Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

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20 CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO (*)(**) 20.1 PREMESSA Il panorama normativo/legislativo si è molto modificato da due anni a questa parte, con l’emanazione prima del Decreto Legislativo n. 192 (1) del 2005, come recepimento ita- liano della Direttiva Europea 2002/91/CE (2) sull’efficienza energetica nell’edilizia e poi con la recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidente della Repubblica n. 59 del 2009 (3) , decreto attuativo del D.Lgs. n.192, che sancisce la fine del regime transitorio imposto da quest’ultimo. A tal fine il D.Lgs. n. 192 si preoccupa di definire le linee generali per regolamentare, da una parte, le modalità di progettazione, realizzazione e certificazione dei sistemi edificio-impianto, dall’altra, le procedure di gestione e manutenzione degli impianti, demandando a successivi decre- ti ministeriali l’attuazione vera e propria della Direttiva Europea. Tale Decreto di fatto riprende i principi già espressi dalla Legge 10/91, recante “Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”, relativamente agli obblighi concernenti gli edifici e i loro impianti, e dal suo decreto attuativo, il DPR 412 del 26 agosto 1993, “Regolamento recante norme per la pro- gettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4, comma 4, legge 9 gennaio 1991, n. 10”. Rispetto a questi fa contemporaneamente almeno un passo avanti e uno indietro. Il passo avanti è rappresentato dal fatto che richiama esplicitamente, come ogget- to dell’attenzione per il risparmio energetico, la climatizzazione estiva; il passo indie- CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO 1 © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. (*) L’ing. Nicola Rossi e l’ing. Luca Alberto Piterà sono coautori del capitolo 20. (**) Aggiornato a maggio 2010. (1) D.Lgs. 192, “Attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico in edili- zia”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005 - Supplemento ordinario n. 158, ripubblicato nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 241 del 15 ottobre 2005. (2) Emanata dal Parlamento e Consiglio Europeo il 16 dicembre 2002 e pubblicata nella Gaz- zetta Ufficiale dell’Unione Europea n. L1/65 il 4 gennaio 2003. (3) DPR 2 aprile 2009, n. 59 “Regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma 1 lettera a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione delle direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 132 del 10 giugno 2009.

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20 CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO (*)(**)

20.1 PREMESSA

Il panorama normativo/legislativo si è molto modificato da due anni a questa parte, conl’emanazione prima del Decreto Legislativo n. 192(1) del 2005, come recepimento ita-liano della Direttiva Europea 2002/91/CE(2) sull’efficienza energetica nell’edilizia epoi con la recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidentedella Repubblica n. 59 del 2009(3), decreto attuativo del D.Lgs. n.192, che sanciscela fine del regime transitorio imposto da quest’ultimo. A tal fine il D.Lgs. n. 192 sipreoccupa di definire le linee generali per regolamentare, da una parte, le modalità diprogettazione, realizzazione e certificazione dei sistemi edificio-impianto, dall’altra, leprocedure di gestione e manutenzione degli impianti, demandando a successivi decre-ti ministeriali l’attuazione vera e propria della Direttiva Europea.

Tale Decreto di fatto riprende i principi già espressi dalla Legge 10/91, recante“Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionaledell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”,relativamente agli obblighi concernenti gli edifici e i loro impianti, e dal suo decretoattuativo, il DPR 412 del 26 agosto 1993, “Regolamento recante norme per la pro-gettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degliedifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4,comma 4, legge 9 gennaio 1991, n. 10”. Rispetto a questi fa contemporaneamentealmeno un passo avanti e uno indietro.

Il passo avanti è rappresentato dal fatto che richiama esplicitamente, come ogget-to dell’attenzione per il risparmio energetico, la climatizzazione estiva; il passo indie-

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(*) L’ing. Nicola Rossi e l’ing. Luca Alberto Piterà sono coautori del capitolo 20.(**) Aggiornato a maggio 2010.

(1) D.Lgs. 192, “Attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico in edili-zia”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005 - Supplemento ordinario n.158, ripubblicato nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 241 del 15 ottobre 2005.(2) Emanata dal Parlamento e Consiglio Europeo il 16 dicembre 2002 e pubblicata nella Gaz-zetta Ufficiale dell’Unione Europea n. L1/65 il 4 gennaio 2003.(3) DPR 2 aprile 2009, n. 59 “Regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma 1 lettera a) eb), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione delle direttiva2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 132del 10 giugno 2009.

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tro è, invece, l’assenza esplicita di un riferimento alle condizioni ambientali interneche si ritiene siano da mantenere nei nostri edifici. Non ha infatti molto senso ogginormare il risparmio energetico prescindendo da una precisa definizione di benesse-re termoigrometrico e di qualità dell’aria, che potrà chiamarsi sinteticamente benes-sere ambientale.

Gli edifici e i sistemi impiantistici (sistema edificio-impianto) hanno, infatti, ilcompito di creare ambienti in cui le persone godano di condizioni ambientali favo-revoli per la loro salute e per il loro benessere e, nel caso di ambienti destinati ad atti-vità lavorative e commerciali, in grado di favorire la produttività.

Lo scenario in cui si inserisce, quindi, la direttiva ed il suo recepimento con ilD.Lgs. 192/2005 è uno scenario fortemente modificato rispetto a quello del 1991(Legge 10/91) ed è caratterizzato da “emergenze” cui bisogna dare risposte: costidell’energia sempre crescenti, un carico sulle reti (elettrica e gas) che mette in crisigli approvvigionamenti di potenza; problematiche ambientali su scala locale e suscala globale.

Le strategie perseguibili devono, da una parte, tenere conto delle esigenze cre-scenti, dall’altra confrontarsi con questo scenario energetico sempre più complessoe ineluttabile. Limitatamente al sistema edificio-impianti la strategia per ridurre iconsumi energetici e, contestualmente, rispondere alla richiesta di maggior benesse-re ambientale, viaggia su tre binari paralleli:– ridurre, a parità di benessere ambientale richiesto, i carichi termici degli edifici;– applicare, negli impianti tecnologici a servizio del benessere ambientale, le tec-

nologie più efficienti;– progettare i sistemi edificio-impianti realmente come sistemi integrati, sfruttando

al massimo le possibili sinergie.

Per fare tutto ciò è evidente che tutti gli attori che si muovono su tale scena devo-no dotarsi degli strumenti necessari, adeguati per affrontare questa sfida tecnologica,economica e sociale. Vi è, quindi, un problema culturale: si deve passare dall’edifi-cio e dall’impianto, visti come due corpi separati, all’unico obiettivo del sistema inte-grato edificio-impianto.

Vi è un problema di regole: le “leggi” europee (la direttiva), le leggi nazionali (Legge10/91, DPR 412/93, D.Lgs. 192/05 e D.Lgs 311/06, D.Lgs. 115/08, DPR 59/09) e iregolamenti locali (leggi regionali e provinciali), la certificazione energetica (cogente),l’efficacia dei controlli.

Il panorama legislativo italiano, concernente il recepimento della Direttiva Euro-pea, è però alquanto più complesso di quanto non sembri. Infatti come conseguenzadella devolution in atto, le Regioni e le Province autonome hanno acquisito autono-mia legislativa in materia di energia e alcune di loro hanno già provveduto o stannoprovvedendo, come consente la stessa direttiva, a un suo recepimento diretto(4).

(4) Regione Lombardia, Province autonome di Trento e Bolzano, Regione Emilia Romagna,Regione Piemonte, Regione Liguria e Regione Toscana.

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20.2 DIRETTIVA SULL’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI2002/91/CE

Il 16 dicembre 2002 il Parlamento e il Consiglio Europeo emanavano una direttivasull’efficienza energetica degli edifici. Uno strumento determinante per le politichedi riduzione dei consumi energetici sul lato della domanda è la recente Direttiva delParlamento europeo e del Consiglio sull’efficienza energetica nell’edilizia il cuiacronimo inglese è EPBD, ossia Energy Performance Building Directive.

La direttiva proposta istituisce un quadro che permetterà agli Stati membri dicoordinare meglio la normativa in questo campo; l’applicazione pratica del quadroincomberà essenzialmente sulle amministrazioni nazionali.

20.2.1 Obiettivi. Il principale obiettivo della Direttiva è promuovere il migliora-mento delle prestazioni energetiche degli edifici all’interno della UE, garantendo, perquanto possibile, che siano intraprese solo le misure più efficaci sotto il profilo dei costi.

Dato che il tasso di turnover degli edifici è piuttosto esiguo (ciclo di vita che vada 50 a più di 100 anni), se l’obiettivo è migliorare le prestazioni energetiche nelbreve e medio termine, esso va applicato al patrimonio edilizio esistente.

La proposta comprende quattro elementi principali:

L’implementazione di un metodo comune di calcolo del rendimento energeticodegli edifici. Gli standard e i regolamenti edilizi attualmente sviluppati nella UEmostrano una decisa tendenza verso un approccio integrato, vale a dire un approccioche tiene conto non solo del risparmio energetico derivante dall’isolamento termicoe dall’efficienza degli impianti di riscaldamento, ma anche dei risparmi ottenibiliottimizzando i fattori che influenzano il consumo di energia per il raffrescamentoestivo, per la ventilazione e per l’illuminazione. Va incentivato, inoltre, il ricorso afonti di energia rinnovabili e a soluzioni intelligenti per ottimizzare il rapporto edifi-cio-energia solare. Alla luce delle moderne tecniche di coibentazione degli edifici edella tendenza a costruire abitazioni a basso consumo energetico, questi fattori assu-mono importanza crescente e devono, quindi, essere considerati dalla legislazione.L’approccio integrato offre ai progettisti maggiore flessibilità e consente di raggiun-gere lo stesso obiettivo di prestazione energetica con la soluzione più efficace, anchesotto il profilo economico, in relazione al contesto generale. L’approccio integrato ègià una realtà, ed è obbligatorio in Germania, Francia, Regno Unito, Irlanda e PaesiBassi; altri Stati membri prevedono di adottarlo.

L’applicazione di norme minime sul rendimento energetico agli edifici di nuovacostruzione e agli edifici in ristrutturazione, quando appartengano a una certacategoria. I condomini e le case di nuova costruzione, nonché gli edifici nuovi delsettore terziario, dovranno rispettare i limiti minimi di rendimento energetico calco-lati secondo la metodologia integrata. Le stesse norme si applicheranno anche agliedifici esistenti di grandi dimensioni (ovvero di superficie superiore a 1000 m2), neicasi in cui vengano sottoposti a ristrutturazione sostanziale. Va notato che nell’appli-care dette norme devono essere tenute in debita considerazione le condizioni termi-che previste per gli ambienti interni.

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L’ispezione e la valutazione specifica delle caldaie e degli impianti di riscalda-mento e raffreddamento. L’impianto termico costituisce, com’è noto, un aspettochiave dell’efficienza energetica. I generatori di calore con potenza utile superiore a10 kW, ovvero nella gamma di potenza che va dalle caldaie per piccole abitazioni aquelle per condomini, uffici ecc., devono essere ispezionati a intervalli regolari. L’i-spezione è attualmente obbligatoria in dieci Stati membri, mentre altri applicanoregimi di autoregolamentazione e programmi di informazione. Se la caldaia ha piùdi 15 anni di età, deve essere ispezionato l’intero impianto termico e devono essereforniti all’utenza suggerimenti in merito a soluzioni alternative che possano ridurreil consumo energetico. Misure analoghe devono essere intraprese nei confronti degliimpianti di condizionamento, soprattutto per gli edifici di grandi dimensioni.

L’introduzione di un sistema di certificazione degli edifici di nuova costruzione edesistenti. Uno dei principali ostacoli all’investimento nel rendimento energetico sulmercato della locazione di edifici, abitazioni o uffici è il fatto che il proprietario e illocatario hanno interessi diversi, poiché generalmente è il locatario che paga le bollet-te energetiche, il proprietario è poco incentivato ad investire sul rendimento energetico.Il modo migliore per rendere più attraenti questi investimenti è fornire informazionichiare e affidabili ai potenziali locatari; queste potranno influenzare il canone preteso,incentivando i proprietari ad investire nel rendimento energetico di edifici e abitazioni.Per facilitare il passaggio di tali informazioni è necessario che, all’atto della costruzio-ne, compravendita o locazione di un edificio, di un’abitazione o di un ufficio, sia messoa disposizione un attestato relativo al rendimento energetico. La certificazione, chedeve risalire a non più di cinque anni prima, deve basarsi sullo stesso approccio inte-grato utilizzato per i limiti minimi applicabili agli edifici di nuova costruzione e devecontenere suggerimenti su come migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio. Nelcaso degli edifici di proprietà di enti pubblici o di proprietà privata o occupati da pri-vati ma frequentati dal pubblico, gli attestati di certificazione energetica (non più vec-chi di cinque anni) devono essere esposti al pubblico in modo permanente ed eviden-te. Mediante gli opportuni provvedimenti, è possibile sensibilizzare l’opinione pub-blica sulle prestazioni energetiche degli edifici e ottenere suggerimenti su comemigliorarle. Il modo migliore per farlo è la procedura di certificazione. La certifica-zione degli edifici di nuova costruzione è attualmente obbligatoria in Danimarca,Germania e Regno Unito. Per gli edifici esistenti, solo la Danimarca dispone di unregime obbligatorio, ma numerosi Stati membri hanno predisposto programmi diautoregolamentazione. In base ad un calcolo danese sulla certificazione di 160.000abitazioni in 3,5 anni, l’operazione è costata in totale circa 25 M e ha identificatopossibili migliorie per circa 125 M . Una volta eseguiti, gli interventi hanno indottoun risparmio energetico per il consumatore pari a circa 20 M all’anno. In questocaso specifico la certificazione, abbinata alla correzione degli sprechi rilevati, ha datoun ritorno degli investimenti pari al 13%, il che rappresenta un elevato livello di effi-cacia sotto il profilo costi.

In giugno del 2009 sono state pubblicate con Decreto Ministeriale le “LineeGuida Nazionali per la Certificazione Energetica”. Tali linee guida si applicano atutte quelle Regioni(4) che non hanno recepito autonomamente la Direttiva Europea,introducendo sul proprio territorio un sistema di certificazione energetica del sistemaedificio-impianto.

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20.2.2 Ambito di applicazione della Direttiva. Questa iniziativa affronta gliaspetti dell’edilizia riguardanti il consumo di energia ai fini del riscaldamento degliambienti e dell’acqua sanitaria, del condizionamento e dell’illuminazione. Il presen-te atto riguarda il “sistema edificio” nel suo insieme e tutti gli impianti installati perla climatizzazione invernale/estiva e la ventilazione. Sono esclusi gli impianti noninstallati, come gli elettrodomestici, che globalmente assorbono il 18% del consumoenergetico totale del settore residenziale. Nel settore terziario, gli impianti di illumi-nazione che rispondono del 14% del consumo energetico del settore, sono per lamaggior parte installati e, quindi, ricadono nel campo di applicazione della direttiva.Gli impianti non installati rappresentano circa il 20% del consumo del settore terzia-rio, assorbito in parte dalle macchine per ufficio.

Per quanto riguarda le attrezzature non installate, sono state attuate o sono previ-ste nel piano di azione sull’efficienza energetica politiche specifiche in materia di eti-chettatura, limiti minimi di efficienza e accordi di autoregolamentazione.

20.2.3 Contenuti della DirettivaArticolo 1: definisce finalità e campo di applicazione della proposta.Articolo 2: definisce i termini e i concetti utilizzati.Articolo 3: sancisce l’obbligo degli Stati membri di predisporre una metodologia

per il calcolo integrato del rendimento energetico degli edifici. Il quadro di tale meto-dologia figura in allegato alla direttiva proposta.

Articolo 4: impone agli Stati membri di fissare limiti minimi di rendimento ener-getico degli edifici di nuova costruzione, aggiornandoli regolarmente, nonché divalutare la fattibilità dell’installazione di sistemi alternativi di fornitura energeticaper gli edifici nuovi di grandi dimensioni.

Articolo 5: impone agli Stati membri di applicare gli opportuni standard di rendi-mento energetico agli edifici esistenti di grandi dimensioni, ogniqualvolta questisubiscano lavori sostanziali di ristrutturazione, a condizione di soddisfare determinaticriteri di costo e di efficacia sotto il profilo del costo.

Articolo 6: prevede che, al momento della costruzione, della compravendita o dellalocazione di un edificio nuovo o esistente, sia messo a disposizione del potenzialeacquirente o locatario un attestato di certificazione energetica della durata non supe-riore a cinque anni. Per gli edifici pubblici o frequentati dal pubblico, la certificazio-ne deve avvenire almeno ogni cinque anni e il relativo attestato deve essere apposto inluogo visibile ed essere chiaramente consultabile dal pubblico. Inoltre, sempre per gliedifici pubblici, devono essere chiaramente esposte le temperature e le altre condizio-ni climatiche eventualmente raccomandate per gli ambienti interni, con indicazionedell’effettiva temperatura e delle effettive condizioni climatiche dell’interno.

Articolo 7: fissa norme specifiche relative alla regolare ispezione di caldaie esistemi di condizionamento dell’aria, connesse ad un’ispezione e valutazione unatantum dell’impianto termico complessivo, nel caso in cui le caldaie siano stateinstallate da più di 15 anni.

Articolo 8: dispone che i sistemi di condizionamento centralizzati vadano ispe-zionati a intervalli regolari.

Articolo 9: impone agli Stati membri di predisporre un sistema che garantisca chela certificazione e l’ispezione siano svolte esclusivamente da personale qualificato eindipendente.

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Articoli 10 e 11: riguardano la procedura di comitato per l’adeguamento dell’al-legato della direttiva proposta al progresso tecnico o per l’inserimento di standardconcordati in futuro.

Articoli 12 e 13: concernono le disposizioni amministrative connesse alla proposta.Articolo 14: definisce il Comitato che deve assistere la Commissione come disci-

plinato dall’articolo 11.Articolo 15: fissa la data di recepimento della direttiva da parte degli Stati mem-

bri (4 gennaio 2006).Articolo 16: fissa l’entrata in vigore del decreto nel giorno successivo alla data di

pubblicazione nella Gazz. Uff. CE (5 gennaio 2003).Articolo 17: informa che gli Stati membri dell’Unione Europea sono i destinatari

della Direttiva.

20.3 LEGGE N. 10 DEL 9 GENNAIO 1991

In Italia il contenimento dei consumi energetici negli edifici è stato per molto temporegolamentato dalla legge 30 aprile 1976, n. 373, e dai suoi decreti attuativi.

La legge 373/76 emanata dopo la prima crisi energetica avvenuta in Italia neglianni 70, era costituita di tre parti e trentanove articoli(5):– la prima regolamentava le prestazioni e l’installazione di impianti volti alla pro-

duzione del calore e dei loro sistemi di termoregolazione (Titolo I);– la seconda riguardava le prestazioni dell’isolamento termico delle strutture degli

edifici (Titolo II);– la terza regolamentava le sanzioni previste per la mancata osservanza della legge

(Titolo III).

Era supportata dai seguenti decreti attuativi:– DPR 1052/77, che definiva i criteri di applicazione della legge, nonché le moda-

lità e i termini per la presentazione della relazione tecnica;– DM 10.3.1977, che suddivideva l’Italia in zone climatiche e indicava i valori

minimi e massimi del coefficiente di dispersione termica negli edifici (Cd);– DM 30.7.1986, che aggiornava i valori limite dei coefficienti di dispersione ter-

mica Cd, e li legava al fattore di forma S/V (superficie disperdente/volume lordoriscaldato) dell’edificio e alla zona climatica di ubicazione.

Il 9 gennaio 1991 venne emanata la Legge n. 10 del 9 gennaio 1991, recante“Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionaledell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”,pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 13 del 16 gennaio 1991 (entrata in vigore il 17gennaio 1991), sostituendo la legge 373/76 e modificando il panorama legislativo intema di energia in Italia, introducendo inoltre per la prima volta il concetto di certi-ficazione energetica degli edifici.

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(5) Il D.Lgs. 192/05 e successive modificazioni e integrazioni (s.m.i.) ha abrogato e sostituito inparte questi articoli all’interno del suo corpo legislativo.

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Tale legge era stata emanata per migliorare i processi di trasformazione dell’e-nergia, per ridurre i consumi di energia e migliorare le condizioni di compatibilitàambientale dell’utilizzo dell’energia a parità di servizio reso e di qualità della vita.

La Legge 10/91 ha abrogato anche la Legge 308/82 (anche se in modo parziale),relativa alle incentivazioni economiche per gli interventi di risparmio energetico, ilDM 23.11.1982 sul contenimento dei consumi di energia negli edifici a destinazioneindustriale e artigianale e la legge 645/83 sugli orari di funzionamento degli impian-ti di riscaldamento.

Per la sua piena applicazione la Legge 10/91 necessitava sia di provvedimentiattuativi, da emanarsi a cura dei Ministeri competenti, sia di norme tecniche specifi-che, di competenza dell’UNI, per fornire adeguate metodologie di calcolo per l’a-dempimento degli obblighi di legge.

In particolare, i decreti attuativi di maggiore interesse sono stati i seguenti:– DPR attuativo dell’art. 4, comma 1, su proposta del Ministero dei lavori pubblici,

che definisce i criteri generali tecnico-costruttivi e le tipologie per l’edilizia sov-venzionata e convenzionata, per l’edilizia pubblica e privata, anche riguardo allaristrutturazione degli edifici esistenti;

– DM attuativo dell’art. 4, comma 2, sempre su proposta del Ministero dei lavoripubblici, che contiene la normativa tecnica al cui rispetto risulta condizionato ilrilascio delle autorizzazioni e delle concessioni e l’erogazione di finanziamenti econtributi per la realizzazione di opere pubbliche;

– DPR attuativo dell’art. 4, comma 4, su proposta del Ministero dell’industria, delcommercio e dell’artigianato, diventato DPR 26.8.1993, n. 412, “Regolamentorecante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzionedegli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di ener-gia, in attuazione all’articolo 4, comma 4, della Legge 10/91” e pubblicato nellaGazzetta Ufficiale del 14 ottobre 1993. Nella Gazzetta Ufficiale del 19 aprile 1994è stata pubblicata inoltre la circolare 12 aprile 1994 n. 233/F, interpretativa e dichiarimento al suddetto DPR 412/93;

– DM attuativo dell’art. 28, comma 3, su proposta del Ministero dell’industria, delcommercio e dell’artigianato, diventato DM 13 dicembre 1993, “Approvazionedei modelli tipo per la compilazione della relazione tecnica di cui all’art. 28 dellalegge 10/91, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimen-to del consumo energetico degli edifici” e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del20 dicembre 1993; nella stessa Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata anche la cir-colare 13 dicembre 1993 n. 231/F, che riporta alcune interpretazioni e chiarimen-ti in merito alla relazione tecnica;

– DPR attuativo dell’art. 30, su proposta del Ministero dell’industria, del commer-cio e dell’artigianato, che specifica le modalità per la certificazione energeticadegli edifici;

– DPR attuativo dell’art. 32, su proposta del Ministero dell’industria, del commer-cio e dell’artigianato, che definisce le norme per la certificazione dei materiali edei componenti che presentano prestazioni termiche tali da contribuire al rispar-mio energetico degli edifici;

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– DM 6 agosto 1994 del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato,pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 24 agosto 1994, relativi a “Modificazioni edintegrazioni alla tabella relativa alle zone climatiche di appartenenza dei Comu-ni italiani allegata al DPR 26 agosto 1993, n. 412, concernente il contenimentodei consumi di energia degli impianti termici degli edifici” e “Recepimento dellenorme UNI attuative del DPR 26 agosto 1993, n. 412, recante il regolamento peril contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici, e retti-fica del valore limite del fabbisogno energetico normalizzato”.

Dal confronto delle nuove norme con il corpo normativo precedentemente invigore emergono sostanziali modifiche per quanto riguarda l’ambito di applicazione,la progettazione e l’esercizio dell’impianto termico e, infine, le prescrizioni circa leresponsabilità nell’esercizio e nella manutenzione dell’impianto stesso.

L’ambito di applicazione si estende a tutte le categorie di edifici e non è sololimitato al residenziale, ma comprende quelli a destinazione industriale e artigiana-le, nei quali venga installato un impianto adibito alla climatizzazione ai fini delcomfort delle persone, esclusivamente invernale, degli ambienti o alla produzionedi acqua calda per usi igienici e sanitari, alimentati con combustibili solidi, liquidie gassosi.

Per quanto riguarda la progettazione dell’impianto termico, la nuova normativapone maggiore attenzione al sistema edificio-impianto e introduce il concetto delcontenimento del fabbisogno energetico, cioè del bilancio tra l’energia entrante equella uscente da tale sistema.

Ai fini di una corretta progettazione che tenga conto del contenimento dei consu-mi di energia, il progettista può intervenire sui seguenti parametri:– isolamento termico dell’involucro edilizio (strutture esterne, finestre ecc.);– orientamento dell’edificio e dimensionamento delle superfici trasparenti;– rendimento medio globale stagionale del generatore di calore;– rendimenti dei sistemi di produzione dell’energia, emissione, regolazione e distri-

buzione del calore. In quest’ultimo caso vengono imposti valori minimi di isola-mento termico delle reti di distribuzione, in funzione del diametro esterno dellatubazione e del valore di conduttività termica utile dell’isolante alla temperaturamedia di 40 °C.

In merito, infine, alle responsabilità nell’esercizio e nella manutenzione dell’im-pianto, la nuova normativa ha introdotto due aspetti sostanziali:– la figura del terzo responsabile, che deve possedere adeguati requisiti tecnici e

occuparsi della gestione dell’impianto;– il “libretto di centrale” per impianti con potenzialità superiore a 35 kW e il “libret-

to di impianto” per impianti con potenzialità inferiore a tale limite, anche se indi-viduali.

Risulta importante sottolineare che la Legge n. 296 del 27 dicembre 2007(finanziaria 2007) all’articolo 1120 elimina dalla Legge 10/91 ogni riferimentoalle fonti di energia assimilate alle fonti rinnovabili come la cogenerazione, intesacome produzione combinata di energia elettrica o meccanica e di calore, il calore

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recuperabile dai fumi di scarico e da impianti termici, da impianti elettrici e da pro-cessi industriali, nonché le altre forme di energia recuperabile in processi, inimpianti e in prodotti, ivi compresi i risparmi di energia conseguibili nella clima-tizzazione e nell’illuminazione degli edifici con interventi sull’involucro edilizio esugli impianti.

Rimangono di conseguenza solo le fonti rinnovabili(6) pure come: il sole, ilvento, l’energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la tra-sformazione dei rifiuti organici e inorganici o di prodotti vegetali.

20.4 DPR 412 DEL 26 AGOSTO 1993

Due anni dopo l’entrata in vigore della Legge 10/91 viene pubblicato nel supple-mento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 242 del 14 ottobre 1993 il DPR 412 del26 agosto 1993 di cui si è prima parlato.

Successivamente, nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 6 aprile 2000 è stato pubblica-to il decreto di aggiornamento del DPR 412, DPR 551 del 21 dicembre 1999, “Rego-lamento recante modifiche al DPR n. 412, 26.8.1993, in materia di progettazione,installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini delcontenimento dei consumi di energia”. Il decreto 551 riporta solamente le parti chevengono modificate, per cui occorre sempre fare riferimento al DPR 412. Successi-vamente il D.Lgs. 192 ha apportato ulteriori modifiche al DPR 412, abrogandonealcune parti, che ha sostituito all’interno del suo corpo legislativo, come ad esempio:– l’eliminazione della verifica del Cdlim (coefficiente di dispersione limite) per gli

edifici di nuova costruzione o negli interventi di ristrutturazione;– l’eliminazione della verifica del FENlim (fabbisogno di energia normalizzato limite),– l’eliminazione della verifica sul rendimento medio stagionale dell’impianto ter-

mico limite.

Di conseguenza non sono più applicabili le procedure del DPR 1052/77(7) e i valorilimite di Cd del DM 30.4.86 che prevedevano la metodologia di calcolo e la verifica delfabbisogno, in quanto sostituiti attualmente dal regime transitorio del D.Lgs 192/05.

Nella tabella 20.1 è riportato un elenco non esaustivo di tutte le norme necessarieper il calcolo e la verifica di legge.

Il DPR 412 e successive modificazioni, di conseguenza, rimane ancora un docu-mento importante per la progettazione, in quanto si preoccupa di:– definire le zone climatiche;– classificare gli edifici in base alla loro destinazione d’uso;

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(6) Per fonte energetica rinnovabile si intende quella fonte che sia virtualmente inesauribile, mache alterni periodi di disponibilità a periodi di indisponibilità (esaurimento apparente), la cuidurata non venga influenzata dalle modalità di estrazione dell’energia.(7) Essendo stato abrogato il comma 1 del DPR 1052/77, le norme richiamate al suo interno nonsono più regole tecniche e di conseguenza non più obbligatorie per il calcolo del fabbisogno dienergia, sia essa primaria oppure no.

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– fissare i valori massimi della temperatura in ambiente in base alla destinazione d’uso;– stabilire i periodi di funzionamento e i limiti di esercizio degli impianti termici in

funzione della zona climatica;– stabilire i requisiti di dimensionamento degli impianti.

È opportuno ricordare comunque che, al momento, le norme non coprono tutte lepossibilità impiantistiche (e sarà alquanto improbabile che ciò avvenga mai, data lapossibilità pressoché infinita di casi e combinazioni): impianti di teleriscaldamento,utilizzo di cascami termici, cogenerazione ecc. devono essere al momento trattatisecondo la responsabilità e la professionalità del progettista che dovrà in ogni casorispettare lo spirito della Legge 10/91, che è quello di introdurre all’utilizzo dell’e-nergia in termini razionali ed economici.

Tab. 20.1 Norme tecniche (*)

Riferimento Descrizione

Fabbisogno energetico primario

UNI/TS 11300-1 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determinazione del fabbi-sogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva edinvernale

UNI/TS 11300-2 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determinazione del fabbi-sogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione inver-nale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

UNI/TS 11300-3 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determinazione del fabbi-sogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva.(Finita l’inchiesta pubblica in fase di pubblicazione da parte di UNI).

UNI/TS 11300-4 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Utilizzo di energie rinno-vabili e di altri metodi di generazione per il riscaldamento di ambienti epreparazione acqua calda sanitaria (in fase di elaborazione).

UNI 10339 Impianti aeraulici ai fini del benessere. Generalità classificazione erequisiti. Regole per la richiesta d’offerta

UNI 10347 Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Energia termica scambia-ta tra una tubazione e l’ambiente circostante – Metodo di calcolo (Riti-rata e sostituita con la UNI/TS 11300-2 e la UNI EN 15316-2.3)

UNI 10348 Riscaldamento degli edifici – Rendimenti dei sistemi di riscaldamento –Metodo di calcolo (Ritirata e sostituita con la UNI EN 15316-1 e la UNIEN 15316-2.1)

UNI 10379-2005 Riscaldamento degli edifici. Fabbisogno energetico convenzionale nor-malizzato (Ritirata e sostituita con la UNI/TS 11300-1)

UNI 11235 Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione, il controllo e la manuten-zione di coperture a verde.

UNI EN 832 Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento – Edifici residen-ziali (Ritirata e sostituita con la UNI EN ISO 13790)

UNI EN 13465 Ventilazione degli edifici – Metodi di calcolo per la determinazione delleportate d’aria negli edifici residenziali (Ritirata senza sostituzione)

UNI EN 13779 Ventilazione negli edifici non residenziali – Requisiti di prestazione peri sistemi di ventilazione e di condizionamento

(segue)

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(seguito tabella 20.1)

Riferimento Descrizione

UNI EN 15242 Ventilazione degli edifici – Metodi di calcolo per la determinazione delleportata d’aria negli edifici, comprese le infiltrazioni.

UNI EN 15316-1 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 1: Generalità

UNI EN 15316-2.1 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 2.1: Sistemi di emis-sione del calore negli ambienti

UNI EN 15316-2.3 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 2.3: Sistemi di distri-buzione del calore negli ambienti

UNI EN 15316-3-1 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 3-1: Impianti per laproduzione di acqua calda sanitaria, caratterizzazione dei fabbisogni(fabbisogni di erogazione)

UNI EN 15316-3-2 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 3-2: Impianti per laproduzione di acqua calda sanitaria, distribuzione

UNI EN 15316-3-3 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 3-3: Impianti per laproduzione di acqua calda sanitaria, generazione

UNI EN 15316-4-1 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisi-ti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-1: Sistemi di genera-zione per il riscaldamento degli ambienti, sistemi a combustione (caldaie)

UNI EN 15316-4-2 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-2: Sistemi di gene-razione per il riscaldamento degli ambienti, pompe di calore

UNI EN 15316-4-3 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-3: Sistemi di gene-razione del calore, sistemi solari termici

UNI EN 15316-4-4 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-4: Sistemi di gene-razione del calore, sistemi di cogenerazione negli edifici

UNI EN 15316-4-5 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-5: Sistemi di gene-razione per il riscaldamento degli ambienti, prestazione e qualità dellereti di riscaldamento urbane e dei sistemi per ampie volumetrie

UNI EN 15316-4-6 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-6: Sistemi di gene-razione del calore, sistemi fotovoltaici

UNI EN 15316-4-7 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requi-siti energetici e dei rendimenti dell'impianto - Parte 4-7: Sistemi di gene-razione per il riscaldamento degli ambienti, sistemi di combustione a bio-massa.

UNI EN ISO 6946 Componenti ed elementi per edilizia – Resistenza termica e trasmittanzatermica – Metodo di calcolo

(segue)

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(seguito tabella 20.1)

Riferimento Descrizione

UNI EN ISO 10077-1 Prestazione termica di finestre, porte e chiusure – Calcolo della tra-smittanza termica – Metodo semplificato

UNI EN ISO 10077-2 Prestazione termica di finestre, porte e chiusure – Calcolo della tra-smittanza termica – Metodo numerico per i telai

UNI EN ISO 13370 Prestazione termica degli edifici – Trasferimento di calore attraversoil terreno – Metodi di calcolo

UNI EN 13789 Prestazione termica degli edifici – Coefficiente di perdita di caloreper trasmissione – Metodo di calcolo

UNI EN ISO 13790 Prestazione termica degli edifici – Calcolo del fabbisogno di energiaper il riscaldamento

Raccomandaz. CTI (**) Esecuzione della certificazione energetica – Dati relativi all’edificioRaccomandaz. CTI (**) Raccomandazioni per l’utilizzo della norma UNI 10348 ai fini del

calcolo del fabbisogno di energia primaria e del rendimento degliimpianti di riscaldamento

Ponti termici

UNI EN ISO 10211-1 Ponti termici in edilizia – Flussi termici e temperature superficiali –Metodi generali di calcolo (Ritirata e sostituita con la UNI EN ISO10211)

UNI EN ISO 10211-2 Ponti termici in edilizia – Calcolo dei flussi termici e delle tempera-ture superficiali – Ponti termici lineari (Ritirata e sostituita con laUNI EN ISO 10211)

UNI EN ISO 10211 Ponti termici in edilizia – Flussi termici e temperature superficiali –Calcoli dettagliati

UNI EN ISO 14683 Ponti termici nelle costruzioni edili – Trasmittanza termica lineare –Metodi semplificati e valori di progetto

Verifiche condensa

UNI EN ISO 13788 Prestazione igrometrica dei componenti e degli elementi per l’edilizia– Temperatura superficiale interna per evitare l’umidità superficialecritica e condensa interstiziale – Metodo di calcolo

UNI EN ISO 15927-1 Prestazione termoigrometrica degli edifici – Calcolo e presentazionedei dati climatici – Medie mensili dei singoli elementi meteorologici

Valutazioni per il periodo estivo

UNI EN ISO 13786 Prestazione termica dei componenti per edilizia – Caratteristiche ter-miche dinamiche – Metodi di calcolo

Schermature solari esterne

UNI EN 13561 Tende esterne, requisiti prestazionali compresa la sicurezza (in obbli-gatorietà della marcatura CE)

UNI EN 13659 Chiusure oscuranti, requisiti prestazionali compresa la sicurezza (inobbligatorietà della marcatura CE)

UNI EN 14501 Benessere termico e visivo, caratteristiche prestazioni e classificazione

(segue)

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(seguito tabella 20.1)

Riferimento Descrizione

UNI EN 13363-1 Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate; calcolodella trasmittanza totale e luminosa, metodo di calcolo semplificato

UNI EN 13363-2 Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate; calcolodella trasmittanza totale e luminosa, metodo di calcolo dettagliato

Banche dati

UNI 8065 Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civileUNI 10349 Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climaticiUNI 10351 Materiali da costruzione – Conduttività termica e permeabilità al vaporeUNI 10355 Murature e solai – Valori della resistenza termica e metodo di calcoloUNI EN 303-5 Caldaie per il riscaldamento – Caldaie per combustibile solidi, con

alimentazione manuale e automatica, con una potenza termica nomi-nale fino a 300 kW – parte 5 – Terminologia, requisiti, prove e mar-catura.

UNI EN 410 Vetro per edilizia – Determinazione delle caratteristiche luminose esolari delle vetrate

UNI EN 673 Vetro per edilizia – Determinazione della trasmittanza termica (valo-re U) - Metodo di calcolo

UNI EN ISO 7345 Isolamento termico – Grandezze fisiche e definizioni

(*) Estratto dall’allegato B del DPR n. 59, che ha sostituito l’allegato M del D.Lgs. 192/05 esuccessive modificazioni.(**) La raccomandazione CT03/3 è stata ritirata e sostituita dalla UNI TS 11300-1:2008 e UNITS 11300-2:2008.

20.4.1 Zone climatiche. Il territorio nazionale è stato suddiviso in sei zone cli-matiche in funzione dei gradi-giorno. Per gradi-giorno di una località si intende lasomma, estesa a tutti i giorni del periodo annuale convenzionalmente di riscalda-mento, delle sole differenze positive giornaliere fra la temperatura ambiente, fissataconvenzionalmente a 20 °C, e la temperatura media esterna giornaliera; l’unità dimisura è il grado-giorno (GG).Zona A: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno non superiore a 600;Zona B: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 600 e non

superiore a 900;Zona C: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 900 e non

superiore a 1400;Zona D: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 1400 e

non superiore a 2100;Zona E: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 2100 e

non superiore a 3000;Zona F: Comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 3000.

Nella tabella 20.2 si riportano i valori dei gradi-giorno soltanto per i capoluoghidi provincia, rimandando all’allegato A del DPR 412/93 per i dati relativi a ciascunComune.

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Tab. 20.2 Gradi-giorno dei Comuni capoluoghi di provincia

Comune Zona GG Altitudine Comune Zona GG Altitudine(m) (m)

(segue)

Latina C 1220 21Lecce C 1153 49Lecco E 2383 214Livorno D 1408 3Lodi E 2592 87Lucca D 1715 19Macerata D 2005 315Mantova E 2388 19Massa D 1525 65Matera D 1418 200Messina B 707 3Milano E 2404 122Modena E 2258 34Napoli C 1034 17Novara E 2463 159Nuoro D 1602 546Oristano C 1059 9Padova E 2383 12Palermo B 751 14Parma E 2502 57Pavia E 2623 77Perugia E 2289 493Pesaro D 2083 11Pescara D 1718 4Piacenza E 2715 61Pisa D 1694 4Pistoia D 1885 67Pordenone E 2459 24Potenza E 2472 819Ragusa C 1324 502Ravenna E 2227 4Reggio Cal. B 772 15Reggio Em. E 2560 58Rieti E 2324 405Rimini E 2139 5Roma D 1415 20Rovigo E 2466 7Salerno C 994 4Sassari C 1185 225Savona D 1481 4Siena D 1943 322Siracusa B 799 17

Agrigento B 729 230Alessandria E 2559 95Ancona D 1688 16Aosta E 2850 583Arezzo E 2104 296Ascoli Piceno D 1698 154Asti E 2617 123Avellino D 1742 348Bari C 1185 5Belluno E 2936 383Benevento C 1316 135Bergamo E 2533 249Biella E 2589 420Bologna E 2259 54Bolzano E 2791 262Brescia E 2410 149Brindisi C 1083 15Cagliari C 990 4Caltanissetta D 1550 568Campobasso E 2346 701Caserta C 1013 68Catania B 833 7Catanzaro C 1328 320Chieti D 1556 330Como E 2228 201Cosenza C 1317 238Cremona E 2389 45Crotone B 899 8Cuneo F 3012 534Enna E 2248 931Ferrara E 2326 9Firenze D 1821 50Foggia D 1530 76Forlì D 2087 34Frosinone E 2196 291Genova D 1435 19Gorizia E 2333 84Grosseto D 1550 10Imperia C 1201 10Isernia D 1866 423L’Aquila E 2514 714La Spezia D 1413 3

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20.4.2 Classificazione degli edifici. Gli edifici sono classificati in base alla lorodestinazione d’uso nelle seguenti categorie.

E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili:E.1 (1) abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali abitazioni

civili e rurali, collegi, conventi, case di pena, caserme;E.1 (2) abitazioni adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per

vacanze, fine settimana e simili;E.1 (3) edifici adibiti ad albergo, pensione e attività similari;

E.2 Edifici adibiti a uffici e assimilabili: pubblici o privati, indipendenti o contigui acostruzioni adibite anche ad attività industriali o artigianali, purché siano da talicostruzioni scorporabili agli effetti dell’isolamento termico.

E.3 Edifici adibiti a ospedali, cliniche o case di cura e assimilabili ivi compresi quel-li adibiti a ricovero o cura di minori o anziani nonché le strutture protette per l’assi-stenza e il recupero dei tossicodipendenti e di altri soggetti affidati a servizi socialipubblici.

E.4 Edifici adibiti ad attività ricreative, associative o di culto e assimilabili:E.4 (1) quali cinema e teatri, sale di riunione per congressi;E.4 (2) quali mostre, musei e biblioteche, luoghi di culto;E.4 (3) quali bar, ristoranti, sale da ballo.

E.5 Edifici adibiti ad attività commerciali e assimilabili: quali negozi, magazzini divendita all’ingrosso o al minuto, supermercati, esposizioni.

E.6 Edifici adibiti ad attività sportive:E.6 (1) piscine, saune e assimilabili;E.6 (2) palestre e assimilabili;E.6 (3) servizi di supporto alle attività sportive.

E.7 Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili.

E.8 Edifici adibiti ad attività industriali e artigianali e assimilabili.

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(seguito tabella 20.2)

Comune Zona GG Altitudine Comune Zona GG Altitudine(m) (m)

Udine E 2323 113Varese E 2652 382Venezia E 2345 1Verbania E 2426 197Vercelli E 2751 130Verona D 2068 59Vibo Valentia D 1586 476Vicenza E 2371 39Viterbo D 1989 326

Sondrio E 2755 307Taranto C 1071 15Teramo D 1834 265Terni D 1650 130Torino E 2617 239Trapani B 810 3Trento E 2567 194Treviso E 2378 15Trieste D 1929 2

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Qualora un edificio sia costituito da parti individuabili come appartenenti a cate-gorie diverse, le stesse devono essere considerate separatamente e cioè ciascuna nellacategoria di competenza.

20.4.3 Valori massimi della temperatura ambiente. Durante il periodo in cui èin funzione l’impianto di climatizzazione invernale, la media aritmetica delle tempe-rature dell’aria nei diversi ambienti di ogni singola unità immobiliare, definite emisurate secondo la UNI 5364/76(8), non deve superare i seguenti valori, con le tol-leranze a fianco indicate:18 °C � 2 °C di tolleranza per gli edifici della categoria E.8;20 °C � 2° C di tolleranza per gli edifici rientranti nelle categorie diverse da E.8.

Per gli edifici classificati E.3 ed E.6 (1) le autorità comunali possono concederederoghe motivate al limite massimo del valore della temperatura dell’aria negliambienti durante il periodo in cui è in funzione l’impianto di climatizzazione inver-nale, qualora elementi oggettivi legati alla destinazione d’uso giustifichino tempera-ture più elevate di detti valori.

Per gli edifici classificati come E.8 sono concesse deroghe al limite massimo dellatemperatura dell’aria negli ambienti (18 °C), durante il periodo in cui è in funzionel’impianto di climatizzazione invernale, qualora si verifichi almeno una delle seguen-ti condizioni:– le esigenze tecnologiche o di produzione richiedano temperature superiori al valo-

re limite;– l’energia termica per il riscaldamento ambiente derivi da sorgente non conve-

nientemente utilizzabile in altro modo.

Sia la norma UNI EN 832(9) sia la EN 13790(10) stabiliscono che la temperaturainterna da utilizzare nel calcolo del fabbisogno energetico è rappresentata dalla tem-peratura “operante(11)” della zona.

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(8) La temperatura dell’aria all’interno dei singoli ambienti deve essere misurata nella parte cen-trale dell’ambiente a un’altezza di 1,50 m dal pavimento e in modo che l’elemento sensibiledello strumento di misura sia schermato dall’influenza di ogni notevole effetto radiante.(9) UNI 832, entrata in vigore il 30 giugno 2001, recante: Prestazione termica degli edifici - Cal-colo del fabbisogno di energia per il riscaldamento - Edifici residenziali, ha sostituito la UNI10344.(10) UNI EN ISO 13790 del 2008 “Energy performance of buildings - Calculation of energy usefor space heating and cooling”, è la norma di riferimento per la determinazione del fabbiso-gno di energia al netto dell’impianto sia per la climatizzazione invernale sia per quella estivaper tutte le categorie di edifici; per la parte residenziale sostituisce la UNI EN 832.(11) Definizione di temperatura operante.In uno spazio chiuso delimitato da un involucro edilizio il valore della temperatura operantedipende da:– temperatura dell’aria interna;– irradianza termica interna;– coefficiente superficiale di scambio termico convettivo interno;– area delle diverse pareti che racchiudono lo spazio;

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La UNI/TS 11300-1 definisce come temperatura interna la media aritmetica dellatemperatura dell’aria e della temperatura media radiante al centro della zona conside-rata. Tale definizione risulta essere una approssimazione della temperatura operantedefinita dalla UNI EN ISO 7726 e della temperatura risultante secca definita dalla UNIEN ISO 6946. Considerando che le prescrizioni della Legge 10/91 devono intendersiin ogni caso compatibili con lo scopo della funzione del riscaldamento degli edifici cheè quella di mantenere condizioni di comfort all’interno degli ambienti occupati, è cor-retto porre come valore alla base dei calcoli quello della temperatura operante.

Poiché in condizioni invernali la temperatura media radiante risulta essere infe-riore a quella dell’aria ambiente (sempre se non si utilizzano dei sistemi radianti atti-vi), quest’ultima deve di conseguenza essere aumentata per far fronte alle desideratecondizioni di temperatura operante secondo le ben note relazioni tra parametri ter-moigrometrici nella teoria del benessere.

Assumere un valore di temperatura operante, calcolare la temperatura dell’ariacorrispondente e, con questa, calcolare i carichi termici corrispondenti, sembrerebbea prima vista la metodologia più corretta da un punto di vista teorico.

20.4.4 Limiti di esercizio degli impianti termici. Gli impianti termici destinatialla climatizzazione invernale degli ambienti devono essere condotti in modo che,durante il loro funzionamento, non vengano superati i valori massimi di temperaturafissati dall’articolo 4 del DPR 412 e riportati nel paragrafo 20.4.3. L’esercizio degliimpianti termici è consentito con i seguenti limiti massimi relativi al periodo annua-le di esercizio dell’impianto termico e alla durata giornaliera di attivazione:

Zona A: ore 6 giornaliere dal 1° dicembre al 15 marzo;Zona B: ore 8 giornaliere dal 1° dicembre al 31 marzo;Zona C: ore 10 giornaliere dal 15 novembre al 31 marzo;Zona D: ore 12 giornaliere dal 1° novembre al 15 aprile;Zona E: ore 14 giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile;Zona F: nessuna limitazione(12).

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– trasmittanza termica;– temperatura dell’aria esterna;– qualità dell’aria di ventilazione;– tipologia di terminale di erogazione del calore.La temperatura operante top è definita come la media aritmetica tra la temperatura dell’ariaambiente ta misurata al centro dell’ambiente considerato e la temperatura media radiante dellepareti tmr, definita approssimativamente come media, pesata su ciascuna area, della temperatu-ra superficiale di ciascuna parete che delimita lo spazio chiuso.

(ta � tmr)top � –––––––––2

(12) Nella Regione Lombardia secondo la deliberazione della Giunta regionale 26 giugno 2007,n. 8/5018 “Determinazioni inerenti la certificazione energetica degli edifici, in attuazione delD.Lgs. 192/2005 e degli art. 9 e 25 della Legge regionale 24/2006”, per la zona climatica Fviene impostato un periodo di riscaldamento dal 5 ottobre al 22 aprile inferiore a quello pre-scritto dal DPR 412/93.

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Al di fuori di tali periodi gli impianti termici possono essere attivati solo in pre-senza di situazioni climatiche che ne giustifichino l’esercizio e, comunque, con unadurata giornaliera non superiore alla metà di quella consentita a pieno regime. È con-sentito il frazionamento dell’orario giornaliero di riscaldamento in due o più sezioni.

La durata di attivazione degli impianti non ubicati nella zona F deve essere,comunque, compresa tra le ore 5 e le ore 23 di ciascun giorno.

Le disposizioni di cui ai commi 2 e 4, relative alla limitazione del periodo annua-le di esercizio ed alla durata giornaliera di attivazione, non si applicano:a) agli edifici rientranti nella categoria E.3;b) alle sedi delle rappresentanze diplomatiche e di organizzazioni internazionali, che

non siano ubicate in stabili condominiali;c) agli edifici rientranti nella categoria E.7, solo se adibiti a scuole materne e asili

nido;d) agli edifici rientranti nella categoria E.1 (3), adibiti ad alberghi, pensioni ed atti-

vità assimilabili;e) agli edifici rientranti nella categoria E.6 (1), adibiti a piscine, saune e assimilabili;f) agli edifici rientranti nella categoria E.8, nei casi in cui ostino esigenze tecnologi-

che o di produzione.

Le disposizioni relative alle limitazioni del periodo annuale di riscaldamento nonsi applicano, limitatamente alla sola durata giornaliera di attivazione degli impiantitermici per il riscaldamento degli edifici, nei seguenti casi.a) Edifici rientranti nella categoria E.2 ed E.5, limitatamente alle parti adibite a ser-

vizi senza interruzione giornaliera delle attività.b) Impianti termici che utilizzano calore proveniente da centrali di cogenerazione

con produzione combinata di elettricità e calore.c) Impianti termici che utilizzano sistemi di riscaldamento di tipo a pannelli radian-

ti incassati nell’opera muraria.d) Impianti termici al servizio di uno o più edifici dotati di circuito primario, al solo

fine di alimentare gli edifici di cui alle deroghe previste al comma 5, di produrreacqua calda per usi igienici e sanitari, nonché al fine di mantenere la temperatu-ra dell’acqua nel circuito primario al valore necessario a garantire il funziona-mento dei circuiti secondari nei tempi previsti.

e) Impianti termici centralizzati di qualsivoglia potenza, dotati di apparecchi per laproduzione di calore aventi valori minimi di rendimento non inferiori a quellirichiesti per i generatori di calore installati dopo l’entrata in vigore del presenteregolamento e dotati di gruppo termoregolatore pilotato da una sonda di rileva-mento della temperatura esterna con programmatore che consenta la regolazionealmeno su due livelli della temperatura ambiente nell’arco delle 24 ore; questiimpianti possono essere condotti in esercizio continuo purché il programmatoregiornaliero venga tarato e sigillato per il raggiungimento di una temperatura degliambienti pari a 16 °C + 2 °C di tolleranza nelle ore al di fuori della durata gior-naliera di attivazione di cui al comma 2 del presente articolo.

f) Impianti termici centralizzati di qualsivoglia potenza, dotati di apparecchi per laproduzione di calore aventi valori minimi di rendimento non inferiori a quelli

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richiesti per i generatori di calore installati dopo l’entrata in vigore del presenteregolamento e nei quali sia installato e funzionante, in ogni singola unità immo-biliare, un sistema di contabilizzazione del calore e un sistema di termoregola-zione della temperatura ambiente dell’unità immobiliare stessa dotato di un pro-grammatore che consenta la regolazione almeno su due livelli di detta tempera-tura nell’arco delle 24 ore.

g) Impianti termici per singole unità immobiliari dotati di apparecchi per la produ-zione di calore aventi valori minimi di rendimento non inferiori a quelli richiestiper i generatori di calore installati dopo l’entrata in vigore del presente regola-mento e dotati di un sistema di termoregolazione della temperatura ambiente conprogrammatore giornaliero che consenta la regolazione di detta temperaturaalmeno su due livelli nell’arco delle 24 ore, nonché lo spegnimento del generato-re di calore sulla base delle necessità dell’utente.

h) Impianti termici condotti mediante “contratti di servizio energia” i cui corrispet-tivi siano essenzialmente correlati al raggiungimento del comfort ambientale neilimiti consentiti dal presente regolamento, purché si provveda, durante le ore aldi fuori della durata di attivazione degli impianti consentita, ad attenuare la poten-za erogata dall’impianto nei limiti indicati alla lettera e).

20.5 DECRETO LEGISLATIVO N. 192

Il 19 agosto del 2005, in ottemperanza alla legge 31 ottobre 2003, n. 306, viene ema-nato il decreto legislativo n. 192 “Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa alrendimento energetico in edilizia”. Il decreto entra in vigore dall’8 ottobre 2005.

Tale decreto viene successivamente aggiornato sia con il D.Lgs. 311(13) del 29dicembre 2006, recante “Disposizioni correttive e integrative al decreto legislativo 19agosto 2005, n. 192” (il D.Lgs. 311 è in vigore dal 2 febbraio 2007) sia con il DPRn. 59 del 2 aprile 2009, recante “Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attua-zione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia, in vigore dal25 giugno 2009.

Il decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le presta-zioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’in-tegrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a con-seguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra postidal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati attra-verso lo sviluppo tecnologico. Consta di tre parti: una prima parte che pone i princi-pi generali, una seconda che regolamenta il regime transitorio(14) fino all’entrata in

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(13) Quando si parlerà del Decreto Legislativo 192 si intenderà sempre il decreto aggiornatocon il D.Lgs. 311 del 2007 e DPR 59/2009 e successive modificazioni.(14) La pubblicazione del DPR n. 59/2009 sancisce la fine del regime transitorio come discipli-nato dall’articolo 11, comma 1, del decreto legislativo, per quanto concerne il calcolo della pre-stazione energetica degli edifici nella climatizzazione invernale disciplinato dall’allegato I deldecreto legislativo 192.

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vigore dei decreti attuativi previsti per dare attuazione ai principi generali, una terzaparte che riporta le disposizioni finali per la sua attuazione.

Titolo I Principi generaliArt. 1 FinalitàArt. 2 DefinizioniArt. 3 Ambito d’interventoArt. 4 Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti

della prestazione energeticaArt. 5 Meccanismi di cooperazioneArt. 6 Certificazione energetica degli edificiArt. 7 Esercizio e manutenzione degli impianti termici per la climatizzazione

invernale ed estivaArt. 8 Relazione tecnica, accertamenti e ispezioniArt. 9 Funzioni delle regioni e degli enti localiArt. 10 Monitoraggio, analisi, valutazione e adeguamento della normativa ener-

getica nazionale e regionale.Titolo II Norme transitorieArt. 11 Requisiti della prestazione energetica degli edificiArt. 12 Esercizio, manutenzione e ispezione degli impianti termiciTitolo III Disposizioni finaliArt. 13 Misure di accompagnamentoArt. 14 Copertura finanziariaArt. 15 SanzioniArt. 16 Abrogazioni e disposizioni finaliArt. 17 Clausola di cedevolezzaAllegatiA Ulteriori definizioniB Metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edificiC Requisiti della prestazione energetica degli edificiE Relazione tecnica di cui all’articolo 28 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10,

attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del con-sumo energetico degli edifici

F Rapporto di controllo tecnico per impianto termico di potenza maggiore ouguale a 35 kW

G Rapporto di controllo tecnico per impianto termico di potenza � a 35 kWH Valore minimo del rendimento di combustione dei generatori di caloreI Regime transitorio per la prestazione energetica degli edificiL Regime transitorio per esercizio e manutenzione degli impianti termiciM Norme tecniche.

Prima di analizzare in dettaglio il decreto, occorre mettere in evidenza che questodecreto integra e non abroga, se non in minima parte, la disciplina vigente(15).

È infatti chiaro l’articolo 16 (Abrogazioni e disposizioni finali) che specificache, relativamente alla Legge 10/91, vengono abrogati solo i commi 1, 2 e 4 del-l’art. 4 (relativi alle caratteristiche costruttive degli edifici pubblici e privati, sosti-

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(15) Leggasi Legge 10/91 e DPR 412 e successive modificazioni.

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tuiti dal comma 2 dell’art. 4 del D.Lgs. 192), i commi 3 e 4 dell’art. 28 (relativialla relazione tecnica ed al suo deposito, sostituiti rispettivamente dai commi 1 e3 dell’art. 8 del D.Lgs. 192), l’articolo 29 (Certificazione delle opere e collaudo,sostituito dal comma 2 dell’art. 8 del D.Lgs, 192), l’articolo 30 (Certificazioneenergetica degli edifici sostituito dall’art. 6 del D.Lgs. 192), l’articolo 31 (Eserci-zio e manutenzione degli impianti), i commi 1 e 2 dell’art. 33 (relativi ai control-li e alle verifiche, sostituiti dai commi 4 e 5 dell’art. 8 del D.Lgs. 192), il comma3 dell’art. 34 (relativo alle sanzioni per il direttore dei lavori, sostituito dai commi3 e 4 dell’art. 15 del D.Lgs. 192).

Relativamente al DPR 412/93, integrato dal DPR 551/99, il D.Lgs. n. 192 del 2005abroga i commi 1, 2, 3 e 4 dell’art. 5 (relativi al rendimento globale medio stagiona-le e ai riferimenti alle norme UNI, sostituiti dal punto 5 dell’allegato C al D.Lgs. 192),il comma 7 dell’art. 7 (relativo alla possibilità o prescrizione dell’installazione di rego-latori d’ambiente nei locali soggetti a surriscaldamento, sostituito dal punto 12 del-l’allegato I richiamato dall’art. 11 del D.Lgs. 192), l’articolo 8 (valori limite del fab-bisogno energetico normalizzato per la climatizzazione invernale, sostituito dal punto1 dell’allegato I e dall’allegato C, richiamati dall’art. 11 del D.Lgs. 192), i commi 4,12, 14, 15, 16, 18, 19 e 20 dell’articolo 11 (Esercizio e manutenzione degli impiantitermici e controlli relativi, affiancato dall’allegato L del D.Lgs. 192).

È abrogato infine l’articolo 1 del decreto del Ministro dell’industria, del commer-cio e dell’artigianato emanato in data 6 agosto 1994, pubblicato nella Gazzetta Uffi-ciale n. 197 del 24 agosto 1994, recante il recepimento delle norme UNI attuative deldecreto del Presidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412, indicando conciò l’intendimento di non vincolare alle sole norme UNI le procedure di calcolo omisura delle grandezze richieste.

Gli articoli 11 e 12 del D.Lgs. 192 sono poi estremamente chiari nell’affermareche, fintantoché non vengano emanati i decreti attuativi di cui ai commi 1 e 2 del-l’art. 4(16), si continua ad applicare la disciplina vigente, cioè la Legge 10/91 e il DPR

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(16) Il 3 luglio 2008 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 154 il D.Lgs. 115 “Attuazionedella direttiva 2006/32/CE relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energeti-ci e abrogazione della direttiva 93/76/CEE”. All’articolo 18 comma 6 dice quanto segue: “Ai finidi dare piena attuazione a quanto previsto dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e suc-cessive modificazioni, in materia di diagnosi energetiche e certificazione energetica degli edifi-ci, nelle more dell’emanazione dei decreti di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a), b) e c), delmedesimo decreto legislativo e fino alla data di entrata in vigore degli stessi decreti, si applical’allegato III al presente decreto legislativo. Ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 19agosto 2005, n. 192, le disposizioni di cui all’allegato III si applicano per le regioni e provinceautonome che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri provvedimenti in applicazio-ne della direttiva 2002/91/CE e comunque sino alla data di entrata in vigore dei predetti prov-vedimenti nazionali o regionali. Le regioni e le province autonome che abbiano già provvedutoal recepimento della direttiva 2002/91/CE adottano misure atte a favorire la coerenza e il gra-duale ravvicinamento dei propri provvedimenti con i contenuti dell’allegato III.”Il 10 giugno 2009 viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 132 il DPR n. 59 in attuazionedell’art. 4 comma 1 lettera a) e b), che sancisce che i criteri generali e i requisiti della presta-zione energetica per la progettazione degli edifici e per la progettazione e installazione degliimpianti sono fissati dalla legge 10/91 e dal DPR 412/95, come modificati dal decreto legislati-vo 192, dall’allegato C al decreto legislativo 192 e dall’art 4. del DPR 59 che sostituisce l’alle-gato I del decreto legislativo 192.

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412/93 integrato dal DPR 511/98, così come modificata ed integrata dagli allegati C,E, F, G, H, I e L.

Di contro, il Decreto Ministeriale 27 luglio 2005, concernente il regolamentod’attuazione dell’articolo 4, commi 1 e 2 della Legge 10/91, viene abrogato per effet-to dell’abrogazione dei commi che richiedevano tale regolamento (stabilita dalD.Lgs. 192).

Contestualmente, il DPR 28 giugno 1977, n. 1052, attuativo dell’abrogataLegge 30 aprile 1976, n. 373 (verifica dei Cd), decade in quanto il comma 3 del-l’art. 37 della Legge 10/91 risulta pienamente soddisfatto, da una parte per l’avve-nuta pubblicazione del decreto di cui al comma 1 dell’art. 31, DM 2 aprile 1998(Certificazione energetica dei componenti) e del decreto di cui al comma 4 dell’art.4, DPR 412, dall’altra per l’abrogazione dei commi 1 e 2 dell’art. 4 e dell’interoarticolo 30.

20.5.1 Quadro temporale legislativo. All’interno della tabella 20.3 viene rias-sunto un quadro temporale legislativo di entrata in vigore delle varie leggi da appli-care a seconda della data di emanazione del provvedimento.

Tab. 20.3 Quadro temporale legislativo

2 agosto 2005: Pubblicazione del DM 178 nella Gazz. Uff. – Decreto attuativo della legge 10/918 ottobre 2005: Pubblicazione del D.Lgs. 192 nella Gazz. Uff.15 ottobre 2005: Ripubblicazione completa del D.Lgs. 192: nella Gazz. Uff.1 febbraio 2007: Pubblicazione D.Lgs. 311 nella Gazz. Uff. – Decreto che aggiorna e correg-ge il D.Lgs. 192 del 200510 giugno 2009 - Pubblicazione DPR n. 59 nella Gazz. Uff. – Decreto attuativo art. 4 comma1 lettera a) e b) D.Lgs. 192 del 2005

Dal 17 gennaio 1991 Dal 17 agosto 2005 Dal 9 ottobre 2005 Dal 2 febbraio 2007al 16 agosto 2005 all’8 ottobre 2005 all’1 febbraio 2007 è in vigore il è in vigore la è in vigore la è in vigore il D. Lgs. 192 aggiornatoLegge 10/91 e Legge 10/91 D.Lgs. 192 con il D.Lgs. 311decreti attuativi � DM 178

Dal 25 giugno 2007 è in vigore il D.Lgs 192 aggiornato con il D.Lgs 311 e il DPR 59

Le date indicate nella tabella sono riferite al giorno in cui è stato richiesto il per-messo di costruire o la denuncia di inizio attività.

Per capire che cosa succede agli edifici in corso di costruzione o alle varianti incorso d’opera avvenute a cavallo dell’entrata in vigore del decreto, la Circolare mini-steriale del 23/05/06 di chiarimento sul decreto sottolinea che:– un edificio per il quale la richiesta del permesso di costruire sia stata presentata

prima dell’8 ottobre va considerato ai fini del decreto come edificio esistente indi-pendentemente dal grado di avanzamento dei lavori;

– una variante sostanziale in corso d’opera può essere considerata come un inter-vento di ristrutturazione o manutenzione straordinaria di un edificio esistente, epertanto deve essere presentata una relazione tecnica coerente con le nuovenorme, ma solo relativamente a quanto sostanzialmente modificato.

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20.5.2 Ambito di intervento. Sono esclusi dall’applicazione di quanto prescrit-to dal D.Lgs. 192 le seguenti categorie di edifici(17) e di impianti(18):a) gli immobili ricadenti nell’ambito della disciplina della parte seconda e dell’ar-

ticolo 136, comma 1, lettere b) e c), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio nei casi in cui il rispettodelle prescrizioni implicherebbe una alterazione inaccettabile del loro carattereo aspetto con particolare riferimento ai caratteri storici o artistici;

b) i fabbricati industriali, artigianali e agricoli non residenziali quando gli ambien-ti sono riscaldati per esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui ener-getici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili;

c) i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 m2;c bis) gli impianti installati ai fini del processo produttivo realizzato nell’edificio, anche

se utilizzati, in parte non preponderante, per gli usi tipici del settore civile.

Fatte salve le esclusioni viste precedentemente, il D.Lgs. 192 e successive modi-fiche si applica, ai fini del contenimento dei consumi energetici:– alla progettazione e realizzazione di edifici di nuova costruzione(19) e degli

impianti in essi installati, di nuovi impianti installati in edifici esistenti, delleopere di ristrutturazione degli edifici e degli impianti esistenti con le modalità e leeccezioni previste ai commi 2 e 3;

– all’esercizio, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici degli edi-fici, anche preesistenti, secondo quanto previsto agli articoli 7, 9 e 12;

– alla certificazione energetica degli edifici, secondo quanto previsto all’articolo 6.

Nel caso di ristrutturazione di edifici esistenti e per quanto riguarda i requisitiminimi prestazionali di cui all’articolo 4, è prevista un’applicazione graduale in rela-zione al tipo di intervento.

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(17) Edificio: è un sistema costituito dalle strutture edilizie esterne che delimitano uno spazio divolume definito, dalle strutture interne che ripartiscono detto volume e da tutti gli impianti edispositivi tecnologici che si trovano stabilmente al suo interno; la superficie esterna che deli-mita un edificio può confinare con tutti o alcuni di questi elementi: l’ambiente esterno, il ter-reno, altri edifici; il termine può riferirsi a un intero edificio ovvero a parti di edificio proget-tate o ristrutturate per essere utilizzate come unità immobiliari a sé stanti.(18) Impianto termico: è un impianto tecnologico destinato alla climatizzazione estiva e inver-nale degli ambienti con o senza produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari o allasola produzione centralizzata di acqua calda per gli stessi usi, comprendente eventuali siste-mi di produzione, distribuzione e utilizzazione del calore nonché gli organi di regolazione edi controllo; sono compresi negli impianti termici gli impianti individuali di riscaldamento,mentre non sono considerati impianti termici apparecchi quali: stufe, caminetti, apparecchiper il riscaldamento localizzato a energia radiante, scaldacqua unifamiliari; tali apparecchi,se fissi, sono tuttavia assimilati agli impianti termici quando la somma delle potenze nomi-nali del focolare degli apparecchi al servizio della singola unità immobiliare è maggiore ouguale a 15 kW.(19) Edificio di nuova costruzione: è un edificio per il quale la richiesta di permesso di costrui-re o la denuncia di inizio attività, comunque denominata, sia stata presentata successivamentealla data di entrata in vigore del decreto 192 e successive modifiche.

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Sono previsti diversi gradi di applicazione del decreto.– Una applicazione integrale a tutto l’edificio nel caso di:

– ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro di edificiesistenti di superficie utile superiore a 1000 m2;

– demolizione e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti disuperficie utile superiore a 1000 m2.

– Una applicazione integrale, ma limitata al solo ampliamento dell’edificio nel casoche lo stesso ampliamento risulti volumetricamente superiore al 20% dell’interoedificio esistente;

– Una applicazione limitata al rispetto di specifici parametri, livelli prestazionali eprescrizioni, nel caso di interventi su edifici esistenti, quali:– ristrutturazioni totali o parziali, manutenzione straordinaria dell’involucro edi-

lizio e ampliamenti volumetrici all’infuori di quanto già previsto nei due puntiprecedenti;

– nuova installazione di impianti termici in edifici esistenti o ristrutturazionedegli stessi impianti;

– sostituzione di generatori di calore.

20.5.3 Regime transitorio. Il decreto di recepimento nazionale della direttiva2002/91/CE sul rendimento energetico degli edifici, come si è visto, rinvia per lasua attuazione a una serie di decreti(20). Il legislatore ha però colto l’occasione dellapubblicazione del decreto legislativo per introdurre comunque delle modificazioniconsistenti alla legislazione vigente. Infatti, in attesa dei citati decreti attuativi, si ècontinuato ad applicare la Legge 10/91, con i suoi decreti attuativi (DPR 412 e551), ma modificata e integrata dalle norme transitorie del D.Lgs. 192/05, disci-plinate dall’articolo 11 per la parte progettazione degli impianti e dall’articolo 12per la manutenzione degli stessi, confermato dal DPR 59. Tali articoli sono sup-portati rispettivamente dall’art. 4(21) del DPR 59 e dall’allegato L del decreto legi-slativo 192.

20.5.4 La progettazione e le verifiche del sistema edificio-impianto. Occorrefare presente in modo chiaro ed inequivocabile che, anche se il decreto legislativo192/05, così come la stessa Legge 10/91, prevedono una normativa per la progetta-zione dei sistemi impiantistici degli edifici, sia i DPR 412 e 551 sia le norme transi-torie del decreto legislativo affrontano e disciplinano solo l’aspetto di verifica delleprestazione energetiche del sistema edificio-impianto e non trattano di fatto la pro-blematica della progettazione (se non in modo indiretto e molto parziale).

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(20) Il DPR 59 fornisce le indicazioni circa i criteri di calcolo (art. 4 comma 1 lettera a) e irequisiti minimi per gli impianti, i criteri generali di prestazione energetica per edilizia con-venzionata, pubblica e privata (art. 4 comma 1 lettera b), i requisiti professionali di accredi-tamento per la certificazione energetica (in attesa di emanazione del decreto).(21) La tabella riepilogativa fornisce uno strumento utile al progettista per un utilizzo immedia-to di quanto previsto dall’art. 4 del DPR 59 in funzione dei vari ambiti di intervento discipli-nati dal D.Lgs. 192, che ha abrogato l’allegato I.

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Detto questo, le norme transitorie si concentravano sostanzialmente sulla modifi-ca dei requisiti della prestazione energetica dell’edificio, limitati al solo riscalda-mento invernale, così come disciplinati dall’articolo 11: “Requisiti della prestazio-ne energetica degli edifici”. Tale articolo di fatto rinvia alla Legge 10/91, al DPR 412e 551 e all’allegato I, che a sua volta rinvia agli allegati C ed E.

Ai fini dell’art. 4, comma 1, lettere a) e b) del D.Lgs. 192/05, il DPR 59,all’art.3 comma 1, stabilisce che per le metodologie di calcolo delle prestazionienergetiche degli edifici si adottano le norme tecniche nazionali, definite nel con-testo delle norme EN a supporto della direttiva 2002/91/CE, della serie UNI/TS11300 e loro successive modificazioni. Di seguito si riportano le norme a oggidisponibili:a) UNI/TS 11300-1 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determinazione

del fabbisogno di energia termica dell'edificio per la climatizzazione estiva einvernale;

b) UNI/TS 11300-2 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determinazionedel fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione inver-nale e per la produzione di acqua calda sanitaria.Mentre, ai fini della certificazione degli edifici, le metodologie per il calcolo della

prestazione energetica sono riportate nelle Linee guida nazionali con decreto delMinistro dello sviluppo economico del 26 giugno 2009, adottato ai sensi dell'artico-lo 6, comma 9, del decreto legislativo.

Novità più importante introdotta dal DPR 59 risiede nel comma 3 dell’art. 4, chenel caso di edifici di nuova costruzione e nei casi di ristrutturazione di edifici esi-stenti, previsti dall'articolo 3, comma 2, lettere a) e b), del decreto legislativo, pre-vede che in sede progettuale si proceda alla determinazione della prestazioneenergetica per il raffrescamento estivo dell'involucro edilizio (Epe,invol), pari alrapporto tra il fabbisogno annuo di energia termica per il raffrescamento dell'edi-ficio, calcolata tenendo conto della temperatura di progetto estiva secondo lanorma UNI/TS 11300-1, e la superficie utile, per gli edifici residenziali, o il volu-me per gli edifici con altre destinazioni d'uso, e alla verifica che la stessa sia nonsuperiore a:a) per gli edifici residenziali di cui alla classe E1, così come classificati, in base alla

destinazione d'uso, all'articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412, esclusi collegi,conventi, case di pena e caserme, ai seguenti valori:1) 40 kWh/m2 anno nelle zone climatiche A e B;2) 30 kWh/m2 anno nelle zone climatiche C, D, E, e F;

b) per tutti gli altri edifici ai seguenti valori:1) 14 kWh/m3 anno nelle zone climatiche A e B;2) 10 kWh/m3 anno nelle zone climatiche C, D, E, e F.

Si tiene a precisare che i limiti sopraesposti fanno riferimento al fabbisogno dienergia per la climatizzazione estiva, e non al fabbisogno di energia primaria per laclimatizzazione estiva, per la quale si attende l’emanazione della UNI/TS 11300parte 3.

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Si analizzano nel seguito, punto per punto, le varie modificazioni introdotte dal-l’art. 4 del DPR 59.

20.5.5 Nuovo indicatore di prestazione energetica, comma 2 dell’articolo 4.Nel caso di edifici(22) di nuova costruzione e ristrutturati con superficie utile Su �1000 m2 e ampliamenti volumetrici superiori al 20% dell’intero edificio esistente, siprocede in sede progettuale:– alla determinazione del fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizza-

zione invernale(23) (espresso con un indice EPi) espresso in chilowattora permetro quadrato di superficie utile dell’edificio (kWh/m2 anno, per edifici resi-denziali e kWh/m3 anno per tutte le altre categorie di edifici) e alla verifica chelo stesso risulti inferiore ai valori riportati all’interno delle tabelle al punto 1.1per edifici residenziali ad esclusione di collegi, conventi, case di pena e caser-me e al punto 1.2 per tutti gli altri edifici in funzione delle varie scadenze appli-cate alle tabelle contenute all’interno di questi punti dell’allegato C del D.Lgs.192.

Ricordando che è stato abrogato per intero l’articolo 8 del DPR 412 (che defini-va il fabbisogno energetico convenzionale per la climatizzazione invernale, il fabbi-sogno energetico normalizzato FEN, il riferimento alle norme UNI per il loro calco-lo, la metodologia che le stesse devono seguire e il valore limite che deve essererispettato: FENlimite), l’articolo 8 viene di fatto sostituito dai commi 2, 4 e 27 dell’ar-ticolo 4 del DPR 59.

In particolare il comma 2 dell’art. 4 definisce un nuovo indice di prestazione ener-getica(24), sostituendo il FEN, espresso in kJ/m3 GG, con un indice EPi espresso inkWh/m2 anno o kWh/m3 anno, dove i metri quadri sono riferiti alla superficie utiledell’edificio (superficie utile netta calpestabile degli edifici residenziali) e i metricubi al volume lordo dell’edificio (non residenziale).

Il valore limite che deve essere rispettato, per gli edifici di nuova costruzione oristrutturati con Su maggiore di 1000 m2, è riportato nelle tabelle al punto 1 del-l’allegato C, qui indicato nelle tabelle 20.4 � 20.9, in funzione del rapporto S/V e

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(22) Inteso come tutte le categorie di edifici disciplinate dal DPR 412.(23) Fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale: è la quantità dienergia primaria globalmente richiesta, nel corso di un anno, per mantenere negli ambientiriscaldati la temperatura di progetto, in regime di attivazione continuo.(24) Indice di prestazione energetica EP parziale esprime il consumo di energia primaria par-ziale riferito ad un singolo uso energetico dell’edificio (a titolo d’esempio: alla sola climatiz-zazione invernale e/o alla climatizzazione estiva e/o produzione di acqua calda per usi sanitarie/o illuminazione artificiale) riferito all’unità di superficie utile o di volume lordo, espressorispettivamente in kWh/m2 anno o kWh/m3 anno.

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dei gradi giorno (GG), così come definiti e riportati nel DPR 412 e successivemodifiche.

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Tab. 20.4 Valori limite dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m2 anno

(edifici residenziali classe E.1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme)

Zona climatica

Rapporto A B C D E Fdi forma fino a a a a a a a a a oltre

dell’edificio 600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 3000S/V GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG

� 0,2 10 10 15 15 25 25 40 40 55 55

� 0,9 45 45 60 60 85 85 110 110 145 145

Tab. 20.5 Valori limite applicabili dall’1 gennaio 2008, dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m2 anno (edifici residenziali classe E.1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme)

Zona climatica

Rapporto A B C D E Fdi forma fino a a a a a a a a a oltre

dell’edificio 600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 3000S/V GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG

� 0,2 9,5 9,5 14 14 23 23 37 37 52 52

� 0,9 41 41 55 55 78 78 100 100 133 133

Tab. 20.6 Valori limite applicabili dall’1 gennaio 2010, dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m2 anno (edifici residenziali classe E.1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme)

Zona climatica

Rapporto A B C D E Fdi forma fino a a a a a a a a a oltre

dell’edificio 600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 3000S/V GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG

� 0,2 8,5 8,5 12,8 12,8 21,3 21,3 34 34 46,8 46,8

� 0,9 36 36 48 48 68 68 88 88 116 116

Page 28: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

È importante notare che, rispetto al passato, si è fatta chiarezza sul rapporto diforma S/V, specificando che la superficie S, espressa in metri quadrati, è la superfi-cie che delimita verso l’esterno (ovvero verso ambienti non dotati di impianto diriscaldamento) il volume riscaldato V, cioè è la superficie disperdente, che può esse-re minore o uguale alla superficie di inviluppo del volume considerato, V, che è ilvolume lordo, espresso in metri cubi, delle parti di edificio riscaldate.

28 CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO

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Tab. 20.8 Valori limite applicabili dall’1 gennaio 2008, dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m3 anno

(tutti gli altri edifici)

Zona climatica

Rapporto A B C D E Fdi forma fino a a a a a a a a a oltre

dell’edificio 600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 3000S/V GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG

� 0,2 2,5 2,5 4,5 4,5 6,5 6,5 10,5 10,5 14,5 14,5

� 0,9 9 9 14 14 20 20 26 26 36 36

Tab. 20.9 Valori limite applicabili dall’1 gennaio 2010, dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m2 anno

(tutti gli altri edifici)

Zona climatica

Rapporto A B C D E Fdi forma fino a a a a a a a a a oltre

dell’edificio 600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 3000S/V GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG

� 0,2 2,0 2,0 3,6 3,6 6 6 9,6 9,6 12,7 12,7

� 0,9 8,2 8,2 12,8 12,8 17,3 17,3 22,5 22,5 31 31

Tab. 20.7 Valori limite dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, espressi in kWh/m3 anno (tutti gli altri edifici)

Zona climatica

Rapporto A B C D E Fdi forma fino a a a a a a a a a oltre

dell’edificio 600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 3000S/V GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG

� 0,2 2,5 2,5 4,5 4,5 7,5 7,5 12 12 16 16

� 0,9 11 11 17 17 23 23 30 30 41 41

Page 29: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

L’indice EPi, da confrontare con il valore limite espresso nelle tabelle precedenti,è determinato esattamente come si calcolava il FEN con il DPR 412, giacché, anchese è stata abrogata la definizione di fabbisogno energetico convenzionale per la cli-matizzazione invernale, base per il calcolo del vecchio FEN, nella definizione delfabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale (riportata alpunto 11 dell’allegato A al D.Lgs. 192/05 come la quantità di energia primaria glo-balmente richiesta, nel corso di un anno, per mantenere negli ambienti riscaldati latemperatura di progetto, in regime di attivazione continuo) si fa chiaramente riferi-mento al regime di riscaldamento continuo (24 ore su 24).

Da un punto di vista pratico, tale fabbisogno coincide con il fabbisogno di ener-gia primaria per la climatizzazione invernale, Qp,H, definito nella UNI/TS 11300parte 2.

Poi è sufficiente normalizzare tale energia primaria per i metri quadri di superfi-cie utile, ottenendo:

Qp,HEPi � –––– (kWh/m2 anno) o (kWh/m3 anno) (20.1)Su

20.5.6 Prestazione energetica per edifici ristrutturati con superficie utile mino-re di 1000 m2 e ampliamenti > 20%, comma 4 dell’articolo 4. Nei casi di ristrut-turazione o manutenzione straordinaria, consistenti in opere che prevedono, a titoloesemplificativo e non esaustivo, rifacimento di pareti esterne, di intonaci esterni, deltetto o dell’impermeabilizzazione delle coperture, di edifici con superficie utileminore di 1000 m2 non si calcola e verifica l’indice di efficienza energetica EPi, masi impone solo il rispetto di specifici parametri prescrittivi. Tali parametri sono le tra-smittanze termiche delle componenti dell’involucro, che devono essere inferiori allatrasmittanze termiche limite di cui alle tabelle 20.10, 20.11 e 20.12 dell’allegato C alD.Lgs. 192/05.

In particolare, per le trasmittanze termiche delle strutture verticali opache (articolo4 comma 4 lettera a), i valori limite sono riportati nella tabella 20.10, in funzione dellazona climatica e con un previsto aggiornamento dei valori al 1 gennaio 2009 e 2010.

Ad eccezione della categoria E.8, nelle tabelle 20.11 e 20.12 si trovano i valori limi-te per le trasmittanze delle strutture orizzontali o inclinate opache (articolo 4, comma4, lettera b), e con un previsto aggiornamento dei valori all’1 gennaio 2009 e 2010.

Tab. 20.10 Valori limite della trasmittanza termica U delle strutture verticaliopache espressa in W/(m2 K)

Zona climatica Dall’1 gennaio 2006 Dall’1 gennaio 2009 Dall’1 gennaio 2010U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)]

A 0,85 0,72 0,62B 0,64 0,5 0,48C 0,57 0,46 0,40D 0,50 0,40 0,36E 0,46 0,37 0,34F 0,44 0,35 0,33

CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO 29

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Page 30: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

Tab. 20.11 Valori limite della trasmittanza termica U delle coperture orizzontali oinclinate espressa in W/(m2 K)

Zona climatica Dall’1 gennaio 2006 Dall’1 gennaio 2009 Dall’1 gennaio 2010U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)]

A 0,80 0,42 0,38B 0,60 0,42 0,38C 0,55 0,42 0,38D 0,46 0,35 0,32E 0,43 0,32 0,30F 0,41 0,31 0,29

Tab. 20.12 Valori limite della trasmittanza termica U dei pavimenti verso locali non riscaldati o verso l’esterno espressa in W/m2 K.

Zona climatica Dall’1 gennaio 2006 Dall’1 gennaio 2009 Dall’1 gennaio 2010U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)]

A 0,80 0,74 0,65B 0,60 0,55 0,49C 0,55 0,49 0,42D 0,46 0,41 0,36E 0,43 0,38 0,33F 0,41 0,36 0,32

Il valore di trasmittanza termica da confrontare con tali valori limite è quellodi ogni singola struttura opaca delimitante il volume riscaldato verso l’esterno,ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento, a ponte termicocorretto.

Si ha una struttura a ponte termico corretto quando la trasmittanza termica dellaparete fittizia (il tratto di parete esterna in corrispondenza del ponte termico) nonsupera per più del 15% la trasmittanza termica della parete corrente, cioè dell’ele-mento strutturale opaco che interagisce con la parete fittizia.

Con questa infelice dizione ponte termico corretto si intende, quindi, una cosaalquanto complicata; innanzi tutto, il ponte termico a cui si fa riferimento è sola-mente quello di disomogeneità strutturale dovuto alla concorrenza con innesto di unaparete o solaio in un’altra parete (come riportato negli esempi delle figure 20.1 e20.2); da qui il riferimento alla parete fittizia costituita da un elemento strutturale dispessore pari alla parete o elemento perimetrale che accoglie l’innesto e altezza pariallo spessore della parete, solaio o elemento concorrente (che si innesta nella pareteperimetrale). Tale parete fittizia ha, quindi, una superficie frontale pari al prodottodello spessore della parete o solaio concorrente per la lunghezza della sua esposizio-ne verso l’esterno (lunghezza caratteristica del ponte termico). In ogni caso la speci-fica normativa, anche in presenza di tale ponte termico, riporta sempre la trasmittan-za termica lineare (lineica) di ponte termico, ψ o k [vecchio simbolo della UNI 7357-

30 CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO

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FA3(25))] in W/(m K), cioè riferita non alla superficie frontale ma alla lunghezzacaratteristica del ponte termico.

Di conseguenza, per poter calcolare la trasmittanza termica della parete fittizia,occorre dividere la trasmittanza lineare di ponte termico per lo spessore della pareteo solaio concorrente, sint:

ψUparete fittizia � ––––– [W/(m2 K)] (20.2)

sint

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(25) La UNI 7357-FA3 è stata sostituita dalla UNI EN 12831 “Impianti di riscaldamento negliedifici - Metodo di calcolo del carico termico di progetto”.

Fig. 20.1 Esempi di pareti fittizie.

Fig. 20.2 Esempi di pareti fittizie.

Page 32: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

L’elemento strutturale opaco, delimitante il volume riscaldato verso l’esterno ocomunque verso ambiente non riscaldato, è a ponte termico corretto quando la tra-smittanza termica della parete fittizia ad esso associata non supera per più del 15%la trasmittanza termica della parete corrente (cioè dell’elemento considerato adia-cente al ponte termico e a cui lo si attribuisce); cioè, indicata con Ucor la trasmittan-za di tale elemento, se si ha:

ψUparete fittizia � ––––– � 1,15 � Ucor [W/(m2 K)] (20.3)

sint

in questo caso si confronta direttamente la sua trasmittanza, Ucor, con il valore limi-te della tabella, cioè si trascura di fatto l’effetto del ponte termico.

Se invece il ponte termico risulta non corretto, cioè

ψUparete fittizia � ––––– � 1,15 � Ucor [W/(m2 K)] (20.4)

sint

o, qualora la progettazione dell’involucro edilizio non preveda la correzione dei pontitermici, cioè non venga operata in sede di progetto la verifica di cui sopra, in tal casooccorre confrontare i valori limite della trasmittanza termica riportati nelle tabellecon la trasmittanza termica media (parete corrente più ponte termico); cioè:

Acor � Ucor � Lpt � ψUm � ––––––––––––––––––– � Ulimite [W/(m2 K)] (20.5)

Acor

L’espressione della trasmittanza media consente di individuare un modo alterna-tivo e più corretto per determinare la trasmittanza a ponte termico corretto; infatti,separando e semplificando, si ottiene:

Lpt � ψUm � Ucor � –––––– cioè se

Acor

Lpt � ψUm Ucor � –––––– � 0,15 allora Ucor � Ulimite [W/(m2 K)] (20.6)

Acor

Tale espressione è applicabile a qualsiasi tipo di ponte termico.Inoltre il DPR 59 riporta, sempre al comma 4 lettera a) dell’articolo 4, la seguen-

te affermazione:“…nel caso di pareti opache verticali esterne in cui fossero previste aree limita-

te oggetto di riduzione di spessore, sottofinestre e altri componenti, devono essererispettati i limiti previsti nella tabella 2.1 al punto 2 dell'allegato C al decreto legi-slativo, con riferimento alla superficie totale di calcolo.”

Tale frase può essere interpretata nel modo seguente. In presenza di elementi dellaparete con riduzione di spessore rispetto all’elemento principale costituente la pare-te stessa (cioè che costituisce per la maggior parte la parete stessa), occorre calcola-re la trasmittanza media pesata rispetto alle aree delle superfici frontali dei vari com-ponenti la parete e utilizzare questa per il confronto con la trasmittanza limite ripor-tata nelle tabelle, cioè:

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Nel caso di strutture orizzontali sul suolo, i valori di trasmittanza termica da con-frontare con quelli in tabella sono calcolati con riferimento al sistema struttura-ter-reno, cioè bisogna considerare la trasmittanza termica equivalente attraverso il terre-no in regime stazionario, così come si calcola con la norma UNI EN 13370.

Ad eccezione della categoria E.8, il valore massimo della trasmittanza (U) dellechiusure apribili ed assimilabili, quali porte, finestre e vetrine anche se non apribili,comprensive degli infissi, considerando le parti trasparenti e/o opache che le com-pongono, deve rispettare i limiti di trasmittanza termica media del serramento ripor-tati nella tabella 20.13 e di trasmittanza termica centrale del sistema vetrato (tabella20.14) (articolo 4, comma 2, lettera c) e con un previsto aggiornamento dei valoriall’1 gennaio 2009 e 2010. Restano esclusi dal rispetto di detti requisiti gli ingressipedonali automatizzati, da considerare solo ai fini dei ricambi di aria in relazione alledimensioni, ai tempi e alle frequenze di apertura, alla conformazione e alle differen-ze di pressione tra l'ambiente interno ed esterno.

Tab. 20.13 Valori limite della trasmittanza termica U delle chiusure trasparenti comprensive degli infissi, espressa in [W/(m2K)]

Zona climatica Dall’1 gennaio 2006 Dall’1 gennaio 2009 Dall’1 gennaio 2010U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)]

A 5,0 4,6 4,6B 3,6 3,0 3,0C 3,0 2.6 2,6D 2,8 2,4 2,4E 2,4 2,2 2,2F 2,2 2,0 2,0

Tab. 20.14 Valori limite della trasmittanza termica U dei vetri,espressa in [W/(m2K)]

Zona climatica Dall’1 gennaio 2006 Dall’1 gennaio 2009 Dall’1 gennaio 2010U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)] U [W/(m2 K)]

A 5,0 4,5 3,7B 4,0 3,4 2,7C 3,0 2,3 2,1D 2,6 2,1 1,9E 2,4 1,9 1,7F 2,3 1,7 1,3

Tali valori limite superiori vanno rispettati entrambi contestualmente.

CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO 33

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i�1

Ai Ui

Nelementi

i�1

Ai

NelementiUlimite � ––––––––––––– [W/(m2 K)] (20.7)

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20.5.7 Prestazione energetica per edifici nuovi e ristrutturati. Verifica “sem-plificata”. Comma 8. Nel caso di edifici di nuova costruzione e ristrutturati consuperficie utile maggiore di 1000 m2 e con ampliamenti volumetricamente superiorial 20% dell’intero edificio esistente, per tutte le categorie degli edifici così come clas-sificati in base alla destinazione d'uso all'articolo 3 del decreto del Presidente dellaRepubblica 26 agosto 1993, n. 412, e quando il rapporto tra la superficie trasparentecomplessiva dell’edificio e la sua superficie utile è inferiore a 0,18, il calcolo del fab-bisogno annuo di energia primaria può essere omesso se gli edifici e le opere sono pro-gettati e realizzati nel rispetto dei limiti fissati al comma 4 lettere a) b) c) e sono rispet-tate le seguenti prescrizioni impiantistiche:– siano installati generatori di calore con rendimento termico utile a carico pari al

100% della potenza termica utile nominale, maggiore o uguale a X � 2 log Pn;dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del singologeneratore, espressa in kW, ed X vale 90 nelle zone climatiche A, B e C e vale 93nelle zone climatiche D, E ed F; per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica illimite massimo corrispondente a 400 kW;

– la temperatura media del fluido termovettore in corrispondenza delle condizionidi progetto sia non superiore a 60 °C;

– siano installati almeno una centralina di termoregolazione programmabile in ogniunità immobiliare e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della tem-peratura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone aventi caratteristiche diuso ed esposizioni uniformi al fine di non determinare sovrariscaldamento pereffetto degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni;

– nel caso di installazione di pompe di calore elettriche o a gas queste abbiano unrendimento utile in condizioni nominali, ηu, riferito all’energia primaria, maggio-re o uguale al valore limite calcolato con la formula 90 � 3 log Pn; dove log Pn èil logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore, espressa inkW; la verifica è fatta utilizzando come fattore di conversione tra energia elettri-ca ed energia primaria il valore di riferimento per la conversione tra kWh elettri-ci e MJ definito con provvedimento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, alfine di tener conto dell'efficienza media di produzione del parco termoelettrico, esuoi successivi aggiornamenti. In tale caso, all'edificio o porzione interessata, siattribuisce il valore del fabbisogno annuo di energia primaria limite massimoapplicabile al caso specifico ai sensi del comma 2.

20.5.8 Nuova installazione o ristrutturazione totale di impianto termico osostituzione di generatore di calore, comma 3. Per tutte le categorie di edificicome da DPR 412, nel caso di nuova installazione e ristrutturazione di impianti termicio sostituzione di generatori di calore, si procede al calcolo del rendimento globalemedio stagionale dell’impianto termico e alla verifica che lo stesso risulti superiore alvalore limite riportato al punto 5 dell’allegato C al decreto legislativo:

ηg � (75 � 3 log Pn) % (20.8)

dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore odei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW.

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Per valori di Pn superiori a 1000 kW la formula precedente non si applica e lasoglia minima per il rendimento globale medio stagionale è pari a 84%.

Per potenze nominali al generatore superiori a 100 kW, è fatto obbligo allega-re alla relazione tecnica di cui all’articolo 8, comma 1 del decreto legislativo, unadiagnosi energetica del sistema edificio-impianto contenente le seguenti informa-zioni:– interventi che conseguono una riduzione della spesa energetica;– i relativi tempi di ritorno degli investimenti;– i possibili miglioramenti di classe dell’edificio a seconda del sistema di certifica-

zione in vigore nella regione in cui è ubicato l’edificio, e sulla base della qualesono state determinate le scelte impiantistiche che si vanno a realizzare.

20.5.9 Sostituzione del solo generatore termico, commi 6 e 7. Nel caso disostituzione del solo generatore termico di un impianto di riscaldamento in un edi-ficio esistente, in generale occorre calcolare e verificare il rendimento di produzio-ne medio stagionale ηp così come richiesto dal DPR 412, cioè tenendo conto dellecondizioni programmate di accensione-spegnimento o attenuazione e, in aggiunta,calcolare e verificare l’indicatore di efficienza energetica EPI, così come richiestoal comma 1.

Procedura estremamente complessa e vincolante perché se l’edificio è ante legge373 e legge 10/91, è molto probabile che il vincolo sull’indicatore di efficienza ener-getica non venga rispettato anche se si prende in considerazione un generatore idea-le con rendimento unitario.

In realtà viene proposta una soluzione di tipo prescrittivo.

Se è verificata l’esistenza dei requisiti descritti di seguito non occorre procederead alcuna verifica sia del rendimento medio stagionale sia dell’indicatore di presta-zione energetica. Di fatto questa è l’unica strada perseguibile nel caso di edifici scar-samente isolati.– I nuovi generatori di calore a combustione hanno rendimento termico utile, in

corrispondenza di un carico pari al 100% della potenza termica utile nominale,maggiore o uguale al valore limite calcolato con la formula 90 � 2 log Pn, dovelog Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore,espressa in kW. Per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica il limite massimocorrispondente a 400 kW.

– Le nuove pompe di calore elettriche o a gas hanno un rendimento utile in condi-zioni nominali, ηu, riferito all’energia primaria, maggiore o uguale al valore limi-te calcolato con la formula 90 � 3 log Pn dove log Pn è il logaritmo in base 10della potenza utile nominale del generatore, espressa in kW. La verifica è fatta uti-lizzando come fattore di conversione tra energia elettrica ed energia primaria ilvalore di riferimento per la conversione tra kWh elettrici e MJ definito con prov-vedimento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, al fine di tener conto del-l'efficienza media di produzione del parco termoelettrico, e suoi successivi aggior-namenti.

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– Sono presenti, salvo che ne sia dimostrata inequivocabilmente la non fattibilitàtecnica nel caso specifico, almeno una centralina di termoregolazione program-mabile per ogni generatore di calore e dispositivi modulanti per la regolazioneautomatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zoneche, per le loro caratteristiche di uso ed esposizione possano godere, a differen-za degli altri ambienti riscaldati, di apporti di calore solari o comunque gratui-ti. Detta centralina di termoregolazione si differenzia in relazione alla tipologiaimpiantistica e deve possedere almeno i requisiti già previsti all’articolo 7 delDecreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nei casi dinuova installazione o ristrutturazione di impianti termici. In ogni caso detta cen-tralina deve:– essere pilotata da sonde di rilevamento della temperatura interna, supportate

eventualmente da un’analoga centralina per la temperatura esterna, con pro-grammatore che consenta la regolazione della temperatura ambiente su duelivelli di temperatura nell’arco delle 24 ore, nel caso di impianti termici cen-tralizzati;

– consentire la programmazione e la regolazione della temperatura ambiente sudue livelli di temperatura nell’arco delle 24 ore, nel caso di impianti termici persingole unità immobiliari.

– Nel caso di installazioni di generatori con potenza nominale del focolare maggio-re del valore preesistente, l’aumento di potenza è motivato con la verifica dimen-sionale dell’impianto di riscaldamento.

– Nel caso di installazione di generatori di calore a servizio di più unità immobilia-ri, sia verificata la corretta equilibratura del sistema di distribuzione, al fine di con-sentire contemporaneamente, in ogni unità immobiliare, il rispetto dei limiti mini-mi di comfort e dei limiti massimi di temperatura interna; eventuali squilibri devo-no essere corretti in occasione della sostituzione del generatore, eventualmenteinstallando un sistema di contabilizzazione del calore che permetta la ripartizionedei consumi per singola unità immobiliare.

– Nel caso di sostituzione dei generatori di calore di potenza nominale del focolareinferiore a 35 kW, con altri della stessa potenza, è rimessa alle autorità locali com-petenti ogni valutazione sull’obbligo di presentazione della relazione tecnica dicui al comma 25 e se la medesima può essere omessa a fronte dell'obbligo di pre-sentazione della dichiarazione di conformità ai sensi della legge 5 marzo 1990, n.46(26), e successive modificazioni.

Se per garantire la sicurezza non fosse possibile rispettare le condizioni delcomma 6, lettera a) (primo punto dell’elenco precedente), in particolare nel caso in

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(26) Il 23.3.2008 è entrato in vigore il Decreto del Ministero dello sviluppo economico22.1.2008, n. 37, “Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11 quaterdecies, comma13, lettera a) del D.L. 30.9.2005, n. 203, convertito in legge il 2 dicembre 2005, recante rior-dino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edi-fici”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 12.3.2008 ed entrato in vigore il 27.3.2008.Tale decreto contiene le disposizioni in materia di installazione degli impianti all’interno degliedifici, inoltre abroga gli articoli dal 107 al 121 del DPR 380/2001 (che costituiscono il capo

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cui il sistema fumario per l’evacuazione dei prodotti della combustione è al serviziodi più utenze ed è di tipo collettivo ramificato e qualora sussistano motivi tecnici oregolamenti locali che impediscano di avvalersi della deroga prevista all’articolo 2,comma 2 del Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 551, lasemplificazione di cui al comma 6 può applicarsi ugualmente, fermo restando ilrispetto delle altre condizioni previste, a condizione di:– installare generatori di calore che abbiano rendimento termico utile a carico

parziale pari al 30% della potenza termica utile nominale maggiore o uguale a85 � 3 log Pn; dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nomi-nale del generatore o dei generatori di calore al servizio del singolo impiantotermico, espressa in kW; per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica il limi-te massimo corrispondente a 400 kW;

– predisporre una dettagliata relazione che attesti i motivi della deroga dalle dispo-sizioni del comma 6, da allegare alla relazione tecnica di cui al comma 25 delDPR 59, ove prevista, o alla dichiarazione di conformità, ai sensi della legge 5marzo 1990, n. 46, e successive modificazioni, correlata all'intervento, qualora leautorità locali competenti si avvalgano dell'opzione di cui alla lettera f) delcomma 6 dell’articolo 4 del DPR 59.

20.5.10 Impianti centralizzati, comma 9. In tutti gli edifici esistenti con unnumero di unità abitative maggiore di quattro e in ogni caso per potenze nominali delgeneratore di calore dell'impianto centralizzato maggiore o uguale a 100 kW, appar-tenenti alle categorie E1 ed E2, così come classificati in base al DPR 412/93, è pre-feribile il mantenimento di impianti termici centralizzati laddove esistenti; le causetecniche o di forza maggiore per ricorrere a eventuali interventi finalizzati alla tra-sformazione degli impianti termici centralizzati a impianti con generazione di calo-re separata per singola unità abitativa devono essere dichiarate nella relazione di cuial comma 25 del DPR 59.

20.5.11 Impianti centralizzati contabilizzazione e termoregolazione, comma10. In tutti gli edifici esistenti con un numero di unità abitative superiore a 4, appar-tenenti alle categorie E1 ed E2, così come classificati in base alla destinazione d'usoall'articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412, in caso di ristrutturazione dell'impian-to termico o di installazione dell'impianto termico devono essere realizzati gli inter-venti necessari per permettere, ove tecnicamente possibile, la contabilizzazione e latermoregolazione del calore per singola unità abitativa. Gli eventuali impedi-menti di natura tecnica alla realizzazione dei predetti interventi, ovvero l'adozione dialtre soluzioni impiantistiche equivalenti, devono essere evidenziati nella relazionetecnica di cui al comma 25 del DPR 59.

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quinto “Norme per la sicurezza degli impianti”), il DPR 447/1991 (regolamento di attuazionedella Legge 46/1990) e la Legge 46 del 5 marzo 1990, tranne l’articolo 8 “Finanziamento del-l’attività di normazione tecnica”; l’articolo 14 “Verifiche” e l’articolo 16 “Sanzioni”. Si riman-da al DM n. 37/2008 per maggiori informazioni.

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Tali apparecchiature devono assicurare un errore di misura, nelle condizioni di uti-lizzo, inferiore a �5%, con riferimento alle norme UNI in vigore (articolo 4 comma11).

20.5.12 Ulteriori dispositivi di regolazione, comma 21. Per tutti gli edifici e gliimpianti termici nuovi o ristrutturati, è prescritta l'installazione di dispositivi per laregolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singolezone aventi caratteristiche di uso ed esposizioni uniformi, al fine di non determinaresovrariscaldamento per effetto degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni.L'installazione di detti dispositivi è aggiuntiva rispetto ai sistemi di regolazione di cuiall'articolo 7, commi 2, 4, 5 e 6, del DPR 26 agosto 1993, n. 412, e successive modi-ficazioni, e deve comunque essere tecnicamente compatibile con l'eventuale sistemadi contabilizzazione.

Il D.Lgs. 192 di fatto rende obbligatoria sempre e comunque l’installazione deidispositivi di regolazione automatica di ambiente nei singoli locali o zone, rendendoinutile la verifica del potenziale surriscaldamento legato ai guadagni solari.

20.5.13 Sistemi di trattamento dell’acqua, comma 14. Per tutte le categorie diedifici ai sensi del DPR 412, nel caso di edifici di nuova costruzione e ristrutturazio-ne di edifici esistenti, previsti dal decreto legislativo limitatamente alle ristruttura-zioni totali, e nel caso di nuova installazione e ristrutturazione di impianti termici osostituzione di generatori di calore, fermo restando quanto prescritto per gli impian-ti di potenza complessiva � 350 kW, all'articolo 5, comma 6, del DPR 26 agosto1993, n. 412, è prescritto:a) in assenza di produzione di acqua calda sanitaria e in presenza di acqua di ali-

mentazione dell'impianto con durezza temporanea maggiore o uguale a 25 gradifrancesi:1) un trattamento chimico di condizionamento per impianti di potenza nominale

del focolare complessiva minore o uguale a 100 kW; 2) un trattamento di addolcimento per impianti di potenza nominale del focolare

complessiva compresa tra 100 e 350 kW; b) nel caso di produzione di acqua calda sanitaria le disposizioni di cui alla lettera a),

numeri 1) e 2), valgono in presenza di acqua di alimentazione dell'impianto condurezza temporanea maggiore di 15 gradi francesi. Per quanto riguarda i predettitrattamenti si fa riferimento alla norma tecnica UNI 8065.

20.5.14 Edifici pubblici ed ad uso pubblico(27). In tutti i casi di nuova costru-zione o ristrutturazione di edifici pubblici o a uso pubblico, così come definiti aicommi 8 e 9 dell'allegato A al decreto legislativo, il DPR 59 prevede ulteriori pre-scrizioni elencate di seguito:

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(27) Per edificio adibito ad uso pubblico si intende un edificio nel quale si svolge, in tutto o inparte, l’attività istituzionale di enti pubblici. Invece per edificio di proprietà pubblica si inten-de un edificio di proprietà dello Stato, delle Regioni o degli Enti locali, nonché di altri enti pub-blici, anche economici, destinato sia allo svolgimento delle attività dell’ente, sia ad altre atti-vità o usi, compreso quello di abitazione privata.

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– i valori limite già previsti ai punti 1, 2, 3 e 4 dell'allegato C (Energia primaria etrasmittanze dei componenti edilizi sia opachi sia trasparenti) al decreto legislati-vo sono ridotti del 10%;

– il valore limite inferiore del rendimento globale medio stagionale, già previsto alpunto 5 dell'allegato C, del decreto legislativo, viene aumentato e calcolato con laseguente formula:

ηg � (75 � 4 log Pn)% (20.9)

– i predetti edifici devono essere dotati di impianti centralizzati per la climatizza-zione invernale ed estiva, qualora quest'ultima fosse prevista.

20.5.15 Produzione di acqua calda sanitaria, commi 22 e 23. Per tutte le cate-gorie di edifici secondo il DPR 412, nel caso di edifici pubblici e privati, è obbliga-torio l'utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica.In particolare, nel caso di edifici di nuova costruzione o in occasione di nuova instal-lazione di impianti termici o di ristrutturazione degli impianti termici esistenti, l'im-pianto di produzione di energia termica deve essere progettato e realizzato in mododa coprire almeno il 50% del fabbisogno annuo di energia primaria richiesta per laproduzione di acqua calda sanitaria con l'utilizzo delle predette fonti di energia. Talelimite è ridotto al 20% per gli edifici situati nei centri storici.Il comma 23 rimanda ai decreti attuativi dell’articolo 4 del D.lgs. 192 per l’applica-

zione del comma 22 che definiranno inoltre:– le modalità applicative degli obblighi di quanto detto in precedenza;– le prescrizioni minime, le caratteristiche tecniche e costruttive degli impianti di

produzione di energia termica ed elettrica con l’utilizzo di fonti rinnovabili.

Le valutazioni concernenti il dimensionamento ottimale, o l’eventuale impossibi-lità tecnica di rispettare le presenti disposizioni, devono essere dettagliatamente illu-strate nella relazione tecnica di cui al comma 25. In mancanza di tali elementi cono-scitivi, la relazione è dichiarata irricevibile.

Inoltre nel caso di edifici di nuova costruzione, pubblici e privati, o di ristruttura-zione degli stessi con Su � 1000 m2, è obbligatoria l’installazione di impianti foto-voltaici per la produzione di energia elettrica(28).

Il D.Lgs. 192 spinge in maniera decisa per l’introduzione delle fonti energeticherinnovabili per la produzione di acqua calda sanitaria.

Da notare che questo comma si aggiunge al comma 15 dell’articolo 5 del DPR

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(28) Non viene fissato esplicitamente un limite inferiore, anche se in realtà tale limite è indicatosia dal comma 350 della finanziaria 2007, che modifica il comma 1 del testo unico delle dispo-sizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia (DPR del 6 giugno 2001, n. 380) inse-rendo il seguente comma 1bis “Nel regolamento di cui al comma 1, ai fini del rilascio del per-messo di costruire deve essere prevista l’installazione dei pannelli fotovoltaici per la produzio-ne di energia elettrica per gli edifici di nuova costruzione, in modo tale da garantire una produ-zione energetica non inferiore a 0,2 kW per ciascuna unità abitativa”, sia dal DM 19 febbraio2007 che disciplina il “Conto energia”, che impone una potenza minima finanziabile di 1 kW.

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412/92 che invece obbliga alla verifica tecnico-economica anche per l’aspetto cli-matizzazione invernale e non solo tecnica come il D.Lgs. 192.

20.5.16 Impianti alimentati a biomassa, commi 12 e 13. Ai fini del presentedecreto, e in particolare per la determinazione del fabbisogno di energia primaria del-l'edificio, sono considerati ricadenti fra gli impianti alimentati da fonte rinnovabilegli impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati abiomasse combustibili che rispettano i seguenti requisiti:– hanno rendimento utile nominale minimo conforme alla classe 3 di cui alla norma

Europea UNI EN 303-5;– hanno limiti di emissione conformi all'allegato IX della parte quinta del D.Lgs. 3

aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, ovvero i più restrittivi limiti fis-sati da norme regionali, ove presenti;

– utilizzano biomasse combustibili ricadenti fra quelle ammissibili ai sensi dell'al-legato X della parte quinta del medesimo decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,e successive modificazioni.

Per tutte le tipologie di edifici in cui è prevista l'installazione di impianti di cli-matizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combu-stibili, in sede progettuale, nel caso di nuova costruzione e ristrutturazione di edificiesistenti, ampliamenti volumetrici, limitatamente alle ristrutturazioni totali, siprocede alla verifica che la trasmittanza termica delle diverse strutture edilizie, opa-che e trasparenti, che delimitano l'edificio verso l'esterno o verso vani non riscaldati,non sia maggiore dei valori definiti nella pertinente tabella di cui ai punti 2, 3 e 4 del-l'allegato C al decreto legislativo.

20.5.17 Relazione tecnica, comma 25. Come recita il comma 15 del D.Lgs. 192,“Il progettista dovrà inserire i calcoli e le verifiche previste dal presente articolo nellarelazione attestante la rispondenza alle prescrizioni per il contenimento del consumodi energia degli edifici e relativi impianti termici, che, ai sensi dell'articolo 28, comma1, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, il proprietario dell'edificio, o chi ne ha titolo,deve depositare presso le amministrazioni competenti secondo le disposizioni vigenti,in doppia copia, insieme alla denuncia dell'inizio dei lavori relativi alle opere di cuiagli articoli 25 e 26 della stessa legge. Schemi e modalità di riferimento per la com-pilazione delle relazioni tecniche sono riportati nell'allegato E al decreto legislativo.Ai fini della più estesa applicazione dell'articolo 26, comma 7, della legge 9 gennaio1991, n. 10, negli enti soggetti all'obbligo di cui all'articolo 19 della stessa legge, talerelazione progettuale dovrà essere obbligatoriamente integrata attraverso attestazio-ne di verifica sulla applicazione della norma predetta a tale fine redatta dal Respon-sabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia nominato”.

Tale relazione tecnica non è una novità ma risulta modificata rispetto a quella finoad ora impiegata per la Legge 10/91, come si vedrà meglio in dettaglio successiva-mente, e va sempre presentata insieme alla denuncia dell’inizio dei lavori relativi alleopere di cui agli articoli 25 e 26 della legge 10/91(29).

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(29) Si riferisce alla realizzazione di edifici ed impianti.

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Gli schemi e modalità di riferimento per la compilazione della relazione tecnicasono riportati nell’allegato E al D.Lgs. 192. In tali schemi non appare in forma espli-cita la richiesta di documentare le valutazioni specifiche all’impiego delle fonti rin-novabili di energia per gli edifici pubblici e a uso pubblico o privati come previstodal comma 23.

Occorre però rilevare che in realtà l’obbligo di valutazione sussiste in quanto èsempre in vigore sia l’art.1 comma 3, sia l’art. 26 comma 7 della legge 10/91, sia ilcomma 15 del DRP 412 rafforzato dal comma 14 dell’allegato I al D.Lgs. 192 (anchese limitato alla sola produzione dell’acqua calda sanitaria), che esplicitamentedichiara che l’eventuale non ricorso alle fonti rinnovabili deve essere “dettagliata-mente motivato nella relazione tecnica”. In sintesi, nel caso di edifici pubblici o a usopubblico o privato, si ritiene parte integrante nel normale processo progettuale lavalutazione sul ricorso alle fonti rinnovabili e quindi si richiede di documentare soloil non ricorso ovviamente nella sezione relativa alle deroghe.

Il D.Lgs. 192 introduce poi una novità rispetto alla legge 10/91, che è rappresentatadall’obbligo dell’integrazione di detta relazione con una asseverazione sulla verificadell’utilizzabilità delle fonti energetiche rinnovabili, solo però nel caso in cui il sogget-to committente, sempre di un edificio pubblico o a uso pubblico, sia obbligato (ai sensidell’art. 19 della legge 10/91) alla nomina di un responsabile per la conservazione el’uso razionale dell’energia (consumi di energia pari o superiori a 1000 tonnellate equi-valenti di petrolio). In tal caso, e solo in questo caso, tale responsabile deve integrare larelazione tecnica con un’“attestazione di verifica sulla utilizzabilità delle fonti rinnova-bili”, cioè deve eseguire o far eseguire una verifica tecnica sull’utilizzabilità delle fontirinnovabili per la riduzione dell’impiego di energia primaria e deve sempre sottoscri-verne i risultati, assumendosi la responsabilità di quanto riportato (asseverazione).

Passando all’esame di dettaglio delle innovazioni introdotte dal nuovo modello direlazione tecnica di cui all’allegato E del D.Lgs. 192/2005, si riscontra l’introduzio-ne di alcuni nuovi elementi.

Dati tecnici e costruttivi dell’edificio. Compare la superficie utile (calpestabile) escompare stranamente la massa efficace dell’involucro edilizio e la classe di per-meabilità dei serramenti (che in realtà verrà recuperata successivamente).

Dati relativi all’impianto termico. Sparisce la richiesta di fornire lo schema fun-zionale dell’impianto con il dimensionamento della rete del fluido termovettore edelle apparecchiature e con evidenziazione dei dispositivi di regolazione e contabi-lizzazione; tale schema doveva anche riportare una tabella riassuntiva delle apparec-chiature, con le loro caratteristiche funzionali, e di tutti i componenti rilevanti ai finienergetici, con i loro dati descrittivi e funzionali; lo schema funzionale, senza l’ob-bligo delle specifiche suddette, va comunque riportato, giacché richiesto successiva-mente al punto k dell’allegato E.

Relativamente ai condotti di evacuazione dei prodotti della combustione, essendostato abrogato il recepimento delle norme UNI come unica regola tecnica da segui-re, si chiede di dichiarare con quale norma è stato eseguito il dimensionamento(punto f allegato E).

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Sono stati inoltre inseriti i punti relativi agli impianti solari termici e fotovoltaiciin cui vengono richieste le caratteristiche tecniche e gli schemi funzionali solo perquesti ultimi, in quanto per il solare si presuppone sia inserito all’interno dello sche-ma funzionale dell’impianto termico.

Principali risultati dei calcoli.– Componenti opachi: oltre alle caratteristiche termiche (trasmittanza) ed igrome-

triche, occorre specificare la massa areica frontale; sparisce ogni riferimento a unospecifico formato di presentazione di dati e si rinvia (per la loro descrizione) a ungenerico allegato alla relazione; infine il “Confronto con i valori limite riportatinell’allegato C….” vale sia per edifici di nuova costruzione o ristrutturazioniimportanti(30), in quanto bisogna confrontare le trasmittanze dei componenti opa-chi e di quelli trasparenti sia verticali sia orizzontali con i valori limite dell’alle-gato C, sia in presenza di ristrutturazione dell’involucro edilizio degli edificinon E.8 con meno di 1000 m2 di superficie utile, o qualora si decidesse di optareper la procedura “semplificata”.

– Componenti finestrati: oltre alle caratteristiche termiche (trasmittanza) occorrespecificare la classe di permeabilità del serramento; sparisce ogni riferimento auno specifico formato di presentazione di dati e si rinvia (per la loro descrizione)a un generico allegato alla relazione; infine il “Confronto con i valori limite ripor-tati all’allegato C….” vale sia per edifici di nuova costruzione o ristrutturazio-ni importanti(31), in quanto bisogna confrontare le trasmittanze dei componentitrasparenti sia verticali sia orizzontali con i valori limite dell’allegato C aumenta-ti del 30%, sia in presenza di ristrutturazione dell’involucro edilizio degli edifi-ci non E.8 con meno di 1000 m2 di superficie utile, o qualora si decidesse di opta-re per la procedura “semplificata”.

– Attenuazione dei ponti termici (provvedimenti e calcoli): questa è una richiestacompletamente nuova, rispetto al modello impiegato per la Legge 10/21 –DPR 412, e richiede di documentare l’effetto dei ponti termici presenti, le even-tuali azioni correttive intraprese, e di riportare i relativi calcoli.

– Trasmittanza termica (U) degli elementi divisori tra alloggi o unità immobiliariconfinanti (distinguendo pareti verticali e solai), richiesta già presente ma adessooccorre distinguere tra pareti verticali e solai, giacché è obbligatoria per gli edi-fici di classe E.1 la verifica con il valore limite di cui al comma 16 dell’articolo 4del DPR 59 [deve essere inferiore o uguale a 0,8 (W/ m2 K)] solo per le pareti ver-ticali.

– Verifica termoigrometrica, va adesso eseguita obbligatoriamente e documentatain un allegato alla relazione, tenendo presente che a differenza della normativaUNI, va effettata in condizioni di progetto e non si deve avere (in tali condizioni)alcuna formazione di condensa.

– Sparisce la richiesta sulla trasmittanza massima e sul coefficiente volumico didispersione termica per trasmissione (Cd), mentre resta la richiesta di specificare

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(30) Articolo 4 comma 2 del DPR 59.(31) Articolo 4 comma 4 del DPR 59.

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il numero di ricambi d’aria medi giornalieri per ogni zona, senza però la necessitàdi specificare tra valore di progetto e valore minimo imposto da specifiche condi-zioni igienico-sanitarie.

– Rendimento globale medio stagionale: sparisce la richiesta di riportare il valoreminimo imposto.

– Fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale EPI: com-pare il nuovo indicatore energetico che sostituisce il FEN per la verifica sull’effi-cienza energetica e in particolare occorre dichiarare:– quale metodo è stato utilizzato per il suo calcolo;– il valore di progetto in kWh/m2 anno o kWh/m3 anno (N.B. dal punto di vista

dimensionale la divisione per l’anno renderebbe la grandezza considerata unapotenza; inoltre la base temporale su cui si definisce tale indice non è l’annoma la stagione di riscaldamento; per tali ragioni sarebbe più corretto ometteretale unità temporale e indicare solo kWh/m2 o kWh/m3);

– il confronto con il valore limite (da punto 1 dell’allegato C D.Lgs. 192).– Viene mantenuto, probabilmente come elemento di paragone, il vecchio FEN in

kJ/m3 GG, solo per il valore di progetto.– Impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria: anche questa è

una richiesta completamente nuova, obbligatoria per gli edifici pubblici e priva-ti (essendone obbligata l’installazione), che prevede la descrizione dell’impianto,la dichiarazione delle sue caratteristiche tecniche e la percentuale di coperturasolare del fabbisogno annuo.

Elementi specifici che motivano eventuali deroghe a norme fissate dalla norma-tiva vigente. Spariscono le specifiche relative ai possibili casi di deroga rispettoagli obblighi previsti dalla Legge 10/91, DPR 412/92 e 551/98 e dal D.Lgs.192/2005, ribadendo comunque la necessità di documentare ogni eventuale deroga(punto reso solo più generale e generico).

Documentazione allegata. Spariscono i riferimenti alle tabelle facsimile.

20.5.18 Metodi di calcolo impiegabili, comma 16. L’abrogazione dell’articolo1 del decreto del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato in data 6agosto 1994, relativo al recepimento delle norme UNI attuative del Decreto del Pre-sidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412, non vincola all’esclusivo usodelle procedure di calcolo definite dalle norme UNI. Di conseguenza, al comma 26,il DPR 59 definisce sommariamente i requisiti che le procedure di calcolo da impie-gare per le verifiche devono avere; in particolare dice che “devono garantire risulta-ti conformi alle migliori regole tecniche”.

Sempre il DPR 59 individua come rispondenti a tale requisito:– le norme tecniche UNI e CEN(32);

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(32) All’interno dell’allegato M del Decreto legislativo viene definito un elenco non esaustivodella normativa di riferimento.

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– altri metodi di calcolo recepiti dal Ministero per lo sviluppo economico tramitespecifico decreto; tale metodologia di calcolo avrebbe implicitamente valenzasuperiore rispetto a qualsiasi altra metodologia, anche se paritetica.

“L'utilizzo di altri metodi, procedure e specifiche tecniche sviluppati da organismiistituzionali nazionali, quali l'ENEA, le università o gli istituti del CNR, è possibile,motivandone l'uso nella relazione tecnica di progetto di cui al comma 25, purché irisultati conseguiti risultino equivalenti o conservativi rispetto a quelli ottenibili conle norme tecniche emesse dagli organismi precedentemente detti”. Questa frase con-sente di fatto l’impiego di codici di calcolo dinamici, sicuramente in grado di forni-re risultati di qualità superiore a quella ricavabile con le attuali normative UNI-CEN.

20.5.19 La progettazione del solo edificio. Il D.Lgs. 192/2005 prevede diversidecreti attuativi, tra cui uno sui requisiti degli edifici, cioè della struttura edilizia, talida favorire la riduzione del fabbisogno di energia primaria. Alcuni dei possibili requi-siti dell’involucro e della struttura edilizia sono però stati anticipati prima dalla partetransitoria del decreto legislativo, poi ribaditi dal DPR 59.

Trasmittanza divisorio, comma 16. Il D.Lgs. 192/2005 imponeva di fatto deirequisiti sulla progettazione della parte edilizia del sistema edificio-impianto, impo-nendo un requisito prescrittivo sulla trasmittanza termica del divisorio verticale eorizzontale tra unità abitative non afferenti allo stesso impianto termico. Per l’esat-tezza tale requisito si applica solo agli edifici della categoria E1 da realizzarsi inzona climatica C, D, E ed F. Per tali edifici il valore della trasmittanza (U) del divi-sorio verticale tra alloggi o unità immobiliari confinanti deve essere inferiore ouguale a 0,8 W/m2 K. Il DPR 59 estende questo vincolo sia a tutte le categorie diedifici secondo il DPR 412 ad esclusione della categoria E.8, sia a tutte le pareti chedelimitano verso l’ambiente esterno gli ambienti non dotati di impianto di riscalda-mento.

Verifica condensa, comma 17. Il DPR 59 impone un ulteriore requisito sulla pro-gettazione della parte edilizia del sistema edificio-impianto per tutti gli edifici esclu-sa la categoria E.8, e cioè un requisito prescrittivo corrispondente alla totale assenzadi formazione di condensa sia superficiale sia interstiziale. Prescrittivo e non presta-zionale perché viene richiesta la verifica dell’assenza di condensazioni superficiali einterstiziali delle pareti opache in condizioni di progetto e non in condizioni di eser-cizio, come prevede la normativa UNI-CEN. Infatti il comma 17 specifica che “Qua-lora non esista un sistema di controllo della umidità relativa interna, per i calcolinecessari questa verrà assunta pari al 65% alla temperatura interna di 20 °C”.

Climatizzazione estiva, comma 18. Per tutte le categorie di edifici, così comeclassificati in base alla destinazione d'uso all'articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n.412, ad eccezione, esclusivamente per le disposizioni di cui alla lettera b), delle cate-gorie E.5, E.6, E.7 ed E.8, il progettista, al fine di limitare i fabbisogni energetici perla climatizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degli ambienti, nelcaso di edifici di nuova costruzione e nel caso di ristrutturazioni ed ampliamento di

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edifici esistenti, questo ultimo limitatamente alle ristrutturazioni totali:a) valuta puntualmente e documenta l'efficacia dei sistemi schermanti delle superfi-

ci vetrate, esterni o interni, tali da ridurre l'apporto di calore per irraggiamentosolare;

b) valuta puntualmente e documenta l'efficacia dei sistemi schermanti delle superfi-ci vetrate, esterni o interni, tali da ridurre l'apporto di calore per irraggiamentosolare;1. relativamente a tutte le pareti verticali opache con l'eccezione di quelle com-

prese nel quadrante nord-ovest / nord / nord-est, almeno una delle seguentiverifiche:i. che il valore della massa superficiale Ms, di cui al comma 22 dell'allegato A,

sia superiore a 230 kg/m2;ii. che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica(33) (YIE), di cui

al comma 4, dell'articolo 2, sia inferiore a 0,12 W/m2 K”;2. relativamente a tutte le pareti opache orizzontali ed inclinate che il valore del

modulo della trasmittanza termica periodica YIE, di cui al comma 4, dell'arti-colo 2, sia inferiore a 0,20 W/m2 K”;

c) utilizza al meglio le condizioni ambientali esterne e le caratteristiche distributivedegli spazi per favorire la ventilazione naturale dell'edificio; nel caso che il ricor-so a tale ventilazione non sia efficace, può prevedere l'impiego di sistemi di ven-tilazione meccanica nel rispetto del comma 13 dell'articolo 5 del DPR 26 agosto1993, n. 412.

Il requisito prescrittivo non è però completamente vincolante, ma può essere sosti-tuto da un requisito prestazionale:

“Gli effetti positivi che si ottengono con il rispetto dei valori di massa superficia-le o trasmittanza termica periodica delle pareti opache previsti alla lettera b), pos-sono essere raggiunti, in alternativa, con l'utilizzo di tecniche e materiali, ancheinnovativi, ovvero coperture a verde, che permettano di contenere le oscillazionidella temperatura degli ambienti in funzione dell'andamento dell'irraggiamentosolare. In tale caso deve essere prodotta una adeguata documentazione e certifica-zione delle tecnologie e dei materiali che ne attesti l'equivalenza con le predettedisposizioni.”

Quindi in tal caso occorre prima assumere di avere una parete con una trasmit-tanza termica pari a quella della parete progettata e con massa frontale pari al valore230 kg/m2, calcolare l’oscillazione non controllata della temperatura interna nellecondizioni di progetto estive, calcolare tale oscillazione per la parete progettata, com-parare l’ampiezza dell’oscillazione tra i due casi, o meglio il valore massimo che siraggiunge. Perché la parete in progetto sia accettabile occorre che il valore massimodi temperatura raggiunto sia non superiore a quello raggiunto con la parete di riferi-mento.

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(33) Trasmittanza termica periodica YIE (W/m2 K) è il parametro che valuta la capacità di unaparete opaca di sfasare ed attenuare il flusso termico che la attraversa nell’arco delle 24 ore,definita e determinata secondo la norma UNI EN ISO 13786:2008 e successivi aggiornamenti.

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Sistemi schermanti, commi 19 e 20. Sempre al fine di limitare i fabbisogni ener-getici per la climatizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degliambienti, il DPR 59 prevede nel caso di nuove costruzioni, ristrutturazioni e amplia-menti volumetrici (sono esclusi gli ampliamenti sotto il 20% del volume dell’interoedificio e gli edifici di categoria E.6 e E.8 ai sensi del DPR 412) l’adozione di siste-mi schermanti esterni.

Solo nel caso delle ristrutturazioni di edifici esistenti, ad eccezione delle catego-rie E.6 ed E.8, il progettista valuta puntualmente e documenta l'efficacia dei sistemifiltranti(34) o schermanti delle superfici vetrate, tali da ridurre l'apporto di calore perirraggiamento solare.

Qualora se ne dimostri la non convenienza in termini tecnico-economici, dettisistemi possono essere omessi in presenza di superfici vetrate con fattore solare (UNIEN 410) minore o uguale a 0,5. Tale valutazione deve essere evidenziata nella rela-zione tecnica di cui al comma 25.

La predetta relazione può essere omessa solo nel caso di ristrutturazioni di edifi-ci esistenti se presenti superfici vetrate con fattore solare minore o uguale a 0,5.

20.5.20 Opere di predisposizione, comma 24. Questo comma rappresenta unanovità importante e un impegno significativo nella progettazione del sistema edilizioper favorire l’introduzione delle reti di teleriscaldamento nella climatizzazione degliedifici. Infatti recita, nella prima parte, che “nel caso di nuova costruzione o ristrut-turazione di edifici è obbligatoria la predisposizione delle opere, riguardanti l’invo-lucro dell’edificio e gli impianti, necessarie a favorire il collegamento a reti di tele-riscaldamento, a una distanza inferiore a metri 1000 ovvero in presenza di progettiapprovati nell’ambito di opportuni strumenti pianificatori”.

20.6 CALCOLO DELLA POTENZA TERMICA

Il calcolo della potenza termica da assegnare al generatore di calore (o ai generatoridi calore) per sopperire alle esigenze termiche degli ambienti climatizzati deve esse-re eseguito basandosi sulla UNI EN 12831(35), che ha sostituito completamente lavecchia UNI 7357/74(36), compresi i fogli aggiuntivi (FA1, FA2, FA3).

Si rammenta che, per quanto detto nei paragrafi precedenti, la verifica del Cd nonè più obbligatoria.

La norma specifica un metodo per il calcolo del fabbisogno di calore(37), nelle

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(34) Sistemi filtranti, pellicole polimeriche autoadesive applicabili su vetri, su lato interno oesterno, in grado di modificare una o più delle seguenti caratteristiche della superficie vetrata:trasmissione dell’energia solare, trasmissione ultravioletti, trasmissione infrarossi, trasmissio-ne luce visibile.(35) UNI EN 12831/2006 - Impianti di riscaldamento negli edifici. Metodo di calcolo del cari-co termico di progetto.(36) UNI 7357 del 1974 - Calcolo del fabbisogno termico per il riscaldamento di edifici.(37) Inteso come calcolo per il dimensionamento della potenza del generatore di calore e deicorpi scaldanti in condizioni di picco.

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condizioni di progetto di riferimento, per garantire il raggiungimento della tempera-tura interna di progetto richiesta.

Descrive il calcolo del carico termico di progetto secondo due approcci:– il primo di tipo ambiente per ambiente o spazio riscaldato per spazio riscaldato,

ai fini del dimensionamento dei corpi scaldanti;– il secondo considerando l’intero edificio, o l’entità porzione di edificio, ai fini del

dimensionamento del generatore di calore.

Viene proposto dalla norma un metodo semplificato di calcolo (si rimanda alla let-tura della norma per maggiori informazioni) da utilizzare in alternativa al calcolo ditipo dettagliato.

La norma è corredata da due appendici che riportano i valori prefissati di ausi-lio per la determinazione del fabbisogno di calore: una contenente valori predefi-niti, mentre l’altra contenente gli stessi valori ma contestualizzati a livello nazio-nale.

Rientrano nel campo di applicazione tutti gli edifici con altezza limitata degliambienti (non maggiore di 5 m), per i quali è previsto il riscaldamento a regime per-manente nelle condizioni di progetto. Tali edifici sono, per esempio: edifici residen-ziali; edifici ad uso ufficio e ad uso amministrativo; scuole; biblioteche; ospedali;edifici ricreativi; carceri; edifici utilizzati nel settore della ristorazione; grandimagazzini e altri edifici ad uso commerciale; edifici industriali.

Le appendici contengono inoltre informazioni su come affrontare i casi cheriguardano:– edifici di notevole altezza o grandi ambienti;– edifici dove la temperatura dell’aria e la temperatura media radiante differiscono

in modo significativo.

20.6.1 Metodo dettagliato. Caso base. Le ipotesi su cui si fonda il metodo dicalcolo dettagliato sono le seguenti:– distribuzione uniforme della temperatura (temperatura dell’aria e temperatura di

progetto);– dispersioni termiche calcolate in condizioni di regime permanente presupponen-

do proprietà costanti, come valori di temperatura, caratteristiche degli elementidell’edificio;

– altezza interna dei locali non maggiore di 5 metri;– locali riscaldati (o supposti tali, a una temperatura specifica in condizioni di regi-

me permanente;– identico valore della temperatura dell’aria e della temperatura operante (per ipotesi).

L’applicazione del metodo di calcolo, sia riferito a uno spazio riscaldato, a unaporzione di edificio o all’intero edificio, sia che si usi la metodologia di calcolo sem-plificata, si fonda sulla determinazione delle dispersioni termiche verso l’esternodeterminate:– dalla conduzione termica attraverso le superfici circostanti e dallo scambio termi-

co tra spazi riscaldati, dovuto al fatto che spazi riscaldati adiacenti possono esse-re riscaldati (o convenzionalmente si suppone siano riscaldati), a temperature

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diverse (per esempio, si può supporre che ambienti adiacenti appartenenti a unaltro appartamento siano riscaldati a una temperatura fissa, corrispondente a quel-la di un appartamento non occupato);

– dalla dispersione termica di progetto per ventilazione, vale a dire la dispersionetermica verso l’esterno dovuta a ventilazione o infiltrazione attraverso l’involu-cro dell’edificio e la dispersione termica determinata dal calore trasferito perventilazione da uno spazio riscaldato a un altro spazio riscaldato all’interno del-l’edificio.

Il metodo è schematizzato nella figura 20.3 e ne sono illustrate di seguito le diver-si fasi.

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Determinazione dei dati di base:Temperatura esterna di progetto

Temperatura esterna media annuaDati climatici (UNI 10349)[1]

[2]

[3]

[4]

[5]

[6]

Determinazione delle zoneriscaldate e definizione

della temperatura internadi progetto.

(DPR 412, Legge 10/91Regolamenti Regionali)

Dispersioni termicheattraverso l’involucro edilizio,

spazi non riscaldati, spaziadiacenti e verso terreno

Calcolo delle dispersionitermiche dell’edificio

Effetti del riscaldamentointermittente

Carico termico totaledi progetto

Spazio riscaldato?

Temperatura interna di progetto

Determinazione di: caratteristiche dimensionali;caratteristiche termiche di tutti gli elementi

dell’edificio per ciascun spazio riscaldato e non

Calcolo delle dispersioni termiche di progettoper trasmissione (ΦT)

Calcolo delle dispersioni termiche di progettoper ventilazione (ΦV)

Calcolo delle dispersioni termiche totali di progetto:Φ = ΦT + ΦV

Calcolo della potenza ripresa (ΦRH)

Calcolo carico termico totale di progetto:ΦHL = ΣΦT + ΣΦV + ΣΦRH

Spazionon riscaldato

Fig. 20.3 Diagramma di flusso che riassume il metodo di calcolo del carico termicototale.

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Fase 1. Determinazione della temperatura esterna di progetto (θe) e temperaturamedia esterna (θm, e)

(38), in funzione della località di riferimento. Tali valori sono rica-vabili dall’appendice NA (Appendice Nazionale), che contiene i valori e parametrinazionali (tab. 20.15).

Tab. 20.15 Temperatura esterna di progetto e temperatura esterna media annuale

Provincia Comune Alt. Zona GG θe (°C) θm, e (°C)

AG Agrigento 230 B 729 3 18,2AL Alessandria 95 E 2559 8 12,8AN Ancona 16 D 1688 2 15,1AO Aosta 583 E 583 10 10,4AP Ascoli Piceno 154 D 1698 2 14,8AQ L’Aquila 714 E 2514 5 12,1AR Arezzo 246 E 2104 0 14,1AT Asti 123 E 2617 8 12,3AV Avellino 348 D 1742 2 13,9BA Bari 5 C 1185 0 16,4BG Bergamo 249 E 2533 5 13,5BI Biella 420 E 2589 9 10,8BL Belluno 383 E 2936 10 11,2BN Benevento 135 C 1316 2 14,3BO Bologna 54 E 2259 5 14,2BR Brindisi 15 C 1083 0 16,6BS Brescia 149 E 2410 7 13,5BZ Bolzano 262 E 2791 15 12,6CA Cagliari 4 C 990 3 17,6CB Campobasso 701 E 2346 4 12,7CE Caserta 68 C 1013 0 17,1CH Chieti 330 D 1556 0 15,0CL Caltanissetta 568 D 1550 0 15,8CN Cuneo 534 F 3012 10 11,4CO Como 201 E 2228 5 13,3CR Cremona 45 E 2389 5 13,0CS Cosenza 238 C 1317 3 16,6CT Catania 7 B 833 5 18,2CZ Catanzaro 320 C 1328 2 16,1EN Enna 931 E 2248 3 13,4FE Ferrara 9 E 2326 5 13,1FG Foggia 76 D 1530 0 14,1FI Firenze 40 D 1821 0 14,8FO Forlì 34 D 2087 5 14,2FR Frosinone 291 E 2196 0 11,8GE Genova 19 D 1435 0 16,1GO Gorizia 84 E 2333 5 13,1

(segue)

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(38) Tali valori sono contenuti anche all’interno della UNI 10349 – Riscaldamento e raffresca-mento degli edifici. Dati climatici.

Page 50: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

(seguito tabella 20.15)

Provincia Comune Alt. Zona GG θe (°C) θm, e (°C)

GR Grosseto 10 D 1550 0 15,2IM Imperia 10 C 1201 0 14,7IS Isernia 423 D 1866 2 13,7KR Crotone 8 B 899 0 16,5LC Lecco 214 E 2383 5 13,4LO Lodi 87 E 2592 5 13,1LE Lecce 49 C 1153 0 17,1LI Livorno 3 D 1408 0 15,7LT Latina 21 C 1220 2 15,7LU Lucca 19 D 1715 0 14,8MC Macerata 315 D 2005 2 13,6ME Messina 3 B 707 5 18,5MI Milano 122 E 2404 5 13,7MN Mantova 19 E 2388 5 13,9MO Modena 34 E 2258 5 13,3MS Massa Carrara 65 D 1525 0 14,9MT Matera 200 D 1418 2 16,6NA Napoli 17 C 1034 2 18,2NO Novara 159 E 2463 5 12,8NU Nuoro 546 D 1602 0 14,6OR Oristano 9 C 1059 3 16,6PA Palermo 14 B 751 5 18,0PC Piacenza 61 E 2715 5 12,1PD Padova 12 E 2383 5 12,8PE Pescara 4 D 1718 2 16,1PG Perugia 493 E 2289 2 13,2PI Pisa 4 D 1694 0 15,0PN Pordenone 24 E 2459 5 12,2PO Prato 61 D 1668 0 15,2PR Parma 57 E 2502 5 13,4PS Pesaro e Urbino 11 D 2083 2 13,4PT Pistoia 67 D 1885 0 14,5PV Pavia 77 E 2623 5 12,6PZ Potenza 819 E 2472 3 12,5RA Ravenna 4 E 2227 5 12,1RC Reggio Calabria 15 B 772 3 18,1RE Reggio Emilia 58 E 2560 5 12,7RG Ragusa 502 C 1324 0 17,0RI Rieti 405 E 2324 3 12,7RM Roma 20 D 1415 0 16,3RN Rimini 5 E 2139 5 13,6RO Rovigo 7 E 2466 5 13,3SA Salerno 4 C 994 2 18,4SI Siena 322 D 1943 2 14,0SO Sondrio 307 E 2755 10 11,9SP La Spezia 3 D 1413 0 14,2

(segue)

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(seguito tabella 20.15)

Provincia Comune Alt. Zona GG θe (°C) θm, e (°C)

SR Siracusa 17 B 799 5 18,2SS Sassari 225 C 1185 2 16,1SV Savona 4 D 1481 0 15,8TA Taranto 15 C 1071 0 17,1TE Teramo 265 D 1834 0 14,3TN Trento 194 E 2567 12 15,9TO Torino 239 E 2617 8 12,4TP Trapani 3 B 810 5 18,2TR Terni 130 D 1650 2 15,2TS Trieste 2 D 1929 5 14,6TV Treviso 15 E 2378 5 13,4UD Udine 113 E 2323 5 13,6VA Varese 382 E 2652 5 10,5VB Verbania 197 E 2426 5 13,1VC Vercelli 130 E 2751 7 12,4VE Venezia 1 E 2345 5 13,8VI Vicenza 39 E 2371 5 13,2VR Verona 59 D 2068 5 13,7VT Viterbo 326 D 1989 2 14,8VV Vibo Valentia 426 D 1586 3 15,0

Fase 2. Identificazione delle zone riscaldate e di quelle non riscaldate, alle primevengono assegnati i valori di temperatura interna di progetto (θint)

(39) in funzionedella tipologia di locale (24 °C per i bagni e 20 °C per soggiorni, camere da lettoecc.). Tali valori possono essere desunti sempre dall’appendice NA, dal DPR 412 eda regolamenti locali (tab. 20.16).

Tab. 20.16 Temperature interne di progetto

Tipo di locale dell’edificio Temperatura interna di progetto (°C)

Ufficio singolo 20Uffici a spazio aperto 20Sala conferenze 20Auditorium 20Bar - ristorante 20Aule scolastiche 20Scuola materna 20Asilo nido 22Supermercato 16Locali di abitazione 20Bagni 24Chiese 15Musei - gallerie 16

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(39) Si ipotizza che la temperatura operante e la temperatura dell’aria interna abbiano lo stessovalore.

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Fase 3. In questa fase bisogna desumere i seguenti dati dall’edificio:Vi volume d’aria interno di ogni ambiente, espresso in m3

Ak area di ciascun elemento dell’edificio, espresso in m2

Uk trasmittanza termica di ciascun elemento dell’edificio, espressa in W/(m2 K)Ψ trasmittanza termica lineare di ciascun ponte termico lineare, espressa in W/(m K)L lunghezza di ciascun ponte termico lineare, espressa in metri.

Il calcolo della trasmittanza termica (valore U) degli elementi dell’edificio deveessere eseguito facendo riferimento alle condizioni al contorno e alle caratteristichedei materiali, definite e raccomandate nelle norme EN (tab. 20.17).

Tab. 20.17 Parametri e riferimenti normativi per la determinazione del coefficiente U

Simbolo e Definizione del parametro Riferimento alla normaunità di misura UNI corrispondente

Rsi (m2 K W1) Resistenza termica superficiale interna UNI EN ISO 6946

Rse (m2 K W1) Resistenza termica superficiale esterna UNI EN ISO 6946

Conduttività termica (materiali omogenei):– determinazione dei valori dichiarati e

di progetto (procedimento) UNI EN ISO 10456λ (W m1 K1) – valori di progetto tabulati (valori cautelativi) UNI EN 12524

– tipi di terreno UNI EN ISO 13370– posizione e condizioni di umidità locali norme nazionali

(in funzione del Paese)

R (m2 K W1) Resistenza termica di materiali (non) omogenei UNI EN ISO 6946

Resistenza termica di strati d’aria o cavità:

Ra (m2 K W1)– strati d’aria non ventilati, leggermente ventilatiUNI EN ISO 6946

e ben ventilati UNI EN ISO 10077-1– in finestre accoppiate e doppie

Trasmittanza termica:– metodo generale di calcolo UNI EN ISO 6946

U (W m2 K1) – finestre, porte (valori calcolati e tabulati) UNI EN ISO 10077-1– telai (metodo numerico) UNI EN ISO 10077-2– vetrate UNI EN 673

Trasmittanza termica lineare (ponti termici):ψ (Wm1K1) – calcolo dettagliato (numerico, 3 dimensioni) UNI EN ISO 10211

– calcolo semplificato UNI EN ISO 14683

χ (W/K)Trasmittanza termica puntiforme UNI EN ISO 10211-1(ponti termici, 3 dimensioni)

Fase 4. Per la determinazione del coefficiente di dispersione termica per ventila-zione, si utilizzano le seguenti quantità, come appropriate:

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nmin tasso di ventilazione esterna minimo orario (h1)n50 tasso orario di ventilazione con una differenza di pressione di 50 Pa tra interno

ed esterno (h1)Vinf portata d’aria per infiltrazione dovuta a mancanza di tenuta dell’involucro del-

l’edificio, tenendo conto del vento e dell’effetto camino (m3/s)VSu portata d’aria di rinnovo (m3/s)Vex portata d’aria di estrazione (m3/s)ηV rendimento del sistema di recupero del calore sull’aria di estrazione.

La scelta delle dimensioni dell’edificio utilizzate deve essere chiaramente speci-ficata. Quali che siano le dimensioni scelte, devono essere incluse le dispersioniattraverso l’intera area delle pareti esterne. Possono essere utilizzate le dimensioniinterne, esterne o interne totali secondo la UNI EN ISO 13789, ma le dimensioni del-l’edificio scelte devono essere chiaramente specificate e mantenute invariate per l’in-tera esecuzione del calcolo. Occorre notare che la UNI EN ISO 13789 non contem-pla l’approccio ambiente per ambiente.

La dispersione termica totale di progetto, φ, è calcolata come segue:

φ � φT,i � φV,i (W) (20.10)

dove:φT,i dispersione termica di progetto per trasmissione per lo spazio riscaldato (W);φV,i dispersione termica di progetto per ventilazione per lo spazio riscaldato (W).

La dispersione termica di progetto per trasmissione è calcolata come segue:

φT,i � (HT,ie � HT,iue � HT,ig � HT,ij) � (θint,i θe) (W) (20.11)

HT,ie è il coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscal-dato i verso l’esterno (e) attraverso l’involucro dell’edificio (W/K);

HT,iue � k

Ak Uk ek � i

ψi li ei (W/K) (20.12)

dove:Ak area dell’elemento k dell’edificio, espressa in m2

ek, ei fattori di correzione per l’esposizione, che tengono conto di influssi climaticiquali la diversa insolazione, l’assorbimento di umidità degli elementi dell’edi-ficio, la velocità del vento e la temperatura, a condizione che tali influssi nonsiano già stati considerati nella determinazione dei valori di U (EN ISO 6949);tali valori sono contenuti nella tabella 20.18

Uk trasmittanza termica dell’elemento k dell’edificio espressa in W/(m2 K)(40)

li lunghezza del ponte termico lineare i tra l’interno e l’esterno (m)ψ trasmittanza termica lineare del ponte termico(41)

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(40) La trasmittanza termica è calcolata per gli elementi opachi secondo la UNI EN ISO 6949,per gli elementi trasparenti secondo la UNI EN ISO 10077-1.(41) Per valutazione di massima usare la norma UNI EN ISO 14683, oppure per calcoli più rigo-rosi la UNI EN ISO 10211-2.

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Tab. 20.18 Fattore di esposizione ek ed ei

Fattore di esposizione ek � ei

N NE E SE S SO O NO1,20 1,20 1,25 1,10 1,00 1,05 1,10 1,15

HT,iue è il coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscal-dato (i) verso l’esterno (e) attraverso lo spazio non riscaldato (u), espresso in W/K.Tale parametro viene moltiplicato per un fattore di riduzione della temperatura chetiene conto della differenza tra la temperatura dello spazio non riscaldato e la tem-peratura esterna di progetto.

HT,iue � k

Ak Uk bu � i

ψi li bu (W/K) (20.13)

dove bu è il fattore di riduzione della temperatura(42) che tiene conto della differenzatra la temperatura dello spazio non riscaldato e la temperatura esterna di progetto.Tale fattore può essere determinato in tre modi differenti.

Se si conosce la temperatura dello spazio non riscaldato θu nelle condizioni di pro-getto, se è specificata o calcolata, bu è dato da:

θint θubu � ––––––––– (20.14)θint,i θe

Se non è nota θu allora:

Huebu � ––––––––– (20.15)Hiu Hue

dove:Hiu coefficiente di dispersione termica dello spazio riscaldato i allo spazio non

riscaldato u (W/K), considerando sia le dispersioni termiche per trasmissionesia quelle di ventilazione dello spazio stesso;

Hue coefficiente di dispersione termica dello spazio non riscaldato u all’esterno e(W/K), considerando sia le dispersioni termiche per trasmissione (esterno e ter-reno) sia quelle di ventilazione dello spazio stesso (tra lo spazio non riscaldatoe l’esterno).

In alternativa si possono utilizzare i valori riportati nella tabella 20.19.

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(42) Il fattore di riduzione può essere determinato.

Page 55: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

Tab. 20.19 Fattore di riduzione bu per il calcolo delle dispersioni attraverso vani non riscaldati

Tipo di vano bu

Locali/numero di pareti del vano non riscaldato rivolte verso l’ambiente esterno:– con una parete esterna 0,4– senza serramenti esterni e con almeno due pareti esterne 0,5– con serramenti esterni e con almeno due pareti esterne (per esempio garage) 0,6– con tre pareti esterne (per esempio vani scala esterni) 0,8

Cantine:– senza finestre/serramenti esterni 0,5– con finestre/serramenti esterni 0,8

Sottotetti:– il tasso di ventilazione del sottotetto è elevato, (per esempio tetti

ricoperti con tegole o altri materiali di copertura non a tenuta) senza rivestimento con feltro o assito 1,0

– altri tetti non isolati 0,9– tetti isolati 0,7

Disimpegni interni (senza muri esterni; ricambio d’aria minore di 0,5 vol/h) 0

Disimpegni ventilati (aperture/volume � 0,005 m2/m3) 1,0

Solette sospese (soletta sopra vespaio) 0,8

HT,ig è il coefficiente di dispersione termica per trasmissione verso il terreno, incondizioni di regime permanente, dallo spazio riscaldato i verso il terreno(43) g (W/K):

HT,ig � fg1 fg2 �k

Ak Uequiv,k� Gw (W/K) (20.16)

dove:fg1 fattore di correzione che tiene conto dell’influenza della variazione annuale della

temperatura esterna, pari a 1,45fg2 fattore di riduzione della temperatura, che tiene conto della differenza tra la tem-

peratura esterna media annuale e la temperatura esterna di progetto, dato da:

θint,i θm,efg2 � ––––––––––– (20.17)θint,i θe

Ak area dell’elemento dell’edificio k a contatto con il terreno (m2)Uequiv,k trasmittanza termica equivalente dell’elemento k dell’edificio, determinata

in funzione della tipologia del pavimento (su terreno, interrato oppure suvespaio aerato) (W m2 K1)

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(43) La norma prevede un metodo semplificato per la determinazione del tasso di dispersione ter-mica verso il terreno, rimanda alla norma UNI EN ISO 13370, “Prestazione termica degli edi-fici - Trasferimento di calore attraverso il terreno - Metodi di calcolo” per il calcolo dettagliato.

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GW fattore di correzione che tiene conto dell’influenza dell’acqua del sottosuo-lo. Se la distanza tra la falda freatica considerata e il livello del pavimentodel seminterrato (soletta del pavimento) è minore di 1 m, si deve tenere contodi tale influenza.Il fattore può essere calcolato secondo la EN ISO 13370 e deve essere deter-minato su base nazionale. In assenza di valori nazionali si applicano iseguenti valori:– 1,00 se la distanza tra la falda freatica considerata e la soletta del pavi-

mento è maggiore di 1 m;– 1,15 se la distanza tra la falda freatica considerata e la soletta del pavi-

mento è minore di 1 m.

HT,ij è il coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscalda-to i a uno spazio adiacente j riscaldato a una temperatura significativamente diversa,per esempio uno spazio riscaldato adiacente all’interno della porzione di edificio ouno spazio riscaldato di una porzione di edificio adiacente, espresso in W/K, ma nonafferente allo stesso impianto termico:

HT,ij � k

fij Ak Uk (W/K) (20.18)

dove:fij fattore di riduzione della temperatura che tiene conto della differenza tra la tem-

peratura dello spazio adiacente e la temperatura esterna di progetto, dato da:

θint,i θspazio riscaldatofij � –––––––––––––––––– (20.19)θint,i θe

Ak area dell’elemento k dell’edificio (m2)Uk trasmittanza termica dell’elemento k dell’edificio in W/(m2K).

In assenza di valori nazionali della temperatura degli spazi riscaldati adiacenti, siapplicano i valori predefiniti riportati nella tabella 20.20.

Tab. 20.20 Temperatura degli spazi riscaldati adiacenti

Calore trasferito dallo spazio riscaldato i a: θspazio adiacente °C

ambiente adiacente all’interno della stessa θspazio adiacente deve essere specificato:porzione di edificio – per esempio, per bagno, magazzino

– per esempio, influenza del gradientedi temperatura verticale

ambiente adiacente appartenente a un’altraporzione di edificio (per esempio, (θint,i � θint,J)/2appartamento)

ambiente adiacente appartenente a un edificio θme intesa come la temperatura esternaseparato (riscaldato o non riscaldato) media annuale

Nota: i valori riportati nella tabella 20.20 possono comprendere informazioni sull’effetto deigradienti di temperatura verticali.

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La dispersione termica di progetto per ventilazione φV,i per uno spazio riscaldato iè calcolata come segue:

φV,i � Vi ρ cp (θint,i θe) (W) (20.20)dove:HV,i coefficiente di dispersione termica di progetto per ventilazione (W/K)Vi portata d’aria dello spazio riscaldato i (m3/s)ρ densità dell’aria a θint,i (kg/m3)cp capacità termica specifica dell’aria a θint,i, in kJ/(kg K).θint,i temperatura interna di progetto dello spazio riscaldato i (K)θe temperatura esterna di progetto in gradi centigradi (K)

Il procedimento di calcolo per la determinazione della relativa portata d’aria Vidipende dal caso considerato, vale a dire con o senza sistema di ventilazione:– nel caso di sistemi privi di sistema di ventilazione meccanica la portata di venti-

lazione sarà uguale alla portata d’aria per infiltrazione dovuta alle caratteristichedi permeabilità dell’involucro e al contesto in cui si trova l’edificio;

– nel caso invece di utilizzo di un sistema di ventilazione meccanica, la portata d’a-ria sarà data dalla sommatoria della portata d’aria per infiltrazione e della portatad’aria immessa ai fini della qualità dell’aria.

L’aria di rinnovo non deve necessariamente avere le caratteristiche termiche del-l’aria esterna, per esempio nei casi in cui:– viene immessa tramite l’utilizzo di sistemi di recupero di calore;– quando l’aria esterna è preriscaldata a livello centrale;– quando l’aria di rinnovo proviene da spazi adiacenti.

In tutti questi casi si applica un fattore di riduzione che tiene conto della differenzatra la temperatura dell’aria di rinnovo e la temperatura esterna di progetto. Bisogna evi-denziare che nel calcolo questo fattore va a ridurre la portata di aria immessa dall’im-pianto, tale riduzione serve solo per determinare la potenza termica necessaria per por-tare l’aria alle condizioni di progetto. La portata d’aria immessa ai fini della qualità del-l’aria è pari al valore della portata immessa non corretta dal fattore di riduzione.

Fase 5. Gli spazi riscaldati in modo intermittente richiedono una potenza di ripre-sa, per ottenere la temperatura interna di progetto richiesta, dopo il periodo di inatti-vità dell’impianto, entro un tempo determinato. La potenza di ripresa dipende daiseguenti fattori:– capacità termica degli elementi dell’edificio;– tempo di ripresa del riscaldamento;– calo di temperatura durante il periodo di inattività;– caratteristiche del sistema di regolazione.

La potenza di ripresa può non essere sempre necessaria, per esempio se:– il sistema di regolazione è in grado di eliminare il periodo di inattività nei giorni

più freddi;– è possibile ridurre le dispersioni termiche (perdite per ventilazione) durante il

periodo di inattività.

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La potenza di ripresa può essere determinata in modo dettagliato mediante proce-dimenti di calcolo dinamico.

Nei casi seguenti è possibile utilizzare un metodo di calcolo semplificato, per deter-minare la potenza di ripresa richiesta per il generatore di calore e per i corpi scaldanti:– per edifici residenziali:

il periodo di inattività(44) (notturna) non è maggiore di 8 h;la costruzione dell’edificio non è leggera (per esempio, struttura in legno);

– per gli edifici non residenziali:il periodo di inattività non è maggiore di 48 h (interruzione di fine settimana);il periodo di occupazione durante i giorni lavorativi è maggiore di 8 h al giorno;la temperatura interna di progetto è compresa tra 20 °C e 22 °C.

La potenza di ripresa richiesta per compensare gli effetti del riscaldamento inter-mittente φRH,i in uno spazio riscaldato i è calcolata come segue:

φRH,i � Ai � fRH (W) (20.21)dove:Ai area del pavimento dello spazio riscaldato i (m2)fRH fattore di correzione dipendente dal tempo di riscaldamento successivo e dal

calo della temperatura interna previsto durante il periodo di inattività, espres-so in W/m2. Questo fattore di correzione è indicato all’interno dell’appendicenazionale della norma. Tali valori predefiniti non si applicano agli impianti diriscaldamento con accumulo.

Fase 6. Il carico termico di progetto di una porzione entità di edificio o di un edi-ficio, φHL, è calcolato come segue:

φHL � Σ φT,i � Σ φV,i � Σ φRH,i (W) (20.22)

dove:Σ φT,i somma delle dispersioni termiche per trasmissione di tutti gli spazi riscalda-

ti, escluso il calore scambiato all’interno della porzione entità di edificio odell’edificio;

Σ φV,i dispersioni termiche per ventilazione di tutti gli spazi riscaldati, escluso ilcalore scambiato all’interno della porzione entità di edificio o dell’edificio;

Σ φRH,i somma delle potenze di ripresa di tutti gli spazi riscaldati, richieste per com-pensare gli effetti del riscaldamento intermittente.

20.7 REQUISITI E DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI TERMICI

Il DPR 59 del 2 aprile 2009 al comma 5 dell’articolo 4 prescrive che gli impian-ti termici di nuova installazione devono essere dimensionati in modo da assicurare

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(44) Si ricorda che il regime intermittente è disciplinato dal DPR n. 412 e successivi aggiorna-menti.

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un rendimento globale medio stagionale dell’impianto termico ηg non inferiore alvalore:

ηg � (75 � 3 log Pn) % (20.23)

dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore odei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW.

Per i valori di Pn superiori di 1000 kW la formula precedente non si applica se lasoglia minima per il rendimento globale medio stagionale è pari a 84%.

Per potenza utile nominale [Pn] (cioè dichiarata e garantita dal costruttore in regi-me di funzionamento continuo) del generatore o del complesso dei generatori a ser-vizio del singolo impianto termico; per potenze superiori a 350 kW la potenza utiledeve essere ripartita su almeno due generatori. Per potenza utile si intende quella tra-sferita nell’unità di tempo al fluido termovettore, pari, quindi, alla potenza termica alfocolare diminuita delle perdite al camino e attraverso l’involucro del generatore.

Per rendimento globale medio stagionale si intende il rapporto tra il fabbisognodi energia termica utile e il corrispondente fabbisogno di energia primaria durante lastagione di riscaldamento come mostrato dall’equazione 20.24 ed espressi entrambiin kWh.

(Qh � Qh,W)ηg � –––––––––––– (20.24)

Qp,H

dove:Qh fabbisogno di energia termica utile, definita come la quantità di calore che

deve essere fornita o sottratta a un ambiente climatizzato per mantenere lecondizioni di temperatura desiderate durante un dato periodo di tempo;

Qh,W fabbisogno di energia termica per acqua calda sanitaria, definita come laquantità di calore che deve essere fornita per riscaldare una quantità di acquaalla temperatura desiderata;

Qp,H,W fabbisogno complessivo di energia primaria per il riscaldamento e acquacalda sanitaria, definito come la quantità annua di energia primaria effetti-vamente consumata o che si prevede possa essere necessaria sia per la clima-tizzazione invernale in condizioni climatiche e di uso standard dell’edificiosia per la richiesta annua di acqua calda per usi igienico-sanitari determinatasulla base dei fabbisogni di acqua calda.

Il rendimento globale medio stagionale risulta dal prodotto dei seguenti rendi-menti medi stagionali:– rendimento di generazione ηgn– rendimento di regolazione ηrg– rendimento di distribuzione ηd– rendimento di emissione ηe

ηg � ηgn � ηrg � ηd � ηe (20.25)

Ciascuno dei sottosistemi che compongono il sistema ha un proprio rendimento.Ai fini della conversione dell’energia elettrica in energia primaria il valore di riferi-

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mento per la conversione tra kWh elettrici e MJ è definito con provvedimento del-l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG), al fine di tener conto dell’efficien-za media di produzione del parco termoelettrico, e suoi successivi aggiornamenti.

A livello nazionale, come specificato dal DPR 59, per quanto riguarda la deter-minazione sia dell’energia primaria sia dei rendimenti, bisogna riferirsi a quanto pre-visto dalla specifica tecnica UNI/TS 11300 parte 2. Tale specifica tecnica può esse-re utilizzata inoltre anche per i seguenti scopi:1) valutare il rispetto di regolamenti espressi in termini di obiettivi energetici;2) confrontare le prestazioni energetiche di varie alternative impiantistiche;3) indicare un livello convenzionale di prestazione energetica in termini di consumo

di energia primaria degli edifici esistenti;4) valutare il risparmio di interventi sugli impianti;5) valutare il risparmio di energia utilizzando energie rinnovabili o altri metodi di

generazione;6) prevedere le esigenze future di risorse energetiche su scala nazionale calcolando i

fabbisogni di energia primaria di tipici edifici rappresentativi del parco edilizio.

La specifica tecnica si applica a sistemi di nuova progettazione, ristrutturati o esi-stenti:– per il solo riscaldamento;– misti o combinati per riscaldamento e produzione acqua calda sanitaria;– per sola produzione acqua calda per usi igienico-sanitari.

Le suddette applicazioni trovano riscontro in diversi tipi di valutazione energeti-ca, come di seguito classificati.A) Valutazione di calcolo: prevede il calcolo del fabbisogno energetico e si differen-

zia in:A1) valutazione di progetto: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati di pro-

getto; per le modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e dell’impian-to si assumono valori convenzionali di riferimento; questa valutazione è ese-guita in regime di funzionamento continuo;

A2) valutazione standard: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati relativiall’edificio e all’impianto reale, come costruito; per le modalità di occupa-zione e di utilizzo dell’edificio e dell’impianto si assumono valori conven-zionali di riferimento; questa valutazione è eseguita in regime di funziona-mento continuo;

A3) valutazione in condizioni effettive di utilizzo: il calcolo viene effettuato sullabase dei dati relativi all’edificio e all’impianto reale, come costruito; per lemodalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e dell’impianto si assumo-no valori effettivi di funzionamento (per esempio, in caso di diagnosi ener-getiche); questa valutazione è eseguita nelle condizioni effettive di intermit-tenza dell’impianto.

B) Valutazione basata sul rilievo dei consumi con modalità standard.Ai fini di diagnosi energetica si può procedere con la valutazione A3) integratacon il suddetto rilievo dei consumi. Le condizioni affinché i dati di consumo rile-

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vati possano essere correttamente utilizzati come valori di confronto sono:– la definizione di criteri unificati per attribuire i consumi al periodo di tempo pre-

fissato;– modalità, anch’esse unificate, per convertire i consumi in portate volumetriche

o di massa e quindi in equivalenti energetici.

20.7.1 Fabbisogno ideale per il riscaldamento (Qh). Tale fabbisogno è riferi-to al funzionamento continuo, cioè al mantenimento di una temperatura internadell’edificio costante nel tempo. Il fabbisogno ideale di energia termica utile del-l’edificio si calcola con i metodi della UNI EN ISO 13790 e della UNI/TS 11300parte 1.

20.7.2 Fabbisogno effettivo per riscaldamento (Qhr). Tale fabbisogno, intesocome la quantità di energia termica utile che deve essere immessa negli ambientiriscaldati, deve tenere conto sia di fattori negativi quali:a) maggiori perdite verso l’esterno dovute a una distribuzione non uniforme di tem-

peratura dell’aria all’interno degli ambienti riscaldati (stratificazione);b) maggiori perdite verso l’esterno dovute alla presenza di corpi scaldanti annegati

nelle strutture;c) maggiori perdite dovute a una imperfetta regolazione dell’emissione del calore;d) eventuale mancato sfruttamento di apporti gratuiti conteggiati nel calcolo di Qh,

che si traducono in maggiori temperature ambiente anziché riduzioni dell’emis-sione di calore;

e) sbilanciamento dell’impianto;

sia di fattori positivi, quali:a) trasformazione in calore dell’energia elettrica impiegata nelle unità terminali.

Di conseguenza, l’energia termica utile effettiva Qhr (� Qd,out) la quale deve esse-re fornita dal sottosistema distribuzione, è:

Qhr � Q h � Ql,rg � Ql,e Qaux,e,lrh (Wh) (20.26)

dove:Q

h è il fabbisogno ideale netto;Ql,e sono le perdite totali di emissione;Ql,rg sono le perdite totali di regolazione;Qaux,e,lrh è l’energia termica recuperata dall’energia elettrica del sottosistema di

emissione.

Quando l’impianto prevede zone termiche(45) con terminali diversi e rispettivisistemi di regolazione ambiente, il fabbisogno energetico utile effettivo dell’edificiorisulta essere la somma di tutti i fabbisogni energetici utili delle singole zone ter-miche.

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(45) Si intende per zona termica la parte di ambiente climatizzato mantenuto a temperaturauniforme attraverso lo stesso impianto di riscaldamento, raffrescamento o ventilazione.

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20.7.3 Fabbisogno di energia per la produzione di acqua calda sanitaria(Qh,W). Tale fabbisogno, inteso come la quantità di energia termica richiesta perriscaldare una quantità di acqua alla temperatura desiderata, risulta essere pari a:

Qh,W � i

ρ � c � VW � (θer θ0) � G (Wh) (20.27)

dove:ρ è la massa volumica dell’acqua (kg/m3);c è il calore specifico dell’acqua pari a 1,162 (Wh/kg °C);VW è il volume dell’acqua richiesta durante il periodo di calcolo (m3/d);θer è la temperatura di erogazione [°C];θ0 è la temperatura di ingresso dell’acqua fredda sanitaria [°C];G è il numero dei giorni del periodo di calcolo [d].

I volumi di acqua calda sanitaria sono riferiti convenzionalmente ad una tempe-ratura di erogazione di 40 °C e a una temperatura di ingresso di 15 °C. Il salto ter-mico di riferimento ai fini del calcolo del fabbisogno di energia termica utile è, quin-di, di 25 K. In caso siano disponibili i dati mensili di temperatura dell’acqua di ali-mentazione in relazione alla zona climatica e alla fonte di prelievo (acqua superfi-ciale, acqua di pozzo ecc) in quanto messi a disposizione dall’ente erogatore o dal-l’Amministrazione Comunale, si devono usare tali dati.

Il volume si determina come il prodotto tra il fabbisogno giornaliero specifico (a)espresso in L/d e il parametro che dipende dalla destinazione d’uso dell’edificio (Nu).

Per destinazioni d’uso residenziali il valore di Nu risulta essere pari alla superficieutile (Su) dell’abitazione espressa in metri quadrati.

Tab. 20.21 Valori di a per edifici residenziali espressi in (L/d m2) (tratti dalla UNI/TS 11300-2)

Fabbisogni Calcolo in base al valore di Su per unità Valore medioimmobiliare [m2] riferito a

�50 51-200 �200 Su � 80 m2

a 1,8 4,514 � Su-0,2356 1,3 1,6

Fabbisogno equivalente di energia termica utile [Wh/d m2] 52,3 131,22 � Su

-0,2356 37,7 46,7Fabbisogno equivalente di energia termica utile [kWh/m2 anno] 19,09 47,9 � Su

-0,2356 13,8 17,05

Per tutte le altre destinazioni d’uso come specificato dal DPR 412, la determi-nazione dei fabbisogni di acqua calda sanitaria deve essere effettuata su base men-sile tenendo conto del consumo giornaliero e del numero di giorni/mese di occu-pazione.

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Tab. 20.22 Valori per destinazioni diverse dal residenziale (tratti dalla UNI/TS 11300-2)

Tipo di attività a Nu

Hotel senza lavanderia Numero di letti e numero giorni mese1 stella 40 L/d letto2 stelle 50 L/d letto3 stelle 60 L/d letto4 stelle 70 L/d letto

Hotel con lavanderia Numero di letti e numero giorni mese1 stella 50 L/d letto2 stelle 60 L/d letto3 stelle 70 L/d letto4 stelle 80 L/d letto

Altre attività ricettive diverse dalle precedenti 28 L/d letto Numero di letti e numero giorni mese

Attività ospedaliera day hospital 10 L/d letto Numero di letti

Attività ospedaliera con pernottamento e lavanderia 90 L/d letto Numero di letti

Scuole –Scuole materne e asili nido 15 L/d Numero di bambini

Attività sportive/palestre 100 L/d Per doccia installata

Uffici 0,2 L/m2 d

Negozi –

Ristoranti 10 L/d Numero di ospiti per numero di pasti

Catering e self service 4 L/d Numero di ospiti per numero di pasti

20.7.4 Fabbisogno di energia primaria (Qp,H,W). I fabbisogni di energia degliimpianti, sotto forma di diversi vettori energetici, vengono convertiti in fabbisognocomplessivo di energia primaria.

In un determinato intervallo di calcolo, il fabbisogno globale di energia primariaè dato da:

Qp,H,W � QH,c,i � fp,i � QW,c,j � fp,j � (QH,aux � QW,aux � QINT,aux Qel,exp) � fp,ei

(Wh) (20.28)dove:QH,c,i è il fabbisogno di energia per riscaldamento ottenuto da ciascun vettore ener-

getico i (combustibili, energia elettrica ecc.); nel caso di combustibili è datodalla quantità utilizzata per il potere calorifico inferiore, nel caso di energiaelettrica dalla quantità utilizzata;

fp,i è il fattore di conversione in energia primaria del vettore energetico i;QW,c,j è il fabbisogno di energia per acqua calda sanitaria ottenuto da ciascun vetto-

re energetico j (combustibili, energia elettrica, ecc.); nel caso di combustibili

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è dato dalla quantità utilizzata per il potere calorifico inferiore, nel caso dienergia elettrica dalla quantità utilizzata;

QH,aux è il fabbisogno di energia elettrica per gli ausiliari degli impianti di riscalda-mento;

QW,aux è il fabbisogno di energia elettrica per gli ausiliari degli impianti di produ-zione di acqua calda sanitaria;

QINT,aux è il fabbisogno di energia elettrica per ausiliari di eventuali sistemi che uti-lizzano energie rinnovabili e di cogenerazione;

Qel,exp è l’energia elettrica esportata dal sistema (da solare fotovoltaico, cogenera-zione);

fp,el è il fattore di conversione in energia primaria dell’energia ausiliaria elettrica.

Per quanto riguarda i fattori di conversione diversi da quelli relativi a solare, bio-masse e teleriscaldamento, sono indicati in una parte successiva in fase di elabora-zione, in cui si demanda alla UNI/TS 11300 parte 4. Per i combustibili fossili talevalore risulta pari a 1, per l’energia elettrica tale valore è deliberato dall’AEEG inTep/kWhel per anno in corso. Si assume come fattore di conversione da Tep/kWhel inkWh primaria/kWh elettrici pari a 11,86 103.

È importante evidenziare che nel caso di impianti solo di riscaldamento o di solaacqua calda sanitaria si considerano solo i termini relativi al sistema considerato.

20.7.5 Rendimenti e perdite dei sottosistemi di riscaldamento. Il bilancio diun sottosistema viene definito come mostrato dalla figura 20.4.

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Fig. 20.4 Bilancio di un sottosistema di riscaldamento.

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Il rendimento di un sottosistema generico ηX,y può essere determinato come segue,a eccezione del sistema di generazione:

QX,y,outηX,y � –––––––––––––––––– (20.29)QX,y,in � fp,el QX,y,aux

dove:

QX,y,out è l’energia termica utile fornita in uscita dal sottosistema y per il servizio X(per esempio, per il sottosistema di distribuzione del riscaldamento Q H,d,out);

QX,y,in è l’energia termica utile richiesta in ingresso dal sottosistema;fp,el è il fattore di conversione in energia primaria dell’energia ausiliaria elettrica;QX,y,aux è l’energia elettrica degli ausiliari del sottosistema y per il servizio X.

Per il sistema di generazione utilizzante combustibili fossili:

QX,y,outηX,y � –––––––––––––––––– (20.30)QX,y,in � fp,el QX,y,aux

dove QX,gn,in è l’energia termica fornita dal combustibile.

20.7.5 Sottosistema di emissione ηηe. Il fabbisogno termico teorico in condizioniideali viene soddisfatto con una quantità di energia termica, fornita dal terminale ero-gatore, leggermente superiore a causa della disuniformità di temperatura negli ambien-ti, per l’aumento delle dispersioni verso l’esterno provocato dallo stesso terminale

La geometria del locale influenza in modo determinante le perdite del sottosiste-ma di emissione, infatti le tabelle 20.23 e 20.24 forniscono i valori del rendimento diemissione sia quando l’altezza del locale è inferiore o compresa entro 4 metri, siaquando risulta superiore a 4 metri.

Tab. 20.23 Rendimenti di emissione in locali di altezza inferiore a 4 metri (tratti dalla UNI/TS 11300-2)

Tipo di terminale di erogazione Carico termico medio annuo [W/m3(a)]

� 4 4-10 � 10

ηe

Radiatori su parete esterna isolata (*) 0,95 0,94 0,92Radiatori su parete interna 0,96 0,95 0,92Ventilconvettori (*) valori riferiti a tmedia acqua � 45°C 0,96 0,95 0,94Termoconvettori 0,94 0,93 0,92Bocchette in sistemi ad aria calda (***) 0,94 0,92 0,90Pannelli isolati annegati a pavimento 0,99 0,98 0,97Pannelli annegati a pavimento (****) 0,98 0,96 0,94Pannelli annegati a soffitto 0,97 0,95 0,93Pannelli a parete 0,97 0,95 0,93

(segue)

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(seguito tabella 20.23)

(a) Il carico termico medio annuo, espresso in W/m3, è ottenuto dividendo il fabbisogno annuodi energia termica utile espresso in Wh, calcolato secondo la UNI EN ISO 13790, per il tempoconvenzionale di esercizio dei terminali di emissione, espresso in ore, e per il volume lordoriscaldato del locale o della zona, espresso in metri cubi.(*) Il rendimento indicato è riferito a una temperatura di mandata dell’acqua di 85 °C. Per pare-te riflettente, si incrementa il rendimento di 0,01. In presenza di parete esterna non isolata (U� 0,8 W/m2 K) si riduce il rendimento di 0,04. Per temperatura di mandata dell’acqua � 65°C si incrementa il rendimento di 0,03.(**) I consumi elettrici non sono considerati e devono essere calcolati separatamente.(***) Per quanto riguarda i sistemi di riscaldamento ad aria calda i valori si riferiscono a impian-ti con:– griglie di ripresa dell’aria posizionate a un’altezza non maggiore di 2,00 m rispetto al livel-

lo del pavimento;– bocchette o diffusori correttamente dimensionati in relazione alla portata e alle caratteristi-

che del locale;– corrette condizioni di funzionamento (generatore di taglia adeguata, corretto dimensiona-

mento della portata di aspirazione;– buona tenuta all’aria dell’involucro e della copertura.(****) I dati forniti non tengono conto delle perdite di calore non recuperate dal pavimento versoil terreno; queste perdite devono essere calcolate separatamente e utilizzate per adeguare ilvalore del rendimento.

Tab. 20.24 Rendimenti di emissione in locali di altezza inferiore a 4 metri (tratti dalla UNI/TS 11300-2)

Descrizione Carico termico (W/m3)

� 4 4-10 � 10

Altezza del locale

6 10 14 6 10 14 6 10 14

Generatore d’aria calda singolo abasamento o pensile 0,97 0,96 0,95 0,95 0,94 0,93 0,93 0,92 0,91Aerotermi ad acqua 0,96 0,95 0,94 0,94 0,93 0,92 0,92 0,91 0,90Generatore d’aria calda singolo pensilea condensazione 0,98 0,97 0,96 0,96 0,95 0,94 0,94 0,93 0,92Strisce radianti ad acqua, a vapore, afuoco diretto 0,99 0,98 0,97 0,97 0,97 0,96 0,96 0,96 0,95Riscaldatori ad infrarossi 0,98 0,97 0,96 0,96 0,96 0,95 0,95 0,95 0,94Pannelli a pavimento annegati (*) 0,98 0,97 0,96 0,96 0,96 0,95 0,95 0,95 0,95Pannelli a pavimento (isolati) 0,99 0,98 0,97 0,97 0,97 0,96 0,96 0,96 0,95(*) I dati forniti non tengono conto delle perdite di calore non recuperate dal pavimento versoil terreno; queste perdite devono essere calcolate separatamente ed utilizzate per adeguare ilvalore del rendimento.

Si deve considerare che per i locali di altezza superiore a 4 metri il rendimento diemissione non dipende solo dal carico termico annuale ma dalla tipologia e dalle

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caratteristiche tecniche del componente, dalle modalità di installazione e dalle carat-teristiche stesse dell’edifico.

Infatti la tabella 20.25 fornisce le indicazioni per una corretta installazione.

Tab. 20.25 Condizioni di corretta installazione (solo per locali con altezzasuperiore a 4 metri) (tratte dalla UNI/TS 11300-2)

Tipologia di sistema Condizioni di corretta installazione

Generatori aria calda – salto termico � 30 °C in condizioni di progetto;– regolazione modulante o alta bassa fiamma, con ventilatore

funzionante in continuo;– generatori pensili installati ad un’altezza non maggiore di 4 m;– per impianti canalizzati, bocchette di ripresa dell’aria in

posizione non maggiore di 1 m rispetto al livello del pavimento;– buona tenuta all’aria dell’involucro e della copertura (in

particolare) dello spazio riscaldato.

Strisce radianti – apparecchi rispondenti alla UNI EN 14037;– buona tenuta all’aria dell’involucro e della copertura (in

particolare) dello spazio riscaldato.

Pannelli radianti – sistemi dimensionati e installati secondo la UNI EN 1264-3 UNIEN 1264-4.

La perdita di energia termica del sistema di emissione viene determinata comeindicato nell’equazione 20.31:

1 ηeQl,e � Q h � –––––––– (Wh) (20.31)ηe

I fabbisogni di energia elettrica del sistema di emissione sono definiti nella tabel-la 20.26 e sono da utilizzare in mancanza di dati da parte del costruttore.

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Tab. 20.26 Fabbisogni elettrici terminali di emissione (tratti dalla UNI/TS 11300-2)

Categoria di terminali Tipologie Fabbisogni elettrici unitari

Terminali privi diventilatori con emissionedel calore per convezionenaturale ed irraggiamento

Terminali di erogazione perimmissione di aria calda

Terminali di erogazione ad acqua con ventilatore a bordo (emissioneprevalente per convezioneforzata)

Radiatori, convettori,strisce radianti, pannelliisolati dalle strutture edannegati nelle strutture

Bocchette e diffusori in genere

Ventilconvettori, convettoriventilati, apparecchi ingenere con ventilatoreausiliario

Nulli

Si considerano compresi nelladistribuzione dell’aria

Portata d’aria Pot. elettricam3/h (*) W

Fino a 200 m3/h 40Da 200 a 400 m3/h 50Da 400 a 600 m3/h 60

(segue)

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20.7.6 Sottosistema di regolazione ηηrg. Un sistema di regolazione che rispondemale e/o in ritardo rispetto alle richieste genera oscillazioni della temperatura inter-na, con conseguente aumento della potenza dispersa rispetto a quella teorica defini-bile in base a una temperatura interna costante.

La sola regolazione di centrale, per esempio con compensazione climatica, non èsufficiente per garantire un elevato rendimento di regolazione, in quanto non con-sente un soddisfacente recupero degli apporti gratuiti. I valori proposti all’internodella tabella 20.27 sono basati su una quota fissa di riferimento di perdita degliapporti gratuiti, che presuppone una regolazione in funzione del locale più sfavorito

Tab. 20.27 Rendimenti di regolazione (tratti dalla UNI/TS 11300-2)

Tipi di regolazione Caratteristiche Sistemi a bassa Sistemi ad elevata inerzia termicainerzia termica

Radiatori, Pannelli integrati Pannelli annegaticonvettori nelle strutture nelle strutture

ventilconvettori, edilizie e edilizie e nonstrisceradianti disaccoppiati disaccoppiatied aria calda termicamente termicamente

Solo Climatica (compensazione consonda esterna) 1 - (0,6 ηu γ) 0,98 - (0,6 ηu γ) 0,94 - (0,6 ηu γ)

Solo ambiente On off 0,94 0,92 0,88con regolatore PI o PID 0,99 0,97 0,93

P banda prop. 0,5 °C 0,98 0,96 0,92P banda prop. 1 °C 0,97 0,95 0,91P banda prop. 2 °C 0,95 0,93 0,89

(segue)

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(seguito tabella 20.26)

Categoria di terminali Tipologie Fabbisogni elettrici unitari

(*) Valori da utilizzare in mancanza di dati forniti dal fabbricante.(**) Nel caso di generatori canalizzati il fabbisogno di energia elettrica del ventilatore deve esse-re compreso nella distribuzione.Tutti i consumi elettrici si considerano recuperati come energia termica utile all’interno del-l’ambiente considerato, tale contributo è già incluso nei valori della tabella 20.26.

Generatori d’aria calda non canalizzati (**)

Generatori pensili - Generatori a basamento - Roof top

Portata d’aria Pot. elettricam3/h (*) W

1500 902500 1703000 2504000 3506000 7008000 900

Page 69: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

(seguito tabella 20.27)

Tipi di regolazione Caratteristiche Sistemi a bassa Sistemi ad elevata inerzia termicainerzia termica

Radiatori, Pannelli integrati Pannelli annegaticonvettori nelle strutture nelle strutture

ventilconvettori, edilizie e edilizie e nonstrisceradianti disaccoppiati disaccoppiatied aria calda termicamente termicamente

Climatica On off 0,97 0,95 0,93� ambiente PI o PID 0,995 0,99 0,97con regolatore P banda prop. 0,5 °C 0,99 0,98 0,96

P banda prop. 1 °C 0,98 0,97 0,95P banda prop. 2 °C 0,97 0,96 0,94

Solo zona On off 0,93 0,91 0,87con regolatore PI o PID 0,995 0,99 0,97

P banda prop. 0,5 °C 0,99 0,98 0,96P banda prop. 1 °C 0,98 0,97 0,95P banda prop. 2 °C 0,94 0,92 0,88

Climatica On off 0,96 0,94 0,92� zona PI o PID 0,995 0,98 0,96con regolatore P banda prop. 0,5 °C 0,98 0,97 0,95

P banda prop. 1 °C 0,97 0,96 0,94P banda prop. 2 °C 0,96 0,95 0,93

γ rapporto apporti/perdite.ηu fattore di utilizzo degli apporti definito nella UNI/TS 11300-1.

Non vi sono consumi elettrici per tale sottosistema.

20.7.6 Sottosistema di distribuzione ηηd. Tiene conto delle perdite di energia ter-mica della rete di distribuzione verso l’esterno e, quindi, non utilizzabile dagliambienti. La determinazione di questo rendimento non è semplice, in quanto biso-gna conoscere lo sviluppo della rete, le caratteristiche della relativa coibentazione, lanatura (tipologia di zone riscaldate o non) e le temperature dei locali attraversati dallarete, la temperatura del fluido termovettore convogliato ecc.

La UNI/TS 11300 parte 2 prevede tre approcci per la determinazione delle perdite:– mediante il ricorso a dati precalcolati ricavati da prospetti in base alle principali

caratteristiche del sottosistema (fare riferimento al prospetto 21 della specificatecnica);

– mediante il metodo semplificato descritto all’interno dell’appendice A della spe-cifica tecnica);

– mediante metodi analitici decritti dalle norme pertinenti (per esempio le UNI EN15316).

Nel caso di valutazioni energetiche di progetto deve essere effettuato il calcolodelle perdite di distribuzione utilizzando il secondo e terzo metodo sopra descritto.

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Qualora si utilizzasse il primo metodo il valore delle perdite di distribuzione èdescritto dall’equazione 20.32:

1 ηdQl,d � Qhr � –––––––– (Wh) (20.32)ηd

Il fabbisogno di energia elettrica per la distribuzione del fluido termovettore QPO,dmediante l’utilizzo di elettropompe è dato dall’equazione 20.33:

QPO,d � 103 tPO Fv WPO,d (Wh) (20.33)

dove:

WPO,d è la potenza elettrica della pompa nelle condizioni di progetto (W);tPO è il tempo convenzionale di attivazione della pompa e varia a seconda che la

pompa abbia un regime di funzionamento continuo o legato al fattore di cari-co;

Fv è un fattore che tiene conto della variazione di velocità della pompa; se que-sta ha velocità costante è pari a 1, se invece ha velocità variabile (inverter) èpari a 0,6;

Tale calcolo deve essere effettuato per ciascuna pompa presente nella rete ed ènecessario sommare i fabbisogni elettrici risultanti. Non vengono considerate ai finidel consumo le pompe di riserva, non attive ma presenti nel circuito.

Si considera solo una quota pari all’85% di QPO,d come energia termica recupera-ta all’interno del fluido termovettore.

Nel caso in cui non si disponesse della potenza elettrica della pompa di circola-zione, la specifica tecnica fornisce una metodologia alternativa, mostrata dall’equa-zione 20.34:

(ρ � V � Hidr)–––––––––––367,2

WPO,d � ––––––––––– (Wh) (20.34)ηPO

doveρ massa volumica del fluido (kg/dm3) assunta pari a 1;V portata di acqua (dm3/h);Hidr prevalenza richiesta (m);ηPO della pompa: valori di default di tale rendimento possono essere tratti dal pro-

spetto 27 della specifica tecnica e variano in funzione della potenza idraulicadella pompa.

20.7.7 Sottosistema di accumulo. Nel caso in cui l’impianto di riscaldamentosia dotato di serbatoio di accumulo, le perdite di tale sottosistema vengono determi-nate come mostrato nell’equazione 20.35:

SsQl,Ws � ––– � (θs θa) � ts � λs (Wh) (20.35)ds

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dove:Ss superficie esterna dell’accumulo (m2);ds spessore dello strato isolante (m);λs conduttività dello strato isolante (W/m K);ts durata del periodo considerato (h);θs temperatura media nell’accumulo (°C);θa temperatura ambiente del locale di installazione dell’accumulo (°C).

Qualora sia disponibile il valore della dispersione termica dell’apparecchio Kboll(W/K) dichiarato dal costruttore, le perdite sono calcolate con l’equazione 20.36:

Ql,W,s � kboll � (θs θa) � ts (Wh) (20.36)

Nel caso di apparecchi elettrici, il valore delle perdite nominali (statiche) è dichia-rato dal costruttore secondo la CEI EN 60379.

20.7.8 Sottosistema di generazione ηηgn. Il sottosistema di generazione puòessere deputato a fornire energia non solo per il riscaldamento degli ambienti maanche per la produzione di acqua calda sanitaria. In tal caso il fabbisogno totale dienergia (Qp,H,W) sarà comprensivo dei due contributi: il primo per il riscaldamento(Qp,H) e il secondo per la produzione di acqua calda sanitaria (Qp,W), come mostratodall’equazione 20.37:

Qp,H,W � Qp,H � Qp,W (Wh) (20.37)

Le perdite di generazione dipendono non solo dalle caratteristiche del genera-tore di calore, ma sono fortemente influenzate anche dalle modalità di inserimen-to del generatore nell’impianto e, in particolare, dal suo dimensionamento rispettoal fabbisogno dell’edificio, dalle modalità di installazione e dalla temperatura del-l’acqua (media e/o di ritorno al generatore) nelle condizioni di esercizio (mediemensili).

La specifica tecnica prevede la determinazione del rendimento di generazionemediamente due metodologie:– mediante l’utilizzo di prospetti contenenti valori precalcolati per le tipologie più

comuni di generatori di calore in base al dimensionamento e alle condizioni d’in-stallazione (si rimanda al prospetto 23 della UNI/TS11300-2);

– mediante metodi di calcolo analitici.

Il metodo semplificato utilizzante valori precalcolati dei prospetti di cui si riman-da alla specifica tecnica UNI/TS11300-2, evidenzia le forti variazioni di rendimentodeterminate dal dimensionamento del generatore e dalle condizioni d’installazione edi esercizio indicate nei prospetti.

Il discostamento dalle condizioni di utilizzo dei prospetti prevede l’utilizzo delmetodo analitico per la determinazione del rendimento di generazione. (tale meto-dologia è presente all’interno dell’appendice B della specifica tecnica che riporta duemetodologie per la determinazione del rendimento di generazione, la prima basata

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sui rendimenti dichiarati ai sensi della Direttiva 92/42/CEE, la seconda invece sul-l’utilizzo di una metodologia analitica.

L’utilizzo dell’equazione 20.38 per la determinazione delle perdite di generazio-ne, impone l’utilizzo dei valori precalcolati contenuti all’interno del prospetto 23della specifica tecnica (calcolati con il metodo analitico, assumendo valori medi deiparametri d’ingresso, per quanto attiene sia la potenza termica nominale e le caratte-ristiche dei generatori, sia le condizioni d’installazione). Tali valori andranno corret-ti con determinati fattori che tengono conto del rapporto tra la potenza del generato-re installato e la potenza di progetto richiesta, la tipologia di installazione se internao esterna, l’altezza del camino per l’evacuazione dei prodotti della combustione, latemperatura media di caldaia maggiore di 65 °C in condizioni di progetto, la tipolo-gia di generatore, la presenza di sistemi di chiusura dell’aria comburente e la tempe-ratura di ritorno in caldaia nel mese più freddo.

Risulta inoltre necessario all’interno della relazione di calcolo indicare la meto-dologia di calcolo utilizzata per la determinazione del rendimento di generazione.

1 ηgnQl,gn � (Qhr � Ql,d) � –––––––– (Wh) (20.38)ηgn

Per quanto concerne le potenze elettriche dei generatori di calore si rimanda aivalori dichiarati dai costruttori o, ai fini del calcolo del rendimento di generazione, sidovranno calcolare con i dati di default contenuti nell’appendice B.2.8 dellaUNI/TS11300-2.

20.7.9 Fabbisogno di energia elettrica dei sottosistemi impiantistici. Il fabbi-sogno di energia elettrica di un impianto di riscaldamento è espresso da:

QH,aux � Qaux,e � Q aux,d � Q aux,gn (Wh/periodo considerato) (20.39)

dove:QH,aux fabbisogno totale di energia elettrica degli ausiliari;Qaux,e fabbisogno totale di energia elettrica degli ausiliari del sottosistema di emis-

sione;Qaux,d fabbisogno totale di energia elettrica degli ausiliari del sottosistema di

distribuzione;Qaux,gn fabbisogno totale di energia elettrica degli ausiliari del sottosistema di pro-

duzione.

Il fabbisogno è espresso in Wh per stagione di riscaldamento (per mese, per anno)per un determinato edificio. Il fabbisogno può essere espresso come:– energia elettrica;– corrispondente energia primaria determinata con il relativo fattore di conversione.

Il fabbisogno di energia elettrica degli ausiliari può essere determinato:(i) in sede di progettazione dell’impianto; in tal caso il fabbisogno QH,aux viene cal-

colato in base ai dati di progetto dell’impianto, ai dati dei componenti e allemodalità di regolazione, gestione ed esercizio previste;

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Page 73: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

(ii) con misure sull’impianto una volta effettuati il bilanciamento e la regolazionedell’impianto;

(ii) con metodi di calcolo basati su parametri di riferimento, utilizzabili su impian-ti esistenti.

20.8 FABBISOGNO GLOBALE DI ENERGIA ED ENERGIA PRIMARIAPER IL RISCALDAMENTO DEGLI EDIFICI

Di tutto il pacchetto normativo (circa 40 norme) preparato dal CEN a seguito delmandato 343 “Energy Performace of Buildings Directive” della Comunità Europeain attuazione della Direttiva 2002/91/CE, conosciuto come EPBD, la norma EN ISO13790(46) è una delle più importanti per l’espletamento della procedura di certifica-zione energetica, in quanto permette la determinazione del fabbisogno di energiarichiesto per il riscaldamento e raffrescamento degli edifici siano essi residenzialisia non.

Viene descritta nel paragrafo 20.8.1 l’ultima versione pubblicata dall’UNI, dal tito-lo “Prestazione termica degli edifici. Calcolo del fabbisogno di energia per il riscal-damento e il raffrescamento”, successivamente nel paragrafo 20.8.2 sono descritte lecaratteristiche principali del recepimento italiano della UNI EN ISO 13790 con la spe-cifica tecnica UNI/TS 11300 parte 1, intitolata “Determinazione del fabbisogno dienergia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale”.

20.8.1 UNI EN ISO 13790-2008. La revisione della UNI EN ISO 13790(47) haportato notevoli modifiche rispetto alla versione precedente, in particolare nei se-guenti punti:– nell’intero documento i riferimenti e le equazioni che erano stati stabiliti per la

modalità di riscaldamento sono stati variati e ampliati per estenderli anche al pro-cesso di raffrescamento;

– nell’intero documento tutti i testi che valevano solo per calcoli di tipo mensile ostagionale sono stati modificati per permettere anche un calcolo di tipo orario oltreche mensile e stagionale;

– la struttura del documento è stata adattata per uniformare l’uso comune delle pro-cedure, le condizioni e i dati di input indipendentemente dal metodo di calcoloadottato;

– è stato aggiunto un metodo di calcolo mensile e stagionale per il raffrescamentosimile a quello della UNI EN ISO 13790 del 2005 per il riscaldamento.

La figura 20.5 è interessante in quanto mostra, seppur a livello macroscopico, laprocedura di calcolo utilizzata dalla norma e i collegamenti ai vari livelli con gli altristandard.

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(46) “Energy Performance of Buildings – Calculation of Energy use for space heating and coo-ling”.(47) L’entrata in vigore il 5 giugno 2008 della UNI EN ISO 13790 ha abrogato e sostituito laUNI EN 82; maggiori informazioni sono disponibili nel sito UNI.

Page 74: Metodologia de calcul a eficientei energetice a cladirilor Italia

Di seguito vengono elencati i dati in ingresso necessari e i risultati forniti dallanorma.

I principali dati in ingresso sono:– caratteristiche di trasmissione e ventilazione;– fonti di calore interne e caratteristiche di soleggiamento;– dati climatici;

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Fig. 20.5 Diagramma di flusso delle procedure di calcolo e collegamenti con glialtri standard.

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– descrizione dei parametri geometrici dell’edificio, dei suoi componenti, del siste-ma e del loro utilizzo;

– parametri di comfort (temperatura di set-point, tassi di ventilazione);– parametri riferiti ai sistemi di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanita-

ria, ventilazione e illuminazione:- divisione dell’edifico in diverse zone (differenti sistemi possono richiedere dif-

ferenti zone);- energie perse o dissipate, recuperabili o recuperate nell’edificio (apporti gra-

tuiti interni, recupero di calore dalla ventilazione);- portate d’aria e temperatura dell’aria immessa dal sistema di ventilazione

all’interno degli ambienti (se preriscaldata o preraffrescata a livello centrale);- controlli e manutenzione.

I principali output sono:– fabbisogni di energia annuali e mensili per il riscaldamento e raffrescamento degli

ambienti;– impieghi di energia annuali e mensili per il riscaldamento e raffrescamento degli

spazi;– durata dei periodi di riscaldamento e raffrescamento, riguardanti l’utilizzo dell’e-

nergia e dell’energia ausiliaria dipendente dalla tipologia di impianti presentiall’interno dell’edificio.

Gli output addizionali sono:– valori mensili del fabbisogno di energia e del suo utilizzo;– valori mensili dei principali componenti del bilancio energetico del sistema edifi-

cio-impianto (ad esempio ventilazione, trasmissione, apporti gratuiti interni,apporti solari);

– contributo degli apporti solari passivi;– perdite dell’impianto (dovute all’impianto di riscaldamento, raffrescamento, acqua

calda sanitaria, ventilazione e illuminazione), recuperate all’interno dell’edifico.

Procedura di calcolo. La struttura principale della metodologia di calcolo é ripor-tata di seguito.1. Scelta della metodologia di calcolo.2. Definizione delle condizioni al contorno degli spazi condizionati e non.3. Se richiesto, definizione delle condizioni al contorno delle varie zone termiche

presenti.4. Definizione delle condizioni interne dei locali e dei dati climatici esterni.5. Calcolo del periodo di riferimento e delle zone dell’edificio, con successiva deter-

minazione dell’energia richiesta per il riscaldamento e raffrescamento.6. Aggregazione dei risultati ottenuti per i diversi timestep e le differenti zone servi-

te dallo stesso impianto, calcolo dell’energia utilizzata per riscaldare e raffresca-re, tenendo conto del calore dissipato dal sistema di riscaldamento e condiziona-mento. Aggregazione dei risultati per differenti zone dell’edificio asservite dadiversi impianti.

7. Determinazione del periodo di riscaldamento e raffrescamento.

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8. Può essere deciso a livello nazionale, in funzione del tipo di applicazione e deltipo di edificio, di esigere che il calcolo del fabbisogno di energia per il riscalda-mento e il raffrescamento venga eseguito in più fasi, per esempio per tener contodelle interazioni tra l’edificio e il sistema o tra le zone adiacenti.

Non si analizzerà tutta la procedura di calcolo, per la quale si rimanda a una let-tura completa della norma, verranno invece evidenziate le caratteristiche salienti delmetodo semplificato.

La norma propone al progettista la scelta tra due metodologie principali di calcolo:– un metodo semplificato che basa il bilancio termico del sistema edificio-impian-

to su un calcolo di tipo mensile oppure stagionale che permette di tenere in contogli effetti dinamici grazie al fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti;

– un metodo dinamico che basa il bilancio termico del sistema edificio-impiantosu un calcolo orario, tenendo conto del calore rilasciato e assorbito dalla massadell’edificio.

La coerenza dei risultati dei sopraccitati metodi è garantita da descrizioni e proce-dure comuni, dalle condizioni al contorno e dai dati in ingresso.

Il metodo semplificato in realtà prevede altri tre metodi, differenti in funzione del-l’impostazione del calcolo e se su base mensile o stagionale oppure su base oraria.

Occorre fare attenzione al fatto che la metodologia mensile fornisce risultati coe-renti su base annua, ma i risultati dei singoli mesi a cavallo dell’inizio o della fine delperiodo di riscaldamento o di raffrescamento possono a volte contenere errori.

Le procedure di calcolo suggerite dalla norma in discussione sono riferite esclu-sivamente al riscaldamento e raffrescamento sensibile.

L’energia utilizzata per la umidificazione/deumidificazione deve essere determi-nata tramite l’utilizzo delle norme EN 15243 e EN 15241.

Nella norma EN ISO 13790 è previsto che nello stesso edificio vi possano esserepiù zone con temperature interne diverse, di conseguenza per ciascuna zona verràcalcolato il fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento. È possibi-le utilizzare un’unica zona termica se vengono rispettate le seguenti prescrizioni:– la differenza di set point della temperatura di riscaldamento tra i vari ambienti non

deve essere superiore a 4 K;– gli ambienti considerati devono essere o tutti o nessuno meccanicamente raffre-

scati e la differenza di temperatura di set point tra i vari ambienti deve essere infe-riore a 4 K;

– quando esiste un sistema di ventilazione con le caratteristiche specificate dallanormativa vigente (si veda figura 20.5) o quando almeno l’80% della superficieclimatizzata è servita dallo stesso impianto di ventilazione (la regola dell’80% èstata introdotta per agevolare le situazioni in cui sono presenti piccoli ambientiche sono serviti da differenti sistemi di ventilazione);

– il carico di ventilazione degli ambienti serviti, espresso in metri cubi per unità disuperficie e per unità di tempo, non differisce di più di un fattore 4 entro l’80%della superficie del pavimento oppure le porte tra le zone devono essere conside-rate sempre aperte.

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Se una o più di queste prescrizioni non sono rispettate allora l’edificio deve esse-re suddiviso in diverse zone termiche.

Per ogni zona dell’edificio e per ogni fase di calcolo (mensile o stagionale) l’e-nergia richiesta per riscaldare l’edificio, in regime continuo, è pari a:

QHnd,cont � QH,ht ηH,gn QH,hg (MJ) (20.40)dove:QHnd,cont energia necessaria per mantenere le condizioni di comfort all’interno degli

ambienti in regime continuo (MJ)QH,ht calore totale trasferito per il riscaldamento, determinato dalla somma del

calore ceduto per trasmissione (Qtr) e del calore ceduto per ventilazione (Qve)QH,hg apporti gratuiti totali, determinati dalla somma degli apporti gratuiti interni

(Qint) e degli apporti solari (Qsol) (MJ);ηH,gn fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti, adimensionale

L’energia richiesta per il raffrescamento, anch’essa espressa in MJ, è pari a:

QC,nd,cont � QC,hg ηC,ls QC,ht (MJ) (20.41)

Le procedure per la determinazione del fabbisogno di calore, sia per il riscalda-mento, sia per il raffrescamento, risultano essere simili, di conseguenza viene quipresentato un solo metodo.

Si ricorda che in regime estivo, il calore latente non viene considerato nella pro-cedura di calcolo.

Il calore ceduto per trasmissione Qtr è composto dalla sommatoria dei coefficien-ti di trasmissione del calore attraverso le pareti (HD), attraverso il terreno (Hg), versoambienti non riscaldati (HU) e verso ambienti riscaldati adiacenti, ma appartenentiallo stesso impianto termico. Il tutto moltiplicato per la differenza tra la temperaturadi set-point per il riscaldamento (θint.set,H) e la temperatura esterna (θe) e per il perio-do t di riscaldamento, come mostrato nell’equazione (20.42):

Qtr � (HD � Hg � HU � HA) (θint,set,H θe) t (MJ) (20.42)

Il calore ceduto per ventilazione è dato da:

Qve � ρa ca (Σk bve,k qve,k,m,n) (MJ) (20.43)

ρa ca caratteristica fisica dell’aria pari a 1200 J/(m3 K)qve,k,mn portata d’aria media (m3 s)bve,k fattore di correzione della temperatura dell’aria, risulta essere diverso da uno

quando la temperatura dell’aria immessa non è uguale alla temperatura del-l’aria esterna ed è dovuto a un trattamento termico o a un recupero di caloreche l’aria in ingresso subisce.

La revisione della UNI EN ISO 13790, per quanto riguarda le portate d’aria mini-me in assenza di impianto, ha tolto il riferimento a 0,3 h1 presente nella versione del2005, ma rimanda alla norma EN 15251 inerente alla qualità dell’aria.

L’adozione di tale norma porta a ottenere un numero di ricambi orari superiore ouguale a 0,5 h1 in assenza di impianto.

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I guadagni termici, cioè gli apporti di calore (Qint), sono il parametro con cui si indi-ca qualsiasi quantità di calore generato da fonti interne nello spazio riscaldato eccettoche dall’impianto di riscaldamento, quindi il calore metabolico prodotto dagli occu-panti o quello derivante dall’impiego di apparecchiature, per esempio le lampade.

Per gli scopi della norma sono utilizzabili valori medi sia mensili sia stagionali;in questi casi l’equazione di riferimento è la seguente:

Qint � �k φint,mn,k� t � �I (1 btr,I) φint,mn,u,I� t (MJ) (20.44)

dove:φint,mn,k � potenza media degli apporti interni nello spazio riscaldatoφint,mn,u,I � potenza media degli apporti interni negli spazi non riscaldati contiguibtr,I � fattore di riduzione definito dalla EN ISO 13789t � durata del periodo di riscaldamento j

L’altro contributo di apporti gratuiti è dovuto agli apporti solari (Qsol), che dipen-dono dall’orientamento dell’edificio, dalle superfici di raccolta, dalla presenza diombreggiature permanenti, dall’insolazione normalmente disponibile nella localitàinteressata, dal fattore di trasmissione solare delle superfici trasparenti e dalle carat-teristiche di assorbimento delle superfici soleggiate. Queste ultime sono general-mente i pavimenti, le pareti interne di spazi soleggiati e le pareti poste dietro coper-ture trasparenti o isolanti trasparenti.

Il metodo di calcolo proposto è riassunto nell’equazione 20.45, in cui il primo ter-mine riguarda lo spazio riscaldato, mentre il secondo riguarda gli spazi non riscaldatiad esso contigui:

Qsol � �k φsol,mn,k� t � �I (1 btr,I) φsol,mn,u,I� t (MJ) (20.45)

In ogni termine della prima sommatoria si tiene conto della potenza entrantedovuta al sole, mentre nella seconda si tiene conto della potenza solare entrante neglispazi adiacenti non condizionati.

La norma precisa anche un metodo di calcolo per la valutazione della superficiedi raccolta efficace per valutare il fattore di trasmissione solare delle superfici tra-sparenti e dei coefficienti di correzione per ombreggiatura, dovuti a tendaggi o a ele-menti speciali.

Fattore di utilizzazione degli apporti gratuitiLe dispersioni termiche e gli apporti termici sono calcolati per ciascun periodo di cal-colo e per ognuno di essi il fabbisogno di energia termica dello spazio riscaldato èdato dall’equazione (20.39).

Quando la temperatura media esterna è più alta della temperatura di progetto sipongono Qtr e η pari a 0.

È particolarmente importante la trattazione di η, fattore di riduzione degli appor-ti gratuiti, che è stato introdotto nel bilancio energetico complessivo per tenere contodel comportamento dinamico dell’edificio.

Per comprendere il significato di η è necessario considerare altri due fattori, ossia

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γ, rapporto tra apporti gratuiti e dispersioni, e τ, costante di tempo che caratterizzal’inerzia termica interna dello spazio riscaldato. Essi sono così definiti:

Qg Cγ � –––– e τ � –––– (20.46)

Qtr H

dove C è la capacità termica interna dell’edificio. La norma fornisce un metodo dicalcolo per valutare C, sostanzialmente come somma delle capacità termiche dei sin-goli elementi dell’edificio, con alcune limitazioni, per tener conto del fatto che nontutta la massa dell’edificio partecipa ai fenomeni di accumulo di energia termica chesi manifestano nell’utilizzo corrente dell’edificio stesso.

H è definito come il coefficiente di dispersione termica dell’edificio.Ai fini del calcolo è di particolare importanza il fattore di utilizzazione degli

apporti gratuiti, calcolato come segue:

1 γ aHse γ ≠ 1 allora η � –––––––––––

1 γ aH�1

aHse γ � 1 allora η � –––––––– (20.47)aH � 1

1se γ � 0 allora η � –––

γ

In particolare a è un parametro numerico che dipende dalla costante di tempo.

AppendiciLa norma è corredata da una serie di undici appendici di cui si riportano brevemen-te i contenuti. Le prime sei, sino alla lettera F, sono di tipo normativo, mentre le suc-cessive sono di tipo informativo.

Appendice A: fornisce un elenco di normative di riferimento.Appendice B: riguarda un metodo di calcolo per edifici multizonali, di tipo men-

sile, considera anche gli scambi termici tra zone a temperature diverse.Appendice C: fornisce una metodologia di calcolo per il metodo orario semplificato.Appendice D: suggerisce una metodologia di calcolo alternativa per quanto

riguarda il calcolo mensile in regime estivo.Appendice E: le indicazioni contenute in questa appendice si applicano alle pare-

ti progettate per catturare l’energia solare e denominate pareti solari ventilate ester-ne o interne.

Appendice F: presenta dati climatici.Appendice G: metodo semplificato e dati di input standard.Appendice H: stabilisce l’accuratezza del metodo.Appendice I: presenta spiegazione e derivazione del fattore di utilizzazione men-

sili e stagionali.Appendice J: contiene esempio di calcolo del metodo orario semplificato e del

metodo mensile.Appendice K: fornisce diagrammi di flusso e procedure di calcolo.

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2]

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20.8.2 UNI/TS 11300 parte 1. Come menzionato nei paragrafi precedenti, ilDPR 59 all’articolo 3 comma 1 definisce che per quanto previsto dall’articolo 4,comma 1 lettere a) e b), del decreto legislativo per le metodologie di calcolo delleprestazioni energetiche degli edifici, si devono adottare le norme tecniche nazionali,definite nel contesto delle norme EN a supporto della Direttiva 2002/91/CE, dellaserie UNI/TS 11300 e loro successive modificazioni.

Come visto nel paragrafo 20.8.1 la UNI EN ISO 13790 2008 presenta una serie dimetodi di calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamentoambiente di un edificio e dell’influenza delle perdite degli impianti di riscaldamento eraffrescamento, del recupero termico e dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile.

Il campo di applicazione della UNI/TS 11300 parte 1, di seguito semplicementespecifica tecnica, prevede le seguenti applicazioni:1) valutare il rispetto di regolamenti espressi in termini di obiettivi energetici;2) confrontare le prestazioni energetiche di varie alternative progettuali per un edifi-

cio in progetto;3) indicare un livello convenzionale di prestazione energetica degli edifici esistenti;4) stimare l’effetto di possibili misure di risparmio energetico su un edificio esisten-

te, calcolando il fabbisogno di energia con e senza ciascuna misura;5) prevedere le esigenze future di risorse energetiche su scala nazionale o interna-

zionale, calcolando i fabbisogni di energia di tipici edifici rappresentativi delparco edilizio.

La specifica tecnica definisce le modalità per l’applicazione nazionale della UNIEN ISO 13790 2008 con riferimento al metodo mensile per il calcolo del fabbisognodi energia per il riscaldamento (QH,nd) e per il raffrescamento (QC,nd). Inoltre è rivol-ta a tutte le modalità di valutazione previste nella tabella 20.28.

Tab. 20.28 Campo di applicazione della specifica tecnica (estratta dalla UNI/TS 11300-1)

Tipo di valutazione Dati di ingresso Scopo dellaUso Clima Edificio valutazione

di Progetto Standard Standard Progetto Permesso di costruire(Design rating) Certificazione o Qualificazione

energetica del progetto

Standard Standard Standard Reale Certificazione o Qualificazione(Asset rating) energetica

Adattata all’utenza In funzione dello scopo Reale Ottimizzazione, Validazione,(Tailored rating) Diagnosi e programmazione

di interventi di riqualificazione

La determinazione dei fabbisogni di energia latente non rientra nello scopo dellaUNI EN ISO 13790, ma viene presa in considerazione dalle norme che fornisconometodi per determinare l’efficienza dei sistemi di climatizzazione (UNI EN 15316,UNI EN 15241, UNI EN 15243).

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L’edificio può avere diverse zone termiche a differenti temperature di regolazionee può avere un riscaldamento intermittente. I possibili intervalli di calcolo sonodiversi: l’anno, il mese, l’ora.

Per dati di ingresso e per particolareggiati procedimenti di calcolo non fornitidalla UNI EN ISO 13790, il progettista può fare riferimento ad altre norme interna-zionali o nazionali. In particolare questo vale per il calcolo dell’efficienza o delle per-dite di calore degli impianti di riscaldamento.

Come visto in precedenza, la UNI EN ISO 13790 prevede la possibilità di esegui-re il calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamentodell’edificio mediante metodi dettagliati di simulazione, che consentono di tenere ade-guatamente conto dei fenomeni dinamici. L’utilizzo di tali metodi, opportunamentevalidati in conformità alla UNI EN 15265, è da ritenersi sempre possibile, e in alcunicasi preferibile, in alternativa al metodo mensile a cui la specifica tecnica si riferisce,una volta che sono disponibili dati climatici orari della località considerata.

Dati di ingresso necessari per la determinazione del fabbisogno di energiaa) Dati relativi alle caratteristiche tipologiche dell’edificio

I dati di ingresso relativi alle caratteristiche tipologiche dell’edificio comprendo-no:– il volume lordo dell’ambiente climatizzato (Vl);– il volume interno (o netto) dell’ambiente climatizzato (V);– la superficie utile (o netta calpestabile) dell’ambiente climatizzato (Af);– le superfici di tutti i componenti dell’involucro e della struttura edilizia (A);– le tipologie e le dimensioni dei ponti termici (l)(48);– gli orientamenti di tutti i componenti dell’involucro edilizio;– le caratteristiche geometriche di tutti elementi esterni (altri edifici, aggetti ecc.)

che ombreggiano i componenti trasparenti dell’involucro edilizio.

b) Dati relativi alle caratteristiche termiche e costruttive dell’edificioI dati relativi alle caratteristiche termiche e costruttive dell’edificio comprendono:– le trasmittanze termiche dei componenti dell’involucro edilizio (U)(48);– le capacità termiche areiche dei componenti della struttura dell’edificio (κ);– le trasmittanze di energia solare totale dei componenti trasparenti dell’involucro

edilizio (g);– i fattori di assorbimento solare delle facce esterne dei componenti opachi del-

l’involucro edilizio (αsol,c);– le emissività delle facce esterne dei componenti dell’involucro edilizio (ε);– i fattori di riduzione della trasmittanza di energia solare totale dei componenti

trasparenti dell’involucro edilizio in presenza di schermature mobili (Fsh);– i fattori di riduzione dovuti al telaio dei componenti trasparenti dell’involucro

edilizio (1 FF);– i coefficienti di trasmissione lineare dei ponti termici (ψ).

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(48) Per le finestre dotate di chiusure oscuranti, occorre conoscere i valori della trasmittanza ter-mica nelle due configurazioni: chiusura oscurante aperta e chiusura oscurante chiusa.

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c) Dati climaticiI dati climatici comprendono:– le medie mensili delle temperature esterne (θe);– l’irradianza solare totale media mensile sul piano orizzontale (Isol,h);– l’irradianza solare totale media mensile per ciascun orientamento (Isol).

d) Dati relativi alle modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificioI dati relativi all’utenza comprendono:– la temperatura interna di regolazione per il riscaldamento (θint,set,H);– la temperatura interna di regolazione per il raffrescamento (θint,set,C);– il numero di ricambi d’aria (n);– il tipo di ventilazione (aerazione, ventilazione naturale, ventilazione artificiale);– il tipo di regolazione della portata di ventilazione (costante, variabile);– la durata del periodo di raffrescamento (NC);– la durata del periodo di riscaldamento (NH);– il regime di funzionamento dell’impianto di climatizzazione;– le modalità di gestione delle chiusure oscuranti;– le modalità di gestione delle schermature mobili;– gli apporti di calore interni (Qint).

e) Divisione in zone termichePrima di cominciare a determinare i fabbisogni di energia termica bisogna consi-derare che il sistema edificio-impianto può essere costituito di uno o più edifici(involucri edilizi) o di porzioni di edificio, climatizzati attraverso un unico siste-ma di generazione centralizzato o autonomo.In linea generale, ogni porzione di edificio, climatizzata a una determinata tem-peratura con identiche modalità di regolazione, costituisce una zona termica.A titolo di esempio si prendano diverse unità immobiliari servite da un unicogeneratore, aventi proprie caratteristiche di dispersione ed esposizione. Questepossono costituire altrettante zone termiche.Si può evitare di zonizzare l’edificio se sussistono le seguenti condizioni:

i. le temperature interne di regolazione per il riscaldamento differiscono di nonoltre 4 K;

ii. gli ambienti non sono raffrescati o comunque le temperature interne di rego-lazione per il raffrescamento differiscono di non oltre 4 K;

iii. gli ambienti sono serviti dallo stesso impianto di riscaldamento;iv. se vi è un impianto di ventilazione meccanica, almeno l’80% dell’area clima-

tizzata è servita dallo stesso impianto di ventilazione con tassi di ventilazionenei diversi ambienti che non differiscono di un fattore maggiore di 4.

È possibile che la zonizzazione relativa al riscaldamento differisca da quella rela-tiva al raffrescamento. Inoltre i confini da considerare per definire il volume lordoclimatizzato sono le dimensioni esterne dell’involucro, mentre per definire i confinitra zone termiche si utilizzano le superfici di mezzeria degli elementi divisori.

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Procedure di calcolo. La procedura di calcolo proposta dalla specifica tecnicacomprende i seguenti passi:1) definizione dei confini dell’insieme degli ambienti climatizzati e non climatizza-

ti dell’edificio;2) definizione dei confini delle diverse zone di calcolo, se richiesta;3) definizione delle condizioni interne di calcolo e dei dati di ingresso relativi al

clima esterno;4) calcolo, per ogni mese e per ogni zona dell’edificio, dei fabbisogni di energia ter-

mica per il riscaldamento (QH,nd) e il raffrescamento (QC,nd);5) aggregazione dei risultati relativi ai diversi mesi ed alle diverse zone servite dagli

stessi impianti.

I fabbisogni di energia termica per riscaldamento e raffrescamento si calcolano,per ogni zona dell’edificio e per ogni mese, come mostrato dalle equazioni 20.48 e20.49:

QH,nd � QH,ht ηH,gn � Qgn � (QH,tr � QH,ve) ηH,gn � (Qint � Qsol) (20.48)

QC,nd � Qgn ηC,ls � QC,ht � (Qint � Qsol) ηC,ls � (QC,tr � QC,ve) (20.49)

dove:QH,nd fabbisogno ideale di energia termica dell’edificio per riscaldamento;QC,nd fabbisogno ideale di energia termica dell’edificio per raffrescamento;QH,ht scambio termico totale nel caso di riscaldamento;QC,ht scambio termico totale nel caso di raffrescamento;QH,tr scambio termico per trasmissione nel caso di riscaldamento;QC,tr scambio termico per trasmissione nel caso di raffrescamento;QH,ve scambio termico per ventilazione nel caso di riscaldamento;QC,ve scambio termico per ventilazione nel caso di raffrescamento;Qgn apporti termici totali;Qint gli apporti termici interni;Qsol apporti termici solari;ηH,gn fattore di utilizzazione degli apporti termici;ηC,ls fattore di utilizzazione delle dispersioni termiche.

Calcolo degli scambi termici. Per ogni zona dell’edificio e per ogni mese, gliscambi termici si calcolano con le seguenti equazioni.

Nel caso di riscaldamento:

QH,tr � Htr, adj � (θint,set,H θe) � t � �k

Fr,k � Φr,mn,k� � t (20.50)

QH,ve � Hve,adj � (θint,set,H θe) � t (20.51)

Nel caso di raffrescamento:

QC,tr � Htr, adj � (θint,set,C θe) � t � �k

Fr,k � Φr,mn,k� � t (20.52)

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QC,ve � Hve,adj � (θint,set,C θe) � t (20.53)

dove:Htr,adj coefficiente globale di scambio termico per trasmissione della zona consi-

derata, corretto per tenere conto della differenza di temperatura interno-esterno;

Hve,adj coefficiente globale di scambio termico per ventilazione della zona consi-derata, corretto per tenere conto della differenza di temperatura interno-esterno;

θint,set,H temperatura interna di regolazione per il riscaldamento della zona conside-rata;

θint,set,C temperatura interna di regolazione per il raffrescamento della zona consi-derata;

θe temperatura media mensile dell’ambiente esterno;Fr,k fattore di forma tra il componente edilizio k-esimo e la volta celeste;Φr,mn, k extra-flusso termico dovuto alla radiazione infrarossa verso la volta celeste

dal componente edilizio k-esimo, mediato sul tempo(49);t durata del mese considerato.

Il calcolo dei coefficienti di scambio termico per trasmissione HD, Hg, HU, HA èeffettuato secondo le UNI EN ISO 13789:2008 e UNI EN ISO 13370, e secondoquanto riportato nel paragrafo 11 della specifica tecnica.

Il calcolo di Fr,k e Φr,mn,k è effettuato secondo quanto riportato nella UNI EN ISO13790.

I coefficienti globali di scambio termico si ricavano come:

Htr,adj = HD + Hg + HU + HA (trasmissione) (20.54)

Hve,adj � ρa � ca � �k

bve,k � qve,k,mn� (ventilazione) (20.55)

dove:HD coefficiente di scambio termico diretto per trasmissione verso l’ambiente

esterno;Hg coefficiente di scambio termico stazionario per trasmissione verso il terreno;HU coefficiente di scambio termico per trasmissione attraverso gli ambienti non

climatizzati;HA coefficiente di scambio termico per trasmissione verso altre zone (interne o

meno all’edificio) climatizzate a temperatura diversa;ρa ca capacità termica volumica dell’aria, pari a 1200 J/(m3 K);

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(49) Nella presente specifica tecnica, a differenza della UNI EN ISO 13790 2008, l’extra-flus-so termico dovuto alla radiazione infrarossa verso la volta celeste viene considerato come unincremento dello scambio termico per trasmissione invece che come una riduzione degli appor-ti termici solari.

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qve,k,mn portata mediata sul tempo del flusso d’aria k-esimo;bve,k fattore di correzione della temperatura per il flusso d’aria k-esimo (bve,k ��

1 se la temperatura di mandata non è uguale alla temperatura dell’ambienteesterno, come nel caso di preriscaldamento, preraffrescamento o di recuperotermico dell’aria di ventilazione).

La portata mediata sul tempo del flusso d’aria k-esimo, qve,k,mn, espressa in m3/s,si ricava come:

qve,k,mn � fve,t,k qve,k (20.56)

dove:qve,k portata sul tempo del flusso d’aria k-esimo;fve,t,k frazione di tempo in cui si verifica il flusso d’aria k-esimo (per una situazio-

ne permanente: fve,t,k � 1).

La determinazione di bve,k, qve,k e fve,t,k è effettuata secondo la UNI EN ISO 13790.

Calcolo degli apporti interni. Il calcolo deve essere svolto per ogni zona dell’e-dificio e per ogni mese; gli apporti termici si calcolano con le equazioni 20.57 e20.58:

Qint � �k

Φint,mn,k� � t � �l

(1 btr,l)Φint,mn,u,l� � t (20.57)

Qsol � �k

Φsol,mn,k� � t � �l

(1 btr,l)Φsol,mn,u,l� � t (20.58)

dove le due sommatorie si riferiscono rispettivamente ai flussi entranti/generati nellazona climatizzata e negli ambienti non climatizzati, e inoltre:btr,l fattore di riduzione per l’ambiente non climatizzato avente la sorgente di

calore interna l-esima oppure il flusso termico l-esimo di origine solare;Φint,mn,k flusso termico prodotto dalla k-esima sorgente di calore interna, mediato

sul tempo;Φint,mn,u,l flusso termico prodotto dalla l-esima sorgente di calore interna nell’am-

biente non climatizzato adiacente u, mediato sul tempo;Φsol,mn,k flusso termico k-esimo di origine solare, mediato sul tempo;Φsol,mn,u,l flusso termico l-esimo di origine solare nell’ambiente non climatizzato

adiacente u, mediato sul tempo.

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