Meteorologia operativa, l’Italia arranca (da EcoScienza) · E’cambiato qualcosa da allora? (1)...

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Meteorologia operativa, l’Italia arranca (da EcoScienza) Stefano Tibaldi Arpa EmiliaRomagna

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Meteorologia operativa,l’Italia arranca (da EcoScienza)

Stefano Tibaldi

Arpa Emilia‐Romagna

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E’cambiato qualcosa da allora? (1)

• Se guardiamo al ciclo “utenti/clienti”, la qualitàdei servizi pubblici sicuramente molto più alta di 14 anni fa (anche grazie a ECMWF), ma il gap con i servizi dei paesi europei di PIL comparabile non si sta restringendo

• DPC motore del miglioramento anche in AM e SMRs ma costretto a soddisfare la propria domanda con proprie risorse dedicate

• Altre grandi utenze nazionali: domanda modesta e in ogni caso soddisfacibile da societàinternazionali (MeteoGroup, AccuWeather, …)

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E’cambiato qualcosa da allora? (2)Media tradizionali ancora essenzialmente sdraiati sul modello Bernacca, salvo qualche immagine digitale e alcuni canali dedicati, anche se la qualità reale delle previsioni èmolto aumentata (vedere ECMWF, 2 gg di predicibilità in 15 anni di sviluppo)

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E’cambiato qualcosa da allora? (3)

Completamente diverso il caso di siti e sitarelli web, esponenzialmente cresciuti in numero grazie a numeri spropositati di click e quindi di €ma anche grazie a informazioni e previsioni meteo free sul web che permettono a chiunque di fare previoni meteo da sei minuti a sei mesi a patto che l’utente, abbagliato da grafiche accattivanti, si accontenti di qualità reale talvolta infima (anche se non bisogna fare di ogni erba un fascio…)

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Oggi può non essere facile per un utente valutare la vera qualità di una previsione meteo, districandola dalla confusione generata da un numero altissimo di siti solo apparentemente tra loro equivalenti, da impossibili e quindi truffaldini eccessi di dettaglio spazio‐temporale, da assenza di interventi umani a correzione degli errori dei modelli (quando si possono eseguire…) e dall’esagerato sensazionalismo verbale generato dalla spasmodica ricerca di click

E’cambiato qualcosa da allora? (4)

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E’cambiato qualcosa da allora? (5)

Vediamo se l’altro ciclo perverso, quello scientifico/accademico, ci fornisce qualche indizio che possa aiutarci a comprendere altre cause profonde del perdurare di questa situazione di sottosviluppo meteorologico del nostro paese. E qui casca l’asino (!), perché parliamo di università e ricerca scientifica, comparto da noi quanto mai disastrato. Quindici anni fa lo sviluppo accademico e di ricerca della meteorologia italiana versava in condizioni tragiche, ma oggi invece è di gran lunga peggiorato!

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E’cambiato qualcosa da allora? (6)

Il sistema accademico italiano è essenzialmente disinteressato alla meteorologia, occupato com’èdalle sue guerre intestine per la supremazia, o la sopravvivenza, delle varie discipline. Non ha quindi né il tempo né men che meno la generositàintellettuale per accollarsi l’investimento (che risulterebbe a carico delle altre discipline) che la nascita di una decente meteorologia accademica richiederebbe. Quindi non attendiamoci aiuti sostanziali dall’accademia, anzi prepariamoci a darle una mano che ne ha bisogno…

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COME E’ POSSIBILE TUTTO CIO’?

Eventi disastrosi di origine meteo‐idro‐geologica (nubifragi, inondazioni, frane, ecc.) che hanno provocato gravi danni e/o morti dal 2000 ad oggi in Italia. 

Totale delle vittime:  187Danni incalcolabili (da me)

Ci sarebbero stati meno morti o meno danni se la meteorologia operativa, accademica, della ricerca, italiana fosse stata e fosse oggi allo stesso livello delle meteorologie “europee” (UKMO, Meteo France, DWD, …)?

NON LO SO, MA NON E’ QUESTO IL PUNTO! 

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Allora qual è il punto?Il punto: Consideriamo la pericolosità che caratterizza la nostra climatologia (e che sta crescendo a causa del cambiamento climatico in atto), la vulnerabilità che caratterizza il nostro territorio e le nostre pratiche insediative, il valore esposto (e gli eventuali corrispondenti costi di ripristino) che caratterizzano le nostre infrastrutture e i nostri beni culturali (e lasciamo alle assicurazioni la valutazione economica della vita umana e dei  costi sanitari).Domanda: come è possibile che i nostri governi ( = la nostra politica nazionale), le nostre istituzioni nel loro complesso, la nostra accademia, la nostra ricerca dimostrino così poco interesse per la disciplina alla base della capacità di osservare e di prevedere i fenomeni che provocano i disastri di cui sopra e quindi di valutare il rischio connesso (R = P x Vu x Va) e costituire il primo fondamentale anello della catena che conduce dalla prevenzione alla capacità di intervento? Non conosco la risposta.   Chiediamolo a loro.

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Lasciamo ogni speranza? No!

Per almeno due buone ragioni delle quali vi parleranno i colleghi che seguono:

1 ‐ Il Servizio Meteorologico Nazionale Distribuito e

2 ‐ Il riconoscimento certificato della professione di meteorologo

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Ringrazio la Regione Emilia‐Romagna per avere sempre, con grande lungimiranza e 

talvolta in netta controtendenza, sostenuto in tutti questi anni il servizio che oggi opera in Arpa, fino anche alla 

qualifica regionale di Tecnico Meteorologo di cui sentirete oggi, e 

ringrazio tutti voi per essere qui con noi oggi.

(Tiratevi su, i prossimi speaker saranno più ottimisti!)