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Melaragni Ireneo Ireneo Melaragni, artista tra i più completi e complessi, estende il suo raggio di azione creativa, in concetti d'arte che lo lasciano libero nel pensiero e nella trasmisssione del suo sentire e quindi comunicare. Non è un'artista semplice, appartiene a quella sfera emozionale di facile presa...sugli amanti di certa arte, come me, ma crea perplessità nel fruitore disattento e supeficiale. Tra i molti artisti del suo genere lo prediligo, perché nella sua delicatezza è forte e la sua attenzione è sempe rivolta verso vaste possibiltà espressive, rifiutando tradizionali media artistici. Non coniamo nuove etichette per autori come lui, il cui unico denominatore è quello di <credere nell'arte>. Certamente non si può definire un artista commerciale e ciò che certo è il concetto che sta alla base della sua produzione, ovvero visualizzare la propria idea. (Jolanda Pietrobelli 2016) 1) I giorni dell'arte (2012) Dodici nuove tele del maestro Ireneo Melaragni. Ciascuna tela un’isola-opera compiuta. Tutte insieme un paesaggio.

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  • Melaragni Ireneo

    Ireneo Melaragni, artista tra i più completi e complessi, estende il suo raggio di azione creativa, inconcetti d'arte che lo lasciano libero nel pensiero e nella trasmisssione del suo sentire e quindicomunicare.Non è un'artista semplice, appartiene a quella sfera emozionale di facile presa...sugli amanti dicerta arte, come me, ma crea perplessità nel fruitore disattento e supeficiale.Tra i molti artisti del suo genere lo prediligo, perché nella sua delicatezza è forte e la suaattenzione è sempe rivolta verso vaste possibiltà espressive, rifiutando tradizionali media artistici.Non coniamo nuove etichette per autori come lui, il cui unico denominatore è quello di

  • Dodici tessere che dettano un discorso, unico e continuo, nello spazio e nello sguardo.Attraverso la sapiente esplorazione dei bianchi cui ci ha abituato ormai da qualche anno, coninconsueta conversione del suo tipico materico-informale verso profondità figurativo-paesistichedi tenore classico, il nuovo allestimento di Melaragni fissa la dolce incantagione dello skylinedelle pendici volsinie (il suo paesaggio-madre) come un valore per il futuro.Una veduta a 360° dal cuore del lago di Bolsena (dalle isole Martana e Bisentina) ricomposta peril pubblico da un ideale belvedere nel misurato armonioso spazio del Cortile d’Amore di RoccaFarnese a Valentano.Il paesaggio come lavoro dei secoli, come dialogo uomo-natura. Il paesaggio come scrigno-tesoro.Una volta di più con Federico Fellini: «Un paesaggio può, con una linea, un gesto di colline,salvare addirittura una persona».

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    Dai campi di sterminio allo sterminio dei campi. In questo aforisma fulminante, la tragediamutante e consumista del Nord del mondo.La storia umana riletta-ridimensionata ai battiti di un tempo sovra-storico, misurato, con Leopardi,su quello di rocce e stelle.Soprattutto negli ultimi due decenni, non c’è stato poeta italiano più vigile di Andrea Zanzotto

  • rispetto alle derive culturali e alle mutazioni antropologiche indotte nel vivo tessuto della vitasociale dalle accelerazioni venefiche del turbocapitalismo.Nessuno più di lui capace – e coraggioso – di denunciare, attraverso la dolente perfezione delverso, i devastanti effetti locali di dinamiche economiche globali.La limpida e aspra poesia di Zanzotto. Al tempo stesso, un ostinato inno alla vita e la fermadenuncia di un genocidio culturale: omologazione linguistica, febbre consumista, avvelenamentoambientale, sterminio dei campi, devastazione della bellezza del paesaggio, speculazioneenergetica, consumo del suolo a fini ottusamente speculativi.Come nel nord-est di un progresso come falso progresso, così nella Tuscia-Cenerentola scordata...Zanzotto e la sua voce poetica sono raccontati e cantati da Antonello Ricci e dalla Banda delRacconto, nella straordinaria desueta cornice del Cortile d’Amore a Valentano. Un omaggio alnuovo allestimento di Ireneo Melaragni, artista quanto mai inscrivibile, tra presente remoto eprogresso scorsoio, in un paradigma tutto zanzottiano.

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    Andrea Zanzotto da Pieve di Soligo.Poeta di filò: veglie di contadini veneti, nelle stalle d’inverno, ma anche interminabili discorsi cheservono a far passare il tempo. E nient’altro.Poeta geologo d’infanzie petel e borborigmi, di rabdomanzie e carotaggi dai sottosuoli dellalingua, di canto popolare ascoltato-salvato come oltranza del suono e inadempienza della scrittura.Poeta speleologo di paesaggi fisici e umani, di paesaggi linguaggi, di paesaggi dell’inconscio e

  • lussazioni del sé che si balbetta. Paesaggi dietro. Paesaggi sotto e attraverso il linguaggio.Poeta analista di passati prossimi. Di selve abitate da banditi e monsignori, di astrazionidolomitiche, di idiomi e favole-storie e tradizioni venete come virtù antiche (ma senza indulgenzaper campanili smisurati e localismi beceri).Ma anche, e soprattutto, poeta di tempi strapiombi e progressi scorsoi.Andrea Zanzotto, che a malincuore lascia la sua Pieve, i suoi amatissimi paesaggi-natura subspecie giorgionesca e belliniana.Zanzotto il poeta che si ostina a lodare la vita. Il poeta che sa illuminare di pietas poetica, diostinata beltà questo nostro presente remoto.

    Vincenzo Rivoglia (Ischia di Castro 1947-2013) si diplomava in Musica corale e Direzione dicoro con il m° Vieri Tosatti presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Frequentava il corso diComposizione polifonica con il m° Domenico Bartolucci. Ha in seguito svolto attività didattica edi compositore. Una sua composizione è stata segnalata al Concorso nazionale per il VIICentenario di San Nicola di Bari. Oppressit me dolor è stata eseguita in prima assoluta il 6 ottobre2012 nella Chiesa di S. Maria della Verità a Viterbo.

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  • Descrizione opere

    1. Tra cielo e mare (tessera n 5 – cm 28.3x28.3x5 – acrilico e stucco su tela – 2015)

    2. Dell’Oltre (n.7 tele – cm 204x53x5 – acrilico e stucco su tela – 2015)

    3. Elleboro (particolare di “Dell’Oltre” tela n.4)

    4. Melograno (particolare di “Dell’Oltre” tela n.7)

    Note biografiche

    Nasce a Piansano (Viterbo). Si avvicina alle arti visive all'inizio degli anni '80. Dalla fine deglianni '90 predilige gli interventi "en plein air", itinerando sul territorio della Maremma Etrusca.Tali installazioni sono progettate e realizzate secondo una poetica di ascolto del Genius Loci.Insieme con Antonello Ricci ha inventato la formula della passeggiata-racconto, sperimentandolanel 2000 sul pianoro della distrutta città di Castro e poi nella Selva delLamone (Sentieri nella Selva, 2001 - Dante Brigante, 2003 - entrambi edizioni Stampalternativa).Vive e lavora a Valentano (VT) Tel. 3282306475

    Breve CurriculumInizia ad esporre nel 1977

    1978 - Collettiva “Palazzo dei Papi” Viterbo 1979 - 83 Collettive – Concorso Naj-Oleari 1984 - Collettiva galleria “9 colonne” D’Ars – Trento 1985 - Personale “Calore d’Etruria” Museo Civico Ischia di Castro (VT) 1986 - Personale “Il merco e il limite”, chiesa di S. Biagio – Tuscania (VT) 1987 - 88 Collettive 1989 - Personale “Tempio” , Rocca Farnese – Valentano (VT) 1990 - Personale Ischia di Castro (VT) - Collettiva “La zona del sacro” Rocca Farnese

    Valentano (VT) 1991 - Personale “Zona il limite” Palazzo degli Alessandri – Viterbo 1992 - Personale “Il quarto lato” Chiostro Madonna del Monte Marta (VT) 1993 - Collaborazione chiesa Padri Salesiani – Roma 1994 - Concorso Milano e segnalazione sulla rivista “Arte” fra i duecento artisti italiani di

    arte contemporanea 1995 - Pittura estemporanea e dibattito Ist. Tec. L. Da Vinci – Viterbo 1996 - Personale “Cuore di tufo” Bar De Simoni – Piansano (VT) - Arredo urbano –

    Valentano (VT) 1997 - Personale “Del viaggio” Museo civico archeologico – Grotte di Castro (VT) -

    Collettiva Yang Museum - Revere (MN)- Personale “Sito” Chiostro d’amore della RoccaFarnese – Valentano (VT)

    1999 - Personale “Reperti” Chiostro d’amore della Rocca Farnese – Valentano (VT) 2000 - Personale “Sentiero sul Pianoro” Castro Ischia di Castro (VT)- Collettiva “Il

    novecento” Chiostro d’amore della Rocca Farnese – Valentano (VT)- Allestimentopresentazione del libro “Città di Castro” di Antonello Ricci

  • 2001 - Personale “Sentieri 1” località Lamone - Farnese (VT) 2002 - Collettiva Valentano (VT) 2003 - Personale “Sentieri 2 – Dante Brigante” Località Lamone – Farnese (VT)- Vincitore

    “Premio Canova” Galleria Il Canovaccio – Roma 2004 - Collettiva Galleria Il Canovaccio – Roma- Installazione L’Arcionello – fosso

    Luparo- Collettiva Casina Giustiniani Villa Borghese - Roma 2005 - Collettiva Valentano (VT) 2006 - Collettiva Valentano (VT) 2007 - Prima Edizione “GROTTART” installazione per le vie del paese Grotte di Castro

    (VT)- Personale e installazione enoteca “Volodivino” Montefiascone (VT)-Mostraitinerante collettiva “CASTRO”

    2008 - Collettiva Valentano (VT) 2009 - Personale e installazione “Reperti da un viaggio” Piansano (VT)2010 - Personale e

    installazione “Qvì è Castro” Museo della preistoria della Tuscia e della Rocca Farnesechiostro d’ Amore.

    2011 - Collettiva Capodimonte ( vt ) “ Viaggio” loc. la Cascina 2012 - Valentano collettiva associazione culturale “Natività” Rocca Farnese- Valentano

    “CentroDentro” 2013 -Valentano Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese – chiostro

    d’Amore: “Noi isola paesaggio” n. 12 tele. - Costituzione gruppo culturale “Enzima”. -Bolsena (VT) Auditorium Mostra: “Il sesto senso” Il nostro lago.

    2014 - Valentano Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese – chiostrod’Amore: gruppo Enzima presenta: “Vizi e virtù” mostra sculture.- Settimana del cinemain Tuscia da Orson Welles a Federico Fellini. - Installazione pittura indiretta ideazioneflash mob realizzazione orto per associazione “Young generation”. - Collettiva RoyalOpera Arcade Gallery – Londra- Collettiva Amart Gallery – Bruxelles

    2015 - Valentano Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese – Salaconferenze: installazione “Noi isola Paesaggio”.- Omaggio agli Etruschi (i pirati dellabellezza) installazione evento nel sito archeologico della Città di Castro (La Cartagine diTuscia)

    Scritti sull'Artista

    • L’alloro e la mentuccia: Ireneo Melaragni camionista e pittore in «Scaffale Aperto.Periodico Biblioteca Comunale – Valentano»21-22, gennaio-giugno 1985, pp. 16-18

    • Il sogno del contadino, poesia per Ireneo Melaragni, 1988 (inedito)• Il tempio e la sua regione, nota critica per pieghevole mostra Ireneo Melaragni, Antonello

    Ricci, «Tempio», Valentano (VT) – Sotterranei Rocca Farnese, marzo-aprile 1989• La zona del sacro è tale, nota critica per pieghevole mostra Cesare Bozzini,

    IreneoMelaragni, Lorella Ruvoletto, «La zona del sacro», Valentano (VT) – SotterraneiRocca Farnese, luglio 1990

    • A monte d’un tempio, nota critica per catalogo mostra Ireneo Melaragni, Antonello Ricci,«Zona – il limite», Viterbo – Palazzo degli Alessandri, novembre-dicembre 1991 (catalogo:Zona «il limite», «L’Ircocervo foglio di estetica come modo del pensare» fuoriserie 2 –anno II, supplemento al n. 41 del 2/11/1991 del settimanale Sotto Voce, pp. 3-9)

  • • C’è un punto, un momento, un’attesa, nota critica per catalogo mostra Alberto Morucci,IreneoMelaragni, «Il quarto lato», pitture sculture, Marta (VT) – Chiostro della Madonnadel Monte, luglio-agosto 1992 (catalogo: Il quarto lato. Pitture e Sculture nel Chiostrodella Madonna del Monte in Marta, Tipografia Ceccarelli, Grotte di Castro (VT) 1992, pp.1-10)

    • Tra fumo e riflessi di bicchiere, nota critica per pieghevole mostra Ireneo Melaragni,«Cuore di Tufo», Piansano (VT) – Bar De Simoni, maggio 1996

    • Ireneo Melaragni. Linea di costruzione, articolo in «Images. Art & life» 37-38, anno X,1996, p. 41

    • Nel cortile d’amore, note criticheper mostra Alberto Morucci, IreneoMelaragni, «Sito»,Valentano – Cortile d’Amore della Rocca Farnese, agosto 1997 (inedito)

    • «Qui fu Castro», sentenzia ancora una leggenda maremmana,nota critica per pieghevolepasseggiata/racconto IreneoMelaragni e altri, «Castro. Sentieri sul Pianoro. Fra anemonipervinche e succhiamèle», Ischia di Castro – Località Castro (SS. Crocifisso), 28 maggio2000

    • Sito, racconto per Ireneo Melaragni in Maremme in leggio. Itinerari e viaggiatoridell’immaginario,Vecchiarelli Editore, Manziana (RM) 2000, pp. 7-8

    • Identità, nota critica per istallazionenell’ambito della passeggiata/racconto IreneoMelaragni e altri,«Dante brigante. Violenza nella Selva», Farnese (VT)– Selva delLamone, Anfiteatro lavico del Cancellone, 27 aprile 2003

    • Fino a un certo punto fu solo un ragionevole progresso, nota critica per istallazionenell’ambito della manifestazione Ireneo Melaragni e altri,«Reperti di un viaggio. Artecontemporanea e poesia popolare a Piansano», Piansano (VT) – strade e piazze del centrostorico, 3 ottobre 2009

    • Da qualche parte ho letto che un paesaggio, nota critica in versi per mostra IreneoMelaragni, «Qui è Castro», Valentano (VT) – Cortile d’Amore della Rocca Farnese, 3luglio 2010

    • Re.perire è al tempo stesso, comunicato per passeggiata/racconto Ireneo Melaragni e altri,«RE.PERIRE», Vetralla (VT) – strade e piazze del centro storico, 20 maggio 2012

    • Dodici nuove tele del maestro Melaragni, nota critica per mostra Ireneo Melaragni, «Noiisola-paesaggio», Valentano – Cortile d’Amore della Rocca Farnese, 12 luglio 2012

    • Una Cartagine in maremma. Passeggiata castro, lungo i sentieri della città-bosco, articolivari per passeggiata/racconto “all’etrusca” del 19 aprile 2015,Ischia di Castro (VT) –Località Castro (SS. Crocifisso) – (da Un anno con gli Etruschi. Le passeggiate/raccontocapitolo primo: gennaio-giugno, Antonello Ricci a c. di, Davide Ghaleb Editore, Vetralla(VT) 2015, pp. 57-72)

    • Ireneo Melaragni, un’ipotesi estetica in forma di bricolage, inedito senza data

    • Linea di costruzione, una breve nota, inedito senza data (ma 1996)

  • IDENTITÀIstallazioni di Ireneo Melaragni

    Selva del Lamone – anfiteatro lavico del «Cancellone», 27 aprile 2003

    Tre omaggi: alla Selva, a coloro che vi spesero la vita (lavorando, derubando), a quelli che la «traversano» oggi in compagnia di Dante Brigante.Il pavimento-cielo sistemato nel recinto pietroso vuol essere omaggio a chi nella Selva, per forza oper amore, ha vissuto e sofferto, dal tempo delle selci scheggiate a quello dei briganti e degli ultimi carbonari.Le steli coi tre colori primari (giallo, azzurro, rosso) affiorano dall'oblio vivere quotidiano, ne lacerano il nero schermo. Più che un omaggio rappresentano un invito al visitatore della Selva: affinché egli si guardi dentro, per ritrovare, coi colori della vita, il senso della propria Identità.Il recinto dei 7 paletti di plexiglas è infine un omaggio alla Selva stessa. 4 di essi contengono pietre tipiche dei territori circonvicini (macco-Canino, pietra dorata-Manciano, tufo-Ischia, terrarossa-Valentano): fissano così i quattro punti cardinali intorno al Lamone. Gli altri 3 contengono invece le materie di cui la Selva è fatta: pietra vulcanica, legno, muschi, licheni, «funghi» ecc. Il recinto delimita insomma l'Identità del Lamone: avverte il visitatore (lo minaccia?), protegge lo Spirito del Luogo.Dalla metà degli anni Ottanta Melaragni «ascolta» il genius loci del paesaggio etrusco-medioevale dell'Alto Lazio: Grotte e Ischia di Castro, Marta, Piansano, Tuscania, Valentano,Viterbo. Dalla primavera 2000, con le iniziative sul pianoro della distrutta città di Castro e poiall'interno della Selva del Lamone, i suoi allestimenti dialogano con letture poetiche en plein airmesse in scena dal gruppo teatrale «Volgiti, che fai» (si veda in particolare: Sentieri nella Selva.Per una «traversata» del Lamone, a c. di A. Ricci, Roma, Stampalternativa 2001).

    Qui è Castro racconto-lettura di Antonello Ricci (2010)

    Da qualche parte ho letto che un paesaggiouna lineaun gesto di colline possono addiritturasalvare una personaaffidarle un messaggio prezioso.

    Castro, ad esempio.

    Nel 1532 Annibal Caro la vide risortada bicocca di zingari a novella Cartagine(involontaria profezia di un'apocalisse:poco più di un secolo dopoai primi dì del dicembredell'Anno Domini 1649un giro di buoi in senso antiorariosopra rovine fumantiun pugno di salee la steleferoce:

    Qui fu Castro

    Castro. La Città-Bosco.

  • Ma Ireneo Melaragni è un tipo testardo(tenero e testardo).Ireneo è convinto che ogni paesaggionon sia altro che sedime, impastodi vite di ricordi di amori di saperi edi raccontie che perciò non può morire.

    Perché la vita si ostina sempre a vivere.Sempre e comunque cerca le sue stradeinsegue la luce.La vita è santa.

    E un paesaggio non è che vita.Sempre vivasempre presente.

    Eredità consegnataci da chi ci ha preceduto.Da consegnare a chi ci avvicenderàin questo meraviglioso, straziante teatro sotto il cielodove ci ostiniamo a entrare, a uscire a entrare di nuovodi nuovo ancorae ancoraanche dopo morti.

    A dispetto di qualunque nuova forma del tempodi qualunque strada dritta e senza finedi qualunque progresso falso e scorsoio.

    Tra il Marta e il Fiora.

    Muri come continenti misteriosiperfetti e sfuggenti.

    Farnie e fronde vibratilipossenti pietre d'angolo.

    Selciati di piazza. Reperti e altri reperti.

    Un testamentoinfine (è quello di Ranuccio Farnese il Vecchio)che manda in ereditàinsieme con infiniti beni materialiun messaggio d'amore e di rispetto.

    Così Ireneo ci spinge al viaggioattraverso il bianco brulicante delle sue telebianco screziato e impreziositoda chicchi di saleda polvere di swarovskida lame dorate(cancellature antiche come reperti)da paesaggi che attraverso il bianco-tempoattraverso e nonostante il bianco-saletornano al mondo.

  • Così Ireneo restituisce la Città-Boscoalla luce del presentealla gioia della vita.

    Così

    QVI È CASTRO

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    Sito

    (daMaremme in leggio. Itinerari e viaggiatori dell’immaginario,Vecchiarelli Editore, Manziana (RM) 2000, pp. 7-8)

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  • Il sogno del contadinoPer Ireneo Melaragni

    Ti parlo, maestrodi un errore: credereche basti imprimere da sempredel tuo passo un paeseper cantarlo

    Sembrerebbeil contadinoil più vicinoalla terra per cui vive(all'ordine più intimodel suo paesaggio):sempre curvoin tanti quadri

    Ne resta invececosì lontano

    Perché non sala cuginanza veratra roccia e pietra:nella bettola del paeseha perso la Domanda

    Il suo sogno:un attendere piccinoil giorno, la stagione taleda sollevare un turbine di grano(intanto però soltantopaura di perderlo)

    Non puoi più crederci, tu: perchéla tua vita è giàun sogno dentro a un altro sognopiù puroa un altro limite