Milano2015_01

20
STRADA BIANCA Viaggiatori sulle tracce del lavoro PERIODICO DI APPROFONDIMENTO VERSO L’EXPO 2015 12|2011 FRANCESCO PASTORE Tenacia, umiltà e coerenza Ecco come si entra, a piccoli passi, nel mondo del lavoro INTERVISTA A BRUNORI SAS Siamo tutti dei Poveri Cristi! Andrea Rapaccini Azienda da salvare? Proviamo con l'impresa sociale Giovanni Crupi Benvenuti al museo Il motore silenzioso della contemporaneità Domenico Olivieri Crescere nonostante la crisi Vi racconto come è stato possibile Pippo Russo Intelligenza collettiva Il patrimonio più grande di una città

description

Rivista di approfondimento verso l'expo

Transcript of Milano2015_01

Strada bianca Viaggiatori sulle tracce del lavoro

periodico di approfondimento verso l’expo201512

|201

1

FranceSco PaStore

Tenacia, umiltà e coerenzaEcco come si entra, a piccoli passi, nel mondo del lavoro

interviSta a brunori SaS

Siamo tutti dei Poveri Cristi!

Andrea RapacciniAzienda da salvare?

Proviamo con l'impresa sociale

Giovanni CrupiBenvenuti al museo

Il motore silenzioso della contemporaneità

Domenico OlivieriCrescere nonostante la crisi

Vi racconto come è stato possibile

Pippo RussoIntelligenza collettiva

Il patrimonio più grande di una città

n°1 dicembre 2011Chiuso in redazione il 09.12.2011

Periodico di informazioneReg. Tribunale di Milano n° 434 del 03.08.2011Distribuito gratuitamente

direttore responsabileGiusy Palumbo

coordinamentoMartina Milani

Hanno collaboratoGiovanni Crupi, Cristina D’Addato, Geraldina Fiechter, Carlo Locatelli, Riccardo Luciani, Abdoulaye Mbodj, Giusi Melidona, Domenico Olivieri, Francesco Pastore, Laura Radice, Andrea Rapaccini, Pippo Russo, Leonello Tronti

copertinaDipinto di Massimo Innocenti

Webwww.2015milano.net

[email protected]

Progetto GraficoEDA Servizi - Firenze

StampaGlifo Associati s.c. – MilanoStampato su carta riciclata

Gli articoli e i testi di questo numero sono disponibili sotto la licenza Creative Commons, Attribuzione - Non CommercialeCondividi allo stesso modo 3.0

direttore editorialeMarco Tognetti

editoreLAMA - Development and Cooperation Agency

ufficio di milanovia Magolfa, 21 – 20143 MilanoTel: +39 3333386022

Sede legalevia B. Latini, 73 – 50133 FirenzeTel/Fax: +39 055576962

www.agenzialama.eu

STRADA BIANCA

Accanto alle grandi vie di comunicazione autostradali, deviando

dalle strade statali e provinciali, il nostro Paese è attraversato da una

significativa rete di strade bianche. Percorsi in terra battuta che ac-

compagnano un viaggiatore curioso in territori poco esplorati ma

non meno ricchi né meno interessanti di quelli raggiunti dall’asfal-

to. In questo numero abbiamo fatto un viaggio alla ricerca di espe-

rienze e pensieri sul mondo del lavoro seguendo una strada bianca.

Scopriamo così ancora una volta che esiste un universo di creatività

diffusa, di fantasia concreta, di coraggio quanto di competenze reali,

che seppur poco visibile sulle strade tradizionali è rappresentativo

dell’energia che in tanti settori dà forma e costruisce il nostro pre-

sente. Pubblichiamo in queste pagine alcune delle esperienze più

significative che abbiamo trovato, con l’obiettivo di proseguire lungo

le strade bianche d’Italia e raccontarle ancora nei prossimi numeri.

marco tognetti presidente di lama

il PunTO

l'opinione di

Geraldina Fiechtergiornalista

Ci sono lingue in cui la parola crisi porta con sé due inscindibili significati:

cambiamento e opportunità.

E la situazione è talmente complicata, soprattutto in Italia, che davvero

non abbiamo altra scelta che vedere il bicchiere mezzo pieno, vedere cioè

dove sono gli spiragli per cambiare in positivo e quindi per ripartire. La

bussola sono i giovani: loro che nella crisi ci stanno crescendo, loro che

nelle pensioni e nel lavoro sicuro non hanno mai potuto credere, loro che

hanno gli anticorpi e i sensori adatti per traghettarci in un futuro non solo

possibile ma migliore.

Basta dare un’occhiata alle imprese di successo aperte in questi ultimi anni

dai neo laureati o neo diplomati: è diversa l’impostazione, la mentalità, il

modo in cui ci si relaziona agli altri e ai concorrenti, la capacità di stare in

rete, l’abbandono quasi generalizzato della visione gerarchica delle società

e dell’individualismo sfrenato, il ricorso frequente a una componente etica

non per una questione di principio - data ormai per acquisita - ma per

orientarsi verso nuovi orizzonti economici.

Quindi è lì la linfa, sono loro che devono dirci dove stiamo andando. Ma

è talmente violenta, la rivoluzione in corso, che rischiamo di lasciare sul

terreno eserciti di persone e professionalità ancora vive e produttive.

Non a caso il gruppo di giovani che anima questa stessa rivista ha pensato

a un progetto che anziché parlare di rottamazione, punti sulla collabora-

zione fra generazioni, fra il vecchio mondo del lavoro e il nuovo, fra l’espe-

rienza e la spinta innovativa (tipico l’esempio del vecchio artigiano salvato

dal figlio magari laureato, che sa le lingue, capace di ristabilire i contatti fra

il laboratorio artigianale e il resto del mondo).

E un’altra cosa risulta ormai chiara. Conta la formazione, certo. Ma con-

ta molto anche la biografia. L’umiltà, la capacità di mettersi in ascolto, la

curiosità, la duttilità, la consapevolezza dei propri desideri o talenti, ecco,

tutto questo la scuola non te lo insegna. Ma restano le caratteristiche che

ogni cacciatore di teste, ormai, cerca in una giovane promessa. Una vita

ricca e aperta al mondo, dunque, resta il miglior curriculum da cui partire.

andrea rapacciniAzienda da salvare?

Proviamo con l’impresa sociale

Giovanni crupiBenvenuti al museo

Il motore silenzioso della contemporaneità

Francesco PastoreTenacia, umiltà e coerenza

Ecco come si entra, a piccoli passi, nel mondo del lavoro

domenico olivieriCrescere nonostante la crisi

Vi racconto come è stato possibile

Pippo russoIntelligenza collettiva

Il patrimonio più grande di una città

inTERviSTABrunori Sas:

“Siamo tutti dei Poveri Cristi!”

PillOlE DAl wEb

nOTiziE DAll’EXPO

vOCi DA MilAnO

SOMMARiO

4

5

6

8

9

12

1415 16

foc

us

MI|4

La crisi economica ha messo alle corde il settore pubblico che deve far fronte a un numero sempre crescente di situazioni di disagio. Housing sociale, inserimento lavorativo di

soggetti svantaggiati, elevato tasso di disoccupazione… E quest’ultimo aspetto è forse uno dei più spinosi e com-plessi. Se è grave la condizione di chi entra nel mercato del lavoro per la prima volta, gravissima e’ la situazione di tutti quei lavoratori dipendenti, tra i 40 e i 65 anni, che si trovano a fronteggiare la cassa integrazione o la mobilità: ricollocarsi professionalmente sopra i 50 anni può essere estremamente difficile per un manager, un quadro o un impiegato che ha una famiglia da mantenere.In questo contesto si fa strada un modello imprendito-riale che consente il salvataggio dell’occupazione in un’a-zienda in crisi, in alternativa agli ammortizzatori sociali.Si tratta dell’impresa sociale come “rescue company” pro-duttiva, un modello di collaborazione economicamente e socialmente sostenibile tra aziende profit e non profit, in cui la figura dell’impresa sociale ricopre un ruolo centrale. Questo modello prevede una scissione societaria, all’in-terno dell’impresa profit in crisi, tra le attività produttive e quelle commerciali con l’ identificazione di due veicoli indipendenti ma in collaborazione tra loro: un’impresa sociale produttiva (rescue company) e una commerciale for profit che utilizza il valore del brand e ne cura la com-mercializzazione sul libero mercato. L’impresa sociale produttiva ha come obiettivo esclusi-vo quello di mantenere stabile il livello occupazionale di partenza, vendendo i propri prodotti all’azienda commerciale in regime di esclusiva. Il profitto generato dall’attività di produzione svolta dall’impresa sociale ex lege (Dlgs 155/2006) dovrà essere totalmente reinvestito nell’azienda stessa per migliorarne i sistemi produttivi e rafforzarne il patrimonio, in una logica di copertura del rischio (indiretto) di mercato. Tale veicolo, essendo un’impresa sociale ex lege, è partecipato dai lavoratori stessi e da fondazioni locali che possono supportarne la fase di rilancio. L’azienda commerciale for profit, invece, ha l’obiettivo di operare sul mercato secondo logiche puramente compe-titive, avendo come unico vincolo l’acquisto in esclusiva dei prodotti dall’impresa sociale, sino a saturazione della capacità produttiva. Questa separazione consente di attrarre imprenditori privati nel veicolo commerciale, riconoscendo loro il rischio di impresa attraverso un’ade-guata remunerazione del capitale.

Secondo questo schema, l’impresa sociale ha un vincolo sulla crescita, dovendo per prima cosa mantenere la capa-cità produttiva e il livello di occupazione di partenza. L’a-zienda commerciale profit invece, nel caso in cui dovesse catturare una domanda superiore alle capacità produttive dell’impresa sociale, sarebbe costretta a ricercare approv-vigionamenti presso altre aziende terziste, distribuendo così il rischio di mercato su altri impianti produttivi. La logica di base vuole che l’impresa sociale si focalizzi solo sull’obiettivo di mantenimento dell’occupazione senza assumersi i costi e i rischi di sviluppo del mercato, in quanto, secondo le normative vigenti, non sarebbe in grado di remunerarli attraverso una distribuzione coerente dei dividendi. (La legge infatti prevede che gli eventuali utili generati dalle imprese sociali siano da sta-tuto reinvestiti nelle attività dell'azienda o nel patrimonio e non siano impiegati nella remunerazione del capitale investito). Separando e indi-rizzando in modo chiaro le priorità dei due soggetti, so-ciale e profit, è così possibile rimettere in moto il business dell’azienda, anche grazie a un coinvol-gimento mirato di stakeholder diversi e focalizzati sull’una o sull’altra realtà imprenditoriale.

di andrea rapacciniSegretario Generale di make a Change [www.makeachange.it] e amministratore delegato di mBS Consulting

AzIENDA IN CRISI?proviamo Con l’impreSa SoCiale

l’impreSa SoCiale Come “reSCue Company” produttiva: un modello imprenditoriale Che ConSente il SalvataGGio dell’oCCupazione in un’azienda in CriSi, in alternativa aGli ammortizzatori SoCiali

MI|5

In questo modo il progetto culturale diviene punto di convergenza di visioni, sensibilità, impegni ed energie di diversi attori della società. Il museo funziona così come il motore di una vera e propria co-produzione sociale e l’investimento di istituzioni e aziende su di esso rappre-senta un investimento sulla società attraverso il museo. Si tratta di un processo sociale, politico ed estetico che ha bisogno di idee forti, pone in relazione soggetti diversi, profit e non profit, e contribuisce a fare innovazione culturale, sociale e commerciale. È una strada per la collaborazione pubblica e per il rinnovamento.Come museo contemporaneo di grande dimensione ed elevata qualità, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci (MUST) sta lavorando per accogliere nel 2015 milioni di visitatori di qualsiasi provenienza, età, abilità, livello culturale per offrire espe-rienze speciali sui temi della scienza e della tecnologia, in particolare dell’alimentazione. A servizio dei progetti strategici per l’EXPO 2015, rende disponibile un’espe-rienza pluriennale, maturata in dialogo e cooperazione con altri musei internazionali, e un’organizzazione che annovera al suo interno tutte le professionalità necessa-rie per lo sviluppo dei progetti, dalla fase di ideazione a quelle di realizzazione e di erogazione.

ANDREA raPaccini

gIoVANNI cruPi

I musei hanno un ruolo importante nella società: rilevano i bisogni e provano a soddisfarli attraverso attività originali e proposte culturali coerenti con la propria identità e missione.

Visitare un museo d’arte ed entrare a contatto con le opere di artisti che raccontano contesti sociali, tensioni, emozioni, paure e sogni, vuol dire sviluppare le proprie capacità di costruzione dei significati per attribuire un senso al nostro tempo, produrre idee e suggestioni che attraversano la trama delle relazioni personali e profes-sionali.I musei della scienza aiutano a sviluppare la cosiddetta “cittadinanza scientifica”, cioè la consapevolezza del ruolo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione nella nostra vita quotidiana, fornendoci strumenti per capire il passato, interpretare il presente e guardare al futuro.Quando un museo riesce a fare questo diventa un attore chiave, un’organizzazione e un’infrastruttura di cui avremo sempre bisogno, che sa accompagnare il cam-biamento e che deve, a sua volta, evolversi al ritmo delle trasformazioni sociali.Oggi, con la quasi totale assenza di policy, la consistente diminuzione dei fondi pubblici e la serrata conseguente competizione per le limitate risorse disponibili da altre fonti (fondazioni, sponsorizzazioni, donazioni ecc.), la sostenibilità dei musei è affidata a modelli e strategie di sviluppo e attività culturali ed educative in grado di stimolare la partecipazione e la responsabilizzazione dei soggetti che nella soddisfazione di quello stesso biso-gno hanno una delle proprie linee di azione (istituzioni pubbliche, fondazioni, aziende, cittadini e stakeholder significativi).

di Giovanni crupidirettore sviluppo del museo nazionale della Scienza e della tecnologia leonardo da vinci di milano

[www.museoscienza.org]

BENVENuTI Al MuSEoil motore SilenzioSo della Contemporaneità

il muSeo funziona Come il motore di una vera e propria Co-produzione SoCiale e l’inveStimento di iStituzioni e aziende Su di eSSo rappreSenta un inveStimento Sulla SoCietà

Foto della mostra interattiva "Buon appetito. L'alimentazione in tutti i sensi", al MUST fino al 24 giugno 2012

foc

us

MI|6

Mi capita sempre più spesso, quando presento ai giovani il mio libro sulle transizioni dalla scuola al lavoro, che alla fine dell’incontro mi chiedano: “Ma cosa

ci consiglia concretamente di fare?” Questa è la domanda più difficile che si possa ricevere ma provo a rispondere in pochi punti chiave.Prima, però, voglio sgombrare il campo da una fonte possibile di ambiguità: i pessimi risultati che alcuni gio-vani raggiungono non sono la conseguenza di una loro presunta scarsa volontà, come alcuni credono. Tutt'altro! I giovani sono pronti a sacrifici sempre più grandi come dimostrano i crescenti livelli d'istruzione e anche la ri-nascita dei flussi migratori. Tuttavia, il loro impegno non è sempre sufficiente a causa degli ostacoli che il mercato pone loro, ostacoli che sono evidentemente insormonta-bili per la maggioranza. Per questo si emigra verso quei luoghi che offrono più opportunità di lavoro e richiedono un impegno più grande, ma alla dedizione corrispondo-no anche un premio maggiore. I giovani non chiedono altro che essere messi alla prova. È importante comprendere che occorre ristabilire il prin-cipio secondo il quale lo sforzo, la motivazione, i valori culturali ed etici della persona umana pagano anche nel mercato del lavoro. Ai giovani direi allora innanzi tutto di non farsi scoraggiare. Nelle maglie di una società profon-damente ingiusta, chi si impegna e si muove con tenacia prima o poi riesce nel suo intento.Consiglio poi di restare sempre umili (non come Checco Zalone, però!). Ricordate che anche chi ha un’alta istru-zione, come un diploma superiore, l’università o un titolo post-lauream, se non ha esperienza lavorativa, ha pur sempre un basso capitale umano. Quest’ultimo è costi-tuito non solo dall’istruzione, ma anche dall’esperienza lavorativa, sia quella generica che quella specifica a un certo posto di lavoro. La prima consente di apprendere abilità come il rispet-to della divisione funzionale del lavoro, dei rapporti gerarchici che esistono all’interno di ogni organizzazione, delle regole e degli orari e così via. Queste competenze si acquisiscono anche con esperienze brevi e occasionali e si esportano facilmente da un lavoro all’altro. La componente più importante è l’esperienza lavorativa specifica a un certo posto di lavoro. Essa consente di

acquisire il know-how per svolgere bene un’attività ed essere, perciò, direttamente impiegabili dalle imprese. Questa componente si acquisisce solo dopo anni di permanenza in una certa collocazione professionale e solo in quella. Se si vuole diventare un buon avvocato, ad esempio, non si può pensare di apprendere il mestiere in occupazioni diverse. L’umiltà è un’abilità che non si apprende a scuola, ma non è meno importante delle altre. Le abilità non cognitive sono per molti parte di un bagaglio culturale che si forma in famiglia e nella propria cerchia di amici prima ancora che a scuola. Altre abilità non cognitive molto più apprez-zate di quanto i giovani non riescano neppure a rendersi conto sono: l’affidabilità, la motivazione, la determinazio-ne. Queste abilità possono essere acquisite attraverso le prime esperienze di lavoro, a patto che il giovane si ponga davvero in ascolto. Altro consiglio chiave: la coerenza paga. Coerenza significa evitare di cambiare strada a meno che non ci sia un motivo serio, anche se a breve non si vedono i risultati. Questi ultimi arrivano solo quando si è acquisito il know-how e questo, come si è detto prima, richiede tempo. È tipico, ma del tutto sbagliato, perseguire diverse strade allo stesso tempo: molti giovani fanno mille lavoretti, seguono qualche corso a tempo perso e magari coltivano con passione qualche hobby che impegna loro intere giornate o settimane, come organizzare eventi teatrali o feste in discoteca. Esce prima dal tunnel chi non bluffa con il proprio futuro.Chi non ha acquisito un sufficiente livello di istruzione, deve essere abbastanza umile da capire che deve ritornare nel circuito della formazione. L’esperienza lavorativa produce effetti quando cammina di pari passo con una

TENACIA, uMIlTà E CoERENzAeCCo Come Si entra, a piCColi paSSi, nel mondo del lavorodi Francesco Pastoredocente di economia politica presso la Seconda università degli studi di napoli

l’umiltà è

un’aBilità Che

non Si apprende a

SCuola, ma non è

meno importante

delle altre

fRANCESCoPaStore

MI|7

adeguata formazione di carattere generale. Molti giovani, una volta usciti dal circuito scolastico, credono che la formazione non serva più. Questo può essere un grave errore. Mantenere sempre un occhio alle attività formative è importante in un mondo che cambia continuamente. Da poco c’è anche l’apprendistato profes-sionalizzante. Chi utilizzerà questo nuovo strumento non si stanchi di chiedere che il datore di lavoro fornisca loro anche la for-mazione in aula oltre a quella in azienda. La seconda aumenta la produttività a beneficio del giovane e dell’impresa, la prima accresce l’occupabilità che può servire se occorre cambiare lavoro, a beneficio del giovane e della società nel suo complesso.I laureati che non riescono subito a trovare lavoro è bene che accettino di fare pratica nel campo di loro interesse, ma se non ci riescono, è meglio seguire un master. Come muoversi nella selva dei master? Scegliete quelli che offrono tirocini in azienda e che forniscono informazioni pubbliche sul job placement dei diplomati. I master che non lo fanno, non aiutano davvero a trovare lavoro.

Fuori dal tunnelle difficili transizioni scuola-lavoro in Italia e nel mondo (giappichelli 2011)di Francesco Pastore

la disoccupazione, la precarietà e ogni altro tipo di difficoltà che i giovani spe-rimentano nel mercato del lavoro sono tra i problemi più drammatici e persi-stenti del nostro tempo e spesso co-stituiscono motivo di preoccupazione, quando non di vera e propria infelicità, per intere famiglie.Il libro offre al lettore un quadro inter-pretativo che si sofferma sulle cause di questa situazione (in primis la scar-sa esperienza lavorativa dei giovani) e sulle possibili soluzioni (confrontando pareri e teorie di diversi economisti).la via d’uscita dal tunnel che l’autore individua è quella di un policy mix nel quale la flessibilità è accompagnata da un sistema d’istruzione più democrati-co e da un sistema capillare di forma-zione professionale.

mantenere Sempre

un oCChio alle

attività formative

è importante in un

mondo Che CamBia

Continuamente

la Parola ad abdou

quANDo SI fINISCE l’uNIVERSITà SI è Solo All’INIzIo... Il fATTo DI AVER oTTENuTo lA lAuREA IN CoRSo E CoN lA MASSIMA VoTAzIoNE MI hA AIuTATo MolTo NEllA RICERCA DI uNo STuDIo PER Il PRATICANTATo. Presto però, mi sono accorto quanto, oltre a una buona preparazione universitaria, occorra avere grande attenzione e cura perché nel lavoro di avvocato sono in gioco i diritti delle persone.Credo sia importante essere curiosi e continuare ad aggiornarsi, senza paura di mettersi in discussione: del resto per risolvere i casi pratici occorre analizzare la norma giuridica ma anche la logica, affidandosi al proprio ragionamento e alla giurisprudenza!oggi mi aiuta molto anche sapere bene l’inglese. Durante gli studi universitari sono stato un periodo negli Stati uniti. è stata un’esperienza cruciale per migliorare la lingua e studiare la materia in un altro contesto. lo consiglio a tutti: viaggiate, finché potete!

abdoulaye ha 26 anni e vive in italia da quando ne aveva 6. Si è laureato in giurisprudenza con lode presso l’università cattolica di Piacenza. oggi è praticante presso uno studio legale milanese, in attesa di conseguire l’esame di stato da avvocato.

foc

us

MI|8

CRESCERE NoNoSTANTE lA CRISIvi raCConto Come è Stato poSSiBile

Per il settore della manifattura il 2009 è stato l’anno della crisi che tutti conosciamo, dappri-ma finanziaria poi rapidamente industriale. La dimensione è stata globale. Il mondo è sem-

brato davvero fermarsi. Per molte imprese gli ordinativi sono diminuiti anche del 40%, la marginalità si è ridotta e sono aumentate le difficoltà a incassare i crediti, oltre che a ricevere i finanziamenti dalle banche e a mantenere l’occupazione. Un freno a questo rapido declino si è avuto solo nella se-conda metà del 2010 quando gli ordinativi hanno ripreso ad arrivare, grazie soprat-tutto al diffuso miglioramento dei mercati internazionali (brasiliano, cinese, indiano e russo in primis) mentre in Europa, a eccezione della Germania, la situazione si è mantenuta dif-ficile ovunque.Nel nostro Paese, le imprese con un profilo internazionale hanno saputo agganciare la ripresa e gettare le basi per un buon 2011, sebbene non si sia arre-stato il calo della marginalità così come le difficoltà sui crediti e sul reperimento delle risorse finanziarie. La nostra azienda, che esporta circa il 90% delle proprie produzioni, è tra quelle che hanno intercettato le opportunità che i mercati hanno via via offerto. Da questo punto di vista la scelta, fatta oltre qua-rant'anni fa, di diventare produttori non solo di macchine ma anche di impianti completi e di puntare ai mercati internazionali si è rivelata un vero punto di forza. La diversificazione in più settori di business, la solidità dell’azienda, l’innovazione delle nostre proposte, insieme al ruolo dell’uomo a cui la cultura cooperativa riconosce una posizione centrale nella gestione operativa come nelle scelte strategiche, hanno contribuito in modo signi-ficativo a superare quel difficile momento.

Diventare un soggetto internazionale non è un percorso che si improvvisa, occorrono una strategia, risorse umane qualificate, relazioni, finanza, perseveranza, solidità, tem-po, innovazione. Ed è evidente come un processo del ge-nere porti grandi opportunità anche sul nostro territorio dove si è sviluppata una qualificata rete di subfornitura di elevato standing che trova spazio nelle nostre produzioni. In questo modo anche le PMI che non sono esportatrici, si trovano dentro a una filiera globale e quindi più al riparo da fenomeni nazionali. Si tratta di dinamiche che hanno conferme nei volumi di acquisto di beni e servizi

effettuati sul nostro ter-ritorio e resi pubblici sul bi-lancio sociale.Dal punto di vista delle risorse umane, bisogna dire che l’alto livello di innovazione, qualità e servi-zio spingono l’azienda ad affidarsi a manodopera

sempre più qualificata. Per questo, ai giovani viene richiesta non solo un’indi-scussa capacità professionale, ma anche una crescente conoscenza delle lingue, la disponibilità a viaggiare e quindi a fare dei sacrifici in termini di abitudini e stili di vita. Personalmente penso che giocare la competizione nel mondo sia un fatto

ineludibile per il futuro di tante aziende. Non che questo renda immuni dalle difficoltà e dai problemi, perché se ne incontrano giornalmente tanti, ma l’esercizio 2011 sarà certamente migliore degli ultimi due (che comunque abbiamo superato garantendo la piena occupazione).Il 2012, pare profilarsi con una certa dose di incertezza derivante da nuovi e ulteriori problemi finanziari inter-nazionali e un apprezzabile rallentamento delle economie trainanti. Perciò la sfida continua, ma credo ne valga la pena. Ne va del futuro nostro e di quello di molti giovani.

diventare un SoGGetto

internazionale non è un

perCorSo Che Si improvviSa

di domenico olivieripresidente del gruppo SaCmi [www.sacmi.com]

MI|9

Una città è molte cose insieme. È innanzitutto un luogo caratterizzato da storicità, ma anche un’identità mutevole, e un delicato organismo dotato di strutture e funzioni

il cui dinamismo è la cosa più difficile da governare. E, ovviamente, è un ininterrotto e composito flusso umano la cui tracciabilità continua a costituire oggetto di studio fra i più affascinanti per chiunque si accosti al tema. Ma fra tutti i connotati che una città può esibire, ce n’è uno in particolare che nell’epoca della competizione fra i territori rappresenta l’elemento strategico. Ci riferiamo alla particolare vocazione per il sapere e il saper fare che ogni città esibisce, e che presenta sempre tratti di unicità e irripetibilità. Perché è limitato il numero delle vocazioni economico-produttive disponibili e territorialmente allocabili, ma elevabile a n è il numero dei modi attraverso i quali la singola vocazione viene realizzata nei contesti locali. Alla realizzazione di tale vocazione concorrono infatti un percorso storico, degli accadimenti non replicabili, una particolare condizione ambientale, e la maggiore o minore propensione al fare comunità. Tutto ciò che, in-somma, crea un mix non replicabile pur in presenza degli ingredienti medesimi.È questo il motivo per il quale una città, fra le tante altre cose, è soprattutto un’intelligenza collettiva. Cioè un modo di pensarsi e autorappresentarsi, ma anche di interpretare il mondo esterno e realizzare l’adattamento a

esso. Ed è questa intelligenza collettiva il suo patrimonio più grande. Essa è infatti la traccia incancellabile che gli individui e la comunità si portano dentro in ogni momento, e che li contraddistingue nel loro essere gruppo e nel loro rap-portarsi col mondo esterno. E tuttavia questa intelligenza collettiva può trasformarsi da ricchezza in zavorra, nei casi in cui non la si interpretasse come un oggetto dina-mico e capace di adattamento alle mutevoli condizioni storico-economiche. Fra tutte le pretese leggi universali, molte delle quali rispondenti in nessun modo alla realtà delle cose, l’unica davvero esistente e ineludibile è quella del mutamento sociale. Nessuna cosa resta sempre uguale a se stessa, e nessuna condizione è data una volta per tutte. In questo senso, le città sono attori collettivi costretti ad affrontare quotidia-namente le sfide del mutamento, e a farlo utilizzando la loro intelligenza collettiva come strumento utile a gover-nare le trasformazioni senza lasciarsene travolgere. E in ultima analisi quell’intelligenza collettiva deve essere capace di mettere in discussione persino se stessa, qualora dovesse rendersi evidente che la sua propensio-ne a processare il mutamento sia inficiata da pregiudizi interpretativi o da tare ideologiche.Qualsiasi ragionamento sulle vocazioni economico-produttive delle città, sulla loro capacità d’innovazione, e sulla loro prospettiva d’andare incontro a fortune o rovesci nell’arena della competizione globale, necessita di una preliminare riflessione sulla loro intelligenza collet-tiva. Dalla capacità d’auto-rinnovamento di quest’ultima dipendono le sorti di una città e degli attori che in essa operano.

le Città Sono attori

Collettivi CoStretti

ad affrontare

quotidianamente

le Sfide

del mutamento

di Pippo russo, università di firenze

DoMENICoolivieri

PIPPo ruSSo

INTEllIgENzA CollETTIVAil patrimonio più Grande di una Città

MI|10

Informazione pubblicitaria

I NuoVI lINguAggI DEllA PolITICAal via le iscrizioni per il nuovo corso di alta formazione alla casa della carità di milano

quAlI SoNo lE PARolE E I SIgNIfICATI ChE ANIMANo lA PolITICA DI oggI?

è PoSSIBIlE INDIVIDuARE uN NuoVo lINguAggIo, ChE CI AIuTI A RICoNo-

SCERE Il BENE CoMuNE E A CoSTRuIRE TERRENI DI CoNfRoNTo CoN lE

DIVERSE VoCI DEllA SoCIETà?

Il corso “Nuovi linguaggi della Politica”, promosso dalla fondazione Casa della

Carità e lAMA Development and Cooperation Agency, cerca di trovare risposta a

queste domande.In partenza venerdì 27 gennaio 2012, si svolgerà nell’arco di quattro fine setti-mana (dal venerdì pomeriggio al sabato mattina) compresi tra gennaio e marzo.

MI|11

grazie alla presenza di relatori di grande prestigio ed esperienza (Nicolò Bellanca, Salvatore Braganti-ni, giovanni Bianchi, Massimo Campedelli, ferruc-cio Capelli, gherardo Colombo, Massimo livi Bacci, franco Monaco, fabrizio onida, Michele Salvati, Eligio Resta, guido Rossi e Vittorio Rinaldi) il corso affronte-rà il rapporto tra bisogni sociali, politica ed economia, fornendo ai partecipanti strumenti per la lettura della complessità e soluzioni capaci di rispondere alla do-manda, sempre più forte e diffusa, di coesione sociale ed etica pubblica. Al termine del ciclo formativo è in programma una conferenza che vedrà Don Virginio Colmegna, Pre-sidente di Casa della Carità, dialogare con il giurista gustavo zagrebelsky e il giornalista gad lerner.

la proposta formativa è parte del programma di studi dell’accademia di casa della carità che dopo il suc-cesso dello scorso anno ha deciso, anche per il 2012, di proporre percorsi di formazione, frutto della volontà di integrare azione sociale e produzione di cultura.I corsi in programma quest’anno, progettati in colla-borazione con lAMA Development and Cooperation Agency, sono rivolti a tutti coloro che, sul territorio nazionale, ricoprono ruoli di management o quadro in Enti profit e non profit che operano nel sociale, che provengono da amministrazioni pubbliche o da orga-nizzazioni impegnate in attività politica, nonché privati cittadini interessati a queste tematiche. I percorsi sono strutturati per fornire ai partecipanti strumenti teorici e competenze specifiche sui temi della coesio-ne sociale e la sua gestione, sul rapporto con il mondo profit, sui nuovi modelli di governo e pensiero politico, sui temi dell’economia civile e sociale.

I corsi si svolgono presso la sede di Casa della Carità, in via Brambilla, 10 a Milano.

è possibile partecipare al primo corso del 2012 “nuovi linguaggi della Politica”, in programma

tra gennaio e marzo 2012, iscrivendosi – entro il 23 gennaio - all’intero percorso (ad un costo di 600 € + IVA ) oppure a un solo modulo (180 € + IVA). Sono previste agevolazioni per studenti e organizzazioni del terzo settore.

Per informazioni e dettagli sul programmalara Mossa

Tel: 3284537692 · [email protected]

MI|12

» e allora come nascono queste canzoni?

E’ l’aspetto sentimentale ed emotivo che mi spinge a scriverle. Ci sono delle storie e dei personaggi che mi emozionano perché ci rivedo un’essenza comune a tutti noi: al di là dei percorsi, della cultura, dell’estrazione sociale e delle esperien-ze, credo che la realtà di ogni essere umano sia quella di un povero cristo che cerca di barcamenarsi nelle situazioni della vita.

» Sono soprattutto i giovani a doversi barcamenare?

I giovani vivono una situazione sicuramente svantaggiosa per le aspirazioni personali e la possibilità di un’indipendenza re-ale dal punto di vista economico, ma abbiamo una percezione falsata di questo: non ce ne accorgiamo abbastanza perché spesso ci sono le famiglie a darci una mano.

» come dire, il disagio c’è ma è nascosto.

Per chi non ha nessun tipo di aiuto alle spalle la situazione non è facile. Quando vado in giro per concerti percepisco questo disagio. Le persone vengono da me e mi raccontano, quasi fossi un amico, le loro difficoltà. La situazione è proble-matica anche perché non riusciamo a creare aggregazione intorno a questo e credo sia colpa del fatto che siamo stati abituati all’individualismo spinto. Non vedo un movimento, né una rappresentanza reale intorno a questi interessi.

» tu come hai fatto a trovare la tua strada?

Nel mio caso non c’è stata una scelta netta. Non mi sono mai detto “adesso basta, faccio il musicista”. Ho sempre tenuto un piede nella musica: mentre studiavo, dopo laureato e intanto che facevo altre cose. A un certo punto ho iniziato a farlo con un’intenzione e un’intensità diversa. Poteva anche andare male e non succedere nulla. Alla fine non credo si sia così pa-droni della nostra vita. Semplicemente devi esserci e cercare di andare nell’influenza migliore!

inTERviSTA A bRunORi SAS

SiAMO TuTTi DEi POvERi CRiSTi! di martina milani

» aprendo il Picicca Studio hai dato una forma concreta

a questo progetto. Perché a rende, in calabria?

Quando mi sono detto che volevo fare il musicista seriamen-te, ho scelto di prendere delle decisioni che mi vincolassero. E’ come quando ti iscrivi in palestra: in realtà li potresti fare anche a casa gli esercizi però il fatto di essere vincolato da un impegno ti rende più disciplinato. Io avevo bisogno di questo, per cui aprire lo studio era un monito per dire: “adesso lo devi fare per forza perché ti sei impegnato”. (E soprattutto la banca mi impegnava!). Lo studio è nato a Rende perché io vivo qui e comunque pensavo fosse giusto realizzare qualcosa che fosse radicato nella mia terra.

» come sta andando?

Finora sta andando bene anche se gli spostamenti, soprattutto per i live, non sono semplicissimi. Per il resto, grazie al web, si riesce a lavorare facilmente anche qui in Calabria.

» dei tuoi luoghi, dell’infanzia e degli anni ‘80 parli

molto nel Primo volume. credi ci sia una nostalgia tra i

trentenni di oggi per quell’epoca?

Penso che la nostalgia sia una cosa normale di ogni generazione. Con gli anni il ricordo è trasfigurato e tutto sembra più bello anche perché ti riporta a un momento della vita in cui non c’erano pensieri. Forse, per tante cose, la mia è stata una generazione di mezzo. Ci siamo visti cam-biare tante modalità sociali e di contatto ed è sparita una dimensione secondo

lui ci prova a definirsi solo un ‘neo-urlatore italiano’, a presentarsi alle interviste con una camicia

a fiori da dandy sregolato e a scherzare, appena può, sul proprio conto. Dario Brunori ci prova a

non prendersi troppo sul serio eppure tu, che l’ascolti, hai spesso l’impressione ti regali parole di

saggezza e che alla fine sappia arrivare sempre in fondo alle cose.

Nel suo ultimo disco, Poveri Cristi, si ritrovano diverse istantanee del nostro tempo con un’umanità in

bilico tra debiti, lavori precari e infortuni ma anche qui Brunori Sas mette le mani avanti:

«Il MIo INTENTo NoN ERA quEllo DI fARE uN’ANAlISI SoCIAlE Né TANTo MENo DI DARE

DEllE VERITà ChE NoN ho».

i Giovani vivono una Situazione

SiCuramente SvantaGGioSa ma non Ce ne

aCCorGiamo aBBaStanza perChè

SpeSSo Ci Sono le famiGlie a darCi una

mano

MI|13

me meravigliosa: la noia. Oggi il tempo viene completamente riempito, siamo sempre raggiungibili da qualcuno e bombar-dati da stimoli. Tutto questo ci distrae e ci tiene lontano da noi stessi. Allora era meglio passare dei pomeriggi così, a dare due calci al pallone…

» Pensando al futuro, cos’è che ti dà fiducia?

Ci sono tanti fatti concreti e sono legati ai posti in cui

andiamo a suonare. Nei locali incontro organizzatori che

lavorano in modo serio e responsabile, e molte persone

che scelgono di venire ai nostri concerti nonostante la

nostra assoluta assenza dai grandi canali di comunica-

zione. questo mi dà fiducia: il fatto che ci sia una parte

di popolazione che sceglie da sola le cose che vuole

vedere.

» cosa speri di trovare nell’italia del 2015?

Mi piacerebbe ci fossero più luoghi di aggregazione concre-ta, che ci fosse una riscoperta da parte delle persone di una piazza, anche moderna, ma con la possibilità di incontrarsi, guardarsi in faccia e parlarsi dal vivo. E’ una cosa di cui sento la mancanza: i luoghi di aggregazione virtuale sono ottimi per il trasferimento di informazioni ma pessimi nel momento in cui ti danno l’impressione che si possa fare qualcosa stando seduti su un divano.

» cosa non vorresti più nel 2015?

La Rustichella nei bar dell’autostrada.

» e dall’eXPo, cosa ti aspetti?

Non sono assolutamente aggiornato sull’EXPO. Però mi pia-cerebbe che nei luoghi in cui si parla di economia, si pensasse al profitto in maniera più ampia e si riuscisse a tenere conto del fatto che ci sono esigenze molto più importanti e condivi-se da tutto un pianeta. E’ un’utopia, lo so, ma visto che siamo qui a sognare di quello che vorremmo che fosse…

brunori SaS è dario brunori, classe 1977. lo pseudonimo fa riferimento all’azienda di famiglia in forma societaria accomandita semplice dove per un periodo Dario ha lavorato. Ma è anche un modo per lasciare traccia della sua laurea in Economia e rappresentare la sua avventura musicale come un’impresa di gruppo.

Nel 2009, con l’album di esordio “Vol. 1”, ha vinto il Premio Ciampi – Miglior debutto discografico, mentre nel 2010 è arrivato il Premio Tenco - Migliore autore emergente. “Poveri Cristi” è il suo secondo disco, uscito nel 2011, anno in cui si aggiudica il Premio Italiano Musica Indipendente come Miglior live. Dopo un’estate e un autunno di concerti, Brunori Sas aprirà il 2012 con una serie di nuove date nel sud d’Italia. In provincia di Cosenza, a Rende, che è la sua città, Dario Brunori ha fondato il Picicca Studio.

www.brunorisas.it

MI|14

PillOlE DAl wEb a cura di riccardo luciani

http://comment.rsablogs.org.uk/videos/RSA (Royal Society for the Encouragement of Arts, Manufactures and Commerce) si spende per trovare soluzioni innovative alle sfide sociali del presente. Con il progetto Animate propone pensieri luminosi su scienza, cultura e società raccontati attraverso animazioni per grandi e piccoli. Spiegare concetti complessi in modo semplice e universale è una sfida che a pochi riesce, RSA è tra questi.

www.ifixit.comla dimostrazione che sul web, la vecchia virtù del riparare gli oggetti per farli vivere più a lungo, funziona anche per i device tecnologici progettati per l'obsolescenza. Prima istruzione da seguire: dotarsi di una buona dose di pazienza!

www.freerange.comRaccontare i processi per aumentare la consapevolezza. free Range Studios (compagnia made in uSA) da anni svela quello che si nasconde dietro alle nostre abitudini di tutti i giorni attraverso film più o meno animati. I più divertenti: Store Wars, The Meatrix, The mouth revolution. Creatività con coscienza.

www.weconomy.itChi divide perde. Nuove forme di lavoro e di gestione aziendale raccontate all'interno di un blog. Da non farsi sfuggire l'e-book WEconomy "l'economia riparte da noi" scaricabile gratuitamente sul sito.

il fotovoltaico eticamente sensibile

Coopwork è un’impresa no-profit che realizzaintegrazione sociale e lavorativa offrendo

servizi alla persona finalizzati all’inserimentolavorativo di persone in stato di svantaggio

Riduci le tue emissioni inquinanti! ConCoopwork il tuo impegno nella difesa

dell’ambiente contribuirà allo sviluppo diprogrammi di integrazione sociale

via lacerra 124Sesto San Giovanni

02/27300747 - 02/26224201346/0388059 - 347/8199027

MI|15

nOTiziE DAll’EXPO

Si AlzA il SiPARiO

le bandiere dei Paesi partecipanti sventolano in via dei Mercanti, nel centro di Milano. Sono state issate per l’apertura dell’International Participants Meeting che si è svolto a fine ottobre e che ha portato in lombardia le delegazioni ufficiali di oltre 90 nazioni.la tre giorni del Meeting ha visto le istituzioni locali e la società Expo Spa accogliere i partecipanti e condividere con loro aspettative, progetti e finalità per l’evento del 2015. Più volte e da più parti, è stata sottolineata la rilevanza del tema: il cibo, declinato nei diversi aspetti che si legano alla sostenibilità ambientale, alla lotta alla povertà e alla salute, è un argomento capace di richiamare l’interesse e l’adesione di tutta la società.A confermare il valore etico del tema c’è la decisione di realizzare “Carta 2015”, un documento a cui lavorerà un team di esperti coordinati dal prof. umberto Veronesi e che conterrà principi e linee guida per fare del cibo un volano di uguaglianza e progresso tra i popoli.la rilevanza dei contenuti rappresenta una leva importante per il successo dell’Expo 2015 che forse, in quanto a numeri, non potrà eguagliare l’edizione precedente (quella di Shanghai arrivò ad oltre 70 milioni di visitatori) ma che certamente saprà essere – come ha detto il presidente del BIE, Jean-Pierre lafon, citando Steve Jobs: “un’occasione per pensare diversamente”.

Si PREPARA il TERREnOl'International Participants Meeting (IPM) ha segnato un punto di partenza non solo per il consolidamento delle relazioni internazionali e dei contenuti tematici, ma anche per l’inizio dei lavori cantieristici sull'area che ospiterà l'evento. Il 28 ottobre infatti, nel giorno seguente la fine dell’IPM, centinaia di operai hanno dato avvio alle opere di messa in sicurezza del sito e di rimozione delle ‘interferenze’ (sottoservizi, elettrodotti ecc.) per arrivare in seguito a dotare l'area delle infrastrutture necessarie ai lavori edilizi.

25MilA vOlOnTARi, E nOn SOlO la campagna di arruolamento vera e propria verrà lanciata nel 2012 (e punta a mobilitare oltre 25mila persone da lì a tre anni), ma una prima squadra di 160 volontari è già entrata in azione durante l'IPM. In prevalenza studenti delle scuole superiori di Milano, i ragazzi hanno ac-colto e accompagnato i visitatori durante tutte le iniziative dell'appuntamento mi-lanese. Per chi invece desidera entrare nello staff di Expo 2015 Spa, l’invio della candidature si fa su: expo2015.hrweb.it. Foto © 2011 • Expo 2015 S.p.A. • www.expo2015.org

voci da milano a cura di Giusy Palumbo

MI|16

"lavorare è meno noioSo Che divertirSi" piuttoSto faCile per un poeta maudit Come CharleS Baudelaire, un po’ meno per i Giovani italiani, neolaureati e non Solo in CerCa di lavoro. ControCorrente, enerGiCa e impreviSta una nuova onda tuttavia C’è e traSCina Con Sé luoGhi Comuni, Stereotipi e noia. vi raCContiamo qui Storie avventuroSe di impreSe e idee nate e CreSCiute in tempo di CriSi, una ruBriCa epiCa ma poSSiBile

DA STAGiSTi A SOCi i GiORnAliSTi Di FpS MEDiA

In media meno di trent’anni, scarpe comode e svariati stage alle spalle, i 18 professionisti di fpS Media hanno dato vita nel 2009 alla propria agenzia giornalistica in forma cooperativa, passando in breve tempo dalla formazione all’impresa. A unirli è soprattutto la voglia di ricostruire e rivoluzionare il giornalismo attuale, creando una nuova figura professionale dalle molteplici competenze, “flessibile” come il mercato richiede. Per trasmettere anche alle nuove generazioni l’idea di un giornalismo diverso nel 2010 è nato il progetto fpS@Scuola, un ciclo di lezioni nei licei milanesi tenuti dai professionisti fpS. Per tornare a scuola, ma da insegnanti. www.fpsmedia.it

DA blOGGER A SCRiTTOREFEDERiCO bACCOMO AliAS DuChESnE

Mi sono licenziato ed ero sperduto: ho cominciato a scrivere, così federico Baccomo alias Duchesne racconta l’inizio della sua nuova vita, da avvocato praticante sfruttato a scrittore. Prima però c’è il blog, Studio Illegale, aperto due settimane dopo il licenziamento e diventato in breve un cult con 1500 click al giorno, poi il libro omonimo, edito da Marsilio nel 2009, di cui è in lavorazione il film con fabio Volo. Nel suo ultimo libro, la gente che sta bene, scrive:

una volta, se uno voleva una vita piena di emozioni, o si metteva a fare il navigatore, o il bandito, o il crociato. Ma quell’eredità dell’avventura, adesso, è in mano a noi, i liberi professionisti. Il conte di Montecristo, oggi, sarebbe presidente di unicredit.

leggero, flessibile e molecolare, Ideificio è l’ufficio creativo, senza agenzia intorno. un network che prende forma per ogni singolo progetto e torna a scomporsi a lavoro concluso. A produrre idee divertendosi dal 2007 sono Mauro Mercatanti, giacomo Pellizzari e Melania Angeloro, tutti e tre freelance scappati dalle multinazionali per lavorare (e vivere) meglio. Dicono di loro: Essere un’agenzia non ci piace. Essere un ufficio creativo già di più. Ma essere una vera rock band è la definizione che più ci aggrada.www.ideificio.com

DAllO SPRECO All’ETiCA lA MODA Di vEnETTE wASTE

Nato dal valore dello spreco, nessuna produzione è stata necessaria alla creazione di questa collezione.Se sul cartellino del vostro nuovo acquisto leggerete questa frase, si tratta di una creazione Venette Waste, pagata, al netto dello spreco, il 70% in meno di un capo “normale”. limitare gli eccessi è infatti la filosofia di Rossana Diana l’ideatrice del brand democratico che vanta negozi online e waste angels in giro per il mondo, da los Angeles a hong Kong. Per toccare con mano i tessuti, tutti provenienti da campionari già esistenti, basta curiosare nel laboratorio di via francesco Melzi d’Eril 6 a Milano. lezioni d’etica in tempo di crisi.www.wastecouture.com

DAllA MulTinAziOnAlE Al nETwORk, i CREATivi Di iDEiFiCiO

GEniAliTà E nuOvi MEDiA, OilPROjECT Di MARCO DE ROSSi

A 11 anni ha iniziato a programmare, a 14 ha lanciato oilproject - la scuola online gratuita leader italiana nell'e-learning - e a 19 è diventato country manager della start up austriaca di social travelling Tripwolf. è Marco De Rossi, milanese classe 1990, a sfatare il luogo comune dei giovani senza futuro, partendo proprio dallo strumento più congeniale alla sua generazione: il web, che definisce un concetto di “merito ed equità” grazie a cui “inventarsi un lavoro che prima non esisteva”. Sempre online, sul blog plangloss.info, ispirandosi al precettore del Candido di Voltaire, Marco spazia dalla politica alla letteratura, dall'economia alla fotografia, tra versi di Montale e dritte sulle donne belghe. la crisi aguzza l’ingegno.