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Mezzoeuro Mezzoeuro settimanale d’informazione regionale Una “bomba” ecologica tra Bisignano e Luzzi numero 2 - Anno 13 Sabato 11 Gennaio 2014 www. mezzoeuro.it www. mezzoeuro.it 0,50 + 0,50 Voce ai giovani euro 1,00 Voce ai giovani Il cammino della speranza Marcia della pace a Cosenza

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Sabato 11 gennaio 2014

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MezzoeuroMezzoeurosettimanale d’informazione regionale

Una “bomba” ecologica tra Bisignano e Luzzi

numero 2 - Anno 13Sabato 11 Gennaio 2014

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0,50 + 0,50 Voce ai giovanieuro 1,00

Voceai giovani

Il cammino della speranzaMarcia della pace a Cosenza

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di Franco Crispini

Urgono delle risposte a tali interrogativi e devefarsi ancora più chiaro il quadro dei disastri chehanno provocato le malefatte della politica af-finché si individuino bene tutti i modi ed i mez-zi con cui una classe politica e dirigente ha mes-so a terra un Paese; è da qui che bisogna partireper stroncare i comportamenti deleteri che fino-ra sono stati tollerati e persino favoriti. Quel cheè peggio è che abbiamo oggi una società che nonpuò contare più su di una politica caduta tantoin basso, assente dai problemi della gente, stru-mento di ingordigie di gruppi organizzati, unasocietà che si ritrova anche orfana delle istitu-zioni che ne dovrebbero essere il fondamentoportante e che in moltissimi casi sono indeboli-ti, guastate dall’interno. È grave che uno stato dimalattia colpisca molte nostre istituzioni che so-no il pilastro dell’ordinamento democratico e chepurtroppo non rispondono al ruolo per cui sonochiamate. Una di queste istituzioni è la scuolache viene sotto ogni riguardo mortificata dallepessime politiche dei governi che ne ignorano iproblemi veri i quali d’altra parte sono scarsa-mente analizzati dagli stessi presunti osservato-ri e difensori di questo “bene comune” da cu-stodire certamente da parte della collettività. Eche dire della istituzione universitaria che ha fun-zione di formare per il Paese una classe profes-sionale e dirigente e che quindi deve assolveretale compito attraverso una attivazioni di saperidi cui si ha il pieno possesso? L’Università, an-che per bocca di chi dall’interno ne conosce iproblemi e le pratiche accademiche, non si muo-ve sempre all’unisono con le finalità che do-vrebbero essere sempre in primo piano: vi è chiscrive (Sebastiano Maffettone, Corriere) che ilrinnovamento dell’Università richiesto a granvoce, in ultimo la parta proprio «contro la ricer-ca e il pensiero critico» i quali sono gli ingre-dienti di base di una vera formazione. Cosa ren-de immane lo sforzo della istituzione universi-taria di rispondere pienamente alle sue vocazio-ni? La burocratizzazione e il politicismo prota-gonistico di ceti accademici che hanno smessodi studiare, fare ricerca e comunicare risultati dieccellenza, sono i mali estremi. Abbiamo volu-to guardare a queste istituzioni, ma anche da al-tre egualmente sconquassate, la nostra societàdeve oggi sentirsi orfana.

Insistentemente, da più tempo, non si tralascia di fareattenzione. Anche preoccupandosene, a quel fenomeno di

allontanamento dalla politica (che è stato persino rappresentato,non a torto, come “nausea per la politica”) il quale, in un

generale disorientamento, è oggi probabilmente nel nostro Paeseun sentimento condiviso dalla maggioranza della gente e che trova

anche parziale espressione in un aumentato astensionismo.Rendersi conto di come si sia potuti arrivare ad una forma di vero

disgusto, comunque, di rifiuto di quello che la politica riesce adessere, delle sue malformazioni accentuate nell’uso che se ne è

fatto, porta certamente, oltre che a fare emergere delusionee frustrazione, a registrare un fallimento della partecipazione

speranzosa dell’opinione pubblica nazionale a tutto quelloche si prometteva di fare per una società migliore. Quali le

responsabilità nel tempo dei partiti e della classe politica per gliinfiniti esiti negativi tra cui un logoramento delle istituzioni, un

deperimento del tessuto morale e civile? E tutti gli altri soggetti, glioperatori di giustizia, la classe dirigente nelle sue varie

espressioni, sindacati, imprenditori, stampa ed organi diinformazioni, intellettuali ed educatori, ne sono stati e ne sonoimmuni, possono tirarsi da parte e ritenere di non avere avuto

alcun peso nelle inclinazioni al declino prese dalla nostra società?È possibile sperare cha sia pure lentamente si superi questo livello

di insufficienza che produce disgusto nella gente e che quelli chene hanno avuto e ne hanno la responsabilità si mettano fuori, o

siano sostituiti, scalzati perché non facciano altri danni?

MezzoeuroMezzoeuroSabato 11 Gennaio 20142

Una societàlontana dalla politicae “orfana delle istituzioni”

Una societàlontana dalla politicae “orfana delle istituzioni”

Il legno storto

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L’immagine di Matteo Renzi che esce anche colvolto teso da un lungo incontro con Enrico Lettala dice e la deve dire lunga. In gioco c’è ancora latenuta del governo, della presunta stabilità, il pos-sibile e per certi aspetti drammatico (ma non perforza negativo) ritorno al voto politico anticipato.Questo un giorno, uno dei tanti da quando Renziè segretario del Pd. Il giorno prima a presentare,piaccia o no, il piano lavoro e il giorno appresso,chissà, un incontro con il Cavaliere per la leggeelettorale. Immaginare che nei ritagli di tempoMatteo Renzi (a cui pare piaccia molto circondarsidi opinioni, accentrando però le decisioni...) tro-vi lo spazio per occuparsi delle ansie di Magorno,le repulsioni di Principe, le paure di StefaniaCovello, gli incubi di Pirillo o ipocondrie di EnzaBruno Bossio appare quantomeno generoso in ter-mini di fantasia. Il massimo che si sarà concessoancora sul “caso Calabria” è nelle papille gusta-tive di Luca Lotti (suo braccio destro organizza-tivo in segreteria) che avrà sicuramente mangia-to al posto suo il capicollo che sotto Natale glihanno recapitato Tonino Scalzo e Sandro Principe.Lotti non glielo avrà neanche fatto vedere, glieloavrà descritto e tanto sarà bastato ai mandanti del-l’insaccato. Per il resto niente, niente di niente. Il“caso” non è all’ordine del giorno.

Il “cerchio magico” del sindaco di Firenze per laverità, che non va ricercato per forza nella segre-teria, è più altruista sui problemi di Calabria e ditanto in tanto s’informa. Dario Nardella, GrazianoDelrio e Maria Elena Boschi (questo il cerchiomagico politico e decisionale) di tanto in tanto cer-cano e trovano notizie sul “caso Calabria” e unquadro lo dipingono al segretario ma oltre questonon si va. Ci sono cose più importanti di cui oc-cuparsi a tempo pieno, si vedrà più in là.

Tanto un solo punto era e rimane all’ordine delgiorno e a qualsiasi latitudine. Rinnovare, aprirele finestre e le porte del partito. Senza traumi nésceneggiate ma convintamente e con fatti concreti.Con decisione e senza alcuna possibilità di otte-nere deroghe speciali in materia. Occorre rinno-vare per non uscire dalle “grazie” e occorre farlosenza il benché minimo tentennamento. È per que-sto che per il momento Renzi si preoccupa poco

delle ansie nominalistiche che qua e là, in giro perl’Italia, emergono. Non le controlla e non le sedatutte, non le può e non le vuole domare. Come ilvangelo gli basta predicare la barra dritta verso ilnuovo, verso le pagine da voltare regione per re-gione. Calabria, naturalmente, compresa se nonper prima. Chi fa questo va avanti, chi non lo fasi mette fuori da solo. Altre vie e altri canali perandare d’accordo con la linea del segretario nonce ne sono e chi le cerca, al netto di squisitosissi-mi capicolli, perde l’insaccato e probabilmenteanche la faccia (anche se Lotti se lo troverà sem-pre tra gli estimatori).

Rinnovare, aprire nuovi orizzonti, spalancare ilpartito a nuove energie che sono in grado di spen-dersi per il “progetto”. Non è sui nomi che si gio-ca questa che non è una partita ma “la” partita. Masul metodo. E’ anche per questo che la girandolae l’accreditamento seriale di nomi e poltrone nonsolo appassiona poco “Roma” quanto, fatto benpiù grave questo, finirà per compromettere an-cora una volta il futuro del Pd di Calabria.

Con ogni probabilità Renzi e il suo cerchio ma-gico lasceranno (ben volentieri, naturalmente) chei gestori locali del “marchio” facciano la primamossa in Calabria verso la segreteria regionale.Allo stato attuale è più un onere che un privilegio,visto il dopoguerra che si trova sul campo. E’piùche normale che sia così e così probabilmente an-drà. Non c’è tempo, non c’è spazio, forse non c’èpersino convenienza a cercare soluzioni alterna-tive, magari direttamente collegate al progetto dirinnovamento. Tradotto nella terra dei “capicol-li” vuol dire che con ogni probabilità il segretariodel Pd del dopo commissariamento non sarà unvolto nuovo della politica e sarà, ovviamente, del-la cordata che ha vinto (per conto terzi) il con-gresso nazionale. Inutile fare nomi, quelli sono.Un minuto dopo però, se non prima del tutto, que-sta carica si trasformerà in onere e garanzia ipo-tecaria per il futuro nel senso che non passerà gior-no che il segretario regionale non sarà “control-lato” sul campo da chi di competenza e avrà an-che lui un unico punto all’ordine del giorno, rin-novare. In bocca al lupo e senza falsa ironia, ver-rebbe da dire. Un compito non facile ma che nonprevede uscite di sicurezza.

Il segretario del Pd di Calabria (renziano e non nuo-vo) deve guidare una nave non nuova verso rottenuove però e con volti sempre più nuovi, compe-tizione per competizione. Subito, senza appello,già pronto per la prima occasione in cui il Pd do-vrà misurarsi con le urne, politiche o regionali chesaranno. Il monitoraggio dall’alto sarà costante,diretto e per altre vie anche “suggerito” da chi inloco non fa fatica a comunicare con “Roma”. Altrevie non ce ne sono. Chi in queste ore promette pol-trone in Calabria o gioca alla spartizione trasver-sale tra vecchie glorie probabilmente ha capito po-co che può finire nel museo del partito. Ci sono gliocchi “nazionali” puntati addosso, anche media-tici. E quando parte uno di questi vallo a fermarepoi. Chi sbraita per il congresso e per la poltronadi segretario (se mai ci sarà però, perché potrebbepure saltare un’altra volta lasciando campo liberoa una terna commissariale) se ne faccia una ra-gione. I capicolli da inviare una volta sono buoni,si mangiano. La seconda rimangono sullo stoma-co. E chi li riceve finisce che si offende del tutto...

I topi ballanoMa il gatto c’èI topi ballanoMa il gatto c’è

Da sinistra: Mario Pirillo, Enza Bruno BossioSandro Principe, Stefania Covello, Ernesto MagornoSopra, Matteo Renzi

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 11 Gennaio 2014 3Miseria e vacuità

Matteo Renzi è alle presetemporaneamentecon cose più serie male "pratiche regionali"non sono allo sbando,vengono seguite. E c'èuna sola via per andared'accordo con il segretarionazionale del Pd: rinnovareIl congresso di Calabria (semai si terrà) e la girandoladi nomi appassionanopoco. L'obiettivo è il futuroL'obiettivo è voltare pagina

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Non sapremo mai se la penna di Scopelliti era diquelle a vapore, ad alcool. Certo è però che laCamera di Commercio di Cosenza, se vogliamorimanere ai fatti della fredda cronaca senza sci-volare per forza nei retroscena, è stata assai vici-na al suo ennesimo commissariamento della suastoria recente. Ma qual è il fattaccio che tormenta il presente e ilfuturo della Camera di commercio della provin-cia più grande della Calabria? Perché è stata cosìvicina ad essere commissariata? Come mai c’èchi fa il tifo perché niente venga più controllato ec’è invece chi vorrebbe che tutto, legalità alla ma-no, venisse ripassato allo scanner? Di che stiamoparlando?Il buon vecchio Giacomo Mancini (senior, per ca-rità...) amava ripetere spesso, a chi gli girava at-torno con troppi perché sulla testa, il solito ada-gio: se non capisci da che parte sta la verità seguii soldi, non puoi sbagliare. E conviene farlo purestavolta anche perché se ci mettiamo a dare retta

solo alle sigle e ai decimali che si sono azzuffatiin questi giorni sulla stampa rischiamo di nuota-re contro corrente.

La “torta” con la ciliegina di sopra della Camera, così ci capiamo prima, sono 25 milioni di euro

completamente liquidi, cash e interamente versa-ti che sono a disposizione presso una filiale del-l’area urbana. Di questi tempi possono bastare pertrovare movente e munizioni. L’arena è qui. E vada sé che a due passi dal rinnovo del consiglio,della giunta e della carica di presidente dell’entesi scatena il finimondo perché i veri equilibri delpotere e i giochi di prestigio dei numeri che ser-vono per l’attribuzione dei seggi si compiono pri-ma. Molto prima. Al momento stesso della pre-sentazione dei dati che poi servono per l’attribu-zione dei seggi del consiglio. Per quanto è potu-to apparire in questi giorni complesso e viscido ilmeccanismo è in realtà più semplice, nella sua es-senzialità, di quanto non sembri.Prima di addentrarci in superficie nei numeri (enel probabile “tarocco” di qualcuno) è appena ilcaso di ricordare, per semplificare la partita, checi sono due blocchi di cemento allo stato puro chesi contrappongono. Due schieramenti, chiamia-moli anche apparentamenti perché poi è politicala sfida per grandi linee.

Uno è quello che sostiene e regge il presidenteGaglioti, che ha lo scettro in mano e che ha go-vernato fin qui dalla fine del precedente commis-sariamento.L’altro blocco vuole invece un’altra linea di poteregestazionale (e capiremo poi perché), vuole il ri-cambio, vuole controllare consiglio e giunta, pro-babilmente vuole soprattutto il codice iban di quei25 milioni. Perché la torta non va mai dimentica-ta nella sua bontà. Da qui la guerra dei numeri perl’attribuzione dei seggi perché è questo il veroring. Tra chi sostiene che si naviga nel “tarocco”e forse anche nell’illecito e chi sostiene che va ri-fatto tutto e che sarebbe stato meglio avviare unapratica di commissariamento non ci sono più bar-riere di protezione, lo scontro è totale. E non po-trebbe essere diversamente. Da una parte e a fa-vore di una pulizia “etica” dei dati ci sonoConfindustria, Confartigianato, Confagricoltura,Cia, Confesercenti. Dall’altra, dalla parte di chicon ogni probabilità ha giocato con le cifre comesi può fare usando una forma “allegra” di dopingalgebrico ecco Confcommercio, Coldiretti,Casartigiani, Confapi, Cna, Uimec, Clai e Fit.Sembra debbano dividersi il finimondo a legger-

li così ma in realtà queste sigle servono, come daregolamento, per accedere ai seggi che la Cameramette a disposizione quando arriva il momento dirinnovare i propri organismi. E puntuale come unacambiale ecco aprirsi le danze delle procedure pre-viste dal ministero ogni qual vota scade un man-dato.Ci sono 28 seggi da spartire, è questo il “parla-mentino” che deve poi eleggere giunta e presi-dente. In base a determinati parametri che il mi-nistero ha stabilito debbano appartenere per pe-culiarità d’appartenenza ad ogni provincia d’Italia6 di questi seggi devono toccare al settore del com-mercio, 4 all’agricoltura, all’artigianato, 3 all’in-dustria, ai servizi, 2 al turismo, uno soltanto allecoop, ai trasporti e spedizioni, al credito e alle as-sicurazioni, alle organizzazioni sindacali, alle as-sociazioni per la tutela dei consumatori, alla con-sulta dei professionisti. Fatte salve queste ultimecategorie che di diritto devono avere un seggio ilresto si gioca poi sui settori cardini e consolidatidell’economia. All’interno poi di ognuno di que-sti settori portanti c’è il gioco infinito delle sigleassociative che si rifanno alle categorie produtti-ve. Ed è qui che comincia il “bello”.

La Regione perimetra la torta complessivadei seggi da assegnare ma per l’individuazio-

ne analitica si deve attenere all’istruttoria dellaCamera su un bando già emanato. Ergo, passa lapalla avvelenata alla Camera di commercio di

Incendio in CameraIncendio in CameraL’ente cameraledi Cosenza finisceancora una voltanel caos

Tra un commissariamentosfiorato e un altroche può arrivare,la "casa" delle impresedella provincia finisceancora in fiammetra procedure taroccate,numeri che non tornano,giochi di prestigioMa chi ha interessea intorbidire le acqueal punto da far tenereelezioni in un quadrodel genere? La tortadei 25milioni cashche giacciono in banca...

MezzoeuroMezzoeuroSabato 11 Gennaio 20144Carte bollate, carte “false” e milioni

Pino GagliotiAlle sue spalle, la Camera di Commercio

di Cosenza

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Cosenza che è chiamata alla raccolta e alla veri-fica dei dati che arrivano.

Cosa chiede la Camera alle sigle associative che poi si rifanno alle categorie produttive? Semplice.

Chiede l’esatto numero di imprese, il numero didipendenti di tutte le imprese che sono iscritte al-l’associazione che poi significa la somma dei di-pendenti di tutte le imprese, il diritto annuale e latracciabilità dei versamento veri e propri della quo-ta associativa versata da ogni singola impresa, eil cosiddetto valore aggiunto. Al termine di que-sto screening complessivo delle associazioni cheal loro interno associano le imprese della provin-cia la Camera deve pervenire all’assegnazione deiseggi. Ma qualcosa, più di qualcosa, non torna,non quadra. Dei quattro parametri è quello sui di-

pendenti e sulla tracciabilità che si gioca la parti-ta dove per tracciabilità si intende il versamentofatto dall’impresa all’associazione attraverso cir-cuito bancario o postale. Ed è proprio su questipunti che si accendono i riflettori più inquietanti.Sui dipendenti e sulla tracciabilità si alza l’in-quietante asticella della legalità. Cominciano a cir-colare numeri e cifre da moltiplicazione dei panie dei pesci come i 16mila dipendenti agricoli de-nunciati dalla sola sigla della Coldiretti in pro-vincia. Più braccia che campi, o patate se preferi-te. Confindustria (ma non solo) vuol vederci chia-ro e chiede alla responsabile del primo procedi-mento di controllare meglio se non addirittura dicontrollare del tutto perché non è detto che l’ab-bia fatto. Il responsabile fa sapere che occorre piùtempo e personale per farlo e lo segnala all’allo-

ra segretario generale che non prende nessuna de-cisione. La mole di cifre è immensa e anche secon queste anomalie chiude la prima proceduranon controllando i plichi delle associazioni di ca-tegoria. Tutto questo come certificato dall’allorasegretario generale Napoli. La palla quindi passaalla Regione. Che ovviamente, manco fossimo inGermania, non ha braccia e occhi per l’occorren-te e non può fare altro che prendere atto dei nu-meri che gli ha trasmesso il responsabile. A que-sto punto Confindustria (ma non solo) ricorre aitribunali e incassa due sentenze (Tar e Consigliodi Stato) che gli danno ragione.I controlli vanno fatti, quei numeri vanno rivisti.E riecco tutto di nuovo nelle mani della Cameradi commercio che nel frattempo ha cambiato se-gretario generale che poi è la figura preposta peril gravoso compito di controllo. Questa volta nonci sono più palle da passarsi, si conta. Ed eccoqualcuno dei risultati più clamorosi venuti fuori,i dati sono su internet e non c’è nulla di carbona-ro. Utilizzando un criterio che in gergo tecnico sidefinisce per “stima” il responsabile del procedi-mento ecco cosa tira fuori da quei numeri che leassociazioni gli avevano inviato. Confcommercio,tanto per dire, ha “dopato” in eccesso del 19,29per cento il proprio numero di imprese e del 51,54per cento quello dei dipendenti. Il doppio.Coldiretti, se possibile, si supera. “Solo” l’8,55per cento del doping, del tarocco, per quanto ri-guarda il numero delle imprese che aveva pre-sentato ma ben il 77,85 per cento del numero didipendenti fornito alla Camera è risultato fasullo,creativo se così possiamo dire.Ora va anche precisato che la materia è tutt’altroche cabarettistica nel senso che ogni associazio-ne quando compila “in fede” i propri dati lo fa an-che nella consapevolezza che il falso può valerecome dichiarazione mendace. Tradotto in guai se-ri, il segretario generale potrebbe segnalare tuttoin procura (ma non lo fa) dove già giace la primadenuncia che alcune aziende avevano presentatoper essere stai inseriti in associazioni con cui nonavevano mai avuto rapporti. Sulla materia pendeun’inchiesta, non è dato sapere come andrà a fi-nire.

E così chi chiedeva di controllare i dati e cheha avuto due sentenze a favore in materia e che

ha ulteriormente avuto ragione dalla diagnosi delnuovo responsabile non se la sente di percepirecome “legittimo” un consiglio che si va forman-do su dati taroccati. Sia per sostanza che per for-ma. E nella legalità, la forma è sostanza. Si è pro-ceduto per “tarocchi”, qualcuno pare abbia bara-to. E la Regione altro non avrebbe dovuto fare cheprenderne atto e commissariare un ente che conmaggiore serenità e rigore poteva ancora giocar-si la vera partita del rinnovo delle cariche in unclima diverso. Ora invece ogni barriera di prote-zione, ogni limite di velocità, è saltato. Può acca-dere di tutto.Del resto che il presidente in carica non abbia fat-to molto per farsi amare da chi predilige le scor-ciatoie è storia nota. Non si spiegherebbe diver-samente la sparizione negli anni dei corsi di for-mazione, delle aziende speciali, dei contributi apioggia per sagre e feste, delle allegre assunzio-ni. E non si spiegherebbe nemmeno l’aver prete-so rispetto istituzionale da parte della politica, l’a-ver contrastato ogni forma di intrigo sotto il ban-co lasciando fuori dal palazzo procedure e meto-di poco chiari. Da questo punto di vista un perso-naggio senza dubbio scomodo il presidenteGaglioti. Vale per tutti il braccio di ferro contro ipoteri forti, le strategie invadenti di Unioncamere.Il passacarte insomma non l’ha fatto nel corso delsuo mandato il presidente Gaglioti ed è fisiologi-co che non tutti gli vogliano bene. Succede cosìquando uno cammina troppo con la schiena drit-ta...

d.m.

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 11 Gennaio 2014 5

Dalle notizie apparse sulla stampa regionale, neigiorni scorsi, a proposito del rinnovo degli or-gani camerali, si comunica l’idea di una corsaalla conquista di una serie di “poltrone agiate”,per il cui obiettivo non si rispettano ne regole le-gate a procedure amministrative, ne regole dibuon comportamento.In questa vicenda saranno stati consumati pro-babilmente degli errori, ma forse non da tutti inbuona fede. Il più macroscopico di questi è sta-to senz’altro aver insinuato il dubbio che l’esi-genza di far rispettare regole e tutelare i dirittidelle proprie Associazioni, fosse un modo perprocrastinare i tempi per consentire ipotesi dicommissariamento. Ebbene, consentiteci, che sea seguito del perfezionamento di procedure am-ministrative, quale quelle sul rinnovo degli or-gani camerali in argomento, il legislatore ha pre-visto la possibilità di adire la giustizia ammini-strativa, evidentemente si ritiene questo un mo-mento di tutela non degli interessi delleAssociazioni coinvolte bensì di tu-tela delle regole di democrazia. Ese la giustizia amministrativa, a piùlivelli, ha riconosciuto la bontà deidubbi posti, evidentemente non so-no state poste in essere azioni di-latorie, come più volte è stato chia-ramente affermato, bensì solo do-verose iniziative per tutelare posi-zioni legittime e principi di lega-lità; tutto questo non per conqui-stare “ruoli” che sono solo mo-menti di assunzione di responsabi-lità e assolvimento di funzioni condedizione, sia delle Associazioni che delle per-sone coinvolte, non a favore delle imprese asso-ciate bensì a beneficio di tutte le imprese iscrit-te al sistema camerale.A questo proposito vorremmo ricordare chel’Associazione che mi onoro di rappresentare,ha pagato un prezzo importante in quest’ultimalegislatura, altro che “momento storico con-giunturale favorevole”, come maliziosamente piùvolte qualcuno ha affermato.Se la presenza negli organismi camerali fosseoccasione di “conquista di potere”, allora cer-tamente questa doveva essere occasione per ap-profittare di posizioni di vantaggio rispetto adaltri; e poiché i numeri riportati dalla mia orga-nizzazione non sono oggettivamente variati ri-spetto a 5 anni fa, allora saremmo da conside-rare solo degli incapaci.Se invece, per quella che è stata la nostra visio-ne ed il nostro agire, che è la vera funzione daassolvere con la rappresentanza negli organi ca-merali, si dismettono i panni di referenti di que-sta o quella associazione di categoria e si ope-

ra, per come abbiamo operato, nell’interesse deicomparti economici rappresentati, allora la-sciateci dire che associazioni come la mia in que-sta legislatura hanno pagato un prezzo molto al-to. È utile ricordare che per “quella congiuntu-ra storica”, senza responsabilità alcuna,Confesercenti ha dovuto impegnare tutto il grup-po dirigente al servizio dei comparti di riferi-mento - commercio e turismo- , pregiudicandooccasioni di crescita numerica della propria as-sociazione. Giova ricordare, a questo proposito,che cinque anni fa la Confcommercio Provincialedi Cosenza, a seguito del suo “fallimento”, ave-va perso la soggettività giuridica per partecipa-re al bando per il rinnovo degli Organi Camerali,da qui l’onere ricaduto su Confesercenti di rap-presentanza di tutto il comparto di riferimento. Questa è la verita delle vicende consumate, que-ste sono le ragioni che ci amareggiano nella let-tura quotidiana di notizie che fanno pensare atutt’altri comportamenti, rispetto a quelli rigo-

rosi e di dedizione verso tutto il si-stema imprenditoriale della nostraProvincia, realmente posti in es-sere con la guida del PresidenteGaglioti. Questo epilogo non lo meritava ilsistema di rappresentanza tutto del-la nostra Provincia, neanche chi,negli ultimi mesi, ha ricercato ra-gioni per allontanarsi da una pro-gettualità e gestione dell’Ente che,fatte le differenze di merito, ha con-diviso per l’intera legislaturaGaglioti.

Rispetto alle attenzioni maggiormente legate al-la mia organizzazione si è spesso fatto riferi-mento, in questi ultimi giorni, ad ipotesi di soleautocertificazione di quote associative, distor-cendo lo stato dei fatti che hanno visto, a segui-to della reitera dell’istruttoria, la documenta-zione delle quote associative dei sociConfesercenti relativemante agli anni 2011/2012,per come richiesto, con il sistema GestInps (quo-te associative tracciate con prelievo sui contri-buti Inps) ovvero con versamenti postali e/o ban-cari. Queste e altre ancora sono le ragioni, com-preso il dubbio sulla effettiva verifica del setto-re turismo, che ci hanno portato nei mesi scorsi,e ci motiveranno in futuro, a porre in essere tut-te le azioni utili a tutelare l’onorabilità e l’auto-revolezza dei nostri associati e della nostraAssociazione, che non è data dalla presenza diqualche centinaio di associati in più o in meno,bensì dai comportamenti corretti che ci hannoda sempre contraddistinto. Ad maiora.

Vincenzo Farinapresidente Confesercenti Cosenza

Vogliamo chiarezzaConfesercenti

Carte bollate, carte “false” e milioni

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In una Sala degli Specchi affollata della Provinciadi Cosenza è stato presentato il nuovo libro deldeputato del Pd Sandro Gozi, responsabile dellepolitiche europee del Partito Democratico, non-ché parlamentare nella Camera dei Deputati, in-titolato Playlist Italia. La sinistra e il coraggio dicambiare musica. Il testo si rifà alla metafora musicale per raccon-tare la politica, la storia, il rapporto amore e odiocon l’Europa, gli errori e le speranze dell’Italia,un paese che può e deve farcela anche grazie auna sinistra rinnovata. Tanti i temi importanti af-frontati in questa analisi: dalla giustizia, all’eco-nomia, dalla cultura ai diritti civili. I lavori sonostati moderati da Amedeo Pingitore.

«Il sottotitolo del libro “La sinistra e il coraggiodi cambiare musica” - ha detto Gozi nel suo bre-ve intervento introduttivo - è sicuramente un im-pegno e un auspicio. È un auspicio perché è evi-dente che la sinistra ha bisogno di nuovi interpre-ti. Tanto per stare nella metafora musicale, credoche non possiamo più proporre Nilla Pizzi ai cit-tadini che ascoltano i Daft Punk! Se la sinistra nonsi rinnova, la popolazione farà sempre più faticaa seguirla e alla fine smetterà di provarci. Dall’altraparte dico che è un impegno, perché io, insiemea tante altre persone con cui lavoro, voglio esse-re protagonista di questo processo di cambia-mento».«Per cambiare - ha detto il presidente dellaProvincia di Cosenza Mario Oliverio - c’è biso-gno di un grande sforzo. E questo sforzo va fattoascoltando le persone e i territori, facendosi cari-co dei loro problemi, partendo da nuove idee enuove scelte su temi fondamentali come il lavo-ro, l’economia, la cultura, i diritti. La sinistra, cheper un certo periodo ha smarrito i suoi ideali piùprofondi, ora deve fare il possibile per recupera-re e rendere l’Italia un paese più equo, più giusto,più vicino ai cittadini. Rifuggendo dalla demago-gia e dal populismo. Ai cittadini dobbiamo darerisposte concrete e dobbiamo farlo subito, perchéce lo stanno chiedendo a gran voce e da tanto tem-po».«Molte cose - ha aggiunto Oliverio - vanno cam-biate, ma il cambiamento non può essere rappre-sentato solo da annunci di titoli di capitoli vuoti eda proiezioni mediatiche. Il rinnovamento deveessere un progetto corale, un movimento sinfoni-co, sempre per stare nella metafora musicale. O èquesto o è un bluff, una presa in giro. La sinistradeve avere la capacità di contrastare i populismie di evitare l’errore mortale di competere con chi,del populismo e della demagogia, si fa paladino.Servono, pertanto, idee nuove, proposte, sforzi e,soprattutto, uomini e donne capaci di appassio-narsi e farsi carico di tutto ciò».«Per troppo tempo - ha detto, in conclusione ilconsigliere regionale del Pd, Carlo Guccione - ab-biamo smarrito il filo della nostra identità e ci sia-mo messi a scimmiottare Berlusconi. La gente hacapito e, anzichè scegliere la copia, ha scelto l’o-riginale. Il compito che ora abbiamo davanti èquello di riprendere il filo della nostra identità,riallacciare i rapporti con il nostro retroterra, stan-do dalla parte di quanti ogni giorno fanno faticaper sbarcare il lunario, di chi non ha voce per ri-vendicare i propri sacrosanti diritti, dei giovani ilcui futuro è fortemente compromesso. Dobbiamomettere da parte le rendite di posizione e metter-ci in gioco fino in fondo. Una sinistra che vuoleessere veramente sinistra deve denunciare, peresempio, con forza e determinazione le malefat-te di Sopelliti e della sua giunta in tutti i settori

della vita calabrese e proporsi al governo di que-sta terra martoriata con un programma che guar-di con attenzione ai suoi migliori talenti, ai suoigiovani, alle sue mille potenzialità e ricchezze».

Il coraggio di cambiarea sinistra, questo il temadi un dibattito nel salonedella Provincia di Cosenzain occasionedella presentazionedi un testo di Sandro Gozi

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MezzoeuroMezzoeuroSabato 11 Gennaio 20146A colpi di libri

All’esordio di un mese di gennaio pieno di iniziative, dalla manifestazione di Bari al seminario diSavelletri, dalla convention dei giovani a Pesaro alla due giorni di Roma con gli amministratori loca-li, il Nuovo centrodestra mette a punto la sua squadra con la designazione dei gruppi di lavoro e dei re-sponsabili regionali del movimento - si legge in una nota del Nuovo centrodestra. Tutti i soci fondatori (senatori, deputati, europarlamentari, membri di governo, responsabili regionali),su invito del presidente del comitato promotore Renato Schifani, hanno aderito a uno dei gruppi di la-voro che guideranno la fase organizzativa fino all’insediamento dei nuovi organismi previsti dallo sta-tuto dall’assemblea costituente e designati con metodo democratico. I gruppi di lavoro riguardano: sta-tuto del partito e regolamento dell’assemblea costituente; idee e programma; enti locali; circoli; orga-nizzazione delle iniziative territoriali e delle attività del movimento.Il gruppo, che si occuperà dello statuto e del regolamento, cui sovraintenderà come responsabile na-zionale lo stesso Schifani, è presieduto da Roberto Formigoni; per il gruppo idee e programma, re-sponsabile nazionale e presidente del tavolo sono rispettivamente Andrea Augello e Carlo Giovanardi;per il gruppo enti locali Dore Misuraca e Marino Zorzato, che ha ricevuto anche un incarico specificoper le elezioni amministrative nel Nord Italia; il gruppo sui circoli vede Giuseppe Scopelliti responsa-bile nazionale e Giuseppe Esposito presidente; per il gruppo dedicato all’organizzazione delle iniziati-ve territoriali e alle attività del movimento, i due incarichi sono stati affidati a Barbara Saltamartini ePaolo Alli. Tesoriere del partito è stato nominato Raffaello Vignali - spiega ancora la nota.Per quanto riguarda invece il territorio, sono stati nominati i responsabili dei comitati regionali. Anchein questo caso si tratta di designazioni provvisorie. Ogni responsabile sarà alla guida di un comitato co-stituito con criteri inclusivi - sottolinea la nota Ncd - nel quale saranno presenti tutti i parlamentari, ipresidenti dei gruppi regionali, i consiglieri regionali, i giovani e altri esponenti significativi del movi-mento. I movimenti provvederanno ad attribuire al loro interno incarichi di lavoro. Tutti gli incarichi,sia per quanto riguarda i gruppi di lavoro che per quanto riguarda il territorio, sono stati conferiti dalpresidente del comitato promotore del Nuovo Centrodestra Renato Schifani, sentito il leader AngelinoAlfano, così come da delega ricevuta dall’assemblea dei promotori.

Di seguito l’elenco completo dei responsabili nelle venti regioni italiane: Valle d’Aosta: Ettore Vierin;Piemonte: Enrico Costa; Liguria: Eugenio Minasso e Luigi Zoboli; Lombardia: Alessandro Colucci;Trentino Alto Adige: Franca Penasa; Veneto: Marino Zorzato e Alberto Giorgetti; Friuli Venezia Giulia:Isidoro Gottardo; Emilia Romagna: Sergio Pizzolante e Valentina Castaldini; Toscana: GabrieleToccafondi; Marche: Giacomo Bugaro; Umbria: Luciano Rossi; Lazio: Fabrizio Cicchitto; Abruzzo:Federica Chiavaroli; Puglia: Massimo Cassano e Massimo Ferrarese vicario per il Salento; Molise:Sabrina De Camillis e Ulisse Di Giacomo; Campania: Gioacchino Alfano; Calabria: Antonio Gentile;Basilicata: Guido Viceconte; Sicilia: Dore Misuraca e Giuseppe Castiglione; Sardegna: MaddalenaCalia; Milano grande città: Maurizio Bernardo; Roma grande città: Gianni Sammarco e Stefano DeLillo vicario; Napoli grande città: Raffaele Calabrò.

«Ringrazio Alfano per la designazione a coordinatore regionale del nuovo centrodestra in Calabria. Èun attestato di stima personale e politico che voglio condividere con tutti i sindaci, gli amministratori,i parlamentari che hanno aderito al Ncd e, ovviamente, con il presidente Scopelliti la cui azione go-vernativa mireremo a rafforzare». Lo dichiara il Sen Antonio Gentile che aggiunge: «Penso sia indi-spensabile dialogare con tutte le forze responsabili della Calabria, nessuna esclusa, per costruire pontidi dialogo e abbattere ogni muro che ostacoli il superamento delle criticità ancora presenti nella nostraregione. L’incarico di coordinatore nazionale dei circoli affidato al presidente Scopelliti conferma, in-fine, la centralità della Calabria nel progetto politico del Nuovo centrodestra».

Scopelliti re, Gentile colonnelloNuovo centrodestra

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Continuano alacremente i lavori alla nuova alaospedaliera dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is).L’Istituto, da oltre 30 anni sinonimo di ricerca eservizi clinico-sanitari altamente qualificati nelsettore delle Neuroscienze, è al suo terzo step evo-lutivo all’insegna dell’avanguardia clinica e tec-nologica.Aridosso del plesso esistente, sta rapidamente na-scendo un nuovo edificio di quattro piani, su unasuperficie di circa 11.000 mq che favorirà un in-nalzamento qualitativo in termini di innovazionetecnologica e ricerca scientifica. Il progetto è in-fatti inserito nel più ampio contesto del contrattodi sviluppo “Hospital and Health services - Serviziavanzati di diagnostica e oncogenomica”, pre-sentato al Ministero dello Sviluppo economico ealle Regioni Molise e Campania in partenariatocon altre strutture cliniche presenti in Campania.

Diversi i centri ad alta specializzazione che dun-que troveranno presto più spazio nella nuova ala,tra cui un Centro per lo studio e la cura del piedediabetico e un Centro sul coma per lo studio deidisturbi cognitivi e della coscienza. Grazie al-l’ampliamento della struttura sarà anche possibi-le l’acquisizione di nuove attrezzature all’avan-guardia, che contribuiranno ulteriormente al la-voro d’integrazione tra attività assistenziali e diricerca; non solo, sempre nell’ottica di una mi-gliore assistenza al paziente e ai suoi familiari, sa-ranno migliorate le attività già esistenti tramite,ad esempio, l’ottimizzazione degli spazi relativial blocco operatorio, con la creazione di sale “ibri-de” innovative, e l’ampliamento delle palestre delreparto di riabilitazione.

La costruenda ala è stata progettata riservandogrande e particolare attenzione all’umanizzazio-ne degli spazi tramite la realizzazione di ambien-ti ampi ed articolati, aperti alla comunicazione,che facilitano i contatti, i percorsi e la permanen-za e creando, in definitiva, un ambiente conforte-vole ed accogliente, rassicurante e non ostile. Nonmancheranno aree attrezzate a verde, che contri-buiranno al benessere di pazienti e familiari.

Il nuovo intervento sarà, infine, dal punto di vistadei materiali utilizzati e degli impianti installati,rispettoso dei criteri ambientali e paesaggistici esi avvarrà di nuovi sistemi costruttivi in grado digarantire elevati standard in termini di isolamen-to acustico, termico, di eco biocompatibilità e diantisismicità.

MezzoeuroMezzoeuroSabato 11 Gennaio 20148Le eccellenze per sperare

Continua a crescerela nuova struttura NeuromedContinua a crescerela nuova struttura Neuromed

Con nuovi servizi,nuove attività di ricercae nuovi investimentisi aprono anchenuove opportunità di lavoro

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MezzoeuroMezzoeuro Sabato 11 Gennaio 2014 9Le eccellenze per sperare

In apertura di servizio, l’esterno della struttura Neuromed di PozzilliNelle altre immagini

le elaborazioni di come si presenterà a lavori ultimati

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A Gioia Tauro rischiamo il commissariamento,ma noi non ci stiamo alla vecchia logica dell’oc-cupazione del potere che torna con la prossimanomina della nuova Autorità portuale, da parte delministro Lupi, noi. Crediamo di fondamentale importanza pensarealla portualità calabrese come sistema, abbiamostrutture che possono creare occupazione, lavoroe indotto, un sistema integrato che inglobi ancheMessina, una governance unitaria e coordinata,fino ad oggi c’è stato solo un sistema portuale go-vernato male, non attrattivo e soprattutto impro-duttivo.

Rischiamo il commissariamento del porto di GioiaTauro, ma noi non ci stiamo alla vecchia logicadell’occupazione del potere che torna con la pros-sima nomina della nuova Autorità portuale, daparte del ministro Lupi, noi.Crediamo di fondamentale importanza pensarealla portualità calabrese come sistema, abbiamostrutture che possono creare occupazione, lavoroe indotto, un sistema integrato che inglobi ancheMessina, una governance unitaria e coordinata,fino ad oggi c’è stato solo un sistema portuale go-vernato male, non attrattivo e soprattutto impro-duttivo. Dobbiamo rafforzare il polo siciliano equello calabrese, sullo Stretto, solo questo puòcreare una realtà di eccellenza, una nicchia im-portante per il futuro dei territori rivieraschi, unastrada giù aperta dall’Unione europea con il pro-getto Esii sugli Stretti europei.È necessario l’intervento immediato delle auto-rità del territorio come i sindaci, solo loro possa-no dare un indirizzo specifico e altamente quali-ficato con la proposta della creazione di un siste-ma portuale "Infatti nonostante i ventilati recorddel 2013, con 3 milioni e cento teus transitati nel-l’hub di Gioia in un anno, contro i 2,7 milioni del-lo scorso anno.Se Scopelliti, intento a crearsi poltrone per sé eper gli amici, è incapace di creare ricchezza pub-blica, non pensano lo stesso gli addetti del setto-re. Un segnale forte arriva ad esempio da ThomasBaumgartner, amministratore delegato di Fercamdi Bolzano che ha una delle sue filiali europee aRotterdam e che chiede a gran voce di lavorare inItalia ma dice anche che per crescere è importan-te l’internazionalizzazione, in effetti Rotterdammovimenta 12 milioni di teu e 450 milioni di ton-nellate di merci, la portualità italiana arriva a ma-lapena a 9 milioni di teu, Gioia Tauro, all’ottavoposto in Europa, movimenta 3 milioni di teu maa tutt’oggi è solo un porto di transhipment, ossiadi trasbordo.A Bruxelles, la Regione Calabria ha brillato perla sua assenza all’incontro sul futuro dei traspor-ti euro mediterranei, quindi avvertiamo noi il go-vernatore che vista la crescita dei porti nordafri-cani, c’è il rischio di una nuova marginalizzazio-ne dei porti europei; probabilmente potrebbe fun-zionare la creazione di una Zona economica spe-ciale (Zes), efficace per la crescita dei porti di tran-shipment non europei e delle loro aree logistichee industriali.Soltanto con un’autorità portuale forte come si-stema, Gioia Tauro può imporsi come primo por-to europeo; la sua crescita attuale, ripresa da po-co, sarà continua, ma non forte, per questo occorre

adottare la ricetta Baumgartner cioè un sistemache, nel nostro caso, inglobi lo Stretto, come fat-to con Villa e come richiesto da Vibo, fortemen-

te penalizzato dalla carenza di servizi e di con-nessioni intermodali e che invece potrebbe gode-re degli effetti della zona economica speciale; maanche le problematiche del porto di Crotone,Corigliano, Palmi.[In effetti, il declino di Taranto e il ritorno a GioiaTauro della compagnia di navigazione daneseMaersk Line, che recentemente ha stretto conMSC e con la Cma-Cgm nella P3 Network, chediventerà operativa nel secondo trimestre del 2014,aprono prospettive di grande respiro].

Un’occasione da non perdere: a noi non interes-sano le polemiche sui tanti nomi che circolano,interessa il lavoro e l’occupazione, il futuro di mi-gliaia di lavoratori e delle loro famiglie, con del-le specificità diverse per ogni singolo porto, mache devono essere affrontate con politiche di si-stema e con il massimo della professionalità ecompetenza. Solo a Gioia Tauro ci si troverà difronte alla scadenza della cassa integrazione cheriguarda quasi 500 lavoratori diretti, oltre alle dif-ficoltà per tutto l’indotto portuale.

Giovanni Belmontemeetup 162 Movimento 5 Stelle

Reggio Calabria

A Gioia Tauro ischiamoil commissariamento«Non ci stiamo alla logicadel potere che torna» diceGiovanni Belmonte,del meetup 162 del M5s«Crediamo alla portualitàcalabrse come sistemache possa inglobareanche Messinae che porti occupazione,lavoro e indotto»

I tentacolisul portoI tentacolisul porto

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 11 Gennaio 2014 11Un mare di interessi...

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«Preoccupazione, sconcerto, inquietanti dubbi maanche vicinanza e solidarietà. Sono tanti i senti-menti che nutriamo in queste ore a proposito delmega impianto di compostaggio dei rifiuti che do-vrebbe sorgere, il condizionale è quantomai sta-volta un auspicio, nel cuore verde e rigoglioso del-la provincia di Cosenza, nel territorio di Bisignanoal confine con Luzzi. Vogliamo capirne di più,dobbiamo capirne di più, la gente deve sapere laverità».Così Angelo d’Acri, segretario del Pd del circolodi Luzzi, affronta in una nota la delicata e spino-sa questione che sta tenendo in ansia le comunitàdella media valle del Crati e che riguarda la co-struzione del mega impianto di compostaggio chedovrebbe sorgere nel comune di Bisignano nellasua zona posta al confine con quello di Luzzi. Unterritorio vasto, a forte vocazione agricola e agri-turistica ma soprattutto densamente popolato seteniamo conto della cerniera di paesi vi girano at-torno.

«Una vera e propria bomba ecologica» la defini-sce d’Acri a due passi da casa e da qui i variega-ti sentimenti che vanno montando in queste ore.«Di preoccupazione, ovviamente, e come po-tremmo non averne - continua d’Acri -. Non co-nosciamo nulla di questo progetto, nulla. La suaportata, l’impatto sulla salute dei cittadini, lo stu-dio di fattibilità, l’impresa o le imprese chiamatea costruirlo e la loro relativa affidabilità tecnica.Nulla sappiamo, il tutto è avvolto nelle nebbie.Conosciamo solo il terrorizzante potenziale di cuiè capace questo impianto che dovrebbe smaltire180mila tonnellate all’anno caratterizzandosi in-dubbiamente come il più grande centro di com-postaggio del Mezzogiorno e sappiamo solo chequesta tecnica, quella del trattamento dei rifiutiindifferenziati, viene ormai considerata obsoleta,vecchia, dalla nuova logica contemporanea del-l’approccio dei rifiuti. Nel momento in cui le piùsviluppate civiltà occidentali studiano come pro-durre meno rifiuti qui, nel cuore verde della pro-vincia cosentina, se ne incentiva invece la produ-zione, peraltro indifferenziata, impiantando un co-losso da 180mila tonnellate l’anno e in una zonaper di più ad altissima vocazione agrituristica.

È per questo, altro sentimento che cresce - conti-nua ancora d’Acri - che proviamo grande vici-nanza e solidarietà per le popolazioni immediata-mente coinvolte dal progetto. I cittadini diBisignano, ovviamente, ma non solo se conside-riamo la contiguità con Luzzi e con una serie dialtri paesi che insistono, vivono e producono nel-la valle. Gli amici del Pd di Bisignano hanno giàraccolto 4mila firme contro il progetto avallatodal Comune guidato da Umile Bisignano ma so-no numeri destinati ad essere frantumati ora cheanche altri centri, in primis Luzzi, inizieranno araccogliere adesioni contro la costruzione del-l’impianto.Non nascondiamo poi sconcerto in merito a que-sta delicatissima faccenda - prosegue d’Acri -. Unimpianto simile lo ritroviamo nel Mediterraneo aCipro (non proprio l’avanguardia delle tecnolo-gie occidentali) e lo ritroviamo peraltro posto inuna zona desertica, lontana molte miglia dalle con-taminazioni umane o vegetali. Ci deve pur esse-

Una “bomba”sulle spondedel Crati

Una “bomba”sulle spondedel Crati

MezzoeuroMezzoeuroSabato 11 Gennaio 201412Il veleno a due passi da casa

Un mega compattatoreper rifiuti indifferenziati da180mila tonnellate l'annoè in programmanel comune di Bisignanoai confini con LuzziSiamo nella media valle,rigoglioso e popolosopezzo di provinciaa decisa vocazioneagricola e agrituristicaNon si conosce nulladi progetto, fattibilità,impatto ambientalee ricadute sulla salutedei cittadini. Si sa soloche per avere il "mostro",che sarebbe il più grandenel suo genere delMezzogiorno, i sindaciBisignano e Tedescohanno partecipatoa un bando regionalee quest'ultimo ha purefatto ricorso al Tar perchénon vuole perderloL'allarme lo lanciail segretario del Pddi Luzzi Angelo d'Acrima la faccenda è tutt'altroche conclusa qui...

Panoramiche di Luzzie, dall’altra parte, Bisignano

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re un motivo se da quelle parti hanno pensato be-ne di tenerlo lontano dai centri abitati. Senza con-tare poi il regno dell’improvvisazione in cui si agi-sce. Sempre per restare agli esempi concreti co-me non tenere conto del “caso” Torino dove perla sola fattibilità di un impianto simile ci hannolavorato per 17 mesi ben 46 persone. Forse un po’di scrupolo, certamente di organizzazione in piùrispetto ad esempio a quello che sta accadendo aBisignano dove in poche settimane, e con un nu-mero di persone che stanno in un pugno, si cercadi mettere dei punti tecnici fermi sulla fattibilitàdell’impianto.Questa preoccupazione, e qui veniamo ai milledubbi che ci stanno togliendo il sonno in questeore, non l’ha certamente avuta il sindaco diBisignano ma neanche quello di Luzzi, ManfredoTedesco, se è vero come è vero che tanto il primoquanto il secondo hanno partecipato questa esta-te al bando pubblico della Regione Calabria pervedere edificato nel proprio territorio il colossale

impianto di compostaggio. Per ragioni che anco-ra rimangono oscure poi i lavori se li è aggiudi-cati il Comune di Bisignano ma non deve sfuggi-re a nessuno che lo stesso Tedesco è poi ricorsoal Tar per vedersi riconosciuto il diritto a costrui-re su Luzzi l’impianto.Non si capisce allora quale sia la reale posizionedel sindaco Tedesco in materia. Da un lato mani-festa dubbi egli stesso sull’impatto ambientale del-l’opera, dichiarandosi favorevole solo a patto chenon si intacchi la salute dei cittadini (cosa questaimpossibile da stabilire a priori oltreché, proba-bilmente, impossibile di per sé da ottenere).Dall’altro però ricorre al Tar perché vorrebbe luisu Luzzi l’impianto di compostaggio in barba aipiù elementari principi di democrazia partecipa-ta. Ci piacerebbe sapere per esempio quanti luz-zesi sono stati consultati questa estate quandoTedesco ha deciso di partecipare al bando dellaRegione. Così come ci piacerebbe sapere, ades-

so, quanti altri luzzesi Tedesco ha coinvolto pri-ma di ricorrere al Tar proprio per difendere il di-ritto alla costruzione di un impianto imponente epericoloso che un giorno dice di volere, l’altro ap-presso no. Se non è quantomeno con superficia-lità che sta agendo Tedesco non sapremmo allo-ra come definire, in peggio ovviamente, il suo me-todo complessivo. A lui per quello che ci riguar-da ma anche a Bisignano per il comune di sua per-tinenza consigliamo prudenza finché si fa in tem-po. Con la salute dei cittadini non si scherza.Per quanto è e sarà nelle nostre possibilità - con-clude d’Acri - lotteremo con tutti i mezzi a di-sposizione per stare dalla parte dei cittadini e de-gli interessi della media valle del Crati. Un terri-torio, lo ricordiamo ancora, tra i più generosi inmateria agrituristica e che mal si concilia con un“mostro” di compostaggio da 180mila tonnellateall’anno. Vogliamo chiarezza, vogliamo sapernedi più e subito. Costi quel che costi».

MezzoeuroMezzoeuro Sabato 11 Gennaio 2014 13Il veleno a due passi da casa

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«Questo decreto legge rasenta la follia! Noi vo-gliamo la Banca d’Italia pubblica e indipendente,il Governo la vuole svendere a quotisti esteri e po-teri forti». Questo è quanto ha dichiarato il citta-dino Francesco Molinari senatore pentastellato.Sembra una dichiarazione sopra le righe, seguen-do la moda di voler a tutti i costi enfatizzare gliargomenti di cui ciascuno si occupa. A ben guar-dare, tuttavia, non solo appare appropriata, ma ad-dirittura riduttiva. Il provvedimento di cui si parla è quello della pri-vatizzazione della Banca d’Italia con la rivaluta-zione delle quote di capitale detenute dai grandigruppi bancari e altri soggetti. Quello della Banca d’Italia è un vero e proprioscandalo, molto maggiore del polverone degli af-fitti d’oro. Quando la polvere si è diradata, si èscoperto, tuttavia, che anche in quel caso dietroun apparente tecnicismo si nascondeva un vero eproprio scandalo. L’opera pia “Volemose bene”sempre in funzione in questi casi vuole che il pro-blema sia risolto con qualche piccolo comma na-scosto tra le pieghe di questi provvedimenti, checontengono tutto e il contrario di tutto.

I pentastellati peccano di un pò di improvvisa-zione e qualche approssimazione più che giusti-ficata dall’ardore giovanile e dalla mancanza difamiliarità con i trucchi e i trucchetti della politi-ca. Quello che appare sempre più evidente chepeggio della politica c’è la burocrazia, o sarebbemeglio dire l’alta burocrazia, costituita dai gran-di magnager pubblici, il cui impatto sulla spesapubblica è devastante non tanto per i lauti com-pensi non giustificati dal contributo che danno al-la gestione del sistema, ma per la strenua difesadi tutti i privilegi che si annidano tra i codici e co-dicilli creati da loro stessi per mettersi al riparo daqualsiasi sorpresa. Il Parlamento, infatti, riesce ap-pena a ad occuparsi di qualche problema margi-nale, ma la stragrande maggioranza delle bizzar-rie legislative hanno origine burocratica e hannola chiara finalità di proteggere il consolidato si-stema di furto aggravato e continuato ai danni del-la collettività con trucchi degni di Diabolik.

Il primo elemento di scandalo della Banca d’Italia è quello di aver voluto prendere il gatto per la

coda, occupandosi di un problema non seconda-rio, ma terminale nel senso che la questione ellaproprietà andava affrontato dopo aver definito icompiti e le funzioni dell’Istituto. È evidente a tut-ti che quella disegnata nella grande riforma del1936 non esiste più, poiché la Banca d’Italia nonè più un istituto di emissione, avendo trasferito lasovranità monetaria alla Bce, non regola la massamonetaria, non ha che limitate funzioni di tesore-ria dello Stato. Gli resta la funzioni di vigilanza sulsistema del credito parzialmente, poiché il con-trollo sulle operazioni di mercato che esse svol-gono sono di competenza della Consob. Ma an-che questa è una funzione provvisoria, poiché ilcontrollo dei grandi gruppi sta per essere trasferi-to alla Bce, per cui rimarrebbero sotto il controllodella Banca d’Italia solo le piccole banche locale.In pratica si tratta delle Bcc, Popolari e poco più.La cosa curiosa è che i grandi gruppi bancari pas-sano sotto la vigilanza europea ma acquisisconoil controllo del capitale della Banca d’Italia chedeve controllare le piccole banche. Possiamo gi-rarci intorno con le parole, ma in definitiva signi-fica che le grandi banche controllano le piccole.

E tanti saluti alla concorrenza. Sembra un po’ lafavola del lupo e dell’agnello o la legge del ma-re, dove il pesce grande mangia il più piccolo, ap-plicato al sistema bancario.Naturalmente si tratta di una mezza boutade, poi-ché si obietterà che l’attività di Vigilanza è al difuori del controllo degli azionisti e i funzionari in-caricati godono di ampia autonomia e una auto-revolezza che li pone al di sopra a al di fuori diqualsiasi manipolazione e interferenza. Questo può essere vero hic et nunc, in ossequio auna lunga tradizione di rigorosa gestione di que-st’attività nel lungo percorso della vecchia leggebancaria. Nessuno può tuttavia garantire per il fu-turo poiché la governance dell’Istituto passa inmano comunque ai privati. Se questi ultimi nonpossono decidere la nomina del Governatore, sot-toposta a una complessa procedura, certamentepotranno avere voce in capitolo nella scelta di qua-dri e dirigenti fino a ottenerne il controllo di fattoe la possibilità di manipolazione anche dellaVigilanza. Potrebbe essere un processo lungo efaticoso, o anche subire accelerazioni improvvi-se poiché spesso le cadute sono rovinose.

Qualche riflessione si impone. Intanto, il gover-natore non è il mostro sacro di qualche decenniofa. Personalità come Guido Carli, Paolo Baffi oAzelio Ciampi erano temute e rispettate da tutto

La Banca d’Italiabancomat delle bancheLa Banca d’Italiabancomat delle banche

Con la conversionedel decreto l'ex istitutodi emissione dismettei panni pubblici e diventaun soggettocompletamente privato,in mano alle bancheSalta completamentel'equilibrio creato nel 1936Lo Stato dopo aver cedutola sovranità monetariaalla Bce, regala i profittialle banche. Un affare chevale una mezza finanziariaogni anno. O forse no...

MezzoeuroMezzoeuroSabato 11 Gennaio 201414Prossima la conversione del decreto

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il mondo politico ed economico per il prestigiopersonale, ma anche per l’autorevolezza della ca-rica ricoperta. Il loro nome era conosciuto da tut-ti, spesso di più del Presidente della Repubblica.Oggi si fa fatica a ricordarne il nome. Certamentenon per demerito di Ignazio Visco, che è una ot-tima persona, integerrima moralità, competenza,professionalità e così via. Ma le sue funzioni nonsono vitali come una volta, non gioca un ruolofondamentale nella definizione della politica eco-nomica. Le considerazioni del governatore pro-nunciate nell’Assemblea della Banca il 31 mag-gio di ogni anno assumevano una funzione sa-crale, tenute in grande considerazione nella pre-disposizione del bilancio dello Stato. Il persona-le della banca gode di un regime privilegiato conuna serie di benefit non presenti nel resto dellapubblica amministrazione: guarentigie pubblichee flessibilità privata, un modello che ha consenti-to alla Banca d’Italia di acquisire prestigio ed au-torevolezza. Un commesso ha uno stipendio su-periore a un quadro di qualsiasi altra banca. Questoera forse giustificato dalla ieraticità attribuita alruolo, che oggi è venuta completamente meno percui la singolarità del suo contratto non ha più nes-suna ragion d’essere. La condizione del persona-le è oggi semplicemente scandalosa, uno schiaffoa tutti coloro che devono accontentarsi di qualchecentinaio di euro al mese per lavori precari.

Altrettanto anacronistica appare la conservazione della funzione di Vigilanza sulle banche mino-

ri in capo a una società destinata a diventare com-pletamente privata. Trattandosi di una funzionepubblica dovrebbe essere passata di competenzaal Tesoro, come d’altronde era prevista inizial-mente nel 1936. Non è accettabile che la Bancad’Italia si trasformi in una sorta di società di revi-sione e certificazione, che tragga i suoi utili da at-tività che appartengono esclusivamente allo Stato,magari addossandone il costo alle banche ispe-zionate.Eliminata l’emissione monetaria, ceduta l’attivitàdi vigilanza dei grandi gruppi, diventata inutile lagestione della tesoreria dello Stato, e al regola-zione della massa monetaria, cosa resta all’ex,molto ex, istituto di emissione, come dovrebberealizzare i lauti profitti di cui si vaneggia nellaperizia dei super esperti? Questa è la domandachiave alla quale si tenta in tutti i modi di dare unarisposta. Beninteso l’oro ex monetario accumu-lato nel caveau della Banca garantisce un roseofuturo per molti anni a venire: è sufficiente ce-derne sul mercato un esiguo ammontare ogni an-no per lasciare ai nipotini il compito di deciderecosa fare di un soggetto diventato completamen-te inutile. Per quale motivo, le riserve auree de-vono diventare un cespite della nuova Bancad’Italia di sua esclusiva proprietà e produrre pro-fitti per i partecipanti al capitale che nulla hannofatto per accumulare quel Tesoro?

Il sospetto avanzato da più parti, in particolaredal professor Gianfranco D’Atri che ne ha fat-

to un vero e proprio cavallo di battaglia, è che l’in-disponibilità di riserve pone un limite insuperabi-le all’adozione di una moneta diversa dall’euro,rendendo irreversibile la partecipazione dell’Italiaalla moneta unica.

«Vogliamo che la Banca d’Italia rimanga pubbli-ca perché dobbiamo salvaguardarne la piena in-dipendenza!», afferma ancora il senatore FrancescoMolinari. Ma il problema vero è quello di defi-nirne ruolo e funzioni e sulla base di questi stabi-lire la sua natura giuridica. Oggi il dibattito, nel-la quasi totale indifferenza del grande pubblico te-levisivo abituato piuttosto al gossip che a preoc-cuparsi di problemi apparentemente tecnici ma digrande impatto pratico, si concentra esclusiva-mente su una questione di interesse. Oltre alla ri-serva aurea, che costituisce di gran lungo la com-ponente patrimoniale più importante, un altro ele-mento di grande interesse è costituito dal patri-monio immobiliare costituito da tutti gli immobi-li di prestigio che sono sempre nelle zone centra-li delle principali città dove vi erano le sedi pro-vinciali della Banca. In gran parte sono ormai vuo-te o stanno per diventarlo, considerato che non viè alcun serio motivo per mantenerle in funzionepoiché l’articolazione territoriale è diventata com-pletamente inutile.Ne è triste testimonianza la sede cosentina ormaichiusa da qualche anno, che rischia il degrado senon viene riutilizzata al più presto. Pur non reg-gendo il paragone con l’oro di proprietà, anche ilpatrimonio immobiliare ha un valore molto ele-vato e passare di proprietà ai nuovi partecipanti alcapitale consentendo l’avvio di potenziali opera-zioni speculative in tutta Italia.

Il problema è quello della definizione deicompiti che si vogliono attribuire alla Banca

d’Italia e solo dopo decidere quale forma deve as-sumere. Il rettore della Bocconi Guido Tabelliniaveva al proposito avanzato alcune proposte chedopo una prima risposta positiva da parte del go-verno Monti, sono state lasciate cadere concen-trandosi unicamente sulla privatizzazione dellabanca. Qualunque sia la decisione dovrebbe es-sere chiaro che il patrimonio, tanto aureo che im-mobiliare, non può essere ceduto a privati in ma-niera così semplicistica.

Scrive al riguardo il senatore Molinari: «Ma, so-prattutto, fatto essenziale e decisivo della neces-sità che torni interamente in mano pubblica - in-tento già dettato dalla Legge n.262/2005 e op-portunisticamente mai attuato - è che il ricco pa-trimonio da essa costituito non è di un qualsiasiazionista/quotista ma degli italiani. Il Movimento5 Stelle parte da questo presupposto, quando af-ferma l’elevata discutibilità del D.L. n.133: è inac-cettabile che il nostro ex Istituto centrale di emis-sione possa diventare a maggioranza di quotistiesteri né tale rischio viene mitigato dalla consi-derazione che essa possa temporaneamente ri-comprare le quote eccedenti, visto che è parimentigrave che la Banca d’Italia possa detenere tali quo-te al posto dello Stato italiano. Quella che si stafacendo, sotto l’apparenza di una “furbata” na-sconde un gesto folle ai danni del nostro Paese!»Il procedimento così concepito appare un ingiu-stificato, ingiustificatissimo, regolo alla lobby deigrandi gruppi bancari, che sono i principali re-sponsabili dello stato di crisi in cui siamo cadutie oggi vengono premiati con un regalo di quasimezzo miliardo di euro l’anno. Ma quel che ap-pare ancora più grave gli vengono consegnate lechiavi per controllare i piccoli istituti.

Riportiamo quanto denunciato dal cittadino Molinari, poiché il Movimento 5Stelle è l’uni-

co ad aver preso sul serio la questione e ha aper-to una discussione pubblica sull’argomento. Tuttigli altri sembrabno affetti da una prematura son-nolenza estiva e accettano senza alcuna obiezio-ne le proposte del governo in clima di rassegnatasfiducia sulla possibilità di intervenire in una te-matica tanto tecnica da non consentire una valu-tazione ponderata sul provvedimento.«Cosa si nasconde dietro questa ingiustificata fret-ta di cambiarne l’assetto alla BdI?», si chiede ilsenatore pentastellato. «Il testo che ci apprestia-mo a votare, da un lato, è un regalo alle Bancheprivate ed ai suoi padroni - già riccamente bene-ficiati dalla Legge Amato-Carli - e una truffa aidanni del popolo italiano ; se esso genererà mag-giori entrate tributarie nel breve periodo - 900 mlndi euro, frutto di una minima imposta sostitutivadel 12% - essa produrrà la rinuncia a 450 mln dieuro annui, in precedenza esclusivo appannaggio(cd. signoraggio) dello Stato. Dall’altro, il decre-to legge, estendendo - nel modo criticato - la cer-chia dei possibili partecipanti al capitale della no-stra Banca centrale lo allarga a soggetti finanzia-ri esteri (seppur limitati al perimetro della comu-nità europea). Ormai la svendita del patrimoniodello Stato italiano - il patrimonio degli italiani -al fine di mantenere intatti gli sprechi di una clas-se politica corrotta, non conosce limiti!Occorre evidenziare, poi, come ancora una voltasi usino pretestuosamente le istituzioni europeeper spacciare come necessità una ripatrimonia-lizzazione a costo zero di enti creditizi che stan-no strangolando l’economia del nostro Paese: lostesso governatore della Bce, Draghi ha lamenta-to il fatto che Governo abbia richiesto un parere,procedendo - poi - senza attenderlo. Un parere che- ora disponibile - contiene implicite riserve e ba-nali auspici acché i provvedimenti conseguentisiano in linea con la normativa comunitaria (omet-tendo di pronunciarsi sul palese aiuto di Stato da-to alle aziende bancarie e assicurative interessatedalla rivalutazione-truffa).La politica italiana si sta lentamente sottometten-do ai più oscuri poteri finanziari; noi del M5S nonci piegheremo ai poteri forti che - di fatto - stan-no svuotando della democrazia le istituzioni delnostro Paese. Il soddisfacimento dei loro interes-si è diametralmente opposto a quello dei cittadi-ni italiani ed il Governo Letta è ad esso asservi-to».Sono parole pesanti, che, almeno meriterebberoun approfondimento prima di approvare una nor-ma scellerata.

o.p.

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