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STATUETTA ANTROPOMORFA DEI BASONGE (PART.) (Fol. G. F. N .)
palmirena fino in Giappone. Il pezzo è pubblicato da U. SCERRATO, in Il Giappone, 1961, 2, p. IO.
n. inv. 877 - Brocca di bronzo monoansata, dall'Iran, sasanide o di tradizione sasanide. L'ansa è adorna di un elemento poliedrico al sommo e d'una baccellatura incisa alla base del collo. M. T ADDEI
Acquisti del Mu~eo "L. Pigorini".
N EL 1961 , il Museo Nazionale Preistorico-Etnografico .. Luigi Pigorini Il è entrato in possesso di cinque
pregevoli esemplari di scultura lignea africana, provenienti da zone diverse del continente.
CULMINE DI TETTO DEI SENUFO
Il più importante per la relativa antichità e rarità, se non per intrinseci pregi estetici, è una statuetta antropomorfa dei BaSonge del Kasai (altezza cm. 46): con altri due oggetti, essa è stata acquistata per L. 350.000
presso un antiquario di Bruxelles su proposta del Sopri'ltendente alle Antichità di Roma V, e dietro parere favorevole del Consiglio Superiore delle Belle Arti. Scolpita in legno scurissimo secondo i classici canoni della plastica songe, con la caratteristica applicazione di placchette di rame sulla fronte, sul naso, intorno alla bocca e sul mento, di chiodi di ottone sul capo, e di cauri raffiguranti gli occhi, essa rappresenta un esemplare ben conservato di uno stile scultoreo che ancora nel sec. XIX fioriva nel Kasai con opere notevoli, prima che si iniziasse la fase di grave decadenza manifestatasi qui come in tante altre zone del Congo e dell' Africa in genere. La scultura in questione è corredata da una quantità di rari accessori magici che in parte la ricoprono e nascondono; la loro presenza, se non aggiunge nulla ai pregi estetici della statuina, ne accresce il valore etnografico. Si sono conservati, fortunatamente, dati precisi sulla località di raccolta (villaggio di Manse, territorio di Sentery nel Kabinda) e sulla funzione dell'oggetto, destinato a proteggere il villaggio dalla stregoneria malefica.
Dallo stesso antiquario belga sono stati inoltre acquistate, per il prezzo di L. 110.000 ciascuna, due sculture dell' Africa occidentale. La prima è una maschera teriomorfa in legno bruno dei Bambara del Mali (altezza cm. 36): rappresenta la testa di una scimmia resa in forma convenzionalmente stilizzata, decorata con una fascia di semplici motivi ornamentali incisi (rombi allineati e denti di lupo) corrente lungo l'arco sopracciliare e la mascella superiore : oggetto di un tipo finora non rappresentato nelle collezioni etnografiche nazionali. L'altra scultura è un culmine di capanna dei Senufo (Mali sud-orientale) in forma di uccello in volo ad ali spiegate (dalla testa alla coda, cm. 34; apertura d'ali, cm. 50): esemplare assai bello per armonia di linee e di volumi e per la patina del legno bruno scuro dalla perfetta levigatura. Sculture avimorfe del genere si trovano spes· so, con fini apotropaici e protettivi, alla sommità delle abitazioni dei capi senufo.
A un mondo stilistico tutto diverso appartiene un quarto oggetto, proveniente da collezione privata e acquistato MASCHERA DEI BAMBARA
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mercè l'esercizio del diritto di acquisto per L. 40.000, dietro segnalazione dell'Ufficio Esportazione Oggetti d'Arte di Venezia, al quale era stato presentato. Si tratta di una figurina antropomorfa dei Dogon abitanti il ' cercle ' di Bandiagara a oriente dell'ansa del Niger (Mali). Scolpita in legno duro di tonalità chiara, la statuina (alt. cm. 73) raffigura una donna dai tratti tipicamente stilizzati secondo i canoni longilinei dei Dogon, in atto di sollevare il braccio destro verso l'alto. È mutila nelle gambe dal ginocchio in giù, il che lascia supporre che analogamente ad altre figurine simili usate per scopi funerari, e ben note dalla letteratura, essa sia stata effettivamente usata a scopi culturali dagli indigeni, e danneggiata per effetto dell'umidità del terreno.
FIGURINA FEMMINILE DEI DOGON
Una quinta scultura, infine, è stata acquistata per il Museo Pigorini dal Direttore prof. V. Grottanelli a Madagascar, in occasione di sue ricerche in quell'isola nella primavera del 1960: il costo, trasporto incluso, è stato di L. 33.750. È una statuetta lignea (alt. cm. 75) della tribù Bara (Madagascar meridionale), raffigurante una donna con la tradizionale acconciatura, e conservante ancora gli abiti - alquanto sdruciti - di cui era stata rivestita dagli indigeni. È opera non molto antica, probabilmente dei primi di questo secolo, ma che conserva tuttavia vari caratteri stilistici delle antiche statuette commemorative dei Bara, osserva bili specialmente nell'accurata modellatura dei tratti fisionomici. Questi ultimi richiamano concezioni iconografiche e scultoree tutte diverse da quelle della vicina Africa; fra gli elementi di chiara benchè lontana derivazione indonesiana si notano inoltre la singolare fattura dello occhio a incastro di sostanza vitrea, e la
STATUETTA LIGNEA DEI BARA (PART.)
snoda tura duplice del braccio: accorgimenti sconosciuti agli scultori africani. È questa la prima statuetta malgascia che entra a far parte delle collezioni statali ita -1iane. V. L. G .
Acquisii della Galleria Nazionale d'Arie Moderna.
GIUSEPPE BERNARDINO BISON (1762-1844): 'Le tentazioni di Sant' Antonio', firmato Bison ; tempera su cartone, cm. 24,5 X 30 (inv. n. 5133); acquistato dal sign. Alessandro Morandotti, Roma.
Per molto tempo quasi dimenticata, la figura di Giuseppe Bernardino Bison, estroso pittore friulano per nascita e veneziano per educazione, ha ritrovato i suoi animati contorni con gli studi del Fiocco (1929, 1933) e del Morassi (1932) e poi, dopo la mostra d 'apertura del Museo Storico di Palmanova (1934) e quella delle maschere veneziane a Ca' Rezzonico (1937), con la monografia di C. Piperata (1940). Dopo avere studiato a Venezia con Anton Maria Zanetti, con Costantino Cedini e con lo scenografo Antonio Mauro, il Bison lavorò come ornatista, decoratore e scenografo a Padova, Ferrara, Treviso ; nei primissimi anni dell'Ottocento si stabilì a Trieste, spingendosi, per attendere ai numerosi incarichi, fino a Zara e Lubiana; nel 1831 si trasferì a Milano. I dipinti di cavalletto, non molto
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G. B. BISON: LE TENTAZIONI DI S. ANTONIO
numerosi, rappresentano solo il complemento della sua opera di frescante; ma sono le sue cose artisticamete più felici. Appartengono tutti al periodo triestino e milanese: in piena moda neoclassica, in queste piccole e frizzanti pitture il Bison riafferma il suo gusto per il vivace pittoricismo veneziano, tiepolesco e guardesco, pur mescola ndovi una vena di precoce romanticismo, che va accentuandosi negli ultimi anni quando, a Milano, assiste ai primi trionfi dello H ayez.
• La tentazione di Sant' Antonio', dipinto con una freschezza di tocco che si attenuerà poi per l'influenza del particolarismo del Migliara, appartiene verosimilmente ai primi anni del periodo milanese; e può facilmente identificarsi con la .. tempera rappresentante sant' Antonio tentato dalle donne" menzionata nell'elenco della raccolta Tosoni come acquistato per 22 lire il 3 maggio 1832. Altri quadri dello stesso soggetto sono ricordati nella colI. Slocovich di Trieste, nella colI. Riccoboni (L'Aquila), nella colI. Manzoni (Firenze).
Il dipinto acquistato per la Galleria Nazionale ha delicate tonalità grige-azzurre e rosa; il fondo roccioso ripete gli schemi delle scenografie del melodramma settecentesco; il santo pare un frate penitente del Magnasco; le figure femminili, disegnate con grazia neoclassica, sono aeree, luminose, alleggerite da penneUate sottili e volanti; i gruppi sono disposti col ritmo agile d'un balletto rococò. Esso è stato esposto (cat. n. 59) nella mostra del Bison organizzata a cura della Antiquaria a Roma, nel giugno 1942.
ADRIANO CECIONI (1836-1896): • Interno con figure " firmato Cecioni ; olio su tela, cm. 40,5 X 32 (inv. n. 5145); acquistato daU'avv. Vittorio Forti, Roma.
Al periodo migliore dell'attività dell'artista appartiene questo dipinto, che può datarsi intorno al 1867, poco
dopo il ritorno da Napoli. Il taglio stesso del quadro, con la prospettiva a cannocchiale nettamente scandita dai piani sghembi delle ante delle porte e della finestra, indica come l'artista, che era anche scultore e critico d'arte, andasse approfondendo in quegli anni certi aspetti della pit · tura olandese, specialmente di Pieter de Hooch; ed è notevole come già la profondità dello spazio sia resa mediante un nitido incastro di zone colo· rate. Anche gli elementi narrativi o aneddotici -le figure dei due bambini - sono concisi e pungenti e non turbano, o quasi, il serrato contesto coloristico del dipinto: certamente una delle opere di qualità più alta del Cecioni pittore.
Il quadro era già esposto nella Galle' ria Nazionale d'Arte Moderna da molti anni, come deposito temporaneo; figurò anche alla Quadriennale romana del 1951-52; talora è indicato col ti-tolo • Il gioco interrotto'.
PAU L CÉZANNE: • Chemin de foret près Bibemus ' (nel verso una veduta probabilmente del lago di Annecy); acquerello su carta, cm. 33,5 x 51 (inv. n. 5139); acquistato dal sig. Wertheimer, Parigi.
Di quest'opera di Cézanne è stata data un'illustrazione particolare nel fascicolo luglio-settembre 1961 di questa stessa rivista.
EDOARDO GELLI (1852-1933) : • Ritratto dell'Onorevole Brunicardi '; firmato e datato E. Gelli 1881; olio su tavola, cm. 36 x 22,5 (inv. n. 5134); acquistato dall'avv. Vittorio Forti.
Nell'opera del Gelli, pittore di storia, di genere, di ritratti, questo piccolo quadro si distingue per una schiettezza pittorica e per una sicurezza della fattura rapida e costruttiva, che conservano ancora accenti macchiaioli.
W ASSIL Y KANDINSKY (1866- I 946) : I Linea angolare' ; siglato e datato K /30; olio su cartone, cm. 70 X 60 (inv. n. 5124); acquistato dalla vedova dell'artista.
Il dipinto, elencato col n. 541 nel catalogo dell'opera di Kandinsky a cura di Will Grohmann, è un'opera del periodo di più libera e serena creazione dell'artista; talmente immedesimato, ormai, con la propria poetica che •• la sicurezza, la leggerezza, la sua gioia di vivere penetra visibi lmente nella sua opera" (Grohmann). Nel 1930 Kandinsky insegnava nella Bauhaus di Dessau, accanto a Pau l Klee: e le loro ricerche, così diverse, sono tuttavia complementari, si completano reciprocamente nella didattica di quella scuola, più ancora che esemplare, ideale. Circoli, triangoli, linee angolari e segmentate sono i temi ricorrenti nella poetica di Kandinsky in questo periodo: ma la forma geometrica è sempre in funzione della nota cromatica e il suo improvviso apparire nel •• campo"
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del quadro mette in tensione e in movimento le uniformi stesure del fondo. Il quadro, per Kandinsky, vuole essere un pensiero, ma un pensiero che si fa fenomeno, si costituisce immediatamente in immagine, si dà alla percezione, è cagione di gioia visiva.
ROBERTO MEL LI (1885-1958) : ' L a ridente'; firmato e datato Melli 1913; olio su cartone, cm. 40 X 50 (inv. n. 5131); acquistato dalla vedova dell 'artista.
Delle ricerche giovanili di Roberto Me1li questo dipinto è un documento dimostrativo : il punto di riferimento è l'Espressionismo tedesco, nel momento del Blaue Reiter, e in modo particolare Jawlensky. È chiaro però che l'esperienza espressionista, in questa prima fase di Melli, è mediata dal Futurismo e, soprattutto, da Boccioni. Oltre che per la storia dell'artista quest'opera è interessante per la storia dell'avanguardia artistica italiana negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale.
WILLY BAUMEISTER (1889-1955): • Scherzo'; firmato e datato Baumeister '54; olio su masonite, cm. 54 X 65 (inv. n. 5137) ; acquistato alla XXX Biennale di Venezia, 1960.
Com'è noto, nel 1953 Baumeister ha cominciato la serie dei dipinti neri intitolati Montaru e la serie dei dipinti bianchi intitolati Monturi : probabile scopo della ricerca, connessa con una più impegnata elaborazione della superficie, era di portare la materia a un livello metafisico, identificandola con gli estremi metafisici della luce e dell'ombra, il bianco e il nero. In questo, come in altri dipinti dello stesso tempo, Baumeister punta a una mediazione tra i due temi opposti e complementari : alla soluzione del contrasto in immagini Il materiche " evocate da una sorta di magia del segno che ha i suoi precedenti in Mirò. Il dipinto acquistato dalla Galleria Nazionale è un ottimo esempio dell'ultima ricerca del pittore.
CAMILLE BRVEN (Nantes 1907): ' Pittura " firmato Bryen, controfirmato e datato a tergo Bryen '59; olio su tela, cm. 99 X 73,5 (inv. n. 5146); acquistato a111a XXX Biennale di Venezia, 1960.
Benchè non più giovane, Bryen è considerato dalla critica francese (Restany) come un artista che ha oltrepassato le poetiche dell'informale, addentrandosi in una ricerca di puro lirismo pittorico. In realtà, la poetica di questo pittore è ancora molto vicina a quella di Apollinaire: per il modo di frammentare e rifrangere l'immagine, per l'importanza data al timbro della parola pittorica, per il ritmo stesso della composizione. Questo dipinto rappresenta perfettamente questa poetica del ritmo continuo: accordato sul grigio e sul bruno, ha poi note alte e tenute di rosa e di azzurro. Il tessuto è continuo, anche se ora più fitto ora più rado, come un tempo di musica; ma nella scomposizione della superficie, nella forma stessa dei tasselli colorati è facile vedere come questa pittura abbia radici profonde nel Cubismo Orfico e perfino nel Il pointillisme" di Signac, nel momento in cui cerca un incontro tra la scienza della visione di Seurat e il Simbolismo.
A. CECIONI : INTERNO CON FIGURA
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w. KANDINSKV : LINEA ANGOLARE, 1930
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R. MELLI : LA RIDENTE, 191 3
TOSHIMITSU IMAI (KY.Jto 1925) : • Fioritura'. Firmato e datato/mai1960;0Iio su tela, cm. 199 x 301 (inv.n. 5135); acquistato alla XXX Biennale di Venezia, 1960.
Tra i pittori della giovane scuola giapponese, Imai è uno dei più colti: è dottore in filosofia e letterato. Dal 1952 dimora a Parigi, partecipa attivamente della vita artistica internazionale, si interessa a fondo dei movimenti della cultura e dell'arte occidentale. I contenuti emotivi della sua pittura sono però nettamente orientali: il paesaggio, la natura, le cose, i ritmi di spazio e di tempo del suo paese. Ma egli sente che la pittura europea ha elaborato, nel corso della sua storia recente, un linguaggio forse meno poetico ed evasivo di quello della pittura orientale, ma più capace di rendere la forza delle emozioni e il calore umano dei sentimenti. I toni accesi o profondi - rossi, blu, verdi, gialli - sono quelli dei fauves; i forti impasti, i
W . BAUMEISTER : SCHERZO, 19 5 4
H. MOORE : FIGURA DISTES.\, FORMA ESTERNA
ribollimenti della materia sono l'opposto della tenuità pittorica dell'arte giapponese. Così Imai tende a precisare nei termini della cultura occidentale i miti, le favole, le immagini, le memorie del mondo orientale, quasi a cercare una confluenza, che sente necessaria e vicina, tra le due culture.
LUIS FEITO (Madrid 1929): • Pittura ' ; firmato Feito, controfirmato e datato a tergo Feito /960; olio su tela, cm. 129 X 161 (inv. n. 5140); acquistato alla XXX Biennale di Venezia, 1960.
Dei giovani pittori spagnoli, Feito è uno dei meno irruenti e dei più inclini alla meditazione. Nelle prime opere, tra il 1953 e il 1955, tracciava spazi metafisici nella superficie della materia, da un sùbito disintegrarsi della sua sostanza inerte. Passa d'un tratto da uno stato di calma all' ebollizione, poi si scinde nelle polarità opposte del
bianco e del nero, della luce e della tenebre. Feito contempla il prodursi di questi fenomeni luminosi nella notte profonda degli spazi astrali: con la malinconia quasi leopardiana della propria piccolezza umana, di guardarli dal basso attraverso la lente del cannocchiale. Il dipinto acquistato è una delle versioni più poetiche della sua visione cosmica: e giustamente Fr. Mathey (Cimaise, 1960 ottobre dicembre) cita, per questa pittura del .. todo y nada" una massima del Loyola: •• bisogna vedere con l'occhio della immaginazione il sito fisico dell'oggetto della contemplazione e renderlo tangibile ai sensi interni II.
HENRY MOORE (Castleford, Yorkshire, IS9S): • Figura distesa: forma esterna " 1953-54; bronzo cm. 221 X I IO X SI; acquistato.
Nel gennaio-marzo 1961 è stata allestita, nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna, con il concorso del British
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Council, una grande mostra di sculture e disegni di Henry Moore. In quell'occasione è stato possibile ottenere l'acquisto di questa scultura, una delle più importanti nella produzione recente del grande scultore inglese. Il tema, lungamente elaborato, della figura giacente, è portato qui alla massima sintesi: a un equilibrio e, insieme, a una continuità assoluta tra vuoti e pieni, rilievi e cavità. Il motivo della correlazione di forme esterne ed interne, che è al centro della ricerca plastica dell'artista nell'ultimo decennio, ha in quest'opera una delle più chiare e alte espressioni.
EDUARDO PAOLOZZI (Edimburgo 1924): • Krokadeel '; datato 1959; bronzo, alt. cm. 93 (inv. n. 5136); acquistato alla XXX Biennale di Venezia nel 1960.
Molto successo ha riscosso la presentazione, nel padiglione britannico della XXX Biennale, della scultura di Edoardo Paolozzi, che unisce motivi .. informali" e surrealisti, non senza una vena letteraria, e qualche volta di .. humor" alla Dubuffet. Quest'opera, anche per la vigoria plastica della massa a cui si sovrappongono, come tratti di un viso stravolto, elementi meccanici, è tra le più interessanti nella produzione recente dell'artista. P. BUCARELLI
DONI ALLA GALLERIA NAZIONALE
D 'ARTE MODERNA (1961)
GIACINTO GIGANTE (1806-1876): • Marina d'Ischia " firmato G. Gigante ; olio su tela, cm. 37 x 56 (inv. n. 5128); donato dall'ing. Leone Ambron di Firenze.
In questa limpida veduta marina la maniera del Gigante ha ormai raggiunto la piena maturità; nella produzione tarda dell'artista, che spesso ripete di pratica motivi abituali, questo dipinto è tra le cose più fresche e immediate. Eseguito in gran parte dal vero, in toni di grigio argenteo, è magistralmente inquadrato: oltre il primo piano vuoto c luminoso, quasi controparte del cielo, i volumi delle case, immersi nella luce, formano uno schermo animato, al di là del quale, nell'atmosfera iridata del cielo e del mare, si disegna tenue il profilo dell'isola. Le mac· chiette e le capre in primo piano, benchè siano un motivo consueto e di maniera, sono dipinte con tocchi rapidi e vivaci: come pure gli alberi e i cespugli che, con i loro toni più scuri, danno risalto all 'ariosa spazialità dell'insieme.
Il quadro era già stato esposto per lungo tempo nella Galleria quale deposito temporaneo (cfr.: P. BUCARELLI, La Galleria Nazionale d'arte moderna, p. 12).
VITO D'ANCONA (1825-1884): • Signora con l'ombrellino'; olio su tavoletta, cm. 28 X 17,5; (inv. n. 5127); donato dall'ing. Leone Ambron, Firenze.
Vito D'Ancona non partecipò che in parte al movimento dei Macchiaioli. La sua educazione e i suoi interessi letterari, quando non lo conducono al romanticismo esplicito
VITO D'ANCONA : SIGNORA CON L'OMBRELLINO
del quadro storico (come' L'incontro di Dante e Beatrice " del '71), sono tuttavia un freno alla spregiudicatezza della sua esperienza pittorica. N ella maggior parte delle sue opere un disegno delicato e quasi purista e un chiaroscuro morbido e sensibile impediscono alla luce e al colore d'imporsi come soli principi costruttivi del quadro. Non sempre, però: lo studio approfondito dell'arte antica, e specialmente della pittura veneziana del Cinquecento, gli dà talvolta un senso dei valori luminosi e coloristici che lo pone allivello dei più audaci pittori" di macchia II. Così in questa • Signora con l'ombrellino " certamente una delle pitture più libere di tutto l'Ottocento italiano e delle più vicine alle contemporanee ricerche degli Impressionisti francesi. Sotto la macchia abbagliante dell'ombrellino, le macchie larghe e sintetiche (avana e rossofragow) costruiscono con grande sicurezza la figura sul fondo verde del prato. L'impasto è denso, intriso di luce; la pennellata forte e sostenuta: come nell'ultimo Tiziano, che il D'Ancona aveva studiato, col Signorini, a Venezia.
L'incostanza stilistica del pittore rende difficile stabilire la data del quadro; ma, trattandosi certamente della
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