Migrazioni: appello ai politici di 19 as- · amare le persone. I giovani realizzano LAVORI DI...

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 6 - 11.2.18 - V ord. In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330 Il movimento missionario “Mato Grosso” a Monigo, dal 10 al 13 febbraio L'O.M.G. è un movimento che attraverso il lavoro gratuito per i più poveri offre a giovani e ragazzi la possibilità di numerose esperienze formative. Per mezzo del lavoro i giovani intraprendono una strada che li porta a sco- prire ed acqui- sire alcuni va- lori fondamen- tali per la loro vita: la fatica, il "dare via" gratis, la coeren- za tra le parole e la vita, lo spirito di gruppo, il rispetto e la collaborazione verso gli altri, la sensibilità e l'attenzio- ne ai problemi dei più poveri, lo sforzo di imparare ad amare le persone. I giovani realizzano LAVORI DI GRUPPO durante i giorni della settimana e, nei fine settimana, CAMPI DI LAVO- RO. Questi ultimi vedono i giovani impegnati in raccolte di carta, rottami e altri materiali da macero; o come operai in lavori agricoli, di costruzione, di pulizia sentieri, di co- struzione e gestione rifugi. Le attività delle diverse missioni in Perù, Ecuador, Brasi- le, Bolivia sono realizzate grazie ai campi di lavoro, alle attività dei gruppi adulti ed alla carità di gente generosa. In America Latina ci sono numerose spedizioni dove i vo- lontari OMG - giovani, famiglie, sacerdoti - realizzano at- tività nel campo educativo, religioso, sanitario, agricolo e sociale in generale. I volontari offrono il loro lavoro in for- ma completamente gratuita. Ogni estate partono verso le missioni gruppi di giovani per un periodo di 4 mesi. In Perù oggi l'OMG è presente in oltre 40 comunità, 17 in Ecuador, 9 in Bolivia e 12 in Brasile. I cinque punti chiave dell'OMG: I Giovani: un cammino per giovani e ragazzi, vita di gruppo, amicizia, esperienza e avventura per imparare a voler bene a chi è meno fortunato di noi. I Poveri: prestando attenzione agli ultimi c'è sempre qualcuno ancora più povero da accogliere ed aiutare. Il Lavoro: ci si educa alla fatica, a pagare di persona e con il frutto de lavoro si aiutano i poveri. La Capillarità: nel rapporto diretto a tu per tu l'amicizia vera cresce e diventa fedeltà nel tempo. L'Aconfessionalità: credere o non credere non ha im- portanza per aiutare gli altri. Con una vita buona si ricer- ca la verità. Migrazioni: appello ai polici di 19 as- sociazioni cao- liche Riformare la legge sul- la cittadinanza. «Non possiamo più stare zit- ti», esordisce il presi- dente della Fondazione Casa della carità don Virgilio Colmegna presentando la prima necessità messa in agenda. In Italia stiamo por- tando «avanti scelte coraggiose sulle migrazioni, frutto della fecondità del Vangelo – sottolinea – buone prassi di partecipazione e inclusione, tanta produzione di sa- pienza che si scontra con l’arretratezza burocratica che sta dietro la domanda di umanità». Per questo non è più rinviabile, secondo il cartello di associazioni cat- toliche, un provvedimento che «sani queste contraddi- zioni». In Italia, infatti, ci sono «900mila ragazzi nati da genito- ri stranieri e cresciuti nel nostro Paese, italiani di fatto ma non di diritto, che vivono una cittadinanza dimezza- ta». Altro nodo cruciale è quello degli ingressi in Italia, con l’introduzione di nuove modalità che non li costringano a chiedere l’asilo. Andare oltre, per la responsabile im- migrazione di Sant’Egidio Daniela Pompei che ricorda l’esperienza positiva dei corridoi umanitari attivati insie- me alla Cei e alla Fcei, significa «una rapida riattiva- zione dei canali ordinari d’ingresso che ormai da anni sono pressoché chiusi», a cominciare da un im- mediato ritorno del decreto flussi, per arrivare fino a proposte più ampie come «il permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione e la reintro- duzione del sistema dello sponsor». La regolarizzazione di quegli stranieri che dimostra- no di avere un comprovato percorso d’integrazione. Così, citando le esperienze in corso in Germania e

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 6 - 11.2.18 - V ord.

In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330

Il movimento missionario

“Mato Grosso”

a Monigo, dal 10 al 13 febbraio L'O.M.G. è un movimento che attraverso il lavoro gratuito per i più poveri offre a giovani e ragazzi la possibilità di numerose esperienze formative.

Per mezzo del lavoro i giovani intraprendono una strada che li porta a sco-prire ed acqui-sire alcuni va-lori fondamen-

tali per la loro vita: la fatica, il "dare via" gratis, la coeren-za tra le parole e la vita, lo spirito di gruppo, il rispetto e la collaborazione verso gli altri, la sensibilità e l'attenzio-ne ai problemi dei più poveri, lo sforzo di imparare ad amare le persone.

I giovani realizzano LAVORI DI GRUPPO durante i giorni della settimana e, nei fine settimana, CAMPI DI LAVO-

RO.

Questi ultimi vedono i giovani impegnati in raccolte di carta, rottami e altri materiali da macero; o come operai in lavori agricoli, di costruzione, di pulizia sentieri, di co-struzione e gestione rifugi. Le attività delle diverse missioni in Perù, Ecuador, Brasi-le, Bolivia sono realizzate grazie ai campi di lavoro, alle attività dei gruppi adulti ed alla carità di gente generosa.

In America Latina ci sono numerose spedizioni dove i vo-lontari OMG - giovani, famiglie, sacerdoti - realizzano at-tività nel campo educativo, religioso, sanitario, agricolo e sociale in generale. I volontari offrono il loro lavoro in for-ma completamente gratuita. Ogni estate partono verso le missioni gruppi di giovani per un periodo di 4 mesi. In Perù oggi l'OMG è presente in oltre 40 comunità, 17 in Ecuador, 9 in Bolivia e 12 in Brasile.

I cinque punti chiave dell'OMG:

I Giovani: un cammino per giovani e ragazzi, vita di gruppo, amicizia, esperienza e avventura per imparare a voler bene a chi è meno fortunato di noi.

I Poveri: prestando attenzione agli ultimi c'è sempre qualcuno ancora più povero da accogliere ed aiutare.

Il Lavoro: ci si educa alla fatica, a pagare di persona e con il frutto de lavoro si aiutano i poveri.

La Capillarità: nel rapporto diretto a tu per tu l'amicizia vera cresce e diventa fedeltà nel tempo.

L'Aconfessionalità: credere o non credere non ha im-portanza per aiutare gli altri. Con una vita buona si ricer-ca la verità.

Migrazioni: appello ai politici di 19 as-sociazioni catto-liche

Riformare la legge sul-la cittadinanza. «Non possiamo più stare zit-ti», esordisce il presi-dente della Fondazione Casa della carità don Virgilio Colmegna presentando la prima necessità messa in agenda. In Italia stiamo por-tando «avanti scelte coraggiose sulle migrazioni, frutto della fecondità del Vangelo – sottolinea – buone prassi di partecipazione e inclusione, tanta produzione di sa-pienza che si scontra con l’arretratezza burocratica che sta dietro la domanda di umanità». Per questo non è più rinviabile, secondo il cartello di associazioni cat-toliche, un provvedimento che «sani queste contraddi-zioni». In Italia, infatti, ci sono «900mila ragazzi nati da genito-ri stranieri e cresciuti nel nostro Paese, italiani di fatto ma non di diritto, che vivono una cittadinanza dimezza-ta».

Altro nodo cruciale è quello degli ingressi in Italia, con l’introduzione di nuove modalità che non li costringano a chiedere l’asilo. Andare oltre, per la responsabile im-migrazione di Sant’Egidio Daniela Pompei che ricorda l’esperienza positiva dei corridoi umanitari attivati insie-me alla Cei e alla Fcei, significa «una rapida riattiva-zione dei canali ordinari d’ingresso che ormai da anni sono pressoché chiusi», a cominciare da un im-mediato ritorno del decreto flussi, per arrivare fino a proposte più ampie come «il permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione e la reintro-duzione del sistema dello sponsor».

La regolarizzazione di quegli stranieri che dimostra-no di avere un comprovato percorso d’integrazione. Così, citando le esperienze in corso in Germania e

in Spagna, «si riconoscerebbe sia l’impegno dei mi-granti che di chi ha predisposto per loro un percorso d’inclusione », sottolinea la referente immigrazione del Movimento dei Focolari Flavia Cerino, per cui è impor-tante formare questi giovani anche nelle professioni che mancano nel nostro mondo del lavoro.

Abrogazione del reato di clandestinità che ha dimo-strato di essere «ingiusto, inefficace e controprodu-cente ».

L’accoglienza di qualità invece presuppone l’amplia-mento della rete Sprar.

Riunificare nello Sprar l’intero sistema creando un unico percorso di accoglienza integrata e diffusa» po-nendolo sotto «l’effettivo controllo pubblico». Un siste-ma che va ampliato, perché è un modello di responsa-bilizzazione della società.

Le buone pratiche diffuse sul territorio, che si propone di raccontare in un osservatorio e replicare il più pos-sibile, hanno dimostrato che un’altra faccia dell’acco-glienza è possibile. Lo ricordano don Claudio Gnesot-to, presidente Ascs onlus, e don Giovanni d’Andrea, presidente Salesiani per il sociale, citando il caso degli oratori diventati momenti d’inclusione per i minori non accompagnati, come pure il servizio civile naziona-le oppure l’esperienza della Casa Scalabrini 634.

Effettiva partecipazione alla vita democratica per i migranti, prevedendo l’elettorato attivo e passivo alle amministrative per i lungo-soggiornanti. Il modo in cui affrontiamo il fenomeno migratorio, è quindi la conclusione del presidente di Azione Cattoli-ca Matteo Truffelli, «ci dice che tipo di società voglia-mo essere: con lo sguardo indietro, chiusa e paurosa, destinata ad essere travolta dalla storia, oppure con lo sguardo dritto ai problemi, trasformandoli in risorse e opportunità ». L’agenda verrà presentata ai politici il 20 febbraio a Milano e il 26 febbraio a Catania. Tra i primi ad aver sposato i sette punti la deputata Milena Santerini, per cui «in tempo di muri, queste associazioni costruisco-no ponti verso i migranti».

L’insegnante ac-coltellata dallo stu-dente.

Franca Di Blasio inse-gna italiano e storia all’I-

stituto superiore professionale Majorana-Bachelet di Santa Maria a Vico (Caserta) ed è stata aggredita con un coltello da un alunno durante un’interrogazione.

Lei non condanna il ragazzo ma si chiede dove lei ha sbagliato.

«Avrà ancora il coraggio di tornare in classe?» le chie-dono. E lei: «Non vedo l’ora». «Cosa sono i suoi studenti per lei?», «Sono miei figli». «Anche quello che le ha dato la coltellata?», «Anche lui». Se un figlio commette uno sbaglio, la madre non ricambia con uno sbaglio, ma cerca di guidarlo a non sbagliare più. Ci sono altre professoresse così? Tantissime. Non se ne parla mai.

Franca Di Blasio ama il suo lavoro e ama i suoi alunni come figli, anzi sono i suoi figli, lei non ne ha altri. Quello che stava interrogando lo aveva avvisato, era un’interrogazione programmata, era già stata rinviata una volta, evidentemente il ragazzo voleva boicottarla, accusando dei mal di testa. L’insegnante credeva che l’alunno le mettesse una mano sulla spalla e invece ha tirato fuori il coltello. Ferita e ricoverata dice: «Sento di aver fallito, è come se avessimo fallito noi come scuola». La speranza è che nessuno «si perda per strada», neanche il ragazzo col coltello. Ma se questo ragazzo verrà corretto e recuperato, il merito sarà dell’inse-gnante-madre e dello strumento che usa nella didatti-ca: l’amore.

La fuga silenziosa dei giovani immigrati

Il fenomeno, imprevisto dagli esperti, è iniziato ormai cinque anni fa. I dati Istat sulla presen-za di minori stranieri residenti in Italia sono chiari: 49.620 alunni in meno tra il 2015 e il 2016, tornati nei loro Paesi o trasferiti altrove, con le proprie famiglie. In Lombardia 16.046 alunni, in Veneto 9.931 ed Emilia Roma-gna 7.610.

Si tratta di minori già integrati, nella maggior parte dei casi nati in Italia.

Se nel 2013 gli stranieri resi-denti che avevano un anno di età erano 80.951, nel 2014 quel numero si è ridotto a 77.982, per poi scen-dere a 74.775 nel 2015 e 70.767 nel 2016. In appena quattro anni, insomma, hanno lasciato il nostro Paese 10.184 bambini con un decremento del 12,6 %, equi-valente a un minore ogni 8.

I numeri del ministero dell’Istruzione degli ultimi quattro anni sulla presenza di alunni stranieri tra i banchi, d’al-tronde, confermano in pieno l’emorragia: dal 2014 a quest’anno, nel blocco infanzia-primaria (cioè nella fa-scia di età compresa tra i 3 e i 10 anni) si è assistito a un calo di 56.672 presenze. Come dire oltre 2mila clas-si scomparse. E lo tsunami è solo all’inizio, perché alle partenze c’è da aggiungere il calo demografico sia tra gli italiani che tra gli stessi stranieri (nel 2013 i nati fra questi ultimi erano oltre 77mila, nel 2016 67mila). Altro che invasione e scuole monopolizzate dalla presenza di stranieri, come afferma certa propaganda politica.

La crisi economica e la mancanza di politiche migrato-rie adeguate sono le due cause principali del fenome-no. L’unico modo per arrivare in Italia è il barcone a ri-schio della vita e ad arrivare sono soprattutto giovani e non famiglie, che costituirebbero un fattore di stabilità e favorirebbero l’integrazione nelle comunità. Il clima di ostilità che ormai si respira in Italia verso gli immigrati “consiglia” inoltre a tante famiglie di cambiare aria.

Altro elemento decisivo nell’esodo delle famiglie di stranieri residenti in Italia con figli piccoli a carico «è la mancanza assoluta di tutele per questi ultimi, fa notare Milena Santerini ,ordinario di Pedagogia dell’Università Cattolica di Milano. Penso alla legge naufragata in Par-lamento sullo Ius culturae, ma anche alle misure di so-stegno e al welfare, del tutto insufficienti anche per le famiglie italiane. Questi segnali non possono che sco-raggiare gli stranieri ed è evidente che quelli nelle con-dizioni di potersene andare, quindi quelli più benestanti e preparati anche professionalmente, decidano di pro-varci altrove. O di tornare a casa loro». Insomma cer-cano di più di ciò che trovano in Italia, gli immigrati “stabili”, «e ciò che è peggio se ne vanno proprio quan-do il nostro Paese, che sulla loro integrazione ha inve-stito, potrebbe cominciare a vedere restituito e moltipli-cato l’investimento fatto».

Un fallimento anche dal punto di vista sociale «visto che la perdita di questi immigrati toglie ricchezza e complessità al nostro vivere». Mentre la società, che questi numeri ignora, «continua a nutrirsi dell’illusione che gli immigrati siano il peso e il problema dell’Italia».

Macerata: non si sono visti leader politici dai feriti

Marina Corradi

A tre giorni dagli spari del filonazista Luca Traini non si è visto alcun politi-co. Unici l’esponente di Leu Beatrice Brignone e il cattolico e demo-solidale Mario Marazziti. Come mai, viene da doman-

darsi? Forse perché di questi tempi farsi riprendere mentre si stringe la mano a un migrante, a un nero di pelle, sia pure in ospedale, non giova.

Segni inquietanti da Macerata. La solidarietà allo spa-ratore espressa da alcuni cittadini, con una sola remo-ra: «Ecchè, se va a spara’ così? Poteva piglia’ qualcu-no». «Poteva piglia’ qualcuno, qualcuno di noi; per fortuna ha colpito solo quei là ». Quei là di cui quasi nessuno sa il nome: Wilson Koff, 20 anni, ghanese; Omar Fadera, 23 anni, dal Gambia; Jennifer Otiotio, 25 anni, Gideon Azeke, 25 anni, e Fe-stus Omagbon, 32 anni, tutti nigeriani; Mahamadou Toure, 28 anni, dal Mali. All’età in cui i nostri figli sono ancora in casa, hanno già traversato il deserto, i campi profughi, il Mediterraneo.

Le giovani ombre che lavorano in nero e dormono negli scantinati sanno che non sono 'come noi' e che ci sono gli uomini e poi ci sono loro, gli invisibili. «Non si spara così, poteva colpire qualcuno...». Invece quel neonazi-sta ha colpito soltanto dei migranti, cioè nessuno.

Hannah Arendt nei tempi della persecuzione antiebrai-ca parlava di 'non uomini'; di masse di persone cui ve-nivano tolti i diritti civili, il passaporto, le proprietà, e che venivano respinti da Paesi fino a allora democrati-ci.

C’è da riflettere, su questo processo di anonimizzazio-ne' che coinvolge anche italiani per niente razzisti. È quello sguardo che non si posa nemmeno un istante, per strada o in metrò, sul nero che ci affianca; quasi avendolo meccanicamente già infilato in una categoria, 'vù’ cumprà', 'clandestino'. Insomma, altri da noi.

Tacitamente, senza pensarlo apertamente, «non uomi-ni». Non possiamo certo accogliere, e nemmeno dare l’elemosina, a tutti i poveri che incrociamo. E magari non siamo noi che possiamo dar loro un lavoro non in nero. Guardarli in faccia, quello sì però possiamo, fare un cenno di saluto, chiedere magari a quello che è sempre al solito angolo come si chiama, e da dove vie-ne.

È poco, è quasi niente: ma è almeno un cominciare a riconoscere, nella massa indistinta che spaventa tanti, dei volti, degli esseri umani. Come noi.

Giorno Ore Intenzioni S. Messe defunti

Sabato 10 18.30 Bucciol Giuseppe e Carniato Eufemia; Vernier Alessandro; Elena Mondolfo; Pozzobon Afra; Pillon Francesca e Mario; Cazzaro Maria Luisa;

Domenica

11

8.00 S. Anna Cendron Andrea, Anastasia, Angelo e Caterina; Carlotta Amelia;

9.00 Roma Carraro; Benetton Luciana in Scomparin;

11.00 Battesimi: Tommaso Zoccarato di Paolo e Martina Carraretto;

Arianna Guerra di Andrea e Valentina Caldato;

Martedì 13 9.00

Mercoledì 14 18.30

Giovedì 15 S. Messa sospesa

Venerdì 16 18.30

Sabato 17 18.30 Pozzobon Afra; Marzari Lino e Bosello Maria Teresa; Schiavon Pierino e Gian-carlo;

Domenica

18

8.00 S. Anna Fam. Rizzato Marino; Cendron Pietro;

9.00 def. via Antoniutti; Fermi Divo; Pozzobon Afra e Grava Angelo; Stradiotto Romil-

do;

11.00

Avvisi Martedì 13 riunione S. Vincenzo

Sabato 17 gruppo famiglie

Domenica 18 gruppo coppie

Raccolta viveri

Del gruppo missionario Mato Grosso 10—13 febbraio

Gita alla Sacra di S. Michele 15-17 giugno

vedere il depliant alle porte della chiesa

Giornata di preghiera e digiuno per il Congo e il Sud Sudan

Venerdì 23 febbraio

Faremo un’ora di adorazione euca-ristica alle 20.30 qui a Monigo in

chiesa

Venerdì 2 marzo presso la chiesa Votiva

consegna della lettera del vescovo sul cammino sinodale

Ricordo la recita del rosario in chiesa tutti i giovedì ore 18