruiscono con grande sicurezza la figura sul fondo verde del prato. L'impasto è denso, intriso di luce; la pennellata forte e sostenuta: come nell'ultimo Tiziano, che il D'Ancona aveva studiato, col Signorini, a Venezia.

L'incostanza stilistica del pittore rende difficile stabi­lire la data del quadro; ma, trattandosi certamente della

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