Microstoria di un gruppo di Trad Jazz

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GINO R OMANO d NAPOLI, 1960-1968 AZZ EXPERIENCES MICROSTORIA DI UN GRUPPO AMATORIALE TRADITIONAL

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Microstoria del gruppo di jazz tradizionale New Orleans Jazz Society, creato a Napoli nel 1965 da studenti universitari della Facoltà di Chimica

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NAPOLI, 1960-1968

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MICROSTORIA DI UN GRUPPO AMATORIALE TRADITIONAL

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Gino RomanoJazz Experiences:

microstoria di un gruppo amatoriale traditional

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Jazz ExpEriEncEs

Gino

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microstoria di un Gruppo amatorialE traditional

napoli, 1960 - 1968

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Dal 1899 “A. De Frede Editore” – NapoliVia Mezzocannone, 69 – Tel./Fax +39 081.5527353 – per info: [email protected]

Edizione fuori commercio.

Copia numero di 50

Stampa e progetto grafico: Alessandro De Frede Napoli, dicembre 2011

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Senza avere velleità di storico né tantomeno di musicologo, ho voluto raccogliere - a distanza di circa 50 anni - una brevissima cronistoria documentata delle esperienze musicali fatte negli anni sessanta da un gruppo più o meno allargato di amici e colleghi universitari, nella musica che ci appassionava più di ogni altra: il jazz tradizionale.

Studi impegnativi di chimica ed ascolto di dischi uniti a esperienze di musica in gruppo, potevano sembrare - all’epoca - un binomio impossibile da risolvere, ma riuscivamo a dosare l’impegno per assolvere comunque in modo soddisfacente l’utile ed il dilettevole.

E così i percorsi personali di noi tutti proseguivano su binari paralleli: venivano superati gli esami universitari con soddisfacente regolarità (...senza esagerare!), e contemporaneamente cresceva il livello musicale qualitativo: per competenza critica, per il conseguente affinamento nella costituzione della formazioni dei complessi, nella selezione del repertorio, nelle esperienze in pubblico e -soprattutto- nel divertimento.

Erano i tempi belli di un jazz giovanile e goliardico, con uno spirito che ha pervaso tutte le nostre attività di quel decennio e - molto spesso - anche degli anni successivi.

Nel compilare queste brevi note non ho preteso di essere interessante per chiunque le legga.

Desidero solo sperare che quanto ricordato e testimoniato presenti almeno qualche spunto interessante, non solo per noi che ne siamo stati protagonisti, ma - leggendo in profondità - anche per quanti possano avere avuto esperienze similari.

g. r.

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Millenovecentosessanta. Al primo anno della Facoltà di Scienze, corso di Laurea in Chimica, iniziavano a frequen-tarsi giovanissimi studenti, appassionati di jazz già da qual-che anno, stimolati nello scambio di opinioni e nell’ ascolto di dischi dalla venuta in città per alcuni concerti fin dagli anni immediatamente precedenti di calibri quali Ella Fitzge-rald, Lionel Hampton, il Modern Jazz Quartet, Chet Baker, e di quello che per molti di noi era…DIO: vale a dire Louis Armstrong.

A proposito di Armstrong, nelle cronache giornalistiche del-l’epoca veniva riferito che Satchmo, in una sua precedente venuta a Napoli nel 1955, aveva dovuto esibirsi due sere di seguito al Politeama e non soltanto la prima sera - come pre-visto -, a causa della scarsità di biglietti venduti per il primo concerto.

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lunedì,27 aprile, 1959: Satchmo al Metropolitan

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Per contro in quello del 27 aprile 1959 al Metropolitan il tea-tro era praticamente pieno (circa 3.000 posti) sia per il con-certo pomeridiano sia per quello serale. Segno inequivocabile di una passione coltivata ed accresciuta da parte di fan ormai sempre più numerosi. Inutile dire che io c’ero. Era il giorno del mio compleanno e mai più avrei avuto un regalo migliore.Certamente Napoli non era Roma, ma il numero e la qualità dei musicisti locali non aveva nulla da invidiare ad altre realtà geografiche italiane ed il contattarli, anche solo per avere sug-gerimenti sui dischi da acquistare, era relativamente semplice. I punti di incontro erano: Ricordi in Galleria Umberto I, La Voce del Padrone all’angolo di piazza Augusteo, Di Biase al Cor-so Umberto I, i negozi di Gianni Cesarini alla Duchesca, la libreria Minerva, al ponte di Tappia, con Luciano Scateni, l’USIS in via Me-dina, dove era possibile parlare di jazz ed ascoltare musica, nell’attesa delle ore serali per poter frequen-tare (saltuariamente…eravamo tra i 18 ed i 20 anni!) le sessioni del Circolo Napoletano del Jazz o qualcuna delle iniziative analoghe, puntualmente descritte da Diego Librando nel suo “Il Jazz a Napoli: dal dopoguerra agli anni 1960” - Napoli, 2004.

Naturale quindi che quei giovani studenti di chimica avvertis-

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sero sempre più forte lo stimolo a voler essere non solo ascol-tatori ma anche protagonisti attivi di quella ondata di entusia-smo musicale, che continuava ad essere sostenuta dai successivi arrivi in città di altri miti quali Dave Brubeck, Kenny Clarke, Claude Lauter, Erroll Garner e dalle sempre più frequenti ve-nute a Napoli della Roman New Orleans Jazz Band di Car-letto Loffredo e Piero Saraceni, formazione da noi considerata pari alla stella polare del jazz tradizionale italiano.

La sensibilità mia e degli amici fraterni che mi hanno accom-pagnato nel percorso di divertissement intrapreso era -in quegli anni- totalmente captata da quella musica. Erano gli anni della riscoperta del genere New Orleans e, alle incisioni degli anni ’20-’40, si accompagnavano le riscoperte dei vecchi pionieri del jazz con le più recenti registrazioni degli anni ’50 live.I nomi erano quelli di Oscar Papa Celestin, Kid Ory, Kid Rena, Bunk Johnson, George Lewis, Lawrence Marrero, Johnny e Baby Dodds, Alcide Pavagau, Jim Robinson, George Mitchell, Paul Barbarin, Zutty Singleton, musicisti di sogno che ci commuovevano per la semplicità di fraseggio accompa-gnata da un “suonare con l’anima”, dei quali volevamo assolu-tamente sentirci emuli.

Iniziavamo così, prima in maniera indipendente, suonando singolarmente in accompagnamento dei nostri 45 e 33 giri, quindi - nella avvertita necessità della possibilità di creare un “gruppo”- dedicandoci ad altri strumenti a connotazione più squisitamente “New Orleans”; questo passaggio avrebbe dovuto rappresentare la base per realizzare in un futuro più o meno lontano una formazione classica del jazz “primitivo”,

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secondo la def in iz io-ne di An-dré Hodair ( t r o m b a , trombone, clarinetto, banjo, con-trabbasso, batteria), come poi avvenne.Avevo iniziato da solo nel 1959: batteria prima, poi vibrafo-no; subito dopo, 1960, con Elvio Porta, superversatile: fisar-monica prima, batteria poi, quindi contrabbasso (bianco!) ed infine al sax tenore.

Nei mesi successivi il giro era destinato ad allargarsi: il 16 gen-naio del 1962, di ritorno da un concerto jazz (la data è cer-ta: ho conservato il biglietto d’invito del Circolo Napoletano del Jazz, presso l’Auditorium dell’USIS in via San Giacomo), passai per via San Sebastiano e da uno dei negozi dei fratelli Miletti, il secondo salendo, sulla destra (dopo un altro nego-zio famoso: Strumenti Musicali De Falco), acquistavo la mia prima tromba in Sib. Uno strumento da sempre amato, ma con il quale non avevo mai avuto il coraggio di cimentarmi. Dopo pochi mesi di studio (da autodidatta, ma supportato dal-la consultazione del Metodo per Tromba di Louis Armstrong e da una “guida” da me realizzata ad hoc trasponendo le note della chitarra su posizioni della tromba) la coppia Romano e Porta si ampliava rapidamente: Franco Astarita, amico di una

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... i metodi musicali

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vita, si aggiunge con la chitarra, formatosi sul metodo Bendler; passa, poco dopo, al banjo tenore; il trombone sarebbe seguito nel 1965. Il trio - tromba, batteria, chitarra - fu chiamato dei “Marchin’ Saints”, chiaro omaggio ad uno degli hit di qualsia-si complesso di jazz tradizionale.A settembre del ’62 la formazione si allarga: Bepi Carlotto (piano) e Gianni Maglio (batteria) contribuiscono a costituire i “The Blue Five” (Romano, Astarita, Porta, Carlotto, Maglio). Io, Franco e Gianni eravamo accomunati dalla contempora-neità degli studi in Chimica.Gianni Maglio, grande fan di Bix Beiderbecke, si ispirava so-stanzialmente alla leggerezza di Vic Moore dei leggendari più moderni “Wolverines”. Si provavano brani dei jazz classico, reinterpretazioni di can-zoni alla moda rivisitate in chiave traditional, sostanziando man mano un repertorio che - sia pur suonato in modo ele-mentare - ci appagava moltissimo. Infatti ognuno di noi era assolutamente consapevole delle proprie limitate “doti” musicali e sapevamo benissimo che mai e poi mai avremmo potuto raggiungere i livelli tecnici o le ottave dei nostri mitici riferimenti.

A proposito delle reinterpretazioni in chiave traditional di mo-tivi della musica leggera , lo spunto era nato dal complesso dei Flippers, con Max Catalano alla tromba, con il quale ho avuto il piacere di suonare - una tantum - a Roma in una jam session del 1966, alla quale parteciparono anche Carletto Loffredo con una delle sue inguardabili giacche, e Renzo Arbore.È il caso di precisare che di questo primissimo gruppo nessu-

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Via San Sebastiano

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no di noi …. conosceva realmente la musica: non era l’epoca di internet quindi non c’era la possibilità di disporre gratuitamente di tutor. Alle lacune formali, si sopperiva con “orecchio”, ascolto inesauribile di dischi, tanta tanta passione.Il solo Bepi Carlotto aveva più di qualche discreto rudimento, ma il “tempo musicale” per lui era spesso una opzione; in ogni caso ci incantava in particolare con la sua esecuzione di “In the mood”, un boogie woogie praticamente perfetto, nello stile di James P. Johnson.In quei primi tempi si provava in forma-zioni ridotte (trio) a casa mia nella “stori-ca” Piazza Borsa 14, o al sabato sera e do-menica pomeriggio in qualche negozio di strumenti musi-cali di Via San Seba-stiano, quale Nun-neri (se con il piano-forte) o Loveri.

Nel 1963 si aggiun-gevano al gruppo due studenti di Medicina: Roberto Giardina (clarino) e Franco Carlomagno (contrabbasso), oltre a frequentazioni con altri amici e colleghi di facoltà quali Guido Sodano al piano, Gianfranco Colombo

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(altro amico fraterno, che aveva acquistato il basso ed imparato i primi rudimenti musicali, per stare in gruppo con noi…), Maurizio Cortiello ed uno studente di ingegneria: Vito Micco-li, (ambedue alla batteria alternandosi a Maglio). Era la volta dei “Second Hot Five”.Indimenticabili jam session a casa Cortiello, alla Riviera di Chiaja, di domenica pomeriggio, a balconi aperti e … piccoli gruppi in villa Comunale fermi ad ascoltare le nostre prove.A fine 1963 un grande salto di qualità lo avemmo grazie alla collaborazione - sia pur breve - con Claudio Castaldo, chitar-rista davvero eccellente, a livello professionale.

Nel 1965, l’aggiunta di Angelo ed Alberto Scotti (chitarra e banjo) ed il passaggio definitivo di Franco Astarita al trombone - fonte di prima ispirazione il mitico Kid Ory, - vide nascere la

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Il “Giac Theatre” sul tetto della Chiesa di Piedigrotta.

Il repertorio.

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“New Orleans Jazz Society”, che fino a tutto il 1966 ebbe variazioni continue della formazione (i percorsi universita-ri avevano oltre alla priorità anche un effetto centrifugo sulle attività musi-cali; ci perdemmo di vista con Giar-dina e Carlomagno e poi con i fratelli Scotti ed altri sostituti occasionali) fino agli inizi del 1967. Miccoli era ormai titolare alla batteria. Sede più frequente delle session di prova era diventato il Giac Theater di piazza Piedigrotta, sul tetto della Chiesa.

Con Franco Astarita avevamo iniziato da mesi a ten-tare di costituire un gruppo finalmente stabile a con-notazione traditional definita, anche con inserimen-ti recuperati al di fuori degli amici o dei colleghi di corso. Grazie anche ad una nostra lettera pubblicata sul mensile “Musica Jazz” di giugno del 1965, avevamo ricevuto delle se-gnalazioni e richieste, segnatamente per il clarinetto, e quindi si poteva pensare ad una continua evoluzione del gruppo.L’incontro nel 1967 con i fratelli Benito e Franco Saviano (cla-rino e banjo/chitarra) portò al nucleo di partenza: io, Franco Astarita, Elvio Porta e Gianni Maglio, a realizzare un sogno.

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Una formazione tradi-tional classica (trom-ba, trombone, clarino, banjo, basso, batteria) con musicisti di gran-de livello e sensibilità musicale, quali i fratel-li Saviano, che - senza alcun atteggiamento di superiorità - soppor-tavano ed apprezzava-no noi “dilettanti” in quanto legati dalla co-mune, forte passione!Era stata rifondata, direi rinata, la “New Orleans Jazz Society”, su più so-lide basi musicali.Le esperienze di quel-l’anno furono indimen-ticabili. Molte prove, concerti in Jazz club, inserimento di veri pro-fessionisti o dilettanti - ma di grande livello - (alcuni dei quali ancora oggi sulla breccia) quali Renè Borel al sax tenore - che aveva suonato con Sidney Bechet! -, Walter Schlumpf al basso, Enrico Parrilli al piano, Rino Amich alla batteria. Veramente un anno importante, che vide anche grazie agli in-nesti, una crescita in qualità e quantità del nostro repertorio.

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... quella corda spezzata!

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Da “Musica Jazz” n. 6 del 1965.Lettere al direttore.

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Questo veniva finalmente sviluppato secondo le regole del ca-none traditional: tema tutti insieme, due - tre assolo, tema tutti insieme. Un riferimento per tutti noi, i Firehouse 5+2.

Personalmente, la mia tecnica era anche molto migliorata gra-zie ad un’assidua frequentazione del Jazz Power a Milano ed ai numerosi consigli avuti da Giorgio Alberti, della storica Milan College Jazz Society. Conseguenza: l’acquisto di una tromba Selmer, dai nostri fornitori abituali: i fratelli Miletti.Indimenticabile davvero una jam session a Salerno nel marzo 1967, terminata al Ristorante Santa Lucia, con grandi bevute e successiva ripresa della session - dopo la mezzanotte - con alcuni di noi che improvvisavamo in piedi sui tavoli del ristorante!!Così come un’altra fu eseguita al termine delle prove al co-perto, stando seduti sulla scogliera di Mergellina…. natural-mente solo i fiati ed il banjo; Walter Schlumpf era con noi in quella occasione, in cui - tra l’altro si era rotta una corda del basso. Corsa da Miletti e problema risolto. Cena ala pizzeria “Lombardi” a Santa Chiara.

Quindi il concentrarsi sulle rispet-tive lauree, le prime esperienze di lavoro, percorsi di vita sostan-zialmente diversi fecero perdere i contatti nel gruppo: solamente io e Franco Astarita mantenemmo in vita il nome del complesso e continuando un minimo di atti-vità fino ai primi mesi del 1968. Nei pochi mesi di quell’anno

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avemmo però il piacere di suonare ancora con professionisti quali Gianni Toms ed Antonio Golino.Ventiquattro febbraio 1968: Concerto per il venerdì grasso di Carnevale al Folk’s Studio (La Pipa) a via Vetriera. Lì terminò l’esperienza: quella fu l’ultima riunione del gruppo.

M a la passione continuava...Sì! La passione continuava: dopo circa 44 anni siamo ancora qui, abbiamo ricostruito quei momenti, anche con la raccolta di quella minima documentazione che i tempi avevano con-sentito di conservare, ed abbiamo anche ripreso a suonare i nostri strumenti. “A volte ritornano” diceva Stephen King: il passato continua a far capolino nel presente, con gli stessi protagonisti.

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I fratelli Miletti, nostri “fornitori” abituali.

La massima tecnologia disponibile: Grundig TK20, registratore e... amplificatore.

... grazie anche al loro “aiuto”

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Luciano Scateni, della libreria Minerva, nostro primo compe-tentissimo consigliere.

Gianni Cesarini, esperto di Jazz e di tanta altra musi-ca , fonte di informazioni e consigli discografici.

Dulcis in fundo: titolare (sx) e personale della pizzeria Lombardi a Santa Chiara...

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APPENDICE

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DOCUMENTI

Il tempo attenua ed abbellisce i ricordi. Conservandone traccia, l’attenuazione scompare e la loro bellezza si esalta.

Ho sempre avuto una naturale inclinazione nel collezionare reperti che mi ricordassero le piccole iniziative alle quali mi dedicavo, ma alle quali ero legato per godere della piacevolezza del ricordo. Figurarsi quindi se perdevo l’occasione di tener conto delle principali sedute di prova e/o di occasioni pubbliche di suonare.Schede ed appunti scritti in tempo quasi reale , mano a mano che gli eventi si susseguivano, furono trascritti grazie ad una splendida Olivetti Lettera 22, e successivamente rielaborate da Franco Astarita con uno dei primi personal computer, in un file - ahimè - successivamente perduto,ma del quale avevamo custodito una copia stampata.Di seguito vi è la copia anastatica della prima pagina del dattiloscritto e quindi quella del file informatico: vi sono

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riportate la sequenza quasi completa delle attività del gruppo, le formazioni, gli strumenti suonati, i principali capisaldo del repertorio di quel periodo. In breve la storia di circa 9 anni di divertimento per alcuni giovani universitari napoletani, che integrandosi con altri appassionati e professionisti del genere musicale da loro preferito, hanno trascorso momenti per tanti motivi: la musica, lo studio, i primi amori.

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Le RegistrazioniNel CD allegato sono riportate, in formato MP3, le registrazioni occasio-

nali di alcune prove, miracolosamente sopravvissute all’usura del tempo, ai cambi di tecnologie, alla “selezione naturale” delle tante piccole cose che si acquisiscono anche quotidianamente ma che si perdono con pari rapidità.

Sono brevi testimonianze dei nostri semplici tentativi, con formazioni di-verse che possono essere desunte dalle pagine precedenti, raccolte con un glo-rioso Grundig TK20, che ci ha accompagnato in numerose occasioni, anche per la funzione di “amplificatore” (!) che aveva all’epoca.

1) When the Saints go marchin’ in – marzo 19672) Mood indigo – aprile 19673) Tin roof blues – dicembre 19634) St. James Infirmary – marzo 19635) Wabash blues – marzo 1963�) In the mood – settembre 1962

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IMMAGINI da

JAM SESSIONS

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IERIed

OGGI

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Incontrarsi dopo tanti anni (…oltre 50 !) ha consentito di acquisire un’ accoppiata di immagini -di quegli anni ed odierne- di molti partecipanti a quell’esperienza, segnatamente per il nucleo “storico” . Così come si è riusciti ad avere qualche foto attuale degli amici la cui partecipazione è stata più occasionale, ma comunque significativa.

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Franco

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Elvio

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Bepi

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Gianni

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Franco Saviano

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René Borel

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Rino Amich

Enrico Parrilli

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Schizzi

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La formazione bibliografica

La formazione musicale, per chi non ha studiato Musica (… ed era assolutamente il mio caso in quegli anni) veniva per lo meno agevolata dalla lettura di dei pochi libri allora in circolazione sul tema. Questi, analizzando a vari livelli il più ampio quadro di evoluzione storica del jazz e di cronologia delle incisioni, oltre ad essere di incommensurabile supporto per calarsi in modo documentato nella complessità del fenomeno, fornivano anche un sia pur piccolo aiuto per qualche aspetto tecnico talvolta suggerito nei testi.La mia personale raccolta, relativamente a quegli anni e ad alcuni immediatamente successivi, era basata sui volumi elencati di seguito (in ordine di anno di edizione): essi ancora oggi sostanziano la mia biblioteca.

Lang I. –– Il Jazz – Arnoldo Mondadori Editore, 1951Ramsey F. – A Guide to Longplay Jazz Records – Scribner Press, 1954Cerri L. – Antologia del jazz – Nistri Lischi, 1955Panassiè H., Gautier M. – Guide to Jazz – Riverside Press, 1956Armstrong L. – Satchmo. La mia vita a New Orleans – Garzanti, 1956Malson L. – I maestri del jazz – Garzanti, 1957Terkel S. – Giants of jazz – T.Y. Crowell Company, 1957Stearns M. – La storia del Jazz – ELI Milano, 1957Harris R., Rust B. – Recorded jazz: a critical guide – Penguin Books, 1957Biamonte S.G., Micocci E. – Il libro del jazz – Cappelli, 1958Hodeir A. – Uomini e problemi del jazz – Longanesi, 1958 Ulanov B. – Manuale del jazz – Feltrinelli Editore, 1959Barazzetta G. – Jazz inciso in Italia – Messaggerie Musicale, 1960Polillo A. – Il jazz di oggi – Ricordi, 1961Mc Carthy A. – Louis Armstrong – Ricordi, 1961Lambert G. E. – Duke Ellington – Ricordi, 1961James M. – Dizzy Gillespie – Ricordi, 1961

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Harrison M. – Charlie Parker – Ricordi, 1961Fox C. – Fats Waller – Ricordi, 1961Cerri L. – Jazz in microsolco – Nistri Lischi, 1962Montarlot G. – Le jazz et ses musiciens – Hachette, 1963Izzo C. – Blues e Spirituals – Nuova Accademia Editrice, 1963Fayenz F. – I grandi del jazz – Nuova Accademia, 1964Clementelli E., Mauro W. – Antologia del Blues – Guanda, 1965Fayenz F. – Anatomia elementare del jazz – Sapere Edizioni, 1971Berendt J. – Il libro del jazz – Garzanti, 1973

Nella stessa ottica era irrinunciabile la lettura dei mensili dell’epoca, alcuni - purtroppo - di breve durata.

Mi piace ricordare:

Musica Jazz,Jazz di ieri e di oggi,Jazzlandia,

oltre ai classici Magazines:

Down Beat,Classical Collectors,Jazz Hot,Jazz Magazine.

Da queste letture, sviluppate e corroborate da un ascolto interminabile di incisioni, sarebbero scaturiti i primi appunti di “ Jazz in prospettiva”, mie brevi note sullo sviluppo del jazz, del 1965.

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La formazione discografica

Due dicembre duemilaundici: da un incontro tra quattro dei prin-cipali protagonisti di questa microstoria (Astarita, Carlotto, Maglio e Romano) per una rilettura del testo e per le opportune correzioni ed integrazioni allo stesso, è emersa la necessità di aggiungere anche questa ultima sezione, la discografia formativa.Attenzione non una discografia ragionata o quella dei dischi più ama-ti o preferiti, ma una selezione di quelli che erano i 45 e 33 giri sui quali avevamo “studiato”, tentando di riprodurne alcuni motivi, fil-trati attraverso i nostri limiti musicali: evitando quindi un certo acuto, rallentando un tempo, sopprimendo un a solo, ma anche inventando frasi musicali semplici ma che bene si inserivano nel contesto, in pieno spirito traditional, cioè libertà di espressione.Lavorando di memoria, registrazioni e nuovi CD che -comunque- rap-presentavano la copia conforme di dischi d’epoca, consultando anche qualche “sacro testo” come il Ramsey, è venuta fuori la lista che presen-tiamo. Presenta naturalmente estremi opposti di qualità….ma tant’è !Presenta naturalmente estremi opposti di qualità….ma tant’è !

Louis Armstrong with King Oliver – London Origins of Jazz (include: Chimes blues, Canal Street Blues, Dippermouth Blues, Snake rag)

Louis Armstrong & Sidney Bechet – Columbia Special Products (include: Old fashioned love, Everybody loves my baby, Of all the wrongs you have done to me)

Louis Armstrong Hot Five, Hot Seven, with Earl Hines – Columbia (includono: Cornet Chop suey, Potato Head Blues,

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Weary Blues, Twelfth street Rag ***, St. James Infirmary, West End Blues, Basin Street Blues)

Louis Armstrong, Satchmo at Symphony Hall – Decca (include: Body and soul, Black and Blue, Squeeze me, Royal Garden Blues, High Society)

Louis Armstrong, Town Hall Concert – RCA Victor (include: Rockin Chair, Pennies from Heaven, Ain’t Misbehavin)

Louis Armstrong, Ambassador Satch – Columbia (include: Tin Roof Blues, The Faithful Hussar, All of Me)

Chris Barber, Here is CB – Hallmark (include: Tuxedo rag, Papa-de-da-da, Tishomingo blues, Trombone cholly)

Bix Beiderbecke, Singin’ the Blues – (include: Singin’ te Blues, Clarinet marmalade, Ostrich walk, I’m coming Virginia, In a mist, Riverboat shuffle)

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Oscar “Papa” Celestin, Marchin’ to New Orleans – Starlite (include: Maryland my Maryland, Battle Hymn of the Republic, Bourbon Street Parade)

Wilbur De Paris, New Orleans Style – Storyville (include: On a Persian Market, The orld is waiting for a sunrise, Change o-key Boogie, I’ve found a new baby)

Johnny Dodds – Riverside (include: Weary Way Blues, Salty Dog, Perdido Street Blues, Oriental Man)

Dutch Swing College Band, Collector’s Items – Philips (include: Stom meeting, Chynatown my Chynatown, New Orleans)

Bunk Johnson, Bunk & Lu - Good Time Jazz Record (include: Muskrat Ramble, Maple leaf rag, Down by the riverside, 2:19 Blues)

Firehouse 5+2, voll. 1-4 - Good Time Jazz Record (includono: Riverside Blues, Red River Valley, Frankie and Johnny, Wabash Blues, Five foot two, Runnin wild)

George Lewis, Doctor Jazz - Good Time Jazz Record (include: when the Saints, Just a closer walk with thee, Ice cream, Burgundy street blues, Tiger rag)

George Lewis, Echoes of New Orleans – Blue Note (includono: Over the waves, Burgundy Street Blues, Milenberg Joys)

Jelly Roll Morton, The Saga of Mr. JRM – Circle (includono See See Rider, New Orleans Funeral, Maple Leaf Rag, Wolwerine Blues, Georgia swing, Doctor Jazz, Boogaboo)

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Turk Murphy , Columbia (include: Waitin’ for Robert E. Lee, By and By, Panama, Trouble in mind, Darktown Strutters Ball)

Kid Ory Favorites – Good Time Jazz Record (include: Eh la Bas, Do what Ory Says, Careless love, Jazz me Blues, Panama)

Bessie Smith Story, con L. Armstrong – Columbia (include: St. Louis Blues, Sobbin’ Blues, Down Hearted Blues)

Fats Waller, Plays and Sings – RCA Victor (include: Honeysucle Rose, Ain’t Misbehavin, Two Sleepy People, The minor Drag, The Sheik from Araby)

(***) Twelfth street rag, rappresentava –a mio modo di giudicare- uno dei più bei pezzi degli immortali Hot Seven (19279, quasi mai citato tra le migliori interpretazioni di quella splendida formazione. Mi permisi di far notare con una lettera all’allora direttore di “Musica Jazz” Giancarlo Testoni, la perfezione dell’esecuzione e - soprattutto – l’invenzio-ne di Armstrong che rende l’esecuzione unica per quegli anni: l’inversione della melodia. La lettera fu pubblicata e Testoni convenne su quanto esposto. Era (forse) maggio del 1963.

La formazione discografica �3

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Jazz Experiences�4

Giulio Natta, premio Nobel per la Chimica 1963.

in quegli anni...

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in quegli anni...

Per contestualizzare

Parafrasando Georges Perec, di quegli anni, in particolare, ricordo:

Papa Presidente Scudetto Giro Eventi Repubblica notevoli 1960 Giovanni XXIII Gronchi Juve Anquetil Olimpiadi di Roma i Beatles 1961 Juve Pambianco Yuri Gagarin Muro di Berlino 1962 Segni Milan Balmamion muore Marilyn Monroe terremoto in Irpinia il discorso della luna 1963 Paolo VI Inter Balmamion muore JF Kennedy il Vajont Nobel a Giulio Natta 1964 Saragat Bologna Anquetil inaugurazione della MI-NA il Vietnam muore Togliatti 1965 Inter Adorni traforo del M. Bianco rivoluzione culturale in Cina 1966 Inter Motta alluvione a Firenze Mondiali: Italia-Corea 1967 Milan Gimondi C. Barnard: trapianto di cuore muore Che Guevara 1968 Fiorentina Mercks la contestazione 2001 Odissea nello spazio

in quegli anni... �5

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Ricordi personali...

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o

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INDICE

pag.

Brevi note 7Apppendice 27Documenti 2�Immagini da Jam Sessions 3�Ieri ed oggi 43Schizzi 53La formazione bibliografica 57La formazione discografica �0In quegli anni �4

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Finito di stampare nel mese di dicembre 2011 presso“A. de Frede Editore”

Via Mezzocannone, 69 - Napoli

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NAPOLI, 1960-1968

AZZ

EXPERIENCES

MICROSTORIA DI UN GRUPPO AMATORIALE TRADITIONAL