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MEMORIE · STORreRE FOROGIVLIESI GIORNALE • DELLA • REGIA DEPVTAZIONE· SOPRA· GLI· STVDI DI ·:STORIA· PATRIA· PER· IL· FRIVLI VOLVME • XIX • IQ23 VDINE • SEDE • DELLA • R. • DEPVT AZIONE • MCMXXUI

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MEMORIE · STORreREFOROGIVLIESI

GIORNALE • DELLA • REGIA

DEPVTAZIONE· SOPRA· GLI· STVDI

DI ·:STORIA· PATRIA· PER· IL· FRIVLI

VOLVME • XIX • IQ23

VDINE • SEDE • DELLA • R. • DEPVT AZIONE • MCMXXUI

Raimondo della Torrepatriarca cl' Aquileia.

(Continuazione; ved. "f~"'IJ"~.XVII I. p. 4S sgg.}.

VII.

1. Accresciuta potenza di Gerardo da Carnino, - 2. Contesesanguinosein Friuli. - 3. Scissioni e lone in Germania dopo la morte di Rodolfod' Asburgo. Alberto, conte di Gorizia dal 1291 al 1'293. - 4. Lotta delpatriarca contro Gerardo da eamino ed i suoi aderenti. - 5. II patriarcarinnova I' alleanza con Padova (1294). Processo contro il patriarca per I'in-terdetto di Treviso. - 6. 1 conti di Gorizia sino al 1298.

I. I1 13 novembre 1283 Gerardo fu eletto capitano generaledel comune di Treviso, ufficio ehe gli dava la vera signoria dellacittä. Cosl i1 vassallo del vescovado di Ceneda edel patriarcatodi Aquileia si formava una potenza ehe poteva in qualehe modoessere pasta a paragone con quella dei signori da Romano, ster-minati poeo piu di vent' anni prima. Polehe Gerardo aveva moltiinteressi in Friuli e molti amici fra i nobili del paese, nessunameraviglia eh' egli accarezzasse questi per avvantaggiare quellied accrescere cosi i1 peso del suo dominio, creando in tal guisauna pericolosa concorrenza al potere patriarcale. Egli creo podestädi Treviso Artuico di Castello, ehe rimase in carica certo sindopo il 20 giugno 1284, e dopo di lui Detalmo di Villalta, ch' eracerto in carica i1 3 novembre, e vi duro sin oltre i1 24 aprile r 285 1.

• I G. B. PICOTTI, I Camin~si e la foro signoria in Treviso da! uS.] a! T.]T2,

Livorno, 1905, pp. 86 sgg, 94, 103. Aggiungo qui per maggior chiarezza I' al-bero genealogico di Gerardo per la parte ehe ci riguarda, prendendolo dallostesso PICOTTI, op. cit.,. p. 333:

ITISO

vescovo di Bellunot 1256 0 1257

BIAQUINO 11I

IRIZZARDO

• _eiso nel '312

ISOPRANA

moglie di Ugo di Taufers

GVKCELLONEI

BKATR1CE

moglie nel 1297ad Enrieo di Gorizia

I fratelli Tolberto e Biaquino, ehe eompaiono nella storia seguente, eranoparenti abbastanza lontani di Gerardo.

Pio Pasckin£

Sappiamo pure ehe, mortagli la prima moglie Ailice daVivaro di Vicenza, Gerardo sposö Chiara della Torre parente,non sappiamo in qual grado, del patriarca Raimondo. Sarebbeassai importante sapere, quando si stringesse questo vincolo nonsolo di parentado, ma anche di interessi, fra i due potenti signori,ma la data non ci e stata conservata i. Non ci deve quindi recarmeraviglia se troviamo nel 1287 Guido della Torre podestä diTreviso 2. Ma le relazioni di Gerardo col patriarca Raimondonon furono sempre pacifiche, come vedremo.

L' amicizia di Gerardo con Valterpertoldo di Spilimbergoci e attestata da un documento del 7 luglio 1287 3; e poi ambe-due insieme, nel maggio 1288, pronunciarono sentenza arbitraleper mettere pace fra Aldrico e Tommaso di Polcenigo ed i loroconsorti Gherardo, Rizzardo e Guecellone. Ed infatti il 27 iPolcenigo giurarono pace ed alleanza fra loro, disposti tuttiinsieme e muovere guerra contro :chiunque, eccetto ehe controGerardo e Valterpertoldo '. I possessi dei Polcenigo erano con-tigui con quelli ereditari del Caminese; il quale ebbe anchela cura di assicurarsene altri dalla chiesa di Aquileia in queiparaggi. .

A Sacile i1 26 maggio 1289 Gerardo da Casnino, conte dzCeneda e capitano generate di Treviso, chiese al patriarca diavere l'investitura del castello edella curia di Cavolano, eheappartenevano alIa chiesa d' Aquileia e ehe egli aveva ricompratoda Giacomina vedova di Giacomo da Coderta e da altri eredidi detto Giacomo. 11 patriarca acconsenti e Gerardo presto allorail giuramento di fedeltä 5.

i PICOTTI,op, eit., p. 85. Chiara della Torre mori probabiImente nel-l' ottobre 1299.

2 PJCOTTI,op. eit., p. 335.3 CARRERI,Spilimbergica, p. 38.4 Nuouo Arehivio Veneto; to. VI, par. I, 1893, p. 447; PICOTTJ,I Cami-

nesi eit., p. 116, n. 4.l) BIANCHI,Doe. Reg., n. 564; Doe. mss., n. 540. Presenti: Manfredo

arciprete di Monza, maestro Pellegrino arcidiaeono di Carniola, Tolbertocanonico di Treviso, Zuliano di Treviso, Lambertino di Conegliano, Pietrodetto Peroca q.am Smortito di Conegliano, Federico di Gemona, Giovanninogiudice de Arpo, Tibaldo de GalIatio di Mantova, Girardo di Treviso, Bia-quino villico, Giovanni di Filippo pincerna della curia di Camino. Con dataerrata in VERCI,/Sforia della JJEarea,doe. 312. Cfr. PICOTTI, I Caminesi,p. 116. Cavolano era stato venduto da Biaquino da Carnino a Giacomo diCavaliro nel 1262.

Raimondo della Torre patri'arca d' Aq1t£leia 39

11 Thesaurus compendia in un rcgesto senza data un altro-documento dove scrive: « Investitura di Gerardo da Camino a-« titolo di feudo dei castelli di Bottestagno, Regunzolo, Cavolano,~ Cordignano e di certi beni in Cadore ed intorno Caneva » i.

11 documento da cui fu tratto questo regesto pote essere quello-da cui fu tratto quest' altro, nel quale perö manca ogni accenno.al castello di Bottestagno: «i1 4 marzo 1290 si tenne parlamento~ supra Comolum ed in quel di Gerardo da Camino confesso-s d' avere avuto in feudo, secondo la consuetudine del Friuli,« dal patriarca Raimondo i castelli di Meschio, Cordignano,« Regunzolo, Cavolano con tutte le loro pertinenze e ville, la« villa di S. Cassiano, i1 borgo della terra di Serravalle 2.

Vedremo tosto anche le relazioni di Gerardo coi conti diGorizia. Vediamo intanto le altre discordie friulane, ehe diederooccasione al Caminese di immischiarsi negli affari della Patria.

2. « 11 sabbato 6 ottobre 1284 fu ucciso il siniscalco del« reverendo padre Raimondo patriarca d' Aquileia, da Raimondo« e Vlarnero figli di Francesco di Orzone, da Giacomo e forse da« altri Cividalesi. Pereie furono distrutte le case del detto Giacomo« figlio di Marquarduccio d' oltre ponte; ed i1 luogo 0 terra di« Cividale fu sottoposto dal patriarca all' interdetto i1 giovedi ro.ot--« tobre sino all'ultimo di quel mese, quando 10 sospese dall' ora« terza sino a suo piacimento; polehe i1 patriarca diceva ehe il~ siniscalco era chierico e vicario, non pievano, e perciö la terra,« dov' era stato ucciso, doveva essere sottoposta all'interdetto« ecclesiastico, secondo il tenore di una sua costituzione fatta nel« sinodo generale di Aquileia » 3.

Come vedremo dai documenti susseguenti i1 siniscalco, chesi chiamava Rubeo, apparteneva alla famiglia di Pietro e Costan-tino di Udine, ehe doveva portare poi correntemente il cognome·di Savorgnano. Egli fu ucciso dai Cividalesi, non sappiamo per

, Thesaurus, p, 21, n. 16.! BIANCHI, Doe. Reg., n. 577 j Doe. mss., n. 551, riportato anche dal

VERCI, Sloria della lJfarea, doe. 312 senza data, e in doc. 381 daI regesto-del Memoriale Belloni colla data del a marzo 1296, ehe mi pare meno sicura,perehe a quel tempo Gerardo da Camino era in lotta col patriarca. Collastessa data del 1296 si ha questo regesto Belloni anche in BIANcm, Doe. mss.,n··731. '

3 JULIAN., loc, cit., p. 17. ~ XXXVIII. Nella rubrica, il senescalco porta.il norne di Rubeo j un documento 10 dice Rosio, ehe e certo la parola vol-gare corrispondente a Rubeo.

Pio Paschim:

quale gelosia; ma forse non vi erano estranee le preferenze ehe-it patriarca Raimondo dimostrava per Udine in confronto diCividale. Ma non fu it solo Rubeo, in quella famiglia, a caderevittima dei suoi nemici.

Abbiamo un docurnento, scritto i1 26 novembre 1289 a Civi-dale, con cui Enrico di Prampero e Simone di Cucagna, a nome:ancbe degli altri cbe avevano partecipato alIa morte di Leonardodi Udine, giurarono neUe mani di Adalgerio, vescovo di Feltree Belluno e di Gerardo da Camino di mantenere tregua per unanno con Filippo preposito di S. Stefano .ed i suoi fratelli Pietro.e Costantino di Udine, con Carismano e gli altri figli dell'uc-eiso Leonardo; con Leonardo e gli altri figli di Enrico d' Artegnae coi loro aderenti; in modo ehe ambe le parti potessero godere-dei loro beni senza impedimento ; ma ne Giovanni e Corrado delfu Corrado di Savorgnano, Rodolfo di QuaIs,Odorico di Attens..Rodolfo di Stefano, ne altri dei loro dovevano entrare nelcastello, villa e mercato di Udine, e nel castello e villa di Sa-vorgnano nel frattempo 1.

Quando precisamente sia avvenuta l'uccisione di Leonardo.di Udine, non sappiamo; forse nei primi mesi del 1289. Da questodocumento possiamo arguire, cbe fautori dei due uccisori eranopure Giovanni e Corrado di Savorgnano membri forse della spos-sessata famiglia. Contro di essi stava invece tutta la famiglia diPietro e Costantino da Udine. Gerardo s' era dunque intromesso-nella contesa e continue ad avervi parte.

Il 13 marzo 129 I Filippo, preposito di S. Stefano, i fratelliPietro e Costantino col loro nipote Carismano, in nome proprio.e dei loro aderenti da una parte, ed. Enrico di Prampero eSimone di Cuccagna a' norne del proprio partito, in occasione deidisordini per la morte di Leonardo di Savorgnano, fecero arbitrodeUe contese Gerardo da Camino, perehe avesse a rimettere inpace it Friuli ed a por termine agli incendi ed alle uccisioni 2~

l. BIANCHI,Doe. Reg., n. 572; Doe. mss., nn. 547-548. Presenti; i vescovi.Fu1cherio di Concordia e Brisa di Trieste, Bernardo decano di Cividale, De-talmo di Villalta, Asquino di Varmo, Nicolö di Buttrio, Francesco di Castello,Artussino di Villalta, Leonarduccio di Brazzacco.

2 VERCI, Storia tie/la iJ'fana, doe. 325, lrammentario,dall' arehivio delmarchese di Colloredo in Friuli; BlANCHI,Doe. Reg., n. 597; Doe. mss.,n. 574. Presentl r Rantolfo di Villalta decano d' Aquileia, Artuico di Castello,.Detalmo di Villalta, Tolberto da Carnino, Rizzardo da Camino, Federico di.Varmo," Nicolö di Buttrio.

Raimondo della TOY1'epatriarca d'Aquileia 41

Ma non pare ehe SI riuscisse ad ottcnere gran cosa, giacche-si parla di altre vittime cadute e di altre contese.

A Udine i1 12 gennaio 1293 Carismanno q.am Leonardo diSavorgnano coll'intervento dei' procuratori del comune di Civi--dale fece una tregua con Odolrico di Cucagna per tutte le discordiesorte fra loro in occasione delIa morte di Filippo detto Tossone .e di Rosio, zio del detto Carismano, sino alIa domenica dellePalme sotto la pena di mille marche t.

Il 19 agosto 1293 a Cividale furono designati dalle partiNicole di Buttrio ed Enrico di Portis quali arbitri e composi-·tori per decidere sulle liti e discordie ehe v' erano tra Odoricodi Cucagna ed i suoi dell' una parte e Carismano q.amLeonardo,di Savorgnano, Pietro e Costantino suoi zii paterni e loro ade-renti dalI'altra, in causa della morte di Filippo Tossone e diRubeo, zio del detto Carismano, e dei danni vicendevoli fattisiper questa ragione. Quello ehe gli arbitri avessero deciso dovevaessere osservato sotto pena di mille marche aquileiesi 2.

Carismano fece poi i1 7 gennaio 1294 una tregua sino alprossimo carnisprivio con Odorico di Cucagna, giurando d' os-·servarla sotto pena di 1000 marche 3.

Altanerio coi fratelli, Caradoio ed i figli di Marsula ed altridi Flagogna, contro i1 volere del patriarca intimato da Pietro diUdine e dal capitano di Gemona, avevano assediato il castelIodi Forgaria, uccisi. cola. molti uomini, bruciati e. depredati iluoghi circonvicini anche dopo la pace fatta fra Federico di Pin-·zano ed Ulrico di Momiano ed i loro adcrcnti. Chiamati a rispon-·dere ad Udine il 19 aprile 1288 dinanzi a Bernardo di Ragogna,.decano di Cividale delegato del patriarca, eostoro risposerod' aver fatto ciö per eomando di Cono ed Ulrico di Mornianodei quali erano servi, e ehiamarono a rispondere per loro Conoeh' era presente. 11 patriarca alIora cornandö a Cono, ehe dessesoddisfazione per loro; ma egli si scusö dicendo ehe in quel

I BlANCH I, Doe. R~g-., n. 667. Quel Rosio, di cui si parIa in queste-documento, non pul> essere altri ehe i1 Rubeo deI documento seguente, cioei1 sinisca1co patriarcale.

II BIANCHI, Doe. R~g-., n. 698. Presenti: Giacomo vescovo di Concordia,Bernardo decano, Nicolö de Orzone, Ottonello canonico di Cividale, Tomaso .di Cucagna, Leuterio stazionario, ecc. .

3 BlANCHl, Doe. R~g., n. 71I j Doe. mss., n. 684. Presenti: Giacomo-vescovo di Concordia, Gerardo da Camino, Pietro di Udine, Previdino di.Marliano, Coca di Olzate.

Pio Paschilli

-giorno egli non era stato legalmerite citato a rispondere, Ma lacuria in maggioranza giudicö ehe, siccome Cono era stato chia-mato come responsabile da quei di Flagogna ed era presente,era tenuto a rispondere. Cono allora appellö al prossimo collo-quium C'cncrale contro questa dccisione 1.

Se I' appello di Corrado abbia avuto corso non sappiamo;sappiamo perö ehe la cosa non finl H, e continue negli anniseguenti. Infatti il 21 febbraio 1290, per comando del patriarca,Rantolfo decano d' Aquileia e Nicole di Buttrio, a Flagogna,comandarono a quelli di Flagogna di fare immediatamente treguasino a Pentecoste con quei di Forgaria sotto pena di 300 marche.Ed in quello stesso di i due delegati, sotto i1 castello di Pinzano,comandarono a Blavisio ed agli altri di Forgaria di fare alIaloro volta tregua con quelli di Flagogna. Blavisio rispose dinon poter fare nulla senza l'intervento dei signori di Prata e diPorcia ehe l'aiutavano nella guerra e non erano presenti. Allorai due delegati risposero, ehe avrebbero aspettato la risposta sino.all'indomani mattina a S. Daniele ed intanto imposero ehenulla di nuovo si facesse contro quei di Flagogna, sotto pena di400 marche 2.

La contesa terminö con un arbitrato; ed i1 28 agosto 1292

ad Udine il patriarca cornandö alle due parti in lotta, ehe desscroin consegna a lui prima del prossimo sabato quelli ehe tene-'vano in prigione, ehe egli li avrebbe custoditi finche fosse pro-nunciata sentenza; questa doveva pronunciarsi dai quattro arbitriscelti prima di S. Martino, e qualora non riuscissero a mettcrsid' accordo, dovevano scegliersi un quinto arbitro 3.

I BINI, Varia Patriarch. Aquil., I, p. 139; BIANCHI, Doe. mss., n. 528;Doe. Reg-., n. 548. Presenti: j maestri Alberico e Lorenzo, Lodovico, Gia--corno di Ottonello, Ermanno e Paganino della Torre canonici di Aquileia,Artuico di Castello, Giovanni di Zuccola, Tomasio e Sirnone di Cucagna,Detemaro di Vendoglio.

t BIANCHI, Doe. Reg-., n: 5i4; Doe. 11ISS., n. 550.3 BIANCHI, Doe. Reg-., n. 654; Doe. mss., n. 628. Arbitri furouo : per

-quei di Flagogna, Enrico di Prampero e Simone di Cucagna; per quei diForgaria, Francesco di Rivarotta e Costantino de Castro Utini. Presenti aIgiudizio: Gilo arcidiacono di Aquileia, Bernardo decano di Cividale, i pre-positi Filippo di S. Srefano d' Aquileia e Manfredo dell a Torre di S. Odorico,Francesco di Fontanabona, Federico di Varmo, Gabriele di Pinzano. Cosa-curlosa; noi troviamo qui di fronte fra gli arbitri, quei medesimi ehe si tro-varono avversari nella contesa poco sopra ricordata.; .

Raintondo della Torre patriarca d' Aquileia 43

Forgaria, come c'insegnano i documenti, era chiamata allora.anche CasteI Raimondo t; era quindi in modo particolare Iegataal patriarca, perciö coloro ehe mossero contra queI eastello eranoin modo speciaIe avversi al patriarca stesso. Fra essi v' erano,10 abbiamo veduto, Cono ed UIrieo di Momiano, signori istriani,eh' erano scesi in lotta contro Federlee di Pinzano e cbe avevanointeressi in quei luoghi. Ulrico feee testamento a Muggia il13 luglio 1295 e fra l' altro lasciö alla chiesa d' Aquileia « totam« suam masnatam », cioe lasciö liberi tutti i suoi servi 2, e posesuo esecutore testamentario Ugo di Duino. Mori poco dopo. Magli eredi di lui non si mostrarono meno prepotenti del padre;tanto ehe i1 patriarca dovctte intervenire per proteggere il vescovo-di Trieste. II 16 febbraio 1296 in Aquileia Brisa, veseovo di Trieste,diede aI patriarca tutto l' usufrutto e la decima ehe gli cornpetevanel eastelIo, borgo e territorio di IVluggia, tanto sul grano, quantosul vino e suI sale, e tutto ciö ch' era a lui ritornato per la mortedi Ulrico di Momiano e ehe si usurpavano Giovanni e Biaquinodi Momiano e ne ebbe in ricambio le temporalita spettanti alIachiesa di S. Canciano oltre l' Isonzo nella dioeesi di Aquileia-e 1200 libre di piceoli veneziani quale supplemento di com-penso 3. Poi il patriarca ad Udine condisccse, il 22 giugno 1296,

a dare a Giovanni q.am Cono di Momiano, con un cappuccio,l'investitura di tutti i feudi ehe gli spettavano, ma non ne vollericevere il giuramento di fedeltä, perehe aveva azione contro dilui per ragione dei feudi stessi 4. Tuttavia il patriarca ebbe a·che fare con questa potente famiglia proprio sino all' ultimo di

I Documento redatto ad Udine iI 27 aprile 1297 da Alberto notaio di-Cividale (Archiv. Notar. di Udine). BIAl'OCHI, Doe. Reg., 11, n. 3, docu-mento 23 aprile 1300.

! Thesaurus, n. 54i. p. 228. JI testamento di Ulrico, quale si trovanel :'>ilNOTTO, Doe. (Id Forumjulii, p. 47. non fa cenno della masnata; manon e completo in quel luogo; a Venezia infatti poco doveva importaret~ner memoria dell a masnata. Cosi dovettero divenire Iiberi anche Altanerio~C:I i suoi.

3 HIANCIII, Doe. Reg., n. 746; Doe. mss., nn. 729-73°. Presenti: frateSimone vesco\'o di Capodistria, Cino di Firenze ed altri. Questo atto ericordato nel Cod. De Rubeis, ed. BRAGATO, p. 30; nel Thesaurus, n. 534;e n. 14. p. 18, ha la data 1295.

4 BtANCHI, Doe. ",ss., n. 739 da alto di Giovanni de Lupico. Presenti:Nicolo Dalfino di Venezia arcidiacollo di rola, Bonfiglio di Milano frateminore, Pietro di Carugate frate umiliato, i1 nobile Alamannino di Erecodella Torre, Benato q.am Leazario abitatore di Udine.

44 Pio Paschiui

sua vita, perehe nel 1298 fu « espignorata la villa di S. Sirico-« [in Istria], cbe Biaquino [certo di Momiano] aveva avuto in« pegno, oppure suo padre, daI patriarca Raimondo per mille~ Iibre » t. Non conosciamo le circostanze esatte di questa pigno-razione, ehe evidentemente 'doveva essere stata fatta appena undue anni prima; certo fu perö in relazione colle ultime vicende.

Minore importanza banno le lotte intestine ehe si svolseroper il posses so del castello di l\lontereale presso Maniago nellavalle del Cellina.

11 20 giügno 1290 nel castello di Spilimbergo Filippino dellaTorre, podesta di Sacile rappresentantc del patriarca, fece patticon Sibello di l\Iontereale: il patriarca. doveva togliere l' assedio-a Montereale, ma Valterpertoldo, figlio di Sibello, doveva con-segnare a Sacile i banditi ehe aveva accolto a Montereale e nonaccoglierne piu per l' avvenire, non offendere quelli ehe avevanoassediato Montereale, consegnare a Gerardo da Camino Virgilioe Ugerio ehe teneva carcerati a Caneva, dare soddisfazione,secondo il giudizio della curia, per I'imprigionamento di quei duee per avere impedito ai messi del patriarca d' entrare a Canevae per le altre ingiurie. fatte ai suoi consanguinei ed agli altridi Montereale, edel ricetto dato ai banditi. Sibello promise l' os--servanza di questi patti sotto pena di 500 marche e Valterper-toldo di Spilimbergo si fece garante per lui 2.

Questo non fu ehe un primo tentativo di pace; perehe laquestione ci si ripresenta il 1° luglio 1296, quando vediamo sta-bilito un arbitrato nella lotta fra Sibello, Guido e figIi di Mon-tereale contro Paveglione e nipoti pure di Montereale. Gli arbitrideciscro :

I) ehe Paveglione ed i suoi avessero la loro parte delcastello di Montereale cd i beni ehe vi possedevano ;

2) Sibello ed i suoi potevano aprire il castello di Monte-reale a Giovanni di Zuccola sino a! termine 'della guerra ehedetto Giovanni aveva con Artuieo di Castello, ne! modo pro-. messo da Valterpertoldo figlio di Sibello, senza danno perö diPaveglione e dei suoi;

I Thesaurus, p, 230, n, 563.~ BIANCHI,' Doe. Reg-., n. 587; Doe. IIISS., n. 559. Presenti: Odolrico-

Zurlino !1i Montereale, Balduino di Cadore, Visintino di Spilimbergo, Ales-·sandro=detto Mangatora, Bonasperio. .

Raim01zdodella Torre patriarca d'Aquileia 45

3) se sorgesse guerra in Friuli e le parti fossero divise,nessuna persona sospetta doveva essere introdotta nel castellodi Montereale ;

4) i1 castello di Montereale non poteva essere venduto adestranei, ma solo fra loro e per cinquanta lire di meno del prezzo-offerto da altri;

5) ognuna delle parti doveva dare in pegno dell' osservanzadella sentenza quattro mansi tnelle tre ville di Montereale, doea Grizo, Calaresio e Malnisio, e. dovevano essere assegnati allachiesa d' Aquileia quelli della parte ehe avesse mancato f.

. Un' altra sentenza arbitrale fu pronunciata l' 8 luglio perterminare le questioni che per la guerra, la discordia, le mortied i ferimenti, gli incendi di case, il taglio di viti e di alberisi avevano fra Sibello, Vidussio e fratelli di Montereale dall' unaparte e Corrado, fratelli e nipoti dall' altra. Corrado ed i suoidovevano avere quella parte del castello di Montereale eh' erastato posseduto dal loro padre e zio; chi mancasse doveva per-dere la sua parte; ambe le parti dovevano porre in pegno dellaloro osservanza sei mansi nella pieve di Calaresio, la parte ehemancava doveva perderli a profitto della chiesa d' Aquileia. Edinfatti, perdonatesi a vicenda le ingiurie, la pace fu fatta 2.

3. 11 15 luglio 1291 moriva in Germania Rodolfo d'Absburgo,prima di aver sistemati definitivarnente gli ingrandimenti dellasua famiglia. Questa morte non poteva non recare un contrac-colpo nei ducati sud-orientali dell'Impero, dove piu gravi eranostate le lotte e le difficoltä negli ultimi decenni. Giä i1 22. set-tembre 1291 papa Nicole IV comandava al patriarca Raimondodi costringere colle censure apostoliche Ottone duca di Bavieraed i cittadini di Salisburgo, ehe avevano fatto lega insieme, arestituire alla chiesa di Salisburgo le castella ehe le avevanooccupato 3.

Non credo ehe il patriarca, i1 quale proprio alIora cercavadi porre fine alla guerra con Venezia, fosse in grado di occuparsidi questa restituzione.· D"altra parte Corrado, arcivescovo diSalisburgo, per difendersi efficacemente si college con Ulrico,conte di Heunburg, contro Mainarde duca di Carintia ed Alberto

•I BIANCHJ, Doe. Reg., n. 752; Doe. mss., n. 742.!BIANCHI, Doe. Reg., n, 753; Doe. mss., n. 742. Sulle relazioni fra

Sibello di Montereale e Giovanni di Zuccola, vedi sotto.3 Reg: Nicol. IV, nn. 6109-6112.

Pia Pascluni

duca d' Austria e di Stiria e figlio dell' imperatore Rodolfo,alleati fra loro, e cominciö tosto guerra aperta contro Mainardostesso. Adolfo di Nassau, il quale fu eletto imperatore il 22 mag-gio 1292, favoriva segretamente le mosse del Salisburghese nellasperanza di avvantaggiare la sua famiglia colle spoglie dell' Au-stria edella Carintia t.

Anche papa Nicole IV s'era mosso contro il duca Mainardo,ehe aveva occupati beni e diritti della chiesa di Trento. Mainardos' era reso cont1:lmacealle intimazioni del papa di presentarsidinanzi a Iui e di rendere ragione del suo operato. Pereie Ber-nardo, vescovo di Padova,. ebbe I'incarico di istruire processocontro di lui; processo. ehe terminö colla solenne scomunica eheil papa lanciö contro Mainarde il 20 novembre 129 I. Al patriarcadi Aquileia, all' arcivescovo di Salisburgo, ai vescovi di Feltree Belluno, di Padova, di Verona, di Brescia (0 Brixen?) fu fattoobbligo di pubblicare questa sentenza nelle loro diocesi 2.

Durante il 1292, capiti gli umori del nuovo imperatore Adol£o,il patriarca pensö bene di rivolgersi all' arcivescovo di Salisburgoper entrare in a1leanza con lui a vantaggio e difesa cornunedelle loro chiese. L' arcivescovo accettö la proposta e con lettera,ehe gli inviö il 12 agosto 1292 da S. Veit, promise di aiutarlosempre finche fosse vissuto e di difenderlo contro i suoi nemici,sopratutto contro i duchi Alberto d' Austria e Mainardo di Ca-rintia e specialmente sui territori di Carintia, Saunia, Carniola,Marchia e Friuli ogni qualvolta ne venisse richiesto 3. Si corn-prende ehe analoghe dovettero essere pure le prornesse delpatriarca. Come avrebbero prese queste macchinazioni i Goriziani?

Durante il 1291 il fratello di Mainarde Alberto di Goriziaera stato intrattenuto da diversi impegni. I1 23 gennaio, nel giar-dino del suo castello di Gorizia, egli fu presente alIa venditaehe Volrico di Reifenberg fece per cento trenta marche in favoredi Odorico e Gabriele di Strassoldo di venticinque mansi in Friulie di certe decime a S. Pietro; e diede al nuovo proprietariol' in~estitura degli acquisti fatti -,

t 10. VICTORIEN., ed. eit., p. 312.2 Reg; Nieol. IV, n. 6841 sgg. Cfr. BONELLl, l'rIonum. Bed. Tridentinae,

Tridenti, 176r, to. 11, p. 625.3 ZAHN, Austro-Friulana cit., n. IX, p. 22; DE RUBElS, il'Ion. Eec/.

Aquil., P; 774; BlANCHI, Doe. Reg-., n. 651; Doe. mss., n. 626•......·.Presente fra gli-ältrl ; Detalmo di Villalta col figlio Artrusino. SWIDA,

Dtrc. Goriz. e Friul., in Arekeog-rafo Triestino, 1888, n. XIV. .

Raimondo della Torre patri'arca d'Aqui'leia 41'

11 27 giugno egli era a Trieste nel suo ufficio di podestädi quella cittä j i1 giorno dopo, 28 giugno, porta pure il titolo drpodestä di Trieste in un atto rogato in Borgo Ponte a Cividale,per i1 quale egli a petizione di Bernardo, decano di Cividale,amicissimo suo, concesse a due massari dipendenti da quel capi--tolo il pascolo sul monte Colm presso la Vulcia, verso la con-tribuzione da parte di costoro di due formaggi per se e di unformaggio per i1 suo ufficiale 1.

11 16 settembre il conte Alberto fu presente ad Udine colpatriarca alle proposte per la pace coi Veneziani presentate darIegati del comune di Padova ; l'otto novembre a Venzone norni-nava i suoi procuratori per la pace ehe doveva trattarsi a Treviso.

Troviamo poi Alberto nel castello di . Bruck it 19 dicem-bre 1291, dopo conc1usa la pace coi Veneziani e liquidate, per-conseguenza, almeno sommariamente, le vertenze riguardantiI'Tstria. Cola egli costitui Ottolino di Capodistria, abitante in -Pisino, suo procuratore per ricevere da Bonifacio, vescovo diParenzo, l'investitura dei feudi ehe egli ed i suoi antecessoriavevano tenuto dalla chiesa di Parenzo e per prestare al vescovo-il giuramento di fedeltä 2.

Un cronista contemporaneo ci narra, ehe nel marzo 1292

« Enrico, conte di Gorizia (figlio di Alberto), fece un conflitto-« davanti Belgrado, contro l'esercito del patriarca Raimondo » 3.

Fu questa intempestiva turbolenza, ehe mosse il patriarca ad'allearsi definitivamente qualehe mese dopo coll' arcivescovo diSalisburgo contro i Goriziani? Puö ben darsi. Ma a quell' alleanza ,corrispose subito un' altra. Infatti a Gorizia it 25 novembre 1292

Giovanni, conte di Veglia, Vinedolo, Modrussa e Gezhe (?)"podestä perpetuo di Segna, insieme col .fratello conte Leonardo,.promise ad Alberto ed a suo figlio Enrico di assisterli in Istria,Friuli e Carso contro qualunque persona ogni qualvolta la

I Presente: Rodolfo gastaldo di Gorizia, JOPPI, Doe. Goriz., n, LUI;Appendice ai Doe. Goriz., n. XI; BIANCHI, Doe. Reg., n, 607; Doe. mss.,.n. 587. _

z Ottolino, a Rovigno il 4 maggio 1292, ebbe dal vescovo l' investitura·di quei feudi eccetto il mulino di GraduIis ch' era stato dato de novo da.Ottone vescovo di Parenzo. JOPPI, Appendiee ai Doe. Gorie., n. XII. Ottolino •era stato procuratore del conte nella pace con Venezia.

3 Odorlco notaio in BIANCHI, Doe. per la Storia del Friuli, 1317-1325,Udine, 1844, p, 34. Di questa guerra alia quale partecipö insieme col Gori-·ziano anche Vicardo di Pietrapelosa si paria in un documento del 26 ot-·tobre 1297.

Pio Paschini

'neceasita 0 l'utilitä 10 richiedesse « illa nostra etiam excommu-« nicatione generali, que fuit et nunc est per dominum aposto-.« licum extra Forum Iulii lata publice et pronunciata, exeIusa« pariter et exempta » i. Dove evidentemente si fa cenno della.scomunica di Nicolö IV, ehe aveva effetto pubblico fuori delterritorio friulano. E polehe queste inimicizie portavano grandespesa, noi vediamo ehe il4 giugno 1293 a Cormons il conteAlberto di Gorizia, per 4000 libre di piccoli veneziani, dovette·'cedere in feudo a Gerardo da. Camino, capitano generale diTreviso, la terra di Canale « et montem avene Ferri et omnes·« ferrunos eiusdem loci et contrate », e Riccardo, figlio di·Gerardo, diede assicurazione che quei luoghi sarebbero statirestituiti al conte, qualora questi pagasse la somma ricevuta ..Si fecero fideiussori del patto Artuico di Castello, Detalmo diVillalta, Giovanni di Zuccola, Enrico di Prampero, Federico diVarmo, Nicolo di Buttrio 2.

4. Era propria questo il momento in cui anche Gerardo da,-Camino si trovava in lotta col patriarca a cui· aveva occupato·delle terre. Ecco corn' erano andate le cose, per quanto si puö·arguire dai documenti,

I1 12 novembre 1292, secondo un regesto, i1patriarca, sulla.porta del castello di Meschio, confiscö aleuni beni in SanPaolo,ed il castello di Medate, gia. spettante ad Ezzelino di Romano s.Certo, con tale atto il patriarca intese rivendicare' a se quei pos-·sessi, sui quali per il passato v' erano state discordie col comunedi Treviso. A questo primo atto ne tenne dietro subito un altro.

11 5 dicembre 1292 Tolberto, vescovo di Treviso, per ordinedel patriarca Raimondo, comunicö per lettera al eIero la sco-munica lanciata contro i1 capitano, il podestä, gli anziani, i·consiglieri egli ufficiali del comune di Treviso, perehe avevano-occupata la curia ed i1 luogo de Medatis ", ch' era stato confer-

i Testi : Ugo di Duino Alberto di Greifenstein, Enrico di Eberstein,Ulrico il giovine di Reifenberg, Mengossio de Caste de Capodistria. ]OPPI,Doe. Goriz., n, 55.

2 ]OPPI, Doe. Goriz., n. 56. Presenti: Giacomo vescovo eletto di Con-, -cordia, Bemardo decano di Cividale, Vencivera conte di S. Bonifacio, Asquino· di Varmo, Wolrico di Dornberg, ecc.

3 MANZANO,Annali del Friuii, vol. Ill, p. 230; dal Cod. diplomaticoFrangipani. /,.--/,,, Questa localitä corrisponde all'odierno Lozzon di Meolo, Cfr. PICOTTI,'_I Caminesicit., p. II7

Raimondo della Torre patriarca d'Aquileia 49

-mato al patriarca colla sentenza del 122 I ed era tomato in suaproprietä dopo la caduta degli Ezzelini. Inoltre sottopose ad in-terdetto tutta la cittä e diocesi, conforme alle costituzioni pro-mulgate nel concilio provinciale t. La domenica 7 settembre i1vescovo fulminö la scomunica nella sua cattedrale di Treviso.

Fra gli scomunicati era pure Gerardo da Camino quale-capitano generale; egli d' accordo cogli altri magistrati dellacittä designö Matteo di Castag nedo, i1 3 gennaio 1293, quale pro-curatore in questa questione, per fare quanto risultasse neces-sario. Matteo munito di piene facoltä si presentö i1 7 gennaio 1293,dinanzi al patriarca ad Aquileia e gli comunicö ehe contro talecondanna i Trivigiani avevano appellato alIa S. Sede 2. Infattiil clero secolare aveva eccepito, ehe quella condanna era di nes-sun valore; e perciö l'interdetto, eccetto ehe nei primi tempi,non fu osservato '.

11 patriarca mostro subito di voler agire energicamente.Infatti il 23 febbraio 1293 Costantino e Benono del castello diUdine si presentarono in norne del patriarca a Prata a Gabriele,Vecellone e Bartolomeo di Prata, ed intimarono loro di con-segnare al patriarca il castello di S. Stino, e di fare riconoscere,dalla curia di lui i loro diritti, qualora .ne avessero. Ed avendoi detti signori chiesto tempo per deliberare concessero lorotempo sino al prossimo martedi per rispondere ad Udine davantii1 patriarca stesso '.

It 24 marzo gli stessi inviati fecero analoga intimazione inPolcenigo ad Arduico, Gerardo e Tomaso di Polcenigo, riguardoal castello di Aviano; e concessero loro tempo sino al prossimolunedi per rispondere ad Udine 5.

t VERCI, Storia della 1Ilarea,doe. 346-347; BIANCHI, Doe. '''SS., nn. 637--638; Doe. RelJ., n, 660. 11patriarea con lettere datate da S. Vito il 26 dicembrediede notizia della seomuniea e dell' interdetto fulminati al veseovo di Padova-ed a quelli di Ceueda, Belluno, Feltre e Vicenza (VERCI, ibid., n. 352), ordi--nando di pubbliearli anehe nelle loro dioeesi. Cfr. PICOTTI, I Caminesi' eit.,p, 118.

~ VERCI, ibid., nn. 349-350. A quest' ultimo atto erano presenti: B[risa]'vescovo di Trieste, maestro Pellegrino canonico, Ambrosio Ramfro, Franeeseo-di Fontanabona, Enrieo de Ponte ed aleuni altri venuti da Treviso. BIANCHl,Doe. RelJ., n. 666; Doe. mss., n. 642.

3 VER~I, ibid., n. 352. Di tale appello i Trevigiani diedero pure notizia.ai vescovi di Vieenza, Feltre e Belluno.

, BIANCHI, Doe. RelJ., n. 674; Doe. mss., n. 649.5 BlANCHI, Doe. RelJ., n. 676; Doe. mss., n. 65I.

4

Pio Paschin£

Simile intimazione essi fecero il 25 marzo a Caneva ii mag-giorenti di Caneva, perehe consegnassero il castello di Caneva,e lasciarono loro tempo a deliberare sino al prossimo lunedi 1~

Coi Prata specialmente i1 patriarca usö modi piu energici,Polehe a Cividale, i1 29 aprile 1293, egli intimö solennementea Vecellone ed a Pellio II di Prata di consegnargli S. Stino sulLivenza, colla torre, i1 castello, le giurisdizioni dipendenti e didare soddisfazione dei danni arrecati alla chiesa d' Aquileia 3.

Primi a venire a piu miti consigli furono i Polcenigo, ma solo,dopo tre mesi e mezzo. Infatti il 12 luglio 1293, certo ad Udine,Ardrico e Gerardo di Polcenigo promisero sotto pena di 1000-

marche di denari di consegnare al patriarca entro quattro giornii1 castello di Ariano, di restituire quanto avevano itolto cola, edai massari ed uomini del patriarca, prima dell' Assunta; il pa-triarca a sua volta, avuta conveniente sicurta, e nominati arbitriper definire le questioni ehe potessero sorgere, perdonö loro tuttele ingiurie fatte contro di se e dei suoi ufficiali, e li riammise-nella sua grazia ~.

I Prata invece si mostravano sempre piu rigidi nella loroopposizione al patriarca, i1 quale a sua volta intendeva assoluta-mente di piegarli all' ubbidienza,

Infatti i1 24 agosto 1293 egli da S. Vito inviö una letteraa Tolberto, vescovo di Treviso, colla quale gli imponeva di inti-mare pubblicamente a Gerardo di Camino, capitano generale, alpodestä ed al consiglio di Treviso, i quali si trovavano ancorainnodati dalla scomunica per avere occupate le terre del patriar-cato, di non dare aiuto e favore ai signori di Prata, ehe avevanooccupato . i beni e luoghi della terra d' Aquileia; qualora nonobbedissero doveva di nuovo fulminare contro di loro la scomu-

1 BIANCHI, Doe. Reg., D. 677; Doe. mss., 'n, 652.2 Piu sotto costui e chiamato col norne tradizionale di Pileo. Corn' e-

noto, i Prata erano stati sostenitori di Ezzelino.3 BIANCHI,Doe. mss., n. 657. Presenti: Simone vescovo di Emona, gli

abbati Giovanni di Rosazzo e Bertoldo di Moggio, Rancolfo di Vallalta decano-e maestro Lorenzo e Giacomo canonici di Aquileia, Artuico di Castello,Francesco di Fontanabona, Asquino di Varmo, Giovanni di Zuccola, Nicolö-di Buttrio, Tomaso di Partistagno, Giovanni di Portis, Pietro de castro Utini,Variendo di Osoppo. ,

4 BIANCHI>-.Doe. Reg», n, 694'; Doe. mss., n. 667. Presenti: Giacomo-vescovo eletto di. Concordia, Bernardo decano di Cividale, Guidetto dell aTon:~>/Francesco di)"0ntanabona, Enrico de Portis di Cividale, Leonardo eGiacomo de Tricano.

Raim01zdo della Torre patriarca d'Aquileia 5 I

nica. Contro questa sentenza del patriarca il 3 settembre Matteodi Salarnone, rappresentante di Gerardo e di Tomaso Querinipodestä di Treviso, presentö in iscritto formale appello al patriarcastesso a S. Vito t. Ma il patriarca non accettö quest' appello per-ehe Matteo, invitato a presentare la lettera ehe 10 nominavaprocuratore, non l'aveva presentata 2.

Piu facile fu mettersi d' accordo coi due fratelli Tolberto eBiaquino da Camino. Infatti, i1 2 settembre a S. vtto il patriarcae Tolberto, ehe agiva anche a norne del fratello, eiessero comecompromissario Gilo areidiacono d' Aquileia, Marco Pesaro cit-tadino veneziano e Zilio Straculino della Motta, perehe avesseroa deeidere sulle incursioni ehe il patriarca asseriva avere subitoda Tolberto da Camino nel suo territorio sopra la Livenza 3.

II 3 settembre 1293 i1 patriarca assolse Tolberto da Caminoe Rizzardo di Polcenigo dalla scomunica nella quale erano in-corsi per avere occupato i beni della chiesa aquileiese pressoProdolone e cornando loro di non mettersi mai contro la chiesad' Aquileia. II giorno dopo ad Azzano assolse anche . Biaquinodi Camino, Pandolfo di Cavalerio e Corrado della Motta, sco-municati per la medesima ragione, imponendo loro una penitenza,ed obbligandoli a non osteggiare mai piu la chiesa di Aquileia '.

Del resto quei di Polcenigo s' erano messi in lotta anchecol vescovo di Concordia. Infatti piu tardi, il 24 giugno 1295,sulla piazza di Meduno, Carismano, gastaldo del conte Albertadi Gorizia e provisor del vescovo Giacomo di Concordia, comandö

t VERCI, Sloria della JlIarca, doe. 360. A quest' atto furono presenti :Tolberto da Camino, Detalmo di VilIalta, Rizzardo di Polcenigo, MatteoMinato della Motta, Strassolino della Motta, BIANCHI, Doe, Reg., n. 702;Doc. mss., n. 674.

! VERCI, ibid., n. 357; BIANCHI,Doc. 1IISS., n. 676. Presenti: maestro.Peregrino arcidiacouo Camiolae et Marchiae, Albertino pievano di Trieesimo,Ugo di Duino, Detalmo di Villalta, Pietro e Costantino fratelli di Udine.

3 Presenti: Giaeomo veseovo eletto di Coneordia, Manfredo della Torrearciprete di Monza, Pagano della Torre tesoriere della chiesa d' Aquileia,maestro Peregrino arcidiacono Camiolae et Marchiae, Ugo di Duino, Giovannidi Zuccola, Mosca ed Ereeo della Torre, Pietro e Costantino fratelli de eastroUtini. BIANCHI,Doc. Reg., nn. 700-701; Doe, mss., nn. 672-673; VERCI,ibid.,n. 356 da protoeollo notarile. In quello stesso dl Ugo di Duino fu elettoarbitro eomune fra Tolberto di Camino ed Enrico di Prodolone sui dannied ingiurie faul dallo stesso Tolberto e dalla sua eomitiva ad Enrieo.

4 VERCI, Storia del/a JlIarca, doe. 358 e 359; BIANCHI,Doc. Reg., n. 704;Doc. mss., n. 677. Presentl iI 4 setternbre i ,Ereeo, Mosea, Febo e MartinodelJa Torre, Pietro e Costantino fratelli de eastro Utini.

Pia Paschini

a tutti i ministeriali ed abitatori di Meduno, per incarico delconte edel vescovo, di osservare sino all' ottava di San Pietrola tregua fatta fra il vescovo e quei di Po1cenigo t.

Anche con Gerardo si r~presero le trattative. Polehe nelcortile del suo palazzo a Treviso, it 29 novembre 1293, Gerardoda Camino costitui Pirolino de Costantini di Treviso suo procu-ratore presso il patriarca e presso Giacomo vescovo di Concor-dia, ed Artuico di Castello, Detalmo di ViIlalta, Nicole di But-trio, Pietro di Udine, quali arbitri ed amichevoli compositori,per concIudere una pace coi due prelati; qualora i quattro arbitririuscissero discordi e dentro, un mese non avessero potu to pro-nunciare sentenza, dovevano assumere come quinto arbitro il conteAlberto di Gorizia 2. I medesimi arbitri colla medesima clausoladesignava in quel di da parte sua it patriarca 3.

In seguito a questa designazione, it patriarca in Aquileia,il 3 gennaio 1294, diede le istruzioni necessarie ai quattro arbitrie determine loro quali fossero le sue richieste; e da esse si com-prende quello ehe avesse fatto il Caminese nell' anno antecedenteai danni della chiesa d' Aquileia:

I) doveva avere pieno vigore la s~ntenza pronunciata dalcardinale Ugo d'Ostia e confermata da Onorio Ill; e perciö sidoveva dare soddisfazione dai Trivigiani per i frutti esatti suiterritori da loro occupati;

2) si dovevano restituire al patriarca tutte le terre e pos-sessi, ehe Alberico da Romano aveva tenuto quali feudi dellachiesa di Aquileia e dopo la sua morte erano stati occupati daiTrivigiani; e si doveva dare soddisfazione per i frutti percepiti;

3) Gerardo da Camino doveva distruggere it ponte sul Li-venza ehe aveva costruito presso Cavolano e non costruirne altri inseguito; dovea distruggere pure le torri, gironi e fortilizi costruitial di la. del Livenza presso Cavolano; perehe ciö era contrario aiprivitegi concessi dagli imperatori alla chiesa d' Aquileia :

4) Gerardo doveva restituire il castello di Caneva con tuttele sue pertinenze, risarcire it patriarca delle spese sostenute nellostipendiare cavalieri e fanti per custodire Sacile; giacchC gliuomini di Gerardo piu volte di giorno e di notte avevano recatodanni ed incendi agli uomini di quella terra;

t BIANCHI, Doe. R~g., n. 735.! BIANCHI, Doe. mss., n. 680. Presenti: Tolberto vescovo di Treviso,

Tomaso Querini _podestä di Treviso, Ottone vicario.3 MANZANO, Annaii, to. Ill, p, 245, dal Guerra.

Ra£mo1zdodella Torre patriarca d'Aquileia 53

5) doveva pure dare risarcimento per avere, prima ehe inco-minciassero le discordie e mentre il patriarca era malato, asse-diato, invaso e danneggiato il castello di S. Stefano (5. Stinodi Livenza) aiutato da quelli di Prata;

6) i feudi ehe Gerardo aveva dalla chiesa d' Aquileia, spe-cialmente in Cadore, per i danni da Iui fatti erano ricaduti allachiesa d' Aquileia f; e Gerardo ne doveva dare soddisfazione;doveva dare pure soddisfazione per i danni causati dai ribclli edai banditi daI patriarca, ehe egli aveva accolti a Cavolano eda Caneva;

7) doveva pure dare soddisfazione degli incendi fatti nellavilla di Rovereto edeI bestiame di la rapito; del bestiame rapitonella villa di Pozzo; del destriere tolto a Treviso a Guidottocappellano patriarcale; dell'invasione, assalto ed uccisioni fattea Prodolone contro le genti del patriarca ehe si trovavano coläper ordine del patriarca stesso alIo scopo di togliere quelluogoa Tolberto da Camino, ehe l'aveva occupato prima ancora ehecominciassero le discordie;

8) doveva inoltre riparare ai mali fatti da lui e dai suoiufficiali per avere favoreggiato i ribelli ed i banditi dal patriarca,e promettere di non favorirli piu per l'avvenire.

Davanti a Giacomo vescovo di Concordia ed ai nobili Artuicodi Castello, Detalmo di Villalta e Pietro di Udine, arbitri delledue parti, it patriarca disse ehe i danni fatti daI Caminese pote-vano valutarsi, a giudizio di persone esperte, a duemila marche 2.

Poi l'8 gennaio 1294 in Aquileia Gerardo da Camino pro-mise di osservare la tregua sino al 22 febbraio sotto pena di1000 marche, purehe entro otto giorni it patriarca promettessealtrettanto, e se qua1cuno non informato della tregua stessa laviolas se, prima eh' egli fosse ritornato a Treviso, egli non nefosse ritenuto responsabile 3.

I Un regesto nel Thesaurus (p. 160, n. 313) ricorda all' anno 1294 unac deposizione da parte di certi testimoni, i quali asserivano ehe il patriarcac Gregorio [di Montelongo] aveva i suoi gastaldi, decani ed ufficiali, ehe. c raccoglievano i redditi ehe la chiesa d' Aquileia ha in Cad ore ~. Credo ehequeste deposlzioni testimoniali furono raccolte in occasione d! queste liti.

! Presentl : Manino canonico di Cividale, prete Pagano scolastico diAquileia. BIANCHI, Doe. Reg., n. 708; Doe. 11ISS., n. 68r, dal VE:RCI, S/oriade/la Alarea, doe. 366.

3 BIANCHI, Doe. Reg-., n. 712; Doe. mss., n. 685. Presenti: Detalmo-di Villalta, Nicolö di Buttrio, Tomasio di Polcenigo, Nicole detto Baldac-chino di Cividale, Pietro di Udine, Simone di Flagogna.

54 Piu Paschini

5. 11patriarca perö non intendeva subire i rieatti dei suoiavversari e perciö riprese le sue relazioni col comune di Padova,col quale era stato in alleanza.

In Aquileia il 12 gennaio 1294 egli costitui Pagano teso-.riere e Filippo della Torre canonici d' Aquileia ch' erano assenti,e maestro Manino, canonico d' Aquileia, presente, suoi nunci eprocuratori presso il comune di Padova per promettere un eertonumero di eavalieri e regolare la sua alleanza con quel comune {.Quest' alleanza poteva essere conclusa con tanto migliori condi-zioni, in quanto i1 patriarca si trovava in migliore stato, peressere riuscito a piegare i Prata a migliori consigli.

11 2 gennaio 1294 in Aquileia, dopo nominati gli arbitri ehedovevano decidere sulle questioni fra i1 patriarea e "Vecellone,Pileo e eonsorti di Prata, ehe avevano oceupati i castelli diTorre e di S. Stino, i1 patriarea assolse costoro dalla scomunicae rieevette il loro giuramento di ubbidire al suo comando. Agliarbitri fu lasciato tempo per decidere sino al 2 febbraio ed i1patriarca promise di stare alla loro sentenza sotto pena di millemarche di denari 2.

In quello stesso di il patriarca si mise d' accordo con Gio-vanni di Zuccola, sul fatto ehe Simone di Cucagna aveva oc-cupato il castello di Valvasone a pregiudizio del patriarca edello Zuceola, ehe vantava diritti su quel castello, per un' abi-tanza ehe vi possedeva 3.

A Padova i122 gennaio 1294 Pagano tesoriere, Filipponedella Torre e maestro Manino canonici di Aquileia, inviati spe-ciali "del patriarca, ~trinsero un accordo con Onorio notaio e sin-dico di Padova a ciö inearicato:

I) i1 patriarca si obbligava a dare a suo pericolo, ma aspese del comune di Padova, cinquanta eavalieri balestrieri bene

i BIANCHI,Doe. mss., n. 686. Presenti: Brisa vescovo di Trieste, Ran-"tolfo decano e maestro Leonardo canonico d'Aquileia, Manfeo Squara podestä-d 'Aquileia, Previdino di Marliano.

t BIANCHI,Doe. Reg., D. 709; Doe. mss., D. 682. Arbitri furono: Gilo-arcidiacono d' Aquileia, Bemardo decano di Cividale, Detalmo di ViIIalta edEnrico di Prampero ; qualora essi Don fossero riusciti a compilare la sentenza,aleuni giudici designati dal patriarca dovevano in quel di 2 febbraio pronunciareregolare giudizio, Presenti: Manfredo della Torre arciprete di Monza, Quid-manno pievano di Buia, Ereco, Guido, -Febo e Imberale delta Torre, Giovanni-di Zuccola, Enrico di Prampero, Venardo di Lovana, maestro Corrado di Udine.

3 Su questo-cfr, quanto si vedrä piu sotto a suo luogo. Cfr. BIANCHI,Doe. Reg., n. 710; Doe, mss., D. 683.

Raimondo della Torre patriarca d'Aquile£a 55

-armati con un cavalIo d' arme ed un ronzino per ciascuno, ed amandarli a Padova, ogni qualvolta ne fosse richiesto, per sei mesi;

2) si obbligava pure a dare cinquanta altri cavalieri condue cavalli come sopra, con due buoni ed onorati capitani e duecavalli perehe comandassero i balestrieri ed i pedoni, e due cava-lieri trombettieri 1;

3) promise di non esigere dal comune di Padova e daiprivati cittadini i1 fitto delle case e dei possessi ehe il patriarcato.aveva a Padova e suo territorio, e di condonare le ingiurie fatte.a lui ed alIa sua chiesa dal cornune per questa ragione;

4) i1 cornune- di Padova da parte sua in compenso si obbli-gava 'a non esigere piu quanto il patriarca doveva dare de omni-bus et sing-ttlis datiis seu collectis, e condonava ogni ingiuriafatta dal patriarca contro di lui e dei suoi;

5) i1 patriarca veniva cancellato senza spesa alcuna dalIibro dei banditi del comune di Padova, nel . quale era statoIscritto in causa delle imposte sopradette;

6) si restituivano al patriarca le sue case ed i suoi pos-sessi in Padova. e suo territorio ;

7) per l'osservanza di questo trattato dovevano rimanerevincolati i beni della chiesa d' Aquileia edel comune di Padova 2.

In forza di questa convenzione il 28 gennaio i1 canonicoManino pote esplicitamente chiedere al comune di Padova i ne--eessari aiuti contro le offese di Gerardo da Carnino, ehe tenevaCaneva, e contro quei banditi dal Friuli ehe 10 aiutavano a dan-neggiare la chiesa d' Aquileia 3.

11patriarca si prepare a condurre a Pad ova, secondo i patti,i suoi cavalieri e balestrieri; ma non 10 pote fare senza gravisacrifici e senza subire le pretese dei suoi dipendenti.

I1 6 marzo 1294 a Sacile Guglielmo puer di Nicolö diButtrio a norne proprio, degli Strassoldo e di Ossalco di Saci-letto, riferi al patriarca di essere bensi pronto in armi e cavalliper andare con lui a Padova, corn' era stato cornandato per z"mpo- .sitores Forijulii; ma voleva ehe gli desse tre marche di denari

t Era quanto il patriarca prometteva ad Aquileia il 12 gennaio j ed eraproprio il contributo di milizie pattuite fra i1 eomune di Padova ed it patriareaBertoldo I'II settembre 1220. Cfr. iJ-femor. Star, Forogiul., XV, 1919, p. 16.

- 2 BIANCHI, Doe. Reg., n. 713; Doe. mss., n. 687.3 VERCI, Storia delta lJIarca, doe. 367; BIANCHI, Doe. Reg., n. 714 da

regesto Belloni; Doe. 1IISS., n. 688. Presenti: Pagano della Torre tesoriere<I' Aquileia, maestro Rodolfo di Cremona, Tiberiolo della Torre.

Pio Pascbini

aquileiesi al mese per le spese, altrimenti se ne sarebbe partito.,Ed il patriarca gli rispose ehe era pronto a darg~i una marcae mezza per lui ed un' altra mezza per un balestriere, ~e neavesse trovato uno e condotto seco f..

I1 patriarca era a Padova il 13 marzo; ed in quel di costitui'Acursio Cutica di Milano, dottore in leggi, suo procuratore ed in--caricato allo scopo d'accordarsi con Gerardo da Camino per costi-tuire quali arbitri coniuni Tolberto vescovo di Treviso e Guidoq.amFrancesco della Torre, promettendo di stare a quello ehe essiavrebbero deeiso I, Era un primo passo per risolvere le questionipendenti, ehe non rimase vano. Polehe pure a Padova i1patriarcas'Tncontrö i1 17 marzo 1294 con Pirolino de Constantinis, procura-tore di Gerardo da Camino, e di eomune accordo scelsero Tolbertovescovo di Treviso e Guido della Torre quali arbitri nelle loro con-troversie, promettendo, sotto pena di 3000 marche, di stare a quantocostoro avrebbero deeiso, obbligando perciö anche i loro beni 3.

Del resto il patriarca si trovava a Padova in un momentoottimo per i suoi affari. Nel 1294 c' era guerra grande fra i Pado-vani che sostenevano Aldevrandino del defunto Obizzo marchesed' Este, contro Azzo e Franceschino fratello di lui. I Padovaniassediarono i marchesi d' Este oltre l'Adige presso i1 castello diVenezze, recando gravi danni; « allora it patriarca Raimondo« con aleuni frati minori trattö per la pace e la concordia fra i« marchesi ed i Padovani »'. In questa circostanza, secondo unregesto conservatoei dal Nicoletti, il 4 giugno 1294 « i marchesi.« d' Este furono investiti di feudi dal patriarca d' Aquileia» 5.

1 BIANCHI, Doe. Reg., n. 718; Doe. mss., n. 691. Presenti: Detalmodi Villalta, Martino e Imberale deIla Torre. 11 15 marzo 1294 Tilino di.Firenze dichiarö d' avere ricevute sei marche e venti denari di moneta aqui-leiese del monastero di S. Maria Maggiore di Cividale «quale contribusione-« imposta dal patriarca, quando si recö a Padova in aiuto dei Padovani ».BIANCHI, Doe Reg., n. 719.

2 BIANCHI, Doe. mss., n. 692. Presenti: Manfredo deIla Torre arciprete-di Monza, Manino canonico d' Aquileia, Gastone della Torre pievano di •..•Imberaldo della Torre.

3 BlANCH I, Doe. Reg., n. 720; Doe. mss., n. 694. Presenti: Manfredodelta Torre arciprete di Monza, Gilo arcidiacono e maestro Manino canonicod' Aquileia, Peregrino arcidiacono di Carniola, Acursio Cutica di Milano,.Imberaldo delta Torre, maestro Giovanni de Lupico notaio.

, Cosl il Lib. Regim. Padue, in R. I. S.I, to. VIII, par. I, p. 342 e gliAnnates, ibid., p; 231. La redazione Parmense di questi annali anticipa invece·quest], fatti al 1293Jibid., p, 188).

11BIANCHI, Doe. mss., n. 696.

Raimondo della Torre patriarca d'Aquileia 57'

Un cronista milanese ci narra inoltre, ehe in queste stesso-anno Lodi e Cremona si allearono contro Matteo Visconti, signoredi Milano, e chiesero l'intervento dei Torriani,.« i quali col-« l'aiuto diRaimondo patriarca vennero a Lodi »I. Ma anchequesta volta a nulla riuscirono i loro sforzi e non poteronoscuotere la signoria dei Visconti.

Sospese, diremo COS!, le inimicizie di carattere politico fra.Gerardo ed il patriarca, continuö invece il processo ecclesiasticoriguardo le pene canoniche fulminate dal patriarca.

All' appello, interposto dal comune di Treviso per conto-proprio e dal decano con tutto il clero di quella cittä, papaBonifacio VIII rispose con lettere del 1,3 e 15 giugno 1295delegando il vescovo di Ferrara [Federico], l'abbate di S. Bartc-.lomeo [Bennato] ed il canonico Andalö d~ Contrariis pure diFerrara a proseguire la causa e a decidere secondo giustizia a.Ferrara stessa !.

I1 10 agosto Benvenuto di Castagnedo, procuratore delcomune edel elero, chiese a Federico, vescovo di Ferrara, ehe.dovesse procedere come di diritto; ed i1 vescovo, perehe impe-.dito da maggiori affari, subdelego nell' affare Arduino canonicoe vicario suo. Bono de la Bereta, procuratoro del patriarca, pre-.sentö il 27 aprile 1296 ai giudici pontifici la sentenza del cardi-nale Ugolino d' Ostia colla conferma da Onorio Ill, e una letteradi Gregorio IX del 5 gennaio 1228, dicendo ehe se ne sarebbeservito nelIa causa '. Poi il 12 settembre' I 296 10 stesso mae-stro Bono presentö altri capitoli riguardanti il concilio provin-dale del 1282, il possesso del monastero di Pero, della curia diMedadis e alcune sottigliezze curialesche '. Piu tardi, nel dicernbre;furono esaminati i testimoni introdotti da lui 5. I1 12 agosto 1297,-a Ferrara, maestro Bono sollevö un incidente, allegando comesospetto Altegrado di Lendinara, dottore a Padova, ehe insiemecon Aldobrandino di Ugo doveva ricevere le allegazioni delleparti in causa 8; e si sospese di nuovo il procedimento ; ma

1 lI/anijmlus forum, in R. I. S., to. XI, p. 715 B.

I VERCI, Storia del/a lI/area, doe. 375; POTTHAST, Beg. n.24101, dove.iI papa rieorda espressamente it monastero di Pero, e n. 378. BIANCHI, Doe.Beg., n. 73{; Doe. mss., n. 7H.

3 VERCI, ibid., doe. 384; BlANCHI, Doe. mss., n, 734.4 VERCI, ibid., doe. 387; BIANCHI, Doe. mss., n, 757.5 VERCI, ibid., doe. 396; BIANCHI, Doe. Beg., n. 773; Doe. mss., n, 765..11VERCI, ibid., doe. 399; BIANCHI, Doe. 11Iss.,n, 786.

.58 Pia Paschini

.tolta ogni sospensione, i1 12 dicembre 1297 a Ferrara finalmentei giudici papali, secondo il consulto di Aldobrandino di Mezza-bate e di Altegrado di Lendinara, dottori dello studio di Padova,.sentenziarono che l'appello interposto contro la scomunica eralegittimo e giusto ed il patriarca aveva procedut~ ingiustamentecontro Gerardo da Camino ed i1 comune di Treviso col fattodella scomunica e perciö rivocarono i gravami di cui erano stati-obbietto riservandosi di giudicare sulle spese I. COStquesta causaecc1esiastica si trascinö quasi sino alla morte del patriarca e nonterminö in modo a lui favorevole. .

6~Una cronaca veronese ci narra, ehe il primo novembre 1295.« Gerardo da Camino tenne a Treviso una magna curia e creö« molti cavalieri. E messer Rizzardo suo figlio condusse in moglie.« con magnificenza la figlia della sorella del duca di Carintia e« del conte di Gorizia »2. Si stringevano cosi i legami fra iGoriziani ed i Caminesi; e ben presto anche altri piu stretti siaggiungeranno, come vedremo. Ma proprio in queUo stesso di10 novembre 1295 mori Mainardo, duca di Carintia, senz' essere.stato assolto dalla scomunica ehe gli era stata lanciata da Ni-colö IV e ehe gli era stata ripetuta da Bonifacio VIII il 20 no-vernbre 12953. Ciö non ostante, egll fu sepolto nel i monastero.cisterciense di Stams nella valle dell'Inn, ch'egli aveva eretto '.

f VERCI, ibid., doe. 402; PICOTTI, I Caminesi cit., pp. 262 sg., 123 n.2 C" CIPOLLA, Antiehe cronache ueronesi, Venezia, 1890, to. I, p. 447.3 Reg. Bonif. VIII, n, 846. La seomunica di Nicolö IV era stata revo-

.cata da Celestino V il 30 settembre 1294; Bonifacio VJII aveva giä annuIJatail 3 settembre 1295 questa revoea di Celestino. Ibid., n, 361.

, 10. VICTORIEN., loe. cit., p. 316. Ecco i suoi discendenti immediati:

IMAINARDO Vt I DOV. 1295

sposa Elisabettavedova di Corrado IV imperatore

MAINARDO IVt 1258I

IALBERTO

sposa Eufemiafiglia di Corrado duca di Slesia

I

ILODOVICOt celibe

,, ENRICOsposa Beatrlce

figlia di Gerardo da Camino

ICHIARA

sposa Andreapoi re d' Ungheria

IALBERTO

IMARGHRRlTA

sposa a Federi-eo IV burgraviodi Norimberga.

OTTONEsposa Eufe·mia figlia diEnrico- Vduca di Bre-slavia.

IEUSABETTAsposa Alber-to figlio diRodolfo diAbsburgo.

IAGNKSIl:

sposa Fecle-rico marche ..sedi Misnia.

IENRICO

duca di Carintiat , aprile 1335sposaAnna figliadi Venceslao IIre di Boemia.

IMARGHERITA

sposa GiovanniEnricodi Boemia

Raimo1ldo della Torre=patriarca d'Aquileia 59

I suoi discendenti non entrarono piu negli affari del patriarcato,dove spadroneggiarono invece il conte Alberto e suo figlio Enrico.

Che le inimicizie del conte Alberto col patriarca continuas-sero con piccoli fatti d' arme, con rappresaglie, con devastazionl,rie abbiamo la prova in questo, ehe il 25 aprile 1296 si presentödinanzi al patriarca a Cividale Dietrico notaio di Udine e scribadel conte Alberto e promise, dandone anche sicurtä, di consegnareal massaro patriarcale di Tricesimo il valore di quanto il conteAlberto avevagli fatto togllere ; e nel fissare quel valore si rimet-teva a quanto 10 stesso massaro aveva asserito con giuramento

, 'dinanzi a Guglielmino della Torre, gastaldo di Attens 1. Ed it14 agosto ad Udine Bertolassio di Manzano promise al patriarca,sotto pena di 40 marche d'Aquileia, di non servire Ugo e Rodolfodi Duino nella guerra ehe avevano col patriarca, ne di esserecontrario al patriarca stesso ed ai suoi 2. Da tutto i1 complessodella condotta dei Duinati, non si puö dubitare, ch' essi facevanogl'interessi del goriziano.

Le inimicizie fra i1 patriarca ed it conte di Gorizia si erano-estese anche all'interno dell'Istria, dove le due parti s' eranooccupate a vicenda delle terre. Infatti i1 3 settembre 1296 erano.a Cividale il patriarca ed il conte Alberto con suo figlio Enrico;ed alla loro presenza Gerardo da Camino capitano generale diTreviso ed Artuico di Castello 3 pronunciarono una sentenzaarbitrale sulle occupazioni fatte ed i danni recati vicendevolmentedal giorno della sentenza dello stesso Gerardo e di Mainardodl Gorizia' in poi. I1 conte Alberto doveva riconsegnare al. patriarca ed alIa chiesa di Aquileia: Albona, Flanona, Valle,Pinguente, DocasteIli e gli altri luoghi da lui occupati, e scio-gliere dalgiuramento e dalle obbligazioni quegli individui 0

cornunitä ehe s' erano legati con lui in Istria. Il 'patrlarca daparte sua, non doveva prendere vendetta contro costoro ed era

1 lOPPI, Doe. Goriz., n. 59. Presenti: il nob. Mosca della Torre, Ven-turino pievano d' IlIegio, Manfredino de Ozino e Catecino di Milano, domi-cett! del patriarca. Cfr. BIANCHI,Doe. Reg., n. 748; Doe. mss., n, 733.

2 BlANCHI,Doe. Reg., n. 759; Doe. mss., 11. 748. Presenti: Manfredodella Torre arciprete di Monza, Zanfredo deIla Torre, Ropretto di Buttrio,Alhertino di Bergamo domicello e Previdino di Marliano ostiario patriareale.

3 Artuieo di Castello fu podestä di Treviso dall' ottobre 1296 a tuttoagosto 1297. PICOTTI,I Caminesi eit., p. 337. SulIe sue eontese con Giovanni-di Zuecola; v. sotto.

4 Cioe la sentenza pronuneiata a Cividale il 19 marzo 1281.

Pio Paschini

tenuto a riconsegnare al conte le ville ed i castelli ehe aveva.occupatio Di piu gli arbitri stabilirono, ehe le strade dalla Pon-·tebba e dal Monte Croce sino al mare dovevano essere libereed aperte ai mercanti ; che i beni toltisi d' ambe le parti dalgiorno delIa tregua stabilita da Artuico di Castello in poi, dove-vano venire restituiti e se ne doveva dare soddisfazione primadi S. Micheie (29 settembre); 10 stesso Artuico avrebbe accoltele istanze ehe gli sarebbero presentate a questo riguardo e neavrebbe giudicato come arbitro. Chi avesse violato questo arbi-trato, doveva sottostare alIa multa di mille marche; i due arbitridovevano giudicare sui dubbi e sulle difficoltä ehe potessero sor-gere. 11patriarca perö esc1use dai benefici .delIa sentenza Ugo-di Duino i, liberandolo soltanto per quelle ehe aveva fatto conEnrico di Gorizia, non per il resto 2.

Perö la pace non fu subito potuta conc1udere definitivamente.« 11 13 gennaio 1297 Enrico, figlio di Alberto conte di Gorizia,.« sfidö i1 patriarca .Raimondo mentre si trovava in Aquileia;:« e si fecero grande danno fra loro »3. Ma questo fu forse unfatto particolare, perehe in. quell' anno furono appunto liquidateanche le ultime conseguenze delle inimicizie passate.

COSt ad Udine i1 26 ottobre 1297 Vicardo di Pietrapelosapromise di ubbidire al patriarca per quanto riguardava i dannifatti alla chiesa d' Aquileia da lui e dai suoi soggetti al serviziodel conte Enrico di Gorizia e di suo padre Alberto al tempodell' ultima guerra fra it patriarca ed i conti, durante la qualec' era stato uno scontro fra le loro genti presso Belgrado. 11

, Sappiamo per esempio, ehe in un momento in cui l'abbazia di Belignaera vacante, Ugo di Duino presunse occupare i beni di S. Giovanni di Tuba,ehe spettavano all' abbazia, perche, avendone l' avvocazia, spettava ~ lui lacustodia e la difesa di quei beni. Papa Nicolö IV da Roma il 12 aprile 1290-

comandö in proposito al vescovo di Castello di assumere testimoni e didecidere. BlANCHl,Doe. Reg., n, 581.

II Furono presenti: Manfredo preposito di S. Odorico, Bernardo decanodi Cividale, Rizzardo da Camino, Vinciguerra conte di S. Bonifacio, Ugo diDuino, Asquino e Francesco di Varmo, Nicolö di Buttrio, Ermacora di Portis,Pietro di Udine, Alberico di Greifenstein, Andrea di Peuma, Otto di Savor-gnano, Giovanni di Villalta, Leonardo di Legio, Nascinguerra detto di Pers,Simone ed Odorico fratelli di Cucagna, Tomaso di Partistagno, Mattia diGemona, Volchero di Senosenca ed i notai Domenico di Udine e Francesco.di Cadore. jOPPI,' Doe. Goriz., n. 61. Reg. in cod. De Rubeis, ed. BRA-GATO, p. 51. !

~/3 JULIAN., locc-cit., p. 27, i LXXI. Se pure non si tratta di un errore<di Giuliano nell' assegnare quell' anno e non il precedente a questo fatto.

Raim01zdo deiia , Torre patriarca d' Aquileia 6 I

patriarca 10 assolse dalla scomunica nella quale era incorso per-questi fatti, ma non dalla scomunica nella quale era incorso peraver fatto distruggere il campanile della chiesa di Portoie ; perödi questo Vicardo si scuso allora col dire, ehe quel campanils·era stato fatto cadere dal conte Enrico; ed il conte ch' era pre-sente, prese su di se la responsabilita di quel fatto 1.

Ed una conseguenza della pace ormai conc1usa fu certol' avvenimento narrato dal cronista Giuliano:

« 11 primo dicembre 1297 a Pradatimis presso Paderno d' U-« dine ilpatriarca Raimondo creö cavalieri Enrico, figlio del conte-« Alberto di Gorizia, con aleuni suoi .tedeschi, Tomasio di Cue-« cagna, Enrico di Buttrio e Costantino di Udine » 2.

In questo stesso anno 1297 Enrico, conte di Gorizia con-'trasse un matrimonio, ehe doveva avere grande importanza poli-tica nei decenni susseguenti. Egli sposö infatti Beatrice, figliadi Gerardo da Camino; ed il 2 maggio 1297 Gerardo promisedi pagare al conte 16.000 libre di piccoli veronesi come dote-entro un anno dal giorno in cui i1 conte avrebbe condotta lasposa a casa sua 3.

Da parte sua il conte Alberto, come il maggiore della suacasa dopo la morte del fratello Mainardo, doveva compiere l'anno-dopo un at to solenne: « I1 giovedi 16 ottobre 1298, festa di« San Gallo, i signori Otto, Lodovico ed Enrico, figli del defunto« illustre signore Mainardo, duca di Carintia, furono fatti cavalieri« daI loro zio Alberto, conte di Gorizia, nella terra di San Vito "« e vi furono pure piu di cento cavalieri » 5. Ma non ostante unintervento in loro favore da parte dell'imperatore Alberto d' Au-stria, la potenza di questi tre rampolli del duca Mainardo funulla in Friuli.

1 BIANCHI. Doe. Reg., n. 792; Doe. 11ISS., n. 79I. Presenti: Bernardo-decano di Cividale, maestro Nurnano canonico di Aquileia, Albertino pievano·di Tarcento, Bonfiglio frate rninore, Nicolö di Buttrio, Pietro di Udine con·suo nipote Carsemano.

! JULIAN., loc. eit., p. 29. ~ LXXII. Costantino era figlio di Federico-di Colmalisio. Rcg. in cod. De Rubeis, ed, BRAGATo, p. 32; BIANCHI, Doe.Rcg., n. 793; Doe. "'SS., n. 792.

3 JOPPI, Appcndiec ai Doe. Goriz., n. XIII. Garanti del patto furono:Artuico di Castello, Simone ed Odolrico fratelli di Cucagna, Leonarduccio-di Brazzacco superiore.

4 Credo si tratti di S: Veit in Carintia, non di S • .vi to al Tagliamento,-ch' era castello patriarcale.

~ CIPOLLA, Anliekc cronache ueronesi cit., p. 454.

Pio Paschini

VIII.

I. Sollevazioni ed inimicizie a Gemona ed a Venzone, - 2. Le contese-per I' ereditä di Valterpertoldo di Spilimbergo. - 3. U1teriori progressi deiCaminesi. - 4. Alberto d' Austria, imperatore di Germania. Le condieioni-politiche deI patriarca nei suoi ultimi mesi di vita.

I. 11 13 marzo 1292 Corrado, vicario di Gemona, recatosia Venzone, a norne del 'patriarca intim? a Michele ed agli altripreti di Venzone di non celebrare gli uffici divini a Venzone,ne di amministrare i sacramenti, eccetto i1 battesimo dei bam--bini e la confessione in punto di morte 1. Non so se quest'in-.terdetto fosse causato dal fatto ehe Enrico, figlio del conteAlberto di Gorizia, aveva combattuto contro le truppe patriar--cali proprio in quei giorni; giacche sappiamo che. i Gorizianierano signori di Venzone. E ehe 10 sdegno del patriarca perdu-·rasse, 10 prova un altro precetto con cui da San Vito poi il24 dicembre di queU'anno impose a prete Micheie di non accet-·tare alcuna oblazione dagli uomini di Venzone, sotto pena discomunica e di perpetuo carcere 2." La ragione era, ehe dopo ilmarzo era accaduto un altro fatto, per cui appariva ehe quei diVenzone s' erano trovati in buon accordo con aleuni ribelli dlGemona, il castello tanto protetto dal patriarca.

Il 10 giugno 1292 a Gemona Giovanni, pubblico banditore-di quel luogo, dichiarö incorsi nell'ira del patriarca e banditi daGemona stessa dodici cittadini del luogo, perehe avevano feritoAlamannino della Torre capitano di Gemona e nipote del pa-·triarca e Blanchino, Francesco e Pasio Cogatossico suoi farni-gliari i1 giovedi antecedente sul fare della sera. Entro otto giornicostoro dovevano uscire da Gemona ed i loro beni essere confi-scati, distrutte le case sino alle fondamenta, tagliato i1 fieno ele biade. Inoltre il patriarca comandö ehe si ricercasse chi fos-·

! BIANCHI, Doe. Reg., n, 626; Doe. mss., n. 605.~ Presenti r prete Montanarie pievano di Weisskirchen, prete Guidotto-

pievano di Circhlach, Dombono di l\liIano, Giudetto, Imbertaldo e Guglielmo-della Torre. Alberto di Cividale notaio. Biblioteca Comunale di Udine.BIANCHI,Doe. Reg., n. 662. Ad Urline it 2 ottobre 1299 i messi del comune

. di Venzone pagarono II6 Iibre di veronesi a Bartolomeo, vicario di Grego-rino [di Montelongo], pievano di Gemona, per esse re Iiberati dall'{nterdettoe dalla scomunica lanciati contro di loro dal patriarca Raimondo. BIANCHI,.DOc: Reg., n. 838./- ,

Raimondo della Torre patriarca d'Aquilei(t 63'

sero quelli eh' erano comparsi armati sulla piazza ed erano stattdi guardia alle porte e chi fosse stato i1 sobbillatore del misfatto..e chi si fosse assentato da Gernona per quella rissa I.

Non basta. In queI di stesso si presentö a Venzone, a nomedel patriarca, Guizernanno, pievano di Buia, e richiese daI ga-staldo, dal camerano e dal cornune di Venzone ehe fossero con-segnati ad Ereco delIa Torre, inviato a Gemona invece di Ale-·rnannino, quelli ehe erano stati banditi da Gernona, e si eranorifugiati ta.,. ed anche i loro beni.

I Venzonesi risposero ehe non constava loro, ehe si trovasseroa Venzone persone bandite, rna si dichiararono pronti ad ubbidire,.qualora le avessero seoperte, ed ordinarono ehe i beni loro fos--sero consegnati al gastaldo, a disposizione del patriarea z.

Ma ad un' altra ineornbenza soddisfeee que! di i1 pievanodi Buia a Venzone. Egli chiese, ehe fossero rimessi in libertäccrti rnercanti dell' arciveseovado di Salisburgo eh' erano statiirnprigionati sulla strada patriareale. I1 gastaldo rispose d' avereimprigionato costoro, perehe avevano imprigionato alla loro voltaun suo cognato; rna li avrebbe rnessi in liberta, tosteehe l'arci-·vescovo avesse fatta tregua col duca di Carintia. E Rainerotto..camerario di Venzone, a norne del conte di Gorizia, comandö aIgastaldo di rimetterli tosto in liberta 3.

La punizione dei rivoluzionari di Gemona continue irnpla-·cabilrnente; e utile conoscerne i particolari per formarsi un'ideadei costurni d'allora. L' undici giugno a Gernona Giovanni, dettoSirnino banditore, comandö pubblicarnente a norne del patriareache nessuno osasseirnpadronirsi del Iegnarne, delle pietre pro-venienti dalle case distrutte dei banditi, ne degli alberi tagliati,.ne dei Ioro feudi, e ehe tutti coloro ehe avessero in deposito 0

custodia qualcosa ehe Ioro appartenesse, subito ne facessero laconsegna ad Ereco della Torre, padre di Alemannino '.

I1 13 Ereco feee prendere Rainerio di Giaeomo Bertoldogemonese, perehe era stato presente aI misfatto e non 10 rilasciöin Iibertä, che dietro cauzione prestata da! padre e da altri dipresentarsi ad ogni richiesta 5.

I BIANCHI, Doe, R~g., nn. 634, 635; Doe, mss., 11. 613..2 BIANCHI, Doe. R~g., n. 637.3 BIANc'HI, Doe. R~g., n. 636; Doe. 1IISS., n. 614. Presenti: Pelegrino.

gastaldo e Raineruccio camerario di Venzone con altri.• BIANCHI, Doe. R~g., n. 639; Doe. mss., n. 616.5 BIANCHI, Doe. R~g., n. 640; Doe. mss., n. 617.

Pio Paschtni

Poi il IS 10 stesso Ereco cornandö a norne del patriarca ai'Gemonesi, raccolti nella Ioro chiesa di S. Maria, sotto pena dimille marche aquileiesi, ehe scegliessero fra Ioro delle persone,le quali dai beni dei banditi togliessero la parte ehe per dirittoereditario toccava ai figli ed ai parenti degli stessi banditi, ecompiessero su tutti quei beni quanto s' era gia cqminciato afare per alcuni; cornandö inoltre, ehe al termine di quattro giorninessuno dovesse piu dare' ricetto alle mogli, figli, figlie ed altrifamigliari dei detti banditi, sotto pena di cento marche aquileiesi.Questi disgraziati. dovevano tutti uscire da Gemona e dal suo.dlstretto, E questo fu pure pubblicamente proclamato dal bandi-tore 1. E polehe si diceva ehe nel convento dei frati minori fos-sero stati depositati dei beni dei bandi ti; i1 patriarca, il giorno 18,cornandö al guardiano edaI sacrista di farne la consegna adEreco entro tre giorni 2.

I dodici cittadini di Gemona, coIpevoli contro l'autorita degliufficiali patriarcali, dovevano essere stati d'accordo con aleuniVenzonesi, i quali per conto Ioro avevano pure compiuto una.specie di ribellione a mano arrnata contro i Gemonesi fedeli econtro gli ufficiali patriarcali.

I1 20 giugno 1292 a Gemona, nella casa del cornune Raine-rotto, camerario del comune di Venzone,' per quei di Venzonepromise sotto pena di cento marche di denari aquileiesi ad Erecodella Torre, rappresentante del patriarca, di comparire a tempo-debito dinanzi a chi di dovere, per rispondere su ogni ingiuria.ed offesa ehe fosse stata fatta contro ilpatriarca Raim~ndo dagliuomini di Venzone, offendendo,balistando e gettando pietre con-tro gli uomini di Gemona ed i famigliari del patriarca, tanto sulrnonte di S. Agnese, quanto sulla strada pubblica presso Ven-.zone; e diede anche sicurtä di questo.

Ma su questa Iotta fra Venzone e Gemona, Ottolino, notaiodel conte Alberto di Gorizia; aveva presentato le sue richieste.a norne del suo signore; ed il patriarea rispose ehe avrebbe fattorestituire a quei di Venzone le armente tolte loro sul monte diS. Agnese, purehe eostoro dessero 0 soddisfazione, 0 sicurtä di-soddisfare, « moltarn quam tenentur solvere pro armentis predi-

t BlANCHI, Doe. Reg-., nn. 641, 642; Doe. mss, nn. 618-619. Presenti:,Guicimanno pievano di Buia, Muntino q,am Ardrico della Torre, Giacominonotaio di Porta Tosa a Milano, Beltramino di Andalö Brugno di Milano,J3e~~raminodi Olzate, Camevario di Medea.

2 BIANCHI,Doe. Reg-., n. 643; Doe. mss., n. 6I3.

Raimondo della Torre jatr£arca d'Aqut'leia 65

.0« ctis et aliis que ipsi de Venzono conduxerunt Venzonum que« fuerunt ipsa die supra dictum montem ». E soggiunse ehe-quando aveva data al duca (allora conte) Mainardo 1'investitura-di Venzone, .secondo i diritti che vi aveva Guglielmo di Ven-.zone, non sapeva affatto ehe anche il detto conte possedesse gia'prima diritti cola e neppure al presente ehe ne avesse; ma inogni modo se poteva provare di averli era disposto a riconoscer-glieli i. COSt la questione di fatto minacciava di tramutarsi inquestione di diritto, ma non pare ehe realmente il conte di Gorizia.seguisse quella via, e pare piuttosto che si mantenesse in buonerelazioni col patriarca.

Le contese di Gemona-Venzone invece per conto loro assu-mevano un' importanza sempre maggiore.

11 1° agosto 1292 ad Udine i1 patriarca comandö a Guglielmodi Mels ed ai suoi di non dare piu ricetto a Raineruccio de'Staulis gemonese, da lui bandito, altrimenti avrebbe fatto confi-scare i loro beni, dovunque si trovassero 2. E sappiamo di sicuro-che Raineruccio non ebbe piu i suoi beni.

Il 18 aprile 1293 Tomaso di S. Daniele promise, obbHgandoi suoi beni, di comparire entro otto giorni dal prossimo lunedidinanzl a Francesco di Fontanabona, Enrico de' Portis e Lippodei Capponi per rispondere sulle ingiurie e gravami ehe si dicevaegli avesse fatti al patriarca, ad Alemannino della Torre capi-tano di Gemona e gastaldo di S. Daniele, a Filippino della Torre,ad Albrico canonico e ad altri officiali e massari del patriarca,-e di dare soddisfazione qualora fosse risultato reo 3•. Disgrazia-tamente non sappiamo come fosse risolta questa questione.

Ma anche a Gemona le cose non erano procedute del tuttoliscie, se il patriarca dovette accentuare ancora it rigore.

Il 15 giugno 1293 ad Udine i procuratori del consiglio,comune ed uomini di Gemona, sotto pena di 2000 marche d'ar-gento, giurarono e diedero sicurtä nelle mani del patriarca sino

1 )OPPI, Doe. Goris., n. 54. Presenti: Odolrico pievano di Coz, Mattia-ed Adalgero fratelli di Gemona, Candido di Tricesimo, .Stefano Visic diStalis di Gemona, Bertolotto notaio di Cividale. BlANCHI, Doe. Reg., nn. 644,645 colla data 21 giugno, Venzone; BIANCHI,Doe. mss., 11. 620.

2 BIANCHI,Doe. Reg., 11. 650; Doe, 11ISS., 11. 625. Si 110ti che Guglielmo-di Mels era ~oJui ehe aveva ceduti ai Goriziani i suoi diritti a Venzone.

3 BIANCHJ,Doe. Reg., n. 680; Doe. mss., n. 655. Presenti: prete Gia--como, Cabalino vicario del patriarca neIla chiesa cl' Aquileia, Pietro de castro<Utini, Leonardo di S. Daniele, Ambrosino ostiario.

5

66 Pz"o Paschini

al prossimo 24 giugno di stare alla volontä di lui riguardo alle-ingiurie ch' egli diceva essergli state fatte dal comune e da certfprivati di Gemona.

Ed allora il patriarca, udito il consiglio di Detalmo di vu-lalta, Francesco di Fontanabona, Giovanni di Zuccola, ai qualiaveva promesso di non fare nulla prima 'di averli ascoltati, con-dannö Gemona a pagare 350 marche di denari, riammise lacomunitä nella sua grazia, perdonö le ingiurie, eccettuati perö ibanditi da Gemona 1.

In quel di stesso si presentarorio al patriarca Enrico di Pram-pero, Mattia ed Adalgerio fratelli, Enrico q.am Leonardo, Ste-fano Visich, Bertoldo di Moraria, Nicole d' Agoleano, FrancescoVisich, Candido Safone e Giacomo notaio di Gemona e chieserod' essere assolti dalla scomunica, nella quale erano incorsi peravere assediato it castello di Gemona; il patriarca li assolse dopoavere ricevuto it loro giuramento di ubbidire ai comandi dellachiesa ed ai suoi, assegnando loro certe preghiere e digiuni per'penitenza 2.

Alla loro volta, il 16 giugno 1293 in Udine Detalmo diVillalta, Francesco di Fontanabona e Giovanni di Zuccola, pro-misero ad Enrico di Prampero di assistere ed aiutare lui ed ilcomune di Gemona contro chiunque, qualora il patriarca pre-tendesse di recare loro molestie e danni per causa delle ingiurieed offese fattegli dal giorno in cui era stato ferito Alamannino-della Torre ed i suoi in Gemona, sino al presente 3.

Fatti questi passi preliminari era ,piu facile oramai veniread una composizione definitiva, per eliminare ogni contesa. Mai disordini erano stati ben gravi, come risulta appunto dal docu-mento di pace. Il 7 agosto 1293 ad Udine, Detalmo di Villalta,Francesco di Fontanabona e Giovanni di Zuccola, designati arbitrifra il patriarca da una partee i fratelli Mattia ed Adalgerio di.Gemona, Enrico di Prampero, il comune e gli uomini di Gemonadall' altra, stabilirono:

1) ehe doveva avere valore la composizione gia da lOT()eomandata ;.

j BIANCHI, Doe. Reg», n, 686; Doe. mss., n. 661.t BIANCHI, Doe. Reg., n. 687; Doe. mss., n. 662. Presenti: Manfredo.

dell a Torre preposito di S. Odorieo, Mosea, Greeo, Martino, Pagano della Torre,._t..iPpo eanonieo <li Firenze, Nicole di Castelerio, Artrusino di VilIalta, Alberte.notaio di Civid~le. Atto compiuto nella nuoua sala dei palazzo patriareale ..

3 BIANCHI, Doe. Reg., D. 688.

Raimondo della Torre patnarca d'Aquileza 67

2) se per la festa di S. Margherita non erano state pagateal patriarca le cento marche imposte, si dovevano pagare entroquindici giomi, ma senza nessuna penalitä per la dilazione;

3) Mattia ed Adalgerio coi fratelli e Enrico dovevano con-tinuare ad essere vicini di Gemona (cioe suoi abitanti) ;

4) per le ingiurie da loro fatte al patriarca ed ai suoi sinoallora coU'assediare e chiudere il castello di Gemona e quelli· che vi abitavano, coll' occupare i castelli della Chiusa e di Arte-gna, coIl'imprigionare il capitano di Artegna, i mutari dellaChiusa e le loro famiglie, col prendere i beni loro edel patriarca,col distruggere il granaio patriarcale e col portarne via it fienoed in altro modo, - Artuico di CasteUo, col consenso del patriarca,e le comunitä di Udine e di Cividale si dovevano obbligare adassistere ed aiutare Mattia ed it suo partito, qualora it patriarcasi movesse contro di loro per vendicare le offese fatte;

5) ma viceversa Mattia ed i1 suo partito dovevano restituireal patriarca i castelli della Chiusa e di Artegna e non assediarepiu il castello di Gemona ed i suoi abitanti, rilasciare i prlgio-nieri, dare soddisfazione entro quindici giorni per i danni fatti ;.cd il patriarca, pure entro quindici giorni, doveva restituire· quanto aveva preso at suoi avversari;

6) il patriarca doveva concedere facoltä ai guardiani deifrati minori di Cividale, Udine e Gemona di moderare le pen i-tenze imposte a Mattia ed ai suoi, di assolverli dalla sco-munica nelIa quale erano incorsi dopo la prima composizionecoll' occupare i predetti castelli e cone ingiurie fatte, e diliberare Gemona dall'interdetto a cui era soggetta per le stesseragioni;

7) it patriarca non doveva piu fare alcun male a Mattia edai suoi; se qualcuno di loro avesse a lamentarsi per questo, itre arbitrl insieme coi decani Rantolfo di Aquiteia e Bemardodi Cividale dovevano avere facoltä di giudicarne; e quanta essi· a maggioranza di voti avessero deciso, doveva essere osservatoda ambo le parti sotto pen a di 2000 marche t.

I BIANCHI, Doe. R~E., n. 696; Doe. "'SS., n. 669. Presenti: Rantolfodecano d' Aquileia, Manfredo della Torre arciprete di Monza, maestro Pere-·grino arcidiacono di Camiola, Roggero de Casulis canonico di Vercelli, Gio-.anni da Carpeneto guardiano di Cividale, Giramonte guardiano di Udine,Candido guardiano di Gemona, Raimondino della Torre podestä di MaranoGiovanni de Portis di Cividale, Leonardo de Legio ecc. ,.

68 Pio Paschini

In quello stesso di i procuratori ed i sindici di Cividalee di Udine promisero a Mattia ed ai suoi di assisterli e difen-derli nel modo espresso dall' arbitrato i.

E Venzone? era rimasto tagliato fuori completamente inquesta soluzione. Perciö Mainardo, duca di Carintia, il 16 set-tembre 1293 inviö al nobile Detalmo di Villalta suo consangui-neo una lettera, colla quale 10 incaricava di trattare a norne suocol patriarca per gli uomini di Venzone e per la loro lite coiGemonesi riguardo al monte controverso, e di fare in modo ehequel monte fosse equamente diviso fra le due parti contendenti !.

Nonostante queste contese, la politica economica del patriarcanon rnutö affatto nei riguardi reciproci di Gemona e di Venzone.Ne abbiamo una prova palmare in una lettera ehe il 3 gen-naio 1296 il patriarca da Aquileia scrisse ai mutari di Chiusafortemeravigliandosi assai, ehe lasciassero uscire i1 vino dal Friuliper la Chiusa senza la bolletta di Gemona; e perciö cornandöloro di badare, che nessun uorno di Venzone 0 d' altri luoghiesportasse dal Friuli vino, olio, miele senza bolletta, altrimentili avrebbe rimossi dal loro ufficio, Se it cornune di Gemonaavesse mandato otto uomini alla Chiusa, essi dovevano accet-tarli per la custodia delluogo 3. Evidentemente quegli otto Gemo-nesi, oltre ehe per la custodia della Chiusa, dovevano servire dicontrollo ai mutari.

Polehe negli avvenirnenti gemonesi aveva pure irnportanzail castello di Artegna, per vederci un po' piu chiaro nei comunirapporti con quel luogo, il patriarca Raimondo aveva dato inca-rico a Guglielmo della Torre, suo ufficiale in Artegna, di udiregli uomini di quella villa, e di inquisire quali fossero i dirittidel patriarcato su quel luogo. Egli infatti intendeva di riacqui-stare gli antichi diritti, trascurati dagli ufficiali patriarcali. Magli uomini di Artegna non s' erano presentati, e perciö it patriarcaaveva fatto pignorare i loro beni. S'intromisc Enrico di Pram-pero ed ottenne l' espignorazione dal patriarca; ed allora fu inviato

, BIANCHI, Doe. R~E., n. 697.! BIANCHI, Doe. R~E., n. 705; ZAHN, Austro-Friulana, p, 25, n. XI.

II duca Mainarde invito inoltre iI Villalta a partecipare secolui alia solemni-Ja/~m duds Austrie ; e se iI patriarca glielo volesse impedire, dieesse ehenon faceva cio per amore deI duca Mainardo, ma per amore deI duca d' Austria-e per iI piacere di veder quella festa.

3 Z /'. DAHN, Austro-Friulana, n. XII, p. 25; BIANCHI, oe. R~E., n. 74:2;Doe. mss., n. 725.

Raimo1Zdodella Torn patriarca d'Aquileia 69

ad Artegna Nicole, arcidiacono di Pola, per fare l' inchiesta; edinanzi a lui comparvero Enrico di Prampero, Mattia di Gernona,Giovanni di Pizapane e Minussie d' Artegna ed attestarono ehespettava bens! al patriarcato la « iurisdictio ,cruentae et furis« ipsis eum capientibus » e la polizia delle strade : ma il creareil podestä, stabilire imposte suI pane e suI vino, eleggere i giu-rati ed i saltari, e decretare cio che si riferiva alIa vicinia dellavilla toccava esclusivamente agli uomini di Artegna, ehe ave-vano esercitato tali diritti sotto i patriarchi ßertoldo e Gregorioe sotto 10 stesso Raimondo sino a quel tempo.

Udito do il 16 luglio 1296 il patriarca disse al giudiceNicole, ehe non voleva a questo riguardo provocare una sentenza,ma intendeva escrcitare in Artegna quella gitirisdizione ehe viaveva esercitato il suo antecessore f. 11patriarca non volle dunqueintrodurre novitä, ma si conterite di aver messe in chiaro le cose.

Una novita volle invece introdurre vicino Gemona propriopresso il luogo dove s' erano svolte le contese con quel di Ven-zone. Il 22 maggio 1297 il patriarca Raimondo sta va sul campodi Raineruccio il giovane di Stalis. di Gemona 2, ch' era pocodistante dal monte suI quale era fabbricato il castcllo di Gros-sumberg 3, presso la via pubblica ehe conduccva ad Ospedalctto,ed erano con lui i nobili signori Mosca della Torre, marchesed'Istria, Mattia ed Adalgerio fratelli di Gemona e poi Albertinode Reponio scolastico d' Aquileia, maestro Folchero pievano diFrasslau e Nicole pievano di Goriach suoi cappellani, Milano diPaona abitatore di Udine, Stefano Visich, Pizulo del fu Otto-lino de Portis di Gemona ed altri molti. Il patriarca, tenendonella destra una pertica sulla cima della quale era infissa unacrocc di ferro c stando sul campo suddetto, disse: « Noi ad onore« di Dio, della Vergine Maria madre sua, dei beati martiri Errna-« gora e Fortunato patroni nostri, ad onore dello stato e ad esal-« tazione nostra edella chiesa di Aquileia abbiamo infitta e fatta« infiggere questa pertica col segno della santa Croce su qucsto« campo, quale segno ehe noi vogliamo, coIl' aiuto del Signore.. costruire e far costruirc una terra ed un mercato a norne della

I BlANCH), Doe. R~g., n. 756; R~g. cod. De Rubeis, ed. BRAGATO,

p, 5; Doccmss., n. 745·! 11 patriarca si trovava a Gemona si no dal 6 maggio, come si sa da

Una sua investitura, RIA!'CHI, Doe. R~g., n. 783.3 SuI eastello di Grozumbereh e sulla sua distruzione efr. llfemor. Stor,

FOYlIgiul., X, 1914, p. 255 sg.

Pio Paschini

« chiesa di Aquileia, ehe vogliamo e comandiamo sia chiamato« Milano di Raimondo; ed abbiamo fatta piantare la pertica colla« Croce sul campo predetto » t. Ma la nuova fondazione delpatriarca, forse causa la morte di lui, non ebbe vita e non lasciömemoria di se ehe sulla carta.

-Un ultimo atto del patriarca riguardante Gemona fu quellocompiuto il 7 agosto 1298 in Gemona, a nome di lui, da Ruge-rino Longo, vicario di Guglielmo della Torre capitano di Gemona,ehe cornandö a tutti i toscani ehe abitavano in Gemona, primadella prossima domenica di uscire dal Friuli, altrimenti sareb-bero imprigionati. Allora Bengo di Firenze con suo figlio Losio,Eando, Tano e Tegia per se e per gli altri toscani chiesero aRogerino ehe i1 termine perentorio fosse protratto, tanto ehequelli ehe avevano loro dati pegni potessero espignorarli ed essiriavere i1 loro denaro. Invece fu stabilito ehe coloro ch' eranodebitori verso quei toscani se la intendessero con loro primadella domenica assegnata, perehe il comando del patriarca dovevaessere eseguito; altrimenti i1 danno sarebbe ricaduto sugli stessidebitori 2. Che questi toscani fossero sfruttatori ed usurai e perciöfurono cacciati, puö darsi benissimo. Ma anche a questo pro-posito possiamo ripetere col divino poeta « S' ei fur cacciati,« ei tornar d'ogni parte ». Troviamo infatti i toscani a Gemona,come in tutto il Friuli, nel secolo seguente.

In questo momento anche i1 patriarca si trovava a Gemona.Ce ne fa fede un atto con cui cola, u 20 settembre 1298, egliinvesti Arnoldo detto Pizapano di Artegna dei beni ch' eranostati gia del defunto Otto di Gemona, situati in Gringola, Fon-tana Briula, sotto Castello, Colusez, Collisello, Aplia, Zela de sote nel castello di Artegna 3. Si tratta di localita situate tutt'in-torno ad Artegna. Fu certo quella l'ultima visita del patriarcain quei luoghi.

i Fu redatto legale atto notarile di questo fatto. DE RUBElS,11[011. Ecct,Aqtlil., p, 779; MADRlSIO, op. eit., p. 652. Cfr. Reg. cod. De Rubeis, ed. BRA-

GATO, p. 23, dove perö deve leggersi: <oe die 10 exetmt. Maii », come stainfatti anehe in BlANCHI, Doe. Beg., n, 785; Doe. mss., n. 781. Per questoaffare .furono inviati da Udine iI 5 giugno a Cividale presso il patriarca Leo-nardo Zaeira e Odolrieo notaio. BIANCHI, Doe. mss., n. 784.

! BIANCHI, Doe. Reg., n. 806; Doe. mss., n. 806 a.3 BlANCHI, Doe. fIlSS., n. 807. Presenti: Enrico di Leonardo di Gemona,

maestro Gerardo fisieo, Bengote di Firenze, Varnerio sartore abitanti in Ge-mona, Guarnero ßi Gruaro.

Ra£mondo delta Torre patriarca d'Aqu£tcia' 7 I

2. Una lunga, ingarbugliata ed oscura questione si accesein Friuli riguardo -ai possessi della famiglia di Walterpertoldo diSpilimbergo. Fiore di Spilimbergo, sorella di lui, aveva sposatoBernardo di Zuccola, padre di Giovanni, il protagonista della-eontesa: ora il 20 aprile 1277 Walterpertoldo cedette a suo nipoteGiovanni ogni diritto ehe allora od in seguito potesse avere conArtuico di Castello -nei riguardi del castello di Morsano, cheaveva consegnato a detto Artuico con certi patti e colla pena-lita di rnille marehe di denari aquileiesi. Poi il 20 maggio 1279

10 stesso Walterpertoldo eedette it castello di Trusso con tuttii diritti inerenti e tutti i suoi beni posti oltre l'Isonzo a Ber-nardo e Walterpertoldo figli di detto Giovanni j. A questi primipassi ne successe ben presto un altro di aneora piu grande por-tata, giacche a Sacile il 10 maggio 1281 Walterpertoldo di Spilirn-bergo resignö nelle mani del patriarca tutti i castelli, rnansi edaltri feudi ehe aveva dalla ehiesa di Aquileia; ed i1 patriarcaH concesse in feudo a Giovanni di Bernardo di Zuccola in pre-mio dei servigi prestati alla ehiesa d' Aquileia e rieevette da luigiuramento di fedeltä 2.

Ma con uno di quei ripieghi curialeschi ehe si facevano sem--pre piu frequenti, i1 5 maggio seguente a Portogruaro Giovannidi Zuccola per se ed eredi promise a Walterpertoldo e suoi eredi,-di riconsegnare ad ogni sua richiesta aI patriarca i feudi di cuiaveva avuta investitura quattro giorni prima; perehe i1patriarcane investisse di nuovo 10 stesso Walterpertoldo. Intanto l'ottoe nove maggio Francesco di Orzone, quale messo del patriarca,-diede a Giovanni di Zuccola il possesso dei feudi spilimberghesia Barbeano, Cisterna, Flaibano, Sedegliano, Turrida, Redenzicco-e S. Odorico 3.

Ma Giovanni di Zuccola aveva una sorella, Soladamor, moglie-appunto di Artuico di Castello, ehe abbiamo nominato di sopra.A lei Giovanni aveva riconosciuto il diritto di succedergli come-erede nei beni di Walterpertoldo, eccetto ehe nei castelli e negliuominl di masnada, perehe tale era 1'intelligenza collo stessoWalterpertoldo, Ed it 2 luglio dello stesso r zßt Soladamor, col

1 !tremQl·. Star, Foroghd. .• X. '1914. p. 212 sg.~ Presenti: Lippo Capponi di Firenze, Enrico Squarra di Portogruaro,

'SibeJlo- di ~lontereale, Giacomo Basadonna, Zutto Cirioli di Gemona, Fran--cesco di Orzone, Giovanni q.am maestro Ottonello di Cividaleed altri molti.Memur. Slur. Forogiul., X,- 1914, p. 213.

3 !tremor. Slur. Forogiul., X, 1914, p. 214·

Pio Paschi1li

consenso di suo marito Artuico, cedette al fratello Giovanni ognfpretesa su quei castelli e su quelle masnade. .

Ma ecco l'undid dicembre una nuova mutazione, giacche-a Spilimbergo Giovanni di Zuccola con un anello investi Vl,Talter-pertoldo di Spilimbergo, iure recti et legalt's ftudz', di Spilim-bergo col borgo e eogli uomini e donne. di masnada, del domi-nio e garrito di San Giorgio, que dicitur fleos de Cosa, di altribeni a Barbeano, Flaibano, Sedegliano, Turrida, Cisterna, Orsa-sia, gastaldia del Walde, Rauscedo, Vivaro, Domanins, nellagastaldia della Carnia, dell' abitanza ehe aveva nel castello diValvason, di meta del castello di Sbroiavacca eec.i. Con quest'attoveniva reso nullo quello del 1° maggio fatto davanti ilpatriarca.

11 28 luglio 1284 a Cividale Walterpertoldo restitui a VoI-ehero q.am Rodolfo di Savorgnano -i beni ch' egli e suo padreavevano avuto dalla casa dei Savorgnano tanto nella villa di Cosa,quanto in altri luoghi del Friuli, e Vo1chero ne investi tostoGiovanni di Zuccola, ehe gli presto giuramento quale di vassallo-e signore 2.

I motivi di questi maneggi sono oscuri, tanto piu se sipensi ehe Walterpertoldo di Spilimbergo aveva un figlio, Otto-bregonia n. Ma certo per una ragione od un' altra Ottobregonianon era in grado di avere discendenza; e si presumeva ehe nep-pure potesse vivere a lungo. In ogni modo, Walterpertoldo morinel 1290, lasciando erede per testamento Ottobregonia, senza,far cenno alcuno delle deposizioni gia. prese. Ottobregonia puremori sul principio del 1293, ed i1 7 aprile 1293 Giovanni di Zuc-cola otteneva l'investitura dei feudi concordiesi ch' erano statigia. di Walterpertoldo e di Ottobregonia.

Frattanto i1 IS ottobre 1292 a Cividale i1 patriarca avevadato in feudo a Giovanni di Zuccola e suoi successori la torredi Gramogliano, eh' era stata resignata dai fratelli di Gramogliano-con questa condizione 3. Si noti ehe Gramogliano e vicinissimoa Trusso, ehe sappiamo esser~ stato ceduto da Walterpertoldo-allo Zuceola. Con do la potenza dello Zuccola aumentava assai.

Sembra ehe sino a questo momento le cose procedesserosenza destare inquietudini. Ma i1 6 gennaio 1294 in Aquileia il

t Jl.femor. Star. Forogiut., X, 1914, p. 216. F. CARRERI, Spilimbe1'gens;a-documenta Regesta, in Misceil. di Storia Veneta, Sero I1, vol. Ill, p. 5.

I Memor. Stur: Farogiul., X,I914, p. 211; BrANcHI, Doe. 11Iss.,n. 486.-3 CARRERI, Doe. Spitim". reg., p. 7.

Raimondo delia Torre patriarca d'Aquileia 73~

patriarca e Giovanni di Zuccola fecero questo patto fra Ioro rpolehe Simone di Cucagna aveya occupato a loro danno il castellodi Valvason, essi dovevano coi mezzi piu opportuni far si, eheSimone non dovesse piu rimanervi e poi il castello dovesse appar-·tenere per meta. a ciascuno; ma della sua meta. 10 Zuccola dovevaavere l'investitura dal patriarca quale feudo d' abitanza i.

I Cucagna si presentavano dunque gia come nemici delloZuccola. Invece noi vediamo il 9 maggio 1294 Sibello e suo figlio·Walterpertoldo di Montereale cedere per se ed eredi a Giovannidi Zuccola la loro parte nel castello di Montereale, perehe avesse. a considerarla come sua; e Giovanni ne entrö subito in possessoponendovi i suoi rappresentanti 2. Cosi 10 Zuccola era sieuro inquel posto, dove stava la parte piu irnportante dei beni degliSpilim bergo.

A questo momento, le inirnicizie erano gia. ineorninciate,.almeno in aleuni luoghi, perehe vediamo ben presto parlarsi ditregue e proprio a proposito di quella eredita, 11 7 luglio 1294ad Udine Giovanni di Zuccola per se ed i suoi fece tregua, nellemani del patriarca Raimondo, sino al prossimo S. Martino, conFederico di Varmo e fautori suoi, promettendo di osservarla .sotto pena di 2000 marche, obbligando perciö i suoi beni 3.

Ma it S. Martino non portö in quell'anno la pace. bensi un-rincrudirnento di inirnicizie e di guerricciuole fra la nobiltä divisanei due partiti. A capo dell'uno stava Artuico di Castello, cognatodi Giovanni di Zuccola, ehe voleva, si capisce, avere parte nellaereditä spilimberghese. Con Artuico si unirono Federico di Varrno..Sirnone di Cuccagna, quel1i di Polcenigo, Franeesco di Rivarottaed altri ancora; dalla parte sua Giovanni di Zuccola ebbe quellidi Prata, Villalta, Reifenberg, Prampero, Pietrapelosa con Gio-vanni ed Utolino di Portis, i figli di Asquino di Varrno ed altri;.

j 1I1emor. Star, Forogiul., X, 1914, p, lI8. Presenti: Bernardo decanodi Cividale, Detalmo di Villalta, Enrico di Prampero, Conzo q.am Birbizo e-Odorico di Valvasone. Simone di Cuccagna 5' era fatto cedere dai fratelliWarnero ed Odorico i loro diritti su Valvasen iI 15 agosto 1293 ed avevaagito con violenta energia ai danni del patriarca e dello Zuccola.

! Memor. Stor; Forogiul., X, 1914, p, 219.3 BIANCHI,Doe. Reg., n. 721; Doe. 11ISS., n. 698. Presenti: Filippo

preposito -di S. Stefano d' Aquileia, Bernardo decano e Rinaldo della Torre-:canonico di Cividale, maestro Peregrino arcidiacono di Carniola e Marchia,i nobili Ereco e Febo dell a Torre, Detalmo di Villalta, Asquino di Varmo..Enrico di Portis e Adalpreto di Cividale. Cfr. lIfemor. Stor : Forogiut., X,.1914. p. 219.

Pio P aschin£

si aggiunsero poi anche ducento fanti di Trieste, ehe 1'1I dicern-bre 1294 entrarono a Zuccola passando per Cividale,

Le inimicizie furono cominciate da Artuico di Castello e daisuoi il 10 novembre 1294; ma il 13 dicembre Giovanni di Zuccolaed i suoi entrarono nelIa villa di Faedis, ehe fu loro consegnatada Odolrico di Cuecagna e da undici suoi partigiani, preseroprigioni Tomasio ed i1 eanonieo cividalese Varnero di Cuecagna,Artuieo figlio di Federico di Varmo, il figlio Francesco di Fauglis,Guidotto di Faedis ed altri; li condussero in carcere a Spilim-bergo, lasciando in libertä iI solo Tomasio, a preghiera del comune-di CividaIe, coIl' obbligo di rimanersene neutrale 1, e continuaronoa fare ogni sorte di mali contro i loro nemiei. AlIora venne inaiuto di Artuico di CastelIo e dei suoi Gerardo da Camino congrande moltitudine d' uomini e di carri; e l'8 aprile 1295 poseassedio al eastello di Variano, ch' era dei VilIalta, e costrinse il10 aprile alIa resa i difensori, ehe poterono uscire con quantopotevano portare seco delle robe Ioro. Allora Detalmo di Villalta,temendo ehe I' esercito del Caminese venisse saccheggiando edistruggendo contro Villalta, scese a patti con Gerardoe fecetregua con lui. Ed i1 23 aprile fu stabilito ehe Variano tornasseal Villalta, ehe quelli ehe stavano prigioni a Spilimbergo fosseroliberati, e ehe si nominassero arbitri per decidere la contesa frale due parti prima della festa di S. Pietro. Artuieo di Castello.scelse per se Leonardo di Brazzacco e Francesco di Rivarotta;Giovanni di Zuccola scelse Enrico di Prampero e Quoncio di-Cividale. Se questi quattro non potevano andare d' accordo, dove-vano nominare un quinto arbitro; se non si fossero potuti accor-dare nemmaneo in questo, Variano doveva tom are in mano diArtuico di CastelIo ed i prigioni dovevano tom are a Spilimbergosotto' pena di sessanta marche ad 1tSU1Il curiae, ehe dovevanoessere consegnate alla parte ehe osservava i patti, e frattanto sidoveva osservare tregua sino al 2 febbraio 1296 sotto pena di millemarche. Questi patti furono stretti sulla riva del Cormor alIa pre-senza del patriarca, di Gerardo da Camino e di molti altri nobili 2.

t Il 13 febbraio 1295 a Spilimbergo Giovanni di Zuccola si collegö con\Valterpertoldo di Montereale e suoi consorti, con Costantino di Udine e..Stefano di l'inzano. Cos toro promisero di fare la guerra insieme con lui, dipartecipare alle spese per la difesa di Montereale ehe doveva rimanere aperto.a disposizione di Giovanni. 'CARRERI, Doe. Spi/imb. ,'eg. eit., p. 7. bIemo,...Stor, Forogiui., X, 1914, pp. 220, XV sgg.

~ J .• ' ULIAN., loc/dt., p, 26, ~ LXIX.

Raimondo della Torre patnarca d'Aquilcla 75

• Il patriarea non era entrato nella eontesa direttamente e nonaveva sostenuto nessuno dei due partiti in Iotta. Pero s'era armatoper non lasciarsi eogliere alla sprovvista dalle eomplieazioni eheavrebbero potuto sorgere. 11 10 aprile 1295 egli aveva eomandato atutti i suoi ufficiaIi e gastaldi di non immisehiarsi nella faeeendadei massari del eapitolo edel deeano di Cividale; riservando cosi ase ogni misura sul eonto loro. Se eostoro non fossero venuti nel-I'esercito, eom'era loro dovere, avrebbe pignorato i loro beni, e poia tempo opportuno avrebbe giudicato sulloro eontegno f. Da questosi deduee ehe il patriarca aveva ehiamato all' esercito quei massarie costoro non avevano ubbidito, 0 perehe legati gia al partito degliZuceola, 0 per non disgustare ne l'uno ne l'altro dei due partiti.

Che il patriarca seguisse un programma di neutralitä, perquanto arm at a, e provato daIIa promessa solenne fatta da lui lavig ilia della tregua del 23 aprile di sosteuere quella delle dueparti ehe avrebbe osservati i patti, a danno di quella ehe nonli osservasse 2.

Gli arbitri non avevano ancora pronunciato it loro lodo it<} giugno 1295, perehe in quel di ad Udine decisero, ehe se ledue parti non avessero aneora posto in garanzia tanta parte deiloro beni, ehe desse il reddito di 60 marehe ad usum curiae,dovessero farlo cntro quindici giorni. E nemmeno le eonteseerano cessate, perehe i1 4 ottobre, nel palazzo del eastelIo diTarcento, Odolrico, procuratore di Giovanni di Zueeola, dornandöad Artuico di Castello la somma di 60 marche ad usum curiaesecondo i patti; dichiarö ehe Giovanni era pronto a dare ilcastello di Variano ed a risarcire Artuico per le tregue nonosservate, se ne fosse obbligato per i patti, ciö ehe non credeva.Viceversa Giovanni dornando ehe Artuico 10 risarcisse del for-maggio e degli altri redditi tolti e delle tregue rotte; negö eheDetalrno di Villalta per ordine suo avesse bruciato it fieno diArtuico c ehe queIIo di Reifenberg avesse riscosso alcunche inuna villa, dov' era avvocato Artuieo, per ordine di Giovanni 3.

J ßIA!'ICIII, Doe. R~%.,n. 73[; Doe. "'SS., n. 707.t BIANCHI, Doe. Reg., n. 732; Doe. mss., n. 708; l'"emor. Stor, Forogiu/.,

X, 1914, p. 222. Presenti: Filippo preposito di S. Stefano d' Aquileia, Paganinodella Torre decano, maestro Valtero e 1\I;II1;no canonicl d' Aquileia, Bernardodecano di Cividale, Alarnauino, Paganino e Raimondino della Torre con altri.

3 CAR~ERI, Doe. Spilimb. reg «, p. 8. 11 3 matzo [297 Valterpertoldo,tiglio di Giovanni cli Zuccola, a Spilimbergo promise con giuramento di rati-ncare il compromesso fatto tra suo padre ed Artuico di Castello nelle per-

Pio Paschini

Con queste lotte erano strettamente coUegate quelle ehe una.parte dei signori di Villalta aveva col comune di Cividale, ehe-stava dalla parte degli Zuccola.

11 2 novembre 1296, dinanzi ilpatriarca Raimondo, Cividaleda una parte e Detalmo di Villalta coi suoi consorti e fautoridall' altra, prornisero di conservare tregua fra loro sino al pros-simo Natale, obbligando i loro beni e sotto pena di duecentomarche. Allora i1 patriarca incaricö Nicole di Buttrio e Pietro,gastaldo d' Udine, di definire i confini su quei beni cornunali eheerano controversi tra loro e di indurre le due parti ad un accordo,e stabili ehe si dovesse osservare quanto gli arbitri avesserodeciso. La tregua fu ratificata i1 giorno 4 1.

Altri nemici ancora aveva da combattere Giovanni di Zuccola,giacche il 22 settembre a Cividale il patriarca gli concesse il.diritto di fare rappresaglia contro Variento detto Zochetoch diAttens, i1 quale gli aveva tolti bovi ed altre cose nella villa diFelettis 2. Non e certo arrischiato mettere -in relazione anchequesto episodio con quelli ehe abbiamo sin qui raccontati.

3· Come abbiamo veduto, Gerardo da Camino aveva presoparte attiva nella contesa spilimberghese enon mancava di pro-fittare d' ogni occasione per ingrandirsi anche a spese dei signorifriulani. 11 20 dicembre 1295, per mezzo di procuratore, egli.cornprö da Garsendolo Cavalerio del fu Giacomo Gambara diPrata e da Varnerio Biondodi Ragogna, i1 quale agiva anchea norne di Masutta q.amFederico di Pinzano sua mogIie, per1600 libre di denari piccoli veneziani, una « domus cum mota et« archis et fortiliciis ipsius », posta nella villa di Gaiarine ed altripossessi in quel luogo, ehe confinavano cop aleuni suoi territori 3~

sone di Gerardo da Camiuo e di Indrico di Prampero per terminare le loroliti. Ibid., p. 9· Memor. Stur. Forogiul., X, 1914, pp. 224 sg., XIX, XX.

i BIANCHI,Doe. Reg., n. 771; Doe. mss., n. 763. Cfr, Reg. in cod;De Rubeis, ed. BRAGATO,p. 14, dove notato ehe i1 documento « non dicit« ubi [Comunea] sit sita ,..

I BIANCHI,Doe. Reg., n. 796; Doe. 11ISS., n. 769. Presenti: Beruardo-decano di Cividale, Giovanni Longo, Giovanni q.amBlasiola, Corraduccio diFilippo q.amGallucio, Bernardo q.amFanto di Laurana di Cividale. Quest' atto. in BINI, Varia Patriarch, Aquil., to. I, ISO, in Archivio Capitolare di Udine;si ha colla data, certo erronea, del 1292.

3 VERCI;-Storia della lIJarca cit., doe, 380. Presenti: Dorengo, Francesco-e Ocusio q.amGiacomo tutti tre di Ragogna, Florito di Gabriele di Pinzano.;Finoclo q.aDl Marquardo di Ragogna, Walsiano di Ragogna, Careluto di Ra-·-gogna, Warnerio di .Ragogna pievano di Pordenone.

Raimondo della Torre patriarca d'Aquileia 77

Presso Caneva il 14 settembre 1296, Guglielmo della Torre,gastaldo di Caneva, insieme con quel comune, avutone i1 eonsenso-del patriarca, e Rizzardo da Camino giurarono di stare allasentenza, ehe avrebbero pronunciato Tolberto di Topalieo e Aldri-gone di Polcenigo su una loro questione. Aleuni mereanti coneIoro some erano stati presi sulla strada del patriarca ehe passavaper it monte di Faedi e la gastaldia di Caneva. Li avevano eat-'turati i familiari di Rizzardo e condotti nel eastello di Fregona;per rappresaglia il gastaldo aveva eatturati aleuni uomini diCordignano, terra del Caminese. I due giudici, fatti giurare aleuniuomini di Caneva, Cordignano e Fregona, decisero ehe la stradadel patriarea doveva stare sotto la giurisdizione della gastaldia-di Caneva e stabilirono i eonfini fra le ville eh' erano in lotta i.

Se si era risolta questa piccola questione, non s' era aneorachiusa la eontesa fra it patriarea e Gerardo, eontesa ehe durava,con varie vieende, ormai da anni. Ma finalmente anche questaebbe termine.

Il 12 dieembre 1297 ad Udine, il patriarca fece rimproveroa Gerardo da Camino, quale vassallo della ehiesa d'Aquileia,d' essere venuto eolle sue genti davanti it eastelIo di Variano ed' avere fatto seorrerie in quei luoghi, d' avere fatto fortilizi aCavolano oltre il Livenza, dalla parte ehe guarda it Friuli controil suo volere, e disse ehe perciö Gerardo era deeaduto dai suoifeudi. Gerardo riconobbe il suo fallo e ehiese perdono al patriarca.11 patriarca gli perdonö, 10 riammise nella sua grazia e gli con-cesse di eonservare i fortilizi di Cavolano ed il ponte ehe avevafatto sul Livenza, purehe non reeasse pregiudizio ana chiesa diAquileia, pronto a distruggere it tutto quando it patriarca 10 esi-gesse 2. Ciö fu fatto, dice it documento, « in generali colloquio »,

l VERCI, Storia della jJlarea eit., doe. 391; BIANCHI,Doe. Reg., n. 767;Doe. 11ISS., 'n. 758. .

! Presenti: Giaeomo veseovo di Coneordia, Giovanni abbate di Rosazzo,Filippo preposito di S. Stefano d' Aquileia, Bernardo deeano di Cividale, inobili : Detalmo di Villalta col nipote Federieo, Tomasio, Simone ed Odol-rieo di Cueagna, Giovanni di Zueeola, Enrico de Port is di Cividale, Balda-chino di Cividale, i fratelli Nicolö ed Enrico di Buttrio, Fanto di Manzano,Odolrieo di Strasot, Enrico di donna Pizola e Picossio di AquiIeia, Francescodi Rivaro.tta, Marcobruno' di S. Vito, Pelgio e Vecello di Prata, Manfredo eLodovico di Poreia, Aldrione di PoJcenigo, Bertoldo di Trieano, Pietro eCostantino di Udine col loro nipote Carismano, Franeesco Nassuti notaio diUdine, VERCI, Storia della Marca eit., doe. 4°3; BIANCHI,Doe. R~g., n. 794;Doe. mss., n. 793.

Pio Paschini

COSt senza cedere realrnente nulla Gerardo ritornö nell'ami-cizia del patriarca: la sommissione gli costa dunque assai poco.In quello stesso giomo a Ferrara egli vinceva contro il patriarcala causa per il possesso di Pero e degli altri beni della chiesad' Aquileia situati nel Trivigiano t.

4. Frattanto si maturavano delle novita in Germania. Dopouna lunga serie d'intrighi, cominciati neIIa primavera del 1297 •.in una dieta tenuta a Magonza it 23 giugno 1298, l'imperatoreAdolfo di Nassau fu private dell'impero ed eletto invece il suoavversario Alberto d' Absburgo, figlio dell'imperatore Rodolfo.Adolfo fu poi vinto ed ucciso a Göllheirn nel Palatinato il 2 luglio;ed Alberto fu di nuovo riconosciuto per legittimo sovrano aFrancoforte il 27 luglio. Gli Absburgo riprendevano COSt la supre-mazia in Germania ed Alberto s' affaccendö tosto a renderla piustabile; 11 21 novembre 1298 egli invest! i suoi figli: Rodolfo,Federico e Leopoldo dei ducati d' Austria e di Stiria, dei dominidi Camiola e Marchia e di Pordenone concedendo loro tutti glionori e diritti inerenti. Poi con lettera del 23 ordinava a tutti iprelati, signori, cornunitä ecc. del Friuli edelI' Istria, quali sud-.diti dell'impero, di riconoscere come loro rettori e vicari specialii fratelli Ottone, Lodovico ed Enrico, duchi di Carintia [figli deldefunto duca Malnarde V di Gorizia] e suoi affini e di assisterli« ut Castra, Municiones et Terre per quoscumque distracte illi-:« cite ad manus vassallorurn et fidelium Aquilegensis Ecc1esie« retrahantur » 2.

Noi sappiamo gia ehe il patriarca Raimondo s'era messo inrelazione col defunto imperatore Adolfo per il trarnite di Corrado,arcivescovo di Salisburgo. Ma quest' arcivescovo, ehe era statofiero avversario d' Alberto d' Absburgo e ehe aveva lottato controdi lui sino alla primaveradel 1297, nei negoziati tenuti a Cadanin Boemia (agosto 1297) s' era piegato a conciliazione. RimanevaCOStscoperto il patriarca; ma questi s' era rimesso in pace coiconti di Gorizia, sieche poteva sperare di fronteggiare conve-nientemente la nuova situazione politica.

Ma per disgrazia il patriarca Raimondo era ormai vecchioe la sua fibra di combattente doveva essere fiaccata dopo tantatempestosa attivitä. Gia negli ultimi mesi i suoi vassalli dove-

·<'PICOTTI, I Cami~si eit., p, Il2.

! Pergarn. origin., in Archivio di Stato a Vienna, Repertor. I. Copia inJOPPI, Diptomi, in Biblioteca Comunale di Udine, Busta XI.

Raim01zdo dclla Torre patriarca d'Aquzleia 79

vano essersi accorti, ehe la sua fine si avvicinava e ch' era neces--sario prendere in precedenza le opportune misure a propriovantaggio. Si profilava sempre maggiore l'antagonismo e ladiffidenza Ira le cornunita, sempre difese cd arricchite di privilegida Raimondo, ed i grandi vassalli del patriarcato. Ma le notizie .sono piuttosto vaghe. Secondo una nota nel libro dei camerari diUdine, Gerardo da Camino nel settembre I2CJ8 part! da Cividalein occasione della briga ehe Enrico di Prampero ebbe con Paolodi Gemona, e si recö a Treviso.

11 patriarca stava allora in Cividale, e ci fu un momento incui si temette, ehe avesse a romperla col conte di Gorizia incausa del castello de Coscllaco. A Remanzacco si adunarono irappresentanti delle cornunitä del FriuIi, per provvedere al beneloro e di tutto il paese ; si adunarono pure per loro conto i signorifriulani, ed alla loro testa ci si presenta Artuico di CasteIlo; frale due leghe corsero delle ambascerie; Pietro gastaldo di Udinesi recö anche a Treviso presso Gerardo da Camino. Questi a suavolta venne a Sacile insieme con Enrico di Gorizia, mentre i1conte Alberto si recava a Tricesimo ; di la. ambedue i conti se-ne tornarono a Gorizia. Dei prigioni furono fatti dai signori, magli Udinesi riuscirono a farli rimettere in Iibertä i.

Nessuna meraviglia quindi se, di fronte a questi maneggi,~ Udine fece un fossato intorno al borgo superiore e 10 rnuni~ con pali e con una barazzata » 2: era un mettersi in stato didifesa contro ogni evenienza.

Da Gorizia il 9 ottobre 1298 il conte Alberto ed Enricosuo figlio, comunicarono al gastaldo, al Consiglio ed al comunedi Cividale d' avere tenuto un' adunanza nel1a chiesa di S. Qui-rino con aleuni nobili friulani « per la salute, buono stato ed~ onore del patriarca, della chiesa d' Aquileia e dei suoi Iedeli..

.1 A questo fatto allude certo un' altra nota, dov' e detto « ehe amba-« sciatori di Udine e di Cividale si recarono a Prampero ed a Gemona in« occasione della discordia insorta fra i signori di Prarnpero e gli uomini di .«Gemona. Essi si reearono a vantaggio di quei di Gemona presso i conti« di Gorizia, ehe si trovavano presso Treviso a colloquio con Gerardo da« Carnino· e poi di nuovo a Gernona per ricevere il cornpromesso delle due·c parti e risolvere la questione ~. BIANCHT, Doe. Reg., n. 814.

J BIANCHT, Doe. Reg., n. 808. 11 borgo superiore era fuori dell a cintamurata ehe legava iI castello di Udine col nuc1eo eentrale ehe stava ai suoipiedi. La baraezata, da baras, doveva esse-re formata di rovi ed arbusti spinosi, .ten uti insieme da ritorte ehe Ii legavano ai pali confitti nel terreno.

·80 Pio Paschisu

« per resistere ai danneggiatori, perehe a loro eh' erano consen-.« zienti e ad altri eh' erano oppressi non venissero arrecati danni ~,perciö li assicurava ehe nulla avevano a temere, e ehe tuttosarebbe riuscito a loro maggiore vantaggio t.

Un documento, eompilato forse nel rnarzo del 12992, ci ma-nifesta quali fossero i sentimenti dei nobili friulani, di rangoinferiore ai Goriziani ed ai Caminesi, riguardo alIa politiea internatenuta dal patriarca nel suo lungo governo, e quali fossero perciöle loro disposizioni d'animo. La contesa fra gli Zuccola ed Artuicodi Castello non era ancora ben chiusa ; e noi troviamo proprionel documento insieme uniti gli avversari degli Zuccola e gliavversari di Gemona nel lamentarsi del patriarca.

Artuico di Castello, Detalmo di Villalta coi suoi nepoti,Giovanni di Vrusbergo, Odolrieo e Gabriele di Strassoldo,Federico di Varmo, Federico di Prampero, Enrico di Prampero,.Tomasio di Partistagno, Nicole ed Enrico fratelli di Buttrio coinipoti, Mainarde e Federico di Villalta, Enrico maresca1co diTrieano eoi nipoti, Odolrieo ed Ingelpretto di Cuccagna, Simonedi Valvason, Duringo di Mels coi nipoti, Federico e Walterper-toldo fratelli di Pers, Leonardo di Brazzaeeo coi fratelli, Franceseodi Rivarotta scrissero una lettera ad Alberta, re dei Romani,lamentandosi delle violenze fatte loro in Friuli dal patriarca edai suoi nipoti eoll'occupare i loro diritti ed i loro castelli, ehe.dovevano rimanere in mano ai fedeli della ehiesa d' Aquileia;esposero ehe 10 stesso defunto patriarca aveva raddoppiate lemute mettendone anehe di nuove, ehe i moreanti ehe passavanoper it Friuli venivano derubati, senza ehe i rei fossero puniti.Supplicavano perciö, ch' egli destinasse in Friuli un suo rappre-sentante e vicario a provvedere a tutte le ingiustizie e malannie ehe raccomandasse al conte Alberto di Gorizia di difenderli '.

Era quello ehe il conte di Gorizia bramava in queste cireo-stanze, ma delle consegucnze non parleremo in questo momento.

, Siccorne iI documento porta per data solo I' iudizione XI, i1 JoPPt,Appendice ai Docummli Goriziani, n, Ill; 10 assegna al 1268, come annopiu probabile che non il 1283 ed i1 1298. Devesi, invece, preferire il 1298,perehe non si trova mai ricordato Enrico di Gorizia insieme col padre prima·del 1286.

! Si accenna infatti al patriarca oramai defunto.S Pergamena originale COil undid sigilli, in Archivio di 5tato a Vienna.

Copia in JOPPt, Diplomi, loc, eit., Busta XI.

Raimondo detla .Torre patr£arca d'Aqu£le£a 8 I

IX.

I. Concessioni e conferme ecclesiastiche nel 1274-1280. - 2. 11concilio.provinciale aquileiese del 1282. -3. Lite fra it patriarca ed it capitolo diAquileia per antichi debiti della chiesa d' Aquileia. - 4. La questione delpossesso di Marano. - 5. Concessioni e conferme nel 1283-1284. Le c1arissea Cividale e ad Udine. I domenicani in Friuli. - 6. Atti ecclesiastici diversi-sino a tutto it 1298. - 7. I ftagellanti in Friuli.

I. Gli affari ed i negoziati religiosi durante i1patriarcato diRaimondo (come del resto vediamo anche nei patriarcati ante-cedenti e susseguenti) assai malagevolmente si possono trattarea parte dagli interessi politici e sociali; vi sono perö aleuni fattiehe non entrano nel corso generale degli avvenimenti 0 perehesono di carattere secondario, 0 perehe formano episodi quasi deltutto staccati dagli altri.

NeI palazzo patriarcale di Udine il 10 dicembre 1274 il pa-·triarca confermö aI monastero di Sittich in Carniola il privilegio,concesso gia i1 14 marzo 1256 dal patriarca Gregorio suo prede-cessore, riguardante il possesso della chiesa di S. Pietro nellaSannthal ".

I1 13 febbraio 1278 ad Udine il patriarca Raimondo, perehei canonici di S. Odorico di Udine potessero avere case d' abita-zione sul luogo della Ioro chiesa, stabil], ehe la meta di tutti i red--diti di quella chiesa fosse messa sotto sequestro, affinehe si compe-rasse con essi un pezzo di terra presso la chiesa di S. Odorico'per costruirvi le case necessarie. Stabili pure ehe le oblazioni fattealla chiesa si dovessero dividere fra i canonici presenti al coronel giorno in cui erano fatte; ed al custode ehe era illoro capo,doveva toccare .il doppio ehe ad ogni canonico, purehe fosse'presente in coro 2. Si capisce bene da quest' atto che ad Udine

I BIANCHI, Doe, Reg., n. 400 a. b. Presenti: Guglielmo priore dellaCertosa di Valle S. Giovanni, Alberto preposito di S. Nabore a Milano,Gabriele preposito di Lodi, Pietro di Nimis e Nazario di Legio pievani e-cappellani patriarcali, maestro Guido canonico di Feitre, Pagano Lovoneumiliato, Umile e Buonfiglio frati minori,

2 BrANCHl, Doe, Reg., n. 425; MADRISIO, nell' appendice alle opere dis , Paolino,;' in MIGNE, P. L., to. 99, p. 649. Presenti: Naticlerio custode,prete Leone, Enzutto di Attens, Matteo di Carate, Fraino di Milano, eheagivano anche a nome degli altri canonici. 11 preposito non compare in·questa faccenda, perehe evidentemente i suoi proventi formavano una prebenda

6

Pio Paschini

a quel tempo ci doveva essere una vera difficoltä di trovarealloggi. A quest'atto tiene dietro un altro riguardante il capitolodi Cividale.

It 12 aprile 1278 a Cividale i1 patriarca fece un patto conquel capitolo. Esso infatti insieme col suo decano Bernardo era.stato scomunicato per non aver vo1uto pagare a tempo debito leprocurazioni al patriarca ehe le vo1eva a ragione della visitapastorale. 11 patriarca ritirö la censura cd avuto riguardo allapovertä di quella chiesa, rinunciö alla procurazione di sei giorniper la visita e 1'inquisizione fattevi; condone pure tutte le con-danne lanciate contro il capitolo ed i suoi chierici per le trasgres-sioni fatte alle costituzioni patriarcali; promise di non continuarela costruzione delle case finche non fosse passato il tempo delpagamento della decirna a sussidio di Terrasanta. S' accordö colcapito1o, perehe si facesse un'inchiesta riguardo alle ville e terredel capitolo per mezzo d' un notaio patriarcale; se durante ilpontificato di Bertoldo e di Gregorio i massari erano soliti dareil fieno, prestare i carri e fare la guardia nei castelli, dovevanocontinuare come per i1 passato, altrimenti dovevano esserneimmuni. Immuni dovevano pure essere quei beni capito1ari eheerano rimasti sempre immuni, e quelli comperati ultimamentecome immuni da questi oneri t.

Viene poi la volta dei capitoli di Aquileia. Anzitutto il14 maggio 1278 a Cividale i1 patriarca Raimondo da commis-sione a Picossio, gastaldo di Aiello, di assumere testimonianzesu certi pascoli per i quali v' era controversia fra gli uomini diSevegliano ed i massari ehe il capitolo patriarcale aveva in Ronchis,Melereto e nella pieve di S. Maria (la Longa) 2. Picossio, per dele-

del tutto distinta dal capitolo. Testimoni all' atto furono: fra' Umile deiminori e maestro Martino da Crema pievano di Flambro cappellani deipatriarca, Lippo Capponi mercante fiorentino, Rolando di S. Angelo ostiarioe Burla di Milane famigliari del patriarca.

1 BIANCHI, Doe. Reff., n. 429. Bernardo di Ragogna, preposito di Con-cordia, era stato eletto decano di Cividale I' 8 agosto 1275, conservando perl>la prepositura in grazia di un privilegio concessogli da Innocenzo IV. Ibid.,n.397. Presenti all' atto furono: fra' Artuico di Attens priore dei domenicanidi Cividale e fra' Pertoldo di Faedis lettore in quel convento, fra' ßaldassare-guardiano dei minori di Cividale con fra' Costantino di Dalmazia del suoconvento, i frati Umile e Buonfiglio di Milane cappellani del patriarca.BlANCHI, Doe. mss., n. 428._ S Pergamena in Archivio Capitolare di Udine, Iurisdict. temp., Sez. IV,

"Busta Ill. -

RaimOJldo della Torre patriarca d' A quileia 83

gazione del patriarca, pronunciö poi sentenza su questa questioneil 16 novembre I.

Il 10 gennaio 1280 in Aquileia il patriarca concede a Ber-nardo preposito, Ainzo decano e Rodolfo scolastico di S. Feliced' Aquileia e Ioro successori d' avere doppie le distribuzioni quo-tidiane, qualora facciano residenza diurna e notturna nel chiostrodella loro chiesa !.

2. Passiamo ora a provvedimenti di ordine piu generale edanche piu direttamente spirituale. In relazione a tutto un suo pro-gramma di. riforma, di cui ci parla anche frate Salimbene nelIasua cronaca, da Bologna, il 30 settembre 1279, iicardinale LatinoMalabranca, vescovo d' Ostia e VelIetri e legato apostolico, inviöal patriarca Raimondo « alcune sue costituzioni da lui emanate« di recente sull' onestä del eIero, la salute delle anime, l'utilitä« delle chiese e dei monasteri », e gli comandö « di farle pro-« mulgare nella citta d' Aquileia od in altro luogo solenne alIa« presenza del eIero congregato, per opera sua personalmente 0

« per mezzo del suo vicario, entro un mese dopo averle ricevute,« e di trasmetterle entro quel tempo a tutti i vescovi 'della sua« provincia od ai loro vicegerenti », perehe facessero altrettantonelle loro diocesi 3.

Le costituzioni comprendono sei paragrafi: 1.0 Contro gliinvasori delle chiese (paragrafo ehe troveremo poi svolto neicanoni del concilio d' Aquileia). 2.° Sulla visita dei monasteri.3.° Contro i chierici concubinari. 4.° Sulle penitenze. 5.° Sulleindulgenze. 6.° SuI vest ire delle donne '.

Il patriarca trasmise ai suoi suffraganei queste costituzioni,ma non le pubblicö personalmente in Aquileia, perehe in questotempo si trovava in Lombardia; forse le fece pubblicare dal suovicario. Ma tre anni dopo provvide egli stesso, sulle orme di

I BIANCHI, Doe. Reg-., n. 443. Da questo documento si sa ehe nellaquestione c' entrava pure Federico, ab bate di Moggio.

! Presenti: maestro Volrico cantore e Giovanni Rubeo tesoriere dell ach~esa d' Aquileia, Giacomo Cutica di Milano. Copia in Carte ]oppi, busta XI,in Biblioteca Comunale di Udine, da altra copia di FRANC. FLORIO, Diplom.Aquil., 1. ~ .

3 C' e appunto conservata la lettera, colla quale i1 2 novembre 1279 daLodi, dove si. trovava, iI patriarca comunicö al vescovo di Vicenza l'ordinee le costituzloni del cardinale Latino. Le costituzioni erano state emanatedal cardinale Latino a Bologna i1 21 settembre di quell' anno.

4 MANSI, Concil. Colled., to. XXIV, p. 245 sgg. Cfr. G. MARCUZZI,Sinodi Aqui/eiesi, Udine, 1910, p. 110 sgg.

Pio Paschini

quei decreti, alIa riforma della sua diocesi e dell' intera metropoli,per mezzo di un concilio provinciale ehe il 18-19 dicembre 1282

tenne in Aquileia. Vi furono presenti i1 capitolo d' Aquileia,ehe aveva alIa testa Leonardo di Favignacco vicedecano, i vescoviEnrico di Trento, -Bernardo di Vicenza, Adalgero di Feltre eBelluno, Ulvino di Trieste, Bono di Capodistria, Bonifacio, diParenzo, Marzio di Ceneda; Egidio di Cittanova, Bernardo .diPedena ed i procuratori di Bartolomeo di Verona, di Giovannidi Padova, di Giovanni di Pola, di Presavio di Treviso e diFolcherio di Concordia; poi gli abbati Corrado di Rosazzo, Paganodi Beligna, Federico di Ossiach ; Prosperino custode dei minoria CividaIe, Giacomo lettore dei predicatori a Cividale, ed altriassai. Per ovviare, dice it patriarca, ai malanni morali, assicurare laIiberta della chiesa e rimediare ai danni e rovine ehe desolavanola diocesi e la provincia di Aquileia si emanarono undici canoni:

I) in tutta la provincia si deve celebrare la festa deimartiri Ermagora e Fortunato, e conservarne la leggenda;

2) si debbono celebrare con riverenza i divini uffici secondole consuetudini delle singole chiese;

3) si debbono osservare le prescrizioni super vita et hone-state clericorum emanate dai canoni e da frate Latino, vescovod'Ostia e Velletri legato della Sede Apostolica;

4) polehe le violenze dei perversi si sfogavano non solocontro i chierici inferiori, ma anche contro i prelati, fu stabilito:a) se fosse mai fatto di nuovo prigione it patriarca, i vescovisuffraganei insieme col capitolo di Aquileia si aduneranno pertrattare delIa sua liberazione, e frattanto saranno interdetti idivini uffici in tutta la provincia; i colpevoli della cattura ed iloro complici saranno scomunicati, privati di tutti i Ioro beneficie resi inabili ad ottenerne; b) se il patriarca fosse ucciso 0 avessea morire in carcere, i colpevoli e loro fautori dovranno avereconfiscati i loro beni a vantaggio della chiesa d' Aquileia; itsuccessore dovrä ottenerne castigo sia dall' imperatore, sia dalpapa; i divini uffici rimarranno sospesi nei luoghi dove entre-ranno sino a tre giorni dopo la loro partenza e rimarrannoscomunicati coloro ehe avranno venduto loro alcunche 0 dataospitalitä ed il vescovo del luogo Ii fara arrestare ; c) nessu~suffraganeo / doveva aiutare i laici ehe movessero guerra al"patriarca j.: e non doveva impedire chi movesse per aiutarlo; d) siprendono misure per il caso in cui un suffraganeo fosse fattoprigione, ({'e) ucciso, o/J combattuto da qualehe laico, analoghe

Raimondo delta Torre patriarca d'Aquileia 85

a quelle per i1 patriarca, ed il patriarca doveva intervenire colsuo aiuto e colla sua autoritä i; g) se i1 patriarca od un suffra-ganeo fosse assediato in un luogo di sua giurisdizione, gli asse-dianti dovranno rimanere scomunicati; se ne era colpevole unacomunitä, rimarrä interdetta; i vassalli colpevoli perderanno i feudi;se un vescovo venisse cacciato dalla citta, perehe difendeva lalibertä dellasua chiesa e l'osservanza delle costituzioni, la cittäsarä colpita d'interdetto ed il podestä, rettori, consoli sarannoscomunicati in tutta la provincia; h) i1 vescovo esiliato, conquattro cavalli e cinque persone del seguito, dovrä essere prov-veduto dal patriarca e dai suffraganei di quanto abbisognasse ;tJ se un prelato inferiore fosse preso 0 ucciso, il vescovo dovräprovvedere come sopra; I) se si trattava di un chierico, i sacrileghidovranno essere pubblicamente scomunicati coi loro complici intutte le chiese delIa diocesi, ed i1 Iuogo dove s' era commesso ilmisfatto dovrä essere interdetto; m) se un canonico od un chie-rico fosse cacciato dalla sua chiesa per avere difesa la sua chiesae per l'osservanza delle costituzioni, dovrä essere provvisto delnecessario da parte del vescovo edel clero 2;

5) nessun vescovo poteva conferire la tonsura a chi nonera suo diocesano; giacche molti si facevano chierici solo persfuggire al tribunale secolare;

6) nessuno statuto, riforma, consuetudine si doveva ema-nare dalle cittä contro la libertä ecclesiastica; quelli gia. in vigorerimanevano senz' altro aboliti entro due mesi; rimanevano scornu-nicati quei magistrati ehe volevano darvi esecuzione;

7) dovevano essere scomunicati coloro ehe ingiustamenteoccupavano beni 0 diritti ecc1esiastici 0 pretendevano su di essiangherie 0 parangherie, ed essere interdetti i luoghi loro;

8) tutti i confessori, sotto pena di scomunica, dovevanoesaminare se i loro penitenti avevano pagate le decime ed iquartesi dovuti alle chiese ed ai chierici e negare, l'assoluzionea quelli ehe non 10 volevano fare;

9) chi moriva colpito dalla scomunica non doveva averesepoltura ecclesiastica; chi gliela dava, rimaneva sospeso;

i Evidentemente qui si aveva in vista soprattutto la cattura del patriarcaGregorio nel i'267 el' uccisione di Alberto, vescovo di Concordia e vicedo-mino patriarcale, nel 1268.

! E una vera lega di resistenza contro le prepotenze laicali; e ci dimostraanche quali erano le violenze ehe si commettevano; violenze ehe non eranolilllitate solo al territorio della metropoli aquileiese; tutt' altro !

86 Pio Paschin£

10) i suffraganei, conforme aI loro giuramento, dovevanoogni anno visitare la chiesa d' Aquileia;

I I) ogni suffraganeo doveva pubblicare le presenti costi-tuzioni neUe chiese ed ogni anno neI suo sinodo I.

Queste costituzioni furono poi di frequente invocate e messein pratica negli anni susseguenti.

3. Abbiamo ghi veduto come fossero risolte le complessedifficoltä politiche derivate dalle contese col conte di Gorizia ecoi principi transalpini ; ma conteporaneamente ad esse si dove-vano pure liquidare anche le questioni economiche interne eheerano sorte in causa di quelle. A questo proposito una lite abba-stanza grave s' era accesa fra i1patriarca ed il capitolo d' Aquileiaa cominciare per 10 meno dal 1282; e la cosa fu portata allacuria papale, ehe si trovava in Orvieto, dinanzi a Giacomo Colonna,cardinale di S. Maria in via Lata. E 1i il 1° aprile il patriarca 2

. ed i rappresentanti del capitolo decisero di deferire il giudiziodelle Ioro contese a tre arbitri seelti di comune accordo. 1 trearbitri furono Giovanni, arcidiacono di Aquileia cappeUanopapale;Ferrarino e Lodovico canonici di Aquileia; e dinanzi a loro in. Orvieto il J 0 ed i1 J 3 maggio Bonifacio, abbate di Beligna, peril patriarca, e maestro Giacomo canonico, per il capitolo, pre-sentarono le loro conclusioni. Maestro Giacomo Instö per ilpossesso del reddito delle undici marche, lasciate dal patriarcaBertoldo e confermate dal suo successore, sui diritto di copulaticorilasciato al capitolo, sulla villa di Marano, su alcuni altri diritti .del capitolo e sulle spese fatte da questo in occasione dell' ele-zione di Filippo di Carintia 3; l'abbate rispose ribattendo questepretese ed esigendo la resa di conto dell' amministrazione del'

I DE RUBElS, .lIfon. Eeel. Aquil., p.' 781 sgg. Cfr. MARCUZZI,SinodiAquileiesi eit., p. lIO sgg, Queste costituzioni furono pubblicate a Cividalela domenica 21 marzo 1283 dal decano Bernardo in latino ed in volgare,coll'imposizione a quelli ehe avevano occupati beni ecc1esiasticidi restituirlientro otto giomi sotto pena di scomunica. BIANCHI,Doe, Reg., n, 478;Doe, mss., n. 476. Presenti come testimoni della pubblicazione: Rantolfo diVilIalta, Giacomo di maestro Ottonello, Giuliano tesoriere ed altri canonici,Enrico di Portis, Odolrico di Buttrio, maestro Bonifacio di Verona ed altri.

2 Stavano presenti col patriarca: Bernardo decano di Cividale, Vice-manna di Buia, pre' Pietro pievano di Tricesimo, maestro Martino pievanodi Flambro; pre' Pagano scolastico di Aquileia.

3 Le richieste precedenti sono coordinate con quest' ultima in ordinealia Iiquidazione generale, Siamo dinanzi ad una procedura ehe si fa semprepiu rneticolosa ed intricata. Era I'influsso del tempo.

Ra£m01zdo della' Torre patri'arca d' Aqui'le£a 87

patriarcato tenuta dal capitolo durante la sede vacante '. La que-sfione non fu in realtä decisa ehe I' anno seguente, perehe soloil 4 maggio 1283 a Cividale fu pronunciata la sentenza arbitrateper cui fu deciso che:

I) il decano ed il capitolo fossero liberati dal rendereragione dei redditi del patriarcato amministrati durante le va-.canze della sede e ehe potevano ammontare a 4000 marche, pa-gando al patriarca 300 marche;

2) essi avevano i1 diritto di confermare i mansionari,diritto provenuto loro da prescrizione; .

3) in occasione della visita i1patriarca poteva esigere unamoderata procurazione secondo i canoni;

4) il patriarca doveva far pagare sulla muia d' Aquileiale undici marche stabilite gia dal patriarca Bertoldo 2 ;

5) i1 decano ed i1 capitolo non erano obbligati a pagareit copulatico 3, ne a contribuire agli oneri pubblici ed alle angherie,ma solo ad una jnoderata prestazione coi carri in tempo di guerra;

6) i1 patriarca poteva, senza averne richiesto i1 capitolo,confermare i vescovi e gli altri inferiori prelati, ma non emanarestatuti ';

7) gli ufficiali del patriarca non potevano impedire aldecano ed al capitolo di comperare pesce e tagliar legna nelleselve circostanti, per uso loro particolare;

8) alle collette imposte dai legati della Santa Sede dovevacontribuire anche il patriarca insieme cogli altri chierici;

9) il patriarca non poteva costringere alla milizia i1decanood altri capitolari; essi erano perö tenuti a prestare un moderatosussidio in moneta in tempo di guerra generale;

10) i1 decano e il capitolo non erano inclusi nella colletta di200 marche imposte dal patriarca quando era andato ana curia;

I I) ed il patriarca non era inc1usonel pagamento: .di30 marche spese dai canonici per andare in Boemia ed annun-

i BIANCHI, Doe. mss., n. 469.% Cfr. a tale proposito queste lIfemorie, XVI, 1920, p. 53·=: SuI copulatico cfr, queste 1I£em01'ie, X, 1914, p. 295, nota.4 Nel loro Liber Statutorum inserironopoi i canonici questo loro diritto,

eonfermato "piu tardi dal patriarca Nicolö di Lussemburgo: « Quod D. Pa-« triarcha de eoetero si quae statuta seu constitutiones facere voluerit, requiratc deeanum et Capitulum memoratos, et cum eorum consilio statuta faciat seuc condat, cum hoc sacri can ones attestantur ». MARCUZZI, Sinodi cit., p, 121 ;

ma senza fondamento egli suppone tenuto un sinodo in quest' anno.

Pio Paschini

ciare a Filippo la sua elezione; di cento marche spese per .con-durre a buon tennine quell' elezione; di 30 grossi spesi da Ioro-a Padova; di 2000 marche delle quali capitolo e decano sireputavano danneggiati per la vacanza di tre anni della sede-patriarcale t.

Come si vede, si trattava di diritti e di conti vecchi e moltointricati, ed era prevedibile perciö che l'esecuzione di questasentenza doveva dar luogo a molte difficoltä ed a molte incer-tezze. Per impedire ulteriori spese e disgustosi litigi, nel palazzopatriarcale di Cividale il 12 giugno 1286 il patriarca e G-iacomodi Cividale, canonico d' Aquileia e procuratore del suo capitolo,furono d'accordo ehe Ferrarino e Lodovico, i quali insieme col-I'arcidiacono Giovanni avevano pronunciata la sentenza arbitrale,potessero, quando 10 ritenessero necessario, sentire i1 consigliodi uomini sapienti e periti nel diritto riguardo a quella sentenza,.per interpretarne i punti dubbi ed oscuri e pubblicarne poi larisposta 2. Ed infatti il 27 agosto successivo Lodovico presentöal patriarca a Cividale una lettera suggellata del collega Ferrarinoriguardante le procurazioni e le angherie imposte dal patriarcasui beni del capitolo; ma non piacque al patriarca, perehe redattasenza il previo parere dei periti. Lodovico perö si professö inquesto solidale con Ferrarino 3.

. 4. Ben presto perö un altro affare riguardante it capitolopreoccupö il patriarca. Nel luglio 1287. Artuico di Castello, ehe-era vassallo del patriarca edel capitolo, pote penetrare a Maranoch' era sfäto occupato dai Veneziani, cacciare il loro presldio;prendere loro dei buoi e tre bolzoni, e mantenersi per sei mesientro quella terra. Cio perö non poteva durare ; ed i1 2 I feb-braio 1288 aMarano, davanti la chiesa di S. Martino, Olvinoq.amVecillo di Teizano, a norne di Artuico di Castello, consegnö-

I BIANCHI,Doe. Reg-., n. 479; Doe. mss., n. 477. Pergamena in ArchivioCapitolare di Udine. Presenti: Manfredo della Torre arciprete di Monza;Bemardo decano di Cividale, prete Pagano scolastico di Aquileia j poi Artuicodi Attens e Bertoldo di Faedis frati domenicani j Giovanni di Carpeneto eCorrado di Mantoa frati minori, Valtero di Cividale e Raimondino di Milano-notai.

l! Presenti: Prete Bono da Milano, Odorico detto Buiesio de Braida e-Ambrogino di Milano, famigliari dei patriarca. BINI, Documenta varia, It-p. 519; BIANCHI,Doe. mss., n. 512.

3 Presenti: frate Ambrogio preposito di luna, Bernardo decano di Ci--vidale, prete Bori'odi Milano, maestro Bellino di Brescia. BlANCHI,Doe. mss ..-n. 513.

Raimondo delta Ton'e patriarca d' Aqztiteia 89'

a prete Guidotto, pievano di S. Maria di Circhlach, procuratore-del patriarca, la terra di Marano, sulIa quale perö Artuico riser-vava a se i diritti ed i possessi ehe' in essa aveva prima ehe·fosse occupata dai Veneziani, i bolzoni ed i buoi ehe aveva.preso cola ed anche quanto gli restava d' esigere dagli 'uominidi quella terra i.

Questo fatto diede occasione alIa controversia. Marano era dispettanza del capitolo di Aquileia, ed Artuico pretese 3500 marchedi denari aquileiesi ehe diceva' d' avere spese nel liberare, nelcustodire e nel difendere la terra. I1 capitolo opponeva ehe donon era vero, perehe i Maranesi stessi, dopo allontanatisi i Vene-ziani, avevano accolto Artuico; ehe anzi Artuico aveva recatopoi al capitolo un danno di 2000 marche col distruggere le casee le difese di Marano, col prendere le suppellettili di questiabi-tanti, e macchine, pietre, calcina e bolzoni; coll' esigere per seil censo, altri diritti. e molti denari, e tenere i1 luogo occupatopiu di quanto convenisse. Ne nacque perciö lite 2 ed i1 patriarca,chiamato come arbitro a deciderla, a Cividale il 22 maggio 1288,_

condannö i1 decano ed i1 capitolo a pagare ad Artuico le speseincontrate nell' occupazione di Marano, ma li libero dal pagarele spese incontrate da lui dopo ehe il capitolo aveva richiestala consegna di Marano ; condannö per conseguenza Artuico apagare i danni fatti col tenere occupato Marano piu a lungo di'quanto 10 avesse permesso il capitolo, nelIa misura nella qualeit capitolo con giuramento si chiarnasse danneggiato. Ma nessunadelle due parti volle giurare su questo punto 3.'

Si dovette pensare ad un altro mezzo per risolvere la con--tesa. I1 4 maggio 1290 a Cividale nelIa lobi a del suo palazzo ilpatriarca Raimondo, invece della terra di Marano, concessa alcapitolo d' Aquileia dal patriarca Poppo, concesse al medesimo-

t Reg. in Cod. De Rubeis, ed. BRAGATO,p, 27 sg.; BIANCHI,Doe. Beg.,n. 545; Doe. mss., n. 523 colla data 9 febbraio,

s 11 5 e l'8 rnaggio 1285 ad Udine nel palazzo inferiore dei patriarca..Artuico introdusse i testirnoni per provare quanto aveva fatto contro i Vene-ziani. l'resenti: Manfredo arciprete di Monza, Filippo preposito di S. Stefano.d' Aquileia, Dornbono di Milano, Asquino diVarrno, Nicolö di Buttrio,Enrico di Portis di Cividale. l\Iinuta originale di Giovanni de Lupico inBiblioteca Comunale di Udine.

3 BIANCHI, Doe. Reg., n. 549; Doe. mss., n. 529. Testi: i vescovi Ful-cherio di Concordia e Sirnone di Cittanova, Filippo preposito di S. Stefano,Bemardo decano di Cividale e Antonio decano di Concordia, Giovannl di.Zuccola, Simone di Cucagna, Leonarduccio di Brazzaco.

-go Pio Pascluni

-capitolo la pieve di S. Margherita di Gruagno col r reddito diotto marche, colle decime, mansi ecc.; ed inoltre quattro mansia Percotto, otto a Trivignano ed otto in Aiello. Ma a questadecisione si oppose i1 decano d' Aquileia, Rantolfo di Villalta,dicendo' ehe un tale affare non era da spicciarsi alla leggera epoteva trattarsi soltanto in Aquileia ana presenza dei canonici;.altrimenti poteva essere nullo t.

La ragione di questa opposizione era perö un'altra. Rantolfo.aveva occupato Marano; e sebbene ripetutamente fosse stato avver-,tito non aveva voluto cederlo. Pereie i1 12 maggio a Cividale ilpatriarca 10 denunciö pubblicamente come' scomunicato insiemecon Giacomo de Clama e coi suoi fautori, e gli impose di resti-tuire la terra entro otto giorni, altrimenti l'avrebbe sospeso dalbeneficio e punito piu gravemente ancora ", Di piu it 24 maggioda Udine gli impose di venire ad Udine per il prossimo sabatodelle tempora per ricevere da lui 0 dal vescovo di Trieste ilsuddiaconato; giaccbe il decano, nonostante i ripetuti inviti del.patriarca, non s' era curato di ricevere gli ordini inerenti al suogrado; e gli minacciö ehe altrimentiavrebbe proceduto contro di.1ui a norma di diritto ",

La questione fu definita a Cividale il 28 giugno 1290 conun arbitrato; e fu stabilito, ehe per equiparare i redditi dellapieve di Gruagno con quella di Marano, il patriarca desse

t BIANCHI,Doe, Reg», nn. S83-S84; Doe, mss., nn. SSS-SS6;DE RUBElS,Disseri, mss., p. 323. Presenti: Antonio decano di Concordia, Montanariopievano de Alba-Ecclesia C\Veisskirchen),maestro Giacomo pievano di Mossa,maestro Giovanni di Lupico e Guglielmo di Cividale notal, Carlino de Domogastaldo d' Antro, Vacarino e Ambrogio ostiari patriarcali. Il capitolo diAquileia era rappresentato da Mattia di Mels, maestro AIberico cantore,Paganino della Torre tesoriere, ed altri canonici. La cosa fu decisa da duearbitri, ehe furono il tesoriere Paganino per iI patriarca ed Ermanno di Udineper il capitolo.

~ BIANCHI,Doe, Rcg., n, 585; Doe, mss., n. 557. Presenti: Bernardodecano di Cividale, Mattia di Mels, i maestri Alberico e Lorenzo, Ermaunodi Udine, Giacomo Lodoici di Cividale, Filippono e Paganino della Torre.e maestro VaItero canonico di Aquileia, Nicolö di Buttrio, Enrico de Portis,Tomasio di S. Daniele, Brandilisio di Cividale, Enrico di Villalta, Pertoldoe Odolrico di Tricano, Tomasio e Simone di Cnccagna.

3 BIANCHI,.Doc. Reg., n. S86; Doe, mss., n. 5S8.L' intimaaione aRantolfo dirlcevere gli ordini fu recata ad Udine da Albertino chierico deReponio iI 2S maggio alla presenza di Lazario, vicario dell' arcidiacono di

:-Kquileia, Carlsrnano di Savorgnano, Villano della Torre, b.}aestTOGerardomarescalco. Atti del notaio Nicolo d] Cividale.

Raimondo della Torre patriarca d' Aquile£a 9 I

.al eapitolo d'Aquileia il reddito di 32 marche sui mansi postinelle gastaldie di Aiello e Trivignano a scelta del capitolo, corn-putato perö il frumento, vino ed altre granaglie; e concedesse .pure. al capitolo i detti beni con tutti i diritti computati, le col-Jette, i carreggi ecc. t. Nel frattempo il 30 maggio da Cividaleil patriarca aveva costituito maestro Guglielmo, suo vicario aCividale, quale suo delegato per dare al capitolo il possesso dellapieve di S. Margherita 2. .

I1 14 settembre ad Udine il patriarca assolse Gerardo diCastello, canonico di Aquileia, dalla scomunica in cui era incorsoper avere in qua1che modo partecipato all' occupazione di Maranofatta dal decano Rantolfo s. Poi il 25 settembre 1290 Rantolfodi Villalta da Cividale fu chiamato dal patriarca a rendere conto-deidanni fatti al capitolo 4; ma certo questa non fu ehe una sotti-gliezza procedurale, perehe il 9 ottobre ilpatriarca in Udine nelsuo nuovo palazzo patriarcale assolse Rantolfo da ogni censura 5.

-COS! 10 scambio fra patriarca e capitolo ebbe i1 suo pieno corn-pimento 8.

5. E ritorniamo pure agli affaridi ordinario governo. I1.28 ottobre 1283 ad Udine in casa turri il patriarca confermö lanomina di Vitale, decano di Trieste, a vescovo di Capodistria,fatta dai canonici di questa chiesa, esuli dalla loro cittä, perehecacciatine dai Veneziani 7.

1 BlANCHl, Doe. Reg., n. 588; Doe. mss., n. 560. Presenti: pre' EH-prando, maestro GugHelmo vicario patriarcale nella chiesa di Cividale, mae-stro Tomaso chierico di S. Giovanni di Padova, maestro Giovanni de Lupico,Domenico di Cividale notaio. .

! Presenti: Regino pievano di Tiver, Pietro frate umiliato, e Albertino.chierico de Reponio. 11 delegato del capitolo perricevere il possesso fuErmanno Zardinello. Atti del notaio Nicolö di Cividale.

3 BIANCHI,Doe. Reg., n. 590; Doe. mss., n. 564. Presenti: pre' Vidottopievano di Circhlach, maestro Guido da Parma giurisperito, Leonardo diBrazzaccc ecc. .

4 BIANCHI, Doe. mss., n. 565. Presenti: il decano di Cividale, Nicolö .-di Buttrio, Giovanni di Zuccola, Tomasio e Odolrico di Cucagna.

S BlANCHI, Doe. Reg., n. 591; Doe. mss., n. 566. Presenti: Pasio pre-posito di Carrate e Pietro frati umiliati, Federico di Villalta, Guglielmo quifuit de Venzono e Nucio di Mets.

s L~ pieve di S. Margherita rimase annessa al capitolo aquileiese sinoal momento deIla sua soppressione; poi passö al capitolo arcivescovile diUdine, ehe ancora la tiene. .

7 BlANCHl, Doe.' Reg., n. 482; Doe. mss., n. 479. Vitale fuil successore-del vescovo Bono. Presenti alia conferma: maestro Peregrino, arcidiacono di

92 Pio Paschin£

11 31 ottobre, pure ad Udine, il patriarca confermö Alpionda,.priora di S. Quirino presso Udine, eletta a succedere a Mariache aveva rinunciato al priorato ",

11 9 novembre il patriarca cornunicö ai suffraganei la letteracolla quale Bernardo, vescovo di Porto e legato papale, intimavala crociata contro Pietro d' Aragona, re di Sicilia, per ordine dipapa Martino IV 2.

11 17 maggio 1284 a Cividale il patriarca Raimondo ascol-tava Simone decano di Cittanova e Valterio, scolastico di Civi-dale e procuratore del capitolo di Cittanova, riguardo all' elezionedel primo a vescovo di Cittanova, contradetta daI1'altro. La causacontinue a discutersi a Cividale i giorni seguenti 19, 22 e 243•11 vescovado rimase a Simone, it quale entrö nelle grazie diRaimondo, perehe quale oicario patriarcale I' 8 dicembre 1284egli pose la prima pietra deI1achiesa di S. Bernardo di Modoleto,ehe Bernardo di Ragogna, decano di Cividale, intendeva costruirenei suoi_possessi, riservandone a se ed al fratello Mattia i1 pa-tronato 4.

Da Udine it 5 giugno 1284 it patriarca cop cesse quarantagiorni di induIgenza in favore di chi visitava la chiesa di S. MarcoaMantova lI. E una di quelle concessioni ch' erano allora ass~ifrequenti. Si ha pure memoria di certe conferme di privilegi con-cesse da! patriarca alle monache di S. Gervasio a Belluno, masenza date 6.

Carniola, Giacomo di Cividale e Pagano scolastico canonici d' Aquileia, Ubertodi S. MicheIe di Juna, Montenario de Alba Ecclesia (Weisskirchen), Guido diCirchlach, Arnolfo di Golzaoo pievaoi, Otto preposito di Zignano nelIa diocesidi Milano. DE RUBElS,Dissert. mss., p. 319.

i BlANCHI, Doe. Reg., n. 483; Doe. mss., n. 480.' Presenti: Peregrinearcidiacono di Carniola, fra' Umile e fra' Boofiglio da Milano francescani;pre' Pagano scolastico d' Aquileia, i pievani Uberto di S. MicheIe di Juna,Montanaro di Weisskirchen, Guido di Circhlach ecc.

:e BIANCHI,Doe. Reg., n. 484; Doe. mss., n, 481. Ci resta frammentariala lettera con cui il patriarca partecipava a Bernardo, vescovo di Pedena,gli ordini del papa edeI legato, esortandolo a darvi solIecita ed efficace'esecuzione. DE RUBElS,Dissert, mss., p. 316. .

3 CARLI,op. cit., p. 265. Presenti: Bernardo decano di Cividale, Gia-coma canonico di Cividale, Peregrino arcidiacono di Carniola, Pietro de Petrisarcidiacono di Carnia, frate Umile dei minori ecc.

, BIANCHI-,Doe. Reg., n. 497; Doe. mss., n. 491.;.- MITTARELLI,jInnales Camaldul., to. IV, p. 167; indulgenza confer-

matä piü tardi dal cardinale Lodovico patriarca.- 11 Ibid., to. VI, p. So.

Razil101Zdodelta Torre patriarca 'cl'Aqu£!e£a 93

I1 4 giugno 1284, ottava di Pentecoste, il patriarca Raimondo-diede il velo e la regola di S. Chiara a Cividale a Sandrina priora-e ad altre undid sue consorelle e le rinchiuse nel chiostro diS. Francesco fuori della cittä sulla sinistra del Natisone, eh' esseavevano comperato dai frati minori. I1 patriarca era assistito in-quella cerimonia da frate Folchero di Zuccola, vescovo di Con-cordia, da Ulvino di Cividale vescovo di Trieste, da Bernardovescovo di Pedena e da molti altri personaggi i. .

Da parte loro i frati minori ehe abitavano prima a S. Fran-cesco vennero ad abitare in cittä nella casa di Volrico di Cadore,preposito di S. Pietro in Carnia, ch' essi avevano comperato daSandrina e dalle sue consorelle. I1 24 luglio di quello stesso anno,-con un suo documento scritto da Udine, il patriarca dichiarö-che i frati minori di Cividale non erano incorsi nella scomunicasancita dal concilio provinciale, per avere preso possesso dellacasa di Giovanni Triburcio loro assegnata =. Certo questo nuovo.acquisto deve porsi in relazione colla fabbrica di una nuova chiesa-che i frati stavano preparando, non ostante I l'opposizione deidomenicani. Vinta questa, il patriarca ad Aquileia nel nuovopalazzo patriarcale il 23 dicembre 1284, concesse ai francescanilicenza di erigere la Ioro nuova chiesa 3. Piu tardi poi, doe it15 aprile 1285, da Aquileia il patriarca concesse e confermö-indulgenze in favore delIa chiesa, ehe gia doveva essere eo-struita '. '

E per ritornare alle c1arisse, noi vediamo it patriarca ' con-fermare it Ioro istituto e ammetterlo a godere tutti i privilegi,perehe iJ 15 ottobre 1287 a Cividale concesse alIa badessa edalle suore di S. Francesco di Cividale ehe passassero all' ordine-di S. Chiara ; ele esento dalla giurisdizione spirituale e temporale-del patriarca, perehe potessero godere completamente dei privilegi-concessi alle c1arisse li. Ed infatti fra' Pietro, visitatore del1ecla-risse, diede loro it 19 ottobre l'abito di tali suore. I1 febbraio 1288

1 Jl'I.IAN., loc. eit., p, 16, ~ XXXV sg,! BIANCHI, Doe. Reg-., n. 491; Doe. mss., n. 485.3 BIANCHI, Doe. mss., n. 492; Doe. Reg-., n. 498 (coll'erronea indica-

zione di Udine). Presenti: Filippo preposito di -S. Stefano d' Aquileia, i due.arcidiaconi Peregrino di Carniola ~ Pietro de Pona di Carnia, i due pievaniVicemalln~ di Buia e Guido di Circhlach, Costantino abitatore di Udine.

« BIANCHI, Doe. mss., n. 5°7; Doe. Reg», n. 516. Cfr. il mio: Primordi.deit ordine Fraucescano in Friuli, in queste Memorie, XI, 1915, p. 47.

Ii BIANCHI, Doe. Reg-., n. 535; Doe. mss., n. 519.

94 Pio Paschini

entrö in quel monastero come badessa Belingera di Milano, nipote-del patriarca '.

Se il patriarca Raimondo aveva tanto favorito il sorgere delmonastero delle cIarisse aCividale, facilmente si comprende, che·egli doveva favorire la fondazione di un altro anche ad Udine;dove da tempo oramai si trovavano i frati minori. In questo eglifu favorito dalla pietä di Uccello od Uccellutto degli Uccelli citta··dino udinese. Questi dimoströ anzitutto il suo spirito di caritäcol provvedere ai poveri lebbrosi, ehe gia avevano un loro ospiziofuori della cittä di Udine. I1 18 novembre 1285 ad Udine il.patriarca concesse ad Uccellutto licenza di costruire la chiesadi S. Lazzaro presso la casa dei lebbrosi nelle vicinanze diUdine, purehe i canonici di Udirie potessero .uffieiare la chiesaquando volessero, le offerte andassero ai lebbrosi, e si pagasseroana parrocchia due libre di cera il di dell' Assunta. Uccelluttopromise di dotare e provvedere la chiesa del necessario, ed ilpatriarca delegö Simone, vescovo di Emona e vicario suo, a porre-la prima pietra 2.

Nel 1294 Uccellutto attendeva alla costruzione del monastero-per le clarisse. Sappiamo, infatti.: ehe il 14 settembre 1294 ilpatriarca Raimondo fece la pennuta di un terreno con un talBianco di Udine per edificarvi un monastero per le monache diS. Chiara ; e ehe pure ad Udine, il 21 dicembre 1294, il patriarcadiede ad Uccellutto la « terra posta in Udine nel luogo detto« Somriva, verso la porta per cui si va a Gemona », doveUccellutto aveva corninciato a costruire una cella per le religioseehe volessero servire Dio nell' ordine di S. Francesco e diS. Chiara 3. I1 monastero pote sorgere tosto, perehe nel feb··braio 1303 gia se ne consacrava la nuova chiesa con grandesolennitä dal patriarca Ottobono assistito da sette vescovi corn-provinciali. Da un documento del 2 settembre 1305 risulta, che

, JULIAN., Ioc. cit., p. 2~, ~~ XLVII e L. Cfr. Primordi cit., ibid.! BIANCHI, Doe. Reg., n. 510; Doe. mss., n, 502 .. Presenti: Dietrico-

decano e maestro Giacomo di Udine canonico di Aquileia, Aipone decanodi S. Felice, i francescani Margarito, Bonfilio, Servodei e Giovanni Pasio ecc.

3 BIANCHI, Doe. Reg., n. 726; Doe. mss., n. 702. Presenti: fra' Salvadeo-Iettore neI convento dei frati minori di Cividale, fra' Giacomo lettore in quellodi Udine, i frati minori Bonfiglio ed Enrico di Milano, cappeIlani del patriarca,Pietro da Carugate frate umiliato, i signori Gastone e Paganino fratelli dell a~Totre, Vicemanno rpievano di Buia, Cfr, BINI, Varia Pairiarchatia Aqltileien.,., I, 148, dove I' atto porta la data dell/ t r dicembre.

Raimondo della Torre patrz"arca d'Aquileia 95:

Uccellutto per la fabbrica del monastero aveva speso 15.900 libre-di bagattini e ehe il patriarca Raimondo aveva posta la prima.pietra '.

Assai poco siamo informati sullo stabilirsi dei domenicani'in Friuli. Mentre sappiamo di certo ehe-essi costituirono a Frie-sach un convento sino dal 27 dicembre 1217 per opera di Ebe-rardo II arcivescovo di Salisburgo 2; possiamo dire soltanto eheentrarono a Cividale dopo it 1242, ma prima del 1252; per operae col favore diehi, non sappiamo 3. 11 3 aprile 1267 fu postala prima pietra del monastero della Cella per le domenicane diCividale dai vescovi Alberto di Concordia eWiscardo di Pedena ' ..Certo dovettero essere gli stessi padri domenicani i grandi fau--tori di questa nuova fondazione. Noi abbiamo veduto piu voltei loro nomi nei diplomi riguardanti gli affari del patriareato,segno ehe prendevano pure parte viva alla vita pubblica della .Patria. Agglungerö qui i nomi di un frate Ermanno e d'un frateEnrico presenti a Laak in Carniola it 27 ottobre 1271 ad un atto-riguardante i eavalieri teutonici di Lubiana e le monache dome-nicane di Michelsterten 5; e quelli di frate Gerardo priore e difrate Francesco da Treviso ricordati in un regesto del 1286 6.

Ad Udine i domenicani entrarono nel maggio 1285 ed il-31 di quel mese celebrarono pubblicamente la messa nel loroconvento e posero la prima pietra della loro chiesa di S. Pietromartire. Di piu preciso nulla sappiamo al riguardo.

A Cividale il 24 marzo 1288 i1 patriarca confermö certe-indulgenze eoneesse dal patriarca di Grado, dall' arcivescovo di.Antivari e da nove altri veseovi, in favore della chiesa diS. Pietro martire di Udine, ufficiata dai padri domenicani 7.

, Primordi cit., p. 50. BIANCHI,Doe. ·Reg., 11, n. IIO. 11 cronisra-Giuliano ei informa poi, come nel novembre 1306 it monastero fosse canoni--camente costituito.

11 VON JAKSCH,Die Kärntner' Gesekiehtsquelleneit., n. 1764. A Pettau i-domenicani c' erano gia nel 1235; in quest' anno it patriarca Bertoldo concessein loro favore una bolla d'indulgenza. Cfr, queste Memorie, XVI, 1920, p. 23.

3 DE RUBElS, .blon. Bed. Aquil., col. 692 sg. Egli rimanda alIa suaHisl. Congreg. B. Jae. Solomonii,

4 JULl~, loc. cit., p. 4·5 Fontes' RR. Austriac., 11, vol. I, p, 128, n. II2. Anche a Studeniz, ..

oltre cbe ' a Michelstetten, erano le monache domenicane .• Thesaurus, p. 191, n. 405.7 BIANCHl,Doe. Reg., n. 546; Doe. mss., n. 526.

Pio Paschini

Non e certo questo un segno di straordinaria benevolenza-da parte del patriarca; forse egli era piu ben disposto verso ifrancescani, ehe verso i domenicani; ma stante la scarsezza dei-documenti non credo lecito fare altre supposizioni.

6. L' 8 gennaio 1288 i1 patriarca Raimondo concesse al mona-.stero cisterciense di S. Maria di Landstrass la chiesa di S. Gia-.corno di Landstrass, vacante per cessione di Lamberto rettore diessa, sulla quale il monastero esercitava il patronato, colI'obbligo·di pregare per lui, di dire ogni sabato la messa delIa Madonna-e di non lasciar mancare mai il servizio divino nella chiesa t.

L' 8 ottobre 1288 ad Udine il patriarca e Corrado abbate diRosazzo vennero a questa decisione, riguardo alla decima delmonte ehe sta fra Manzano e Buttrio, ehe il patriarca stesso.avesse tre parti di quelIa decima, l'abbate la quarta parte, polehele pieve di Buttrio apparteneva per diritto allabbazla 2.

Ad Aquileia il 16 marzo 1289 i1 patriarca appellö alIa Sede.Apostolica contro Cristoforo, collettore delle decime per la TerraSanta e per i1 Regno di Sicilia, il quale aveva imposto ehe ilpatriarca stesso 'pagasse entro quindici giorni la decima dei red-. diti e dei' proventi patriarcali e diocesani sotto pena d' interdettoab ingressu Ecclesiae et a Pontijicalibus; la ristrettezza del tempo-e le spese della guerra erano i motivi di tale ricorso 3.

Ad Aquileia il 24 gennaio 1290 il patriarca Raimondo,-poiche non poteva allora personalmente attendere al giudizioriguardo la validita dell' elezione di Ermanno ad abate di Sesto,decise una dilazione. La causa fu riassunta a Cividale il 22 feh-'braio dinanzi allo stesso patriarca e discussa fra il procuratore

i Nolizetzblalt herausg , von der hisI .. Commission der k. Akademie derWissellschaften, WielI, 1858, p. 404. BIANCHI, Doe. Reg., n. 540; Doe. mss.,,n··521.

2 BIANCHI, Doe. Reg., n. 552; Doe. mss., 11. 532. Presenti gli abbati:Graziadio di Sesto e Squarzutto di Beligna, Manfredo della Torre arcipretedi Monza, maestro' Lorenzo filico e maestro Giacomo di Udine canonici diAquileia, gli arcidiaconi Ottone di Carintia e maestro Pietro Buca di Camia,pre' Guidotto pievano di Circhlach ecc.

3 Atti di Nicolö di Cividale. Presenti: Margarito e Bonfiglio frati minori,e Bonfiglio cisterciense cappellani del patriarca. BIANCHI,Doe. Reg., n. 561;Doe. mss., n.539. Questo Cristoforo doveva essere un sub-collettore, perehe-il 20 aprile 1288 Nicolö IV aveva nominato Nicolö, priore di Saltiano in-diocesi di Siena, collettore della decima per iI regno di Sicilia nel patriarcato.d"Aquileia ed-Ttalia settentrionale. Reg • Nicot, IV cit., n. 99; cfr. ibid.,.nn, 1I42-1I52, 1179, 2725.

Raimondo della Torre patriarca d'Aquileia 97---------------------_._-_._--------

di Ermanno e Graziadeo q.amBonaccorso di Mautova predeces-sore di Ermanno nel governo abbaziale i.

11 3 marzo 1290 da Udine il patriarca comando' ai vicaridelle pievi di Gemona, S. Daniele e Ragogna, di denunciarepubblicamente nelle loro chiese quali scomunicati vitandiAiniciodi Ragogna e suo figlio, Matteo e Tinossio figli del fu Marquardodi Ragogna ehe avevano occupato a Gradisca un manso di Pietropievano di Tricesimo ed avevano portato via di la animali edoggetti ehe vi avevano trovato 2.

11 21 dicembre 1290 si presentö dinanzi al patriarca inAquileia Paolo, procuratore di Giacomo abbate di S. Fermo diVerona eletto vescovo di quella citta, chiedendo ehe confermasse .la nomina di lui, giacche, trascorso i1 tempo utile, nessuno s'erapresentato a fare rec1ami contro I' eIetto; ma i1 patriarca si riservödi deliberare e di decidere su quella nomina 3.

Ad Aquileia nella camera del nuovo palazzo patriarcale i123 gennaio 1292, i1 patriarca confermö al capitolo di Verona tuttele esenzioni, i privilegi, i documenti ehe gli erano stati elargitidai suoi antecessori e dai vescovi veronesi '.

Ad Udine il 15 aprile 1292 il patriarca confermö Ottone,gia priore, nell' ufficio di abbate di Obernburg e coll' anello glidiede l'investitura 5.

11 26 luglio 12'92 ad Udine i1 patriarca assolse dalla scomu-nica gli uomini della curia di Povoleto, ehe non s' erano quel-l'anno recati ad Aquileia colle croci, come dovevano, dopo eheebbero giurato di ubbidire sempre alla chiesa ed al patriarca 6.

i Atti di Giovanni de Lupico, in Archivio Notarile di Udine.2 BIANCHl, Doe. Reg., n. 575. Ciö in conformitä ai canoni del concilio

provinciale del 1282.

3 BIANCHI, Doe. Reg., n. 593; Doe. mss., n. 568. Presenti : Albericocanonico di Aquileia, maestro Pietro Buca arcidiacono della, Carnia, maestroGuido di Parma, maestro Giovanni de Lupico e Guglielmo notari, Albertinoe Prevedino ostiari del patriarca. Gregorio di Montelongo, canonico di Verona,aveva intimato a norne del patriarca la citazione, a tutti quelli ehe avesseroqualehe opposizione da presentare contro I' eletto vescovo di Verona.

~ UGHELLI2, V, p. 855. 'Presenti ; Martino Benigne (certo Brugno) diMilane gastaldo patriarcale in Cividale, Lipo Capponi di Firenze, Rubeo deLatre (1), maestro Giovanni di Lupico e Guglielmo di Cividale notai.

~ BlANCHI, Doe. Reg., n. 62T.6 BIANCHl, Doe. Reg.; n. 649; Doe. 11/SS., n. 624. Presentl ; i due pie-

vani Guglielmo di Nimis e Vaurino d'Invillino, Martiuo della Torre podestädi Muggia, Uberto de Orino, Milane de Paona gastaldo di l\ttens, Pietro diAttens, Frevidino ostiario.

7

Pio Paschini

In Aquileia il 9 febbraio 1293 frate Pietro, ratiocinator delpatriarca, attesto d' avere ricevuto da Matteo, .vescovo di Pola,15 grossi ehe gli restavano da pagare per le spese del legatoapostolico andato in Ungheria e66 soldi di grossi venezianiquale contribuzione « pro expensis nuntiorum super negotiis C01Z-

« C£lit"habiti Aquz"leiae ad Romanam curiam transmissorum » i.

Non so di quale concilio si parli qui, per cui si inviarono nunzialla curia romana: se cioe di quello dell 282, su cui pote forse essereinsorta qua1chequestione, 0 di altro concilio, su cui nulla sappiamo.

It 22 giugno 1293 ad Udine i1 patriarca Raimondo concessea Filippo, monaco di Rosazzo, l' abbazia di Ossiach, essendo la.nomina dell' abbate devoluta a lui, perehe non fatta dai monaddel luogo entro il tempo assegnato 2.

It 26 ottobre 1294 il patriarca era ad Udine, dove concessedieci giorni d'indulgenza a quelli ehe accompagnassero devota-mente il Sacramento quando si portava agli infermi 3.

Da Udine il 7 novembre 1294 il patriarca scrisse a Wolrico,Carlo ed altri nobili dl Gagliano ed impose loro di non molestarein a1cun modo i massari ed i beni di Bernardo decano edelcapitolo di Cividale. Se avevano da rivendicare qualehe diritto,10 dovevano fare in modo legale davanti a lui '.

Da Udine il 13 gennaio 1295 ilpatriarca comandö ai vescoviMatteo di Pola e Simone di Cittanova ed al decano di Trieste,che nelle loro chiese proclamassero pubblicamente contumace edinterdetto ab ingressu eius ecclesiae Ulrico, vescovo di Pedena,perehe. sebbene piu volte citato, non era comparso davanti alpatriarca per rispondere a Lupoldo di Cividale sopra una fideius-sione, per la quale aveva confessato d' essere obbligato. Comandöpure al preposito Pietro di intimare al suo vescovo =di Pedenal'interdetto del quale era colpito 5.

Ad Udine il 7 marzo 1295 Bernardo di Ragogna, decano diCividale, chiese al patriarca ehe volesse confermare la sua nomina

i BIANCHI, Doe, Reg., n. 671; Doe, mss., n. 646.Presenti: Tomaso edAccursio frati umiliati de Medos, Pagano di Mosca della Torre, MafeoSquarrapodestä d' AquiIeia, Ambrogio q.am Francesco diacorio di Pola.

2 BIANCHI, Doe. Reg., n. 690.3 BIANCHI, Doe. Reg., n. 724; Doe. mss., n, 701., Giovanni Rosso notaio di Cividale, in Archivio Notarile di Udine.5 BIANCHI, Doe. Reg., n, 728; Doe. mss., n. 704; eARLI, op. cit., p. 196;

-FR. BABUDRI, Ru;lo cronologico dei uescoui di Cittanova d'Tstria, Trieste, 191I.p. 79·

Raimondo della Torre-patriarca d'Aquileia 99

a canonico d' Aquileia fatta dal capitolo : il patriarca la confermö,ma in secondo luogo, doe dopo quella fatta nella persona diNapoleone della Torre I'B dicembre 1294 I.

Il 3 maggio 1295 a S. Vito il patriarca costitui CastellinoMalacrea di Milano, abitatore di S. Vito, suo incaricato per unanno ad esercitare la giurisdizione temporale del veseovado diConeordia 2. II motivo di questo provvedimento fu, ehe il veseovoGiacomo, passato gi<\ un anno dalla sua conseerazione, non sen' era fatto dare l'investitura feudale dal patriarea. 11 veseovoGiaeomo q.am Ottonello ebbe poi l'investitura « de Regalibus« et aliis suis juribus cum uno vexillo » 3.

La domenica 8 ottobre 1295 i1 patriarea Raimondo consacröveseovo di Corno frate Leone da Corno dell' ordine dei minori '.La funzione si fece ad Udine nella chiesa di S. Odorico con' assi-stenza dei veseovi Simone di Cittanova e Simone di Capodistria,presenti pure Manfredo della Torre arciprete di Monza e Filippopreposito di S. Stefano d' Aquileia a.

11 10 gennaio 1296 dal suo palazzo di Aquileia il patriareaRaimondo dichiarö nulle le nomine di quei eanonici di Cividaleche non erano state confermate da lui 0 dalla curia roman a I.

La misura presa ebbe un risultato pacifico, perehe i1 13 aprilea Cividale il patriarca confermö la nomina ehe Bernardo, decanodi Cividale, quale rappresentante anche del suo capitolo, avevafatta dei nuovi canonici nelle persone di Gastone delta Torrecanonico di Aquileia, Claudino dell a Torre pievano di S. Mieheledi Juna, Napino figlio di Mosca della Torre 7.

l R. Museo di Cividale, Pergamen, Capitot., vol. IX, n. 41•I BIANCHI, Doe. ,/ISS., n. 709. Presenti: Bonfilio ed Enrico da Milano

frati minori e cappellani patriareali, maestro Valtero eanonieo d' Aquileianotaio patriareale. 11 4 maggio Marcabruno di S. Vito feee la eonsegna aCastellino della giurisdizione temporale e delle regalie deI veseovado; BIANCHI,Doe. Reg., n. 733; Doe. mss., n. 710; Reg. del cod. De Rubels, p. 14·

3 Tlusaurus, p, 256, n. 680., CIPOLLA, Antiehe cron, Veronesi, I, p. 447·a BIANCHI, Doe. Reg., n. 727; Doe. mss., n. 703. Dov' e ricordato, ehe

Manno, preposito di S. Pietro in Camia, intervenne a quella eonsaerazionee partecipö alle cose divine. Cfr. pure DIt .RUDEIS, Dissert, 11Iss., p. 313.Aui di Giovanni de Lupico.

a JULIA~., loc. eit., ~ LXX., DE RUBElS, ,lIon. Eccl. Aquil., p. 775. Presenti: Manfredo della Torre

arciprete di Monza, maestro Rodolfino pievano di S. Maria di Cirehniz, Martinodella Torre, Giovanni de Vedano, Prividiuo di Marliano ostiario palriareale.BIASCHI, Doe. R~g., n. 747; Doe. mss., n. 73"

100 Pio Paschini

Il 15 maggio 1296 a' Marano i1 patriarca conferi a preteCanciano, figlio di Matteo di Greys, la chiesa di S. Tommasodi Carlino -.

Il 6 giugno 1296 i1 patriarca fece a sue spese rinnovaresette campane nella chiesa di Aquileia, ed oltre i1 metallo dellevecchie campane spese 792 libre venete di piccoli, soldi 13 epiccoli 2 2.

Il 9 giugno 1296 a Gemona impose severe penitenze al preteGiacomo di Gemona, reo di molte colpe, per le quali era gia.stato sospeso; fra le altre ave~a tolti gli occhi ad un'immaginedi S. Antonio a Latisana 3.

II 24 gjugno 1296 ad Udine i1 patriarca attestö d' avereavuto a prestito da Filippo della Torre, gastaIdo di Cividale,-venti marche aquileiesi, per pagare a norne proprio edella suachiesa la decima papale •.

Poi il 25 giugno 1296 il patriarca tenne giudizio ad Udinesopra una causa riguardante l' abbazia di Sesto. II nuncio del-l'abbate Ermanno, incaricato di riprendere le robe ehe Walter-: pertoldo di Montereale aveva rapite agli uomini del monastero,nulla aveva potuto ritrovare; perciö la curia patriarcale, sentenziöehe si prendesse soddisfazione sui beni stabili Eidi possessi diWalterpertoldo; se non' ne avesse, 10 si doveva iinprigionare s.

II 27 giugno 1296 ad Udine Ottonello, canonico di Cividale,a norne di Giacomo vescovo di Concordia, fece procIamare dinanzial patriarca, ehe Sacramonte q.amGiannino di Portogruaro, ehelitigava per la pieve di Turrida, 's' era reso contumace col noncomparire al suo tribunale a tempo debito 6.

i Atto di Giovanni de Lupico. Presenti: Manfredo dell a Torre arcipretedi l\1onza, Manetto di Cividale frate minore, Pietro di Carugate frate umi-liato, Buonfiglio di Milano frate minore.. 2 Annotazione nel Necrol. Eccl, Aquil.

3 BIANCHT,Doe. Reg-., n. 750 j Doe. mss., n. 737.. « In castro in sala« palatii D.ni Patriarehe ». Presenti: fra' Pietro di Carugate degli umiliati,Rodolfo pievano di Circhnitz.

4 BrANCHl, Doe. 1I1SS., n. 740, dagli atti di Giovanni de Lupico. Pre-senti: 'Vizmanno pievano di Buia, Bonetto di Cividale frate rninore, Preve-dino di Marliano ostiario del patriarca.

f>BIANCHI,·Doe. Reg-., n.75 j Doe. mss., n. 74J. Presenti: Milane de.Pona, Raimondo.ed Ermanno Tornasorello abitatori di Udine, Brisa di Toppo,Ermanno di Ragogna,

6 Atti di Giovanni de Lupico. Presenti: Nicolö Dalfino arcidiacono di Pola,i pievani Tiberiolo di Alba Ecclesia, Milane di Codroipo e Nicolö di Goriach.

Raimondo della Torre patriarca d'Aquiieia 101

Ad Udine i1 26 luglio 1296 i1 patriarca, essendo mortoMatteo di Melso, pievano di Lavariano, divise in due quel bene-ficio, ch' era ben provveduto. 11 pievanato, rimasto con meta dellerendite, conferi a Napoleone, pievano di Flambro, a nome diOttone di Sesto frate umiliato, ed i1 chiericato, costituito coll'altrameta delle rendite, conferi ad Ezelino della Torre nipote suo i.

11 20 agosto 1296 si presentava nella cappella maggiere delcastelIo di Udine Stefano di Giordano di Roma, canonico diPadova e cappelIano papale, dinanzi al patriarca, quale procura-tore e rappresentante di Irate Giovanni, vescovo di Pad ova suoconsanguineo; ed a· nome di lui, ch' era impedito nel governodella sua diocesi e non poteva fare la visita di omaggio alpatriarca e prestare il giuramento dovutogli come+metropolita,giurö riverenza ed ubbidienza alla sede. aquileicse, promise divenire ai sinodi, di visitare ogni anno in persona 0 per mezzodi delegato la chiesa di Aquileia, di non alienare i possessi dellachiesa di Padova senza i1 consenso del patriarca 2.

Pure in Udine il 22 agosto 1296 i1 patriarca conferi unaprebenda vacante nel capitolo di Trento ad Ottonello Boni diCarnpo trentino 3.

11 23 settembre 1296, nell' anticarnera patriarcale pressoCividale, frate Ambrogio di Milane, gia preposito della chiesa diIuna, allora dell' ordine degli umiliati nel convento di S. Pietrodi Monza, col consenso di frate Giovanni 'preposito del suo con-vento, costitui suoi procuratori Albertino de Rcpotino scolastico

i BIANCHI, Doe. Rtg., n. 757; Doe. 11ISS., n. 746. Presenti: Manfredodell a Torre arciprete di Monza ed i pievani Tiberiolo de Alba Ecclesia(Weisskirchen), Napoleone di Flambro e Nicolö di Goriach.

% DE RUBElS, JJon. Ecel. Aquil., p. 776; IIIADRISlO,. loc, eit., p. 651•Atti Giovanni De Lupico ; BIANCHI, Doe. Reg., n. 762; Doe. mss., n. 753·Presenti: Nicolö Delfino veneziano areidiacono di Pola, Filippone della Torrecanonico di Aquileia e Bocaceio canonico di Padova, fra' Benetto da Cividaledei minori, Folchero pievano di Frasslau e Bono di Lambrocco cappellanipatriarcali. Giovanni Giordano frate domenicano era stato nominato vescovodi Pad ova da Bonifaeio VIII iI 14 novembre 1295; iI papa aveva dato notiziaanche al patriarca dell a nomina fatta, Reg: Banifac, VIII eit., n. 525. Gior-dano aveva data la commissione al suo rappresentante da Padova il IS agosto,BIANCHI .. Doe. '''SS., n, 751•

3 V. JOPPI, Trento ed Aquiteia, Udine, 1880, p. 23· Presenti: NicolöDalfino arcidiacono di Pola, Filippone dell a Torre canonico d' Aquileia,Bonetto di Cividale e Corrado frati minori, i pievani Tiberiolo di AlbaEcclesia, Napoleone di Flambro, Guido di Circhlach,

102 Pio Paschini

della chiesa d' Aquileia e Francesco di Udine notaio patriarcaleriguardo alla contesa ehe aveva col preposito e convento di lunadell' ordine di S. Agostino, per la somma di trentasei marched' argento ehe doveva avcre da loro t.

Poi in queUo stesso di il patriarca Raimondo costitui Gio-van ni, preposito di S. Pietro di Monza degli umiliati, suo procu-ratore per esigere da Cataneo di Subbiate, gia. capitano di Mon-fa1cone, diciotto marche di moneta aquileiese, delle quali dettoCataneo era ancora debi tore verso il patriarca per I' ufficio dicapitano '. Quelle diciotto marche i1 patriarca in quello stessogiorno donö al preposito e convento di S. Pietro di Monza,perehe si comperassero dei posses si ad utilitä del convento 3.

E ad Udine i1 30 ottobre 1296 egli scrisse una lettera, ehein quel dl stesso Nappo, figlio di Accursio Cuttica di Milane,presentö a Filippo di Udine, coll'intimazione di stabilire regolareresidenza nella pieve di Lucinico, ehe gli era stata conferita 4.

Il 4 gennaio 1297 il patriarca era in Aquileia; e la. deciseehe la pieve di Tricesimo fosse uffiziata da un pievano e da uncbierico, e ehe i proventi fossero divisi a meta. fra i due-,Quellapieve era allora vacante per la morte di Pietro pievano ~; egli successe Arnoldo,. ehe vediamo presente all' atto seguente.Quest' atto non fu cbe la ripetizione di quanto aveva fatto ilpatriarca per Lavariano i1 26 luglio 1296. .

A Cividale il 17 giugno 1297 i1 patriarca conferi a Manninode Gunzis di Cremona suo cappellano la pieve di S. Pietro oltrelsonzo, vacante per la morte di Cattaneo di Concorezzo 8.

I Ve], Umilial. 1I10,m",., II, p. 337. Presenti: Pietro di Carugate umi-liato, procuratore del patriarca, Fraino pievano di Artegna, Prevedino ostiariopatriarcale.

I Ibid., p. 338. Presenti: 10 scolastico Albertino de Repotino, fratePietro di Carugate, fra' Arnbrogio di Milane del convento di S. Pietro diMonza, umiliati, e Fraino pievano di Artegna.

3 Ibid., p. 340. Atti di Giovanni de Lupico.4 Atti di Giovanni de Lupico; BIANCHI,Doe. mss., n.. 762. Presenti

alia consegna dell a lettera: Francesco di Engelpretto della Torre, AmbrogioCascina di Udine.

& BlANCHI, Doe. Reg., n. 774. Presenti: fra' Simone vescovo di Capo-distria, Lodovico canonico di Aquileia, Varnerio di Gagliano canonico diCividale, fra' Bonfilio francescano, Tiberio pievano di Weisskirchen, Nicolöpievano di Goriach.

8 Atti di Giovanni de Lupico. Presenti: maestro Arnoldo pievano -diTriceslmo, Napoleone pievano di Flambro, maestro Egidio medico 'di Aquileia,Ruffo della Torre domiceüus del patriarca.

Raintondo delia Torre patriarca d'Aquileia 1°3

Polehe i1 patriarca Raimondo doveva consacrare la chiesadi S. Nicole di Sacile, Nicole vescovo di Segna conccsse per lacircostanza un'indulgenza di quaranta giorni da lucrarsi ognianno da coloro, cbe visitassero quella chiesa otto giorni primaed otto dopo il di della consacrazione e del suo anniversario,purehe penitenti e confessi. Questo it 14 maggio 1298 da Civi-dale; ed it 3 giugno da Treviso, Tolberto, vescovo di Treviso,fece pure analoga concessione t.

Fra Simone, vescovo di Capodistria, per comrnissione delpatriarca, confermö vescovo di Verona l'eletto Tebaldo il 18 ot-tobre 1298 ed it 26 10 consacrö, assistito dai vescovi Asulanoed Emoniense 2.

Pure· nel 1298 i1 patriarca con due vessilli di zendado rossodiede a frate Alcssandro, vescovo di Feltre e Belluno, I'Tnvestl-tura delle regalie del vescovado, ehe it vescovo stesso era tenutoa ricevere dal patriarca 3.

7. « L' anno 1260 nella festa di S. Andrea (30 novembre),« venne per la prima volta a Cividale Asquino, decano d' Aqui-« leia, coi penitenti nudi cbe si flagellavano. E subito anche i« Cividalesi cominciarono a flagellarsi; sieche in otto giorni« furono ben cinquanta Cividalesi ehe si flagellavano; e per tutto«/ i1 Friuli si fece 10 stesso, neUe cittä, castelli e ville in venti«giorni. 11 principio di questa flagellazione si dice fosse a« Perugia ».

« In quell' anno furono sedate tutte le discordie anche fra« il patriarca ed it conte di Gorizia; di modo ehe tanto gli« innocenti e gli incolpcvoli, quanto i rei ed i colpevoli chiede-« vano insieme penitenza. E tanto di giorno ehe di notte girando« per le chiese e per le terre, a1cuni col capo e la persona velata« per non essere conosciuti, ma col dorso e le spalle scoperte« sino alla cintura, che tormentavano flagellando sino all'effusione« del sangue, altri invece solo nei luogbi chiusi, procedevano« piangendo ed implorando il Signore. Lo stesso facevano le« donne raccogliendosi sul crepuscolo nelle cbiese, ed altre nasco-« stamente nelle loro case » '.

I BlANCHI, Doe. mss., no. 799-800I C. CIPOLLA, Anliclze cronache ueronesi, to. I, p, 454.3 Thesaurus, p, 197, o. 424 j e quel vescovo di cui parla DANTE, Pa-

radiso, IX, v. 52.'_ ]ULIAN., loc. eit., p, 4.

1°4 Pin Paschim:

I1 Friuli non sfuggi dunque al fervore suscitatosi subita-mente a Perugia ncgli ultimi mesi del 1260 e diffusosi in tuttaI' Italia; l'esempio dato dallo stesso decano d' Aquileia deveaverne favorita la diffusione.

11 cronista Giuliano ci ricorda poi di nuovo il rifiorire delcostume trent' anni dopo. « L' 8 aprile 1290 aleuni Cividalesi,« died 0 dodici in tutto, incominciarono a flagellarsi di nascosto« presso la chiesa di S. Pantaleone j e poco dopo molti presero« a flagellarsi di notte a Cividale j poscia cominciarono acrescere,« e flagellandosi costoro processionalmente andarono a Gemona« ad una certa induIgenza e vennero per Udine a Cividale j

« poi vi furono flagellanti in tutto il Friuli. Le donne invece« si flagellavano di notte » 1.

Del 7 settembre 1290 e 10 statuto della confraternita diS. Maria dei Battuti di Cividale, compilato col consiglio deifrati minori e predicatori, allo scopo di perpetuare l' uso dellaflagellazione da compiersi in certi determinati giorni, di promuo-vere la devozione, di mantenere la pace vicendevole e di pre-starsi a vicenda caritatevole assistenza in vita ed in morte 2.

(Continua)PlO PASCHINI.

1 JULIAN., loco cit., p. 23, ~ LVIII.2 Ibid., n. 2.