METTOODDII I MAATTEEMMAATTICCII NPPEERR · PDF fileMATEMATICA A TTUARIALE Il termine...
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IINNDDIIVVIIDDUUAALLII SSUULLLLAA DDUURRAATTAA DDII VVIITTAA
MMATEMATICAATEMATICA A ATTUARIALETTUARIALE
Il termine MMATEMATICAATEMATICA ATTUARIALEATTUARIALE o “matematica delle assicurazioni” designa un insieme di modelli
matematici relativi a quella particolare attività economica consistente nella gestione di RRISCHIISCHI
trasferiti ad un assicuratore da operatori economici. Diversi aspetti di questa attività possono
essere analizzati in termini quantitativi: in particolare è interessante studiare la “domanda” di
assicurazione da parte degli operatori e l'analisi della gestione di un'impresa assicuratrice.
L'obiettivo della matematica attuariale è dunque sintetizzabile nella valutazione del costo delle
coperture assicurative, elemento fondamentale nella fissazione del prezzo, o “premio”, delle
coperture stesse, nella “gestione” di questo premio nel tempo e nella definizione di metodi per il
calcolo di vari tipi di riserve tecniche. Le varie metodologie proprie della matematica attuariale
sono conseguenza delle caratteristiche dell'attività assicurativa, ove coesistono aspetti finanziari
collegati a possibili differimenti nel tempo delle prestazioni assicurative ed aspetti probabilistici,
scaturenti dall'ovvia aleatorietà della gestione dei rischi. Le metodologie probabilistiche impiegabili
nella matematica attuariale sono molto diversificate, andando da semplici modelli discreti a più
complessi modelli continui, nonché alla considerazione dei processi stocastici. E' necessario
sottolineare che un'ulteriore causa di diversificazione nell'ambito della modellistica attuariale è
imputabile alla grande varietà di tipologie assicurative.
art. 1882 cc Nozione
L'assicurazione è il contratto col quale l'assicuratore, verso pagamento di un
premio, si obbliga a rivalere l'assicurato, entro i limiti convenuti, del danno
ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o una rendita al
verificarsi di un evento attinente alla vita umana
E' dunque possibile, partendo dalla nozione di contratto assicurativo data dal Codice Civile,
giungere ad una classificazione delle assicurazioni libere, cioè essenzialmente quelle stipulate per
libera scelta da individui, aziende o collettività:
• Assicurazioni contro danni
• Assicurazioni sulla vita
• Assicurazioni sulla salute
• Assicurazioni sociali*
ASSICURAZIONI CONTRO I DANNI
Il settore delle assicurazioni contro i danni presenta un'ampia varietà di coperture assicurative,
concernenti numerosi tipi di rischi ed interessanti sia le aziende sia i singoli individui o le famiglie.
• Assicurazioni incendi
• Assicurazioni furti
• Assicurazioni di Responsabilità Civile (R.C.)
◦ R.C. Auto
◦ R.C. Diversi
▪ R.C. dell'imprenditore
• R.C. Prodotti
* Le assicurazioni sociali sono assicurazioni “obbligatorie”
▪ R.C. Professionale
▪ R.C. Famiglia
• Assicurazione Auto Rischi Diversi (con esclusione della R.C. Auto)
◦ garanzia furto e incendio
◦ garanzia per guasti accidentali o “kasko”
◦ garanzia “ritiro della patente”
• Assicurazioni credito
• Cauzioni
• Assicurazioni grandine
• Assicurazioni trasporti
• Assicurazioni aviazione
◦ assicurazione di corpi (aeromobili)
◦ assicurazione di merci (oggetti di trasporto)
◦ R.C. per danni a persone o cose
◦ R.C. del datore di lavoro nei confronti degli equipaggi
◦ assicurazione contro infortuni dei viaggiatori
◦ assicurazioni spaziali
• Assicurazioni tecniche
◦ polizze all risks
◦ polizze monorischio
▪ polizze montaggio
▪ polizze contractor's all risks (C.A.R.)
▪ polizze guasti macchine
▪ polizza elettronica
• Assistenza (prestazione di servizio)
Dunque, in questo tipo di contratti, la prestazione dell'assicuratore è un risarcimento a fronte di
danni materiali subiti dall'assicurato (alla sua o ad altre persone) o dal suo patrimonio o di
situazioni di responsabilità civile. L'aleatorietà dell'esborso, che si tramuterà in un costo per
l'assicuratore e nel premio per l'assicurato, sarà funzione di due processi stocastici: uno
riguardante il numero aleatorio dei sinistri e l'altro concernente l'entità aleatoria del danno
causato da ciascun sinistro. La durata di una copertura assicurativa contro i danni è piuttosto
breve: dura (di solito) 1 anno. Questo implica una limitata esposizione sui mercati, dunque un
basso rischio finanziario per la compagnia assicuratrice ma al contempo un elevato rischio tecnico,
dovuto all'alea riguardante il sinistro da coprire.
ASSICURAZIONI SULLA VITA
Nonostante l'insieme delle assicurazioni sulla vita non sia paragonabile per varietà di coperture a
quella che caratterizza le assicurazioni contro i danni, la diversificazione presente in tale insieme
suggerisce di operare un'opportuna classificazione.
• Assicurazione sulla durata di vita
• Assicurazione di nuzialità e natalità
• Assicurazioni legate a fondi di investimento
• Operazioni di capitalizzazione
• Rendite di invalidità
• Assicurazioni complementari
Dunque, in questo tipo di contratti la prestazione dell'assicuratore è un pagamento di somme al
verificarsi di prestabiliti eventi inerenti alla vita di una o più persone. L'aleatorietà dell'esborso
riguarderà l'eventualità che la prestazione sia erogata (il se dovrà esser pagata la prestazione) e la
tempistica di pagamento (il quando la prestazione dovrà essere erogata). Per quel che concerne il
quantum, le somme, in un'assicurazione sulla vita se non son già stabilite, sono comunque
determinabili (il quanto è certo). Contrariamente alla copertura assicurativa contro i danni, la
durata di un'assicurazione sulla vita è medio-lunga: (di solito) minimo 10 – 20 anni. Questo
comporterà un'elevato rischio finanziario per la compagnia assicuratrice, la quale dovrà gestire
patrimoni in un'ottica prudenziale medio-lunga ed un rischio tecnico sostanzialmente limitato.
ASSICURAZIONI SOCIALI
Tutte le forme assicurative di questo settore sono caratterizzate dal fatto che esse riguardano una
collettività, opportunamente definita: può trattarsi dell'insieme dei dipendenti di un'azienda, degli
aderenti ad un'associazione professionale, dei cittadini di uno Stato. Queste polizze sono infatti
fornite o dai sistemi pubblici, dunque dallo Stato stesso o da enti previdenziali o sanitari, oppure
sono gestite direttamente dalle aziende private, da assicuratori, banche ed altri intermediari
finanziari, nella forma di fondi pensione, con il principale scopo di provvedere alla costituzione di
rendite vitalizie pagabili dall'ingresso in quiescenza. Queste coperture assicurative obbligatorie
comprendono:
• pensioni pagabili dall'ingresso in quiescenza (di anzianità)
• pensioni ai superstiti
• pensioni di invalidità
ASSICURAZIONI SULLA SALUTE
La quasi totalità di queste coperture, fornite da assicurazioni private, non ha, a differenza delle
assicurazioni contro i danni, carattere risarcitorio, in quanto la prestazione dell'assicuratore è quasi
sempre commisurata ad un importo forfettariamente stabilito in polizza e non al reale danno
subito dall'assicurato (fanno comunque eccezione le polizze che garantiscono un rimborso di spese
mediche). La causa dell'alterazione dello stato di salute dell'assicurato, il cui insorgere determina
la prestazione dell'assicuratore , è data da infortunio o malattia. Con riguardo alla durata
contrattuale, si hanno polizze monoannuali e polizze pluriennali.
EELLEEMMEENNTTII DDII TTEEOORRIIAA DDEELLLL’’UUTTIILLIITTÀÀ
Studia lo scambio di importi monetari aleatori, dunque di operazioni che comportano un RISCHIO FINANZIARIO.
es. Generica operazione finanziaria rischiosa
Un individuo I scambia una posizione finanziaria incerta x1 con un’altra posizione finanziaria
incerta x2, sia x1 che x2 sono variabili aleatorie, alle quali l’individuo I, nell’istante contrattuale,
assegnerà una distribuzione di probabilità X. Queste due variabili rappresentano il patrimonio
soggetto a rischio di I, prima e dopo lo scambio. Il guadagno di I è individuato dalla variabile
aleatoria: G = x2 – x1
Dati:
I x1 x2 con
Problema:
G = x2 – x1
In termini formali:
Definendo l’insieme delle opportunità, cioè l’insieme di tutte le X possibili
posizioni finanziarie nell’istante decisionale, il problema delle decisioni finanziarie in condizioni di
incertezza consiste nell’introdurre nell’insieme X un ordinamento di preferenza ( ≻ ), tale che:
attraverso l’introduzione di un numero reale: , tale che:
E’ dunque necessario, per rappresentare un ordinamento di preferenza all’interno dell’insieme opportunità
X , definire una funzione di valutazione:
((**))
IIMMPPOOSSTTAAZZIIOONNEE AASSSSIIOOMMAATTIICCAA
Lo scopo della teoria delle decisioni è quello di descrivere il comportamento di un individuo razionale in
condizione di incertezza. Si tratterà non già di determinare un ordinamento di preferenza valido per tutti gli
agenti economici, quanto di individuare una classe di criteri decisionali che raccolga al suo interno i singoli
criteri individuali e che sia caratterizzata da pochi principi generali economicamente significativi. Questi
criteri dovranno essere quindi coerenti con quelli individuali da cui sono indotti e dovranno descrivere degli
ordinamenti di preferenza riflessivi, transitivi e completi.
Transitività
Considerando la proprietà riflessiva come auto evidente ( X è indifferente a X: ), la proprietà
transitiva richiede che: se e allora . Questo naturale criterio di coerenza
implica che se l’individuo I gradisce la posizione x1 almeno quanto la posizione x2 e se considera la posizione
x2 gradita almeno quanto la posizione x3, allora non potrà considerare x3 strettamente preferita a x1.
Completezza
Un ordinamento si dice completo se risulta definita ogni relazione di preferenza o di indifferenza tra le
possibili posizioni che compongono l’insieme X. In sostanza, le decisioni dell’individuo saranno
univocamente determinate se I dispone di un criterio di scelta in base al quale, per ogni possibile
operazione di scambio, è sempre possibile dire che x2 (la posizione finale) è preferita a x1 (la posizione
iniziale), oppure che x1 è preferita a x2, oppure che x1 e x2 sono indifferenti.
Definizione Data una generica variabile aleatoria Xk e la sua funzione di ripartizione:
con (che racchiude tutte le distribuzioni di
probabilità per ) affinché l’individuo possa scegliere in modo
razionale, dovrà costruire una relazione di preferenza nell’insieme di tutte
le funzioni di ripartizione delle variabili aleatorie
, tale che:
All’interno dell’insieme F si possono inoltre introdurre ordinamenti parziali basati su ipotesi generali, come
ad esempio il criterio della dominanza stocastica.
Dominanza stocastica
Si supponga ad esempio che la distribuzione di x2 domini quella di x1 , nel senso che:
e che la disuguaglianza valga in senso stretto per almeno un valore di x. Questa proprietà è detta di
dominanza stocastica del primo ordine.
Definizione Date due distribuzioni di probabilità F1 e F2 sugli esiti x, dove:
si dice che F2(x) domina stocasticamente F1(x) al primo
ordine, se accade che: cioè deve accadere che per
tutto l’insieme delle opportunità, la probabilità di ottenere un premio
maggiore o uguale di un determinato minimo x sia maggiore nella prima
lotteria rispetto alla seconda, cioè:
. Dunque, comunque
fissato il numero reale x, la probabilità che la
situazione patrimoniale x1 risulti maggiore di x
non è mai maggiore (ed in almeno un caso è
minore) della probabilità che x2 risulti maggiore
di x.
es. Dominanza stocastica del primo ordine
Si considerino due variabili aleatorie X1 eX2 e il
relativo andamento delle funzioni di densità
f1(x) e f2(x) . Come evidenziato dall’andamento
delle rispettive funzioni di ripartizione F1 e F2,
X1 domina stocasticamente X2 , nel senso che
G. Castellani, M. De Felice, F. Moriconi – Manuale di Finanza, vol. II, pgg. 61 – 62
Sotto opportune ipotesi di continuità si dimostra che se x2 domina x1, cioè vale ,
allora ogni individuo massimizzatore di profitto, cioè che preferisce importi monetari certi maggiori ad
importi monetari certi minori, preferirà x2 ad x1 . In ogni caso, l’ordinamento introdotto dal criterio della
dominanza stocastica è di tipo incompleto, poiché potranno di certo esistere coppie di funzioni di
ripartizione appartenenti ad F per le quali non risulti verificata la disequazione . La
dominanza stocastica va quindi considerata come un requisito necessario ma non sufficiente per la
costruzione di un criterio generale di scelta. Infatti per descrivere adeguatamente il comportamento in
condizioni di incertezza è necessario prendere in considerazione la tendenza degli individui ad evitare
situazioni considerate pericolose, introducendo quindi ipotesi sull’aavvvveerrssiioonnee aall rriisscchhiioo. Per questo motivo è
più utile sviluppare la teoria delle decisioni basandosi sul criterio dell’utilità attesa.
Posizioni finanziarie composte (misture)
E’ comunque possibile considerare postulati di razionalità diversi da quello della dominanza stocastica,
partendo per esempio dal concetto di posizione finanziaria composta o mistura. Si tratta di una posizione
finanziaria incerta in cui un individuo I deve scegliere tra due posizioni finanziarie X1 e X2, anch’esse incerte,
in base all’esito che avrà un certo evento A, al cui verificarsi I attribuisce una probabilità P(A) = , di valore
strettamente compreso tra 0 e 1. Se l’evento A si verifica l’individuo assumerà la posizione X1, viceversa
dovrà assumere la posizione X2 . In linguaggio delle probabilità, la posizione composta rappresenta una
variabile aleatoria mistura, indicata come X1X2 , la quale presenterà come possibili determinazioni sia
quelle di X1 che quelle di X2 e assumerà le prime con probabilità e le seconde con probabilità (1 – ). E’
immediato notare come la funzione di ripartizione della mistura X1X2 è data
dalla combinazione lineare, con coefficienti e (1 – ), delle funzioni di ripartizione F1(x) e F2(x) di X1 e X2 ;
si ha cioè: . Sulle misture sono definite molte proprietà delle relazioni
di preferenza in X ( o in F ) .
Proprietà archimedea Se
Proprietà di sostituzione Se allora, comunque scelta e per qualunque
, deve risultare:
Queste due proprietà piuttosto forti implicano altre proprietà più deboli ma comunque espressive e certo
molto significative perché una relazione di preferenza sia transitiva e completa.
Proprietà di continuità Se
Proprietà di monotonia Se e se
Proprietà di consistenza e , deve
risultare:
UUTTIILLIITTÀÀ AATTTTEESSAA
Adottando come assiomi alcune di queste proprietà delle relazioni di preferenza si può strutturare in
maniera rigorosa la teoria dell’utilità attesa. Ad esempio utilizzando il concetto di dominanza stocastica
unito alle proprietà delle relazioni di preferenza, si giunge ad esporre un famoso teorema di
rappresentazione, dimostrato da John von Neumann e Oskar Morgenstern. L’enunciazione di quest’ultimo
avviene qui in forma semplificata, valida in effetti solo se gli elementi di X sono variabili aleatorie con un
numero finito di determinazioni.
Teorema di von Neumann e Morgenstern
Se l’ordinamento di preferenza ( ) definito su X è completo, consistente e coerente con la relazione di
dominanza stocastica, allora:
1. Esiste una funzione u(x) tale che X2 ≻ X1 , se e solo se:
2. La funzione u(x) è unica a meno di una trasformazione lineare crescente
La prima conclusione di questo teorema di rappresentazione equivale ad affermare che esiste una funzione
u(x), tale che:
Dunque un ordinamento di preferenze così descritto può essere rappresentato attraverso un operatore
ordinamento espresso come speranza matematica di una funzione u(X) degli importi aleatori. Supponendo
gli agenti massimizzatori di profitto, la funzione non potrà che essere strettamente crescente. Essa è nota
come funzione di utilità di von Neumann e Morgenstern e l’operatore di ordinamento E[u(X)] è l’utilità
attesa di X. Il secondo enunciato afferma che qualsiasi funzione z(x) che sia ottenuta effettuando una
trasformazione lineare positiva di u(x) , tale che sia con a costante positiva e b
costante arbitraria, induce in X lo stesso ordinamento di preferenza di u(x) , è cioè equivalente ai fini della
rappresentazione delle preferenze dell’individuo I . Ancora: funzioni z(x) che non rappresentano
trasformazioni lineari di u(x) corrispondono necessariamente ad un diverso ordinamento di preferenza.
Questo teorema, dimostrato su base assiomatica da von Neumann e Morgenstern nel 1947, è importante
poiché qualifica l’operatore E[u(X)] come l’unica funzione di valutazione accettabile per descrivere le
preferenze di un individuo dotato di caratteristiche di razionalità e coerenza. Inoltre lo studio
dell’andamento e del segno di questa funzione caratterizza l’atteggiamento verso il rischio dell’individuo: se
si specifica una u(x) funzione lineare e crescente di x si definisce il criterio della speranza matematica, che
caratterizza le scelte di un individuo indifferente al rischio. Se si sceglie una generale funzione crescente, si
ottiene il principio dell’utilità attesa, che unito alla concavità per u(x), fornisce il criterio di scelta
caratteristico di qualsiasi individuo avverso al rischio.
Criterio della speranza matematica
Per trattare il problema del comportamento di un individuo di fronte ad una scommessa con guadagno
aleatorio G, è necessario introdurre come metro di valutazione la speranza matematica del guadagno E(G).
Ciò deriva dall’aver assegnato alla funzione u(x) la forma di una qualsiasi funzione lineare crescente,
accettando quindi, implicitamente, di considerare solamente il comportamento di un individuo I,
massimizzatore di profitto. Se risulta, ad esempio, , con la scelta:
la relazione dedotta da von Neumann e Morgenstern, , diventa:
cioè:
quindi, ricordando che G = x2 – x1 , la relazione , equivale a . Se vale, al
contrario, , dovrà essere , mentre l’annullarsi del guadagno atteso si avrà solo nel caso
di . L’operazione di scambio , deve esser valutata in base al segno di E(G):
favorevole, se
equa, se
sfavorevole, se
Il criterio seguito in questo contesto sarà dunque la massimizzazione del guadagno sperato. L’utilizzo di
questo criterio ha origini ben più lontane del lavoro di von Neumann e Morgenstern. Fino agli inizi del XVIII
secolo, le nozioni di speranza matematica e di probabilità non erano ancora state distinte e si assumeva
naturale che il valore di una scommessa e quindi il prezzo equo di un biglietto che dia diritto a parteciparvi,
dovesse coincidere con il valore atteso della vincita. Tuttavia, nel 1738, Daniel Bernoulli descrisse il famoso
paradosso di San Pietroburgo.
Caso storico: il paradosso di San Pietroburgo
Si consideri un individuo I che partecipa a un gioco T o C con il lancio di una moneta perfetta e
indeformabile. Se il risultato del lancio è TESTA, I vince 2 euro e il gioco termina; altrimenti la moneta viene
lanciata una seconda volta e, se il risultato è TESTA, I vince 4 euro ed il gioco ha termine. Se il risultato è
CROCE viene effettuato un terzo lancio, che frutterà ad I un guadagno di 8 euro nel caso si ottenga TESTA, in
caso contrario, si continuerà a lanciare la moneta, ogni volta con guadagno raddoppiato. Il gioco consiste
nella ripetizione del lancio della moneta finché non si ottiene TESTA per la prima volta. Se questo accade
all’n-esimo lancio, allora I incasserà 2n euro. Dunque il problema è calcolare il valore atteso della vincita G
di I.
Dati:
Cn
Problema:
La variabile aleatoria X ha supporto numerabile, coincidente con l’insieme delle potenze di 2, cioè
. Se si indica con An l’evento “La prima TESTA è estratta all’n-esimo lancio”, la speranza
matematica di X è data da:
dato che gli eventi An sono tutti a due a due incompatibili. Se si indica con Cn l’evento “Il risultato del lancio
n-esimo è CROCE”, l’evento An, per ogni , è rappresentato da:
avendo indicato con la negazione di Cn e dunque l’evento “Il risultato dell’n-esimo lancio è TESTA”.
Ipotizzare l’indeformabilità della moneta vuol dire accettare l’ipotesi che i lanci siano stocasticamente
indipendenti e se si aggiunge a questa l’ipotesi che a ciascun evento Cn corrisponda una probabilità di ½,
allora la probabilità di An è data da:
Il valore atteso del gioco risulta quindi:
dato che tutti i termini della serie sono uguali a 1. Questo equivale a dire che il costo del biglietto è infinito
o meglio, è maggiore di qualunque cifra l’individuo I proponga di pagare, per elevata che essa sia. Proprio
per superare il problema del valore monetario atteso della vincita pari a , la soluzione classica del
paradosso richiede l'introduzione esplicita del concetto di utilità attesa e di diminuzione dell'utilità
marginale del denaro. Quest'ultima idea fu un'intuizione di Bernoulli, sebbene già dieci anni prima che il
matematico svizzero pubblicasse la sua opera, un altro suo illustre concittadino nonché matematico di
fama, Gabriel Cramer, avesse introdotto parzialmente la stessa idea, scrivendo al fratello maggiore Nicholas
Bernoulli: "I matematici stimano il denaro in proporzione alla sua quantità, mentre un uomo di buon senso
lo stima in proporzione all'uso che può farne". Dunque la vincita non deve esser presa in considerazione
solo per il suo importo monetario, quanto piuttosto secondo una funzione di questo importo che sia adatta
a esprimere il valore morale che l'individuo I attribuisce alla vincita. Bernoulli introdusse così una funzione
di utilità logaritmica, abbandonando quella che veniva considerata una pietra miliare delle funzioni di
utilità: funzioni lineari positive crescenti e superando d'altro canto, anche grazie alle proprietà delle
funzioni logaritmiche, l'impasse del valore atteso infinito. Scegliendo infatti di misurare gli importi secondo
una scala logaritmica si ottiene il nuovo valore del gioco, che Bernoulli chiamò speranza morale di G:
Utilizzando le proprietà delle serie geometriche, si ricava che il valore morale del gioco risulta finito:
“Questo risultato introduce un superamento del criterio della speranza matematica e può essere considerato l’origine
storica della teoria dell’utilità attesa. Il “valore morale” della vincita introdotto da Bernoulli produce una distorsione
non-lineare della scala degli importi corrispondente all’uso di una funzione di utilità logaritmica.” G. Castellani, M. De Felice, F. Moriconi – Manuale di Finanza, vol. II, pg.58
Criterio dell’utilità attesa
Il paradosso di San Pietroburgo dimostra dunque come l’approccio del guadagno sperato non tenga conto
di ulteriori importanti circostanze che dipendono dall’individuo e che concorrono a determinarne l’effettivo
comportamento di fronte al rischio. Dal punto di vista bernoulliano invece il criterio dell’utilità attesa
utilizza un cambiamento della scala con cui si misurano gli importi, sostituendo la scala oggettiva del valore
monetario con una scala soggettiva basata sull’utilità. Viene cioè introdotta una funzione u(x) del capitale x,
che rappresenta l’importanza che ha per l’individuo I il possesso del capitale x. Questa funzione, detta
funzione di utilità, per semplicità, sarà definita su un intervallo , eventualmente
coincidente con R + stesso e avrà media finita, ovvero . Per il teorema di rappresentazione,
l’opportunità X2 sarà preferita ad X1 se e solo se . Il criterio decisionale di I consisterà
quindi nella mmaassssiimmiizzzzaazziioonnee ddeellll’’uuttiilliittàà aatttteessaa.. In base a questo criterio, l’individuo I, dotato di funzione di
utilità u(x) come descritta, che si trovi nella situazione finanziaria X1, reputerà l’operazione finanziaria di
scambio :
vantaggiosa, se
indifferente, se
svantaggiosa, se
Ad esempio, un individuo che possiede un capitale certo c reputerà l’operazione di guadagno aleatorio G :
vantaggiosa, se
indifferente, se
svantaggiosa, se
Oss.
E’ utile osservare che se la funzione di utilità è lineare e crescente, cioè se:
allora ci si ricondurrà al criterio della speranza matematica e si avrà sempre:
Perciò si può affermare che un individuo che presenti funzione di utilità lineare e crescente
ritiene indifferente un’operazione equa.
Scala dell’utilità
Le caratteristiche della scala dell’utilità significative per la descrizione delle decisioni economiche in condizioni di
incertezza possono essere riassunte e precisate nella forma di proprietà della funzione reale di variabile reale u(x). G. Castellani, M. De Felice, F. Moriconi – Manuale di Finanza, vol. II, pg.71
Insieme di definizione Come già notato il dominio D della funzione di utilità u(x) sarà un opportuno
intervallo o eventualmente coinciderà con l’insieme dei numeri reali non-
negativi. Tuttavia in casi particolari potrà avere senso utilizzare funzioni di utilità
definite anche per numeri negativi ad esempio per considerare situazioni
patrimoniali che includano anche posizioni debitorie. Converrà inoltre supporre
che la funzione sia continua su tutto il suo insieme di definizione.
Crescenza Avendo ipotizzato agenti economici massimizzatori di profitto, la u(x) sarà una
funzione strettamente crescente di x, per cui varrà la relazione:
Concavità Secondo Bernoulli: “Non c'è dubbio che un guadagno di mille ducati ha più
valore per un povero che per un ricco, nonostante entrambi guadagnino la stessa
quantità”. Si può affermare infatti che l’ipotesi fondamentale sulla funzione di
utilità è che ad incrementi uguali di capitale corrispondono incrementi di utilità
tanto più piccoli quanto più grande è il capitale posseduto dall’individuo. Questa
affermazione, avendo supposto la funzione continua su tutto il suo insieme di
definizione, implica che u(x) sia concava su tutto il dominio D. Infatti se si
scelgono due incrementi x0 consecutivi a partire da (x – x0), si può notare come:
cioè:
Quest’ultima relazione è valida e .
Questa disuguaglianza si presta poi ad un’ulteriore interpretazione: se un
individuo con capitale x scommette x0 euro a T o C, il valore sperato dell’utilità,
media dell’utilità in caso di vincita e dell’utilità in caso di
perdita, è minore dell’utilità che esso avrebbe astenendosi dal gioco, I reputa
dunque svantaggioso scommettere ed è quindi avverso al rischio.
Proprietà differenziali della funzione di utilità
Assunto che u(x) sia continua, derivabile almeno due volte e, in alcuni casi, sviluppabile in serie di Taylor, la
derivata prima u’(x), detta utilità marginale del capitale x, sarà strettamente positiva su tutto D (per la
crescenza) e la derivata seconda u’’(x) sarà strettamente negativa su tutto D (per la concavità, data
l’avversione al rischio). Dunque si dirà che, se u’(x) > 0 e u’’(x) < 0 , l’utilità marginale diminuisce
all’aumentare del capitale. Sarà proprio l’andamento della derivata seconda di u(x) la discriminante della
propensione/avversione al rischio dell’individuo I:
avversione al rischio, se
indifferenza al rischio, se
propensione al rischio, se
Misure di avversione al rischio
Se il segno di u’’(x) individua il comportamento dell’individuo I rispetto al rischio, esistono operatori in
grado di misurare il livello di propensione al rischio. Ad esempio, un’utile misura di avversione al rischio,
detta appunto misura assoluta di avversione al rischio in forma locale, introdotta in teoria dell’utilità da J.
Pratt e K. Arrow, è data dalla cosiddetta funzione concavità relativa di u(x):
Le dimensioni di questo coefficiente saranno pari al reciproco di un importo, dunque euro-1. Questa
funzione misura localmente la concavità di u(x) e, pur misurandola solo in un intorno di x, la misura più
correttamente rispetto a u’’(x). Né u’’(x) né la curvatura di u(x) possono infatti misurare il grado di
avversione al rischio di un individuo poiché non sono invarianti per trasformazioni lineari della funzione
utilità. Il che significa che qualificherebbero come caratterizzati da diverso grado di avversione al rischio
individui dotati di funzioni utilità u(x) e z(x) equipollenti nel senso di von Neumann – Morgenstern. Infatti se
si calcola la misura di avversione al rischio di Arrow-Pratt per trasformazioni lineari crescenti di u(x), si
ottiene, correttamente:
A sua volta, il reciproco di r(x):
fornisce una misura di tolleranza del rischio in forma locale dell’individuo I. Questa relazione, che ha
dimensioni euro, rappresenterà un importo tanto più grande quanto meno l’individuo è avverso al rischio.
In conclusione, è importante supporre che r(x) sia una funzione non crescente di x. Ciò è suggerito da un
comportamento degli agenti economici, spesso osservato nella pratica, per cui si paga tanto meno per
assicurarsi contro un dato rischio quanto maggiore è il capitale posseduto. Infatti una compagnia di
assicurazione può trovare vantaggioso assumere posizioni rischiose, pur essendo avversa al rischio, fatta
forte dell’entità del capitale gestito.
Molti contratti assicurativi possono essere giustificati anche in base al principio della compensazione dei rischi,
secondo il quale, per la legge dei grandi numeri, l’incertezza di un portafoglio di polizze relative a variabili aleatorie
stocasticamente indipendenti diminuisce con l’aumentare della numerosità del portafoglio G. Castellani, M. De Felice, F. Moriconi – Manuale di Finanza, vol. II, pg.80
Alcuni tipi di funzioni di utilità
Utilità logaritmica
Questo modello di funzione fu proposto
inizialmente da Daniel Bernoulli, il quale
assunse l’incremento di utilità come
direttamente proporzionale all’incremento di
capitale e inversamente proporzionale al
capitale posseduto, cioè:
da cui:
dove sono costanti
arbitrarie. In questo caso l’avversione al rischio è data da: quindi la tolleranza al rischio è pari
a: . Soddisfa perciò l’ipotesi di decrescenza.
Utilità esponenziale
In alcune applicazioni è utile riferirsi
a funzioni di utilità superiormente
limitate. Tra queste, l’utilità
esponenziale, nella sua forma più
semplice, è senz’altro un caso
interessante:
Essa presenta come estremo
superiore il parametro a, la
cosiddetta potenzialità massima. La
proprietà caratteristica di questa
funzione consiste nell’avere avversione al rischio costante. Infatti si ricava immediatamente che la misura
assoluta di avversione al rischio in forma locale di Arrow – Pratt è pari a: . Dunque se si
escludono i casi di funzioni lineari, per cui , le funzioni utilità esponenziale sono le uniche dotate
u
x0 1
u
x0
a
di questa proprietà. Un’altra proprietà interessante recita che, sotto ipotesi di utilità esponenziale,
un’operazione somma di più operazioni indipendenti e indifferenti è indifferente.
Utilità quadratica
In molte applicazioni viene ipotizzata
una funzione di utilità di tipo
quadratico, nella forma:
La concavità è assicurata dalla non-
negatività del parametro a. Per
garantire la monotonia è necessario
limitarsi al ramo ascendente della
parabola , riducendo quindi il
dominio D della funzione all’intervallo
di valori x compresi tra 0 e 1/a . L’utilità
marginale è e la
misura di avversione al rischio è pari a:
L’avversione al rischio ha quindi un andamento iperbolico e, nel dominio di definizione , è una
funzione crescente di x.
Funzioni di utilità di tipo HARA
La denominazione di tale classe di funzioni di utilità deriva dall'inglese Hyperbolic Absolute Risk Aversion, a
causa della forma funzionale del coefficiente assoluto di avversione al rischio r(x), ad esse associato:
con a1 e a2 costanti tali da garantire valori sempre positivi di r(x). La forma funzionale delle funzioni della
classe HARA è utilizzata soprattutto perché include classi di funzioni di utilità ampiamente utilizzate, come
l'utilità quadratica (per a1 = 1 / a e a2 = -1), l'utilità esponenziale (per a1 = a e a2 = 0) e l'utilità logaritmica
(per a1 = 0 e a = 1). Per le loro proprietà di trattabilità e adattabilità a rappresentare diversi tipi di
preferenze, le funzioni della classe HARA sono largamente utilizzate in macroeconomia e in finanza.
Equivalente certo
La strategia decisionale di un individuo risulta dunque determinata una volta introdotta una funzione di
valutazione definita nell’insieme X delle opportunità. Detto questo, assunte per la funzione utilità
u(x) tutte le proprietà fondamentali e ipotizzando, in aggiunta, che la distribuzione di probabilità della
variabile aleatoria sia discreta e finita, si può introdurre il concetto di equivalente certo di una
posizione finanziaria aleatoria come una specificazione molto espressiva della funzione . Come
u
x0 1/a
1 2a
detto la variabile aleatoria X assumerà i valori: con probabilità
(valendo naturalmente ). Il valore atteso di X, sarà quindi:
e l’utilità attesa sarà:
Considerando il piano (x, y), si rappresenti sull’asse delle x gli importi e sull’asse delle y le utilità. Si può
immaginare le masse pk, che rappresentano la distribuzione di probabilità di X, disposte sulla curva
nei punti P1, P2, P3, … , Pn.
Il baricentro B della distribuzione di masse ha coordinate e , uguali cioè al guadagno
sperato e all’utilità sperata (i baricentri degli assi). Per la concavità su u(x), B cade all’interno del poligono
convesso di vertici P1, P2, P3, … , Pn e perciò sarà:
Questa relazione è un’interpretazione in termini probabilistici della proprietà caratteristica delle funzioni
concave, nota come disuguaglianza di Jensen. In teoria dell’utilità, questa disuguaglianza afferma che
l’utilità sperata di un importo aleatorio non è mai superiore all’utilità dell’importo sperato. Per l’ipotesi di
monotonia, il segno di uguaglianza varrà soltanto se la variabile aleatoria ha una sola determinazione, cioè
solo se X è una variabile aleatoria degenere.
Definizione Si definisce equivalente certo dell’importo aleatorio X, l’importo certo mu
che produce un’utilità uguale all’utilità sperata dell’importo aleatorio X; mu
si può anche intendere come il prezzo che si è disposti a pagare per
acquisire il diritto di partecipare ad una scommessa che ponga nella
situazione incerta X. L’equivalente certo è anche detto speranza utilitaria di
X.
In simboli:
ovvero:
dato che u(x), per l’ipotesi di monotonia e continuità, è dotata di funzione inversa u-1. Dato che u(x) è
funzione crescente di x, lo stesso varrà per la sua funzione inversa. Quindi calcolando u-1 per ambo i membri
della disuguaglianza di Jensen, il verso della disuguaglianza si conserva. Si ha cioè:
ovvero:
Si ricava quindi che l’equivalente certo di un importo aleatorio X non è mai superiore alla speranza
matematica di X. Il segno di uguaglianza vale ancora solo nel caso di X degenere. L’equivalente certo è
inoltre invariante per trasformazioni lineari della funzione di utilità: per una fissata distribuzione di
probabilità di X, se è allora risulta . Ricordando inoltre la
definizione di avversione al rischio di Arrow – Pratt, si può scrivere:
Ovvero: l’equivalente certo di X per un individuo è tanto minore quanto maggiore è la sua avversione al
rischio.
es. Equivalente certo del gioco di San Pietroburgo
In base alla funzione utilità logaritmica usata da Bernoulli, si ottiene calcolando l’esponenziale
(funzione inversa del logaritmo) del valore morale del gioco, dunque si avrà:
CCOONNTTRRAATTTTII AASSSSIICCUURRAATTIIVVII EE TTEEOORRIIAA DDEELLLL’’UUTTIILLIITTÀÀ
La teoria dell’utilità attesa trova naturale applicazione in campo assicurativo. Una polizza d’assicurazione
infatti è essenzialmente un’operazione finanziaria in cui il policyholder riduce o, se possibile, annulla
l’aleatorietà del valore monetario di un certo bene esposto a rischio. Per semplicità, si procederà ad
analizzare polizze assicurative ramo danni, rappresentandole come contratti uniperiodali e come fossero ad
esecuzione immediata. Il caso sarà quello delle polizze a copertura totale.
Polizze a copertura totale
Si consideri un individuo I, avverso al rischio, il cui patrimonio è composto da un capitale certo c e da un
bene esposto a rischio, con valore aleatorio X. Poiché I si trova in una posizione finanziaria esposta a loss, si
supponga che stipuli una polizza assicurativa che gli garantisca il rimborso integrale del danno da parte di
una compagnia di assicurazione, dietro pagamento di un premio assicurativo.
I u(x) c X xm
L’individuo si assicura totalmente:
La posizione X2 è dunque una posizione certa.
Dunque se si suppone finito xm, il livello massimo di X, cioè il valore del bene se questo fosse esente da
rischio e pari a zero il suo livello minimo, si può affermare che I, il cui patrimonio è composto da c e da X, si
trova in una posizione finanziaria ed è esposto a un danno di ammontare aleatorio , il cui valore
possibile è compreso tra un minimo di zero e un massimo di xm. Si consideri il premio puro, cioè il costo
dell’operazione di assicurazione: è possibile ora affermare che, per l’individuo I, assicurarsi totalmente
contro il rischio di danno, cioè assumere la posizione finanziaria X2 , vuol dire assumere una posizione certa
pari a .
A questo punto l’operazione di scambio , può dirsi equa? Sì, poiché considerando il valore atteso
della posizione finanziaria e il valore atteso della posizione finanziaria X2 , essi risultano identici.
;
è un’operazione equa
Se l’operazione di scambio può dirsi equa, il premio puro viene detto premio equo.
L’operazione risulta tuttavia vantaggiosa, svantaggiosa o indifferente? L’operazione, per un individuo
avverso al rischio, risulta vantaggiosa:
Ricordando la DDiissuugguuaagglliiaannzzaa ddii JJeennsseenn:
Se X2 è una variabile aleatoria degenere
Quindi se l’operazione risulta vantaggiosa per un individuo avverso al rischio.
Questa operazione vantaggiosa per I, resterà tale anche se l’individuo pagherà un caricamento o
sovrappremio , purché questo sia inferiore alla soglia di indifferenza, cioè al valore per cui la
disuguaglianza diventa un’uguaglianza. Il sovrappremio o caricamento massimo
accettabile è denominato caricamento per il rischio, in inglese risk loading.
Premio caricato
Posto come il sovrappremio e come il caricamento per il rischio, si definisce , dove:
definendo η il tasso di caricamento percentuale. Considerando dunque il premio puro, il sovrappremio
e η il tasso di caricamento percentuale, si definisce il premio totale π come premio caricato:
Dunque se I versa il premio caricato, consegue la posizione finale:
cioè dato che vale , l’individuo si assicura l’importo certo:
Evidentemente, per I l’operazione di scambio non è più equa, ma sfavorevole, poiché:
quindi I accetta di scambiare una posizione finanziaria con valore atteso con una posizione
finanziaria con valore atteso minore ed è disposto a pagare un sovrappremio , tale che:
purché la disuguaglianza sia soddisfatta. In questo caso quindi il caricamento
massimo accettabile sarà tale che:
Ovvero:
Applicando ad ambo i membri la funzione inversa e ricordando la definizione di equivalente certo:
Si definisce caricamento massimo accettabile, la grandezza:
Esprimendo inoltre come percentuale η del premio equo, cioè in termini di tasso di caricamento:
Si definisce tasso massimo di caricamento, la grandezza:
Dunque si può giungere ad affermare che, per , l’operazione sfavorevole è vantaggiosa.
Conclusione
In conclusione, se un individuo I avverso al rischio e dotato di funzione di utilità u(x), si trova in una
posizione finanziaria incerta e vuole scambiarla con una posizione finanziaria certa X2, può stipulare una
polizza assicurativa di copertura integrale dietro pagamento di un premio in danaro. Per definizione il
premio equo è quello che rende equa l’operazione di assicurazione. Quindi, se I pagasse solo il premio
equo, la sua posizione patrimoniale finale sarebbe X2 . Naturalmente questa operazione sarebbe
vantaggiosa per I, dunque l’individuo potrà accettare di pagare un caricamento del premio equo,
assumendo la posizione finale certa , purché rispetti la condizione di vantaggiosità:
dove rappresenta il premio di indifferenza associato da I alla propria posizione rischiosa.
Il caricamento massimo accettabile per assicurare integralmente una posizione finanziaria rischiosa è uguale alla
differenza tra il valore atteso di e il suo equivalente certo; per la concavità della funzione di utilità, questa
differenza è positiva. G. Castellani, M. De Felice, F. Moriconi – Manuale di Finanza, vol. II, pgg. 113
ESEMPIO N. 4, tratto dal PITACCO
Il possibile verificarsi di un evento ℰ arreca ad un soggetto un danno di importo (certo se l’evento si
verifica). Il danno, , rappresentato da una variabile aleatoria discreta, è dunque aleatorio:
ℰ
ℰ
L’individuo vuole assicurarsi stipulando una polizza che gli garantisca almeno se l’evento ℰ si dovesse
verificare. Un’impresa assicurativa accetta il contratto richiedendo un premio . Sia il patrimonio
iniziale dell’individuo. La situazione aleatoria iniziale dell’individuo sarà:
ℰ
ℰ
assicurandosi, la sua situazione, , risulterà certa:
Dunque, ipotizzando che il differimento tra il pagamento del premio e l’eventuale risarcimento sia
trascurabile non vi sarà attualizzazione e, per l’assicurato, il valore del guadagno aleatorio è dato
semplicemente da:
ℰ
ℰ
Viceversa, per la Compagnia assicuratrice varrà evidentemente:
ℰ
ℰ
Considerando le probabilità e assegnate all’accadimento degli eventi ℰ ed ℰ , i valori attesi
delle variabili aleatorie sono, rispettivamente per l’assicurato e per la compagnia:
Se si fissasse un premio tale che risulti: , allora il premio sarebbe pari al valore atteso
della prestazione dell’assicuratore, calcolato con la probabilità .
Rendendo dunque nullo il guadagno atteso, rendendo cioè “equa” l’operazione, il premio è detto premio
equo e tale principio di calcolo del premio è detto principio di equità. E’ chiaro che qualora
rappresentasse una valutazione realistica della probabilità di sinistro, il premio così calcolato sarebbe
privo di concreto interesse economico, in quanto non consentirebbe all’assicuratore di conseguire
dall’operazione un profitto atteso positivo. Sia ora la probabilità realisticamente valutata, assegnata
dall’assicuratore all’evento ℰ e sia:
Supponendo che il premio sia calcolato secondo il principio di equità, impiegando la probabilità :
Il premio così calcolato risulterà “formalmente equo” ma dalla valutazione dell’operazione su base realistica
emerge un guadagno atteso positivo. E’ opportuno sottolineare che, considerando una collettività di rischi
tra loro analoghi, l’applicazione del premio equo porta ad un guadagno, sulla collettività, “mediamente”
nullo, mentre la presenza del cosiddetto caricamento di sicurezza, conduce ad un guadagno mediamente
positivo. La probabilità impiegata nel calcolo del premio equo è detta così base tecnica di primo ordine,
mentre è chiamata base tecnica di secondo ordine la probabilità che esprime una valutazione realistica. Il
premio , equo secondo la base tecnica di primo ordine, risulta favorevole all’assicuratore se il guadagno
atteso è valutato con la base tecnica di secondo ordine. Il guadagno atteso così valutato è detto quindi
caricamento di sicurezza, poiché limita la probabilità di perdita dell’assicuratore nella gestione di un
portafoglio di contratti. Il calcolo di questo premio “formalmente equo” comporta dunque che il premio
stesso contenga un caricamento di sicurezza implicito, a causa dell’adozione di una base tecnica prudenziale
ossia favorevole all’assicuratore. Non è esclusa la possibilità di operare, in alternativa o in aggiunta a quello
implicito, un caricamento di sicurezza esplicito che dovrà essere sommato al premio equo, in questi casi
usualmente calcolato su basi meno favorevoli all’assicuratore. E’ interessante notare che, con riferimento
alla base tecnica di secondo ordine, sarà:
L’operazione assicurativa, valutata con la probabilità realistica , riesce sfavorevole all’assicurato, la cui
avversione al rischio tuttavia lo sprona ad acquistare la copertura, pur di trasferire il rischio all’assicuratore
ed assumere una posizione certa.
PUNTO DI VISTA DELL’ASSICURATO
Considerando u(X) la funzione di utilità del soggetto, l’utilità attesa che l’individuo attribuirà all’iniziale
situazione aleatoria: , sarà:
Per una fissata probabilità , sia il premio equo, con , sia poi , con , il premio con
caricamento di sicurezza esplicito , dove . L’assicurazione è, per l’assicurato, un’operazione a
risultato aleatorio:
per cui assicurandosi si pone nella situazione certa:
cui attribuisce utilità attesa:
Ovviamente, per la crescenza della funzione di utilità e purché il caricamento non sia eccessivo (dunque
l’operazione assicurativa risulterà comunque vantaggiosa per l’assicurato), sarà:
Ponendo per semplicità , appare evidente dal grafico che è il massimo premio accettabile dal
soggetto contraente: il contratto è vantaggioso se , indifferente se , svantaggioso se .
In conclusione, può dunque
verificarsi che un’operazione
sfavorevole (secondo il criterio
del valore atteso degli importi)
riesca vantaggiosa (secondo
quello dell’utilità attesa).
AASSSSIICCUURRAAZZIIOONNII SSUULLLLAA DDUURRAATTAA DDII VVIITTAA
In un contratto sulla durata di vita, l’assicuratore si impegna a pagare somme prefissate o determinabili in
modo prefissato* al verificarsi di prestabiliti eventi relativi alla sopravvivenza di una o più persone o TESTE
assicurate. A fronte di tale impegno, l’assicuratore richiede un compenso, detto PREMIO di assicurazione, la
cui entità dipende anche dalla modalità scelta per la corresponsione: esso può essere versato in soluzione
unica alla stipula del contratto, in questo caso è detto premio unico o convenientemente rateizzato, è il caso
del premio periodico. In questa seconda ipotesi è introdotto nel contratto assicurativo un nuovo elemento
di aleatorietà, la corresponsione avendo luogo, d’ordinario, al più finché è in vita colui che ha stipulato
l’assicurazione. Intervengono, in un contratto di assicurazione sulla durata di vita, oltre all’assicuratore:
- l’assicurato, alla cui durata aleatoria di vita si riferiscono gli eventi oggetto di assicurazione
- il contraente, che stipula il contratto e paga il premio
- il beneficiario, cui sono eventualmente pagate la somme assicurate
Potrà accadere che due o tutte le tre citate parti coincidano e ciò in funzione della forma assicurativa e degli
scopi per cui l’assicurazione è stipulata.
DURATA ALEATORIA DI VITA
Come detto, in questa categoria assicurativa, le prestazioni dell’assicuratore dipendono esclusivamente
dalla durata aleatoria di vita dell’assicurato o degli assicurati.
Durata di vita alla nascita Si consideri un individuo di età , dunque nell’istante della sua nascita
e si indichi con la sua durata aleatoria di vita, misurata in anni. Sia
la funzione di ripartizione della distribuzione di probabilità della variabile
aleatoria considerata, :
E’ detta funzione di sopravvivenza la funzione così definita:
Riuscendo per la funzione di ripartizione
si ha per la funzione di sopravvivenza
* La struttura tradizionale di un contratto di assicurazione sulla durata di vita prevede somme assicurate
monetariamente prefissate. Sono state successivamente introdotte dorme assicurative in cui le somme assicurate hanno valori inizialmente prefissati ma soggetti ad una dinamica temporale determinata dall’evoluzione di indicatori economico-finanziari come ad es. tasso di inflazione, rendimento di investimenti, indici di borsa, ecc.
Funzione di sopravvivenza
Qui accanto è rappresentato un andamento plausibile della
funzione di sopravvivenza. Tale andamento può essere
giustificato tramite opportune osservazioni statistiche sulla
mortalità. Si noti la forte decrescenza iniziale,
corrispondente alla mortalità infantile e successivamente
giovanile e la forte mortalità ad età senili che raggiunge il
massimo ad un’età, attualmente prossima agli 80 anni,
rappresentata dal punto di flesso nel grafico.
Durata residua di vita Considerando più in generale una persona di età , ed indicando con la
sua durata aleatoria residua di vita, l’assegnazione della distribuzione di
probabilità alla particolare variabile aleatoria permette di determinare la
distribuzione di probabilità di per una qualsiasi età . Per definizione è
subordinata all’evento . La distribuzione di probabilità di è
individuata dalla relativa funzione di ripartizione:
Evidentemente la rappresenterà la probabilità di decesso entro anni
per un soggetto che abbia raggiunto l’età . Per il teorema delle probabilità
composte si avrà dunque:
Nelle applicazioni assicurative la considerazione della variabile aleatoria
sarà interessante per valori di . Operativamente ogni valutazione di
probabilità sarà ricondotta alla funzione , in quanto mentre la funzione
dipende anche dall’età raggiunta ed è di fatto una funzione di due
variabili, la funzione di sopravvivenza è funzione di una sola variabile.
Notazione attuariale Siccome la probabilità di decesso entro anni e la probabilità di
sopravvivenza per almeno anni sono di frequente utilizzo, si pone:
.. Risulterà dunque:
Varrà quindi:
in questo caso la probabilità si riferirà alla variabile aleatoria
e si intenderà valutata subordinatamente al raggiungimento in vita dell’età
. Si pone poi:
tale probabilità è detta probabilità differita di decesso, in cui riuscirà:
o meglio:
E’ frequente inoltre considerare intervalli di età del tipo , dove ,
detta età estrema, è scelta in modo tale che risulti per ,
mentre sia praticamente nulla. Questa cosiddetta età estrema
rappresenta quell’età massima a cui è praticamente sicuro che nessun
individuo giungerà vivo. Per stimare è necessario considerare la più alta
età raggiunta in vita da un essere umano facente parte della classe di
individui che si sta considerando ed aggiungervi un determinato valore .
E’ altresì frequente nella pratica attuariale considerare età intere nonché
durate intere. Torna comoda in quei casi la definizione dei cosiddetti tassi
annuali e rispettivamente di sopravvivenza e di mortalità, definiti per
dalle:
Per intero qualunque varrà ovviamente:
Dalla sequenza o dalla può essere costruita la funzione di
sopravvivenza per età intere.
Durata aleatoria troncata Nel calcolo attuariale interessa considerare, in luogo della variabile aleatoria
, una variabile aleatoria a questa collegata ma avente come
determinazioni possibili i soli numeri interi non negativi. Questa variabile è
detta durata aleatoria residua troncata di vita. Si indichi così con la parte
intera o valore troncato di . Formalmente è definita da:
La distribuzione di probabilità della variabile aleatoria discreta ,
immediatamente ricavabile da quella relativa alla , è:
CONTRATTO ASSICURATIVO VITA
Si indicherà con:
La probabilità che un individuo di età sia vivo all’età
La probabilità che un individuo di età muoia prima di raggiungere l’età
La probabilità che l’individuo di età muoia entro anni a partire dall’età
Oss. Il contratto assicurativo può non essere riferito ad una sola variabile durata aleatoria di vita,
nel senso che è possibile che siano assicurate più teste.
GRUPPI DI DUE TESTE
Per contratti assicurativi scritti su due teste assicurate, sarà necessario descrivere due variabili aleatorie.1
Dunque in particolare si indicherà con:
La probabilità che due individui, uno di età e uno di età , siano ancora in vita dopo anni
La probabilità che dei due individui, uno di età e uno di età , almeno uno sia in vita dopo anni
La probabilità che dei due individui, uno di età e uno di età , almeno uno muoia entro anni
La probabilità che due individui, uno di età e uno di età , muoiano entrambi entro anni
La probabilità che il primo decesso delle due teste di età e di età si verifichi tra ed anni
TAVOLE
Nella pratica attuariale, la costruzione di un modello probabilistico spesso parte da una tavola ricavata
sulla scorta di osservazioni statistiche. Esistono tavole di sopravvivenza e tavole di mortalità che forniscono
per tutta la popolazione le probabilità di vita e di morte e sono redatte, per l’Italia, dall’ISTAT.
Tavola di sopravvivenza Data la funzione di sopravvivenza , che rappresenta la funzione inversa
della funzione di ripartizione della variabile durata aleatoria di vita , e
definita come:
Si chiama tavola di sopravvivenza la sua tabulazione sugli interi, a partire
da un’età minima intera ed arrestata ad un’opportuna età estrema ,
tale che .
con che è detta radice della tavola.
1 Si suppone che le variabili aleatorie considerate siano stocasticamente indipendenti
Tavola di mortalità* Descrive per singole generazioni, in base alle probabilità di morte
definite come:
l'andamento del numero di sopravvissuti dal momento della nascita fino alla
morte dell'ultimo. Trattandosi di uno strumento di analisi non rappresenta il
numero effettivo di persone viventi in dato territorio, ma astrae tenendo
conto di eventi non fisiologici quali ad esempio le migrazioni, eventi bellici o
catastrofi naturali.
Esistono diversi metodi di rilevamento per costruire tavole di sopravvivenza e tavole di mortalità. Metodi di
rilevamento diversi produrranno evidentemente diverse tavole. Ad esempio, nell’ambito di una definita
collettività, si consideri una generazione di soggetti di età 0 , nati al tempo , inizio del primo anno
del periodo di osservazione. Si proceda nel rilevamento, registrando anno dopo anno i numeri di superstiti,
fino all’estinzione della collettività. Un procedimento di questo tipo è detto rilevamento longitudinale della
mortalità ed il risultato prodotto è una tavola di generazione, in quanto relativa ad una collettività di
persone nate al tempo 0 . E’ evidente che una costruzione di una tavola di questo tipo richieda un periodo
di osservazione di circa 100 – 110 anni. Tuttavia, nonostante il rilevamento longitudinale offra evidenti
vantaggi in termini di descrizione della dinamica di una collettività di coetanei, per ragioni di tempo e di
costo, il procedimento usualmente adottato per la costruzione di tavole mortalità è basato sul cosiddetto
rilevamento trasversale. Per una data collettività, in un periodo di osservazione di fissata durata, è rilevata
la mortalità delle persone, appartenenti alla collettività ed aventi tutte le varie età , . Da
qui si perverrà ad una stima numerica delle probabilità . Scelta infine arbitrariamente una radice , la
tavola viene costruita in via ricorrente mediante la relazione:
Quindi una tavola così costruita è detta tavola di contemporanei o tavola di periodo o tavola del
momento. Tavole di questo tipo sono regolarmente costruite per diverse collettività. Può trattarsi di
collettività nazionali e allora o di collettività specifiche, come ad esempio collettività di assicurati
presso una compagnia assicuratrice o presso un gruppo di imprese assicurative, in tal caso dipenderà
dalla minima età di ingresso in assicurazione. Come detto, le tavole usualmente utilizzate sono tavole di
contemporanei, tra queste esistono tavole relative a collettività nazionali, dette tavole di popolazione. Tra
queste è utile ricordare quelle italiane, costruite e pubblicate ogni dieci anni dall’Istituto Centrale di
Statistica, distinte per sesso e denominate “Statistica di mortalità della popolazione italiana maschile” e
rispettivamente “ femminile”. Nel linguaggio attuariale sono indicate solitamente con le sigle SIM e SIF,
seguite dall’anno centrale nel periodo di osservazione. Concludendo, le tavole sono distinte per classi e
sottoclassi, dette classi di rischio, caratterizzate da una forte omogeneità all’interno di ciascuna di esse e
suddivise secondo criteri di classificazione dovuti ai fattori di rischio considerati.
* Va ricordato che le probabilità di sopravvivenza e le probabilità di morte sono tra loro complementari:
CLASSI DI RISCHIO
E’ evidente come, per le coperture assicurative del ramo vita, l’età all’ingresso in assicurazione sia il primo
criterio di classificazione. Un secondo, fondamentale, criterio di classificazione è dato dal sesso
dell’assicurato, vista la significativa differenza di mortalità fra i due sessi. Questi due fattori sono indicati
come fattori di rischio normali. Tuttavia sull’andamento della mortalità per un dato individuo influiscono
anche altri fattori e, in particolare:
Fattori biologici, di natura fisiologica o patologica legati ad abitudini alimentari, uso dell’alcol, del
fumo, ecc.
Fattori occupazionali, determinati dalla professione, dal praticare attività sportive, ecc.
Fattori ambientali, legati alle condizioni socio-economiche, alle caratteristiche ambientali e
climatiche della zona di residenza, ecc.
E’ comunque consuetudine definire rischio normale ogni rischio in cui, oltre ai fattori normali, non è
ravvisabile un significativo livello di aggravamento della mortalità o tara dovuto a fattori biologici,
occupazionali o ambientali, in caso contrario si parla di rischio aggravato o tarato.
MODELLI DI AGGRAVAMENTO DELLA MORTALITÀ
Per quanto specificamente concerne lo stato di salute, nei casi di rischi aggravati è usuale l’adozione di
convenienti modelli atti ad alterare la mortalità rispetto a quella espressa da una tavola di sopravvivenza
ritenuta standard. Si procede quindi esprimendo le probabilità di decesso aggravate come funzioni della
probabilità normali . Le ipotesi adottate sull’aggravamento di mortalità ed i relativi modelli analitici, in
relazione ad una testa di età , sono i tre seguenti:
I. Aggravamento moltiplicativo
Si stima costante la percentuale di aggravamento, per cui l’aggravamento di mortalità è crescente al
crescere della mortalità e quindi dell’età.
II. Aggravamento additivo
In questo caso la mortalità risulta aggravata in maniera costante, indipendentemente dall’età.
III. Aggravamento decrescente
Corrisponde in sostanza a malattie il cui esito si manifesta quasi certamente entro un certo numero
di anni o con il decesso o con la guarigione e conseguente annullamento della tara:
SELEZIONE
Nella pratica assicurativa, l’incidenza dei vari fattori è rilevata all’atto della stipula di un contratto di
assicurazione vita, anche tramite accertamenti medico-sanitari. Gli accertamenti medici, in particolare,
mirano a contenere gli effetti dell’antiselezione degli assicurati, fenomeno consistente in una possibile forte
domanda di assicurazione, con prestazioni in caso morte, da parte di soggetti maggiormente esposti al
rischio di decesso. Con riguardo alla selezione nell’assicurarsi, è possibile affermare che:
CASO VITA, la selezione è operata dagli assicurati
Il contraente stipulerà la polizza se riterrà che la mortalità dell’assicurato non sia mai maggiore
a quella della tavola servita per il calcolo del premio
CASO MORTE, la selezione è operata dalla compagnia assicuratrice
L’assicurazione stipulerà il contratto se riterrà che l’assicurato sia in buone condizioni di salute e che
dunque le sue probabilità di sopravvivenza non siano mai minori di quelle della tavola servita per il
calcolo del premio
Questo tipo di considerazioni influiranno quindi sul premio, in particolare sul caricamento per il rischio.
ANTIDURATA
E’ interesse della compagnia di assicurazioni tener conto, nella valutazione delle probabilità di decesso
anche dei fattori che influenzino queste ultime. La probabilità di morte dell’assicurato infatti dipende non
solo dalla sua età , ma anche dal tempo decorso dalla stipula del contratto, intervallo di tempo chiamato
proprio antidurata.
dove rappresenta l’età della testa assicurata al momento della stipula e è l’antidurata. Considerando
così probabilità diversa, sarà possibile e utile per l’assicuratore costruire tavole ancora diverse:
Tavole selezionate
Tavole ridotte
Tavole aggregate
VALUTAZIONE DI UN CONTRATTO RAMO VITA
Lo scopo è quello di valutare, in senso demografico e finanziario, cioè attuariale, le prestazioni
dell’assicuratore. Il criterio adottato non sarà quello dell’utilità attesa bensì quello della speranza
matematica: per definizione infatti la compagnia assicuratrice non sarà di certo avversa al rischio! Si
definirà così il premio del contratto come il valore attuale della speranza matematica della prestazione
aleatoria futura dell’assicuratore. In generale, in ogni modello di valutazione, la definizione della variabile
da valutare sarà la somma di una componente certa, data dal valore atteso della variabile aleatoria, più una
componente incerta che rappresenterà l’errore aleatorio dovuto al criterio di valutazione adottato:
In questo caso, l’errore aleatorio non sarà considerato. Infatti si assume che, per rischi analoghi, per la legge
dei grandi numeri, la compagnia avrà in portafoglio attività tali che l’errore risulterà trascurabile:
In questo contesto inoltra si adotterà una struttura finanziaria deterministica, in particolare un’evoluzione
piatta dei tassi d’interesse. Si definirà così il premio unico puro del contratto assicurativo come:
Questo premio (prezzo) sarà unico perché pagato in un’unica soluzione e puro perché non tiene conto del
caricamento per il rischioi.
BASI TECNICHE Dunque, come visto, il presupposto di ogni valutazione attuariale è la fissazione del
tasso annuo d’interesse, , al quale sono attualizzate le prestazioni, ovvero del
fattore annuo di attualizzazione , e, parimenti, della distribuzione di
probabilità della durata aleatoria residua di vita, , della persona assicurata. Il
tasso d’interesse adottato, che in questo caso sarà dato dalla legge esponenziale,
secondo la legge assiomatica di equivalenza intertemporale e la distribuzione di
probabilità della durata residua di vita costituiranno la cosiddetta base tecnica.
i Di seguito si indicherà genericamente con , il valore attuale aleatorio di una prestazione comunque
assegnata e con , il valore attuariale della prestazione stessa. Va ricordato come nelle prestazioni
assicurative sulla durata di vita le prestazioni aleatorie dell’assicuratore siano funzioni esclusivamente
della variabile aleatoria e non di altre variabili inerenti la vita umana. Sono pertanto funzioni di tutte
quelle variabili aleatorie che valutino finanziariamente dette prestazioni all’epoca 0. L’assenza di
dipendenza da altre variabili aleatorie giustifica tecnicamente la denominazione di assicurazioni sulla
durata di vita. In ogni caso riuscirà pertanto:
CONTRATTI CASO VITA
Hanno lo scopo di costituire una disponibilità finanziaria in caso di vita ad una certa epoca: tali contratti
assicurativi prevedono pertanto il pagamento, da parte dell’assicuratore, di un capitale se la testa
assicurata raggiunge in vita una prefissata
età o il pagamento di una rendita che sarà
corrisposta, a partire da una prefissata
data; solitamente la rendita è non
temporanea e dunque è pagabile per tutta
la durata residua di vita. E’ usuale in
questo tipo di contratti che contraente,
assicurato e beneficiario coincidano.
Rendite temporanee sono comunque
diffuse e possono rispondere a scopi
specifici, quali ad esempio il supporto
finanziario a favore di un figlio per i periodi
di studio o di avviamento professionale: in
tal caso, assicurato e beneficiario
coincideranno, mentre contraente
risulterà un altro soggetto. I contratti in
caso di vita saranno quindi
sostanzialmente di due tipi: a capitale differito o rendita vitalizia, cioè con capitale rateizzato e pagato per
tutta la durata residua di vita. In questo contesto si ragionerà per contratti elementari ed il contratto base
in caso di vita sarà proprio rappresentato da un contratto a capitale differito.
CAPITALE DIFFERITO
Nell’assicurazione di capitale differito in caso di vita di una testa , la prestazione dell’assicuratore
consisterà nel pagamento di un capitale alla fine dell’anno , con prefissato, se la testa supera in vita
detta epoca , 0 altrimenti. Il valore attuale aleatorio, all’epoca 0 , di tale prestazione è dato da:
Dato lo schema contrattuale:
la sua speranza matematica, cioè il valore attuariale, sarà dato da:
Si definirà così: come il valore attuale in senso demografico e finanziario all’età di un capitale
unitario esigibile all’età in caso di vita.
FINECoprire il rischio di scarse disponibilità finanziarie in
caso di sopravvivenza ad una certa data
RENDITA
VITALIZIA
CAPITALE
DIFFERITO
FATTORE DI SCONTO DEMOGRAFICO Si definisce fattore di sconto attuariale quella funzione
che consente di calcolare il valore attuale attuariale di un capitale
unitario disponibile ad un'epoca futura con una probabilità nota. E’
ovvio che il suo reciproco:
sarà definito come montante in senso demografico e finanziario
all’età di un capitale unitario versato all’età . E’ utile
ricordare che varrà sempre la disuguaglianza:
Perché sia il fattore di sconto sia il montante attuariale dipendono
da .
SCINDIBILITÀ ATTUARIALE Si consideri il valore attuariale della prestazione in un’assicurazione
di capitale unitario differito anni:
Per il teorema delle probabilità composte:
si ricaverà che:
Si noti che il valore attuariale è riferito all’età .
Queste relazioni esprimono la proprietà di scindibilità attuariale,
proprietà che si basa sulla scindibilità della legge finanziaria
esponenziale e sul teorema delle probabilità composte. Per questa
proprietà, la valutazione all’epoca 0 (età ) di una prestazione
relativa ad una fissata epoca può essere eseguita valutando
anzitutto la prestazione in un’epoca (età ) e portando
quindi il valore così ottenuto all’epoca 0 .
CONTRATTI CASO MORTE
Sono stipulati per coprire il rischio di morte, ad esempio del capofamiglia percettore di reddito e relative
conseguenze finanziarie. A tal fine l’assicuratore pagherà ai beneficiari, ad esempio agli eredi, un capitale
qualora il decesso dell’assicurato
avvenga: entro un fissato intervallo di
tempo, nel caso di assicurazioni
temporanee, o in qualunque epoca esso
avvenga, in caso di assicurazioni a vita
intera. D’ordinario ma non
necessariamente, in questo tipo di
contratti, vi è coincidenza tra contraente
ed assicurato, di certo c’è che il
beneficiario sarà distinto dall’assicurato.
Anche in questo caso converrà ragionare in termini di assicurazione elementare ed il contratto base in caso
di morte sarà rappresentato da un contratto di assicurazione temporanea.
ASSICURAZIONE TEMPORANEA
L’assicurazione temporanea in caso di morte di capitale unitario di durata anni su una testa assicurata ,
prevede che il decesso avvenga tra l’epoca e l’epoca , affinché l’assicuratore paghi l’importo
unitario alla fine dello -esimo anno. Il valore attuale aleatorio, all’epoca 0 , di tale prestazione è dato da:
Dato lo schema contrattuale:
la sua speranza matematica, cioè il valore attuariale, sarà dato da:
Sarà necessario, per la valutazione di un contratto di questo tipo, individuare sulle tavole demografiche* la
probabilità che un individuo di età muoia all’età .
*Le compagnie assicuratrici compilano tavole semplificate con tassi annui di probabilità differite per individui.
ASSICURAZIONE
TEMPORANEA
ASSICURAZIONE A VITA
INTERA
FINE
Coprire il rischio di morte, garantendo adeguate disponibilità
finanziarie ai beneficiari
MISTE
Con la locuzione assicurazione mista si designa, in generale, qualsiasi composizione di una più assicurazioni
caso vita con una o più assicurazioni caso morte, tramite le quali si copre il rischio di morte e
contemporaneamente ci si garantisce un capitale o una rendita in caso di vita. Qui il beneficiario è,
usualmente, il contraente-assicurato in caso di vita e un terzo, ad esempio erede, in caso di morte. E’ utile
ricordare che sono talvolta dette assicurazioni di tipo misto tutte quelle forme assicurative che prevedono,
qualunque sia la durata di vita dell’assicurato, almeno un pagamento da parte dell’assicuratore, aleatorio
essendo solitamente l’istante in cui esso è effettuato. Risulterebbe tuttavia di tipo misto, secondo questa
logica, anche l’assicurazione in caso morte a vita intera. L’assicurazione mista di base, detta appunto mista
semplice o mista ordinaria, risulterà la prima e più semplice combinazione di un capitale differito con
un’assicurazione temporanea caso morte.
MISTA ORDINARIA
Questa assicurazione è dunque definita come la più semplice combinazione di un capitale differito anni e
di un’assicurazione caso morte temporanea anni, essendo uguali i due capitali considerati. Il valore
attuale aleatorio della prestazione della mista ordinaria è pertanto la somma dei valori attuali aleatori
relativi a tali due forme assicurative. Per un capitale unitario risulterà quindi:
o meglio, . Dato lo schema contrattuale:
la sua speranza matematica, cioè il valore attuariale, sarà dato da:
ALTRE FORME ASSICURATIVE RAMO VITA
Definite le forme dei due contratti assicurativi elementari in caso di vita e in caso di morte, si può affermare
che tutte le varie altre forme assicurative del ramo vita non siano altro che combinazioni lineari dei due tipi
elementari. Dunque, in sede di valutazione del contratto e soprattutto di definizione del premio, si dirà che,
per l’additività della speranza matematica, i premi delle altre forme assicurative del ramo vita, sono
combinazioni lineari dei premi relativi alle assicurazioni elementari.
RENDITA VITALIZIA POSTICIPATA
Rappresenta un’annualità vitalizia immediata unitaria posticipata su una testa di età . Questo contratto
prevede l’impegno dell’assicuratore a corrispondere all’assicurato una rendita immediata, unitaria, annua,
posticipata, dunque con prima rata in età , se e solo se la testa assicurata sopravvivrà all’epoca del
pagamento. Dunque questo contratto rappresenta un portafoglio di contratti elementari del caso vita.
Quanti? , pari all’età estrema. Dato allora lo schema contrattuale:
la sua speranza matematica, cioè il valore attuariale, sarà dato da:
RENDITA VITALIZIA ANTICIPATA
Rappresenta un’annualità vitalizia immediata unitaria anticipata su una testa di età . Questo contratto
prevede l’impegno dell’assicuratore a corrispondere all’assicurato una rendita immediata, unitaria, annua,
anticipata, dunque con prima rata in età , se e solo se la testa assicurata sopravvivrà all’epoca del
pagamento. Anche questo contratto rappresenterà un portafoglio di contratti elementari del caso vita.
Saranno sempre contratti elementari . Dato anche qui lo schema contrattuale:
la sua speranza matematica, cioè il valore attuariale, sarà dato da:
MONTANTE DEMOGRAFICO-FINANZIARIO DI UN’ANNUALITÀ VITALIZIA
Rappresenta la somma che sarà pagata dall’assicuratore all’assicurato, in caso di sopravvivenza all’età
, in cambio di detta annualità. L’annualità vitalizia su una testa considerata è immediata, unitaria,
temporanea, di durata anni, e posticipata. Dato lo schema contrattuale:
Poiché il valore di questa annualità sarà: , allora ovvero il montante attuariale, sarà:
CASO MORTE A VITA INTERA
E' l'impegno a corrispondere un capitale unitario alla fine dell'anno in cui avviene il decesso della testa assicurata di età x . Dato lo schema contrattuale:
Il suo valore attuariale sarà:
Dunque, il principio di composizione di questi contratti è rappresentato dalla costruzione di un portafoglio di ω − x contratti elementari in caso morte.
PPREMIREMI
Come detto, un generico contratto assicurativo sulla durata di vita è definito da un insieme di prestazioni dell'assicuratore, le quali, inizialmente aleatorie in quanto collegate alla durata aleatoria di vita dell'assicurato, si materializzano in una sequenza di pagamenti o flussi di cassa le cui entità e collocazioni temporali sono individuate dall'effettiva determinazione della durata di vita dell'assicurato stesso. L'assicuratore deve ovviamente finanziare tali prestazioni chiedendo, come contropartita, il pagamento di controprestazioni, cioè premi, di entità convenientemente determinata. Fissato così l'insieme delle prestazioni, la determinazione di queste controprestazioni deve avvenire in accordo con un principio di calcolo del premio. Va detto che il calcolo attuariale concernente le assicurazioni sulla durata di vita fin qui sviluppato, basato solo sul criterio della speranza matematica, è stato finalizzato alla valutazione di prestazioni e, in particolare, al calcolo di premi in condizioni pure. Sono state cioè trascurate le spese di vario tipo sostenute dall'assicuratore per acquisire e gestire i contratti assicurativi e la conseguente necessità di coprire tali spese trasferendone l'onere ai contraenti mediante aumenti, o caricamenti di premio. Distinguendo il concetto di premio equo dal concetto di premio puro, la necessaria considerazione delle spese e dei caricamenti di premio a fronte delle stesse porta ad una sua nuova nozione: il premio di tariffa, di interesse commerciale ben maggiore rispetto ai precedenti.
CONFIGURAZIONI DEL PREMIO E CARICAMENTI
Riprendendo in considerazione il problema della determinazione del premio a fronte delle pure prestazioni dell'assicuratore, è bene ricordare come in questo calcolo sia usuale, nelle assicurazioni sulla durata di vita, l'impiego del cosiddetto principio di equità. Tale principio richiede che il valore attuale atteso alla stipula della perdita dell'assicuratore sia nullo. Mentre l'equità formale è garantita dalla semplice adozione di questo criterio, l'equità sostanziale richiede che le valutazioni attuariali siano effettuate con una base tecnica giudicata realistica. E' detto così premio equo quel premio valutato secondo il principio di equità e con una base tecnica realistica. Questo principio determina tuttavia una situazione economicamente inaccettabile: l'assicuratore che lo adotti come principio di calcolo del premio ha, per definizione, una speranza di guadagno da ciascun contratto,
pari a zero. La conseguente assenza di margini di guadagno atteso dall'intero portafoglio di contratti assicurativi non è infatti in linea con gli obiettivi di una gestione d'impresa volta a conseguire profitti positivi. Va tuttavia ricordato che il concetto di equità è relativo ad una particolare base tecnica impiegata nel calcolo dei valori attuariali: la base tecnica realistica cui si fa riferimento nell'esempio n. 4 tratto dal Pitacco. E' chiaro come l'assicuratore possa invece procurarsi un guadagno atteso positivo impiegando, nel calcolo del valore attuariale E(Y) e quindi del premio, una opportuna base tecnica, diversa da quella che esprime le sue realistiche aspettative finanziarie e demografiche. Inoltre, la fissazione del premio in relazione ad una realistica base tecnica esporrebbe l'assicuratore al rischio di subire perdite in misura certo più alta di quella determinata dalla presenza di una maggiorazione di premio, ad esempio: in un portafoglio di polizze temporanee caso morte, a causa di una mortalità effettiva maggiore di quella prevista. Una maggiorazione del premio ha dunque il ruolo sia di formare un guadagno atteso positivo, sia quello di ridurre il rischio di perdite. Tale secondo scopo giustifica la denominazione di caricamento di sicurezza usualmente attribuita alla differenza tra il premio puro adottato, comunque sia calcolato, ed il premio equo secondo la base tecnica realistica. Per questi motivi è stato necessario abbandonare l'impiego del premio equo ed adottare invece un premio puro ottenuto sommando al primo un conveniente caricamento di sicurezza. La compagnia con i premi puri riesce tuttavia a far fronte agli impieghi verso gli assicurati se e solo se la mortalità effettivamente verificatasi e il tasso di mercato sono uguali a quelli stabiliti per il calcolo dei premi.PR E M I O PU RO = P R E M I O E Q U O + C A R I C A M E N T O D I S I C U R E Z Z ALa costruzione del caricamento di sicurezza è effettuata, nel contesto dell'adozione del principio di equità formale, mediante l'adozione di una base tecnica del primo ordine favorevole all'assicuratore. Così operando si determinerà un caricamento di sicurezza implicito, cosiddetto in quanto già contenuto nella base tecnica, pervenendo quindi direttamente al calcolo del premio puro. In questo caso, per conoscere l'entità del premio equo occorrerà procedere ad un calcolo dello stesso mediante adozione di una base tecnica realistica. Le basi tecniche del primo ordine così adottate, quelle cioè contenenti il caricamento di sicurezza implicito, sono chiamate basi tecniche prudenziali.
Basi tecniche prudenziali
CASO VITA CASO MORTE
Tavola a bassa mortalità Tavola a forte mortalità
Basso tasso d'interesse finanziario: i
E' detto invece caricamento di sicurezza esplicito quello determinato dall'applicazione di una specifica maggiorazione apportata al premio equo calcolato secondo una base tecnica realistica, tramite specifiche formule che, per una fissata forma assicurativa, consentono di calcolare l'entità del caricamento stesso in funzione di variabili quali, in particolare, l'entità delle prestazioni, l'età dell'assicurato e la durata contrattuale. Non è comunque esclusa la possibilità, in sede di calcolo del premio, della contemporanea adozione di un caricamento implicito e di uno esplicito. Andando ora a considerare le spese che ciascun assicuratore imputa a ciascuna polizza, assumendo l'ipotesi che l'onere di tali spese sia trasferito al contraente tramite un conveniente incremento di premio, tale incremento sarà chiamato caricamento per spese. Questo caricamento può essere determinato in modo forfettario, ponendolo pari ad una fissata percentuale del premio puro, oppure in base a precisi criteri di ordine tecnico-attuariale, giungendo così a determinare quello
che viene chiamato caricamento per spese razionale. L'importo risultante dalla somma del premio puro e del caricamento per spese, comunque determinato, è detto premio di tariffa o premio commerciale. Questo premio, a meno di eventuali tasse, è l'importo effettivamente pagato dal contraente e, pertanto, rappresenta la configurazione di premio di concreto interesse sul piano commerciale. Questo premio tiene conto della copertura di impegni diversi da quelli nei confronti degli assicurati e dello sfavorevole andamento della mortalità e del tasso interesse.PR E M I O D I TA R I F FA = P R E M I O P U R O + C A R I C A M E N T I P E R S P E S ELa procedura razionale per la determinazione dei caricamenti per spese è basata su:
1. Individuazione delle categorie di spese
2. Definizione di una componente di caricamento per ogni categoria di spesa
3. Quantificazione, per ciascuna categoria, della spesa attribuita alla polizza
4. Quantificazione, per ciascuna componente di caricamento, del caricamento stesso
In relazione alle categorie di spese ci si basa tipicamente su:
• Spese iniziali o di acquisizione del contratto assicurativo
• Spese di incasso premi
• Spese generali di gestione
Temporalmente, le prime sono spese esclusivamente iniziali, le seconde e terze sono in genere ricorrenti, in particolare, le seconde si manifestano per la sola durata dell'incasso dei premi, le ultime invece per tutta la durata del contratto.
PREMI E PERIODICITÀ
I premi possono essere distinti non solo in termini dei caricamenti loro apportati ma anche rispetto alla periodicità di pagamento degli stessi. In questo senso si distingue tra premio unico, in quanto pagato in soluzione unica alla stipula del contratto e pari, in caso di premio unico puro, al valore attuale medio degli impegni dell'assicuratore, contro premio periodico, una sequenza di premi uguali o variabili a intervalli uguali di tempo, pagati anticipatamente a partire dalla data di stipula e subordinatamente a determinate condizioni di sopravvivenza dell'assicurato. In caso di premi periodici, il valore attuale medio dei premi periodici deve essere uguale al valore attuale medio degli impegni dell'assicuratore.
U = P R EM IO UN IC O P UR O
P = PR EM IO P ER IOD IC O C OS TAN TE P UR O
U = U ( T ) = P R EM IO UNIC O D I TAR IF FA
P = P ( T ) = P R EM IO P ER IODIC O D I TAR IF FA
S’è vero com’è vero che il premio unico puro è pari al valore attuale medio degli impegni dell’assicuratore:
è banale la scrittura dei premi unici per le varie forme assicurative fin qui considerate:
Assicurazione di capitale differito:
Rendita vitalizia differita anticipata:
Rendita vitalizia immediata posticipata:
Assicurazione caso morte temporanea:
Assicurazione caso morte a vita intera:
Assicurazione mista ordinaria:
Se si dovesse convenire, come nella maggior parte dei casi avviene, ad una rateazione del premio unico in
un conveniente flusso di importi, allora si farebbe riferimento al caso dei premi periodici. Per fare un
esempio, un premio costante per anni, a condizione che la testa sia in vita, deve soddisfare la relazione:
Di contro, un premio costante per tutta la vita, finché la testa è in vita, dovrà soddisfare un’altra condizione:
Se la rateazione comporta de facto una situazione di differimento, almeno in parte, del pagamento del
premio, questo differimento non deve risultare eccessivo. Sarebbe inaccettabile infatti un differimento del
pagamento del premio unico alla scadenza della copertura assicurativa: l’assicuratore dovrebbe infatti in
quel caso coprire il rischio nel corso del primo anno, senza aver introitato i mezzi finanziari a ciò necessari,
questa situazione è detta di sottofinanziamento dell’assicuratore. La necessità che l’assicuratore non risulti
sottofinanziato vale per tutti gli anni di contratto, in particolare al fine di evitare i possibili problemi
conseguenti alla posizione creditoria dell’assicuratore stesso nei confronti dell’assicurato. Questa pretesa di
adeguato finanziamento degli impegni dell’assicuratore anno per anno, ben si accorda con il principio di
equità. Infatti se, per ipotesi, si scegliesse di rateizzare il premio unico puro di una polizza in una sequenza
di premi annuali tali per cui, ciascun premio annuo, pagabile in caso di vita ad inizio d’anno, sia pari al costo
atteso annuo dell’assicuratore, valutato ad inizio d’anno, la sequenza di questi premi garantirebbe in modo
naturale che, in ciascun anno, l’impegno dell’assicuratore sia esattamente coperto dall’introito del premio,
evitando situazioni di sottofinanziamento. Per questa ragione, i premi così costruiti sono detti premi
naturali dell’assicurazione. Questi infatti sono quei premi puri che coprono esattamente gli impegni
dell’assicuratore nei confronti del contraente, relativi all’anno stesso a cui competono. Si indicherà quindi
con:
il premio naturale pagato in che copre esattamente l’impegno dell’assicuratore per il -esimo anno.
Ovviamente l’utilizzo dei premi naturali garantirà l’equità dell’operazione anche su tutta la durata
contrattuale:
Si consideri ad esempio un’assicurazione caso morte a vita intera con pagamento dei premi naturali. Questo
contratto ricalca manifestamente lo schema usualmente adottato nelle assicurazioni contro i danni,
secondo il quale il singolo premio è commisurato al rischio coperto dall’assicuratore nell’intervallo di tempo
cui il premio stesso compete. Tuttavia, a differenza dell’assicurazione danni, ovviamente con diverse
eccezioni, in un’assicurazione sulla durata di vita con prestazione in caso di decesso si avrà una successione
di premi crescenti. Basti pensare che ogni premio naturale:
è proporzionale alla probabilità di decesso nell’anno, , crescente al crescere di . Ancorché equa,
questa situazione è piuttosto inconveniente: inconveniente per il contraente, in quanto a parità di capitale
assicurato dovrebbe sostenere oneri crescenti nel tempo; inconveniente per l’assicuratore per tutta una
serie di complicazioni di ordine finanziario e amministrativo. Si ovvia a questo problema, adottando premi
costanti per tutta la durata del contratto. Ponendo così:
affinché sia soddisfatto il principio di equità, deve valere:
I premi costanti saranno quindi livellati ad una conveniente media ai fini dell’equivalenza attuariale dei
premi naturali: si dice infatti che il premio costante è una media funzionale dei premi naturali.I pesi della
media sono, come si vede, i fattori di sconto attuariale , atti ad esprimere il differimento
congiuntamente in termini finanziari e di probabilità di sopravvivenza. Nella pratica il contratto sarà
stipulato in modo che il premio sia inizialmente maggiore del premio naturale: i premi costanti infatti
comportano, per l’assicuratore, un introito che parzialmente precede nel tempo le prestazioni attese, andrà
dunque, come si vedrà, ad alimentare una riserva a copertura degli impegni dell’assicuratore.
PREMIO DI TARIFFA
Come già detto per determinare il premio di tariffa è necessario caricare il premio puro per le spese
sostenute dall’assicuratore.
Spese di acquisizione
Appartengono a questa categoria:
la provvigione d’acquisto, che costituisce il compenso per l’agente che ha stipulato il contratto
le spese sostenute dall’agente in relazione al contratto
le spese di emissione della polizza
La provvigione d’acquisto è usualmente corrisposta dall’assicuratore all’agente in soluzione unica alla
stipula del contratto (preconto provvigionale). Ne segue che le spese di acquisizione sono spese iniziali. E’
usuale esprimere detta provvigione in termini di aliquota del capitale assicurato o del primo premio annuo
o del premio unico. Solitamente, anche il totale delle spese di acquisizione, le quali vanno ripartite per tutta
la durata di pagamento premi , viene espresso in termini di aliquota del premio annuo o del premio
unico o rispettivamente di aliquota del capitale assicurato.
E’ importante aggiungere che il commisurare le spese di acquisizione al capitale assicurato comporterà l’uso
di diverse aliquote per diverse categorie di polizze.
Spese di incasso premi
In tale categoria sono incluse:
la provvigione d’incasso, corrisposta all’agente che cura l’incasso dei premi, come compenso per
tale servizio
varie spese relative all’incasso premi, ad es. emissione della quietanza, contabilizzazione
dell’introito, ecc.
Si tratta evidentemente di spese ricorrenti, che si manifestano per tutta la durata di pagamento dei premi.
Non si presentano quindi problemi di sfasamento temporale tra il sostenimento delle spese e l’introito dei
corrispondenti caricamenti. E’ usuale esprimere tali spese in termini di aliquota del premio di tariffa.
in caso di premio unico si ha ovviamente:
in tal caso è peraltro usuale conglobare le spese di acquisizione e di incasso in un’unica aliquota, ottenuta,
ad esempio, sommando le aliquote e .
Spese generali di gestione
Queste spese sono costituite da elementi non suscettibili di diretta imputazione ai singoli contratti,
comprendendo varie voci di spese generali sostenute dall’impresa assicuratrice. Convenzionalmente a
ciascun contratto è assegnata una quota annua di spese pari ad una fissata aliquota del capitale
assicurato, secondo un criterio di equità distributiva, non essendo ipotizzabile alcun legame concreto tra
entità delle spese e capitale assicurato. Queste spese ricorrenti sono attribuite al contratto per una durata
pari a quella del contratto stesso e vanno ripartite per tutta la durata di pagamento premi .
Premio di tariffa
Si consideri ora una forma assicurativa di durata anni con capitale assicurato unitario. Siano fissati i
parametri di caricamento . In caso di premio periodico di tariffa pagabile per anni, si troverà:
e quindi:
semplificando:
ricordando che:
allora:
Il premio unico di tariffa sarà dunque:
quindi:
semplificando ulteriormente:
ricordando che comunque, anche per il premio unico di tariffa vale la relazione:
In conclusione, qualunque sia la modalità di caricamento adottata, l’entità globale dello stesso, rapportata
al premio di tariffa, può essere espressa dall’aliquota di caricamento per spese complessivo, , definita, in
caso di premio annuo e in caso di premio unico, rispettivamente, dalla prima e dalla seconda relazione:
Controassicurazione
Come si è visto, molte polizze traggono origine dalla combinazione di due o più forme assicurative aventi
più semplici tipi di prestazioni. La combinazione di più prestazioni in un’unica struttura contrattuale
comporta, solitamente, economie su vari fronti di spesa e/o riflette richieste particolari del contraente o
della compagnia relative alla risoluzione di problemi inerenti il contratto, come ad esempio i flussi finanziari.
Infatti in vari contratti può evidentemente accadere che l’assicuratore non effettui alcun pagamento a
favore del beneficiario. Ad esempio, in un’assicurazione temporanea caso morte nulla è pagato se
l’assicurato è in vita alla scadenza. In un’assicurazione di capitale differito o di rendita vitalizia differita non
vi è alcun pagamento da parte dell’assicuratore se l’assicurato decede durante il differimento. Il contraente
a questo punto chiede che l’assicuratore si impegni a “restituire” la somma dei premi di tariffa incassati,
naturalmente contro il corrispettivo di un congruo incremento dei premi stessi. A tal fine può essere
stipulata un’assicurazione aggiuntiva detta, per ovvi motivi, controassicurazione. La combinazione di
quest’ultima con l’assicurazione principale costituisce, di fatto, un’assicurazione mista, in quanto il
complesso di prestazioni è articolato in modo tale che l’assicuratore effettui almeno un pagamento,
qualunque sia la determinazione della durata di vita dell’assicurato.
Es. Temporanea caso morte di durata anni con capitale unitario e premio unico
La controassicurazione presenta, come prestazione, il pagamento, in caso di sopravvivenza a scadenza, di
quanto versato dall’assicurato. Il premio unico puro dell’assicurazione principale è pari a:
oggetto della controassicurazione è il premio unico di tariffa, indicato con . Pertanto il premio unico
puro totale, indicato con , è dato da:
Ricordando che per una generica assicurazione a premio unico , nell’ipotesi di spese di acquisizione
commisurate al capitale assicurato, il premio di tariffa, per un capitale unitario, è dato dalla relazione:
si ricava il premio di tariffa complessivo:
Va osservato che, in questo caso, l’assicurazione complessiva risultante dalla combinazione
dell’assicurazione principale con la controassicurazione è una mista con capitale unitario in caso di decesso
e capitale in caso di sopravvivenza.
RRIISSEERRVVEE MMAATTEEMMAATTIICCHHEE
E’ utile notare come il valore del contratto assicurativo sia variabile nel tempo, dalla stipula alla conclusione del contratto stesso. Come si vedrà, l’attribuzione di un valore ad una polizza ha luogo, in generale, mediante lo strumento attuariale dato dalla riserva matematica: pura, in caso di contratti a premi puri, di tariffa, in caso di premi di tariffa. Per semplificazione, lavorare in termini di riserva matematica significa: calcolare il valore attuale medio delle prestazioni future della compagnia a fronte dei premi ovvero, allo stesso modo, determinare il debito residuo che la compagnia ha nei confronti degli assicurati. I contratti assicurativi, come si è visto, vengono costruiti in modo da essere in equilibrio attuariale alla data di stipula e rispetto alla base tecnica del primo ordine: con riferimento ad una polizza di durata anni – eventualmente con essendo l’età all’ingresso in assicurazione e l’età estrema – fissati due istanti interi (anniversari di contratto) , siano:
risulterà, alla stipula:
L’equilibrio non permane però nel corso della durata del contratto. Per le polizze a premio unico questo fatto è chiaro: ad un istante che precede la scadenza della polizza, l’unico premio previsto è già stato pagato, mentre, se il contratto non si è già concluso (ad esempio per la morte dell’assicurato), sono ancora previste prestazioni. Il disequilibrio ad istanti successivi alla stipula sussiste anche nel caso di polizze a premio annuo.
RRIISSEERRVVAA MMAATTEEMMAATTIICCAA PPRROOSSPPEETTTTIIVVAA Si consideri al tempo , che per semplicità si assumerà intero, una polizza ancora in essere, stipulata al tempo zero da una testa di età anni. La riserva matematica ai premi puri della polizza al tempo , nell’ipotesi che sia ancora in essere a quella data, è:
cioè il valore delle prestazioni residue in meno il valore dei premi puri residui in , calcolati entrambi
secondo la base tecnica del primo ordine. L’importo
è un valore attuariale, in quanto differenza di valori attuariali. Questa quantità è chiamata riserva matematica prospettiva, in quanto è calcolata sulla base dei premi e delle prestazioni future rispetto alla data di valutazione. Per convenzione, nel calcolo della riserva matematica, si considerano già liquidate in le eventuali prestazioni posticipate e non ancora liquidati l’eventuale premio in scadenza (che è anticipato) e le eventuali prestazioni anticipate. E’ importante notare che se la riserva prospettiva è positiva, in termini di valori attuariali, l’impegno dell’assicuratore nei futuri anni sarà maggiore di quello dell’assicurato nello stesso periodo. Pertanto se quest’ammontare risulta positivo, esso rappresenta un debito, in valore attuale atteso, dell’assicuratore. La riserva prospettiva attribuisce dunque al contratto assicurativo un valore riferito alla generica epoca ed è interpretabile come quell’importo (se positiva) che, se il contratto non fosse già in essere, sarebbe equo pagare all’assicuratore per stipulare in un contratto di assicurazione sulla vita. Questa formula è utile anche per quantificare il fabbisogno di un’operazione assicurativa sulla vita:
RRIISSEERRVVAA MMAATTEEMMAATTIICCAA RREETTRROOSSPPEETTTTIIVVAA
Come già ricordato, il principio di equità richiede che il premio unico o i premi annui siano tali che il contratto, alla stipula, risulti in equilibrio attuariale: . Tuttavia il non necessario sussistere dell’equilibrio tra premi e prestazioni rappresentato dalla relazione:
e dunque, valutati impegni e impieghi all’epoca 0, relativi all’intervallo di tempo da 0 a t:
Questa espressione può essere trasformata in uguaglianza aggiungendo un opportuno addendo di bilanciamento:
L’interpretazione dell’importo è immediata: esso rappresenta il valore attuale atteso in 0 del prezzo di uscita dal contratto, prezzo che dovrebbe essere versato all’istante t qualora l’assicurato, in vita all’epoca t, decidesse di abbandonare il contratto, ferme restando le prestazioni ed i premi dell’intervallo e venendo per contro a cadere quelle di . Come si vedrà, di norma risulta e pertanto tale prezzo di riscatto dovrebbe essere versato dell’assicuratore all’assicurato. Questo prezzo di uscita è dunque dato
dall’importo, indicato con
, definito dall’espressione:
cioè:
La quantità
è detta riserva matematica retrospettiva, in quanto è calcolata sulla base dei premi e delle prestazioni già erogati alla data di valutazione. Rispetto alla riserva prospettiva che riassume i flussi futuri del contratto, questo tipo di riserva guarda ai flussi passati della polizza. E’ inoltre importante notare che il fattore montante attuariale
riporta la valutazione dall’istante 0 all’istante t .
ATTENZIÒ !
Se le basi tecniche utilizzate per il calcolo risultano identiche, eguali risulteranno i valori dei due tipi di riserve. Tuttavia in caso di gruppi di teste assicurate i valori divergeranno se verrà a modificarsi, non solo la base tecnica utilizzata, ma anche la composizione del gruppo.
SEGNO DELLA RISERVA E’ possibile eseguire un confronto tra il valore della riserva prospettiva e quello della riserva retrospettiva. Come già detto risulterà:
se il gruppo assicurato non è soggetto a trasformazioni e se si utilizzano le medesime basi tecniche.
Tralasciando ora le ovvie situazioni inerenti la stipula, in cui la riserva sarà pari a 0 per l’equità: e alla scadenza del contratto in cui si verificherà allo stesso modo: , così come all’inizio di ogni anno se la polizza è a premi naturali: ; lo studio del segno della riserva matematica ricondurrà a diverse problematiche inerenti il profilo finanziario dell’operazione aleatoria. Condizione di finanziamento La condizione di finanziamento deve infatti risultare comunque valida: l’operazione finanziaria aleatoria di assicurazione sulla vita è, per l’assicuratore, un’operazione di finanziamento, se:
cioè, in termini di riserva prospettiva, se:
Come già osservato, la positività della
significa che in termini di valori attuariali, l’impegno dell’assicuratore nei futuri anni sarà maggiore di quello dell’assicurato nello stesso periodo. Pertanto se quest’ammontare risulta positivo, esso rappresenta un debito, in valore attuale atteso, dell’assicuratore verso l’assicurato. E’ interessante analizzare le possibili conseguenze di una situazione assicurativa in cui la riserva matematica fosse negativa, in cui dunque l’assicuratore vantasse un credito nei confronti dell’assicurato. E’ anzitutto chiaro che qualora l’assicurato abbandonasse il contratto, dopo aver ottenuto per alcuni anni la copertura del rischio a prezzi inferiori a quelli annualmente equi dati dai premi naturali, l’assicuratore non avrebbe possibilità concrete di recuperare il suo credito. Inoltre l’assicurato avrebbe convenienza ad abbandonare il contratto e a stipularne uno nuovo, per la stessa copertura per i restanti anni; il premio di tale nuovo contratto risulterebbe infatti inferiore a quello del contratto abbandonato in quanto non gravato dall’onere di estinguere il debito cumulato dall’assicurato nel passato. Ovviamente tale convenienza è il risultato dell’uso dei premi puri, nel caso dei premi di tariffa tale possibilità sarebbe in ogni caso esclusa. E’ comunque utile identificare le situazioni che rendano possibili valori negativi per la riserva matematica, così da identificare i requisiti necessari affinché risulti comunque valida la condizione di finanziamento. Si consideri quindi un’assicurazione a premio annuo costante pagabile per l’intera durata contrattuale. Si supponga che per il premio costante risulti inferiore ai premi naturali:
. Potendo esprimere la riserva matematica retrospettiva come montante attuariale delle
eccedenze dei premi costanti rispetto ai premi naturali relativi all’intervallo di tempo precedente l’epoca cui è riferita la riserva stessa:
e poiché risulta
allora la riserva retrospettiva risulterà negativa:
. Una situazione di
questo tipo si verifica a fronte di una sequenza di premi naturali decrescenti, ad esempio nel caso di assicurazione temporanea caso morte a capitale decrescente. In tali situazioni affinché l’operazione assicurativa sia un’operazione di finanziamento, si dovrà imporre il pagamento del premio unico, oppure di premi annui opportunamente decrescenti, oppure ancora di premi annui costanti ma pagabili per una durata convenientemente ridotta affinché il premio annuo stesso riesca maggiore di tutti i premi naturali. Ovviamente la situazione ottimale, per ogni contratto assicurativo è rappresentata dalla:
poiché altrimenti l’assicuratore risulterebbe sottofinanziato.
CALCOLO
Valutando in t, dunque all’età dell’assicurato e ricordando le formule, le riserve matematiche sono:
ANDAMENTO
L’andamento della riserva matematica è funzione del premio.
1. Caso morte temporanea a premi periodici costanti
Premio Segno della riserva
Naturale
Unico e decrescente
Periodico costante Se a rischio crescente:
Se a rischio decrescente:
In questo caso particolare l’assicuratore, tramite il premio periodico costante riceve, fino alla data , un
premio maggiore del corrispondente premio naturale , costituendosi così una riserva, la quale sarà
erosa successivamente, tra le date ed , in cui l’assicuratore riceverà un premio (sempre il premio
periodico costante ) inferiore al premio naturale corrispondente al livello di rischio.
Dunque l’andamento della riserva è simile ad una funzione crescente a tassi decrescenti.
2. Polizza a premi naturali decrescenti
Come già detto, questa situazione risulta oltremodo sconveniente all’assicuratore, poiché configura una
situazione in cui la riserva del contratto risulta negativa:
La Compagnia stipulerà così, perché risulti sempre valida la condizione di finanziamento, il contratto a
premio unico oppure rateizzando il premio in un numero di rate convenientemente minore della durata
contrattuale, tale per cui la riserva risulti comunque positiva:
2a. Premio unico a rischio decrescente
2b. Premio periodico a rischio decrescente
Ovviamente come la valutazione della riserva dipende dalle basi tecniche, anche l’andamento della stessa
ne risentirà.
EQUAZIONI RICORRENTI
Limitando la trattazione alle sole forme assicurative su una testa, per le quali è assicurata la coincidenza tra
riserva prospettiva e retrospettiva, per non dovere ripetere i risultati per le varie tipologie contrattuali, si
farà riferimento ad un contratto generico, che prevede:
una testa assicurata di età
una sequenza di premi anticipati pagabili in caso vita: alla scadenza intera il premio
pagabile in caso vita sarà indicato con
prestazioni caso morte posticipate: corresponsione del capitale all’epoca in caso di
decesso tra le epoche e con
prestazioni caso vita: corresponsione del capitale in caso di vita della testa assicurata all’età
A tale struttura possono essere ricondotte praticamente tutte le forme assicurative di maggiore interesse,
tra queste ad esempio:
ASSICURAZIONE TEMPORANEA CASO MORTE A CAPITALE COSTANTE UNITARIO
CAPITALE DIFFERITO
MISTA ORDINARIA
ANNUALITÀ VITALIZIA
Dato lo schema contrattuale della generica polizza:
il premio unico sarà pari a:
e, se le prestazioni future sono pari a:
e i premi da incassare sono:
allora la riserva prospettiva del contratto risulterà:
Si trova quindi la relazione:
Tenendo presente le espressioni dei valori attuariali e , questa espressioni può essere
riscritta come:
nota anche come equazione ricorrente di Fauckler – Fouret. E’ agevole constatare come essa esprima la
sussistenza dell’equilibrio attuariale nell’anno . All’istante l’assicuratore dispone della riserva
accumulata nei precedenti anni e del premio appena introitato. Con tale importo complessivo, il quale
costituisce la riserva iniziale, l’assicuratore fa fronte all’impegno di pagare il capitale alla fine dell’anno
se l’assicurato decede in quell’anno o, altrimenti, di costituire la riserva , detta riserva finale,
necessaria per la prosecuzione del contratto o, se , per pagare il capitale in caso vita a scadenza
.
ATTENZIÒ!
La situazione di equilibrio nell’anno espressa dall’equazione di Fouret è conseguenza dell’impiego,
nella valutazione locale degli impegni dell’assicuratore, della stessa base tecnica di primo ordine impiegata
nel calcolo del premio e delle riserve e
Calcolo per ricorrenza
Da un punto di vista algoritmico, l’equazione di Fouret fornisce un metodo di calcolo per ricorrenza della
riserva matematica. L’equazione stabilisce una relazione ricorrente tra la riserva matematica in e quella in
e può essere usata per il calcolo ricorrente della riserva, a partire da:
o per determinare, a ritroso, i valori:
o per determinare i successivi valori:
Bisogna notare che, per la stessa natura ricorrente dell’algoritmo, il risultato finale, o rispettivamente ,
sarà in genere affetto da un errore di approssimazione dovuto alla propagazione degli errori di
approssimazione presenti nei singoli passi del procedimento di calcolo. Quello ricorrente è un vero e
proprio metodo di calcolo, riprendendo infatti la relazione di Fouret:
e risolvendo rispetto a :
Partendo ora da , per via ricorrente, ovvero per valori successivi di , si avrà:
Il risultato ottenuto con questa formula deve coincidere con quello ottenuto con il metodo prospettivo o
con il metodo retrospettivo, purché le basi tecniche utilizzate di volta in volta siano le stesse usate per il
calcolo dei premi. Un ulteriore relazione ricorrente è estrapolabile dall’equazione di Fouret:
risolvendo:
e raccogliendo a fattor comune:
Quest’ultima relazione è detta formula di Kanner (1869). Da tale equazione appare che con l’importo
, capitalizzato per un anno, l’assicuratore copre l’impegno certo di costituzione della riserva a
fine anno e, inoltre, quello aleatorio di integrare la riserva stessa per corrispondere il capitale in caso di
decesso della testa assicurata. L’importo , assieme alla riserva certamente costituita,
pagabile a fine anno in caso di decesso è detto infine capitale sotto rischio.
RISCHIO E RISPARMIO
Si consideri una polizza generica. Se si risolve l’equazione di Fouret rispetto al premio e si sostituisce
, riarrangiando i termini:
risulterà:
Si ottiene così una scomposizione del premio in due addendi, scomposizione che si indicherà con:
il primo addendo:
è detto premio di rischio. Esso non apporta alcun contributo alla formazione della riserva essendo
interamente consumato nell’anno per assicurare il capitale sotto rischio . In altri termini i
premi di rischio
sono interpretabili come i premi naturali relativi ad un’assicurazione temporanea in
caso morte con capitale variabile pari, nei vari anni, a:
Il secondo addendo:
è detto premio di risparmio dell’anno considerato. Riscrivendo l’equazione precedente come:
è immediato notare come il premio di risparmio vada ad alimentare la formazione della riserva matematica,
sicché la riserva stessa risulta essere il montante puramente finanziario dei premi di risparmio versati. Si
trova infatti:
Si può giungere così, per quanto visto, alla conclusione che la gestione di un contratto assicurativo può
pensarsi scissa in due parti: la prima si concreta nella capitalizzazione dei premi di risparmio ed è del tutto
analoga ad un’operazione di risparmio puramente finanziaria, ad es. un deposito bancario o comunque
un’operazione di pura capitalizzazione, la seconda consiste invece in una successione di assicurazioni di
puro rischio, tipo ad es. un’assicurazione contro danni.
Premio di Rischio
Rappresenta la quota di premio costante che va a coprire i costi dell’anno: si comporta quindi come un
premio naturale ma con una diversa interpretazione dei costi coperti.
Precisamente, se l’assicurato muore nell’anno , la compagnia paga il capitale unitario, ma imputa
tale costo innanzitutto alla riserva matematica precostituita, che alla fine dell’anno è pari a ,
imputando il costo al reddito d’esercizio solo per la differenza . Il che vuol dire che in caso di
morte dell’assicurato, il costo a carico dell’esercizio è pari al solo pagamento a fine anno del capitale sotto
rischio, il cui valore attuariale è: , cioè appunto il premio di rischio.
ATTENZIÒ!
Il capitale sotto rischio non è sempre positivo. Infatti nelle assicurazioni in caso di sopravvivenza, il capitale
assicurato in caso di morte è pari a per ogni istante , quindi il capitale sotto rischio risulterà negativo,
perché:
di conseguenza anche il premio di rischio risulterà negativo:
Quindi:
Difatti, come già detto e com’è ancor più evidente: il premio di rischio non contribuisce alla formazione
della riserva.
Premio di Risparmio
E’ la parte del premio periodico destinata a confluire nella riserva.
Come già osservato, il valore della riserva alla fine dell’anno risulta essere il montante puramente
finanziario della rendita le cui rate sono i premi di risparmio relativi agli anni precedenti.
ATTENZIÒ!
Il premio di risparmio può risultare negativo. Ad es. in caso di premio unico:
e dovendo valere:
HP. Capitale differito
E’ interessante analizzare il caso di assicurazione di capitale differito con premio annuo costante : il
capitale sotto rischio risulterà qui negativo, dunque il premio di rischio sarà anch’esso negativo e così, come
è intuibile dalla natura pressoché esclusivamente “finanziaria” o di “risparmio” appunto di questo
contratto, il premio risulterà sostanzialmente un premio di risparmio.
Infatti, se:
allora:
E’ evidente come:
Dunque il premio annuo costante non è sufficiente a coprire interamente l’incremento della riserva
matematica. In questi casi entra in gioco il PRINCIPIO DI MUTUALITÀ.
MUTUALITÀ Per la parte di riserva non coperta dal premio, l’assicuratore provvederà mediante la riserva
relativa a polizze della stessa tipologia in cui si sia verificato il decesso della testa assicurata
prima della scadenza del contratto.
Per raggiungere quindi l’equilibrio attuariale in un portafoglio di polizze, si consideri la
quantità:
e successivamente il numero medio di teste colpite da decesso nell’anno , pari a:
in questo caso, l’entità totale del recupero di riserva in è, in media:
mentre la somma necessaria ad integrare il premio di quanto necessario è pari alla quota
attribuibile, in , a ciascuno degli contratti:
RISERVE E CARICAMENTI PER SPESE
L’esigenza di costituire una riserva matematica pura ha origine dallo sfasamento temporale tra prestazioni
dell’assicuratore e introito dei premi. Un analogo sfasamento ha tuttavia luogo anche in relazione al
sostenimento delle spese e all’introito dei corrispondenti caricamenti. Occorrerà quindi procedere alla
definizione di adeguate riserve per spese che, sommate alla riserva matematica pura, individueranno nuove
configurazioni di riserva. Delle tre categorie di spese esaminate fin qui: spese per acquisizione, spese
generali di gestione e spese di incasso premi, queste ultime possono essere subito escluse, il caricamento
relativo è infatti consumato all’atto della riscossione del premio per la copertura della spesa attribuita al
contratto, sicché non si pongono problemi di sfasamento temporale. Per contro, le due altre tipologie di
spese possono risultare sfasate rispetto all’introito dei corrispondenti caricamenti.
Def. In relazione ad un contratto assicurativo di durata anni, con eventualmente ,
con premi pagabili per anni, con , la riserva per spese è definita come:
ovviamente risulterà: . Per il principio di equità varrà:
Questa definizione attribuisce alle riserve per spese il significato di valore attuariale degli
impegni netti dell’assicuratore.
Riserva per spese di acquisizione
Le spese di acquisizione attribuite al contratto sono sostenute alla stipula dello stesso e recuperate nell’arco
di tempo di pagamento dei premi. In caso di premio unico, la riserva sarà ovviamente nulla:
In caso di premi annui pagabili per anni, riesce invece, per :
ognuno degli premi contiene infatti una quota di caricamento. Questa quantità è detta
anche provvigione d’acquisto non ammortizzata e risulta negativa per la durata di pagamento premi, in
quanto essa rappresenta, in valore attuale atteso, il credito dell’assicuratore per i caricamenti da incassare.
Assumerà di conseguenza i seguenti valori:
Infine è interessante notare come, mentre i premi puri, precedendo nel tempo le prestazioni, qualificano la
polizza stessa come operazione di finanziamento per l’assicuratore, le spese di acquisizione, precedendo
l’introito dei caricamenti, conferiscono a tale segmento del contratto assicurativo il carattere di operazione
di investimento. Sommando ora alla riserva in base ai premi puri , la riserva per spese di acquisizione ,
si ottiene la cosiddetta riserva di Zillmer (1863) o riserva zillmerata, dal nome dell’attuario tedesco che la
studiò:
Essa rappresenta il debito dell’assicuratore al netto del credito per il recupero delle spese di acquisizione.
Per questo risulta:
e, in particolare nei primi anni di contratto, quando la riserva ai premi puri è piuttosto esigua e le spese
risultano elevate, può riuscire: . Inoltre Zillmer pose come condizione che il massimo valore di
fosse quello che rendesse nulla la alla fine del primo anno:
Si dirà così premio di riserva, il valore:
o in caso di premio periodico:
Es. Temporanea caso morte con pagamento di premi annui
Le spese vengono pagate dall’assicuratore all’agente in un’unica soluzione alla stipula del contratto,
mentre vengono ammortizzate in senso attuariale dall’assicurato per tutta la durata di pagamento dei
premi.
dove:
e:
come da definizione:
Riserva per spese di gestione
Le spese generali di gestione sono sostenute per tutta la durata contrattuale mentre i relativi caricamenti
sono riscossi, ovviamente, per la durata di pagamento dei premi. Lo sfasamento temporale pertanto non
avrà luogo qualora i premi siano pagati per tutta la durata contrattuale, nel caso in cui e di
conseguenza non esisterà una riserva per spese di gestione. Invece, in caso di premio unico o di premi
annui pagabili per una durata inferiore a quella contrattuale, l’assicuratore incasserà caricamenti eccedenti
le spese e dunque vi costituirà una riserva:
Sommando ora alla riserva in base ai premi puri , la riserva per spese generali di gestione
, si otterrà la
cosiddetta riserva d’inventario:
Nel caso in cui la durata del pagamento dei premi dovesse coincidere con la durata del contratto per cui
dovesse risultare:
ovviamente, la riserva d’inventario sarebbe:
Negli altri casi, proprio perché la riserva per spese di gestione risulta positiva, la riserva d’inventario sarà
maggiore della riserva matematica ai premi puri:
E’ importante notare che i premi annui gravati del solo caricamento per spese di gestione sono detti premi
d’inventario.
Riserva completa
La cosiddetta riserva completa o nota anche come riserva zillmerata d’inventario, tiene conto di tutti gli
impegni delle due parti: quindi di tutti gli elementi di caricamento:
Come è noto: se la polizza è a premio unico, dunque , allora ; viceversa, se la polizza è a
premi annui pagabili per tutta la durata contrattuale, dunque , allora . Ovviamente, minore
risulterà e più facilitazioni avrà la compagnia, poiché l’onere delle spese di acquisizione sarà compensato
dalla modesta entità delle riserve zillmerate del primo anno, di conseguenza il primo premio annuo
praticamente non andrà a riserva. Per contro, più alto sarà il valore di
e maggiore risulterà
l’aggravamento per l’assicuratore, il quale dovrà accantonare parte del premio per, in termini di valore
attuale atteso, coprire le spese e far fronte agli impegni verso l’assicurato.
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Allo scopo di studiare la formazione dell’utile annuo, è interessante analizzare l’impiego di una base tecnica per la valutazione periodale di impegni e disponibilità del generico anno che sia diversa da quella usata per il calcolo dei premi e delle riserve. Considerando il premio di tariffa, il valore dell’utile annuo dipenderà infatti dalle basi tecniche:
o da una variazione del tasso di mortalità, dipenderà la formazione dell’utile di mortalità:
o da una variazione del tasso tecnico d’interesse, dipenderà la formazione dell’utile di interesse:
o da una variazione delle spese, dipenderà la formazione dell’utile di caricamento:
o da una variazione del gruppo assicurato, dipenderà la formazione dell’utile di eliminazione:
L’utile industriale complessivo così, risulterà:
Nel caso di soli premi puri, ovviamente, l’utile sarà costituito dai soli utile di mortalità e utile di interesse. Considerando ancora il generico contratto assicurativo, che prevede:
una testa assicurata di età
una sequenza di premi anticipati pagabili in caso vita: alla scadenza intera il premio pagabile in caso vita sarà indicato con
prestazioni caso morte posticipate: corresponsione del capitale all’epoca in caso di decesso tra le epoche e con
prestazioni caso vita: corresponsione del capitale in caso di vita della testa assicurata all’età
e facendo riferimento al -esimo anno di contratto, le disponibilità ad inizio anno sono data da e ; gli impegni a fine anno sono dati da e . Prendendo le mosse dall’equazione di Fouret:
e considerando che l’equilibrio attuariale nell’anno è, in particolare, espresso dall’equazione di Kanner:
La formula risulterà pari a 0 se le basi tecniche utilizzate sono le basi tecniche realistiche. In realtà la base tecnica impiegata nel calcolo del premio e della riserva risulta diversa da quella attesa realisticamente. Infatti, come già visto in sede di determinazione del premio, ai fini della formazione dell’utile atteso e del caricamento di sicurezza, il calcolo dei premi e delle riserve avviene solitamente su base prudenziale, cioè favorevole all’assicuratore. Sia il tasso annuo d’interesse effettivamente atteso, mentre esprima in termini realistici la mortalità attesa. Impegni e disponibilità valutati su base realistica in genere non sono in equilibrio:
dove
ed è interpretabile come utile atteso nell’anno .
Le assicurazioni infatti realizzano utili proprio evitando l’equilibrio tecnico: lo calcolano e caricano i premi per “garantirsi” un utile. Formula di Homans Sia il tasso di remunerazione atteso dell’impiego della riserva matematica e rappresenti la probabilità di morte per individui di una collettività selezionata:
Varrà certamente
, più probabilmente . Sottraendo a questo risultato la formula di
Kanner:
Questa formula è detta formula di Homans. Questa formula è detta anche formula di contribuzione, tale denominazione tradisce l’intento che questa, come altre formule, presenta: quantificare il contributo che ciascun contratto arreca alla formazione dell’utile dell’assicuratore, in vista di stabilire un meccanismo di ripartizione dell’utile tra contratti. Il primo addendo:
rappresenta il margine finanziario, positivo se : si realizzerebbe così un utile di sovrainteresse. Il secondo addendo invece:
rappresenta il margine demografico. Se il capitale sotto rischio risulta positivo, come per le coperture caso morte, tale quantità è positiva se
; se il capitale sotto rischio è negativo, come per il capitale differito, tale quantità è positiva se
. Esisterà dunque utile di sottomortalità o utile di sovramortalità a seconda del segno del capitale sotto rischio. Va ricordato che quest’utile sarà conseguito se il tasso d’interesse e la base demografica attesi si riveleranno veri. Ovviamente la forma assicurativa influenzerà molto il peso delle componenti della formula di Homans: un contratto con una più significativa componente di risparmio contribuirà certo più all’utile finanziario che non all’utile di mortalità. Per quanto riguarda la ripartizione e l’incasso di quest’utile va detto che: l’utile di mortalità è incamerato direttamente dalla compagnia, poiché in esso è contenuto il
caricamento implicito di sicurezza
l’utile d’interesse è invece ripartito tra gli assicurati: la compagnia, alla chiusura dell’esercizio, opera una retrocessione agli assicurati attraverso una rivalutazione delle riserve che a sua volta provoca un aumento dei capitali assicurati.
PPOOLLIIZZZZEE IINNDDIICCIIZZZZAATTEE
Le forme assicurative fin qui esaminate sono caratterizzate da prestazioni e premi predeterminati sin dalla
stipulazione del contratto. La predeterminazione viene a cadere nelle forme assicurative a prestazioni
flessibili. Diversi tipi di flessibilità possono essere introdotti in un contratto assicurativo; in forza di tale
flessibilità, alla determinazione della dinamica del contratto stesso contribuiscono fatti di natura
economico-finanziaria e/o scelte del contraente, successivi alla stipula del contratto. La flessibilità può
essere ricondotta alle due seguenti categorie di intervento sulla dinamica contrattuale:
a) variazioni delle prestazioni ed eventualmente dei premi periodici mediante collegamento delle
stesse ad indicatori economico-finanziari, interni o esterni, all’impresa assicuratrice: quali
rendimento degli investimenti a fronte delle riserve, tasso di inflazione, valore di indici di borsa,
valore del cambio di valute estere, ecc.
b) variazione delle prestazioni conseguenti alla possibilità data al contraente di variare, in corso di
contratto, il livello dei premi periodici, di sospendere, per un limitato periodo, il pagamento dei
premi stessi, di procedere a prelevamenti di parte della riserva matematica
Inflazione
La significativa durata dei contratti di assicurazione vita comporta che l’inflazione, quantunque possa
esserne contenuto il tasso annuo, incida in misura anche rilevante sul potere d’acquisto delle somme
assicurate. Sono ben evidenti e comprensibili gli effetti che l’erosione del potere d’acquisto produce sulla
propensione all’assicurazione vita e, in particolare, a quelle forme assicurative in cui ha preponderante
rilievo la componente risparmio. La situazione di scarsa domanda di assicurazione vita, determinatasi in
occasione di congiunture economiche ad alto tasso di inflazione, è stata fronteggiata dagli assicuratori con
l’introduzione sul mercato di vari prodotti a prestazioni flessibili, caratterizzati dalla presenza di clausole
contrattuali atte ad ancorare, in vario modo, premi e prestazioni ad opportuni parametri economico-
finanziari sì da salvaguardare, almeno in parte, il potere d’acquisto delle somme assicurate.
Rendimento degli investimenti
La base tecnica, come già detto, deve essere favorevole all’assicuratore e dunque tale da comportare la
formazione di utili attesi positivi. Per quanto concerne il tasso tecnico d’interesse, garantito per l’intera
durata contrattuale, questo deve essere ragionevolmente inferiore al tasso atteso di rendimento degli
investimenti a fronte delle riserve matematiche sull’intera durata contrattuale. La garanzia del tasso pone
l’assicuratore in posizione di svantaggio rispetto a quegli operatori finanziari che, non obbligati ad offrire
tale garanzia, possono proporre alla clientela tassi di remunerazione più elevati. Tale problema può essere
risolto inserendo nel contratto una clausola in forza della quale parte dell’utile finanziario, come visto, sia, a
consuntivo, assegnata agli assicurati e destinata a incrementare le riserve matematiche e quindi le
prestazioni assicurate. La presenza di clausole di assegnazione di parte dell’utile si rivela di particolare
importanza soprattutto qualora l’andamento dei mercati finanziari porti il tasso di rendimento degli
investimenti a livelli superiori a quelli del tasso tecnico. E’ interessante notare come in periodi di inflazione
elevata e quindi di tassi di rendimento elevati, l’assegnazione di utile finanziario agli assicurati può
contribuire ad incrementare il valore nominale delle prestazioni, dunque conservandone, almeno
parzialmente, il potere d’acquisto.
Adeguamento Si è detto che nelle forme assicurative in cui è applicato l’adeguamento, la misura dell’adeguamento stesso è determinata in forza di apposite clausole contrattuali. Considerando ancora il generico contratto assicurativo, se questo contratto è adeguabile, l’assicuratore deve “rivalutare” : prestazioni, premi e riserve. Esisteranno così tre tassi diversi di adeguamento, uno per le prestazioni, uno per le riserve e uno
per il premio: sia infatti il tasso di incremento del capitale, il tasso di incremento della riserva e il tasso di incremento del premio annuo, tali che sia comunque garantito l’equilibrio attuariale. E’ utile considerare ora alcune modalità di incremento delle prestazioni e controprestazioni:
Modalità
I 0
II 0 III
I. La prima modalità si concreta in un’integrazione di controprestazioni “a premio unico”, nel senso che l’integrazione occorrente è versata immediatamente e dunque posta a riserva
II. La secondo modalità comporta che l’integrazione di controprestazioni sia completamente rateizzata sulla residua durata contrattuale
III. La terza modalità prevede invece un’integrazione di controprestazioni in parte immediata ed in parte rateizzata. In tal caso, effettuata l’integrazione di riserva, tutto procede come se il contratto sin dall’inizio fosse stato stipulato per il capitale appena adeguato: verranno così adeguate anche le riserve e il premio
E’ chiaro che qualora l’obiettivo dell’integrazione delle prestazioni sia la conservazione almeno parziale del valore reale delle somme assicurate, l’applicazione dell’adeguamento deve aver luogo in via ricorrente e tipicamente su base annua. L’equilibrio in termini sostanziali inoltre richiederebbe ovviamente che le integrazioni sia di premio annuo sia di riserva matematica fossero a totale carico del contraente. In realtà, in varie tecniche di adeguamento, non è questa la situazione reale, nel senso che è solitamente l’assicuratore ad assumere a suo carico l’integrazione o salto di riserva, destinando a tale scopo parte degli utili conseguiti dalla gestione del contratto. Tornando all’esame delle tre modalità discusse precedentemente, è possibile pensarle in un’applicazione ricorrente:
I. La prima modalità trova riscontro pratico in modelli di incremento delle prestazioni assicurate mediante sola partecipazione degli assicurati agli utili di natura finanziaria conseguiti dall’impresa assicuratrice. In tal caso l’impresa destinerà ogni anno un certo importo quale quota di utile per il
generico contratto. Se è l’entità di utile assegnato per unità monetaria di riserva matematica in
un certo anno, sarà il conseguente tasso di incremento in quell’anno della somma assicurata
II. La seconda modalità corrisponde ad un modello di adeguamento che fa esclusivo ricorso ad integrazioni di premio annuo a carico del contraente. E’ ovvio che per conseguire un incremento
annuo di prestazioni al tasso l’assicurato deve sopportare, in un generico anno, un incremento
di premio in misura superiore a , occorrendo con tale incremento di premio far fronte anche all’insufficiente accumulo di riserva avvenuto nel passato
III. Alla terza modalità sono riconducibili le tecniche di adeguamento più efficaci ed attualmente maggiormente diffuse. L’incremento di prestazioni è finanziato da un incremento in pari misura percentuale del premio annuo a carico del contraente e da un salto di riserva matematica ancora in pari misura percentuale a carico dell’assicuratore, che a ciò provvede destinando utile in genere proveniente dagli investimenti a copertura delle riserve matematiche
Assicurazioni indicizzate e rivalutabili Quando l’onere di adeguamento è ripartito tra contraente ed assicuratore secondo apposite clausole
contrattuali, si stabilisce, in dette clausole, il criterio per stabilire annualmente i tre tassi e precisamente vengono ivi fissate le variabili economico-finanziarie in funzione delle quali sono determinati i tassi e in particolare, quindi, l’entità della ripartizione dell’onere tra contraente ed assicuratore. I criteri o parametri di adeguamento, come già detto, sono rappresentati da variabili aleatorie finanziarie e possono essere esterni o interni ai mercati. Ovviamente, se la variabile è un parametro di mercato risulterà più facile, per l’assicuratore, l’asset liability management. Si parlerà così di contratti assicurativi indicizzati se il parametro di adeguamento è esterno ai mercati finanziari: sono chiamate polizze index linked. Di contro, si diranno polizze rivalutabili tutti quei contratti il cui parametro di adeguamento è interno ai mercati: sono chiamate polizze equity linked (le polizze unit linked ne sono un caso particolare). Esistono comunque diversi modelli di adeguamento, il quale può risultare più o meno completo.
Modello
A
B
A. Il primo modello realizza una logica di indicizzazione parziale. Si tratta di una soluzione che garantisce la protezione parziale del potere d’acquisto delle somme assicurate. La sua applicazione pratica è tuttavia vincolata dalla possibilità di attuare, in relazione alle riserve matematiche, investimenti di redditività non inferiore ad un tasso funzione del parametro scelto . Tale redditività può essere garantita solo dall’investimento in titoli a rendimento indicizzato, la cui disponibilità sul mercato deve garantire la progressiva costituzione della riserva matematica
B. Nel secondo modello una parte dell’utile da sovra interesse è trasferita agli assicurati, ai quali è richiesto un incremento di premio in pari misura percentuale
Le assicurazioni indicizzate usano di solito un meccanismo simile al primo modello, mentre le rivalutabili seguono più un modello del tipo . E’ interessante confrontare la logica sottostante il modello del tipo A con quella su cui è basato il modello del tipo B: in entrambi i casi l’apporto dell’assicuratore è finanziato da un sovrainteresse rispetto al tasso tecnico prodotto da investimenti a gestione separata, distinta cioè da quella di altri investimenti dell’assicuratore. Nel primo caso il sovra interesse è determinato dal rendimento indicizzato all’inflazione, nel secondo dal rendimento di titoli scelti dall’assicuratore. Si può affermare che nel primo caso l’adeguamento è direttamente rivolto a tutelare il potere d’acquisto delle prestazioni assicurate, nel secondo, invece, tale tutela ha luogo, di fatto, in forza della correlazione positiva presente tra rendimenti degli investimenti e tasso d’inflazione. Comunque, diversi modelli misti possono essere costruiti impiegando sia il tasso sia il tasso nella definizione degli adeguamenti di prestazioni e controprestazioni.