Mete062011
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G R A N D T O U RMete
EDITORIALEMichela Vittoria BrambillaCarlo Petrini
LE PERLE DELL’ARCIPELAGOMario Tozzi
ESCURSIONI ISOLANEIsola del Giglio
PORTO AZZURRO L’approdo naturale
CAPRAIARocce incontaminate
GIOIELLI DELL’ELBA
ARTE E NATURA
TRA SAN GIMIGNANOE VOLTERRA
VALORIZZARE IL TURISMOCaterina CittadinoPaolo RubiniBernabò Bocca
TURISMO CULTURALEFrancesco Maria GiroAntonio Maccanico
I TESORI DI FIRENZEL’eredità del ManierismoBona Frescobaldi
FIRENZE INSOLITASimonetta Brandolini d’Adda
LE COLLINE DI FIESOLECesara Buonamici
NEI DINTORNI DI FIRENZE
AREZZO CITTÀ D’ARTEDa Vasari a CimabueIl patrimonio artistico
NEI DINTORNI DI AREZZO
SIENA OLTRE IL BRUNELLODonatella Cinelli Colombini
CHIANTIIl rosso rubino
CUCINA D’AUTOREGaetano Trovato
DOLCI SENESIPasticceria Nannini
IL PECORINO DI PIENZA
NEI DINTORNI DI SIENA
MAREMMAMare, pinete e pascoliCuore verde della Toscana
PAESAGGI MAREMMANIIgor Righetti
SAPORI AUTENTICI
MANCIANO
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10 • Mete Grand Tour Giugno 2011
S O M M A R I O
Mete Grand Tour • 13Giugno 2011
GUARDANDO IL TIRRENO
TRADIZIONIENOGASTRONOMICHE
I COLORI DI LIVORNODario Ballantini
MEMORIE LIVORNESIAldo Santini
APPUNTAMENTILucca Comic & Games
TORRE DEL LAGOItinerari pucciniani
SAPORI LUCCHESILa Buca di Sant’Antonio
I SEGRETI DI LUCCA
ARCHITETTURE PUGLIESIDal Salento alla Capitanata
IL FASCINO DEL SALENTORaffaele Fitto
TARANTOLa città dei due mariPerdersi nel Borgo antico
VIAGGIO NEL CINEMAMarco Müller Giuseppe Cederna
DOLOMITI FRIULANEEscursioni tra cime incontaminate
TRADIZIONI FRIULANE
GOLFO DI TRIESTELa riserva di MiramareEmozioni subacquee
NEL CUORE DI TRIESTE
TRADIZIONI FUORI CONFINE
IN VIAGGIO CON LEOPARDIRenato MinoreAttilio Brilli
GAMBE IN SPALLAEnrico Brizzi
SULLE TRACCE DI BONAPARTEDal Piemonte alla Liguria
OSPITALITÀ
PROVINCIA D’ITALIAMondovì, arte e culturaDolci monregalesiSanto Stefano al Mare
NEL CUORE DELLE DOLOMITI
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Ministro del Turismo
Editoriale
MichelaVittoriaBrambilla
ono soddisfatta dell’entrata in vigoredel Codice di riforma del Turismo,che rappresenta una svoltadeterminante per la competitività delsettore. Il testo non solo risponde aun’esigenza di semplificazione e
riordino della legislazione molto sentita daglioperatori e di grande portata per i turisti, marappresenta la prima vera e completa opera diriforma che viene fatta in questo Paese per unsettore, tra l’altro, privo fino a oggi di un sistemadi regole chiaro e completo. L’obiettivo ètutelare il turista, aiutare le imprese, stimolare lariqualificazione dell’offerta nell’ottica di unamaggiore competitività del sistema Italia nel suocomplesso. Il nostro testo adegua l’offerta italianaa quelle che sono le tendenze e le aspettative delturista del terzo millennio. La nascita di nuoviprodotti turistici nazionali d’eccellenza, chevadano ad affiancare quelli tradizionali del mare,della montagna, dell’arte e della cultura, trova nelnostro progetto di valorizzazione del territoriouna perfetta sintonia. Si tratta quindi disviluppare al meglio le grandi potenzialità che
le singole regioni offrono. Con il riordino del quadro normativo diriferimento la nostra iniziativa legislativaconferisce certezza e sicurezza a tutti isoggetti coinvolti, siano essi operatori oturisti, e costituisce, senza ombra di dubbio,una straordinaria occasione per la crescita elo sviluppo di un settore strategico per
l’economia del Paese, anche grazieall’introduzione di istituti di semplificazione,incentivazione e valorizzazione.In particolar modo, per quanto riguarda ilturismo balneare, con le norme relative alle costedemaniali e ai distretti turistici, il governoincentiva in modo sostanziale lo sviluppo delsettore tramite il rilancio del turismo del mare,che rappresenta il primo prodotto turisticoitaliano, un unicum in Europa, ma chepurtroppo vive anni di sofferenza e di gradualeperdita di competitività per note ragioni.Interveniamo per risolvere definitivamentel’annosa questione delle concessioni balneari,prevedendo la possibilità di trasformare laconcessione in diritto di superficie per la duratadi 20 anni, garantendo quindi ai nostri braviimprenditori del settore la continuità e lacertezza dei loro investimenti e della loro attività,nonché la salvaguardia delle loro specificità.Inoltre, viene prevista l’istituzione dei distrettituristico-alberghieri con gli obiettivi diriqualificare e rilanciare l’offerta a livellonazionale e internazionale, di accrescere losviluppo delle aree e dei settori del distretto, dimigliorare l’efficienza nell’organizzazione e nellaproduzione dei servizi, di assicurare garanzie ecertezze giuridiche alle imprese che vi operanocon particolare riferimento alle opportunità diinvestimento, di accesso al credito, disemplificazione e celerità nei rapporti con lepubbliche amministrazioni.
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14 • Mete Grand Tour Giugno 2011
LA SPINTA NECESSARIAAL TURISMO ITALIANO
e cucine italiane regionali e i patrimonigastronomici di ogni territorio sono laprova tangibile della ricchezza e delladiversità culturale e geografica del nostroPaese. La cucina, come i dialetti, i canti, lefeste di tradizione, marca culturalmente un
territorio, la sua storia e il paesaggio stesso. E l’Italia, conquesto vario e ricco patchwork, ne è segnataindelebilmente nella sua peculiarità tanto che, adifferenza della Francia, dove si può parlare dell’esistenzadi una vera e propria cucina nazionale, nel nostro Paese èmolto difficile riuscire a identificare un unico modello dicucina per tutto il territorio nazionale.Di identità si parla sempre più spesso e, talvolta, asproposito. Molto spesso tale concetto vienestrumentalizzato. È certo che per gli italiani il cibo haun valore identitario e di appartenenza molto forte.Quindi sì, il legame con i prodotti gastronomici èsempre più stretto e talvolta definisce l’essere stesso diuna regione, di un luogo, di una comunità. Tale aspettonon è casuale perché il cibo lega ambiente, natura,climi, biodiversità e relazioni sociali in un unicum incontinua evoluzione che contribuisce a definire inmaniera importante quello che siamo.La gastronomia è una scienza complessa contenente iconcetti di cibo e cultura sia materiale cheimmateriale. Se pensiamo alle connessioni della scienzaculinaria con i tantissimi campi dei saperi umanistici -
dalla botanica alla chimica, dall’agronomiaall’antropologia, dall’economia politica al commercio,dal savoir faire dell’uomo fino alla cucina tout court -possiamo capire immediatamente che il cibo stesso ècultura o, ancora meglio, natura che si trasforma insapere attraverso l’intervento dell’uomo. Il progettodell’Università degli studi di Scienze gastronomichenasce proprio dall’intento di ridefinire il concetto digastronomia e riscattarne la dignità scientifica.L’obiettivo è quello di creare una nuova figuraprofessionale, il gastronomo, capace di operare nellaproduzione, distribuzione, promozione ecomunicazione dell’agroalimentare di qualità. L’ateneolicenzia i futuri esperti di comunicazione, divulgatori eredattori multimediali in campo enogastronomico,oltre ad addetti al marketing di prodotti d’eccellenza,manager di consorzi di tutela e di aziende del settoreagroalimentare o di enti turistici. Al tempo stessol’Università nasce con la vocazione di essere un centrodi ricerca, studio e catalogazione dei saperi, delletecniche e di tutte le forme di espressione dellecomunità del cibo.
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Mete Grand Tour • 17Giugno 2011
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L’ESPRESSIONEAUTENTICA DELTERRITORIO
Fondatoredi Slow Food
Carlo Petrini
Editoriale
LE ISOLE DELLA TOSCANA.TRA MITO E NATURALa collana indossata dalla dea della bellezza si ruppe e le perle caddero in mare. A contatto con le acque del Tirrenosi trasformarono in sette isole: Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa,Montecristo, Giglio, Giannutri
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Mete Grand Tour • 21Giugno 2011
Le perledell’arcipelago
Mario Tozzi
ituate al centro dell’area marinaprotetta più grande d’Europa, leisole d’Elba, Giglio, Capraia,Pianosa, Giannutri, Gorgona eMonetecristo hanno al lorointerno una rete sentieristica di
prim’ordine. Qui il mare lo si ammiradall’alto, inerpicandosi sulle colline rocciose,magari cogliendo al balzo l’occasione delFestival del Camminare che, in calendariofino al prossimo 13 novembre, alla sua primaedizione sta già delineando un nuovo mododi fruire l’entroterra delle isole. Zaino inspalla, da dove partire? Mario Tozzi, geologo,divulgatore scientifico e presidente del Parconazionale dell’Arcipelago toscano, preferiscelasciare al turista la scelta del punto dipartenza perchè, dice, «è difficile fare unaclassifica, ognuna ha le sue particolarità», maalla fine si lascia scappare la sua preferita,«Montecristo, l’archetipo dell’isola.Piccolissima e quasi inaccessibile, possonovisitarla solo un migliaio di persone all’anno:per ottenere il permesso bisogna rivolgersi al
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ISOLA DOPO ISOLAMario Tozzi, presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, lancia un invito agli appassionati del passo slow: «Mettete nello zaino un buonbinocolo e qualche attrezzo da geologo: le isole sono tutte da scoprire camminando»
di PAOLAMARUZZI
Parco e i tempi di attesa non sono poi cosìlunghi. È un’esperienza che consiglio. Poi c’èGorgona, la più boscosa, qui sembra che iltempo si sia fermato».
Montecristo, Gorgona, Capraia:alcune isole sono state off limits per viadelle carceri. In che modo questo hainfluito sulla conservazione dellepeculiarità naturali? «La presenza delle carceri è stato un
Sotto, Mario Tozzi,
presidente del Parconazionale
dell’Arcipelagotoscano
Mario Tozzi
Le perledell’arcipelago
deterrente importante e ha impedito dicementificare. Se involontariamente si èintrodotto un primo livello di tutela, con lanascita del Parco è maturata una vera epropria consapevolezza. Ma molto c’è ancorada fare: si spera di includere nel Parco tutto ilmare dell’Arcipelago. Oggi, infatti, le areemarine dell’Elba e del Giglio non sonoprotette. Inoltre, seppure il Parco sia inseritoall’interno del santuario internazionale deimammiferi marini, il tirreno centro-settentrionale è uno dei luoghi piùtormentati dalle attività industriali dell’interobacino del Mediterraneo: un paradosso cheandrebbe sanato». Nel libro Nel nome del parco racconta ilfascino fuori stagione dell’Arcipelago:cos’è che nei periodi più affollati risultadifficile da cogliere?
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Tra l’azzurro dell’acqua e il verde delle colline
HOTEL & RESORT LACONA Viale dei Golfi, 544 - Fraz. Lacona – Capoliveri
Tel. 0565 96.40.54 Fax 0565 96.41.89
www.hotellacona.it - [email protected]
L’Hotel & Resort Lacona si trova al centro del golfo di Lacona, fra l’azzurro del mare e il verde delle
colline. A due passi dalle lunghe spiagge di sabbia finissima del golfo, l’hotel è ideale per rilassarsi, vivere
il mare e la natura in mezzo all’incantevole cornice del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Le 120
stanze dell’Hotel & Resort Lacona sono spaziose, arredate in maniera semplice e funzionale, dotate
di ogni comfort. Un piano dell’hotel è dedicato alle camere family, colorate e comunicanti tra di loro,
pensate per chi viaggia con bambini. Lo squisito buffet del ristorante, curato da qualificati chef, offre
una grande varietà di antipasti, gustosi primi piatti
preparati al momento e una ricca scelta di secondi di
carne e di pesce. L’Hotel & Resort Lacona dispone
inoltre di due sale meeting della capacità di 80 e 30
posti, attrezzate con le più moderne tecnologie. Tutto
l’hotel e il parco circostante, compresa la piscina,
sono dotati di rete Wi-Fi con accesso gratuito.
22 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Mete Grand Tour • 23Giugno 2011
«Innanzitutto la percezione del territorio: lebarche che d’estate affollano golfi e calettedanno l’impressione di essere in un qualsiasiposto turistico, invece durante la bassastagione si gode di un panorama migliore, piùselvaggio. Poi in primavera c’è un’esplosionedi profumi e colori e, complice il clima mite,è più piacevole fare delle piccole escursioni:questo è decisamente il modo migliore perentrare, con discrezione, in contatto con lebellezze del Parco».
Con il Walking Festival ha presocorpo un turismo slow. Cosa cambierà?«Presentando l'Arcipelago in veste slow ci saràuna risposta da parte dei turisti del NordEuropa, da sempre più sensibili ai bolliniambientali. Camminare diventerà un pretesto
per destagionalizzare l’offerta, contribuendo asalvaguardare gli equilibri naturali che con gliarrivi di massa vengono compromessi».
A piedi o in bici nel parco: cosamettere nello zaino?«Se si viene in primavera è quasi inutile portareuna cerata: le piogge non sono frequenti.Indispensabile è avere un binocolo se si vuolecogliere in volo il gabbiano Corso o seguire ilpasso della martora e del coniglio selvatico,quest'ultimo presente a Capriaia e al Giglio.Agli appassionati consiglio l’attrezzatura dageologo. La storia dell’Arcipelago toscano inizia230-240 milioni di anni fa e, a parte Pianosache è di origine sedimentaria, le altre sonotutte rocce vulcaniche, con particolaritàgeologiche differenti».
Abitare l’Isola d’Elba
APPARTAMENTI RESIDENCE NAPOLEONProvinciale Procchio Loc. Procchio Marciana (LI)
Tel. 0565 90.31.11 - Fax 0565 90.31.54 - Cell. 338 50.70.312
www.residencenapoleon.it - [email protected]
Il complesso residenziale Residence Napoleon si affaccia sulla baia
di Procchio, su un declivio panoramico coperto da vegetazione
mediterranea. È un’oasi di pace a 900 metri dalla spiaggia di Procchio,
un piccolo paese situato al centro dell’Isola d’Elba che dà la possibilità di
raggiungere facilmente le meravigliose insenature e gli incantevoli punti
panoramici dell’isola, i boschi, le montagne, le zone ricche di reperti
archeologici, le memorie napoleoniche e gli stabilimenti per le cure termali.
Il residence dispone di un grande giardino, due piscine attrezzate con
sdraio e ombrelloni, di cui una per i bambini, un campo da tennis con
illuminazione notturna, bar, ascensore, reception, sala TV, ping pong,
ampio parcheggio. Il residence è composto da centoquarantasei
appartamenti distribuiti su 5/7 piani raggiungibili con l'ascensore.
Per ogni appartamento è previsto un posto auto coperto e numerato.
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Tra le specie protette ci sono latartaruga marina e la foca monaca,ormai rarissima. Com'è la situazione? «È buona per la tartaruga, che sta prendendopiede. Fa impressione pensare che tempoaddietro questi essere venivano tenuti in vitae legati, sia presso il porto che sulle navi, peressere mangiati pezzo dopo pezzo. Piùdelicata è la situazione della foca monaca, ilcui ultimo avvistamento al Giglio è di dueanni fa: se da una parte si tratta di un segnalerassicurante sulla qualità delle acque, dall'altraè presto per cantare vittoria. I due esemplari,infatti, erano solo di passaggio. La speranza èche tornino a riprodursi nell’Arcipelago».
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Un connubio perfetto tra sapori liguri e toscani
OSTERIA DEL NOCEVia della Madonna 14 - Marciana Isola d'Elba (LI) - Tel 0565 90.12.84
www.osteriadelnoce.it - [email protected]
A Marciana, a meno di 20 km da Portoferraio, le tradizioni culinarie toscane si incontrano con
quelle liguri. Nasce così una cucina dal sapore antico, fatta di fragranti aromi di erbe di campo e
dell’amore delle cose semplici e genuine. Le ricette dell’Osteria del Noce riflettono proprio
queste caratteristiche. Qui si possono assaporare deliziose specialità a base di pesce e anche
qualche piatto di terra. La caratteristica che rende unico questo locale è proprio il rapporto fra i
piatti elbani tipici del Marcianese e quelli liguri del Levante. Il locale è composto da una sala
interna e da una terrazza panoramica, circondata da profumati fiori, oleandri e un
albero di noce. Per raggiungere l’Osteria del Noce, si possono scegliere due
itinerari: dalla Fortezza Pisana, scendendo lungo la scalinata posta a fianco
della Terrazza Belvedere fino a via della Madonna, oppure da Piazza Umberto
I, seguendo le indicazioni per la Fortezza Pisana. I proprietari Rita e Alberto
consigliano la prenotazione.
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26 • Mete Grand Tour Giugno 2011
VEDUTEDEL GIGLIOPosta a meridione dell’Arcipelago toscano, di fronte al monte Argentario,l’Isola del Giglio è un concentrato di opere monumentali, dalla RoccaPisana al Faraglione di Campese. Ne parla il sindaco, Sergio Ortelli
diPAOLA MARUZZI
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Mete Grand Tour • 27Giugno 2011
Escursioniisolane
Isola del Giglio
In apertura, la Torre
del Campese. Sopra,
Sergio Ortelli,sindaco dell’Isola
del Giglio
hi è nato in unapiccola isola è natoin un posto mitico”.Aveva ragioneRaffaello Brignetti,orgoglio letterariodell’Arcipelago
toscano, se a distanza di trent’anni il sindaco delGiglio - 21 chilometri quadrati di superficie, trecentri abitati e neanche 2mila residenti - neprende in prestito le parole. Il primo cittadino,Sergio Ortelli, mette l’accento su «quel trattocostante della gente di mare, che ci ha resocapaci di rinnovarci senza perdere la nostraidentità più profonda». Oggi, dopo secoli disostentamento derivato dall’agricoltura e unastoria segnata dalla difesa del territorio,l’inventiva dei gigliesi passa quasi esclusivamentedal turismo, la principale fonte di guadagno.
Raggiungibile comodamente da PortoSanto Stefano, in provincia di Grosseto, ilGiglio è “preda” di un turismogiornaliero. Cosa state facendo affinché lapermanenza media si prolunghi?«Stiamo proponendo un’offerta differenziata eintegrata in termini di servizi, opportunità eattività, in modo da attrarre un turismo di
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qualità, meno mordi e fuggi. Il Giglio offremolto da questo punto di vista: il Castello vienevissuto come distretto culturale e storico, il portofunge da luogo commerciale, il Campese èperfetto per godere del mare e delle spiagge, pernon parlare dei siti d’interesse naturalistico chefanno invidia alle migliori località turistiche».
Cosa spinge i turisti a visitare l’isolanon solo da giugno a settembre?«Partendo dalla consapevolezza che i nostriterritori non hanno mai sofferto momenti di crisiprofonda perché offrono prodotti, comel’ambiente naturale, che non passano mai di
28 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Isola del Giglio
Escursioniisolane
moda, recentemente si stanno sviluppando molteattività che puntano a destagionalizzare il turismo,tra cui gli sport alternativi come il trekking, lamountain bike e il free climbing. A questo siaffiancano attività legate alla valorizzazione dellericchezze enogastronomiche e storico-culturali.Su questo fronte il nostro impegno è massimo».
Quali piatti tipici si possono gustaredurante la manifestazione gigliese “Antichisapori di mare, a spasso tra i rioni”, che sisvolge a maggio?«Dalla palamita alla tonnina sott’olio, dalla pasta alsugo di lupacante ai totani, fino al coniglio allacacciatora. Per non parlare dei dolci, i migliacci ola schiaccia di patate e, primo su tutti, il panficatogigliese. Il tutto innaffiato con dell’ottimoAnsonaco del Giglio, il nostro vino dalla strutturarobusta e dal colore ambrato, che sta vivendo unnuovo rinascimento proprio in questi anni».
Immaginiamo di approdare a GiglioPorto e di fare una piccola escursione.Dove consiglia di dirigersi?«Da due anni, uno dei modi più suggestivi pervisitare l’isola è sicuramente avventurarsi per i 51chilometri di rete sentieristica che abbiamorealizzato e ripristinato in collaborazione con laPro Loco. È il giusto pretesto per godere inmodo esclusivo il nostro patrimoniopaesaggistico, ambientale, faunistico e marittimo».
Un excursus all’interno dei centriabitati più antichi: Giglio Porto e GiglioCastello. Quali le peculiarità di ciascuno?«Primo insediamento civile dell’isola, GiglioPorto risale all’epoca romana ed è statoabbandonato e ripopolato a più riprese perché, inalcuni periodi, vivere nei pressi della costa erapericoloso a causa delle frequenti scorribandepiratesche. Oggi, con le sue case colorate
Mete Grand Tour • 29Giugno 2011
Sopra, il faro di Punta
del Fenaio, a Giglio
Campese. Nella pagina precedente,l’imponente
Rocca Pisana a Giglio Castello
affacciate sui vicoli stretti e la cinquecentescaTorre del Saraceno, è un centro moltocaratteristico. Dal porto è possibile raggiungere apiedi le spiagge di Cannelle, Caldane ed Arenella.Giglio Castello è un borgo di origine medievale,affascinante per la struttura imponente delle suemura. Alla sua sommità, in Piazza XIII novembre,si erge la maestosa Rocca Pisana, del XII secolo.Una passeggiata intorno all’abitato fortificatooffre una vista mozzafiato sulle isole di Giannutri,Corsica, Elba e su un bel tratto della costacontinentale. Mi sembrano dei buoni motivi pervenire a trascorrere una vacanza al Giglio».
Giglio Campese, invece, ha una storiaun po’ diversa, legata all’arte mineraria.«A differenza degli altri due centri abitati, ilCampese ha una storia recente e infatti la prima
costruzione risale al XVIII secolo. Si tratta diuna torre realizzata per avvistare le naviprovenienti dal versante ovest, nota soprattuttoper l’eroico respingimento di una parte di flottadi pirati, che dettero l’ultimo assalto all’isola nel1799. Il Campese, poco popolato fino agli iniziNovecento, ha visto un notevole impulsoeconomico con l'apertura della miniera di piritenel 1938, dalla quale molte famiglie isolanetraevano sostentamento. L’attività estrattiva èproseguita fino alla chiusura definitiva nel1962, in seguito alle future modifichesocietarie della Montecatini società generaleper l’industria mineraria e chimica. Negli annia seguire, quindi con il boom economico, ilCampese ha intrapreso uno sviluppo basato sulturismo, che continua tutt’oggi».
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30 • Mete Grand Tour Giugno 2011
L’approdonaturale
Porto Azzurro
Angelo Banfi,vicesindaco di Porto Azzurro
A DUE PASSIDAL MAREIl piccolo comune di Porto Azzurro, adagiato su una delle baie più accoglientidell’Elba, è diventato una delle mete preferite dell’Arcipelago toscano, ma il vicesindaco Angelo Banfi sottolinea che «gli isolani non hanno perso la genuinità di sempre, la stessa che si ritrova sulle tavole e nei prodotti a chilometro zero»
diPAOLA MARUZZI
barcati a Portoferrario, oggil’approdo più comodo per chi salpacon il traghetto da Piombino, ediretti verso Porto Azzurro, unodegli otto Comuni dell’Isola, si hagià un’idea precisa di quella che è
l’Elba. «In quella manciata di chilometri sicapisce subito quanto verde e variegato sia ilnostro paesaggio» spiega Angelo Banfi,
vicesindaco di Porto Azzurro. Collocato nellaprofonda insenatura del Golfo di Mola, sullacosta orientale dell’isola, il pittoresco paesino fatutt’uno con la piccola baia, risultando così unapprodo naturale. «Il turismo da diporto, graziealla possibilità di attraccare a due passi dallagigantesca piazza Matteotti, è diventato la nostraspecialità». Sarà per questa comodità, per unvolontario passaparola o per il «carattere discretodegli abitanti», sta di fatto che Porto Azzurronegli anni è diventata una delle mete preferitedal jet set. «Se Claudio Lippi, Flavio Briatore, ilministro Matteoli, Gianfranco Fini, Gigi Buffonsono degli habitué, è segno che la nostraospitalità ha davvero una marcia in più».
Piazza Matteotti è l’animacommerciale di Porto Azzurro. Cosa offre?«Con i suoi 400 metri, più che una piazza è uncampo di calcio: questo le permette di esserepolifunzionale, di accogliere qualsiasi tipo diattività. La piazza è il luogo per il passeggio, perlo shopping, per lo svago, per il ristoro. Puressendo affacciata sul mare, stranamente non è
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Mete Grand Tour • 31Giugno 2011
Il Forte Longonea Porto Azzurro
esposta ai venti e questo la rende ancor piùaccogliente. Avventurandosi per le caratteristicheviuzze si scoprono, fianco a fianco, botteghe diprodotti artigianali e raffinate boutique. La nostraofferta è diretta al turismo d’elite, ma non ha maiperso quel carattere di semplicità».
E di sera come si trasforma questoanfiteatro naturale?«Da giugno a settembre, ogni sera c’è il consuetomercatino dell’artigianato, una vera e propria“calamita” per i turisti. Non mancano eventimondani e letterari: dalle sfilate di moda allapresentazione di libri e concerti».
C’è invece qualche evento popolare?«Fino a qualche anno c’era la rievocazione
storica per ricordare il governatore spagnoloPons y Léon che nel Seicento lasciò all’isola losplendido santuario di Monserrato, oltre cheuna cassa d’oro in dono alle fanciulle nubili».
Volendo fare una tappaenogastronomica, cosa consiglia?«La scelta non può che cadere sui nostriristoranti, un paio sul mare, altri nel centrostorico, dove tra l’altro si accede unicamente apiedi. I menù sono a base di pesce, fornitodirettamente da alcuni pescatori convenzionati.La stessa cosa accade per la verdura, l’olio, ivini, i mieli, le confetture. Insomma, si ènaturalmente venuto a creare un approccio achilometro zero. Con la nascita del Parco
32 • Mete Grand Tour Giugno 2011
L’approdonaturale
Porto Azzurro
nazionale dell’Arcipelago toscano nei ristorantisi trovano maggiormente i prodotti locali, tracui il vino Adriatico: riconosciuto a livellonazionale, è dolce e liquoroso, ottimo seaccompagnato dai cantucci».
Se Porto Azzurro evoca una localitàsorridente, il vecchio nome di PortoLongone ricorda il passato di dominazionespagnola e soprattutto l’esistenza dellecarceri. Queste due identità convivonoserenamente?«Pur avendo il carcere una vita a se stante,l’intenzione dell’amministrazione comunale ètrovare forme di interscambio, un po’ comequello che è accaduto quando Vittorio Sgarbi
«Anche d’invernoi nostri fondali offronospettacoli meravigliosi»
ha portato lì dentro una mostra di pittura.Non è detto che, nei limiti imposti dal regimecarcerario, questa struttura possa attrarrepersino turisti: il Forte di Longone, infatti, èun’opera architettonica di pregio: basti pensareche il suo costruttore, don Garcia de Toledo,pare essersi ispirato a Bramante. All’interno c’èla chiesa di San Giacomo, un bellissimoesempio di barocco spagnolo. Insomma, ci
Piatti che appagano gli occhi e il palato
RISTORANTE L’ARAGOSTAVia Bologna, 6 Marina di Campo (LI)
Tel. 0565 97.71.31
Situato nella piazzetta centrale di Marina di Campo, il Ristorante
L’Aragosta vanta ormai 50 anni di buona cucina. Le ricette sono passate
di generazione in generazione, dai nonni, al padre, ai figli, e oggi il locale
continua a offrire piatti tipici e cucina creativa sfruttando il pescato locale
e gli odori caratteristici dell’arcipelago. Ci si può accomodare nell’ampia
sala esterna con vista sul mare, accolti con calore e cortesia dai
proprietari, per immergersi nei colori e nei sapori isolani.
34 • Mete Grand Tour Giugno 2011
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sono dei veri e propri tesori nascosti, nonultimo un laboratorio di artigianato, oggi instato di abbandono, in cui i carceratiimparavano a lavorare i tessuti, a fare le stampe.Quei macchinari, risalenti credo ai primi delNovecento, hanno uno straordinario valore».
Permettere a gruppi limitati di turistidi accedere al Forte è solo una proposta oc’è dell’altro?«Ne ho già parlato con il direttore del carcere,che si è detto disponibile a una possibilecollaborazione. Staremo a vedere, sicuramenteserviranno fondi e questo non è proprio ilperiodo per fare il passo più lungo della gamba».
Cambiando scenario e tuffandoci inmare, a Porto Azzurro sta prendendosempre più piede il diving. A cosa èdovuto?«Per gli appassionati di questo sport, Porto
Azzurro è ormai una tappa obbligatoria.Ultimamente stiamo riscuotendo successosoprattutto tra i milanesi, che arrivano anched’inverno. I nostri fondali offrono spettacolimeravigliosi, cernie e coralli. Non è un casoche anche quest’anno Legambiente abbiapremiato la qualità delle nostre acque,assegnando tre bandiere blu».
Eppure l’area marina dell’Elba non èriserva naturale. Lei che è anchevicepresidente del Parco, si augura che lodiventi?«Per affrontare un passaggio del genere c’èbisogno di investimenti, non basta porre vincoliambientali, bisogna avere gli strumenti pergestirli. Insomma, non vogliamo correre il rischioche avvenga ciò che è accaduto a Giannutri, incui per mancanza di risorse è la GuardiaForestale a fermare, da terra, le barche».
Mete Grand Tour • 37Giugno 2011
Capraia
Rocceincontaminate
GaetanoGuarente,
sindaco di Capraia
eppure sia più vicina alla Corsica,dalla quale dista 31 chilometri, chealla coste italiane, l’identità dell’isoladi Capraia è profondamentelivornese. Si presenta come una dellemete più selvagge dell’Arcipelago
toscano, con quasi tutto il territorio tutelato dalParco: fa eccezione solo l’omonimo comune, cherientra sotto la giurisdizione della Provincia diLivorno. Gaetano Guarente, sindaco dellapiccolissima comunità di appena 400 abitanti,rilancia con orgoglio la peculiarità dell’offertaturistica, cioè la scarsa antropizzazione, dovutaprima di tutto all’esistenza del carcere, oradismesso, ma anche alla morfologia dell’isola,«aspra e rocciosa, per certi versi inaccessibile».Così Capraia esige e richiama un approcciovacanziero discreto, in sintonia con gliequilibri ambientali isolani. «Del tutto inutilile auto, qui ci si sposta a piedi e in barca».
La costa è frastagliata e scende apicco sul mare. Come raggiungere lecale che costellano Capraia?
S
ASPRA E SELVAGGIAQuasi completamente tutelata del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, l’isola di Capraia attrae un turismo di nicchia, che sa stare in sintonia con il patrimonio naturalistico ancora perfettamente conservato. Ne parla il sindaco della piccola comunità abitata, Gaetano Guarente
di PAOLAMARUZZI
«Se non si ha a disposizione una propriaimbarcazione si può usufruire di un efficienteservizio di taxi boat, oppure si possono affittaredei gommoni e muoversi autonomamente. Acausa della scoscesità di gran parte del territorio,è infatti vietato raggiungere le spiagge via terra».
Qual è lo scorcio più suggestivo?«Indubbiamente Cala Rossa, a sud dell’isola,
38 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Rocceincontaminate
Capraia
In alto, il castello San Giorgio;nella pagina seguente, il faro di puntadel Ferraione
sia per le acque cristalline e chiarissime, che peril contrasto tra le rocce chiare del promontoriodello Zenobito e quelle sanguigne della rossaparete che scende a picco».
L’80% per cento dell’isola è montuoso.Avete fatto di questa “durezza” un brandturistico?«L’aspetto selvaggio ci distingue rispetto al restodelle destinazioni turistiche dell’Arcipelago,insomma è il nostro punto di forza. Con la suamacchia mediterranea e la quasi totale assenzadell'uomo, Capraia richiama un immaginarioidilliaco, molto simile all’isole greche».
Con i suoi pochi abitanti, d’estateCapraia cambia volto. In che misura? «Nel periodo di alta stagione, quindi ad agosto,
si arriva a 3mila presenze, il tetto massimoconsentito dalla nostra ricettività.Prevalentemente si tratta di un turismo cheproviene dall'Italia, anche se ultimamente siamostati scoperti dal Nord Europa. Discorsodiverso va fatto per il turismo nautico: essendoun crocevia di traffici marittimi spessofungiamo da punto di approdo per chi èdiretto verso la Campania o la Sicilia. Capita,infatti, che il tempo cambi all'improvviso ed ènecessaria una sosta ed è qui che entra in giocoil piccolo porto di Capraia».
Attualmente quella che era la coloniapenitenziaria è caduta in disuso, comepensate di utilizzarla?«Le infrastrutture verranno recuperate come
Mete Grand Tour • 39Giugno 2011
luogo di ricettività turistica. L’idea è quella ditrasformarle in residence o agriturismi, mastaremo a vedere. Di certo nell’operazione direstyling dovrà prevalere il buon gusto».
Un assaggio di eventi: quali sono i piùinnovativi e quali quelli legati alletradizioni isolane? «Tra quelli ormai consolidati, a novembre non sipuò mancare alla sagra del calamaro, precedutada una gara di pesca, mentre ad aprile c’è laconsueta mostra di pittura. Tra le novità c’è laSagra dei Sapori, una manifestazioneenogastronomica organizzata dalla Condottadell’Arcipelago toscano di Slow Food».
Quindi quali sapori di nicchia offreCapraia?
«Con la sua macchia mediterranea e la quasi totale assenza dell’uomo, Capraia richiama un immaginario idilliaco, molto simile alle isole greche»«Un ampio ventaglio di pesce: l'aragosta, letriglie, il branzino, solo per citarne alcuni.Passando all'arte culinaria ci si imbatte nelcaciucco e nella zuppa di pesce. Tipici sonoanche il liquore al mirto e le marmellate,prodotte da un agriturismo locale. Peccatosolo che l'unico pastore isolano sia scomparso:faceva degli ottimi formaggi».
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40 • Mete Grand Tour
Isola d’Elba racchiude i suoi tesoriall’interno delle insenature piùnascoste. Veri e propri scrigni, in cuila terra racchiude il mare, mete permigliaia di turisti, che sempre dipiù prediligono i soggiorni
all’interno di piccoli e suggestivi relais. Dall’HotelSant’Andrea, della catena Relais du Silence, si puòscorgere una delle viste migliori dell’isola. SauroGarbati, che con la sua famiglia gestisce lastruttura, spiega che «il giardino panoramico quitrova il suo spazio tra una natura avvolgente eincontaminata. Le nostre sono nicchie incantevolistudiate per donare serenità a ogni attimotrascorso in questo luogo». Ecco la filosofia allabase del Sant’Andrea. «Qui ci si può perdere,incantati da quelle bellezze che nei secoli hannoispirato poeti e cantautori».Tra le sette meraviglie dell’arcipelago, più voltenarrate nella mitologia come le sette perle diVenere, l’isola d’Elba è la protagonista. Qui sono
Capo Sant’Andrea è un gioiello dell’Elba.
E la terrazza del Relais Sant’Andrea,
piccola dimora di tradizioni creata
dalla famiglia Garbati, ne offre
il panorama più suggestivo
di FILIPPO BELLI
L’
Giugno 2011
L’ISOLA NELL’ISOLA
passati i potenti, dai De Medici a NapoleoneBonaparte. «Vogliamo recuperare le ereditàculturali andate perdute. La stessa vita della miafamiglia – racconta Sauro Garbati -, trascorsa tracampagna, vino, granito e tradizioni dimenticate,è una testimonianza che affascina». Non stupisce,quindi, vedere i membri della famiglia Garbatiintrattenere gli ospiti con i racconti sull’Elba,rievocando un passato non sempre reperibile suilibri di storia.«Capo Sant’Andrea è un’isola nell’isola, un golfodalle acque cristalline, dalle scogliere piane diorigine granitica che regalano scorci suggestivi,
In apertura,il panorama
dal Cotoncello.Nelle altre
immagini, alcuniscorci dell’Hotel
Sant’Andrea,Loc. S. Andrea,
Marciana (Li)
Mete Grand Tour • 41
ventilata da una lieve brezza marina che stregal’anima». Il relais, che domina la cittadinasottostante, è dotato di camere ognuna diversadall’altra, ognuna con un proprio stile, arredategrazie all’estro della mamma di famiglia, Teresa,che inoltre propone creazioni personalizzate daportare come ricordo ad amici o parenti. Le areecomuni, come il ricevimento, sono affidate allacordialità della figlia maggiore, Selena, che con lasua disponibilità offre ogni tipo di supporto aipropri ospiti. La cucina è curata direttamente daSauro e da sua figlia Elisa. Cibi e ricettetradizionali con quel pizzico di fantasia aggiuntache non guasta. «Prestiamo molta attenzione allaricerca delle materie prime. Selezioniamoprodotti dagli agricoltori del posto, il tutto pervalorizzare al meglio il territorio – ci tiene asottolineare Sauro -. Molte primizie arrivano sullatavola direttamente dall’orto di casa, e offriamosempre un’alternativa valida per chi ha esigenzealimentari, come gli intolleranti al glutine o i
vegetariani». In particolare, pergli appassionati dienogastronomia, è prevista unagiornata all’interno diun’azienda agricola, perriscoprire le tecniche dellacultura dell’olio e del buon vinoElbano. L’Hotel è anche unameta ideale per gli amanti deltrekking, essendo al confine del Parco nazionaledell’arcipelago. Grazie al supporto di una guidaesperta, la struttura organizza passeggiate tra isentieri occidentali dell’isola. Anche gli amanti deifondali potranno usufruire di un istruttore di sub.«Questo luogo rimane nel cuore – concludeSauro -. I nostri ospiti scoprono un postoincantevole, in cui lasciare un po’ di sé stessi perpoi volervi fare ritorno. Un’isola, un nidoincantevole, che li farà sentire a casa».
*www.hotelsantandrea.com
Giugno 2011
Gioielli dell’Elba
TEMPO D’ESTATE
42 • Mete Grand Tour
rriva l’estate. Tempo di mare,di sole e di buona cucina,ingredienti indispensabili pergodersi un meritato riposodopo mesi di lavoro. Tuttociò si può trovare a
Marciano Marina, piccolo centro dell’Isolad’Elba dove, tra un giro in spiaggia e unapasseggiata tra i vicoli e le caratteristichestradine del borgo, è possibile assaporare ipiatti tipici della cucina elbana. Tappaobbligata, a questo proposito, è lo storicoristorante Zorba, presente dal 1969, comericorda il suo titolare, Pietro Papi: «Il localesi trova all’interno di una cornicemozzafiato, tra la piazza e il porto, a pochipassi dal mare. Proponiamo una cucinatradizionale, basata soprattutto su pesceproveniente dai nostri mari». Un ambienteaccogliente, in cui l’ospitalità è sacra:«Come detto – prosegue Papi - la genteviene da noi per gustare principalmentepesce locale, che selezioniamo eprepariamo in maniera accurata. Moltoapprezzati sono, tra gli altri piatti, le alici, lesarde, le granseole e la tartare di palamita.Cerchiamo di utilizzare sempre prodotti distagione, e anche per questo la nostraofferta varia a seconda del periodo.
Dall’incantevole cornice dell’Isola d’Elba, Pietro Papi fornisce una panoramica
di alcune tra le ricette gastronomiche di maggior successo che caratterizzano
la sua terra in questa stagione
di GUIDO PUOPOLO
A
Giugno 2011
Mete Grand Tour • 43
Lavoriamo per valorizzare le ricchezze cheil mare ci offre, pesce povero ma anche, adesempio, dentici e orate». Un’attività meticolosa, svolta con grandepassione dai cuochi, Claudio Giorgi eAndrea Costanzo, che propongono erielaborano i piatti caratteristici dellagastronomia marinara: «Una ricettasemplice, che consiglio a chi volessedilettarsi ai fornelli – afferma Giorgi - puòessere rappresentata dalle acciughemarinate, un piatto estivo da semprepresente sulle tavole dei pescatori. Perprima cosa bisogna pulire e disliscare leacciughe, che devono essere poi marinatein aceto, vino bianco e sale. Una volta fattoquesto, è possibile condire il tutto conprezzemolo, aglio, peperoncino e origano,prima di mettere il preparato sott’olio peralcune ore. Un ottimo antipasto, che puòessere conservato in frigorifero anche perdiversi giorni». La cucina del ristoranteoffre però anche prelibatezze difficili dagustare al di fuori dello “Zorba”, come
conferma Costanzo: «Le ricette tipicheelbane sono poche, poiché non abbiamouna cucina molto variegata. Tra queste sipuò citare la persata, una pietanza diffusasoprattutto nella parte nord occidentaledell’isola. E’ una zuppa a base di persa,uovo, olio extravergine d’oliva, pepe e paneraffermo. Ingredienti poveri, grazie ai qualiè però possibile riscoprire sapori etradizioni che rappresentano la parte piùgenuina della nostra terra. Merita infineuna menzione speciale il nostro risotto discampi dell’Elba con pistacchio, unaspecialità del locale molto apprezzata dainostri ospiti».
*
Giugno 2011
Gioielli dell’Elba
Andrea Costanzo,a sinistra,
e Claudio Giorgi,i cuochi
del ristoranteZorba di Marciana
Marina (LI)
SULLE TRACCEDEL CARDUCCI
Testimonianze di un passato che ritorna con reperti di Principi Guerrieri
e i versi di Carducci. Ecco l’atmosfera che si respira nell’agriturismo
Chiavicone, dove arte e natura si riscoprono anche a tavola
di ADRIANA ZUCCARO
44 • Mete Grand Tour Giugno 2011
cipressi che a Bolgheri alti eschietti, van da San Guido induplice filar, quasi in corsa gigantigiovinetti, mi balzarono incontroe mi guardar”. I primi versi della poesia diGiosuè Carducci, “Davanti San
Guido”, catapultano idealmente in quel magicoe spettacolare viale, abitato da una doppia fila dicipressi, che ancor oggi collega la frazione delcomune di Castagneto Carducci, San Guidoappunto, fino a Bolgheri.Ed è infatti un’atmosfera intrisa di fascinopoetico quella che avvolge e conquista gli ospitidell’azienda agrituristica Chiavicone in CasaleMarittimo. «Tra le colline dell’alta Maremma,con intorno uliveti e vigneti della Toscana“classica”, passeggiare lungo la strada del vinodella Costa degli Etruschi, meglio poi se inbicicletta o a cavallo, rappresenta uno deimomenti di cui i viaggiatori in vacanza alChiavicone possono davvero esperire un turismonon solo naturalistico ma, al contempoculturale». Lo sa bene Manuela Gerini,rappresentante della seconda delle quattrogenerazioni presenti al podere, quando descrivecome «la tradizione, la cultura e l’eredità degliEtruschi vive ancora attraverso i reperti deiPrincipi Guerrieri, ritrovati a poche centinaia dimetri dall’agriturismo, e la necropoli etrusca diCasalvecchio. Non mancano poi letestimonianze medievali trasmesse attraverso isecoli e conservate nei bellissimi e caratteristiciborghi toscani di Casale Marittimo, Bibbona eBolgheri». Per rendere la vacanza interessante eculturalmente stimolante, al Chiavicone«informiamo i nostri ospiti sui possibili itinerariche dalle nostre colline di Casale Marittimo
possono condurli nelle vicine città d’arte o neiluoghi incontaminati della macchia mediterranea,tra le pinete e le spiagge – spiega Manuela Gerini–. Possiamo organizzare visite ai musei di Cecinae Volterra e, per gli ospiti che lo desiderino, corsidi pittura condotti da Sara».Dunque nessuna possibilità di annoiarsi. E traarte, natura, sport e meraviglie paesaggisticheintrovabili in nessun’altra parte del mondo, nonpoteva di certo mancare la buona cucina messain tavola con deliziose ricette preparate daManuela. «I piatti toscani proposti ai nostri ospiti,tutti contenenti prodotti locali o di nostraproduzione, spaziano dalla pappa al pomodoroalla panzanella, dalla zuppa di verdure all’acquacotta, dal cinghiale con le olive al peposo alChianti, dal coniglio con le olive e le carote albaccalà alla livornese, fino alla trippa allafiorentina e al cacciucco di lumache». Traquesti, il piatto “forte” è di certo il peposo alChianti. «Prepararlo è semplice ma esige 4 oredi tempo in cui far cuocere a fuoco basso e inuna pentola di coccio gli ingredienti che sonobocconcini di muscolo di chianina, aglio, pepein grani e vino Chianti».
*www.agriturismochiavicone.com
Mete Grand Tour • 45Giugno 2011
Manuela Gerini,dietista, conduce
l’aziendaagrituristica
Chiavicone sitaa Casale
Marittimo (PI),occupandosiin particolaredella cucina
Arte e Natura
“I
Giugno 2011
di NICOLETTABUCCIARELLI
nno 1044. Un millennio fa.Eppure, in un atto datato 8novembre 1044, già si fa cennoal territorio di Pratello, luogo incui famiglie illustri hanno creatole loro proprietà. Dai Mastiani
Brunacci, alla famiglia inglese Trivelles, fino aiConti Scheibler-Della Gherardesca, molti sonostati i nobili che hanno soggiornato nella tenuta.E dal lontano passato arriviamo al presente,
A
EMOZIONI IN VOLOGrandi spazi, cordialità e accoglienza familiare. Pratello Country Resort offre molto a chi
ha la fortuna di poter soggiornarvi. Persino la possibilità di un volo in elicottero
46 • Mete Grand Tour
Giugno 2011
Tra San Gimignanoe Volterraall’attuale proprietà della famiglia Rosati, datata
1987. Oggi, dopo due anni di lavoro di restauro, la Villaviene riaperta a nuova vita, come spiegano iproprietari Paolo e Lucia Rosati. «Con il restauroabbiamo ripristinato il tetto originale e lefacciate dalle bellissime cornici in pietra dellefinestre e delle porte. Abbiamo voluto mantenerel’aspetto tipico di una Villa storica di campagna,nonostante Pratello possieda tutte le comodità diuna residenza di vacanza. Le camere infatti sonoarredate in stile e con tutte le comodità, dal Wi-Fi al Tv Lcd Sat e aria condizionata ».La location del Resort è del tutto particolare.Situato a pochi km da San Gimignano e Volterra,non dista molto dalle città d’arte toscane, inprimis Firenze e Pisa. Ma per chi volesseconcentrarsi sui paesaggi che si irradiano dalResort la natura non è restia a offrire unospettacolo pari a quello delle città. «Presso ilResort è possibile effettuare escursioni inmountain bike o con i cavalli del vicino centroconvenzionato. Gli appassionati di golf possonotrovare un campo a 18 buche a circa 10 km. Se sipasseggia nel nostro viale, si possono inoltreincontrare un campo da tennis in erba sinteticaed una piscina di 140 mq a disposizione deinostri ospiti».Una particolarità del tutto eccezionale diPratello Country Resort, è il fatto di possedereun aeroporto privato con pista in erba di 1000m, pensata per chi sceglie di raggiungere ilResort in aereo o elicottero. «Agli ospiti»prosegue Paolo Rosati «diamo la possibilità dipoter vivere l’emozione di un’escursione involo durante il proprio soggiorno. È inoltrepossibile raggiungere direttamente in elicottero
località gastronomiche o cantinein cui effettuare degustazioni» Divertimenti, comodità ma anchebuona cucina, come spiega LuciaRosati. «La buona tavola per noi èimportantissima, per questooffriamo ai nostri ospiti lapossibilità di assaggiare sempreprodotti freschi e locali daassaporare nelle differenti location del Resort.Il buffet della colazione è servito sullaterrazza panoramica. Un pranzo leggero èdisponibile al Pool Bar mentre la cena è daassaporare nella terrazza». Assoluta tranquillitàe il privilegio di trovarsi in un postoesclusivo, sentendosi però “liberi” come a casapropria. «Abbiamo la fortuna» concludono iconiugi Rosati, «di trovarci in un posto unico,dove abbiamo deciso di creare ciò che noistessi vorremmo sempre trovare quandoandiamo in vacanza».
In apertura, vedutaaerea di PratelloCountry Resort.
Sotto Paoloe Lucia Rosati.
In questa paginala terrazza dellaprima colazionee sotto esterno
del Resort
Mete Grand Tour • 47
50 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Tra le novità del Codice del turismo si prospetta l’istituzione di un comitato di promozione che perCaterina Cittadino, capo del Dipartimento sviluppo e competitività del turismo, avrà ruolo strategicoperché «senza coordinamento sovraregionale, sarà difficile competere a livello internazionale»
di PAOLAMARUZZIDARE CORPO
E VOCE AI TANTI TURISMI ITALIANI
Mete Grand Tour • 51Giugno 2011
Valorizzareil turismo
CaterinaCittadino
ono state pubblicate il 6 giugnosulla Gazzetta ufficiale le nuovenorme che andranno aregolamentare il turismo. Icontenuti del codice, pensato dalministro Michela Brambilla e
sottoposto a revisione dopo l’incontro con lerappresentanze delle imprese del settore,spaziano dalla tutela dei vacanzieri in Italiaalla modifica del concetto stesso di “impresaturistica” che, oltre a essere equiparata aquella industriale, va a includere il settoreextraricettivo, quindi agenzie di viaggio etour operator. Vista la complessità dellamateria non sono mancate alcune polemiche,ultima quelle di Roberto Corbella, presidentedi Astoi, che esprime perplessità circa lapossibile istituzione di un comitatopermanente per la promozione, presiedutodal ministero del Turismo, perché «rischia digenerare un’ulteriore dispersione delle risorsededicate al settore». Di diverso avviso è la
console Caterina Cittadino, capo delDipartimento sviluppo e competitività delturismo della Presidenza del Consiglio deiministri, secondo cui una promozione a regianazionale «contribuirà a dare corpo unitario aun sistema finora troppo disarticolato. Uncoordinamento sovraregionale darà maggiorichance al prodotto Italia».
È chiara la volontà di assicurare unsupporto nazionale, ma questo noncontraddice il titolo V della legislazione,che lascia alle Regioni la pienaautonomia in ambito turistico?«No perché il principio guida del codice nonsarà imporre ma coordinare, soprattuttoladdove le azioni sono complesse. Il percorsonon sarà semplice, perché le Regioni con nonpoche polemiche hanno accettato l’idea di unministero del turismo e ora si devonopreparare alla riforma. Siamo però convintiche questo cambiamento porterà risultaticoncreti. Se negli ultimi anni l’Italia ha
S
52 • Mete Grand Tour Giugno 2011
CaterinaCittadino
Valorizzareil turismo
risalito la china lo si deve anche alle strategiecondivise partite dal governo centrale».
Il codice propone una diversaripartizione del prodotto turistico sullabase di fattori motivazionali, 13 per laprecisione. In quale direzione andrannole politiche di promozione regionali? «Finalmente viene resa esplicita una verità giànota: il turista del terzo millennio non silimita a viaggiare, ma è spinto da specificiinteressi. Questo significa fare una nuovariflessione sulla promozione: alle Regionichiediamo lo sforzo di differenziare lacomunicazione in base ai turismi, studiandomeglio i target di riferimento. L’ideale è chesi arrivi a un piano di comunicazionecomplessivo del prodotto Italia».
All’interno dei 13 percorsid’eccellenza si riconosce l’importanzadel “turismo del made in Italy”. A cosamira la sua istituzione? «Riconoscere che esiste questo particolaretipo di turismo, molto più diffuso di quantosi pensi, ci renderà ancora più competitivi.Rispetto agli altri Paesi, l’immaginario delmade in Italy - con il suo mix di prodottiartigianali, industriali, enogastronomici - èmolto conosciuto e apprezzato e disegna unparticolare stile di vita. Pensiamoall’universo della moda e alle suepotenzialità».
Tra le accuse al Belpaese, c’è quelladi non valorizzare abbastanza ilpatrimonio artistico. Come la riformaintende colmare questa lacuna?«Al di là del codice, la vera svolta si avràquando i ministri dei Beni culturali e delTurismo si siederanno allo stesso tavolo per
un confronto. Le nostre bellezze non possonoessere concepite solo nell’ottica della tutela,ma vanno rilanciate sul piano dellapromozione internazionale. Un primo passosarà pubblicare guide in inglese e, nonsottovalutando i mercati emergenti, anche inrusso e cinese, cosa che non molti museipubblici importanti non hanno ancora fatto».
Con l’avanzata del low cost, qualirischi corre la leadership turisticadell’Italia?«Per ora pochi, stiamo recuperando terrenoe autorevolezza a livello internazionale.Un segnale arriva dalla presidenza dell’Italiadel consiglio esecutivo dell’Organizzazionemondiale del turismo, un riconoscimentoche la Francia non ha ancora avuto.Poi, grazie alla vicepresidenza allaCommissione europea di Antonio Tajani,si stanno creando opportunità concreteche guardano al nostro Paese».
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54 • Mete Grand Tour
Un volto noto e innovativo, con le roccaforti del Venetoe dell’Emilia Romagna in testa, e uno nascosto,che per la prima volta si affaccia su una dimensioneinternazionale. È il Belpaese visto dall’esteroe promosso dall’Enit. Ne parla Paolo Rubini
di PAOLAMARUZZI
all’ultima classificainternazionale realizzata daFutureBrand, l’agenzia cheopera nel settore dellaconsulenza e nel design di
marca, le performance turistiche dell’Italia sonostate leggermente sottotono: se appena qualcheanno fa il Belpaese era in pole position, nel2010 è scivolato alla dodicesima posizione.Confidando in un recupero e gettando unosguardo alla stagione calda, Paolo Rubini,direttore generale dell’Enit, mette sul tavolouna promozione che «non perseguaottusamente strategie di mero aumento delnumero dei visitatori esteri. Del resto èfuorviante considerare gli arrivi e ipernottamenti piuttosto che i fatturati». Ilprodotto Italia è qualcosa di più complesso, chetira in ballo tutta una serie di fattori paralleli, lospending medio per esempio, che a detta di
Rubini incidono sul Pil del paese in mododeterminante.
Su cosa state lavorando per potenziarel’attrattiva dell’Italia all’estero?«Stiamo operando in termini di club diprodotto, curando strategie di segmentazionedella domanda internazionale e confezionandoun’offerta nazionale coerente e personalizzata.Basta con la generica promozione, puntiamopiuttosto a una strategia selettiva per mercato,segmento di clientela e canale distributivo».
Con quali strumenti di promozione èpossibile?«Stiamo sviluppando forme di supporto a bassocosto per le imprese, convinti che nel nostrosettore non sempre a un aumento della spesaper la promozione corrisponda un aumentodei risultati. Così, per la prima volta, abbiamofatto una campagna intercontinentale dipubblicità nelle sale cinematografiche invece
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UNPRESIDIOPERMANENTE
Valorizzareil turismo
PaoloRubini
56 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Paolo Rubini,direttoregenerale dell’Enit,Agenzianazionaledel turismo
che in televisione. Il risultato? Costiestremamente ridotti, impressing elevato,maggiore attenzione e concentrazione delpubblico. Poi abbiamo sviluppato, primi almondo nel settore turistico, il Virtual travelmarket, cioè la fiera virtuale del turismo, che siè appena conclusa con ottimi risultati. Abbiamoconsentito a moltissime imprese medio-piccoleuna visibilità internazionale che non avevanomai avuto e al costo di una pagina pubblicitariasu un quotidiano locale. A ottobre torneremonuovamente con questa iniziativa».
In vista della stagione estiva 2011,quali le aspettative e le località chepotrebbero riservare piacevoli sorprese?
«Per quanto riguarda il turismo nazionale,credo che vi saranno ben poche novità, sianella scelta delle destinazioni sia nei numeri. Ilperiodo non è dei più floridi e, anche se inrealtà la crisi è alle spalle, i consumatori sonoprudenti e diffidenti, quindi aumentano laquota di reddito destinata al risparmio,piuttosto che ai consumi. Per gli arrividall’estero, invece, credo che avremo delleottime sorprese dai dati turistici delle localitàbalneari dell’Emilia Romagna e del Veneto,preferite dal turismo tedesco che avrà ottimeperformance, dalla Sicilia che sta sviluppandosempre più una offerta turistica di qualità edalle città d’arte che rappresentano il nostro
58 • Mete Grand Tour Giugno 2011
PaoloRubini
Valorizzareil turismo
biglietto da visita per il turismointercontinentale, il segmento che cresceràmaggiormente. Sono, invece, scettico suirisultati delle strategie e di iniziativepromozionali di alcune regioni che nonriescono a predisporre una propria offerta conrapporto qualità-prezzo in linea con idesiderata dei mercati internazionali diriferimento».
A cosa si riferisce?«Preferisco non dire di quali regioni si tratta eriservarmi di verificare a stagione completata irisultati raggiunti».
Stringendo sulle coste emiliano-romagnole, quali punti di forza utilizzateper promuoverle sui mercatiinternazionali in espansione? «Queste località sono una delle nostre certezzeturistiche e direi che hanno solamente bisogno
di seguitare a essere gestite con efficienza equalità, come fatto finora. Credo che, ingenerale, i nostri sforzi dovrebbero indirizzarsiin due direzioni: da una parte innovazione diprodotto per le località già famose come quelledella costa romagnola; dall’altra, forte azione dipromozione e caratterizzazione per le localitàemergenti o a forte potenzialità turistica.Questo è ciò che amo definire “Italia nascosta”,che è in grado di dare emozioni simili a moltelocalità famose ma in modo più discreto,personale, direi anche intimo. Sono tanti igioielli paesaggistici che ora vogliamo aprirsi alturismo, soprattutto nella sua vesteinternazionale, e l’Enit sta investendo molto inqueste due direzioni. I dati di forte tenuta delnostro turismo, anche in presenza di oggettivedifficoltà mondiali del settore, dimostrano chela strada è quella giusta».
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60 • Mete Grand Tour Giugno 2011
UNA STAGIONEDI ATTESE
Sono quasi 35mila le aziende del settorealberghiero, una cifra più che sufficiente adaccogliere la domanda nazionale e internazionale.Occorre però, secondo il presidente di FederalberghiBernabò Bocca, una politica di promozione volta adestagionalizzare meglio la meta Italia
di RENATAGUALTIERI
andamento del turismo alberghieroitaliano da gennaio a maggio diquest’anno, rispetto allo stessoperiodo del 2010, fa segnare unastagnazione con un risultatocomplessivo che indica un
irrilevante +0,1% di presenze tra italiani estranieri rispetto ai primi cinque mesi del 2010.Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca,leggendo questi dati non nascondepreoccupazione «perché solo un mese fa, adaprile, il mercato turistico aveva registrato unrilevante recupero di arrivi e pernottamenti,soprattutto da parte della clientela straniera, taleda far pensare a una irreversibile e tanto attesainversione di tendenza». Così, invece, non sembrapiù essere.
Quali, dunque, le previsioni per questastagione estiva?«Sappiamo storicamente che i mesi estivi sonoappannaggio degli italiani, principalmente per il
periodo che va dalla fine di luglio alla terzadecade di agosto. Confidiamo quindi che lavoglia di vacanze degli italiani non tradisca latradizione e le attese delle innumerevoli strutturericettive che fondano soprattutto nelle località dimare la loro sussistenza sui flussi turistici estivi.Inoltre, auspichiamo che anche la componenteestera, che finora ha fatto registrare ottimi segnalidi recupero e incremento in moltissime aree delpaese, possa proseguire in tale direzione».
Quali vantaggi offre il nuovo portalewww.italyhotels.it messo a disposizione ditutti gli albergatori italiani?«Il nostro portale di prenotazioni alberghiere, chedovrebbe entrare in funzione a pieno regime
L’
Il presidente diFederalberghi,Bernabò Bocca
62 • Mete Grand Tour Giugno 2011
BernabòBocca
Valorizzare ilturismo
in autunno, vanta due punti di forza cheritengo ne costituiranno la struttura portante.Innanzitutto è l’unico portale che contieneesclusivamente l’offerta ricettiva del Bel Paese e,dunque, uno strumento che può aiutare ilconsumatore di qualsiasi parte del mondo aeffettuare ricerche mirate senza essere distratto daofferte similari proposte da località diverse daquelle dell’Italia. In secondo luogo si tratta di unportale low cost per gli alberghi, i qualiriconoscono allo strumento una commissioneassolutamente inferiore e competitiva rispetto aquelle che ormai i portali più famosi richiedonoalla categoria».
La gran parte dalla componentestraniera riconosce nel mercato italianouna meta ambita e dall’ottimo rapportoqualità-prezzo. Cosa si può fare permantenere alta la qualità delle strutture ebattere la concorrenza?«Per nostra fortuna e anche per nostro merito, inquanto siamo riusciti nei secoli a preservare leenormi bellezze e ricchezze artistiche,archeologiche, naturalistiche, eco-gastronomichee quant’altro ancora, l’Italia è e rimane una dellemete più ambite a livello mondiale. La qualità di
conseguenza della nostra offerta deve essere unacostante alla quale ogni imprenditore del settoresa bene di non poter e dover rinunciare».
Cosa propone alle piccole strutture chefaticano a stare sul mercato?«Da tempo chiediamo alla politica di concedere,alle imprese che per varie cause operano in areenelle quali il turismo fatica a tenere in vitastrutture complesse come quelle alberghiere, lapossibilità di cambiare agevolmente ladestinazione d’uso. Ciò vuol dire che un edificiofinora adibito ad albergo possa trasformarsi inuna struttura diversa, destinata comunque asostenere i flussi turistici che per capacità di spesaricercano forme alternative di ricettività».
Quali sono le prospettive del mercatoalberghiero in Italia?«Le prospettive sono di tenuta dei numeriattuali, quasi 35mila aziende, più chesufficienti ad accogliere la domanda nazionale
«Confidiamo che la vogliadi vacanze degli italianinon tradisca la tradizione»
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e internazionale. Ciò che occorre è unapolitica di promozione più massiccia volta adestagionalizzare meglio la meta Italia,consentendo l’incremento di arrivi e presenzeanche in periodi di media e bassa stagione».
Gli operatori del settore alberghierosono diminuiti di uno 0,5% nel periodogennaio/maggio, rispetto al 2010, conuna flessione del 2,1% per i lavoratori atempo indeterminato e un aumento del
2,1% per i lavoratori a tempodeterminato. Quanto la preoccupanoquesti dati e come si può produrreoccupazione?«Quest’ultimo dato è certamente quello checi preoccupa di più, anche se da imprenditorisappiamo benissimo come esso sia direttaconseguenza della recessione. È fuoridiscussione che i nostri collaboratori sono lavera risorsa insostituibile senza la quale ilsistema turistico nazionale crollerebbe. Il calodel lavoro a tempo indeterminato e favore diquello a tempo determinato è figlio di quellaflessibilità da tutti invocata e che noi perprimi da sempre abbiamo sperimentato.Quindi, il turismo non licenzia, non perdeposti di lavoro, ma anzi ottimizza quanto lenuove normative propongono, riuscendo purin un periodo di ridimensionamento deifatturati delle imprese a dare lavoro eoccupazione a milioni di persone».
«La qualità della nostraofferta deve essere unacostante alla quale ogniimprenditore del settoresa bene di non poter edover rinunciare»
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Una più efficace collaborazionefra Stato, enti territorialie privati nel sostegno di progetticondivisi di valorizzazione delpatrimonio culturale, archeologicoe monumentale del Paese.È il modello di sviluppo futuroindividuato dal sottosegretarioai Beni culturali,Francesco Maria Giro
di FRANCESCA DRUIDI
CULTURA,RISORSA
PER L’ITALIA
Mete Grand Tour • 67Giugno 2011
Turismoculturale
FrancescoMaria Giro
A sinistra,FrancescoMaria Giro,
sottosegretarioai Beni culturali
stata firmata il 21 gennaio scorsol’intesa tra il Ministero per i Beni ele attività culturali e Tod’s. Conl’accordo, l’imprenditore DiegoDella Valle si è impegnato a versare
25 milioni di euro per gli otto ambiti di lavoroprevisti dal piano degli interventi per il restaurodel Colosseo. «È un accordo importante –commenta Francesco Maria Giro, sottosegretarioai Beni culturali – in quanto viene coinvolta unarealtà imprenditoriale di eccellenza inun’operazione impegnativa e difficile diriqualificazione del patrimonio archeologiconazionale».
Cosa rappresenta questa firmanell’ambito del sistema culturale italiano?Ci sono le premesse per ulteriori accordi diquesto tipo?«Si tratta di accordi che possono e potrannonascere in futuro se lo Stato si dimostra uno Statocredibile, che seleziona la qualità e ha le ideechiare. Il privato investe solo se può contare su uninterlocutore pubblico in grado di sviluppareprogetti di assoluto prestigio. Oltre alla formula
della sponsorizzazione, abbiamo istituito neglianni fondazioni e consorzi, soggettigiuridicamente definiti che uniscono istituzionipubbliche – Regioni, Province, Comuni,Ministero – e soggetti privati, soprattuttofondazioni bancarie, per la valorizzazione digrandi progetti culturali».
Qualche esempio?«La Fondazione Museo delle Antichità Egizie diTorino mette insieme soggetti privati e pubbliciper la gestione della struttura. È recente la firmadel protocollo d’intesa tra il Ministero e laCompagnia di San Paolo che riguarda iltrasferimento della Galleria Sabauda nella ManicaNuova di Palazzo Reale a Torino, trasferimentoche libererà il secondo piano del museo Egizio.Un altro esempio è il Consorzio di valorizzazioneculturale “La Venaria Reale”. Il Piemonte, delresto, rappresenta un modello per queste grandioperazioni».
Un modello che può e deve essereesportato in altre regioni. «Porteremo avanti altri progetti a Roma, Venezia,Napoli. Sono iniziative che dovremo condividerecon sponsorizzazioni, consorzi, fondazioni,strutture che mettano insieme risorseeconomiche e umane. Le Regioni devono avereil sostegno dello Stato. Il futuro della tutela deibeni culturali è la sinergia tra amministrazionilocali e soggetti privati. Sono particolarmenteimpegnate le fondazioni bancarie, perché hannonel loro statuto questa vocazione allavalorizzazione della cultura del territorio diappartenenza. Inoltre, sulla scia di Tod’s, altreimprese promotrici del made in Italy potrannounirsi all’impegno di sostenere il patrimonioitaliano».
Come incentivare ulteriormente gli
È
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Sopra,turisti allaValle dei templidi Agrigento
investimenti dei soggetti privati?«Si parla sempre di agevolazioni fiscali, che giàesistono in Italia, e si tratta di agevolazioniimportanti, solo che le procedure sonofarraginose e purtroppo la burocrazia non sempreè all’altezza del compito. Dobbiamo, quindi,lavorare sulle procedure, renderle più semplici,accessibili e gestibili, prevedendo ulterioriincentivi fiscali. A chi realizza erogazioni liberali,deve essere assicurato un ritorno di caratterefiscale. Se paghi per la cultura, pagherai menotasse, questo deve essere il principio».
Nel Piano del Sud potrebbe essereinserito il potenziamento della tutela delpatrimonio culturale del Meridione. Qualile prospettive connesse a questoprovvedimento?«Sul Meridione contiamo molto, già lavoriamo
parecchio su questo fronte. Ad esempio sull’area diPompei, che abbiamo ereditato in uno stato diassoluto degrado. Il Mezzogiorno vanta, fra le suerisorse, un patrimonio paesaggistico, ambientale-naturalistico e culturale straordinariamente ricco evariegato. Per questo, tutte le iniziative orientate ainvestire risorse statali nella riqualificazione di queiterritori sono iniziative importanti, che vannosostenute. Siamo impegnati a Pompei, doveabbiamo speso circa 85 milioni di euro percombattere un degrado dilagante; a Napoliabbiamo investito nel riallestimento del MuseoArcheologico Nazionale, dove sono conservatireperti di Ercolano e Pompei, oltre alla collezioneFarnese. Una realtà importante, che stiamoriqualificando. Stiamo, inoltre, lavorando in Siciliae in Puglia, dove ci siamo occupati del restauro delTeatro Petruzzelli, restituito alla città. A Reggio
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FrancescoMaria Giro
Turismoculturale
Sopra,firma trail Mibace Tod’s peril restaurodel Colosseo
Calabria sono partiti i lavori del Museo Nazionaledove sono conservati i Bronzi di Riace».
Quale elemento risulterà decisivo?«È importante che alle spalle di queste iniziative cisia un progetto culturale ed economicopoliticamente visibile. La volontà politica, oltrealle risorse, risulta fondamentale perché creacondivisione, genera sinergia fra enti territorialiproducendo un convincimento più forte. Noncredo in una politica e in una cultura cheseguono canali paralleli. La politica non devecondizionare la creatività culturale, ma bensìcompiere scelte precise per finanziarla eaccompagnarne lo sviluppo, lasciandola libera diesprimersi».
Come far dialogare, in prospettivafutura, economia e cultura?«È necessario che dialoghino perché la cultura,soprattutto per l’Italia, costituisce un fattore dicrescita economica, ma anche di vantaggiocompetitivo rispetto ad altre economie vicine,come quella spagnola o tedesca che dispongonodi un patrimonio importante, ma non certoparagonabile al nostro. Tuttavia, in Germania sisegnalano 75 milioni di turisti ogni anno, inFrancia si contano 52 milioni di visitatori che
entrano nelle strutture statali e pagano il biglietto.In Italia non superiamo i 33-34 milioni divisitatori di musei, monumenti e areearcheologiche, pur contando su un patrimoniodecisamente più ricco».
Cosa fare allora?«Dobbiamo lavorare di più, nella consapevolezzache la cultura produce reddito, oltre che benesseresociale. Dobbiamo sviluppare progetti integratiche mettano a sistema Comuni, Province eRegioni, e i loro patrimoni, con le formule giàindividuate. Occorre puntare molto su quello cheè un progetto finanziato anche dall’Unioneeuropea, rappresentato dagli itinerari culturali,come la via Francigena: itinerari che uniscono idiversi patrimoni nostrani, collegando numeroserealtà del territorio Italia. Stiamo lavorando con ilvicepresidente della Commissione europeaAntonio Tajani per sviluppare questo concetto.Gli indicatori, infatti, rilevano che mentre ilturismo di mare e di montagna soffrono, quelloculturale ha accresciuto i suoi numeri. Il turismoche funziona oggi è quello culturale delle grandicittà d’arte. Per questo è decisivo insistere sugliitinerari culturali, presentando progetti chiari chepossono anche essere finanziati dall’Ue».
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UNA NUOVAINDUSTRIACREATIVACivita lancia un modello di sviluppodove il motore trainante risiede nelpatrimonio culturale italiano fattodi monumenti, musei, tradizioni epaesaggi.Un primo sguardo all’Europa nelpunto del presidente Antonio Maccanico
di ELISA FIOCCHI
erché la filiera culturale diventi unvero e proprio asse portante per losviluppo del nostro paese, servonoprogrammi lontani dalla logicatradizionale del fare cultura, in gradodi attivare e sostenere le industrie
“creative” e stimolare gli enti privati attraversol’individuazione di forme di semplificazione eregolamentazione con le amministrazionipubbliche. Il presidente dell’associazione Civita,Antonio Maccanico, illustra le moderne frontieredella cultura “alternativa” dove nuovi programmidi sviluppo rilanciano l’economia del settore purin una fase di scarsità di risorse connesse alla crisi
P
AntonioMaccanico
Turismoculturale
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AntonioMaccanico
Turismoculturale
economica: «Civita ha individuato un modelloche parte dal patrimonio culturale (musei, chiese,centro storici, monumenti, ma anche tradizioni epaesaggi) e ne fa il motore di una nuova industria,quella creativa, che oggi anche a livello europeo, èriconosciuta come trainante ed effettivamentealternativa a quella tradizionale». Quando ilpatrimonio culturale si unisce, infatti, a turismo,nuove tecnologie, made in Italy e prodotti tipici si«produce un effetto di filiera con importantiricadute anche in termini economici eoccupazionali, favorendo, d’altra parte, unamaggiore attenzione alla tutela di quello stessopatrimonio».
La rilevanza economica connessa aibeni culturali è un aspetto talvoltasottovalutato nel nostro paese o siregistrano nuovi investimenti eopportunità?«In Italia abbiamo sempre avuto unatteggiamento molto reverenziale, come è giustoche sia, nei confronti della nostra tradizioneculturale e del patrimonio che la incarna,percepiti soprattutto come un’eredità dagli elevaticontenuti immateriali da tramandare allegenerazioni future. Nel nostro Dna è da semprefortemente presente l’attitudine alla tutela e allaconservazione, più che la spinta allavalorizzazione. I grandi cambiamenti sulla scenaeconomica e sociale a livello mondiale hannoprodotto effetti importanti anche in questosettore, delineando la necessità di individuarenuovi modelli di sviluppo, in cui l’immaterialepotrebbe giocare un ruolo strategico. Stenta peròancora ad affermarsi una convinzione in questosenso, e, quindi, una forte scelta in termini di veree proprie politiche culturali, sia a livello locale, siaa livello centrale, che richiederebbero, di
conseguenza, un’allocazione di risorse ben piùconsistenti di quelle in genere disponibili,indipendentemente dalla situazione contingente.Malgrado ciò, i privati sono, invece, moltoconsapevoli della rilevanza economica del“messaggio culturale”, tanto che, anche inun’epoca di crisi economica, le imprese italianecontinuano ad investire quote significative incultura. Da un nostro recente studio emerge chegli investimenti culturali con scopo dicomunicazione da parte delle aziende italianeammontano annualmente a circa 3 miliardi dieuro».
“Tesori in un palmo di mano. Luoghida scoprire lungo le vie Consolari romane”è il titolo di un’iniziativa per la tutela delpatrimonio del territorio. Come s’inverte lalogica del consumo e dell’edificazione afavore di una valorizzazione del territorio?«Il nostro progetto, realizzato in collaborazionecon la Camera di Commercio di Roma e con ilpatrocinio della Provincia di Roma, nascedall’attenta osservazione di alcune tendenze che sivanno sempre più affermando negli atteggiamentituristici italiani e non, associata all’uso distrumenti e prodotti innovativi. Effettosecondario, non certo per importanza, dellaglobalizzazione, è, come molti da temposostengono, l’aumento del desiderio di riscopertadelle tradizioni e dei sapori veri e originali deiterritori, oltre all’esigenza di entrare in contattocon le realtà locali attraverso un turismo “lento” edi qualità. Anche in questo caso non mancano ivantaggi per l’economia locale, se si consideranoprincipalmente produttori, artigiani e gestori diservizi ricettivi e di ristorazione. Si spiega quindicome il progetto abbia trovato i finanziamentianche per il 2011».
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AntonioMaccanico
Turismoculturale
Qual è il messaggio che Civita consegnadal 1987 al nostro paese?«Civita ha conosciuto una crescita costante edifficilmente immaginabile, quando, con ilcompianto amico, Gianfranco Impretori, suoideatore e segretario generale per circa venti anni,ne avviammo l’avventura. Solo alcuni numeri perdare un’idea: gli associati sono saliti da una decinaa circa 190; dipendenti e collaboratori da 4 a circa600; le sedi, dall’unica, storica, nel cuore di Roma,alle sei distribuite tra Nord, Centro e Sud su quasitutto il territorio italiano, anche grazie alle nostresocietà collegate; sono poi 106 le sedi museali incui gestiamo servizi al pubblico; più di 30 lemostre che realizziamo mediamente ogni anno.Credo che il messaggio più importantecontenuto in questi dati sia che è possibileimmaginare un’altra economia, in cui settorepubblico, imprese e operatori privati possonocollaborare in maniera virtuosa, creando occasionidi tutela e valorizzazione da una parte e dibusiness dall’altra, senza che questo debba
necessariamente produrre diffidenze o rischi.Sempre che, naturalmente, il gioco sia giocato neltotale rispetto di ruoli e professionalità».
Quale ruolo istituzionale nell’economiadella cultura e quale impegno di tutela evalorizzazione del patrimonio culturale haassunto Civita in questi anni?«Per il fatto di essere sulla scena culturale italianada ormai quasi venticinque anni, molti ciconsiderano uno fra gli attori principali del settore.In realtà, l’unica caratteristica, che ci permette diavere uno sguardo di maggiore ampiezza sulpanorama, rispetto ad altri, è che noi associamocostantemente l’anima associativa a quella dellasocietà di servizi. Queste due nature, fortemente estrategicamente complementari determinano undoppio vantaggio in termini di efficienza/efficaciagarantiti dalla società, e di una forterappresentatività ormai acquisita dall’associazione;ma anche un doppio vincolo, in termini dicredibilità e di impegno che si sono creati neltempo, e devono rimanere costanti e continui».
«Civita ha individuatoun modello che partedal patrimonio culturalee ne fa il motoredi una nuova industria»
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I tesoridi Firenze
L’eredità delManierismo
A fianco, ilsoprintendenteAlessandraMarino
LA BUONAMANIERADalle mostre dedicate a Bronzino, Ammannati e Vasari alla prossima apertura alpubblico della casa dello stesso Vasari: Firenze celebra il Manierismo con una lungaserie di eventi. Il soprintendente Alessandra Marino propone un itinerario tra igioielli architettonici del periodo
di RICCARDO CASINI
l 2011 sembra proprio essere l’anno delManierismo a Firenze: la città stacelebrando la corrente artistica delCinquecento con una serie di mostrededicate ai suoi principali esponenti, edopo il successo di “Bronzino. Pittore e
poeta alla corte dei Medici” è ora la volta di dueesposizioni dedicate a Giorgio Vasari eBartolomeo Ammannati. Ma l’eredità manierista,in pittura e ancor più nell’architettura, non si puòracchiudere solo in gallerie o musei, essendodiffusa in tutta la città e nel circondario, comeracconta Alessandra Marino, soprintendente per iBeni architettonici, paesaggistici, storici, artistici edetnoantropologici per le province di Firenze (adesclusione della città per le competenze storicheartistiche ed etnoantropologiche), Pistoia e Prato.
Quale ispirazione ha fornito una cittàcome Firenze agli artisti manieristi? Qualiinfluenze poterono assorbire?«Se si parla di Firenze come spazio urbano, direiche in ciò che ha lasciato il Quattrocento allacittà è difficile trovare le premesse di questa
esperienza che, rispetto alla regola su cui si fondaquella del secolo precedente, ha essenzialmentesondato le vie della licenza, contrapponendosi aquesto. Proprio per il suo allontanarsi dal datonaturale e per il suo carattere sperimentale ilmanierismo è maturato nel chiuso degli studidegli artisti e degli intellettuali del tempo,inizialmente con una forte caratterizzazioneanticlassica, quindi in opposizione e non in
I
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Mete Grand Tour • 79Giugno 2011
Sopra,la Deposizione
di Pontormo nellachiesa di Santa
Felicita a Firenze(1528)
continuità con ciò che lo ha preceduto. Ciò nontoglie che la “maniera”, secondo quanto scriveGiorgio Vasari, sia strettamente legata alleesperienze di Raffaello e Michelangelo».
Cosa significa questo?«In quest’ottica diventa evidente quanto Firenzesia stata fonte d’ispirazione: basti pensare, perquanto riguarda l’architettura, alla straordinarialezione lasciataci dal Buonarroti con la BibliotecaMediceo Laurenziana. La stessa architettura delSeicento, a Firenze, sul piano urbano e dellarelazione tra edifici e spazio esterno pubblico,resiste strenuamente ai grandi modelli romani perallinearsi su declinazioni di derivazionemanierista come nel caso di San Firenze,riservando piuttosto i propri sontuosi esempi didecorazione barocca agli spazi interni e privati».
Quali segni vi hanno lasciato inveceartisti come Pontormo o RossoFiorentino? In cosa consiste la loro eredità?«Nel conoscere a fondo l’esperienza dei propri“padri” ma non considerarla come limite, nellavorare cercando nuove strade espressive anchequando tutto sembra già stato sondato in modoinsuperabile dai Grandi, ovvero Raffaello eMichelangelo. Più in particolare, in pittura èevidente la lezione lasciataci circa l’uso delcolore, che Pontormo e Rosso Fiorentino,ricalcando le orme di Michelangelo, riscoprononelle sue capacità espressive e simboliche,indipendentemente dalle esperienzeprecedentemente maturate nei termini di “tono”,dove il colore si pone in relazione alla lucenaturale. E ancora le possibilità offerte dalledistorsioni, dall’uso non canonico dellaprospettiva, fino a giungere all’anamorfosi, tuttecose davanti alle quali molte delle generazionisuccessive di artisti devono essere rimaste non
poco colpite».È possibile tracciare un itinerario
attraverso le loro opere note e meno notepresenti in città?«Vi sono alcuni capolavori che, in quanto tali,non possono certo essere dimenticati: nonostantela sua notorietà, entrare nella chiesa di SantaFelicita e volgere lo sguardo alla Deposizionedipinta dal Pontormo per la cappella Capponirimane un’esperienza fondamentale. Se poi devopensare a un possibile itinerario alternativo incittà, non avrei dubbi nello sceglierne uno legatoall’architettura del periodo, anche per lo specificodella mia formazione: la lettura di una facciata e
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Sopra,l’interno dellaVilla Medicea diPoggio a Caiano
di uno spazio urbano può apparire più ardua diquella di un dipinto ma, proprio perché ilmanierismo è stato una grande stagione disperimentazioni nelle quali gli artisti hannocercato di liberarsi dal compito di raccontare una“storia”, l’architettura ha raggiunto nelCinquecento risultati di straordinario valore».
Da quali luoghi consiglierebbe dipartire allora?«Si torni a vedere l’armoniosissima linea delponte a Santa Trinita disegnata daBartolomeo Ammannati per rendersi conto diquanto dico. E al di là degli edifici più celebri(penso alla fabbrica degli Uffizi, al cortile dipalazzo Pitti e alle eccentriche e visionariefinestre del casino mediceo di San Marco)vorrei invitare a riscoprire le architetturecivili progettate dai protagonisti del secolo:
dal palazzo Nonfinito di via del Proconsoloper le parti che si devono al Buontalenti, alletantissime opere dell’Ammannati, comepalazzo Ramirez de Montalvo di borgoAlbizi, palazzo Mondragone di via deiBanchi, palazzo Sforza Almeni di via deiServi o palazzo Giugni di via degli Alfani».
Su quali particolari deve posare losguardo il visitatore?«Va soprattutto osservata la cura per i dettagliarchitettonici trasfigurati in forme antropomorfe,che già troviamo annidate e quasi nascoste nellecornici michelangiolesche del Vestibolo dellaBiblioteca Laurenziana, ma anche i cartocci, levolute cartilaginee e talvolta mostruose chesostituiscono le classiche mensole. Queste sono lechiavi di volta che trasformano il senso stesso diuna grande architettura, così come di una piccola
Mete Grand Tour • 81Giugno 2011
Sopra,la Visitazionedi Pontormonella chiesa
di San Michelea Carmignano
(1529).A sinistra,
vista esternadella Villa
Medicea diPoggio a Caiano
fontana, in un vero capolavoro. Per chi avrà lapossibilità di attendere fino a ottobre diquest’anno, ci sarà poi la possibilità di scoprire ungioiello inedito che finalmente si apre alpubblico per le cure della Fondazione Horne: lacasa di Giorgio Vasari in via de’ Benci, affrescatadall’artista e dai suoi collaboratori e recuperatadopo un lungo restauro fortemente voluto dalcompianto Umberto Baldini e reso possibilegrazie all’interessamento dell’ente Cassa diRisparmio di Firenze».
Cosa offre invece il circondario?«Non c’è nulla di meglio della visionariaVisitazione dipinta dal Pontormo per la Pieve diCarmignano. Tra l’altro andare a visitarla sarebbeanche un modo per godere nuovamente dipaesaggi fatti di boschi e terre lavorate che fannodella Toscana un territorio di eccezionalebellezza, per poi spingersi fino alla vicina VillaMedicea di Poggio a Caiano dove lo stessoPontormo dipinse il lunettone con Vertunno ePomona».
A gennaio si è conclusa a PalazzoStrozzi la mostra dedicata al Bronzino.Quali altri eventi dedicati agli artistimanieristi sono in programma a Firenze?
«Grazie al lavoro e agli studi di cui si è fattaportatrice la Soprintendenza speciale per ilPatrimonio storico, artistico edetnoantropologico e per il Polo museale dellacittà di Firenze, diretta da Cristina Acidini,molte mostre si sono già aperte in assolutacontinuità con quella dedicata al Bronzino. Ilfatto che in quest’anno cadano il quintocentenario della nascita sia di Giorgio Vasarisia di Bartolomeo Ammannati ha portato amolteplici iniziative del Polo museale:nell’ordine si sono aperte la mostra suAmmannati scultore presso il Museo delBargello e quella su Vasari presso la Galleriadegli Uffizi, quest’ultima ricchissima anche ditestimonianze pittoriche a ricreare il climaculturale del tempo, con opere di Pontormo eBronzino. E ancora fittissimo è il calendariodi conferenze, letture e visite guidate acantieri di restauro legati ai due personaggi eal loro mondo. Chi volesse approfondire iltema, quindi, non avrebbe che l’imbarazzodella scelta».
*
I tesoridi Firenze
L’eredità delManierismo
84 • Mete Grand Tour Giugno 2011
UNA VERAECCELLENZAITALIANALa marchesa Bona Frescobaldi è impegnata da anni nella promozionedel territorio fiorentino e dei suoi prodotti di qualità. Della città in cuiè cresciuta ricorda le mattinate di “forca” per via San Leonardo o al cinemaApollo. E dice: «L’elemento che rende Firenze straordinaria sono le collineche la circondano, rimaste intatte nei secoli»
di RICCARDO CASINI
mbasciatrice del vino perl’azienda di famiglia ma anchepresidente di Promoliva, societàper la valorizzazione degli olidi alta qualità, nonchéfondatrice del comitato
“Friends of La Pietra” della New YorkUniversity e ideatrice di Italy’s Finest, la guidasui luoghi di maggior interesse artistico (maanche i negozi più esclusivi, le bottegheartigiane, gli alberghi e i ristoranti) del nostroPaese: non si può certo dire che la marchesaBona Frescobaldi non sia impegnata a livello dipromozione e valorizzazione del territoriofiorentino e delle sue eccellenze. Un territorioe una città, quella di Firenze, nei quali è
A
BonaFrescobaldi
I tesoridi Firenze
Mete Grand Tour • 85Giugno 2011
Sopra,una vista
di Firenzedal GiardinoBardini e, in
apertura, i pontisull’Arno
cresciuta e che recentemente ha portato ancheall’attenzione della casa reale britannica inoccasione del matrimonio di William e Kate, alquale era una delle poche invitate italiane. «L’elemento che rende Firenze straordinaria –spiega – sono le colline che la circondano,rimaste intatte nel corso dei secoli. Firenze è lacittà italiana meglio preservata sotto l’aspettospaziale, avendo mantenuto la dimensione chela caratterizzava nel Medioevo: basti pensare aForte di Belvedere, alle cui spalle iniziano ledistese di ulivi. La campagna insomma arrivapraticamente in centro città, questo anchegrazie al fatto che non si è mai costruito suicolli di Fiesole o Settignano, preferendomantenere un piccolo nucleo abitato».
A proposito di campagna, lei èfondatrice del comitato “Friends of LaPietra” della New York University, relativoall’omonima villa sulle colline fiorentine.Quale contributo offre oggi il comitatoalla città?«Il comitato è nato in seguito alla morte di SirHarold Acton, in modo da mantenere vivo illegame tra Firenze e la Nyu che con la suascomparsa sembrava dovesse venir meno. Lacosa ha funzionato, e il comitato è statointerpellato in occasione dei lavori di restauroalla villa: con l’allora soprintendente Mario LolliGhetti decidemmo ad esempio il colore dellafacciata, ma io stessa ho avuto l’occasione perpartecipare in molte altre occasioni. Oggi il
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Giugno 2011
BonaFrescobaldi
I tesoridi Firenze
Sopra,da sinistrala facciatadi San Miniatoal Monte,la marchesaBona Frescobaldie Villa La Pietra
programma degli eventi è curato da EllynToscano e propone iniziative straordinarie,utilizzando ad esempio il meraviglioso teatro diverzura per rappresentazioni, conferenze oincontri musicali di grande livello; purtroppo latendenza è un po’ quella di rinchiudersi, ancheper la mancanza di fiorentini che si recano allavilla a causa della lontananza o del traffico».
Se dovesse indicare invece un percorsoideale per una passeggiata per le strade diFirenze, quale sceglierebbe?«Più che per le strade, consiglio assolutamenteuna passeggiata nel Giardino di Boboli, e più inparticolare nel Giardino del Cavaliere, che sitrova nella parte alta: un’esperienzaindimenticabile, anche per la raccolta diporcellane e le rose meravigliose che vi sipossono ammirare. Da non perdere anche ilGiardino Bardini, al cui interno c’è unacaffetteria da cui si gode una vista stupenda. In
«Firenze è una continuascoperta, e la dimensionemigliore per coglierla èquella di girarla a piedi»
città invece consiglio una capatina alcircolo dei Canottieri, in riva all’Arno sotto ilPonte Vecchio, da cui è possibile ammirare unoscorcio insolito della città e di tutti i suoi pontivisti dal basso: per ottenere il permesso edentrare basta chiedere gentilmente. Se ci sivuole riposare un attimo, invece, propongo unsalto alla Rinascente: dopo gli acquisti si vaall’ultimo piano, nella terrazza attrezzata, perun’altra vista strepitosa al solo costo di uncaffè».
Firenze però è anche arte.«Per gli appassionati di musei, da non perderequello della Specola, con una collezione dipietre preziose veramente psichedelica. Per ilpubblico maschile, anche i più giovani,consiglio invece il nuovo Museo Galileo,appena restaurato e ora tecnologicamenteall’avanguardia».
Quale angolo di Firenze, magarisconosciuto ai più, indicherebbe invece aun ospite appena arrivato in città percoglierne immediatamente l’essenza?«Credo sia necessario subito avere una visioned’insieme: la migliore si ha dal sagrato dellachiesa di San Miniato al Monte, relativamentepoco visitata ma con una stupenda facciata inmarmo bianco e verde. Oppure a Fiesole, doveda un piccolo bar sulla strada che dalla piazzasale verso il convento di San Francesco èpossibile ammirare il tramonto più bello dellastoria, con il sole che scende nell’Arno. Poi, se sivuole proseguire su questa scia, si può fare unapasseggiata romantica nella vecchia via SanLeonardo, una strada che tra l’altro mi riportaall’infanzia».
Perché? Quali ricordi ha?«Via San Leonardo era uno dei luoghi in cui si
BonaFrescobaldi
I tesoridi Firenze
Un ambiente rustico immerso nella natura
FATTORIA MONTALBANO Loc. Pieve a Pitiana, 112 - 50060 Donnini/Reggello (FI) Tel. 055 86.52.158 - Fax 055 86.52.285
www.montalbano.it - [email protected]
La Fattoria Montalbano, a soli 27 km da Firenze, è vicinissima alle più belle città d’arte
della toscana. Situata a 400 metri di altitudine, domina la valle dell’Arno, offrendo
al visitatore la vista di un paesaggio di rara bellezza. I proprietari curano
personalmente i terreni della Fattoria da cui nascono l’eccellente Chianti d.o.c.g., il Vin
Santo e l’ olio extra vergine d’oliva. Gli ospiti alloggiano in caratteristici appartamenti,
ristrutturati di recente e arredati con mobili d’epoca e in stile rustico, tutti con ingresso
e terrazza indipendenti. Oltre agli appartamenti è disponibile I Trebbiali: una villa di
campagna di circa 400 mq con un grande giardino e piscina privata, su due piani, può
ospitare fino a 12 persone. La bellissima piscina circondata di rocce, una miriade di
sentieri e stradine di campagna, vero paradiso per gli amanti della bicicletta e del
trekking, la bellezza di una natura ancora intatta, la vicinanza alle più belle città d’arte e
agli outlet delle più importanti firme della moda: tutti elementi che fanno della Fattoria
Montalbano il luogo ideale per una gradevole e riposante vacanza nella vera
e suggestiva campagna toscana.
Mete Grand Tour • 89Giugno 2011
Sopra,il Duomo vistodalla terrazza
della Rinascente
andava di mattina quando facevamo “forca” ascuola, insieme a San Francesco a Fiesole o alcinema Apollo, che oggi purtroppo è chiuso.Dopo tanti anni posso comunque dire cheFirenze rappresenta una continua scoperta, eche la dimensione migliore per coglierla èquella di girarla a piedi: una scelta ora ancheforzata, vista la nuova pedonalizzazione delcentro storico decisa dall’amministrazionecomunale».
Lei è anche autrice della guida“Italy’s Finest”. In quali localiè possibile trovare i migliori vinitoscani?«Non posso non indicare il wine barFrescobaldi in via dei Magazzini, nei pressi dipiazza della Signoria: oltre a ospitare tutti inostri vini, è un ambiente molto carino, congli interni dipinti dalle donne della nostrafamiglia».
Dalla terrazza della Rinascente si gode una vistastrepitosa al solo costo di un caffè
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Mete Grand Tour • 91Giugno 2011
Firenzeinsolita
SimonettaBrandolini
d’Adda
In apertura,la Tribuna
degli Uffizi.Sotto,
la contessaSimonettaBrandolini
d’Adda
AMICIAMERICANI“Friends of Florence” è un’organizzazione no-profitche raccoglie fondi per il recupero del patrimonio artisticograzie a star dello spettacolo e magnati della finanza.Il suo presidente, Simonetta Brandolini d’Adda, ci guidatra progetti futuri e itinerari inconsueti
di RICCARDOCASINI
irca 5 milioni di euro destinatial recupero di uno deipatrimoni artistici earchitettonici più importanti erinomati al mondo: questo ilbilancio di oltre dieci anni di
attività di “Friends of Florence”,l’organizzazione no-profit nata nel 1998 cheannovera tra i suoi soci e donatori anche stardel calibro di Mel Gibson e Sting. Oggi la suapresidentessa, la contessa Simonetta Brandolinid’Adda, ne racconta la storia e illustra i progettifuturi. «Vivo qui da quasi 40 anni – racconta –e mia madre è italiana. Mi sono sempreimpegnata per questo Paese, negli anniNovanta ad esempio ho fatto parte diorganizzazioni no-profit a Venezia e Roma. Aquel punto mi è venuto spontaneo chiedermiperché, in particolare in seguito all’alluvionedel 1966, non fossero nati enti permanenti diquel tipo a Firenze. La mia passione per l’arte e
i miei studi artistici hanno fatto il resto:insieme a insegnanti e amici che vivono qui,ho fatto richiesta al governo statunitense perattivare una fondazione esentasse (le cosiddette501c3, ndr.). A muoverci è stato indubbiamenteil senso civico, la responsabilità nei confrontidel luogo dove si vive».
C
Mete Grand Tour • 93Giugno 2011
A sinistra e nellapagina seguente,
alcuni interventidi restauro
finanziati dallafondazioneFriends of
Florence
Di Friends of Florence fanno parteanche star internazionali. Checontributo hanno dato e stanno tuttoradando alla città?«Vi sono diverse categorie di donatori, MelGibson ad esempio si è mostrato moltogeneroso finanziando il recupero della Galleriadell’Accademia. Ma tra i nostri soci vi sonomolti altri importanti nomi, anche se magarimeno noti in Italia, legati al mondo dellafinanza o della diplomazia: la maggior partesono statunitensi, facilitati anche dallapossibilità di dedurre le donazioni dalle tasse,ma abbiamo anche inglesi e qualche italiano,soprattutto personaggi della zona. In totale dal2000, anno nel quale sono iniziati i restauri,abbiamo raccolto contributi per circa 5 milionidi euro».
Tra i vostri progetti futuri figuranonumerosi interventi, dalla sinagoga aiGiardini di Boboli. Quali sono oggi quellimaggiormente prossimi allarealizzazione?
«La nostra wishlist è molto lunga, è vero: almomento abbiamo in cantiere 12 progetti, trai quali il più importante è senza dubbioquello della Tribuna degli Uffizi. Un progettoche sarebbe dovuto terminare quest’anno, mala cui fine è stata rinviata al 2012 dopo che,in fase di restauro, si è capito che sarebbeservito più tempo. È questione di mesi,invece, la conclusione dei lavori alla Porta delParadiso del Battistero, dove abbiamofinanziato la parte finale del progetto, cosìcome a Santa Croce, dove i lavori riguardanola croce del Maestro di Figline posta sopral’altare maggiore. Andrà invece avanti neglianni il recupero del chiostro diSant’Antonino nel complesso di San Marco,mentre cerchiamo ancora fondi per i pulpitidi Donatello a San Lorenzo, per i qualicomunque l’Opificio delle pietre dure ha giàredatto il progetto. Ma forse la principalenovità riguarda la partnership con il Nationalgeographic».
Su cosa verte questa collaborazione?
«La nostra wishlist è molto lunga: al momentoabbiamo in cantiere 12 progetti»
Firenzeinsolita
SimonettaBrandolini
d’Adda
94 • Mete Grand Tour Giugno 2011
SimonettaBrandolinid’Adda
Firenzeinsolita
«Riguarda il leggendario affresco di Leonardodella “Battaglia di Anghiari” (secondo alcuninascosto nel Salone dei Cinquecento diPalazzo vecchio dietro un affresco di Vasari,ndr.), per il quale sarebbero necessari 2milioni di dollari. Ma non dimentichiamoaltri due progetti, relativi alla sala lettura delGabinetto dei disegni agli Uffizi e al Chiostroverde di Santa Maria Novella, oggi incondizioni tristissime: va anche detto che, sequelli più importanti richiedono moltidonatori, ce ne sono altri, come quest’ultimo,per i quali è sufficiente una sola persona chese ne innamori».
Tra lo sterminato patrimonio diquesta città, vi sono itinerari che spessorestano al di fuori dei tradizionali tourturistici nonostante costituiscano vere eproprie “chicche” per gli amantidell’arte?«Quello che propongo spesso è un itinerario
attraverso cicli di affreschi spesso ignorati: unoriguarda le Ultime cene, da quella delFranciabigio al convento della Calza a quella diAndrea del Castagno a Sant’Apollonia. Ma lastessa cosa si può fare con le Annunciazioni, untema che risulta di grande interesse per i diversimodi nel quale è stato ritratto: qui si va da SantaCroce agli Uffizi passando, tra gli altri, perSantissima Annunziata. Un altro luogo nel qualecerco di andare spesso, trovando però semprepochissimi altri visitatori, è il chiostro delloScalzo, nei pressi di San Marco: qui c’è un ciclodi Andrea del Sarto sulla vita di San GiovanniBattista che vale assolutamente la visita. Cosìcome Santa Felicita, dove si trova laDeposizione del Pontormo, oppure l’Ospedaledegli innocenti, il cui museo è stato da pocoriorganizzato. E’ possibile poi seguire degliitinerari per autori, vedi Michelangelo oGhirlandaio, ma si tratta sicuramente di sentieripiù battuti».
*
«Vi sono progetti per i quali è sufficienteuna sola persona che se ne innamori»
96 • Mete Grand Tour Giugno 2011
RIGENERAREMENTE E PALATOCesara Buonamici, conduttrice e vicedirettrice del Tg5, tiene moltoal suo «essere fiesolana». Mentre di Firenze apprezza soprattutto gli«antichi quartieri oltre l’Arno» in cui «quotidianamente si riproducequel talento tutto fiorentino di trasmettere la bellezza»
di RICCARDOCASINI
i più è nota come volto o,meglio, mezzobusto televisivo.Ma non tutti forse sanno cheCesara Buonamici, storicaconduttrice del Tg5 (del qualeoggi è anche vicedirettore),
possiede insieme alla famiglia un’aziendaagricola sulle colline di Fiesole, dove è nata.Un luogo nel quale ama ancora spesso
tornare nei weekend, e che le consente, oltreche di rigenerarsi, di ritrovare i buoni saporiche rendono la Toscana e Firenze unici nelmondo: non a caso la sua stessa aziendaproduce olio d’oliva extra vergine, ma anchezuppe, sughi pronti e addirittura cosmetici(saponi e creme, sempre a base d’olio), il tuttorigorosamente biologico.
Firenze è conosciuta in tutto ilmondo ed è meta di turismointernazionale. Ma quali sono, tra iluoghi meno noti al grande pubblico,quelli di sicuro interesse artistico epaesaggistico?«Il mio consiglio è di scoprire a piedi gliantichi quartieri di Firenze oltre l’Arno pergodere del magnifico passato di questa città edelle tante attività artigiane che da secoli laarricchiscono con i loro manufatti artistici:dagli orafi agli intagliatori del legno, maanche le sete pregiate e le manifatturedell’argento, gli oggetti in pelle o inceramica».
A
98 • Mete Grand Tour Giugno 2011
CesaraBuonamici
Le collinedi Fiesole
In apertura,Cesara Buonamici,giornalistae conduttricedel Tg5, e unaveduta di Firenzedalla collinadi Fiesole
A quali quartieri fa riferimento inparticolare?«Penso al dedalo di viuzze di Santo Spirito eBorgo San Frediano, tra monumenti, chiese,musei e le botteghe in cui quotidianamente siriproduce quel talento tutto fiorentino ditrasmettere la bellezza».
Lei è nata a Fiesole. Quali sono iluoghi delle colline fiorentine ai quali èmaggiormente legata per ricordi o altrimotivi personali?«Inutile dire che tengo molto al mio esserefiesolana. Fiesole non è solo ricca di storia e dicultura come città etrusca e poi romana, madalle sue strade panoramiche si possono goderele più belle visuali della culla del Rinascimento.Consiglio una passeggiata fino al Convento diSan Francesco sulla sommità della collina e aMonteceneri, dove Leonardo da Vincisperimentò la sua macchina del volo nel 1506.Ma ci sono anche i meravigliosi giardini diFonte Lucente sulla via di Vincigliata. Infine,per concludere la giornata, l’ideale è prendereil fresco e godersi musica e spettacoli all’Estatefiesolana nell’Anfiteatro romano».
A proposito di serata, quali sono ilocali che consiglierebbe per un’ottimacena? Quali specialità offrono inparticolare? Dove è possibile trovareinvece i migliori vini e magaritrascorrere una serata di degustazione?«È difficile sbagliare se si scelgono locali chepropongono piatti semplici, dove quel che contaè la materia prima: ad esempio, verdure fresche inpinzimonio con del buon olio biologico, leprofumate zuppe toscane o le carni alla brace daaccompagnare con un bicchiere di vino rosso. Ilmio consiglio è semplice: fidarsi dell’istinto».
*
100 • Mete Grand Tour
Nei dintornidi Firenze
La passione per l’olio extravergine d’oliva conquista i turisti italiani e non solo.
Alla scoperta di una delle produzioni biologiche più apprezzate dal mercato,
con Filippo Alampi, patron della Fattoria Ramerino di Bagno a Ripoli
LA FATTORIABIOLOGICA di CARLO SERGI
ono passati quasi dodici anni daquando Filippo Alampi ha preso ingestione la Fattoria Ramerino diBagno a Ripoli, in provincia diFirenze. Una realtà che è rinatagrazie a una ristrutturazione che
l’ha accompagnata verso un’importante svoltabiologica. Peculiarità, quest’ultima, che statrainando una nuova generazione di turistiappassionati di enogastronomia. Nessuno ormaipuò negare il fatto che il biologico, con tuttoquello che si cela alle sue spalle, attrae lacuriosità dei visitatori da ogni parte del mondo.Cuore della produzione per la FattoriaRamerino è l’olio extravergine d’oliva. «Quelloche otteniamo oggi è il risultato di uno sforzocostante nel buon mantenimento del suolo edelle piante tipiche del territorio, mediantepotature svolte da potini locali, trattamentifitosanitari con prodotti conformi agli standardbiologici e concimazione di tipo organica»spiega Filippo Alampi. Sono circa 4mila lepiante secolari che costituiscono gli oliveti,recuperate da uno stato di abbandono. «I nostri
S
Giugno 2011
Mete Grand Tour • 101
terreni sono posti a 300 metri di altezza e conesposizione a sud ovest, ottima per lecoltivazioni dell’olivo e della vite». Lecaratteristiche qualitative di questo olio extravergine di oliva derivano dalla combinazione divarietà, tipiche della Toscana centrale, Moraiolo,Frantoio, Leccino, Pendolino e Americano. «Laraccolta avviene manualmente, lo stoccaggiodelle olive non supera le 12 ore e la frangitura èaffidata a un frantoio conforme alla produzionebiologica» racconta Alampi, che ha inoltrerinnovato il vigneto impiantando nel 2005 circa5 ettari di uve per la produzione di Chianti. Nel2008, poi, ha preso piede anche una piccolaproduzione orticola di pomodori e zucchine, incollaborazione con l’azienda di refezionescolastica del territorio, ponendo le basi per unprogetto di coltivazione e distribuzione a km 0,in favore della cosiddetta filiera corta.«Guadagnòlo Primus e Guadagnòlo Dulcissono gli oli commercializzati dalla nostrafattoria. Il Primus si crea con le olive raccolte ainizio campagna, mentre il Dulcis si realizza piùtardivamente». Per questo il Primus è un olio
con profumi più intensi di olivaverde, carciofo e con un gusto piùdeciso, piccante e amaro evidenti, main equilibrio. Il Dulcis è piùmorbido, con sentori di oliva piùmatura e mandorla. Le note di amaroe piccante sono attenuate macomunque ben percettibili. Ma dadove deriva il nome Guadagnòlo?«Nel settembre del 2000, quando sonocominciati alcuni lavori di ristrutturazione,all’interno dei locali oggi adibiti allo stoccaggiodell’olio è stato recuperato anche unGuadagnòlo. Questo caratteristico orcio interracotta era un tempo presente in tutti ifrantoi della zona. Ormai è un oggetto quasiintrovabile. Il suo ampio bordo scoscesopermetteva di appoggiarvi gli utensili adoperatinei frantoi durante la frangitura, chesgocciolando riempivano piano piano ilGuadagnòlo, evitando ogni spreco».
Giugno 2011
Filippo Alampie alcune immagini
realizzate pressola Fattoria
Ramerino diBagno a Ripoli (Fi)
104 • Mete Grand Tour
l suggestivo contestodell’agriturismo Salvadonica è untipico borgo le cui originirisalgono al quattordicesimosecolo; da esso sono stati ricavatiappartamenti e camere, attraverso
una ristrutturazione rispettosa dellecaratteristiche architettoniche che loaccomunano ai numerosi paesi di epocamedievale che popolano il territorio delChianti. «La struttura e la sua posizionesono sicuramente le caratteristiche dellanostra attività di cui andiamo piùorgogliosi», spiega Beatrice Baccetti, cheinsieme alla famiglia gestisce l’agriturismo.«L’ospitalità, la tranquillità, la ricchezzadell’ambiente e l’importanza storica delterritorio fanno il resto».
E poi ci sono l’olio e il vino di vostraproduzione.«Produciamo un Chianti classico Igt e olioextravergine d’oliva, la cui qualità è favoritadalle caratteristiche ottimali del terreno sucui vengono coltivati olivi e viti. L’interafiliera produttiva è interna».
Da dove provengono principalmente ivisitatori?«La maggior parte degli ospiti provienedall’estero, poiché quella del Chianti e dellaToscana in generale è una delle zone d’Italia
I
Giugno 2011
IMMERSONEL CHIANTI
Una collina nel Chianti a metà strada
tra Firenze e Siena, fra le più suggestive
d’Italia. E adagiato su di essa, l’agriturismo
Salvadonica, perfettamente integrato
nella tipicità di questi luoghi
di AMEDEO LONGHI
più conosciute a apprezzate oltreconfine. Daun po’ di tempo stiamo cercando diincrementare la richiesta da parte delpubblico italiano, perché ci sembra giustovalorizzare la bellezza delle nostre terre ancheattraverso il turismo interno».
Questo desiderio trova un riscontroeffettivo?«Devo dire che specialmente negli ultimitempi la tendenza sta un po’ cambiando e sivedono più ospiti italiani rispetto a qualcheanno fa. In passato questi venivano
prevalentemente nei periodi di Pasqua,durante i ponti e nei classici periodi di“vacanza breve”. Adesso c’è più movimentogenerato dal turismo italiano, anche perchéper diversi motivi – da quelli strettamenteeconomici alla sempre crescente volontà diconoscere meglio il paese – si scelgono metepiù vicine. La nostra campagna comunquepiace per tanti motivi: perché nelleimmediate vicinanze ci sono interessanti sitistorici, perché oltre alla vacanza di relax sicoglie l’occasione per abbinare percorsi edesperienze enogastronomiche, perché c’è unafervida attività culturale. Inoltre la posizione èstrategica sotto tutti i punti di vista e lastruttura è ben contestualizzata e dotata ditutti i servizi, dalla piscina alla primacolazione a buffet, dall’accoglienza per glianimali al seguito a camere attrezzate perospitare persone disabili».
Mete Grand Tour • 105
Nei dintornidi Firenze
Giugno 2011
Beatrice Baccetti,nelle foto con
alcuni prodottidell’azienda
e con la sorellaFrancesca,
gestiscecon la famiglia
l’agriturismoSalvadonica
108 • Mete Grand Tour
Le chiama “pietanze perdute”
e rappresentano le più remote
tradizioni culinarie delle valli toscane.
A riproporle è Mario Ciattini,
volto della Trattoria di Sor Paolo,
una meta per gli appassionati
di enogastronomia
di PAOLO LUCCHI
a buona tavola, si sa, èprobabilmente il miglioreescamotage per distrarsi dallaconfusione, e dal relativo stress,della vita moderna. Ancora dipiù se questa tavola è immersa
tra le meraviglie del Chianti, a pochi passi daSan Casiano Val di Pesa. Entrando allaTrattoria di Sor Paolo si percepisce subito lasensazione della Toscana di un tempo. Unangolo di territorio in cui il tempo pareessersi fermato, ipnotizzato dai colori, iprofumi, la natura e ovviamente i sapori checaratterizzano una delle regioni predilette dai
Lturisti di tutto il mondo. Ad accoglierci èMario Ciattini, lo chef, oltre che il titolare,del rinomato ristorante. «La Toscana la si puòconoscere, o riscoprire, anche attraverso lesue tradizioni culinarie – ci tiene asottolineare Ciattini -. Chi ama i sapori diuna volta e chi è convinto che tutto ciò cheè antico vada in qualche modo protetto econservato, troverà qui da noi non solo unluogo, ma una storia. E noi della trattoria, inun certo senso, siamo qui per raccontarla». Chi viene alla tavola di Ciattini sa bene chela cucina, qui in Toscana, è un culto che vaben al di là della nota Bistecca allaFiorentina. «Abbiamo cercato di replicaretutto ciò che la memoria ci suggeriva –spiega il titolare -. Odori, fragranze dellestagioni, sapori, avvalendoci degli stessimezzi e ingredienti che si usavano nelle
ALL’ANTICATAVOLATOSCANA
Giugno 2011
Mario Ciattini,a destra, assieme ai
suoi collaboratoriCaterina Lastraioli
e Cleandro Lavacchide La Trattoria
Di Sor Paolodi S. CascianoVal di Pesa (Fi)
epoche passate». E così, scorrendo le paginedel menù, ci si imbatte in quelle che Ciattiniha giustamente nominato “Pietanze in viad’estinzione”. Budellina di vitella in umido,la Cioncia Lucchese, la Poppa a uso fegato ouso Livornese e poi ancora i Martinacci a'sugo alla Fiorentina e il Rognoncino divitella Trifolato. Chissà se assaporando questepietanze, ormai introvabili, il nostro palatonon si avvicina a quello di Dante, De Medici,Petrarca. Il segreto, per Mario Ciattini, sta nellastrategia di rivolgersi esclusivamente allemigliori aziende agricole locali. «Il nostroterritorio è ricco di produzioni Doc, perquesto non avrebbe senso cucinare, qui danoi, se non utilizzando ciò che la nostra terraha di meglio da offrire». Una filiera dellaqualità e del gusto che conquista i turisti
italiani e stranieri. Non si può non visitare, infine, la secolarecantina, «un ambiente quasi mistico cheispira un’accoglienza misteriosa, tipica diquei luoghi che vivono di se stessi,indipendentemente da chi vi dimora, comese fossero consapevoli della collocazione chehanno all'interno della Storia» spiega MarioCiattini. Più di cinquanta etichette cheriposano sotto le tradizionali arcate in cotto.«La nostra è una selezione sintetica masostanziosa, influenzata dal fatto che citroviamo nel territorio del Chianti Classico».Un’etichetta su tre proviene dalla zona delChianti e le restanti due sono comunque divini toscani. Del resto, anche il calice fabandiera.
*www.trattoriadisorpaolo.it
Mete Grand Tour • 109Giugno 2011
Nei dintornidi Firenze
110 • Mete Grand Tour
Poter godere con sobrietà di quello che la natura
offre: la quiete, i sapori dell’orto, la compagnia
degli animali. Un’atmosfera agreste fatata, intima
e tranquilla, poco lontana da FirenzeIL LUSSOÈ LA NATURA di FRANCESCO
BEVILACQUA
bbiamo comprato una secondacasa in campagna, poi questopodere ci ha preso la mano epiano piano è nata anche l’ideadell’agriturismo, per far ritrovaremomenti di relax a tutti coloro
che come noi amano la natura». È questa inpoche parole la storia di Alessandro e Serena.Alessandro, con una carriera già avviata didirettore commerciale, a cinquant’anni ha decisodi dare una svolta alla sua vita insieme allamoglie, abbandonando la frenesia e l’artificialità
Giugno 2011
«A
Mete Grand Tour • 111
della vita cittadina per rifugiarsi in campagna. Così è nato l’agriturismo Podere il Poggiolo diPontassieve, a pochi chilometri da Firenze. Unastruttura piccola, riservata a pochi, elitaria.«Abbiamo quattro alloggi, ognuno con la propriaentrata indipendente e vista spettacolare sulpodere, e nel locale ristorazione quattro tavoliniper le cene dei nostri ospiti. Tutto è piccolo,intimo, familiare e questa caratteristica cipermette di curare al meglio chi ci visita».Alessandro e Serena la definiscono una struttura“lussuosa”, chiarendo subito l’interpretazione chedanno di questo termine: «Il lusso è la natura, ilpoter godere con sobrietà e tranquillità di quelloche essa ci offre, la quiete, il vecchio saporericostruito bene e riproposto». Il Podere ilPoggiolo può contare su un’azienda agricola convigne e ulivi, che consentono di realizzare dellepiccole produzioni di olio extravergine d’oliva evino rosso da tavola. Alessandro cura anche unorto che offre agli ospiti gli ingredienti per ipiatti che Serena cucina e conduce un piccoloallevamento di maiali di Cinta Senese. «La nostraè un’azienda agricola biologica, quello checonsumiamo lo produciamo direttamente noi. Fatutto parte della scelta di vita che abbiamo fatto,di immersione nella natura e in armonia conessa». C’è un caratteristico locale dell’agriturismodove vengono organizzate cene toscane con
prodotti locali e aziendali. «Abbiamo cercato diriproporre il patrimonio culinario toscano conuna cucina legata alle stagioni. La stagionalitàinfatti è un valore da recuperare che ci riavvicinaalla naturalità del cibo, oggi in gran parteperduta». Un’attività semplice, genuina ma bencurata, dove nulla è trascurato, pur senza glieccessi di molti agriturismi di oggi, chesembrano più che altro dei fastosi resort dicampagna senza anima: «Siamo aperti tuttol’anno, ospitiamo sia coppie che famiglie, maanche amici che prenotano tutta la struttura.Naturalmente anche gli animali sono i benvenuti.Nella zona comune c’è un grande loggiato,vicino agli appartamentini e alle camere, doveprepariamo le cene a lume di candela e lecolazioni, a trenta metri dalla piscina, con vistasulla vallata». La passione che Alessandro e Serenainfondono nel loro lavoro è dovutaall’entusiasmo con cui hanno sperimentanoquesto grande cambiamento non soloprofessionale ma anche esistenziale.Cambiamento di cui vogliono rendere partecipianche gli ospiti del loro agriturismo. D’altra partesi tratta di uno stile di vita perfettamenteattuabile. Basta volerlo.
*www.podereilpoggiolo.it
Giugno 2011
Alessandro Zappae Serena Denti
sono i titolaridell’agriturismo
Podere il Poggiolo.Nelle altre
immagini, alcunidettagli della
struttura
Nei dintornidi Firenze
114 • Mete Grand Tour Giugno 2011
ALLA SCOPERTA DI AREZZO di NICOLÒ
MULAS MARCELLO
ertili valli della Valdichiana dalTevere all’Arno con lo sfondodelle montagne del Casentinoconserva ancora sotto la suasemplice apparenza la gloria dellasua antichità. Arezzo”. Così
Gabriele D’Annunzio descriveva la città toscana,dove Giorgio Vasari nel 500 ha lasciatoun’impronta culturale inestimabile. Ma Arezzonon è solo Vasari, tanti sono gli artisti e le operepresenti: «Dagli affreschi della Leggenda dellaVera Croce di Piero della Francesca – sottolineail sindaco Giuseppe Fanfani – al Crocefisso diCimabue».
Se dovesse indicare a un turista unitinerario meno noto ma ugualmenteinteressante per visitare le bellezze piùnascoste di Arezzo, quale consiglierebbe?«Suggerirei un percorso nuovo e originale neiluoghi e tra le opere di Giorgio Vasari, proprio inoccasione della celebrazioni per i 500 anni dellanascita di questo nostro grande artista, tra imaggiori protagonisti del Cinquecento. Èun’opportunità che solo la nostra città può
offrire. Il percorso comprende il Museo CasaVasari, la Chiesa della SS. Annunziata, il Museod’arte Medievale e Moderna, la Chiesa delleSante Flora e Lucilla e il Museo Diocesano:luoghi ove sono conservate tracce di momentiimportati della vita dell’artista - la sua residenza,l’archivio delle sue carte, le sue collezioni -nonché opere fondamentali nel corpus pittoricodel maestro; così il turista può immergersi neltessuto urbano del capoluogo, a scoprire il Vasariarchitetto».
C’è un punto dal quale è possibileosservare un panorama suggestivo? «In città consiglio una visita alla torre del Palazzocomunale. È su appuntamento e si gode unosplendido panorama sulla città. Al di fuori dellacittà i punti di osservazione sono molteplici».
Quali luoghi d’arte della città
“F
Sopra,GiuseppeFanfani,sindacodi Arezzo.A destra,la Giostradel Saracino
Numerosi sono gli appuntamenti in programmaper l’estate aretina. Ma come tutte le città d’arteanche Arezzo offre una ricchezza culturale distraordinario valore, festeggiando quest’annoi 500 anni dalla nascita di Giorgio Vasari. Il sindacoGiuseppe Fanfani consiglia un percorso originale
Mete Grand Tour • 117Giugno 2011
Arezzocittà d’arte
Da Vasaria Cimabue
Nella paginaprecedente,
una saladella casa
museo Vasari.In questa
pagina,Piazza Grande
di Arezzo
andrebbero maggiormentevalorizzati?«L’elenco sarebbe troppo lungo. I luoghi del sacrosono irrinunciabili, dalla Cattedrale alle basiliche,di San Francesco e San Domenico, dalla Pievealla Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Tra leopere d’arte, gli affreschi della Leggenda dellaVera Croce di Piero della Francesca e ilCrocefisso di Cimabue. I musei, luoghi di arte ecultura assolutamente da valorizzare sonol’archeologico Mecenate, lo statale d’artemedievale e moderna e, vera novità diquest’anno, il Museo Diocesano».
Ci sono iniziative che riguardano latradizione enogastronomica?«Arezzo ospita costantemente iniziative di
valorizzazione delle proprie peculiaritàgastronomiche. Ma il punto di forza èrappresentato dalla professionalità e dall’ospitalitàdei nostri ristoratori capaci di proporre ricetteantiche e tradizionali».
Per quest’estate quali eventi sono inprogramma in città?«Gli eventi che caratterizzano la nostra città, quindila Giostra del Saracino il 18 giugno e il 4 settembree il Concorso Polifonico. Abbiamo poi una serie diimportanti appuntamenti. Sono annunciati ilconcerto di Franco Battiato, lo spettacolo diGiorgio Panariello e una serata con Moni Ovadia.Inoltre, importanti rassegne che hanno comeorganizzatori e promotori gruppi e associazionilocali: Arezzo Festival e Mengo Festival».
«Consiglio una visita alla torre del Palazzo comunaleda dove si gode uno splendido panorama sulla città»
*
Giugno 2011
di SALVATORE CAVERA
i piedi del Pratomagno, lungo iltracciato della vecchia Cassia, traLoro Ciuffenna e Arezzo, inuno splendido paesaggio fattodi vigne e oliveti, dominatodalla romanica pieve di Gropina,
in una tradizionale casa toscana, è nato e viveCassia Vetus, un ambiente in cui la vista spazia dalcotto alla pietra. Qui, la gelateria tradizionale conil Geliterraneo produce un gelato preparato conla frutta di produzione biologica più pregiata delMediterraneo. «Fare un gelato eccellente – spiegal’ideatore, Claudio Cavaliere – è il nostroobiettivo, semplice e ambizioso allo stesso tempo.Usiamo metodi di lavorazione tradizionali eprodotti naturali, caratterizzati dalla tipicità edalla varietà dei gusti. Non utilizziamo néadditivi né emulsionanti.
A
FRESCHEGOLOSITÀ
Solo ingredienti genuini e procedimenti
tradizionali. È questo il segreto del Geliterraneo.
Una serie di gusti unici da collocare in chiusura
dei tipici menù toscani. Claudio Cavaliere
racconta com’è nata l’idea di questo gelato
Mete Grand Tour • 119Giugno 2011
Arezzo
E i veri protagonisti sono gli ingredienti: il lattefresco intero biologico, la panna fresca, lozucchero di canna, il miele integrale, le uovafresche. Fatto solo con frutti naturali, il gustodel nostro Geliterraneo segue il variare dellestagioni e si può apprezzare anche in gusti akm zero, come fior di latte del pratomagno,crema di vin Santo di Gropina e Cantuccinidella bottega di Chiassaia, castagna Perella delPratomagno – lavorata con procedimentitradizionali e completamente manuali, dallaraccolta alla macinazione in pietra. E poi latradizionale crema fiorentina, il gelato allemore di rovo, ai fichi infornati e alla mentapiperita. «La menta e i fichi vengono dai nostricampi. I fichi sono prima essiccati e caramellati.Dal 2001 Produciamo anche gusti con i presidiSlow Food: gelato al pistacchio di Bronte, alla
mandorla di Toritto e al mandarino di Ciaculli,alla pesca regina di Londa. E ancora caffèPiansa, yogurt, vaniglia di Tahiti, nocciolagentile delle Langhe, gianduja, torrone, malaga,liquirizia Amarelli. Facciamo anche sorbetti,granite e brioche. La nostra attenzione per laqualità dei prodotti e della preparazioneartigianale ci ha permesso di raggiungere ilquarto posto nella classifica di tutte le gelateried’Italia». Cassia Vetus non è solo gelato. È unospazio dove l’osteria e la gelateria, insiemeall’enoteca e alla caffetteria, si combinano inuno scrigno unico di odori e sapori. Unimpegno che coinvolge l’intero staff. In cucina,Maria e Valentina, preparano piatti semplici egenuini. In sala, il sommelier Giancarlo ePietro, al bar. In gelateria, Claudio e Vittorio.«Con questo gruppo di lavoro abbiamoraggiunto mete importanti. In ciò cheoffriamo, comunque, i primi attori restanosempre i prodotti del nostro territorio. I saporiautentici dei nostri piatti nascono dallapassione, dall’attenzione e dalla voglia diraccontare una storia dove la bellezza e laqualità si mostrino autentiche attraverso i nostrimenù stagionali».
Sopra, ClaudioCavaliere, titolaredi Cassia Vetus,
Loro Ciuffenna (Ar)
120 • Mete Grand Tour Giugno 2011
IMMAGINIARETINE
Dal cuore della città fino a tutta la provincia, inestimabile è il patrimonio artistico del territorioaretino. Una guida d’eccezione come il soprintendente AgostinoBureca ci accompagna alla scoperta di tutte le opere più significative di Arezzo designando, attraverso la città, percorsi per i turisti
di NICOLÒ MULAS MARCELLO
Mete Grand Tour • 121Giugno 2011
In apertura, un particolare
della Leggendadella Vera Croce
di Piero dellaFrancesca
rezzo costituisce un vero eproprio scrigno di tesori chetestimoniano il genio di artisticome Cimabue, Giorgio Vasari,Piero della Francesca e tantialtri. «Il cuore dell’opera di
Piero della Francesca in Arezzo – spiegaAgostino Bureca, sopraintendente per i beniartistici di Arezzo – è il ciclo di affreschi conla Leggenda della Vera Croce, in San
Francesco, il fiore all’occhiello dei siti musealistatali nel territorio».
Il patrimonio architettonico di Arezzoè ricco di capolavori. Quale percorsoconsiglierebbe a un gruppo di visitatoriche volessero scoprire le opere piùnascoste presenti in città? «Arezzo è una città molto tranquilla e a misurad’uomo; non c’è quindi bisogno di ricercareitinerari nascosti, lontano dal traffico che
A
122 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Il patrimonioartistico
Arezzocittà d’arte
caratterizza le grandi città. Il percorso nelcentro storico può partire dall’area diparcheggio Petri, situata a valle della cittadelladel Duomo e collegata al cuore della città dascale mobili. Queste ultime conduconodirettamente alla Piazza del Vescovado, con laCattedrale, in forme gotiche, e il Palazzovescovile, che contiene opere inestimabiliall’interno del Museo Diocesano. Accanto allaCattedrale si apre il percorso nella FortezzaMedicea, in corso di restauro e immersa nelverde del Prato da dove si godeun’eccezionale vista sulla campagna. La cittàsu questo lato conserva ancora un paesaggiointegro e questo credo sia un grande valore emerito che va ascritto agli aretini. Scendendodalla centrale via Ricasoli, si giunge nell’areadei musei statali: il Museo nazionale d’artemedievale e moderna, con opere deiprincipali artisti del territorio (Bartolomeodella Gatta, Signorelli, e una collezione dimaioliche rinascimentali, tra le maggiorid'Europa) e, in via Venti Settembre, quellodella Casa del Vasari, riallestito quest’anno in
occasione del quinto centenario della nascitadel grande storiografo, architetto e artistaaretino. Nelle vicinanze va scoperta la PiazzaSan Domenico, su cui si affaccia la chiesaomonima, che conserva la Croce dipinta diCimabue. Continuando verso il centro, lungovia Garibaldi, si incontra la chiesarinascimentale della Santissima Annunziata e,poco più a monte, la Badia delle Sante Flora eLucilla, ambedue con opere del Vasari. Inpiazza San Francesco si trova la tappa piùimportante del tour, la Basilica francescanache contiene la Cappella Bacci, con gliaffreschi della Leggenda della Vera Croce diPiero della Francesca. La Basilica è un sitomuseale dello Stato».
Quali sono le caratteristiche piùimportanti della Basilica?«Oltre agli affreschi di Piero della Francesca, èpossibile visitare la navata (opere di Spinelloaretino e di altri artisti dal XIV al XVI secolo)e, nella Basilica Inferiore, una delle grandimostre programmate annualmente. Nell’annoin corso, dal 3 settembre sino al 9 gennaio2012, in occasione del quinto centenariovasariano, sarà visitabile “Il primato dei toscaninelle Vite del Vasari”. Saranno esposte operedei principali maestri che secondo l’autoresegnarono l’ascesa dell’arte toscana sino altrionfo della Maniera Moderna, a partire daCimabue sino a Michelangelo, attraversoGiotto, Arnolfo, Duccio di Boninsegna,Simone Martini, Donatello, Masaccio, Pierodella Francesca, Signorelli, Filippino Lippi,Andrea del Sarto e gli altri principali arteficidella “rinascita delle arti”, per un totale dicirca 60 opere; le parole di Vasariaccompagneranno il visitatore, attraverso
Qui sotto, Badia delle SanteFlora e Lucilla.Nella paginaseguente, un particolare del Crocifisso di Cimabue
124 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Sopra, un particolare del Polittico della Misericordia di Piero dellaFrancesca.A destra, Agostino Bureca,soprintendente per i Beniarchitettonici,paesaggistici,storici, artistici, edetnoantropologicidi Arezzo.
un sofisticato sistema audiovisuale. Da piazzaSan Francesco - sulla quale si affaccia laGalleria comunale d’Arte moderna, anch’essasede da settembre di un’importante mostra suVasari disegnatore e pittore - il giro della cittàpuò procedere ritornando verso il Duomo,per visitare la suggestiva Pieve di Santa Maria(Portale scolpito con il Ciclo dei Mesi,Polittico di Pietro Lorenzetti) e, di fronte, laCasa Museo dell’antiquario Ivan Bruschi, perscoprire, sulla destra, l’impareggiabile scenariodi Piazza Grande, con il Palazzetto dellaFraternita dei Laici, in corso di restauro e iloggiati costruiti sulla base di un progetto diGiorgio Vasari. Sempre da Piazza SanFrancesco, scendendo verso le pendici dellacollina su cui sorge la città, si incontra lachiesa di San Bernardo, con l’anfiteatroromano trasformato in monastero, attualmentesede del Museo archeologico».
Il restauro del Crocifisso di Cimabuenella basilica di San Domenico è statolungo e complesso. Ce ne può parlare?
«La Croce dipinta è, secondo gli storici, laprima opera di Cimabue, eseguita tra il 1265 eil 1270, prima del suo soggiorno romano. Ilrestauro, durato alcuni anni e compiuto concapitale pubblico e privato - con il contributodi Banca Etruria - ha reso possibile rendereperfettamente leggibile l’opera che, speciedopo la tragica vicenda dell’alluvione, che hacoinvolto l’altra Croce dello stesso autore,conservata in Santa Croce a Firenze,costituisce una testimonianza fondamentaleper tutta la storia dell’arte occidentale».
Quali altri importanti restauri sono inatto o in programma ad Arezzo? «La città è interessata da molti progetti direstauro nell’ambito del programma Piuss dicofinanziamento con fondi comunaliregionali e comunitari. È da poco terminatoil restauro e la riqualificazione di piazzaSant’Agostino, antico e caratteristico luogo dimercato. Oltre a quello del Palazzetto di
Il patrimonioartistico
Arezzocittà d’arte
Mete Grand Tour • 125Giugno 2011
Fraternita, sono in fase di realizzazione ilrestauro della Fortezza e quellodell’ottocentesco Teatro Petrarca in via GuidoMonaco, presso piazza San Francesco; la stessaBasilica è attualmente oggetto di unimportante intervento di recupero -finanziato dal Mibac e curato dallaSoprintendenza - della Chiesa Inferiore, daadibire a centro espositivo permanente dimostre. Il programma di valorizzazioneculturale del compendio monumentale diSan Francesco è sostenuto da Banca Etruria.Quanto alle opere mobili, l’anno in corso èdedicato alle opere del Vasari: una palad’altare - proveniente da Monte San Savino- è in corso di restauro nei locali delPalazzo Comunale»
Parliamo di Piero della Francesca.Quale itinerario si può affrontare per lacittà e la provincia sulle orme di questoartista?
«Il cuore dell’opera dell’artista, in Arezzo, è ilciclo di affreschi con la Leggenda della VeraCroce, in San Francesco, il fiore all’occhiellodei siti museali statali nel territorio. LaCattedrale conserva un’altra operadell’artista, la Maddalena dipinta a frescosulla parete della navata, a fianco della portadella sagrestia. All’attività di Piero è legataanche la sua città natale, Sansepolcro: ilPolittico della Misericordia, di cui è appenaterminato il restauro, e tre affreschi - laResurrezione, il San Giuliano, il SanLudovico - si trovano nel Museo civico, invia Aggiunti, a pochi metri dalla Casa diPiero della Francesca, sede della Fondazioneche ne porta il nome. Per concludere,spostandosi tra Arezzo e Sansepolcro, èconsigliabile una sosta ad Anghiari, cittadinamedievale nel cui centro è un altro sitomuseale dello Stato, poco conosciuto e moltosuggestivo: il Museo di Palazzo Taglieschi».
*
126 • Mete Grand Tour
La campagna aretina. Sulle tracce di San Francesco e nei luoghi che diedero
i natali a Michelangelo Buonarroti. Un percorso fra la natura, la cultura
e la tavola toscane. Come dice Giuseppe Aldinucci: «Le nostre specialità
locali si apprezzano stagione per stagione»
PRELIBATEZZEARETINE di SALVATORE CAVERA
el comune di CapreseMichelangelo, che ricorda nelnome il celebre artistarinascimentale, che qui nacqueed è oggi celebrato nel MuseoMichelangiolesco, è possibiletrovare la pace dei paesaggi
toscani, seguire dei percorsi culturali e provare alpalato il piacere dei piatti preparati ancora comeuna volta, con i prodotti disponibili secondo lastagione e – come si dice oggi – “a km 0”. Delloscultore e pittore si può ancora visitare la casanatale, che sorge vicino al suggestivo castello, dalquale si ammira un panorama incantevole. Inqueste terre si trovano il santuario della Verna,dove san Francesco, in uno dei suoi consuetimomenti di raccoglimento e preghiera, trascorsel’estate del 1224 e l’eremo di Cerbaiolo. Sortocome monastero benedettino nell’VIII secolo,dopo che essere stato donato a Francesco, dal1216 al 1783 fu abitato dai frati francescani. Nonmolto distante da questi antichi siti, che formanodue delle tappe del percorso del frate di Assisi, sitrova l’agriturismo L’ovile. L’agriturismo,
N
Giugno 2011
Mete Grand Tour • 127
proprietà della famiglia Aldinucci, offre lapossibilità di soggiorno ed è specializzato neipiatti di carne. «La nostra famiglia – diceGiuseppe Aldinucci – ha una macelleria dal 1890a Pieve Santo Stefano e un’azienda agricola daglianni Sessanta. Abbiamo così avuto l’idea di unirequeste due attività tradizionali, abbinando sia lamacelleria che l’azienda agricola per far assaggiarei nostri prodotti. Abbiamo ristrutturato la casapadronale ed è stato spontaneo creare unagriturismo specializzato nella carne degli animaliche alleviamo o che acquistiamo qui neidintorni». Alcune delle specialità, ovviamentescelte fra quelle tipiche toscane e cotteesclusivamente alla brace, sono le classichefiorentine, il peposo al Chianti, l’agnello ascottadito, l’agnello al girarrosto, il maialino, ilcarpaccio. Per quanto riguarda gli altri piatti e iprimi artigianali, si possono apprezzare i crostonial tartufo, ai porcini, ai prugnoli e lardo diBeppe, i ravioli alla ricotta, gli gnocchi, gliagnolotti al ripieno di carne chianina. «Tutte lematerie prime sono prodotte in loco, a km 0,oppure provengono dai produttori della StradaDei Sapori Valtiberina, di cui facciamo parte siacome azienda agricola che come macelleria. Ilnostro menù dipende dal periodo dell’anno, la
nostra è una cucina molto stagionale. Lavoriamoi prodotti freschi in base alla stagione dell' “orto”e del “bosco”,con cui prepariamo le nostrepietanze. Questo è l’unico modo in cui si puògustare la qualità di un prodotto pienamentenaturale. Tutti i nostri cibi possono essere gustaticon vini che arrivano direttamente dalla “stradadel vino terre di Arezzo” e dalla vicina Siena.Dopo un buon pranzo, partendodall’agriturismo, è facile raggiungere, in un paiodi ore di cammino, oppure più comodamente inmountain bike, il santuario della Verna, l’eremodi Cerbaiolo o il lago di Montedoglio.La nostraazienda copre circa 90 ettari di terreni biologicicertificati e comprende, prato, pascolo,seminativo e bosco. L’agriturismo è composto datre miniappartamenti e 4 camere dai 2 ai 4 postiletto, ed è attrezzato per far trascorrere unapiacevole giornata all’aria aperta in piscina o nelnostro campetto da calcetto,bad minton epallavolo,tutto su prato».
Giugno 2011
In apertura,Giuseppe Aldinucci
dell’AgriturismoL’ovile, Caprese
Michelangelo (AR)
Nei dintornidi Arezzo
128 • Mete Grand Tour
Una terra speciale, la Val di Chio. Fra gli olivi secolari, un’antica tenuta
contadina, posta su una collina che guarda alla valle, dalla quale ammirare
borghi, contrade e castelli. Elena ed Enrico Barneschi vi invitano
a un’esperienza tra natura, sport e cultura
Giugno 2011
UN TUFFO NELLATRANQUILLITÀ
di LUCA CAVERA
Mete Grand Tour • 129
n luogo ideale, per unire il caldosole toscano al girovagare perborghi e pievi, è la Val di Chio.Attraversata da innumerevolisentieri, offre lo spettacolo di unanatura ancora, spesso,
incontaminata. Dopo una corsa o una buonacamminata, si può trovare una pausa rigenerantenelle vicine Terme di Rapolano, per farsi cullaredalle salutari acque calde. La valle è perfetta per lavacanza in ogni stagione. Un punto dal quale èpossibile apprezzarla nella sua pienezza èl’agriturismo Dolci Colline, che, posto suun’altura, gode di una splendida vista sullacampagna circostante, cosparsa di oliveti secolari,dai quali i proprietari Elena ed Enrico Barneschiricavano l’olio, seguendo un metodo ancoraartigianale tramandato dai bisnonni. «Chi sceglie di soggiornare a Dolci Colline puòdedicarsi alle tante attività che la valle concede inpiena natura ma, grazie alla strategica posizionedella Val di Chio, può anche visitare Arezzo eCortona, raggiungibili in soli venti minuti,oppure Firenze, a circa un’ora da noi, Siena,Perugia e molte altre città d’arte».La struttura dell’agriturismo, che somiglia a unpiccolo borgo, è il risultato dell’accurataristrutturazione di una tenuta del XVII secolo. «Qui si respira un’aria antica – esordisce ElenaBarneschi –. L’agriturismo infatti, comprende, alcentro, l’originaria casa colonica e dispone poi disette dimore indipendenti, che un tempoospitavano la limonaia, la ziraia, la legnaia, ilforno: gli ambienti della vita contadina. Ciascunaha anche uno spazio esterno privato per pranzarenel verde o cenare a lume di candela,riscoprendo gli antichi sapori dei prodotti dellebotteghe tipiche dei dintorni».
U
Oltre a visitare i molti siti di interesse artistico orilassarsi all’ombra degli oliveti, è possibile fare untuffo in piscina, godendo allo stesso tempo dellavista della torre del Cassero e del castello diMontecchio. «Chi ama fare sport fra i campi digirasole può approfittare delle nostre mountainbike o recarsi nel vicino maneggio. Per i piùintrepidi che volessero dare uno sguardopanoramico, a volo d’uccello, alle nostre terre, èanche possibile fare un’insolita “passeggiata” fra lenuvole in ultraleggero, grazie al centro di volorecentemente sorto nei pressi del nostro piccoloborgo». Le condizioni climatiche, la tipologia delterreno particolarmente favorevole, le varietàdegli olivi coltivabili, hanno permesso a Elena edEnrico di continuare la produzione artigianaledell’olio, oggi riconosciuto Igp. «I nostri oliveti si trovano in una posizione idealea metà collina, a un’altitudine di 310 metri sullivello del mare. Quindi per far sì che l’oliomantenga intatte le proprietà organolettiche chela terra gli conferisce, eseguiamo la raccolta amano per poi procedere nel frantoio con lamolitura mediante macine di pietra e laconservazione in ziri in cotto».
*www.dolcicolline.com
Giugno 2011
In alto,Elena ed Enrico
Barneschidell’agriturismo
Dolci Collinea Castiglion
Fiorentino (AR)
Nei dintornidi Arezzo
L’AROMA DELLATRADIZIONE
Eccellenze enogastronomiche, arte, storia e tradizioni antiche. Un viaggio tra le colline
del Chianti può riservare tante sorprese. Scopriamone alcune con Cristina Bazzanti,
dell’agriturismo Villa Teresa
di ERIKAFACCIOLLA
ltre alla loro secolaretradizione vitivinicola, lecolline del Chianticustodiscono un patrimoniostorico fatto di borghi, castellie antiche dimore che si
affollano lungo i pendii dove un tempodimoravano etruschi e romani. Chiunquevisiti queste terre rimane affascinato dallavarietà di colori, profumi e sapori antichiche rivivono nelle tradizioni contadinetramandate di generazione in generazione
Onei tanti luoghi dedicati alla ristorazione eall’accoglienza turistica. Ed è proprio qui, traoliveti secolari e filari di vite estesi a perditad’occhio, che si trova l’agriturismo VillaTeresa, splendida dimora ottocentesca untempo utilizzata come residenza estiva diun’importante famiglia fiorentina. Oggi la famiglia Mugnaini Bazzanti haridato nuova vita a Villa Teresa, creando unagriturismo che Cristina conduce con lacollaborazione del marito e delle figlie; leistessa ci confida che l’agriturismorappresenta la realizzazione di un sogno. «Hosempre pensato che fosse importante farconoscere la bellezza della mia terra a chi neha solo sentito parlare, conquistandoli conspeciale accoglienza e con la bontà di alcunisapori di cui non si ha più memoria». VillaTeresa, infatti, è oggi il luogo ideale dovetrascorrere qualche momento di relaxall’insegna della buona tavola, della serenitàche infonde la campagna, incorniciatadall’atmosfera familiare della villa.Sapori semplici e autentici, quelli di VillaTeresa: «Noi coltiviamo biologico –
130 • Mete Grand Tour Giugno 2011
sottolinea Cristina Bazzanti –,prevalentemente coltivazioni olivicole, checi donano olio extra vergine di olivaveramente eccellente. Inoltre, le piccoleproduzioni di frutta e verdura del nostroorto familiare, finiscono sulla tavola degliospiti o nella nostra cucina, per confezionareconserve e confetture».Ma in cosa consiste il vero segreto di questagenuina bontà? Cristina Bazzanti non hadubbi: «La coltivazione biologica sidifferenzia da quella classica per la mancanzadi utilizzo di sostanze chimiche. Questo nonè sufficiente per avere canoni di eccellenzaelevati ma è possibile realizzarli con unimpegno costante che va dalla produzione auna raccolta attenta, nei tempi e nei modi;nel lavoro agricolo è fondamentale l’amoreper la terra». Non solo sapori, ma anche profumi che siperdono nella memoria di gesta antiche,come la coltivazione della lavanda. Ed èproprio nel “Lavandeto di Teresa”, uno
degli angoli più affascinantidell’agriturismo, che ogni giorno siripete una piccola, profumatissimamagia: «Raccogliamo piante e fioriprofumati da essiccare, in mazzi,all’ombra delle pergole – confida latitolare di Villa Teresa –. Partedelle spighe di lavanda vengonoutilizzare per l’olio essenziale concui profumiamo il sapone e lacrema per le mani all’olio d’oliva eil sale rilassante da bagno. Nondimentichiamo le tante varietà dierbe aromatiche come rosmarino, salvia,timo, origano, dragoncello, melissa, menta ecedrina, che consideriamo indispensabili perla nostra cucina». Pensando a Villa Teresa, vengono in mentecolori, sapori e fragranze che solo la naturapuò creare e che l’uomo può apprezzare,mai sciupare.
*www.villateresa.eu
Mete Grand Tour • 131Giugno 2011
In apertura,Cristina Bazzanticircondata dallafamiglia con cui
dirige e gestiscel’azienda
agrituristicaVilla Teresa sitaa Cavriglia (AR)
Nei dintornidi Arezzo
132 • Mete Grand Tour
Marmellate, vino e olio. E una natura incontaminata in cui poterli gustare.
Il tutto a due passi da Cortona. Con Benedetta Canò, scopriamo Poggio al Sole,
un vero e proprio “tempio del gusto”
PROFUMICOLLINARI
di NICOLETTA BUCCIARELLI
Giugno 2011
no scenario d’altri tempi, nelcuore delle colline cortonesi. Èqui che nasce “Poggio al Sole”,azienda biologica di dieci ettariche offre la possibilità di viverela natura così come era una
volta, a due passi da Cortona. «L’idea iniziale» spiega Benedetta Canò chegestisce l’azienda agricola “Poggio al Sole”, «ènata da un desiderio di cambiare vita espostarmi da Bergamo in Toscana, mioterritorio d’origine. Il mio, è stato un po’ unritorno a casa e soprattutto, il ritorno a uno stile
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Mete Grand Tour • 133
di vita più naturale, legato al contatto con lestagioni e con la natura. Ma ciò che mi haspinto maggiormente è stata la mia grandepassione per la cucina. Tutto è natodall’intenzione di creare un “tempio del gusto”dove poter assaggiare prodotti locali e freschi.Non a caso non abbiamo scorte o cellefrigorifere, facciamo la spesa al momento, ognivolta che sappiamo che avremo ospiti a cena.Per questo è necessario prenotare almeno ungiorno prima, per riuscire a fare la spesa daiproduttori locali». Produttori locali ma anche creazioni inproprio. «Noi produciamo vino, olio emarmellate. Serviti anche alla “Limonaia” ilnostro ristorante all’interno della proprietà.L’azienda è a produzione biologica quindi ilvino e l’olio sono biologici. Per quantoriguarda le marmellate, se la frutta di base nonè colta direttamente dai nostri alberi, provienecomunque da produttori locali». L’area in cui si trova “Poggio al Sole” è vicinoCortona. «Questo si rispecchia soprattutto neiprodotti che offriamo all’interno del ristorante:la carne chianina. il fagiolo Zolfino delPratomagno e lo zafferano. Oltre logicamente a
vini del posto, formaggi e salumi locali.Cortona è un piccolo gioiello. Bellissimo è ilmuseo dell’Accademia Etrusca che si trovaall’interno di un palazzo appena ristrutturato;una collezione di reperti etruschi davverosignificativa tra cui il “lampadario etrusco” e la“tabula cortonensis”.Tutto il territorio diCortona offre veramente molto da vedere: adesempio le tombe e i tumuli del Sodo, l’Eremodelle Celle che è uno dei posti di SanFrancesco…e molto altro». La struttura di “Poggio al Sole” è composta dasette diversi fabbricati. «In tre di questifacciamo agriturismo. Tre appartamenti, perun totale di dodici posti letto. La struttura èstata mantenuta naturale come l’abbiamotrovata; abbiamo cercato di rispettarlaconservando i materiali del luogo, ovvero lapietra. La stessa cosa vale per gli arredi: mobiliantichi, copriletto fatti a mano da miamamma e letti antichi che abbiamo restaurato.Volevamo ricreare una casa rurale, una casatradizionale Toscana».
Giugno 2011
In apertura,immagine de
“Poggio al Sole”di Cortona (Ar).
In alto, la piscinadell’agriturismo.
Sopra, BenedettaCanò, titolare de“Poggio al Sole”.Sotto, la camera
matrimonialebaldacchino
Nei dintornidi Arezzo
TOSCANITÀIN TAVOLA
di AMEDEO LONGHI
uò sembrare un esercizioinsignificante, ma provate aricordarvi quando è stata l’ultimavolta che avete passato tre, quattroo cinque giorni senza toccare iltelecomando. «Ci sono persone chesono state qui diversi giorni senza
mai accendere la televisione». Lo diceorgogliosamente Simona Lacrimini, che insiemeai genitori Guido ed Elida gestisce l’AgriturismoCasentino. La sera intrattengono gli ospitiparlando loro della Toscana, di Dante, che havissuto molti anni nel Casentino, delle tradizioni,magari, in autunno, facendo arrostire qualchecastagna sul fuoco.
P
134 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Il legame con la terra è una
prerogativa che dovrebbe sempre
caratterizzare un agriturismo
concepito nel senso più tradizionale
del termine. Proprio in questa
direzione ha lavorato Simona
Lacrimini, toscana Doc, titolare
dell’Agriturismo Casentino
Alcuni dei piattioffertidall’AgriturismoCasentino. Nellapagina seguente,Simona Lacriminie alcune immagini della struttura
La convivialità e il calore umano sostituiscono gliintrattenimenti della vita cittadina, consentendoagli ospiti di provare per qualche giornosensazioni quasi dimenticate.A questo contribuisce anche l’organizzazione:«Per nostra scelta ospitiamo poche persone, inmodo da poter curare la qualità dell’accoglienza edel cibo». Quest’ultimo proviene da una filierastrettamente locale, quando non internaall’azienda stessa. «Se ci manca qualcosa, ciapprovvigioniamo presso la aziende agricole delposto, all’interno di un circuito totalmenterintracciabile. Per esempio, usiamo solo pastatoscana e la farina con cui vengono preparate lesfoglie è fatta con il grano del casentino, macinataa pietra, dà origine una pasta più ruvida maporosa». Le piccole ma importanti caratteristichedegli ingredienti e dei metodi di produzionefanno sì che l’anima di questa terra emergadistintamente, toccando nel profondo le personeche hanno modo di entrarvi in contatto.La “toscanità” è fieramente rivendicata daSimona: «Nella nostra regione ci sono tantissimi
agriturismi, ma molti privilegiano di più l’aspettocommerciale rispetto alla dimensione informale eal contatto umano diretto, con un’impostazionediversa dalla familiarità che invece emerge da uncontesto verace e intimo come il nostro». La struttura è ricavata da un antico casale situatoai margini del Parco delle Foreste Casentinesi, èdotato di una bella piscina e offre sistemazioni incamere o appartamenti. Un altro punto fortedell’Agriturismo Casentino è la cucina, di cuiSimona è la regina: nel 2005 ha vinto ad Agritouril primo premio con il suo piatto Tortelli allalastra. Innegabilmente gli alimenti naturali eallevati secondo metodi tradizionali hanno unsapore che non si può paragonare a quello delcibo reperibile oggi presso la grandedistribuzione».
*www.agriturismocasentino.itinfo@ agriturismocasentino.it
Mete Grand Tour • 135Giugno 2011
Nei dintornidi Arezzo
136 • Mete Grand Tour
on è possibile vedere campi piùbelli; non vi ha una gola di terrenola quale non sia lavorata allaperfezione, preparata allaseminazione. Il formento vi crescerigoglioso, e sembra rinvenire inquesti terreni tutte le condizioni che
si richieggono a farlo prosperare”. È questal’immagine della Val di Chiana che si è stanziatanegli occhi di Goethe durante il suo Grand Tourin Italia. Di quella fotografia immortalata nel“Viaggio in Italia”, oggi si conserva intatto tuttoil sapore e l’essenza; la stessa prosperità dei campie il medesimo paesaggio che, proprio nellastagione estiva, offre il meglio di sé. Soprattuttose si ha la possibilità di poterlo ammirare dallaterrazza di un ristorante affacciato sulla vallata. Laspecialità? Ovviamente carne chianina. Neparliamo con Manlio Boccuzzi, titolare delristorante La Terrasse di Monte San Savino. «Lacarne chianina è sicuramente il nostro fioreall’occhiello, ma proponiamo anche pesce fresco;il tutto accompagnato da ottimi vini. Consigliosempre una buona tagliata o un buon filetto alBrunello di Montalcino, abbinati a un ottimoChianti classico o a un Nobile diMontepulciano».Un legame con la tradizione, inmodo particolare per quello che riguarda i saporiregionali, ma una ricerca e una raffinatezzaestetica soprattutto nell’arredo della sala. Due
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Fascino, storia e arte nell’antico borgo
di Monte San Savino. Da gustare? Ovviamente
dell’ottima carne chianina. I piaceri culinari
del ristorante La Terrasse si affiancano
alle opportunità dell’Hotel San Gallo
di NICOLETTA BUCCIARELLI
“N
ATMOSFERE DA GUSTARE
aspetti che riescono a sposarsi bene solo in unmodo. «Lavorando molto e svolgendo un’attentaricerca, senza lasciare nulla al caso». Il legame conMonte San Savino si respira sia nel locale,elegante ma con richiami rustici come nelle travio negli archetti, ma soprattutto nella cucina.«Facciamo della cucina locale il nostro vanto,usando i prodotti del posto e rispettando latradizione. Per l’estate sono ottimi gli antipastitoscani, le bruschette e gli affettati del luogo, cosìcome la carne. In inverno invece, le zuppe lafanno da padrone. Ribollite e pappa alpomodoro sono nostre specialità». Ma MonteSan Savino non è solo ottima cucina. Si tratta diun borgo medievale che ancora conserva unfascino antico. È proprio qui che sorge l’HotelSan Gallo. «L’Hotel è proprio in pieno centrostorico, con affacci sulla Val di Chiana e sullaPorta Fiorentina». Spiega Moreno Pecchi titolaredell’Hotel. «Il fascino legato a Monte San Savinoè legato alla sua posizione prominente sulla Val diChiana. Domina, dai suoi 360 m, tutta la vallata.Colline bellissime, di un verde tipico toscano. Alcentro del paese si possono osservare opere diAndrea San Savino e di Barberino di Monte, leporte e le mura di un classico paese medievale.Arte apprezzata dai cultori». L’Hotel San Gallooffre opportunità a turisti di ogni tipo. «Famiglie,agenti di commercio, turisti stranieri. Arezzo,Cortona, Siena e le terme di Rapolano sonotutte località vicine. Dal punto di vistageografico» conclude Pecchi, «abbiamo lafortuna di trovarci in una posizione ottimale.Un eccellente punto di partenza anche pervisite brevi».
*www.ristorantelaterrasse.itwww.sangallohotel.it
Mete Grand Tour • 137Giugno 2011
In apertura,la terrazza
del ristoranteLa Terrasse.
In questa pagina,Manlio Boccuzzi,titolare. Nelle altre
foto, immaginidell’Hotel San Gallo
e degli internidel ristorante. Monte
San Savino (AR)
Nei dintornidi Arezzo
Nei dintornidi Arezzo
Arte, natura, buona tavola e benessere:
sono queste le leve su cui il turismo
italiano deve investire. Al relais Badia
di Campoleone, di Moira Salvadori,
non manca nulla
NELL’ANTICARESIDENZA NOBILIARE di ERIKA
FACCIOLLA
no dei maggiori punti di forzadel settore alberghiero italiano èla capacità di molti operatori delcomparto di coniugare piùeccellenze in un’offerta ricettivadi qualità. Certo, un grosso aiuto
è dato dalle bellezze artistiche e paesaggistichedel nostro territorio e dalla ricchezza di unpatrimonio enogastronomico unico al mondo,ma il segreto consiste nel miscelare ad arte questiingredienti e abbinarli ad una culturadell’ospitalità vissuta a trecentosessanta gradi. Èquesta la filosofia della Badia di Campoleone,splendido relais adagiato nella verdeggiantecollina aretina, nonché simbolo di una storiadalle radici millenarie. Una storia che riecheggiatra le mura di cinta che circondano l’anticaresidenza nobiliare, nata come abbaziabenedettina intorno all’anno Mille, i cui saloni,
U
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Mete Grand Tour • 139
affreschi e tratti architettonici cinquecenteschisono stati riportati all’antico splendore dopo unmeticoloso restauro. Varcato l’ingresso della Badiadi Campoleone, il turista diventa un ospite:«chiamarlo turista – conferma la titolare, MoiraSalvadori - è già di per sé un’accezione generica.Noi amiamo considerarlo un ospite e come tale,cerchiamo di incuriosirlo, meravigliarlo,gratificarlo». Fedele alla tradizione toscana, ilrelais ha fatto dell’offerta enogastronomica unodei suoi fiori all’occhiello. Per Moira, infatti, «lacultura enogastronomica è un motoreimportante e ospitare persone attente a questamateria, significa avere un pubblico che amaconoscere una terra passando anche per i suoisapori». Storia e tradizione vengono vissutetramite un’esperienza multisensoriale che rimaneviva nella memoria. «Raccontare la nostra ricercae selezione dei prodotti – aggiunge consoddisfazione la titolare - è sempre un vanto.L’immersione nei sapori del nostro territorioinizia al mattino con torte, crostate, plum-cake ebudini, di nostra produzione, accompagnati dafrutta fresca e delizie di frutta secca». Ma qualisono i piatti più apprezzati tra i tanti propostidagli chef? «Sicuramente le paste fatte a manocome i pizzicotti ripieni alle verdure – sottolineaMoira Salvadori -, la Chianina, proposta sia insottile carpaccio che cotta sul camino, o il
semifreddo ai cantucci con ristretto di Vinsanto».La garanzia di ingredienti di alta qualità, comel’olio extra Vergine di oliva IGP toscano, haricevuto riconoscimenti in numerosi concorsiinternazionali: «Nel 2001 abbiamo ottenuto “laGran Menzione” al Vinitaly – dichiara la titolare- e nello stesso anno siamo stati recensiti alprimo posto nella top- ten degli oli nazionaliall’interno della rivista ‘I viaggi di Repubblica’.Sicuramente – conclude la Salvadori - l’essereanche produttore conferisce un’attenzionemaggiore nella conoscenza degli allevamentie dei caseifici ai quali ci rivolgiamo». Infine,all’interno del relais si trova anche un eccellentecentro benessere, intimo e riservato, con salemassaggi, bagno turco, idromassaggi e doccesensoriali. L’obiettivo relax è garantito.
*www.badiacampoleone.it
Giugno 2011
Moira Salvadorie alcune immagini
del Relais Badiadi Campoleone (Ar)
LA CASADELLA TAGLIATAÈ noto ad Arezzo per le sue lezioni
e per la varietà di prodotti creati utilizzando
la carne locale più prelibata, la Chianina.
A tu per tu con Antonio Tonioni, per scoprire
come anche le macellerie artigianali si possono
trasformare in attrazioni turistiche
di CARLO SERGI
intenso il profumo dellaChianina. Una tagliata chetutto il mondo invidia allaToscana e che la città di Arezzocelebra come patrimoniogastronomico. A parlarne è uno
dei “maestri” macellai di Arezzo, AntonioTonioni. Ancora prima che uncommerciante, Tonioni è un vero artista dellacarne, protagonista di molte iniziative natesul territorio al fine di valorizzare questaimportante produzione autoctona. Il suonegozio, nato negli anni sessanta e situato apochi passi dall’antico anfiteatro cittadino,sede del museo archeologico, è noto peressere la casa della “Tagliata con petali dicipolla”.
Questo piatto forte le ha donato piùriconoscibilità?«Sicuramente, è una nostra prelibatezza.Permette di gustarsi la carne cuocendola inforno, senza dover utilizzare la brace. Si trattadi una tagliata, alta cinque dita, condita conrosmarino, salvia, aglio e ovviamente un po’di spezie segrete, che non riveliamo».
I turisti si appassionano al mondodella carne e delle ricette che le
È
142 • Mete Grand Tour Giugno 2011
riguardano?«Moltissimo. Anche gli stranieri si fermano inmacelleria e chiedono informazioni su qualitipi di carne acquistare, su come cuocerle. Sitratta di una parte importante della nostracultura, della nostra storia».
Il suo impegno sul territorio, in talsenso, è variegato.«Da un lato, assieme a mia moglie, organizzomolte serate a tema. Protagonista restasempre la Chianina. Proprio di recenteabbiamo proposto un menù in un ristorantetipico di pesce. È stato un successo, e siimmagini la soddisfazione, per me, di portarei profumi della carne in un locale in cui ingenere si sentono gli odori del mare. Oltrealle serate, poi, organizzo anche dei corsi».
Di cosa si tratta?«Collaboro con una scuola di cucina, semprequi ad Arezzo, in cui quattro volte all’anno sitengono corsi interamente dedicati allacarne. Il macellaio, in questo caso ilsottoscritto, insegna così a cucinare, ascegliere e a creare i tagli migliori. Esoprattutto insegniamo ad acquistare.Specialmente i turisti stranieri, una voltagiunti in toscana, sono curiosi di impararecome cuocere la vera bistecca fiorentina.Con alcuni colleghi capita sempre più spessodi essere chiamati in giro per la regione atenere corsi e dimostrazioni».
Insomma, il prodotto tipico attira.«Anche per questo, anni fa, ho aperto ancheun laboratorio, a pochi chilometri dalla miamacelleria, in cui realizzo prodotti come lesalsiccine, la finocchiona, il salame diChianina. Questa tipologia di carne non la si
utilizza soltanto per creare bistecche, c’èmolto di più, dai salumi alle pietanze. Unpatrimonio che va riscoperto culturalmentee commercialmente, per il piacere dei turistima anche per le nuove generazioni ditoscani».
*www.macelleriaantonio.it
Mete Grand Tour • 143Giugno 2011
In apertura,Tagliata con petalidi cipolla. In alto,
Antonio Tonioniall’interno dellasua macelleria
di Arezzo
Nei dintornidi Arezzo
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Donatella CinelliColombini,delegata regionaledell’associazione“Le donne del vino”. Nella pagina a fianco, il Duomo di Siena
TREKKINGURBANO È la signora del Brunello ma non le piace parlare solo di vino. Passando dall’enologiaal turismo colto, Donatella Cinelli Colombini, da innamorata della sua terra, ci propone una passeggiata tra le meraviglie di Siena, «un trekking urbano che tonificamuscoli e mente, alla scoperta di suoni, sapori e odori decisamente inconsueti»
diMICHELA EVANGELISTI
roduce un Brunello di altissimolivello ed è delegata regionaledell’associazione “Le donne delvino”. Ma è stata anche assessoreal Turismo del Comune di Siena,e, prima ancora, proviene da una
famiglia toscana di antiche origini. Nel 1592il Casato, che dal 1998 ha preso il nome
P“Prime Donne”, apparteneva già ai suoiantenati, in tempi più recenti è stato dellanonna e poi della madre: oggi ospita unarealtà unica in Italia, la prima cantina dovel’organico è interamente femminile. Per noiDonatella Cinelli Colombini si trasforma inuna guida d’eccezione e ci accompagna in unitinerario alla scoperta della città e delterritorio, tra antichi sapori e tesori d’arte.
Qual è il suo compito all’internodell’associazione “Le donne del vino”? «In realtà lo statuto dell’associazione dice pocodel delegato regionale, la figura si è andatadelineando anno per anno. La maggior parte dellavoro riguarda la realizzazione di iniziativelocali. Quest’anno abbiamo organizzato unaserata dal titolo “9 Donne per un Brunello” incollaborazione con l’Enoteca Italiana, durante lasettimana dei vini. Parteciperemo al progettodel litorale pisano “Poltrone a sdraio narranti” il13 luglio, con una serata dedicata a vini e librisulle donne. In autunno organizzeremo un
Donatella Cinelli Colombini
Siena oltre il Brunello
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convegno su “Donne vino e salute” aMontalcino, nel quadro del progetto “Vino esalute”. Quest’anno ho un valido aiuto in unagiovane produttrice del Chianti, Diana Lenzi, eovviamente il programma si arricchirà ancoranei prossimi mesi: siamo attive e volenterose».
Quanto è massiccia la presenza
femminile nella filiera vitivinicola locale? «È forte soprattutto nei livelli più bassi, maanche ai vertici il gentil sesso comincia acontare. In Italia le aziende agricole aconduzione femminile sono circa 290.000 egli agriturismo sono il 35% del totale. Nelvino la presenza femminile si concentra nelleaziende di produzione, dove le donnedirigono il 30% delle cantine, ma anche fra le
sommelier c’è una crescita sia qualitativa chequantitativa. Per ora arrivano ai posti dicomando quasi solo le “figlie di” oppure le“mogli di”, in altre parole è difficile per unaprofessionista del vino entrare nella stanza deibottoni; ma le cose stanno cambiando».
Lei è la signora del Brunello, vino
«Da non perdere il Pellegrinaio conle immagini dei viandanti della via
Francigena e dei “gettatelli”, i bambini abbandonati a cui il Santa
Maria dava dote e istruzione»
Mete Grand Tour • 149Giugno 2011
Siena oltre
il Brunello
Donatella Cinelli
Colombini
A sinistra, il battistero
di San Giovanni.Nella pagina
a fianco, un affresco
della Sala del Pellegrinaio
nell’ospedale di Santa Maria
della Scala
profondamente identificativo delterritorio. Abbinato a quali sapori localici suggerisce di degustarlo? «Il Brunello accompagna ottimamente piattimolto saporiti e poco grassi, quindi arrostinobili e formaggi stagionati. Fra la gastronomiasenese consiglio di consumarlo accostato allecarni più antiche: il bue chianino e il maialecinta. Strepitosa la bistecca alla brace ma anche itagli più poveri della Chianina come il“peposo” dei fornaciai di Petroio. Nonsottovalutiamo il cacio pecorino di lungoinvecchiamento: quando il taglio delle fettediventa traslucido e l’aroma è più intensocostituisce un compagno straordinario per deiBrunello riserva di grandi annate».
All’interno della Fattoria del Colle sitrova anche l’Osteria di Donatella. Quali
tra i piatti che servite esprimonomaggiormente le tradizioni culinarielocali? «Recentemente abbiamo recuperato unapietanza senese antica e di grande suggestione, sichiama “ciancifricola” e il suo uso affonda nellanotte dei tempi. Si tratta di una pomodorata incui viene cotto un uovo in “camicia” per poideporre uovo e salsa sul pane tostato. È unpiatto che ha “sapore di nonna”. Non sempre ilnostro legame con la tradizione è cosìfilologico. A volte giochiamo a mescolare lecose e nascono il nido di pappardelle con sugodi cinghiale in umido su un passato di ceci o iravioli con il ripieno di stracotto al Brunello».
Quale itinerario meno notosuggerirebbe a un turista alla scoperta delterritorio?«La mia proposta è sportiva e turistica insieme:un trekking che tonifica muscoli e mente, allascoperta di suoni, sapori e odori decisamenteinconsueti. Lasciamo la macchina al parcheggioSanta Caterina ed entriamo a Siena nella zonadi Fontebranda. Appena varcata la porta citroviamo in uno degli angoli più suggestividella città; il panorama è mozzafiato, con lachiesa di San Domenico e il Duomo sulle duecolline che fiancheggiano la valle. AFontebranda è possibile sentire, ogni mezz’ora,suoni, dialoghi e canti della Siena medioevale.L’effetto è estremamente verosimile. Ci aspettaora una bella salita - in alternativa c’è la scalamobile - per la via pedonale del Costone finoal Battistero, con la sua ricca facciata, e poi super le scale che conducono a piazza delDuomo. Di fronte alla Cattedrale c’è il piùantico ospedale europeo, il Santa Maria della
A destra trekking in città; nella pagina a fianco, la Basilica di San Domenicoa Siena
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Donatella Cinelli Colombini
Siena oltre il Brunello
Scala, oggi trasformato in complesso museale.Da non perdere il Pellegrinaio con le immaginidei viandanti della via Francigena e dei“gettatelli”, i bambini abbandonati a cui ilSanta Maria dava dote e istruzione».
Quali tesori sono racchiusi nel museoArcheologico ricavato nel sotterraneo?«Fra sarcofagi e vasi etruschi è possibile vederele fosse comuni con i resti umani della pestenera del 1348. Ancora nel sotterraneoscopriamo la cappella di Santa Caterina dellaNotte, in cui la Santa riposava su una pietranelle soste durante l’assistenza dei malati.Nell’immenso fienile ipogeo si trovano poi iresti della Fonte Gaia, scolpita da Jacopo dellaQuercia all’inizio del Quattrocento».
Una volta usciti dal museo come
consiglia di proseguire la passeggiata?«Scendendo verso piazza del Campo, lo spazioincantato che due volte l’anno diventa lacornice del Palio, la festa più bella del mondo.Appena uno sguardo al palazzo Pubblico eproseguiamo verso Valle di Porta Giustizia,traversando piazza del Mercato. Entriamo in unautentico podere coltivato nel cuore della città;ci sono conigli in ogni dove e si gode di unospettacolare panorama della torre del Mangia.Ecco un orto medioevale con le piantetintoree, alimentari e officinali. C’è persino lamandragola dalle misteriose virtù. Dopo lavisita al capanno del tintore è giustoritemprarsi con un gustoso pranzetto all’Ortodei Pecci. Il ristorante e la zona verde intornosono gestiti da una cooperativa sociale ed
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esprimono fantasia negli affreschi delle pareticosì come nelle pietanze in tavola; è un postoche vi rimarrà nel cuore».
Lei è legata al territorio dagenerazioni. Ha un “luogo del cuore”,che le richiama alla mente ricordiparticolarmente cari? «Adesso il mio luogo del cuore è la fattoria delColle di Trequanda. Sembra impossibile, perchéio qui non volevo proprio venirci, e invece orala amo molto. Ho dato una nuova vita a questoposto che prima era quasi diroccato. Hocostruito il ristorante, la cantina, la scuola dicucina, ho restaurato gli appartamenti, i parchi e
«Il panorama è mozzafiato, con la chiesadi San Domenico e il Duomo sulle duecolline che fiancheggiano la valle»ora sto realizzando il centro benessere.Soprattutto ho dato una dignità nuova al luogoe a quelli che ci lavorano. Offriamoun’esperienza della cultura toscana che èprofonda e divertente insieme. Per esempionegli happy wine in cantina serviamo sigaritoscani e Brunello oppure tartufo e Igt biancoSanchimento, ascoltando vera musica toscana:Gianna Nannini, Jovanotti, Baustelle».
*
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l Chianti non perde il suo appeal: èancora una denominazione che vola altoe in grado di rappresentare il made inItaly nel mondo. È quanto è emerso dalmeeting che si è tenuto qualchesettimana fa a Firenze, dedicato agli stati
generali del rosso toscano. Un convegno a 360gradi, nel corso del quale sono stati messi sultavolo tutti i nodi problematici legati allaproduzione e alla distribuzione e si sonoindividuate possibili vie d’uscita. «Dagli interventidei relatori sono emerse utili indicazioni cheprovvederemo a fare nostre, per imboccare unpercorso che ci porti fuori dalla crisi che ancoraci attanaglia» spiega Giovanni Busi, presidente delConsorzio Vino Chianti. Dall’indagine realizzatada AstraRicerche di Milano ed esposta durante ilconvegno è emerso che il Chianti è moltoapprezzato ma anche che chi lo acquista haun’età media che va dai 40/45 anni in su.
I
Dire Chianti è dire Toscana. Ma il nettare rosso rubino, il cui valore investel’economia, il paesaggio e la società, vive un momento faticoso. Per rilanciarloGiovanni Busi, presidente del Consorzio, gioca l’asso degli under 40
UN ROSSOPER I GIOVANI
diMICHELA EVANGELISTI
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Un dato che fa riflettere. Quali strategiepensate di adottare?«Dobbiamo cambiare il nostro approcciopromozionale: è necessario superare le solitedegustazioni “ingessate” per pensare eventipiù easy, più aperti, più “festaioli”, in grado dicoinvolgere quella platea giovane che ogginon ci considera».
La seconda linea di intervento emersadal convegno riguarda il reimpianto deivigneti.«Esattamente. Circa il 40% della superficie deivigneti Chianti è ormai obsoleta e va ristrutturata.I vigneti degli anni Sessanta e Settanta devonoessere obbligatoriamente reimpiantati se vogliamoottenere un prodotto che soddisfi le attualiesigenze del mercato, che vanno nella direzione divini più profumati, piacevoli e armonici. Possiamocontare sull’apporto della Regione Toscana perquello che riguarda un aiuto agli investimenti, che
Mete Grand Tour • 153
Giovanni Busi,presidente
del ConsorzioVino Chianti
si rende indispensabile in un momento in cui laparte produttiva è allo stremo. Ormai sono quasiotto anni che navighiamo in un mare tempestoso;anche nel passato c’erano stati momenti alti e bassi,ma erano cicli più brevi, al massimo di uno, dueanni. Ora è quanto mai necessario trovare dellesoluzioni finanziarie per aiutare le aziende a
rinnovarsi e ammodernarsi ed essere, diconseguenza, più competitive sul mercato».
Il consorzio per tutto il 2011 e il 2012organizzerà iniziative promozionaliinternazionali. Su cosa puntano questieventi?«Paradossalmente tutti conoscono il Chianti mapochi, soprattutto all’estero, ne sanno apprezzaredavvero le caratteristiche, l’identificazionegeografica, il territorio di appartenenza. Il prossimoanno abbiamo in programma due giornate, una aNew York e una a San Francisco, e poi eventi aMosca, San Pietroburgo, Zurigo. Gli Stati Uniti e laGermania sono per noi le due piazze estere piùimportanti. I tedeschi al momento stannocontinuando ad acquistare i nostri prodotti, ma sisono spostati verso la fascia bassa o medio bassa.Dobbiamo cominciare a lavorare seriamente sueventi promozionali che coinvolgano la Germania,che, tra l’altro, è alle porte di casa».
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Il rosso rubino
Chianti
La Toscana in tavola
RISTORANTE ANTICA TOSCANAVia Grossetana, 3 - Siena - Tel. 0577 39.11.40
www.anticatoscanasiena.it - [email protected]
Una perfetta simbiosi di paesaggio, storia, arte, cultura
e ricchezza enogastronomica. Queste, in sintesi,
le caratteristiche della terra toscana, alla quale questo ristorante
dedica il nome, riflettendo nella sua cucina i valori che
caratterizzano il territorio in cui sorge. La cucina proposta
dal locale di Milva e Fabrizio è creativa, ma orientata sui piatti
tipici della regione, in primis, quelli che hanno reso la Toscana
famosa in tutto il mondo. Non mancano comunque le ricette
a base di pesce fresco della tradizione, sapientemente rivisitate
dallo chef Maurizio Ianniciello. L’interno del locale, il calore
e la raffinatezza, trasmettono agli ospiti una sensazione
di benessere e relax. La bella veranda estiva fa da cornice
a un ambiente veramente unico e speciale, tanto è vero che
alcune riviste lo hanno inserito fra i ristoranti di charme in Italia.
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Passiamo ora alle peculiarità del vostrovino: quali sono le caratteristiche al gustoche lo rendono così amato?«Oggi le aziende che si sono rinnovate epropongono prodotti interessanti stanno tornandoverso un gusto simile a quello del Chianti: un vinomorbido, piacevole, con quella leggera acidità,tipica del Sangiovese, che bene si abbina al cibo,più o meno grasso, esaltandone il sapore. Direi cheal momento la ruota del gusto è decisamentegirata a favore del Chianti».
Quali sono i segreti della realizzazione diun Chianti di qualità?«L’unico segreto è il Sangiovese, il vitigno principedella nostra denominazione, che oggi, grazie alnuovo disciplinare, possiamo mettere nel nostrovino in una percentuale fino al 100%. Dobbiamo
portarlo avanti e difenderlo, perché è il vitigno checi distingue dal resto del mondo».
Per un turista alla scoperta della Toscana,dei suoi sapori, del suo vino e non solo, cisono delle tappe e delle esperienzeimprescindibili?«Il Chianti è una denominazione talmente ampiache investe tutta la regione, da Arezzo fino a Pisa.Arrivare in Toscana significa trovare paesaggiincantevoli, profumi nuovi, un ambiente cordialee piacevole. Per non parlare delle opere d’artedi cui il territorio è disseminato, a partire dallecittà fino ad arrivare ai piccoli paesi. Il mioconsiglio è quello di intrecciare un itinerariod’arte con un percorso tra i sapori: i paesini dicampagna non solo racchiudono tesori maanche ristorantini impareggiabili».
*
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L’ESTETADEL GUSTO
Una cucina meditata e curata nei minimi dettagli. L’odore di Siciliache fa capolino tra le maglie dellatradizione senese. Sono i segreti dellochef Gaetano Trovato. Ogni giorno,con un rituale che non trascura forme,materiali e colori, offre al ristoranteArnolfo un carosello di gustidi MICHELA EVANGELISTI
Giugno 2011
Sopra, uno deipiatti dello chef
Gaetano Trovato:ravioli, astice,
patate, cime di rape
e zafferano
nsieme al fratello Giovanni è titolaredel ristorante Arnolfo, nato nel 1982nel piccolo centro di Colle di Vald’Elsa. Ma le sue radici siciliane e isegreti della cucina di mammaConcetta trapelano in tutti i suoi
piatti, piccole opere d’arte del gusto, curatinei minimi dettagli non solo nella sostanza enei sapori ma anche nello stile e nellacromaticità. «Fra le mie origini siciliane e la
mia famiglia c’è tanto da difendere e daportare avanti: i veri sapori, il gusto e tantiingredienti puri – spiega lo chef GaetanoTrovato –. In ogni mio menù di stagione cisono sempre qualche ingrediente della miaterra, come l’olio, il pomodoro, le mandorledi Avola, i pistacchi di Bronte, le carrube, ealcune ricette della mia nonna rivisitate damia madre e oggi da me in chiavecontemporanea, nelle quali si esaltano i veri
I
Mete Grand Tour • 157
GaetanoTrovato
Ristorante Arnolfo
158 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Scampi, fegato d’oca e frutto della passione
Ingredienti per 4 persone:- 500 gr fegato d’oca fresco
- 6 scampi grossi sgusciati
- 400 gr di puré di frutto della passione
- 50 gr di glucosio
- 2 gr di gelatina vegetale
- 10 gr di ginger
- brandy
- olio extra vergine d’oliva,
- fior di sale
- 20 gr di uova di salmone
Preparazione:Tagliate il fegato d’oca in 4 fette uguali di circa 60 gr l’una.
Pulite dalle vene il fegato che resta, marinatelo con un po’
di brandy e sale, adagiatelo su una pellicola, chiudete con
un foglio di alluminio a forma di cilindro e cocete a 70 gradi
per 35 minuti. Marinate 2 scampi con il succo del ginger,
sale e olio extra vergine d’oliva. Tagliate il fegato alto circa 1
cm, adagiate sopra gli scampi marinati e guarnite con le
uova di salmone. Dorate le scaloppe 1 minuto per lato,
togliete dal fuoco e mantenete in caldo. In un’altra padella,
con un filo d’olio extra vergine d’oliva, dorate gli scampi per
1 minuto, sistemate le scaloppe di fegato d’oca dove sopra
a ognuna mettete uno scampo, condite con fior di sale.
sapori». Gli esordi dello chef, che siautodefinisce un perfezionista e un esteta, edella sua meditata cucina risalgono agli annidelle scuole superiori, quando GaetanoTrovato ha iniziato lavorando in un vecchioforno a legna.
Cosa rimane di questa primaesperienza nel suo modo di approcciareoggi il cibo base per eccellenza, il pane?«Il pane resta per me un ricordo del cuore.Oggi poi viene prodotto nel nostrolaboratorio, con farine fresche di macina ebiologiche, in varie forme, ed è un elementoimportante della mia cucina, proposto in ungiusto abbinamento con tante ricette tipichedel territorio toscano».
Come dosa avanguardia e tradizionenei suoi piatti?
Mete Grand Tour • 159Giugno 2011
Sopra, lo chefGaetano Trovato;
nella pagina a fianco,
il piccolo centrodi Colle di Val
d’Elsa
«Semplicemente rileggendo anno dopo annoi piatti che ho nel cuore ed equilibrando ilgusto, la cromaticità, le consistenze, letemperature».
Nel suo ristorante si presenta unavventore che visita Siena per la primavolta: che piatti gli consiglia per farsiun’idea dei sapori tipici del territorio? «Offriamo veramente un carosello di gusti inogni stagione. Il piccione è sempre in carta eviene proposto in chiavi diverse. Poisuggerirei il maialino di Cinta Senese, ilvitellone chianino Igp crudo, cotto estracotto, l’agnello pomarancino; senzadimenticare i legumi, dai fagioli di Sorana aquelli zolfini ai ceci pergentini».
Quanto conta la presentazione, sia nelpiatto stesso che sulla tavola? Che regole
seguono le vostre “architetture”?«Credo sia un vero rito: selezionare lestoviglie di porcellana finissima di grandepregio una ad una per poi abbinarle con lepietanze e le varie preparazioni e allestire unatavola pulita e netta, rigorosamente contovagliato di lino, fiori freschi, argenti ecristalli delle cristallerie locali. In segno dibenvenuto offriamo in un lingotto di cristalloun piccolo aperitivo, composto con gliingredienti che si susseguono nel menù, etutte le sequenze stagionali di ortaggi, pesci ecrostacei del Tirreno».
È iniziata l’estate: cosa propone ilvostro menù a chi ha voglia di un piattoricercato ma leggero? «Le melanzane viola, in abbinamento conl’anguria, il pomodoro e la mozzarella».
*
GaetanoTrovato
Ristorante Arnolfo
160 • Mete Grand Tour Giugno 2011
MONUMENTOALLA DOLCEZZAPanforte, panpepato, ricciarelli, copate, cavallucci. A cento anni dall’apertura del primo negozio da parte di nonno Guido, le pasticcerie Nannini restano una tappa obbligata per chi vuole assaporare i dolci della tradizione. «Evitiamo cambiamenti radicali – spiega Alessandro Nannini –per rimanere il punto di riferimento dei senesi»
di MICHELA EVANGELISTI
anno da poco festeggiato ilcentenario d’attività con unevento in Fortezza a Siena. Lepasticcerie Nannini fannoormai parte a pieno titolo dellatradizione senese, tanto che,
come spiega Alessandro Nannini, i loro negozisono annoverati tra i monumenti cittadini e leguide non mancano di fare una tappa con igruppi di turisti davanti alle loro vetrine.«Siamo stati molto felici di poter festeggiareinsieme alla città i nostri primi 100 anni. Sienaha dato tanto alla nostra famiglia e abbiamovoluto offrire come ringraziamento unagiornata di dolci, caffé, musica e spettacolo».
Atmosfera, sapori, valori: cosa trovaoggi chi entra nei vostri negozi diuguale e di diverso rispetto ai tempi dinonno Guido?«Trova il rispetto della tradizione nellarealizzazione delle antiche ricette, nellalavorazione artigianale, nel confezionamento amano e nell’utilizzo di materie prime di altissimaqualità. Evitiamo cambiamenti radicali perrimanere il punto di riferimento dei senesi».
Quali sono tra i dolci tipici quelli che
H
Mete Grand Tour • 161Giugno 2011
Sopraa sinistra,
AlessandroNannini,
titolare dellePasticcerie
Nannini
meglio rappresentano l’identità della città?«Difficile rispondere, perché tutti i dolci tipicihanno un loro forte carattere, iniziando dai tonipiccanti e speziati del panpepato per arrivare aquelli più dolci e fruttati dei canditi del panforte.Imbattibile resta forse il ricciarello, soprattuttocaldo e morbido, appena sfornato».
Che consiglio dà a chi sceglie di farecolazione da voi?«Per la colazione sono sacre le nostre pasteripiene ma soprattutto i bomboloni, ai quali miasorella ha dedicato una canzone. Suggerisco diabbinarli a un ottimo cappuccino,preferibilmente amaro, in modo da apprezzare lanostra miscela Ducale e contrastare la dolcezzadella crema pasticcera».
Qual è invece il suo dolce preferito?«Crostata di crema, senza alcun dubbio. La nostracrema pasticcera mantiene il sapore antico diquella che si mangiava da ragazzi».
Il negozio storico Conca D’Oro,fondato nel 1931, ha rappresentato per leiuna seconda casa. Ha un ricordod’infanzia legato a questo locale?«Al Conca d’Oro avevo il ruolo di contabile; miopadre mi metteva seduto su uno sgabello e mi
faceva contare le monete incassate. Dovevodividerle in pile da 10».
Ora al passato da pilota si aggiunge ilpresente da politico. Da consiglierecomunale quali battaglie porterà avanti perla tutela della città? «Preservare le meraviglie di Siena è il mioobiettivo principale, proprio per questo hochiamato la mia lista civica “Io amo Siena”.Rendere vivo e magico questo palcoscenicoattraverso iniziative culturali, sportive e diintrattenimento è il passo successivo perpubblicizzare la città, che, non dimentichiamoci,si regge sulle entrate del turismo».
Se dovesse accompagnare un turistalungo un itinerario meno noto allascoperta di Siena, quali angolisceglierebbe?«È meraviglioso anche solo perdersi nei vicolidi Siena e scoprire distese di tetti, piccoligiardini nascosti e anfratti medioevali. Perviverla in modo tridimensionale consiglierei disalire sulla torre del Mangia e godere delpanorama mozzafiato oppure di immergersinei “bottini senesi”, le vie d’acqua sotterranee,ancora troppo poco pubblicizzati».
*
Dolci senesi
PasticceriaNannini
162 • Mete Grand Tour
a storia della fattoria Buca Nuovaparte da lontano, dagli anniCinquanta per l’esattezza, quandola famiglia Cugusi lascia laSardegna per emigrare in Franciaalla periferia di Parigi, per poitornare dopo tredici anni
nuovamente nell’Isola e arrivare infine in Vald’Orcia, fra Pienza e Montepulciano, e quistanziarsi definitivamente. Sin dall’inizio l’artedella produzione e della lavorazione del latte èstata l’attività principale. Vi sembra esageratoparlare di storia in un simile contesto? Per
di FRANCESCO BEVILACQUA
L
Giugno 2011
LA MEMORIADELLA VAL D’ORCIA
Il legame fra cibo e territorio è fondamentale.
Pienza è la patria del pecorino: così,
come durante la stagionatura questo
formaggio si impregna dei sapori
che lo accompagnano, la famiglia Cugusi,
giunta qui cinquant’anni fa, ha fatto proprie
le tradizioni contadine locali
Mete Grand Tour • 163
ricredervi, accogliete l’invito di Graziano Cugusiad assaggiare il Pecorino di Pienza della FattoriaBuca Nuova, approfondendo anche laconoscenza dei metodi produttivi utilizzati,importante connubio tra le tradizioni toscane el’antica cultura casearia sarda. «Il pecorino –racconta Cugusi – è parte dell’essenza di questeterre. Passeggiando per Pienza, oltre agliaffascinanti chiostri degli antichi palazzimedievali, è possibile incontrare decine dibotteghe con queste prelibatezze in vendita».Come a rivestire il compito di custode delpassato, dell’ambiente e della tradizione, ilpecorino durante la stagionatura assorbe leessenze di ciò che lo circonda. «Foglie di noci,vinacce, sono gli ingredienti che riposanoassieme al formaggio all’interno degli “ziri”,caratteristici orci di terracotta, o delle vecchiebotti di legno che custodiscono ancora oggi iprodotti in stagionatura. Il risultato sono saporiunici che sanno esprimere al meglio lemeravigliose combinazioni di questa terra». La Fattoria Buca Nuova ha appreso e messo in
pratica le tradizioni contadine della Val d’Orcia,realizzando i propri prodotti secondo i canoniche esse hanno tramandato, dai formaggi freschi,di rapido consumo, i semistagionati, gli stagionatifino al pecorino di fossa invecchiato nellecaratteristiche Fosse di Sogliano al Rubicone. Col tempo l’attività di trasformazione passa dauna dimensione aziendale di vendita diretta a unaartigianale, consentendo di soddisfare le crescentirichieste di mercato. «Questo processo–prosegue Cugusi – è stato graduale e misurato,attento alla conservazione dei caratteri di tipicitàe alla salvaguardia delle economie agricole locali;infatti il latte utilizzato per le trasformazioniproviene dagli allevamenti circostanti». Oggi cheanche il settore alimentare è diventato un grandebusiness, c’è ancora chi si tiene ben saldo a quelletradizioni produttive che con tanto amore esacrificio sono state trasmesse, per conservarle etramandarle a sua volta. «La speranza – concludeCugusi – è che le persone comprendano il valoredella genuinità e dell’imprescindibile legame chegli alimenti devono avere con il territorio diorigine».
Giugno 2011
Sopraun pascolo e una
fase di lavorazionedel formaggio.
In apertura, alcuneforme di pecorino
stagionatein vinacce
Il pecorinodi Pienza
166 • Mete Grand Tour
n piacevole viaggio nelmedioevo. È ciò che si puòvivere visitando il Poggiaccio,l’antico borgo di Sovicille, oggitrasformato in uno deiresidence e ristorante più
suggestivi del senese. Una struttura cheproprio in questi mesi sta vivendo un suosecondo “Rinascimento” dovuto alla nuovagestione subentrata nel 2010, che ha deciso dipuntare sull’associazione di idee. «Storia,cultura, sapori e benessere qui da noi siconfondono» spiega l’attuale direttrice delBorgo il Poggiaccio, Angela Böck. I servizisono cresciuti e si sono raffinati, pur nonfacendo rientrare il relais nella lista di quei
Il Medioevo rivive nelle stanze
del Poggiaccio, il borgo a metà strada
tra Siena e San Gimignano, che grazie
a una nuova gestione ripropone ai turisti
di tutto il mondo i fasti e i sapori
dell’antica Toscana
di CARLO SERGI
U
Giugno 2011
IN QUEL BORGOMEDIEVALE
luoghi che, seppur incantevoli, di certo nonsono accessibili a tutti. «Siamo rimasti uno deirari esempi di antichi borghi italiani in cui ilsoggiornarvi richiede una spesa sostenibile daogni famiglia – ribadisce la Böck -. Il mangiarbene e questo scenario esclusivo devono esserealla portata di tutti». L’ambientazione medievale viene
Mete Grand Tour • 167
regolarmente ricreata, al Poggiaccio, anchegrazie ad alcune caratteristiche cene a tema,che si svolgono all’interno del ristorante.Quest’ultimo è stato ricreato negli ambientianticamente adibiti a cantina, ove ancora oggisi possono ammirare le antiche arcate tipichedell’architettura dell’epoca. «Tutti i mesiproponiamo una serata in cui i nostri ospitipossono riassaporare i piatti dell’epoca. Queisapori rustici, veraci, che contengono tutte lequalità della terra toscana. Ma anche lospettacolo la fa da padrone. Tutto lo staff èvestito a tema ed è affiancato da danzatrici,giocolieri, giullari, oltre che dagli agricoltori eartigiani locali, i quali all’esterno ricreano unmercatino con le produzioni tipichemedievali». Cibo, ma anche vini, con lemigliori etichette regionali. Non di rado allaCantina del Poggiaccio si organizzano anchedegustazioni, attraendo un turismo enologicosempre più diffuso.Il Borgo, situato in una zona strategica,essendo poco distante da Siena, da San
Gimignano e a soli 45 minuti da Firenze, èritenuto da molti un punto di partenza idealeper visitare la regione. «Ormai giungono danoi turisti provenienti da ogni angolo delglobo». Gli italiani, paradossalmente, iniziano ariscoprire solo ora le bellezze locali. «Gliitaliani hanno sotto i loro occhi le meravigliedi questo paese tutti i giorni, per questotalvolta diventa difficile promuovere il turismointerno – spiega la Böck -. Devo dire, però,che la Toscana sta tornando a essere una dellemete predilette anche dai suoi abitanti, i qualihanno compreso come non occorra andarelontano per godersi una vacanza tra arte, maree montagna».
*www.borgoilpoggiaccio.it
Giugno 2011
Nei dintornidi Siena
In apertura,Angela Böcke un esterno
del BorgoIl Poggiaccio
di Sovicille (Si).In questa pagina,
il ristorante situatonell’antica cantina
170 • Mete Grand Tour
eccellenza enogastronomicaregionale italiana èsicuramente uno dei principalivolani del turismo nazionaleche fa del made in Italy unmarchio riconosciuto in tutto
il mondo, sinonimo di qualità e genuinità.Ciò che rende la nostra tradizione culinariae vinicola unica e universalmente apprezzata,infatti, sono i mille profumi, colori e saporiche ogni territorio, nella sua unicità, riesce aconferire ai suoi piatti e ai suoi vini piùrappresentativi. Tradizioni che, da nord a sud dello stivale,rivivono ogni giorno sulle tavole di moltiristoranti, locande e trattorie imbandite dachi crede ancora nella qualità dei prodottiscelti e nel valore dei sapori di una volta.«Vorrei che non solo le personeriscoprissero i vecchi sapori e i piatti dellatradizione, ma anche il piacere di mettersi atavola con i propri cari ad assaporare ancheil piacere di stare insieme», è la filosofia diMatteo Braccianti, titolare del ristorante ‘LoSpugnone’ di Bagni San Filippo, piccoloborgo termale nella splendida campagnasenese. Un locale dall’atmosfera calda erustica, ideale per ritrovare i sapori della
RUSTICHEATMOSFERE
di ERIKA FACCIOLLA
L’
Giugno 2011
Il fascino senza tempo della Val D’Orcia e della
maremma toscana, culla di sapori e profumi antichi
e sempre apprezzati. Al ristorante ‘Lo Spugnone’
di Matteo Braccianti la tradizione è in tavola
Mete Grand Tour • 171
gastronomia del luogo nelle pietanzepreparate dalle sapienti mani di mammaGiuseppina. «Per noi – aggiunge il titolare –è molto importante far conoscere a tutti lacultura culinaria legata al territorio e allastagionalità dei prodotti provenientidall’Amiata e dalla Val d'Orcia». Uno deipiatti rappresentativi di questa tradizionecontadina sono i pici alla briciola povera, cioèspaghettoni girati a mano e saltati in padellacon olio, aglio, peperoncino e briciole dipane secco, «un piatto tanto povero quantoricco di sapori». E per i secondi? «C’è solo l’imbarazzo dellascelta – sottolinea Braccianti - tracacciagione, cinghiale al lardo speziato,colombaccio ripieno e lumache in umidoun piatto antico che ancora trova tanticultori». Senza dimenticare una selezione divini d’eccellenza, dal Nobile diMontepulciano al Brunello di Montalcinofino all’Orcia Docg da sorseggiare con lagiusta musica di sottofondo. Un luogoadatto a tutti, che trova estimatori in una
clientela variegata, sia italiana che straniera.«Chiunque entri nel nostro locale –conferma il titolare - apprezza la bellezza delrustico delle tre sale interne e la nostracucina, capace di deliziare ogni palato». Tantibuoni, anzi, buonissimi motivi per far sì cheil turismo enogastronomico sia ancor piùvalorizzato e messo al centro delle politichedi promozione locale: «credo che laristorazione e la viticultura contribuiscanoin maniera importante sul turismo –conclude Matteo Braccianti - . Dovremmoinvitare il turista alla conoscenza deiprodotti e delle tipicità nostrane, invogliarloa scoprire le nostre campagne con visiteguidate e itinerari degustativi ad hoc, in unaparola, mettere in campo tutte le iniziativeutili alla valorizzazione di questa importantericchezza nazionale, magari incollaborazione con le amministrazioni localie le Apt».
Giugno 2011
In apertura,Matteo Braccianti,
titolare deLo Spugnonedi Bagni San
Filippo (Si)
Nei dintornidi Siena
174 • Mete Grand Tour Giugno 2011
UNA TERRAPER TUTTI I GUSTI
di NICOLÒMULAS MARCELLO
In apertura, una veduta della cittadina di Sorano. A destra, Enzo Rossi,assessore alla cultura della Provincia di Grosseto
a Maremma era terra di paludi,stagni e acquitrini fino a quandofurono intrapresi i primiprogrammi di bonifica integrale. Igrandi investimenti dei Lorena,uniti alla conoscenza delle
esigenze del sistema economico dell’epoca,permisero di dare vita alla Maremma che adessoconosciamo e, con essa, alla sua economia. Perpiù di un secolo migliaia di uomini hannolavorato e spesso sacrificato la loro vita a scavarecanali, innalzare argini, prosciugare acquitrini, a
L
La storia rurale della maremma ha influitosull’economia e sulla cultura del territorio.L’assessore alla Cultura Enzo Rossi spiega lo sviluppo nel grossetano e presenta gli eventi che avranno luogo quest’estate
Mete Grand Tour • 175Giugno 2011
impostare le trame di quel sistema che si èrivelato vitale e che ha fatto nascere e sviluppareun territorio. «Fu la riforma agraria del secondodopoguerra – sottolinea Enzo Rossi, assessorealla Cultura della Provincia di Grosseto – aconcludere il programma di bonifica: l’EnteMaremma, creato nel 1951, riassettò la proprietàfondiaria, attraverso la frammentazione dellatifondo e l’assegnazione di una terra dacoltivare a chi non aveva mai avuto niente. Nederivò la nascita di un’agricoltura intensiva emeccanizzata, sostenuta da centinaia di piccoleimprese di coltivatori diretti».
Quanto ha influito la memoriacontadina della Maremma sulla culturadel territorio?«Tra le ricchezze che la bonifica ha dato allaMaremma non ci sono solo le terre risanate e
rese fertili, ma anche quelle rimaste paludoseche adesso rappresentano una ricchezzaculturale e ambientale da difendere. Come datutelare sono le tradizioni legate a questa terra,di cui il buttero rappresenta una figurainsostituibile. Nella Maremma dei vasti spazi, diterreni impervi e di paludi dove pascolavanovacche e cavalli bradi allevati in branchinumerosi nelle grandi aziende, il buttero eral’uomo preposto alla cura delle bestie cheraggiungeva a dorso dei robusti maremmani.Un personaggio dall’alone eroico, il simbolo diquesta terra antica e il custode dei millenarisegreti del suo mestiere. Per questo appartieneall’immaginario collettivo della Maremmainsieme alle vacche dalle grandi corna a lira cheancora oggi pascolano nella piana di Alberese».
Ci sono iniziative mirate a valorizzare il
L’atmosfera di “un’Antica Sosta”Toscana nel cuore della Maremma
L’ANTICA SOSTA AGRITURISMOLoc. Mondo Novo 8 - 58014 Manciano (GR) - Tel. e Fax 0564 62.97.06
[email protected] - www.anticasosta.com
La nostra attività nasce da un’idea del 1991 quando la signora Ilva scopre
la possibilità di destinare a residenza turistica, un vecchio casale utilizzato
già molti anni prima come stazione di sosta per i viandanti, avviando così
l’attività di agriturismo con l'aiuto delle figlie. L'attività agrituristica cresce
moltissimo con il passare degli anni, grazie anche alla vicinanze delle
Terme di Saturnia, e oggi coinvolge il nipote che sempre a livello familiare,
oltre all’accoglienza, in 6 stanze con servizi privati, dà la possibilità di
gustare prodotti locali e aziendali, grazie al fornitissimo orto e alle
produzioni di olio, miele cereali e legumi. In azienda inoltre, in alcuni periodi
dell’anno, vengono organizzati corsi di cucina e, coinvolgendo gli ospiti
nelle attività aziendali, vengono illustrate le tecniche di coltivazione.
Maremma
Mare, pinete e pascoli
176 • Mete Grand Tour Giugno 2011
distretto rurale della Maremmagrossetana?«La provincia di Grosseto rappresenta la primaesperienza di distretto rurale nell’intera Unioneeuropea. È un sistema produttivo localecaratterizzato da un’identità storica e territorialeomogenea, riconosciuto ufficialmente nel 2006dalla Regione Toscana, che ha favorito losviluppo economico e sociale sostenibile, inambito rurale, del territorio. Oggi, il distrettotrova la propria naturale evoluzione nellavalorizzazione e nella trasformazione deiprodotti agricoli di qualità; temi che saranno,oggetto della Conferenza agroalimentare dellaMaremma toscana, programmata per il prossimosettembre, in cui presentare l’insieme deicontenuti che danno nuova vita al progetto deldistretto rurale della Maremma: rafforzamento
dei contenuti produttivi rispetto ai modelli digovernance, maggiore coinvolgimento direttodella classe imprenditoriale e definizione piùlarga del perimetro produttivo non limitandosialle filiere agricole, ma estendendo l’interesseall’intero settore agroalimentare (trasformazione,organizzazione commerciale,internazionalizzazione). Anche in virtù di taliprogettualità, recentemente la Provincia diGrosseto ha chiesto e ottenuto dalla Regioneche nel prossimo Piano regionale di sviluppo2011/2015 tra i progetti integrati strategici vifosse un esplicito riferimento alla sostenibilità ecompetitività del sistema agroalimentare toscano,prevedendo, all’interno dello stesso, un ruolo dirilievo del nostro territorio».
Quali mete non possono mancare perchi decide di trascorrere una vacanza nella
Mete Grand Tour • 177Giugno 2011
in alto, la necropoli
di Sovana
provincia di Grosseto? «Il Parco regionale della Maremma, circondatoda paludi, pinete, campi coltivati e pascoli, daPrincipina a Mare ad Alberese, fino a Talamone.Sono da vedere le affascinanti città del tufo:Pitigliano, Sovana e Sorano, dove si trovano lecosiddette “Vie Cave”, percorsi ricavati nel tufoche conducono a monumentali necropolietrusche. Una visita merita Saturnia, esistentegià al tempo degli Etruschi con il nome diAurinia, e oggi apprezzato centro termale notoormai in tutto il mondo per le sue acquesulfuree. Inoltre, non si può non fare un saltoagli scavi archeologici di Roselle, alle porte diGrosseto, dove sono conservate in perfetto stato
rovine etrusche e romane o nelle meraviglioseville di epoca romana che si incontrano inluoghi unici come l’isola del Giglio e l’isola diGiannutri. Di notevole interesse sono anche ilParco archeologico delle colline metalliferegrossetane, il Parco delle rocce di Gavorrano e ilcentro studi David Lazzaretti, il “profetadell’Amiata”, ad Arcidosso, istituito persalvaguardare e valorizzare le memorie e letestimonianze che documentano la storiadell’esperienza lazzarettista. Infine, è d’obbligouna passeggiata nel delizioso centro storico diGrosseto, circondato dalle Mura Medicee, e unavisita al Museo archeologico e d’arte dellaMaremma, sempre nel capoluogo».
178 • Mete Grand Tour Giugno 2011
A destra, uno scorcio di Pitigliano
Ci sono in programma concerti,mostre o altre iniziative culturali checoinvolgeranno il grossetano nelperiodo estivo? «Il carnet di offerte è ricco e può incontraretutti i gusti dei numerosi turisti che visitanola Maremma. Si è appena conclusa la rassegna“Le città del tufo: percorsi tra natura e storia”a Pitigliano e a Sorano; gli spettacoli deibutteri di Maremma, nel periodo estivo adAlberese; “Presidios a tavola 2011”, a MonteArgentario; la rassegna “Cava 2011” al Parcodi Pietra di Roselle, sia a luglio che ad agosto;“Toscana Foto Festival”, “Lirica in piazza” e iltradizionale “Balestro del Girifalco” a MassaMarittima e le tradizionali sagre estive sotto ilfresco dei castagni sul Monte Amiata».
*
A tavola, la tradizione maremmanaLa Trattoria Le Mandorlaie si trova in campagna, tra Scansano e Magliano in Toscana,
nella Maremma del Morellino di Scansano tra vigne e oliveti. È il posto ideale per trascorrere
una giornata in tranquillità all’aria aperta. Il locale è accogliente, a gestione familiare
da generazioni, ristrutturato. La Trattoria si sviluppa in due sale che riescono a ospitare fino
a 100 persone. Dispone di una veranda coperta e di terrazza con ombrelloni. I piatti sono
realizzati con i prodotti della terra, fondati sulla tradizione toscana e maremmana,
con specialità quali la pasta fatta a mano e le carni locali arrosto, in particolare il maialino.
Non manca neanche la cacciagione, con il cinghiale servito in umido con le olive o le cipolline
in agrodolce. E, a fine pasto, irrinunciabili i bruciati delle Mandorlaie con Vin Santo o, per gli
amanti dei dolci al cucchiaio, il tortino al cioccolato. Oltre all’attività di ristorazione, la struttura
comprende un fornito bar – tabacchi aperto tutto il
giorno, un angolo degustazione dedicato ai vini locali
e all’olio di produzione propria e un mini market.
TRATTORIA LE MANDORLAIEPodere Nuovo Lucchese, 97 - Mandorlaie Scansano (GR)
Tel. e Fax 0564 50.71.49
180 • Mete Grand Tour
l mondo rurale della Maremmacostituisce la base di un patrimonioculturale che ancora oggi vienecelebrato attraverso varie iniziative.Luigi Caricato ha deciso di raccoglierein un libro, storie contadine con l’aiuto
di valenti scrittori per raccontare la vita di questiluoghi nei quali ancora oggi la tradizioneagricola riveste un ruolo fondamentale: «Il mioracconto, dal titolo “Con cuore maligno esuperbo”, narra la vita di un grande mitodell’Amiata, David Lazzaretti, un predicatore cheriuscì a portare a sé contadini ad aderireconvintamente a un progetto di una nuovasocietà fondata su uguaglianza e fratellanza».
Come è nata l’idea della raccolta diracconti Tutti dicono Maremma Maremma? «Da una forte e urgente esigenza che sentivoormai da tempo. Quella di cercare in tutti imodi di dare spazio e visibilità a un mondorurale troppo spesso tenuto distante dalla società.In genere, anche tra gli intellettuali resiste latentazione di optare per una immagine bucolicae manieristica del mondo rurale. La mia
I
La tradizione rurale della Maremma grossetana è ricca di incredibili storie che non tutti conoscono. Luigi Caricato le ha raccolte in un libro per celebrare attraverso il ricordo, l’anima contadina di questi luoghi
STORIE DI VITAIN MAREMMA di NICOLÒ
MULAS MARCELLO
Maremma
Cuore verdedella Toscana
Ritorno al passato
AGRITURISMO SANTA GERMANAPodere Santa Germana, 56 - Buriano (GR)
Tel. e Fax 0564 94.99.69 - Cell. 338 69.90.140
www.agrisantagermana.it - [email protected]
L’Azienda Agrituristica Santa Germana, situata ai piedi delle colline che si estendono fino al mare di
Castiglione della Pescaia, prende il suo nome dal podere su cui sorge e in cui la famiglia Caldesi vive da
cinque generazioni. L’azienda si estende su circa 23 ettari di terreno coltivati a vite, olivo e ortaggi destinati
alla vendita diretta. Il casolare dell’agriturismo risale ai primi anni del 1900 e dispone di quattro camere
doppie tutte con servizi privati e una sala comune con cucina ad uso degli ospiti. I proprietari hanno scelto di
creare una struttura concepita sull’idea originaria di agriturismo, che fa di ospitalità e accoglienza semplici un
principio fondamentale per una sana vacanza all’insegna del
relax e della tranquillità, godendo di scorci di vita rurale. Di qui
la scelta di non comprendere in azienda né piscina, né tv, né
internet. La struttura dispone di un’ampia veranda e, antistante
al casolare, un giardino attrezzato con sdraio, lettini e giochi
per bambini.
Cuore verdedella Toscana
Maremma aspirazione è di puntare a un nuovo filonenarrativo in cui fare emergere in manierarealistica uno spaccato autentico, non dacartolina, della vita in campagna. Ancheriportando le ombre, non soltanto le luci. Anzi,soprattutto le ombre, proprio per far emergere lagrande spinta propulsiva di un mondo che sareagire e lo sa fare con determinazione. LaMaremma grossetana si presta moltissimo a taleoperazione. C’è un’agricoltura palpitante che daun lato sa preservare la bellezza del paesaggio,dall’altro sa entrare in una logica nuova,lucidamente imprenditoriale e propositiva».
Cosa rappresenta per lei la Maremma? «Una terra di quieto abbandono, una sorta dibuen retiro sufficiente per separarmimentalmente e fisicamente dal caosmetropolitano. Ad affascinarmi è stata
soprattutto la tenacia della sua gente nel corsodel tempo, con un’ammirevole forza di volontàche ha permesso di rendere un’area malaricaterreno oggi fertile per un’agricoltura dalleproduzioni di alta qualità».
182 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Mete Grand Tour • 183Giugno 2011
Nella pagina precedente
Luigi Caricato,curatore del libro
Tutti diconoMaremmaMaremma
Ci sono scorci di questo vasto territorioai quali è più legato e perché? «Non esagero dicendo tutti. Perché ogni angoloha un’anima e un fascino propri. Avendopercorso tutta la Maremma in circa vent’anni diviaggi mi piace sia l’area montana, sia l’areacostiera, senza però riuscire a esprimere unapreferenza in senso assoluto. Certo, sul pianoaffettivo sono molto legato al Monte Labbro, illuogo dello spirito di David Lazzaretti, per il suosignificato altamente simbolico».
Se dovesse accompagnare un gruppodi visitatori per la Maremma cogliendoanche gli aspetti enogastronomici che lacaratterizzano, cosa si sentirebbe diconsigliare?
«Consiglierei di visitare in particolare i luoghi delvino e dell’olio, un po’ perché rappresentano lemie passioni, un po’ perché sono i collanti cheavvicinano alla buona tavola, quella fatta di cibiche esprimono un’identità forte e peculiare. Lascoperta della Maremma per me è avvenutaproprio attraverso i percorsi del gusto. Aguidarmi è stato in particolare un amico cui sonomolto grato: Valter. Con lui ho potuto scoprire ilterritorio nella sua essenza più intima e piùaderente alla realtà, in tutta la sua evidenza. Conlui ho conosciuto persone splendide, sane edentusiaste, fortemente radicate nel territorio.Consiglierei di fare un percorso analogo al mio,cercando di farsi in qualche modo “adottare” daqualche conoscente o amico del luogo».
*
184 • Mete Grand Tour
olti sono i luoghi dellamaremma grossetana checostituiscono un vero eproprio invito al viaggio e allascoperta. I suggestivi paesaggiche vanno dai monti
dell’entroterra al mare, raccontano ancora oggi levarie culture che hanno vissuto e civilizzato questiluoghi. «La Maremma toscana – spiega IgorRighetti, giornalista e conduttore dellatrasmissione radiofonica “Il ComuniCattivo” – ètutta da scoprire: dalla montagna al mare».
Quali sono i luoghi di Grosseto legatialla sua infanzia? «Sono innumerevoli, dalla spiaggia selvaggia delParco naturale della Maremma dove cinghiali,daini, caprioli, volpi e mille altri animali si davanoappuntamento nella ricerca di cibo, ai restiarcheologici della città etrusca di Roselle, esempioraro di necropoli e acropoli dove lasovrapposizione nei secoli delle varie civiltà sonoben visibili. Un luogo posto su un’altura dalla
La Maremma vista attraverso gli occhi del giornalista Igor Righetti.Ricordi che evocano immagini di una infanzia vissuta tra le meravigliedi un paesaggio senza paragoni
M
PERCORSIMAREMMANIdi NICOLÒ MULAS MARCELLO
Mete Grand Tour • 185
Paesaggimaremmani
Igor Righetti
quale si domina l’ampia pianura grossetana chearriva fino al mare. Amavo cercare tra i sassiqualche piccolo residuo di mattone che mipiaceva pensare fosse etrusco o, almeno, romano. Epoi mi recavo all’anfiteatro romano e mi divertivoa declamare qualche verso beandomi dell’eco cheriportava, ampliandola, la mia voce. Nei pressi diRoselle ho frequentato il corso per restauratorearcheologico promosso dalla Soprintendenza aiBeni archeologici della Toscana. La pratica di scavofu organizzata proprio a Roselle. Il destino...»
Se dovesse accompagnare un gruppo diospiti in visita nella sua terra quali angoliinsoliti gli farebbe scoprire?«Sono andato via da Grosseto, mia città natale,quando avevo 20 anni. La Maremma toscana ètutta da scoprire: dalla montagna al mare. I suoisuggestivi borghi medievali, Massa Marittima,Orbetello e la sua laguna, Ansedonia e la tagliata(opera di alta ingegneria idraulica romana), la cittàdi epoca romana di Cosa che dominava la costatirrenica, l’area archeologica etrusca di Vetulonia,l'Argentario, Castiglione della Pescaia. E ancora:
In apertura, i resti archeologicidella città etrusca
di Roselle. In questa pagina,
Igor Righettigiornalista,
saggista, docente, autore
e conduttore della trasmissione“ComuniCattivo”
su Radio 1 Rai
Il fascino della vita rurale
AGRITURISMO IL QUARTOLoc. Campigliola Quarto dell’Ebreo - Manciano (GR) - Tel. 0564 62.90.43 – 339 50.39.629
[email protected] - www.agriturismoilquarto.it
Immerso nelle campagne di Manciano, piccolo borgo situato nell’entroterra della
Maremma, tra siti archeologici etruschi, terme e mare, l’Agriturismo Il Quarto si
sviluppa all’interno di un casale di fine ‘800, ristrutturato rispettando il gusto
architettonico locale. Il casale è completamente circondato da un ampio giardino,
dotato di parco giochi e zone relax, area barbecue con fornelli e tavoli, la piscina
che si affaccia sul secolare uliveto dal quale si estrae un eccellente olio extra-
vergine d’oliva in vendita direttamente presso l’azienda. La famiglia Canti,
proprietaria dell’agriturismo, organizza anche visite alle varie attività che vengono
svolte in azienda, quali: mungitura delle pecore, raccolta delle olive, vendemmia,
aratura, semina, trebbiatura. Le camere da letto nominate con i “fiori di bach” hanno
arredi tipici e sono dotate di frigo-bar, aria condizionata, riscaldamento a
pavimento e bagno privato con doccia e asciugacapelli. Gli ospiti possono
degustare nell’accogliente sala comune, oppure in giardino, gustose colazioni
preparate dalla proprietaria utilizzando esclusivamente prodotti aziendali e locali.
186 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Sovana, Sorano, Pitigliano e Saturnia dove, quandoposso, mi rifugio nella grande vascadell’impeccabile hotel Terme di Saturnia in cuil’acqua sulfurea zampilla a una temperatura di 37°.A due passi da Saturnia, a Samproniano, c’è unpiccolo quanto eccellente ristorante con cucinatipica e prodotti genuini. Si chiama Novecento.Tutto il menu è da provare».
A quali locali e ricette della tradizione èpiù affezionato? «C’è un ristorante, a Marina di Grosseto, dovefaccio tappa fissa. Si chiama Locanda dei briganti,qui tre cugini (i fondatori sono Claudio eDaniele) allietano la clientela con gag esilaranti.Piatti tradizionali della Maremma e toscanicucinati in modo sano con pasta fatta in casa ecarne di prima qualità. Adoro la tagliata chianinasale e rosmarino, rucola e parmigiano o al lardo.Il lenzuolo ripeno di ricotta e spinaci (un megatortello) è uno dei miei piatti preferiti. Può essere
condito anche con sugo di cinghialemaremmano “ingrifato”, come compare sulcreativo e ironico menu. Da non perdere glignocchi fatti in casa sotto cenere. Ma laMaremma è anche pesce freschissimo. Io vado agustare branzini, orate, rombi e dentici appenapescati al ristorante Da Remo, a Rispescia, a 5minuti da Grosseto. Imperdibili i tortelli ripienialla spigola e la carbonara di pesce».
*
VALORIZZARELA NATURA
188 • Mete Grand Tour
icerchiamo le nostre origini nellatradizione contadina e, propriocome facevano gli agricoltori diuna volta, anche noi offriamoospitalità e ristoro ai viaggiatoriche vogliono scoprire la nostra
terra». Sono queste le finalità, semplici e chiare, diMirco Bettiol, titolare dell’Agriturismo PodereMontecorno che si trova ad Alberese, nelgrossetano. Del resto la Maremma è una zonapiena di incredibili contrasti: c’è il mare con lacollina, ci sono le pianure con i boschi, c’è unavegetazione rigogliosa, ci sono gli animali allevatiallo stato brado, dalla vacca maremmana al cavallomaremmano e tanti paesi medievali che tiguardano dalla cima delle colline. «È una terraricca di natura ma anche di cultura e di storia.Specialmente nella zona del Parco dell’Uccellina,c’è una grande volontà conservativa: il parco èuguale a trent’anni fa, chi lo visita rimaneincantato da questa natura quasi invadente».
La cura quasi gelosa del territorio è ilvero valore aggiunto di questa zona?«Certamente si respira grande tranquillità erispetto per l’ambiente, gli spazi sono molto ampi,ci sono pochi poderi e fortunatamente siamolontani dall’idea di cementificare tutto. Sidovrebbe proporre un’offerta maggiormente
La Maremma è una splendida regione,
ancora selvaggia, che merita di essere
scoperta nella sua interezza. E l’obiettivo
di Mirco Bettiol è favorirne
la frequentazione, alimentando
un turismo consapevole
di AMEDEO LONGHI
«R
Giugno 2011
Mete Grand Tour • 189
qualificata, capace di portare a un turismo moltopiù consapevole, che possa aumentare lafrequentazione di queste bellissime zone senzaperò snaturarle.Spesso questo parco viene vissutocome un vincolo, mentre invece rappresenta unagrande opportunità. Chi vive in città ha unbisogno fisiologico di immergersi ogni tanto inquesti contesti, di ritrovare il contatto con lanatura e questo è il luogo ideale per farlo».
Anche le gestione della vostra attività vain questa direzione?«Noi cerchiamo di offrire migliori servizimantenendo però invariate le dimensioni dellastessa struttura, senza modificarla o aumentare ilnumero dei posti. Vogliamo restare una realtàprettamente familiare, affinché chi viene qui possaavere riservatezza ma anche accoglienza, calore eanche informazioni, perché spesso il visitatore habisogno di un supporto logistico. L’obiettivo è farsentire i nostri ospiti riposati, ma anche arricchitiuna volta rientrati dal viaggio».
La valorizzazione del territorio passaanche per l’offerta dei suoi prodotti.«Concordemente con la normativa esistente –che prevede che gli agriturismi toscani si servanodi ingredienti autoprodotti o comunqueprovenienti dalla regione – abbiamo deciso diattuare una filiera corta e così abbiamo creato unarete di collaborazioni con altre aziende agricoledel territorio per i prodotti che non siamo ingrado di fornire direttamente, dal produttore dipecorino all’azienda vitivinicola per il Morellinodi Scansano o per il Montecucco, alla carnedell’Azienda Agricola Regionale fino ad alcuneconfetture che arrivano della Val d’Orcia. Inquesto modo riusciamo a offrire tanti prodottidiversi, perché la fortuna della Toscana è quella diavere un clima mite e una grande varietàagricola».
Giugno 2011
PaesaggiMaremmani
Mirco Bettiolè il titolare
dell’AgriturismoPodere
Montecornodi Alberese (GR)
Giugno 2011
ra il mare e la montagna, immersein un paesaggio mediterraneo, lecolline toscane hanno un fascinoineguagliabile tutto l’anno. Il tempo si dilata, se pure scanditodalle stagioni e dai suoi frutti.
Così fuori dai ritmi delle città, salutata la frenesiadelle metropoli anche per pochi giorni, èimmediata la sensazione di libertà che unsoggiorno nel cuore della “terra dei rossi”, traMontalcino e Massa Marittima, può regalare.
Con spirito libero ma con il forte impegno chela vita in campagna richiede, Alessandro Fantacciche con la sua famiglia conduce da 25 annil’agriturismo Piatina, una delle prime strutturetoscane a ricevere la licenza d’esercizio, descrivel’equilibrio vitale sprigionato dal lavoro agricoloe dall’ospitalità offerta ai turisti, ai viaggiatori dipassaggio e agli ospiti più fedeli che da decennitornano periodicamente a godere del fascino delluogo e le delizie di casa Fantacci. «Gestire un’azienda agricola si combina alla scelta
T
190 • Mete Grand Tour
NELLA TERRADEI ROSSIdi ADRIANA
ZUCCARO
Tra Montalcino e Massa Marittima, la campagna non è solo paesaggio
ma un orologio il cui tempo si dilata insieme alle stagioni. Tra gli uliveti,
l’orto e l’allevamento di Cinta Senese, all’agriturismo Piatina si viziano
gli ospiti con relax e prelibatezze
Giugno 2011
di una percezione del tempo più rilassata, perchéla campagna, pur essendo legata alla città permotivi commerciali, va al ritmo delle stagioni edi tutte le attività che da queste ne derivano». Lastagionalità, difatti, scandisce ogni cosa e rendeesplicito il legame di ogni elemento culinario alterritorio. Nel ristorante dell’agriturismo Piatina,habitat professionale di Susanna Fumi, uno deglichef più noti nel panorama enogastronomicointernazionale, «le materie prime utilizzate perstuzzicare i palati dei nostri ospiti con piattitoscani, talvolta rivisitati e integrati con spuntidella cucina contemporanea, vengono prodottedirettamente in azienda – spiega Fantacci –, dallaverdura alla carne di Cinta Senese del nostropiccolo allevamento, quest’ultima proposta conuna salsa di vino rosso doc Montecucco –interviene lo chef –. Durante la stagioneinvernale proponiamo ad esempio, gustositimballi di cavolo nero e i cannellini conditi conl’olio nuovo dei nostri uliveti; in primavera edestate la semplicità della pappa al pomodoroviene esaltata da un olio dal gusto ineguagliabile,verde intenso e particolarmente saporito,proveniente dai nostri antichi oliveti.Ogni scorcio panoramico e ogni prelibatezzaculinaria, a Monte Antico, partecipa allacreazione di una magica atmosfera fatta diprofumi e suoni dimenticati da chi ha scelto divivere altrove. «Durante il giorno si può avvertireun imminente temporale – racconta Fantacci – ol’odore dell’erba secca, in un paesaggio che sicrogiola sotto un sole infuocato. Ma alla seratutto si placa e ci si lascia cullare dai profumiemanati da tigli e gelsomini».
Mete Grand Tour • 191
In apertura,scorcio del parco
e della scalinatad’ingresso
dell’aziendaagricola Piatina.
Qui, dall’alto, taglire di salumi
tipici, panoramicadella piscina
e una delle stanzedell’agriturismo
PaesaggiMaremmani
192 • Mete Grand Tour
La magia degli spazi bucolici si fa
regina delle terre della Maremma
toscana, dove i panorami si dilatano
nelle forme e nei colori delle stagioni.
Marilena e Roberto in questo angolo
di mondo vivono la loro “svolta”
di ADRIANA ZUCCARO
ampi, boschi, torrenti, isole ecolline.Un potpourri di forme e coloritrasformano continuamente ogniangolo di paesaggio, sprigionandola natura per una vita sana,
genuina e produttiva. Seguendo la direzione e le tracce dellanaturalità insita nella vita di campagna, i fratelliRoberto e Marilena hanno deciso di riprenderele redini dell’azienda agricola del padre etrasformarla nella svolta della loro vita. È perquesto che l’agriturismo si chiama “La Svolta” eMarilena racconta il loro cambiamento.
CCosa rappresenta per lei la terra della
sua azienda?«Nella Maremma toscana vedo la purezza dellaterra, la sua verità, il suo essere incontaminatoma anche la sua avarizia che talvolta finisce conil costituire una vera e propria sfida. LaMaremma, infatti, “terra ribelle” che mal sipiega alla volontà dell’uomo, per il clima, spessoarido, e per il terreno poco fertile e impervio,richiede un sommo impegno e rispetto cheviene ripagato dall’incantevole natura selvaggiadei suoi luoghi e dei suoi immensi spazi».
Quali sono le ragioni che inducono unvisitatore a scegliere La Svolta?«I nostri ospiti trovano innanzitutto lasemplicità nell’accoglienza, la rilassatezza dipoter stare in un ambiente in cui gli unici
SEGUIAMO LA “SVOLTA”NELLA NATURA
Giugno 2011
“rumori” sono il cinguettio degli uccelli, ilgracchiare delle rane o il canto del gallo. Quasiimmediatamente, chi arriva a La Svolta ha lasensazione di essere come a casa ed è perquesto che sceglie di rimanerci e di ritornarci».
Quali attività offre l’agriturismo?«Essendo La Svolta situata in una zona focaletra il lago vulcanico di Bolsena, le Termesulfuree di Saturnia e la costa tirrenica con ilsuo mare incontaminato, circondati da sitiarcheologici e naturalistici risalenti alle civiltàetrusche, suggeriamo ai nostri ospiti di visitaree vivere la magia di questi luoghi. Ma per chivuole vivere la Maremma selvaggia,proponiamo attività escursionistiche con ilnostro “interprete della natura” Pietro, cheguida gli ospiti attraverso un tratto del letto delFiora, uno dei fiumi più puliti d’Italiacaratterizzato soprattutto per le sue ripevegetate, regalando un paesaggio jurassico. Dinotte poi è possibile ammirare lo spettacolodelle costellazioni grazie all’assenza diinquinamento luminoso, peculiarità che attraenumerose associazioni di astrofili».
Cosa produce la vostra azienda
agricola?«Tra i nostri prodotti, esclusivamente biologici,spiccano lo zafferano per il suo profumo eintenso colore, e la rosa canina utilizzata ascopi ornamentali e per le sue bacche ad altocontenuto di vitamina C. L’ottanta per centodei prodotti che somministriamo ai nostriospiti, tra cui farro, olio, vino, verdure e carni,sono di nostra produzione. Il menù è ricco dispecialità come i ravioli, le pappardelle e ilombricoli fatti a mano. Il piatto tradizionaleper eccellenza è l’acqua cotta maremmana,ricetta tipica di questa terra che per me eRoberto ha rappresentato un’autentica“svolta”».
*www.agriturismolasvolta.com
Mete Grand Tour • 193Giugno 2011
In queste pagine,vedute
dell’agriturismoLa Svolta,
e il panoramacircostante di
Manciano (GR).Qui, in alto,
crepes ripienecon ricotta,
verdure eprosciutto
PaesaggiMaremmani
194 • Mete Grand Tour
Alla fervente attività culturale,
Capalbio unisce la limpidezza del
mare che contrasta con la sabbia nera
del lungo litorale, la storia degli antichi
insediamenti romani ed etruschi
e la quiete dell’entroterra maremmano
LA PICCOLAATENE
di FRANCESCOBEVILACQUA
apalbio è l’ultimo paeselungo la costa toscana primadel Lazio. Il bellissimo borgomedievale si trova in collinama a una manciata dichilometri dal mare, protettodal WWF che ne ha fatto
un’oasi, consentendo alla natura di rimanerepadrona di queste zone e di offrire unospettacolo unico a chi ha la fortuna di visitarle».Così comincia la descrizione della sua terraMonica Olivi, proprietaria dell’azienda agricolaGhiaccio Bosco, situata nei pressi del paesinomaremmano. La tranquillità è la caratteristica principale diquesti luoghi: «I vincoli di tutela hanno limitatoil numero e l’invasività degli insediamentiurbani, il mare è pulito grazie all’assenza di
«Cscarichi e l’entroterra è cosparso di collineboscose». Al contesto naturale si affianca ilfervore dell’attività culturale, che ha valso alpiccolo paese toscano l’appellativo di “piccolaAtene”: «A Capalbio hanno luogo lepresentazioni letterarie delle opere piùimportanti dell’anno letterario italiano, oltre aconcerti, festival cinematografici e altri eventiche richiamano gli amanti di un turismo chepotremmo definire “slow”, lontano dallasfrenata mondanità di altre località».
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Mete Grand Tour • 195
Le attrattive culturali del territorio però non siesauriscono qui: «Nel giro di una trentina dichilometri si possono raggiungere gli antichiinsediamenti etruschi di Tarquinia, Vulci eSovana o i parchi archeologici romani. Ancorpiù vicino è il suggestivo Giardino dei Tarocchidi Niki De Saint Phalle, la celebre scultricefrancese». Come detto, buona parte del merito dellagenuinità di queste terre è da attribuire aiparchi che le tutelano, come il parcodell’Uccellina, che ospita un’ampia e selvaggiaporzione di macchina mediterranea, o l’oasi delWWF di Burano, che vincola l’omonimo lago.Senza dimenticare il grande parco naturale dellaMaremma e la riserva naturale della laguna diOrbetello. Proprio lì vicino ci reca perimbarcarsi alla volta delle isole Giglio eGiannutri. La struttura dell’azienda agrituristica GhiaccioBosco sorge nel punto mediano fra questiluoghi di attrazione e costituisce essa stessa un
interessante realtà: «La nostra – racconta MonicaOlivi – è un’azienda agricola di sessanta ettari,tutti in produzione. Abbiamo degli ulivi cheproducono olio che poi usiamo o rivendiamo.Abbiamo gli alberi da frutto grazie ai qualirealizziamo produzioni di confetture, le stesseche vengono usate per le colazioni. A secondadella stagione poi, coltiviamo il resto delterreno. Fra i pochi in Maremma, abbiamoanche delle piante di mirtillo che fra giugno eluglio danno i loro frutti, che usiamo perconfetture e torte». L’azienda è della famiglia da generazioni, maMonica e suo marito, che gestisce anche unristorante nel centro storico di Capalbio,garantiscono che la decisione di impegnarsinell’attività non è scaturita dalla semplicenecessità di proseguire la tradizione familiare,quanto piuttosto da una scelta di vita benprecisa: «Siamo entrambi laureati e avremmopotuto seguire altre strade, ma la vocazione ciha spinto a dedicarci a tempo pieno a questasplendida realtà, condividendola con gli ospitiche di volta in volta soggiornano pressol’agriturismo».
*www.ghiacciobosco.com
In apertura,Monica Olivi conla famiglia. Nelle
altre immagini,alcuni dettagli
dell’aziendaagrituristica
Ghiaccio Boscodi Capalbio (GR)
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198 • Mete Grand Tour
er recuperare il valore del cibo e letradizioni a esso legate non bastaassaporarlo, bisogna conoscernel’origine e la lavorazione. È questoil presupposto da cui parte ancheIsmaele Turri, titolare
dell’omonima azienda agricola. «All’attivitàdell’agriturismo Venturo uniamo il lavorodell’azienda agricola, che ha la particolarità,oltre a fornire gli alimenti che consumiamo, diessere a disposizione dei visitatori che voglionoconoscere tutto ciò che sta dietro al piatto cheviene loro presentato sulla tavola e agliingredienti che lo compongono». La casualitàcon cui è nata questa realtà è testimoniata dalsuo stesso nome: «Non ci decidevamo mai adavviare l’attività, che veniva sempre rimandata aun futuro prossimo venturo. Quando abbiamofinalmente aperto i battenti abbiamo volutocelebrare il modo spontaneo e senza forzaturecon cui questo è accaduto battezzando Venturo
P
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IL GUSTO DELLACONOSCENZA
Per recuperare le tradizioni legate a un piatto,
non basta assaporarlo, bisogna conoscerne l’origine.
E quando si conosce la storia che c’è dietro,
le caratteristiche del contesto in cui nasce, il cibo
ha senza dubbio un sapore diverso
di FRANCESCOBEVILACQUA
l’agriturismo».L’azienda si trova nel cuore della
Garfagnana, quali sono i punti di forzadella vostra produzione e della regione ingenerale?«Noi abbiamo un bell’allevamento di maiali,quindi i prodotti che proponiamo sonoprincipalmente di origine suina, comeprosciutti e coppe. Alleviamo poi allo statosemibrado molti altri animali dai bovini aicavalli, dalle galline alle capre, e ovviamenteoffriamo tutti gli alimenti che essi forniscono.C’è poi la parte vegetale che conta su moltevarietà di seminature, dal farro al granturco allepatate. Le lavorazioni successive di questiprodotti ci permettono di fare anche pane epasta fresca, che poi prepariamo e serviamo neilocali dell’agriturismo».
Com’è suddivisa l’attività dei due ramiin cui siete impegnati?«Da un lato c’è l’agriturismo Venturo, chesvolge il ruolo di traino dal punto di vistaeconomico. È grazie a esso e alla suaaffermazione che abbiamo potuto potenziarel’azienda agricola. D’altra parte, è quest’ultima
la vera “attrazione”. Un paio d’anni fa decisidi ampliarne l’attività introducendo nuovecoltivazioni e nuovi capi da allevare. Oggioffriamo dei “pacchetti” grazie ai quali ivisitatori possono osservare con i loro occhitutti i passaggi della filiera produttiva cheviene svolta all’interno dell’azienda, per poiassaggiare il cibo che da essa deriva.Ovviamente tutti i nostri metodi sononaturali e non prevedono l’impiego diconservanti né di altre sostanze chimiche. Honotato che la possibilità di scoprire cosa c’èdietro al cibo impiattato e servito gliconferisce un sapore particolare e gli ospitihanno modo di arricchire il proprio bagaglioculturale, acquisendo consapevolezza econoscenza delle tradizioni contadine cheancora oggi portiamo avanti».
*www.agriturismoventuro.cominfo@ agriturismoventuro.com
Mete Grand Tour • 199Giugno 2011
Sopra, IsmaeleTurri. Nelle altre
foto, alcuni luoghidell’agriturismo
e dell’aziendaagricola
PaesaggiMaremmani
202 • Mete Grand Tour
Genuinità dei prodotti, la possibilità di gustare un menù completamente biologico
e di godere di un momento unico di convivialità. A tu per tu
con Giovanni Detti, titolare de Le Macchie Alte
ITINERARIBIOLOGICI di NICOLETTA BUCCIARELLI
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Mete Grand Tour • 203
n inizio nel 1988 come aziendaagricola, per poi diventare nel1992, in anticipo sulla modadel momento, attivitàagrituristica e soprattutto,biologica certificata. «La scelta
inizialmente è nata da una convinzionepersonale ma anche da un'attitudine naturaledell'azienda che è sicuramente adatta per leproprie caratteristiche ad un'agricolturabiologica, mentre sarebbe stata penalizzataproseguendo un'attività agricolaconvenzionale». Ad affermarlo è GiovanniDetti, titolare dell’azienda agricola biologicaLe Macchie Alte. 420 ettari immersi nellecolline maremmane e posti a 7 km dalleTerme di Saturnia. 12 camere appartenenti atre antichi casali: uno risalente ai primi del'500 e gli altri ai primi del '900. Tutti e treristrutturati cercando di rispettare al massimole caratteristiche dell'architettura ruralemaremmana. «A disposizione degli ospiti c’èanche una piscina panoramica in un bellissimogiardino, all’ombra di una grande quercia e ilristorante che serve tipiche ricettemaremmane».Un approccio differente nei confronti dellanatura ma, soprattutto, verso gli animali. «Inazienda si allevano vacche maremmane,maialini di cinta senese e cinghiali. Oltre aquesti abbiamo anche i cavalli e organizziamodelle passeggiate nei dintorni dell'azienda. Laposizione de Le Macchie Alte è speciale,infatti si trova nel bel mezzo dei paesi diManciano e Montemerano. Dalla nostraazienda partono due percorsi naturalistici,quello del Fontanile e quello dei Sette Poggi,
U
che conducono i nostri ospiti alla visitadell'azienda in tutta la sua vastità. Infatti LeMacchie Alte sono anche una riservafaunistica e lungo il sentiero è possibileincontrare lepri, fagiani, scoiattoli, poiane ealtri animali».Genuinità dei prodotti, ricette rigorosamentefatte in casa, ma anche la possibilità di goderedi un momento unico di convivialità. «Lacena è il momento della condivisione e dellasocializzazione, si cena tutti insieme su granditavoloni di legno. Anche per questo motivonon abbiamo i televisori. Riteniamo che siaimportante dare un taglio netto alla stressantequotidianità; è un modo per sfuggire dallafrenesia della città». Un altro concettofondamentale a Le macchie Alte fa capo allasostenibilità ambientale. «Siamo certificati conecolabel», conclude Giovanni Detti«possediamo inoltre un impianto fotovoltaicoe una caldaia a biomassa». Il rispettodell’ambiente è sicuramente l’atteggiamentopiù “bio” da tenere. «Per questo invitiamosempre i nostri clienti a stare attenti aglisprechi».
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In apertura, vedutadell’azienda
agricola biologicaLe Macchie Alte,
di Manciano (GR).Sopra, la piscina
all’ombra dellaquercia e Giovanni
Detti, titolare deLe Macchie Alte
PaesaggiMaremmani
PANE, PAESAGGIO E ANIMA
204 • Mete Grand Tour
rmonia. È questa la sensazioneche giunge alla mente quandosi arriva all’Antica Tenuta leCasacce, immersa nel verdetoscano. Una “casaccia” diorigine antichissima che
domina con la sua imponenza la Val d’Orciae che si trova tra il Monte Amiata eMontalcino. La struttura centrale era inorigine un vecchio frantoio e oggi, quelcomplesso centrale, si è sviluppato inmolteplici appartamenti e casali sparsi inmezzo al bosco.«L’accoglienza in questo posto fantastico è lacosa principale. La gente deve sentirsi come acasa e, una volta finito il soggiorno, deve averricevuto molto più di quello che chiedeva».A illustrare la sua tenuta in questi termini èEnrico Casini, chef protagonista dellanouvelle cuisine romana che, dopo stagionitrascorse nell’alta cucina, ha deciso per unritorno alle origini e ai sapori autentici dellaToscana. Immutata la passione culinaria,evolutasi in una ricerca dell’essenzialismo e
Un viaggio nell’immutato paesaggio della Val d’Orcia alla scoperta dei sapori rivisitati
da Enrico Casini, chef protagonista della nouvelle cuisine romana. Un ritorno alla cucina
tradizionale perché, come afferma Casini, questo «è il luogo delle nostre radici»
di NICOLETTA BUCCIARELLI
A
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del tradizionalismo culinario. «Dopo averlavorato tanti anni nella Nouvelle Cuisine»afferma Casini «ho sentito la necessità dicambiare. Per questo motivo ho studiato lacucina italiana tradizionale, sede delle nostreradici». E in questo ritorno a una cucina tradizionale,i veri protagonisti sono gli ingredienti. «Quiho la fortuna di avere a disposizione tuttociò di cui ho bisogno. L’orto con le erbearomatiche e tutte le verdure di stagione che,se non sono mie, appartengono al contadinovicino. Il pane viene fatto in casa ognigiorno, così come la pasta e la pizza. Nonpossono poi mancare le carni, in primis lachianina, oltre al maiale nero da cui si ricavaun’ottima carne. E l’olio! L’olio extraverginedelle tipiche olivastre di Seggiano, frutto diun’accurata raccolta a mano, differentedall’olio classico toscano perché leggermentepiù delicato». Casini ci conduce in una passeggiata neiluoghi che lo hanno fatto innamorare dellaposizione dell’Antica Tenuta le Casacce.
Mete Grand Tour • 205
«Buona cucina, ma anche profumi eatmosfere sono protagonisti. Da qui si puòpartire per passeggiate in trekking tra ilMonte Amiata e la Val D’Orcia con boschi difaggi, querce, olivi e torrenti. Quandocomprai questa tenuta mi innamorai subitodel posto perché rispecchiava quelle cheerano state fino ad ora le mie scelte. Anche aRoma ho avuto locali centrali ma nondirettamente nei punti di passaggio;possedevo un ristorante vicino al Panteon,ma nel vicoletto a lato, in via del Corso masempre nel vicoletto al lato e qui, inproporzioni più grandi, ho fatto la stessascelta. Siamo prossimi all’Argentario, a Siena,a Montepulciano, a Firenze e a Montalcino,ma siamo lontani dal turismo di massa». Al paese di Seggiano l’atmosfera sembrarimasta cristallizzata, è tutto come era untempo. «Nel ristorante-pizzeria gestito damia moglie Stefania, la mia prima e miglioreallieva, c’è il bar e la sala per chi ancora giocaa carte. Tutto è rimasto come quarant’anni fa.Nel ristorante Caffè ’60, che già dal nome fa
intendere l’atmosfera che è possibile respiraregrazie al juke box originale del 59, c’èun’atmosfera passata condita con saporitradizionali. Ricette a base di cacciagione,ma anche pesce e paste fatte in casa. Oltrealla pizza ovviamente».L’accortezza e l’accoglienza sono ingredientibasilari nella cucina tradizionale di Casini.«Pane paesaggio e anima. È questa la formulacompleta che deve accompagnarci nellacucina così come nella convivialità».
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Sapori autentici
In apertura, EnricoCasini, proprietario
e chef dell’AnticaTenuta Le Casacce
di Seggiano (GR).Fotografie
di Giulio RiccardoGiampellegrini
«Al paese di Seggiano l’atmosferasembra rimasta cristallizzata,è tutto come era un tempo»
206 • Mete Grand Tour
uno di quei borghicaratteristici in cui le stradesono ancora lastricate con ilpietrisco e le case sorgono sustretti vicoli. Arroccato in cimaa un colle e difeso da storiche
mura, il borgo di Manciano sembra aver lasciato intatto nel suo centrostorico quel sapore medievale autentico.Immerso in questa storicità, troviamo il B&BRelais nel Borgo. «La caratteristica del B&B»spiega Luigi Prosperi, «è proprio la“medievalità”. È una struttura anticadell’ottocento con vista sulla Maremma e sulmare; da qui si scorgono anche le isole e lazona dell’Argentario, oltre ai vicini borghi diPitigliano, Sovana e Sorano. Una dellepeculiarità del B&B è il nostro “angelocustode” che porta la colazione direttamentein camera». Anche l’Hotel & Resort Il Borgonuovo sitrova nello scenario della Maremma. «L’Hotel»prosegue Prosperi «è a poca distanza dal B&Bma raccoglie una clientela più vasta rispetto aquella del B&B. Ad esempio persone anzianeche vanno alle vicine terme di Saturnia.Mentre nel B&B si vive proprio il borgo e ilsuo sapore, l’Hotel è un po’ fuori, sulla stradache conduce alle Terme di Saturnia. Centro
È
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SUL SENTIERODI PIETRISCO
Un’immersione nel Medioevo con sosta
sulla via per Saturnia. Manciano offre
l’opportunità di soggiorni differenti.
Un B&B tra le mura storiche e un hotel
a un passo dalle terme. E la cucina
rispecchia la tradizione maremmana
di NICOLETTA BUCCIARELLI
benessere, gite organizzate all’isola del Giglio,trekking. Sono svariate le attività connessecon l’hotel».Borgo storico, cucina tradizionale. È proprionel borgo di Manciano che sorge la Trattoriada Paolino, cucina etrusca condita con unpizzico di personalità. «Nella nostra trattoria»spiega Sabrina, l’esperta gourmet, «offriamogusti locali visto che qui a Manciano abbiamola fortuna di poter disporre di ottimi prodotti,non ultimo il formaggio, molto rinomato.Antipasti di bruschette con olio locale, crostinicon salse, piatti fatti in casa con prodottistagionali come zucchine o melanzane».Tortelli, gnudi, pappardelle al cinghiale. «Piattidella tradizione maremmana che non possonomancare anche in questo periodo. Per quantoriguarda i secondi ovviamente il cinghiale la fada padrone. Abbiamo la versione in bianco conil finocchietto, un po’ più leggera, o allamaremmana. Il maialino al forno è un’altradelle nostre specialità; in questo periodo moltorichiesti sono anche i portafogli di melanzane,le zucchine ripiene, le padellate di verdure, glistraccetti in manzo con la rucola, il polloripieno di erbe aromatiche o il baccalà».
*www.relaisnelborgo.net www.ilborgonuovo.net
Mete Grand Tour • 207
Manciano
Giugno 2011
In apertura,il borgo
di Manciano (GR).In questa pagina,
piatti tipicidella Trattoria
da Paolinoe immagini
della Trattoria,del B&B Relais
nel Borgo edell’Hotel & Resort
Il Borgo Nuovo
ra il mar Tirreno e laMaremma generosa, con i suoiborghi appollaiati sulle collinee le sue abbazie. Questoterritorio offre la possibilità diunire alle vacanze al mare una
vacanza fra la storia e i luoghi unici dellaToscana e della provincia di Grosseto. Senzadimenticare il relax. Fra le strutture cheaccolgono i turisti che vogliono visitarequesta terra ve n’è una che permette discegliere fra diversi tipi di ospitalità.Immerso in una pineta a pochi metri dal
mare, il complesso Voltoncino include villagecamping, alberghi e villaggi turistici. Aparlarne è il presidente del consigliodirettivo, Bruno Nocera.
Qual è il periodo dell’anno miglioreper apprezzare la vostra località?«I momenti dell’anno più belli sono quellidi bassa stagione, in particolare i mesi diaprile e maggio, e poi settembre e ottobre.In questi periodi si può trascorrere unsoggiorno più che rilassante, si riescono acogliere con più calma le bellezze del postoe a visitare i paesi vicini. Inoltre, anche nel
F
208 • Mete Grand Tour Giugno 2011
TRA IL TIRRENOE LA MAREMMA
Per raggiungere la spiaggia è sufficiente percorrere pochi metri su un viottolo
che attraversa una pineta. Dietro la quale c’è il mar Tirreno.
Il resto è nelle parole di Bruno Nocera
di SALVATORE CAVERA
mese di ottobre in questa zona il tempo èancora bello».
Quali sono i luoghi più interessantidel territorio?«Questa zona offre il mare e la montagna, inpiù non mancano percorsi culturali e direlax. Qui vicino abbiamo le isole diCianosa e Giglio, c’è la penisoladell’Argentario, con Porto Ercole e PortoSanto Stefano, che sono due vere gemme delMediterraneo. C’è poi il vicino paesino diOrbetello, che sorge su una laguna ed è unaVenezia in miniatura, un paese storico comeCapalbio e poi i paesi del tufo, comePitigliano. A poca distanza ci sono le Termedi Saturnia e il monte Amiata».
Il Voltoncino è composto da diversestrutture. Quali servizi offrono?«Il nostro complesso comprende cinque
strutture distinte. Abbiamodue village camping, Africa eOasi; un villaggio turistico,Golfo degli Etruschi; duealberghi, Le palme e La pineta.Le diverse strutturedifferiscono fra loro per il tipodi servizio e quindi anche perle categorie di ospiti. Neivillage camping – che in realtàhanno anche degli elementi di villaggioturistico – ospitiamo soprattutto giovani; glialberghi si rivolgono invece a una clientelapiù adulta, che ama la quiete; infine, ilvillaggio turistico vero e proprio è statopensato ed è frequentato soprattutto dafamiglie».
Cosa è possibile gustare?«La nostra è una cucina tipica toscana e della
Mete Grand Tour • 209Giugno 2011
Guardandoil Tirreno
Nella pagina afianco, Bruno
Nocera,presidente del
consiglio direttivoe i consiglieri:
Ester Comandi,Lando Manciati,
Francesco Testa,Paola Scarcella
210 • Mete Grand Tour
zona della Maremma. Abbiamo un menùche comprende sia piatti di terra sia di mare.Molte delle specialità sono a base dicinghiale, come le pappardelle al cinghiale, oi ravioli, i tortelli, che possono anche avereripieni di cacciagione o lepre. Per quantoriguarda il pesce, abbiamo tutto il pesce delTirreno; i pesci più abbondanti da questeparti sono le spigole e le orate, pescate inloco».
Come è nata la scelta di creare unastruttura come Voltoncino?«Il complesso è stato creato negli anniSettanta. Si trattava di un gruppo di personedel posto, la generazione precedente allanostra. In un momento in cui ancora ilturismo in questa zona era agli inizi del suosviluppo – questo era un territorioprincipalmente agricolo – questo gruppo dipersone ha avuto l’intuizione di avviareun’attività di camping. In seguito, grazie
anche al Comune, che ha favorito la crescitadel luogo come località turistica, è statopossibile realizzare dei bungalow, poi deglialberghi e man mano quelli che erano naticome dei campeggi sono diventati gli attualivillaggi turistici».
Voi siete anche molto attenti allaquestione ambientale.«Noi siamo attenti all’ambiente perché èquello che offriamo: offriamo la natura delnostro territorio. Tutte le strutture sono apochi metri dal mare, raggiungibileattraverso un viottolo che attraversa lapineta. Cerchiamo di rispettare il piùpossibile la terra in cui viviamo, la pineta eovviamente il mare. Abbiamo riscaldamenti aenergia solare e presto avremo anche ilfotovoltaico per alimentare tutte le nostrestrutture».
*www.voltoncino.com
Giugno 2011
Sala da pranzodel villaggioVoltoncino,Albinia (GR)
el cuore marino della MaremmaToscana, tra la pineta e laspiaggia del Golfo di Follonica,una delle più ricche e millenarieculture enogastronomicheaffonda le proprie radici nella
tradizione territoriale, guarda allacontemporaneità con riverenza ma, oggi più chemai, tenta di preservare quell’autenticità chedistingue la buona tavola toscana. «Mi sento ancora dentro quello stesso mondofatto di “scintille” che fin da bambino mi
portavano a chiedere a nonna,mamma e zie di turno cosa c’erain quel piatto così gustoso e sepotevo aiutare a prepararlo. Eccoallora un coacervo di cose, tempi,sensibilità, umori, stagioni,ricordi di cibi e felicità: insommatutto quello che per me definisceil “colore del gusto”». Una passione per l’arte culinaria
N
«Con il mare nel sangue e un amore viscerale per
la terra». Così lo chef Massimo Bucci “colora” la sua
passione per le tradizioni enogastronomiche della Maremma
Toscana e ne ripropone i sapori nella cucina dell’Osteria
Pacianca, con lo Show Cooking e l’obiettivo di creare
il “Parco del Gusto dell’Alta Maremma”
Massimo Bucciè lo chef
dell’osteriaPacianca
di Follonica (GR)
212 • Mete Grand Tour Giugno 2011
e per ogni segmento gravitante intorno allaristorazione che per lo chef Massimo Bucci «èuna questione di Dna probabilmente legata allemie origini, vengo da una famiglia di pescatoridella Maremma Toscana, con il mare nel sangue eun amore viscerale per questa terra».Conservarne e far riaffiorare le più antichetradizioni enogastronomiche maremmane infatti,per Massimo Bucci è una costante metaprofessionale che persegue nella conduzionedell’osteria Pacianca di Follonica come specialecomunicatore del cibo, tra appuntamentiformativi e collaborazioni nell’organizzazione dieventi enogastronomici, oltre a partecipazioni informat televisivi dedicati alla gastronomiamaremmana e in molti progetti di diffusionedella cultura enogastronomica toscana che lovedono attivo in contesti internazionali attraversoconsulenze e Show Cooking.Ma quali canali utilizzare per evitare che molteprelibatezze “made in Maremma” finiscano neldimenticatoio? «La scoperta completa e il
IL COLOREDEL GUSTO
di ADRIANA ZUCCARO
Carbonara di MareIngredienti per 4 persone
• 320 gr. di spaghetti• 1 piccola cipolla bianca• 2 spicchi d’aglio tritati• 100 gr. di pancetta affumicata a dadini• 1 zucchina tagliata a striscioline sottili• 200 gr. di vongole veraci• 24 cozze• 2 spicchi d’aglio schiacciati• 4 uova• 50 gr. di Parmigiano grattugiato• Un pizzico di peperoncino e di origano• Prezzemolo fresco tritato• Olio d’oliva q.b.• Sale e pepe q.b.
Preparazione
In una padella ampia, soffriggere in oliod’oliva, aglio e cipolla tritati, con peperon-cino, origano, pancetta affumicata e zuc-chine. Sfumare con vino bianco econtemporaneamente aggiungere nellapadella i mitili ben puliti. Coprire per due mi-nuti fino a che le cozze e le vongole non sisono aperte. A questo punto scolare glispaghetti cotti al dente e saltarli in padellacon i due spicchi d’aglio schiacciati per unminuto circa. Unire le uova sbattute prece-dentemente, con parmigiano, sale e pepe,amalgamando a media fiamma, cercandodi non far asciugare troppo il tutto. Toglieregli spicchi d’aglio e sporzionare in piatticaldi distribuendo equamente i frutti dimare, rifinire con prezzemolo e servire.“Chi la mangia la rimangia”.
successo in termini di appeal di un territoriocome il nostro, arriverà come una valanga nelmomento in cui tutto il compartoenogastronomico sarà messo a sistema – affermaBucci –. Questa è la vera sfida per creare unindotto turistico buono in tutte le stagionidell’anno». Per Massimo Bucci , «il concetto di“gusto” in Maremma deve essere prima di tuttoun’esperienza sensoriale, ma la buonadisponibilità a sperimentare non potrà avveniresoltanto attraverso una semplice modalità diacquisto»; per questo ha ideato e stapromuovendo il progetto “Parco del gustodell’Alta Maremma”, un luogo del prossimofuturo in cui poter scoprire ogni giorno leprelibatezze di aziende agroalimentari localiattraverso veri e propri “percorsi del gusto” in uncontesto integrato di offerta, condivisa epromozionata. L’impegno dimostrato dalgourmet Massimo Bucci anche in Slow Foodvuole essere un contributo a generare unamigliore definizione delle comunità del cibodell’Alta Maremma spaziando dalle produzionidel bovino di razza Maremmana, al maiale dellafamiglia Cinta Senese, al settore olivicolo ecerealicolo, ai prodotti della cacciagione, a quellicaseari dei pascoli della Maremma passando peruno comparti vitivinicolo tra i più in crescita alivello internazionale. «Un importante svilupposarà la capacità di riproporre ricette a base dipescato del mare di toscana, inserendo quegliintriganti incroci con alcune tra le miglioricucine del mediterraneo e calibrando pietanzeibride tra mare e terra».
*www.pacianca.it www.massimobucci.it
Mete Grand Tour • 213Giugno 2011
Tradizionienogastronomiche
l nome deriva da un aneddotostorico legato a Castiglione dellaPescaia. Vòtapentole era infatti ilnome del campanile della chiesamedievale del paese. «In un’epocain cui gli orologi non erano ancora
usati, il campanile era l’unico strumento perscandire gli orari. Il suo rintocco amezzogiorno e alle otto di sera indicava l’oradel pranzo e della cena. Il suono arrivava finoalle campagne e alla gente che ci lavorava. Esono proprio quelle le ore in cui le donne“vòtano le pentole” per dar da mangiare. Unatradizione della storia del nostro villaggio cheabbiamo voluto far risorgere come nome peril nostro ristorante». È con queste parole cheMassimiliano Ciregia, chef del ristorante IlVòtapentole, presenta il suo locale. Una passione per la cucina nata in giovaneetà che si è concretizzata nel migliore deimodi quando Massimiliano ha avuto lapossibilità di aprire un ristorante aCastiglione della Pescaia, località nel cuoredella Maremma toscana che ha fatto del mareuna grande ricchezza. Ricchezza che, in
Cosa accade se la parmigiana incontra
il gambero rosso? Piatti tradizionali rivisitati
con guizzo creativo e conditi con la passione
di tutta una famiglia
L’ORA IN CUI SI“VÒTANOLE PENTOLE” di NICOLETTA
BUCCIARELLI
I
214 • Mete Grand Tour Giugno 2011
questo caso, si traduce in arte culinaria. «Iofaccio piatti tipici della cucina tirrenica».Prosegue Massimiliano. «Come ad esempio“l’inzimino di seppie” che io rivisito inchiave risotto utilizzando le seppiette, il loronero e gli spinaci. Noi maremmani siamogente semplice e schietta, le cose non lemandiamo mai a dire e queste caratteristichecerco di comunicarle con la mia cucina,unacucina diretta, istintiva che dal contatto conla materia prima che tutti i giorni acquisto almercato del pesce o dal produttoreortofrutticolo prende idea e forma passandosolo per il fuoco e la padella. Senzastravolgimenti quindi, il territorio e lamateria prima la fanno da padroni». Un locale, il Vòtapentole, in cui ci si senteaccolti come se si andasse a cena da un amicodi famiglia. Non a caso tutti sono coinvoltinell’avventura, dalla moglie Monica, ai figliGiulia e Guglielmo. E la passione con cuiviene svolto il tutto si sente. «Vogliamo che ilVòtapentole sia un po’ come il salotto di casanostra».Tradizione, prodotti locali, ma anche guizzo
creativo. «Come per la parmigiana cheviene servita in questo periodo: unaparmigiana di gamberi rossi, un piatto dellatradizione rivista negli ingredienti, con ilpesce quindi, e soprattutto molto alleggeritanelle cotture, senza friggere le melanzanema grigliandole. Per quanto riguarda ilpomodoro è una passata a freddo e lamozzarella di bufala è appena scaldata alvapore. Il gambero rosso viene passato nellasemola e saltato a fuoco vivo in una padelladi rame, in questo modo rimane croccante.Il tutto viene disposto su diversi piani.Chiudiamo il piatto con una salsa dibasilico, un filo d’olio e una spolverata dipepe. Un piatto godibile, leggero con cuipoter abbinare un rosso, da uve ciliegiolo,servito a una temperatura di 13°».
*www.ilvotapentole.it
Mete Grand Tour • 215Giugno 2011
In apertura,la parmigiana
di gamberi rossi.Sopra,
MassimilianoCiregia, chefdel ristoranteIl Vòtapentoledi Castiglione
della Pescaia (GR)
Tradizionienogastronomiche
ittore, oltre che imitatore perStriscia la notizia, Dario Ballantini– dai più conosciuto nei panni delsuo personaggio cult, lo stilistaValentino – si toglie la maschera es’improvvisa Cicerone. «Il porto, la
mia famiglia e quella particolare aria di fermentopolemico sposato all’immobilismo»: il viaggioparte da qui. Sono queste, infatti, le prime cosea cui pensa quando sente nominare la suaLivorno e sono, volendo, piccoli indizi perscoprire una città composita: multietnica etradizionale, creativa e pigra, irriverente ed
P
«DI VERO C’È IL SOLE» Lo dice il comico-imitatore Dario Ballantini ripercorrendo la suaLivorno, la città dei doppi sensi e delle linee di fuga, come quelle chepartono dalla terrazza Mascagni: «È qui che torno per sentirmi libero»
di PAOLA MARUZZI
Un panorama unico
HOTEL LA CONCHIGLIA Spiaggia di Cavoli - Campo nell'Elba
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(inverno 0565 97.65.55)
Fax 0565 98.72.57
www.laconchigliacavoli.it
Situato nella splendida baia di Cavoli, nella parte sud occidentale dell’isola d’Elba, a pochi chilometri
da Marina di Campo, l’Hotel La Conchiglia offre al turista una magnifica vista su una delle insenature più
suggestive. L’hotel, a conduzione familiare, è dotato di 23 camere, di cui 15 nella dependance a cinque metri
dalla struttura, con tutti i comfort: TV, telefono diretto, aria condizionata autonoma. L’albergo dispone anche
di un’ampia terrazza con vista panoramica sul mare e di un bar/ristorante dove gustare tutte le specialità
marinare. Parcheggio privato non coperto a 25 metri e convenzioni con gli stabilimenti balneari.
Dario Ballantini
I colori di Livorno
elegante. «Qui tutto è discutibile o meglio,come dicono dalla mie parti, di vero c’è il sole».
Lontano dai riflettori, dove torna apasseggiare?«Nel quartiere la Venezia, che sembramagicamente abbandonato ed è statoriprodotto da Visconti nel film “Le nottibianche”. Poi farei un salto al mercatocentrale perché è sorprendentementemultietnico e alla terrazza Mascagni, per quelsenso di libertà che trasmette».
Un concentrato della Livorno menoscontata: cosa consiglia di fare?«Un giro in barca lungo i canali, una visita aimusei di Villa Mimbelli e alla casa natale diModigliani. Poi consiglio di non perdersi letradizionali gare remiere tra quartieri, che si
svolgono lungo i fossi».Ha accennato alla suggestione del
quartiere Venezia. C’è qualche ricordoparticolare che lo lega a questo luogo? «Quando ho iniziato a calcare le scene,lavoravo con una compagnia di teatrodialettale in maschera e facevamo le prove inuna cantina fatiscente dove c’erano residui divecchie reti di pescatori. Inoltre, i miei primiquadri li ho dipinti lì, in una soffitta, incompagnia di Ettore Favilla, un vecchioamico pittore che mi ha insegnato tanto».
Le piace il mercato perché èmulticulturale. Ci sono, invece, luoghi orituali tipicamente livornesi?«Un quadretto livornese è dato dall’abitudine ditrasferirsi per quasi tutta l’estate sugli stabilimenti
220 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Mete Grand Tour • 221Giugno 2011
balneari, le cui cabine allargate fungono dacucina e da seconda casa. Qui si rimane anche acena e, all’occorrenza, si tirano fuori termos,ricambi, carte da gioco e via dicendo. Un luogotipico è la rotonda di Ardenza, dove dai tempi diFattori si tiene ogni anno una mostra collettivasotto i pini che raccoglie quasi tutti i pittorilivornesi, dai più bravi ai meno capaci».
Nei panni dello stilista di “SaintToupet”, Valentino, dove andrebbe a cena? «A Montenero per vedere Livorno dall’altoverso il basso come dalla Tour Eiffel, ma nonrinuncerei per niente al mondo al pane e allatorta di ceci, un piatto povero irresistibilepersino ai palati snob».
Suo nonno era un attore livornese. Cosaha imparato da lui?«L’amore per tutto ciò che è rappresentazioneteatrale e lirica, il fascino del sipario che siapre, ma anche la polemica sulla troppaimportanza data al teatro dialettale a danno diquello classico».
Lei è anche pittore. Quali i colori e letonalità più rappresentative di Livorno?«Sicuramente i colori delle opere di RenatoNatali».
Quale livornese doc, anche del passato,ha sempre sognato di imitare?«Mi era stato suggerito di imitare CarloAzeglio Ciampi, ma ne fece un’ottimainterpretazione Oreste Lionello. Del passatovorrei mettermi nei panni di AmedeoModigliani ma sono già state fatte un paio diopere cinematografiche e la vedo un po’ dura».
Piero Ciampi canta una Livornonotturna, melanconica, annebbiata dalvino. Dove è possibile ritrovare quest’altrafaccia della città?
«Il cantautore Piero Ciampi, che qui a Livornonon risulta affatto dimenticato, da outsider evolutamente di nicchia, per questo di grandevalore, ha descritto l’altra faccia di Livorno,quella notturna. Oggi si ritrova nella solitudinedi una città che non offre possibilità di sbocchipur essendo una fucina di talenti e unfermento vivo di creatività, che se rimane inloco si sfoga in ubriacature notturne, inpolemiche vacue, nelle tante manifestazioniestive autoreferenziali, in pigrizie estive da uscirfuori di testa rimanendo fermi suglistabilimenti balneari aperti fino a notte fonda».
*
In apertura, la Fortezza
Vecchia affacciata sul porto e Dario
Ballantini. Sopra, lo storicomercato coperto
di Livorno
Giugno 2011
cegliere il buon vivere vuol direscandire i momenti della giornatasecondo i ritmi della natura.Guardare negli occhi l’alba,respirando i profumi e le speziedel Mediterraneo. Fare colazione
su una terrazza dalla quale si vede l’isola d’Elbacircondata dal Tirreno. Ascoltare il canto dellecicale quando il sole è alto e queste stannoall’ombra dei rami dei pini secolari. Il sole apicco vi invita a un pasto leggero, aromatizzato
dalle spezie e arricchito da un tocco di oliotoscano. Il pomeriggio scorre fra piccoli piaceri,fino a che il sole non abbandona il cielo e lasciail palco alla luna, mentre il silenzio della sera siriempie del tintinnare dei calici. Questi sono imomenti che è possibile vivere stando affacciatialla terrazza del relais Poggio ai Santi. Una tenuta toscana del XIX secolo, trasformatae riadattata ad agriturismo. Situata nell’AltaMaremma, tra Livorno e Grosseto, si affaccia sulmare senza rinunciare alle pregevoli
S
222 • Mete Grand Tour
UN BALCONE SUL TIRRENO
Una collina dove si incontrano il vento del mare
e l’ombra dei pini. Francesca Vierucci spiega come scandire
i momenti della giornata secondo i ritmi della natura
di SALVATORECAVERA
caratteristiche della Toscana. Dalla collina sidomina la vicina spiaggia, in lontananza, oltreall’isola d’Elba, si distinguono alcune isoledell’arcipelago toscano e la Corsica. L’edificioprincipale è un podere e ci sono anche una villapanoramica e una dependance che si affacciasulla pineta. «La nostra azienda agricola – spiegaFrancesca Vierucci – copre 30 ettari di terreno:12 ettari di oliveti, 3 ettari coltivati a cereali, unettaro di alberi da frutto e circa mezzo ettaro diorti, i cui prodotti sono destinati al nostroristorante “Il sale”. Qui, in un ambientefamiliare, offriamo i piatti della miglioretradizione toscana, con un accento particolaresul mare, ma senza dimenticare le carnibrasate». Tutta la produzione è biologica e comprendediversi tipi di miele, marmellate, lavanda,rosmarino, pasta e altri prodotti tipici a secondadella stagione e dei raccolti. «Inoltre facciamoun nostro olio extra vergine IGP e Biologico. Ilduplice marchio è una garanzia rara fra gli olitoscani». Francesca Vierucci, fondandoquest’agriturismo, ha fatto una scelta di vita,preferendo la pace e la lentezza della campagnaalla confusione delle città. «Cerchiamo di far inmodo che le persone che ospitiamo riescano atrovare un ambiente rilassante e tranquillo, perquesto cerchiamo di coinvolgerli nella vita dellanostra casa e al contatto con la natura. Noi quiseguiamo i ritmi delle stagioni e i frutti e lespecialità che ogni momento dell’anno offre elo spettacolo della natura e di un sorriso è ilprimo beneficio che vogliamo trarre da questoluogo».
Mete Grand Tour • 223
Relais Poggioai Santi,
San Vincenzo (LI)
I coloridi Livorno
Paxssacasascsac
Giugno 2011
La costa toscana, l’incontro fra il meglio della terra e del mare. Pesce grigliato
e ottimi vini. Oppure antipasti di crudo. E il pesce e i vini si incontrano
su una terrazza affacciata sulla spiaggia
di LUCACAVERA
arina di Cecina è una dellepiù belle stazioni balnearinel cuore della cosiddetta“Costa degli Etruschi”. Lafrazione si colloca fra ilverde della campagna
toscana e il mar Tirreno, coronata tutt’intornoda pinete marittime, che si estendono per circaquindici chilometri di litorale, formando lariserva naturale Tomboli di Cecina. È in questoluogo che si uniscono le ricchezze della terra
M
I FRUTTI DEL MARE
I coloridi Livorno
con quelle del mare: i vini e il pesce, che èpossibile apprezzare insieme, magari cenando suuna terrazza a pochi metri dalla riva, comesuggerisce Andrea Poli, che è il titolare delristorante “Da Andrea”, recentementerinnovato. Il ristorante, è specializzato nei piattidi pesce, grigliato, ma anche crudo, curati dallochef Cristina Biancani. Dispone di una cantinache conta più di duecento tra le migliorietichette di bianchi e rossi.
La cultura enogastronomica della riviera
224 • Mete Grand Tour
Giugno 2011
è un richiamo per il turismo?«Sicuramente sì. Credo non sia un fenomenolegato solo a Cecina, bensì di tutta la Toscana. Lacucina toscana ha una certa importanza. Da noi,anche i turisti che vengono solo per un finesettimana scelgono con attenzione i ristorantidove è possibile assaggiare i prodotti locali.Anche per quanto riguarda i turisti stranieri,arrivano da noi persone che già conosco i nostriprodotti, anche i vini, e quindi sono parecchioesigenti».
La vostra specialità è il pesce. Quali sonoi piatti forti?«La nostra è una cucina abbastanza tradizionaleper quel che riguarda gli ingredienti, quindiprodotti freschi e di zona. Però cerchiamoanche di dare una nostra impronta ai piatti, purservendo quelle che sono le specialitàregionali. In questo è fondamentale il lavorodel nostro chef, Cristina Biancani. Il nostropiatto più richiesto, fra gli antipasti, peresempio, è sicuramente il crudo. C’è ildesiderio di sentire i sapori genuini del mare.Trattandosi di pesce crudo, ovviamente, questo
deve essere di ottima qualità».Come fate a garantire la qualità del
pescato?«Molto di quello che mettiamo nel crudo èpescato locale della marineria di Cecina. Per ilresto, per esempio le ostriche, le importiamodalla Francia, ci arrivano due volte alla settimana,in modo da averle sempre freschissime. Perquanto riguarda gli scampi, le mazzancolle, ilpesce bianco, invece, sono tutti prodotti pescati inzona e quindi si può dire che passanodirettamente dalla rete al vassoio».
E per quanto riguarda la scelta dei vini?«Da noi è possibile scegliere fra circa 150etichette di vini. La nostra cantina ha vini cheprovengono da tutto il mondo, ma soprattuttofrancesi. I nostri bianchi arrivano da tutte leregioni d’Italia; invece per quanto riguarda i rossiabbiamo per lo più vini locali o toscani: citroviamo a 10 km da Bolgheri, per cui abbiamogià qui dei rossi di alta qualità».
Andrea Poli,titolare del
ristorante da“Andrea”, Marina
Cecina (LI)
Mete Grand Tour • 225
226 • Mete Grand Tour Giugno 2011
LIVORNO, AIZZATADAL LIBECCIOÈ la Livorno raccontata in decine di pubblicazioni e reportage dallo scrittore Aldo Santini, che oggi torna su quello che considera l’itinerario più tipico, il caciucco: «È qui che si ritrova il sapore e il carattere di una città rissosa,popolaresca e sanguigna»
di PAOLA MARUZZI
Aldo Santini
Memorielivornesi
on poteva che andare ad AldoSantini, autore di numerosireportage e libri dedicati allasua città, la Livornina d’Oro,massima onorificenza concessadall’amministrazione comunale.
Classe 1922, per anni inviato del quotidianoIl Tirreno, non ha mai smesso di esplorare
N
pregi e difetti della sua terra, tanto chedurante la premiazione il sindaco AlessandroCosimi l’ha definito «l’incarnazione dellalivornesità positiva, quella che esce dalle murae si confronta con l’ottica esterna», mentreper Roberto Bernabò rappresenta unmoderno «cantore di gesta». Sul filo dei ricordi Aldo Santini ripercorreuna Livorno in bianco e nero, quella dove ènato e cresciuto, precisamente «in via SanRuini, il rione più marinano della città, dovec’era il cantiere navale dei fratelli Orlando e iltempo era scandito dal suono della sirena». Aquesta si sovrappone un’altra immagine,quella della borghesia fiorentina che veniva atrascorre periodi di vacanza sulla costa. «ALivorno nel 1902 è nato il primo manifestosul turismo e per tutto il primo Novecento lanostra città è stata meta di un turismoelegante, elitario. Poi Gabriele D’Annunzioha scoperto la Versilia e l’incanto si è rotto». Oggi dove è possibile ritrovare quei tratti di
Mete Grand Tour • 227Giugno 2011
Nella pagina precedente, da sinistra,
il sindaco di Livorno
e Aldo Santinidurante
la cerimonia di premiazionedella Livornina
d’Oro;sopra,
la terrazzaMascagni
autentica livornesità? «Non sono moltoconvinto che esista ancora, qualcosa è andatoperso. La livornesità è una disciplinatrascurata, la gente è cambiata, forse per colpadi una nuova mescolanza che confonde lecarte in tavola. Ma non è solo questo ilpunto: il centro storico, per esempio, a trattiappare degradato». Alla richiesta di condurre un visitatore neiluoghi per lui più rappresentativi, Santinirisponde così: «Consiglio piazza Cavallotti,
sede del più importante mercato cittadinoall’aperto e una sosta al bar Civili, punto diritrovo e di socialità. Non può mancare ilmare, fatto di scogli e dai colori semprediversi». Un mare che inevitabilmente va a“bagnare” anche la tradizione gastronomica,consegnando quello la zuppa di pesce, meglionota come caciucco. A tal proposito Santini,che all’argomento ha dedicato decine dipubblicazioni, non risparmia le sueconsiderazioni. «Il caciucco di una volta era
228 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Aldo Santini
Memorielivornesi
cambiato, «questo piatto ha quasicompletamente perso la sua veracità, si èsnaturato: gli chef hanno raffinato la ricetta,rendendola a tratti leggera. Purtroppo è una
tendenza che si ritrova in quasitutti i ristoranti della zona».
La teoria sul Caciuccodi Santini è piuttostonota a Livorno e,come ammette luistesso, «ha suscitato
persino qualchepolemica». Nessuna
speranza quindi di gustare ilvero caciucco? «Consiglio di fare un
salto nel quartiere Lardenza e chiedere diOscar, oppure di spingersi fino alla marina diBibbona e fermarsi a La Pineta».
frutto di una cucina puzzolente, popolare,rozza. Insomma, era il piatto degli affamati. Equesto lo si capisce già dal nome, cheetimologicamente indica un miscuglio dielementi eterogenei, ungroviglio, un intrico, unviluppo. Nel cacciucco siritrova il sapore diLivorno, il suocarattere di città rissosae popolaresca,sanguigna, aizzata dallibeccio, tutta spifferi edesplosioni di voci. Un saporeforte e insieme variegato, con tanteassonanze e tanti aromi per quanti sono ipesci che contribuiscono a formare il suosugo». Ma a guardar bene qualcosa è
*
Sopra, il FossoReale pressopiazza dellaRepubblica;nel tondo,il caciucco, tipico piattolivornese
230 • Mete Grand Tour Giugno 2011
A fianco RenatoGenovese,direttore di LuccaComics & Games
NEL SEGNO DELL’AVVENTURAÈ il tema centrale dell’edizione 2011 del Lucca Comics & Games, dal 28 ottobre al 1 novembre,dedicata al ricordo del Capitano Emilio Salgari. Cinque i giorni di manifestazione nella piccolacittà medioevale e rinascimentale, che si prepara a diventare “friendly”, come racconta Renato Genovese, aprendo il centro storico agli oltre 145 mila appassionati del fumetto
diELISA FIOCCHI
hiuso il 2010 con 137milapresenze, un aumento del 35%delle prevendite online e 400milautenti che hanno fruito deicontenuti web, il Lucca Comics &Games cavalca l’anno di successi
allungando di un giorno la tradizionalemanifestazione ed estendendola anche a quellearee del centro storico che prima non erano
coinvolte. Una scelta resa possibile grazieall’appoggio di tutte le forze della città, unite nelcelebrare Emilio Salgari e nell’accendere iriflettori di tutto il mondo sull’evento. La scelta diun giorno in più premierà al tempo stesso tutti ivisitatori, come sottolinea il direttore RenatoGenovese: «Ci è parso giusto offrire al nostrogrande pubblico la possibilità di visitare lamanifestazione con maggior tranquillità,scegliendo anche giorni di minore affluenza». Perquanto riguarda Lucca, a beneficiarne sarannoprincipalmente gli alberghi e i pubblici esercizi,che già hanno concordato con la Camera diCommercio un contributo per la manifestazione:«Non si tratta di una grande cifra, ma stiamolavorando anche per farci sostenere da altrisoggetti, con l’obiettivo di coprire circa la metàdelle spese straordinarie».
Quale sarà lo slogan dellamanifestazione?«Già alla fine della scorsa edizione, dichiarammoche Lucca Comics & Games 2011 si sarebbesvolta nel nome di Emilio Salgari, e non solo
C
Mete Grand Tour • 231Giugno 2011
perché presenteremo una grande mostra dedicataai fumetti a tema salgariano (incluse le parodieDisney) e alle illustrazioni tratte dai suoi libri, masoprattutto perché il Capitano è un indiscussomaestro d’avventura. Il tema centrale è “Il ritornodella Grande Avventura”: tutte le sezioni delfestival saranno caratterizzate da incontri, dibattiti,concorsi, spettacoli ed eventi dedicati a questotema appassionante, dall’eredità lasciata al fumettoitaliano dai libri di Salgari a cento altre iniziativecaratterizzate dal logo e dalla denominazione“Segui la rotta dell’avventura».
L’edizione 2010 ha registrato un
aumento delle vendite e delle visiteonline. Quali iniziative sono previste nel2011 per mantenere alta l’attenzione delpubblico di visitatori?«L’obiettivo è quello di realizzare una “LuccaFriendly” per i visitatori. Lucca è una piccola,splendida città medioevale e rinascimentale, chefinora è riuscita a sopportare bene il peso delledecine e decine di migliaia di persone che lainvadono in occasione del festival. Ma tuttal’organizzazione deve essere perfetta, in modoche ogni cosa si svolga serenamente e conarmonia. Cominciando dalle prevendite on line:
Mete Grand Tour • 233Giugno 2011
da quest’anno introdurremo anche la possibilitàper i visitatori di comunicare il giorno o igiorni nei quali intende partecipare, in modo daspedire loro tutti i documenti d’ingresso, senzabisogno di passare alle casse dedicate per losmarco e la consegna del braccialetto. Le stessecasse per lo smarco, saranno potenziate, cosìcome tutte le biglietterie, in modo da ridurre almassimo i tempi di attesa. Per il resto, ilprogramma è troppo fitto per evidenziarespecifiche iniziative. Meglio collegarsi al sito acavallo tra la fine di giugno e i primi di luglio:le grandi sorprese non mancheranno».
Lucca Comics & Games non vive solonei giorni della manifestazione ma portaavanti un progetto che dura tutto l’anno.Come si snodano le iniziative prima e dopola manifestazione?«Ci muoviamo soprattutto nel campo della scuola,sia con progetti direttamente strutturati per i vari
istituti, sia come supporto a campagne organizzateda enti quali le prefetture ed altre istituzioni.Lucca Comics & Games, infatti, è dotata di unenorme potenziale atto a sviluppare programmieducativi integrati: operatori culturali, disegnatori,autori di giochi, scrittori, direttori editoriali,esperti di comunicazione e divulgazionescientifica costituiscono un patrimonio di addettiai lavori al quale siamo in grado di attingere perrealizzare progetti di supporto comunicativo edidattico. L’utilizzo interattivo del fumetto, delcinema d’animazione e del gioco, è un ottimometodo per trasmettere messaggi culturali ededucativi alle generazioni più giovani, giàperfettamente avvezze a tali tipi di linguaggio. Trale iniziative di altro tipo, stiamo realizzando per laRegione Toscana un volume dedicato al periodo1848-1948, che vede all’opera giovani autoriprovenienti da tutte le province toscane».
L’evento ora coinvolge anche aree del
Eventi
Lucca Comicsand Games
234 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Lucca Comicsand Games
Eventi
«Nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi potremo usufruire di nuovi spazi attrezzati. Una novità immediata? L’ex Chiesa di San Cristoforo ospiterà la mostra salgariana»
*
centro storico che prima nonerano considerate. Quali nuovi spazi delcentro saranno aperti? E come cambial’assetto e la vita della città durante ilLucca Comics?«Tutti gli spazi del centro storico fruibili per lamanifestazione sono stati utilizzati, ed è inprospettiva che potremo aspettarci novità. Inparticolare nelle aree della ex ManifatturaTabacchi dove, grazie ai lavori del Piuss, potremousufruire di nuovi spazi attrezzati. Una novitàimmediata è la possibilità di avere lo splendidospazio dell’ex Chiesa di San Cristoforo, in pienavia Fillungo, nella quale collocheremmo proprio
la mostra salgariana, che partirebbe a finesettembre (le altre saranno allestite in PalazzoDucale e in San Romano). Ai primi di ottobre,inoltre, in Villa Bottini si aprirà un’altra mostradedicata agli sketch di Massimo Carnevalededicati al cinema, realizzata in collaborazionecon il Lucca Film Festival che si tiene in queigiorni. Un’invasione aliena di 145milaappassionati di fumetti e di giochi, ovviamente,crea qualche malumore in una limitatissima fettadi cittadini, che devono cambiare le loroabitudini di mobilità, ma tutta la città è felice diospitare questo avvenimento che tanto portaanche all’immagine di Lucca nel mondo».
236 • Mete Grand Tour Giugno 2011
MUSICHE IN RIVA AL LAGOTorre del Lago si prepara a celebrare i capolavori di Giacomo Puccini, con contaminazioni artistiche provenienti da Hong Kong e dal Giappone. La Bohème apre l’edizione 2011 del Festival Puccini, che andrà in scena dal 22 luglio al 27 agosto, all’insegna di mostre,spettacoli e cene di Gala. E il viaggio continua lungo le spiagge e le località care al Maestro
di ELISA FIOCCHI
Mete Grand Tour • 237Giugno 2011
Torre del Lago
ondato nel 1930, il FestivalPuccini corona il grande sognodel Maestro di far rivivere lesue creature nel palcosceniconaturale offerto dal Lago diMassaciuccoli. Assieme aPietro Mascagni, compagno di
studi negli anni del conservatorio, GiovacchinoForzano diede inizio alla realizzazione delleprime rappresentazioni dei capolavoripucciniani in riva al lago, davanti alla casa delMaestro. Da allora, la tradizione si rinnova ognianno nella maestosa arena all’aperto in gradodi ospitare fino a 3.370 spettatori. Molti diloro, abbinano all’Opera, la visita alla casamausoleo che, oltre alle spoglie, custodisce iricordi della gloriosa vita artistica di GiacomoPuccini e una cena romantica in riva al lago.«È un momento molto amato dal pubblico,anche straniero, in un’atmosfera magica dovesi degustano i prodotti della tradizione delterritorio in riva al lago, fino a notte fonda».Paolo Spadaccini, presidente dellaFondazione Festival Pucciniano, illustra tuttele novità dell’edizione 2011.
La Bohème è il titolo guida delcartellone 2011 del Festival Puccini. Conquali allestimenti e iniziative Torre del
F
Lago mantiene vivo il ricordo delmusicista?«La Bohème (22 e 30 luglio, 12, 20 e 27 agosto)è oggi il titolo operistico più rappresentato almondo, e aprirà il Festival nel colorato esuggestivo allestimento coprodotto con HongKong Opera House per la regia di Maurizio DiMattia, costumi di Anna Biagiotti, con le scene diMaurizio Varamo. Segue la Turandot (23,29luglio, 12,20 e 27 agosto) e infine MadamaButterfly (6, 11 e 18 agosto), una produzionenuova che arriva direttamente dal Giappone eche viene proposta con una lettura minuziosa e
Itinerari pucciniani
Paolo Spadaccini,
presidente della Fondazione
FestivalPucciniano.
Nella pagina a fianco,
la Bohème atto II
238 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Itinerari pucciniani
Torre del Lago
Uno scorcio del lago mentre è in scena la Turandot
filologica dei dettagli relativi agli usi e costumidel popolo giapponese».
Quali altre iniziative coroneranno ilmese di musica e danze?«Sono in programma due serate dedicate allagrande danza con il Galà di Roberto Bolle, il 26luglio e con lo spettacolo Corps et Ames dellacompagnia Julien Lestel, il 24 agosto. Seguono lospettacolo 1/1 prima con Carlo Colombara, iconcerti delle Orchestre Giovanili, MadameButterfly (la riduzione teatrale di David Belascoda cui Puccini trasse l’idea per il suo capolavoro),Notre Dame de Paris sulle musiche di Cocciantee due concerti di musica leggera con MassimoRanieri e i Pooh. Non mancano in agendamostre, incontri, concerti e iniziative cheanimano il teatro per tutta l’estate».
Per chi ha intenzione di soggiornare
più di un giorno, quali angoli e paesagginon devono passare inosservati?«“Spiagge assolate, fresche pinete, il lago semprecalmo, ovvero l’Eden”. Così Puccini avevadefinito Torre le Lago, che oltre alla quiete chesi può godere lungo la riva, oggi offre ilcomfort di grandi spiagge attrezzate e unlungomare con tanti locali per trascorrereserate di divertimento. Per i turisti chesoggiornano per periodi più lunghi la Versilia èuna terra tutta da scoprire anche attraverso icosiddetti “itinerari pucciniani” che toccanoquelle località che furono care al maestro: daViareggio, città del Liberty, a Lucca, città nataledel Maestro, alle colline tra Chiatri e Celle, allemontagne della Garfagnana: un soggiorno daimille scorci e dalle infinite risorse tra cultura,natura, arte e enogastronomia».
*
240 • Mete Grand Tour Giugno 2011
La Buca di Sant’Antonio
Saporilucchesi GIOVEDÌ
GNOCCHICome vuole il detto che si rifà alle antiche trattorie, anche al ristorante la Buca di Sant’Antonio la tradizione porta in tavola ogni settimana le saporite patate garfagnine. «Toscana terra di zuppe, Toscana che tutti ci invidiano». Parola dello chef Giuliano Pacini
diELISA FIOCCHI
racce della «Buca», che in anticotoscano equivale a osteria,emergono dal lontano 1782,grazie a un documento dicontravvenzione ai danni dell’ostedell’allora locanda con alloggio e
stallaggio. «Doveva pagare 5 soldi per avereacquistato vini forestieri e accolto donne dimalaffare» narra Giuliano Pacini, chef eproprietario di quella terza generazione chegestisce il ristorante la Buca di Sant’Antonio dal1947. «All’estero, i cuochi invidiavano le mieorigini toscane, perchè il nostro territorio offreprodotti freschi, genuini e buoni». Dal pesce allacarne e le verdure, dall’olio al vino. I piatti tipicivanno in tavola per tutto l’anno, come in ognistagione non manca protagonista la zuppa. «Inprimavera si prepara la Garmugia, il cui nomederiva dal germoglio; in estate la cipollataCaterina, servita fredda; in autunno la zuppa allafrantoiana». Si aprono le porte del locale tantoamato da Giacomo Puccini (la cui casa natale sitrova di fronte), Ezra Pound, Mario Pannunzio,Re Gustavo di Svezia, la principessa d’InghilterraMargareth, Mario Tobino e Indro Montanelli.
Quali ricordi la legano a questipersonaggi?«Conservo aneddoti di cui potrei parlare perun’intera settimana. Indro Montanelli aveva il suotavolo personale, così come Mario Tobino chenon era lucchese e una sera scrisse a penna sullatovaglia: “Perchè ami tanto Lucca? Perchè è unvillaggio, nonostante i marmi, ne ha il cicaleggio”.Montanelli invece si presentava alla mattina presto,attorno alle 10 e mezza, prendeva l’aperitivo eattendeva la sua compagna che andava a fare la
T
Giuliano Pacini, chef e proprietariodella Buca di Sant’Antonio,assieme allo staff del ristorante
Mete Grand Tour • 241Giugno 2011
Farinata garfagnina
spesa. Alle 12:30 cominciava già a mugolareperchè aveva fame: era appassionato alla zuppaalla frantoiana. Tra gli altri personaggi c’è chiandava matto per il baccalà arrostito con ceci,chi per una doppia porzione di zabaione».
Ogni giovedì, la tradizione vuole intavola i gnocchi freschi.«Quelli fatti con le patate garfagnine dellenostre montagne, piu saporite perchèdrenano più acqua e rimangono menoacquose. Le cuocio con la buccia e poi lesbuccio, infine servo i gnocchi al ragù o conil burro e la salvia. Tutta la nostra pasta è fattaa mano: tortelli lucchesi al sugo, ravioli diricotta alle zucchine, pappardelle alla lepre,maccheroni lucchesi al coniglio».
Quali altre tradizioniaccompagnano i suoi piatti?«A Lucca, ogni santo è abbinato a unatradizione culinaria. In passato questocollegamento clericale era molto forte incittà, tanto che oggi si mantienel’abitudine a preparare dolci differenti,come la torta d’Erbi per San Paolino e lefrittele per San Giuseppe».
*
Ingredienti per 6 persone:250 gr di fagioli scritti secchi
400gr di farina di formenton 8 file
2 braschette (cavolo nero)
1/2 cipolla
2 spicchi d’aglio
3 patate
2 carote
300 gr polpa di zucca
1 gambo di sedano
mazzetto di odori ( rosmarino, basilico e prezzemolo)
2 cotenne di maiale
350 gr di olio extra vergine di oliva
sale e pepe q.b.
Preparazione:
Lessate i fagioli che avete messo a bagno la sera precedente,
in abbondante acqua con l’aglio e le due cotenne per circa 1
ora . Mondate, lavate e tagliate a pezzetti le verdure.
Soffriggete in abbondante olio (circa 300gr) in una casseruola.
Aggiungete il mazzetto di odori e proseguite con la cottura per
10 minuti.Quando le verdure saranno ben rosolate aggiungete i
fagioli con il brodo di cottura. Aggiustate di sale e di pepe e
cuocete per circa 1 ora finché
il tutto non sia ben
amalgamato. A questo punto
unite la farina di formenton,
versandola a pioggia e
mescolando continuamente
per 30 minuti fino a d
ottenere una sorta di polenta
cremosa. Servite non troppo
bollente aggiungendo un filo
d’olio extra vergine di oliva.
a pasticceria è calcolo, precisione. Èun’arte in cui “l’andare a occhio”non è concesso. E sui dolci i toscanisono maestri. A Lucca, pressol’Angolo Dolce, tra lieviti, zuccherie ingredienti dai mille colori, sipuò incontrare una delle pasticcere
più giovani e apprezzate sul territorio. SandraBianchi, dopo anni di esperienze tra i migliorilaboratori di pasticceria italiani e statunitensi, hatrovato nel 1997 la sua dimensione ideale. «Luccaà ancora la città del Buccellato e della torta dierbi o con i becchi – racconta SandraBianchi -. Sono in molti, tra forni epasticcerie, a produrle. Io hopreferito prendere alcunispunti da entrambe lespecialità, per poiriproporle sia in
L
Imparare dalla tradizione di un territorio
per sperimentare nuove ricette. La pasticceria
contemporanea nella città del Buccellato,
tra memorie, giochi di sapori e nuove esigenze
dei consumatori
DOLCE ANIMOLUCCHESE di ANDREA
MOSCARIELLO
Sapori lucchesi
dolce che in monoporzione, esaltandone alcunecaratteristiche». Così il buccellato diventa unMillefoglie di buccellato con crema montata alvin santo, la torta di erbi si alleggerisce e sitrasforma in un piccolo pasticcino con spinaci,mele, uvetta e pinoli al profumo di spezie. Inoltre,per promuovere e sostenere un prodotto tipicodel territorio, all’Angolo Dolce si è creato il flandolce di fagioli cannellini di S. Ginese con farrodella Garfagnana al profumo di alloro. E ancora, ilpasticcino al miele di lavanda con crema allalavanda, la zuppa inglese cotta in forno, i cake alpistacchio con gelee di mandarino in inverno e ilcake al limone con gelee di fragole in estate, lacrema di ricotta con il cioccolato o la crema dizucca con il pan di spezie. «Ciò che rappresentaun territorio è sempre legato alla tradizione e allescelte che gli abitanti del luogo hanno saputotramandare – sottolinea Bianchi -. Ogni tipicitàenogastronomica subisce inevitabilmentemodifiche nel corso degli anni ma, se questo èfrequente nella cucina, lo è meno nella tradizione
dolciaria. Questo perché le precise ematematiche regole di questa arte lo impongono.La pasticceria è un premio, uno di quelli che untempo ci si consentiva settimanalmente se nonsolo nelle feste comandate». È un cibo, dunque,che conserva un senso di ritualità edeccezionalità innegabile. «Il tempo da dedicareallo studio e alla ricerca è sempre costante –sottolinea la pasticcera -. Oggi siamo chiamati asoddisfare le esigenze salutistiche di tutti coloroche si trovano a convivere con una o piùintolleranze e allergie. Si instaura così unacollaborazione con consulenti medici dietologi».Un impegno che spazia dalla produzionequotidiana di lieviti per la prima colazione,piccola pasticceria e dolci realizzati coningredienti anche insoliti, come legumi e ortaggi.Tra ricerca e tradizione. Questa estate si potràinoltre rivedere il lavoro di Sandra Bianchi anchesu Raiuno, la domenica mattina, nellatrasmissione “Orizzonti di Linea Verde”, di cui lapasticcera è già stata ospite più volte nel corsodelle ultime stagioni.
*www.pasticceriasandrabianchi.cominfo@pasticceriasandrabianchi.com
Mete Grand Tour • 243Giugno 2011
Sandra Bianchiall’internodel suo locale,L’Angolo Dolce,a Lucca
246 • Mete Grand Tour
Un viaggio in Provenza e la scoperta della lavanda. Questo arbusto ha conquistato Fabio Biondi,
che ha deciso di iniziarne la coltivazione nella sua villa in Toscana. E così la lavanda
ha circondato una chiesa romanica, ha dato benessere al corpo ed è anche entrata in cucina
Giugno 2011
TRA IL PROFUMO DI LAVANDA di SALVATORE CAVERA
Mete Grand Tour • 247
ndando da Lucca verso laGarfagnana, ci si imbatte nel sitoarcheologico di San Martino inGreppo. La chiesa di stileromanico, eretta nel IX secolo, èoggi circondata dal verde degli
ulivi e avvolta dal profumo della lavanda. Lìintorno sorge infatti il Parco tematico dellaLavanda, che ospita oltre 10mila piante.L’iniziativa di fondare il parco è stata di FabioBiondi, titolare della vicina Azienda agricolaBaccheggia, specializzata nella riproduzione pertalea di molte varietà di lavanda e di piantearomatiche. «Durante un viaggio in Provenza hoavuto l’occasione di apprezzare la gradevolezza diquesta pianta e dei suoi fiori. È un simbolo dipulizia esteriore e spirituale. Iniziai a studiarla. Lenumerose proprietà di questa pianta erano giànote ai Romani e ai Greci, ma si è potutostabilire che anche Egizi e Fenici la impiegasseroin cucina e medicina, per il benessere e la salutedelle persone. La sua etimologia si lega alprofumo, alle proprietà toniche, antisettiche erepulsive nei confronti degli insetti. Lavandainfatti significa “lavare” e si riferisce all’abitudinedegli antichi greci e romani di profumare l’acquadelle abitazioni e delle terme con l’olio essenzialeestratti dai fiori». La lavanda è un arbustosempreverde, di facile manutenzione, adatto atutti i terreni e con pochissime esigenze diirrigazione. È una pianta molto rustica, che siadatta bene anche a tutti i climi. «Il clima dellaProvenza è molto simile a quello della terratoscana. Decisi così che la lavanda era la piantapiù adatta per costruire la scenografia naturaledella nostra villa». La proprietà, circondata da1.200 metri di campi di lavandeti, è una realtà
A
unica nella provincia di Lucca e si presta a fare dapalcoscenico per cerimonie, eventi,enogastronomia e turismo, poiché offre anche lapossibilità di soggiornare nelle sue camere che siaffacciano sui campi di lavanda. «Nel parcotematico vicino alla chiesa di San Martino inGreppo, nel 2009, si è svolta la prima Festa dellaLavanda. La lavanda non è solo bella e profumata:con l’olio essenziale di lavanda è possibilerealizzare prodotti detergenti e di cosmesi.Sfruttando le proprietà di questo olio essenzialestiamo realizzando anche un centro benessere.Inoltre la lavanda fa capolino anche in cucina:con i fiori e con lo sgranato di lavanda sipossono fare dei biscotti, delle paste, dellemarmellate, che possiamo offrire insieme ad altriprodotti tipici della Garfagnana, compresi quellispontanei che si possono raccogliere nelsottobosco».
Giugno 2011
I segretidi Lucca
In apertura, vedutadell’Azienda
AgricolaBaccheggia.
Sopra, piantedi lavanda
STORIADELL’OSPITALITÀDI LUCCA
urante i primi anni delNovecento, le Murarinascimentali che ancor oggicircondano il cuore della città diLucca, abbracciavano anche labottega di “Celide”, dal nome
della fondatrice, punto di ritrovo per i lucchesie per chi scendeva dai paesi per venire in città. «Da “Celide” si trovavano cibo, bevande,tabacco e ogni sorta di genere alimentare. Neltempo però la bottega si è trasformata e oggi èuno degli alberghi di riferimento per la città diLucca, con annessi locali quali il caffè e ilristorante». A dirigere l’Albergo Celide èEmanuela Cesaretti, nipote della fondatrice, checon straordinario buon gusto esalta il valoredella struttura alberghiera.
Con quali aspettative il turista “tipo”arriva a Lucca?«Chi elegge Lucca come meta di vacanzaculturale o semplicemente turistica, sa già chevisiterà una città d’arte, con luoghi che hannomantenuto lo stile e l’eleganza propria della suanobile storia. Nello stesso modo la nostra
Agli inizi del ‘900 era una semplice bottega.
Oggi è l’Albergo Celide, un quattro stelle in cui
il buon gusto si sposa con l’arte dell’ospitalità
di ADRIANA ZUCCARO
D
250 • Mete Grand Tour Giugno 2011
“Casa” ha saputo riproporre nel tempo quellospirito di accoglienza famigliare pur tenendosial passo con i tempi e la tecnologia. Attraverso ilcontatto quotidiano con le persone chesoggiornano da noi, percepiamo chiaramenteche quello che i turisti cercano è l’accoglienza,il sentirsi non un ospite ma come a casapropria».
Qual è il piatto forte del vostroristorante? «Più che una singola ricetta, a rappresentare ilpunto di forza del ristorante è senza dubbio ilpesce con pescato del giorno e i sapori di unacucina innovativa».
Quanto incide l’appartenenza a unacittà che da sempre è palcoscenico dispettacoli ed eventi di ogni genere?«Il fatto di essere situati in una città ricca diavvenimenti e mostre, riveste una notevoleimportanza per una struttura alberghiera comela nostra, situata nel cuore cittadino e vicina aluoghi pieni di fascino. Gli eventi di Luccainoltre incidono molto sulla dinamica dellepresenze».
Nonostante le potenzialità, molte cittàitaliane vivono il turismo solo “insuperficie”. Qual è il resoconto che può
fornirci a proposito di quello lucchese?«Lucca si è molto aperta negli ultimi dieci annicon manifestazioni e spettacoli che hannopermesso di farla conoscere nel mondo al paridelle sue sorelle Firenze, Pisa e Siena, cercandodi mantenersi una città a dimensione d’uomo edi non diventare una città per un turismo dimassa».
Quali eventi apportano più visitatori?«Tra i tanti appuntamenti estivi resi noti alivello internazionale, va citato il SummerFestival, con concerti di artisti di famamondiale, e il Festival Pucciniano. A fineottobre, invece, si svolge “Lucca Comics &Games”, un evento che richiama visitatori datutta Italia e non solo, per vedere all’opera imigliori disegnatori internazionali di giochi efumetti».
*www.albergocelide.it
Mete Grand Tour • 251Giugno 2011
I segretidi Lucca
In apertura,Emanuela
Cesaretti, titolaredell’hotel Celidedi Lucca. Nellealtre immagini,
ambientidell’albergo
252 • Mete Grand Tour
n’atmosfera raffinata ed elegantein cui diviene inevitabilelasciarsi trasportare indietro neltempo, inebriati dagli effettiluminosi dell’oro e deilampadari in vetri di Murano,
dagli arredi d’antiquariato “incorniciati” daantichi arazzi e dai tappeti persiani che neraccontano la storia. Come quella dell’hotelNoblesse, unico cinque stelle di Lucca; unastoria che affonda le radici in un passato displendore, proiettata con spirito innovativo in unfuturo altrettanto sorprendente dalle parole delgiovane imprenditore Giorgio Galli che, dopo
Tra l’anfiteatro romano, la torre Guinigi,
il Palazzo Ducale e il duomo di San Martino,
un magnifico palazzo settecentesco è sede dell’unico
cinque stelle di Lucca, l’hotel Noblesse
di ADRIANA ZUCCARO
Giugno 2011
U
SOGGIORNIA SUON DI PUCCINI
Mete Grand Tour • 253
aver visitato i più grandi e prestigiosi alberghidel mondo, torna a ribadire, alla direzione delNoblesse, quanto «la grandezza storica, artistica eculturale italiana non teme alcun confronto».
Qual è la sua personale idea di turismo?«Il turismo per me va di pari passo con l’arte. Echi meglio di noi Italiani, circondati come siamoda monumenti e magnificenze artistiche di ognistile e fattura e invidiati per questo dal mondointero, può utilizzarla come prestigioso teatrodell’ospitalità alberghiera? Il turismo, negli StatiUniti, ad esempio, è concepito in manieradiversa per naturali ragioni legate alla cultura e alterritorio; vi è una diversità di offerte incredibilitra mare, monti, laghi, foreste e mastodontichecittà, ma l’Italia possiede un fascino che solo lastoria e un patrimonio di opere d’arte come ilnostro può conferire a una meta turisticad’eccellenza».
Tra arte, storia, cultura e musica, cosarappresenta per lei condurre l’unicocinque stelle di Lucca? «Non posso mai sottrarmi alle tante e necessariedinamiche che, al giorno d’oggi, impegnano undirettore d’albergo per intuire, anticipare eseguire le richieste degli ospiti che scelgono lavacanza al top delle possibilità e comfort; èfondamentale capire dove intervenire per la loro
completa soddisfazione. Dobbiamo sempre stareal passo con i continui cambiamenticomunicativi, seguirne le evoluzioni e adeguarcisenza remore».
Quali programmi tendono a nondeludere mai gli ospiti?«Tra i vari servizi che mettiamo a disposizionedei nostri ospiti, organizzo personalmente giteguidate per far conoscere tutti i tesori, anche ipiù nascosti, di questa mia incantevole città.Propongo inoltre la possibilità di assistere aiconcerti pucciniani nella bellissima chiesa di SanGiovanni».
L’hotel Noblesse è frequentato dapersonalità di spicco, volti dellamondanità e personaggi pubblici. Cosaricercano questi protagonisti del turismodi lusso?«Cercano eleganza, atmosfera, buoni servizi, lacomodità di stare in un ambiente che tutela laloro privacy, la nostra “location” nella zonapedonale del centro storico, lontano dai rumoridel traffico. Cercano anche un ambiente che lifaccia sentire a loro agio, con discrezione maanche con cordialità. Per noi i nostri clientisono ospiti veri».
Giugno 2011
In apertura,Giorgio Galli,
proprietariodell’hotel Noblesse
di Lucca. Nellealtre immagini,
camera e area bardell’albergo
I segretidi Lucca
on è certamente banale il menùdel ristorante Alex di Marina diPietrasanta, nella rinomataVersilia. Al pesce locale etradizionale che arriva ognimattina ottimo e abbondante dal
porto di Viareggio, vengono uniti sapori eingredienti esotici, grazie a particolariabbinamenti: «Faccio sempre convivere i cibilocali con gusti internazionali prelibati, perchéritengo che la provincialità debba essere unpunto d’inizio», spiega il patron AlessandroTognetti, che del suo lavoro ne ha fatto unapassione. L’obiettivo, che la particolareambientazione del locale a due passi dal mare,con luci soffuse e musica jazz in sottofondoaiutano a raggiungere, è quello di accompagnarele persone in un viaggio attraverso i piaceri disapori che rapiscono, per evadere, anche solo perqualche ora, dalla realtà.
Quali sono i cibi particolari che servite?«Cerco di affiancare all’eccellente pesce delnostro mare le esclusive specialità internazionali,come il ricercato Alaskan King Crab – ilgranchio reale del mare di Bering, moltoapprezzato per la sua unicità e difficile da trovare,
N
Giugno 2011
PIACERIDAL MONDO
La combinazione di sapori locali con le prelibatezze più esclusive provenienti
da tutto il mondo. È questa la particolare esperienza che si può gustare presso
il ristorante Alex di Marina di Pietrasanta in Versilia
di AMEDEO LONGHI
essendo contingentato a livello di pesca e didistribuzione –, le capesante del nord America oil caviale iraniano. D’altra parte, penso che laqualità del nostro pesce non possa rappresentareuna preclusione al piacere di assaporare ciò chedi prelibato offrono gli altri paesi in giro per ilmondo».
E questo vale anche per le bevande?«Naturalmente lo stesso principio lo applichiamoanche ai vini che proponiamo, che sulla cartasono più di settecento. Mi fa piacere farconvivere allo stesso tempo i nostri buonissimi eselezionati vini bianchi Italiani con Chablis oSancerre francesi oppure degli spettacolari rossiBolgheresi con dei grandi ed esclusiviBordeaux».Non solo bollicine italiane, ma anchepiccole maisons di Champagne, con produzionilimitate di alto livello, magari biologiche obiodinamiche, che accompagnano la proposta diblasonate Maisons di nomi eccellenti».
Avete avviato anche una vostra
produzione di olio esclusiva?«Si tratta dell’Olio Extra Vergine di Oliva “AskaEleivana”. In Toscana abbiamo dei cultivar chesingolarmente si accompagnano molto bene ainostri cibi autoctoni, ma alcuni sono un po’troppo impegnativi, troppo speziati o magariamari per abbinarsi ai crostacei. Allora ho creatoun blend di tre tipologie (Cultivar) di olio –Moraiolo, Leccino e Frantoio – pensato perandarsi ad accostare nella miglior manierapossibile ai nostri piatti di gusto delicato, oltreche ai cibi esteri di prestigio come possonoessere l’Alaskan King Crab o gli Stone Crab dellaFlorida e le aragoste del Maine ed è proprio perquesto motivo che ad oggi il nostro Olio AskaEleivana è stato selezionato delle miglioridestinazioni Gourmet degli Stati Unitid’America».
Mete Grand Tour • 257Giugno 2011
Sopra, AlessandroTognetti, patron
del ristorante Alex.Nelle altre
immagini, l’olioi vini e i cibi offerti
dal locale
I segretidi Lucca
LA COSTAAPUANA
al punto vista naturalistico e daquello paesaggistico, la costaapuana rappresenta uno deiluoghi più suggestivi del Tirreno.Ad arricchire l’attrattività dellazona contribuisce il grande
sviluppo turistico che l’ha resa un’area di grandeinteresse anche sotto il profilo culturale, storico,artistico e mondano. L’Hotel Nedy si trovaproprio al centro del litorale versiliese, a metà fragli importanti poli di Marina di Massa e Fortedei Marmi. «La tipologia di attrazioniestremamente variegata che la Versilia può offrireattira visitatori con inclinazioni diverse e ci haspinto ad attrezzarci per cercare di accontentaretutti». A parlare è Fiorenza Puccetti, proprietariadell’Hotel Nedy. «Nel periodo invernale ciconcentriamo sul turismo congressuale e“business”. Questo tipo di clientela ci selezionaprevalentemente per la vicinanza con CarraraFiere, importante centro fieristico delcomprensorio; per soddisfare le esigenze diquesta categoria di ospiti abbiamo approntatouna serie di servizi come il WiFi gratuito e, perincontri di lavoro, un’efficiente sala congressimodulare dotata di ogni optional». Ancora più variegata è la frequentazione estiva,
Siti storici e grandi città d’arte, natura
rigogliosa e lunghe spiagge bianche, locali
alla moda, festival ed eventi fieristici.
Questa è la Versilia, che con le sue strutture
ricettive, come l’Hotel Nedy di Ronchi,
accoglie le categorie di ospiti più disparate
di AMEDEO LONGHI
D
Giugno 2011
I segretidi Lucca
Mete Grand Tour • 259
periodo in cui questo litorale offre il meglio disé: «In estate abbiamo molte famiglie, che ciraggiungono sia per il mare, sia per escursioni allevicine Cinque Terre, oppure alle città d’artecome Firenze, Pisa, Siena e Lucca, rispetto allequali ci troviamo in una posizione baricentrica».Naturalmente non può mancare quella fascia dituristi interessata all’aspetto più mondano dellariviera versiliese: «Sono per lo più giovani, che ciraggiungono soprattutto per le vacanze balnearie per la vicinanza con i famosissimi localifrequentati da vip e personaggi noti».La natura e l’intervento umano hannocontribuito a delineare un quadro ideale pervacanze di ogni tipo: «La nostra zona – raccontaFiorenza Puccetti – offre delle spiagge bellissime,lunghissime e poco affollate. Sono diverse le cittàche costituiscono poli d’attrazione: Forte deiMarmi, località mondana e ricca di negozi egrandi firme; Viareggio, capitale della Versiliaricca di storia e tradizioni; Sarzana, con lekermesse, come l’ormai famoso appuntamentocon il Festival della Mente a settembre e ilmercatino antiquario, oppure gli eventi estivi de
La Versiliana. Vi sono poi le affascinanti cave dimarmo di Carrara, famose nel mondo, cheinsieme ad altri siti come i castelli dellaLunigiana e le Grotte del Vento rendono il luogoil punto di partenza ideale per escursioni in tuttal’alta Toscana».Oltre ad averla conquistata personalmente, laVersilia rappresenta anche un’importantescommessa professionale per Fiorenza Puccetti:«Credo molto nel fascino di questa terra, che hamare, montagne e città d’arte tutto a pochi passi.Sei anni fa decisi di dedicarmi all’accoglienzaturistica, individuai questo grazioso hotelimmerso nel verde, in una zona molto tranquillae perfetta per soggiorni rilassanti, e avviai unaristrutturazione radicale, per offrire unambiente accogliente ma anche dotato dei piùmoderni comfort, come una piscina conidromassaggio e un grazioso giardino arredatofornito di gazebo per le colazioni in giardinodurante il periodo caldo».
Giugno 2011
In apertura,l’accoglienza
dell’Hotel Nedydi Ronchi (MS).Sopra, la costa
apuana
SOLO LATTE UOVAE ZUCCHERO
260 • Mete Grand Tour
ra la macchia mediterranea e lepinete della costa toscana, inprovincia di Lucca, a Marina diPietrasanta, si trova una villaottocentesca detta La Versiliana,un tempo dimora di
villeggiatura del poeta Gabriele D’Annunzio,che durante un soggiorno del 1906 vi scrissela nota poesia “La pioggia nel pineto”. Lavilla, circondata da una grande pinetaattraversata da una fitta rete di sentieri adisegno geometrico, è oggi diventata unparco pubblico. Marina di Pietrasanta è unastazione balneare rinomata e immersa nelverde dei suoi giardini. Questa zona di costatirrenica, preferita da illustri personaggi inpassato, continua a essere un’apprezzata metaestiva, con le sue ampie spiagge ampiesabbiose e attrezzate per il turismo balneare.La fioritura estiva della città porta con sé,oltre al sole anche la freschezza di gelatiartigianali, fatti ancora secondo la tradizione.Come spiega Giovanni Tognoni, proprietariodella Gelateria dell’Amico.Cosa rende così particolare il vostrogelato?«Noi facciamo ancora il gelato in manieraartigianale. Questo vuol dire per prima cosache la lista degli ingredienti è la più breve
La lista di ingredienti più breve per un gelato
fatto ancora secondo i lenti procedimenti
della tradizione. Come spiega Giovanni Tognoni:
pochi ingredienti di qualità, combinati a nocciole,
cacao o frutta, si trasformano in gelati
e sorbetti unici
di LUCA CAVERA
F
Giugno 2011
Mete Grand Tour • 261
possibile e comprende solo i prodotti naturalicon i quali si faceva il gelato una volta, senzaadditivi di nessun genere. La lista comprende,per tutti i gusti, il latte, lo zucchero, l’acqua ele uova. Poi si aggiungono le nocciole, ilcacao per il cioccolato e la frutta per i varigusti».Come avviene la preparazione di ungelato artigianale?«Tutto il procedimento è rigorosamentemanuale e lento. Si inizia dal latte che, unitoalle uova e allo zucchero per la preparazionedelle creme, deve essere pastorizzato. Invece,per i gusti alla frutta, usando latte fresco dialta qualità, si va a mantecare un prodottofreddo e non si deve portare a ebollizione illatte. Quello che rende diverso questo gelatodagli altri è la lentezza del procedimento. Lacalma nella preparazione contribuisce a dareun gusto particolare al prodotto, che risulta
anche molto più digeribile degli altri gelati».Quali sono i vostri gusti e quali sonoquelli più richiesti dai turisti?«Noi proponiamo circa venti gusti, fra cremee gelati alla frutta. A questi aggiungiamonumerosi sorbetti di frutta e limone. Ci sonoturisti che chiedono i gusti che trovano nellaloro regione. Per esempio, una persona delNord potrebbe chiedere il gelato allaliquirizia, mentre i fiorentini chiedono ilbuontalenti, che è un gelato tipico diFirenze. Magari qualcuno può non trovare ilsuo gusto preferito, però noi facciamo deisorbetti e degli zuccotti che non deludononessuno. Altri, invece, conoscono già ilnostro prodotto o ne hanno sentito parlare ecosì vengono proprio perché, al di là deigusti e delle preferenze di ciascuno,apprezzano la particolare qualità del gelatoartigianale».
*
Giugno 2011
I segretidi Lucca
Gelateriadell’Amico,
Marina diPietrasanta (LU)
264 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Il barocco leccese spinge l’osservatore a sostituire i punti di vista e le visioni privilegiate, per immergersi nella spazialità delle facciate. Salvatore Buonomo traccia quel fascinoso “viaggio teatrale” da percorrere in tutte le sue dimensioni
VIRTUOSISMI E TEATRALITÀdi ELISA FIOCCHI
Mete Grand Tour • 265Giugno 2011
Architetturepugliesi
Dal Salento alla Capitanata
ndividuare uno o più beniarchitettonicirappresentativi di unaproduzione che hasegnato un territorioricco, stratificato e denso
di contenuti, come quello della Puglia,significherebbe limitare la propria visione»,racconta Salvatore Buonomo, riferendosi allaqualità del patrimonio culturale dellaRegione. L’architetto presiede laSoprintendenza per i beni architettonici epaesaggistici per le province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia e, ad interim, per leprovince di Lecce, Brindisi e Taranto. Tra icompiti istituzionali vi è la tutela, laconservazione e la valorizzazione delpatrimonio architettonico vincolato -compresi parchi e giardini storici - di
«I
proprietà pubblica e privata. «In Puglia vi sonobeni capaci di interpretare, in un unicomomento creativo, l’insieme di tutti i valoriespressivi offerti all’attenzione del visitatore».Passo per passo, Buonomo analizza lemeraviglie architettoniche del territorio danord a sud, fino ai paesaggi incontaminati dovesi assapora l’essenza e la cultura della Puglia.
Per quanto sia complicato escludereuna visione d’insieme, quali sono i beniarchitettonici che la affascinano di più?«Difficile rinunciare a esprimereun’ammirazione entusiastica per quegli episodidel costruito che concorrono a definire la retedei castelli, delle fortificazioni e di tuttol’edificato che, nel corso dei secoli, si èsviluppato attorno a essi. Resta quindi scontatoil riferimento a questi beni, nel ritenerliaddirittura identificativi del territorio. Né si
In apertura, unoscorcio della
Basilica di SantaCroce. Sopra, dasinistra, Salvatore
Buonomo,soprintendente
per le province diBari, Barletta-Andria-Trani eFoggia, e uno
scorcio delCastello delGaragnone
Dal Salento alla Capitanata
Architetturepugliesi
di entrare a far parte dell’apparato scenico perpercorrerlo in tutte le dimensioni erimanerne poi affascinati».
Gregorovius definì Lecce la “Firenzedel Barocco”. Quali altre parole eimmagini questa città evoca in lei?«Mai definizione fu così appropriata e Leccemerita, a pieno titolo, questo riconoscimento.Risulta difficoltoso trovare ulteriori espressionisenza esporsi al rischio dell’inadeguatezza.
esagera quando questi vengono elevati aorgoglio dell’intera regione (e non solo), per lecondizioni, sia pure migliorabili, diconservazione e fruibilità nelle quali versano».
Che sensazione suscita il baroccoleccese?«Il valore plastico delle superfici decorate,spesso ricche di sculture a tutto tondo, attrael’occhio del visitatore spingendolo amodificare continuamente il puntod’osservazione per meglio percepire ivirtuosismi delle composizioni; si è spinti asostituire i punti di vista e le visioni cosiddetteprivilegiate, per immergersi nella spazialitàdelle facciate. Queste appaiono come una sortadi allestimenti teatrali tipici delle più sofisticatecreazioni e ci inducono a un naturale econseguente sforzo di immaginazione: quello
«La Puglia è esageratamente ricca di storia, cultura e bellezze paesaggistiche»
Salento a quattro stelle
HOTEL RESORT IL GIARDINO DEI PINIS.P. 266 Loc. Posto Rosso - Alliste (LE)
Tel. 0833 93.12.09 - Fax 0833 93.57.49
Il calore e l’accoglienza mediterranea di un Grand Hotel 4 stelle si sposano
con una concezione abitativa elegante e moderna e un comfort al massimo
della categoria. L’Hotel Resort Il Giardino dei Pini è stato inaugurato a giugno
2007. Lo stile esclusivo delle sue 18 suite, l’eleganza degli ambienti, il relax
del suo centro benessere SPA, la sala Ristorante, sono tutti dettagli studiati
con un solo obiettivo: un servizio attento a ognuno degli ospiti per una
vacanza esclusiva nel Salento. La sala ristorante è curata nei minimi dettagli,
la sala ricevimento è immersa nel giardino con ampia piscina, dove poter
organizzare suggestivi ricevimenti ricchi di fascino. Fiore all’occhiello
del Resort è la SPA Narciso, vera oasi di bellezza dove giochi di luci, spazi
e profumi stimolano i sensi e favoriscono il relax, dotata di piscina
idroterapica con cascate cervicali, sedute idromassaggio e percorso kneipp.
Mete Grand Tour • 267Giugno 2011
Architetturepugliesi
Dal Salento alla Capitanata
Sopra, il castello
di Otranto
L’osservatore, non necessariamente esperto,coglie come i blocchi lapidei lavorati eassemblati per i rivestimenti parietali dellearchitetture non sembrino solo sbozzati daabili scultori; la perfezione dei particolari e,soprattutto, la varietà delle soluzioni adottate,lasciano quasi immaginare un materialeimpiegato allo stato plastico, capace diassumere, senza limitazioni, ogni formaassegnata dall'artista. I risultati raggiunti ciaiutano a definire un campionario tipico,quello leccese appunto, unico nei dettagli enelle sue geniali articolazioni che identificanoun barocco quasi impossibile da dominare senon con attente e ripetute osservazioni».
Come cambia l’architettura da Bari aFoggia, passando per Barletta, Andria eTrani?
«La parte settentrionale della regione, grazieall’eterogeneità territoriale, si caratterizzasoprattutto per l’alternanza delle acclività e deirilievi e del desiderio, da parte delle comunitàinsediate, di sfruttare le potenzialità offertesoprattutto dalla costa e dal materiale dacostruzione estratto localmente. Ogni edificio,ogni opera di sistemazione, ogni manufatto, vanecessariamente rapportato a questi parametri.Tali fattori, abbinati all’abilità dei costruttori,consentono di stabilire una connessione tramodelli architettonici e aree di pertinenza.Episodi di architetture basse, distribuitesecondo precisi schemi insediativi costieri, sicontrappongono ad agglomerati adattati airilievi che ne hanno condizionato il lorosviluppo. Un carattere sicuramente ricorrenteper gran parte dei contesti appare la
lavorazione della pietra lasciata a vista (privaquindi, di strati superficiali) che, in alcuni casi,definisce la cromia prevalente dei centristorici».
Quali bellezze del territorio (scorcipaesaggistici, monumenti, opere esimboli) racchiudono il suo personalelibro di viaggi nella regione?«La Puglia offre soprattutto sensazioni; queste,da vivere e interpretare secondo il propriocodice, sono determinate e sicuramentecondizionate, dalle esperienze personali e dagliaffetti. Tale assunto potrebbe portare a esaltareaspetti capaci di incidere in manierasignificativa sulla nostra memoria, a danno dialtri fattori, altrettanto meritevoli. Potrei forsedire che tutto ciò che contribuisce a rafforzareil rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale(penso, ad esempio, al mare inteso come bene
che veicola cultura) lascia una tracciasignificativa all’interno dei propri ricordi. Untratto di costa alta, inaccessibile e perciòfortunatamente intatta, un insieme di fabbricatia picco sul mare che non cede a ogni deleteriatentazione, e ancora, le strutture difensivedistribuite su tutto il territorio, alla pari degliinsediamenti agricoli a sostegno di un’attivitàfortunatamente ancora fiorente, occupano unaparte significativa di questo libro. Un librotuttavia che merita di essere continuamenteletto, approfondito e ampliato».
Tradizione eno-gastronomica: dove ilturista ritrova l’atmosfera e i piatti tipicidella tradizione pugliese?«Ritengo i piatti tipici della tradizionepugliese, assolutamente particolari nel lorogenere; inutile dire che questi sono anchefortunatamente sostenuti dalla genuinità delle
Tra pizza e cucina salentina
RISTOPIZZA BLUESVia Imbriani, 12 - 73048 Nardò (LE) - Tel. 0833 56.28.95
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Dal 1984 Blues propone i piatti della cucina salentina, fatta di ricette
gelosamente custodite e tramandate di madre in figlia, e gustose
pizze preparate con farina di semola. Il legame con la tradizione
e l’antica arte culinaria del Salento si esplica anche nella particolare
attenzione prestata alla qualità degli ingredienti utilizzati e al modo con
cui vengono preparate le ricette a base di pesce e di carne. L’ambiente
è accogliente, semplice ed essenziale, l’ideale per una pausa rigenerante,
ma anche per una serata tra amici. Il celebre “giropizza” garantisce tutti i
giorni, a gruppi di almeno 4 persone, pizze di gusti diversi a ripetizione,
che arrivano in tavola divise a spicchi: per andare avanti nel giro, bisogna
finire tutta la pizza, sia quella al centro, sia gli spicchi in ogni
piatto. Altrettanto divertente è “pizza no stop”, il giovedì sera,
in cui viene servito via via uno spicchio di pizza a persona.
Quando tutti si fermano viene servita la pizza alla nutella.
270 • Mete Grand Tour Giugno 2011
materie prime utilizzate per la loropreparazione. E numerosi sono quei ristoranti(piccoli e accoglienti, solitamente postiall’interno di nuclei storici) che abbinano allatradizione di una gastronomia basata suiprodotti del territorio (verdure di stagione,pesce), accattivanti innovazioni, pur rimanendonell’ambito di quei sapori che attirano sempree ai quali è impossibile sottrarsi. Più che a unristorante in particolare, i miei ricordi sonolegati a quelle occasioni, quei momenti, dove èstato possibile apprezzare il valore el’importanza assegnati all’accoglienzaaccompagnata da una sola pietanza servita daun gestore desideroso soprattutto di averti nelproprio locale».
Verso quali destinazioni deve dirigersichi, sul territorio, cerca la tradizione e la
storia, lontano dalle tappe indicate dalleguide turistiche?«Il visitatore, sempre più attento a scoprireluoghi ricchi e incontaminati, sa che ledestinazioni esterne ai consueti e più notiitinerari, sono in grado di garantire un’elevatasoddisfazione del desiderio di conoscenza;abbinare alle tappe comprese nei maggiori flussituristici, quelle località dell’entroterra (adesempio, del Salento o del Foggiano), prive diogni tipo di aggressione speculativa, significapoter cogliere i sapori e l’essenza di una culturache sopravvive soprattutto negli esempi e nelletestimonianze più semplici, ma sicuramente piùnobili della tradizione locale. Un’intera regioneperciò, in grado di attrarre coniugando storia,cultura e bellezze paesaggistiche di cui ilterritorio è “esageratamente” ricco».
*
La Puglia, tra mare e cultura
BED AND BREAKFAST IL MELOGRANOVia Vecchia Ortelle, 18 - Vignacastrisi (LE)
Tel. e Fax 0836 92.25.49
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Nel cuore della riviera adriatica salentina, a Vignacastrisi, a circa tre
chilometri da Castro e Santa Cesarea Terme, sorge il B&b Il
Melograno. La struttura si compone di quattro stanze con bagno
privato e dotate di ogni comfort. Oltre alla sua straordinaria bellezza,
Il Melograno, offre una posizione ottima per chi vuole raggiungere le
splendide coste salentine o l’entroterra ricco di arte e cultura. Infatti in
2 minuti si può arrivare a Castro e Santa Cesarea Terme, in 15 minuti
si raggiunge la splendida Otranto, mentre in mezz’ora l’incantevole
capoluogo Lecce. L’ospite, qui, può trascorrere una piacevole
vacanza all’insegna del totale relax, senza problemi di parcheggio e
avendo comunque il mare a soli 2 km.
ESPRESSIONIBAROCCHETra la metà del 500 e la fine del 700 nasce quelfenomeno artistico e architettonico chiamato baroccoleccese. Un patrimonio dietro al quale emergono ilegami affettivi del ministro Raffaele Fitto, cherivela i segreti di terra e di mare del Salento
diELISA FIOCCHI
Mete Grand Tour • 273
Il fascino del Salento
Raffaele Fitto
Nella foto, la Porta di San
Biagio a Lecce.Sopra, Raffaele
Fitto, ministro pergli Affari regionali
al barocco leccese diGiuseppe Zimbalo, al fascinoparadisiaco delle coste delSalento descritte dallosguardo incantato del poetaIbn Kemal. Lecce, Otranto equelle spiagge, racchiudono i
ricordi più vividi dell’infanzia e della vita delministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto,nato e cresciuto a Maglie. “Pare in primavera ungiardino dell’Eden e dal mare la sua riva è untesoro che scorre” scrive il turco di Otrantonella cronaca della spedizione ottomana del1480 sulle coste del Salento. «Tante parolemeravigliose descrivono in quel racconto lanostra terra» commenta il ministro, «il mare dellamia infanzia è quello di oggi: Otranto. E sonomolto felice che sia anche il mare dell’infanziadei miei figli». Tra i testimoni più attuali delfascino della Puglia, e in particolare di Lecce,s’inserisce anche il regista e sceneggiatore turcoFerzan Ozpetek: «Ho cominciato a frequentare
D
Raffaele Fitto
Il fascino del Salento
la città poco alla volta, mi portavano in giro avedere dei posti, conoscevo le persone e così hofinito per innamorarmi dei leccesi e della città».Caratterizzata dal barocco dello “Zingarello” -così era soprannominato l’architetto e scultoreGiuseppe Zimbalo - Lecce verrà anche definitadal Gregorovius la Firenze del Barocco. Viaggio nella città che “ad ogni piè sospintooffre al visitatore la sorpresa di un portale, di unloggiato, di un archetto...”, attraverso i racconti ei ricordi d’infanzia di Raffaele Fitto.
Quali opere del patrimonio leccesepredilige? «La scelta è difficile. Mettiamola sul legameaffettivo. I campanili del Duomo di Lecce e dellaCollegiata di Maglie sono sostanzialmente similianche perché disegnati dalla stessa mano. Si trattadi due oggetti architettonici di assoluto pregio.Non sono solo belli, ma hanno avuto unafunzione urbanistica importante come punti di
Una pausa gustosa
LOUNGE BAR PUNTA MELISOVia Suora Elisa Martinez
S. Maria di Leuca (LE)
Cell. 339 73.52.683
Dalla terrazza esterna dell’unico lounge bar
immerso nel verde della pineta di S. Maria di Leuca,
si gode della vista dell’estrema punta d’Italia e della
splendido mare circostante. È proprio da questa
visione che il locale prende il nome: Punta Meliso,
un’oasi di pace e relax dove poter gustare, dall’alba
a notte fonda, panini caldi e croccanti pizze,
antipasti misti con specialità di terra e mare,
grigliate di carne e pesce accompagnate dai più
svariati contorni, sfiziosi aperitivi. Qui si può
sorseggiare un bicchiere di buon vino delle cantine
locali, una birra scelta tra la vasta gamma di
etichette internazionali o un ottimo cocktail, da
provare quelli esclusivi a base di vino. Punta Meliso
è anche un’area pic-nic attrezzata, con tavoli e
panche in legno e un parco giochi, coloratissimo
e completamente recintato, per far giocare
i più piccoli in tutta sicurezza.
Mete Grand Tour • 275Giugno 2011
Sopra, piazza del Duomo
a Lecce e undettaglio degli
elementi del barocco
leccese presentinel rosone
della basilica di Santa Croce
riferimento sul territorio. Giuseppe Zimbalo èstato un grande progettista e uno straordinariodecoratore».
Gregorovius definì Lecce la “Firenzedel Barocco”. Con quali aggettividescriverebbe la sua città natale e la vicinaLecce?«Mi sembra che la definizione di Gregoroviussia molto segnata dall’impeto della sua culturaromantica. Credo che Lecce, Maglie e le cittàdel Salento possano dirsi civili, dignitose e, oltreil periodo barocco, in qualche caso severe e inqualche altro con concessioni a uno spiritoeclettico che era proprio della finedell’Ottocento o dei primi anni del Novecento».
A spasso per Lecce e dintorni: dove si
cena al meglio della tradizione culinarialeccese?«Non faccio nomi ma devo operare unadistinzione tra cucina di terra e cucina di mare.È molto difficile che un ristorante che fa benel’una possa fare bene anche l’altra. Non èneppure automatico che sul mare si mangi beneil pesce o che nel’entroterra sappiano cucinareperfettamente le cicorie. Ho una mia mappapersonale di luoghi, ristoranti o case di amiciche si sovrappone a una mappa di piatti deliziosi.Se cucinare è un’arte, anche sapere dove sicucina bene se non è un’arte, ci va vicino».
A quali angoli e strade della città èparticolarmente affezionato? «Anche questa è una scelta alquanto difficile
276 • Mete Grand Tour Giugno 2011
perchè mi piacciono gli slarghi nei centri storicidove ci si ritrova a chiacchierare con gli amici.Una volta, quasi in un’altra vita, si potevapasseggiare per notti intere tra vicoli e piazzeparlando, conversando di tutto. Ci si fermava suun angolo perché magari era nata unadiscussione più accesa. Poteva essere il calcio o lapolitica. Ecco, sono particolarmente affezionatoa quegli angoli che mi illudo possano custodirele nostre parole».
Spostandoci sul mare: quali panoramila affascinano, magari sconosciuti allamaggior parte dei turisti? «Anche per il mare vanno fatte accuratedistinzioni: sabbia o scoglio? E la scogliera èmeglio alta o bassa? Nel Salento ce n’è per tuttigusti con una molteplicità di panorami. Forse ilpanorama più affascinante è la terra vista dalmare, la costa di Otranto vista dal mare».
*
Uno scenario da sogno
RESORT AUGUSTUSLocalità di Porto Miggiano
Santa Cesarea Terme (LE)
Tel. 0836 94.90.22 - Fax 0836 94.75.98
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Forte dell’esperienza trentennale della famiglia Merico, già proprietaria dei rinomati ristoranti Villino
e Rosa dei Venti, ecco sorgere tra l’incantevole litoranea di Santa Cesarea Terme e la selvaggia
macchia mediterranea, Augustus Resort, un grande complesso a cinque stelle dedicato
alla ristorazione, ai ricevimenti, all’amore per l’eleganza. Oltre a un’ampia sala ricevimenti interna
e un’area ristorante esterna, il Resort mette a disposizione anche sala congressi, lounge bar
e piscina. Sotto il pergolato, valorizzata da gazebo, arredi in stile e cucina a vista, un’area all’aperto
con 160 posti diventa l’incantevole zona ristorante, luogo in cui gustare piatti e dolci prelibati,
creati con maestria dagli chef e dai pasticceri dell’Augustus. Tutt’attorno, i colori e l’atmosfera
rilassata della natura circostante. Per esaltare i sapori dell’alta cucina, d’ispirazione tradizionale
e di vocazione innovativa, il Resort dispone
di un’assortita cantina, ricca delle migliori
etichette locali, nazionali e internazionali.
I DUE VOLTIDELLA CITTÀGuardata dal mare Taranto ha un fascino particolare. In un viaggio nel cuore anticodella città, con l’assessore al Turismo Giovanni Cataldino, si riscopre la magia di vicoli strettissimi e di luminose piazzette e l’eleganza di case e strade
diRENATA GUALTIERI
Mete Grand Tour • 279
mar Piccolo. Il canale artificiale che li unisce èsormontato dal ponte girevole oltre il quale sitrova il cuore della Taranto vecchia, «un anticoborgo medievale e tante altre memorie cheraccontano le sue antiche origini».
Per non tradire le aspettative durantela stagione estiva con quali iniziativeinteressanti coinvolgerà i suoiconcittadini e i turisti?«Nonostante le poche risorse economiche cheabbiamo a disposizione, ci stiamo muovendoper la programmazione della stagione estiva neimesi di luglio e agosto, tentando di utilizzare iluoghi della città più frequentati dai cittadini edai turisti, cioè i due lungomari, quello dellacittà vecchia e quello della città nuova,organizzeremo una serie di attività dispettacolo e di intrattenimento per i cittadini,con attività musicali e una stagione teatraleall’interno dello spazio all’aperto disposto dalComune di 1.500 posti. Stiamo lavorandoanche al recupero del centro del Borgo anticodi Taranto, che è un’isola legata da due ponti alresto della città, all’interno del quale isoleremo
Taranto
La città dei due mari
è la luce di Dio a Taranto. Lacittà dei due mari e deiquattro elementi primordiali.Terra, aria, fuoco, acqua. Cosìebbe a dire EdoardoWinspeare, regista del film “Il
Miracolo”: «Se un illuminato scendesse sullaterra, sceglierebbe questa città». Così bella, cosìferita. La “città dei due mari”, così è chiamataTaranto, posizionata su una lingua di terra chedivide il mare aperto, detto mar Grande, dal
C’
Nella foto grande,il Mar Grande
visto dalConvento
di Santa Chiara.Qui a fianco,
GiovanniCataldino,
vicesindaco del Comune
di Taranto
un’area pedonale per un giorno a settimana etra i vicoli storici ci saranno una serie dimanifestazioni artistiche e di spettacolo. Quelloche facciamo va già al di là delle aspettative.Quest’anno ci muoveremo grazie alcoinvolgimento di tutte le associazioni delterritorio, che affiancheranno il Comune inuna formula più partecipativanell’organizzazione della stagione estiva».
Dal punto di vista artistico quali tappenon possono mancare nell’agenda di unturista in visita in città?«La prima tappa è il Museo nazionalearcheologico di Taranto, città che è stata lacapitale della Magna Grecia, che ospita al suointerno una serie di reperti di inestimabilevalore, collezioni greche, romane e apule, tracui alcuni degli ori che hanno reso celebre il
Museo in tutto il mondo. La seconda tappapuò essere il Castello Aragonese che, grazie allaMarina militare, è stato preservato negli anni egrazie all’opera dell’Ammiraglio Ricci haavuto al suo interno una serie di scaviarcheologici che testimoniano una lunga storia.Una visita al Castello ha una durata di almeno4-5 ore, perché è uno dei castelli più integrid’Italia, che consente al turista di ripercorreretutte le tappe storiche della città, dallafondazione spartana di Taranto fino ai giorninostri attraverso i reperti ritrovati. Una tappad’obbligo è la città vecchia con le sue chiese ei suoi monumenti, che hanno mantenuto dalpunto di vista architettonico la struttura tipicaaraba, e i vicoli larghi appena 50 cm che sonoda visitare per le loro particolaricaratteristiche».
L’emozione di vivere un trullo
BED & BREAKFAST IL GALLO FELICE Strada Crispiano, 101
74015 Martina Franca (TA)
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Il Gallo Felice è un magnifico complesso di sei trulli e due lamie appena ristrutturato, incastonato nello scenario
bucolico delle campagne della Valle d'Itria a pochi minuti da Martina Franca. Gli ospiti possono alloggiare in 4
camere e una suite, tutte dotate di bagno privato, riscaldamento, tv e frigobar. Di queste, sia la suite che altre due
stanze sono ricavate nelle tipiche strutture a trullo. I proprietari, Emira Leccese e Alessandro Caffio, hanno
curato ogni antico ambiente, per garantire un confortevole e prestigioso soggiorno. La colazione, a base di
prodotti tipici e ricercati sul territorio, alcuni dei quali fatti in casa, è servita in un antico palmento a trullo, arricchito
da un confortevole camino e angoli relax. In estate, alla bontà delle colazioni servite all'aperto, si aggiungono:
l'atmosfera gioiosa del giardino fiorito e i colori e i profumi inconfondibili delle estati pugliesi.
La città dei due mari
Taranto
Mete Grand Tour • 281Giugno 2011
Sopra, ilponte girevoleQuale percorso indicherebbe per
riscoprire la tradizione marinara diTaranto?«Abbiamo tre grandi processioni religiose almare e partendo da quelle abbiamo attivato unpercorso di visita della città che permette aituristi di guardare la città dal mare, scoprendoun’altra Taranto. Abbiamo coinvolto anche ipescatori in una sorta di percorso turistico abordo dei pescherecci, sia le nostre due navi, laClodia e l’Adria che permettono di visitare edi riscoprire la tradizione marinara di Tarantotoccando i punti più importanti della città econsiderando la sua storia in relazione a quegliapprodi».
Anche la cucina a Taranto è
“marinara”. Quale piatto esprime megliola tradizione gastronomica locale?«Taranto è famosa per la straordinaria qualitàdelle cozze dovuta al fatto che nel Mar Piccoloci sono sorgenti di acqua dolce che sgorganodal fondo del mare che danno ai frutti di marequesto sapore caratteristico. I tubetti con lecozze sono il piatto che esprimemaggiormente la nostra tradizioneenogastronomica e tutte quante le elaborazioniche utilizzano questo frutto di mare».
In quale ristorante o trattoria dellacittà si possono ancora gustare i vecchisapori locali?«Quasi tutti i ristoranti della città vecchia sirifanno alla storia gastronomica della città
«Guardando la città dal mare il turista può scoprire,in un percorso insolito, un’altra Taranto »
perché hanno riscoperto che un’offertagastronomica che utilizza i vecchi saporiottiene un successo importante. È il caso adesempio del ristorante La Paranza o laSirenetta».
In quale angolo insolito si possonocogliere profumi e colori della città?«Io amo particolarmente la città vecchia e ilBorgo antico che è riuscito a manteneredentro sé la storia della città; è qui che sipossono davvero cogliere i profumi e i coloridi una città che è fortunata perché, come dissedurante le riprese del film Miracolo il registaWinspeare, la luce di questa città ha dellecaratteristiche particolari che delinea forme ecolori in un modo del tutto diverso rispetto alsolito».
*
Carni selezionate e piatti della tradizioneA nord-ovest della provincia di Taranto sorge la cittadina di Laterza. Qui, proprio
sul ciglio di un burrone, vicino al vecchio Castello Marchesale, alla Fontana
Medievale del 500 e al Santuario rupestre dedicato a Maria SS. Mater Domini,
c’è un luogo per godere dei piaceri del gusto. È la Macelleria Rosticceria
Tamborrino di Domenico Tamborrino, inaugurata nel 1950 dal padre Vito,
che Domenico continua a portare avanti con successo grazie alla passione per il
mestiere e alla cura nella scelta delle carni rigorosamente provenienti da
allevamenti pugliesi e lucani. Nell’accogliente sala soppalcata in pietra viva con
volte a botte, di recente ristrutturazione, oltre alle insuperabili specialità arrosto
come: involtini di agnello (gnumuriedd), zampini di vitello, salsiccia di maiale, agnello
e agnellone con cipolla, saltimbocca, costate di vitello, tagliata, per chi lo voglia, e
previa prenotazione, si possono assaporare alcune gustose ricette tipiche come
“A Callaredd” (agnello in umido con verdure), U sucaridd (salsiccia in sughetto
di pomodorini); cavatelli con funghi e salsiccia; orecchiette al sugo con polpettine
e altri piatti della tradizione locale. Su prenotazione, aperto a mezzogiorno.
TAMBORRINO MACELLERIA ROSTICCERIAVia Roma, 58 - 74014 Laterza (TA) - Tel. 099 821.61.92 - 099 821.69.16
282 • Mete Grand Tour Giugno 2011
284 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Confratellidurante laProcessionedell’Addoloratadella SettimanaSanta
MISTEROE PASSIONEHa raccontato Taranto e i tarantini del passato. Lo scrittore Domenico Sellitti svela quanto c’è di antico e di moderno nella sua terra e ricorda che dietro ogni luogo c’è una storia intrigante da conoscere, attraverso secoli di storia, usi, costumi e tradizioni
diRENATA GUALTIERI
on v’è città che sia cosìinteramente sparita dallafaccia della terra quantoTaranto”. Questo grido diallarme fu lanciato dallostudioso Gagliardo per
celebrare un dramma tutto locale: sebbene gliantichi, da Strabone a Diodoro, da Floro a Tito
Livio, avessero documentato la grandezza dellacittà, ben poco rimaneva delle mirabili vestigiaclassiche. Una città dalla storia più chemillenaria ha rischiato di perdere ogni tracciadel tempo che fu a causa dell’evoluzionearchitettonica in epoca passata e della cecitàculturale in epoca moderna. Fortunatamente,però, preziose tracce resistono incastonate traedifici e piazze, offrendo uno spettacolo di unamaestosità ineguagliabile. Molti siti archeologicisono stati recuperati per la fruibilità turistica escolastica. Tombe, templi, edifici pubblici eprivati di epoca classica fanno da preziosocorollario al Museo Marta. Non solo: i progettidi recupero del borgo antico hanno restituito alterritorio edifici imponenti, ingentiliti da fregiin pietra e da ringhiere in ferro battuto. «Lamodernità ha accolto la vetustà in abbraccioforse forzato, ma necessario per la tutela delbene culturale, tanto da aver reso alla cittàsimboli architettonici desueti, quali la storicaPensilina Liberty di via Cariati e il Gazebo dipiazza Garibaldi».
Sante, streghe, sirene e regine nellastoria e nella leggenda di Taranto. Ce nepuò raccontare una che bene esprima la
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Mete Grand Tour • 285Giugno 2011
Taranto
Perdersi nel Borgo antico
Sopra, loscrittore
Domenico Sellitti
tradizione locale? «In un quadro storico come quello delle Donnedi Taranto si legge, attraverso ciascunpersonaggio, la caratteristica e la peculiaritàsaliente che contribuisce a questa visione diinsieme. Ogni donna citata possiede quel valoreaggiunto che si è trasformato in documentostorico. Probabilmente una in particolarepotrebbe rappresentare l’immagineschiettamente genuina della tradizione locale: lafigura simbolo della tarantinità, quella descritta einterpretata da Maria Andriani, autrice e attricedi teatro, figura che di impatto ricollega allaprosa e ai personaggi caratterizzanti del teatro diEduardo, per le motivazioni umane purnell’ambito della antichissima cultura delle gentiioniche. Grazie alle sue opere teatrali è lei che hasalvato nella narrazione di tipi umani, dipescatori e di capère, di donne tuttofare, la vita,gli usi, i costumi di tutti i giorni, sentendo vivo ilsenso di appartenenza a Taranto, alla poveragente che fatica».
C’è un paesaggio suggestivo o un luogoa cui lei è particolarmente legato?«Il luogo al quale sono indissolubilmente legatoè la città vecchia di Taranto, ovvero il Borgo
antico. Così amo definire quel suggestivo lembodi terra circondato dal mare e ancorato alla terraferma, come fosse una barca sempre pronta asalpare. Il mio luogo della memoria. Un cuorepulsante in un corpo impenetrabile e massiccio,dove una dedalea intricata di vicoli, strettescalinate (postierle), edicole votive, piazze ecortili si avvicendano in continua successione;dove chiese e cappelle devozionali scandiscono latarantinità dei quattro quartieri (pittaggi) separatidai due assi viari incrociati (via di Mezzo e viaNuova). Un non-luogo, senza spazio e senzatempo, che respira la stessa aria incantata dasecoli, crogiuolo magico di culture e di coloriche hanno disegnato paesaggi e caratteristiche inmaniera indelebile. Camminare e perdersi traquesti vicoli rappresenta un percorso diconoscenza attraverso secoli di storia, di usi e dicostumi, di tradizioni e di lingue mutuate ai tantipopoli che vi hanno soggiornato, spesso comeospiti, ancor più spesso come dominatori.Influenze caratterizzanti che costituisconol’anima genuina di quel corpo impenetrabile emassiccio».
Quale percorso consiglierebbe a unturista curioso tra i luoghi simbolo
«I riti della settimana santariuniscono i tarantini con i tanti turisti attiratidall’evento»
Perdersi nel Borgo antico
Taranto della cultura di Taranto?«Per un approccio iniziale con la storia e lacultura del luogo, un tour ideale deve prenderele mosse dal Borgo Umbertino, centro vitaledella città che raccoglie gli elementi simbolodella cultura e della tradizione. Dal Pontegirevole, simbolo del passaggio storico dalla cittàmarinara alla metropoli industriale, alMonumento al Marinaio che fronteggia ilmaestoso Castello Aragonese, testimonianze delruolo strategico che la Marina ha rivestito nella“città dei due mari”. E continuando, ilLungomare Vittorio Emanuele III, fra i più bellid’Italia, che offre il suggestivo affaccio a maresulla rada di Mar Grande e sulle misteriose (esemisconosciute) isole Cheradi di S. Pietro e di S.Paolo. Affascinante, poi, osservare la recentestoria architettonica del Borgo attraverso edificimaestosi: dal monumentale Palazzo del Governo
del Brasini, al lineare Palazzo delle Poste,all’imponente edificio della Banca d’Italia, fino alpittoresco edificio in stile gotico-veneziano,realizzato da un notabile tarantino per farnedono alla sensibile e romantica moglie».
Taranto ha anche una forte tradizionereligiosa. Quali sono i luoghi cheesercitano un forte richiamo e i riti piùsuggestivi?«I riti della settimana santa sono i più importanti,avendo il potere arcano di riunire, una voltaall’anno, l’intera comunità tarantina che si fondein un corpo unico con il gran numero di turistiattirati dall’evento. Le parole chiave sono Misteroe Passione. Il Mistero, simbolo della processione,annuncia la Passione di Cristo che durantel’evento si trasmuta in passione dell’uomo equindi dei pellegrini (i Perdoni). I Perdoniindicano ai fedeli, con il lento e stentato
286 • Mete Grand Tour Giugno 2011
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288 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Perdersi nel Borgo antico
Taranto
Sopra, banchi di cozze, nellacittà vecchia di Taranto
locali?«La regina delle tavole tarantine è la cozza, chepuò essere cucinata in vari modi, con procedurae arte sempre diverse. La preparazione tipica èl’impepata di cozze, nota come cozze allapuppetègne (termine che deriva dal dialettopuèppete, ovvero popolano, contadino). Latradizione vuole che questo piatto fosse cucinatodai lavoranti dell’entroterra leccese che, giuntistagionalmente a Taranto, si cibavano di questopasto povero. Costoro, non abituati ad aprire levalve del mollusco, usavano saltarlo in padellaper agevolarne la cottura. Da qui questa ricettatanto semplice quanto gustosa. Questo piatto èuna delle pietanze più ricercate e apprezzate. Ioconsiglio di provarlo al “Gesù Cristo”, tipicolocale dove sono serviti gustosi pranzitradizionali di buona qualità. Un’ultimaraccomandazione: le cozze vanno gustate nelperiodo di massima crescita, tra maggio e luglio,quando il frutto è carnoso e corposo».
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incedere (nazzecata), dalle ore 15 del giovedìsanto, la via del pellegrinaggio ai Sepolcriallestiti nelle chiese del Borgo e della cittàvecchia. La processione dell’Addolorata ha inizioalle 23 del giovedì santo, quando la madredell’Uomo, disperata, inconsolabile, con il cuoretrafitto nella mano sinistra, vestita con l’abitonero, si affaccia dal ballatoio di S. DomenicoMaggiore per poi unirsi al lungo corteo che sisnoda lungo via Duomo, alla ricerca del Figlio.Dalla Chiesa del Carmine alle 17 del venerdìsanto ha inizio la processione dei Misteri.L’Addolorata regge il cuore trafitto nella manodestra. Il Troccolante guida con il secolarestrumento (la troccola) la cadenza del lentocammino, che si concluderà la mattina del sabatosanto. Bussando al portone del Carmine eglisegna la fine dei riti».
Ci può indicare una ricetta tipica e unristorante della città in cui un turistastraniero può assaporare i sapori autentici
Dal primo road movie di Roberto Rossellini all’uso metaforico che Emanuele Crialese fa diLampedusa: Marco Müller, direttore artistico della Biennale del Cinema di Venezia, sceglie alcuni
fotogrammi per dire che senza la cinepresa molti luoghi del Belpaese non sarebbero mai stati raccontati
di PAOLA MARUZZI
SETA CIELO APERTO
Mete Grand Tour • 291Giugno 2011
Viaggionel cinema
MarcoMüller
In apertura, iprotagonisti di
“Basilicata costto cost” (2010).
Sopra, MarcoMüller, direttore
artistico dellaBiennale del
Cinema diVenezia
asy Rider, Paris-Texas,Mediterraneo, Titanic: l’elenco deifilm cult che ruotano attorno altema del viaggio è lunghissimo equalsiasi tentativo di stringerli sottoun comune denominatore sarebbe
insensato. Cosa diversa è tracciare insieme aMarco Müller, direttore artistico dellaBiennale del Cinema di Venezia, una parzialecartografia dell’Italia vista al cinema, scoprendoche orientarsi non è affatto semplice. Se, infatti,la presa diretta della scuola neorealista hasvelato posti prima d’allora “invisibili”, dall’altrai cineasti italiani continuano confondere lecarte. Accade così che Paolo Sorrentino nelfilm “Le conseguenze dell’amore” raccontifedelmente il Ticino, girando il film altrove.
Qual è il suo film di viaggio preferito?«Una pellicola muta del 1939 che ho vistoquando avevo 21 anni, di ritorno in Occidentedalla Cina. Si chiama “Vicino al mare piùazzurro” di Boris Barnet: è un canto d’amore,un invito a perdersi in altri orizzonti».
Viaggiare attraverso il cinemad’autore per scoprire il Belpaese. Con chiinizia la storia?«Un grande produttore cinematograficopurtroppo scomparso, Leo Pascarolo, diceva chei film si fanno perché si vuole conosceremeglio un luogo. A questo punto non posso
che credere a una delle tante leggende checircolano su Roberto Rossellini, appassionatodi corse automobilistiche: prima di iniziare leriprese di “Viaggio in Italia”, che uscì nel 1956,volendo lanciare la sua nuova Ferrari, percorsela Fettuccia di Terraccina, che da Romaconduce a Napoli. Mi piace pensare chepremendo l’acceleratore in quei ventichilometri di rettilineo sulla litoranea ilprogetto del film fosse già iscrittonell’esperienza del viaggio reale, che ci fossegià una visione del paesaggio».
Se “Viaggio in Italia” è uno dei primiesempi di road movie all’italiana, cosasuccede dopo?«Senza il cinema tante parti del nostro paesenon sarebbero state mai scandite in manieracosì sistematica e con altrettanta curiosità.Pensiamo, per esempio, al progetto post bellicodi “Paisà”, che svela il sapore particolare diun’Italia piena di contrasti ma anche, tornandoai nostri giorni, ai film di Carlo Mazzacuratiche esplorano il Triveneto e l’Emilia Romagna,
E
in un andare e venire continuo». Il neorealismo italiano ha inventato un
linguaggio per raccontare la realtà,portando la macchina da presa fuori daiteatri di posa. Oggi possiamo dire che iviaggi di molti registi continuanoprevalentemente nelle province e nelleperiferie dell’Italia? «Certo e lo si vede in “Basilicata cost to cost”di Rocco Papaleo o in “Benvenuti al Sud” diLuca Minero, entrambi ambientati in angolidell’Italia mai esplorati dal cinema. Ma negliultimi anni sta succedendo qualcosa di piùinteressante: grazie sopratutto alle politiche dialcune Film Commission, quella piemonteseprima di tutto, c’è la possibilità di reinventarebrani paesaggistici dell’Italia e dell’Europa
senza che debbano combaciare con l’originale.Mi spiego: il primo grande successo di PaoloSorrentino, “Le conseguenze dell’amore”, èambientato per tre quarti parte a Chiasso, inSvizzera, ma solo il 10 per cento è stato giratoin Ticino. Il resto, quindi l’idea di una Svizzeralinda e ordinata, è Treviso. In definitiva gliambienti reali diventano set a cielo aperto,suscitando molto di più che la replica di quelladata regione».
Qualcuno ha parlato di cineturismo,quel viaggio indotto dalla visione deiluoghi che il cinema mette in scena,come è accaduto a Matera, riscoperta agrazie al film di Mel Gibson. Le è maicapitato?«È successo tante volte. Sono andato al
292 • Mete Grand Tour Giugno 2011
MarcoMüller
Viaggionel cinema
Vincenzo Amatoin una scena delfilm “Respiro”(2002) diEmanueleCrialese, giratointeramente aLampedusa
294 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Una delle celebriscene on theroad tratta daParis-Texas(1983), film diWin Wenders
Parco naturale dell’Etna sulle traccedelle terre vulcaniche catturate da Pasolini in“Vangelo e Porcile”, dove appunto siritrovano citazioni estreme del paesaggio, lestesse che avrà colto lo scenografo KingDavid quando, dopo aver visto il Vangelo diPasolini, suggerì a Mel Gibson Matera. Ma iomi sono spinto oltre il cineturismo: ho sceltodi appartenere a luogo, Barbarano Romano,un piccolo comune nel Viterbese, perché quelpaesaggio selvaggio, di pietra vulcanica, dinatura che lotta per riprendersi ognicentimetro libero mi ricordava tanti B muoveitaliani degli anni Settanta».
Di quali film si tratta?«Sono due commedie forse un po’ banali, mache esaltano la violenza emotiva dell’incontro
con quei luoghi: “Abbasso tutto viva noi” diGino Mangini e “I cannibali” di LilianaCavani».
Tra i cineasti contemporanei,chi fa un uso innovativo dei paesaggi?«Sicuramente Emanuele Crialese. In attesa divedere alla Biennale il suo ultimo lavoro,“Terraferma”, torno su quello che in qualchemodo è il suo film emblematico, “Respiro”.Qui il regista guarda a Lampedusa come sefosse un cineasta straniero, scopre una geografiadelle emozioni, scomponendo e ricomponendol’isola. Il paesaggio diventa un dispositivonarrativo. “Nuovomondo”, invece, ci convincecosì tanto perché è costruito sul contrasto tra lafisicità di un paesaggio e quello ricostruito neiteatri di posa».
*
MarcoMüller
Viaggionel cinema
Giugno 2011
L’attore escrittoreGiuseppeCederna
IL VIAGGIOÈ RITORNO«Non mi piace l’idea del viaggio come “staccare la spina”: spesso io nel viaggio “attacco la spina”,con le cose più importanti di me stesso». Giuseppe Cederna, in Grecia come in India,si sente più completo e vicino al mondo. E di questa sensazione riempie pagine e spettacoli
di MICHELAEVANGELISTI
e vivi ogni esperienza con l’occhiocurioso, con lo sguardo attento aiparticolari, ascoltando quello cheaccade dentro e attorno a te, tisuccedono cose sorprendenti».Questo è il senso del viaggio e
della vita per Giuseppe Cederna, attore, scrittoree alpinista. L’avventura del viaggio l’ha vissutadietro la macchina da presa, in film come“Mediterraneo” e “Marrakech Express”, masoprattutto come uomo con la valigia in mano,sempre pronto a itinerari di scoperta e dimeraviglia ma anche di conoscenza e di dolore,
nei quali ha sentito che il mondo ha bisogno diaiuto e che bisogna fare qualcosa di concreto. Ele sue esperienze non le tiene per sé. Letrasforma in progetti umanitari, libri, piècesteatrali. «Essendo un attore riesco a raccontarle inpubblico, a farne uno spettacolo, una storia dacondividere. È una fortuna, perché non mi sentomai solo».
Nel film “Mediterraneo” è il soldatoFarina, che, mentre i compagni lasciano amalincuore l’isola, decide di restare. Allafine di quale tra i suoi viaggi ha avuto latentazione di mettere radici? «Non mi è mai successo perché penso che dopoil viaggio il ritorno a casa sia una bellasensazione. Però amo tornare negli stessi posti:più che consumare i viaggi andando in luoghisempre diversi mi piace ricercare relazioni piùintime e profonde con angoli di mondo ai qualisono già legato. Uno di questi è sicuramente laGrecia, dove torno ogni anno, un altro è l’India.Anche perché nello stesso posto ogni volta c’èqualcuno che ti racconta una storia nuova».
C’è anche in Italia qualche luogo dove
«S
Mete Grand Tour • 297Giugno 2011
In alto,un panorama
della Valtellina
le piace tornare?«Sono originario della Valtellina e ho una casa difamiglia sotto le montagne, vicino a Sondrio. Lìmi piace tornare, insieme ai nipoti e alla famiglia,a scrivere, a camminare e a fare anche un po’ ilcontadino».
In “Mediterraneo” il gruppo di soldatiprotagonisti finisce per stringere diverseforme di legame con la popolazionedell’isola. Tra i popoli e le culture che haincontrato, quali sono quelli che hannolasciato in lei un segno più profondo?«Ho fatto viaggi molto diversi tra loro. Sono statopiù volte in Algeria e in Marocco, nel deserto, el’incontro con la civiltà sahariana è stato molto
forte. Agli inizi degli anni Novanta sono stato inAfrica, in zone di guerra, come testimone. Hovisto la gente che muore, la carestia come armadi guerra. Quei viaggi hanno lasciato un segnodiverso e più doloroso. Uno dei Paesi che halasciato e che lascia tuttora una traccia piùprofonda, anche per le amicizie che ho stretto eper un progetto che ho avviato, è l’India».
Nel suo libro Il grande viaggio racconta larisalita alle fonti del Gange. Durante quelviaggio ci sono stati luoghi o situazioniche più l’hanno colpita?«Proprio dall’avventura narrata nel libro e dairapporti stretti con ragazzi di Nuova Delhi e diun piccolo villaggio dell’Himalaya, Barsu, è nata
Viaggionel cinema
GiuseppeCederna
298 • Mete Grand Tour Giugno 2011
in me e in alcuni amici la voglia di provare a farequalcosa di concreto per quelle terre, inparticolare per aiutare la parte più forte e piùesposta dell’economia Himalayana, le giovanidonne. In tanti villaggi dell’alta valle del Gange,ad altitudini superiori ai 2000 metri, si muoreancora di parto. Le donne già a partire dagli 8anni lavorano come animali. L’idea è stata quelladi organizzare dei corsi di formazione in ospedaliindiani perché alcune ragazze di questi villaggipossano diventare personale paramedico eriuscire a dare un aiuto di pronto soccorso maanche di promozione e informazione. Il progettova avanti ormai da 4 anni e stiamo raccogliendo
fondi per la onlus che abbiamo aperto e che sichiama “Una cosa giusta Gianpiero Bianchi”, perricordare un nostro amico attore e compagno diviaggi purtroppo scomparso nel 2005. Così allostesso tempo si può viaggiare, ricordare un amicoche non c’è più, aiutare un gruppo di donne: daun viaggio nasce qualcosa di più ricco».
“Mediterraneo” conclude la trilogiadella fuga del regista Gabriele Salvatores.Anche per lei il viaggio è una forma difuga? «In quel caso si trattava di una fuga dalla corsasuperficiale, dal quotidiano inteso come chiusura;oggi invece spesso si cerca una fuga dalla vita,
GiuseppeCederna
Viaggionel cinema
Sopra,il monteKenya la secondamontagnaafricana dopoil Kilimanjaro
300 • Mete Grand Tour Giugno 2011
In alto,una vedutadell’isola grecadi Kastelorizo,set diMediterraneo,di GabrieleSalvatores.A lato,GiuseppeCedernainsieme aglialtri protagonistidel film
dagli impegni e dai nostri compiti nel mondo. Inrealtà per me il viaggio più che una fuga è unsentirmi più completo, più vicino alle cose checontano. Non mi piace l’idea del viaggio come“staccare la spina”: spesso io nel viaggio “attaccola spina”, con le cose più belle e più importantidi me stesso».
Anche nel libro Piano americano narra diun viaggio. Alla scoperta di cosa?«È innanzitutto un viaggio vero e proprio: vado aLondra, mi cambiano il nome, mi danno unapiccola roulotte, che si chiama Lilliput. Ma haanche una valenza metaforica, perché si popoladi presenze fantastiche, oltre che di attori famosiin carne ed ossa, ed è anche un viaggio interioremolto sincero e profondo su cosa significalavorare dall’altra parte della Manica, con
grandissime star, su cosa succede nell’animo di unattore, quali sono le riflessioni, i momenti dieuforia ma anche quelli di sconforto e disolitudine».
Lei ha anche una notevole esperienzacome alpinista. Tra tutte le sue scalate cen’è una al cui ricordo è particolarmentelegato? «Una è sicuramente la scalata del monte Kenya,una montagna difficile ma meravigliosa: laconformazione vulcanica del terreno, con piantee animali mai visti, dava l’impressione di essere inun film di fantascienza. Ma forse l’avventura piùsurreale e fantastica l’ho vissuta salendo verso lesorgenti del Gange; ho preso un tè bollente inuna grotta, sotto un sasso, a 4.500 metri dialtitudine, con una ragazza, una cercatrice diassoluto, che aveva scavato una tana sottoterra percercare di sopravvivere all’inverno».
Quali sono i prossimi appuntamentidella sua agenda del viaggiatore?«Ora sono in giro per l’Italia con il miospettacolo sul viaggio e sulla poesia. Sono appenarientrato dall’India e magari a fine estate mipiacerebbe tornare per l’ennesima volta aKastelorizo, l’isola del film Mediterraneo».
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GiuseppeCederna
Viaggionel cinema
304 • Mete Grand Tour Giugno 2011
IL SENTIERO DELLE GENZIANEUn parco a “misura d’uomo” che offre molto a chi, con attenzione e discrezione, ha il piacere di passeggiare per uno dei suoi sentieri. Graziano Danelin, direttore generale del Parco naturale delle Dolomiti friulane, ci guida tra rifugi,casere, stambecchi e specialità dal sapore autenticodi NICOLETTA BUCCIARELLI
Mete Grand Tour • 305Giugno 2011
Dolomiti friulane
Escursioni tra cimeincontaminate
In apertura, laCima dei Preti.
A sinistra,stambecchi delparco e alcuni
escursionisti
na bellezza poco esibita cherichiede passione, cura eattenzione per poterla coglierein pieno. Il Parco naturale delleDolomiti friulane, patrimoniodell’Unesco, offre uno spettacolo
senza pari al turista che vuole immergersi inuno spettacolo naturale incontaminato madiscreto. «Il riconoscimento che abbiamoottenuto dall’Unesco» spiega Graziano Danelin,direttore generale del parco, «è frutto dell’altogrado di selvaticità che è stato riscontrato nel
parco, la cosiddetta “wilderness” inglese.L’ambiente, rispetto anche al resto delleDolomiti - riconosciute anch’esse patrimoniodell’umanità - è quello rimasto più intattoanche in situazioni di fondovalle. Non a casoquando l’Unione mondiale per laconservazione della natura venne a esaminare ilparco monitorò sia le aree di fondovalle che iterritori delle altitudini più elevate». L’internodel parco non è abitato, la popolazione è tuttanell’area esterna. In ogni caso, si tratta difrazioni abitate da un centinaio di abitanti.
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Sono comuni scarsamente popolati, checontano tra le 400 e le 500 persone. Il paesepiù popolato ha circa 1.500 abitanti. Per girareall’interno del territorio si possono utilizzaredelle piste di fondovalle che una volta eranostrade utilizzate esclusivamente per andare arifornirsi di legna o per permettere il passaggiodegli animali da pascolo. Sono strade di terrabattuta che salgono da fondovalle per arrivareai punti più alti delle escursioni. «Per conosceree visitare il territorio è necessario sfruttare larete sentieristica poiché nessuna strada, néstatale né provinciale, passa all’interno delterritorio del parco – tiene a precisare il
direttore –. Questo è proprio quello che haconsentito la conservazione di un paesaggiointegro, che si è mantenuto così anche aseguito dell’abbandono delle terre. Intorno aglianni Cinquanta sono stati in molti a spostarsinelle vicine aree industriali. Ciò è avvenutoanche in altre zone, ma con la differenza che inostri territori non sono stati poi sfruttati inaltri modi, anche per la loro asprezza, sebbenele cime più elevate arrivino soltanto intorno ai2.700 metri. In questo modo le generazionisuccessive hanno avuto la fortuna di ritrovarsitra le mani un ambiente tale e quale a comeera in origine».
306 • Mete Grand Tour Giugno 2011
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«Il Parco naturaledelle Dolomiti friulanedeve essere una sceltaper chi ama l’ambientee la natura»
Escursioni tra cimeincontaminate
Dolomiti friulane
Mete Grand Tour • 307
«Oltre ai rifugi ci sono una serie di “casere”, ovvero le ex malghe, che sono state riconvertite in strutture di accoglienza
per l’escursionista»
Uno dei compiti e degli obiettivi del Parco è laconservazione del territorio e la possibilità difornire un’economia diversa, “sostenibile”, allepopolazioni locali. «Già in passato qui erapraticato un turismo a “misura d’uomo”, oggiè aumentato il flusso turistico. Anche se per noiè importante restare sempre dentro numeriequilibrati, per questo non proponiamoiniziative o investimenti per far arrivarecentinaia di persone contemporaneamente. IlParco naturale delle Dolomiti friulane deveessere una scelta per chi ama l’ambiente e lanatura; ci rivolgiamo in particolar modo allefamiglie perché qui c’è la possibilità di godersimomenti di svago a contatto con la natura. In
questa direzione vanno anche le settimaneverdi, o bianco-verdi nel periodo invernale, incui proponiamo, insieme ai consorzi turisticilocali, visite guidate o altre iniziative» spiegaDanelin.Ma quali sono le escursioni da poter fare nelparco? «All’interno del territorio protetto sonoattivi cinque rifugi, raggiungibili con strade dafondovalle o, alcuni, solo a piedi. Poi ci sono le“casere”, ovvero le ex malghe, dove il malgheserisiedeva e produceva il formaggio. Tutte lecasere in alta quota sono state riconvertite instrutture di accoglienza per l’escursionista.Sono stati creati dei bivacchi, o bivacchi-sorveglianza, aperti al pubblico come punto di
Giugno 2011
Sopra, il rifugio Flaiban
Pacherini. Nella pagina
precedente, “Musdi Brica”, i torrioni
che si trovanonell’omonima Val
di Brica.
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Friu
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riferimento per l’attività escursionistica o anchecome base di gestione per l’attività disorveglianza all’interno del parco. Sono punti diriferimento per le escursioni che durano alcunigiorni». Tra le iniziative del parco ce n’è una checollega il centro naturale friulano con laDanimarca. «I danesi vengono qui per vivere lenostre bellezze montuose. Noi proponiamo unasettimana di “full immersion” in un ambienteincontaminato, senza con l’obiettivo di staccarecompletamente dalla frenesia di tutti i giorni».Ma le tipologie di escursioni sono diverse.«Quella che consiglio si chiama “il sentierodelle genziane” o “Truoi dai Sclops” neldialetto di Forni di Sopra, il paese da cui siparte e in cui si fa ritorno – continua Danelin
–. L’escursione è denominata in questo modoperché da giugno in poi ci si ritrova circondatida questo fiore violaceo tipico del posto.Attraverso una pista forestale si arriva al rifugioGiaf in circa due o tre ore, poi si sale fino allaForcella - un passo che arriva a 2.000 metrid’altitudine - per giungere alla Casera ValMenon passando attraverso le mughette, unapianta molto diffusa dalle nostre parti ericonosciuta come prioritaria dall’Unioneeuropea. Il punto più alto è quello chiamato“Forcella dell’Inferno” a 2.200 metri. Siridiscende poi, attraverso il rifugio Pacherini,poi per la Val di Sora, in mezzo alla vegetazionedata prima dalla mughetta, poi dal bosco dilarici e abeti, fino a ritrovarsi di nuovo a Fornidi Sopra. Da fine giugno fino a metà luglio si
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Mete Grand Tour • 309Giugno 2011
Dolomiti friulane
Sopra, immaginedelle tipiche
genziane che si possono
incontrare nelsentiero
può sentire il profumo della negritella, unapiccola orchidea che cresce in queste aree e haun profumo di vaniglia. Si può godere dellavisione di un ambiente totalmente dolomiticocomposto da guglie, chiamate “Monfalconi”.Tutto l’itinerario comporta un’escursione dicirca otto ore ed è adatto a tutti, richiede ilgiusto equipaggiamento e un minimo diallenamento. Il nostro ente, anche incollaborazione con il Club alpino italiano, si staimpegnando molto sulle tematiche dellasicurezza perché chi si avventura in queste zonedeve prima informarsi. Camminare è bellissimo,ma bisogna farlo in totale sicurezza» avverte ildirettore. Per chi ha la possibilità di compiere l’escursionedel “sentiero delle genziane” è facile che si trovisulla strada uno schivo, ma curioso, abitanteautoctono. «In questo itinerario si possono
incontrare camosci e, nelle altitudini piùelevate, persino stambecchi. Se si ha fortuna, aluglio, è possibile vedere volteggiare anchel’aquila reale, con i suoi piccoli appena nati alseguito. La presenza di questo uccello è unsegno importante dell’elevato grado dinaturalità del parco».Per quello che riguarda invece un itinerario deisapori, il territorio, conclude Danelin, offreprodotti tipici d’ineguagliabile prelibatezza.«Esistono diversi locali che offrono i piatti e iprodotti di “una volta” come il frico, ovvero ilformaggio fritto, l’insalata di tarassaco e lardo, lefrégole, la zuppa di ortiche, il risotto con fava“cornigia”, le zucche con farina, la frittata conle erbe, ossia la famosa frittata friulana.Abbiamo inoltre il pane dolce e, per la carne, lafamosa petuccia, la bresaola e lo scòt di polentae salsiccia». Luoghi da vedere e da gustare.
«Da giugno in poi ci siritrova circondati dallegenziane, fiore violaceotipico del posto»
*
Escursioni tra cimeincontaminate
Giugno 2011
Un territorio costellato di antichità
medievali e longobarde. Nel quale
crescono funghi prelibati, che
a ottobre sono celebrati
in una vera e propria Festa
dei funghi. I consigli
di Maria Teresa Lenchig
di LUCA CAVERA
no dei paesaggi del Nord Estche mostra maggiormente isegni della sua storia piùantica è quello intorno adAttimis, in Friuli VeneziaGiulia. Nel comune sipossono ammirare ben tre siti
medievali: il castello di Partistagno, il castellosuperiore e quello inferiore di Attimis.Questa valle non è però la sola a essereancora dominata da queste strutture, poste
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TERRA DI FUNGHIE CASTELLI
310 • Mete Grand Tour
Giugno 2011
TradizioniFriulanesulle alture; tutta la zona è chiamata non a
caso la Terra dei castelli. Per fare unesempio, qui vicino c’è l’antico centrolongobardo di Cividale. I percorsi possibili in questo scenario sonoinnumerevoli, ma i più interessanti sonocertamente quelli che uniscono gli itinerarifra i vecchi castelli e le altre strutturemedievali con gli itinerari enogastronomici.«La nostra Terra dei castelli – dice MariaTeresa Lenchig, una dei tre titolari dellatrattoria La Baita – è anche costellata diaziende vinicole dalle produzioni pregiate».La trattoria continua a proporre ai suoi ospitiun piatto tipico: il pasticcio al forno confunghi porcini. «Si tratta di un’antica ricetta,che abbiamo rielaborato. Quando questiprelibati prodotti sono disponibili inabbondanza, rivoluzionano letteralmente lanostra cucina. Durante la stagione dei funghisi può gustare un menù tutto a base difunghi. A partire dall’antipasto, proseguendocon i primi e concludendo con un secondopiatto composto da porcini alla baita, alcartoccio, alla piastra, alla brace e funghigalletti allo speck». I funghi sono così importanti in questatradizione culinaria che ogni secondadomenica di ottobre viene organizzata unaFesta dei funghi, con degustazioni e unamostra, dove è possibile trovare dai 150 ai300 tipi di funghi, secondo il momento piùo meno propizio. Oltre che per i funghi,questa zona è nota per la pasta fatta in casa.«Il segreto per la migliore pasta fatta in casa èla sensibilità al tatto per sentirne laconsistenza, che deve essere quella adatta per
il tipo di piatto particolare che sideve realizzare». Fra i secondi,vanno ricordati il cinghiale in salmìe le lumache alla bourguignonne.«Il nostro cinghiale in salmì ècucinato ancora secondo la vecchiaricetta. È una carne morbidissima esaporita, senza eccedere nelselvatico. Lo serviamo naturalmente con lapolenta fatta, con le farine della zona.L’abbinamento migliore per il cinghiale è conun Refosco di Faedis. Invece, le lumachegratinate sono profumatissime, invitanti.Abbiamo anche delle carni speciali alla griglia– da abbinare al Cabernet Franc del Collio –come la costata di bisonte». La trattoria, inorigine nata come un’osteria, all’inizio del2012 festeggerà i primi 50 anni dalla suaristrutturazione. Per chi volesse trascorrerequalche giorno in questa Terra di castelli e dipiatti tradizionali, la trattoria offre lapossibilità di pernottare.
*www.trattorialabaita.com
In alto, esternodella Trattoria
La Baitadi Racchiuso,
Attimis (UD)
Mete Grand Tour • 311
318 • Mete Grand Tour Giugno 2011
DAL REFOSCOALLA RIBOLLA
Un antico mare che ritirandosi ha generato
un territorio formato da marne e arenarie,
dalle caratteristiche ottimali per la coltivazione
della vite e modellato dal lavoro di generazioni
di viticoltori. In questo contesto troviamo
l’azienda agricola Cadibon
di AMEDEO LONGHI
reservare la tipicità, il caratteretradizionale e la profonda relazionecon il territorio. È questa la“missione” di Ameris Bon, cheinsieme alla famiglia porta avantil’azienda Cadibon. «In dialettofriulano – spiega Ameris Bon – il
nome CadiBon significa “qui, nella casa deiBon”». È questo un modo per comunicare altempo stesso, in maniera diretta ed efficace, da unlato il saldo legame che la famiglia intrattienecon la sua terra, dall’altro il carattere peculiare,deciso e ben identificabile che vogliono dare allaloro produzione».
Quali sono le caratteristiche dei vini cherealizzate?«L’azienda possiede circa undici ettari distribuitiin tre diverse zone Doc: sulle colline di Corno“Colli Orientali del Friuli”, nella pianuracircostante “Grave del Friuli” e al di là del fiumeJudrio “Collio”. Si tratta di terreni magri maideali per la coltivazione della vite, poichéfrenano la quantità ed esaltano la qualitàproducendo uve equilibrate negli zuccheri enell’acidità, ricche di estratti e di aromi. Le uveprodotte in queste piantagioni sono per ilsessantacinque per cento bianche e per iltrentacinque per cento rosse. Le varietà coltivatesono Friulano, Ribolla Gialla, Sauvignon,Chardonnay, Pinot Grigio, Verduzzo Friulano eRonco del Nonno tra i bianchi, mentre, perquanto riguarda i rossi, sono Merlot, CabernetFranc, Refosco dal peduncolo rosso,Schioppettino e Ronc dal Gial. Nella gammadelle varietà prodotte c’è anche lo spumante brutLa Flamme, ottenuto da uve di Chardonnay».
Qual è il percorso che vi ha portato qui?«Sin dalla sua nascita Cadibon ha assunto i
connotati di azienda agricola. Per datare leorigini dell’attività si può fare riferimento alprimo imbottigliamento, che risale al 1977. Daallora, sino ad arrivare a oggi, la famiglia Bonconduce e gestisce l’azienda facendosi portavocedi un messaggio di qualità, di dedizione e disemplicità legati a una continua ricerca diinnovazione tecnologica e di miglioramento,dettati dall’entusiasmo e dal costante impegno».
Quali sono i principi a cui vi ispirate nelportare avanti la vostra attività divinificazione?«L’azienda è condotta dalla famiglia Bon: Ameris,Francesca, Gianni e Luca; la prima caratteristica èquindi quella di una salda tradizione familiare.Inoltre, pur perpetrando gli insegnamenti e leesperienze tramandatici dai nostri avi, abbiamosempre profuso e continuiamo ancora oggi aprofondere nei vigneti un grande sforzo dirinnovamento finalizzato all’ottenimento diqualità e tipicità. Da parte della famiglia Bonrimangono sempre vivi i sentimenti, la dedizionee la semplicità che hanno permesso di creare unaconcreta e tradizionale realtà produttiva».
Oltre all’azienda agricola, c’è ancheun’osteria.«La nostra famiglia possiede anche una piccolae rustica osteria con un bel camino sempreacceso. Si trova nel comune di San Giovanni alNatisone e vi si possono degustare e acquistarei vini Cadibon abbinati a piatti tipici friulanicome zuppa, orzotto, frico, frittate, anatra econiglio al forno su prenotazione, affettatitagliati a mano e formaggi per un piacevoleaperitivo».
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Mete Grand Tour • 319Giugno 2011
Ameris Bongestisce insieme
alla famiglial’Azienda Cadibon
TradizioniFriulane
inunciando a una piccola area dimare e costa da cui sonobandite le attività umane, «ilGolfo di Trieste e i triestinipossono beneficiare di un’arearicca di biodiversità e adatta alla
riproduzione delle specie presenti a tuttovantaggio del turismo eco-ricreativo». Lo sabene Maurizio Spoto, direttore della Riservamarina di Miramare che, oltre a esporre
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È forte la spinta verso modelli di turismo naturalistico nel litorale triestino. Con aree protette e percorsi in cui la natura si fa “storia”, Triste lavora e proponeuno sviluppo “eco” del turismo e del territorio. Maurizio Spoto spiega come
ECOTURISMOTRIESTINO
progetti e desideri a servizio dell’ambiente edel territorio, non manca di annunciare i nonpochi traguardi raggiunti e visibili non solo nelgolfo di Trieste. «Il 2011 segna ilventicinquesimo anno di vita dell’area marinaprotetta che, dialogando e collaborando fin quicon tutti gli enti pubblici e istituzioniscientifiche locali, è riuscita a lavorare sulterritorio proponendosi come un volano attivodi sviluppo ecocompatibile per attività dirilancio dell’intera provincia come l’agricoltura,la pesca e il turismo naturalistico».
Quali sono i principali progettiecoturistici del Golfo di Trieste? «Operando come spin off del turismonaturalistico e scientifico per il mare e il Carso,i progetti ai quali lavoriamo sono quelli chepermettono di mettere in rete le realtà protette,le amministrazioni pubbliche ed enti privati,nel gestire un sistema integrato di offerte diturismo virtuoso, che sia modello per l’interoterritorio. Ne sono esempi le collaborazioniattivate con la Provincia e il Comune di Trieste,il Comune di Duino Aurisina e Acegas Aps,
diADRIANA ZUCCARO
Giugno 2011322 • Mete Grand Tour
Mete Grand Tour • 323
Golfo di Trieste
La riserva di Miramare
Giugno 2011
Promotrieste e la Camera di Commercio diTrieste. Centrale poi nell’attività di animazionesocio-economica della provincia risulta essere illavoro di networking con le due altre riserveregionali, le falesie di Duino e la val Rosandra.Le proposte sono molto differenziate e vannodall’offerta di una o più giornate in mare perscoprire i “sentieri blu” di Miramare, fino allepasseggiate “mare-Carso” condotto dallo staffMiramare e da guide naturalistiche per scoprirel’ambito costiero e del ciglione carsico dellaprovincia».
Oltre la compenetrazione logistica,quali connessioni organizzative esistonotra la direzione del Golfo e quella dellaRiserva di Miramare?«La gestione dell’area marina di Miramare acura del Wwf Italia, è impegnata dalla suanascita a integrarsi e a contribuire alla gestionedel golfo svolgendo innanzitutto quelle
funzioni per le quali il ministero dell’Ambientel’ha istituita, prima in Italia, nel 1986: laconservazione e tutela delle specie marino-costiere dell’ambito tutelato e la divulgazioneed educazione ambientale perché, se maggioreè il grado di consapevolezza verso ilpatrimonio ambientale del proprio territorio,migliore è la sua gestione quale “benecomune”».
Dalla foce dell’Isonzo all’estremaPunta Salvore, il Golfo di Trieste occupaun litorale particolarmente variegato.Quali aree a suo avviso ne rappresentanoil fulcro?«La zona di Miramare, dal punto di vistapaesaggistico, storico e architettonico con ilcelebre Castello bianco a picco sul mare maanche per le possibili osservazioni subacquee ditantissime specie di scogliera tipiche dell’AltoAdriatico, è uno dei tratti più preziosi tanto
In apertura,Maurizio Spoto,
direttore dellaRiserva marina
di Miramare. Qui sopra, la
scogliera dellariserva e il Farodella vittoria dellitorale triestino
324 • Mete Grand Tour Giugno 2011
che recentemente anche la Regione lo haidentificato quale sito marino di importanzacomunitaria (Sic). Ma anche altri siti sonopregevoli dal punto di vista naturale come i lidisabbiosi della foce del fiume Isonzo, visitabililungo i sentieri della riserva dell’Isola dellaCona, da cui si può ammirare un prospettivainusuale del golfo verso le falesie di Duino. Edecco un’altra gemma calcarea del nostro Carsosul mare coperta da vegetazione mediterraneadove nidifica il raro Falco pellegrino. Da nonperdere, infine, le Bocche del Timavo, splendidoambiente dulci-acquicolo ricco di storia e
natura».Quale tra i segmenti di costa triestina
presenta luoghi da ancora tutti dascoprire? E, ammesso che ce ne siano,perché?«Venendo da Monfalcone e passando le giàcitate Bocche del Timavo, due siti notevoli davisitare sono il Bosco della Cernizza, alle spalledi Duino, dove si può trovare una leccetapercorsa da un labirinto di sentieri, e il sentieroRilke che in alcuni chilometri presentaincredibili scorci sul mare, fenomeni ampi dicarsismo superficiale (forme di dissoluzionesulle rocce calcaree), lecci e terebinti tipici dellamediterranea accanto a roverelle e carpino neropiù spiccatamente centro europei. Anche lepiccole spiagge arenacee della costiera sonocuriose, difficili da raggiungere da terra consentieri ripidissimi “taglia fiato”, e poi ricche dipolle di risorgiva carsica apprezzabili benissimoin estate per le acque freddi sorgenti. Sono tuttimicrocosmi di un ambiente da esporre alturismo per piccoli numeri e in maniera quasiriservata».
*
«Miramare è fulcroturistico anche per lepossibili osservazionisubacquee delle specie di scogliera tipiche dell’AltoAdriatico»
cred
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iriac
o
Sopra,rilevamentosubacqueo di una Pinnanobilis, molluscobivalve. Sotto,delfino comune di Monfalconeavvistatoa Miramare
326 • Mete Grand Tour
PARTERRESUBACQUEOA pochi chilometri da Trieste, all’estremo nord del Mediterraneo, il mare si popola di rare e curiose specie marine e fa da platea ai luoghi che bagna. Come il castello, che guarda verso la Riserva Marina di Miramare, dove Roberto Odorico guida i visitatori in una affascinante esplorazione dei fondali
diADRIANA ZUCCARO
bitano i mari e li rendono“luogo” di stupore e meraviglia.La flora e la fauna, che con corpibizzarri e colori cangiantipopolano gli spazi marini, nonsolo mantengono in equilibrio
gli ecosistemi costieri minacciati dainquinamento e speculazioni, ma a chiunque siritrovi a osservarle suscitano meravigliosecuriosità. «La distanza di fuga dei pesci, che il più dellevolte si avvicinano curiosi piuttosto cheallontanarsi – a detta di Roberto Odorico,responsabile settore subacquea della RiservaMarina Miramare – è uno dei tanti eventi che
colpiscono i turisti in acqua».E non sono pochi i visitatori che ogni annoraggiungono il promontorio di Miramareabbracciato al Golfo di Trieste, per lasciarsiammaliare dalla magnificenza della costa e delterritorio circostante e tuffarsi nelle acqueprotette della Riserva Marina di Miramare.Dove, con maschera e pinne, Roberto Odoricofa da Cicerone.
Oltre gli appassionati con brevettosubacqueo, qual è il turista “tipo” che vicapita di accompagnare alla scopertadelle bellezze della riserva? «La diversificazione delle proposte del settoresubacqueo della riserva, tra seawatching, apnea,
A
Giugno 2011
In apertura, una medusagigante EchizenKuragefotografata tra le acquedella Riserva
Marina di Miramare
Mete Grand Tour • 327
Golfo di Trieste
Emozionisubacquee
Sopra, Roberto Odorico,
responsabile del settore
subacquea dellaRiserva Marina
di Miramare
autorespiratori ripartiti tra gruppi, famiglie eragazzi, ci permette di individuare eaccontentare diversi visitatori. Molti sono glielementi che li colpiscono: la distanza di fugadei pesci che il più delle volte si avvicinanocuriosi piuttosto che allontanarsi, la ricchezzadi specie anche vicino alla superficie, lapossibilità di osservare specie altrove diventaterare, come i cavallucci marini o i piccoli ecolorati nudibranchi. Forse un aspetto cheaccomuna i diversi visitatori è il fatto diapprezzare ambienti non proprio naturali, anziantropizzati come quelli di Miramare, dovecomunque si ritrova il mare indisturbato e chesoprattutto può essere riproducibile in altrisiti».
Le acque di Miramare rappresentanol’habitat naturale di non poche specie diflora e fauna che rischiano di scomparire.Come si comportano nella vostra areaprotetta?«Trovandoci all’estremo nord del mar
Mediterraneo, molte specie normalmentepresenti qui risentono più che altrove dellevariazioni ambientali trovandosi ai confini dellaloro distribuzione. Attualmente, sono in fase diregressione molte delle specie “fredde”, ossiaquelle che fino a una ventina d’anni facaratterizzavano il Golfo di Trieste quasi comeun mare nordico, più che Mediterraneo.Temperatura, salinità e marea favorivano lapresenza di specie endemiche come il fucusvirsoides e l’alga bruna, molto simile a quelleche in Bretagna rimangono visibili durante lebasse maree. Si fanno poi sempre più frequenticasi di avvistamenti di specie tipiche di zonedecisamente più calde, o si registrano accanto ararefazioni delle specie “fredde” delle presenzesempre più diffuse di nuove colonizzazioni.Ovviamente molte finora sono riconosciutesolo dagli addetti ai lavori, ma altre suscitanointeresse anche tra coloro che mettono lamaschera per osservare i fondali. Ad esempio,un tempo la Pinna nobilis era estremamente
Giugno 2011
«Il promontorio di Miramare, oltre alla Riserva marina, offre un parco botanicoestremamente interessante»
328 • Mete Grand Tour
Golfo di Trieste
rara, mentre adesso si ritrova abbastanzacomunemente lungo tutto il litorale».
Come si adopera la riserva pergarantirne la protezione e conservazione?«Le dinamiche ambientali si riflettonochiaramente sulla gestione di un’area marinaprotetta notoriamente non chiusa e quindi acontatto con tutto quello che rappresental’influenza esterna; per questo non è in gradodi contrastare variazioni ed eventuali ingressi dispecie al momento nuove. In riserva sisegnalano e osservano le modalità dicolonizzazione, il controllo di eventuali impattiesterni e interni ai suoi confini e quindi sicerca di garantire le migliori condizioni per glihabitat più vulnerabili. Va anche detto che imotivi geografici accennati prima rendonogran parte di questi habitat particolarmenteresistenti, proprio perché sottoposti, in manieranaturale, ad ampie variazioni dei parametrivitali».
Può descrivere il percorso ideale tra iluoghi più interessanti vicini alla riserva?«La riserva è piccola, consta di soli 30 ettari dimare, ma è circondata da molte cose da vederee da fare. Il promontorio di Miramare offre unparco botanico estremamente interessantecostituito da una vegetazione arborea cresciutae piantata con le indicazioni dello stessoMassimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore,naturalista appassionato e innamorato del posto.Il castello di Miramare, che lo stessoMassimiliano fece costruire sul promontorioattorno al quale il mare è protetto, può essereun’ottima base per capire il territorio e leggerloin chiave storica, architettonica,enogastronomica e ovviamente ambientale. Unavisita di un giorno a Miramare, al centro visitedella riserva nel Castelletto all’interno del parcoe un’immersione con pinne e maschera sotto alcastello, inevitabilmente avvicinerà il visitatorealla storia di questi luoghi».
Emozionisubacquee
Giugno 2011
*
Gruppo divisitatori in attivitàdi seawatching.Sullo sfondo,il castello
di Miramare
330 • Mete Grand Tour
L’esclusivo Urban Hotel Design visto
da vicino. Un edificio fuori da ogni
schema, nel cuore di Trieste, in cui arte
contemporanea, tecnologia e recupero
dell’antico si confondono
di ANDREAMOSCARIELLO
l design incontra lo stile e il fascinomitteleuropeo. Un progetto realizzatoda Manuel Costantin, brillanteimprenditore di Jesolo, che una voltatrasferitosi a Trieste ha voluto esaltare icaratteri e le evoluzioni culturali dellacittà Giuliana all’interno del suo noto,
seppur giovane, Urban Hotel Design. Unquattro stelle creato all’interno di un palazzodel 1700 e che si distingue, dalla maggior partedegli alberghi di lusso italiani, per la suaspiccata propensione alla tecnologia, alle lineedecorative moderne, essenziali, ispirate dalle piùgiovani generazioni di designer. «Nel 2004decisi di acquistare quattro edifici storici situatinel centro storico della città - ricorda Manuel
ICostantin -. A quel punto coinvolsi RobertaTortora della Moroso , oltre che diversi artistie designer emergenti». All’interno dellastruttura si trovano alcune significative operedi arte contemporanea, tra cui lascultura/bancone di Maurizio Cossutti, quellain vetro e acciaio di Simon Benetton e lepoltrone disegnate da Ron Arad ed EnricoFranzolin. A emergere, soprattutto, sono itratti regolari, ma mai scontati, e il colorebianco, che domina sull’intero edificio.Peculiarità frutto dell’intervento di Moroso,tra le più innovative aziende italiane diarredamento, i cui designer hanno potutosperimentare nuove soluzioni all’internodell’hotel. «Gli spazi in cui siamo intervenutisono densi di storia e significato, essendo statiun’antica locanda triestina – spiega AlessandraLazzaris dell’azienda Moroso -. Per questo lanostra scelta stilista è stata dettata dalla volontàdi creare un linguaggio estetico continuativo,
LA DIMORADEL DESIGN
Giugno 2011
Nelle immagini,alcuni interni
dell’Urban HotelDesign di Trieste
un nesso tra l’antico e il contemporaneo. Hopensato a un recupero non solo materiale earcheologico degli spazi, ma anche spirituale,concettuale». «La presenza dell’edificio in unazona archeologica, grazie alla fattivacollaborazione con la sovraintendenzaarcheologica triestina, ha portato alrinvenimento e al restauro di reperti storici tracui un’antica strada romana e un molorisalente al II secolo a.C.». I materialiricordano e recuperano il passato, prendendoparte a un gioco dei contrasti, tra forme ecromie, che si ripete in più ambienti. Anchel’illuminazione ricopre un ruolo centrale.Curata dall’azienda Fabian, è complicedell’arredo nel creare una dimensione quasimetafisica. L’albergo richiama una clientelainternazionale, tipica delle città di frontieracome Trieste. «I nostri ospiti ricercanotecnologia, modernità ma al tempo stesso il
calore tipico delle attività ricettive italiane –interviene nuovamente Manuel Costantin -.Anche per questo credo fortemente nelvalore della gestione a carattere famigliare, eal mio fianco c’è sempre mia moglie Sabrina.La gestione diretta della struttura è uno deimotivi del nostro successo».
*www.urbanhotel.it
Mete Grand Tour • 331Giugno 2011
Nel cuoredi Trieste
332 • Mete Grand Tour
Mare incontaminato, sentieri mozzafiato,
passeggiate storiche e Trieste. Sono alcuni
degli scenari che si irradiano partendo
da Villa Fausta. Un B&B che racchiude
un microcosmo di fantasia e convivialità
l bello è solo l’inizio deltremendo”. È questo un passo da“Elegie Duinesi”, raccolta che ilpoeta di lingua tedesca RainerMaria Rilke compose durante ilsoggiorno nel castello di Duinoagli inizi del 1900. Un verso
struggente, adatto a fornire un’immagine poeticadella zona intorno al Carso. Bellezza e asprezzadelle pareti rocciose a picco sul mare cheportano il poeta verso pensieri “tremendi”.
PER “IL SENTIERORILKE” di NICOLETTA
BUCCIARELLI
Giugno 2011
“I
Mete Grand Tour • 333
Maria Rilke amava passeggiare. «Il percorso èstruggente e d’impatto. Non a caso da molti èdenominato “il sentiero dei suicidi”. Il sentieroporta all’incantevole baia di Sistiana». Si è cosìattraversato il Carso e si è scesi verso il mare. «Iltutto impegna circa una giornata». Poi ci sono le mete classiche: Miramare e SanGiusto. Con il treno inoltre si arriva a Venezia inpoco tempo e l’Istria e i gioielli del Friuli sonofacili da raggiungere. Senza dimenticarci delmare “in città”. «Chi abita da noi è anche ospitegradito di uno stabilimento balneare presso ilcastello di Miramare ai margini della riservamarina del WWF. Un’acqua stupenda,incontaminata». In questo caso “il bello” è solo l’inizio delpiacere.
Giugno 2011
Questo è solo uno dei paesaggi che è possibileammirare partendo dal B&B Villa Fausta, realtànata nel 2002 in una Villa Padronale di metàOttocento circondata da un parco ombreggiatoda alberi secolari. La fantasia di Nicoletta e laconcretezza e l’espansività di Sergio sono valoriaggiunti in questa scenografia. «L’idea del B&B ènata in Irlanda, dove siamo stati protagonisti diun’esperienza felicissima in cui abbiamo potutoassaporare un tipo di ospitalità diversa». AffermaNicoletta Tracanelli, proprietaria insieme almarito Sergio di Villa Fausta.Gli ospiti, con la loro presenza, sono portatori diun’immensa ricchezza. «Riescono a portarmi ilmondo in casa! Arricchiscono il miomicrocosmo». Chi decide di passare qualchegiorno a Villa Fausta abbraccia un’idea ditranquillità, rilassatezza e voglia di vedere scenarientusiasmanti. «Ho sempre riscontrato che chialloggia da noi in fondo ci somiglia. Sonopersone simili a noi, curiose, che voglionoscoprire la nostra città speciale». Trieste, piccole perle da svelare a portata dimano. «Partendo da Villa Fausta per arrivare alcentro a piedi si impiegano circa quindiciminuti». Ma Trieste rappresenta solo una dellemete possibili partendo da Villa Fausta. «Ai mieiospiti, propongo sempre una gita con il tram acremagliera, funzionante dal 1902, che dalcentro conduce ad Opicina, sul costone carsico».Da lì a piedi sulla Napoleonica, fino a Prosecco.«Per alcuni tratti si resta sospesi tra la roccia e ilmare. Con il bus si raggiunge Duino, dove siimbocca il “sentiero Rilke”». Una terrazzanaturale di quasi 2 Km affacciata sulle bianchefalesie di Duino su cui il poeta tedesco Rainer
Nella paginaaccanto, una
veduta del parcodel B&B Villa
Fausta di Triestee un’immagine
di Nicolettae del marito
Sergio. Foto diMatilde Zacchigna
Nel cuoredi Trieste
336 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Tradizioni fuoriconfine
Sopra, AnnaArrigoni, co-titolaredel ristorante AlTronco. Sotto,calamari ripieni diverdure. Nella paginaa fianco, concadi pesce frescoe pappardelleai funghi porcini
I menù variano a seconda delle stagioni.
D’inverno la ribollita e le pappardelle con
i funghi porcini. D’estate calamari ripieni
di verdure e branzino in crosta di patate.
Non siamo tra il mar Tirreno e le colline
del chianti, ma nel cuore di Milano
di BELINDA PAGANO
e si passeggia per Milano ma si havoglia di assaggiare qualcosa didiverso, al ristorante Al Troncoviene offerta un’alternativainteressante e gustosa: la cucinatipica Toscana. A parlarne Anna
Arrigoni, co-titolare del ristorante. Una trattoria di cucina tipica toscana
in una zona geografica dalle diversetradizioni. Come è nata l’idea?«In realtà sono le nostre origini a parlare pernoi. La nostra famiglia, infatti, è di Fucecchio,un paesino vicino in provincia di Firenze. Agli
Sinizi degli anni sessanta, ci siamo trasferiti aMilano e la decisione di aprire un ristorantetipico ha rappresentato l’opportunità di portarecon noi i sapori di casa nostra, è stato un modoper rimanere ancorati alle tradizioni».
Quali sono i piatti tipici della vostracucina?«I menù variano a seconda delle stagioni. Lacucina toscana infatti è molto legata ai prodottidel territorio che ovviamente sono diversi aseconda del clima. D’inverno il nostroristorante offre la famosa ribollita, lepappardelle con i funghi porcini e varietipologie di selvaggina, dalla lepre al cinghiale eal fagiano. Ovviamente, da non tralasciare nelmese di settembre il tanto pregiato tartufo.D’estate invece i piatti sono più leggeri,ritroviamo farro con gamberi, calamari ripienidi verdure, branzino in crosta di patate».
CUORDI TOSCANAA MILANO
Mete Grand Tour • 337Giugno 2011
Da dove arrivano gli ingredientiprincipali?«Il nostro desiderio è quello di mantenere lagenuinità dei prodotti e quindi risulta difondamentale importanza collaboraredirettamente con aziende agricole toscane».
Prestigiose riviste culinarie, come adesempio il Gambero Rosso, hannoespresso pareri entusiasti e positivi sullavostra cucina. Cosa, secondo lei, colpiscemaggiormente i critici?«Secondo noi la semplicità e la qualità sonoingredienti fondamentali per una cucina chearriva diretta al cuore di chi l’assaggia. Si parteinnanzi tutto dal valorizzare la buona materiaprima che, se scelta con cura e precisione, aiutaa ottenere piatti di prima qualità. Non bisognaperò tralasciare un altro aspetto che puòsembrare, a volte secondario, ma che secondo
noi può essere considerato ingredienteprimario: la passione, che riesce a trasformareun mestiere in arte».
Cosa rende l’ambiente unico nel suogenere?«Gli spazi in cui i clienti si fermano a degustarei piatti devono trasmettere accoglienza, caloreed essere eleganti e raffinati. Naturalmente lospirito del personale di sala e delle titolariaiutano a rendere l’ambiente unico nel suogenere».
*www.altronco.it
«La semplicità e la qualità sonoingredienti fondamentali peruna cucina che arriva direttaal cuore di chi l’assaggia»
di FRANCESCO BEVILACQUA
n quindici anni percorse, pur conaspettative e obiettivi del tuttodifferenti, le tappe di quel Grand Tourche rappresentava un momento dicrescita fondamentale per molti giovanieuropei. Ma il viaggio di Giacomo
Leopardi può essere vissuto anche, forsesoprattutto, attraverso la sua lirica, con la qualeesprimeva il suo bisogno di evasione, le suedelusioni, le sue aspettative. Renato Minore,giornalista e scrittore abruzzese, ha analizzatol’avventura del viaggio leopardiano nel suoLeopardi, l’infanzia, le città, gli amori.
La partenza sembra essere un continuotormento per Leopardi: la pienarealizzazione del desiderio di viaggiare eradestinata a rimanere una chimera per luio forse esiste o esisteva un luogo cheavrebbe potuto appagarlo? «Non credo che quel luogo potesse esistere. Ildestino di Leopardi fu sempre diviso tra ascesi e
I
Anni di attesa per fuggire dal “natio borgo selvaggio”,per poi incontrare delusioni e disillusioni, intervallate da rari momenti di pace fisica e interiore. Con RenatoMinore indaghiamo, attraverso la sua filosofia, come Giacomo Leopardi visse l’esperienza del viaggio
340 • Mete Grand Tour Giugno 2011
FRA ASCESI E RIBELLIONE
Giugno 2011 Mete Grand Tour • 341
Mete Grand Tour • 343
In viaggio con Leopardi
Renato Minore
ribellione, pendolante tra desiderio di fuga ebisogno di reclusione. Roma fu una terribileverifica, uno spartiacque realistico per misurare ilsuo desiderio di andare via dalla “rugosa realtà”del nuovo ambiente, delle nuove abitudini, deinuovi spazi. Roma si era dimostrata non adatta alui, costretto a convivere con ciò che non era nébello né vero e l’entusiasmo iniziale svanì subito.L’incanto si era dissolto al contatto con la realtà.Per essere felici bisognava contemplare l’oggettodel desiderio nella fantasia “così come esso eraapparso nel sogno”, scriverà nello Zibaldone».
La chiave del viaggio leopardiano puòessere L’infinito, che svela anticipatamentecome Leopardi avesse in qualche modointuito che l’unico viaggio che lo avrebbepotuto realizzare era quello del suo spiritoe della sua fantasia? «Accostandosi a quella struggente eirraggiungibile creatura che fu Giacomo nel suomistero terreno, l’avventura del viaggio è in ognimomento al suo zenit, mai completamente
«Il destino di Leopardi fu sempre diviso tra ascesie ribellione, pendolantetra desiderio di fuga e bisogno di reclusione»
Giugno 2011
assorbita dal suo senso, al cangiante cospetto conl’opera creatura di un poeta, “sangue che circola,nervi che captano, cuore che raccoglie, cervelloche filtra, spirito che trasforma”. Un poeta che,quale nessun altro, insegna come accogliere ildolore, come esserne sommersi, accettandolopienamente per farne parte della propria vita,perché “qualunque cosa nella vita vengaaccettata subisce un mutamento”, suggerisceKatherine Mansfield. Penso che il pensiero diLeopardi sia come prigioniero di una nottestellata e che la sua lingua tolga peso allinguaggio, scenda fluida come la luce della lunasui pendii delle colline e sul mare. In Leopardi laragione ha necessità dell’immaginazione e delleillusioni che si incarica di distruggere. E pensoall’accecante materialità dell’Infinito, in cui ilvuoto in cui segnata la presenza di una bellezza -o speranza - oltre la siepe non è un vuotoqualsiasi, bensì il segno di una capovoltapresenza».
Viaggiare significa crescere, arricchire
In apertura,piazza Leopardi
a Recanati.Sopra,
il giornalista e scrittore Renato
Minore, autore di Leopardi,
l’infanzia, le città,gli amori
344 • Mete Grand Tour Giugno 2011
il proprio bagaglio spirituale e culturale,vivere nuove esperienze. Ci sono stati deiluoghi che hanno avuto questo effetto suLeopardi? «Penso alle immagini dell’inverno pisano cosìdolci e rassicuranti, a quel misto di città grande ecittà piccola, di cittadino e di rustico, tanto neipaesaggi tanto nelle persone, con le dorature deicaffè, delle botteghe piene di una naturale eamabile galanteria, con le invetriate dei palazzi edelle case tutte di bella architettura. E penso allaNapoli chiassosa dei Lazzaroni e dei Pulcinella,con quel suo vivere esagerato che non potevanon attrarre, per contrasto, uno come Giacomo,portato per sua natura al silenzio, alla riflessione,alla macerazione. In entrambi i casi sappiamocome fruttificò questa “memoria immaginativa”,questo senso di continuità affidato a un simbolicoimprinting di parole, gesti, ritualità comunitari».
Una costante del viaggio sono lepersone che il viaggiatore incontra lungola strada o che lo accompagnano sin
dall’inizio. Chi sono le figure diriferimento per Leopardi in questo senso? «L’unico riferimento certo è il se stesso cheviaggiava, che rifletteva sul viaggio, sulle personeche incontrava, sulle occasioni che la vita glipresentava. Colpisce in questo dialogo la suamirabile capacità di ricavare da tutto, anchedalla più opaca erudizione, un’idea dell’uomo,del mondo, del rapporto con la natura, deirapporti con e tra gli uomini. Ai contemporaneisfuggiva questa totalità o forse non sapevano chefarsene. Il “viaggio” di Leopardinell’incomprensione dei contemporanei è uncatalogo impressionante di incomprensioni,fraintendimenti, riduzioni maligne, ingenueenfatizzazioni. Leopardi risplende con la fierezzadel rifiuto. Il lacerante isolamento da cui non losalva il valore tutto umano e contingentedell’amicizia, incide il suo tempo e dialogadirettamente con i giovani dei secoli futuri.Incompreso quasi del tutto da chi gli fu vicino,Leopardi ci appare davvero nostro fratello».
*
Renato Minore
In viaggio con Leopardi
Una veduta di Recanati
346 • Mete Grand Tour Giugno 2011
Attilio Brilli,autore del libro In viaggio con Leopardi
IL SAPOREDELLA FUGA
diFRANCESCO BEVILACQUA
L’emblematica Roma, Firenze scomparsa, la serenità di Pisa, Recanati cristallizzata e uno scorcio dell’Umbria quasi ariostesco. Attilio Brilli ci guida alla riscoperta dei luoghi leopardiani attraverso le sensazioni e le esperienze di vita del poeta
ià grande conoscitore dellaletteratura di viaggio, AttilioBrilli è autore di In viaggio conLeopardi, opera in cui ripercorrele peregrinazioni del Conterecanatese in giro per l’Italia
alla ricerca di un’effimera realizzazioneintellettuale, incontrando delusioni ma anchefornendo chiavi di lettura illuminanti eindispensabili per ogni viandante chedesideri scoprire luoghi, genti e identità a luisconosciuti.
Oltre alla ricerca di un ambienteintellettuale più stimolante, cosaspinge Leopardi nei suoi viaggi?«È interessante rilevare che quello delpoeta marchigiano è un caso assolutamente
a sé, nel senso che i suoi viaggi hannotutti prevalentemente il saporedella fuga. Una fuga direicontinua, da Recanatiinnanzitutto, com’è risaputo.
Però è anche fuga da tutti gli altri luoghidove si ferma, grandi città peraltro, dovetrova ambienti talora anche favorevoli, comenel caso del Gabinetto Viesseux di Firenze,un gruppo di persone che gli èeffettivamente vicino. Alla fine però ciò cheemerge è l’assoluta incapacità di identificarsiin qualche modo con un luogo. Ecco quindiche la fuga riprende, riportandolo talvolta alventre materno, all’amata e odiata Recanati».
“Inseguendolo” nelle sue varie fughe,riuscirebbe a ritrovare in ogni città untratto caratteristico, un elemento che losegnò e che lui segnò a sua volta?«I viaggi di Leopardi sono interessantiperché, se si esclude Venezia, hanno toccatole quattro o cinque grandi città incluse delGrand Tour, il viaggio in Italia, che luieffettivamente ha visitato e vissuto. Senzaperò, questo va detto, entrare realmente insintonia con i luoghi ma neanche rifiutandoliapertamente, detestandoli per qualche
G
Mete Grand Tour • 347Giugno 2011
In viaggio con Leopardi
Attilio Brilli
ragione specifica. No, piuttosto c’è una sortadi estraneità con la città, che alla fin fine èun’estraneità con il vivere. Ci sono però delleeccezioni e queste sono estremamenteinteressanti e ci dicono che, al di fuori diquesta angoscia perenne del vivere, luiavrebbe avuto una sensibilità di lettura deiluoghi straordinaria. Un esempio tipico che èquello di Roma, la sua prima “uscita”.Intanto l’approccio di Leopardi nei confrontidi Roma è quello di un grande viaggiatoreeuropeo: quando scrive alla sorella “pensache, approssimandomi a Roma, la cupola l’hovista pure io con la mia corta vista”, siuniforma alle sensazioni di tantissimiviandanti in arrivo nella Capitale, poichénessuno salta il tradizionale passaggiodell’avvistamento della cupola di San Pietro,perno dell’universalità romana, classica eantiquaria. Roma è la città dei grandi spazi,che non sono però gli spazi urbani, quellidelle strade, perché la Roma di Leopardi non
è la Roma di oggi, ma è molto più ristretta,affatto luminosa, si colloca fra le due ante delTevere, dal Pincio al Campidoglio, non è cheil centro storico della città odierna. Queigrandi spazi sono piuttosto la grandiositàantiquaria, la magnificenza dell’idealtipo dellagrande capitale dell’antico. Paradossalmente,in questo senso, fra Leopardi e Goethe -persone più differenti al mondo non ci sono- c’è una singolare contiguità: Roma è forsela città che lui coglie al meglio, conl’intuizione più straordinaria».
Bologna e Milano lasciano unricordo meno marcato, per molti versinegativo.«Di queste due città, che sarebbeestremamente interessante analizzare,Leopardi in realtà dice poco o niente. Forsecon Bologna ha più familiarità, percepisce lamaggiore umanità dei bolognesi, ma non neviene assorbito appieno. Per Milano c’èinvece proprio un rigetto anti stendhaliano,
«Ciò che emerge è l’assolutaincapacità di identificarsi in qualche modo con unluogo. Ecco quindi chela fuga riprende»
In viaggio con Leopardi
dice esattamente il contrario rispetto alromanziere francese, che ha sempreconsiderato Milano una grande città, diluoghi straordinari ma anche di grandegodibilità del vivere, di capacità di rapportarsicon le persone. Insomma, secondo Stendhall’amabilità della vita si sperimenta a Milano.Leopardi invece è diametralmente opposto equesta incapacità assoluta - o impossibilità sevogliamo - di relazionarsi con l’ambientemilanese è curiosa, perché tramite lo Stellapure avrebbe avuto l’opportunità di entrarenei salotti intellettuali, opportunità che nonviene colta dal poeta. Qui emergenuovamente un rapporto con il prossimoestremamente difficoltoso, ancora una voltaspunta questa angoscia del vivere che, purnon volendo psicologizzare il discorso, non
può non essere considerata come unadeterminante barriera che cala fra Leopardi egli altri, fra Leopardi e il luogo».
Firenze e Pisa sono le tappe piùpositive del viaggio leopardiano.«Queste due città confermano la spiccatasensibilità per i luoghi da parte del Conte. Ilprimo caso è quello di Firenze, di cuiLeopardi fornisce un quadro che differisce,per la verità del suo assunto, da quello diqualsiasi altro viaggiatore straniero. Firenzegli appare anzitutto sporca: non facendomolti complimenti in questo senso laconsidera quasi una città stercoraria.Racconta che quando va da piazza SantaCroce a Palazzo Buondelmonti, prima sededel Circolo Viesseux, attraversa da parte aparte il centro storico fiorentino e allora si
Attilio Brilli
Benessere, relax e “sapori dei parchi”
ALBERGO RISTORANTE TERME Piazza Terme, 20
63041 Acquasanta Terme (AP)
Tel. 0736 80.12.63 Fax 0736 80.27.00
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Acquasanta Terme, posta a circa 20 km da Ascoli Piceno, era già famosa al
tempo dei romani, citata da Tito Livio e Plinio il Vecchio nei loro scritti come
Vicus ad Aquas, per le proprietà altamente curative delle acque solfuree che in
questo luogo sgorgano copiose. Proprio al centro del paese, sulla piazza
principale, si erge imponente l’Albergo Ristorante Terme: il nucleo più antico
della costruzione risale alla seconda metà del XVII secolo. Nel 1920 l’edificio ha
assunto l’attuale destinazione di Albergo Ristorante, e di recente è stato
totalmente ristrutturato. La cucina porta in tavola le specialità e i sapori dei
parchi, in particolare funghi porcini e tartufo nero, che fanno da condimento a
paste fresche fatte a mano o da contorno a ottime grigliate. Deliziosi i dolci di
produzione propria. La carta dei vini comprende una vasta selezione di etichette
locali e nazionali, oltre a un assortimento di
grappe e distillati. L’Albergo dispone di
camere di varie dimensioni dotate
tutte di servizi privati, TV color,
climatizzazione, frigo bar,
cassaforte e asciuga capelli.
Mete Grand Tour • 349Giugno 2011
Da sinistra, la cupola
del Brunelleschi a Firenze e quella
di Michelangelo a Roma
sente come un animale braccato, una bestialucifuga, che odia la luce econtemporaneamente teme quell’ombra incui è incapsulata. Leopardi coglie un aspettodi Firenze che è stato sempre tralasciato eche anche gli stessi stranieri, per non tradirel’amore per il centro toscano, finiscono perminimizzare: la Firenze pre-capitale, primadel 1865, in sostanza era una cittàestremamente chiusa, angusta. Erroneamente,infatti, consideriamo le strade chepercorriamo noi oggi come le stesse vie percui andavano Dante e Boccaccio. Nelperiodo che va dal 1865 al 1890 c’è stata unarivoluzione urbanistica, le strade sono statedilatate, i palazzi sono stati arretrati nelle loro
facciate, la celeberrima via Tornabuoni erastretta il doppio rispetto a ora. Leopardicoglie la fisionomia della vecchia città e neisuoi tragitti attraversa una Firenze che nonesiste più, poiché oggi il Mercato Vecchio èrasente al Ghetto, luoghi simbolo di unastruttura mutata definitivamente. Ma èproprio quel giudizio del Leopardi lucifugoche contribuisce a scostare il velo, ariconsiderare la nostra percezione e a leggerein maniera diversa anche gli stranieri. Èinfatti una sensibilità tutta leopardiana quelladi Charles Dickens o di John Ruskin quandoosservano una cosa singolare, che lì per lì illettore non coglie, cioè che Firenze sembrauna città dove i palazzi sono come le
350 • Mete Grand Tour Giugno 2011
La città di Trevi
prigioni e per prigioni intendendo non gliambienti chiusi bensì le strade, cheaccerchiano e incarcerano l’ignaro passante,cingendolo come un galeotto dietro le sbarre.Ma è Pisa l’unico luogo dove il Leopardi sitrova davvero bene, forse anche in virtù diuna salute che finalmente gli da un po’ ditregua, consentendogli addirittura di cogliereil senso di una sorta di apertura primaveriledella città. Apertura che va letta in nettacontrapposizione con Firenze: nel capoluogoera una sensazione effimera, perché come sientrava in città si era subito ricatturati daquesto luogo meandrico. Diversamente, Pisaè più distesa, più larga, lascia respirare senzaoppressioni chi vi transita».
Potrebbe suggellare questo viaggiocitando un luogo di partenza e uno diarrivo di Leopardi?«Mi vengono in mente due luoghiemblematici che ci sorprendono quasispiazzandoci, pur non essendo descrittidirettamente ma solo rintracciabili qua e lànei suoi scritti, nella stessa poesia. La primamenzione è ovviamente per Recanati, amatae odiata, raccontata in versi che comunicanocon forza l’idea della provincialità del posto.Non lo dico nel senso negativo, maintendendo un luogo dove in qualche modoil tempo è fermo, immoto, non cammina. Hoavuto questa sensazione visitando alcunebiblioteche marchigiane - Recanati, Jesi,
«La descrizione della vallata,del caratteristico borgo di Trevi,è viva, proporzionata, curata,armonica, piacevole,ariostesca»
Mete Grand Tour • 351Giugno 2011
Sopra, due angoli
di Recanati
Senigallia - dove le famiglie locali, un temporicche e facoltose, accumulavano fornitissimecollezioni di testi e manoscritti in librerieaggiornate, ma dove il tempo era comecristallizzato. È questa la medesimasensazione che il visitatore prova nellabiblioteca di Palazzo Leopardi e cheprobabilmente il poeta stesso provava,sentendosene frustrato e desiderando disfuggirvi. Accade invece talvolta cheemergano, prepotenti e inaspettati, certisquarci di paesaggio che la poesia diLeopardi universalizza, come il mare e ilmonte nell’Infinito di Recanati. Mentre è aNapoli scrive un poemetto intitolatoParalipomeni della Batracomiomachia, una satira
politica, anticlericale, antiaustriaca eantiborbonica. Quello che è interessantenella composizione è che all’improvvisoviene fuori il ricordo del suo primo viaggio,quello che lo porta da Recanati a Roma,quando scende dopo Foligno, nella valle diSpoleto. In un’ottava c’è un ritratto di quelloscorcio e sembra quasi un passo dell’Ariosto.La descrizione della vallata, del caratteristicoborgo di Trevi, della strada che conduce aSpoleto è viva, proporzionata, curata,armonica, piacevole, ariostesca appunto.Allora veramente in quell’ottava si puòcogliere un barlume di grande serenità,probabilmente ineguagliato nel resto dellalirica leopardiana».
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354 • Mete Grand Tour
TUTTA L’ITALIA A PIEDI
i chiama Gli psicoatleti l’ultima faticaletteraria di Enrico Brizzi, romanzoche completa la saga di viaggiiniziata con Nessuno lo saprà (2005),ispirato al tragitto dall’Argentario alCornero e seguita da Il pellegrino dalle
braccia d’inchiostro (2007), che riporta sulla cartal’avventura alpina da Canterbury a Roma.Questa volta l’impresa è più ambiziosa: l’annoscorso Brizzi e la sua squadra hanno attraversato
lo Stivale, camminando ai margini delle localitàturistiche per definizione. «Voglio vedere dovecomincia l’Italia, dove finisce e tutto quello chec’è in mezzo», aveva annunciato lo scrittoreprima di partire. Detto fatto, dopo tre mesi,2mila chilometri, 90 tappe e tre paia di scarpeconsumate, arriva il prodotto letterario, che èanche una guida alla scoperta dei paesaggimeno noti. Ma a ben guardare l’esperienza nonè così sui generis come potrebbe apparire,
S
di PAOLA MARUZZI
Giugno 2011
Per festeggiare i 150 anni di Unità, per vedere se è vero quello che si legge sui giornali, per raccogliere le storie, per riscoprire il valore della lentezza: è quanto ha spinto lo scrittorebolognese Enrico Brizzi a intraprendere un viaggio “psicoatletico”, dalle Alpi a Capo Passero
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primo perché è un omaggio agli psicoatleti, ungruppo podistico che nel 1861 si mise inmarcia per celebrare l’Unità appena avvenuta;secondo perché sono sempre di più i giovaniche decidono di dedicarsi al turismo a piedi, eterzo perché Brizzi prosegue il viaggionarrativo iniziato lungo la via Emilia, conGianni Celati, Luigi Ghirri e Daniele Benati.
Buona parte della sua produzioneletteraria è legata a lunghissimecamminate a piedi. Cosa accomuna ledue esperienze? «Per prima cosa la lentezza, un valore oggiagognato e bistrattato: la gente va a lezione diyoga e poi si spintona al supermercato, mentrescrivere e camminare sono un lavoro daartigiano, è come fare il vino o il formaggio:non puoi spingere sull’acceleratore. Poi inentrambi i casi ti devi guadagnare il diritto diraccontare e “arrivare”, a prescindere che adaccoglierti ci sia il sindaco con tanto di banda alseguito o un discreto villaggio di pastori.Andare piano, ripercorrendo le stradeconsumate dai carri, dagli eserciti in marcia, dainostri padri - non sono poi così lontani i tempiin cui si andava a scuola a piedi, riponendonello zaino prima di entrare le scarpe “buone”per non rovinarle - è un modo per tenersivicino alle domande cardine. Infine c’è lastagionalità, a cui il mio mestiere di scrittore sisottomette: come accadeva nell’antichità, il mioviaggio inizia a primavera, quando le nevi sisciolgono. D’estate faccio i conti con le storienuove. D’autunno qualcuna pian piano siimpone sulle altre. D’inverno scrivo e raffino illavoro, per poi ripartire di nuovo».
Da veterano del viaggio slow qualipercorsi consiglierebbe a un neofita?«La via degli Dei, da Firenze a Bologna. Si fa in
cinque giorni, attraversando l’Appennino sulcrinale».
Con Kerouac la strada diventa unluogo letterario innovativo. Oggi però lavera trasgressione è affrontare un viaggioall’antica, facendo affidamento solo sullaforza di gambe. Concorda? «L’universo dei camminatori è in espansione.Molte guide escursionistiche hanno finito peraprire vere e proprie agenzie di viaggio, quandofino a qualche anno fa la gente mi guardavacome fossi un marziano. Vuoi anche per lariscoperta del cammino di Santiago diCompostela, in Spagna, o della nostra viaFrancigena, l’interesse sta crescendo. Ogni voltami capita di incontrare sempre più camminatori.È gente spinta dai più disparati motivi, c’è chi èstato lasciato dalla fidanzata, chi lo fa per purapassione, ma sono accomunati dalla capacità dimisurarsi con l’essenziale. Il viaggio a piedi è inun certo senso una questione di metodo, quelloconta è avere due paia di scarpe, da trekking eda pianura, e rispettare la tabella di marcia,quindi arrivare prima del tramonto, assieme ai
Gambe in spalla
Enrico Brizzi
Giugno 2011
In apertura, da sinistra,
Marcello Fini,Enrico Brizzi e
Flavio Allegretti inTrentino. Sotto,
Enrico Brizzi
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Mete Grand Tour • 355
Mete Grand Tour • 357
compagni». Quindi il suo caso sta contribuendo a
dar vita a un vero e proprio fenomeno?«Anche grazie a Facebook sono davvero tantiad avermi chiesto di poter partecipare allenostre spedizioni, così durante la traversatadell’Italia abbiamo recuperato almeno diciottogruppi, provenienti da Mantova, da Torino, dalDelta del Po e via dicendo. L’unica condizioneper aggregarsi era aver fatto almeno cinquegiorni di camminata per conto loro: in questomodo abbiamo incontrato gente già temprata,evitando la fatica psicologica di doversirapportare a camminatori “freschi”, magari conle magliette stirate nello zaino».
Quello raccontato nel suo ultimoromanzo è un viaggio ai margini
dell’Italia patinata. Nord, Centro e Sud:per ognuno quali sono i posti menoscontati?«Al Nord l’Altopiano di Asiago, dove passava lalinea del fronte della prima guerra mondiale,dando modo agli italiani di guardarsi in facciaper la prima volta. Questi sono anche i luoghidi Mario Rigoni Stern, uno degli scrittori cheabbiamo celebrato passando sotto casa sua. AlCentro i monti Sibillini, una terra antichissimache rappresenta l’Italia magica e isolata, dove suimuri dei piccoli borghi si trovano ancora lenotizie dal “mondo” perché fino al secoloscorso non arrivavano i giornali. Così,attraversando i paesi diroccati del MonteVettore, senti che le domande che ti ponirotolano lungo i vecchi sentieri dei pastori. Al
Giugno 2011
«Nord e Sud non esistono, l’Italia non è il paese delle macro regioni, ma piuttosto degli infiniti campanilismi»
Da sinistra,partenza da Valle
Aurina (Alto Adige)e arrivo a CapoPassero (Sicilia)della spedizione
Italica 150
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358 • Mete Grand Tour
Sud il Parco del Cilento, dove si ritrova lamagia dei posti abitati e misteriosamenterimasti appartati. Per noi, dopo novesettimane di marcia, la Sicilia rappresentaanche l’incontro con il mare e il primo bagnopurificatore».
Ha detto che camminando a passoslow ha scoperto un’Italia più unita diquanto si immagini. Che luoghi comuniha sfatato?«Per esempio immaginavo il Veneto come laroccaforte dei leghisti - è questo che si leggesui giornali - pullulante di piccole industrie,quindi pensavo di dover fare lo slalom tra icapannoni industriali e di attraversare banchidi nebbia. Invece ho scoperto una paesaggionient’affatto monotono, pieno di piste ciclabilie soprattutto politicamente variegato, mentre
nella “rossa” Emilia ho incontrato tantinostalgici del fascismo. Insomma, ho scopertoche la geografia è una convenzione. Nord eSud non esistono, l’Italia non è il paese dellemacro regioni, ma piuttosto degli infiniticampanilismi. Spostandosi di qualchechilometro si aprano le frammentazioni, lepiccole rivalità. Forse è anche questo arendere unita e omogenea l’Italia, insieme alleletteratura, alle storie, alle canzoni. In Sicilialeggono Stern e Fontamara di Silone, molto dipiù che un racconto ambientato in Abruzzo».
Quindi come rappresenterebbe l’Italiadi oggi?«Mi piace raffigurarmela come una ragazzinada proteggere piuttosto che come una donnaprocace. Bisogna, quindi, aprirle gli occhi esvelarle i trucchi del potere».
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Giugno 2011
«La lentezza è un valore agognato e bistrattato. La gente va a lezione di yoga e poi si spintona al supermercato»
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ITINERARIO NAPOLEONICOTra il Piemonte e la Liguria si possono visitare 12 “siti napoleonici” attraverso i quali è possibileripercorrere le battaglie che hanno visto protagonista il generale Bonaparte nel 1796. L’archivistaGiancarlo Comino ripercorre quelle tappe tra cenni storici e indicazioni geografiche
diTIZIANAACHINO
Mete Grand Tour • 361
Sulle tracce di Bonaparte
Dal Piemonte alla Liguria
In apertura,uno dei dipintidell’architetto
militare torineseGiuseppe Pietro
Bagetti.
itinerario napoleonico,dettagliatamente raccontatodallo storico Franco Comino,toccò diversi punti delterritorio piemontese e ligurenell’aprile 1796, mese che
cambiò il corso della storia. Oggi è possibileripercorrere tra la cultura e l’arte, il paesaggiopanoramico e il silenzio delle alture, gli storiciluoghi in cui avvennero i combattimentinapoleonici.
Professor Comino, ci può delineare ilquadro storico del periodo in cuiNapoleone Bonaparte arrivò in questoampio territorio?«Nel 1796, durante la guerra tra la Francia ela prima Coalizione europea, le operazionimilitari di Parigi contro gli austro-piemontesinel Nizzardo e nel Basso Piemonte, dopo iprimi successi che portarono le armid’Oltralpe in Val Tanaro e sul colle di Tenda,ormai ristagnavano in uno scontro di alternologoramento. Il 2 marzo il direttorio nominòcomandante dell’armata d’Italia il generaleNapoleone Bonaparte che, da abile stratega,amava la “guerra di movimento” con cuicercava di anticipare le mosse dell’avversario.Perciò egli abbandonò del tutto la “guerra diposizione” finora utilizzata. Mirando a battereseparatamente i piemontesi e gli austriaci,volle attaccare il punto di congiunzione delledue armate coalizzate per dividerle e perisolarle, in modo da avere buon gioco esconfiggerle separatamente».
Quali località, che oggi possonoessere ripercorse, ha toccatoprincipalmente l’itinerario napoleonico?«Questi luoghi e queste battaglie segnaronol’inizio della fortuna del giovane generale
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362 • Mete Grand Tour Giugno 2011
francese, fino ad allora quasi sconosciuto;confermarono all’Europa il valore del suogenio militare e gli spalancarono le portedella storia. Gli restò un mese, l’aprile 1796,per cambiare i destini dell’Europa. Larappresentazione degli eventi bellici di quellequattro settimane furono affidate tra il 1802 eil 1805 alle artistiche stampe dell’architettomilitare torinese Giuseppe Pietro Bagetti chepercorse il territorio compreso tra la Liguria,le Alpi marittime e la pianura piemontesedisegnando le vedute delle principali battagliedell’esercito francese combattute nelle nostrearee geografiche. È così giunta fino a noi unaserie di vedute che garantisconoun’approfondita ricognizione dei luoghi, nonsolo dal punto di vista militare ma anchetopografico, naturalistico e pittorico».
Qual è il maggior pregio dei dipintidel Bagetti?«L’esatto punto di vista in cui il Bagetti sidoveva collocare per realizzare dal vivo i suoi
La cupola ellitticaIl santuario Regina Montis Regalis di Vicoforte trae origine
dallo sparo di un cacciatore all’immagine della Madonna col
Bambino dipinta su un pilone nel 1592. Sopra il pilone si
costruì una chiesa a opera delle maestranze Luganesi.
Quando, a seguito dell’arrivo crescente di pellegrini nasce
l’idea di costruirne una più spaziosa, il duca Carlo Emanuele
I volle farne un panteon per la Casa Savoia e ne affidò i la-
vori ad Ascanio Vitozzi di Orvieto. Dopo la morte di Vitozzi
nel 1615, e in seguito a un periodo difficile per la Casa Sa-
voia, nel 1642 la costruzione si interruppe e riprese a fine
secolo. Agli inizi del 700 venne chiamato l’architetto mes-
sinese Filippo Juvarra per la costruzione della grande cu-
pole ellittica, detta anche “cupola ovata”, che venne seguita
da Francesco Gallo. Inizia, invece, intorno al 1740 la deco-
razione pittorica a cui lavorano le scuole pittoriche venete,
milanesi e bolognesi. Il tema dipinto all’interno di tutto il
santuario è la Salvezza operata dalla Madonna prima del-
l’Assunzione. La cupola ellittica con questa forma è la più
grande del mondo e ha una superficie pittorica di 6.032
mq, la più grande che esista a “tema unico”. All’interno è se-
polto Carlo Emanuele I e si trova il solo cuore della figlia
Margherita. «In media – spiega don Meo Bessone, vicario
generale e rettore del Santuario di Vicoforte – se ne con-
tano ogni anno circa 350mila».
Mete Grand Tour • 363Giugno 2011
Nella paginaprecedente,
la cupola delsantuario ReginaMontis Regalis di
Vicoforte el’archivistaGiancarlo
Comino. Sopra,alcuni dei dodici
siti napoleonici
schizzi consente di individuare questi precisiluoghi che sono diventati i “siti napoleonici”dell’itinerario. Esso offre al visitatore lapossibilità di accedere a questi precisi punti econsente di confrontare facilmente, a distanzadi due secoli, il paesaggio attuale con quellodisegnato dal Bagetti, che è riprodotto suparticolari leggii posizionati nell’area storico-turistica, allestita nei dodici siti napoleonici.Un grande obelisco in pietra arenaria diVicoforte e in “corten” rappresental’elemento figurativo caratterizzantel’itinerario napoleonico in ogni sito. Sei sitisono dislocati in Liguria: Montenotte, MonteNegino, Dego, Carcare, Cosseria e Millesimo,dove si trova il Museo Villa Scarzella. Altri seiin Piemonte: Montezemolo, Pedaggera, Fortedi Ceva, Rocca d’Arazzo, San MicheleMondovì e Vicoforte. Tutto l’itinerario èpropedeutico alla visita del Museo delgenerale Bonaparte presso il Castello diMombasiglio, che nel novero dei musei
napoleonici italiani risulta tra i piùdocumentati e interessanti, tanto che nelmarzo 2007 è stato visitato e apprezzato daCharles Napolion, ultimo discendente delgenerale Bonaparte e presidentedell’Associazione delle città napoleoniche».
Come consiglia di impostare unavisita su questo lungo percorso?«Per visitare tutti i dodici siti occorronoalmeno due giorni, con spostamenti tra unluogo e l’altro in auto. È necessario seguire gliappositi cartelli stradali con l’effige delgenerale Bonaparte e con l’indicazione delnumero del sito. Facilita la fruizione di tutto ilpercorso il volume Itinerario Napoleonico.Riscopri la storia edito dal Gal Mongioie edal Gal Valli Bormida e Giovo. Chi nondispone di tanto tempo può limitarsi a visitarealcuni siti piemontesi più facilmente fruibili.Imperdibili sono le visite al Museo di VillaScarzella, al Municipio di Millesimo e alCastello di Mombasiglio che ospita, oltre al
Sulle tracce di Bonaparte
Dal Piemonte alla Liguria
364 • Mete Grand Tour Giugno 2011
museo del generale Bonaparte, una raccoltaunica nel suo genere di marmi e pietre delterritorio cebano-monregalese».
Quali furono le battaglie finali?«La battaglia conclusiva fu quella di Mondovì,che raggruppò una serie di scontri localizzatitra Vicoforte Fiamenga e la piana di Cassanio,sulla strada per Fossano. Infatti, dopo labattaglia di Mondovì del 21 aprile 1796 fino
all’armistizio di Cherasco del 27 aprile, non siverificarono scontri di rilevo. Il governatore diMondovì, il generale Dellera, firmò la resadella città nelle mani del generale Bonaparte.La vittoria di Mondovì fu considerata moltoimportante per la Francia, tanto che le venneintitolata una via a Parigi e il suo nome venneinciso, insieme a tutte le grandi vittorie diNapoleone, sull’Arco di trionfo».
*
«Il Castello di Mombasiglio ospita, oltre al museodel generale Bonaparte, una raccolta di marmie pietre del territorio cebano-monregalese»
n team di professionisti checondivide l’ospitalità, valoreprincipe del compartoalberghiero, ineccepibilmente,aprendosi allo spiritointernazionale che da sempre faleva sul concetto di turismo. È il
team diretto e coordinato da GiovannaScacheri, titolare del quattro stelle HotelLondra, presidente di Federalberghi Alessandriae vice presidente dell’Ascom, che lo scorso 6maggio è stata eletta dal presidente della
Camera di Commercio diAlessandria, Piero Martinotti,“Imprenditore di successo2010”. «Questo importantericonoscimento è per memotivo di grande orgogliopersonale e soddisfazioneprofessionale, poichéconferma che i valori neiquali ho sempre credutosono stati, sono e sarannosempre la base su cuicostruire, far crescere evalorizzare un’impresa
L’imprenditore di successo 2010 insignito lo scorso maggio ad Alessandria
è Giovanna Scacheri. Alla direzione dell’Hotel Londra, spiega i valori
imprescindibili del buon albergatore
IL VALOREDELL’OSPITALITÀ
di ADRIANA ZUCCARO
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366 • Mete Grand Tour
Giovanna Scacheridell’Hotel Londrariceve la targadi “Imprenditoredi successo 2010”
vincente – afferma Giovanna Scacheri –; e miriferisco al patrimonio aziendale che si ritrovasempre nella costanza, impegno e totalededizione al lavoro, negli investimenti mirati alrinnovamento, nei servizi al cliente e nellavalorizzazione e crescita delle risorse umane, ilpatrimonio aziendale di inestimabile valorenecessario a spingere in alto non solo itraguardi di una struttura imprenditoriale comepuò essere interpretata in un albergo madell’economia intera del nostro Paese». Non hadubbi la titolare dell’Hotel Londranell’individuare i valori imprescindibili delbuon albergatore e nel condividerli con chi,insieme a lei, ne organizza il management eservizi. «Tutti i nostri collaboratori sono adisposizione della clientela, consapevoli chel’Hotel Londra, quest’anno giunto al suo 25°anniversario, deve diventare per gli ospiti laloro casa e non solo un luogo dove ci si trovaper necessità». È difatti un’ospitalità calda,attenta e raffinata a caratterizzare l’HotelLondra, fatto di ambienti curati e ricchi di stile,ricercati e allo stesso tempo, tecnologici.
*www.londrahotel.info
Giugno 2011
Ospitalità
368 • Mete Grand Tour
MILLE ANNI DI STORIALa chiesa della Missione e quella della Misericordia.Il Museo della stampa e della ceramica. Mondovì,piccolo centro in provincia di Cuneo, invita a scoprirei suoi tesori d’arte attraverso i consigli dell’assessorealla Cultura, Giancarlo Battaglia
una delle cosiddette “settesorelle", i centri più importantidella Provincia Granda, gli altrisono Cuneo, Alba, Bra, Fossano,Savigliano e Saluzzo. Mondovì è
una città immersa nel verde che si sviluppasu più livelli. Due rioni contrapposti, Piazzae Breo, uno più antico e l’altro più recenteche si fronteggiano, il primo dall’alto di uncolle, il secondo su un altopiano. In mezzouna storia millenaria che racchiude arte,cultura ed enogastronomia, che l’assessorealla Cultura Giancarlo Battaglia raccontaattraverso i luoghi più rappresentativi delcentro cuneese.
Quali sono i luoghi da visitare?«La storia di Mondovì data quasi mille anni,durante i quali si sono succedute vicendeche hanno visto la nostra città protagonistadella vita culturale, economica e politica nelGranducato prima e nel Regno dei Savoiapoi. Tali vicende hanno lasciatotestimonianze dell’antico splendore. Unesempio è la Chiesa della Missione, uncapolavoro del barocco piemontese,affrescata da Andrea Pozzo, nota per questoin tutta Europa. La chiesa è stata “riscoperta”solo da pochi anni, dopo l’imponenterestauro conservativo finanziato dallaFondazione Cassa di Risparmio di Cuneo edopo la risonanza internazionale che haavuto. Da vedere anche la Piazza Maggiore,con i suoi portici e antichi palazzi, quali ilCollegio dei Gesuiti, ora adibito a Tribunale,da dove si può ammirare la Cattedrale, ilPalazzo Vescovile e il Belvedere, con la suaantica torre e l’orologio che dai quattro latie i suoi rintocchi segna le ore a tutto il
è
di TIZIANA ACHINO
Giugno 2011
Mete Grand Tour • 369
Mondovì, arte e cultura
Dall’alto,GiancarloBattaglio,
assessore allaCultura di
Mondovì e ilMuseo della
Ceramica e laChiesa della
Missione
circondario».E per quanto riguarda i musei?
«Con il sindaco Stefano Viglione abbiamoorganizzato un percorso museale checomprende la Chiesa della Missione, ilMuseo della ceramica, il Museo della stampae la Sinagoga. Mondovì, grazie anche ailasciti di collezioni private, è riuscita arealizzare uno splendido Museo dellaceramica, centro di promozione, didattica estudio dell’antico mestiere del ceramista edei suoi prodotti. Il Museo della stamparaccoglie testimonianze del lavoro svoltomanualmente, fino all’introduzionedell’informatica che ha soppiantato ilpiombo e la composizione. Ricordo che aMondovì è stato stampato il primo libro inPiemonte. Sono esposte vecchie, taluneantiche, macchine per la stampa dove ivisitatori si possono divertire, assistiti daesperti artigiani, a comporre, ad esempio, ilproprio biglietto da visita o altro ancora. Èospitata nell’antico Collegio delle Orfane,adiacente la splendida Chiesa dellaMisericordia, che da sola vale una visita».
Giugno 2011
Provinciad’Italia«Mondovì, grazie anche
ai lasciti di collezioniprivate, ospita unosplendido Museo dellaceramica»
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370 • Mete Grand Tour Giugno 2011
ianni Ferrero, presidente onorariodella Condotta Slow Food delmonregalese e Valle Tanaro, èideatore di diversi eventienogastronomici in un territorio
che mantiene le sue radici storico-culturalilegate alle tradizioni. Oggi gustiamo i dolcitipici di questo territorio del cuneese ma, comeha evidenziato Ferrero «in un prosieguopotremo scoprire i salumi o i formaggi o iprodotti della terra».
Quali prodotti caratterizzano le vostretavole?«I dolci sono una caratteristica della nostra
gastronomia. Partiamo proprio da Mondovì.Nel corso principale che attraversa tutta la cittàil primo incontro di rilievo, che merita unasosta, ci è proposto dalla Pasticceria Grigolon,proprio di fronte al municipio. Grigolon è lapiù vecchia tra le numerose botteghe-laboratori di dolci: un ambiente di iniziosecolo, piccoli tavolini e un angolo appartato incui è piacevole fermarsi a degustare unMonregalese al rhum. Un dolce curioso a basedi cioccolato che ha origine forse a Dronero oforse a Cuneo, ma che ha trovato in FedericoGrigolon un vero “maestro” di produzione. IlMonregalese al rhum, che viene anche
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Monregalese al rhum, risole, cupeta e paste di meliga. Quattro specialità del territorio che Gianni Ferrero, presidente onorario della Condotta Slow Food del monregalese, ci invita a gustare nelle pasticcerie di Mondovì
di TIZIANA ACHINO
LA DOLCEZZAPRIMA DI TUTTO
Mete Grand Tour • 371Giugno 2011
Provinciad’Italia
Dolcimonregalesi
prodotto in altre città diventando Cuneese,Dronerese, o d’altrove, è un dolce che richiedeuna lunga e paziente preparazione. È compostoda due piccole cialde di meringa che vengonoriempite con un composto di cioccolato erhum successivamente glassato in cioccolatopurissimo, i Monregalesi al rhum vengono poiincartati uno a uno nelle tipiche carte moltosgargianti di solito rosse o verdi. Continuandopoi per lo stesso corso, all’imbocco della stradache conduce alla funicolare ci si imbatte inun’altra eccezionale bottega di delizie: laPasticceria Comino. Una sosta qui è d’obbligoper assaggiare le risole che con la Cupeta sono idolci veramente tipici di Mondovì. Le risolesono dolci a base di pasta sfoglia che racchiudeuna marmellata di mele renette (provenientidalle colline monregalesi) il cui saporeleggermente acidulo ben contrasta con il dolcedella pasta e crea un sapore unico».
Vi sono specifici dolci di stagione?«La Cupeta, tipico dolce invernale (era usoprodurla in casa nel periodo di Natale), hacome unici ingredienti le noci, le nocciole e ilmiele. La preparazione è semplice ma richiedemolta accortezza nel far amalgamare in unrecipiente messo sul fuoco il miele con le nocio nocciole facendo in modo che il miele non
caramelli. Al termine si stende il composto inuna cialda (ostia) dal diametro di 6/7centimetri e si completa l’operazionesovrapponendone una seconda».
Un presidio Slow Food nella vostrazona?«Un’altra leccornia monregalese sono le pastedi meliga, che si trovano in molte panetterie epasticcerie e proprio la loro grande diffusioneha dato avvio a produzioni che non semprerispettano tradizione e qualità. Proprio perquesta ragione, la ricerca e il mantenimentodella tipicità della pasta di meliga, è nato unpresidio Slow Food che tutela la “vera pasta dimeliga del Monregalese”. I produttori sono sei,sparsi sul territorio da Mondovì a Casotto, daRoburent a Villanova Mondovì e Corsagliola esono raggruppati nel Consorzio per laproduzione e la tutela delle paste di meliga delMonregalese con sede in Mondovì. Questibiscotti hanno un disciplinare di produzionesemplicissimo: farina, mais ottofile macinato apietra, uova di galline allevate a terra, zucchero eburro. Sono banditi coloranti o altri prodotti disintesi mentre è tollerato l’utilizzo di scorza dilimone e della vaniglia in bacche. Sono i dolciche si producevano quando si andava al fornoper cuocere il pane, semplici ma genuini».
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In apertura, lerisole. Sopra,
Gianni Ferrero,presidente
onorario dellaCondotta Slow
Food delmonregalese
TURISMO SOSTENIBILEIn bicicletta o a piedi. Per i fiori o per il buon cibo. Questa è l’offerta turistica di Santo Stefano al Mare, in provincia di Imperia, dove il turismo significa accoglienzatutto l’anno
di TIZIANA ACHINO
Giugno 2011
Mete Grand Tour • 373
Provinciad’Italia
Santo Stefano al Mare
Marcello Pallini,primo cittadino di
Santo Stefano al Mare,
in provincia di Imperia
anto Stefano al Mare, nellaRiviera dei Fiori, d’estate offreun turismo “di relax” che, grazieal clima mite, persiste tutto l’annoper chi apprezza il mare, i fiori eil ciclismo amatoriale. Per il
sindaco Marcello Pallini è necessariolavorare in sinergia tra valori ed usanzeliguri e domanda turistica.
Sindaco Pallini, fiori e turismo sonoi vostri gioielli oggi. E per il futuro?«I fiori hanno in sé la continuità con ilpassato che sarà anche il futuro dellafloricultura, sicuramente cambiata ma checomunque resta un elemento trainante dellanostra economia. La manifestazione biennale“Fiori”, è una rassegna di infioratoriprovenienti da tutta Italia, che rappresentanoperfettamente il territorio e anche lecapacità lavorative della nostra gente. Lodimostrano le migliaia di persone
intervenute e la nostra partecipazione allerassegne dei carri fioriti a Sanremo, doveabbiamo vinto oltre la metà delle rassegne.Per questa estate abbiamo preparato unprogramma che ricalca proprio lecaratteristiche dell’offerta turistica dei nostriluoghi. Il lunedì verrà dedicato ai bambini, ilmartedì sarà il giorno della cultura, neigiorni di mercoledì e giovedì si lasceràlibero spazio alla Pro Loco con iniziative dipromozione, il venerdì l’attenzione sisposterà sul porto, infine, il sabato e ladomenica saranno lasciate all’accoglienza deituristi, che proprio durante il weekend sonoparticolarmente numerosi. Un aspettocaratterizzante degli eventi estivi è la festapatronale del 3 agosto, che muove l’interopaese e ha il suo culmine nella processionedei Cristi delle Confraternite. Si puòrespirare in questi momenti l’attaccamentoalle proprie origini e al proprio territorio e
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374 • Mete Grand Tour
Santo Stefano al Mare
Provinciad’Italia
«Oltre a cercare di far convivere turismo e floricultura stiamocercando di porre massimaattenzione alla qualitàdella vita e agli aspettiecologici e ambientali»
anni è aumentata la ricettività al di fuoridelle seconde case negli alberghi, neiresidence, nei campeggi e nei bed &breakfast».
I suoi obiettivi per la qualità dellavita di residenti e turisti?«Oltre a cercare di far convivere turismo efloricultura stiamo cercando di porremassima attenzione alla qualità della vita eagli aspetti ecologici e ambientali, attraversola raccolta porta a porta differenziata e iprogetti di energia alternativa. Riteniamoche una politica turistica non possa esserescollegata da una buona politica ambientale,e questa è una delle prossime nostre sfide».
la voglia di aprire le celebrazioni del santopatrono agli ospiti che ormai da anni hannoscelto Santo Stefano al Mare come metaturistica».
Nella stagione estiva la popolazionetriplica. Oppure il clima mite permetteun turismo tutto l’anno?«La nostra grande scommessa è riuscire apromuovere la nuova pista ciclabile,aumentando le iniziative ma anche ladisponibilità dei posti letto nei mesiautunnali e invernali approfittando del climamite. È in corso, infatti, una richiesta persviluppare “l’albergo diffuso” anche a SantoStefano al Mare e, comunque, negli ultimi
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olomiti, un patrimonio naturalericonosciuto anche dall’Unesco.Una terra in cui l’uomo si puòrigenerare, riequilibrandosi conla natura. E proprio qui, lestrutture ricettive migliori altro
non fanno se non inserirsi, in punta di piedi, inquesto scenario. Creando occasioni di ristoro ewellness di altissimo livello. Soprattutto, offronol’opportunità di conoscere da vicino la culturaladina. La famiglia Dalponte porta avanti questa
EREDITÀ LADINA
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Alcune immaginidell’HotelLa Tambradi Corvarain Badia (Bz). Nellapagina a fianco,i fratelli Davide eNatalie Dalponte
Un tutto nel cuore delle Dolomiti, a Corvara in Badia, all’ombra del monte
Sassongher. A fare da guida, i fratelli Davide e Natalie Dalponte, titolari
dell’Hotel La Tambra. Tra cultura gastronomica, natura e wellness
tradizione da anni. Titolari dell’hotel La Tambra,una delle strutture più rinomate ai piedi delmonte Sassongher, nel centro di Corvara, ifratelli Davide e Natalie sottolineanol’importanza delle loro radici culturali. «Lanostra famiglia è ladina, e la nostra madrelinguaè il ladino. Trasmettiamo i nostri valori con lasemplice conversazione personale» spiegaDavide Dalponte. «Le nostre usanze culinarie, ilmodo di intendere la natura e di interpretare lavita, gli abbiamo ereditati dalla nostra gente, e lo
di ALDOMOSCA
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trasmettiamo ai nostri ospiti con molto piacere»interviene Natalie. E così, presso La Tambra,ogni settimana si può vivere una serata dedicataalla cucina ladina. Non solo, nel corso dellamattinata, gli interessati vengono invitati dalloChef ad assistere alla preparazione dei vari piatti,con tanto di ricette e istruzioni per poterriproporre gli stessi sapori anche a casa. Ma nonè solo la gastronomia a caratterizzare l’hotel.Oggi anche il wellness rappresenta unimportante richiamo turistico. «Il wellness èquello spazio in cui una persona può dedicarsiesclusivamente a se stessa, senza interferenze dialcun tipo. Uno spazio sacro, che rende la
vacanza più completa e rilassata» sottolineaDavide. La Tambra dispone di sauna finlandese,bagno turco, bagno alle erbe, kneipp,idromassaggio, solarium e di servizi estetici emassaggi. Il centro benessere è stato costruito nel2006, e ha nettamente contribuito alla crescita eal livello dell’attività, soprattutto verso il mercatoestero del Nord Europa, destagionalizzando iflussi turistici. Ma ad attirare è soprattutto ilfascino dei luoghi circostanti. «Gli itinerari daaffrontare sono tantissimi, non basterebbe unanno per esplorarli tutti. Il primo checonsigliamo, però, è quello che porta da Corvarafino in cima al monte Sassongher – concludonoi fratelli Dalponte -. Il nostro Hotel ha unaposizione privilegiata, in quanto è possibilepartire per le diverse passeggiate direttamentedal paese, a piedi, senza mai usare la macchina,arrivando in alta quota tramite gli impianti dirisalita oppure tramite i diversi mezzi pubblicipromossi dalla provincia. È una fattore da nonsottovalutare, in quanto il poter muoversiliberamente a piedi è uno dei lussi maggiorinell’epoca contemporanea».
*www.latambra.com
Mete Grand Tour • 377
Nel cuore delleDolomiti
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