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Periodico dell’associazione A.S.D. La Michetta Via Saragat, 14/B—20128 MILANO La Michetta MARZO 2014 Numero 99 Ben trovati! Appuntamento fisso al Monga e anche sul podio, complimenti a tutti! Bellissima trasferta a Verona, con grande spirito di gruppo , grandi presta- zioni e soprattutto tanto divertimento, speriamo ci siano ancora altre occa- sioni. Non abbiamo grandi programmi in calendario, a parte il servizio d’ordine alla Milano City Marathon, quindi ognuno si sta organizzando al meglio, programmando gare per la prossima primavera in proprio. A rileggerci alla prossima uscita del giornalino. All’interno: CHRISTMAS RACE Di RENATO MARIANO TRAIL FUORI PORTA: MASSIMO CAMOSSA CORRE IN THAILANDIA LA MICHETTA ALL’ARENA. IN TRASFERTA A VERONA MONGA 2013/2014

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Periodico dell’associazione A.S.D. La Michetta

Via Saragat, 14/B—20128 MILANO

La Michetta MARZO 2014

Numero 99

Ben trovati!

Appuntamento fisso al Monga e anche sul podio, complimenti a tutti!

Bellissima trasferta a Verona, con grande spirito di gruppo , grandi presta-zioni e soprattutto tanto divertimento, speriamo ci siano ancora altre occa-sioni.

Non abbiamo grandi programmi in calendario, a parte il servizio d’ordine alla Milano City Marathon, quindi ognuno si sta organizzando al meglio, programmando gare per la prossima primavera in proprio.

A rileggerci alla prossima uscita del giornalino.

All’interno:

CHRISTMAS RACE Di RENATO MARIANO

TRAIL FUORI PORTA: MASSIMO CAMOSSA CORRE IN THAILANDIA

LA MICHETTA ALL’ARENA. IN TRASFERTA A VERONA

MONGA 2013/2014

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MESTIERI E PROFESSIONI:

TANTI AUGURI A:

FANTONE MARCO Tende interni, esterni, zanzariere. GEROSA STEFANO STUDIO PILATES SILVESTRE DOMENICO PARRUCCHIERE UOMO, DONNA CAMEROTTO CARLA NUTRIZIONISTA NICOLE TOSCANO PERSONAL TRAINER (ISSA Italia) MASSOTERAPISTA (CONI) OSTEOPATA (specializzanda)

La bacheca

BENVENUTI A : BARUFFA EMILIO BENEDETTO MARCO CHIARINI EDOARDO CHIEFFO LORENZO CUTRI’ SILVANO DEL GROSSO NICOLA DILIBERTO NATALE DONNARUMMA RENATO GIUSEPPE

FRAGNITO LORENZO GAMBARELLI LILIANA GULLOTTA MASSIMILIANO LOPEZ BRAVO MORAIMA MIGLIORINI STEFANIA MOHAMED MADY ABDULLA VIEL MAURO

MARZO MAITAN LAURA 01 GENNARIO FRANCESCA 12 TAGLIABUE LUISA 27 AIELLI DEBORA 29 BALDO STEFANO 02 CAPPELLERI GIANLUCA 03 LEMBO MASSIMO 04 MARZETTI MARCO 05 CRISPONI SALVATORE 06 DILIBERTO NATALE 07 CUTRI’ SILVANO 09 FROSI EZIO 16 GEROSA STEFANO 16 DONNARUMMA RENATO G. 19 FORNAROLI GIUSEPPE 21 MITA ROBERTO 23 FONTANA CLAUDIO 29

APRILE GHEZZI SILVANA 06 SCARDINO ANTONELLA 06 BARBIERI LAURA 13 MORGANELLA GABRIELLA 20 GERLO GIUSY 27 MAGGI ELENA 29 CITTERIO EUGENIO 01 ARIOLI SILVANO 04 DI GIROLAMO MAURIZIO 04 VERDI CHRISTIAN 04 FONTANA DOMENICO 08 VOLTOLINI OMAR 08 CROCE CARLO 10 FONTANA FLAVIO 13 SCARCIOFOLO CARMELO 13 LUCCHI ROBERTO 16 CINTURA FABIO 17 BAFUNNO ADOLFO 18 GUASTAMACCHIA ISIDORO 18 MARCHESE CRISTIANO 18 MORSENCHIO ANDREINO 18 FORNAROLI ANGELO 21 SCARDICCHIO MICHELE 21 BARBESTA DARIO 25 FANTONE MARCO 27 D’ELIA MARCO 30 LA BELLA GIOVANNI 30

MAGGIO BARALDI SIMONETTA 21 ARNONE ALBERTO 03 FIORILLO MARCO 03 ZUCALI MICHELE 05 MICCOLI MICHELE 07 CROSIO GIORGIO 10 DI PACE NUNZIO 16 BALLARINI GIANLUCA 20 SCAIOLI VIDMER 25 LANZA UMBERTO 31

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CLASSIFICA INTERNA Aggiornata a CITTIGLIO

BARBIERI LAURA 32 BRIGUGLIA PAOLO 32 BROGLIA FRANCO 32 CANNONE DAMIANO 32 CARBONE VINCENZO 32 CIALFI ALESSANDRO 32 CISMESIJA ANGELIKA 32 DE AMICI ENRICO 32 DI GIROLAMO MAURIZIO 32 FONTANA DOMENICO 32 FORNAROLI ANGELO 32 FORNAROLI TRANQUILLO 32 GALBANI ANNAMARIA 32 GOFFI ELDA 32 LEONE PASQUALE 32 LUCCHI GIUSEPPE 32 MACRI’ GIOVANNI 32 MARIANO RENATO 32 MAROCCI ELENA 32 MICCOLI MICHELE 32 MIMMO VIVIANA 32 SCIBILIA ANTONINO 32 SFONDRINI RENATO 32 SUSCA GIOVANNI 32 TREDICI GOFFREDO 32 VERDI CHRISTIAN 32 VOLTONINI OMAR 32 ZANARDINI FEDERICA 32 MAGGI ANTONIO 28 CASAZZA PAOLO 24 D’ELIA MARCO 24 FONTANA FLAVIO 24 FONTANA PIETRO 24 FORNAROLI GIUSEPPE 24 GENNARIO FRANCESCA 24 GEROSA STEFANO 24 MITA ROBERTO 24 MONACIZZO SIMONE 24 MULLER KERSTIN 24

NOVA GIANBASILIO 24 PELLEGRINI NICOLA 24 PELLIZZARI NICOLA 24 SCAIOLI VIDMER 24 SCARDICCHIO MICHELE 24 FANTONE MARCO 20 FONTANA CLAUDIO 20 ARIOLI SILVANO 16 BALDO JUNIOR 2 16 BALDO STEFANO 16 CENNA STEFANO 16 CRISPONI SALVATORE 16 MARAN MAURIZIO 16 NOBILE SAMANTA 16 NOVATI FRANCESCA 16 PELLEGRINI ANTONIETTA 6 SANGALLI FIORENZO 16 SCALIA PAOLA 16 TOLOI MAURIZIO 16 GUASTAMACCHIA LUIGI 12 ANDREOLI TOMMASO 8 BALDO JUNIOR 1 8 BALDO JUNIOR 3 8 BARALDI SIMONETTA 8 BRIOSCHI IVANO 8 BUONO GIUSEPPE 8 CALVI MATTEO 8 CASTAGNINO GIANLUCA 8 CUTRI’ SILVANO 8 FRAGNITO LORENZO 8 GEROSA LUCA 8 LA GRECA MASSIMO 8 LOSCO EUGENIO 8 MATTIELLO ROSA 8 PIROLA RICCARDO 8 POLTRONIERI RICCARDO 8 RAMPI DANIELE 8 LA GATTA ANTONIO 4 MAPELLI PIERGIORGIO 4

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Dopo i problemi che si sono verificati per l’edizione 2013 (la storia dice che era la TRENTESIMA: mamma mia come sono vecchio!) ho deciso di scrivere queste poche righe per ricordare a giovani e meno giovani come è nata e cresciuta questa manifesta-zione, senza particolari strumenti di comunicazione e propagan-da, ma basata quasi esclusivamente sul rispetto della tradizione. Lo devo agli amici, ormai scomparsi, che con me hanno costitui-to il “nucleo storico” dei primi promotori e agli altri che hanno dato corpo allo “zoccolo duro” dei partecipanti alle prime edizio-ni, augurandomi che nei prossimi anni la tradizione venga rispet-tata. Correvano i primi anni ’80 e tra frequentatori del Campo Giuriati ci si trovava, senza darsi particolari appuntamenti, il giorno di Natale (le prime volte nel pomeriggio) per una corsetta destinata a smaltire (illusione) il panettone e a scambiarci gli auguri per il nuovo anno, in attesa di ritrovarci a Gennaio, dopo la tradizionale chiusura natalizia del nostro campo di allenamento. Nisio Pelu-chetti portava sempre la bottiglia di champagne per brindare: una bastava perché eravamo in pochi! Proprio durante questi “brindisi” nacque l’idea di rendere perma-nente questo incontro natalizio e di estendere l’invito anche a tanti altri appassionati podisti, attuando un minimo di organizza-zione. Attorno a quella bottiglia c’erano, oltre al sottoscritto e al citato Nisio, anche Ernesto Legramanti, Ambrogio Fogar (che poi parti-va sempre il 26 per il rally Parigi-Dakar), Milo Tolot, Corrado Giglio, Gigi Donza, Mario Cassani, Gen Franchini e alcuni altri che il rinbecillimento senile non mi permette di ricordare e con i quali mi scuso.

Con il supporto volontario e attivo di Ernesto e Nisio, il 25 Di-cembre 1984 ebbe luogo la prima edizione “ufficiale” della Chri-stmas Race Parco Lambro”: con partenza alle ore 9.30 dalla “linea zero” nei pressi della Capanna dello Zio Tom (già dai pri-mi anni ‘70 il mitico Piero Garimoldi aveva riempito i vialetti del parco con tutti i riferimenti chilometrici usati per “amabilmente torturare” i suoi allievi). Alcuni volontari filmavano anche la corsa: io putroppo mi sono perso quanto avevo girato con parti-colare cura (film con audio degli incitamenti e musica di sotto-fondo): spero che qualcuno abbia ancora qualche cosa. Il percorso era costituito da un giro unico, con passaggio sulla strada sul lato di Via Feltre e ritorno sul viale della cascata: circa 2500 metri che i quasi cento partecipanti iniziali percorrevamo a piacere: chi impegnatissimo per staccare, almeno a Natale, quelli che lo avevano “bastonato” tutto l’anno, altri gioiosamente in gruppetti a varie velocità, chi camminando con il cagnolino, chi ancora con addobbi natalizi in testa (sempre Alessandra Collutti). Parenti e amici, o chi semplicemente era “rotto” per poter parte-cipare, attendevano al traguardo per la bevuta con taglio di pa-nettone e auguri. Oltre che amichevole e amatoriale, fu dato un carattere benefico alla manifestazione, raccogliendo offerte, indumenti e altro mate-riale che si portavano poi all’ Opera Cardinal Ferrari: il punto di riferimento era il “tavolino” del compianto Bruno De Angelis che aveva iniziato, già dalle prime edizioni, a offrire il suo tè caldo agli “astemi”.

Fogar e Mariano (quasi bimbi!) in una Bellusco-Madonna del Bosco-Bellusco

ricordo di Ambrogio (visitatelo nella Cripta del Famedio al Cimitero Monumentale

La corsa di Natale (CHRISTMAS RACE PARCO LAMBRO MILANO)

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Gli anni successivi hanno fatto registrare una progressiva e cre-scente partecipazione di “corridori” e “spettatori”, sul medesimo percorso e indipendentemente dalle condizioni, talvolta purtrop-po inclementi, del tempo: neve (in particolare nel 2000), vento e pioggia hanno caratterizzato il maggior numero di edizioni, an-che se non sono mancate le giornate splendide con il sole che faceva capolino tra i rami degli alberi e le ochette che sguazzava-no allegramente nel Lambro. Indipendentemente da comunica-zioni particolari, i vialetti del “Lambro” cominciavano verso le 8 a popolarsi di tapascioni (senza offesa per nessuno) di tutte le età, che poi si radunavano alla partenza alle 9.30 sulla “linea zero” in un gruppo sempre più numeroso: abbigliamenti diversi hanno sempre caratterizzato la manifestazione; dalle tradizionali canot-tiere e calzoncini dei più coraggiosi, alle pesanti giacche a vento dei più freddolosi. La presenza assidua di Ambrogio Fogar indusse anche alcuni giornalisti a venire al Lambro e poi pubblicare qualche breve resoconto sui quotidiani milanesi: più tardi anche i mensili Corre-re e Runner’s World cominciarono a segnalare e parlare di questa manifestazione. L’edizione del 1991 fu purtroppo l’ultima per “Ambrogio-podista”: il 12 Settembre dell’anno successivo l’incidente durante il rally Parigi-Pechino ci tolse un “amico podista”, che però sep-pe continuare, nonostante la sua grave invalidità fisica, ad essere “amico dei podisti”: memorabili rimangono le sue partecipazioni alla Christmas Race, in ambulanza e carrozzina, negli anni dal 2000 al 2004 per incoraggiare e salutare, anche solo con lo sguar-do, gli amici con i quali aveva condiviso le esperienze di corsa nel passato. L’edizione con maggior numero di partecipanti (circa 500) fu indubbiamente quella del 1996, organizzata con il coinvolgimen-to di Don Mazzi, altro storico “abitatore” del “Lambro”; fu anche l’edizione che sperimentò la prima variazione di percorso: infatti il crescente numero di partecipanti aveva indotto la Vigilanza Urbana a vietare il breve passaggio sulla strada esterna. Il nuovo percorso era di due giri, sempre con partenza e arrivo alla “linea zero”, ma con passaggio sul vialetto interno del Peter Pan: l’uso dei GPS confermò poi la distanza di circa 3564 metri: la corsa divenne più interessante per gli spettatori, sempre numerosi, che oltre all’arrivo potevano assistere, con incitamenti o sfottò, al passaggio dei partecipanti al primo giro. Alcune volte si dovette ricorrere a due batterie: prima una per i “meno impegnati” e poi una per i “più veloci”: già da alcuni anni

(io dico purtroppo) la manifestazione aveva assunto un carattere maggiormente competitivo con premiazione dei primi concorren-ti. Ernesto Legramanti, che nel frattempo aveva assunto il ruolo di leader della organizzazione con l’ausilio di De Angelis, coinvolse aziende-sponsor, ottenendo risorse per produrre le magliette cele-brative. La Christmas Race del Parco Lambro era ormai diventata un appuntamento fisso nel panorama delle manifestazioni podi-stiche milanesi. Tristi eventi ci privarono, negli anni successivi, di parte degli organizzatori iniziali: Ambrogio e Nisio ci lasciarono per andare

a correre la Maratona del Paradiso nel 2005, De Angelis nel 2008 ed Ernesto tragicamente nel 2009; vecchiaia e infortuni ridussero anche i partecipanti della prima ora . Tuttavia, anche in mancanza dei “fondatori storici” e con il sup-porto di AGAP nel ricordo di De Angelis, il rispetto della tradi-zione ha continuato a far vivere la Christmas Race, grazie al con-tributo di nuove generazioni di podisti, alcuni dei quali ricordo che avevano accompagnato, da ragazzini con i regali di Gesù Bambino in mano, i loro padri alle prime edizioni. Lo scorso anno ho portato due dei miei nipotini: si sono divertiti

e mi auguro di poterli vedere da lassù cor-rere le edizioni della Christmas Race nel 2034!! RENATO MARIANO

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RICOMINCIO DA TRE (VIGLIO)

E’ ancora possibile a quasi 59 anni, di cui gli ultimi 15 segna-ti dalla passione per la corsa, emozionarsi per una gara di 6 chilometri e per una canotta nuova? La risposta è “si”, se quei chilometri disegnano il percorso di fango di una campestre che non avevo mai corso prima e quella canotta giallo-blù segna il mio approdo ad una nuova società sportiva, dove ritrovo quasi tutti gli amici con cui con-divido da anni le fatiche degli allenamenti, le soddisfazioni per gli obiettivi raggiunti e, soprattutto, tantodivertimento. Era un da po’ che mi proponevo di provare a correre una campestre. Sapevo benissimo che non è esattamente il tipo di corsa a cui sono abituato, e per cui solitamente mi alleno, ma mi piaceva l’idea di affondare per una volta le scarpe nel fango, senza guardare il cronometro ma solo con l’obiettivo di portare a casa le caviglie più o meno sane: ne ho assoluto bisogno se voglio preparare qualche gara nei prossimi mesi. Il meteo ha fatto la sua parte: una settimana di piogge quasi ininterrotte, compresa la mattina della gara, ha “ammorbidito” al punto giusto il terreno di gara e l’atmosfera invernale e tetra della bassa bergamasca ha messo a dura pro-va la mia voglia di divertirmi. Accompagnato dall’esperto Lucchi, che mi ha spiegato i se-greti della campestre e guidato verso il punto di ritrovo della mia nuova società, ho ritirato chip e pettorale e dato

un’occhiata alla griglia… preciso: non la griglia di partenza, ma quella pronta ad arrostire le salamelle del dopo corsa, l’insuperabile integratore alimentare dei veri runner, altro che aminoacidi! Trovato un posto al coperto per cambiarci, arriva un momento importante: tiro fuori dalla borsa la mia canotta della Michet-ta, nuova “di pacca”! Quasi mi spiace bucarla con le spille del pettorale. Adesso sono parte di quella macchia colorata di giallo e blù che aveva sempre attirato la mia attenzione nei ritrovi pre-

gara e la cosa mi diverte molto. Chiedo al Lucchi che effetto faccio con quei colori… nessuno effetto particolare, ovvia-mente, è solo una mia sensazione: sono talmente numerosi i “michettari”, qui come nelle altre gare, che uno in più non fa notizia. Comunque mi sono sentito subito a mio agio, le tante corse

fatte insieme mi hanno permesso di sentirmi a casa mia sin dal primo istante. E poi, non c’è tempo per le emozioni, l’inizio della corsa si avvicina e il campo di gara assomiglia sempre più ad una risaia. Già durante il riscaldamento capisco di aver commesso due errori: scegliere il percorso di 6km invece dei 3 e non procurarmi per tempo le scarpette chiodate. Stare in equilibrio sarà complicatissimo ma ormai sono quii, deciso ad arrivare in fondo. Mica potevo ritirarmi alla mia prima gara! Come non bastasse, sbaglio anche la partenza e parto troppo forte (per le mie capacità ovviamente) e dopo i primi due chi-lometri mi rendo conto che qui la fatica è triplicata e devo assolutamente rallentare. Per non parlare di quella forza na-scosta sotto 20 centimetri di fango che, ad ogni passo, tenta di succhiarmi le scarpe diventate pesantissime: ad ogni passo devo fare forza con i piedi per evitaredi perderle, anche per-ché chissà se poi sarei riuscito a ritrovarle. Mancano meno di due chilometri ma non ne ho proprio più! Rallento, cammino addirittura una decina di metri, finchè non mi raggiunge il Lucchi che mi da’ un po’ di forza… mi acco-do e porto a termine la mia prima campestre, onorando il mio esordio! Pioggia e freddo ci consigliano di cambiarci in fretta e tornare a casa, la salamella è invitante ma la stanchezza consiglia, per questa volta, di limitarsi all’ottima torta, la prossima volta doppia razione! E’ stata una bella domenica, una bella gara, un bell’esordio! Grazie ai nuovi “vecchi amici” della Michetta.

SILVANO CUTRI’

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Durante questo periodo invernale molto piovoso mi e’ capitato spesso di lavare a casa le scarpe da calcio di mio figlio di ritorno dagli allenamenti e partite di rugby. Io, non avendo mai praticato lo sport del calcio o del rugby non ne ho mai avuto un paio e di conseguenza non ho mai avuto oc-casione di indossarle. Mio figlio calza proprio il 42 e oltretutto ne ha due paia (uno abbastanza usurato e un paio nuovo). Mi sono sempre chiesto come mi sarei trovato a correre i cross con le scarpe da calcio, ricordo che Stefano Doddi a Paderno Dugnano durante una tappa del Monga le utilizzo’ (allora c’era la neve). Cosi’ dopo aver corso la tappa del Monga di Treviglio ho pensato che fosse arrivato il momento di provare a cambiare tipo di scar-pa. A Treviglio quest’anno con le mie scarpe da running A-3 non sono proprio riuscito a correre, il terreno era parecchio fangoso e ho proprio avuto l’impressione che tutta la fatica fatta fosse stata impiegata per cercare di reggermi in piedi; forse con un altro tipo di scarpe sarei riuscito a correre. Non ho mai voluto comprare scarpe chiodate o da trail perche’ ho sempre ritenuto che fossero soldi sprecati (visto che le avrei usate solo per i cross) cosi’ ho pensato che usare le scarpe da calcio potesse essere una valida alternativa e oltretutto avrei potuto far-mi una opinione su scarpe che mio figlio usa per giocare e corre-re nel fango dei campi da rugby. L’ occasione per provarle si e’ presenta a Cittiglio quarta e ultima prova del trofeo Monga 2013/14. Prima pero’ di passare alla descrizione di questo cross vorrei pri-ma fare un paio di considerazioni. Non avendo molto tempo libero, dopo avere corso tutte le tapa-sciate autunnali, per l’inverno ho puntato sul solo trofeo Monga che pero’ negli ultimi anni non sono mai riuscito a completare. Quest’anno e’ stato un po’ faticoso soprattutto per la mia famiglia a cui e’ venuto meno il mio apporto per quattro domeniche ma sono alla fine riuscito a correre tutte le tappe e questo e’ per me (e sono sicuro anche per i miei compagni che hanno apprezzato la mia partecipazione) fonte di grande soddisfazione. Posso proprio dire di avere raggiunto il mio obiettivo, sono veramente feli-ce e soddisfatto e ora chiuso il Monga posso pensare ad impegnarmi in altre gare / attivita’ del gruppo (vedi servi-zio McM). Ancora una volta La Michetta ha dispiegato tutte le proprie energie a livello gestionale e logistico su questo trofeo e penso che la maniera miglio-re di onorare questo sforzo sia stata da parte mia prendere parte impe-gnandomi al massimo per raggranel-lare punti utili alla classifica. Come ho scritto una volta, io corro le campestri del trofeo Monga perche’ sono una michetta, non credo ci siano altre motivazioni. Tornando a Cittiglio, grazie al gentile passaggio offerto da Elena e Maurizio arrivo alle otto sul campo di gara e

malgrado sia mattina presto la tenda e la cucina da campo sono gia’ montate. La corsa questa volta e’ divisa per categorie, io corro verso le 11 e ora pensandoci ho passato tutta l’attesa (cioe’ quasi tre ore) a parlare e scherzare con i miei compagni e fare il tifo per quelli per correvano nelle batterie precedenti. La pioggia caduta abbondante per tutta la settimana, fortunata-mente concede una tregua ma il terreno erboso e’ come una spu-gna, e’ intriso di acqua e quando si cammina o si corre si sprofon-da per alcuni centimetri. Arriva il turno dell’ultima batteria (la mia dove rientrano gli M45) e si parte. Malgrado la pioggia il terreno e’ uno dei migliori visti quest’anno e le scarpe danno una sicurezza che non avevo mai provato. Curve fango acqua salite o discese non c’e’ differenza, una volta messo i tacchetti a terra il piede non si muove di un millimetro e sono subito pronto ad andare avanti con la certezza di non scivo-lare. Al secondo giro i primi quattro o cinque doppiano ma non mi perdo d’animo e guardo avanti per vedere come e’ piazzato quel-lo davanti a me. E’ molto lontano ma in alcuni tratti rallenta vistosamente, supe-rarlo in volata e’ quasi impossibile ma ci provo ugualmente. Vicino al traguardo rallenta ancora e non si accorge che io gli sono quasi addosso, ma per fortuna sua, malgrado tutto riesce a tagliare il traguardo un paio di metri prima di me. Io sono contento ugualmente anche perche’ essendo in macchina con Maurizio dopo la gara ho tempo di mangiare anche un favo-loso panino con la salamella gentilmente preparato dai nostri cuochi. Termino con un ringraziamento a tutti quelli tra noi che hanno partecipato al cross anche se magari non in perfette condizioni e soprattutto a quelli che hanno dato una mano gestendo la logisti-ca. Ps. Consiglio gli amici che non hanno partecipato di non perdere l’occasione la prossima volta.

SCARPE DA CALCIO… ENRICO DE AMICI

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Evvai ! Ce l'abbiamo fatta: siamo saliti sul secondo gradino del podio femminile e maschile. Grandi . E poi dobbiamo considera-re anche i risultati personali dove abbiamo ottenuto dei primi posti di categoria, dei secondi , dei quarti e dei quinti, sia in am-bito femminile che in quello maschile: Elena Marocci, Elda Gof-fi, AnnaMaria Galbani, Angelika Cizmesija, Mimmo Viviana, Francesca Gennario, Laura Barbieri, Paolo Briguglia, Omar Vol-tolini, Alessandro Cialfi, Christian Verdi, Franco Broglia, Da-miano Cannone, Michele Miccoli, Mariano Renato - questi i pro-tagonisti. Che dire, le campestri sono sempre un'esperienza unica e nella loro unicità diverse tra loro per terreno, planimetria, eventi mete-reologici, stato d'animo, temperatura, e chi più ne ha più ne met-ta. Già la scelta delle scarpe fa parte di un cerimoniale unico del-le campestri: chiodate si o chiodate no? Andiamo a vedere il per-corso, poi decidiamo. Fango, neve, pioggia, sassi, è dura decidere: e se poi mi faccio male? Ma va là, è solo divertimento, e quando arrivi ti sembra di avere fatto un'impresa. La soddisfazione è sempre grande anche se il percorso è breve l'impegno non è da sottovalutare, e poi, con tanta pazienza, ci pensano i nostri personali vivandieri a rifocillarci dalle fatiche e a loro rivolgo un GRAZIE Ivonne, Lillo e Dedo. Castiglione d'Adda, prima prova , ecco la neve. Percorso bello, faticoso, ondulato, vario anche nel fondo ma come tutte le prove con un fascino personale.

Pioltello, seconda prova, ha sempre più problemi di spazi grazie alla continua cementificazione e disegnare un percorso risulta difficoltoso, ma gli organizzatori anche quest'anno sono riusciti nell'intento con montagnetta finale che comunque, anche se bre-ve, ti prova. Treviglio era la terza prova. Qui lo spettacolo si presentava sotto l'ombrello, non freddo, ma un mare di fango che ti risucchiava le scarpe e tutti arrivavano veramente provati dalla fatica. Ma a suo modo è bello anche così e lo racconti. Cittiglio, in genere è l'ultima ma è anche la più bella: quest'anno il terreno, dopo le lunghe e interminabili piogge (lì poi nevica), era bagnato con qualche laghetto quà e là, ma ti domandi come, con tanta acqua, finisci con le scarpe bagnate ma puli-te.......nessuna traccia di fango, forse un po' di sano stallatico che però se ne va subito. L'ultima prova giunge come liberatoria, ma rimpiangi, dopo aver-la fatta, che tutto sia finito. Le premiazioni sono terminate e quest'anno anche quelle finali del circuito. E' l'ora del rientro, e mentre partiamo fa capolino il sole.............. Appuntamento al prossimo Trofeo Monga e chissà, magari con-quistiamo il gradino più alto. LAURA BARBIERI

XXXIII TROFEO MONGA 2014

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Chi ben comincia… Potrei, parafrasando una notissima canzone di Eros Ramazzotti, iniziare dicendo “com’è cominciata io non saprei”; ed in effetti così è stato. Poco più di un anno fà , era il mese di settembre del 2012, ho deciso di cominciarea bazzicare il “Giuriati” anche su consiglio di mio cognato, assiduo frequentatore di questo storico campo. Per essere precisa andavo sì con regolarità al campo , ma le mie performance si limitavano, ahimè, ad una bella camminata inter-vallata da una blanda corsetta …. e già mi sembrava tanto e tanta tanta fatica; poi giorno dopo giorno, e piano piano, il tempo della camminata si accorciava mentre quello della corsetta, molto ma molto lentamente, si allungava, ma ho però sempre giurato a me stessa che dei tempi ottenuti non mi importava nulla; mi importava invece stare in compagnia, correre divertendomi e stare all’aria aperta. Ho anche imparato, cosa che mai avrei pensato possibile, ad andare a correre anche e nonostante la pioggia; meglio però il sole e quelle fantastiche giornate che fanno sembrare il campo un’isola felice. Poi, grazie anche all’aiuto ed al supporto dei “ragazzi” del Giuriati, ho cercato via via , di impegnarmi, pur nel mio piccolo, in modo sistematico e sufficientemente serio. Ecco così è cominciato ! E’ passato un anno e mi è stato proposto di partecipare ad alcune piccole competizioni dal mese di settembre in avanti. Per quan-to ovvio, anche in questo caso ed in un passato recente, mai e poi mai avrei pensato di accettare; ho accettato, mi sono divertita nonostante la fatica, sempre tanta, e poi ….. è arrivato il Monga. Non sapevo neppure cosa fosse una “campestre” . A dimostrazione di ciò vi confesso che alla prima gara, avevo le mie scarpe normalissime da “Giuriati” ; beata ignoranza a cui ho posto rimedio comperando immediatamente le famose “chiodate”. Gara dopo gara mi sono appassionata sia alla corsa ma anche e soprattutto all’ambiente, al clima che si respira e alle nuove ami-cizie che nascono; non mi pesava più svegliarmi presto e rinunciare ai riti della domenica mattina; nelle varie gare, ho perfino vuto modo di incontrare diverse persone che per i motivi più disparati conoscevo. E’ stata una bella scoperta sia la corsa sia il Monga, ma soprattutto la gente che ho conosciuto, pronta sempre ad aiutarti ed a con-sigliarti; e per quanto questa affermazione possa apparire banale non è sempre scontato che sia così che accade. Vi devo poi confessare che alla fine mi ha fatto piacere essere premiata anche se all’inizio non ci avrei scommesso proprio nulla. Comunque grazie a tutti, in particolare ai miei grandi “ trainer “ che con pazienza mi hanno supportato e sopportato; senza il loro aiuto probabilmente non ce l’avrei fatta. Elda

ELDA GOFFI

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A trail is not a gala dinner, seconda puntata.

Ovvero come partecipare ad un trail in terra straniera e rendersi conto che la fatica si capisce benissimo anche in inglese. Mi trovavo il Natale scorso in Thailandia, ci sarei restato quasi un mese, e naturalmente ho subito cercato in rete di trovare qualche gara da fare. Mi casca l’occhio sul Colum-bia Trail Runnning, che si svolgerà a Khao Mai Keaw il 12 gennaio. Sono 10km, oppu-re 25, oppure anche 50: mi iscrivo ai 25 e comincio la preparazione. Purtroppo il 1° gennaio duran-te un’allenamento mi procuro uno stiramento o contrattura al gemello destro: ghiaccio, counterpain (il Voltaren locale) e riposo per sei giorni. Zoppico vistosamente anche camminando e dispero ormai di riuscire a fare la corsa.

Il giorno 8 provo a corricchiare una mezz’oretta e sembra andare bene; provo un’ora il giorno do-po: tutto ok. Decido che proverò e quindi il giorno 11 come da programma vado a ritirare petto-rale, chip e maglietta omaggio. Il giorno dopo la partenza è fissata per le 6.45, quindi cerco di trova-re una stanza in zona per dormi-re , ma l’impresa non sembra facile. La partenza infatti è fissa-ta in un posto in campagna e non sembra esserci grande disponibi-lità alberghiera nei dintorni.

Per trovare il posto ho noleggiato una moto e, smartphone con navigatore al braccio, cuffiette sotto il casco, voce guida nelle orecchie, ho trovato il tempio di Khao Mai Keaw dove avveniva

la registrazione. Ma stanze neanche parlarne. Decido di tornare in città, Pattaya, e partirò la mattina dopo all’alba, anzi un paio d’ore prima dell’alba, per esse-re li in tempo; tanto la strada or-mai l’ho imparata e non dovrei sba-gliarla più. Per complicare un po’ le cose la partenza non sarà dal tem-pio dove è avvenu-ta la registrazione ma da un non ben precisato luogo li vicino, che per

precauzione e per non sbagliare la mattina dopo mi preoccupo di identificare. Tutto ok. Stasera mi cucinerò una pasta e poi a nanna presto. Sveglia alle 4 di mattina agitatissimo, il bagno è il locale che frequanto di più dalla 4 alla 4.30. Colazione in questo stato ne-anche a parlarne, vedremo più tardi. Casco e giacca a vento (si a quell’ora fa freddino anche in Thailandia) e via. Da Pattaya è circa un’ora e mezza di moto: sono puntualissimo, alle 6 sono li.

Alle 6.15 c’è il briefing tenuto da Willy, un americano respon-sabile della Columbia, che è il main sponsor della corsa: come

sempre si raccomanda a tutti di seguire le indica-zioni, qui dato il tipo di percorso (giungla) è par-ticolarmente importante non perdersi, avvisare se ci si ritira, aiutare i con-correnti che si vedessero in difficoltà (spirito trail) e non buttare rifiuti per terra. I ristori saranno ogni 5 km: è importante portarsi dietro la botti-glietta d’acqua fino al ristoro dopo, se non si dispone di un camel bag, il sole e il caldo dalle 8 saranno pesanti. Sono quasi le solite rac-comandazioni di tutti i trail, con in più solo un non tranquillizzante “mi raccomando fate atten-zione ai ragni, ai serpen-ti, ai cani randagi e agli insetti”. Ecco perché

alcuni corrono con la tenuta che noi usiamo al parco in inverno! Io invece sono in calzoncini corti e canotta, ovvio, fra 1 ora ci saranno 35 gradi!. Alle 6.30 partono i pazzi della 50 km (due giri di percorso); alle 6.45 tocca a noi. Il resto è corsa e basta: e quindi emozione come sempre e fatica e sofferenza. Il primo km mi sembra di averlo fatto troppo forte, trascinato dall’entusiasmo e dal gruppo: guardo il cronometro: 6.15. Min-chia e dire che mi sembrava di essere andato forte. Sarà il terre-no prevalentemente sabbioso che rallenta la corsa.

MASSIMO CAMOSSA

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E’ proprio così mi rendo conto subito: alla fine la media sarà oltre i 7 al km per me, complice la mia scarsa preparazione ma anche il fondo per metà della corsa almeno sabbioso e quei 6/700 metri di dislivello positivo che specialmente con quel terreno si fanno sentire. Il paesaggio intanto è a dir poco meraviglioso: quando spunta il sole verso le 7.15 illumina meravigliosi campi con piante verdis-sime alte 50/60 cm che ricordano tanto delle gigantesche piantine di marijuana; chiedo ai miei vicini di corsa ma fanno no con la testa, non capisco se negano o non hanno capito o non hanno voglia di rispondermi. Meglio risparmiare il fiato comunque. All’8 km sono già in crisi nera: ho finito una salita duretta, sono già oltre l’ora e mi domando come farò ad arrivare al 25° se con-tinua così. Al primo ristoro avevo snobbato il consiglio di portarsi dietro la bottiglietta d’acqua fino alla water station successiva: dal secon-do in poi correrò sempre con la bottiglietta d’acqua, opportuna-mente riempita con le bustine di sali acchiappate al secondo ri-storo. Il sole comincia a picchiare duro dopo le 8: quando usciamo dalla vegetazione mi metto la bandana per proteggere la mia pelata e ogni dieci minuti investo un po’ di preziosa acqua per tenerla bagnata. Faccio lunghi tratti di salita camminando; raziono l’acqua, non meno di un km tra un sorso e l’altro. In una parola: soffro. Dal dodicesimo al ventesimo km è sofferenza pura. Solo il ristoro del 20° km mi ridà speranze, ormai gli ultimi 5 li farei anche stri-sciando se serve, ma non mi fermo più. Arrivo 8° di categoria su 35 e 86° assoluto su 350 circa, almeno finisher! Il primo della mia categoria è un’attempato signore thai-landese che avrà almeno 10 anni più di me e 15 kg di meno: ed è arrivato più di mezz’ora prima. Mezz’ora di riposo assoluto con solo acqua e poi una bella birra gentilmente offerta da un altro sponsor, appunto la Birra Singha. E poi un cerottino medico della Tiger Balm questo gentilmente offerto da delle gra-ziosissime croceros-sin:. Un trail in Thai-landia non è come a Bergamo, almeno in questo. Poi riprendo la moto e torno nella civiltà: ragni e serpenti non ne ho incontrati, cani randagi nemmeno e insetti non più di quelli che si trovano nel pavese d’estate. Bellissima esperien-za davvero e ricor-diamo sempre le parole finali del briefing di Willy: “Don’t forget: it’s just a game, just for fun”.

Le nurse della Tiger Balm

Fuori dalla giungla

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L’idea di partecipare come gruppo alla mezza di Verona è nata su Facebook qualche mese fa, e all’inizio anche gli stessi promotori (Christian Verdi e Maurizio Toloi su tutti) avevano qualche dubbio sulla riuscita dell’iniziativa. Organizzare una trasferta fuori regione, introdurre una mezza competitiva in calendario, raccogliere le adesioni in numero sufficiente a fare il gruppo… e se non fossimo riusciti? Il rischio di un fallimento era dietro l’angolo, fin dal primo passo e cioè convincere Presidente e leader del gruppo della bontà dell’iniziativa. E invece, l’entusiasmo di Pietro e Laura ha contagiato tutti e la “Giulietta e Romeo Half Marathon” è entrata ufficial-mente a far parte del calendario de La Michetta. Di li a organizzare il pullman e tutto il contorno il passo è stato breve e così, anche se con qualche defezione dell’ultimo momento dovuta a infortuni vari, il gruppo ha ben rappresentato i colori sociali per le strade di Verona. Anche dal punto di vista cromatico possiamo dire di aver corso “in casa” visto che il giallo e il blu sono i colori dell’Hellas Verona e del Chievo Verona, le due squadre di calcio della città scaligera, anche se non so quanti dei nume-rosi presenti abbiano associato le due cose (non mi pare di aver sentito un tifo particolare al mio passaggio, ma forse perché il tifo era comunque notevole e dedicato a tutti gli oltre 7000 podisti in gara). Purtroppo al momento della premiazione dei gruppi, che aspettavamo seduti “in prima fila” sotto il palco nel palazzetto dello sport, la delusione per non essere entrati di un soffio nei primi 15 è stata grande. Sarebbero bastati solo pochi mi-chettari in più per avere il giusto riconoscimento per lo sforzo organizzativo della società. Certo, diffi-cile competere con gruppi come i Road Runners Mi-lano o i Runners Berga-mo, che possono vantare ben altri numeri in termini di iscritti e di partecipanti, ma se fossimo riusciti a presentarci alla partenza numerosi almeno come siamo abituati a partecipa-re al Monga o alla 24x1 ora di Zelo, avremmo cer-tamente venduto cara la pelle. Possiamo riprovarci, ma-gari a maggio a Piacenza, sempre che il calendario ufficiale lo consenta. Il sorriso e l’entusiasmo di Paolo “Carcassa” Casazza nella foto qui sotto sono la migliore testimonianza di una giornata da ricordare e da ripetere.

Riproviamoci! MAURIZIO DI GIROLAMO

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Verona 2014… missione compiuta SILVANO CUTRI’

La spedizione alla Giulietta&RomeoHalf Marathon si è chiusa più che bene, sia sotto il profilo delle prestazioni dei singoli sia, soprattutto, dal punto di vista del divertimento collettivo. Il giallo-blù non fa certo notizia a Verona, dove ben due squadre di calcio militano in serie A con gli stessi colori della Michetta, ma forse è per questo che i pochi spettatori lungo il percorso ci hanno guardato con un occhio benevo-lo. Eppure l’inizio è stato difficile: costretti ad una sveglia vio-lenta per non disattendere ai perentori richiami alla puntua-lità degli organizzatori, ci siamo trovati quasi senza render-cene conto seduti sul pullman che, puntuale, è partito alla volta della fatale città scaligera. Complimenti a chi ha avuto l’idea! Il viaggio in gruppo è stato il piacevole preludio ad una giornata dedicata alla nostra passione: due chiacchiere, un po’ di tè caldo (pochi sono riusciti a fare colazione a casa) il tempo è davvero volato. Come in tutte le gite che si rispettino non è mancato l’imprevisto, su cui possiamo scherzare a posteriori visto che tutto si è concluso senza gravi conseguenze. Laura, la nostra efficientissima organizzatrice, non solo si era pre-murata di stampare le lettere per il ritiro dei pettorali ma si prodigava anche a distribuirli personalmente a ciascuno partecipante, mentre il marito-presidente si perdeva nei commenti sulla partita dell’Inter. Fatto sta che, subito dopo aver chiamato “Cintura…” per consegnare il documento… Laura è letteralmente sparita, dileguata inspiegabilmente nel nulla. Mentre Pietro filosofeggiava sul “quasi” fuori-gioco del gol di Icardi, gli increduli passeggeri cercavano di darsi una spiegazione sulla sparizione improvvisa. Final-mente, dal fondo della botola che porta all’uscita centrale del pullman arrivano i suoi flebili lamenti… eccola! E’ sta-ta inghiottita dal torpedone nell’esercizio delle sue funzio-ni. Immediati i soccorsi, qualche botta ma niente di preoc-cupante. La mezza di Verona è una gara ben organizzata, tanta gente ma tutto fila liscio in zona partenza, ritiro dei pettorali e rituali della vestizione compresi. Unica difficoltà, chiamare tutti a raccolta per la foto di gruppo ma alla fine ci siamo riusciti e, dopo il “clic”, si inizia a fare sul serio: riscalda-mento e preparazione alla partenza. Impossibile, per chi non ha conquistato una posizione a-vanzata allo start, correre al proprio ritmo i primi tre-quattro chilometri, poi le cose migliorano e i “michettari” vanno a posizionarsi tra i partecipanti, ognuno secondo la propria velocità o secondo i programmi, alcuni di noi sono già “in tabella” per la MilanoCitymarathon e questa è l’occasione per fare un buon medio a ritmo maratona, sen-za spingere eccessivamente. La seconda metà del percorso, tra le strade del centro e a zig zag sui ponti, è davvero suggestiva e ripaga il sacrificio

della levataccia e del viaggio. A proposito, a beneficio dei molti runner che attraversando i ponti chiedevano il nome del fiume (non so se fossero anche della michetta ma ho qualche sospetto) confermo che si tratta del fiume Adige e non del Po, che scorre ad almeno 100 km da qui. Fortuna che era una mezza, si fosse trattato di una maratona qualcu-no avrebbe dimenticato anche il nome della città. Chi non ha sentito un brivido lungo la schiena quando, all’improvviso, quasi al termine dello sforzo, ha visto appa-rire l’Arena e si è infilato in quello scenario indimenticabi-le? Dovrebbero finire tutte così le gare: la gioia del traguardo raggiunto sommata all’emozione del punto più suggestivo del percorso! Anche questa è andata ma, prima di prendere posto sul pul-lman per il ritorno, un bel metro di pizza in quattro con un boccale di birra fresca sono stati il premio che ci siamo concessi per festeggiare la performance. Alla prossima!

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CORRERE A VERONA

Correre a Verona domenica è stata una bellissima esperienza. Non solo per la bellezza del percorso che emoziona in diversi passaggi cittadini, uno fra tutti l'attraversamento dell'Arena. Non solo perchè le previsioni metereologiche del lunedì precedente si sono dimo-strate erronee. Ma in particolare per due fattori per me fondamentali. Il primo: non avevo molta fiducia nel mio cuore dopo un intervento di correzione di un difetto e l'assunzione di farmaci che mi hanno per settimane tolto il controllo dei battiti cardiaci; tolto la sensazione di poter controllare il mio corpo, l'andatura di corsa, la fatica, i tempi di recupero. Da novembre a febbraio sono state settimane di fatica e di domande circa la possibilità di poter ancora sostenere una mezza maratona. Ma la voglia di correre e di esserci era tanta e edulcorava la paura. Il secondo fattore : l'occasione di sentirmi parte di un gruppo, di correre sapendo che avrei incrociato e sarei stata sorpassata da tante altre maglie gialle-blu uguali alla mia. Ero così emozionata alla partenza. Ero così emozionata all'arrivo. Perchè all'arrivo c'ero, ero riuscita, io con il mio cuore in convale-scenza, a tagliare il traguardo. E durante il percorso mi sono goduta i cenni di saluto dei colleghi della società che ancora non cono-sco. Mi sono goduta alcuni scorci di Verona (ma quanto è bello correre nelle città della nostra Italia? Pisa, Roma, Ferrara, Verona, per ora nel cuore). Mi sono goduta il tifo di Laura e Pietro. Mi sono goduta a pieno la sensazione delle gambe che rispondono, anche se non ancora al pieno delle forze. E poi..mi sono goduta i biscottini al cioccolato di una collega sull'autobus, al rientro.

ADRIANA BOLZAN

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