MERCOLEDÌ 25LUGLIO2018 Div no sapore · con i francesi leggermente avanti di qualche decimale...

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Letizia Gamberini IL MAESTRO YODA amerebbe le bollicine, mentre un guerriero come Jon Snow forse berrebbe un Super Tuscan sul Trono di spa- de . Un gioco? Un po’, ma non solo. Alme- no secondo Di che vino sei? Trova il vino su misura per te (Giunti), originale lavoro di Fi- lippo Bartolotta. Toscano, sommelier, wine educator , quando si tratta di vino conosce i gusti di parecchie persone, compresi Ba- rack e Michelle Obama. Ed è così che dall’osservazione organolettica, si arriva a quella delle personalità: tutti – spiega Bar- tolotta – condividiamo un inconscio collet- tivo e, chiamando in causa lo psicanalista Gustav Jung, si può dire che beviamo ar- chetipi. In altre parole, l’autore disegna una mappa di palati e tipi umani: dall’Uo- mo comune al Sovrano. Bartolotta, ma quindi cosa centra il vino con Jung? «Insegnando in molti contesti, negli anni mi sono accorto che ci sono palati che si as- somigliano. Notavo, ad esempio, che gli av- vocati importanti bevevano vini rossi strut- turati. Questa categorizzazione, però, non era sufficiente e qui si è aperto il varco di Jung: mi piaceva l’idea della coscienza col- lettiva e pernso che parlare di personalità sia più facile che parlare di vino». Quali sono questi archetipi? «Diciamo che chiunque guardi Pretty Wo- man sentirà risvegliato l’archetipo dell’amante. Davanti a un film Disney, in- vece, si smuovono archetipi tipo l’Angelo custode o l’Innocente». Giochiamo con alcuni personaggi. Il Burlone, ad esempio. «Immagino un Don Chisciotte, un sogget- to picaresco. Oppure chi ama narrare sto- rie: in Italia potrebbe essere Fabio Volo, o un Fiorello». E che gusti hanno? «Se penso a un Jim Carrey, mi vengono in mente vini in grado di cambiare faccia. Co- me il Bardolino, gioviale e immediato, ma che può dare grandi bottiglie. O i Lambru- schi di qualità, vibranti e più complessi del previsto». E lEsploratore? Da Ulisse a India- na Jones gli esempi non mancano. «Per l’Esploratore conta la scoperta, la par- te autentica della vita: penso a Colombo, Magellano, ma anche a tutti i sommelier. Questa categoria non cercherà un Barolo, ma un Ghemme, Gattinara o un Nebbiolo della Valle d’Aosta. Oppure i vini del Nuo- vo mondo, fino a un Semidano sardo, per approdare al Riesling Renano: non si fini- sce mai di esplorarlo». Parliamo del guerriero. «Penso alla donna in vigna in Italia che de- ve combattere ogni giorno contro mille luo- ghi comuni. Ma c’è anche l’atleta, a cui piac- ciono cose muscolari, alcoliche, come il Pri- mitivo e l’Amarone. Nel libro cito Alessan- dro Magno, ma penso anche a Churchill o Mick Jagger dei Rolling Stones». I rocker sono anche Ribel «Da James Dean a Nicolas Cage, fino ai mil- lennials . Il riferimento è ai vini naturali, o a quelli etnei. E un Ribelle non berrà un Pro- secco, ma un ancestrale». Chiudiamo con il Mago, ne cita, ad esempio, il mae «È l’alchimista. Potrebbe essere l’archetipo dell’enologo: anche lui trasforma la mate- ria. Il suo vino è la bollicina, che sa trasfor- mare gli animi. Ma inserisco anche gli orange, che non sono né bianchi né rossi. Altri vini magici sono gli cherry, con i loro sistemi antichi. Se già il vino è una magia, questi ultimi te la ricordano ogni volta». Di v no sapore I PALATI SI ASSOMIGLIANO Amarone per Alessandro Magno, Colombo associato a un Nebbiolo Lestroso Jim Carrey? Bardolino L A FRITTATONA di cipolle di Fantozziana memoria, gustata «con bottiglia familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero», non è per nulla lunica della tavola italiana, che nella sua geografia si cucina nelle case degli italiani, con ingredienti sempre diversi. Luca Gardini, sommelier campione del mondo 2010, ci guida attraverso sorprendenti abbinamenti, che valorizzano questo piatto, al quale Morello Pecchioli e Monica Sommacampagna hanno dedicato un libro per Gribaudo. Un appetitoso piatto di casa, un po snobbato dalla ristorazione odierna, conosciuto fin dai tempi degli antichi Romani come ovorum intrita , preparato da Apicio con rose, asparagi, fiori di sambuco e lattuga, ma anche tra i preferiti da Alboino re dei Longobardi, con le rane. Mentre Dante Alighieri optava per un semplice uovo sodo e sale, Pellegrino Artusi prediligeva la frittata sbattuta con la forchetta, e ne elenca ben 7 nella sua bibbia gastronomica. Gabriele DAnnunzio, che era anche un gourmet impenitente, considerava la frittata il migliore dei piatti, mentre Amalia Moretti Foggia, alias Petronilla, ne parlava spesso sulla sua rubrica della Domenica del Corriere; seguita da Ada Boni, autrice de Il talismano della felicità, che suggeriva di cucinarla con il lesso avanzato. Se la frittatona di Fantozzi con cipolla, per Gardini è perfetta con il Broglia Gavi La Meirana, un Cortese di Gavi, fresco e mandorlato. Per quella con cipolla e aceto balsamico, lideale è il Novebolle Spumante Bolé, una bollicina di Trebbiano, elogiata anche da Pascoli. SE QUELLA con i fiori di zucca, si sposa bene al Feudo Maccari Family and Friends, un vitigno Grillo in purezza. La frittata del Pollino, con peperoni e salsiccia, sposa bene il Ceo Rulander, un Pinot grigio altoatesino secco, leggero e fresco. Nelle Marche la frittata si prepara con il salame Ciauscolo, e il calice più indicato e il Tramin Schiava Hexenbichler, un sudtirolese tannico e leggero. Nel mantovano cè la frittata con i trippini, da sposare al Marisa Cuomo Fiorduva, un uvaggio amalfitano, che sa di albicocca e ginestra. Nel basso veronese, cè la frittata con i piccoli crostacei di fosso, che si abbina bene al Sansonina Lugana, un Trebbiano sapido e minerale. A Roma con la frittata di carciofi, si beve un Federici Malvasia Puntinata, persistente, sapido, e di buona acidità, mentre a Pordenone con la frittata al salame, Montasio, patate e cipolla, si abbina il Collavini Ribolla Gialla Broy, un elegante uvaggio del Collio. di LUCA BONACINI Per informazioni e segnalazioni scrivere a [email protected] Dimmi cosa bevi e ti dirò chi sei: il sommelier Bartolotta associa a ogni vino un archetipo umano e un eroe del cinema o della letteratura La personalità in una bottiglia I n d i a n a J o n e s J a m e s D e a n Y o d a C alici & calici UMILE FRI TATA, SUBLIMI ABBINAMENT I Eisacktalwein, rete di impres produttori della Val Isarco, or Treff.Wein - Incontro con il v (inizio dalle 19), a Bressanone serata di convivialità lungo storico: protagonisti i gran quali Kerner, Sylvaner, Grüner e molti altri. Info: www.eisacktalwein. A Bressanone bianco p 34 MERCOLEDÌ 25 LUGLIO 2018 0

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Letizia Gamberini

ILMAESTROYODA amerebbe lebollicine,mentre un guerriero come Jon Snow forseberrebbeunSuperTuscan sulTrono di spa-de. Un gioco? Un po’, ma non solo. Alme-no secondoDi che vino sei? Trova il vino sumisuraper te (Giunti), originale lavorodiFi-lippoBartolotta.Toscano, sommelier,wineeducator, quando si tratta di vino conosce igusti di parecchie persone, compresi Ba-rack e Michelle Obama. Ed è così chedall’osservazione organolettica, si arriva aquella delle personalità: tutti – spiega Bar-tolotta– condividiamoun inconscio collet-tivo e, chiamando in causa lo psicanalistaGustav Jung, si può dire che beviamo ar-chetipi. In altre parole, l’autore disegnaunamappa di palati e tipi umani: dall’Uo-mo comune al Sovrano.Bartolotta, ma quindi cosa c’entrail vino con Jung?

«Insegnando in molti contesti, negli annimi sono accorto che ci sonopalati che si as-somigliano.Notavo, adesempio, chegli av-vocati importantibevevanovini rossi strut-turati. Questa categorizzazione, però, nonera sufficiente e qui si è aperto il varco diJung:mi piaceva l’idea della coscienza col-lettiva e pernso che parlare di personalitàsia più facile che parlare di vino».

Quali sonoquesti archetipi?«Diciamo che chiunque guardi Pretty Wo-man sentirà risvegliato l’archetipodell’amante. Davanti a un filmDisney, in-vece, si smuovono archetipi tipo l’Angelocustode o l’Innocente».Giochiamo con alcuni personaggi.Il Burlone, adesempio.

«Immagino unDon Chisciotte, un sogget-to picaresco. Oppure chi ama narrare sto-

rie: in Italia potrebbe essere Fabio Volo, ounFiorello».E chegusti hanno?

«Se penso a un Jim Carrey, mi vengono inmente vini ingradodi cambiare faccia.Co-me il Bardolino, gioviale e immediato, machepuòdare grandi bottiglie.O iLambru-schi di qualità, vibranti e più complessi delprevisto».E l’Esploratore? Da Ulisse a India-na Jonesgli esempinonmancano.

«Per l’Esploratore conta la scoperta, la par-

te autentica della vita: penso a Colombo,Magellano, ma anche a tutti i sommelier.Questa categoria non cercherà un Barolo,ma un Ghemme, Gattinara o unNebbiolodellaValle d’Aosta.Oppure i vini delNuo-vo mondo, fino a un Semidano sardo, perapprodare al Riesling Renano: non si fini-scemai di esplorarlo».Parliamodelguerriero.

«Penso alla donna in vigna in Italia che de-vecombattereognigiornocontromille luo-ghicomuni.Mac’èanche l’atleta, acuipiac-cionocosemuscolari, alcoliche, comeilPri-mitivo e l’Amarone.Nel librocitoAlessan-droMagno, ma penso anche a Churchill oMick Jagger dei Rolling Stones».I rocker sonoancheRibelli.

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«È l’alchimista. Potrebbe essere l’archetipodell’enologo: anche lui trasforma la mate-ria. Il suo vino è la bollicina, che sa trasfor-mare gli animi. Ma inserisco anche gliorange, che non sono né bianchi né rossi.Altri vinimagici sono gli cherry, con i lorosistemi antichi. Se già il vino è una magia,questi ultimi te la ricordano ogni volta».

Div no sapore

I PALATI SI ASSOMIGLIANOAmarone per AlessandroMagno,Colombo associato a unNebbioloL’estroso JimCarrey? Bardolino

LA FRITTATONA di cipolle di Fantozzianamemoria, gustata «con bottiglia familiare diPeroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero»,

non è per nulla l’unica della tavola italiana, che nellasua geografia si cucina nelle case degli italiani, coningredienti sempre diversi. LucaGardini, sommeliercampione delmondo 2010, ci guida attraversosorprendenti abbinamenti, che valorizzano questopiatto, al qualeMorello Pecchioli eMonicaSommacampagna hanno dedicato un libro perGribaudo. Un appetitoso piatto di casa, un po’snobbato dalla ristorazione odierna, conosciuto fin daitempi degli antichi Romani come ovorum intrita,preparato da Apicio con rose, asparagi, fiori disambuco e lattuga, ma anche tra i preferiti da Alboinore dei Longobardi, con le rane.Mentre Dante Alighierioptava per un semplice uovo sodo e sale, PellegrinoArtusi prediligeva la frittata sbattuta con la forchetta,e ne elenca ben 7 nella sua bibbia gastronomica.Gabriele D’Annunzio, che era anche un gourmetimpenitente, considerava la frittata il migliore deipiatti, mentre AmaliaMoretti Foggia, alias Petronilla,ne parlava spesso sulla sua rubrica della Domenicadel Corriere; seguita da Ada Boni, autrice de ‘Iltalismano della felicità’, che suggeriva di cucinarlacon il lesso avanzato. Se la frittatona di Fantozzi concipolla, per Gardini è perfetta con il Broglia Gavi LaMeirana, un Cortese di Gavi, fresco emandorlato. Perquella con cipolla e aceto balsamico, l’ideale è ilNovebolle Spumante Bolé, una bollicina di Trebbiano,elogiata anche da Pascoli.

SE QUELLA con i fiori di zucca, si sposa bene al FeudoMaccari Family and Friends, un vitigno Grillo inpurezza. La frittata del Pollino, con peperoni esalsiccia, sposa bene il Ceo Rulander, un Pinot grigioaltoatesino secco, leggero e fresco. NelleMarche lafrittata si prepara con il salame Ciauscolo, e il calicepiù indicato e il Tramin SchiavaHexenbichler, unsudtirolese tannico e leggero. Nelmantovano c’è lafrittata con i trippini, da sposare alMarisa CuomoFiorduva, un uvaggio amalfitano, che sa di albicocca eginestra. Nel basso veronese, c’è la frittata con i piccolicrostacei di fosso, che si abbina bene al SansoninaLugana, un Trebbiano sapido eminerale. A Roma conla frittata di carciofi, si beve un FedericiMalvasiaPuntinata, persistente, sapido, e di buona acidità,mentre a Pordenone con la frittata al salame,Montasio, patate e cipolla, si abbina il Collavini RibollaGialla Broy, un elegante uvaggio del Collio.

di LUCABONACINI

Per informazioni e segnalazioni scrivere a [email protected]

Dimmi cosa bevi e ti dirò chi sei:il sommelier Bartolottaassocia a ogni vino un archetipo umanoe un eroe del cinema o della letteratura

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Yoda

Calici& calici

UMILEFRITTATA,SUBLIMIABBINAMENTI

Eisacktalwein, rete di imprese che unisce 19produttori della Val Isarco, organizza‘Treff.Wein - Incontro con il vino’. Venerdì(inizio dalle 19), a Bressanone (BZ)serata di convivialità lungo i portici del centrostorico: protagonisti i grandi vini bianchiquali Kerner, Sylvaner, Grüner Veltlineremolti altri. Info:www.eisacktalwein.com/it/

ABressanone bianco protagonista

34 MERCOLEDÌ25 LUGLIO 2018

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18 Mercoledì 25 Luglio 2018

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

AgricolturaOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL

OggiOggi

Il governo lavora a un logo che scongiuri la demonizzazione degli alimenti

Batteria salva-vita sui cibiUna etichetta nutrizionale sul regime dietetico

DI LUIGI CHIARELLO

Il governo italiano ha allo studio un nuovo tipo di etichettatura nutriziona-le. Si tratta di un’etichetta

immediata, eppure capace di informare bene i consumatori sul rapporto tra il consumo di un alimento e il regime diete-tico seguito. Nessun colore ros-so o verde, dunque, a bollare di per sé un prodotto «cattivo» o «buono», come avviene per l’etichetta a semaforo intro-dotta nella gdo Uk. Nessuna classifi cazione cromatica, con tanto di punteggio attribuito in base alla quantità di nu-trienti presenti nell’alimento, come avviene per il nutri-score francese. Ma un’icona a forma di batteria, come quella che indica la carica degli smart-phone, per visualizzare subito la presenza di calorie, grassi saturi e non, zuccheri e sale in ogni singola porzione di cibo. Al progetto si lavora, mentre in Ita-lia il dibattito si avvita su sonore fake news, riportate da presti-giose testate, circa la richiesta dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) di imporre balzelli ed etichette «terroristi-che» su alimenti principe della dieta mediterranea, come olio d’oliva, Parmigiano reggiano e

Prosciutto di Parma (chissà per-ché questi alimenti poi, e non, piuttosto, prodotti industriali come pasta o dolciumi),

La nuova etichetta. La parte carica della batteria, ovviamen-te, rappresenta grafi camente la percentuale di energia o di nu-trienti contenuta nella porzione. Così, per una dieta giornaliera equilibrata la somma di ciò che

si mangia durante il giorno non dovrà superare il 100% dell’im-porto giornaliero raccomandato. La proposta è stata presentata dall’Italia, nell’ambito del grup-po di lavoro Ue sul tema, a fi ne giugno. A metterla a punto, un team composto da nutrizionisti ed esperti di marketing, assieme ai tecnici di quattro ministeri (Salute, Sviluppo economico,

Politiche agricole ed Esteri). Con l’etichetta a batteria, il governo italiano propone un’ipotesi di si-stema comune europeo di infor-mazione nutrizionale immedia-ta, che non demonizzi il singolo alimento, ma consenta di essere informati sul regime alimentare che si sta seguendo. E, dunque, sulle possibili correzioni di rotta da fare.

Testa a testa tra Italia e Francia per le esportazioni di prodotti agroalimentari, con i francesi leggermente avanti di qualche decimale nella crescita. L’agroalimen-tare italiano continua la sua corsa e nei primi 5 mesi dell’anno segna +3,5%, una tra le performance più alte se confrontate con i diretti competitor. Solo la Francia cresce di più (+4%), la Ger-mania non va oltre il +1%, la Spagna arretra dell’1%, gli Usa -8%. A sottolineare l’andamento degli scambi internazionali, è l’anali-si di Agrifood Monitor di Nomisma, secondo cui il dato dell’Italia è dovuto non soltanto ai mercati tra-dizionali come Ue e Nord America, ma anche a quelli «emergenti» dell’Est Eu-ropa. Nel dettaglio, Nomi-sma mostra come se negli Usa le importazioni totali di prodotti agroalimentari sono scese, in valore, del 4% quelle dall’Italia sono inve-ce cresciute del 4,5%. Trend analogo in Canada, dove, a fronte di una riduzione dell’import agroalimentare complessivo del 6,8%, quello di prodotti italiani è aumen-tato del 4%. Anche l’Europa evidenzia un incremento dell’import agroalimenta-re dall’Italia, del 2,6% nel Regno Unito (rispetto ad un -2,4% a livello totale); mentre in Germania le im-portazioni dall’Italia sono cresciute del 5,8%. Infine, il Giappone, con il quale si è appena chiuso l’accordo di Partenariato economico (Jefta), dove anche in que-sto caso l’import agroali-mentare dal nostro paese è cresciuto dell’1,6%, contro una riduzione complessiva del 5,3%. Il made in Italy cresce anche, e soprattutto, al di fuori dei mercati tra-dizionali dell’Europa occi-dentale o del Nord Ameri-ca. Da gennaio a maggio, in Messico l’export italiano ha segnato +23%, in Corea del Sud +20%, in Romania +13% e in Polonia +8%.%.

EXPORT ALIMENTI

Testa a testa tra Italia e Francia

«La campagna frutticola in corso si sta confermando migliore di quelle de-gli ultimi anni. Tuttavia, permangono incognite legate a problemi strutturali irrisolti che vanno affrontate. Per questo ci auguriamo che il nuovo governo convochi il Tavolo Ortofrutticolo avviato nel dicembre 2017». Parola di Davide Vernocchi, fresco di riconferma alla presidenza di Apo Conerpo (insieme al vice Roberto Cera), che ieri, nel presentare un bilancio record per la principale organizzazio-ne europea di produttori orto-frutticoli (6.000 agricoltori e 50 cooperative socie per 1,1 mln di tonnellate di ortofrutta prodot-ta in 31.000 ettari, con un giro d’affari di 736 mln di euro, in aumento del 2,8%), ha messo in fi la le priorità della fi -liera, forte del suo incarico di coordinatore ortofrutta per l’Alleanza Cooperative Agroalimentari. «Con il Tavolo ortofrut-ticolo non si chiedono risorse aggiuntive al sistema pubblico», ha precisato Vernocchi,

«bensì una serie di interventi fi nalizzati a rendere più competitive le nostre azien-de». Un esempio? «La realizzazione di un catasto frutticolo con dati costantemente

aggiornati sulle produzioni e superfi ci ortofrutticole, uno strumento che ci possa con-sentire di programmare in maniera più effi ciente investi-menti e rinnovamenti varie-tali e riuscire nel contempo a prevenire situazioni di crisi». Guai poi a dimenticare «la realizzazione di un nuovo si-stema europeo di prevenzione fi tosanitaria prevedendo un incremento dei controlli alle importazioni da Paesi terzi», quindi «iniziative di ritiro di eccedenze produttive e distri-

buzione agli enti caritatevoli e la costitu-zione di una cabina di regia al Mipaaf per l’apertura di nuovi mercati fuori Euro-pa». Punto piuttosto dolente quest’ultimo perché, come ha fatto notare Vernocchi, «ormai stiamo soltanto subendo chiusu-re di mercati, al di là di tante missioni

internazionali che vengono fatte». E questo rappresenta un bel problema per chi, come Apo Conerpo, vorrebbe incrementare i volumi di export dei suoi associati, che si aggirano al momento attorno ai 123 mi-lioni di euro. A tal proposito, brucia parec-chio la conferma dell’embargo russo e la mancata previsione di ritiri straordinari di prodotto da parte dell’Ue («è un peccato, erano un buon modo per gestire le even-tuali eccedenze di prodotto»). Detto ciò, quella in corso è una campagna fruttico-la che almeno qualche sorriso lo strappa agli operatori. «Il mercato nel complesso sta rispondendo in maniera positiva», ha spiegato Vernocchi. «Sono andate abba-stanza bene le ciliegie di qualità, meglio dell’anno scorso le albicocche, le pesche e le nettarine». I motivi? «Una concomitanza di fattori: dall’offerta di prodotto inferio-re a causa di primavera fredda e gran-dinate, alla minore sovrapposizione tra nord e sud Italia fi no al calo del prodotto spagnolo. Ma è chiaro che non possiamo continuare ad affi darci soltanto a queste variabili».

Maicol Mercuriali

Ortofrutta in tensione per embargo russo e incertezze sui ritiri

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

È attesa per oggi la sentenza della Corte di giustizia Ue, che dovrà dire se i prodotti realiz-zati con una delle nuove biotecnologie per l’agri-coltura siano da considerare (e regolamentare) come ogm. Il caso nasce dal ricorso della Con-fédération Paysanne e di altre otto associazioni francesi contro l’uso di sementi resistenti a un erbicida, ottenute mediante mutagenesi sito-specifi ca; una delle nuove tecniche in questione. In gennaio l’avvocato generale aveva depositato un parere in cui defi niva questo tipo di muta-genesi diversa dagli ogm e quindi non ad essi assimilabile dal punto di vista della procedura di autorizzazione. Il pronunciamento di oggi po-trebbe fare da spartiacque per il biotech agricolo in Europa, superando la guerra di religione su-gli ogm e aprendo la porta all’ultima generazio-ne di applicazioni di biologia molecolare, note come editing del genoma, che consentono altera-zioni del Dna più precise rispetto alla transge-nesi. Così la pensano molti scienziati, imprese e diverse agenzie per la sicurezza alimentare in

Europa, secondo cui ai prodotti realizzati con le nuove biotecnologie dovrebbe essere evitato l’oneroso iter di autorizzazione degli ogm. «Di-spensa» ottenuta negli Usa dalla mela, che una volta sbucciata non ossida. E da una trentina di prodotti dalle caratteristiche simili, ottenuti grazie all’editing del genoma. Le agenzie di di-versi paesi europei, come Belgio, Olanda e Regno Unito, la pensano allo stesso modo. In Italia, il precedente governo ha fi nanziato la ricerca pub-blica sulle biotecnologie sostenibili (cisgenesi e genoma editing) su colture nazionali tipiche con 8,5 mln di euro. Ma non tutti sono d’accordo: per le organizzazioni ambientaliste, l’industria del biologico e il gruppo dei Verdi dell’Euro-parlamento, parliamo di «ogm mascherati». Che la Corte confermi il parere dell’avvocato generale o meno, la sensazione è che ci vorrà un intervento politico, con tutta probabilità da parte della prossima Commissione, per stabi-lire un quadro regolamentare certo per l’Ue.

Angelo Di Mambro, Bruxelles

Nuove biotecnologie, parola alla Corte (Ue)

Davide Vernocchi

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19Mercoledì 25 Luglio 2018Mercoledì 25 Luglio 20AT T U A L I TÀIl presidente del consorzio, Armani, traccia un bilancio della prima vendemmia: zero giacenze

La Doc Venezie ha fatto il botto130 mln di bottiglie di Pinot Grigio vendute in un solo anno

DI ANDREA SETTEFONTI

Un anno di vita e già è successo per il Pinot Grigio della Doc del-le Venezie. Con una

produzione di quasi 1,4 mln di ettolitri, il consorzio parla di oltre 1 mln di ettolitri di vino certifi cato, ossia il 73% del prodotto vendemmiato, equivalente a oltre 130 mln di bottiglie. Con questi dati, relativi al primo semestre, il trend prefi gura una giacenza zero prima di fi ne campagna, a dicembre. «Si tratta di un buon successo se si considera che con la Doc siamo partiti con la vendemmia 2017, quindi da neppure un anno, e che fi no a fi ne luglio saremo sovrapposti con la preesistente Igt», com-menta a ItaliaOggi Albino Armani, presidente del Con-sorzio doc delle Venezie, deno-minazione che interessa tutta l’area nord-orientale dell’Italia per l’85% della produzione ita-liana di Pinot grigio e prima al mondo per volume.

Domanda. Non aver scor-te è importante?

Risposta. La tendenza do-

vrebbe farci arrivare a zero rimanenze visto l’andamento del mercato fi no ad oggi. Ab-biamo di fronte ancora quat-tro mesi di vendite e i mercati hanno ben accettato il prodot-to. E poi, da agosto, non ci sarà

più la concomitanza con l’IgtD. Le previsioni di ven-

demmia sono molto posi-tive con possibili aumenti del 15-20%. Ci saranno ri-cadute sui mercati?

R. Il Consorzio ha fatto ri-chiesta di stoccaggio per ga-rantire una adeguata stabilità del mercato e una serena ge-stione dell’offerta per difende-

re il prodotto da speculazioni e oscillazioni speculative di prezzo che potrebbero danneg-giare il percorso di valorizza-zione da poco intrapreso.

D. Non potevate pensare di ridurre le rese per etta-ro visto che si può arrivare fi no a un massimo di 180 quintali?

R. L’idea di operare una ridu-zione va condivisa con la fi liera. Già con la Doc abbiamo avuto un miglioramento rispetto alla vecchia Igt. Per adesso abbia-mo pensato di tenere prodot-to. Il nostro mercato è ancora giovane, e operare in maniera più pesante che non sia lo stoc-caggio si farà quando, tra due o tre anni, avremo un quadro più leggibile.

D. Quanto vale l’export della Doc?

R. Vendiamo all’estero il 96% del vino. Il nostro Pinot Grigio è uno dei più forti vini fermi italiani all’estero. Abbia-mo una forte concentrazione di vendite negli Usa, 37% e in Gran Bretagna, 27% e andia-mo bene in Canada dove sia-mo al 7% e in Germania con il 10%.

NICOLA PALMIERI è il nuovo presidente dell’Ana-sb, associazione nazionale allevatori specie bu-falina che ha sede a Caserta. Il neo presidente è un agronomo, erede e manager dell’azienda agricola multifunzionale Tenuta Vannulo di Ca-paccio e vicepresidente della sezione Coldiretti di

Capaccio-Paestum. Completano il comitato direttivo di Anasb il vicepresidente Gabriele Di Vuolo, Romano Realacci, Pasqua-le Cirillo, Davide De Prosperis, Damiano Altieri, Achille De Vecchi. Direttore è Giacomo Bertolini. [email protected]

MASSIMO GREGORI (mediatore di cereali e sementi, Fimaa Bologna) e Roberto Fiorillo (mediatore di frutta e verdura, Fimaa Lazio Sud) sono stati nominati rispettivamente co-ordinatore e responsabile organizzativo della Consulta dei Mediatori Merceologici Fimaa - Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia. La Consulta, con sede a Roma presso il Palazzo Confcommercio, si occupa della tutela della mediazione merceologica dei settori agricolo, agroali-mentare, agro-energetico, ittico, zootecnico e logistico. fi [email protected]

ETTORE PRANDINI confermato come presidente di Coldiretti Lombardia. Prandini, 45 anni, bresciano, è laureato in giurisprudenza, gui-da un’azienda zootecnica di bovini da latte e gestisce anche un’impresa vitivinicola con produzione di Lugana. Al vertice della Coldi-

retti Lombardia dal 2012, è vice presidente della Coldiretti Nazionale dal 2014 e presidente di Coldiretti Brescia dal 2006. Del nuovo consiglio di Coldiretti Lombardia fanno parte anche Alberto Brivio, Alessandro Rota, Fortunato Trezzi, Fernando Fiori, Silvia Marchesini, Paolo Carra, Ste-fano Greppi, Paolo Voltini, Enrico Bettoni, Simone Minelli, Alberto Lucotti, Wilma Pirola, Franca Sertori e Carlo Maria Recchia. [email protected]

CORRADO DENTIS DI DENTIS Recycling Italy è il nuovo presidente di Coripet, il consorzio formato da cinque aziende produttrici di acque minerali e bevande analcoliche (Acque Minerali d’Italia, Ferrarelle, Lete Spa, gruppo Sanpellegrino e Drink Cup) e 3 aziende di riciclo di Pet (Aliplast, Dentis Recycling Italy e Valplastic). Dentis, che succede a Giancarlo Longhi nominato presidente onorario, avrà al suo fi anco ii vice presidente Antonio Punziano del gruppo Sanpellegrino. [email protected]

ROBERTO BURATTO, imprenditore agricolo di San Carlo Canavese, è stato chiamato a rap-presentare la Cia nel gruppo di lavoro Copa Carni Bovine a Bruxelles. Roberto Buratto, 62 anni, già presidente nazionale del Gruppo di interesse economico (Gie) del settore carne della

Cia, nonché membro di giunta di Cia Torino, è titolare di un allevamento di vacche di razza Limousine, con toro piemon-tese a monta naturale. Tra l’altro è tra i soci fondatori di Asprocarne, di cui è presidente onorario. [email protected]

LA NUOVA PRESIDENTE DI AGIA CALABRIA È ROSITA MA-STROTA, una imprenditrice agricola del Pollino di 26 anni. Mastrota succede a Salvatore Borruto. Al suo fi anco ci sarà Emanuela Milone, giovane imprenditrice di Lamezia Terme. La nuova giunta dei giovani di Cia è composta anche da Maria Possidente, Michele Porco, Emanuela Milone, Mas-similiano Lo Russo, Salvatore Borruto e Francesco Gattuso. [email protected]

È IL GIOVANE IMPRENDITORE FABIO BORRELLO che conduce una azienda agricola di circa 80 ettari, il nuovo presidente della Federazione Interprovinciale Coldiretti di Catanzaro-Crotone e Vibo Valentia. Borrello che è avvocato, succede a Roberto Torchia. A completare la squadra sono stati eletti Rossana Scavelli, Francesco Fazio, Domenico Levato, Miche-le Vartuli, Francesco Benincasa, Salvatore Lachimia, Maria Teresa Dottore, Pasquale Russo, Antonio Tambaro, France-sco Perri, Giuseppe Laria, Maurizio Arena, Pietro Astorino, Giuseppe Porcelli, Maria Antonietta Mascaro e Domenico Liberti. [email protected]

POLTRONE IN ERBA

La vecchia cava di Castagneto Carduc-ci (Li) diventerà una cantina. Un progetto di investimento vitivinicolo e per una nuova cantina del valore di circa 15 mln di euro ri-qualificando l’ex cava di arenaria di Cariola, dismessa da oltre trenta anni. È questo il proto-collo d’intesa fi rmato da regione Toscana, comu-ne di Castagneto e So-cietà agricola Dievole spa. La nuova cantina, progettata dallo studio Tori, sarà realizzata in un’area di 5 mila me-tri quadri all’interno dell’ex cava dentro la Tenuta Le Colonne, proprietà della Dievole Spa, e sarà funzionale ad entrambe le tenute di Bolgheri, Tenuta Me-raviglia (altra proprietà dell’azienda) e Tenuta Le Colonne. Si tratta di un progetto edilizio, ambientale, produttivo fortemente rivolto al ri-

spetto e alla sostenibilità dei valori ambientali e paesaggistici del contesto locale. Dal punto di vista paesaggistico la cava rappresenta la

localizzazione meno invasiva tra quelle possibili, anche gra-zie ad un approccio progettuale che si in-tegra profondamente con il contesto natu-rale. La struttura si svilupperà su tre livelli, con un tetto verde panoramico, i profumi della mac-chia mediterranea e uno scorcio sul mare. Nella parte più alta

troveranno posto gli uffi ci, più sotto il piano di carico delle uve e in fondo l’ambiente dove i vini matureranno in botte. Sarà lasciata in-tatta la corona della vecchia cava e la parete di roccia, che avrà un effetto positivo anche sul microclima interno.

Cantina nella cava. A Castagneto Carducci

A Montalcino, il Brunello diventa smart grazie al progetto di innovazione Oenosmart realizzato all’interno dell’iniziativa di fi liera «Montalcino: alta qualità sostenibile». Obiet-tivi principali della sperimentazione durata due anni, sono le innovazioni in materia di meccanizzazione e difesa fi tosanitaria, ma an-che di uso sostenibile di acqua e suolo. Inoltre, prevede tecniche agronomiche innovative, per la salvaguardia e per l’incremento della bio-diversità. Il progetto è promosso da un gruppo di produttori locali di vino e olio. Tra i promo-tori del progetto, Giancarlo Pacenti titolare dell’azienda Sauro Pacenti. «L’agricoltura di precisione è e sarà sempre più importante, essendo l’unico modo per ottenere produzioni

di alta qualità nel massimo rispetto dell’am-biente e dell’uomo», commenta Pacenti. Nei due anni di lavori sono state messe a punto meto-dologie che utilizzano mappe per ottimizzare le lavorazioni, gli interventi di protezione delle piante e le concimazioni. «Si può arrivare ad ottimizzare tutto il lavoro di produzione per ogni metro quadro di terreno, con la possibilità di tracciare tutte le operazioni svolte». Nella viticoltura «importante è riuscire a ottenere una maturazione omogenea ma, soprattutto a mantenere integro il carattere del vitigno e della terra». Attraverso Oenosmart, gli agricol-tori possono raccogliere e consultare i big data raccolti e usufruire di tutte le informazioni uti-li per le decisioni aziendali.

Il brunello di Montalcino diventa smart

Albino Armani

La cantina nella vecchia cava

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20 Mercoledì 25 Luglio 2018 TECNOLOGIA & INNOVAZIONEIn Italia il primo impianto europeo, che lavora a idrogeno e metano

Ecco il biogas bi-stadioCon la digestione anaerobica +20% di energia

DI ARTURO CENTOFANTI

È italiano il primo impian-to europeo a biogas bi-stadio. Realizzato grazie alla tecnologia brevetta-

ta da Enea e Crea, a costruirlo a Soliera (Mo) è stata la società Biogas Italia. La tecnica sfrut-ta la digestione anaerobica per produrre energia, con una resa maggiore del 20% rispetto alle strutture tradizionali. In prati-ca, durante la prima fase viene trattato il substrato organico in modo che, parallelamente alla sua decomposizione in acidi or-ganici, venga prodotto idrogeno. Nella seconda fase, invece, gli acidi organici vengono trasfor-mati in una miscela di metano e anidride carbonica, che può a sua volta reagire con l’idroge-no proveniente dalla prima fase per dare altro metano. «Nell’im-pianto bi-stadio, le prime fasi del processo (idrolisi e acido-genesi) vengono separate dalle restanti (acetogenesi e metano-genesi) in reattori distinti, dove agiscono ceppi batterici che operano in modo ottimale con

tempi e valori di pH diversi», spiega Vito Pignatelli, respon-sabile del laboratorio Biomasse e Biotecnologie per l’Energia dell’Enea. «In questo modo si facilita il successivo processo di upgrading del biogas a bio-metano. Inoltre si ottiene una

più veloce degradazione della biomassa, proprio perché i di-versi microrganismi lavorano in condizioni ottimali», aggiun-ge Pignatelli. La tecnologia bi-stadio ha tempi più rapidi di digestione della biomassa e questo consente di realizzare

impianti a biogas più piccoli ed economici rispetto a quelli tradizionali, in quanto impiega fi no al 15% in meno di mate-ria prima, a parità di energia prodotta. Biogas Italia srl ha benefi ciato di un fi nanziamen-to di Invitalia Spa e si è ac-cordata con l’azienda agricola Lugli per l’utilizzo del terreno e lo sfruttamento delle materie prime per alimentare l’impian-to. «Dimensioni, effi cienza e co-sti ridotti sono i tre elementi con i quali questa tecnologia potrà contribuire all’ulteriore diffusione in Italia del biogas, una risorsa fondamentale per il processo di decarbonizzazio-ne del sistema energetico na-zionale», conclude Pignatelli.

tempi e valori di pH diversi» più veloce degradazione della impianti a biogas più piccoli

Ricerca e innovazione in campo per una fi liera cerealicola di qualità e 100% italiana. Le innovazioni in agricoltura per le colture di pieno campo di cereali a paglia, specie orticole, sono state presentate a Foggia in occasione di Nova Agricoltura in Campo che si è tenuta presso i campi sperimentali del Crea Cerea-licoltura e Colture Industriali di Foggia. In gioco c’è la fi liera cerealicola di qualità e tra le nuove frontiere ci sono le tecniche di miglioramento genetico per il potenziamento quali-quantitativo delle produzioni di inte-resse agronomico e le tecnologie applicate ai droni per la caratterizzazione delle varietà. Ma non solo. Importante è lo sviluppo di sen-sori per il monitoraggio delle informazioni ambientali (pianta/suolo/aria) e di sof-

tware per l’elaborazione dei dati, e, l’internet of things, nuove tecnologie cioè in grado di certifi care la qualità, l’origine e le tecniche di produzione nel mercato interno, ma anche in quello internazionale. La fi liera della pasta per una produzione di qualità passa, dunque, attraverso l’innovazione. Per Salvatore Par-lato, presidente del Crea durante il convegno Ricerca e innovazione per la fi liera della pasta 100% italiana: «L’agricoltura 4.0, in partico-lare, introduce un nuovo paradigma nella de-fi nizione e gestione delle fi liere, sfruttando le potenzialità delle tecnologie digitali non solo per migliorare gli aspetti della produzione, ma per migliorare e certifi care le caratteri-stiche qualitative, nutrizionali e ambientali dei prodotti».

Una fi liera cerealicoladi qualità. Tutta italiana

IL PRODUTTORE SALERNITANO DI CONSER-VE VEGETALI D’AMICO (42 mln euro) ha acquisito dal fondo di private equity Nem Sgr l’interno capitale sociale di Holding dei Sapori, società nata nel 2003 dalla fusione di Robo e Dega con un fatturato di 30 mln euro, che presidia in particolare il canale horeca in cui D’Amico intende espandere il presidio.

CINQUE AZIENDE PASTARIE DELLA VAL-TELLINA: Gastroval, Pastai in Valtellina, Pastifi cio di Chiavenna, Pastifi cio Valtel-linese e Raviolifi cio Dei Cas hanno dato vita al Consorzio di tutela dei pizzoccheri della Valtellina, tipologia di pasta tipica di questa valle lombarda, che ha ottenuto il riconoscimento europeo dell’Igp nel 2016 e la cui produzione si attesta oggi intorno alle 1.500 tons di prodotto secco e 300 tons di prodotto fresco per un valore di mercato stimato in 3,3 mln euro nel 2017 e in 1,8 mln euro nel primo semestre di quest’anno.

L’SGR DEA CAPITAL ALTERNATIVE FUNDS ha dato vita a IDeA Agro, fondo di private equity italiano che investirà in aziende della fi liera agricola, localizzate nel territorio italiano, che operano in modo eco-sostenibile e prevalentemente di medio-grandi dimensioni (50-140 ha). Il primo closing del fondo, che ha visto la partecipazione di diversi investitori istituzionali, è pari a 80 mln euro

PRIMA OPERAZIONE IN ITALIA PER INVE-STINDUSTRIAL GROWTH, fondo d’investi-menti in Pmi europee con alto potenziale di crescita promosso da Andrea Bonomi. Per una cifra coperta da riserbo, il fondo ha acquisito il 70% delle quote di Dispen-sa Emilia, catena di dieci ristoranti fast casual, centrati sulla cucina tradizionale emiliana, fondata 14 anni fa da Alfi ero Fucelli. Il nuovo socio di riferimento sup-porterà i piani d’espansione del brand nel Nord Italia ma, in prospettiva, anche all’estero.

NUOVO INVESTIMENTO NEL SETTORE RISTORAZIONE PER ROVAGNATI (270 mln euro). Dopo aver aperto a Milano due ristoranti a proprio mar-chio per promuovere la cultura dell’impiego dei salumi in cucina, il salumifi cio ha acquisito una quota di minoranza nella società PanB, di cui già era fornitore. I dettagli fi nanziari dell’operazione non sono stati resi noti. PanB, attiva con due paninoteche in altrettanti centri commerciali lombardi, ha in programma un consistente piano di sviluppo nel Nord Italia sempre in gallerie commerciali.

HAUSBRANDT (98 MLN EURO NEL 2017) torna a concentrarsi sulla crescita per linee interne, dopo aver archiviato il ten-tativo di salvataggio della Melegatti, per

una serie di problematiche operative che andavano oltre il mero aspetto debitorio. Punta le sue carte sull’export di caffè in primis in Francia, Svizzera, Regno Unito e Irlanda e sull’innovazione di prodotto. Progetta d’incrementare il fatturato a 102 mln euro quest’anno e a 109 nel 2019

grazie al cold brew, ossia al caffè ottenuto per infusione a freddo, bevanda molto trendy (anche il gruppo Illy è appena uscito con la sua versione di questo prodotto) e alla birra Theresianer senza glutine.

IL GRUPPO DISTRIBUTIVO SELEX (10,5 mld euro, pari al +4,1% sul 2016) investirà 330 mln euro quest’anno, fra nuove aperture

e ristrutturazioni, con l’obiettivo d’incrementare d’un ulteriore 4,2% il fatturato alle casse.

NUOVA ACQUISIZIONE IN VISTA PER JAB HODING, la società d’investimenti lus-semburghese della miliardaria famiglia tedesca Reimann. Per una somma di circa 1,7 mld euro, Jab Holding rileverà entro l’estate dalla società di equity Brid-gepoint Advisers, Pret a Manger, catena inglese di fast food con 530 locali (per i tre quarti nel Regno Unito) e un fatturato di poco più di 1 mld euro.

Luisa Contri

RISIKO AGRICOLO

PER DECRETO

Anche il riso etichettatoa biologicoDI ANDREA SETTEFONTI

Anche il riso potrà esse-re indicato come biologico. Questo grazie al decreto che sblocca l’avvio del sistema di tracciabilità del riso bio-logico in capo all’Ente Risi; decreto fi rmato dal ministro delle politiche agricole, Gian Marco Centinaio. Una volta pubblicato in Gazzetta Uffi ciale, sarà obbligatorio indicare eventuali superfi ci a biologico o in conversione ad agricoltura biologica nel-la denuncia di superfi cie. A spiegare in sintesi il decreto è il direttore Ente Risi Ro-berto Magnaghi: «Tutti i produttori bio, come già fanno i risicoltori del con-venzionale, devono ora de-nunciare la superfi cie della risaia a biologico oppure in conversione ad agricoltura biologica per poi dichiarare la produzione ottenuta». In sostanza, come si legge sul sito internet di Ente Risi, «i risicoltori che non aves-sero ancora presentato la denuncia di superfi cie sono adesso invitati a farlo spe-cificando le eventuali su-perfi ci a biologico oppure in conversione ad agricoltura biologica, mentre i risicolto-ri che avessero presentato la denuncia di superfi cie senza aver indicato eventuali su-perfi ci a biologico oppure in conversione ad agricoltura biologica dovranno ripre-sentarla con le informazio-ni richieste dal decreto». Il decreto prevede, inoltre, «che nella denuncia di superfi cie venga indicato l’organismo di controllo designato. Tale informazione, dovrà essere inserita nell’apposito cam-po previsto nella denuncia cartacea. Oppure, in caso di presentazione della denun-cia tramite il portale web, dovrà essere selezionata nel campo «Organismi di con-trollo», che comparirà dopo aver cliccato sul pulsante «In conversione Bio», oppu-re sul pulsante «Biologico». Tra i commenti, quello di Federbio. «Ringrazio il ministro Centinaio per aver fi nalmente sbloccato l’avvio del sistema di tracciabilità del riso biologico in capo all’Ente Risi; una battaglia che FederBio ha portato avanti ormai da due anni per conto dei risicoltori bio onesti», ha commentato il presidente Paolo Carne-molla. «Ora è necessario che Ente Risi e ministero assicurino un monitoraggio a sistema dei dati sulle rese produttive e sulle quantità commercializzate, dato che i singoli organismi di certi-fi cazione potranno verifi care solo i dati delle aziende che controllano direttamente».

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21Mercoledì 25 Luglio 2018MTECNOLOGIA & INNOVAZIONECosì nasce l’e-commerce del fresco. A inventarlo è Luca Nicoli. Il magazzino? È il mare

Ostriche e pesce crudo via webOrdini online, massimo 2 giorni per la consegna. Ovunque

DI ANDREA SETTEFONTI

Ostriche e pesce crudo arrivano direttamen-te in tavola. Grazie all’idea dell’imprendi-

tore bergamasco Luca Nicoli, le ostriche francesi, ma anche quelle di Tortolì, il gambero rosso di Mazara o le alici di lampara possono essere ordi-nate via internet e consegnate nel giro di un giorno. «Il nostro magazzino è il mare. Racco-gliamo tutti gli ordini il lunedì, il prodotto richiesto viene pe-scato e confezionato dai nostri fornitori, il mercoledì ci arriva lo dividiamo per i nostri clienti e quindi lo spediamo in tutta Italia», spiega Luca Nicoli, ide-atore di I Love Ostrica, il sito di e-commerce dedicato al pe-sce crudo. «Il problema è della consegna immediata, noi spe-diamo il mercoledì sera e il gio-vedì è sulla tavola del cliente. Al massimo possiamo arrivare al venerdì, ma oltre non si può andare». L’idea nasce nel 2007 con La Piazzetta del Pesce, e-commerce e delivery di pesce di alta qualità per ristoranti

e privati, ma è nel 2010 che prende forma I Love Ostrica, prima come catering quindi come marchio riconosciuto con ad oggi quasi un milione di ostriche distribuite in Italia. «Nel 2017 abbiamo fatturato 600 mila euro e quest’anno contiamo di arrivare a un mi-lione. Sul sito ci sono 35 tipi di ostriche, 14 di caviale tra cui il beluga iraniano, e tanti tipi di crudi, tartare, crostacei. Il 50% del nostro pesce ha pro-venienza italiana». La voglia di far conosce le ostriche viene a Nicoli quando lui stesso prova il vero sapore. «Con il mio lavoro ho provato un nuo-vo articolo, l’ostri-ca. Quella vera. Da allora ho pensato di commercializza-re un prodotto che si trovava soltanto all’etero, ma che qui in Italia era diffi cile da piazzare a n c h e nei ri-storanti

in quanto si pensa che tutte le ostriche siano uguali, Ma ogni ostrica racchiude un sapore diverso che viene dato dal col-tivatore nel corso dell’alleva-mento e poi con l’affi namento. È un po’ quello che è successo con il vino, fi no a 30 anni fa esi-stevano soltanto bianchi, rossi e frizzanti». Per far conoscere il mondo dell’ostrica, Nicoli organizza anche corsi con le Oyster Academy, serate di-dattiche e degustazioni a tema con esperti della materia. «Si tratta di una proposta innova-tiva visto che sappiamo tutti di

salumi e di formaggi. Anche i sommelier possono scopri-re un prodotto diverso». I love ostrica anche un servizio di informazione sul prodotto descrivendo la varietà spiegandone il sapore, il giusto ordine di

degustazione e le modali-tà di coltivazione. «La

nostra mission è anche quella di fare cultu-ra dell’ostri-ca», conclu-de Nicoli.

Trasmettere ai caseifi ci il perfetto grado di stagionatura del pecorino attraverso un’applicazione elettronica. Sa tan-to di innovazione nel settore dell’agroindustria, il progetto «SensingCheese 4.0», creato dagli studenti dell’Istituto tecnico Tagss di Sassari (Trasformazione agroalimentare

sostenibile Sar-degna), in col-laborazione col caseifi cio Pinna di Thiesi (Sas-sari) e la star-tup di Alghero Primo Principio. Un’idea talmente geniale da aver meritato una menzione nel Piano nazionale

Its 4.0, promosso di recente dal ministero dell’Istruzione con l’università veneziana Ca’ Foscari. L’idea è innovati-va. Sensori a forma di sottili aghi vengono inseriti nella forma di formaggio senza danneggiarla per monitorare tramite un collegamento a distanza (abbinato a un’ap-plicazione per smartphone o tablet in uso agli addetti del caseifi cio) il tasso di umidità interno del prodotto, riuscendo a stabilire immediatamente il grado di sta-gionatura ideale.

App e sensori, per saggiarela stagionatura del pecorino

Nasce a Palermo Lumsa Digital Hub, incubatore di startup dedicate a

cibo, agroalimentare e turi-smo. L’hub ha l’obiettivo di offrire formazione sull’inno-vazione digitale agli studenti e giovani talenti siciliani e

di sostenere la nascita e la crescita delle startup in Sici-lia. Nasce dalla partnership fra Digital Magics Paler-mo, Factory Accademia - Università Lumsa, Bnl, Sanlorenzo Mercato. Lum-sa Digital Hub lavora su due spazi che collaborano in ma-niera sinergica e complemen-tare. Il primo nella sede pa-lermitana dell’ateneo, dove studenti e giovani talenti digitali siciliani seguiranno corsi di formazione sull’inno-vazione, workshop e semina-

ri su temi chiave come stra-tegie di business e sviluppo, comunicazione e marketing, coding, design, aspetti legali e fi nanziari. Il secondo spa-zio, all’interno di Sanloren-zo Mercato, è un incubatore verticale dedicato alle star-

tup innovative digitali che incentra le sue attività nei settori del foodtech,

a g r i t e c h e travel-tech, uno

spazio di coworking nato per creare, condividere e accelerare l’innova-

zione in Sicilia. Quello del food è un settore trainan-te non solo per il Sud Italia, ma per l’intera economia na-zionale. Con un giro d’affari annuo di 208 miliardi di euro e ben 3,3 milioni di persone coinvolte, il comparto del cibo vale oggi il 13% del pil ed entro il 2020 sarà anche uno dei principali motori di sviluppo dell’IoT (Internet of Things) nelle imprese, con ol-tre 285 milioni di dispositi-vi stimati nell’intera fi liera agroalimentare, dei quali 75 milioni nelle sole aziende agricole.

Foodtech e agritech nel progetto Lumsa

A Palermo nasceun hub del cibo

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

AgricolturaOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELOPERATORI E DEI DEL

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Luca Nicoli

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