Milano, capitale della moda... longobarda?
-
Upload
mara-zatti -
Category
Documents
-
view
216 -
download
1
description
Transcript of Milano, capitale della moda... longobarda?
Milano, capitale della moda... longobarda?
Testo e foto: di Mara Zatti
Chi non conosce Milano? La “Milano da bere”, secondo un vecchio slogan pubblicitario,
Milano – la capitale della moda, la Scala di Milano: questi sono solo alcuni dei motivi per cui
questa città è famosa nel mondo. Quasi che la fama di Milano e la sua “ascesa" (Aufstieg)
fossero cose nuove, un’invenzione dell’uomo moderno.
Ma basta leggere una qualsiasi enciclopedia perché sorgano (sorgere=kommen) i primi dubbi:
“Milano, capoluogo dell’omonima (gleichnamig) provincia e della Regione Lombardia.”
Ecco, appunto, “Lombardia”…
Non suona né propriamente italiano, né tantomeno “moderno”. E infatti, come tutti sanno, il
nome deriva dai “Longobardi”, la popolazione di stirpe (Stamm) germanica guidata dal Re
Alboino che nell’anno 568 entrò in Italia e sottomise (sottomettere=unterwerfen) senza grandi
difficoltà alcune città dell’Italia nord-orientale: Aquileia, Vicenza e Verona. Nel 569 il Re dei
longobardi si spinse verso la Lombardia, sottomettendo in breve tempo anche Milano e, con
più difficoltà ma infine con successo, Pavia, che cadde (cadere=fallen) nel 572 diventando la
capitale (Hauptstadt) del regno (Reich) Longobardo. Fu poi la volta degli (essere la volta
di=drankommen) Apennini, con ampi territori dell’odierna Toscana.
Questa in breve la storia che vede la nostra “Capitale della moda” sotto un’altra luce e con
altri protagonisti. Protagonisti di stirpe nordica a Milano, nella città più romanizzata del
settentrione d’Italia, e per questo interessante per noi. Una città dal doppio volto, una città
degna di rientrare nella nistra rubrica di “Janus – In viaggio”.
La città aveva vissuto decenni di crisi data dallo
sfaldamento (Auflösung) dell’Impero romano imperiale. L’invasione (Einfall) burgunda e la
guerra gotica avevano messo a dura prova (mettere a dura prova=jdn./etw. auf die harte
Probe stellen) la città un tempo il centro più influente della Chiesa d’Occidente. L’ingresso
del Re Alboino Milano e le successive riforme fecero sì che la città riprese il suo ruolo
economico, assumendo forme politiche e giudiziarie longobarde.
L’Alta Italia prese il nome di Langobardia Maior (da cui poi Lombardia) e Milano ne fu uno
dei centri più importanti, assumendo addirittura per un breve periodo la funzione di capitale,
dal 604 al 626 circa.
I Longobardi suddivisero (suddivideree=aufteilen) il territorio in ducati (ducato=Herzogtum)
e a Milano fu quindi insediato un Duca, che stabilì la residenza nel Cordusio (Curia ducis, la
corte del Duca), nome che ancor’oggi si rispecchia in Piazza Cordusio, da dove è possibile
ammirare la facciata del Castello Sforzesco. Questa famosa dimora, simbolo, assieme al
Duomo, della città di Milano e delle sue vicissitudini (vicissitudine=Wechselfall) storiche,
nasce come rocca (Burg) difensiva di Galeazzo II Visconti negli anni che vanno dal 1360 al
1370. Nel 1447, proclamata la Repubblica ambrosiana, e mancando un erede legittimo a
Filippo Maria, l’ultimo dei Visconti, la rocca viene demolita dai milanesi. Il restauro non
tarda ad arrivare: solo tre anni più tardi, infatti, alla proclamazione di un nuovo signore di
Milano, il condottiero Francesco Sforza, grande generale e consorte dell'ultima Visconti,
Bianca Maria, unica figlia, illegittima, di Filippo Maria, l’edificio viene riedificato, con
l’aggiunta di una torre d’ingresso verso la città. Proseguiranno varie dominazioni
(dominazione=Herrschaft), quella spagnola, l’austriaca, la napoleonica, e il castello subirà nei
secoli vari restauri, fino all’aspetto oggi conosciuto. Al presente il Castello offre, per i turisti
più eclettici, mostre di ogni tipo: dai “Percorsi cinesi e giapponesi” all’archeologia del Sud
America. Piazza Cordusio, un crocevia (Weg-kreuzung) sempre in movimento e affollato, da
cui godersi da un lato la vista sul Castello Sforzesco, dall’altro sul Duomo, sembra il luogo
ideale per partire alla scoperta più consapevole (bewusst) delle varie anime di Milano.
Piazza Cordusio non è l’unico toponimo che ci ricorda le (radici (radice=Wurzel, Ursprung)
longobarde della Capitale economica d’Italia: Brera, il famosissimo quartiere in della “città da
bere”, sembra debba il suo nome al latino medievale “Braida” (fondo adiacente alla città),
che deriverebbe dall’antico tedesco “Breite”. Una curiosità degna di nota: è addirittura il
celebre scrittore milanese dei Promessi Sposi Alessandro Manzoni (Milano, 1785 - 1873) a
ricordare le radici longobarde di Milano, in uno scritto del 1822 poco conosciuto: Discorso
sopra alcuni punti della dominazione longobardica in Italia.
Ingresso principale di Sant'Ambrogio
Se parliamo di Milano e di radici germaniche non possiamo dimenticare di citare la Basilica
di Sant'Ambrogio. Certo, dobbiamo fare un bel salto nei secoli, ma è proprio qui che gli
imperatori Germanici dovevano fare il loro primo giuramento (Eid) di fedeltà (Treue). Il
Sacro Romano Impero della Nazione Germanica (o, in latino, Imperium Romanum Sacrum
Nationis germanicae) nacque durante l'alto Medioevo ed ebbe fine, formalmente, nel 1806.
Sebbene questi imperatori preferissero Pavia a Milano, era proprio in questa città, e più
precisamente nella Chiesa di Sant'Ambrogio, che essi dovevano giurare eterna fedeltà (ewige
Treue schwören) al Papa e alla chiesa Romana, abbracciando infine la colonna (Säule) di
marmo diritta (gerade), che si trova al di fuori della Basilica, per indicare che anche la sua
condotta sarà "diritta". La colonna è tanto più interessante dato che, secondo la leggenda, il
diavolo si scontrò qui con Sant'Ambrogio, e andò ad incastrasi nella stessa, lasciando appunto
i due fori delle corna. Da essi dovrebbe addirittura uscire odore di zolfo...
Ma oltre ai monumenti è la lingua (Sprache) quella che mantiene e svela le radici più nascoste
delle commistioni (commistione=Vermischung) delle varie civiltà. Non sorprende quindi
trovare nelle parole dialettali lombarde segni di queste origini: il magon, dal longobardo
mago, stomaco, che in dialetto lombardo significa “dispiacere”, “pianto sommesso”; oppure
zazzera, in longobardo una lunga capigliatura maschile, che in dialetto lombardo indica i
capelli mal tagliati, lunghi. O il verbo longobardo scherzan, che in dialetto è diventato
scherzà, ma che riporta all’italiano scherzare[i].
Ma dopo questi giri e divagazioni (divagazione=Abschweifung) direi che un bel caffè ci sta, e
questo sì, tutto italiano.
Informazioni:
www.comune.milano.it
www.milanocastello.it
Foto di Milano: www.hit-a-pic.de/Architektur
[i] Tratto da: Le parole lombarde di origine longobarda, Vittoria Grazi, I Longobardi e la
Lombardia, 1978http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDMHome