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75 Foto Simon - Abiti Burberry costruito per il successo mia nonna era sovietica. io sono slash Modello/veejay/artista/ attore/imbucato alle feste. Ivan Olita, una vita con la (/) barra diagonale di Erika Riggi opo due ore di intervista e svariate tazze di tisana all’ibisco, una domanda resta. Ivan Olita ci fa o ci è? Il dubbio è se il ragazzo sia l’esem- plare perfetto della sua generazione. O se anzi sul linguaggio giovane e sulle manie per web, iPhone e iPod sappia solo speculare mol- to bene. È il ventiduenne che ha tappezzato Milano di facce di ragazzi, manifesti che si ispirano ai “profili” di Facebook sui quali è impresso lo “status”: e cioè, per chi non fre- quenta il bel mondo dei social network, lo stato d’animo, sociale o “esistenziale”, che ogni utente scrive a lato della propria foto, e di- chiara alla Rete. Prima lo ha fatto abusiva- mente, attaccando i poster a muri e lampioni. Poi col patrocinio del Comune e Atm come sponsor, e i suoi manifesti sono finiti sugli autobus. Ma Ivan è anche il ragazzo che con- duce Top of the Pops su Raidue, il modello sali- to sul palco di Sanremo nell’era Bonolis, il diciassettenne rimasto impigliato nell’inchie- sta su Vallettopoli. «Sono uno slash boy. Mol- ti miei coetanei lo sono: “musicista/grafico/ barista”. Io sono anche un personaggio me- diatico». Strizza l’occhio. Sistema il bavero della giacca da alternativo color bianco&nero pied-de-poule. È allusivo, sornione, lucido: «Ogni anno che passa la lucidità mi piace di d Ivan Olita è nato a Verona il 24 novembre 1987 da madre russa e padre italiano.

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feste. Ivan Olita, una vita

con la (/) barra diagonale

di Erika Riggi

opo due ore di intervista e svariate tazze di tisana all’ibisco, una domanda resta. Ivan Olita ci fa o ci è? Il dubbio è se il ragazzo sia l’esem-plare perfetto della sua generazione. O se anzi sul linguaggio giovane e sulle manie per web, iPhone e iPod sappia solo speculare mol-to bene. È il ventiduenne che ha tappezzato Milano di facce di ragazzi, manifesti che si ispirano ai “profili” di Facebook sui quali è impresso lo “status”: e cioè, per chi non fre-quenta il bel mondo dei social network, lo stato d’animo, sociale o “esistenziale”, che ogni utente scrive a lato della propria foto, e di-chiara alla Rete. Prima lo ha fatto abusiva-mente, attaccando i poster a muri e lampioni. Poi col patrocinio del Comune e Atm come sponsor, e i suoi manifesti sono finiti sugli autobus. Ma Ivan è anche il ragazzo che con-duce Top of the Pops su Raidue, il modello sali-to sul palco di Sanremo nell’era Bonolis, il diciassettenne rimasto impigliato nell’inchie-sta su Vallettopoli. «Sono uno slash boy. Mol-ti miei coetanei lo sono: “musicista/grafico/barista”. Io sono anche un personaggio me-diatico». Strizza l’occhio. Sistema il bavero della giacca da alternativo color bianco&nero pied-de-poule. È allusivo, sornione, lucido: «Ogni anno che passa la lucidità mi piace di

d Ivan Olita è nato a Verona il 24 novembre

1987 da madre russa e padre italiano.

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SGP/Simon

più». Ma la sostanza non cambia: «Non ho certezze e nessun legame duraturo. Vivo nell’eterno “che cosa mi perdo se non lo faccio?”».Indomito.«Non sono come mio padre. Lui lavora in banca, da sempre. Non so come, è rappacificato con il suo essere, appagato dalla sua collezione di fumetti. Forse ho più in comune con quella business woman che era mia madre negli anni 90: un’ambiziosa tritatutto in tailleur”.Più donna in carriera che mamma?«Sono stato cresciuto da sua madre: una russa superortodossa, bigot-tona. Una nonna cresciuta sotto il Comunismo ti cambia la vita».Finché non ha iniziato a fare il modello.«Ho vissuto a New York, Parigi, Tel Aviv, Hong Kong. Studiavo visual design, poi ho iniziato a lavorare per All Music. Di base, la mia indole è tra il rock’n’roll e l’ascetico».Dove si sente a casa?«Quando sono in bus».Meglio se tappezzato dei suoi poster?«Forte, vero? È pazzesco cosa siamo riusciti a fare: quattro ragazzi di 20 anni che hanno scelto di impegnarsi anziché piangersi addosso».Una volta quando si diceva impegno si intendeva la politica.«Ecco: basta. La politica fa schifo: è la scusa più diffusa cui ci si ap-pella per giustificare la propria frustrazione. E la conseguente inat-tività. Si può cambiare il mondo anche in altri modi». In un precedente lavoro ha appeso in giro cartelli di “affittasi valori”, ha “noleggiato” ai milanesi rispetto e benevolenza.«La crisi dell’etica tradizionale ti tormenta? Trova qualcos’altro in cui credere. Il mio scopo è sempre innanzitutto provocare».

nche invadendo i muri con i “profili di Facebook”?«Quando scriviamo il nostro “status” dicia-mo qualcosa di noi, senza sapere chi, se ci va bene, se ne interesserà: è una dichiara-zione di solo output». Paroloni.

«Ho studiato: prima mi sono contaminato, poi ho iniziato a incuba-re. Quindi ho cercato di raggiungere il mainstream. Chiaro: per farlo ho dovuto trovare un modo “accattivante slash goliardico”».Provocare va bene ma tira mai le somme di quello che fa?«Non mi interessa molto. So solo che siamo una specie in evoluzione.Si invecchia molto prima se non ci si evolve».È un tipo mondano?«Moltissimo: all’inizio mi imbucavo, poi hanno cominciato a invi-tarmi. Ma io sono sempre più del genere imbucato».Non teme le brutte compagnie?«Lo dice anche Wikipedia, vero? Sono finito nell’inchiesta di Val-lettopoli per colpa di un sms frainteso. Diceva: “Ho un regalo per te”. Nel loro codice, per regalo si intendeva la coca. E invece era un regalo vero: un friggiuova a forma di pene, bellissimo». Una massima per la sua vita?«“Vivi come se dovessi morire domani, pensa come se non dovessi morire mai”: è di Giorgio Almirante».Vota a destra?«Non mi faccia dire. Non voto, non ho mai votato. Però sono infor-mato, leggo sempre i giornali. Su carta».

Ivan Olita. Sotto, sul

palco di Sanremo

nel 2009 insieme a

Paolo Bonolis.

costruito per il successo“la politica fa schifo? una bella

scusa per giustificare la propria

frustrazione. e non fare niente”

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