metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

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Master Universitario di Secondo livello in Legal Advisor & Human Resources Management a.a. 2010/2011 1

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Saggio incentrato sull'utilizzo delle arti marziali come metodologia innovativa per la formazione del personale.

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Master Universitario di Secondo livello in Legal

Advisor & Human Resources Management

a.a. 2010/2011

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Metodologie formative nella gestione delle risorse umane: le arti marziali come programma innovativo per lo sviluppo delle "soft skills".

Introduzione (pag. 2)

1. Il ruolo della Gestione Risorse Umane1.1 La centralità delle persone nelle organizazioni (pag. 6)1.2 Il ruolo della DHR e le sue funzioni (pag. 11)

2. Formazione del personale e sviluppo delle competenze trasversali2.1 La finalità formativa (pag. 15)2.2 Metodologie didattiche (pag. 20)2.3 Competenze e skills (pag. 24)

3. Metodologie ed applicazioni formative delle arti marziali3.1 Il significato di arte marziale (pag. 27)3.2 Metodologie d'allenamento e pensiero strategico (pag. 33)3.3 Applicazioni pratiche (pag. 41)

4. Il Progetto formativo4.1 L'esperimento (pag. 57)4.2 I programmi formativi (pag. 64)

5. Conclusioni (pag. 70)

Ringraziamenti (pag. 75)

Bibliografia (pag. 76)

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IntroduzioneA partire da un esperienza personale vissuta come istruttore e prima ancora

come allievo di discipline marziali, in particolare come insegnante in un

corso di autodifesa per avvocati, nasce l'idea di utilizzare le tecniche

d'allenamento mutuate dalle arti marziali come metodologia formativa:

il presente studio si pone come fine di proporre un sistema di formazione

delle risorse umane, basato sugli studi e gli esperimenti effettuati in questo

ambito, finalizzato a costruire competenze utili per le organizzazioni

attraverso lo strumento dei metodi didattici e delle teorie provenienti dalla

cultura delle arti marziali.

Conseguentemente al funzionamento tipico dei sistemi di preparazione

delle discipline marziali lo schema formativo proposto permette ai

partecipanti di crescere su due livelli: uno più strettamente personale ed

uno sociale; ciò grazie all'utilizzo di programmi di allenamento che hanno

carattere prevalentemente fisico ma creano effetti di cambiamento sia sul

piano comportamentale che su quello corporeo, attraverso insegnamenti

attenti all'applicazione tattica e strategica di tecniche e pensiero marziali.

Data la particolarità dei metodi didattici oggetto di studio le competenze

selezionate per la formazione, sulle quali si sviluppa lo studio, non

potranno essere strettamente tecniche ma piuttosto abilità utili in diversi

ambiti e ruoli aziendali, legate alla sfera emotiva e psicofisica

dell'individuo: autocontrollo, comportamenti orientati stragegicamente,

gestione delle situazioni di crisi e delle interazioni personali.

Sviluppate attraverso un'addestramento fisico d'intesità modulabile

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proveniente dal mondo marziale, basato sull'interiorizzazione di tecniche e

pensiero tattico attraverso l'apprendimento osservativo e la pratica fisica,

unito alle spiegazioni teoriche connesse, queste abilità individuali, di per

se utili per il lavoratore, rinforzano positivamente anche la qualità

dell'esercizio delle competenze tecniche specifiche del profilo del singolo

allievo. La ricerca trova motivo nel ruolo sempre più centrale ricoperto

dagli individui all'interno dei sistemi produttivi ed economici (Powershift)

a seguito del passaggio della società moderna alla fase post-industriale.

Le organizzazioni infatti si sono trovate ad avere sempre più bisogno di

persone che, oltre ad essere scientificamente competenti, possiedano delle

capacità di tipo emotivo e psicologico che le rendano equilibrate e stabili

sul piano psico-fisico, determinando performance migliori e continuative.

Questi aspetti sono diventati fondamentali in un periodo storico

caratterizzato dalla molteplicità di contatti e relazioni interpersonali, in

ogni ambito sociale (Globalizzazione), sempre più veicolati da strumenti

informatici, destrutturati, informali e di conseguenza caotici e difficilmente

gestibili che creano frequenti situazioni di disagio sociale negli individui.

L'interdipendenza crescente dei sistemi economici ha portato allo sviluppo

di società in cui l'ambiente di lavoro è contraddistinto da ritmi sempre più

frenetici, alti livelli di stress e rapporti umani sempre meno profondi e

soddisfacenti nel quotidiano. Da queste considerazioni promana l'interesse

che molte istituzioni manifestano verso gli aspetti emotivi e psicologici

della vita lavorativa degli individui e la centralità che le pratiche di Human

Resources Management rivestono oggi in campo aziendale.

Un interesse già presente nel passato in culture molto lontane dalla nostra,

prevalentemente quelle orientali, dove per secoli particolare attenzione è

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stata dedicata alle correlazioni fra dinamiche mentali e fisiche, che

valorizzano le interdipendenze fra benessere, esercizio fisico e rendimento

in ambito lavorativo. Il presente studio si propone di fornire possibili

risposte e soluzioni a quesiti e problematiche che questi temi hanno portato

alla luce all'interno delle organizzazioni attraverso la funzione formativa

dell'HRM.

Questo per mezzo di una metodologia didattica di costo ridotto che

fornisca alle persone strumenti atti a migliorare in maniera costante la

propria performance, l'utilizzo delle conoscenze specifiche, il controllo di

sè, la capacità di sopportare stress e cambiamento e d'interagire

proficuamente ed efficacemente nelle relazioni sociali a diversi livelli.

Nel primo capitolo viene affrontato l'argomento della gestione delle risorse

umane nei suoi aspetti principali attraverso una pamoramica generale di

questo settore aziendale. Si sottolinea l'importanza crescente che il settore

della GRU ha assunto negli ultimi anni e se ne fornisce una descrizione

delle sue varie funzioni. Il secondo capitolo è incentrato sulla funzione

specifica della formazione e sviluppo delle capacità del personale.

Ne vengono individuati gli scopi e si analizzano metodologie e strumenti

utilizzati, inquadrando quelli utili al programma. Il capitolo successivo

descrive le arti marziali, le teorie, ed i significati strategici ai fini aziendali,

illustrandone metodologie formative e tecniche didattiche connesse,

fornendo infine esempi di applicazioni pratiche in diversi campi.

Nel quarto capitolo viene spiegato il progetto di formazione specifico

basato sulle metodologie descritte; ad un'analisi del primo esperimento

formativo fatto in questo senso segue lo sviluppo dei programmi didattici

specifici. L'ultimo capitolo infine riassume le considerazioni sulla

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precedente esposizione e presenta le valutazioni finali.

1. Il ruolo della Gestione Risorse Umane

1.1 La centralità delle persone nelle organizazioniNell'ultimo decennio l'attenzione che il management aziendale rivolge alla

funzione GRU ha assunto una posizione di spicco all'interno delle

organizzazioni. Un numero crescente di manuali e ricerche si è occupato

della definizione delle funzioni dell'HRM nei suoi vari ambiti di

applicazione: la progettazione e l'analisi delle mansioni, la determinazione

dei fabbisogni di personale, la ricerca dei collaboratori, le decisioni

d'assunzione, la gestione della performance, la scelta delle leve di

compensation e dei motori motivazionali del personale, il monitoraggio dei

costi-ricavi, la valutazione e lo sviluppo-formazione delle risorse.

L'espressione gestione risorse umane si riferisce all'insieme di politiche,

prassi e sistemi che si propongono di influenzare, comportamenti,

atteggiamenti e performance dei dipendenti. Con un'evocativa similitudine

Gabriele Gabrielli, professore esperto delle dinamiche GRU, definisce gli

specialisti della gestione del personale come: "Guardiani del capitale

umano, cioè custodi dei valori dell'organizzazione" (Gabrielli 2010).

La nostra epoca è caratterizzata da movimenti di profonda trasformazione,

differenze culturali tra nazioni a volte anche molto vicine, squilibri sociali

ed economici, massice quantità d'informazioni trasmesse continuamente a

grandi velocità, tonnelate di merci e capitali mossi attraverso il pianeta

ogni giorno, sistemi economici che fanno fatica a stare al passo con i

cambiamenti sociali e le esigenze umane, sistemi di comunicazione ormai

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istantanei, problemi di sostenibilità delle attività industriali sull'ecostistema

globale e infine esseri umani, risorse umane, sempre più afflitte da

problemi legati agli equilibri della loro vita lavorativa, delle loro

aspirazioni, del loro rendimento, del loro stato psicofisico, delle loro

situazioni familiari e in un parola della loro gestione del vivere quotidiano.

Non è un caso che questo secolo, come il precedente, abbiano visto il

fiorire di innumerevoli scuole di pensiero, studi, pratiche e corsi di scienze

della psicologia, così come il crescente utilizzo di strumenti di terapia

psicologica per risolvere i problemi, anche aziendali, che, per usare una

parola spesso abusata, "lo stress" produce nelle società postmoderne.

In un contesto simile il people manager deve di necessità confrontarsi con

un compito molto arduo: sviluppare ed utilizzare strumenti incisivi e mirati

che possano allineare il comportamento delle persone con gli obiettivi

dell'organizzazione. Questo studio ha esattamente lo stesso obiettivo.

L'individuo si trova oggi al centro dell'attenzione di ogni impresa ed

azienda poichè ad ogni livello d'inquadramento da egli dipendono il

percorso e i risultati dell'organizzazione; superata la fase storica della

meccanizzazione dei processi produttivi che ha portato ad una

standardizzazione di processi produttivi ormai consolidata, di nuovo il

valore aggiunto delle performance aziendali si riaggancia alle persone.

Managers motivati e consapevoli, leaders lungimiranti ed impiegati

soddisfatti e produttivi costituiscono il mezzo con cui le aziende possono

sperare di sopravvivere in un panorama dove la concorrenza è, nella

maggioranza dei casi, rappresentata non più dal "negozio della porta

accanto", ma da aziende poste a centinaia di chilometri di distanza che

possono muoversi agevolmente anche su mercati molto distanti dalla loro

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nazione d'origine.

Meccanismi di gestione manageriale incentrati su logiche totalmente

efficentestiche non sono adeguati alla complessità della situazione sociale

ed economica sia globale che locale. L'emozione e i processi psicologici

umani diventano in questa prospettiva una preoccupazione per ogni

azienda che voglia allinearsi e rispondere alla sfida sociale ed economica

che l'inizio del millennio ha lanciato. "L'approccio puramente razionale

alla gestione delle risorse umane non è più sufficente a garantire un

corretto funzionamento dei processi produttivi" (Gabrielli 2010).

Risposte istintive dettate da aggressività, paura e dinamiche emotive

inveterate ed incontrollate non rientrano, e non possono essere inserite e

modificate, in approcci metodologici che fanno appunto della razionalità il

proprio paradigma. Un simile cambio di prospettiva richiede un profondo

sforzo di adattamento, molto pesante nei gangli centrali e ormai

consolidati delle gerarchie aziendali, radicati spesso in prospettive

tayloristiche del management.1

Il professionista dell'HR ha ricoperto nel tempo un ruolo di crescente

importanza a livello gestionale e dirigenziale delle organizzazioni

svolgendo diversi compiti. Partendo da un posizione di semplice agente

amministrativo, oggi, lo specialista in questo settore svolge compiti

fondamentali lavorando come partner strategico per l'allineamento delle

strategie di GRU, esperto funzionale per progettare sitemi manageriali

efficaci, portavoce dei dipendenti per monitorare e salvaguardare la

performance e l'equilibrio della vita aziendale ed agente di cambiamento

per favorire la capacità di adattamento nelle organizzazioni.

Tuttavia l'aumentare della meccanizzazione dei sistemi produttivi e 1 Vedi ampl. "Gabrielli – People Management"

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l'automatizzazione dei processi di amministrazione all'interno dell'azienda

sta facendo perdere gradualmente rilievo all'aspetto tecnico-funzionale del

ruolo HR per aumentarne l'influenza nei momenti decisionali e di

definizione degli obiettivi delle organizzazioni. Come si approfondirà in

seguito la strategia (e la gestione strategica) nasce come concetto in abito

militare, l'utilizzo competente e coordinato di tattiche o la magistrale

pianificazione e gestione di una situazione; il vantaggio competitivo delle

pratiche di GRU si ottiene dal loro collegamento, strategico appunto, con

gli obiettivi, la missione e il funzionamento dell'organizzazione aziendale.

L'ambito marziale in cui il concetto tattico è nato ed è stato sviluppato al

suo massimo livello può, con i suoi metodi e le sue pratiche, fornire

elasticità ed efficacia alla gestione delle organizzazioni.

Una mente flessibile è indispensabile per far fronte ad una molteplicità di

situazioni e ruoli che evidenziano impostazioni culturali, organizzative e

operative altamente variabili da un individuo all'altro con cui il manager di

persone è costretto a confrontarsi. Il fenomeno del downshifting per cui

numerosi lavoratori sacrificano le loro prospettive di carriera e le loro

retribuzini per ottenere più tempo da dedicare ad altri beni e aspetti della

propria vita e le difficoltà che questo crea nel conciliarsi con le esigenze

produttive delle organizzazioni, incarna una di queste eventualità.

In una visuale più ampia lo studio della personalità degli individui assume

un'importanza fondamentale nella gestione del personale, dato che da

questo elemento si strutturano i processi cognitivi e comportamentali

dell'essere umano come singolo e nei gruppi sociali ed ogni programma di

sviluppo deve fare i conti con le diverse disposizioni dell'identità, frutto

della genetica quanto dell'esperienze di interazione del singolo.

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Un management attento a questi aspetti consente di strutturare e prevedere

modelli di comportamento aziendale e loro oscillazioni, progettare piani di

cambiamento e sviluppo personale adatti allo sviluppo di capacità utili alle

aziende e rafforzare il ruolo del soggetto impegnato attivamente all'interno

dell'organizzazione. Per di più, una metodologia del condurre la vita

aziendale attenta agli aspetti evidenziati diventa una spinta ulteriore alla

ripetizione di comportamenti efficenti, stimolando l'agentività degli

individui grazie a dinamiche di riproposizione delle sensazioni di

autoefficienza. Utilizzando la scala di Maslow possiamo vedere come i

gradini più alti della piramide dei bisogni individuali siano occupati da

bisogni che, una volta soddisfatti quelli primari, sono afferenti alla sfera

personale e psicologica di proiezione e percezione personale.

Di nuovo l'attenzione verso la dimensione emotiva della risorsa umana

torna prepotentemente alla ribalta. La sfera della comunicazione infine

costitusisce il terreno in cui le aziende devono giocare contro le

manifestazioni più variabili dell'emotività umana. Le capacità di impartire

efficacemente disposizioni da parte dei leader, di coordinazione e gestione

dei gruppi da parte dei managers, di discutere, prendere dicisioni e valutare

opinioni e scelte aziendali all'interno di un team, sono tutte abilità

influenzate radicalmente dalla sfera psicologica ed emotiva individuale.

Così atteggiamenti di chiusura e remissività, come eccessi di imposizione

e sicurezza, in diverse situazioni pongono ostacoli ad una performance

ottimale del singolo e dei gruppi nelle organizzazioni. I diversi aspetti

della reciproca influenza fra individuo, ambiente ed organizzazione

rispecchiano le differenti funzioni dell'HRM

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1.2. Il ruolo della Direzione RU e le sue funzioniTre sono gli approcci possibili all'interno di un'organizzazione alla GRU.

Il primo, definito lineare o sequenziale, prevede che il management

definisca per prima cosa la strategia aziendale per poi determinare la

struttura organizzativa e le pratiche di HR conseguenti. Il secondo, detto

interdipendente, si fa carico della complessa variabilità del contesto

economico sociale esterno all'impresa e postula una reciproca influenza di

strategia, struttura e pratiche di HR aziendali che variano in relazione alle

oscillazioni ambientali. Infine il terzo approccio, evolutivo, mette in gioco

la pluralità di portatori d'interessi ad ogni livello dell'organizzazione,

azionisti, managers, sindacati, lavoratori, clienti ed autorità statali,

mantenendo una struttura circolare di reciproca influeza di strategie,

struttura e gestione delle risorse umane dell'azienda.

Questi tre differenti metodi d'inquadramento della GRU determinano una

diverso posizionamento delle sue funzioni all'interno delle organizzazioni.

Se nella prima ipotesi (tipica di un impostazione classica manageriale)

questa è intesa in primo luogo come livello gestionale di pratiche

burocratiche ed amministrative, come paghe e contributi, essa viene a

ricoprire un ruolo centrale nella definizione delle strategie aziendali nella

seconda impostazione per essere poi intesa quale strumento essenziale per

la creazione di vantaggi competitivi e la sopravvivenza sul mercato nella

terza prospettiva (resources based view). La crescità di una pratica

manageriale incardinata su questa visuale ha portato alla nascità di società

commerciali specializzate nelle varie funzioni della GRU che forniscono

servizi alle aziende quando queste decidono di esternalizzare determinate

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funzioni in questo campo.

Gli aspetti cruciali della performance degli individui dipendono

direttamente da fattori personali legati alla motivazione del personale,

largamente influenzati dalle diverse pratiche di GRU.

La funzione della programmazione è quindi la prima di cui si occupa

l'esperto di risorse umane, da essa dipendono (interfacciandosi) la struttura

organizzativa di un impresa e le sue scelte stragiche economiche e

commerciali; l'allineamento degli obiettivi individuali con quelli azienali,

l'integrazione degli strumenti utilizzati dalle seguenti funzioni di HR e

l'individuazione dei ruoli chiave all'interno dell'organizzazione, sono gli

scopi perseguiti in questa fase di gestione.

La fase successiva, essendosi definito il piano di azione generale, è quella

del reclutamento e della selezione del personale da inserire nell'azienda;

questa funzione ha il fine di "trovare e collocare nelle posizioni

organizzative le persone con le caratteristiche adeguate alle richieste della

strtegia" (Costa, Giannecchini 2009). Il reclutamento, momento in cui

vengono aperte le candidature per una posizione, e la selezione, fase in cui

si scelgono i profili più interessanti da sottoporre a successive analisi,

prevedono differenti metodi e criteri di scelta e valutazione, orientati verso

il mercato interno all'azienda e quello esterno del lavoro, attraverso diversi

canali di comunicazione.

La funzione seguente, una volta che la risorsa è stata inserita all'interno

dell'organizzazione è quella dell'inserimento e dello sviluppo delle sue

potenzialità ed abilità professionali. In un approccio evolutivo questa parte

della GRU deve tenere conto non solo delle aspettative dell'azienda nei

confronti del lavoratore ma anche della prospettiva di crescita che egli ha

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rispetto alle sue aspirazioni personali.

L'apprendimento è la base di ogni pratica formativa e può essere

sviluppato con metodi e linee direttrici etremamente diverse fra loro,

inoltre esso è frutto dell'interazione fra diversi contesti sociali, familiari,

scolastici, accademici, professionali e culturali. Recenti studi sul talento

dimostrano che esso è necessariamente frutto di un duro lavoro e un

impegno costante ancora più che del possesso di capacità innate; inoltre

risulta che la capacità di apprendimento è costante lungo tutto l'arco della

vità e che produttività e creatività non sono prerogative esclusive dei

giovani. Quindi la possibilità di migliorare le proprie abilità e performance

lavorative, e lo sviluppo delle capacità delle risorse umane, non sono

argomenti che toccano soltanto determinati settori della produzione e della

gestione aziendale, ma definiscono un campo d'azione che spazia dai

livelli basilari della produzione fino ai gradini più alti del management.

Il tema della formazione del personale verrà affrontato in maniera

approfondita nel seguente capitolo.

La valutazione del personale e la gestione dei processi produttivo-

professionali sono le funzioni che consentono di monitorare e guidare la

vita degli individui all'interno dell'azienda, rendendo possibile la sua

valorizzazione attraverso pianificazioni ed analisi dei contesti organizzati.

Associata generalmente a strumenti di controllo e dimensioni gerarchiche,

questa fase della GRU può costituire invece un'efficace strumento di

confronto e crescità, se pianificata e strutturata con strumenti adeguati e

attenti ad una prospettiva di equilibrio e giustizia nell'azienda.

Diversity management, responsabilità sociale e compensation sono infine

le ultime tre funzioni principali della gestione delle risorse umane,

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finalizzate alla gestione delle varie diversità socio-culturali all'interno

dell'azienda, alla responsabilizzazione aziendale verso l'impatto socio-

ambientale dei cicli di produzione ed alla compensazione e retribuzione

del lavoro tramite strumenti economici (salario, benefits, incentivi) e non

(formazione, esperienze internazionali, attribuzione di responsabilità,

stimoli professionali, visibilità interna etc.).

Con un'ottica evolutiva di approccio alla gestione ed allo sviluppo del

capitale umano il metodo formativo che andremo a proporre nei capitoli 3

e 4 rappresenta uno strumento dotato di notevoli potenzialità.

Questo perchè, come vedremo, le metodologie d'apprendimento marziali

lavorano in maniera incisiva, stimolando una crescità autonoma e

personale dell'individuo, proprio sui punti cruciali della gestione del

personale che abbiamo brevemente esposto, fornendo strumenti adatti sia

al singolo che alle aziende per migliorare performance e rendimento ed

allineare i comportamenti individuali agli obiettivi aziendali.

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2. Formazione del personale e sviluppo

delle competenze trasversali

2.1 La finalità formativaLo sviluppo delle risorse umane è, in base a quanto esaminato, un tema

molto importante all'interno delle aziende perchè "rappresenta una delle

componenti del capitale intellettuale in grado di aumentare il vantaggio

competitivo aziendale" (Costa, Giannecchini 2009).

Un approccio di GRU orientato alla valorizzazione dello sviluppo del

personale consente innanzitutto di allinerare le prospettive dell'azienda con

quelle individuali e di individuare a priori due punti di vista da cui partire,

quello della risorsa umana e quello dell'azienda, inoltre allarga la visuale

manageriale verso ottiche che si focalizzano non solo sul contesto presente

della realtà organizzativa ma permettono di proiettare nel futuro progetti di

miglioramento dei risultati aziendali.

In generale il termine formazione fa riferimento alle attività pianificate in

un organizzazione per facilitare l'apprendimento dei dipendenti, ad ogni

livello, delle competenze richieste per operare con successo nelle

mansioni. Il tempo è una variabile fondamentale nella quale collocare ogni

discorso sulla formazione del personale. L'esigenza di far fronte ai

cambiamenti e la capacità di prevedere le sfide che la società e l'economia

possono porre alle organizzazioni sono elementi d'importanza cruciale.

La stessa concezione di sviluppo della carriera è oggi una realtà

multiforme che non si esplica più nella semplice progressione verticale

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all'interno della singola azienda. Sempre più spesso ci si trova di fronte a

piani di carriera e percorsi di sviluppo che vedono la risorsa umana

impegnata in differenti settori della macchina aziendale, privilegiando in

alcuni casi lo sviluppo di competenze tecniche ed una carriera incentrata

sull'acquisizione di una professionalità specifica, in altri una scelta di

percorsi che prediligono l'uso e la ricerca di competenze trasversali,

spendibili in diversi ambiti, che non necessitano una specializzazione

tecnica stabilizzante in un solo campo, oppure altri ancora che si pongono

come obiettivo una ascesa nella gerarchia aziendale.

In questo panorama il concetto di impiegabilità, il mantenimento cioè di un

profilo professionale che consenta alla risorsa di essere costantemente

spendibile ed impiegabile in diverse realtà organizzative, è l'obbiettivo

centrale di ogni programma di sviluppo e formazione. La motivazione ad

apprendere e la percezione dell'autoefficacia individuali sono un passaggio

obbligato per raggiungerlo.

Nella realtà lavorativa attuale l'individuo è spesso spinto a privileggiare un

atteggiamento polivalente nella propria costruzione professionale per

sviluppare capacità e competenze trasversali utili in ruoli diversi e per

apprendere il maggior numero di "skills" possibili e manternere così un

alta possibilità d'impiego.

Ciò risulta vero tanto nel mercato del lavoro interno alle aziende, quanto in

quello esterno ed interaziendale e si rispecchia nel proliferare di tipologie

contrattualistiche improntate alla temporaneità e alla flessibilità

dell'impiego. Il contratto psicologico che viene a formarsi al momento

dell'assunzione all'interno delle aziende sta spostando il suo fulcro, da una

realtà dove un adeguata retribuzione economica costituiva la principale

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moneta di scambio, ad una altra in cui benefici e clausole diversi da quelli

strettamente economici ricoprono un ruolo sempre maggiore, come

flessibilità, soddisfazione per il lavoro svolto, bilanciamento fra lavoro e

vità privata, ambiente di lavoro e possibilità formative. Stabilità, direzione

e durata sono caratteristiche che si combinano nei modi più diversi nei

percorsi professionali.

Osservazioni tanto più vere rispetto alle nuove generazioni, ancora più

disponibili a sacrificare la sicurezza economica per conseguire vantaggi sul

piano della gratificazione delle aspirazioni personali.

Lo sviluppo della consapevolezza e della responsabilità nelle persone è di

conseguenza cruciale nel progetto di sviluppo della risorsa umana; la

capacità di analizzare e riconoscere le proprie modalità di approccio

lavorativo, i propri obiettivi e bisogni, ma sopratutto le proprie debolezze e

i punti di forza personali, forniscono all'individuo prospettive che gli

consentono di orientarsi in maniera più efficace, per se stesso e per

l'azienda, all'interno dei mercati del lavoro e nello svolgimento dei suoi

compiti aziendali.2

Riprendendo le fila del discorso vediamo che la formazione del personale

all'interno delle organizzazioni ha quindi come obiettivo lo sviluppo di

conoscenze (sapere), abilità (saper fare) e comportamenti (saper essere),

che devono essere allineati agli obiettivi aziendali.

Le persone destinate ad apprendere sono adulti con strutture psicologiche

generalmente stabili, i quali, avendo un proprio bagaglio di esperienze e

competenze, sono disponibili all'apprendimento purchè questo sia

modulato in maniera tale da cogliere aspetti e problematiche reali degli

argomenti oggetto d'insegnamento e fornire strumenti applicabili 2 Vedi ampl. "Coaching – John Withmore"

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autonomamente nella dimensione professionale. Gli obiettivi proposti

dall'insegnamento devono essere quindi graduali e collegati, utilizzando

strumenti in grado di cogliere le diverse modalità di apprendimento di ogni

individuo. Tuttavia l'attenzione ad esso dedicata varia in relazione alla

linea manageriale utilizzata all'interno delle organizzazioni.

Il tempo e le risorse economiche dedicate alla formazione sono

proporzionali alla rilevanza che il people management ricopre all'interno

delle pratiche gestionali della leadership aziendale, creando un arco di

impostazioni che varia dal puro supporto del business, anche concepito

esclusivamente per determinati livelli dell'organigramma aziendale, fino al

posizionamento delle pratiche di sviluppo RU a paradigma del

management e chiave di volta del successo dell'azienda. Senza voler

riproporre le motivazioni appena discusse sull'importanza ed i benefici che

un attenta gestione del capitale umano costituisce per le aziende, questo

studio si colloca comunque nella seconda delle due prospettive.

Come accennato precedentemente, l'obiettivo comune ad ogni pratica

formativa aziendale e quello di guidare la risorsa nell'apprendimento di

conoscenze e abilità utili nel mercato del lavoro, che possono essere

spendibili all'interno della singola impresa o in un limitato numero di

aziende o avere carattere più generale ed essere utili in ogni campo

lavorativo. L'investimento in questo settore è giustificato dalla necessità di

possedere risorse con professionalità che non siano facilmente imitabili,

non sostituibili e non soggette a rapida obsolescenza.

Quattro sono i momenti principali nella sequenza del processo formativo:

Analisi dei fabbisogni, painificazione e selezione dei destinatari, intervento

ed infine valutazione.

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Per impostare un programma formativo si parte perciò da un'analisi

approfondita dei fabbisogni professionali e delle dinamiche interne alle

organizzazioni fra ambiente di lavoro ed individuo, e dei sistemi utili per

ricavare un rendimento ottimale nell'ambito di questa interazione.

In questo modo vengono identificate le esigenze formative attraverso la

definizione dei ruoli cui è destinato l'intervento e delle abilità e conoscenze

sulle quali si andrà a lavorare. Avendo deciso quali sono le competenze

individuali da sviluppare ed individuati i destinatari del programma (a

seconda che questi siano risorse giovani e più "malleabili" o elementi

esperti da "riqualificare") si può passare alla seconda fase di progettazione

dell'intervento formativo, in cui vengono specificati quali metodi e quali

strumenti saranno utilizzati per l'apprendimento. Si dovrà tenere conto

tanto della capacità dell'oraganizzazione di supportare il programma

prescelto nella sua erogazione e applicazione, quanto della appetibilità che

esso riveste nei confronti dei singoli destinatari che dovranno essere

efficacemente motivati ad apprendere capacità che ritengano utili per lo

sviluppo professionale.

In questo rispetto la scelta dei metodi didattici è altrettanto importante di

quella degli obiettivi formativi. Da quest'analisi dipende la riuscita del

trasferimento di competenze e verranno scelti docenti, luoghi, e

tempistiche tenendo conto dei costi e infine i sistemi di valutazione del

ritorno sugli investimenti. Un'attenta valutazione delle caratteristiche

individuali del personale cui si destina la formazione è essenziale nella

scelta di questi elementi per rendere l'intero processo funzionale agli

obiettivi definiti nella fase di progettazione.

Il momento finale della formazione aziendale è quello della valutazione.

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Questa deve verificare se effetivamente il trasferimento delle competenze

oggetto del programma si sia verificato negli allievi e può articolarsi

temporalmente prima, dopo e durante la somministrazione. I parametri

utilizzati possono essere di tipo economico, dell'effettivo ritorno

sull'investimento, o qualitativo, del livello di abilità e conoscenze

raggiunto, ma necessitano comunque di un analisi di lungo periodo per una

ottenere risultati completi.

Il primo livello di valutazione è quello incentrato sulla reazione dei

partecipanti al corso, in base alla loro soddisfazione, che misura, attraverso

prove e questionari, l'acquisizione degli insegnamenti negli individui;

la valutazione dei comportamenti è poi quella orientata all'analisi dei

cambiamenti degli atteggiamenti personali all'interno dell'azienda, più

difficile perchè modulata su tempi lunghi e soggetta ad oscillazioni.

Infine sono considerati i risultati dal punto di vista economico, degli effetti

sul ciclo di produttivo e sulla soddisfazione del cliente.

Questo schema funzionale dello sviluppo di programmi formativi

usufruisce di differenti metodologie d'insegnamento e strumenti didattici.

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2.2 Metodologie didatticheGli strumenti che possono essere utilizzati nella formazione del personale

sono i più disparati, si va dalla lezione in aula, al cinema formativo, al

coaching (counseling, mentoring), all'action learning, al role playing, a

pratiche di team work ed esperienze formative outdoor che, utilizzando

strumenti che provengono da ambiti lontani a quello aziendale (trekking,

arrampicata, barca a vela e nel presente studio le arti marziali), stimolando

la trasmissione e lo sviluppo di competenze all'interno degli individui.

Più si enfatizza la partecipazione degli individui alla sessione di

apprendimento, maggiori i risultati che si ottengono tramite la formazione.

In generale un programma di formazione parte da una valutazione del

management sulle necessità dell'azienda e su quali siano le strategie

migliori per soddisfarle, fra le quali appunto si trova la formazione del

personale, piuttosto che incentivi economici o tagli del personale. Lo step

successivo è l'identificazione dei bisogni formativi dell'organizzazione

principalmente tramite l'utilizzo di due strumenti: il job system ed il

modello di competenze.

Il primo è un documento che individua le diverse professionalità all'interno

dell'azienda, ciò che fanno e quali abilità e conoscenze devono possedere;

il secondo riporta invece le competenze di successo distintive dell'azienda

coerenti con i suoi obiettivi e valori. Grazie a questi strumenti il manager

puo' selezionare da un catalogo di formazione gli strumenti che ritiene più

adatti per lo sviluppo di competenze soft e trasversali o core e di ruolo.

Di nuovo l'analisi dei bisogni formativi dell'azienda costituisce il punto di

partenza dei responsabili della formazione aziendale per la predisposizione

e la scelta di un catalogo di formazione che attraverso questionari ed

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Page 22: metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

interviste possono identificare le esigenze più diffuse all'interno

dell'azienda e selezionare i progetti formativi più adatti.

La creazione di questi progetti si può dividere, come si è detto, in diverse

fasi: una macro in cui si stabiliscono obiettivi, segmenti di popolazione

aziendale cui rivolgersi, definizione delle caratteristiche del gruppo,

sistemi di valutazione dei risultati e altri aspetti logico formativi dipendenti

dal budget a disposizione ed una seconda fase micro in cui vengono scelti

gli argomenti specifici da trattare, in quale sequenza con quali tempi e si

selezionano docenti, metodi e materiali didattici.

L'individuo dovrebbe entrare in un corso di formazione in uno stato

personale A ed uscire in un altro stato B dimostrando un cambiamento e un

accresciemento nelle proprie competenze frutto non di un'imposizione ma

di un integrazione delle proprie capacità.

La somministrazione della formazione consiste nello svolgimento delle

attività didattiche, controllandone gli esiti in itinere e alla conclusione del

processo. Tre sono i modelli principali di apprendimento: quello passivo,

costituito dall'incamerazione di conoscenze teoriche ed informazioni

trasmesse in aula o attraverso lo studio del materiale didattico;

l'apprendimento attivo, che avviene tramite l'esperienza diretta di

situazioni simulate in cui l'individuo apprende tramite lo svolgimento

dell'attività indicata; l'apprendimento collaborativo, che avviene tramite la

condivisione delle proprie esperienze con gli altri e attraverso l'interazione

delle dinamiche di apprendimento individuali. La scelta del modello più

efficace dipende da una corretta valutazione degli elementi centrali delle

precedenti fasi di costruzione di un programma formativo. I metodi

didattici sono molteplici e si differenzianziono per contenuto, tipo di

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partecipazione e tecniche di erogazione.

La lezione in aula è probabilmente il metodo classico più utilizzato nella

trasmissione di conoscenza che, sebbene presenti evidenti vantaggi

organizzativi ed economici non sempre costituisce un mezzo efficace,

poichè limitato ad un apprendimento teorico, legato alla capacità di

attenzione del discente. Per questo viene spesso collegato allo strumento

delle esercitazioni, che prevedono l'assegnazione ai partecipanti di casi e

problemi da risolvere, sviluppando la capacità di raccolta delle

informazioni e di valutazione. Dinamiche simili sono alla base del metodo

didattico della simulazione che consiste nella riproposizione di una

situazione lavorativa sperimentale e protetta con cui i discenti vengono

messi a confronto. Esistono diversi tipi di simulazione: il role playing, in

cui alla situazione prospettata si da soluzione impersonando i diversi ruoli

tipici del caso da parte dei componenti del gruppo; l'in basket, ovvero una

simulazione che prevede momenti di lavoro individuale e di gruppo

calibrati secondo la presentazione di elementi e informazioni concatenate;

il business game in cui i partecipanti si dividono in gruppi per una

competizione aziendale virtuale; il behavioral modeling, che combina

elementi di role playing a metodi di apprendimento passivo per la

riproduzione di un comportamento determinato.

Questi metodi hanno il pregio di sviluppare fortemente le capacità di

analisi individuali e di orientare i comportamenti del singolo e del gruppo

verso gli obiettivi aziendali

Esistono poi strumenti formativi one to one basati sulla convinzione che

aspetti non puramente economici (realizzazione, autostima, worklife

balance) siano altrettanto imporanti nella determinazione della prestazione

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Page 24: metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

di quelli materiali (carriera, retribuzione). I principali fra questi mezzi sono

il coaching, il counseling e il mentoring.

Il training on the job si concretizza invece nell'assistenza fornita da risorse

esperte ai neoassunti all'interno dell'azienda. I metodi relazionali sono poi

quegli strumenti in cui l'apprendimento è basato sull'interazione fra le

persone ed il libero scambio di opinioni stimolato da un coordinatore.

I metodi esperienziali sono poi quelli fondati su esperienze che stimolino

determinate caratteristiche e capacità individuali durante situazioni di

realtà esterne all'organizzazione (outdoor-training), in cui il soggetto viene

privato delle sue certezze (gerarchie, posto di lavoro, ruolo etc.) ed è

addestrato e testato di fronte con diversi stimoli, in questo caso fisici,

orientati ad esempio verso la gestione dello stress o il team working;

oppure è messo a confonto con problemi reali dell'azienda che necessitano

una soluzione e vengono affrontati e risolti in gruppo (action learning).

L'apprendimento attrverso strumenti informatici (net learning) rappresenta

infine la frontiera più recente in cui si cimenta il campo della formazione.3

Tutti gli strumenti presentati hanno comunque la comune finalità di

sviluppare nei partecipanti competenze, abilità e comportamenti utili nella

vita dell'organizzazione.

3 Vedi ampl. "Costa, Giannecchini – Risorse Umane – Parte III"

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2.3 Competenze e skills"Le competenze professionali di una persona sono costituite da

conoscenze, abilità, saperi (sapere e saper fare), atteggiamenti, qualità ed

esperienza" (Costa Giannecchini 2009).

Fra le varie conoscenze che un lavoratore deve possedere possiamo

distinguere due grandi ambiti. Le conoscenze tecniche specifiche da un

lato ("hard skills"), che riguardano il funzionamento di processi e

strumenti professionali come sistemi meccanici, protocolli di sicurezza

procedure finanziarie etc, sono facilmente misurabili, monitorabili e

trasmissibili poichè non richiedono un cambiamento interno ma

l'apprendimento passivo di una nuova capacità specifica. Dall'altro lato le

abilità trasversali ("soft skills") o meta-conoscenze, che sono formate da

abilità individuali, utilizzabili in ogni ambito lavorativo così come nella

vita quotidiana, acquisite attraverso formazione ed esperienza ma non

incardinate in una specifica funzione. Sono la serie di abilità legate alla

specifica personalità dei singoli, come il porsi in relazione con gli altri che,

a differenza delle "hard skills", trovano applicazione in diversi rami

dell'azienda e sono basate su processi di tipo più strettamente fisio-

psicologico ed emotivo. In questo ambito capacità di leadership, di ascolto

e attenzione, problem solving, osservazione e pianificazione, controllo

dell'emotività, dell'ansia, della paura, di aggressività e stress, team-

working, decision-making, concentrazione e comunicazione, autostima e

assertività sono tutte abilità importanti nella vita di un organizzazione, che

affondano le radici del loro funzionamento nel vasto terreno della

personalità e della psicologia umana. Simili capacità sono inserite fra

quelle definite come distintive o discriminanti, che garantiscono un livello

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eccellente di performance4. Intagibili, non facilmente riproponibili e non

soggette a rapida obsolescenza, queste competenze sono fondamentali per

la formazione di leaders, negoziatori, mediatori e numerosi altri profili.

Le core compentences sono invece abilità distintive di un ruolo, al di là

della loro appartenenza ad una o all'altra categoria di skills, essendo

caratterizzate dal fatto di appartenere a tutti i membri di un'organizzazione.

Il fatto che gli individui comincino a sviluppare i propri pattern di

approccio alle relazioni sociali dal primo istante di vita rende lo sviluppo

delle abilità "soft" un problema complesso e delicato, facendo si che i

profili comportamentali siano unici e molteplici. Ciò rende la loro

valutazione altrettanto complessa. Imparare una nuova abilità in questo

caso significa lavorare su di un edificio già costruito e, teoricamente,

stabile, il comportamento umano, cercando di modificarlo senza

danneggiarlo e senza creare effetti di rigetto. L'apprendimento passivo non

costituisce da solo un utile strumento didattico per questo tipo di

conoscenza che è intrinsecamente legata all'esperienza individuale.

L'unico modo per evitare il riproporsi dopo poco tempo degli schemi

individuali consuetudinari è l'utilizzo di un metodo formativo che sia

ripetuto costantemente nel tempo determinando l'introiettamento

dell'abilità. Tutto Questo perchè: "Il cervello può anche essere un

processore di informazioni, ma non funziona come un calcolatore digitale.

Non esiste un pulsante "CANCELLA" per programmi indesiderati. Gli

schemi comportamentali sono stabilizzati fisicamente al livello delle

cellule celebrali" (Coates 2006). Un sapiente utilizzo di pratiche di people

management e sistemi formativi efficaci di soft skills gestiti da un team

manageriale competente garantiscono il ROI aziendale il vantaggio 4 Vedi ampl. "Costa Giannecchini – Risorse Umane, pag. 70-85"

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competitivo dell'impresa. Vediamo allora come le metodologie formative

mutuate dalle arti marziali, piuttosto che gli strumenti tradizionali, in

un'ottica di learning-by-doing che presenta rilevanti aspetti

d'apprendimento interattivo e passivo, utilizzando congiuntamente la

maggior parte dei metodi di apprendimento elencati in un modello

prevalentamente esperienziale, possono fornire un concreto apporto

migliorativo alle pratiche di people management per lo sviluppo del

capitale umano proprio in questo difficile ambito di conoscenze, data la

peculiarità degli strumenti didattici utilizzati.

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3. Metodologie ed applicazioni

formative delle arti marziali.

3.1 Il significato di arte marzialeLe arti marziali comunemente intese vengono spesso ridotte ad una pratica

principalmente incentrata sullo sviluppo di abilità con funzione

"guerresca". Eppure, per coloro che si sono addentrati con curiosità nel

vero e proprio universo di queste discipline, l'eperienza ricavatane senza

dubbio travalica il puro scopo del combattimento e dell'autodifesa.

Dalla lotta greco-romana, alla Boxe europea, al Pancrazio dell'antica

Roma, passando per le centinaia di stili del Kung Fu Wushu cinese, il

Karate e il Jujitsu giapponesi, la Muay-Boran della Thailandia, la Capoeira

brasiliana, il Tae Kwon Doo coreano del '900, il Kali-Silat filippino, fino ai

più recenti stili di combattimento dello scorso secolo (come il Krav-Maga

sviluppato dalle forze armate israeliane e le MMA5 a contenutto

prettamente sportivo), ogni cultura di questo pianeta nei secoli si è

confrontata con il bisogno atavico di dare una dimensione utile, definita e

metodologica alla realtà del conflitto e della lotta tra gli individui.

Le tradizioni cui facciamo cenno hanno radici antiche come la storia dell'

uomo. Lo sviluppo di questi costumi ha portato non solo alla creazione di

metodi di allenamento utili al combattimento, che possiedono ormai

centinaia di anni di pratica e di comprovata efficacia, ma ha inoltre creato

5 Mixed Martial Arts

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nelle più lontane civiltà un filone di pensiero che possiamo pacificamente

affermare abbia figliato una vera e propria "ars vivendi", un approccio alla

realtà diverso da qualunque altro, che presenta tuttavia tratti distintivi

riconoscibili, comuni in ogni continente; citando Randy Nelson, professore

emerito di psicologia dellUniversità dell Oahio: "Lo studio delle arti

marziali non è qualcosa da adattare alla propria vita, ma piuttosto si adatta

la vita all'arte. Ciò significa mutare valori, atteggiamenti e comportamento.

Non significa intraprendere un hobby" (Hackney 2010).

Per questo ci riferiremo da ora in poi alle arti marziali intendendole non

solo come pluralità geografica di discipline sportive, ma come vere e

proprie scuole filosofiche e pedagogiche. Metodi d'insegnamento, di

conduzione degli affari politici ed economici, fucina sociale e morale.

Palestra, in sintesi, della mente quanto del corpo. Le tradizioni marziali

orientali nella loro varietà ed in particolare quella cinese storicamente più

antica e prolifica, offrono in proposito i migliori spunti di riflessione

teorica e pratica. La peculiare versatilità degli insegnamenti di queste

discipline è funzionalmente utile per la formazione di quelle competenze e

abilità che dipendono dall'introiettamento di comportamenti.

A causa della personale conoscenza dell'argomento e per l'esistenza di una

rilevante produzione di saggi ad esso dedicati, molti dei quali nel campo

specifico del management6, si è scelto di approfondire gli aspetti principali

delle arti marziali cinesi utili al nostro discorso.

Nascendo dall'esigenza di difesa del territorio e dei beni personali in

epoche preistoriche, le arti marziali cinesi conoscono il periodo di

maggiore sviluppo fra il V secolo A.C. (epoca dei Regni Combattenti) e il 6 Per salvaguardare l'impronta innovativa di questo studio si è tuttavia scelto di non inserire nella sua stesura i saggi

specifici già prodotti sull'argomento management, tuttavia essi sono facilmente reperibili attraverso le bibliografie di alcune opere utilizzate nel presente lavoro (vd. Sawyer, Nardone, Hackney e Magi).

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XVIII secolo D.C. (caduta del tempio di Shaolin), per poi subire una

radicale campagna di distruzione ad opera del regime di Mao Ze Dong ed

essere, dopo la sua morte, gradualmente riesumate e riportate alla ribalta a

causa dell'attrattività economica, anche dovuta ad incipienti flussi turistici

attratti dalla cultura marziale locale, che rappresentano per il regime della

Repubblica Popolare. Processo cui note figure del cinema Hollywoodiano

contribuiscono in maniera preponderante nel secolo XX.

Con una struttura di trasmissione prevalentemente di modello familiare e

gerarchico, la pratica marziale cinese si divide in tre principali attività;

il taolu (forme), sequenze prestabilite di movimenti (apprezzabili anche da

un punto di vista atletico-artistico oltre che combattivo, specie negli stili

moderni), lo studio delle singole tecniche di attacco o difesa e la pratica

del combattimento corpo a corpo.

Questi tre elementi uniti all'esercizio fisico, l'addestramento all'utilizzo

delle armi bianche e altre pratiche fondamentali costituiscono l'essenza del

Kung Fu - Wushu, la cui letterale traduzione è "abilità raggiunta attraverso

l'esercizio costante nelle arti marziali".

Il telos alla base di questo tipo di addestramento è perfettamente espresso

dalla seguente affermazione: "L'adeguata ripetizione di comportamenti

precisi serve ad interiorizzare i principi dell'azione, del pensiero e

dell'emozione corretta" (Hackney 2010).

Tale metodologia d'insegnamento è particolarmente adatta per

l'apprendimento e la trasmissione di modelli comportamentali efficaci e

automatici, finalizzati al raggiungimento del proprio obiettivo nelle

situazioni di confronto, non solo fisico ma sopratutto della vita economica,

lavorativa e sociale.

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Nello stesso contesto storico e tematico nasce il classico della tattica

militare cinese "L'arte della Guerra" (IV secolo A.C. circa) attribuito allo

stratega precristiano Sun Tzu7, della cui figura si è persino dubitata

l'esitenza, probabilmente il più interessante strumento didattico in questa

materia prodotto nell'area cinese.

Sebbene l'argomento trattato da quest'opera sia quello della strategia

militare sul campo di battaglia, le applicazioni pratiche dei suoi

insegnamenti hanno di gran lunga travalicato l'ambito marziale, divenendo

strumenti indispensabile per la formazione di comandanti militari, capi

politici, managers, e ovviamente artisti marziali.

Questa ha ricevuto un'attenzione eccezionale da parte di pensatori e leaders

in ogni campo, lungo tutto il globo, stimolando la nascità di saggi, teorie,

scuole di strategia politica e molte altre ramificazioni nelle più disparate

aree dello scibile umano. Il mondo dell'economia in particolare ha

dimostrato un interesse appassionato per il pensiero di Sun Tzu.

Se è vero che questo scritto è pensato per aiutare i generali nei loro compiti

bellici, è altrettanto vero che i suoi precetti sono utilizzabili tanto dal

singolo nel condurre i suoi affari quotidiani, quanto all'interno delle

organizzazioni per migliorare gestione, rendimento e altri fattori basilari.

Al pari di Machiavelli, Sun Tzu è stato criticato dai pensatori che gli sono

succeduti per un eccessivo cinismo e per l'insegnamento di tattiche di

dubbia morale. Tuttavia numerosi commentatori hanno sottolineato che gli

insegamenti del maestro cinese, come del nostro Machiavelli, sono intesi

per la conduzioni di affari che travalicano la sfera della morale individuale

per occuparsi di interessi generali che di necessità hanno confini molto più

ampi di quelli del singolo individuo; di conseguenza atteggiamenti che a 7 Sun Zi secondo una diversa traduzione.

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prima vista possono sembrare crudeli o sbrigativi in realtà esprimono

preoccupazioni per la riuscità di finilità sociali più grandi, il bene dello

stato, la salvaguardia della popolazione, il successo delle campagne

militari. Primo fra tutti i principi marziali l'inganno, nelle sue varie forme,

che spesso viene citato da Sun Tzu come il più efficace degli espedienti

bellici, additato da alcuni studiosi di etica come la peggiore delle

manifestazioni di malvagità dell'animo umano, risulta invece essere uno

strumento utilissimo nella conduzione strategica dell'azione, bellica e non;

atto a consentire un efficace perseguimento dei propri obiettivi, non per

questo necessariamente malvagi. L'adagio del fine che giustifica i mezzi,

non è l'unica spiegazione dei metodi del maestro cinese, nella sua opera

viene dato rilievo anche ad aspetti della moralità, la giustizia sociale e la

benevolenza verso i sottoposti, come strumenti essenziali di un comando

ed un' azione efficaci e di successo.

Preoccupazioni simili occupano la mente di colui che viene da alcuni

indicato come il successore di Sun Tzu, Sun Pin, che ammonisce i suoi

lettori sulla necessità di non muovere guerra per motivi di piacere o

profitto personali, sottolinenado poi il fatto che giuste motivazioni

favoriscono un effetto che possiamo definire, in termini moderni, "rally

round the flag" (tematica cara alla politica estera statunitense).8

Sebbene il pensiero strategico delle culture orientali abbia prodotto

numerose opere di rilievo, quali "Il libro dei 5 anelli" di Myamoto

Musashi, "I Metodi Militari" di Sun Pin ed i "36 Strategemmi" (i cui autori

rimangono a tutt'oggi ignoti)9, vengono qui analizzati soltanto alcuni

spunti teorico-pratici estratti dai 13 capitoli dell'"Arte della Guerra";

8 Vedi ampl. "R.D. Sawyer - Sun Tzu – Sun Pin – L'arte della Guerra pag."9 Opere utilizzate in tutto il mondo per la formazione dei managers.

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questo perchè il libro di Sun Tzu costituisce senza dubbio il più chiaro ed

al tempo stesso sintetico manuale strategico, adatto alla nostra discussione

sulle metologie formative marziali. Ciò che spinge ad una simile

affermazione è innanzitutto l'attenzione posta da questo autore sulla

correlazione fra fini e mezzi, comune tanto al settore bellico quanto

all'economia, ed il ruolo dedicato nel libro alle informazioni "strategiche"

ed all'utilizzo che di esse si può fare in situazioni di scontro-confronto.

A differenza del pensiero di Karl Von Klausewitz, sull'idea della guerra che

non può essere evitata, il saggio cinese, incardinato su di un metodo

teleologico, ci consente una più agevole proiezione nella nostra epoca, alla

quale potremmo riferirci come "età dell'informazione", in cui facilmente

trovano applicazione i precetti tattici di Sun Tzu.

Il primo insegnamento che si trae da questo autore è infatti che la battaglia

si vince ancora prima di combatterla, che la migliore vittoria è di

conseguenza quella ottenuta senza l'utilizzo della violenza, il che, trasposto

in altri campi, significa raggiungere i propri obiettivi senza adoperare

metodi coercitivi o aggressivi.

Non potendo affrontare in questa sede una completa disamina degli

insegnamenti tattici del saggio cinese, lavoro che richiederebbe delle

tempistiche e una mole nettamente superiori a quelle del presente studio, si

cerca di fornire un assaggio delle potenzialità formative di un approcio che

integri il pensiero strategico di Sun Tzu all'addestramento pratico nelle arti

marziali cinesi, per ottenere la trasmissione di abilità negli individui e

raggiungere l'importante obiettivo dell'allineamento dei comportamenti

individuali alle strategie delle organizzazioni.

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3.2 Metodologie d'allenamento e pensiero strategicoL'opera di Sun Tzu si apre con un passo intitolato "Valutazioni Iniziali" in

cui vengono introdotti i principi tattici fondamentali approfonditi nei

capitoli seguenti. Da una breve lettura di questo brano iniziale possiamo

già ricavare una riflessione basilare: l'importanza capitale della decisione

di muovere guerra per uno stato. Sun Tzu invita ad una profonda e

dettagliata analisi prima di qualsiasi decisione bellica, dato che lo sforzo di

guerra costituisce una dura prova per la popolazione, l'economia e le

risorse generali delle nazioni. Questo insegnamento, riportato su piani

diversi, offre un monito utile tanto nella pratica marziale quanto nel campo

economico aziendale.

Addestrarsi a valutare ogni elemento (informazione) disponibile prima di

intraprendere un'azione offensiva (o effettuandone una difensiva), come il

ricorso alla violenza in situazioni di possibile pericolo per la propria

incolumità o la scelta di scontro diretto "sulla piazza" contro il proprio

concorrente in campo economico.

Gli elementi utili per la valutazione, informazioni, come terreno, capacità

avversarie e proporzioni, e l'uso di diversi stratagemmi, quali l'inganno,

sono introdotti e approfonditi nei capitoli seguenti dell'Arte della Guerra .

La pratica delle arti marziali in questo caso ben si presta ad un allenamento

fisico e mentale finalizzato alla valutazione delle opzioni strategiche

disponibili, come vedremo meglio in seguito.

Si è detto che la scelta di scontrarsi corpo a corpo contro un potenziale

aggressore ("muovere guerra") è assimilabile alla decisione che può

prendere un manager o un imprenditore di affrontare apertamente la

concorrenza;

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in uno scontro fisico come in uno economico sarà necessario ponderare le

proprie capacità di "combattimento" e quelle dell'avversario, valutare in un

caso il proprio addestramento fisico e le caratteristiche corporee

dell'avversario (altezza, misura delle leve, forza apparente) così come il

terreno di scontro (possibilità di fuga, elementi mobili, ostacoli) e la

distanza, nell'altro la propria forza economica e quella del concorrente

(capacità finanziarie e tecnologiche, organizzazione aziendale, personale

disponibile) e ancora il terreno e la distanza (possibilità di disingaggio

economico, diffusione sul territorio, canali di comunicazione, impedimenti

legali etc.). Solo attraverso un approccio attento a tutti questi aspetti

possiamo riuscire ad essere vincenti nelle nostre battaglie.

L'addestramento nelle arti marziali, costruendo una forma mentis e dei

comportamenti automatici finalizzati all'obiettivo, fornisce la capacità di

valutare immediatamente queste informazioni in situazioni di rischio o

confronto ed al tempo stesso, nella sua dimensione strategica di lungo

termine, la progettazione di piani efficaci.

Questo effetto sul comportamento si ottiene attraverso la ripetizione

costante di esercizi fisici nelle tre aree fondamentali indicate in

precedenza, i quali, condizionando sia la mente che il corpo per

automatizzare azioni e reazioni strategicamente efficaci, sviluppano le

capacità del pensiero e dell'azione strategica non solo nel campo marziale

ma in ogni manifestazione comportamentale. In base ai meccanismi di

formazione delle reazioni psicofisiche, largamente influenzati dalle

abitudini di esercizio fisico come si dirà più avanti, una mente allenata alla

ripetizione costante di esercizi finalizzati ad individuare le debolezze

avversarie, valorizzare i propri punti di forza, valutare il campo d'azione,

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ottenere un'immediata concentrazione verso la decisione tatticamente

efficace per ridurre l'avversario all'inoffensività, costituisce un arma

indispensabile per ogni individuo che voglia ottenere il raggiungimento dei

propri scopi attraverso un uso consapevole dei mezzi a sua disposizione.

I sette capitoli seguenti dell' "Arte della guerra" contengono considerazioni

più specifiche sul modo di condurre efficacemente gli sforzi "bellici".

La guerra prolungata ad esempio è sempre sconsigliabile poichè logora le

risorse di una nazione e la motivazione delle popolazione, così come è da

evitare la distruzione completa dell'avversario, che distrugge potenziali

rifornimenti e rinforzi; di nuovo la valutazione delle proprie forze e di

quelle avversarie costituisce un caposaldo delle ponderazioni di Sun Tzu,

per cui è inutile muovere battaglia contro un nemico ben asserragliato su

una posizione vincente, come verso quello che presenta un numero di

truppe palesemente maggiore del nostro.

La battaglia va combattuta solo se si è certi di raggiungere la vittoria, di

conseguenza il generale dovrà prima preoccuparsi di costituire buone

difese, in seguito cercare eventuali debolezze dell'avversario e nel caso

queste non sussistano utilizzare strategemmi e tattiche che creino un

effetto di confusione-illusione tale da poter arrecare vantaggio al nostro

esercito. Per altro una disciplina diffusa, gerarchie ben determinate e rigide

ed una giusta e calibrata spartizione delle resposabilità e delle ricompense

all'interno delle varie sezioni dell'esercito favoriscono la riuscita delle

tattiche descritte. La ripetizione di una tattica, anche se vincente, quando

troppo prolungata, consente all'avversario di anticipare le nostre mosse,

quindi è auspicabile che il comandante sia capace di modificare le proprie

tattiche e alternarle con estrema flessibilità.

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Contro un avversario che mostra ordine e disciplina risulta efficace

attaccare punti diversi per renderlo vulnerabile, mentre quando ci si trova

in situazione d'inferiorità numerica è buona cosa distanziare le truppe

dotate di stendardi e disporle in formazione ordinata e geometrica per dare

l'impressione di un esercito numeroso e compatto.

Ampliando il pensiero alla radice di queste considerazioni Sun Pin

consiglia una costante moderazione nell'utilizzo delle tattiche belliche,

perchè l'eccesso in uno soltanto degli aspetti della pianificazione

strategica, attacco, difesa, inganno o metodi non ortodossi, ci espongono

ad una facile previsione da parte dell'avversario; quindi è consigliabile

un'estrema flessibilità tattica e la predisposizione di diversi metodi

d'ingaggio e disingaggio in combattimento.

Anche in questo caso possiamo utilizzare la pratica marziale come

serbatoio per affinare ed apprendere molti di questi moniti ed utilizzarli

strategicamente per i nostri obiettivi; di fronte ad un aggressione una lotta

prolungata può portare ad una sconfitta e provocherà sicuramente lo

sfiancamento del fisico, per questo un addestramento alla ricerca e

l'attacco di punti vulnerabili e all'utilizzo di tecniche che portino

l'avversario a scoprirsi in posizioni di svantaggio, specialmente nel caso di

un aggressore fisicamente superiore, rappresentano rapide tattiche

fondamentali per garantire la propria incolumità, laddove, se una

valutazione della forza del nemico ci porti a un apprezzamento negativo

sulle nostre probabilità di riuscita, sarebbe consigliabile un tentativo di

dialogo o anche la fuga.

Una preparazione fisica corretta costante rappresenta il punto di partenza

per costruire buone difese e in seguito sviluppare un attaco efficace.

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La ripetizione continua di una tattica funzionale, come le finte o la

concentrazione di colpi su di un determinato bersaglio, porta l'avversario

ad aspettarsi un certo tipo di attaco dandogli possibilità di anticipare le

nostre mosse; ne consegue la necessità di conoscere diverse tecniche di

attaco da alternare sapientemente durante uno scontro. Una posizione di

guardia può distogliere un aggressore dalle sue intenzioni così come una

determinata postura dell'avversario può dare molti indizzi sul tipo di

tecnica che utilizzerà. Una traslazione di questo tipo di addestramento e

pensiero in campo aziendale è intuitiva.

Massiccie campagne commerciali in una zona o rispetto ad un prodotto sui

quali il nostro concorrente presenta una diffusione capillare, o una

superiorità tecnologica momentaneamente incolmabile, sarebbero dannose

sull'economia dell'impresa.

Meglio invece sfruttare logiche di ciclo di vita del prodotto, oppure cercare

di instaurare diverse zone d'influenza commerciale limitrofe a quella del

concorrente, con l'intento di distogliere l'attenzione dal suo punto di forza

e impadronirsi della sua posizione, quando questo effettuerà manovre,

impegnando risorse e capitali, per evitare la perdita di consumatori dovuta

alla nostra vicina presenza che lo circonda.

Un azienda rivale che presenti una struttura organizzativa con elementi

chiave, tecnologici o di personale, che ne costituissero i punti di forza, può

efficacemente essere affrontata con politiche di head hunting verso i

professionisti che occupano posizioni strategiche fondamentali o

l'emulazione e l'assorbimento delle tecnologie che la rendono vincente.

Questo significa colpire i punti vitali di un'aggressore, avversario per

ottenere la sua rapida sconfitta.

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Sfruttando dinamiche del logoramento, prestando estrema attenzione a non

venirne a propria volta danneggiati, valutando attentamente le proprie

risorse e applicandosi per consolidarle e rafforzarle, si ottiene attraverso

queste tattiche un risultato vincente. Se ne deduce inoltre che ridurre un

concorrente alla bancarotta è molto meno conveniente rispetto

all'assorbimento delle sue risorse, una volta che sia "sconfitto" a livello

commerciale. Infine l'utilizzo ripetuto di schemi di questo tipo potrebbe

essere previsto e anticipato dai concorrenti, di conseguenza è fondamentale

preparare diversi piani d'intervento.

Tornando alla struttura dell'opera di Sun Tzu i successivi capitoli

focalizzano l'attenzione su altri aspetti fondamentali della strategia bellica:

la configurazione del terreno (elemento cui Sun Tzu, come tutti gli

specialisti di strategia, dedica una speciale attenzione data la rilevanza che

logistica, posizionamento e tattiche atte a sfruttarne al meglio le

caratteristiche, ricoprono in tutti tipi di scontro), lo schieramento delle

truppe, la disciplina, l'utilizzo delle spie e gli attacchi incendiari.

Si prenda come ultimo esempio in proposito il capitolo dodicesimo

dell'Arte della Guerra dedicato agli attacchi incendiari.

Il maestro cinese illustra gli usi del fuoco in campo bellico partendo dalla

considerazione che le condizioni climatiche sono la prima variabile da

considerare nel caso si intenda fare uso di questo stratagemma; vento e

corsi d'aqua vicini influenzano terribilemnte questo genere di tattica.

Segue una disamina dei vari tipi di attacco incendiario dalla quale si

possono a prima vista enucleare due essenziali insegnamenti: il primo

consiste nella necessità di creare panico nell'avversario possibilmente

colpendo contemporaneamente più punti del suo esercito o accampamento

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e creare scompiglio; il secondo nella rapidità necessaria per sfruttare il

vantaggio creato con queste tecniche, sedato l'incendio il nemico potrà

infatti sfruttare la debolezza dovuta al dispendio di risorse manifestando

anche un rinnovato vigore a causa del pericolo subito e poi scampato.10

Trasferiamo quest'ultimo prima sul campo dell'addestramento marziale e

poi in quello delle pratiche aziendali.

In uno scontro fisico è possibile usufruire di fattori vantaggiosi come

possono essere armi, vere e proprie o ricavate dall'ambiente, un sasso, un

asta, un tubo di ferro o un coltello (oggetti pericolosi assimilabili con le

dovute proporzioni all'uso di una tattica non convenzionale in battaglia,

come l'attaco incendiario). Se da un lato entrare in possesso di un arma in

un contesto di aggressione può significare il capovolgimento della

situazione a nostro vantaggio, è altrettanto vero che l'inesperienza

nell'utilizzo dello strumento può portare alla rovina. Vuoi perchè sfoderare

un'arma, specialmente se non si ha intenzione di usarla, costituisce una

seria minaccia e causa un aumento della tensione e dell' aggressività

nell'avversario, vuoi perchè un utilizzo impreparato conduce a facili

contromosse, compresa la sottrazione dell'arma stessa che si ritorcerebbe

contro di noi. Ciò consiglia un attenta ponderazione dell'opportunità di

adoperare espedienti simili ed una rigorosa preparazione (allenamento

nell'utilizzo e nella strategia) per un utilizzo rapido ed efficace di simili

mezzi, prima di considerare opzioni del genere.

Allo stesso modo un'organizzazione che si trovasse in situazioni

concorrenziali molto vantaggiose e redittizie esclusivamente a causa di un

monopolio, un vantaggio economico rilevante, innovazioni tecnologiche, o

utilizasse pratiche commerciali e di marketing estremamente aggressive e 10 Vedi ampl. "R.D. Sawyer - Sun Tzu – Sun Pin – L'arte della Guerra pag 168-177"

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Page 41: metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

vincenti, dovrebbe prestare estrema cautela, poichè potrebbe essere

seriamente messa in difficoltà dal coalizzarsi dei concorrenti per

contrastare la sua situazione dominante, dall'emulazione tecnologica, da un

momentneo disagio finanziario o da una legiferazione statale svantaggiosa

emanata per riequilibrare il contesto economico.

Per questi motivi le considerazioni precedenti sull'importanza della

gestione strategica di risorse, tattiche e decisioni aziendali diventano

fondamentali per un organizzazioni.

Tirando le fila del discorso sin qui esposto, si ritiene che un addestramento

nelle arti marziali finalizzato ad affinare le capacità strategiche elencate,

accompagnato dalle dovute spiegazioni e riflessioni, sia uno strumento

potenzialmente rivoluzionario per creare competenze strategiche all'interno

delle organizzazioni.

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3.3 Applicazioni praticheDiverse applicazioni pratiche, che corroborano l'ipotesi dell'utilità

formativa del programma seguente, sono nate in diversi campi dall utilizzo

del pensiero strategico e delle metodolologie d'allenamento delle arti

marziali. Lo psicologo italiano Giorgio Nardone, esponente di spicco della

scuola terapeutica di Palo Alto, ha prodotto in proposito un saggio

incentrato sull'arte dello stratagemma11, in cui l'arte della guerra cinese, la

methis, la dialettica retorica e la tecnica della persuasione delle scuole

filosofiche greche vengono avvicinate e fuse in metodologie pratiche di

risoluzione dei problemi; molti dei concetti contenuti in quest'opera sono

affini ed utili agli obiettivi di formazione per il nostro studio.

Mentre l'arte dello stratagemma viene concepita nell'area cinese come uno

strumento sottile ed invisibile, che colpisce l'avversario di nascosto

sfruttando dinamiche connesse con i cicli funzionali della natura; le scuole

di pensiero greche sono invece incentrate su un metodo che provochi

sorpresa e stupore nell'avversario, utilizzando anche le sue stesse

argomentazioni per portarlo in contraddizione o provocando forti emozioni

attraverso diversi artifici.12

Simulare ad esempio un atteggiamento remissivo in una discussione per

poi affrontare improvvisamente l'interlocutore con affermazioni lapidarie,

paradossali o contradditorie, che creino in lui confusione, ottenendo un

vantaggio da sfruttare nell'esposizione delle nostre argomentazioni.

Allo stesso modo un atteggiamento di aggressività verbale può essere

affrontato rispondendo con un comportamento estremamente garbato e 11 "Cavalcare la propria tigre"12 Cosi' socrate supera le resistenze ateniesi verso i suoi insegnamenti utilizzando la loro stessa superstizione

nell'anedotto del daimonos consigliere, ed Alessandro Magno fa bruciare le sue navi per impedire ai propri soldati di

tornare a csa e spronarli ad una battaglia dove la vittoria rappresenta l'unica via di scampo.

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cortese per spiazzare l'interlocutore, rendendo inutilizzabile la violenza

delle sue affermazioni.

Così in una sfida corpo a corpo fra due combattenti, uno di essi può

utilizzare ripetute tecniche difensive simulando passività, per poi tentare di

sopraffare l'altro con un improvviso violentissimo e preciso attacco;

mentre in una situazione di potenziale rischio, in cui non si è sicuri di poter

reagire con efficacia ed affrontare l'aggressore fisicamente, la capacità di

mantenere la calma mostrandosi amichevoli e gentili nonostante la

minaccia incombente può salvaguardare la nostra incolumità, nel caso in

cui ciò non fosse possibile un'attacco in punto vitale potrebbe

rappresentare l'unica via di scampo.

Questi concetti sono molto vicini al pensiero di Sun Tzu ed una loro

applicazione nel campo aziendale è anche in questo caso intuibile.

Durante ogni tipo di procedura di contrattazione tra organizzazioni,

l'utilizzo delle tecniche fin qui esposte, come anche la graduale

prospettazione di conseguenze spiacevoli o di possibili guadagni e lo

spiazzamento tattico dell'interlocutore grazie a elementi di sorpresa, sono

mezzi che consentono al manager di raggiungere agevolmente i propri fini.

Si sottolinea di nuovo come l'allenamento nelle arti marziali, debidamente

modulato, spiegato e strutturato, sia una risorsa innovativa vincente per lo

sviluppo di queste abilità strategiche utili alle organizzazioni.

Sebbene le arti marziali siano state adottate dai più come uno strumento

principalmente inteso per acquisire capacità appunto marziali, migliorare

la salute fisica il benessere e l'equilibrio psicologico, ed i risultati sotto

questi profili siano stati ampiamente dimostrati per individui di ogni età, il

possibile campo di applicazioni presenta, come si è visto, possibilità

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Page 44: metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

estremamente articolate.

"Diverse ricerche hanno abbinato attività di questo tipo al trattamento di

problematiche come l'ansia, lo stress, e disturbi legati alla vulnerabilità ma

esistono altre prove le quali indicano che le arti marziali sono utili anche

per l'acquisizione di caratteri positivi, come dimostrano numerosi

esperimenti condotti su campioni di studenti, considerati a rischio di

delinquenza e violenza, in scuole medie e licei, i quali, dopo un periodo di

pratica, hanno mostrato notevoli avanzamenti sia nelle abilità scolastiche

che in quelle relazionali" (Hackney 2010).

Possiamo enucleare alcune delle caratteristiche psicologiche principali

acquisite tramite pratica delle arti marziali per valutarne l'effettiva utilità ai

fini della nostra ricerca.

Il coraggio inanzitutto, inteso nella sua duplice accezione di capacità di

agire anticipatamente di fronte ad una situazione di pericolo e difendersi

efficacemente di fronte ad un aggressione è una capacità essenziale

sviluppata nella pratica marziale e, sebbene si possa disticutere sulla

veridicità di un combattimento sportivo rispetto a situazioni di pericolo

reali, è fattore consequenziale che l'allenamento costante ad una pronta

reazione di tipo fisico sviluppi un attitudine mentale al confronto-scontro,

la quale a sua volta comporta riflessi sull' agire in campi diversi dalla

autodifesa-combattimento, ma connotati da processi e funzionamenti

assimilabili, come ad esempio situazioni di contrattazione e bargain in cui

lo stress emotivo può raggiungere livelli molto alti.

Come è stato sottolineato in precedenza analizzando il pensiero strategico

cinese, il coraggio di agire può facilmente trasformarsi in avventatezza se

non temperato da un calcolo equilibrato delle forze in gioco e delle

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Page 45: metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

migliori soluzioni applicabili alla situazione contingente, considerata sotto

il maggior numero di punti di vista possibili.

Alla stessa maniera in cui un combattente o uno stratega militare studiano

attentamente l'avversario per capire dove e quando attaccare per ottenere

una fulminea vittoria, un buon negoziatore deve essere in grado di valutare

i propri punti di forza e quelli del suo interlocutore, per agire

tempestivamente secondo le linee dettate dalla sua abilità nel riconoscere

vantaggi e ostacoli durante una trattativa e non cadere preda di trappole

tese dalla sua stessa emotività.

Le arti marziali rappresentano un metodo inestimabile per allenare queste

capacità percettive fondamentali. Tramite l'apprendimento osservativo e la

ripetizione di tecniche che mettono a confronto l'allievo con realtà

evocative del confronto fisico, l'allievo viene addestrato a reagire

consapevolmente di fronte alla paura ed allo stress emotivo e utilizzare al

meglio le "armi" a sua disposizione. Persino le tecniche respiratorie,

comuni in molte discipline marziali, rappresentano un efficace strumento

per gestire eventi critici improvvisi, mirate ad ottenere il rilassamento

mentale e muscolare per controllare fobie ed emozioni soverchianti.

L'emulazione di esempi virtuosi e di rigore morale, come anche la stessa

tecnica della desensibilizzazione rappresentano nel nostro caso soluzioni

sfruttate dalle metodologie marziali per trasmettere questa ed altre

capacità; così infatti dimostra l'adagio orientale che consiglia al guerriero

di concentrarsi ripetutamente sul pensiero della morte durante le sue

riflessioni, per sconfiggere in battaglia la paura della morte stessa.

L'utilità di questo tipo di approccio nel trattamento delle fobie è provata da

una numerosa casistica.13

13 Vedi ampl. "Le Virtu' Guerriere – Charles Hackeny - pag 72-91" e "Jang Jwing Ming – Le radici del Qi Gong

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Page 46: metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

Anche la giustizia è una caratteristica fondamentale dei metodi

d'insegnamento marziali in un duplice rispetto: come apprendimento

dell'equilibrio e giusta (appunto) applicazione delle regole comuni;

elementi utili per orientare i comportamenti di un gruppo verso un unico

scopo, che, percepito come giusto e condiviso, diviene fattore

d'inestimabile valore per le organizzazioni.

La pratica marziale infatti sviluppa da un lato regole che devono essere

seguite durante la ripetizione delle tecniche di combattimento con il

compagno e durante i combattimenti veri e propri, uguali per tutti senza

eccezioni, dall'altro viene anche a creare un senso del dovere nei confronti

degli altri allievi e dei propri maestri, che orienta il praticante a rispettare

orari, regole ed impegno fisico delle lezioni in virtù del senso di

uguaglianza e giustizia verso propri compagni.

Lo sviluppo morale attraversa tre fasi di sviluppo secondo lo psicologo

Lawrence Kholberg: la prima incentrata sulle ricompense e punizioni per il

proprio io; la seconda, più sviluppata, dove il ragionamento si sposta dalle

conseguenze immediate dell'azione a come queste vengono valutate dalla

società intorno a noi; la terza più matura in cui l'individuo trascende le

regole sociali ed agisce scegliendo sulla base di criteri universali di

giustizia (o ingiustizia) secondo le sue inclinazioni.

"Tutte queste fasi sono presenti e si succedono all'interno del microcosmo

dell'allenamento marziale dove, se nella prima fase si "lotta per

l'affermazione" all'interno di un sitema di regole imposte dall'esterno,

secondariamente viene riconosciuta l'importanza dei propri compagni di

allenamento come pari e specchio di se stessi, per finire con

l'interiorizzazione dei valori condivisi all'interno del gruppo stesso" Cinese"

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Page 47: metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

(Hackney 2010). Anche questo aspetto dell'arte marziale presenta quindi

valide opportunità per creare maggiore coesione e comportamenti

uniformemente orientati all'interno dei diversi tipi di gruppi sociali.

Equilibrio ed autostima sono altre qualità indistricabilmente legate con

quanto abbiamo fino adesso descritto.

Se da un lato l'autostima rappresenta la chiave di volta per ogni

performance di livello ottimale, essa può divenire, quando sovralimentata,

un fattore di confusione sulle proprie reali capacità ed una bomba ad

orologeria pronta ad esplodere alla prima vera occasione di difficoltà.

La "sindrome della cintura", per esemplificare, è quel fenomeno (comune

in ogni campo dell'attività umana ma così chiamato nelle arti marziali) per

cui raggiunto un primo, seppur iniziale e basilare, traguardo nella

disciplina che si sta imparando, il discente si sente travolto da una valanga

dirompente di orgoglio e dimentica (almeno temporaneamente) le sue reali

capacità ed i necessari sforzi che portano all'apprendimento.

La soluzione ad un simile problema viene spontanea nell'area marziale,

dove ad una sensazione d'invulnerabilità presunta si oppone l'inesorabile

lezione, a volte dolorosa, che riporta inevitabilmente con i piedi sulla terra.

In questo caso il valore aggiunto della disciplina in questione sta nel fatto

che le metodologie applicate non tralasciano mai di moderare il

raggiungimento di traguardi e riconoscimenti tramite lo sviluppo della

competenza parallela e speculare dell'autocontrollo.

L'equilibrio rappresenta in effetti la chiave di volta di ogni discpilina

marziale. Mentre si allena una sequenza di movimenti prestabilità (il

taolu/kata14) la concentrazione e l'autocontrollo fisico e mentale dell'allievo

devono essere al massimo per ottenere la giusta successione delle tecniche 14 Kata è il termine giapponese per indicare la pratica delle forme.

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di attacco e difesa, costruendo un'armonia di azioni basata sull'equilibrio

del corpo e il self-controll. Questo è ancor più vero in una situazione di

combattimento in cui è fallimentare l'azione che non sia dettata da un

freddo calcolo, in tempi infinitesimali, delle possibili strategie vincenti,

operazione frutto di una pratica costante e ripetuta fino al raggiungimento

della tecnica corretta attraverso l'equilibrio di corpo e mente.

L'allenamento delle tecniche marziali è quindi finalizzato allo sviluppo di

questi due aspetti della personalità, corollario imprescindibile delle

capacità e caratteristiche elencate fino ad ora, che concretizzano di per se

abilità di grande valore all'interno delle organizzazioni.

Si guardi ad esempio come l'autocontrollo influisce nelle relazioni

interpersonali all'interno delle società e verso l'esterno, quanto l'autostima

sia considerata un fattore fondamentale per la realizzazione e

conseguentemente la performance degli individui. Inoltre un' errata

percezione delle reali capacità individuali può essere facilmente indotta da

risorse con alti ed ingiustificati livelli di autostima, che difficilmente

possono essere colti, in special modo da sistemi sviluppati su principi che

valutano le persone in base alla capacità di proiettare un immagine di sè

goal-oriented. Recenti ricerche hanno dimostrato correlazioni positive fra

lo sviluppo delle capacità di dominio sull'emotività e le oscillazioni

dell'umore e la pratica costante di esercizi fisici e mentali15, evidenziando

che tale capacità funziona in maniera "muscolare" e come tale migliora

attraverso un allenamento costante. Processo che si ripropone ancora più

efficacemente nella pratica delle arti marziali.

Ciò è dimostrato da altri studi condotti sia in laboratorio che in situazioni

reali da alcuni studiosi australiani i quali, sviluppando le ricerche 15 Vedi ampl. "le Virtù Guerriere – Charles Hackney pag 145-149"

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Page 49: metodologie formative GRU: arti marziali-sitema innovativo per il trasferimento di soft skills

precedenti, hanno accertato che la pratica marziale provoca un

miglioramento dell'autocontrollo emotivo, delle capacità di attenzione

visiva e concentrazione, della gestione dello stress, del rispetto di impegni

lavorativi, del controllo del consumo di cibi, alcool, fumo e caffeina.

Ancora l'osservazione su soggeti molto giovani, alunni delle elementari,

divisi in due gruppi e sottoposti uno ad un allenamento nelle arti marziali e

l'altro a comuni esercizi di ginnastica, ha dimostrato che rispetto al

normale esercizio fisico, la disciplina marziale produce effetti positivi

maggiori nel rendimento scolastico e nelle capacità relazionali.16

Il risultato di un allenamento orientato a sviluppare le caratteristiche

positive citate è una capacità di valutazione non dissimile da quella del

combattente, più precisamente una mente allenata al pensiero strategico:

la rapida scansione delle situazioni reali, della lista di possibili alternative

d'azione e l'individuazione della decisione più consona da prendere nel

caso specifico.

Cortesia ed attegiamento benevolo sono altri due aspetti strettamente

collegati all'asercizio dell'autocontrollo in campo marziale. Rappresentano

strumenti che invece di essere, come ad un praticante inesperto potrebbe

apparire, segnali di debolezza e remissività, impediscono al nostro

avversario (interlocutore) di sondare le nostre intenzioni e di valutare quale

sia il nostro approccio al combattimento (trattativa) e la nostra strategia.

Per questo un profilo molto importante nelle arti marziali è da sempre

quello delle formalità, come il saluto (al maestro ed all'avversario), la

divisa e le gerarchie (espresse solitamente attraverso l'abbigliamento);

"Queste oltre a servire per il mantenimento della disciplina aiutano

nell'acquisizione di metodi di relazione dotati di una giusta cortesia ed 16 Vedi ampl. "le Virtù Guerriere – Charles Hackney pag 153-155"

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etichetta" (Hackney 2010). Insegnamenti coerenti con il pensiero dei

grandi strateghi cinesi che abbiamo già discusso.

Tuttavia le implicazioni delle potenzialità di questi strumenti per la

formazione ed il miglioramento delle performance e dell'equilibrio nella

vita dell'essere umano sembrano essere ancora sottovalutate.

La displina marziale del taijiquan, oggi purtroppo spesso intesa come una

semplice ginnastica dolce, ha prodotto un ampia letteratura sui suoi

possibili utilizzi terapeutici. In un caso esemplare, essendo questo stile

incentrato sull' allenamento dell'equilibrio motorio ed il bilanciamento del

corpo, è utilizzato a scopo terapeutico su individui anziani per prevenire

pericolose cadute; la pratica di diversi stili di arti marziali ha apportato

miglioramenti nei disturbi del sonno ed in diverse patologie psicologiche

oltre ad essere un ottimo supporto per terapie psichiatriche.

Le arti del combattimento, allenate con le dovute precauzioni e protezioni

non presentano inoltre i rischi che molti si aspetterebbero, nè attraggono

individui violenti. La pratica di questo genere d'insegnamenti, per il suo

carattere "universale" si adatta ai più disparati tipi di allievi, differenti per

età, sesso, cultura, preparazione e forma fisica.

Diversi esperimenti scentifici forniscono ulteriori, pregnanti, informazioni

sulle possibili applicazioni della disciplina marziale.

Uno studio del 2006 condotto dalla Federazione Italiana di Arti Marziali,

in collaborazione con il Collegio Medico del Wisconsin e l'Associazione

Fatebenefratelli per la Ricerca, che ha visto coinvolti specialisti del campo

psichiatrico e marziale, ha prodotto in proposito interessanti risultati.

La disciplina del karate è stata utilizzata come metodo terapeutico al fine

di modificare i comportamenti antisociali in un gruppo di giovanissimi

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soggetti che presentavano gravi problemi di aggressività, disobbedienza,

rifiuto delle autorità genitoriali e non, manifestazioni croniche di violenza,

problemi di attenzione e concentrazione, ed in generale disturbi della

socializzazione e dell' esternalizzazione emotiva.

L'esperimento ha visto la selezione di un campione comprendente 16

soggetti, di età compresa fra gli 8 e i 10 anni, che presentavano il

summenzionato genere di patologie comportamentali, provenienti da

situazioni socioeconomiche disomogenee; 8 di questi soggetti sono stati

affidati per 10 mesi ad istruttori della Federazione ed hanno ricevuto in

questo periodo insegnamenti ed allenamento nella disciplina del karate ed

altre arti marziali, mentre sui restanti non veniva effettuato alcun

intervento di questo genere. Data la giovane età del gruppo il tipo di

allenamento somministrato non ha compreso reali sessioni di lotta, ma solo

tecniche di combattimento e forme, propedeutiche al confronto fisico. Alla

fine del periodo di valutazione gli 8 soggetti che avevano partecipato alle

lezioni presentavano un notevole miglioramento in ogni parametro clinico

di valutazione delle abilità sociali e comportamentali rispetto ai loro

coetanei che non ne avevano usufruito.17 A differenza di quanto sostenuto

da alcuni studiosi (Albert Bandura) le arti marziali, invece di stimolare i

comportamenti aggressivi e gli atteggiamenti violenti, hanno provocato nei

giovani un miglioramento negli atteggiamenti e nel comportamento ed uno

sviluppo delle capacità di socializzazione e della performance nelle attività

scolastiche. "Il Karate da una prospettiva neuropsicologica è un attività

molto sofisticata e complessa, la quale, quando insegnata e praticata

metodologicamente, porta all'aumento dell'autocontrollo, delle capacità

esecutive, dell'attenzione all'obiettivo e della capacità di concetrazione. 17 "A review of the effects of Martial Arts Practice on health – Wisconsin Medical Journal Volume 108, N1"

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Inoltre guida ragazzi ed adolescenti verso l'apprendimento di abilità sociali

efficaci, una maggiore confidenza in se stessi e mutuo rispetto

principalmente attraverso le dinamiche di imitazione" (International

Journal of Offender Therapy and Comparative Criminology).

Applicazioni terapeutiche delle arti marziali sono utili persino di fronte a

patologie devastanti come i disturbi neurologici, in particolae l'epilessia.

La ricerca condotta dal dipartimento di Neurologia e Psichiatria del

Massachussets General Hospital for Children di Boston ha previsto

l'utilizzo dell'allenamento nel karate come metodo curativo sperimentale

per quest'ultima malattia. L'epilessia produce danni alla memoria e alla

capacità di concentrazione, nonchè una bassa autostima ed un

peggioramento della qualità della vita, inoltre causa un aumento delle

probabilità del manifestarsi di psicopatologie fino a 6 volte sopra la media.

Sebbene la frequenza e l'intensità degli attacchi epiletticci necessitino in

ogni modo di trattamenti farmaceutici specifici, un programma di pratica

di 10 settimane, per soggetti che non presentavano patologie fisicamente

invalidanti, ha prodotto risultati positivi per la qualità della vita dei ragazzi

selezionati. L'allenamento proposto ha visto svilupparsi nei soggetti, oltre

ad una maggiore autostima, un aumento delle capacità di concentrazione e

apprendimento, la diminuzione di depressioni ed ansia ed, oltre ad una

complessiva modifica positiva della salute in generale, un significativo

miglioramento nelle capacità di socializzazione e interrelazione, dovuto

probabilmente al mutamento del rapporto con la malattia.

Anche il livello di ansia e preoccupazione dei parenti dei soggetti testati si

è in molti casi ridotto18.

18 Vedi ampl: "Epilessy & Beahvior 12 61-65 - A karate program for improving self-concept and quality of lifein childhood epilepsy: Results of a pilot study"

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Ciò che interessa maggiormente gli obiettivi di questa ricerca sono però i

risultati di una ricerca multidipartimentale condotta dall' università di

Parma e l'università di Swansea in Gran Bretagna.

Lo studio condotto si incentra in sintesi sugli effetti della produzione di

ormoni da parte delle ghiandole endocrine in situazioni di stress emotivo

cratterizzate da un fattore di competizione, in particolare vengono

analizzate queste funzioni corporee prima e dopo l'esperienza del

combattimento. Per questo studio, allo scopo di evitare asimmetrie dovute

a differenze di corporatura ed allenamento, sono state analizzate le

performance di individui che presentavano peso, abilità tecniche ed indici

di massa corporea simili. I soggetti venivano dunque impegnati in sessioni

di kata e kumite19 e costantemente monitorati dai medici del team di

ricerca. I risultati hanno dimostrato una diretta correlazione fra la

performance fisica dei soggetti e i loro livelli ormonali prima e dopo le

competizioni. Questo rapporto si è rispecchiato nello sviluppo di una

maggiore (per i vincitori) e minore (per gli confitti) capacità di riuscita in

abilità sociali e tecniche. Le caratteristiche psicologiche dei praticanti

sottoposti ai test, come la repulsione al danno fisico o la tendenza all'

attacco fisico, che sono state classificate ed allacciate a determinati pattern

di produzione ormonale, hanno infine delineato un quadro che conferma la

possibilità di modificare il responso psicofisico alle situazioni di stress e

competizione tramite l'allenamento delle arti marziali.20

Questa ricerca non fa che confermare conoscenze scentifiche già raggiunte

e confermate; comportamenti e azioni degli individui sono connessi agli

impulsi neuronali della corteccia cerebrale: più un azione viene ripetuta 19 Termine giapponese per combattimento20 Vedi ampl. "Personality Traits and Endocrine Response as Possible Asymmetry Factor of Agonistic Outcome in

Karate Athletes – Aggressive Behavior, Volume 35, pages 324-333 (2009)"

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maggiore è la crescita di connessioni neuronali che rendono automatica la

stessa, trasformandola in atto istintivo e naturale. Anche per questo motivo

lo sviluppo di soft-skills è difficile in individui che, avendo un ampio

background di crescita personale, non si sottopongano ad un costante

esercizio ed allenamento21. Altri studi dimostrano invece che la pratica

delle arti marziali fornisce un atteggiamento di orientamento all'obiettivo e

diminuisce la percentuale di "drop-out".

Le abilità di cui si mira allo sviluppo, connesse con il comportamento, la

padronanza di se e delle relazioni interpersonali, possono in base alla

relazione fra ripetuto allenamento psico-fisico ed assorbimento di

comportamenti, essere acquisite efficacemente attraverso la metodologia

marziale che si propone in seguito.

Un'ultima citazione da aggiungiangere al presente capitolo è sul lavoro del

dottor Nardone, già menzionato parlando di stratagemmi, e dei suoi

sviluppi nel campo terapeutico. Studiando il dialogo in una prospettiva

strategica, e trasferendo molti dei concetti marziali summenzionati in

questo sistema, lo scienziato nostrano ed i suoi colleghi hanno sviluppato

un sistema che vede il rapporto con il paziente e la seduta terapeutica in

una prospettiva simile a quella di una partita a scacchi, una battaglia, un

confronto di abilità dove il fine da raggiungere è il medisimo ma si

combatte entrambi da posizioni opposte per raggiungerlo. Cercando di

stimolare nei pazienti la percezione e la scoperta dei propri meccanismi

disfunzionali e la sostituzione di questi con altri invece funzionali, gli

specialisti di questa scuola (detta della terapia breve strategica) hanno

ottenuto ottimi risultati in tempi straordinariamente brevi sia nel

trattamento di patologie e disturbi di tipo fobico-ossessivo, sia con 21 Vedi cap. 2.

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problematiche più gravi come anoressia, bulimia ed altri disturbi

psicologici con gravi conseguenze per il corpo.

Il terapeuta, anche in tandem, utilizza un approccio indiretto, che non cerca

di imporre ma piuttosto induce riflessioni e stimola percezioni (senza

utilizzare metodi di indagine classici riferibili ad altre scuole

psicologiche), incentrato sulla formulazione di domande strategiche che

creino un'illusione di alternative nel paziente, stringendo con le succesive

domande sempre di più la prospettiva fino ad arrivare all'inquadramento

del problema sotto una visuale nuova (indotta dal terapeuta stesso) che crei

una sensazione di scoperta e autostima nel paziente e lo ponga in grado,

nel prosieguo del dialogo e nelle sedute successive, di migliorare

costantemente la posizione raggiunta. Si ottiene in questo modo un

cambiamento attraverso la conoscenza, piuttosto che una conoscenza

finalizzata al cambiamento. La fase indicativa sui compiti da svolgere per

migliorare il problema segue alla fase di ricognizione in maniera tale da

non provocare rigetti da parte del paziente.

Gli strumenti che accompagnano e guidano il terapeuta ed il paziente in

questo processo sono numerosi, si nota la valenza che l'uso di parafrasi,

metafore, linguaggio evocativo ed altre figure retoriche e stratagemmi

psicologici (gestualità, attegiamenti rilassati e benevoli), che molto hanno

in comune nel loro utilizzo strategico con le metodologie tattiche marziali,

hanno in questo approccio terapeutico.22 Si lascia all'immaginazione dei

lettori di valutare le possibili ulteriori applicazioni di metodologie simili

nel nostro discorso sulla formazione: il coaching ad esempio fa un grande

uso di tecniche di stimolo psicologico improntate all'induzione e alla

scoperta di se.22 Vedi Nardone "Il dialogo Strategico" e "L'arte del cambiamento".

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Per tutti questi motivi, oltre che a causa della passione per le scienze

umane e per l'arte marziale, la riflessione fino a qui sviluppata mi porta a

ritenere opportuno ed utile sviluppare un progetto formativo che veda le

metodologie ed i risultati esposti finalizzati a creare un programma per lo

sviluppo ed il miglioramento delle abilità trasversali del personale nelle

pratiche della gestione delle Risorse Umane.

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4. Il progetto formativo

4.1 L'esperimentoCome è stato anticipato l'idea di questa ricerca nasce all'interno di un

esperienza personale nel campo delle arti marziali come istruttore, ma

innanzitutto come allievo. Il convincimento dell'utilità formativa di queste

discipline in campi che esulano dall'ambito puramente fisico proviene

appunto da queste esperienze, nutrito da una vasta letteratura.

Durante un corso di autodifesa organizzato nel 2008-2009 per un gruppo di

avvocati di uno studio legale romano, cui partecipavo come insegnante, ho

avuto occasione di verificare come la dimensione fisica e corporea fosse

divenuta nella maggiorparte degli allievi un'ostacolo sociale nel migliore

dei casi, quando non un vero e proprio tabù.

Il 90% dei partecipanti, che per la maggiorparte non possedevano una

preparazione fisica, aveva inizialmente estrema difficoltà nel contatto

corporeo con l'altro e non riusciva a sviluppare un controllo adeguato del

movimento e dell'intenzione cinetica, manifestando disagio in ogni

situazione di esercizio di coppia. Durante il corso ho constato che tutti i

partecipanti, oltre a migliorare le proprie abilità fisiche, e auspicabilmente

quelle marziali, avevano aumentato la propria confidenza nelle relazioni

interpersonali e sviluppato una maggiore autostima ed un crescente senso

di divertimento nello svolgimento delle lezioni (in effetti il corso è stato

ripetuto il secondo anno proprio a causa della richiesta dei partecipanti).

Sebbene non sia in possesso di dati sugli effetti del corso rispetto al

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rendimento professionale dei partecipanti i visibili risultati ottenuti sono

certamente in linea con quanto teorizzato precedentemente.

Le discipline orientali partono da un impostazione dell'idea di individuo

diametralmente opposta a quella sviluppatasi in ambito europeo e

anglofono. Le diverse tradizioni culturali da cui si sono originate sono tutte

accomunate dal fatto d'intendere l'essere umano come un unicum

inscidibile di mente, corpo e spirito. Perciò l'allenamento di queste ultime

è stato sviluppato non come un processo distinto a seconda dell'oggetto

della pratica, ma come un'evoluzione unica dei tre elementi, ed il valore

aggiunto delle arti marziali è precisamente questo.

Esse sono state concepite per sviluppare contemporaneamente abilità

fisiche, emotive e mentali.

Sul lato opposto le varie scienze sviluppatesi (specialmente in epoche

recenti) in ambito europeo si basano sulla specializzazione, sulla cura di un

singolo elemento-oggetto, staccato dagli altri, una modalita per così dire

meccanica di approccio ai problemi. La diversità dei due approcci è

perfettamente esemplificata nel campo della medicina.

Mentre un medico di scuola europea è tendenzialmente specializzato in un

settore specifico di mali e corrispettive cure ed in seguito si occupa solo di

quell'ambito di scienza, guardando al corpo o alla mente umana

esclusivamente dal suo punto di vista, il medico orientale osserva il corpo

come un unica opera, le cui interconnessioni sono individuate e studiate

tramite tecniche empiriche (simili per certi versi alle nostre) che portano a

conclusioni e pratiche mediche molto lontane quelle "occidentali";

esemplare è l'agopuntura, per cui un problema localizzato in una

determinata parte del corpo, poniamo la pancia, viene risolto lavorando su

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tutt'altra parte dell'organismo, ad esempio le gambe.

Un'approccio metodologico simile, basato su una visione per così dire

polivalente, nell'ambito della formazione delle risorse umane può

apportare benefici elevati.

Non si vuole con questo dare una valenza superiore all'impostazione

"orientale", anzi credo questa sia complementare a quella "occidentale"23 e

che l'unione delle due visuali sia potenzialmente rivoluzionaria in molti

campi, non solo quello della formazione.

Alcuni avranno chiare in mente le lezioni di ginnastica cui i lavoratori

cinesi sono sottoposti e l'importanza che viene data dalla medesima

cultura, come anche da quella giapponese, alla parallela cura del corpo e

della mente in ambiti scolastici e lavorativi, tuttavia le pratiche marziali

vanno ben al di là dell'adagio "mens sana in corpore sano", obiettivo

tuttavia condivisibile ed auspicabile, producendo una vera acquisizione di

competenze soft utilissime alle aziende.

Vediamo ora in maniera più approfondita come ciò può accadere e quali

strumenti possono essere utilizzati.

Un esperimento in questo senso, con scopi prevalentemente di ricerca, è

stato condotto dalla psicologa Daniela Bernardi e dalla professoressa di

filosofie orientali Alessandra Chiricosta, insegnante di arti marziali, su di

un campione aziendale eterogeneo nel luglio 2003, in una situazione

logistica residenziale nelle campagne vicino Caldonazzo.

Il campione è stato selezionato fra differenti professioni, di diversi livelli

d'inquadramento (avvocati, manager, impiegati e quadri aziendali), per un

totale di 10 individui di età compresa fra i 25 e i 40 anni equamente

23 Le virgolette stanno ad indicare la diversità fra le varie culture orientali e occidentali al loro interno. Per comodità di esposizione utilizziamo un espressione riassuntiva.

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suddivisi in 5 elementi femminili e 5 maschili.

Il corso aveva il fine preciso di illustrare, fornire e sperimentare alcuni

strumenti di autopercezione e gestione dei propri stati psichici, fisici ed

emotivi, attraverso pratiche marziali e tecniche di meditazione24 (statica e

non), mutuate dal Kung fu Wushu, Tai Ji Quan e Qi Gong25 per valutarne

infine effetti e risultati. Diviso in 4 moduli della durata di 3 ore ciascuno, il

programma prevedeva lo scambio di considerazioni tra i partecipanti alla

fine delle sessioni di allenamento, tenute in spazzi naturali limitorifi alla

residenza, in merito all’esperienza fatta; nell’ambito di colloqui individuali

di “counseling” è stato possibile in seguito avere supporto per la messa a

punto di piani di miglioramento personale.

L'esperimento si è svolto lungo una settimana di allenamenti che hanno

visto i soggetti, con differenti livelli di preparazione fisica, impegnati

nell'apprendimento delle tecniche descritte più avanti e nella discussione,

in gruppo o con gli insegnanti, di quanto appreso e sperimentato.

Quella che segue è la sequenza originale dei moduli di allenamento e la

loro descrizione, corredata di una personale spiegazione di metodi

ed'obiettivi:

1° modulo: SENTIRE IL RADICAMENTO.

Stimolo della percezione dei propri blocchi energetico psico-somatici, all’origine di stati ansiosi, attraverso un lavoro di auto analisi della postura individuale. Gli esercizi di Qi Gong che proposti sono indirizzati all’assunzione di consapevolezza delle differenti posizioni di piedi, bacino e cingolo scapolare, principali sedi in cui si somatizza la tensione. Allo scopo di imparare a gestire gli stati ansiogeni, vengono, inoltre proposti esercizi basati sulla respirazione e su pratiche di meditazione.

La finalità di questa prima parte del programma d'allenamento è quella di sviluppare negli allievi una corretta percezione della propria

24 La meditazione cinese consiste principalmente nel controllo della respirazione.25 Stili tradizionali di arte marziale cinese.

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situazione psicofisica espressa nella postura corporea, attraverso esercizi fisici basilari, propedeutici alle fasi successive dell'addestramento, che focalizzano l'attenzione del discente sulla proria posizione sul terreno e sulle sensazioni a questa connesse in posizioni statiche e di movimento elementare. A ciò si aggiungono nozioni fondamentali di gestione della respirazione durante la pratica per migliorare la capacità di gestire stati emotivi e sensazioni di difficoltà. Si affacciano quindi in questa fase i primi strumenti utili a costruire le capacità di comportamento strategico che sono state descritte in precedenza.

2° modulo: MUOVERSI NEL PROPRIO SPAZIO E NEL PROPRIO

TEMPO.

Sulla base degli esercizi di radicamento si sollecita una percezione dei propri appoggi in fase dinamica, attraverso passi di differenti stili di Kung fu. L’attenzione è focalizzata sul baricentro, come sede di un principio di armonia corpo-mente della persona. Vengono proposte variazioni di posizioni di equilibrio, per stimolare la ricerca di una reale sensazione di stabilità dinamica. Ciò coinvolge, in un secondo momento, anche gli arti superiori, allo scopo sia di individuare un proprio “spazio d’azione”, sia di sciogliere gli stati contrattivi emotivi emersi in precedenza. Si prosegue con lo studio e la sperimentazione sulla percezione delle distanze spaziali e temporali.

Partendo delle capacità iniziali studiate nel modulo precedente, l'allenamento passa ad affrontare nello specifico le capacità di controllo del proprio corpo in situazioni dinamiche che prevedono sequenze di movimenti prestabilite, eseguite dal praticante fino a padroneggiarne la tecnica, ponendo attenzione agli aspetti evidenziati nelle precedenti sessioni. In questo modo viene stimolata la capacità propriocettiva rispetto al movimento nello spazio in relazione alle proprie possibilità di azione, passo necessario per l'ulteriore fase di preparazione che studia le differenti distanze spaziali, utili all'apprendimento e all'interiorizzazione delle abilità strategiche marziali.

3° modulo: TRASFORMARE L’AGGRESSIVITÀ IN ASSERTIVITÀ.

Viene proposta un’analisi sulle tre distanze relazionali (pubblica, sociale, personale-corporea), lavorando in primo luogo sulle prime due. L’ottica marziale mostra qui un terreno di sperimentazione i cui risultati sono adattabili a molteplici ambiti del vivere civile. Gli esercizi proposti analizzano le reazioni

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emotive nei differenti contesti di “avvicinamento” progressivo di un’altra persona. L’intento è quello di educare ad un controllo delle proprie paure, in modo da non farle sfociare in un atteggiamento né remissivo, né aggressivo, ma di volgerle verso una proficua assertività. A tal fine vengono presentati sia un approccio “duro” che un approccio “morbido”, entrambi sperimentabili attraverso simulazioni guidate.

In questa fase, centrale, della preparazione si concentra l'attenzione degli allievi sui differenti approcci forniti dalle tecniche studiate nelle 3 differenti distanze relazionali e fisiche che possono presentarsi in occasioni di confronto, quella lunga (pubblica), quella media (sociale) e quella corta (personale-corporea); la pratica degli esercizzi connessi ad ognuna di queste distanze è contraddistinta da differenti tecniche logicamente connesse, arti inferiori e posizionamento per la lunga, scherma di arti inferiori e superiori per la media e infine lotta ravvicinata nella corta con utilizzo di gomiti, ginocchia e clinch.Attraverso questa metodologia il praticante sviluppa la propria mente strategica nella capacità di valutare funzionalmente la propria posizione, le proprie possibilità di azione-reazione e le scelte più efficaci da un punto di vista tattico. In questo modo egli impara a controllare le proprie emozioni rispetto alla situazione di confronto per divenirne padrone e non agire in preda all'impulso, aggressivo o remissivo, ma decidendo consapevolmente ed efficacemente la propria condotta.Gli esercizzi proposti in questa sessione vengono modulati in relazione alla preparazione fisica e alla disposizione psicologica del soggetto, prevedendo l'ultilizzo di strumenti quali colpitori e sacco e l'esecuzione di tecniche in coppia, in cui la scala d'impegno e d'impatto fisico dell'allenamento può variare fino ad una vera esperienza di combattimento. Si presentano sia le tecniche di ingaggio fisico diretto che stili più sottili e difensivi di combattimento.

4° modulo: PERCEPIRE IL CORPO DELL’ALTRO.Si affronta in maniera più specifica la terza distanza relazionale, quella personale-corporea. Attraverso l’uso di tecniche di Tui na (massaggio tradizionale) si impara a conoscere negli altri gli effetti a lungo termine dei blocchi energetici e a superare la paura del contatto. L’Altro viene presentato dunque come uno specchio per conoscere anche se stessi, stimolando un senso di reciproca “responsabilità”.

Il modulo finale viene ad approfondire i differenti metodi di aproccio della distanza breve. Si affrontano gli effetti che gli elementi di

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difficoltà, emersi durante lo studio delle tecniche studiati, provocano nei propri compagni d'allenamento e come interagire efficacemente con essi. L'effetto è di creare capacità nel lavoro di squadra e di migliorare la gestione del praticante delle relazioni interpersonali, superando le paure del contatto e confronto per creare capacità di scambio d'esperienze, autoresponsabilizzazione e guida nelle situazioni di socializzazione.

I risultati dell'esperimento hanno visto l'emergere nei partecipanti di

numerosi blocchi emotivi e problemi psicofisici dovuti ad una gestione

inefficace dello stress e delle proprie sensazioni e stati psicologici, quali

rabbia, paura e ansia. Tanto i partecipanti che non avevano una rilevante

preparazione fisica quanto quelli più "sportivi" esprimevano,

nell'applicazione di questi metodi d'allenamento, le loro insicurezze e

problematiche psico-fisiche (personali e relazionali), connesse a volte sia

ad un eccesso di aspettative verso di sè, che ad una scarsa autostima.

Lo scambio di opinioni fra insegnanti e allievi e fra allievi ed insegnanti è

stato proficuo e stimolato grazie alla condivisione delle proprie esperienze

fisiche ed emotive.

Sulla base di valutazioni psicologiche effettuate a distanze temporali

sempre più ampie nei 12 mesi successivi al corso in sedute di counseling,

gli individui che hanno continuato ad utilizzare gli strumenti appresi hanno

manifestato un aumento nelle capacità di gestione dello stress, dei propri

stati psicofisici, ed un miglioramento nella loro capacità di gestione dei

rapporti interpersonali e nelle loro performance.

Sebbene questo studio fosse orientato allo sviluppo di strumenti

principalmente finalizzati al controllo emotivo, la metodologia proposta ha

un raggio molto più ampio di possibili applicazioni.

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4.2 I programmi formativiPartendo dall'esperimento descritto si propone la somministrazione di un

programma formativo più articolato, incentrato sullo sviluppo di capacità

finalizzate ad obiettivi ancora più sensibili alle esigenze aziendali, ma

basato sulle metodologie ed i programi analizzati.

In questo progetto (una volta che l'analisi del fabbisogno di competenze

abbia individuato la necessità di formare una o più delle caretteristiche

psicofisiche, soft-skills, accennate) la struttura modulistica esposta può

essere efficacemente mantenuta per preparare due diversi corsi formativi,

uno fisicamente più impegnativo, per soggetti con preparazione fisica

medio-alta ed uno più morbido, per chi, a causa di età o abitudini, mal

sopporterebbe un'impegno sportivo stancante. Si ipotizza una durata

settimanale di un corso finalizzato alla trasmissione di strumenti che la

risorsa umana possa utilizzare in seguito, senza il supporto di un

supervisore, ma che producono effetti più profondi se programmati e

appresi con tempistiche più lunghe ed effetti certamente più incisivi.

In sei giorni di programma, dalle due alle tre ore (a seconda della

preparazione fisica dei discenti) vengono giornalmente destinate alla

pratica effettiva delle arti marziali ed un' ora (o più, non necessariamente

immediata ma successiva alla sessione fisica) è dedicata alla discussione

dell'esperienza sul piano teorico-strategico con l'insegnate e gli allievi.

La struttura di sviluppo dell'allenamento improntata sulle tre distanze

relazionali (pubblica, sociale, relazionale) sembra la più efficace per

sviluppare competenze nell'ambito della gestione dell'emotività-stress e

decsion-making, dei rapporti umani all'interno dell'azienda e del rapporto

interpersonale nel caso di interazione con sogetti esterni all'organizzazione

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di provenienza della risorsa. Ogni fase (modulo) del percorso formativo

dev'essere accompagnata, a seguito dell'esercitazione fisica, dalla

riflessione sullo studio del pensiero tattico legato alle arti marziali,

corredata da un adeguato materiale didattico, creando così un metodo di

apprendimento strutturato sul ciclo di Kolb26; in questo modo la risorsa,

una volta appresi i risvolti applicativi tattici delle tecniche studiate, può

imparare quali principi se ne ricavano, per una dimensione organizzativa-

economica, con l'aiuto dell'istruttore. Il materiale teorico di supporto

all'addestramento fornito è costituito da uno dei classici strategici cinesi, o

sintesi di essi, da cui vengono scelti gli argomenti principali su cui

impostare l'allenamento.

Di conseguenza verrano selezionati gli argomenti strategici più utili a

seconda dell'esigenza formativa presentata: leadership, decision-making,

autocontrollo, gestione di situazioni di crisi, pensiero strategico etc., ed il

materiale più adatto. Lo studio del "grounding" (stance, postura) e dei

successivi movimenti, collegato agli insegnamenti marziali sulla posizione

di guardia e quindi sul posizionamento strategico, è comunque il primo

tema che deve essere affrontato, anche per riconoscere quali elementi

tattici la risorsa è in grado di valutare nella sua capacità di movimento e

percezione personale.

Qui il corso si preoccupa di fornire strumenti atti a migliorare percezioni

che non solo individuano le problematiche fisiche collegate ai problemi di

gestione di stress ed emotività e problemi interpersonali, ma piuttosto

studiano quali capacità strategiche dell'analisi del "terreno" o della

collocazione-disposizione-comportamento che risultano più funzionali alla

26 Uno studio sulla struttura di questo corso è in corso d'opera, ma data la natura del presente lavoro forniremo solo linee orientative che non eccedano il corpo previsto della tesi.

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gestione degli affari. Imparare quindi a capire da dove si parte in una data

situazione di confronto, quali sono le caratteristiche del territorio

circostante, l'ambiente umano, le posizioni di vantaggio e svantaggio e le

possibili manovre per ottenere risultati efficenti in un tempo ridotto.

Dal combattimento ad ogni campo.

Una posizione elevata, in senso fisico un'altura, monte o simili, costituisce

ad esempio la base per una strategia tendenzialmente vincente, tanto in un

campo di battaglia quanto in uno scontro corpo a corpo, il che, trasposto in

concetti aziendali, rappresenta una situazione di vantaggio tecnico o

monopolistica. Gestire situazioni di questo genere, ma sopratutto altre di

svantaggio, è l'obiettivo di questa metodologia formativa.

Lo studio del proprio baricentro in situazioni d'impegno fisico, fino a

situazioni di combattimento, crea necessariamente capacità di equilibrio,

finalizzate alla gestione dello stress e delle sue manifestazioni. Paura,

aggressività, ritrosia, introversione ed altre caratteristiche psico-fisiche

(che hanno risvolti sia sul piano del combattimento che su quello

strettamente personale e delle relazioni intra ed extra aziendali) ed i metodi

atti a controllare questi stati d'animo in situazioni di scontro fisico,

vengono approfonditi in maniera progressiva nei moduli successivi, che si

incentrano sulle teniche marziali logicamente consequenziali alla

situazione di partenza corrispondente al posizionamento, andando a

toccare altri ambiti d'importanza strategica dell'agire e del pensare tattico

utili ai fini aziendali.

Il soggetto deve sviluppare la capacità di identificare il proprio essere

come un'insieme strutturato, non dissimile da un esercito, dove il generale

è la mente, il corpo l'esercito, la propria forza (emotiva, mentale e le

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proprie conoscenze tecniche) i soldati e così via, per poi utilmente

adoperare gli elementi individuati durante l'allenamento in altri contesti

tattico-strategici.

In sintesi si cercherà di trasmettere al discente una metodologia teorica e

pratica che egli possa applicare per imparare a gestire le proprie reazioni in

situazioni di scontro-confronto, nelle quali caratteristiche e schemi di

risposta emotivi, quali paura, sottomissione ed aggressività, vengono

stimolati, analizzati e modificati per divenire volontari, marziali e

strategici. Tanto i punti di forza quanto quelli deboli vengono a galla

durante un'allenamento di questo genere e con esso si mira ad ottenere la

crescità di una capacità assertiva, piuttosto che un istintivo affidamento ai

propri schemi emotivo-psicologici.

Restare saldi di fronte alla carica avversaria e decidere il da farsi è cosa

ben diversa dall'evitarla scappando o dall'opporvisi a testa bassa,

provocando processi mentali completamente distinti, riproponibili in altre

situazioni, automatizzabili ed allenabili per mezzo delle arti marziali.

Conoscere "la propria ombra" (le proprie modalità di reazione in contesti

di confronto fisico, assimilabili a situazioni di confronto dialettico) per non

essere preda delle proprie emozioni, andando a lavorare su quelle

mancanze che inevitabilmente ogni essere umano presenta nel suo

sviluppo psicofisico.

Questa metodologia ha un approccio che possiamo definire dialogico.

Attraverso il confronto con i maestri e gli altri partecipanti vengono

valorizzati gli aspetti di socialità nel rapporto di apprendimento, si stimola

la capicità di valutare possibili alternative di azione e quella di poter

proficuamente scambiare proprie valutazioni con quelle altrui, utilizzando

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un sistema Win-Win. Così facendo vengono utilizzate e fatte convivere sia

dinamiche comportamentali, generalmente studiate nel campo della

filosofia morale, che numerosi autori hanno attribuito alla componente

femminile dell'essere umano, dinamiche di sollecitudine, con processi

invece accostati alla sfera maschile, dinamiche di giustizia-competizione.

Fra le dinamiche appunto femminili la capacità di benvolere, che abbiamo

visto nel precedente capitolo, diviene una moneta di scambio importante in

quanto strumento utile ai fini della strategia nel dialogo, tipica del pensiero

di sollecitudine. Un questionario valutativo che fornisca informazioni su

sport praticati, frequenza di attività fisiche, peso, alimentazione, patologie

cliniche, abitudini di fumo ed età dei partecipanti, costituisce un

presupposto inevitabile per predisporre un efficace programma formativo

basato su tali metodologie, unito a strumenti tipici del campo tradizionale

della gestione risorse umane per individuare il livello di competenze

personali dei partecipanti27.

Questo strumento consente di modulare il programma formativo su

tempistiche e impegno fisico diversi a seconda dei partecipanti e delle

necessità di sviluppo secondo le due modalità accennate. In casi di

impraticabilità di un impegno di tipo fisico una valida alternativa può

essere comunque rappresentata da lezioni in aula corredate da

dimostrazioni pratiche unite alle spiegazioni teoriche delle tecniche e della

loro valenza strategico-organizzativa e il loro possibile utilizzo.

La verifica dell'efficienza del programma formativo viene effettuata

attraverso l'analisi della reazione dei partecipanti, la somministrazione

periodica di questionari o interviste di autovalutazione alla conclusione del

corso ed il confronto con i valutatori per individuare risultati raggiunti ed 27 Big Five Questionnaire, classificazione di MacClelland etc.

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abilità e competenze effettivamente trasferite tramite l'utilizzo di scale di

osservazione e valutazione del comportamento.

Oltre al possesso dei vantaggi fin qui elencati tale metodo rappresenta un

efficace strumento formativo di costo esiguo rispetto ad altri programmi,

forse più affascinanti ma di dubbia efficacia, perchè non necessità di spazi

particolari o stutture complesse: una stanza, un prato come qualsiasi spazio

vuoto può essere adibito all'esercizio delle tecniche menzionate senza la

necessità di strutture e materiali particolari; allo stesso tempo il personale

docente può essere ridotto ad una o massimo due unità, un'esperto di

formazione del personale ed arti marziali oppure due specialisti nei

rispettivi campi per un programma coordinato.

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5. ConclusioniAlla luce di quanto fin qui esposto l'augurio è di aver stimolato nei lettori

un interesse verso l'universo della formazione delle risorse umane e le

innovative possibilità che il connubio di quest'ultimo con le metodologie

formative delle arti marziali presenta.

Tuttavia preme sottolineare che quanto è stato descritto nei precedenti

capitoli rappresenta unicamente l'aspetto luminoso di queste metodologie.

Non ogni maestro è in grado di insegnare ad un allievo una determinata

tipologia di approccio alle virtù marziali e non ogni allievo è in grado,

specie se non seguito attentamente, di apprendere al meglio le tecniche e i

metodi che sono stati presentati, soprattutto in casi di diffidenza e

scetticismo verso metodologie formative non ortodosse o di ritrosia nei

confronti di esperienze fisiche; eventi che possono verificarsi specialmente

in individui adulti è già formati, per i quali è ancora più importante

modulare un programma formativo capace di tenere conto delle loro

esigenze di apprendimento.

Le città europee sono piene di palestre dove le arti marziali vengono

continuamente praticate ed insegnate, ma non sempre i risultati raggiunti

corrispondono a ciò che abbiamo descritto. L'arte del raggiungere la

vittoria senza combattere non è qualcosa che si ottiene con uno schiocco

delle dita. I praticanti di arti marziali non sono maghi, né si vuole

trasmettere un'idea di queste pratiche come uno strumento simile ad una

bacchetta magica, per la risoluzione dei problemi delle organizzazioni e

degli individui.28 La creazione di artisti marziali, anche se forse

teoricamente auspicabile, non è la finalità del saggio proposto, molti lavori 28

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in proposito, più specifici di questo sono stati prodotti e testati.

L'intento è quello di fornire strumenti utili alle persone ed alle aziende per

lo sviluppo di competenze e capacità che ottimizzino qualità professionale

ed umana, della vita e del lavoro all'interno delle organizzazioni,

Un simile obiettivo richiede impegno e dedizione tanto da parte del

discente che dell'insegnante, lo sviluppo del kung fu appunto, nella

traduzione che è stata precedentemente spiegata: abilità raggiunta tramite

l'allenamento costante. Come nell'arte musicale la conoscenza e la capacità

sono direttamente proporzionali all'impegno dedicato, così una mente

marziale si ottiene attraverso il costante esercizio.

Le esperienze proposte devono essere calibrate nei loro elementi di shock

e scopertà di se e questo richiede una profonda conoscenza delle

metodologie d'insegnamento dele arti marziali.

Come ultimo spunto di riflessione propongo alcuni argomenti, nati dalle

mie riflessioni su discussioni con i miei insegnanti, che parzialmente si

allontanano dalle pure finalità di miglioramento della performance di un

organizzazione e che rappresentano soltanto personali considerazioni (in

alcuni casi condivise da contributi accademici) ritenute significative nel

nostro contesto.

Ritengo che le metodologie formative proposte siano un utile mezzo per

sviluppare un più alto livello (rispetto a quello medio aziendale) di

responsabilità ed autocoscenza degli individui. Una consapevolezza della

propria persona nei suoi molteplici aspetti dinamici e strategici porta come

conseguenza una maggiore capacità di definire quali siano i desideri che

realmente si perseguono e quale lo sforzo profuso per raggiungerli.

Il diversity management potrebbe largamente beneficiare di una

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metodologia formativa in cui i bisogni di crescità personale vengono

immediatamente stigmatizzati ed affrontati; dinamiche maschili di

emulazione o femminili di remissività29 convivono e si alternano-

compensano in questa metodologia formativa.

Le reti di solidarietà femminile per esempio potrebbero costituire un

modello gestionale vincente, considerando che, invece di portare avanti il

conflitto, accrescono la collaborazione. Riconoscere che ogni individuo ha

la sua forza è l'essenza dell'approccio Win-Win, in cui l'apporto di ogni

agente costituisce un contributo per l'aumento di risultati positivi.

Lo stimolo della competitività potrebbe non essere l'unica via per la

soluzione dei problemi odierni delle aziende, anche perchè la situazione

econonomico-sociale, a livello globale, nei nostri tempi dimostra

ampiamente la scarsa efficacia dei modelli di riferimento base dei nostri

sistemi gestionali.

Si è detto che un concetto da sempre fondamentale nell'arte marziale è

quello dell'equilibrio, considerato nelle sue innumerevoli forme.

Le potenziali ripercussioni economiche, sulla finanza e sulla sua etica, di

speculazioni orientate ad una ricerca di questo elemento nei suoi vari

livelli, orizzontali e verticali, locali ed internazionali delinea una

rivoluzione copernicana in ambito economico largamente auspicata da

numerose ed autorevoli voci30.

In sintesi, a mio personalissimo e certamente opinabile avviso, la

metodologia formativa proposta, ed il pensiero che l'ha creata e supportata,

potrebbero rappresentare un mezzo per cambiare radicalmente prospettiva

nella gestione degli affari delle organizzazioni del nostro tempo.29 Chiedo perdono ai lettori per l'uso di stereotipi di facile lettura, che rappresentano realtà rovesciabili a livello

sessuale ma che nel nostro caso consentono una più agevole esposizione.30 Vedi ampl. "Coaching – John Withmore"

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Per concludere il seguente schema è riassuntivo degli obiettivi formativi

fin qui evidenziati e degli elementi che il programma può e dovrebbe

sviluppare all'interno delle organizazioni, se correttamente applicato e

sviluppato;

AMBITI D'EFFETTO :

RAPPORTI INTERNI RAPPORTI ESTERNI PERCEZIONE PERSONALE

Rapporti gerarchici, team-work, performance, comprensione e comunicazione all'interno dell'organizzazione, decision making.

Gestione dei negoziati: comprensione dei punti di forza e debolezza, orientamento strategico, autocontrollo e sensibilità nel bargain.

Aumento dell'autostima, della sicurezza psicofisica e delle capacità connesse alle abilità trasversali.

OBIETTIVI RAGGIUNGIBILI:Miglioramento nei campi dell'autostima, della gestione di stress, ansia ed aggressività, performance, resistenza-rendimento, consapevolezza e responsabilità, competitività, work-life balance, rispetto degli altri, fiducia in se negli altri, capacità di socializzazione, agentività, OCB, salute, comunicazione, orientamento all'obiettivo.

Possibili target d'applicazione che beneficiano di queste metodologie, sono

le organizzazioni ed aziende nella loro generalità per lo sviluppo di abilità

trasversali, e, per la costruzione di competenze in questo caso core, i

professionisti della GRU, il settore della sicurezza personale ed aziendale,

il management e le attività economiche in zone ad alto rischio per

l'incolumità personale e disagio psicofisico oltre ad ogni attività lavorativa

contraddistinta da alte componenti di stress psicofisico, previo

approfondimento dei programmi formativi presentati.

Spero, con questo breve saggio, di porre le basi per una più approfondita

ricerca aziendale sui temi proposti nel settore della formazione delle

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risorse umane e di poter, al tempo stesso, stimolare un interesse utile ad

intraprendere altri progetti formativi costruiti sulle metodologie mutuate

dalle arti marziali che ho brevemente presentato nel prossimo futuro.

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RingraziamentiQuesto lavoro non sarebbe mai potuto venire alla luce senza il fondamentale apporto didattico della dottoressa Alessandra Chiricosta, del dottor Andrea Alati, del Maestro Gabriele Tabili e del dottor Giuseppe Vagnarelli, miei insostituibili insegnanti di arti marziali.Un sentito ringraziamento và alla dottoressa Maria Rosaria Di Renzo per la disponibilità e l'aiuto nell'inquadramento di questo lavoro all'interno della ricerca sulle risorse umane, e così al corpo docenti e responsabili del Master LA&HRM per l'eccelente didattica prodotta.Menzione speciale al dottor Filippo Maria Moscati per il suo contributo scientifico, e ai miei compagni d'avventura in palestra e in aula per il costante aiuto, confronto, ed appogio donati.Grazie,

Simone Porcu.

NdA:L'interessante ed attuale tema della costruzione della leadership, come anche quelli dello sviluppo della motivazione, delle necessità del work-life balance, e le possibilità formative rappresentate in questo campo dagli strumenti proposti sono state a malincuore appena accenate nella nostra discussione perchè una completa disamina avrebbe richiesto e stimolato un'approfondimento ulteriore, in questo caso eccedente gli spazi disponibili, che spero possa essere tema di ulteriori e più specifiche ricerche.

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Bibliografia.

Libri:-A.A.V.V., 2011, "Sensibili Guerriere", Iacobelli, Pavona.-Alati A., 2004, "Arti Marziali Cinesi", Atanor, Roma.-Conti M., 2006, "Sun Tzu: L'arte della Guerra", Giacomo Feltrinelli, Milano.-Costa G., Giannecchini M., 2009, "Risorse Umane: Persone, Relazioni, Valore", Mac Graw Hill, Milano.-Gabrielli G., 2010, "People Management: Teorie e pratiche per una gestione sostenibile delle persone", Franco Angeli, Milano.-Hackney C., 2010, "Le Virtù Guerriere: arti marziali e psicologia", Ponte alle Grazie, Milano.-Nardone G., 2003,"Cavalcare la Propria Tigre", Ponte alle Grazie, Milano.-Nardone G., Salvini P., 2004, "Il Dialogo Strategico", Ponte alle Grazie, Milano.-Nardone G., Watzlavick P., 2010, "L'Arte del Cambiamento", Tea, Milano.-Magi G., 2003, "36 Stratagemmi: l'arte segreta della strategia cinese", Il Punto d'Incontro, Vicenza.-Ming J.J, 2003, "Le Radici del Qi Gong Cinese", Mediterranee, Roma.-Musashi M., 1993, "Il libro dei Cinque Anelli", Mondadori, Milano.-Noe R.A., Hollenback J.R., Gerhart B., Wright P.M., 2006, "Gestione delle risorse umane", Apogeo, Milano.-Sawyer R. D., 1999, "Sun Tzu, Sun Pin: L' Arte della Guerra", Biblioteca Neri Pozza, Vicenza.-Withmore J., 2011, "Coaching", Alessio Roberti, Urgnano.

Articoli:-A.A.V.V., 2009, "Personality Traits and Endocrine Response as Possible Asymmetry Factor of Agonistic Outcome in Karate Athletes", Aggressive Behavior, Volume 35, Swansea.

-H. Le Bars, C. Gernigon, G. Ninot, 2009, "Personal and contextual determinants of elite young athletes’ persistence or dropping out over time", Scandinavian Jounal of Medicine & Science in Sports 19, Singapore.

-Woodward T.M., 2009, "A review of the effects of Martial Arts Practice on health", Wisconsin Medical Journal Volume 108, N1.

Sitografia:-A.A.V.V., 2006, "Externalizing and Oppositianl Behaviors and Karate-do: The way of crime prevention: A pilot study", International Journal of Offender Therapy and Comparative Criminology Volume 50 Number 6, ijo.sagepub.com.

-A.A.V.V., 2008, "A karate program for improving self-concept and quality of life in childhood epilepsy: Results of a pilot study" Epilessy & Beahvior 12 61-65, www.elsevier.com-Coates D. E. 2006, "People Skills: are you getting a return on your investments?", Performance System Supports Inc. Online Doc.-Kaipa P., Milus T., Chowdary S., Jagadeesh B.V., "Soft Skills are Smart Skills", Online Doc.-Okoroafor R. 2008, "Soft Skill Development for Young Professionals", SPE, YP Technical Lecture Benin Section 116, Online Doc.-www.tienshanpai.it

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