MENU’ DELLA SERATA “Essere genitori oggi: il passaggio da figli a partner a genitori ”
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a cura di M.Grazia Franciosia cura di M.Grazia Franciosi 11
MENU’ DELLA SERATA
“Essere genitori oggi: il passaggio da
figli a partner a genitori ”
Spunti per riflettere sull’arte di essere genitori cioè essere capaci di prendersi
cura e rispondere in modo sufficientemente adeguato
ai bisogni dei figli.
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Essere consapevoli del passaggio dell’individuo da
essere figlio ad essere genitore
Riflettere e confrontarsi sulle funzioni della genitorialità
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Educare è difficile, oggi più che mai!
E’ difficile, ma è ancora possibile.
Bisogna abbandonare una mentalità lamentosa e dimissionaria e convincersi che “educare” è
un nostro preciso compito generazionale.
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Tocca a noi, adulti! E’ prendere coscienza della complessità;
è necessario reintrodurre l’incertezza laddove si pensava di aver capito tutto
e spiegato ogni cosa.
Ma la complessità, che si presenta come ostacolo alla maggiore comprensione dei
fatti, può diventare anche una vera sfida, una sfida pedagogica per tutti.
Innanzitutto, non bisogna aspettare ad intervenire quando le cose accadono,
ma saper prevenire!!
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“MI PRENDO CURA DI TECOME TU TI PRENDI CURA
DI ME”
“IO MI PRENDERO’ CURA DI TE QUALSIASI PERSONA
TU SARAI”
L’individuo vive stadi di sviluppo per passare da individuo “oggetto di cura” quale figlio
ad individuo che “sioccupa di” quale genitore
Capacità di dare origine ad un’altra vita come genitore ed
occuparsi dell’altro con la finalità di crescerlo
E' il trasferimento del legame di attaccamento dalle figure genitoriali
verso il partner
INDIVIDUO“OGGETTO DI CURA”
Esprime la condizione di figlio che vede il genitore come “base sicura” a cui
rivolgersi per soddisfare i suoi bisogni
FIGLIO
PARTNER
GENITORE
COME DIVENTIAMO GENITORI?
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Lungo e continuo apprendistato per imparare l’arte di essere genitori cioè
essere capaci di prendersi cura e rispondere in modo sufficientemente
adeguato ai bisogni dei figli.
Bisogni che sono estremamente diversi a seconda della fase evolutiva.
GENITORIALITA’
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“Prendersi cura di..” e maturare il desiderio generativo è uno degli stadi della crescita umana.
E’ uno stato mentale che rappresenta il momento evolutivo più maturo della dinamica affettiva
Nell’essere genitori convergono tutte le esperienze, le rappresentazioni, i ricordi, le convinzioni, i modelli
comportamentali e relazionali, le fantasie, le angosce, i desideri della propria storia affettiva.
E come ogni compito evolutivo, come ogni stadio è una fase della propria crescita psicologica e relazionale contrassegnata da ambivalenze, difficoltà, contraddizioni, ricerche, crisi,
integrazioni, frammenti..
ESSERE GENITORI
FUNZIONI DELLA GENITORIALITA’
NORMATIVADare limiti
AFFETTIVAEntrare in
risonanza affettiva
PREDITTIVAPrevedere il
raggiungimento della tappa evolutiva
imminente
PROTETTIVAOffrire cure
RAPPRESENTATIVAModificare le proprie
rappresentazioni in base alla crescita del figlio
FANTASMATICAGioco di specchi tra mondo
attuale e il mondo dei genitori del passato
DIFFERENZIALEModalità materna e paterna
PROIETTIVAProiezioni di sé
sul figlio
TRANSGENERAZIONALEVedere il figlio nella storia
della propria famiglia
SIGNIFICANTEDare senso alle azioni
del figlio per dare senso alla vita
TRIADICAVedere il bambino in una relazione a tre
REGOLATIVARegolare le emozioni
PROIETTIVAOccupa un posto fondamentale la proiezione che si esercita ad esempio proiettando sul figlio l'immagine ideale del figlio che avrebbe voluto essere oppure proiettando se stessi nel bambino. Ciò che viene visto, amato, sognato, desiderato sono parti di sé o immagini di sé. Questa forma di narcisismo, sia materno che paterno, ha uno spazio fondamentale nel costruire l'immagine del bambino e nel collocarla appunto dentro un particolare scenario di sviluppo.
FANTASMATICAGioco di specchi tra quello che i genitori sono stati come bambini, quello che avrebbero voluto essere, quello che i loro genitori sono stati, quello che vorrebbero che fossero stati, quello che è il bambino reale , quello che è il bambino desiderato e fantasticato
TRANSGENERAZIONALEPotremmo definire questa funzione come l'immissione del figlio dentro una STORIA, una narrazione, che appare reale e anche un po' sognata. E' la storia della propria famiglia, è il continuum generazionale dove si inserisce la nascita. Come si collocano i genitori dentro le rispettive storie familiari e come si colloca la nascita dentro quel particolare momento della storia generazionale. E quali sono gli intrecci tra le due storie familiari del padre e della madre, le relazioni tra le due famiglie d'origine…
RAPPRESENTATIVA E SIGNIFICANTE
La capacità di modificare continuamente le proprie rappresentazioni in base alla crescita del bambino e di dare un contenuto pensabile e/o sognabile, facendo nuove proposte o sapendo cogliere dal bambino i suoi nuovi segnali evolutivi. La madre crea una cornice che dà senso all'azione del bambino, un contenitore dentro il quale il bambino inizia a pensare poiché adattandosi ai bisogni del bambino aiuta il bambino stesso a comprendere il suo bisogno. Questo dare senso, ai suoi bisogni, ai suoi gesti all'inizio casuali, ai suoi movimenti, alle sue espressioni, inserisce il bambino in una cornice ancora più grande che è il senso della vita per sè e del pensare la propria vita, il senso delle relazioni che vive e il pensare queste relazioni. E' anche questa un'altra complessità che determina lo spazio storico in cui è collocato il neonato e la sua immagine relazionale come essere che avrà un insieme di relazioni o come essere in cui esiste un veto rispetto ad un ramo familiare o ad una particolare persona.
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Un punto-base dell’educazione è il rapporto che ci deve essere tra autorità e ubbidienza.
L’autorità deve essere esercitata ed è, anzi, un diritto del bambino, del ragazzo… quello di essere guidato
con autorità, però deve essere un’autorità non opprimente ma regolata sui bisogni della natura del
ragazzo e che cerca di allearselo.
Deve essere un’autorità serena e comprensiva, che cerca di non avvilire il ragazzo, ma di rafforzare la sua volontà autonoma. Inoltre, deve essere un’autorità che
si esercita soltanto dove e quando è necessario.
Il ragazzo che disubbidisce, assai spesso, è soltanto un ragazzo che si ribella ad un esercizio sbagliato,
superfluo dell’autorità da parte dei genitori o educatori.
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L’autorità può degenerare in “autoritarismo”: prepotenza, il prevaricare l’uno sull’altro, il non rispetto dell’altro,
la violenza che genera violenza.
L’autorità può trasformarsi in “autorevolezza”: autorità fatta di amorevolezza, di simpatia, di rispetto, di amore.
Per educare l’adulto (genitore o educatore) deve sapersi conquistare l’autorevolezza: conquistarsi la credibilità del ragazzo.
Dove non c’è autorevolezza uno non trasmette niente all’altro. Non perché sono padre o madre ho l’autorevolezza. Non perché sono professore ho l’autorevolezza. L’autorevolezza non ce la regala nessuno, la si deve conquistare!
L’autorevolezza è la consapevolezza della propria responsabilità nella funzione di guida.
Ciò significa dare norme e regole precise e saper essere coerenti e costanti davanti ai sì ed ai no del nostro rapporto con i figli.
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Non trascurare assolutamente il “silenzio” di cui bisogna saper circondare i figli:
è importante mantenere una giusta distanza! Non si ripeterà mai abbastanza quanto sia sbagliato per dei genitori essere i migliori amici dei propri figli. Di amici i figli ne troveranno tanti, ma di genitori no! Dove si crea troppa intimità fra genitori e figli non è
più possibile esigere il rispetto e mantenere l’autorevolezza che richiede l’imposizione di regole
indispensabili ad una crescita armoniosa. Occorre mantenere vivi nella famiglia
i ruoli generazionali e sane distanze colmate sì da tanta,
ma anche saggia, affettività.