Medi@terraneo News Aprile 2016

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aprile 2016 1 Ultime n otizie sul g iornalismo I n ostri i nviati a l 1 0mo F estival d i P erugia Anno 8 - N. 55 Aprile 2016 Distribuzione gratuita MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007 Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: [email protected] Powered by TCPDF (www.tcpdf.org) Powered by TCPDF (www.tcpdf.org) Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)

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Anno 8 - N. 55 Aprile 2016 Distribuzione gratuita MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007 Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: [email protected]

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aprile 20161

Ultime notiziesul giornalismo

I nostri inviati al 10mo Festival di Perugia

Anno 8 - N. 55 Aprile 2016Distribuzione gratuita

MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di BariEditore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino PatrunoRegistrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007

Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano

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inque giorni di puro giornalismo,65mila presenze s�mate, 259even� (tu� a ingresso libero),dei quali 85 in traduzione simul-

tanea, 549 relatori provenien� da 34paesi diversi, più di 2000 giornalis� ac-credita� e oltre 170mila visite al sito in-ternet.Sono solo alcuni dei numeri che hannocara)erizzato la X edizione del Fes�valInternazionale del giornalismo, svoltosia Perugia dal 6 al 10 aprile.“Il più importante media event del pa-norama internazionale”, secondo gli or-ganizzatori, ma anche un “luogo diincontro e di confronto per le tante vocidi chi fa giornalismo, dei professionis�dell’informazione, dei ci)adini che vo-gliono contribuire, del pubblico chevuole partecipare”.Con una necessità primaria: quella diraccontare e condividere storie. A cen�naia anche i giornalis� italianiprotagonis� del Fes�val: Mario Cala-bresi (dire)ore di Repubblica), Gian An-

aprile 2016 2

Duemilagiornalis�da oltre34 paesidiversiLa X edizione è

stata quella più

‘social’: 35mila

video su Youtube,

50mila tweet e

120mila ‘mi piace’

su Facebook

Ctonio Stella (Corriere della Sera), EnricoMentana (dire)ore Tg La7), Sarah Va-re)o (dire)ore SkyTg24), ma anche Ric-cardo Iacona, Marco Travaglio, LirioAbbate e Beppe Severgnini, per citaresolo i più no�.E per la prima volta al Fes�val hannopartecipato anche Alberto Angela (gior-nalista, paleontologo e divulgatorescien�fico) e Franca Leosini (autrice econdu)rice del programma televisivocult Storie Malede)e).E poi ancora i giornalis� della Repub-blica, Carlo Bonini e Giuliano Foschini,che hanno parlato del caso Regeni, Cor-rado Formigli e Karim Franceschi, nel-l’incontro ‘Storia di un italiano che hadifeso Kobane dall’Isis’, Alessandro Gas-sman, autore del documentario ‘Torn –Strappa�’, in un incontro sull’arte e ilgiornalismo in tempo di guerra.Merita menzione l’installazione dell’ar-�sta Davide Dormino (‘Anything toSay?’), per la prima volta in Italia dopoun tour nelle più importan� piazze

d’Europa a Berlino, Dresda, Ginevra, Pa-rigi e Strasburgo. Una scultura di bronzoa grandezza naturale che è un inno allalibertà di espressione: in piedi sopra tresedie, le figure di Edward Snowden, Ju-lian Assange e Chelsea Manning, chehanno avuto il coraggio di dire no all’in-trusione della sorveglianza globale ealle bugie che portano alla guerra. Ac-canto ai tre, una sedia vuota per invi-tare il pubblico all’azione, prendendoposizione simbolicamente al fiancodelle tre figure.Ma questa decima edizione è stataquella più ‘social’: 35mila gli accessi peri video del canale YouTube, 50mila itweet prodo� dall’hashtag #ijf16 da 4con�nen� diversi, oltre 440mila le vi-sualizzazioni dei contenu� del fes�valsu Facebook.Il video più visto è stato proprio quellodell’inaugurazione della scultura ‘Any-thing to Say?’ con 20mila visualizzazioni.

Davide Impicciatore

Fes�val giornalismo Perugia

L’OPERA

A sinistra,

la scultura di

bronzo, a

grandezza na-

turale, di Da-

vide Dormino;

in alto, il logo

dell’evento

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ieci anni di Fes�val Internazio-nale del Giornalismo, cinquegiorni nel mese di aprile in cui

la ci�à di Perugia diventa luogo di in-contro e confronto per i professionis�e gli appassiona� dell’informazione.L’edizione 2016 ha accolto nel capo-luogo umbro circa 60mila presenze,per 260 incontri (tu( a ingresso li-bero) con 550 relatori, in 17 luoghi delcentro storico.Sono numeri importan�, sopra�u�operché inseri� nel contesto dell’edi-zione più “social” di sempre. Solo neicinque giorni della rassegna, il sitoweb ufficiale (www.fes�valdelgiornali-smo.com) ha totalizzato 170mila vi-site, unite alle 35mila del canaleYouTube ufficiale.Grazie anche alla dire�a streaming ditu( gli even�, è stato facile commen-tare l’intero fes�val sui social net-work, u�lizzando l’hashtag #ijf16, chesolo su Twi�er è stato menzionato50mila volte, da uten� provenien� datu( i con�nen�. È anche entrato pertu( e cinque i giorni nei trending to-pics italiani, la top 10 degli hashtagpiù “twi�a�”. Gli even� più segui� sui social sonosta� due: “Raqqa is being slaughteredsilently: il coraggio di raccontare laSiria so�o l’ISIS” e “Le problema�chedel Medio Oriente e dei diri umani,incontro con Iyad El-Baghdadi e PeterGreste”. I tweet dedica� a entrambi gli

aprile 20163

Numeri, tweet e hashtagL’edizione più “social” di sempreRecord sul web

per i dieci anni.

170mila visite

per le dire�e

streaming, mezzo

milione per la

pagina Facebook

D

Fes�val giornalismo Perugia

TAG CLOUD Una parte della “nuvola” degli hashtag più utilizzati sui

social attinenti al tema #ijf16. Tra questi anche i nomi degli italiani

Marco Bardazzi e Franca Leosini

incontri sono sta� condivisi più di20mila volte.Gli appuntamen� più segui� dal vivo,invece, sono sta� quelli che hannoavuto come protagonis� Alberto An-gela, Enrico Mentana e il giornalistaLirio Abbate, e per la grande affluenzadi pubblico sono sta� replica�.Su Facebook la pagina ufficiale del Fe-s�val ha raggiunto i 120mila “mipiace”. Ogni giorno sono sta� pubbli-ca� contenu� testuali, video e foto-grafie, che hanno raggiunto mezzomilione di visualizzazioni. Una delleimmagini più apprezzate è stata quelladell’ingresso di Alberto Angela nellaSala Dè Notari (122mila “mi piace”).Da quest’edizione è nato anche un le-game fra il Fes�val e l’account Face-

book ufficiale del Guardian, che hatrasmesso in dire�a streaming treeven�, lega� al rapporto fra l’UnioneEuropea e il governo Tsipras, al primorobot capace di scrivere un comuni-cato stampa e alle start-up della Sili-con Valley dedicate al mondodell’informazione. Fra le novità c’èstato anche l’u�lizzo della pia�aformadi messaggis�ca Telegram per fornireaggiornamen� in dire�a sugli incontri.Un grande successo, senza dubbio, el’organizzazione è già al lavoro perl’edizione 2017. L’appuntamento è per il prossimoanno, dal 5 al 9 aprile, sempre a Peru-gia.

Bianca Chiria�

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u�o ha inizio da una sfida. Si puòscrivere di le�eratura in 140 ca-ra�eri? Se farlo, nel senso pra-�co dello «scrivere», su Twi�er

non è un’impresa facile, è però possi-bile farlo parlando di libri. Il social è di-ventato, infa(, non solo il modo piùsemplice e pra�co per discutere dei casile�erari del momento, ma anche perpromuovere gli autori e le case editrici.L’obie(vo? Sensibilizzare non solo i gio-vani a leggere, ma anche gli adul�: inItalia si s�ma che il 40% di loro legge unsolo libro all’anno a fronte di 60mila �-toli pubblica�. È quanto emerso dal di-ba(to Social leeratura: scrivere dileeratura in 140 caraeri, inserito nelprogramma del Fes�val Internazionaledel giornalismo di Perugia, che ormai èarrivato alla sua decima edizione, alquale ha partecipato anche la scri�ricee giornalista Loredana Lipperini di Radio3.Una quesone controversa. «È utopicopensare al momento che i social pos-sano aumentare le vendite - dice Lore-dana Lipperini - Vendere un libro èfru�o di un’alchimia par�colare. Suc-cede ancora, infa(, che si compri unlibro per un passaparola spontaneo.Forse bisognerebbe far sì che nascanole nicchie a�orno a un determinatolibro». La rapidità del social non corri-sponde, infa(, alla lentezza con cui sidiffonde l’abitudine a leggere. I tweetrappresentano una voce che consenteai le�ori di esprimere il proprio giudizio

aprile 2016 4

La le�urain 140 cara�eri:si può con Twi�erL’intervista allagiornalista Loredana Lipperini

T

sui libri.L’importante è sperimentare. Ma l’usodi Twi�er è davvero importante per in-cen�vare la le�ura? «Io non so al mo-mento quanto l’uso di Twi�er possagiovare alla diffusione dei libri già esi-sten� - prosegue la Lipperini - Sicura-mente funziona come sperimentazionelinguis�ca, penso a scri�ure brevi peresempio di Francesca Chiusaroli, pensoa Twieratura, o a come si usa Twi�erper promuovere la le�ura dei classicifra gli studen�». Esiste un luogo doveogni le�ore può sen�rsi libero di espri-mersi: la Casa dei le�ori, una libreriavirtuale in cui si condividono le le�ure.Twi�er è ule per recensire i libri?«Non lo so - afferma la Lipperini - forsea pa�o che si riesca a essere indipen-den� dalle case editrici. Nessun cri�cole�erario su carta può sen�rsi total-

mente indipendente. Esiste anche nellacri�ca le�eraria la dipendenza alla casaeditrice. Non tu(, per fortuna, ci sonoalcuni cri�ci indipenden�. Bisognaavere il diri�o di fare anche delle cri�-che». Twi�er funge, infa(, da cassa dirisonanza, anche se gli account dellecase ed�rici si dedicano ad un libro solodurante la prima se(mana di uscita.Grazie al social è possibile che gli scrit-tori possano avere maggiore visibilità.«Se a monte si pubblicasse meno e me-glio - afferma la Lipperini - forse i pro-blemi sarebbero minori».«Il vero danno della rete - conclude laLipperini - è pensare che sia a misuradel nostro ego e uno scri�ore può avereil diri�o di non interagire». Tu�o di-pende dall’uso che si fa del mezzo.

Maila Daniela Tri�o

Fes�val giornalismo Perugia

ALCUNE FOTO

DELL’EVENTO.

Loredana Lippe-

rini interviene al

dibattito Social

letteratura: scri-

vere di letteratura

in 140 caratteri,

panel inserito nel-

programma della

decima edizione

del Festival del

giornalismo

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ijf16 non è solo un hashtag.Dietro si nasconde un mondo:opinioni, idee, cambiamento.Il Fes�val Internazionale di

Giornalismo di Perugia è questo eanche di più. Un piccolo miracolo inscala per inten�, numeri e qualità deicontenu�. Un vero fes�val “interna-zionale” perché internazionali sono glispeaker e gli uten� (studen�, curiosi,adde- ai lavori) che vi partecipano.Oltre 200 even� con giornalis� prove-nien� da ogni dove, partendo da in-contri tecnici su strumen� e modi perfare un giornalismo nuovo, fino ad ar-rivare alle tes�monianze e alle visionisulla professione contemporanea e fu-tura.Da scommessa del territorio e unicoesperimento nel se3ore, il JournalismFes�val è diventato oggi un appunta-mento irrinunciabile. Ecco cosa hannorisposto le persone alla domanda: checos’è per te il Fes�val Internazionaledi Giornalismo?Cris�ano, storyteller, commenta così ilFes�val: «Per me è stata un’espe-rienza interessante, sopra3u3o graziealla forte connessione tra giornalismoe comunicazione. I due temi sonospesso correla�, ma mai come in que-sta edizione del Fes�val ho visto cosìtan� pun� in comune, sia dal latobrand (la necessità è comunicare in-formando) sia dal lato “journalism”(seguire la strada che alcuni brand

aprile 20165

Dietro un hashtag c’è un mondol’ijf con lo sguardo del pubblico

Opinioni, idee

e cambiamen�:

come migliorare una

manifestazione che

ha tu�e le carte

in regola per

rilanciare il mes�ere

L’

Fes�val giornalismo di Perugia

LE FOTO

Scatti rubati tra il

pubblico del Festi-

val Internazionale

di Giornalismo

hanno percorso per fare storytel-ling)». Per Fabio, uditore per caso aPerugia: «L’intero Fes�val è ricco diproposte e contenu�. Solo il venerdìc’erano circa 70 even�, uno più inte-ressante e autocri�co dell’altro. Oggisia le is�tuzioni perugine che lo stessomondo dei media supportano la cre-scita del Fes�val, e questa è una vi3o-ria importante per Arianna Ciccone eChris Po3er (ideatori della macchinaijf), ma anche per tu- i ragazzi chenegli anni, da volontari, sono sta�braccia, gambe e teste delle dieci edi-zioni del Fes�val».Entusiasta è anche Raffaela, reportersvizzera in trasferta: «Il Fes�val è benorganizzato, e mi è piaciuta tantol’idea di includere temi a3uali come ilwhistleblower e il data journalism, pernon parlare dei workshops pra�cicome quello dedicato alla protezionedai cyber a3ack». E alla domanda:

qual è la cosa migliore di questa edi-zione del Fes�val? Raffaela rispondesorridendo: «La cosa migliore è ilpoter fare la conoscenza di tan� altrigiornalis� provenien� da ogni partedel mondo».Unica pecca, secondo Sara, studen-tessa di giornalismo è la diversità: «Ilsalto che manca ancora al Fes�val è ilsalto che forse manca ancora all'in-tero se3ore giornalis�co italiano,quello di azzerare le distanze tra chi ètes�mone del mes�ere e chi quel te-s�mone vuole raccoglierlo. Tra chi ègiornalista e chi studia da giornalista.Perugia � insegna che puoi parlarecon tu-, ma spesso � res�tuisceanche la sensazione che pochi sannocosa chiedere, come chiederlo e comescavare nella curiosità, proprio comesi fa con le no�zie».

Graziana Capurso

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ome in codice Marcello, ma al-l’anagrafe è Karim Franceschi:l’unico italiano che si è unito aicomba�en� dell’ YPG (Yekîne-

yên Paras�na Gel), l’Unità di ProtezionePopolare a maggioranza curda nel norddella Siria, per comba�ere contro il se-dicente Stato Islamico. C’era anche lui alFes�val Internazionale di Giornalismo diPerugia per presentare il suo libro “Icomba�en�” scri�o a 4 mani con FabioTonacci, giornalista del quo�diano ita-liano LaRepubblica.Nel 2015 Karim ha partecipato alla libe-razione di Kobane, ci�à siriana occu-pata dai militan� dell’Isis, come soldatoe cecchino. Usa le armi, ma è un pacifi-sta. <<Il problema è che a Kobane es-sere pacifis� significa essere cadaveri>>,mi ha de�o Karim guardandomi negliocchi. Ha raccontato le ragioni della suapartenza in Siria con una tranquillità chenon � aspe? da un comba�ente. A Senigallia, la sua ci�à natale, Karimguardava in tv l’orrore dei fondamenta-lis� islamici dell’Isis. Stare a guardaresenza agire non fa parte del suo carat-tere e ha deciso di par�re per Kobaneper aiutare le milizie curde a liberare laci�à. Il passato e il presente del mili-tante italiano in Siria sono immersi nellalo�a e nella protesta. Quando non è sulfronte siriano è un a?vista poli�co neicentri sociali. E’ stato in prima linea indiversi cortei di protesta: <<Ero alla ma-nifestazione del Brennero e sono statotra quelli spruzza� in faccia dagli spray

aprile 2016 6

Karimcomunistaitaliano al frontecontro l’IsisIn guerra in Siriain nome dellapace a Kobane

N

ur�can�. In Italia, le lo�e non violentesono quelle che io faccio nel momentoin cui è possibile essere non violen�>>,ha raccontato Karim. Sembra sincero esembra davvero che abbia comba�utoin Siria contro l’Isis solo per ideologia:<< Il fa�o che sono comunista è il mo-�vo per cui ho deciso di unirmi allo YPGa Kobane>>, ha dichiarato. La resistenzaè nel suo Dna e segue le orme del papàche gli ha fa�o da maestro :<< Ho com-ba�uto l'Is nel nome di mio padre chesconfisse i fascis�>>, ha raccontato.<<Il pacifismo è la cosa più importante.A Kobane non si comba�e per espan-dere il proprio il territorio o per laguerra, si comba�e per la pace: è lo sta-tus quo che si vuole raggiungere. Incaso di difesa, bisogna essere capaci didifendersi>>, mi ha spiegato “Marcello”.Il coraggio di Karim fa rifle�ere soprat-

tu�o se pensiamo che << i numeri deglioccidentali nell’Unità di Protezione Po-polare non superano la sessan�na. A li-vello globale è un numero esiguosopra�u�o se paragonato ai numeridelle decina di migliaia che si unisconoall’Isis che danno un reale supporto mi-litare allo Stato Islamico. Il problema deivolontari stranieri (foreign fighters) chesi uniscono all’ YPG sfortunatamente èun problema marginale>>.Per mol� Karim è un eroe ma per altri èun soldato che uccide e rischia di mo-rire so�o le bombe. Il padre, però, saràfiero di lui così come la mamma:<<Lamia partenza a Kobane per mia madre èstata una tragedia però quando sono ri-tornato mi ha de�o che era fiera dime>>, ha concluso Karim commosso.

Tommaso Felice�

Fes val giornalismo Perugia

IL Combattente Il

libro di Karim

Franceschi e

Fabio Tonacci che

racconta l’espe-

rienza del combat-

tente italiano che

ha aiutato i curdi a

liberare la città si-

riana di Kobane.

In basso Karim

Franceschi

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nas Aremeyaw Anas è un gior-nalista che �ene nascosta la suaiden�tà. Ha raccontato decine edecine di storie di corruzione e

di criminalità organizzata in Africa, ri-nunciando alla sua vita privata e senzamai mollare.Abbiamo avuto la fortuna di ascoltarloa Perugia. Ed è par�to subito raccon-tando la sua prima esperienza: “Laprima storia che mi ha dato soddisfa-zione era fru&o di serie e lunghe inve-s�gazioni. Ho smascherato deipolizio' corro', fingendomi un am-bulante. Da lì ho capito che bisognavaconcentrarsi sul giornalismo inves�ga-�vo. Non è solo al fine di finire inprima pagina. Quella è solo una conse-guenza. Il fa&o è che ha molto piùsenso lavorare più giorni su una singolastoria ben raccontata, fru&o di un la-voro prolungato, piu&osto che raccon-tare una storiella al giorno”.Anas è il suo vero nome di ba&esimo,piu&osto comune in Ghana. Il suo co-gnome invece è per ovvie ragioni te-nuto nascosto ai media. Ecco come ha

aprile 201611

Senza macchia e senza pauraCronista soo copertura che cambia

iden�tà: “lo faccio per il mio popolo”

A

cominciato a lavorare: “Sono cresciutoin una casa normale e ho frequentatouna scuola di giornalismo, come tu'voi.Ma ho realizzato presto che essereun reporter significa raccontare unastoria che abbia la capacità di coinvol-gere più persone possibile, a livello diemozioni e di impa&o”.L’iter è iden�co per tu' in effe', emagari anche le riflessioni che ne con-seguono, ma il percorso umano cheognuno di noi sceglie, dipende da tan�fa&ori. Il primo, in questo caso, è cheAnas è nato in Africa: “La mia gente habisogno del mio lavoro. E' una nece-si&à per tu&a l'africa, per ragioni

molto semplici: abbiamo una democra-zia ancora molto giovane. Abbiamofame, povertà e molte altri problemida risolvere. La polizia è corro&a ovun-que e ci vuole qualcuno che denunci lemala'e della nostra società”. Anas è un emblema, un esempio pertu'. In Africa è famoso sopra&u&o tragli adolescen�. Chissà che grazie a lui,mol� ragazzi decidano di seguire il suoesempio, magari anche fuori dalcampo giornalis�co. Una generazionedi Anas, pron� a cambiare l’Africa. Inrealtà servirebbe anche da noi, più anord.

Paolo Cocuroccia

Fes�val giornalismo Perugia

Anas Aremeyaw

Anas In alto al festi-

val di Perugia.

A lato invece la

scultura che gli

è stata dedicata

in Ghana

I mille vol�di Anas

Tu i “traves�men�” di Anas:1999: si è finto venditore ambu-lante per sventare un giro di corru-zione nella polizia di statoghanese.2003: è salito a bordo di una navecommerciale coreana, denun-ciando le torture degli ufficialiaguzzini.2006: si è fa&o imprigionare in uncarcere thailandese, come preteca&olico, scoprendo i maltra&a-men� a cui i prigionieri erano sot-topos�.2007: come uomo delle pulizie hasventato il più grande giro di pro-s�tuzione minorile in Africa.Ha vinto qua&ordici premi interna-zionali ed ha ricevuto riconosci-men� da Barack Obama e da PapaFrancesco.

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uesta la storia dei giornalis�uccisi dalle mafie. L’ha raccon-tata Lirio Abbate, inviato spe-ciale del se�manale l’Espresso

ed esperto di criminalità organizzata,nel corso del Fes�val nazionale delgiornalismo di Perugia. La storia deigiornalis� uccisi dalle mafie. I cadaverieccellen�, citando Francesco Rosi. Ilricordo delle loro azioni professionalicontro il potere e i mafiosi, le crona-che con le quali hanno tentato di illu-minare gli angoli bui di un Paese cheperò fa fa�ca a ricordare ques� eroi ci-vili che avevano il “vizio” di informare. Dalla Sicilia alla Campania, da CosimoCris�na e Peppino Impastato a Gian-carlo Siani, Lirio Abbate nel suo semi-nario, in�tolato “Mor� di mafia“, hacondo.o la platea del fes�val fino aRoma, dentro la nuova “mafia Capi-tale”, che come le altre, ancora oggi,vuole imbavagliare i giornalis� sco-modi. C’è una regione, però, che Ab-bate non ha menzionato. Ed è laPuglia. La regione della <<quartamafia>> : così com’è definita la SacraCorona Unita. Questa ha un giro d'affari di circa duemiliardi e mezzo di euro all'anno. E’ di-visa in 47 clan e composta da un nu-mero approssima�vo di 1.500 affilia�.La “SCU” sarebbe stata fondata da

aprile 2016 8

Mafia con accento puglieseLa Sacra Corona Unita

47 clan che portano la

Puglia al quarto posto

Q

Fes�val giornalismo Perugia

Gg

Giuseppe Rogoli, originario della pro-vincia di Brindisi, nel carcere di Traninel 1981. Giornalis� “mor� di mafia” in Puglianon ce ne sono sta�. Si scrive sui gior-nali di sparatorie no.urne tra clan,dell’arresto di un mafioso, per fortunanon si è mai anda� oltre la soglia.Gianni Spampinato, giornalista di Ra-gusa è stato ucciso perché indagavasulla morte di un noto imprenditore.Si può dire che la Sacra Corona Unitaè la meno pericolosa delle organizza-zioni mafiose? Difficile dare una rispo-sta a questa domanda, ma di certo laScu è divisa in 47 clan che sono auto-nomi nella propria zona, ma tenu� arispe.are gli interessi comuni a tu� i1.561 affilia�.Si tra.a, quindi, di un'organizzazioneorizzontale per mol� versi simile aquella della 'Ndrangheta. FrancescoRosi, da ar�sta d’inchiesta, forse perrender meglio il conce.o, avrebbe u�-lizzato come metafora il �tolo del suocapolavoro “ Le mani sulla ci.à”. Noi,invece, da giornalis�, ripor�amo inomi dei clan che realmente hanno lemani sulla ci.à di Bari. La criminalitàbarese è un'organizzazione mafiosaoperante nel centro ci.à e nella pro-vincia. E’ divisa, in prevalenza, in con-federazioni tra clan, che come a�vità

primarie con�nuano ad essere dedi�ai rea� in materia di stupefacen�,contrabbando ed estorsioni. I clan presen� sul territorio sonomol�, ma tan� detengono più quar-�eri: nel centro storico o nella comu-nemente de.a Bari vecchia i clansono Strisciuglio – Caldarola (ex Lara-spata), Capria� e Rizzo. Nel quar�ereLibertà le famiglie Rizzo, Diomede, Co-le.a, Campanale, Strisciuglio e Lo-russo. Ancora gli Strisciuglio affianca�dal clan Ridente nel quar�er San Pionel nord barese. Alla Madonnella cisono i clan Di Cosimo e Rafaschieri. ASan Pasquale - Carrassi la cosca Carac-ciolese e Diomede. A Japigia, sud diBari, il clan Parisi, Palermi� e Gelao.Nelle zone più periferiche del comunebarese abbiamo la famiglia Di Cosolaa Carbonara e Ceglie e al San Paolo,nord di Bari, le famiglie Telegrafo,Montani, Fiore-Risoli. Secondo i da� forni� dall’osservatoriodei fenomeni criminali dell’Eurispes,del 2012, gli affari della “Scu” sono iseguen�: droga (878 milioni all'anno),pros�tuzione (775), traffico di armi(516), estorsione e usura (351) sonole principali fon� di reddito dell'orga-nizzazione.

Annarita Amoruso

LIRIO ABBATE Giornalista

del settimanale l’ “Espresso”

LA CITTA’ DI BARI Ecco come sono divise le cosche

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uperare il LUG, il linguaggiounico giornalis�co, e sperimen-tare forme espressive sempre

nuove: è questa, secondo Beppe Se-vergnini e Stefania Chiale, la via chedeve percorrere il giornalismo per su-perare una crisi di contenu� prima an-cora che economica. I due giornalis�,vol� della trasmissione L’Erba dei Vi-cini sugli schermi di Rai3, ne hannoparlato nel corso del loro intervento“Da Twi�er al teatro: i nuovi linguaggidel giornalismo” nel corso della pe-nul�ma giornata del Fes�val Interna-zionale del Giornalismo di Perugia.<<Nel nostro intervento - spiega Ste-fania Chiale - abbiamo voluto dimo-strare come sia possibile parlare dia,ualità, seppur su un giornale conuna grande tradizione come il Corrieredella Sera, u�lizzando un linguaggiodiverso rispe,o ai canoni tradizionali.Bisogna superare quello che abbiamoriba,ezzato LUG, linguaggio unicogiornalis�co, senza avere paura disperimentare forme nuove>>.Una strada che, aggiunge Beppe Se-vergnini, già i grandi del passato ave-vano tentato di percorrere neidecenni passa�: <<Ci siamo accor�

aprile 20169

Nuovi linguaggi per il futuro

Beppe Severgnini e Stefania Chiale, firme del Corriere della Sera e vol$

della trasmissione L’Erba dei Vicini su Rai3, sono sta$ protagonis$

dell’incontro “Da Twi�er al teatro: i nuovi linguaggi del giornalismo”

Scon stupore che già negli anni ‘60 ungigante della cultura italiana comeDino Buzza� aveva composto unpoema a fume8, mentre nel 1965 unaltro scri,ore sofis�cato come Tom-maso Landolfi aveva raccontato lespedizioni spaziali di quegli anni a,ra-verso un racconto teatrale in terza pa-gina sul Corriere della Sera. Eccoperché ritengo che la sperimenta-zione di linguaggi nuovi debba prose-guire. Esempi celebri del passato, delresto, non mancano>>.E quali possono essere le forme per illinguaggio giornalis�co di domani?<<Nel nostro intervento - aggiungeStefania Chiale - abbiamo mostratoesempi di giornalismo in forme nuovecome il linguaggio teatrale, l’anima-zione, la le,eratura o lo storytelling.Senza dimen�care la sintesi, che dadieci anni s�amo imparando grazie aTwi,er e che rappresenta un ele-mento fondamentale per chi vuolepra�care questo mes�ere>>.Eppure, conclude Beppe Severgnini,proprio i giovani che si affacciano algiornalismo trovano le difficoltà mag-giori nello sperimentare nuovi lin-guaggi: <<Se qualcuno di voi si

presentasse nella redazione di ungrande giornale proponendo di scri-vere di a,ualità o di teatro in unaforma nuova, si sen�rebbe certa-mente rispondere “No, grazie!”. Io in-vece potrei perché ho alle dalla miaparte 35 anni di carriera giornalis�ca.La colpa di questa situazione è dellamia generazione, che troppo spessorimane ancorata all’ortodossia delgiornalismo tradizionale. Pur amandole scuole di giornalismo e ritenendoche siano ancora il miglior strumentoper accedere alla professione, credoche esista ancora il pericolo di nonsperimentare forme nuove. E se voigiovani non trovate modalità innova-�ve per farvi conoscere dal pubblico,per voi è senza dubbio un danno>>.In un momento storico in cui la conta-minazione tra i diversi strumen� dellacomunicazione, e in par�colare dellacomunicazione giornalis�ca, è un pas-saggio pressoché obbligato apparedunque utopis�co pensare che questacontaminazione non possa riguardareanche il linguaggio stesso di questaprofessione.

Vincenzo Murgolo

Fes�val giornalismo Perugia

INCONTRO A PERUGIA

Beppe Severgnini e

Stefania Chiale insieme

alla redazione di

Medi@terraneoNews in

Piazza IV Novembre

Page 10: Medi@terraneo News Aprile 2016

n un’intervista rilasciata a marginedel convegno a cui partecipava, alFes�val Internazionale del Giornali-

smo di Perugia, Pierluigi Pardo, ha par-lato di come sta cambiandoo il mondodell’informazione: «Al giorno d’oggi èfondamentale saper coniugare internetcon gli altri mezzi di comunicazione.Siamo tu$ mul�mediali. La velocitàdell’informazione è cresciuta molto negliul�mi anni. Ma certamente non cambial’autorevolezza. Il desiderio, il bisogno diessere autorevoli. Cioè di dire cose chesiano vere, interessan�, esposte in ma-niera brillante. Quindi, non cambia se-condo me il giornalista, cambia il mezzo.E il giornalista deve adeguarsi al mezzoche cambia. Questo non significa snatu-rare se stessi, perdere di qualità, o per-dere di a-enzione nella verifica dellefon� e delle no�zie».Un’analisi che esula anche dal campo dicui si occupa prevalentemente, lo sport,e che riguarda un po’ tu$ coloro che la-vorano nel giornalismo. Perché perdere ilconta-o col mondo virtuale, oggi comeoggi, in fondo, vuol dire un po’ ancheperderlo con quello reale. Poi, il condu-ore di Tiki Taka, noto pro-gramma spor�vo trasmesso da Italia 1,ha parlato anche del suo modo frizzantedi commentare gli even� lega� all’am-bito calcis�co: «L’uso dell’ironia è sem-pre u�le, perché secondo me prendersitroppo sul serio è un errore. Poi, comun-que, ognuno ha il suo cara-ere e vivecome gli pare. Per me, chi vive con ironiavive meglio - so-olinea Pardo - Soprat-

aprile 2016 10

Itu-o, nel raccontare il calcio, che è co-munque un argomento lieve, leggero, di-vertente, l’ironia è fondamentale, ci sta.Più che se � occupi di cronaca nera».Web e umorismo, dunque, sono gli in-gredien� che l’istrionico cronista spor-�vo di Roma ha messo alla base del suosuccesso. Strizzando l’occhio al marke-�ng, anche in virtù della sua esperienzalavora�va di manager alla Procter &Gamble, precedente all’inizio della car-riera giornalis�ca: «Bisogna trovare unequilibrio nel dare una no�zia, per far sìche sia a-raente e veri�era al tempostesso. Poi, ci sono fa-ori psicologicimolto importan�. Bisogna saper coglieregli umori di chi ci ascolta. Una possibilitàè segure i social. Sono sempre di più leno�zie che partono dal basso. Soprat-tu-o nello sport, dove c’è la possibilità diflirtare con la passione dei �fosi e farlianche diver�re».Parole che indicano anche quello chepotrà essere il futuro del giornalismospor�vo: internet al centro, ma noncome elemento unico. La rete dev’essereconsiderata come il punto di conver-genza da cui tu$ i media partono e ri-partono. Cercando, se possibile, dievitare gli scivoloni che i ritmi frene�cidel web possono favorire: «Uno dei pro-blemi di oggi è questo bisogno di essereveloci, il quale porta anche a dire delleclamorose stronzate. La necessità di arri-vare primi, di stare sul pezzo, non devecomprome-ere la verifica delle fon�.Perchè se si perde di credibilità è finita».

Luca Losito

Fes�val giornalismo Perugia

L’allerta di Melli:«Il calcio italianoè disorganizzatoJuve l’eccezione»

Nelle gerarchie del calcio europeo, l’Ita-lia ricopre sempre più un ruolo margi-nale. Un trend che il giornalista FrancoMelli (in foto), ex opinionista del Pro-cesso di Biscardi, interce-ato nella salastampa dell’Hotel Brufani, nel cuoredel Fes�val, ha spiegato così: «Io credoche sia uno dei peggiori momen� degliul�mi cinquant’anni. Assis�amo ad unricambio generazionale par�colar-mente difficile, non ci sono più grandigiocatori o quasi più, come se lemamme italiane avessero smesso dipartorirli».Il cronista romano ha provato a spie-gare i mo�vi di questa crisi: «Chiara-mente c’è un problema di vivai, direclutamento. I grandi campioni stannoscomparendo, anche perché preferi-scono andare a giocare dove vengonopaga� di più. Sappiamo della situazionedebitoria di quasi tu-e le nostre società.Ed anche per la Juve, che è l’unica so-cietà organizzata e vincente, diventasempre più difficile competere in Eu-ropa. E sopra-u-o diventa più difficilereclutare e tra-enere i fuoriclasse».Melli non ha dubbi su cosa perme-e aibianconeri di essere il club più organiz-zato e vincente d’Italia: «C’è una spiega-zione che probabilmente è sufficiente.La Juve ha la medesima proprietà daquando è nata, da oltre un secolo. Lealtre passano di qua e di là. Aspe-ano icinesi, gli indonesiani. Tu-a gente cheviene qui per cercare di far soldi, e nonper passione. Poi quando si accorge chegli affari non sono possibili, o allenta op-pure fa in modo di passare la mano aqualcun’altro. E intanto, i debi� aumen-tano». (L.L.)

PierPardoTiki Takae il nuovocalcio 2.0 Il volto Mediaset

spiega il suo s�le

e le idee sul webIL PERSONAGGIO Il noto giornali-

sta di Mediaset, Pierluigi Pardo,

mentre si fa un selfie all’Ijf16

Page 11: Medi@terraneo News Aprile 2016

abio Caressa, una delle voci piùnote di Sky Sport, presente alFes�val perugino del Giornali-

smo, ha so�olineato l’importanza digiocare con l’emo�vità della gentenel raccontare le gare di calcio: «Bi-sogna accompagnare l’ascoltatorecome un bambino, prenderlo permano e condurlo ad emozioni pas-sate. Farlo sognare. E fargli godere almassimo, così, dello spe�acolo incampo. Poi, sapere che susci� l’emo-zione delle persone è un vero pia-cere, è bello vedere la reazione dellagente. Sopra�u�o vedere i bambiniche � fermano. Abbiamo anche unruolo di educator, in fondo». Il telecronista spor�vo, non vedegrande differenza tra radio e tv: «Ra-diocronache e telecronache sonosempre più simili. Oggi come oggi, ilracconto è racconto e basta».Ma lo sguardo del giornalista romanoè già rivolto al futuro: «Il prossimostep nel racconto delle par�te è cer-care di an�cipare quello che sta peraccadere, precedere di qualche se-condo l’azione. In questo senso, pre-sto saremo aiuta� anche da dei visori

Caressa: «Emozioni al top»Per il telecronista di Sky, lo sport deve stuzzicare i sen�men�

F

che ci perme�eranno di poter sva-riare a 360° con lo sguardo su tu�o ilperimentro del campo».Analisi futuris�che, quasi visionarie,di quello che potrà essere il calcio delfuturo. Una passione senza tempo,che resiste alle mode e allle epoche.E che sembra des�nato a sopravvi-

vere anche nell’era di internet: «Ilweb è senz’altro una risorsa, anchese ci vuole cautela. Il rischio è quellodi trovare cose non a�endibili. Biso-gna sempre verificare le fon� di ciòche si legge. Ma di sicuro è un mezzofondamentale anche per lo sport».

Luca Losito

Cucchi: «Il calcio in radio non invecchia mai»Riccardo Cucchi, intervistato al Fe-s�val di Perugia, dopo un evento acui ha partecipato, ha provato aspiegare il successo di “Tu�o il cal-cio minuto per minuto”, nato 56anni fa, il 10 gennaio 1960: «Quelgiorno è stato come se la radioavesse reinventato se stessa conl’introduzione di una finestra in si-multanea sui campi di calcio. Il rac-conto dei gol come breaking news,del resto, non è altro che l’an�cipa-zione di quello che sarebbe natoanni dopo con la nascita dei canaliall news. In quel momento, grazieall’intuizione geniale di Sergio Za-voli, Roberto Bortoluzzi e Gu-glielmo MoreC, è stato compiutoun balzo in avan� verso il futuro».«Mi fa par�colarmente piacere

sen�rmi dire che la mia voce haemozionato qualcuno – ha raccon-tato il cronista– ho avuto la fortunadi lavorare con diversi gigan� e hoimparato cercando di rubare loro ilpiù possibile. Credo che la figuradel radiocronista perfe�o siaquella in grado di unire le do� deipiù grandi, ma ritengo che debbaancora nascere. Oggi io e gli altricolleghi sen�amo la grande re-sponsabilità di non far perdere allagente il gusto di ascoltare il calcioalla radio».Infine, ha lanciato un consiglio achi vuol fare il suo stesso mes�ere:«Raccontare sempre dov’è il pal-lone senza mai perderlo di vista. Laradiocronaca è il racconto dell’im-magine stessa». (L.L.)

Fes�val giornalismo Perugia

aprile 201611

IL MOMENTO Il telecronista intervistato da Annarita Amoruso all’Ijf16

IL FVOLTO Il radiocronista Rai

Page 12: Medi@terraneo News Aprile 2016

aprile 2016 12

Per noi l’IJF16 è stato....Considerazioni (semi)serie dei nostri invia� in Umbria

Fes�val giornalismo Perugia

IJF16: un’esperienza tu�a da rifare? Sì, vogliamo il bis!

Il Fes'val Internazionale del giornalismo di

Perugia è una gioia per gli occhi...di noi fu-

turi giornalis' professionis'. Quasi un

«paese dei balocchi» in cui è possibile con-

frontarsi con i grandi del se�ore. Emiliano

Fi.paldi, Alberto Angela, Lirio Abbate,

Marco Travaglio: tu. uni' per parlare di

giornalismo. Quello che. noi amiamo: il

genio e la sregolatezza.(Maila)

All’ #IJF PUOI ...FARE QUELLO

CHE NON FARESTI MAI

Al Fes'val del giornalismo di Perugia puoi me�er'

alla prova: non esistono conferenze stampa o mo-

men' dedica' ai giornalis', piu�osto che turis',

per poter interagire con i relatrori. Per questo è il

luogo perfe�o per poter pra'care giornalismo

d’assalto. Vuoi parlare con Travaglio? Bene, rag-

giungilo nel ristorante in cui sai che sta cenando e:

- Può una domanda sulle trivelle? -Ora non posso

- Va bene, ecco la mia mail.

Dire no è impossibile.

(Annarita)

“Le parole che non ' ho de�o”

Ma che un giorno ' dirò

Dall’atmosfera da flirt......all’essere di partePerugia è la ci�à del flirt: affascinante, rac-colta, piena di odori e sapori, dove la gente èaperta e ricca di storie da condividere......ma durante l’IJF cresce e si riempie didonne e uomini di parte, che hanno il corag-gio di rischiare tu�o pur di me�ere a nudo lepiù scomode verità. (Paolo)

Forse non sarà perfe�o... ma a noi piace così com’è!L’IJF è tante cose: è confronto, idee, futuro. E’ bello vedere questa macchina muoversicome un corpo umano. E’ pulsante, è viva, è fa�a di tante braccia, gambe e teste che in-sieme da dieci anni danno linfa al Fes'val. Ma sopra�u�o è un cuore che ba�e e cheall’unisono esprime la passione per un mes'ere che è in con'nuo mutamento. Forse alfes'val manca un salto, quello che fa azzerare le distanze tra chi è tes'mone del me-s'ere e chi quel tes'mone vuole raccoglierlo. Tra chi è giornalista e chi studia da giorna-lista. Non sarà perfe�o, ma sicuramente sarà perfe.bile! (Graziana)

Due ingredien�: un grande gruppo

e l’amore per il giornalismo!

Arianna, tu�o

grazie a leiL’#ijf16 è Arianna Ciccone,la sua umiltà, il voler starein mezzo alla gente, senzapiedistalli. Non dietro una scrivania, ma su Corso Van-nucci con le sue scarpe daginnas�ca, a controllareche fili tu.o liscio.

Bianca

Curiosità, svago, incontri

e conta.: il nostro Ijf16La curiosità dovrebbe essere la primadiscriminante tra chi vuol fare il giorna-lista e chi no. Viaggiare, scoprire e do-cumentare, subendo dannatamente ilfascino dell’avventura. Aggiungetecisvago, verde mozzafiato, salite mozza-tu�o, incontri, conta. proficui, e comeper magia avrete il quadro completo: ilnostro Ijf16. (Luca)

<<Aprire bo�ega e cominciare subito a lavorare>>.

E’ il consiglio che mi ha dato Riccardo Iacona, gior-

nalista di Presa Dire�a di Rai3, quando gli ho chie-

sto un consiglio per noi pra'can' giornalis'.

<< Verrei a lavorare subito con te>>, sono state le

mie parole che non gli ho ancora de�o.

Tommaso

Ar'coli. Interviste. Riprese. Montaggi. Questo #ijf16 ci ha as-

sorbi' dall’inizio alla fine. Ma ciò non sarebbe stato possibile

se alla base non ci fossero sta' l’amore per il giornalismo e la

compa�ezza di un grande gruppo. Una volta un signore di

nome Enzo Bearzot disse che, quando si compie una grande

impresa, “i ricordi più belli ci accarezzano, ma quelli che ci se-

gnano davvero sono quelli che danno la ne�a sensazione,

quasi corporea, della fa�ca fa�a per arrivare fino lì”. E aveva

ragione, altroché se aveva ragione!

(Vincenzo)

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