Mese del Sambuco - affaritaliani.it · Giovedì 29 SE IL FUTURO NON ARRIVA – No, non litigh iamo...

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r Mese del Sambuco Mese della salvezza, della perdizione, della sconfitta, della vittoria, dell’attacco, delle difese e della salute

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r Mese del S ambuco Mese della salvezza, della perdizione, della sconfi tta, della vittoria, dell’attacco, delle difese e della salute

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Settimana genealogica Domenica 25 Venir dopo è comunque un vantaggio Lunedì 26 Supermamma Martedì 27 Addio Kamasutra Mercoledì 28 Se ha vinto il Papa, chi ha perso? Giovedì 29 SE IL FUTURO NON ARRIVA – No, non litigh iamo mai Venerdì 30 Siamo stati noi Sabato 1 MILANO – Metropolitana Tredicesima Stazion e

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Da: AUTORE.IT Inviato: Domenica 25 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Sole e della Salvezza) A: LEI.IT Oggetto: Venir dopo è comunque un vantaggio

(1) Noi siamo tutti come nani che stanno sulle spalle dei giganti, in modo da poter vedere di più e più lontano di loro, e non per l’acutezza della nostra vista o per la statura del corpo, ma perché portati in alto e sollevati dalla grandezza dei giganti Gli antichi giganti sono stati come le api che carpiscono, da una moltitudine di fiori, la materia per produrre cera e miele; noi moderni siamo come i ragni che ricavano dai loro escrementi il filo necessario a tessere l’egoistica tela. I morti per la libertà Chi l’avrebbe mai detto I morti Per la libertà. Sono tutti sepolti. (2)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Lunedì 26 del Mese del Sambuco

(sotto il segno della Luna e della Perdizione) A: LEI.IT Oggetto: Supermamma

(3)

- Quante erano? - Quattro - Quattro mamme? - Quattro supermamme che hanno generato tre milioni e mezzo di ebrei ashkenaziti

in soli mille anni e che sono innamorate pazze dei loro figli, fino a soffocarli di attenzioni e di affetti.

- Come Sara, Rebecca, Rachele e Lea, le quattro mamme bibliche? - Una coincidenza. - E i figli? - I figli hanno subito, subiscono: hai mangiato? Ti sei coperto bene? Sei sicuro che

quella donna faccia per te? Chi cucina per te come la tua mamma? - E se sono figlie? - Se sono figlie si ribellano. Le ragazze di oggi non rifiutano la madre in sé, ma quello

che tende a rappresentare, un’immagine di persona che non ha saputo o voluto svincolarsi dal modello tradizionale. Le ragazze di oggi non accettano lo stesso implacabile destino…Sono determinate a vivere pienamente la loro esistenza, a immaginare un futuro di coppia con i lavori domestici equamente divisi con i loro compagni.

- E se il compagno è un ebreo ashkenazita? - E se la figlia si chiama Erika? (4)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Martedì 27 del Mese del Sambuco

(sotto il segno di Marte e della Sconfitta) A: LEI.IT Oggetto: Addio Kamasutra

- Se “Amare è - come diceva Antoine de Saint Exupery - guardare insieme nella stessa direzione”, e questa direzione porta al piccolo schermo, allora possiamo contare sul potere ipnotico della televisione come rimedio per contrastare lo smisurato aumento della popolazione.

- E’ sicuro, signor Ministro della sanità? - In India, l’incremento demografico è un vero flagello, abbiamo raggiunto il numero

strabiliante di un miliardo di persone… - Ma non avevate provato con la vasectomia? - Troppo invasiva, la gente non ci stà, non abbiamo avuto buoni risultati. - Così, Lei crede che la televisione possa fare di più della vasectomia? - Senta, da voi in Occidente ha funzionato, o no? - Ma noi non abbiamo inventato il kamasutra. - Già, il kamasutra… - Il kamasutra contro Beautiful: sarà una bella lotta, non crede? - Non ci sarà partita. Vincerà Beautiful, ne sono sicuro. (5)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Mercoledì 28 del Mese del Sambuco

(sotto il segno di Mercurio e della Vittoria) A: LEI.IT Oggetto: Se ha vinto il Papa, chi ha perso? Il Papa è tornato da Cuba come un vincitore. Folle oceaniche. Popolo in delirio. Ma se il Papa ha vinto, chi ha perso? Ha fatto impressione, questo è certo, vedere il Papa là in alto, in piazza della Rivoluzione, a celebrare Messa solenne per qualche milione di persone, e lui, Fidel, il lider maximo, là in basso, insieme alla sua gente, serio e compassato come un qualsiasi peone. Ha fatto molta impressione, certo, ma ripeto la domanda: se il Papa ha vinto, chi ha perso? Ha perso Fidel? Il comunismo favorisce l’uguaglianza e la solidarietà, ma distrugge la libertà. Il capitalismo favorisce la libertà, ma distrugge la solidarietà e l’uguaglianza. Il Papa propone una dottrina sociale che favorisca insieme libertà, uguaglianza e solidarietà, ma il Papa non fa politica e non possiede armate. Allora, com’è andata? Forse la domanda giusta è però un ‘altra: e se avessero perso tutti e due? (6)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Giovedì 29 del Mese del Sambuco

(sotto il segno di Giove e dell’Attacco) A: LEI.IT Oggetto: SE IL FUTURO NON ARRIVA – No, non litighiamo mai Si, ero proprio io a tremare di coraggio, con un fucile del governo alla schiena. Scusa se non ti ho salutato come meritavi, tu che sei mio parente. Non erano mie le lacrime. Io ho un serbatoio interno. Saranno poi versate dai miei figli, dalle mie figlie se non imparo a trasformarle in pietre. Si, ero io quella in piedi alla porta sul retro, nel vicolo, con una bracciata di grano per i vicini. Il diluvio di sangue non l’aveva previsto. Non pensavo che loro, dimenticata l’amicizia, sarebbero tornati ad ammazzare me e i bambini. Si, ero io quella che volteggiava sulla pista da ballo. Che chiasso abbiamo fatto e che felicità. Ho amato tutto il mondo in quella musica sciocca. Non ho capito la danza terribile in mezzo al ritmo secco dei proiettili. Si, l’ho sentito l’odore di grasso bruciato dei cadaveri. E come una scema ho sperato che le nostre parole si sollevassero a inceppare l’artiglieria in mano ai dittatori. Dovevamo andare avanti. Cantavamo il nostro dolore per depurare l’aria dagli spiriti nemici. Si, certo che le ho viste quelle terribili nuvole nere mentre cucinavo. E i messaggi che i moribondi scandivano nel tramonto cinereo. Tutti quanti dicevano: “madre”. Non c’era niente di questo nei notiziari. C’erano sempre le stesse cose. La disoccupazione che saliva. Un’altra regina incoronata coi fiori. Poi c’erano i risultati sportivi. Si, la distanza era grande tra il tuo paese e il mio. Però i nostri bambini giocavano insieme nel vicolo tra le nostre case. No, non litigavamo mai. (7)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Venerdì 30 del Mese del Sambuco

(sotto il segno di Venere e della Difesa) A: LEI.IT Oggetto: Siamo stati noi 11 settembre 2001: Siamo stati noi! (in quattro tesi e quattro controtesi) Prima tesi. Siamo stati noi, perché l’abbiamo sognato (“que nous ayons rèvèè de cet èvènement”) Prima controtesi C’è una bella differenza tra sognare di ammazzare il padre, per giacere con la madre, e ammazzarlo veramente. Seconda tesi Siamo stati noi, perché l’abbiamo immaginato, e abbiamo fatto i film. Gli innumerevoli film catastrofe testimoniano di questo fantasma: l’Occidente onnipotente e suicida. Seconda controtesi Non si possono eliminare, fino a bruciarle, le distanze tra cinema e realtà. Terza tesi Siamo stati noi, perché ne siamo stati affascinati. Abbiamo guardato e giubilato. Terza controtesi L’allegria dei naufraghi non fa di noi il sabotatore del bastimento sul quale siamo imbarcati Quarta tesi Siamo stai noi, perché in fondo in ciascuno di noi sonnecchia il terrorista, il nemico di se stesso. Quarta controtesi Fai pure tu, non so più cosa dire. Quello che so è che con i morti non si può parlare. (8)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Sabato 1 del Mese del Sambuco

(sotto il segno di Saturno e della Salute) A: LEI.IT Oggetto: MILANO – Metropolitana Tredicesima Stazione

Mi aveva detto: “Vado via?”, ma, senza attendere una mia qualsiasi reazione, dopo qualche istante aveva cambiato la domanda in affermazione: “Vado via! Accompagnami alla Stazione Centrale”. Mi era sembrato molto triste questo strano Renzo Tramaglino che stavo seguendo come un’ombra da quando l’avevo incontrato (e senza che mi sia ancora chiesto “perché”). Tra me e me avevo pensato: “Va bene, ti accompagno, amico mio”, ma non l’avevo detto, te lo assicuro. Ma Renzo Tramaglino, come se avesse potuto leggermi nella mente, aveva aggiunto: “OK, ancora uno sforzo, grazie.” e aveva subito cambiato umore, diventando allegro e quasi ilare.

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Questo era capitato un paio d’ore fà e avevo pensato che da Piazza della Repubblica alla Stazione Centrale non avremmo impiegato che pochi minuti, anche se ci fossimo andati a piedi. Invece sono quasi due ore che siamo qui seduti in metropolitana. Prima aveva voluto andare sulla”verde”, da un capolinea all’altro, poi era stato il turno della “gialla”, poi quello della “rossa” e ora siamo di nuovo sulla “verde”, che da Porta Genova ci sta portando a Centrale. E lui? Lui guarda dal finestrino, come se fosse su un treno di superficie. Guarda e forse vede cose che io non riesco nemmeno ad immaginare. Ride da solo. La gente intorno a noi guarda e compatisce. Siamo quasi arrivati quando improvvisamente, dando segno di riconoscermi, mi domanda: “Sai dirmi perché Milano e Zurigo non sono gemellate?” Se c’è una cosa che Renzo Tramaglino sa fare bene è spiazzarmi. Infatti c’è riuscito anche questa volta, ma cosa c’entra il gemellaggio con Zurigo? “Milano è gemellata con Toronto, Chicago, San Paolo, Dakar, Lione, Birmingham, Francoforte, Cracovia, San Pietroburgo – Renzo Tramaglino è un torrente in piena – è gemellata con Osaka, Shanghai, Melbourne, Tel Aviv e Betlemme, ma non con Zurigo. Sai dirmi perché? “. Ovviamente non si aspetta che io risponda, infatti prosegue: “A Zurigo con trentotto franchi, per tre giorni interi, puoi entrare in tutti i musei della città e viaggiare sui tram, sui battelli e sugli autobus. Sul Limmart vado in barca tranquillo e in Spiegelgasse abito.” La parola “spiegelgasse” mi ricorda qualcosa, glielo dico e lui di rimando sorride, ma non mi risponde, lasciandomi nel dubbio. Ora siamo arrivati, e Renzo Tramaglino, quasi di corsa, raggiunge il binario dove è annunciata la partenza del treno per Zurigo. Si ferma vicino all’ultimo vagone, sale i gradini di accesso, poi si volta e mi guarda con infinita dolcezza e mi dice: ”Vado, l’Angelo di Niki di Saint Phalle mi spetta. Domani, al mio arrivo, andrò da Yames, al cimitero di Fluten. Gli porterò i tuoi saluti.” Fa un sospiro e conclude così: “Ti conosco mascherina.. addio!”. Subito dopo il treno parte e non ho nemmeno il tempo di un saluto appropriato. Mi limito ad agitare la mano. Poi torno sui miei passi, intontito e pieno di domande. Spiegelgasse? Cosa mi ricorda questo nome? E Yames? Di che Yames parlava? E lui? Chi era veramente Renzo Tramaglino, l’extracomunitario svizzero? Forse è dall’Angelo di Niki di Saint Phalle che dovrò incominciare. (9)

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A testa bassa – www. rifiutiquotidiani.org Mese del sambuco NOTE alle e-mail della settimana genealogica

(1) Il disegno a matite colorate è di AUTORE.IT ed è stato realizzato copiando una riproduzione del celebre quadro di Picasso del 1907 “Les demoiselles d’Avignon”

(2) Lo spunto per la mail è stato ricavato dall’articolo di Aldo Schiamone “I giganti dell’Antichità”, pubblicato su Repubblica di sabato 16 aprile 2005, in occasione dell’uscita del libro di Marc Fumaroli “Le api e i ragni. La disputa degli antichi e dei moderni”, Adelphi, pagg. 267, euro 25,00. La frase è di Giovanni di Salisbury, scritta in pieno Medioevo, mentre i versi finali sono di Giorgio Caproni, tratti da “Celebrazioni”.

(3) Fotogramma da “New York stories”, nel quale si vede Woody Allen assediato dalla mamma, che sparisce da casa e appare in cielo, visibile a tutta la cittadinanza.

(4) Notizie e spunti tratti dagli articoli “La supermamma ebrea esisteva davvero. Quattro donne all’origine degli ashkenaziti” di Marco Contini, pubblicato su Repubblica. Quando? AUTORE.IT non lo ricorda. Ma anche dall’articolo “Il tramonto delle madri” di Luciano Sica, sempre pubblicato su Repubblica martedì 5 giugno 2001, il cui contenuto è un colloquio con Tolde Giani Gallino, in occasione dell’uscita del suo libro “L’altra adolescenza”, Bollati-Boringhieri, pagg. 190, £ 35.000.

(5) Notizia tratta dalla rubrica curata da Enzo Biagi su L’Espresso del 20 settembre 2001.

(6) Spunto tratto dall’articolo di Filippo Gentiloni “Se ha vinto il Papa, chi ha perso?”, pubblicato su Il Manifesto di martedì 27 gennaio 1998 in occasione della visita di Giovanni Paolo II a Cuba.

(7) La poesia è di Joy Harjo, la più importante poetessa indiana americana, della tribù dei Creek. E’stata scritta nel 2003 e pubblicata su Il Manifesto di venerdi 4 aprile 2003, inserita nell’articolo “America, non so più chi sei” della scrittrice canadese Margaret Atwood.

(8) Le quattro tesi sono state scritte da Jean Baudillard per Le Monde e pubblicate a commento dell’11 settembre 2001. AUTORE.IT le ha riprese dall’articolo “Il crollo delle torri gemelle e la sindrome di Stoccolma” di Adriano Sofri, pubblicato su Repubblica di giovedì 17 gennaio 2002.

(9) Le notizie su Zurigo sono tratte dall’articolo “Zurigo, il volto trasgressivo della Svizzera” di Renato Caramelli, pubblicato su Repubblica di mercoledì 29 settembre 2010.

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Settimana psicologica Domenica 2 Esplosioni Lunedì 3 La sesta estinzione Martedì 4 “Poveri” ricchi d’Italia! Mercoledì 5 Quale giustizia Giovedì 6 SE IL FUTURO NON ARRIVA – I libertini di Allah Venerdì 7 Non è Francesco Sabato 8 MILANO – Nessun dorma

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Da: AUTORE.IT Inviato: Domenica 2 del Mese del Sambuco

(sotto il segno dello Yang e della Salvezza) A: LEI.IT Oggetto: Esplosioni

(10) Solo per ricordarti che ogni secondo circa, da qualche parte nell’universo, una stella esplode e si disintegra in un momentaneo bagliore, più intenso di miliardi di soli. Ma ti rendi conto? Il tempo di leggere queste poche righe e ne sono già esplose dieci. E noi? Indifferenti. Come la natura, del resto. Siamo salvi. Che aplomb, ragazzi! (11)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Lunedì 3 del Mese del Sambuco

(sotto il segno dello Ying e della Perdizione) A: LEI.IT Oggetto: La sesta estinzione Finirà anche questa volta. E sarà la sesta. Come quella del periodo Permiano, capitata 248 milioni di anni fa, quando l’estinzione fece sparire il 96% di tutta la fauna e la flora marina. Oppure quella, a noi più vicina, capitata “solo” 65 milioni di anni fa, che decretò la scomparsa dei dinosauri, che allora dominavano il pianeta, e con loro il 60% di tutte le forme viventi. Sono state cinque le estinzioni capitate fino ad oggi al nostro pianeta, dobbiamo farcene una ragione. Non c’è niente di nuovo sotto il sole, anche perché, è risaputo, la durata di una specie viene calcolata in circa quattro milioni di anni. Niente di particolare, quindi? Mettiamola così: sul pianeta terra convivono tante specie animali e vegetali, ogni specie ha, diciamo, un suo ciclo vitale e quando questo ciclo finisce, allora boom, è finita; cambia un certo equilibrio e piano, piano se ne forma un altro. Naturalmente si devono mettere in conto comete, meteoriti, eruzioni vulcaniche, terremoti, glaciazioni, tsunami, ma si tratta, appunto, di eventi “naturali”. Finirà anche questa volta, e sarà la sesta, cosa c’è di strano? C’è di strano che la specie che sta andando alla fine della sua parabola è la nostra. E la cosa ancora più strana è che questa sesta estinzione, quella che riguarderà la nostra specie, non dipenderà da elementi “naturali”, ma proprio da noi. La marcia sembra inarrestabile, ma… Va bene, conosco l’obiezione: vinciamo sempre più malattie, prolunghiamo la vita oltre i confini assegnatici dalla natura, disponiamo di molte più calorie del necessario, il nostro benessere aumenta… Conosco l’obiezione, conosco tutte le argomentazioni, ma non vi pare che siano proprio questi successi a rivoltarcisi contro? Quindi? Quindi, prima o poi, finirà anche questa. Sarà la sesta estinzione. In attesa della settima, dell’ottava e così via fino alla fine del mondo… Ma non dobbiamo preoccuparci, vero? Tanto, noi non ci saremo. (12)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Martedì 4 del Mese del Sambuco

(sotto il segno della Guerra e della Sconfitta) A: LEI.IT Oggetto: “Poveri” ricchi d’Italia! Chi sono i “poveri” ricchi d’Italia? Come? Non capisci la domanda? Allora mi spiego meglio: in Italia ci sono 1000 ricchi (i più ricchi), che dichiarano un imponibile da 128,566 miliardi di lire (il più ricco di tutti) fino a 2,084 miliardi, all’anno naturalmente. Ci sono nomi, cognomi, indirizzi, se ne conoscono le facce e i mestieri, sono conosciuti da tutti, sono l’élite. Poi, dal numero 1001 al numero 2000 ci sono appunto i “poveri” ricchi, cioè quei ricchi che per un pugno di dollari, volevo dire per qualche miliardo di lire in meno, non sono riusciti ad entrare nel primo gruppo, non fanno parte dell’élite. Che rabbia, eh? Che rosicate, che fegato ingrossato, quanta bile…Ma soprattutto, che ingiustizia. Ed è per questo che, come non faticherai a comprendere anche tu, il mio senso della giustizia non poteva lasciarmi indifferente Così ho deciso di porre rimedio, dando anche a questo secondo elenco un po’ più di visibilità, meritata del resto, ampiamente meritata. Ecco quindi i “poveri” ricchi d’Italia, dal 1001, con 2,082 miliardi di imponibile l’anno, fino al numero 2000, con 1,493 miliardi di lire l’anno. E dal 2000 in giù? Beh, ora vediamo di non allargarci troppo. (13)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Mercoledì 5 del Mese del Sambuco

(sotto il segno delle News e della Vittoria) A: LEI.IT Oggetto: Quale giustizia Ero a Milano da poche settimane quando fui chiamato all’Università Statale per benedire il corpo crivellato di colpi del giudice Guido Galli. Ho ancora negli occhi l’immagine di quel corpo riverso in un corridoio dell’Università, a pochi passi dal Duomo. E quante volte, in questi ventidue anni, sono stato chiamato a condividere le lacrime di famiglie che chiedevano giustizia per la morte violenta dei loro cari. Quante volte ho accolto e ascoltato lavoratori, immigrati, uomini e donne senza casa, senza lavoro, senza tutela della propria dignità. Quante volte a San Vittore e nelle altre carceri, ho stretto le mani di reclusi, in gran numero extracomunitari, finiti ai margini della nostra società. Ho potuto ascoltare questo cuore dolente della nostra città e l’appello di giustizia, soprattutto della vedova e dell’orfano. Ma ancora questi anni del mio servizio episcopale a Milano hanno conosciuto una sorta di grave metamorfosi della città. La città ha addirittura assunto un altro nome: tangentopoli. Grazie alla coscienza civile dei suoi abitanti e all’opera dei suoi magistrati, la città ha vissuto una difficile e non ancora conclusa stagione di lotta alla corruzione, in nome della giustizia. (…) Quante volte in questi anni è stato ricordato il vincolo tra pace e giustizia. Non è forse vero che la violenza senza fine che insanguina la Terra Santa scaturisce anche dal mancato rispetto della giustizia? (14)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Giovedì 6 del Mese del Sambuco

(sotto il segno della Fortuna e dell’Attacco) A: LEI.IT Oggetto: SE IL FUTURO NON ARRIVA – I libertini di Allah

Oggi voglio parlarti dei mistici sufi. I mistici sufi sono quei pellegrini erranti su questa terra, in viaggio verso il Paradiso di Allah. Un viaggio che compiono superando undici gradini di ascesa: HAL BAST QABD TAWBA SABR SAIBA SHATH FANAR ITTIHAD ITTISAL HULUL Ogni anno i dervisci sufi celebrano la loro festa grande disponendosi all’abbandono attraverso l’hashish, la musica, la danza e il sesso. Il capo inizia la preghiera, suona la tabla (il tamburello), suona l’ud (il violino), suona il nai (il flauto). I Dervisci controllano i propri ritmi respiratori restando immobili. Il ritmo aumenta. Dal canto del capo, si passa al coro di tutti. Ma delle parole cantate si sentono solo le

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finali: HA, e tutti voltano la testa verso destra, HI, e tutti la voltano a sinistra, HU, e tutti l’avvicinano al petto. HA HI HU HA HI HU HA HI HU, HA HI, HU. E così continuano, in un crescendo spasmodico, per un’ora, due ore…Qualcuno cade in trance. L’esaltazione è collettiva. L’hashish aiuta. Ci si spinge oltre. Si arriva all’orgia sessuale. Il culmine del piacere dei sensi si fonde con la felicità spirituale dell’abbraccio divino. Il sesso è uno strumento per raggiungere l’estasi. Dove? In Iran, in Pakistan, in Afghanistan, in Uzbekistan, in tutto il Maghreb. Solo i maschi? No, maschi e femmine. I maschi si truccano le palpebre di blu, le femmine sono più sobrie col trucco, ma si vestono di rosso. Amati? I Dervisci sufi sono stati condannati e perseguitati dall’Islam Ortodosso e da tutti gli integralisti, per secoli e secoli. E ora? Ora la parola d’ordine è: via libera al sufismo per bloccare l’integralismo. Per concludere? Meglio mistici che terroristi. (15)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Venerdì 7 del Mese del Sambuco

(sotto il segno di Amore e della Difesa) A: LEI.IT Oggetto: Non è Francesco Prima di lasciare questo mondo, Francesco aggiunge al Cantico un’ultima strofa e la canta. La strofa dice: Laudato sii mi Signore Per sora nostra Morte corporale Da la quale nullo homo vivente po’ scappare. E Francesco la canta. Canta le lodi al Signore anche per la morte che sta per portarselo via. Frate Elia avrebbe voluto che Francesco assumesse ben altro contegno nei suoi ultimi giorni di vita, ma Francesco mangia fichi secchi e vuole che si canti. “Fratello lasciami in pace! Fammi godere nel Signore e cantare le sue lodi, che mi rallegrano in mezzo ai miei dolori. Per grazia dello Spirito Santo mi sento così stranamente unito al mio Signore che per sua Misericordia riesco proprio bene a gioire dell’Altissimo. Elia non osa contrastarlo e ripensa a quanto lo stesso Francesco aveva scritto nel suo testamento: “Quando il Signore mi mandò dai frati, nessuno mi diceva quello che dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo le norme del Santo Evangelo.” Elia pensa, ma non lo dice: “Un altro scandalo!”, e si fa il segno della croce, alzando gli occhi al cielo. Già! Un altro scandalo. Perché la morte va nascosta e addirittura procrastinata anche oltre il limite naturale. Invece, caro Elia, con Francesco non si può. Ma te lo immagini un Francesco triste e solo perché sta morendo? Non sarebbe questo il vero scandalo? Sarebbe da lui? Non è Francesco, caro frate Elia, la persona che può avere paura dello scandalo di morire ridendo. (16)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Sabato 8 del Mese del Sambuco

(sotto il segno della Lentezza e della Salute) A: LEI.IT Oggetto: MILANO – Nessun dorma Hai presente Brera o il Ticinese alla sera? Hai presente i nomi di tutti quei locali alla moda? No? Non li conosci? Pazienza, non fartene un dramma. Ti do una notizia: è ufficiale, il locale non si usa più. La moda attuale non è di ritrovarsi “nei” locali, ma “davanti” ai locali. Il marciapiede è trendy. Il dentro o fuori è incominciato con l’arrivo delle svedesi, qualche anno fa, che hanno permesso di starsene fuori a bere o a mangiare anche d’inverno. Le svedesi sono quelle stufe-fungo, le avrai viste da qualche parte. Poi ci si è messo l’affollamento dei locali, che ha letteralmente sbattuto la gente fuori. Troppa ressa, molta confusione, troppo di tutto. Infine, i giovani scelgono di vedersi “davanti” ai locali perché ci si ritrova comunque, si ostenta di meno e si spende molto, ma molto meno. Capito? Ci vediamo sul marciapiede davanti al Giamaica verso le dieci, va bene? Porta tutti gli amici che vuoi. (17)

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A testa bassa – www. rifiutiquotidiani.org Mese del sambuco NOTE alle e-mail della settimana psicologica

(10) Foto Getty – La Presse – ripresa dallo speciale “Attacco all’America” de L’Espresso del 20 settembre 2001.

(11) Il testo è stato tratto dall’articolo “L’esplosione di una supernova preannuncia il destino dell’Universo” di Denis Overbye, pubblicato dal New York Times, inserito in Repubblica di mercoledì 1 dicembre 2004.

(12) Le notizie sono tratte dall’articolo “Cronaca di una catastrofe” di Franco Pratico, pubblicato su Repubblica di lunedì 30 novembre 1998, in occasione dell’uscita del libro “La sesta estinzione: la vita sulla terra e il futuro del genere umano” Bollati Boringhieri, pagg. 302, lire 55.000, autori Richard Leakey e Roger Lewin.

(13) L’elenco è stato pubblicato su L’Espresso del 20 settembre 2001. (14) Parole di Carlo Maria Martini, riprese dall’articolo “Il non credente che è in noi”

scritto dallo stesso cardinale arcivescovo di Milano e pubblicato su Repubblica in un giorno del 2002 che AUTORE.IT ha dimenticato.

(15) Le notizie sono tratte dall’articolo “I libertini di Allah” di Magdi Allam, pubblicato sul magazine del Corriere della Sera in una data tra il 1996 e il 1997 che AUTORE.IT ha dimenticato. La fotografia è di Bruno Hadjih.

(16) Spunto e notizie sono tratti dall’articolo “Francesco, un cantico inattuale” di Gianni Moriani, pubblicato su Il Manifesto di mercoledì 4 ottobre 2000.

(17) Note ricavate da un Vivimilano di qualche anno fa, in particolare dall’articolo “Ma il nottambulo “giusto” sceglie la birra on the road” a firma di Angelo Aquaco.

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Settimana antropologica Domenica 9 Paradiso Lunedì 10 Apocalisse Martedì 11 Panopticon Mercoledì 12 L’arcipelago di Longo Mai Giovedì 13 SE IL FUTURO NON ARRIVA – Con fede e cor aggio, battetevi Venerdì 14 Sondaggi Sabato 15 MILANO – A che punto è la Metropoli

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Da: AUTORE.IT Inviato: Domenica 9 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Giallo e della Salvezza) A: LEI.IT Oggetto: Paradiso Canto primo La gloria di colui che tutto move Per l’universo penetra e risplende In una parte più e meno altrove. Canto secondo O voi che siete in piccioletta barca Canto terzo Quel sol che pria d’amor mi scaldò il petto Di bella verità m’avea scoperto Provando e riprovando, il dolce aspetto Canto quarto Intra due cibi, distanti e moventi Canto quinto S’io ti fiammeggio nel caldo d’amore Di là dal modo che in terra si vede Si che dagli occhi tuoi vinco il valore Non ti maravigliar; Canto sesto Poscia che Costantin l’aquila volse Canto settimo Osanna, sanctus Deus sabaoth Superillustrans claritate tua Felices ignes horum malacoth Canto ottavo Solea creder lo mondo in suo periclo Canto nono Da poi che carlo tuo, bella Clemenza Canto decimo Guardando nel suo Figlio l’Amore Che l’uno e l’altro eternamente spira Canto undicesimo O insensata cura dei mortali, quanto son difettivi sillogismi quei che ti fanno in basso batter l’ali

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Canto dodicesimo Sì tosto come l’ultima parola La benedetta fiamma per dir tolse, A rotar cominciò la santa mola. Canto tredicesimo Imagini chi bene intender cupe Canto quattordicesimo Dal centro del cerchio, è sì dal cerchio al centro, Movesi l’acqua in un rotondo vaso Secondo ch’è percosso fuori o dentro. Canto quindicesimo Benigna volontade in che si liqua Sempre l’amor che drittamente spira Canto sedicesimo O poca nostra nobiltà di sangue Canto diciassettesimo Qual venne a Climenè, per accertarsi Di ciò ch’avea incontro a sé udito, Quei ch’amor fa li padri ai figli scarsi; Canto diciottesimo Già si godea solo del suo verbo Canto diciannovesimo Parea dinanzi a me con l’ali aperte Canto ventesimo Quando colui che tutto ‘l mondo alluma Canto ventunesimo Già eran gli occhi miei rifissi al volto Della mia donna, e l’anima con essi Canto ventiduesimo Oppresso di stupore… Canto ventitreesimo Come augello, intra l’amate fronde Canto ventiquattresimo O sodalizio eletto alla gran cena Del benedetto Agnello, il qual vi ciba, sì che la vostra voglia è sempre piena Canto venticinquesimo Se mai continga che il poema sacro

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Canto ventiseiesimo Mentr’io debbiava per lo viso spento Della fulgida fiamma che lo spense Canto ventisettesimo Al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo Canto ventottesimo Poscia che contro la vita presente Canto ventinovesimo Quando ambedue i figli di Latona Canto trentesimo Forse seimila miglia di lontano Canto trentunesimo In forma dunque di candida rosa Mi si mostrava la milizia santa Canto trentaduesimo Affetto al suo piacer, quel contemplante Canto trentatreesimo (ultimo verso della Commedia) L’AMOR CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE. (18)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Lunedì 10 del Mese del Sambuco

(sotto il segno dell’Argento e della Perdizione) A: LEI.IT Oggetto: Apocalisse Un pensatore apocalittico. (Elias Canetti, Potere e sopravvivenza, 1972) L’umanità intera era perita. L’unico uomo rimasto era lui. Egli riflettè su quale catastrofe avesse potuto provocare la fine dell’umanità. Un altro pensatore apocalittico (Walter Benjamin, Sul concetto di storia, 1942) L’angelo della storia ha il viso rivolto al passato. Dove a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un’unica catastrofe, che ammassa macerie su macerie. Un film apocalittico The day after tomorrow Racconta di una nuova terribile glaciazione provocata dall’inquinamento Di Roland Emmeric, del 2004 Un altro film apocalittico Armageddon Un asteroide si sta schiantando contro la terra e una squadra di trivellatori viene spedita nello spazio per farlo esplodere. Di Michael Bay, del 1998. Ancora un altro film apocalittico Uragano La forza della natura, un uragano che rischia di distruggere le isole dei mari del sud pacifico, gli indigeni e il cattivo governatore bianco. Di John Ford, del 1937. E, infine, una definizione “giusta” di apocalisse. Apocalisse significa “rivelazione”, cade il velo sotto cui la verità si celava. Anzi, cade la benda che portavamo sugli occhi e finalmente scopriamo tutto il senso della nostra storia, il destino del nostro esserci. Credevamo di sentire e di vedere ed eravamo ciechi e sordi. Ora irrompe la luce che veramente disvela le cose nascoste fin dalle origini del mondo. E invece “apocalisse” è diventato sinonimo di sciagura e disastro. E’ forse questo allora il vero apocalisse? (19)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Martedì 11 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Rosso e della Sconfitta) A: LEI.IT Oggetto: Panopticon

- Era un modello. - Cosa? - Il Panopticon: Era un modello molto raffinato per controllare i carcerati: un’alta torre

con intorno celle disposte a cerchio, aperte solo verso l’interno. Così tutti si sentivano osservati e bastava un solo controllore per molti controllati.

- E poi? - Poi c’è stata un’evoluzione. - Hanno eliminato le celle? - No, hanno eliminato la torre. - E allora chi controlla? - Lo sguardo, che ognuno sente su di sé. - E noi? - Noi siamo ancora nelle celle, ogni cella abbattuta ci porta nella successiva. Nel

nuovo Impero post moderno non c’è alcun Imperatore. - Ma allora chi comanda? - Non è importante comandare, l’importante è che tutti obbediscano. - Ma a cosa? - A tutto e a nessuno. L’Impero non ha un Imperatore e non ha nemmeno una

capitale. L’Impero non ha un centro. L’Impero ha tante periferie, tutte interconnesse tra loro.

- E tutte le nostre battaglie? - Gli uomini hanno combattuto e perso la battaglia, e ciò per cui hanno combattuto è

avvenuto nonostante la loro disfatta, ma si è rivelato diverso da quello che avevano immaginato, e altri uomini devono combattere per quello che i primi avevano immaginato sotto un altro nome.

- Ma la ricerca di un altrove è ancora possibile? - Ci fanno trastullare con la tecnologia perché l’evidenza della tecnologia possa

bilanciare la paura della ricerca. La poesia è nella capacità di accendere illusioni. - Come se ne esce? - Non se ne esce. - Ma possiamo almeno provarci? - Naturalmente si. Passami il piccone. (20)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Mercoledì 12 del Mese del Sambuco

(sotto il segno dell’Azzurro e della Vittoria) A: LEI.IT Oggetto: L’arcipelago di Longo Mai Vivono insieme, coltivano insieme, consumano insieme e vanno insieme al mercato a vendere i loro prodotti. Sono gli adepti della comunità di Longo Mai.

Le trasformazioni della società iper tecnologica di oggi, con il trionfo di cellulari, TV satellitari e digitali, e soprattutto di Internet, che annulla le distanze del mondo, cambiano le nostre città, tanto che Granta, la prestigiosa rivista letteraria inglese, annuncia che la provincia è finita. Ma la piccola città è saggia, resiste alle mode, è sopravvissuta alla grande fuga dalle campagne e così i cittadini, a volte, ritornano. Magari per vivere insieme, coltivare insieme, consumare insieme… Come un qualsiasi adepto della comunità di Longo Mai. Come è bella l’utopia! E’ come per Parigi: vale sempre una messa. (21)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Giovedì 13 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Verde e dell’Attacco) A: LEI.IT Oggetto: SE IL FUTURO NON ARRIVA – Con fede e con coraggio, battetevi

- Ma papà, me lo compri un calippo? - Nella mano destra tengo stretta la spugnetta, un disco di sughero che porta infilate

trentatre punte di metallo. Indosso un saio bianco. Un cappuccio bianco mi copre il volto. E quando il capo battente intima: “Con fede e con coraggio, fratelli, in nome dell’Assunta, battetevi”, incomincio a colpirmi il petto. Una due, mille volte. Lungo la via della processione. Il sangue arrossa il bianco della tonaca e gli assistenti, coronati di spine, aspergono di vino bianco le mie ferite. Si sente solo il rumore dei colpi dei petti battuti aritmicamente e alta la voce della donna, vestita di nero e coronata di spine, che intona versetti alla Madonna. Per il resto è silenzio e rumore di lenti e pesanti passi. Intorno a noi una folla immensa, oggi erano almeno in centomila, gente venuta da ogni dove qui a Guardia. Considera che Guardia Sanframondi è un piccolo paese, in tutto saremo in cinquemila anime.

- Ma papà, perché lo fai? - Lo faccio per penitenza e per rispettare una tradizione che si perde nella notte dei

tempi. Porta bene. A me, a te e a tutto il paese. Lo faccio perché siamo in tanti a farlo, oggi eravamo più di mille. Per la processione dell’Assunta tornano a Guardia Sanframondi anche tutti coloro che se ne sono andati a cercare fortuna in giro per il mondo, emigranti. E’ dai tempi di Carlo Magno che a Guardia, proprio qui nel cuore dell’Appennino beneventano, i maschi si battono il petto in segno di penitenza. Quando sarai grande anche tu sarai un battente.

- Ma papà, fa male? - Il dolore fa bene se lo soffri per la Madonna. L’Assunta pregherà per te e veglierà

su tutti noi in modo da farci stare bene. - Ma papà, quando te l’ha detto l’Assunta? - E’ stato tanto tempo fa. Alcuni contadini, intenti ad arare un terreno, videro che

all’improvviso e inspiegabilmente i buoi smisero di tirare l’aratro e si piegarono, quasi come in una genuflessione. Allora, meravigliati, andarono davanti ai buoi e videro una mano che affiorava dalla terra. Senza perdere tempo, incominciarono a scavare, finchè venne alla luce le statua di una Madonna benedicente. Un cieco che passava di lì per caso riebbe la vista. I contadini gridarono al miracolo e decisero di portare la statua fino al paese. Ma la statua era così pesante che nemmeno dieci persone riuscirono a spostarla, nemmeno di un piccolo centimetro. Dopo un primo momento di scoraggiamento, il contadino più anziano si levò la camicia e, presa una pietra piena di punte dal terreno. Incominciò a battersi il petto, camminando lentamente intorno alla statua e chiedendo pietà. Il sangue che usciva dalle ferite che si procurava venivano asperse col vino bianco, per dare un po’ di sollievo al battente, che però continuò a percuotersi per tanto tempo. Intorno si fece una piccola folla. Tutti pregarono. Tutti chiesero pietà. E verso sera la statua della Madonna si fece così leggera che anche un bambino come te fu in grado di sollevarla.

- Ma papà… - Si? - …perché spara il cannone?

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- Il cannone spara per dare il segnale. Quando spara il cannone significa che noi battenti possiamo tornare ad incontrare la Madonna che ci sta aspettando in mezzo al paese, prima di tornare nel buio della cripta per altri sette anni. L’incontro avviene sempre alla Fontana, sotto l’Olmo antico.

- Ma papà, perché piangi adesso? - Piango di gioia. Piango perché anche quest’anno ho onorato l’Assunta. - Ma papà… - Si? - Me lo compri, adesso, un calippo? (22)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Venerdì 14 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Rosa e della Difesa) A: LEI.IT Oggetto: Sondaggi Dal 1975 al 2005. Solo in questi 30 anni. Non prima (e non dopo, ovviamente). Le domande hanno riguardato simboli e non altro che simboli. Le risposte sono state quelle che più sotto ti riporto. E’ un modello che ci permette di ritrovare identità? Decidi tu.

Il mio film preferito non ha potuto entrare in classifica perché troppo vecchio ed è “Barry Lyndon” di Kubrick. (N. Aspesi)

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Il comunismo non sarebbe crollato e l’URSS non si sarebbe dissolta se non vi fossero stati due attori determinanti come loro. (…) Ma anche il terzo classificato ha molto in comune con i primi due sul piano della simbologia storica. (P. Garimberti)

Un uomo solo al comando. Un uomo molto solo. Anzi, un uomo morto. Marco Pantani non può invecchiare, è passato dalla grandezza, alla decadenza, al dramma (…). Il secondo posto di Roberto Baggio dice quello che non bisogna vergognarsi di dire, né adesso, né mai: che la bellezza del gesto nel calcio è importante (…). (G. Mura)

Colpisce veder che ventun anni dopo la sua morte, Enrico Berlinguer sia ancora il più amato degli uomini politici dell’ultimo trentennio (…). Dipende dal fatto che la questione morale sia tornata d’attualità. (S. Messina) E Pertini? Il partigiano Presidente è nel nostro cuore. E D’Alema? Mah!

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Perché solo romanzi? E se romanzo deve essere, allora perché non c’è Andrea Camilleri? Mah!

La scelta contrasta con una presunta esterofilia del pubblico di casa nostra. E mostra con ogni evidenza il rimpianto per dischi capaci di raccontare con forza il sentimento del tempo. (E. Assante e G. Castaldo)

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E’ tornata l’era del voglio ma non posso? Fiat Panda prima, Ferrari seconda: il Bel Paese al volante riscopre gli opposti estremismi, il sogno si scontra con il pragmatismo, si premia l’utilitaria che cerca di non apparire utilitaria (…). (L. Coen) (23)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Sabato 15 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Marrone e della Salute) A: LEI.IT Oggetto: MILANO – A che punto è la metropoli (24) Quattro flash. Una piccola sintesi. Così non dimentichi.

La maggior parte dei giovani tra i 15 e i 24 anni oggi è distribuita nelle aree periferiche e limitrofe della città. Soprattutto: Affori, Gallaratese e Ripamonti. Tra il1991 e il 1996, Milano ha perso, perché o mai nati o trasferiti, 60.000 ragazzi di questa fascia di età.

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Gli ultra sessantacinquenni risultano oggi concentrati in due zone della città: a Est, Vittoria e a Ovest, Magenta, Sempione e Fiera, non perché queste abbiano particolari attrattive, ma perché sono quartieri che si sono sviluppati quaranta anni fa e non c’è stata mobilità abitativa.

L’insediamento dei single è prevalente nelle zone centrali della città. Una fascia di single, soprattutto adulti giovani tra i 25 e i 35 anni, chiede al territorio poche risorse, ma fruibili velocemente. Per questo lo stabilirsi in centro o vicino al centro offre grossi vantaggi.

Milano è una città ordinata, noiosa, piatta, ognuno sta al suo posto, e i confini dei territori sociologici sono ben delineati. Cultura professionale e tipo di abitazione hanno definito i quartieri “alti” della città: la zona centrale. Mentre in periferia risiedono i ceti meno abbienti.

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A testa bassa – www. rifiutiquotidiani.org Mese del sambuco NOTE alle e-mail della settimana antropologica

(18) Gli inizi del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri sono stati tratti dall’edizione scolastica Mondadori curata da Dino Provenzal, XII edizione, 1965.

(19) Le notizie sono tratte da un Diario di Repubblica interamente dedicato all’Apocalisse, pubblicato venerdì 7 gennaio 2005, con articoli di Guido Viale, Fabio Gambero, Giovanni Filoramo e Andrea Tagliapietre. La definizione di Apocalisse è di Massimo Cacciari.

(20) Notizie e spunti sono tratti dall’articolo “Un Leviatano descritto fuor di metafora” di Michael Hardt, pubblicato su Il Manifesto di giovedì 28 settembre 2000. Hardt è il coautore, con Antonio Negri, del libro “Impero”. Le citazioni sono da Marc Augè, da Non Luogo.

(21) Notizie tratte dall’articolo “Quelle utopie finite sulla strada” di Beniamino Placido, pubblicato su Repubblica di lunedì 12 giugno 2000. La foto, manipolata da AUTORE.IT è di Fulvia Farasino ed è stata pubblicata in copertina del supplemento del Corriere della Sera “Vivimilano” di mercoledì 21 maggio 2003. Altri riferimenti sono stati tratti dallo speciale “Provincia addio”, con articoli di Giorgio Bocca e Enrico Franceschini, pubblicati domenica 27 novembre 2005 su Repubblica.

(22) Notizie tratte dall’articolo “I battenti dell’Assunta” di Marino Niolo, pubblicato su Il Manifesto di venerdi 30 luglio 1999.

(23) Il sondaggio è stato fatto da La Repubblica nel 2005, in occasione del trentennale della sua fondazione. Alle domande avevano risposto decine di migliaia di lettori. Il risultato era stato commentato da Natalia Aspesi per i film, da Paolo Garimberti per il mondo, da Gianni Mura per lo sport, da Sebastiano Messina per i leader politici, da Corrado Augias per i libri, da Ernesto Assante e Gino Gastaldo per le canzoni e, infine, da Leonardo Coen per le automobili.

(24) Notizie tratte dall’articolo “A che punto è la metropoli” di Ivan Berni, Anna Cirillo e Mariella Tanzarella sulle pagine milanesi de La repubblica o de Il Corriere della Sera, ma AUTORE.IT non se lo ricorda più.

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Settimana pedagogica Domenica 16 Stati Uniti d’Africa: un sogno? Lunedì 17 Asini che volano Martedì 18 E-venti Mercoledì 19 Dolce Stil Provo Giovedì 20 SE IL FUTURO NON ARRIVA – Non c’è pane, solo brioche Venerdì 21 Passare all’Astoria per passare alla Sto ria Sabato 22 MILANO – Luci a San Siro

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Da: AUTORE.IT Inviato: Domenica 16 del Mese del Sambuco

(sotto il segno dell’Oro e della Salvezza) A: LEI.IT Oggetto: Stati Uniti d’Africa: un sogno?

- Quando penso al modo in cui il continente africano ha generato grandi civiltà, a cominciare dall’antico Egitto fino alle culture tradizionali del sud, al modo in cui è stato maltrattato nel corso dei secoli, quando ripercorro la cattura, la deportazione dell’uomo nero, gli anni della colonizzazione in cui ha lavorato solo per gli altri, nelle piantagioni di caffè, di cacao e di arachidi, senza essere pagato e per permettere alle economie del nord di funzionare, e quando vedo come questo continente è sopravvissuto a tutto ciò e come ancora oggi, nonostante malattie devastanti come l’aids e la malaria, abbia una popolazione immensa che si sta sviluppando, rimango convinto che il ventunesimo secolo sarà il secolo dell’Africa.

- Al momento è però il continente più povero del mondo. - Dice un proverbio wolof: “La povertà non è l’essere sprovvisti di abiti, è veramente

povero chi non ha nessuno”.

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- E tutti gli africani, per lo più giovani, che prendono le barche per venire in Europa? - Le immagini di molti giovani che prendono le barche e muoiono in mare nel

tentativo di emigrare, mi hanno fatto terribilmente male. E’ gente che si fa delle illusioni perché qui non vede un avvenire.

- Non lo vede o non c’è? - Ci sarebbe, ma occorre fare un grande lavoro. Prima di tutto ridando smalto e

visibilità alla nostra cultura originale. Gli Stati Uniti d’Africa sono la grande ambizione che può permettere una nuova rinascita e una nuova indipendenza. Nell’ambito dell’Enda, l’organizzazione culturale della quale sono presidente, abbiamo potuto studiare e siamo riusciti a ricostruire la Carta dell’Impero del Mali, proclamato nel 1236 da Sundiata Keita e dai dodici Re che lo fondarono.

- Una Carta Costituzionale? - Abbiamo comparato la Carta dell’Impero del Mali con altre Carte sue

contemporanee, come la Magna Carta in Inghilterra, e abbiamo trovato sorprendenti analogie. Eppure gli africani ignorano l’esistenza di queste radici secolari.

- Questo accade perché le élite africane hanno studiato in Europa o in America? - Noi africani, per sapere come governare, guardiamo alla Magna Carta, al diritto

Napoleonico, al diritto giustinianeo, quando invece abbiamo una cultura disponibile che è la nostra.

- Ci riuscirete? - Noi abbiamo importanti riserve di materie prime e una ricca mano d’opera. Io non

chiedo sovvenzioni, chiedo un mercato giusto. Sono le popolazioni che devono imporre questo ai leader politici africani, ed è ciò che progressivamente sta accadendo. La cultura tradizionale africana sarà la nostra bandiera.

- Stati Uniti d’Africa, suona molto bene, coraggio! (25)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Lunedì 17 del Mese del Sambuco

(sotto il segno dell’Argento e della Perdizione) A: LEI.IT Oggetto: Asini che volano Asini che volano, uno “Noi bussiamo alla tradizione dimenticata della giovane Chiesa Cattolica, nella quale donne e uomini prendevano parte al sacerdozio” Così parlano e, sfidando apertamente i divieti del Vaticano e rischiando la scomunica, nove donne canadesi verranno ordinate pretesse, mentre altre 65 si stanno preparando ad accedere al sacerdozio e nel mondo sono già tre le vescove. Asini che volano, due

E’ un affresco del XII secolo. Ci sono Adamo, Eva, il serpente, ma al posto del melo, l’albero della conoscenza è rappresentato da un fungo, da una Ammanita Muscaria per la precisione, un potente allucinogeno. Se non è completamente dimostrato che il famoso albero biblico fosse un allucinogeno, certo questa ipotesi rende ben più plausibile la storia della cacciata dal Paradiso. E’ invece dimostrato il ruolo degli allucinogeni nella millenaria storia di mistici, di estasi e di grandi visioni dei tanti cristiani, e non solo. Asini che volano, tre Si chiama “Storia criminale del Cristianesimo”, l’ha scritto Karlheinz Descher, e Beniamino Placido su Repubblica lo ha definito “curioso, scandaloso, fastidioso, ma completo”. Da questo libro apprendiamo che insospettabili Padri della Chiesa come San Cirillo d’Alessandria e San Giovanni Crisostomo si sono macchiati di crimini contro l’umanità (si direbbe oggi), sterminando migliaia di ebrei di goti ariani, o come San Domenico di Guzman, l’esecutore del genocidio dei Catari e del popolo occitano, pianificato a tavolino dal Papa Innocenzo III, per non parlare di San Roberto Bellarmino, il carnefice di Giordano Bruno.

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Per la soppressione del paganesimo (distruzione dei tempi pagani, di tutte le grandi biblioteche dell’umanità, la cancellazione delle Olimpiadi e dei Misteri Eleusini) e per il rogo di decine di migliaia di persone (una persecuzione che doveva durare per i successivi sei secoli della Santa Inquisizione) ci vollero editti imperiali (promulgati dall’Imperatore Teodosio il Grande) voluti espressamente dal vescovo di Milano, e futuro Santo, Ambrogio. Asini che volano, quattro La musica, onde sonore, onde di energia…Nello specifico, oggi è quella iterativa, ossessiva, sincopata, catartica…la musica che permette una liberazione forte, reclamata, urlata. Per quanto attiene al Neotarantismo, sarà la pizzica che consentirà ai fruitori le trasformazioni, reintegrandoli grazie al suo potere ipnotico, aiutandoli perché la catarsi della taranta agevola il defluire di angosce, ansie e aggressività…La trance tornerà a permettere la comunicazione con gli dei. Così i Misteri di Eleusi rivivono nei rave party. Asini che volano, cinque Nel 2003 è caduto il quarto centenario della morte di Frà Giuseppe Desa, San Giuseppe da Copertino.

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“L’asino vola” è un antico gioco per bambini: in un gruppo, qualcuno dice a voce alta il nome di un animale, se vola veramente tutti devono fare un saltino, se non vola si deve stare fermi, perde chi salta anche quando viene detto, per esempio, “L’asino vola”. San Giuseppe da Copertino avrebbe perso sempre perché lui avrebbe sempre saltato e qualche volta addirittura volato. Nei giorni della settimana santa gli accadeva di svenire, ma gli bastava il cinguettio di un passerotto perché immediatamente cominciasse a saltare. In una notte di Natale, un gruppo di zampognari lo vide ballare per allegrezza al suono delle cornamuse e volare sopra l’altare maggiore della chiesa. Finita l’estasi, Frà Giuseppe si risvegliava spesso in posizioni precarie: aggrappato alla croce, sopra un armadio, sui rami di un albero… Allora scoppiava a piangere, correva a chiudersi nella sua cella e si frustava selvaggiamente. Mangiava erbe seccate con tanta artemisia (che pare dia allucinazioni). Si dice che amasse la taranta e che ancora oggi dispensi miracoli. E’ stato paragonato, per il suo straordinario candore, a Don Chisciotte della Mancia. Per Frà Giuseppe gli asini volavano, per l’hidalgo Alonso Quijano, alias Don Chisciotte, i mulini a vento erano giganti da battere. (26)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Martedì 18 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Rubino e della Sconfitta) A: LEI.IT Oggetto: E-venti Problema Qual è il foro competente in una situazione nella quale il prodotto è tailandese, è stato comperato attraverso un negozio on line californiano da un acquirente inglese, attraverso un abbonamento internet italiano? Soluzione: molto difficile. Altro problema La rappresentazione dominante di Internet è “gratuità versus mercato”? Soluzione. Chi frequenta la rete incarna una inscindibile coppia composta da quelli che usano la rete per comunicare e quelli che ci vogliono fare business. Ancora un altro problema Il personal computer sta morendo? Soluzione Il personal computer resterà per molto tempo sulle ginocchia di un grande numero di persone, ma…contemporaneamente, comincia a rompersi, a dimagrire, a diventare meno generalista. Questa strada significa: computer nascosti, immersi, invisibili. Oppure l’altra magica definizione di “appliance”, che vuol dire congegno, dispositivo, ma anche elettrodomestico. Come le lavatrici contengono già ora chips e circuiti elettronici, così sempre di più ogni oggetto della vita quotidiana incorporerà potenze di calcolo e memorie elettroniche. Conclusione: c’era una volta il personal computer…poi chips e circuiti elettronici si moltiplicarono negli oggetti di uso quotidiano, ogni porta o secchio della spazzatura tra breve sarà in grado di “parlare” con i suoi confratelli. Spesso saremo noi a mandare loro dei comandi, in altri casi saranno loro stessi a dialogare, comunicando i loro bisogni. Sta morendo o è già nato un mondo parallelo che potrebbe vivere anche senza di noi. Il mondo del silicio versus il mondo del carbonio? Ma questa è un’altra storia. (27)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Mercoledì 19 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Topazio e della Vittoria) A: LEI.IT Oggetto: Dolce Stil Provo

Manifesto Cittadini di Amsterdam! Basta col terrore d’asfalto della classe media motorizzata! Ogni giorno le masse offrono nuove vittime sacrificali all’ultimo padrone a cui sono piegate: l’auto-rità. Il soffocante monossido di carbonio è il loro incenso; la vista di migliaia di automobili infetta strade e canali. Il piano Provo delle biciclette ci libererà da questo mostro. Provo lancia la bicicletta bianca di proprietà comune. La prima bicicletta bianca sarà presentata al pubblico mercoledì 28 luglio 1965, alle tre del pomeriggio al Lieeverdde, il monumento al consumismo che rende schiavi. La bicicletta bianca è sempre aperta. La bicicletta bianca è il primo mezzo di trasporto collettivo gratuito. La bicicletta bianca è una provocazione contro la proprietà privata capitalista perché la bicicletta bianca è anarchica! La bicicletta bianca è a disposizione di chiunque ne abbia bisogno Una volta che si è usata, si lascia all’utente successivo. Le biciclette bianche aumenteranno di numero sinchè ce ne saranno per tutti e il trasporto bianco farà scomparire la minaccia automobilistica.

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La bicicletta bianca simboleggia semplicità ed igiene di fronte alla cafonaggine e alla sozzeria dell’automobile. Una bicicletta è nulla, ma è già qualcosa. Nonostante abbiamo un Borgomastro datoci da Dio, migliaia di funzionari scientifici, più capitale, più “bene comune” e più “democrazia” che mai, dobbiamo constatare:

- che tonnellate di gas velenosi vengono prodotti e diffusi in uno spazio vitale di quasi un milione di abitanti

- che strade e marciapiedi spariscono - che centinaia di morti e migliaia di feriti vengono sacrificati alla trascuratezza di una

minoranza di automobilisti - che una città unica ha ricevuto e continua a ricevere danni irreparabili.

E’ quindi necessario che il centro di Amsterdam venga chiuso al traffico motorizzato. L’eliminazione del traffico migliorerà automaticamente la frequenza del trasporto pubblico del 40%. Mantenendo lo stesso numero di tram e di effettivi dell’azienda dei trasporti pubblici, si potranno risparmiare due milioni di fiorini all’anno. Proponiamo che il comune acquisti 20.000 biciclette bianche all’anno (costo: un milione di fiorini) come integrazione al trasporto pubblico. Queste biciclette bianche apparterranno a tutti e a nessuno. Come primo passo per raggiungere la quota 20.000 biciclette bianche, Provo offre ai volontari l’opportunità di avere le proprie biciclette dipinte di bianco, presentandosi a mezzanotte in punto davanti alla statua del Monello nella Speri. I taxi e i mezzi pubblici dovranno funzionare con motori elettrici e raggiungere una velocità massima di 40 Km/h. Gli automobilisti dovranno lasciare le proprie macchine a casa e venire in città col treno o parcheggiare in appositi spazi, costruiti per loro, ai confini della città e prendere i mezzi pubblici. Non c’è più tempo per tentennanti politiche e per vecchi espedienti. Ciò di cui c’è bisogno è una soluzione radicale. BASTA COL TRAFFICO MOTORIZZATO SI ALLE BICICLETTE BIANCHE. (28)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Giovedì 20 del Mese del Sambuco

(sotto il segno dello Smeraldo e dell’Attacco) A: LEI.IT Oggetto: SE IL FUTURO NON ARRIVA – Non c’è pane, solo brioche

- A quanto viene via la suite? - Credo a 479 mila dollari. - Prenotamene due. E un appartamento? A quanto viene via un bell’ appartamento? - Credo a 7 milioni di dollari, per 300 metri quadrati… - Compramene tre. - …più le spese condominiali di 92 mila dollari l’anno. - Ma i servizi sono compresi? - Golf, pista per joggins, tennis, piscina, idromassaggio, solarium e centro

salute…sono a parte. - E per la sera? - Ristoranti di prima categoria e night club. - Compreso le puttane? - Le escort sono sempre a parte. - Sei sicuro della stazza? - 85 mila tonnellate. - E della lunghezza? Cos’è che l’è lunga? - 200 metri. - E l’è bela larga? - 30 metri. - Piani? - 5 - Io voglio tutto al primo, mi raccomando, sai che soffro il mal di mare. Naturalmente

pago tutto in contanti. - Signore… - Cosa c’è? - Staremo in mare 300 giorni all’anno… - E allora? Il “THE WORLD” non è mica una barchetta qualunque testina. Hi, hi, hi,

(risata del boss). (29)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Venerdì 21 del Mese del Sambuco

(sotto il segno dello Zaffiro e della Difesa) A: LEI.IT Oggetto: Passare all’Astoria per passare alla Storia

Una stanza dell’Hotel The Greenview di Miami, Florida (da “Hip, hotel d’autore” di Herbert Hpma – Meridiani ) Si può passare alla storia in molti modi: vincendo, perdendo, rubando, uccidendo, facendo del bene…Ma passare alla storia attraverso un passaggio all’Astoria è solo di pochi. Intanto, cos’è l’Astoria? L’Astoria è un albergo, che con un gioco di parole si trasforma in “la storia”. E perché ci interessa? Ci interessa perché la stanza d’albergo è un non luogo attrezzato, nel quale si scatenano tutte le libertà. Molti artisti, alla casa hanno preferito l’albergo. Proprio per sentirsi più liberi. Il nome dell’albergo cambia, ma la stanza d’albergo rimane inalterata nel suo significato pendolare tra realtà e altrove. Certe cose possono accadere solo in una stanza d’albergo. Niente di meglio di un motel per farsi accoltellare sotto la doccia (Psyco), o di un pidocchioso albergo decaduto di down town per finire i propri giorni di barbone (One million dollar), o di un resort super chic sul mare della Florida dove trovare quel bagnino muscoloso che finalmente dà un senso in più alla tua vita (Forever mine). La stanza d’albergo può essere in un piroscafo di lusso (La contessa di Hong Kong) o in un motel sperduto nel deserto (Paris Texas), o ancora in una bella area piena di verde e di

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sangue (Shining), ma rimane il luogo più adatto ad interpretare la zona franca della nostra esistenza. Anche perché la stanza d’albergo resta abitata dagli spiriti che vi hanno soggiornato, le risate e gli urli risuonano ancora e anche i segreti dei viaggiatori, così che perfino il Diavolo in persona può affittare una suite e bruciare tutto in un falò da fine del mondo (Burton Fink dei fratelli Coen) La stanza d’albergo è l’albergo dei poeti (Chelsea Girls, di Andy Warol). Io mi sono finto donna delle pulizie e ci sono stato un anno intero in un albergo di Venezia. Ho fotografato tutto. Ne è uscita una common life dove il disordine e il non senso regnano sovrani, perché a dispetto di case linde e tutte rassettate da amorevoli cure, le stanze d’albergo sono vissute dai suoi protagonisti come momenti di trasgressione totale, condite da una libertà di anonimato e insieme di emozioni inconfessabili. In una stanza d’albergo si vive con la sensazione di enorme libertà, si è divincolati dal quotidiano. La stanza d’albergo permette uno sguardo esterno da voyeur, ma se passi all’Astoria e sei un artista, o sei fortunato, forse potrai passare alla storia anche tu. (30)

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Da: AUTORE.IT Inviato: Sabato 22 del Mese del Sambuco

(sotto il segno del Piombo e della Salute) A: LEI.IT Oggetto: MILANO – Luci a San Siro

(31) Oggi, quale ultimo giorno dell’anno, ti parlerò dell’amore a Milano, in questi nostri tempi qua. Per parlare dell’amore a Milano bisogna però cominciare dal tempo, che è sempre più scarso. Per questo la “pausa pranzo” va proprio bene. Anche se solo per un’oretta, l’amore resta una cosa meravigliosa.

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Poi, sempre per parlare dell’amore a Milano, c’è la questione della “location”(oggi si dice così, non è colpa mia). In tema di location ti offro quattro possibilità: suite “James Bond”, a due passi dall’autostrada, suite “tutto specchi”, con videoporno incorporati, suite “planetario”, con doccia blu a tubo trasparente davanti al letto, e infine suite “come-se-fossi-a-casa-della-vecchia-nonna”, con tantissima privacy sia per l’automobile sia per il caffè del dopo che ti viene servito attraverso un passavivande stile ospedale reparto malattie infettive. Quindi, stiamo sempre parlando dell’amore a Milano, non ti distrarre, c’è la questione della macchina: la tua? La sua? Dove parcheggiare quella che non si usa? E le multe? E il carro attrezzi? E se piove? E se manca la benzina? E se la batteria si scarica? E se un pirla ti taglia la strada? Insomma, occhio. Forse, se sei abbastanza disinvolto, è meglio un taxi, fai tu. Bene, mi sembra che non manchi niente, possiamo andare oltre… E no, manca la cosa più importante di tutte: la bugia. Quella da dire ai colleghi d’ufficio se, metti caso, la cosa si dovesse prolungare oltre il previsto. Una bugia che sembri verità plausibile per tutti, meno che per i tuoi colleghi maschi, che, invece, devono capire bene cosa è successo, altrimenti che gusto c’è. Ricordati che per il gentiluomo bretone quelle che non si raccontano, non valgono. Bene, ora si che non manca niente. Ah! Che sbadato! Naturalmente c’è la questione del pagamento: niente carta di credito, mi raccomando, solo contanti. Ora c’è davvero tutto, puoi prenotare: “Passa qui la notte, oppure…”, “Facciamo oppure…” Gli amanti di “sfroso” sono come i manichini di De Chirico: belli, colorati e soli. Anche a Milano.

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A testa bassa – www. rifiutiquotidiani. org Mese del sambuco NOTE alle e-mail della settimana pedagogica

(25) Notizie tratte da Alias di sabato 29 gennaio 2005, quasi interamente dedicato all’Africa e intitolato “And the winner is …AFRICA”, con articoli di Vincenzo Maria Oreggio, di Mohamed Challouf e di Massimo Repetti, e con una intervista allo scrittore senegalese Cheikh Hamidou Kane. Il quadro “Portrait de femme” è di Samba Sylla, dipinto nel 1989.

(26) Spunti e notizie sono stati tratti da Alias di sabato 23 luglio 2005 dal titolo “Radici ristiane. Santi e streghe che volano, estasi mistiche, visioni psichedeliche, roghi eretici, libertà di religione, donne vescovo e tarantolate”, con articoli di Massimo Contini, Eugenio Imbriani, Adriano Petta e Raffaele Malaguti. La foto rappresenta un afresco del XII secolo di una cappella della chiesa di Plaincourault (Merigny), con Adamo, Eva, il Serpente e l’Ammanita Muscaria.

(27) Notizie tratte da Alias di sabato 15 settembre 1999, centrato sullo speciale “Chip sto chips”, con articoli di Franco Carlind, Benedetto Vecchi, Giuseppe Salza e Emanuele di Pasqua.

(28) Notizie tratte dall’articolo “Il Dolce Stil Provo” di Pablo Echaurreu, pubblicato su Alias del 22 settembre 2001. Il piano Biciclette Bianche, ideato da Lund Schimmelpennink (classe 1936) è stato pubblicato nell’agosto del 1965 dal giornale Provos.

(29) Spunto ricavato dalla lettura dell’articolo “I nababbi della città galleggiante, una casa di lusso per girare il mondo” di Alessandro Retica, pubblicato su Repubblica di sabato 11 maggio 2001.

(30) Idee ricavate dall’articolo “Perché passare all’Astoria Hotel come scena primaria” di Cristina Piccino, pubblicato su Alias del 14 settembre 2002 e testi ripresi da “La casa di nessuno” di Mariuccia Ciotta, pubblicato nello stesso numero, e “Double room” di Arianna di Genova, sempre sullo stesso numero di Alias.

(31) Il titolo della e-mail è copiato da quello della canzone di Roberto Secchioni, che AUTORE.IT ringrazia pubblicamente per la sua costante passione, mentre il disegno è stato copiato da AUTORE.IT guardando il celebre quadro di Giorgio De Chirico “Ettore e Andromeda”, dipinto nel 1917. Il testo è stato ispirato dall’articolo “Motel Italy”, pubblicato su Urban del 26 novembre 2001.