MI VOTU E MI RIVOTU

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MI VOTU E MI RIVOTU a cura di Tiziana Pantaleo Vanessa Alessi Simona Amaro Simona Di Michele Martina Di Trapani Serena Fanara Linda Glorioso Rosangela Leotta Katia Licari Andrea Stepkova Angela Viola

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Un ringraziamento al Comune di Sciacca e l’Assessore allo spettacolo Michele Ferrara, le artiste partecipanti, e in particolare Katia Licari, che ha ideato e fortemente creduto in questo progetto.A Rosario Cantone per l’immensa disponibilità, e per aver supportato e sopportato 11 donne. Gli sponsor e i gruppi musicali che ci hanno accompagnato.

..e Rosa Balistreri per averci ispirato....

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MI VOTU E MI RIVOTUa cura di Tiziana Pantaleo

Vanessa AlessiSimona Amaro

Simona Di MicheleMartina Di Trapani

Serena FanaraLinda Glorioso

Rosangela LeottaKatia Licari

Andrea StepkovaAngela Viola

13/23 agosto 2011Vicolo Orfanotrofio

Sciacca

Comune di Sciacca

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Vutarisi e votarsi

Che cos’è l’insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra

mente a fabbricare pensieri,

ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue,

il suo rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi

o alla saggia follia dei sogni?

Marguerite Yourcenar - Memorie di Adriano, 1951

Chiudere gli occhi, e un attimo dopo riaprirli. E’ il momento in cui scatta un meccanismo che mette in moto azioni involontarie. Il mo-vimento, quasi impercettibile, sveglia quei muscoli che vanamente tentavano di trovare riposo.Preludio di smanie.. pensieri, ossessioni, riflessioni e ricordi accom-pagneranno in maniera inconciliabile il nostro sonno. Istintivamente e con sincerità sarà il corpo a rispondere - la mente è stanca, cerca una tregua - ed è lui a prendere il controllo. Diversamente, se l’uomo soffre d’insonnia, pensa e non dorme, la donna si vota e si rivota. Una silenziosa agitazione sta racchiusa naturalmente nelle donne, che le unisce in una condizione comune, pregna di sensibilità e passione.

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Vutarisi - che nel dialetto significa girarsi, muoversi - è la parola che esprime quello stato di irrequietezza, l’agitarsi nel letto in preda alla mancanza di sonno.Quel letto che diventa schermo dei nostri gesti e il lenzuolo su cui poggiamo, ne traccia la trama. In antitesi all’immagine del lenzuo-lo stirato e piegato, riposto in attesa, come in una sospensione momentanea, nella notte il nostro si aggroviglia, e vi si annidano i flussi di pensieri che annunciano svolgimenti. Diventa la testimo-nianza del nostro essere lì dentro quel vortice introspettivo, diventa lo specchio in cui si riflettono i nostri sogni e i nostri incubi. Magica-mente diventa pagina su cui scrivere ma al tempo stesso, avvolgen-doci, ci copre e ci protegge nel fremito e nella confusione diventa fonte di sicurezza.

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Nella tradizione siciliana, mi votu e mi rivotu è uno struggente canto d’amore, un grido scritto su quel lenzuolo, che con incondizionata passione dà voce a quei grovigli.E’ con questo senso che il votarsi dialettale si congiunge al votarsi letterale della lingua italiana. Una moltitudine di accezioni che forse meglio spiegano quel fremito protagonista di queste righe.Votarsi è dedicarsi. Votarsi è consacrarsi.Votarsi è offrire se stessi.Una dedica, una consacrazione, un offerta, che spiritualmente si concretizza nelle opere di dieci artiste che sul quel lenzuolo scrivo-no con il linguaggio dell’arte.

Tiziana Pantaleo

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Vanessa Alessi (Palermo, 1979)

Mi rubi il tempoMi rubi l’energiaNon ascolti il lamentoNon ascolti il richiamoDistruggi le mie felicità perchè sono da poco agli occhi tuoie io devo lasciarla che stava bene silenziosa e sola(CSI - Intimisto)

Come fossero pagine di un diario, racconta la cronaca di un amore affrontando la relazione tra prigionia e liberazione di fronte alla passione. Il disegno come sfogo, intimo e autobiografico, che le permette di fare una riflessione sul legame che unisce un uomo e una donna, un legame che può diventare combattuto, che arriva a soffocare, ma che nonostante tutto riesce a sollevarti da terra.

Addicts (part.), inchiostro su carta, A4

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Simona Amaro (Ribera, 1982)

Ciò che la memoria ha in comune con l’arte è la tendenza a selezionare, è il gusto per il dettaglio. La memoria contiene proprio i dettagli, non il quadro d’insieme La convinzione di ricordare il tutto in modo generale, la convinzione stessa che permette alla specie di continuare a vivere è priva di fondamento. La memoria assomiglia essenzialmente a una biblioteca dove regna il disordine alfabetico e dove non esiste l’opera completa di nessuno. (Josif Aleksandrovic Brodskij)

Tratteggi enigmatici, attraverso cui si ricostruisce un immagine. Con una tecnica prelevata dal restauro, Simona Amaro mette in atto una codificazione dei ricordi. Lo fa restaurando la sua memoria, in un azione di costruzione e decostruzione; segue l’attività mnemo-nica, dove ora il ricordo si rivela, e un attimo dopo si nasconde.

250 mg, acrilico su tela, 50 x 40

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Simona Di Michele (Palermo, 1988)

La rivolta consiste nell’amare un uomo che non esiste ancora. (Albert Camus)

L’opera suggerisce in termini essenziali, l’immagine di uno “spazio storico” ben definito culturalmente.L’accumulo lineare che costruisce la barriera - barricata, rimanda sinteticamente allo scenario tipo della guerriglia urbana: un’imma-gine eroica, ma anche dolorosa, tragica, radicata nella memoria e nell’immaginario collettivo. La costruzione elementare in strati paralleli di innocenti bustine da thè usate, alternate e sovrapposte, evoca la fortificazione improv-visata da rivolta popolare fatta di pietre, terra, sacchi. Una volta innalzato, il muro apre, al di là della linea, uno spazio di-verso e lo schermo bianco ne diventa spontaneamente estensione, termine di un teatro senza fine di azioni infinite.

Senza titolo (Barricata), installazione ambientale, bustine di thè usate, dimensioni variabili

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Martina Di Trapani (Palermo,1984)

Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, forse una piccolissima parte di quello che noi siamo. E tante e tante cose, in certi momenti eccezionali, noi sorprendiamo in noi stessi, percezioni, ragionamenti, stati di coscienza che son veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza normale e cosciente.(Luigi Pirandello)

Il lavoro di Martina Di Trapani tocca un affascinante quesito della psichiatria. Il disturbo dissociativo d’identità (DDI) è un disturbo caratterizzato da due o più identità o personalità, che alternativa-mente prendono il sopravvento nel comportamento del soggetto; E’ la mente che si dissocia per gestire situazioni altre.. particolar-mente traumatiche, emotive, o semplicemente per necessità. Allo stesso modo la ricerca viene influenzata e assorbite da più fonti,morbosamente, continuamente insonne, l’artista si dissocia e si manifesta altra, attraverso la pittura. I’m rabbit è un ritorno all’ infanzia, assimilando immagini, colori, e sensazione riesce a rivive-re quei ricordi, quella personalità ludica e gioiosa che sicuro mai ci abbandonerà.

DDI-I’m rabbit, acrilico su tela, 10 x 13 cm

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Serena Fanara (Palermo, 1987)

Poiché il sopracciglio spesso dice il vero, poiché occhi e nasi hanno la lingua, l’aspetto proclama il cuore e le inclinazioni basta l’osservazione... (Thomas Browne)

Human Maps è una mappatura della fisionomia umana. Utilizzando il macro Serena Fanara allarga il punto di vista, entra nel dettaglio, facendo perdere la visione d’insieme.Sono ritratti di “zone” del viso, prima fotografate con un obiettivo macro che le permettono di avere più dettagli possibili,per arrivare ad una pittura ravvicinata, minuziosa nei peli, nei pori, nei capillari, nella carne. Quello che ne esce è una lavoro che si discosta totalmente dalla raffigurazione figuarativa e descrittiva, esasperandosi quasi fino a rasentare l’astrattismo. Come in un vera mappa, il punto di vista più o meno ravvicinato ci fornisce immagini, visioni e storie diverse, ed è la pelle che diven-ta geografia del corpo.

Human Maps, olio su tela, 30 x 30 cm

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Linda Glorioso (Palermo,1982)

Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere, un cuore eccessivamente spontaneo che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta, tristi canzoni, come le strade strette quando piove. (Fernando Pessoa)

The time of lullabies è la riproposizione di un carillon da culla, attoad accompagnare il sonno dei bambini, diventa qui ambiguo, stra-niante. E’ composto da elementi trasparenti, evanescenti, non rassicuranti come vorremmo per accompagnare i nostri sogni; In una ninna nanna inquietante, bambole e farfalle scandiscono un tempo che ci attira verso uno stato in bilico tra ricordo e sogno, tra realtà e incubo.

The time of lullabies, installazione, plexiglass. dimensioni variabili

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Rosangela Leotta (Ribera, 1981)

Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno. (Edgar Allan Poe)

Still è un fotogramma, un fermo immagine. E’quell’istante in cui il tempo si ferma, per un periodo indefinito o solo per un momento. Fissare un punto nello spazio-tempo serve per au-mentare la percezione che nulla può sfuggire al nostro occhio, basta che questo sia paziente tanto da confluire in sé tutta l’osser-vazione possibile.Ma è un sogno, e al risveglio quel frame si ricostruisce di minime parti attraverso il ricordo e la memorizzazione di un’istante che si manifesta nella sua assenza.

Still/02, acrilico e matite su tela, 30 x40 cm

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Katia Licari (Sciacca, 1984)

Il coraggioso metodo di soddisfare i bisogni eliminando i desideri è analogo a quello di amputarsi i piedi quando si ha bisogno di scarpe. (Jonathan Swift)

Quelli che esegue Katia sono ritratti particolari. L’accessorio diven-ta rappresentativo tanto quanto i tratti somatici. Lavora sull’identità, che raggiunge attraverso l’analisi e la descrizione di questofondamentale acessorio..Superando l’apparenza, realizza dei ritrat-ti intimi, capaci di cogliereatteggiamenti e sfumature di una personalità in maniera sorpren-dente.Questo è un autoritratto, che diventa icona di un moto irrefrenabi-le, è una “scarpa” consumata dall’irrequietezza, ma che attraverso la sua funzione ha permesso di esprimerla e scaricarla, si vota e si rivota, ma si alza dal letto, e cammina...

Baby i’m a star, acrilico su tela, 40 x 50 cm

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Andrea Stepkova (Palermo, 1989)

L’immaginazione è la chiave di una visione più ampia, permette di mettere a fuoco la vita dai punti di vista che non sono i nostri, pensare e sentire partendo da prospettive diverse. (Alejandro Jodorowsky)

Andrea ha un anima sognante, e anche ad ogni aperti il suo mon-do resta onirico e fantastico. Un ombrellone diventa un albero, un albero diventa blu.. Una sensibilità che sfiora la surrealtà, che vive in un altra dimensione, senza forzature esalta la bidimensionalità, dove tutto è possibile, e dove i sogni si materializzano.

B-A, tecnica mista su tela, 13 x 18 cm

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Angela Viola (Palermo, 1981)

Districarti nell’intenso groviglio di emozioni nate dall’aver smarrito te stesso nella folla, non dovrebbe essere troppo difficile.(Osho)

Un aggrovigliamento di pensieri, matasse straripanti di passione. La poetica di Angela Viola si traccia attraverso un filo rosso. Una perfetta aderenza di magma scarlatto alle pareti dei nostri vasi sanguigni, tra i sottili fili scorre l’essenza, che si estende, si espan-de silenziosa e si rende visibile in un segno che diviene macchia, fino a ricoprire tutto per poi svanire. E’ una presenza che muove fremiti e passione, masse indistinte che si mescolano tra loro e si confondono. Un invasore muto che si ferma e colma il silenzio in un instabile urlo, che lentamente come un’eco risuona nei meandri nel nostro intimo.

Ma(ta)sse, penna su carta, 17 x 24 cm

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Finito di stampare ad Agosto 2011