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La Voce dell’Isola Giornale Siciliano di Politica, Cultura, Economia, Spettacolo, diretto da Salvo Barbagallo - Anno VI n. 02/03 - Febbraio/Marzo 2011 - € 1,50 MEDITERRANEO IN FIAMME CLANDESTINI ALL’ASSALTO DELLA SICILIA ITALIA: FUTURO INCERTO

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La Voce dell’IsolaGiornale Siciliano di Politica, Cultura, Economia, Spettacolo, diretto da Salvo Barbagallo - Anno VI n. 02/03 - Febbraio/Marzo 2011 - € 1,50

MEDITERRANEO IN FIAMME

CLANDESTINI ALL’ASSALTODELLA SICILIA

ITALIA: FUTURO INCERTO

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Sommario

La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 3

POLITICA

• Il crollo del muro delMediterraneo: l’effetto “domino”delle rivolte muta il quadrogeopolitico dell’area 4-5

• Mediterraneo in fiamme l’Italiae l’Europa restano indifferenti

6-7

• Toccata e fuga di Berlusconi eMaroni in Sicilia per la “crisi” tunisina 8-9

• Cinepanettone di Tremonti, esploratore nella giungla deitrasporti

10-11

• Pannella il “traditore” nella terra degli inciucisti 12-13

• L’agricoltura, i pomodori e leinfiltrazioni criminali

14-15

• Attenzione ai russi ma anche agliyankees

16-17

• War games nei mari della Sicilia 18-19

RICORRENZE

• 17 Marzo 2011: è una vera occasione per tornare a sperare?Stiamo finendo per convincerci di vivere in un Paese senzaideali

20-21

GIUSTIZIA

• Processo civile telematico: gestione digitale dei documenti22-23

DOSSIER

• Sicilia ultima frontieradell’Europa 25-26-27

MEDICINA

• Un ritorno alle origini. Bentornato a casa, professore

28-29

• Chirurgia toracica mininvasiva al Policlinico universitariodi Catania 30-31

• Autismo: malattia genetica o avvelenamento ambientale?32-33

SOCIALE

• Catania corre per Catania innome della solidarietà 34-35

ARTE

• Lo splendido ed enigmatico portale della chiesa diSant’Agata al Carcere 36-37

STORIA

• Stimolare un dibattito sui Mille, il Risorgimento el’anniversario dell’Italia unita 38-39

TURISMO

• Viaggio nel tempo e nella storia: la Riserva Naturale diFicuzza 40-41

CULTURA

• “Ho dei pensieri che non condivido”graffianti riflessioni di Pino Caruso

42

• Il profumo delle cose antiche nellamemoria che non si perde

43

• Alla scoperta dei mille segreti custoditi da secoli inVaticano 44-45

• Una continua introspezione edevocazione di un passato 46

• Il recupero della nostra storia edelle tradizioni perdute 47

• La voce del rimpianto nelleappassionate poesie di VirginiaFoderaro 48

• Il coraggio della libertà: un retaggio e una sfida per ilpresente e il futuro 49-50

Anno VI, nº 2/3 - Febbraio/Marzo 2011

Iscritto al n° 15/2006 dell’appositoRegistro presso il Tribunale di Catania

Registro ROC n. 16473

EditoreMare Nostrum Edizioni Srl

Direttore responsabileSalvatore Barbagallo

CondirettoreMarco Di Salvo

RedazioneCatania - Via Distefano n° 25

Tel/fax 095 533835E-mail: [email protected]

[email protected]

Fotocomposizione e StampaLitocon Srl - Z.I. Catania

Tel. 095 291862

Per la pubblicità: Tel/fax 095 533835E-mail: [email protected]

[email protected]

La Voce dell’Isola

Gli articoli rispecchiano l’esclusivo pensiero dei loro autori

Pag. 4-5

Pag. 14-15

Pag. 25-26-27

Pag. 42

Pag. 48

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di SALVO BARBAGALLO

Nel numero scorso del nostro giornaleparlavamo dell’Area di libero scambionel Mediterraneo e di come quella

prospettiva si fosse trasformata in “un sognoa rate”. I recenti avvenimenti – ancora, comun-que, in piena evoluzione – che vedono le rivolteinfiammare i Paesi rivieraschi ed andare oltre,all’interno, sembrano cancellare i “sogni”,ma sembrano distruggere quella “costruzione”inclusa nell’ambito della Dichiarazione diBarcellona del 1995, che sancì la nascita delPartenariato Euro-Mediterraneo, e che fu sot-toscritta dagli allora 15 Paesi della UE e da 11Paesi della riva Sud ed Est del Mediterraneo(Marocco, Algeria, Tunisia, Malta, Egitto,Israele, Giordania, Siria, Turchia, Cipro, Liba-

no) e dall’Autorità Nazionale Palestinese. Ac-colta dunque tra i Paesi firmatari la Giordania,mentre fu esclusa la Libia, sottoposta alle san-zioni delle Nazioni Unite, ma in seguito am-messa per iniziativa italiana, in qualità dimembro osservatore alla Conferenza di Stoc-carda del 1999.

L’area di libero scambio nel Mediterraneo do-veva essere aperta nel 2010 ed era consideratauna sfida per un futuro che avrebbe consentito,soprattutto per i Paesi dell’Europa del Sud e perl’Italia in particolare, nuove occasioni di coo-perazione tra istituzioni, imprese e società. Unaoccasione fondamentale soprattutto per il Sude per la Sicilia che avrebbero potuto riaffermareil proprio ruolo primario nell’ambito di quelloche fu il Mare Nostrum che, come già in pas-sato, avrebbe potuto rivelarsi fonte privilegiata

di ricchezza non solo e non tanto in termini eco-nomici, ma soprattutto in termini di opportunitàe di affermazione della pace e dei diritti uma-ni

Nel 2010, cioè nell’arco dello scorso anno,sarebbero dovute cadere le barriere commercialie i dazi fra i 26 Paesi che hanno sottoscritto l’ap-posito Protocollo a Barcellona nel 1995, al finedi favorire lo sviluppo in un’Area che raccoglieseicento milioni di abitanti. Così non è stato.Al di là delle (buone) intenzioni non si è fattogranché: di tutto ciò che intendeva rappresentareil Protocollo di Barcellona sono rimasti soltantogli incontri e i convegni nei quali i rappresen-tanti dei singoli Paesi hanno discusso modalitàe norme di applicazione. Sono rimaste, cioè,solo le parole e gli intendimenti, ma non si èandato oltre.

Il crollo del muro del Mediterraneo:l’effetto “domino” delle rivolte

muta il quadro geopolitico dell’area

Si abbattono governicresce l’instabilità

nei Paesi rivieraschinel Maghreb e oltre

sale paurosamentela tensione

etnica e religiosa

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Politica

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Oggi i Paesi rivieraschi, i Paesi del Maghreb ed oltresono infiammati dalle rivolte popolari: un “effettodomino” che alcuni analisti considerano “pilotato”,che molti considerano “spontaneo”, che sta travolgendogoverni, provocando contemporaneamente una crescentetensione etnica e religiosa.

In questi momenti tumultuosi chi pensa all’area dilibero scambio? E dire che la Dichiarazione di Bar-cellona fissava dei capisaldi fondamentali. quali lacreazione di un’area comune di pace e stabilità attra-verso il rafforzamento del dialogo politico e di sicu-rezza; quali la costruzione di una zona di prosperitàcondivisa mediante la creazione di una partnershipeconomica e finanziaria; quali la promozione deldialogo tra culture e gli scambi a livello umano,scientifico e tecnologico al fine di avvicinare i po-poli, favorire la comprensione, migliorare lapercezione reciproca. Dunque una collaborazionedi ampia portata, estesa al di là della sfera stret-tamente economica per comprendere ambiticome la politica di sicurezza e i diritti umani.

Ora il quadro geopolitico nel bacino del Me-diterraneo è in forte mutazione e l’Europa el’Italia mostrano tutte le loro debolezze, senzariuscire a guardare “al di là” degli avvenimentiche si susseguono in maniera vertiginosa. Il“muro” del Mediterraneo crolla e il futuro sicarica di pericolose incognite.

Dall’Egitto all’Iran, dalla Libia al Bahreinle “rivolte” provocano morti, ma la spiralenon si è ancora chiusa e le speranze di pacesi allontanano. Sull’Europa e sul resto delmondo si allungano ombre sinistre.

La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 5

Nelle foto: le rivolte in Tunisia, Egitto e Libia

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di MARCO DI SALVO

Europa muta, Italia distratta. Così sipossono analizzare le reazioni nei Paesidell'Unione a ciò che sta accadendo nel-

la sponda sud del Mediterraneo. Europa mutanei fatti, incapace di esprimere nulla (politi-camente parlando) se non formali supporti aparole nei confronti delle popolazioni inrivolta. Ben poco per chi è partner dei paesidel Mediterraneo. Ma forse proprio per questol'Europa sta zitta, visto che con quei dittatori(chiamati così soloora, naturalmente)l'Europa ha trattatofino all'ultimo (an-che in facezie,come ad esempioraccontano le cro-nache delle ultimevacanze del premierFrancois Fillon, ac-cusato di aver tra-scorso le vacanzedi Natale in Egittocon la famiglia aspese del presidenteegiziano Hosni Mu-barak). Ha trattato,è stata complice dei ladrocini, ha mantenutouna posizione di superiorità “morale” da re-siduo coloniale che è meglio che dismetta pre-sto, pena un conflitto di cui non si possono, adoggi, prevedere le conseguenze.

E qui in Italia cosa accade? Risparmiamo

qualsiasi commento sulle persone che istitu-zionalmente dovrebbero rappresentare lanostro politica estera. Sulla pagina Facebookdel ministro Frattini fino a pochi tempo fa cam-peggiava ancora una nota intitolata: "Mubarakcontinui a governare con saggezza".

Esordiva con: “Speriamo che il presidenteMubarak continui, come ha sempre fatto, a go-vernare il suo paese con saggezza e con lun-gimiranza" e proseguiva a livello da teminodelle medie, chiudendosi con: "Se rifiuteremodi aiutare lo sviluppo dove vivono queste per-

sone queste ver-ranno a casa no-stra". Di una po-vertà impressio-nante, non solo sulpiano formale elessicale.

Ma come è statoraccontato dai no-stri media quelloche è un vero eproprio crollo delmuro mediterra-neo? Ignorando, inpratica, la questio-ne. Certo i tg emaggiori quotidia-

ni hanno fatto le aperture, nei giorni piùcaldi, ma senza analisi di prospettiva degne dinota. Anzi, in alcuni casi le analisi sono statefatte, in realtà.

Ma i prestigiosi commentatori sono bei tomicome Tarak Ben Ammar, proconsole berlusco-

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Politica

Senza parole, incapacidi esprimere nulla

(politicamente parlando)se non formali supporti

nei confrontidelle popolazioni in rivolta.

Ma è proprio veroche davvero non interessanulla di quel che avviene

in Egitto, in Tunisia,in Algeria, ed orain Libia o in Iran?

Se così fosse,allora dovremmo

cominciare a porcidelle domande serie,

a compiereun’autocritica costruttiva

La comunità del Vecchio Continentesi gira dall’altra parte

Mediterraneoin fiammel’Italia e l’Europarestano indifferenti

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niano d'affari in Tunisia o Neguib Sawiris (pro-prietario di Wind), che è uno di coloro che han-no tratto più vantaggi dal sistema Mubarak,comprando aziende e concessioni a un ottavodel valore di mercato.

In Tunisia la Banca mondiale ha bloccato unprestito di 250 milioni di dollari quandoSawiris ha acquistato una rete locale con uncredito delle banche tunisine sul 100% del va-lore della transazione. Sawiris con Wind è unodei maggiori inserzionisti di tv e giornali, quin-di è scomodo dire la verità su questo signoreche adesso partecipa al processo di transizione,parla di democrazia e reclama persino un pianoMarshall.

Ma imbarazzante è anche l'approccio “ideo-logico” di alcuni giornalisti italiani. Il direttorede “Il Giornale” Sallusti, nella puntata del 6febbraio della tra-smissione TVtalk inonda su Rai Storia,ha tranquillamenteaffermato che il suogiornale non aprecon le notizie riguar-danti l’Egitto perchéagli italiani di questoargomento “non in-teressa nulla”. Ed haavvalorato la propriatesi dicendo che il“Corriere dellaSera”, nei tre giorniche ha “aperto”sull’Egitto, ha ven-duto meno copie. Ilcompito di un diret-tore di giornale – hacontinuato Sallusti– è quello di vendere“una copia in più”, aquanto pare anche a

spese dell’informazione pubblica. Vendere unacopia in più quindi, non informare. Interessantedeontologia professionale...

Ma è proprio vero che agli italiani davveronon interessa nulla di quel che avviene in Egit-to, in Tunisia, in Algeria, ed ora in Libia o inIran? Se così fosse, allora dovremmo comin-ciare a porci delle domande serie, a compiereun’autocritica costruttiva. Dovremmo iniziarea ringraziare l’esempio degli egiziani: un po-polo quindi tutt’altro che «incompleto», ma co-raggioso, che ha molto da insegnarci.

Ma per quale motivo agli italiani poco im-porta di tutto questo: degli egiziani, di Muba-rak? Alcuni maliziosamente potrebbero rispon-dere che agli italiani poco importa di Mubarakperché già fin troppo dà loro da pensare sua“nipote”.

Ma a parte la satira… forse il problema èproprio questo: ovvero che in Italia si fa semprepiù satira e sempre meno politica, trasportandoil dibattito sul piano del pettegolezzo, oscuran-do la realtà dei fatti, la loro reale consistenza.È così che poi il politico si specializza in co-micità e appare simpatico, mentre al comicotocca occuparsi di politica, a rischio di apparireinopportuno.

A parte la satira, quindi, sembra che gli ita-liani siano un popolo sempre meno reattivo,più provinciale e ripiegato su se stesso: non c’èinteresse per ciò che non ci riguardi direttamen-te, e spesso nemmeno per questo. Ma siamosicuri sicuri che questo disinteresse non sia pro-dotto dai media (e non solo da essi ratificato)e che tutto questo non faccia comodo a chi stasulla tolda del Titanic Italia?

La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 7

Nelle foto, le rivolte in

Tunisia, Egitto e Libia

che hanno sconvolto i

Paesi rivieraschi

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L’emergenza clandestini e il modo di vedere l’Isola da parte di chi governa a Roma

Toccata e fuga di Berlusconi e Maroniin Sicilia per la “crisi” tunisina

di MARCO DI SALVO

In un quindici febbraio di fuoco e che forseresterà negli annali della storia politico-giu-diziaria del nostro paese, il Presidente del

Consiglio ha fatto una breve tappa in Sicilia.Nessun Ponte di Messina da inaugurare, nénuove autostrade (men che meno raddoppi dellalinea ferroviaria). No, Silvio Berlusconi il quin-dici febbraio è venuto in Sicilia, più precisa-mente a Mineo, per un sopralluogo a una pos-sibile struttura di accoglienza per le migliaiadi nordafricani che stanno giungendo sulle co-ste della nostra isola, in fuga dai loro Paesi inrivolta. (e, chissà, magari anche per allontanarsi,geograficamente, il più possibile dal Tribunaledi Milano da dove piovevano riti immediati).

Un villaggio ancora occupatoDopo un breve giro nelle strutture (il com-

plesso visitato da Berlusconi e Maroni è il “re-sidence degli Aranci”) il rientro a tutta velocitàa Roma, senza fermarsi alla conferenza stampa(alla quale era prevista la sua presenza) e la-sciando il solo ministro dell'Interno RobertoMaroni a discutere con i giornalisti sulle

misure straordinarie in via di assestamento perfare fronte all'emergenza clandestini.

Già superando le dichiarazioni di facciata,si scopre che la suddetta struttura di proprietàdi un'impresa italiana, è attualmente concessain affitto al governo americano e fino a pocotempo fa ospitava militari e loro familiari in ser-vizio nella base Usa di Sigonella. Il contrattodi locazione dovrebbe scadere il 31 marzo pros-simo (il condizionale è d'obbligo). Potrebbe es-sere «il villaggio della solidarietà» in grado diconiugare «qualità e sicurezza», secondo la va-lutazione espressa dal premier (altro condizio-nale). Secondo quanto hanno riferito alcunepersone presenti, Berlusconi «deciderà nei pros-simi giorni» sull'utilizzo della struttura. E quindia che è servito questo viaggio improvviso? Matorniamo all'altro protagonista della vicenda,il ministro dell'Interno.

Maroni, i rifugiati e l'Europa: una veraemergenza?

Emergenza, una bella parola, sfruttabile inogni contesto e che serve soprattutto a delegaread altri le proprie responsabilità. Una parolache l'attuale governo ha messo in campo

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Politica

Si vorrebbero ospitaregli immigrati

in un lussuoso residencegià abitato dalle famiglie

del personale militare Usadi Sigonella.

E piovono già le proteste

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molto spesso e non sempre con risultati alla fineapprezzabili (se non per l'immediata aperturadei cordoni della borsa e la sospensione di qual-siasi controllo su come questi vengano spesi).Poi se oltre all'emergenza si unisce l'altra pa-rolina magica “Europa”, il gioco è fatto. Suqueste due parole si è giocata nei giorni a ca-vallo di San Valentino una vera e propria of-fensiva mediatica del responsabile del Vimi-nale. Maroni è andato fin da Fabio Fazio perribadire che le responsabilità della crisi sbarchidalla Tunisia, non erano a lui imputabili ma “al-l'Europa” sorda ai richiami italiani. Ma bastastudiare bene le cronache asfittiche dei medianazionali per scoprire che tutto ciò è poco menoche una bugia buona per lavarsi la coscienza.

La campagna stampa del ministro dell'In-terno

Maroni comincia a parlare della vicenda ap-pena prende atto della ripresa degli sbarchi aLampedusa e tra le sue prime dichiarazionispiccano per lungimiranza una che mette inguardia dall'arrivo di possibile “terroristi” trai rifugiati e un'altra che è di quelle che fannotremare i polsi: “il Cie di Lampedusa non ria-prirà mai”. Dopo due giorni, e sulla spinta degliarrivi è costretto a capitolare e a riaprire il Cen-tro di Identificazione ed Espulsione (che giàdal nome avrebbe dovuto prefigurare una ve-loce attività di rimpatrio. Per informazioni chie-dere a quegli immigrati che da lì sono passati.E anche a chi ci ha lavorato). Tutto questo av-viene tra l'undici e il tredici febbraio (quandoMaroni fa l'ospitata a “Che tempo che fa” checitavamo prima).

Nel frattempo nessun esponente del governochiede agli organi comunitari preposti un in-tervento. Anzi, comincia un botta e risposta tral'Unione europea e lo stesso ministro. Maroniaveva accusato l'Ue di non fare nulla per aiutarel'Italia. Il commissario europeo per gli Affariinterni, Cecilia Malmstrom, aveva replicato sor-presa: «Sabato sono stata personalmente in con-

tatto con le autorità italiane alle quali ho chiestose avessero bisogno del nostro aiuto, Ma la lororisposta è stata chiara: no, grazie». Poi il nuovointervento di Maroni: «Non è vero che l'Italiaha rifiutato l'aiuto».

Insomma, per dirla alla milanese “un casinodella Madonna”. Fino alla telefonata, nella se-rata di San Valentino, di Berlusconi al presi-dente del Consiglio europeo, Herman VanRompuy. «Berlusconi - recitava una nota di Pa-lazzo Chigi - ha illustrato la criticità della si-tuazione, sottolineando che si tratta di un'emer-genza che riguarda l'intera Unione europea e,quindi, come tale dev'essere affrontata». No-vantasei ore. Un tempo che, se la situazione èun'emergenza, è vitale.

La distrazione del ministro Evidentemente il ministro Maroni nelle

scorse settimane (all'incircadalla metà di dicembre delloscorso anno) ha avuto altro dafare. Perché solo così si spie-ga la sua distrazione nei con-fronti di quello che è accadutoe sta continuando ad accaderenella costa sud del Mediter-raneo. Forse si è sentito ras-sicurato dalle parole conci-lianti del suo collega di gover-no, il ministro degli EsteriFrattini, che ha gettato acquasul fuoco, sia in interventi inParlamento che sulla sua pa-gina Facebook, nei quali pre-conizzava la tranquilla uscitasia dalla crisi tunisina che daquella egiziana (ottimo pro-feta). Sta di fatto che un go-verno degno di questo nomeavrebbe potuto mettere in

campo delle strategie che anticipassero leeventuali emergenze (si chiama prevenzione,ma evidentemente non fa rima con crisi). Nulladi questo è stato fatto. Ma non tutti i mali ven-gono per nuocere. Maroni sa come si risolvonole emergenze. E infatti è stato prontissimo achiedere cento milioni di euro all'Europa perfronteggiare gli sbarchi. Chissà se i fessi eu-ropei ci cascheranno e allargheranno i cordonidella borsa?

E la Sicilia? Fa da fondale scenograficoIn tutto questo la nostra isola non è che un

punto di passaggio. Degli immigrati che certonon sbarcano qui per restarci, dei politici na-zionali che vengono qui a fare passerella (perdistrarre i media) e resta come un fondale sce-nografico. Tant'è che, tanto per non andare trop-po lontano, neanche il sindaco di Mineosapeva “dell'improvvisata” di Berlusconi e c.(non avrebbe fatto mancare qualche pastarellae doni di vario genere. Noi sì che siamo ospi-tali).Giuseppe Castania, primo cittadino di Mi-neo, ha ammesso ai vari giornalisti presenti«l'amarezza per non essere stato invitato uffi-cialmente all'iniziativa». «In tutta sincerità –ha ulteriormente affermato - la nostra gente èin allarme.

Già la nostra economia è in ginocchio e at-torno a questo residence ci sono aziende diagrumi e molti agriturismi che durante il pe-riodo di bassa stagione subiscono frutti esaccheggi. Se a tutto questo dovesse aggiun-gersi un ulteriore potenziale pericolo, allora lagente rischierebbe di non andare più nei fondiagricoli. Siamo sinceramente preoccupati e vor-remmo quindi delle rassicurazioni, che sicu-ramente nelle prossime ore o nei prossimi gior-ni le autorità non mancheranno di fornirci». At-tenda, signor sindaco, le faranno sapere sicu-ramente... Il Residence degli Aranci a Mineo

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Politica

di MARCO DI SALVO

Mentre sembra avvicinarsi l'ultimastazione della Via Crucis del governoBerlusconi, e in giorni di tregenda

per il presidente del Consiglio, il ministro del-l'Economia Giulio Tremonti non ha trovato dimeglio che farsi un giro in treno, direzione Sud.

Chiunque ha un po' di coscienza non può chedefinire una commedia all’italiana (non di quel-le classiche e belle, ma stile De Sica-Boldi) conBonanni e Angeletti patetici comprimari, ilviaggio di Tremonti. Tra battute e ricette peril Sud, ed il ritorno in pullman sulla grande in-compiuta, la Salerno Reggio Calabria, Tremon-ti ci ha tenuto a fare unaoperazione di comunica-zione che si ricordavasolo nelle dittature del-l'Est.

Come commentare? Ilviaggio di andata, comequello di ritorno, di Tre-monti non può che esse-re definito ridicolo.

A parte il fatto che in-vece del Frecciarossaavrebbe potuto utilizza-re, non dico un “regiona-le” ma un Intercity edavrebbe potuto verificareche le condizioni delviaggio sarebbero statemolto meno conforte-

voli, ma per accertarsi che la situazione di chiaffronta una viaggio in treno o in auto da Romaa Reggio Calabria e ritorno è spesso molto dif-ficile, qualche volta drammatica, era proprionecessario che Tremonti intraprendesse quelviaggio, con tanto di giornalisti al seguito? Eche avesse la faccia di dirlo pure ai microfoniinginocchiati davanti a lui? Non sono sufficien-ti le testimonianze, numerosissime, dei viag-giatori, soprattutto di quelli pendolari, dallequali si possono desumere i grandi problemidelle infrastrutture ferroviarie e stradali soprat-tutto ma non esclusivamente nel Sud?

Quella di Tremonti è solamente un’opera-zione “mediatica” ma che lascia il tempo che

trova. Non credo proprioche i consensi nei confrontidel ministri siano aumenta-ti, anzi forse saranno anchediminuiti, dopo questoviaggio.

Patetici infine Bonannied Angeletti che si sonoprestati a fare i comprimaridi una commedia all’italia-na, peraltro di un livelloqualitativo molto basso,come i “cinepanettoni”.

Un ultimo aspetto, nonmeno importante. Eviden-temente, per il ministro,l'Italia finisce a Reggio Ca-labria. Gli atti di governoda lui firmati negli ultimi

due anni ci avevano messo questa pulce nel-l'orecchio.

Il viaggio in treno ci ha solo conferma-to questo timore. E questo, nellaprospettiva non del tutto remotadi un suo passaggio ad incari-chi ancora più prestigiosi (laPresidenza del Consiglio,magari col supporto bipar-tisan di una cordata D'Ale-ma-Bossi) non può cheinquietarci per il futurodella nostra isola. E sa-rebbe il caso che i sicilia-ni aprissero gli occhi,prima di andare avotare la prossimavolta.

Il “viaggio” a Sud del ministro dell’Economia

Cinepanettone

di Tremonti,

esploratore

nella giungla

dei trasporti Tremonti con Angeletti e Bonanni

Silvio Berlusconi

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 11

Una commediaall’italiana

(non di quelle classichee belle, ma stileDe Sica-Boldi)

con Bonanni e Angelettipatetici comprimari,

per un percorsoche non và al di là

dello Stretto di Messina,tra battute e ricette

per il meridione,ed il ritorno in pullman

sulla grande incompiutaSalerno Reggio Calabria

La Politica, le Ferroviee l’Unità d’Italia

Il conto alla rovescia e gli annunci dei tagli ai treni da e per il nord, dovrebbero farriflettere i siciliani e far indignare tutta la nostra deputazione siciliana.

La Sicilia, anno dopo anno e treno dopo treno, è stata definitivamente tagliata fuoridal trasporto universale delle Ferrovie dello Stato.

Mentre l’Italia da Torino a Salerno corre sui binari dell’alta velocità, mettendo in questomodo a disposizione di queste grandi città (Torino, Milano, Firenze, Bologna, Roma,Napoli e Salerno) una sorta di metropolitana veloce lunga oltre mille chilometri, la Siciliaviene invece definitivamente isolata dal trasporto ferroviario.

L’unica speranza per sovvertire queste sciagurate decisioni deve essere una forte presadi posizione di tutte le forze politiche siciliane, di centrodestra e di centrosinistra, chedevono fare sentire tutto il loro peso politico, affinché si eviti questo ulteriore e definitivocolpo di scure al trasporto ferroviario, che allontana la Sicilia e i Siciliani definitivamentedal continente “Italia”.

Sono convinto che questa è l’occasione per difendere, tutelare e garantire quella con-quista “la ferrovia” che ebbe come data storica l’Unità d’Italia.

La ferrovia Palermo-Messina fu inaugurata nel lontano 1895, la linea Messina-Ca-tania-Siracusa venne realizzata tra il 1867 e il 1871, i lavori sulla dorsale centrale, traPalermo e Bagheria, dal 1863 al 1885.

Allo stato attuale la rete ferroviaria siciliana costituisce la più estesa rete ferroviariainsulare del Mediterraneo e dell'Italia, ma è, di contro, tra le più arretrate poiché le operedi ammodernamento sono state molto limitate nell'ultimo secolo.

Nel panorama ferroviario nazionale, la regione Sicilia si colloca all’8° posto per lalunghezza complessiva dei binari (dopo Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio,Emilia Romagna, Veneto, Campania), al 5° posto per le linee ferroviarie in esercizio(dopo Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio) e al 16° posto con 169 km. (12%) di lineaa doppio binario su 1378 km.(a seguire Sardegna, Molise, Basilicata e Valle d’Aosta).

Questi sono i dati con i quali si può rappresentare la grave e duratura disattenzionedei governi regionali e nazionali nei confronti delle infrastrutture ferroviarie siciliane.

Giosuè Malaponti Coordinatore Comitato Pendolari Siciliani

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di VALTER VECELLIO

Sulla scrivania, nella sede radicale di via di TorreArgentina, si accumulano centinaia e centinaiadi fogli, fax, e-mail, trascrizioni di sms che gli

giungono da tutta Italia: messaggi di contestazione,dissenso, critica per il “dialogo” con Berlusconi;qualche volta ci sono insulti; tanti confidano di noncapire, ma esprimono comunque fiducia… MarcoPannella trascorre buona parte delle sue nottate a leg-gere tutti i messaggi. Raramente risponde, ma nonne perde uno, e li ha fa mettere nei siti radicali, per-ché sono “uno straordinario strumento di eccezionaleinteresse per studiosi, sociologi e analisti”. Messaggia parte, questo “dialogo” ha comunque lascia per-plessi, o se si vuole, dubbiosi, molti del gruppo di-rigente radicale, a cominciare da Emma Bonino. Pan-nella rilancia: “Noi dialoghiamo, è il comandamentolasciatoci da Pasolini quando ci spedì il suo testa-mento, "abbiamo dialogato anche con le meretrici,figurarsi...". Ci siamo già visti tre volte, colCavaliere, vediamo cosa ci offre. Berlusconi almenoquando dice di volerci vedere poi mi fissa subito unincontro, Rosy Bindi e Pierluigi Bersani mi hannosempre detto "ci incontriamo, ci incontriamo", li haimai visti?”.

Ma che senso ha questo “dialogo”? “Sorreggerele istituzioni anche istituzioni disastrose, è undovere repubblicano. Specie se non esiste un’alter-nativa. O pensiamo che lo sia il governo Tremonti,con in più Formigoni? Io dico col cavolo! al

peggio non c’è mai fine...”. Poi Pannella ricorda chefinora Berlusconi non è stato puntellato dai radicali,ma da altri: un paio di fuoriusciti dall’Italia dei Va-lori, altri due del PD “e non da noi, che votammocompatti la sfiducia, e abbiamo detto si in giunta al-l’autorizzazione alla richiesta di perquisizione”.

Nonostante tutto sul capo di Pannella si rovesciadi tutto: traditore, venduto, si prostituisce… Tuttoquesto per un paio di incontri, alla luce del sole, an-nunciati, riferiti nei particolari prima e dopo?Perché tutta questa canea, mentre tutti si incontranotranquillamente con tutti, loro sì, per discutere di po-sti, poltrone, posizioni di potere?

Si può confessare che si viene afferrati da un sen-so di noia? Perché parlano e scrivono senza dire eraccontare nulla. Hai voglia di chiarire che si trattadi “dialogo”, nella tradizione e nel costume di sem-pre, fatto, appunto di “dialogo” con tutti.

Quelli traducono “trattativa”. Non c’è nulla dafare: non sono proprio capaci di raccontare le coseper come sono. Scrivono non quello che è, ma quelloche vorrebbero fosse…

Per amor di chiarezza: chi scrive è perfino piùpessimista di Emma Bonino, sul conto di Berlusconi,sul cui conto ha un’opinione piuttosto netta eradicata sull’immenso male che ha fatto a questo pae-se. Comprende il senso dell’iniziativa, ma perchéci sia “dialogo” occorre essere in due; e Berlusconinon vede, non sente, non parla, da tempo. Ma lascia-mo perdere questo risiko, proviamo a farci qualchealtra domanda.

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Politica

Da quando lo storico leader radicale ha iniziato il dialogo (pubblico) col premier è stato tempestato di anatemi e insulti. Ma chi sono i “censori”?

Pannellail “traditore” nella terradegli inciucisti

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Per esempio, qualcuno può davvero pensare che l’azionepolitica di Pannella – certo: discutibile, criticabile – sia fi-nalizzata ad acquisire una poltrona?

Propongo di fare una piccola indagine: andare nell’ar-chivio ANSA, passiamo al settaccio le notizie del 2010, del2000, del 1990 o di qualsiasi altro anno, anche quelli dellapiù torrida stagione di tangentopoli. Vediamo se c’è una solanotizia che vede coinvolto un radicale, dirigente, militante,iscritto in vicende di malaffare contro la cosa pubblica. Tro-vatelo.

Prendete il fortunato best seller “La Casta di Stella e Rizzo,andate nelle ultime pagine, dove c’è l’indice dei nomi: li tro-vate tutti, meno, naturalmente, quelli dei radicali. Ora si sfo-

glino le collezioni del “Giornale”, dell’“Espresso”, di “Pa-norama”, del “Fatto”...spesso pubblicano meritorie inchiestedove si denuncia come uomini di potere beneficiano di ap-partamenti al centro pagando affitti irrisori, hanno acquistatoimmobili pagando un decimo del loro valore...Provate a ve-dere in quale elenco figurano radicali...

Allora, ci si pensi bene prima di insinuare o affermareche questo signore arrivato alla bella età di 81 anni ora si “ven-de”, si “prostituisce”.

L’iniziativa del “dialogo” con Berlusconi è certamentecriticabile, discutibile; forse Pannella si illude, perde tempo;ma chi gli dà del traditore non trasferisce forse ad altri quelloche qualche volta gli accade di essere?

La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 13

In libreria o richiedendolo direttamenteIl romanzo di Marika Cannata

IL CORAGGIO DELLA LIBERTÀ

Un affresco vivace del periodo dei moti risorgimentali siciliani

che vide Catania come importante teatro di scontri fra rivoluzionari

e truppe borboniche

CATANIA - VIA DISTEFANO n° 25Email: [email protected]

Sorreggere le istituzionianche istituzioni disastrose,è un dovere repubblicano.

Specie se non esiste un’alternativa.O pensiamo che lo siail governo Tremonti,

con in più Formigoni?Io dico col cavolo!

al peggio non c’è mai fine...Berlusconi e Pannella

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di ERNESTO GIRLANDO

Ultimamente stiamo diventando tutti unpo’ troppo intelligenti, evidentemente.Peccato: c’è chi come noi è rimasto a

Cesare Zavattini: “Non so voi, ma io sogno unPaese dove buongiorno vuol dire solo buon-giorno”. E dunque vorremmo vivere in un Pae-se nel quale le parole “mafia” e “criminalità”significhino proprio “mafia” e “criminalità”.Usare le parole (specie alcune) come si usanoi petardi o le bolle di sapone, per fare rumoreo per giocare, e non curarsi dell’anima che ogniparola possiede - il suo significato - vuol direrassegnarsi a vivere in un paese dove nientesignifica più niente, nel paese dove buongiornonon significa soltanto buongiorno.

Se la parola perde ogni legame con ilproprio etimo e la propria storia, con il propriopeso e la propria natura, rischia di diventaresolo un suono, un mantra, un salmodiare a casoche talvolta rischia, consapevolmente o meno,di avere un effetto pari a quello di una bomba.

L’invito a “boicottare” il ciliegino siciliano,rivolto agli spettatori della trasmissione “Bontàloro” di Maurizio Costanzo e a quelli di“Agorà” di Andrea Vianello, da un tale che dinome fa Alessandro Di Pietro, per supposte im-plicazioni dovute a ipotetiche infiltrazioni “ma-fiose” nella commercializzazione del prodotto,ha scatenato un frastuono di polemiche che,

come al solito, e come succede da anni,rischia di far passare in second’ordine la solacosa che invece dovrebbe contare: cercare didistinguere ciò che è rilevante da ciò che nonlo è.

Il procuratore nazionale antimafia, PietroGrasso, ha parlato di infiltrazioni mafiose nelsettore alimentare, citando il caso del cilieginosiciliano. Ora, qualcosa di vero ci deve pur es-sere se a parlarne è il procuratore antimafia (sal-vo che invece di parlarne sarebbe meglio oc-cuparsene concretamente). E del resto, che l’ar-gomento sia oggetto di indagini, condotte dalcomando della Guardia di Finanza di Ragusa,con il coordinamento del procuratore CarmeloPetralia, è un fatto noto. Che però gli sforzi po-lemici di larga parte della classe politica sici-liana si siano rivolti contro l’insignificante in-vito a “boicottare per due giorni il ciliegino”,ci sembra il solito segnale di ammattimento ge-nerale che da tempo distorce i normali proce-dimenti logici. Ma (si sa) larga parte dei politiciitaliani nutre ambizioni nel mondo dello spet-tacolo, correndo per altro il rischio di fare lastessa fine delle tante ragazzine sculettanti chevagheggiano sogni di gloria.

In un Paese in cui in genere la notizia di aper-tura dei giornali è la frase del Presidente delConsiglio che annuncia: “Siamo sull’orlodella guerra civile” e l’immediata risposta delCsm è che il Presidente del Consiglio è “un pe-

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Politica

Gli sforzi polemicidi larga parte della classe

politica sicilianache si sono rivolti contro

l’insignificante invitoa “boicottare per due giorni

il ciliegino”, ci sembrail solito segnale

di ammattimento generaleche da tempo distorce

i normali procedimenti logici

L’agricoltura, i pomodorie le infiltrazioni criminali

L’invito a “boicottare” il ciliegino siciliano,per supposte implicazioni “mafiose”

nella commercializzazionedel prodotto, ha scatenatoun frastuono di polemiche

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 15

ricolo per la democrazia”, mentre in strada nonsi vedono carri armati e autoblindo pronti airastrellamenti, né si avvertono colpi di cannonesullo sfondo, è normale che accadano questecose.

Tuttavia, il problema c’è ma è un altro: lapercezione che la filiera agroalimentare è do-minata da un contesto di illegalità. Una per-cezione da anni diffusa tra gli stessi operatoridel settore. C’è una perversa alleanza tra il nuo-vo sistema di commercializzazione, legato allaGrande Distribuzione Organizzata, e le vecchiepratiche speculative tenace-mente resistenti nei luoghi diproduzione. Il tutto a dannoesclusivo di chi produce: cin-quemila micro aziende che su-biscono la cappa di illegalità, leangherie, le soperchierie di unblocco speculativo che va dallaGDO ai grandi Mercati del NordItalia. Apparentemente in concor-renza tra di loro, ma alleati a spe-se dei produttori siciliani.

Imposizione dei prezzi, feno-meni di dumping, taroccamentodei prodotti di nazionalità estera(specie tunisini) che entrano neimagazzini locali ed escono con ilmarchio “Vittoria” o “Sicilia” edaltre oscenità gravano sull’orti-coltura siciliana. Scaricare le colpesui produttori (boicottare il prodot-to) vuol dire rovesciare i termini del discorso.

Nessuno però parla delle sconcezze del mer-cato di Vittoria, lo snodo commerciale di granparte della produzioni ortofrutticole dell’interafascia trasformata siciliana. Due milioni e mez-zo di quintali di prodotto per un giro d’affariche si aggira sui duecento milioni l’anno. Chesi accaparrano i cosiddetti “posteggiatori”: 74i concessionari di licenza all’interno della strut-tura mercantile ragusana, ma di cui solo unadecina si spartisce la grande fetta. Commissio-

nari e commercianti al tempo stesso: l’anticomale della doppia attività. Come commissio-nari dovrebbero spuntare il miglior prezzo avantaggio dei produttori.

Nei fatti, come commercianti, comprano lorostessi la merce (e dunque non sono, come do-vrebbero, semplici intermediari a percentuale):il loro interesse è determinare il prezzo più bas-so possibile. Mafiosi? Pratiche mafiose? O,molto più semplicemente, pratiche fraudolente?Ma il fenomeno va avanti indisturbatoda de-

cenni, nonostante letante denunce dei produttori e le battaglie del-l’ex sindaco e deputato regionale vittoriese,Francesco Aiello.

Dunque, si compra al prezzo più basso (il ci-liegino a 20, massimo 30 centesimi pervederlo sui banchi al dettaglio, specie alnord, a 4 e financo a 5 euro) per lucrare sulladifferenza pagata dagli uffici acquisti dellaGDO.

Ma la filiera dell’illegalità non si esauriscecon la doppia attività dei concessionari e la loroconnivenza con la GDO: ci sono le cosiddette

attività connesse. I magazzini di confeziona-mento della merce (un centinaio nella zona at-torno al mercato) spesso riconducibili a com-missionari, a parenti, a persone con pregressecondanne penali (anche per mafia) sullespalle. Attività dove lavorano migliaia di per-sone, specialmente donne, in condizioni disemi-schiavitù.

I trasporti: l’altro grande affare. Strane lo-giche regolano questa attività: più si viaggia,

più si lucra. La merce parte da Vittoriaper i mercati del nord, per poi fare ri-torno al mercato di origine, rispeditagiù da qualche altra azienda di traspor-ti.

Diverse le ditte che si occupano diquesti trasporti, in genere una per ogniregione di destinazione. I Tir sono diproprietà dei camionisti, dei piccolipadroncini, ma viaggiano tutti con lastessa insegna, grande e vistosa.“La Paganese” è una di queste,finita di recente nel mirino della Pro-cura antimafia. In corso di accerta-mento i rapporti tra queste ditte e iproprietari dei Tir.

Una forma sotterranea di estor-sione? Infiltrazioni mafiose? Puòdarsi, ma al momento non c’èdato sapere. I commissionari giu-

rano esserne completamente estranei edi avere con gli autotrasportatori esclusivi rap-porti di lavoro. Ma un dato è certo: l’illegalitàè diffusa. Tutta a danno dei produttori.

Una trasmissione televisiva (e il conseguentebaccano fuori bersaglio) possono ribaltare larealtà. È la prerogativa della Società dello Spet-tacolo di Guy Debord, una telecamera accesadi qua e una spenta di là, o viceversa; una di-chiarazione in più o una in meno, e il mondosi legge all’incontrario. Forse il povero GeorgeOrwell si sbagliava: il Grande Fratello non èun genio del male, forse è solo il capo dei fal-sari.

Nella pagina

precedente: serre

di pomodorini

nel ragusano;

a fianco, la Finanza

al mercato

ortofrutticolo;

in basso,

pomodorino ragusano

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di GIOVANNI PERCOLLA

Anche i giornali nazionali stanno comin-ciando ad indagare sugli strani movi-menti che avvengono nel settore ener-

gia in Sicilia, argomento che non poche volte,dagli scorsi anni e fino all’ultimo numero digennaio, il nostro giornale ha affrontato in tuttii suoi aspetti. Varrebbe la pena riguardare e ri-leggere diverse prime pagine che “La Voce del-l’Isola” (tutti i numeri arretrati sono reperibilisul sito www.lavocedellisola.it) ha dedicato alladelicata questione della “invasione” e conse-guente “occupazione” della Sicilia da parte deipotentati economico-militari che sovrastano ilnostro pianeta.

E se pure l'Espresso (nel numero del 24 feb-braio scorso, con un titolo non tanto dissimileda quello de ”La Voce dell’Isola di tre settima-ne prima) decide di centrare una sua inchiestasull'arrivo dei russi sulla costa siracusana(con obbiettivo l'acquisizione dell'Isab diGarrone ed anche, perché no, "l'occupazione"del rigassificatore in via di costruzione in queldi Augusta), vuol proprio dire che (finalmente)il tema è all'ordine del giorno. Certo il setti-manale appartenente al gruppo debenedettianocondisce la sua inchiesta di un inevitabile an-tiberlusconismo doc.

Ma non si può nascondere che la presenzadi Lukoil nella provincia aretusea comincia afar storcere il naso ai più. A cominciare dagliamerikani (sì, quelli col k, per capirci, Cia &Co.). Perché è troppo rischioso avere i soci diPutin vicino alle proprie basi militari, perchénon è chiaro che ci vengano a fare qui in Sicilia(o, forse, è fin troppo chiaro...) e perché i russiil vizietto dello sbarco nel Mediterraneo ce l'-hanno avuto sin da quando si chiamavano an-cora sovietici.

L'amico Vladimir."Con la Russia ci unisce un partenariato forte

e strategico". Così, pochi giorni fa, il presidentedel Consiglio ha inaugurato l'anno dellacultura russa in Italia, alla presenza del presi-dente russo Mendedvev. E chissà che non pen-

sasse pure a quanto, nel settoreenergetico, il nostro si sia datoda fare per favorire l'amicoVladimir. In pochi anni di Pre-sidenza del Consiglio (si fa perdire, visto che sono stati ottodegli ultimi dieci) Berlusconiè stato in grado di spostarel'asse degli interessi energe-tici nazionali rendendoli pariteticirispetto a quelli russi (indebolendodi fatto la politica energetica europeae allontanandosi dai voleri di Wa-shington).

Da Nabucco a Southstream, finoalla (presunta) mediazione tra russie turchi, il buon Silvio si è lanciatoin un'opera di accreditamento cheha spesso sfiorato il ridicolo (quan-do, come nel caso della sua immo-tivata presenza in occasione dellafirma di un accordo tra Russia eTurchia a Istanbul, non lo ha su-perato). Sia come sia, tutto questoattivismo del nostro presidentedel Consiglio ha provocato piùdi un malumore.

Cosa che qualche anno fa hafatto supporre anche ai diploma-tici statunitensi di stanza nel no-stro paese che il buon Silvionon facesse questi "lavoretti"solo per amor di patria, ma an-che per tornaconto personale.Per informazioni basta consultare una parte deifiles desecretati da wikileaks. O, se si vuole re-stare al nostro paese, gli ultimi libri di PaoloGuzzanti (che sul tema energia, Putin e Ber-lusconi è foriero di informazioni tutt'altro cheirrilevanti).

Dell'indipendenza energetica (ed altre cor-bellerie).

Quando l'attuale ministro dell'ambiente, lasiracusana Stefania Prestigiacomo, si spese afavore dell'installazione di un rigassificatorenella sua provincia di origine, uno dei motivi

addotti era quello della ridotta dipendenza ener-getica rispetto ai fornitori predominanti (Libiae Russia su tutti). Si diceva, e qualcuno diceancora, che la funzione dei rigassificatori eraquella di variare i fornitori e non rischiare unblack out energetico similie a quello che ac-cadde qualche anno fa a causa del conflitto rus-so ucraino.

Di certo la Prestigiacomo non immaginavache i maggiori interessati al rigassificatore are-tuseo fossero proprio i russi di Lukoil (almenoci auguriamo che non lo immaginasse, non la

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Politica

Fin troppi interessi sulla Siciliada parte dei potentati stranieri

Attenzione ai russima anche agli yankees

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

riteniamo capace di tale dolo), difatto neutralizzando le prospettivedi liberazione dallo "spacciatore"di energia russo. In tutto questo,il governo regionale fa sostanzial-mente da spettatore, quando nonsi inerpica in dichiarazioni stam-pa di contestazione che rischia direstare fine a se stessa, visto che,quando queste decisioni verran-no prese, saranno a chilometridi distanza da Palazzo D'Orle-ans. Magari, chissà, in una da-cia russa, al calore di un'ami-cizia davvero "energetica" tradue capi di governo con unconcetto tutto loro di democra-zia.

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A Malta al T a’ Marija Restaurant

Il 2011 è incominciato bene….

Anche i giornali nazionalistanno cominciando ad indagare

sugli strani movimentiche avvengono nel settore energia

nella nostra Isola

A sinistra, il servizio sul settimanale

“Espresso” e alcune prime pagine

de “La Voce dell’Isola”

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di DOMENICO COCO

War games a due passi dacasa nostra. Mentre neivicini Paesi rivieraschi

le rivolte si susseguono, provocan-do centinaia di morti e feriti, facen-do crollare regimi e governi, nellestesse acque del Mediterraneo leforze aeronavali della Nato, siaddestrano per una maggiore coo-perazione. L’ultima esercitazione,la “Proud Manta 11” si è conclusada poco.

La “Proud Panta 11” è la prin-cipale esercitazione per la lotta an-tisommergibile che annualmenteorganizza la Nato al largo delle co-ste orientali della Sicilia. Le ope-razioni aeronavali hanno presol’avvio il 24 gennaio e si sono con-cluse quindici giorni dopo. Sonostati schierati otto unità navali disuperficie (impegnati oltre 2000uomini) e 19 velivoli (aerei ed eli-cotteri) di 10 Paesi dell'AlleanzaAtlantica (Belgio, Canada, Fran-cia, Germania, Grecia, Italia, Spa-gna, Turchia, Regno Unito e StatiUniti) e sei sommergibili messi adisposizione da Grecia, Italia,Spagna, Turchia e Stati Uniti.

L’obbiettivo della “Proud Panta11” è stato quello di addestrare gliequipaggi nelle tattiche anti-som-mergibile e nelle operazioni per ilcontrasto alle attività illecite con-

dotte in mare con particolare atten-zione all'antiterrorismo. La ''ProudManta 11'' rappresenta la continua-zione delle esercitazioni dellaprecedente serie, denominata ''No-ble Manta'', grazie alla quale leMarine dei Paesi membri hannoavuto l' opportunità di sperimen-tare nuove tecnologie e tattichenell'ambito della lotta sotto la su-perficie marina. La sperimentazio-ne operativa sul campo aiutainfatti sia a determinare quali trai nuovi mezzi a disposizione po-trebbero esse impiegati in opera-zioni reali sia a valutare l'effettivoimpatto delle capacità disponibilie i miglioramenti che si possonoapportare.

A tracciare un bilancio del-l'esercitazione Nato è stato il Ca-pitano di Vascello della Marinaamericana Walter E. Luthiger,Capo di Stato maggiore del Co-mando Sottomarini delle Forze

Navali Alleate Sud - Comsub-south, che ha incontrato i giorna-listi insieme al Contrammiragliodella Marina Militare ItalianaGualtiero Mattesi a bordo dellanave ''Etna'' della Marina MilitareItaliana, in navigazione al largodelle coste siciliane.

''Sono molto soddisfatto - hadetto Luthiger - di come si èsvolta l'operazione e dei risultatiottenuti da tutte le componenti na-vali ed aeronavali. Tutti gli obiet-tivi che ci eravamo prefissati sonostati raggiunti e tutto è andato mol-to bene anche sul versante della si-curezza''. ''Abbiamo miglioratol'addestramento - ha proseguito -all'interno di ciascuna componentema soprattutto abbiamo miglioratol'addestramento nel coordinamentotra mezzi navali, sommergibilied aerei''.

Durante la ''Proud Manta 11''sono stati utilizzati per la prima

volta i ''sea gliders'', mezzi subac-quei autonomi, con possibilità diessere controllati via satellite dauna centrale operativa a La Spezia,impiegati nella raccolta di dati am-bientali tridimensionali che posso-no essere utilizzati in supporto aiprocessi decisionali e di pianifica-zione. A spiegare le loro funzioniè stato Michel Rixen, scienziatodel Centro di ricerca Nato (Nurc)di La Spezia.

I tre ''sea gliders'' sono riuscitiad offrire un quadro completodei parametri oceanografici dellazona ed hanno permesso di otti-mizzare la panificazione operativamitigando le incertezze ambientali.Durante l’esercitazione, ha infor-mato il NURC, è stato sperimen-tato con successo l’impiego diquesta tecnologia per la raccolta intempo reale di dati ambientalitridimensionali utilizzabili nelsupporto alle decisioni e operativonella pianificazione delle operazio-ni.

I ‘glider’ (Autonomous Under-water Vehicles - AUV), senzapropulsione e dotati di ali per ilcontrollo della direzione, sono ingrado di muoversi mutando ladistribuzione della propria massainterna e di emergere o immergersitramite variazioni nel sistema digalleggiamento. Possono essereagilmente spostati da due persone

Concluse le esercitazioni aeronavali Nato

War gamesnei maridella Sicilia

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Politica

Otto unità navali e 19 velivoli dell’Alleanza Atlanticaper due settimane hanno operato al largo delle coste della nostra Isola

per verificare la tenuta della cooperazione interforzenella lotta antisommergibile, nel contrasto alle attività illecite

e in tattiche antiterrorismo

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

(pesano circa 50 chilogrammil’uno) e, operando a scarsa velo-cità (velocità nominale orizzontaledi 1-2 chilometri all’ora). Senzamotore, hanno consumi irrisori epossono rimanere in mare ancheper lunghi periodi di tempo.

La Marina Militare italiana hapartecipato con la nave rifornitriceEtna nella sua veste di nave di ban-diera del Primo Gruppo NavalePermanente della Nato (SNMG1),il cacciatorpediniere Caio Duilioe la fregata Euro con il proprio eli-cottero imbarcato, il sommergibileLongobardo, la nave trasportofari Levanzo, un velivolo da pat-tugliamento marittimo Atlanticdel 41°Stormo A/S di Sigonella, 2elicotteri EH101 provenienti dal 3°Gruppo di base presso la StazioneElicotteri della Marina Militare diCatania e un team del ReggimentoSan Marco.

Con il supporto della MarinaMilitare Italiana, due glider per ac-que poco profonde (ribattezzati da-gli scienziati Greta e Zoe) e unodi profondità (chiamato Noa)sono stati calati in mare dallanave Levanzo e hanno quindioperato autonomamente per piùdi 18 giorni, con la supervisioneremota da parte di una “Com-mand and Control room” ubi-cata alla Spezia, in grado dicaptare via satellite Iridium,i segnali da loro inviati ognitre ore circa, durante la fasedi emersione.

I tre glider sono riuscitia offrire un quadro costan-te, preciso e completo dei parame-tri oceanografici della zona e han-no permesso così a tutti i soggetticoinvolti di ottimizzare la pianifi-cazione operativa, mitigando l’im-patto delle incertezze ambientali.(ANSA)

La vera novità nei giochi di

guerra NATO nelle acque a largodella Sicilia è rappresentataquest’anno dalla sperimentazionedi tre “sea gliders”, ovvero diveicoli autonomi sottomarini (Au-tonomous Underwater Vehicle –AUV), per la raccolta dei “datiambientali tridimensionali” dautilizzare a supporto dei processidecisionali e di pianificazione deicomandi militari. A coordinare i

test degli AUV i tecnici delNATO Un-

dersea Rese-arch Center (NURC) di LaSpezia, il centro dipendente dalComando alleato di Norfolk, Vir-ginia, che opera nel campo dellaricerca e dello sviluppo di tecno-logie necessarie alle operazioni na-

vali NATO, con particolare enfasialla guerra sottomarina e al “con-trasto delle nuove minacce in am-biente marittimo da parte delle na-zioni nemiche o di gruppi terrori-stici”

“La conoscenza ambientale el’efficienza operativa ottenute con

l’utilizzo della tecnologia informa-tiva avanzata dei veicoli sottoma-rini telecomandati, aiuteranno adefinire gli scenari subacquei e asviluppare le capacità dei militariNATO”, ha dichiarato Michel Ri-xen, uno degli scienziati che ope-rano presso il NURC di La Spezia.“I glider resteranno in acqua pertutto il periodo dell’esercitazioneaeronavale, percorrendo oltre 300miglia nella raccolta di dati sullasalinità e la temperatura del mar

Ionio che consentiranno aglioperatori sonar

di calco-lare la velocità di propa-gazione del suono nell’acqua, ele-mento fondamentale per l’indivi-duazione dei sottomarini nemici”.

Sempre secondo Michel Rixen,i nuovi sottomarini telecomandati“hanno molto in comune con gliaerei senza pilota UAV”. “Il gliderè versatile e di lunga durata. Do-tato di generatori a batteria, èlungo sei piedi e pesa circa 130libbre, può essere lanciato dallacosta o da un piccolo gommone.Si muove in mare a una velocitàdi 2 miglia all’ora, usando una ca-mera d’aria interna che si gonfiae si sgonfia come una pompa e chefornisce al veicolo la spinta idro-statica. Le modificazioni dellaspinta richiedono meno energia diun propulsore ad elica, consenten-do al veicolo di stare sott’acquamolto più a lungo”.

I tre gliders in via di sperimen-tazione in Sicilia sono stati prodot-ti dalla Teledyne Webb Researchdi Falmouth, Massachusetts, socie-tà interamente controllata da Te-ledyne Technologies Inc., gruppoleader nella progettazione e realiz-zazione di strumenti e attrezzaturedi ricerca e monitoraggio oceano-grafico. La Marina militare USAha ordinato più di un centinaio disottomarini telecomandati e puntaad impiegarli nei teatri di guerrainternazionali con le unità delNaval Oceanographic Office. Afine 2009, un glider dello stessotipo utilizzato nell’esercitazioneProud Manta è riuscito a comple-tare l’attraversamento dell’Oceanoatlantico in 221 giorni.

“Se necessario, gli AUV potran-no essere facilmen-te impiegati per lestesse funzioni emissioni dei grandisottomarini”, ha spie-gato mister Rixen.“Potranno essere in-stallati a bordo degliAUV anche dei sistemid’arma, esattamentecome già fatto con gliaerei senza pilota”. L’im-magine è quella dei mi-cidiali “Predator” chestanno seminando morte edistruzione in Iraq, Af-ghanistan e Pakistan.

Chissà se dopo la tra-sformazione di Sigonellanel maggiore centro dire-zionale europeo dei “GlobalHawk” USA e NATO, a Wa-shington non si stia pensando

di fare dei porti siciliani il tram-polino per le guerre subacquee te-leguidate nel Mediterraneo.

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di LUCA PLATANIA

L’anniversario dei Centocinquant’annidell’Unità d’Italia è ormai giunto; scuo-le, enti, università, la stampa: tutti

stanno proponendo i loro contributi all’appro-fondimento ed alla riflessione sul tema.

Ma in questi anni, abituati come siamo a ve-dere sui media rappresentanti della nostra clas-se politica continuamente indagati e condannatiper comportamenti che non si confanno a chidovrebbe dare l’esempio, finiamo per convin-cerci di vivere in una Italia senza ideali né co-dice etico, un paese che così com’è nonmerita certo celebrazioni.

Ragionamento solo in parte valido, perché

siamo abituati a credere ciò sulla base delleazioni e del comportamento di parte della at-tuale classe politica, che pure non rappresentatutte le virtù degli italiani, ma a volte solo i di-fetti. Si è discusso molto sulla possibilità di faredel 17 marzo 2011 un giorno festivo o meno,motivando l’una e l’altra ipotesi con ragionipiù o meno fondate.

Potrebbe essere utile considerare questo gior-no non come ineluttabile data del calendarioda risolvere in qualche modo, ma piuttosto, allaluce del contesto che viviamo, come opportu-nità da cogliere.

Il Risorgimento è stato l’espressione di unpopolo intero. Il Risorgimento è stato pensieroe azione, per citare il noto binomio mazziniano,

non chiacchiere da osteria. E simili celebrazionihanno a che fare con la retorica se vengono pro-poste e recepite in maniera retorica; gli Italianidi oggi si sentono talmente lontani da quellastagione eroica della loro storia da avere il dub-bio se essa sia mai esistita.

Negli ultimi anni veniamo informati ognigiorno di pericolosissimi ubriachi al volante,criminalità, orrori familiari, malasanità e tantialtri casi che vogliono la normalità, l’onestà,in netto calo e quasi fuori moda.

La stessa “macchina del fango” non è un fe-nomeno nuovo, non l’ha inventata l’attuale sta-gione politica, ma l’insano piacere del gossipe la curiosità morbosa dell’audience hanno pre-so il sopravvento, dandoci l’impressione che

L’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia

17 Marzo 2011: è una veraoccasione per tornare a sperare?

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Ricorrenze

Stiamo finendo per convincerci di vivere in un Paese senza ideali

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

tutti abbiano scheletri nell’ar-madio, che nessuno possa sca-gliare la prima pietra e nessunosia degno di fiducia.

Addirittura la mediocrità èdiventato un valore, se espressain maniera sincera, ma anchesenza ritegno né pudore: dallavalletta procace ma ignoranteal tronista atletico ma maledu-cato; che modello educativovince la gara, conquista l’au-dience, si attira la stima di orde di ammiratoried imitatori?

Ora, se alla normalità pochi credono, tutti in-tenti a salire sul carrozzone televisivo – me-diatico per guadagnare facilmente successo efama, figuriamoci all’eroismo, a quelle vite ol-tre l’ordinario e la mediocrità.

Ecco che i protagonisti del Risorgimentosono difficilmente immaginabili: uomini checombattono e muoiono per il bene pubblico?Per molti è inconcepibile: chissà per chihanno combattuto veramente e perché.

Si potrebbe affermare addirittura che ogginon conta più quello che è successo veramente,ma ciò che si pensa di esso. La migliore, la piùattendibile ricostruzione storica, basata sui fatti,ad alcune persone non basta: semplicementenon interessa.

Eppure in questo periodo, servirebbe una ce-lebrazione di quanto più nobile possediamo.La nostra storia è stata caratterizzata anche daesempi veri, non statue di beltà e ipocrisia mauomini in carne e ossa con pregi e difetti, chese sono ricordati, non è certo per il prevaleredei loro vizi sulle loro virtù, ma il contrario.

E non si tratta solo delle solite icone alle qua-li è difficile a volte togliere l’aria di vecchio,di polveroso dalla loro immagine: Mazzini, Ga-ribaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II.

Si tratta di celebrare anche la memoria ed ilnome dei patrioti napoletani del 1799, fatti im-piccare da Nelson su ordine di Ferdinando diBorbone per la loro lotta per la libertà, degliarrestati, torturati e condannati a morte per imoti del 1820 – ’21, delle repressioni del 1837e 1848 in Sicilia, dei Trecento di Sapri,l’elenco è lungo.

Tantissimi episodi, migliaia di nomi di uo-mini che hanno lottato e si sono sacrificati nelnome di un futuro migliore per l’Italia, di cuinon si ha il tempo a scuola o all’università diapprendere: anche il ricordo di questi rientradi diritto nelle celebrazioni del 1861.

È la lotta alla mediocrità in gioco, è la lottaall’immobilismo che si sta mettendo in discus-sione; non ha tutto ciò a che fare con il meritodi cui va parlando il nostro ministro dell’Istru-zione?

Un altro aspetto del problema potrebbe es-sere il seguente: può una celebrazione, una fe-sta avvenire in un clima economico e socialedel genere? L’Italia è in crisi nera, stretta trale tasse, le mafie e la incapacità dello Stato aservire adeguatamente il cittadino: si pensi ai

recenti disastri dell’Aquila, di Giampilieri, al-l’emergenza immondizia per citare solo icasi più rappresentativi tuttora irrisolti. Il cit-tadino medio dinnanzi a queste inadempienzefinisce per perdere la fiducia in questa Italia;il Risorgimento ed i suoi valori sembrano trop-po distanti, quasi una di quelle fiabe che ven-gono lette ai bambini per farli addormentarepresto.

Fin qui tutto chiaro; è anche chiaro, ed ag-giungiamo ulteriori elementi al quadro altri-menti incomprensibile, che la storia e lacultura in generale sono ritenuti dall’attuale go-verno qualcosa di accessorio, una zavorra chein caso di mancanza di quota si butta giù dallamongolfiera Italia.

In questa maniera vanno interpretati i recentitagli alla Scuola, all’Università ed ai Beni Cul-turali; ciò che non è immediatamente mone-tizzabile non serve. Se non si vende e non sicompra, che cos’è, a cosa serve? A partire daquesto ragionamento la cultura non servirebbea questo Stato, le cui uniche prospettive di cre-scita economica sono date dal libero, liberis-simo, mercato.

Le celebrazioni dei 150 anni sono state tra-scurate da tutte quelle forze politiche che nonsono nate in quella stagione o non vi si rico-noscono: finanche il Partito Democratico ( unpartito che pure alla sua nascita ha dichiarato,tramite Fassino, finanche una matrice mazzi-niana ) si è speso in maniera molto tiepida enon univoca..

Ma date tutte queste considerazioni, occorre

da parte di chi ci dovrebbe rap-presentare riflettere sui se-guenti punti.

La mancanza di fiducianell’onestà e nella sua diffusio-ne, la mancanza di spirito di sa-crificio per una collettività piùampia, la mancanza di sensocivico, sono tutte caratteristi-che non solo della società ita-liana, ma della stessa economiaitaliana. Di questo passo, chi

avrà fiducia in questa Italia, chi vorrà investirenella penisola o cercare contatti, fare affari conaziende italiane? Se in Europa diventiamo ri-dicoli per la insufficienza delle nostre infrastrut-ture, la mancanza di servizi, l’assenza dietica nella gestione pubblica e privata, qualecredibilità siamo in grado di spendere?

Se italiano diventa sinonimo di scarsa affi-dabilità, faciloneria e qualunquismo etico e po-litico, quante occasioni avremo di lavorare conpartners seri qui e altrove? È ovvio che questigiudizi, che rischiano di diventare stereotipi inEuropa, non dovrebbero investire quelle tan-tissime aziende che in Italia ci sono e vantanoprimati d’eccellenza in numerosi campi; masiamo sicuri che esse non vengano o verrannoincluse nel quadro poco edificante e poco af-fidabile che stiamo offrendo?

Ecco che i 150 anni dell’unità d’Italia pos-sono diventare una occasione per tornare aduna scuola di carattere e di etica: una etica ci-vile, una etica della coesione e della fratellanza,del senso di appartenenza ad una comunità condiritti e doveri.

E non solo. Il Risorgimento ha rappresentato,per gli Italiani l’occasione per pensare in gran-de: una unica nazione al posto di tanti staterelli,ognuno sotto una orbita straniera diversa, rettida corti antiquate e parassite, fautrici di igno-ranza e censure.

Hanno pensato in grande il proprio futuro,gli italiani di allora , che tali si sentivano, o nonsi sarebbero uniti, lottando affinché tuttocambiasse in meglio.

Se il meglio che avevano sperato non si con-cretizzò con l’esito del Regno d’Italia, che purecostituì un importante tassello nel camminodella penisola verso uno stato moderno, è purvero che la Repubblica Italiana nata 84 annidopo, ha rappresentato indiscutibilmente la ri-vincita di quelle idee liberali, democratiche esociali che animavano la forza dei volontaridelle insurrezioni del 1848, della RepubblicaRomana del ’49 e dell’impresa dei Mille. Nelriflettere allora sul processo di formazione delloStato unitario, sulle tante storie di uomini incarne ed ossa, nobili, appassionati e perciò vivi,proiettati nel futuro e dalle mille risorse,benché con le spalle al muro, un po’ come cisentiamo noi oggi, potremmo forse trarrequella fede in un mondo più giusto, quella forzae quella speranza nel futuro che ci manca.

Questa è l’occasione costituita dal 17 marzoe da tutto il restante 2011.

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Carlo Pisacane (1818-1857)

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di SONIA LA FARINA

Realizzazione di unprogramma di de-materializzazione

dei flussi documentali edinformativi della giustiziacivile nella città di Catania,di riduzione dei costi di ac-cesso, di snellimento deglioneri procedurali, di svel-timento dei tempi di defi-nizione del contenzioso.

Al fine di fronteggiare ladrastica riduzione delle ri-sorse pubbliche e soprattut-to la riduzione di personaleche ormai si sente sempredi più tra le aule del Palaz-zo di Giustizia, e con loscopo di migliorare il ser-vizio Giustizia, il 22 gen-naio u.s., è stato siglato ilProtocollo di Intesa tra irappresentanti del Tribuna-le di Catania, la Camera diCommercio, l’Ordine degliAvvocati, l’Ordine dei Dot-tori Commercialisti edEsperti Contabili, che sisono impegnati in una col-laborazione reciproca.

Si tratta del Processo Civile Telematico.Lo scorso 26 gennaio, presso la sala delle

adunanze del Palazzo di Giustizia di Catania,si è tenuta una conferenza stampa per la pre-sentazione del Protocollo di Intesa avente ad

oggetto l’impiego del Processo Civile Telema-tico.

Fine fondamentale è l’interesse del cittadino,nonché le realtà economiche e produttive.

Presenti alla presentazione del Processo Ci-

vile Telematico, il dott.Bruno Di Marco (Presi-dente Vicario del Tribu-nale di Catania), il dott.Pietro Agen (Presidentedella Camera di Com-mercio), l’avv. MaurizioMagnano di San Lio(Presidente del Consi-glio dell’Ordine degliAvvocati di Catania) ela prof.ssa MargheritaPoselli (Presidente delConsiglio dell’Ordinedei Dottori Commer-cialisti e degli EspertiContabili).

Sono intervenuti an-che il dott. Alfio Scuto(Presidente F.F. dellaCorte di Appello), ildott. Francesco D’Ales-sandro (Presidentedell’Associazione Ma-gistrati), la dott.ssa Con-cetta Maria AntoniettaBasile (Dirigente delTribunale) e la dott.ssaRosalba Sicari (Diri-gente del C.I.S.I.A. Ca-tania).

Secondo quanto di-chiarato dal dott. Bruno Di Marco (PresidenteVicario del Tribunale di Catania), «si tratta diun’inversione di tendenza nella resa del ser-vizio della giustizia che è fondamentale e ir-rinunciabile per lo sviluppo demografico so-

Un programma per migliorare il servizio Giustizia

Processo civile telematico:gestione digitale dei documenti

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Giustizia

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

ciale economico della collettività».«L’intento di questa iniziativa – ha prosegui-

to il Presidente Vicario del Tribunale diCatania – è la tutela dei diritti dei cittadini».

Punti fondamentali sono l’uguaglianza el’imparzialità per la realizzazione della legalitàe del processo sociale.

«È un’iniziativa innanzitutto “etica” – ha pre-cisato il dott. Bruno Di Marco – l’aspetto for-male viene successivamente».

Il Presidente Vicario ha sottolineato quantosia alto e convinto il senso etico e professionaledella collaborazione dei rappresentanti delleIstituzioni locali per la realizzazione di questoprocesso.

Ma cos’è il Processo Civile Telematico?Il PCT è un processo che prevede la dema-

terializzazione dei flussi informativi e docu-mentali connessi alla gestione del contenziosoin materia civile, di lavoro, di volontaria giu-risdizione e in materia di esecuzioni individualie concorsuali.

I documenti scambiati hanno valore legale,sono firmati digitalmente e sono sostitutivi aquelli cartacei. Quindi si ha la gestione total-mente informatizzata delle cause civili senzal’utilizzo del supporto cartaceo.

Inoltre, il Processo Civile Telematico per-mette di automatizzare e velocizzare i flussiinformativi e documentali tra parti coinvoltenel procedimento civile, come avvocati, can-cellieri, magistrati e ausiliari del giudice.

Rende disponi-bile on-line intempo reale laconsultazione adistanza dello sta-to delle cause, deiregistri di cancel-leria e del fascico-lo informatico, ildeposito telemati-co degli atti, larichiesta di copiee l’invio delle co-municazioni.

Quindi la de-materializzazionedegli atti permettela riduzione deitempi necessarialla circolazione ealla manipolazio-ne del fascicolo,eliminando i tem-pi morti, a tutto

vantaggio di una efficiente gestione dei pro-cedimenti e permette una riduzione significa-tiva dei costi di accesso e di scambio informa-tivo per tutti gli attori del processo civile.

«Con l’agevolazione dei flussi normativi –ha affermato la prof.ssa Margherita Poselli(Presidente dell’Ordine dei Dottori Commer-cialisti ed Esperti Contabili) – si potrà dare uncontributo fattivo e applicare principi etici peragevolare la vita quotidiana dei cittadini e percoloro che li assistono».

L’Ordine dei Dottori Commercialisti edEsperti Contabili si impegna a garantire inter-venti utili per la diffusione del ProcessoCivile Telematico, nonché a mettere a dispo-sizione il patrimonio di conoscenze acquisitenell’ambito di analoghe esperienze già inatto.

La Camera di Commercio si impegna a crea-re una fondazione pubblica per facilitare il re-perimento di ulteriori risorse utili al persegui-mento degli scopi del Protocollo d’Intesa, non-ché a coinvolgere le amministrazioni locali, leuniversità e i centri di ricerca.

«La nostra intenzione – ha detto il dott. PietroAgen (Presidente della Camera di Commercio)– è, infatti, mettere un piccolo mattone per mi-gliorare le cose».

Migliorare le cose grazie allo sviluppo dinuove modalità di erogazione dei servizi con-nessi alla giustizia.

L’avv. Maurizio Magnano di San Lio (Pre-

sidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvo-cati di Catania) ha concluso affermando che«il Processo Civile Telematico è un’iniziativaimportante per ogni singolo cittadino chechiede giustizia».

Inoltre, l’Ordine degli Avvocati di Cataniasi impegna a promuovere l’utilizzo del Proces-so Civile Telematico adottando tutte le possibiliforme di informazione e di comunicazione.

Il Processo Civile Telematico è attivo già in24 Tribunali d’Italia, ma è in assoluto laprima esperienza nel Meridione.

Catania, città “pilota”, ha avviato fin dal2008, il Processo Civile Telematico attivandoi decreti ingiuntivi telematici a valore legale,infatti, ricordiamo che fu proprio un avvocatocatanese che il 3 dicembre 2008 dal proprio stu-dio trasmise e depositò il primo decreto ingiun-tivo.

Oggi, il Tribunale di Catania si impegna apromuovere l’utilizzo degli strumenti informa-tici ministeriali necessari alla gestione del pro-cesso con modalità informatiche e telematiche,attivando tutti gli strumenti necessari per ga-rantire il coordinamento dei diversi soggetti in-terni coinvolti, e ad estendere la diffusione el’utilizzo del PCT a tutta la giustizia civile.

Doveroso aggiungere che i firmatari del Pro-tocollo di Intesa del Processo Civile Telematico– il dott. Bruno Di Marco, il dott. Pietro Agen,l’avv. Maurizio Magnano di San Lio e laprof.ssa Margherita Poselli – costituiranno un

Comitato Operativodi guida e coordina-mento.

Molteplici le mo-dalità di gestionedi tale protocollo:diffondere il PTCnel territorio cata-nese, monitorarel’andamento dei di-versi interventi ve-rificandone la pro-gressiva attuazione,armonizzare leazioni di tutti i fir-matari e program-mare successivi in-terventi tecnici eorganizzativi.

Il Comitato Ope-rativo si riuniràogni mese a decor-rere dal mese difebbraio 2011.

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A Catania firmatoil protocollo di intesa

tra Il Tribunale, la Cameradi Commercio, gli Ordini

degli Avvocatie dei Commercialisti

e degli Esperti contabili

Nelle foto, nella pagina precedente il Palazzo di Giustizia di Catania; in questa pagina,

i rappresentanti degli Enti firmano l’intesa

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 25

Sicilia, forse o sicuramente, l’ultima frontiera dell’Europa.Frontiera militarmente sicura per i diversi apparati Nato,Usa e Italiani; frontiera aperta per i clandestini che quo-

tidianamente approdano nell’isola, per insediarvisi o quale “ca-nale” di passaggio quasi obbligato per il Continente; Sicilia senzafrontiere per quanti – russi, cinesi, americani – vogliono trarreprofitto da una terra che ha sempre dato, senza nulla, o poco, ri-

cevere. Sicilia dei paradossi politici e degli arricchimenti facili(per chi ci sa fare); Sicilia fertile con le campagne abbandonate,mercantile ma a vantaggio delle multinazionali del grande com-mercio; Sicilia dove la droga circola in maniera impressionante,ma che preoccupa solo sparute pattuglie di benpensanti; Siciliaconfine e confinata dall’inerzia della sua cosiddetta classe di-rigente.

Militarmente sicura, aperta ai clandestini e agli affaristi

Siciliaultima frontiera

dell’Europa

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

operativa a La Spezia, nel secondo caso si trattadi velivoli (senza pilota) che possono rimanere inaria per 36 ore con un solo pieno di carburante.In grado di coprire un'area di 103,600 km2, o fareun percorso nautico di 14.000 miglia. Hanno in-stallati a bordo prodigiosi gioielli elettronici, unradar che può “vedere” anche attraverso lenuvole, scattare immagini, filmare, trasmettere conapposite telecamere a banda infrarossa tutti i luoghidel sorvolo e, ove il caso, trasportare ordigni divaria natura. Ma non sono soltanto questi avve-niristici arnesi bellici che possono preoccupare.Non va dimenticato, come hanno scritto espertidel campo che è “in Sicilia l’ultima tappa del pro-cesso di militarizzazione dello spazio e di rilanciodelle guerre stellari e delle strategie di “primo col-po” nucleare. A due passi dal centro abitato di Ni-scemi (Caltanissetta) sta per sorgere infatti una del-le stazioni di controllo terrestre del Mobile UserObjective System MUOS, il sofisticato sistema dicomunicazione satellitare ad altissima frequenza(UHF) delle forze armate USA che integrerà co-mandi, centri d’intelligence, radar, cacciabombar-dieri, missili da crociera, velivoli senza pilota, ecc.,con l’obiettivo di perpetuare la superiorità offen-siva degli Stati Uniti d’America. L’area prescelta

per la stazione terrestre MUOS ricade nell’anticofeudo Ulmo di Niscemi dove, dal 1991, esiste unadelle più grandi stazioni di telecomunicazione dellaMarina USA nel Mediterraneo, la “Naval RadioTransmitter Facility (NRTF) N8″, utilizzata perle trasmissioni in alta e bassa frequenza (HF edLF) dei comandi e delle forze militari operanti inuna vastissima area compresa tra il Mediterraneo,l’Asia sud-occidentale, l’Oceano Indiano e l’Ocea-no Atlantico. Attualmente a Niscemi sono installate41 antenne di trasmissione HF ed una LF; il centrodi telecomunicazione è sotto il controllo della U.S.Naval Computer and Telecommunication StationSicily (NAVCOMTELSTA – NCTS Sicily) cheha sede a NAS II Sigonella. NCTS Sicily assicurale comunicazioni supersegrete e non, delle forzedi superficie, sottomarine, aeree e terrestri e deicentri C4I (Command, Control, Computer, Com-munications and Intelligence) di Stati Uniti ed al-leati NATO.

La Sicilia, un’isola “armata” dove da temposbarcano clandestini (a migliaia); un’isola che hadimenticato (come l’Italia) i missili spediti daGheddafi alcuni anni addietro a “titolo dimostra-tivo”; un’isola che non fa caso a russi che acqui-stano pezzi del Petrolchimico di Augusta e che non

fa caso alle trivellazioni (anche in zone archeo-logiche) delle Compagnie petrolifere texane, Mal’Isola è un territorio inerte, non tanto per chi l’abi-ta ma, soprattutto, per chi la governa che ha il com-pito di difenderne il patrimonio ed i valori antichie moderni.

Nella lunga lista di presidenti della Regionedall’ultimo dopoguerra, sono rimasti nella memo-ria (e forse anche nella storia) solo due personaggiche osarono rompere gli schemi politici in nomedi una vera autonomia della Sicilia, basata sulleprerogative di uno Statuto Speciale (che ancoraoggi fa parte integrante della Carta CostituzionaleItaliana): Silvio Milazzo e Rino Nicolosi. Ci sichiede se l’attuale presidente Raffaele Lombardo,“ideatore” del Movimento per l’Autonomia(Mpa), abbia perduto il suo “coraggio” iniziale,se sia vero che non abbia intenzione di tenere contodelle problematiche indicate, oppure se, allafine, sia stato vinto dalle contingenze politiche.E diciamo queste cose perché nessuno denunciauna situazione complessiva di degrado socio-eco-nomico, mentre la disoccupazione cresce perico-losamente e per le imprese commerciali tradizio-nali il futuro è già passato e il clientelismo è l’unicacarta possibile per trovare lavoro.

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di SALVO BARBAGALLO

Poche settimane addietro, mentre esplodevanole rivolte in Egitto, nel mare antistante le co-ste della Sicilia orientale si teneva la perio-

dica esercitazione aeronavale della Nato “Manta”.War games, abbiamo titolato in altra parte del no-stro giornale. A distanza di pochi giorni dalla con-clusione delle manovre militari, anche la Libiascendeva in piazza contro il leader Gheddafi.Nell’arco di due mesi i governanti di Tunisia, Egit-to e Libia sono stati costretti a fare le valigie persalvare la loro pelle. Dell’ex presidente tunisinoBen Alì e dell’ex presidente egiziano Mubarak sihanno notizie di precarietà di vita, mentre il libicoMuamar si dice pronto a fuggire alla volta di unPaese ospitale, se non riuscirà a dominare, nel san-gue, le rivolte.

Avvenimenti a distanza ravvicinata dalla Siciliache, sicuramente, avranno ricadute negative, se noncatastrofiche, i cui contorni, al momento, non sonoperfettamente definibili. Il dato certo è l’enormeflusso di clandestini, provenienti dai Paesi rivie-raschi in fiamme, che si riversa quotidianamentenella nostra Isola, e che in questo territorio si vor-rebbe relegare. Le reazioni alle decisioni che in-

tenderebbe prendere il governo nazionale già ap-paiono pesanti, come quella del sindaco di Cal-tagirone, Francesco Pignataro, che apertamente so-stiene che “Sugli immigrati a Mineo si sta com-piendo un'operazione razzista: Berlusconi lochiama Villaggio della solidarietà e invece,laddove prima vivevano poco più di mille ame-ricani, adesso vogliono trasferire ben settemila ex-tracomunitari. Le 400 abitazioni a disposizione nel-la struttura saranno forse allargate? Oppure sonoritenute sufficienti in base all'etnia di chi dovrà es-servi ospitato? I problemi si porrebbero già se ilresidence fosse destinato a ospitare un migliaiodi persone, a maggior ragione per un numero settevolte superiore. Come nelle carceri superaffollate,assisteremo, quindi, a una moltiplicazione dei postie vedremo calpestata la dignità delle persone”. Pi-gnataro afferma con forza che “il potenzialearrivo di migliaia di migranti nel Residencedegli Aranci di Mineo è ben lontano dai principie dai criteri dell'accoglienza ed è, invece, una bom-ba a orologeria che rischia di essere un esempiodi ulteriore marginalizzazione. Non si dimentichi,infatti, l'impatto sociale che un così alto numerodi persone avrà sulle comunità della zona”, e sperache “il presidente della Regione Raffaele Lombar-

do condivida questa forte e diffusa esigenzadelle popolazioni del Calatino per evitare conse-guenze irreparabili”.

Nel capoluogo regionale, a quanto pare, i diri-genti politici per la mente hanno altri problemi,come quello che affligge il vicepresidente del Con-siglio comunale di Palermo Sandro Olivieri(Mpa) che sta portando avanti una proposta di leg-ge di iniziativa popolare per togliere l’emblemadella Trinacria dalla bandiera siciliana. Perché?Il perché lo spiega lo stesso Olivieri: “L’iniziativavuole sensibilizzare i siciliani che credono pro-fondamente nei valori cristiani”: La bandiera, sefosse privata dal simbolo, potrebbe entrare nei luo-ghi di culto e diverrebbe “il simbolo dell’etica nellechiese”. Lasciamo al lettore ed allo stesso presi-dente Raffaele Lombardo il commento su questavicenda paradossale.

Problematiche d’altro tipo, dunque, non certoquelle che investono la Sicilia da anni o da recente,quali la sperimentazione di nuovi apparati militarisubacquei “italiani” nel corso delle esercitazionidella Nato, oppure la presenza a Sigonella dei Glo-bal Hawk. Nel primo caso si tratta dei “Sea gli-ders'', mezzi subacquei autonomi, con possibilitàdi essere controllati via satellite da una centrale

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DossierUsa e NATO hanno occupato da tempo il territorio installando

sistemi bellici e di comunicazione satellitare che fannointravedere scenari di guerre stellari. L’invasione invisibiledi cinesi e russi non sembra allarmare la classe politica,

le multinazionali la fanno da padroni, le compagniepetrolifere americane si muovono sul territorio con il placet

dei governi e nessuno denuncia il clientelismo imperantee la crescente disoccupazione

Osservate con indifferenza le complesse problematiche che coinvolgono sempre maggiormente la comunità isolana

Gli avvenimenti che sconvolgono i Paesi rivieraschiin Sicilia avranno ripercussioni sicuramente negative

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di RICCARDO GIULIANO

Mi è sempre apparso strano, benchénon sia sicuramente fatto insolito, cheun allievo scriva del maestro, se non

altro a causa della più giovane età per la qualenon ha potuto assistere alla crescita professio-nale, che forse rappresenta il momento più im-portante nell’affermazione dell’identità socialedi un uomo, che sta alla base del proprio ruolonella “polis”. Che questascalata sia, d’altronde,la parte crucialedella nostra vita,è testimoniatodalle parole diGabriel GarcíaMárquez “tut-to il mondovuole viverein cima allamontagna ,senza sapereche la verafelicità stanel modo disalire la scar-pata”. Col tempoho poi capito; èproprio lo status didiscente che spingel’allievo a scri-vere del

magister, è una necessità d’identificazione, untributo di colui che dalla china della scarpataguarda il maestro già in vetta e per capire il suopresente deve onorarne il percorso.

Eccomi, dunque, fare un balzo nel passato,all’inizio di questa scarpata, precisamente, al1972, quando il professor Stefano Cosentino,con il capo appena cinto dalla corona d’alloro,iniziava a mettere in pratica i primi insegna-menti di Ippocrate, ponendo i primi mattoni

della propria carriera medica, ed io invece,appena uscito dal grembo di mia madre,

iniziavo a percorrere i primi passi nel-la strada della vita. Faccio riferi-mento alla mia nascita per far

comprendere l’atipicità del mioruolo di allievo che, in virtù dellegame parentale, ha avuto lafortuna di conoscere da sempre

Stefano anche e soprattuttonella vita familiare. Ed èproprio in quest’ambito che,scavando nei meandri dellamia memoria da bambino,rinsaldata ed arricchita dagliinnumerevoli racconti dei

nonni e degli zii, risalgono iprimi ricordi di Stefano “medi-

co in famiglia”, sempre pron-to a correre quando chia-

mato.

Vivido nella mia mente permane il ricordodell’indefessa assistenza da Lui riservata allamia bisnonna materna, quando, fresco dilaurea, si lasciava guidare, con tanta umiltà epieno di voglia d’apprendere, dai preziosi con-sigli del prof. Gaglio, illustre docente ed im-pareggiabile clinico dell’Università di Catania.Allora non avrei mai immaginato che venti-cinque anni dopo Stefano, avrebbe aiutato me,in maniera analoga, a compiere i primi passicon indosso il camice bianco.

Tanti altri sono stati i maestri che hanno con-tribuito a forgiare la sua solida preparazioneprofessionale che, in pochi anni, gli ha consen-tito di diventare l’assoluto riferimento per lafamiglia e per migliaia di pazienti; erano i tem-pi in cui l’ateneo di Catania era animato dagrandi nomi della medicina che sono riuscitiinsieme al padre, anch’egli medico di grandeserietà e cultura, ad instillare e far crescere inLui, giorno dopo giorno, la passione e la de-dizione per questa professione che, forse piùdi tutte, andrebbe considerata un arte, l’ars me-dica appunto.

Ed è così che Stefano l’ha sempre intesa, dalprincipio; la sua grandezza, tuttavia, va ben ol-tre il principio; è nell’aver mantenuto questospirito lungo l’intera impervia risalita, di suc-cesso in successo, traguardo dopo traguardocon la stessa umiltà di sempre e la medesimavoglia di confrontarsi con quanti lo hanno ac-

Stefano Cosentino chiamato a dirigere la prestigiosa Unità Operativa di MalattieInfettive dell’Università di Catania presso il presidio ospedaliero Garibaldi-Nesima

Un ritorno alle originiBen tornato a casa, professore

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Medicina

Mai come in questo momentostorico in cui celebriamo

i centocinquant’anni dell’Unitàd’Italia ed il concetto di unità,

sommamente incarnatodalla famiglia, è sempre più

minacciato dal trionfanteimpero dell’individualismo,

Stefano rappresentaun importante testimone

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compagnato negli anni. Dal Santa Marta alMaurizio Ascoli, dalle aule di Palazzo Ingrassiaa quelle del Policlinico, dalla medicina internaalle malattie infettive, dalla ricerca alla clinica,dal dottorato alla docenza, dal Vittorio Ema-nuele al Nuovo Garibaldi, la sua è rimasta lamissione d’un tempo.

Da quando decise di seguire il professoreTropeano ed il professore Nunnari ed intrapresela strada delle malattie infettive, la carriera uni-versitaria, coronata dalla cattedra, ed i ruoli diresponsabilità assunti negli anni non sono riu-sciti ad intaccare l’umanità e la disponibilitànei confronti di ammalati e colleghi e, men chemeno, l’onestà e la serietà con cui ha sempregestito i rapporti interumani dalle corsied’ospedale alle aule universitarie, dall’etàscolare alla vita familiare, epicentro che ha datovita ed impulso ad ogni sua scelta.

La famiglia è stata infatti un grande puntodi forza, un punto di arrivo e di partenza, cro-cevia tra i sogni d’adolescenza e la concretiz-zazione dei propri obiettivi verso i quali è statonaturalmente scortato dall’amore dei figli e del-la moglie, saggia compagna di vita foriera disapienti consigli.

E mai come in questo momento storico incui celebriamo i centocinquant’anni dell’Unità

d’Italia ed il concetto di unità, sommamenteincarnato dalla famiglia, è sempre più minac-ciato dal trionfante impero dell’individualismo,Stefano rappresenta un importante testimone.E’ esempio di come il successo professionalee la forza dell’unione familiare possano coe-sistere generando un sano equilibrio individua-le, collettivo, sociale.

Ogni individuo, in quanto organismo, portain sè il concetto di unità e su di essa si basala sua forza; è sufficiente che un solo organoperda parte della sua funzione per compromet-tere la stabilità del tutto, l’organismo si am-mala e s’indebolisce così come perde forzala famiglia divisa, la società disgregata, unoStato smembrato; effimero e fugace è il be-nessere di una parte svincolata dal tutto e solola capacità di rinunciare e sacrificare qualcosadi sé genera automaticamente l’aggregazione,l’unione agli altri in una lunghissima scala dimatriosche che partendo dalla singola cellulagiunge alla sua parte più grande, le “NazioniUnite”.

Questo è, in poche parole, il ritratto di Ste-fano Cosentino, di un uomo “giusto” che oggi,con grande pazienza e tante virtù, è giunto al“posto giusto”, in cima alla vetta, chiamatoa dirigere la prestigiosa Unità Operativa diMalattie Infettive dell’Università di Cataniapresso il presidio ospedaliero Garibaldi-Ne-sima dell’Azienda Ospedaliera di Rilievo Na-zionale e di Alta Specializzazione Garibaldi.

E questa è, in fondo, la storia di un ritornoalle origini, in quel reparto universitario in cuiha avuto inizio la carriera di Stefano, in cuiper tanti anni ha operato curando gli ammalatie trasmettendo sapienza e virtù a numerosigiovani medici.

Bentornato a casa Professore.

29La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

Nelle foto, il prof. Stefano Cosentino e

l’Ospedale Garibaldi di Catania

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di GIOVANNA BRANCATO

Al Policlinico universitario di Catania daqualche mese è presente la Cattedra diChirurgia Toracica dell’Università de-

gli Studi di Catania diretta dal prof. MarcelloMigliore.

La formazione del professore Migliore è av-venuta principalmente all’estero, dove per lun-ghi anni ha frequentato prima prestigiosicentri Americani di Chirurgia Toracica, qualil'Università di Chicago e la Cornell Universitydi New York e successivamente in Inghilterra,dove ha effettuato tutti i passi formativi per ar-rivare a fare il consultant (primario), nonchèpresso la prestigiosa Università cattolica di Lo-vanio in Belgio. In Inghilterra ha lavorato in-fatti presso il Frenchay Hospital di Bristol e,come primario, presso il famoso Papworth Ho-spital, Ospedale d'insegnamento dell'Universitàdi Cambridge in Inghilterra e presso il RoyalDevon Hospital di Exeter. Rientrato in Italianel 2010, da qualche mese dirige l’ U.O. di Chi-rurgia Toracica presso l’Azienda Policlinico diCatania dove vengono effettuati interventi dichirurgia toracica avanzata.

È bene chiarire che la chirurgia toracica è unabranca della chirurgia che si occupa soprattuttodi interventi su polmoni, esofago, trachea, gros-si bronchi e patologie del mediastino, nonchédi malformazioni, ma soprattutto.di masse tu-morali. In tale ambito, il progresso della tec-nologia, con la possibilità di utilizzo di video-camere miniaturizzate ed il continuo miglio-ramento della strumentazione endoscopica (inparticolare delle endo-staplers), hanno consen-tito un’esplorazione della cavità toracica ed unamanovrabilità chirurgica ottimale Ciò ha per-messo, accanto all’approccio toracotomico tra-dizionale, lo sviluppo delle tecniche mininva-sive di chirurgia toracica video-assistita(VATS). L’utilizzazione di un accesso con unamini toracotomia di servizio e la possibilità dimagnificare il campo operatorio, consentendomanovre, talvolta molto delicate, sotto ildiretto controllo visivo, ha fatto sì che nel tem-

po le indicazioni di tale procedura si estendes-sero, in quanto inizialmente essa veniva uti-lizzata soltanto per il trattamento del pneumo-torace e dei versamenti pleurici.

La chirurgia toracica video-assistita trova at-tualmente impiego nella biopsia o resezioneapicale di noduli polmonari, nelle proceduredi stadiazione del cancro del polmone e dia-gnostico-terapeutiche di patologie mediastini-che. Il professore Migliore in pazienti affettida miastenia grave che presentano la necessitàdi avere asportato il timo, una ghiandola chesi trova dietro lo sterno, esegue l’intervento me-diante una tecnica mini invasiva trans-cervicaleevitando di aprire lo sterno, per cui si scongiu-rano brutte mutilanti cicatrici e soprattutto siha una notevole riduzione del dolore post ope-ratorio. In pazienti affetti da cancro del polmo-ne, in caso di stadio iniziale, esegue l’interventodi resezione polmonare mediante la tecnicamini invasiva utilizzando piccole incisioni cu-tanee. Questo tipo di approccio permette,oltre che un eccezionale risultato estetico, so-prattutto una diminuzione del dolore postope-

Metodiche innovative e interventi all’avanguardia in Italia

Chirurgia toracicamininvasivaal Policlinicouniversitario di Catania

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Medicina

Nel capoluogo etneol’importante polodi riferimento, che

rappresenta di certoun fondamentale tassello

di una sanità sicilianadi cui poter essere

orgogliosi

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ratorio ed una riduzione delladegenza ospedaliera. Essendo unintervento per neoplasia malignail risultato più importante che i pa-zienti affetti da cancro del polmo-ne si aspettano è sicuramente lalunga sopravvivenza. Ebbene nu-merosi studi americani hannopermesso di dimostrare che la chi-rurgia mini invasiva per cancrodel polmone in stadio precocepresenta una sopravvivenza a di-stanza paragonabile, se non addi-rittura, migliore della chirurgiatradizionale.

Il professore Migliore si avvaledi tale metodica anche negli inter-venti di correzione del petto escavato, che rap-presenta una alterazione della normale anato-mia della parete toracica, soprattutto anteriore.I pazienti affetti da tale sono prevalentementegiovani e presentano durante la crescita impor-tanti problemi di ordine psicologicico.

L'operazione mediante tecniche mini inva-sive, quali quella di Nuss, è oggi possibile ese-guirla anche presso la chirurgia toracica del Po-liclinico di Catania. Anche in questo caso sievitano brutte cicatrici cutanee ed una riabi-litazione precoce.

Altri interventi chirurgici eseguiti contecnica mini invasiva sono il pneumotorace,quando il trattamento chirurgico è previsto perl’asportazione di bolle polmonari (bullectomia),e inoltre per l’emotorace, l’empiema e i ver-samenti pleurici recidivanti.

Per quanto riguarda la chirurgia del l’esofagoil Professore Migliore è riconosciuto come unodei massimi esperti in campo internazionale,e ciò è ampiamente dimostrato dalle pubbli-cazioni presenti sulle migliori riviste interna-zionali di chirurgia. In questo caso oltre agliinterventi di riparazione di ernia iatale per vialaparoscopica, egli esegue anche interventi peracalasia e diverticoli dell’esofago. Ha una dellepiù alte casistiche mondiali di re-interventi perfallimento della chirurgia antireflusso, espe-rienza che gli ha consentito di scrivere nume-rosi capitoli su testi specialistici pubblicati inAmerica e nel Nord Europa. Per il cancro del-l’esofago esegue la classica tecnica di Ivor le-wis, anche se nei casi di diagnosi precoce pre-ferisce effettuare un approccio mediantetecnica mini invasiva. Il Professore Miglioreha al suo attivo oltre 180 lavori scientifici pub-blicati su riviste nazionali ed internazionali, edè stato relatore in Italia, in Europa, negli USAe in Giappone.

Al Policlinico di Catania è presente una U.O.di chirurgia toracica generale, a conduzioneuniversitaria, dove vengono eseguiti interventiinnovativi, al passo con i tempi e certamentein grado di confrontarsi con i migliori centriitaliani ed internazionali, un importante polodi riferimento, che rappresenta di certo un altropiccolo, ma fondamentale tassello, di una sanitàsiciliana di cui poter essere orgogliosi.

La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 31

È la travagliata storia del più grande monumento funerario della Cataniaromana, conosciuto erroneamente come la tomba di Stesicoro, e che viene quipresentato per la prima volta in tutte le sue parti nascoste e inaccessibili.

Fino al 1991 si pensava che del grande monumento di epoca romana fosserimasto solo il tratto che anche oggi è visibile dal chiostro dell’ex conventocarmelitano, ma questa l’indagine dimostra che esistono ancora tre pareticomplete e metà della volta. Pur essendo stato associato, dagli eruditiseicenteschi, alle figure di Sant’Agata e di San Leone II taumaturgo, di questomonumento, nel tempo, se ne è perso il ricordo e il significato.

Il sepolcro inaccessibiledi Corrado Rubino

Nelle librerie oppure richiedendolo direttamente via e-mail:[email protected]

Il prof. Marcello Migliore

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di SEBANIA LIBERTINO

Si parla spesso di inquinamen-to, e ne ho parlato anche io at-traverso le pagine di questo

giornale; mi sono trovata più voltea trattare il problema dell’inquina-mento ambientale in diverse forme,sempre citando il fatto che nuocegravemente alla salute. Però, io stes-sa non mi rendevo conto di quantopossono essere drammatici gli ef-fetti dell’inquinamento. Certamentetutti noi pensiamo all’insorgenza ditumori come uno degli effetti piùdevastanti ma, qualche settimana fa,parlando con una collega delle malattie con for-ti fattori ambientali, mi si è rivelato uno sce-nario al quale non ero preparata … la frase sca-tenante, la ricordo perfettamente, è stata“l’autismo sta diventando una malattia epide-mica”.

Se si cerca su internet la parola autismo sitrovano oltre i due milioni di contatti e questosuggerisce un grande interesse sull’argomento.Ma andiamo per ordine. Cercando su Wikipe-dia (enciclopedia gratuita multimediale su in-ternet) si legge: “L’autismo è consideratodalla comunità scientifica internazionale un di-sturbo che interessa la funzione cerebrale; lapersona affetta da tale patologia mostra unamarcata diminuzione dell’integrazione socialee della comunicazione. Attualmente risultanoancora sconosciute le cause di tale manifesta-zione”. L'autismo è un disturbomoderno: è stato identificato perla prima volta alla fine degli anni‘30 e ed è stato definito per la pri-ma volta da Leo Kanner nel 1943.Kanner descrisse 11 bambini conlinguaggio strano e disturbato,scarsa relazione con gli altri, ecomportamenti ripetitivi e distur-bati. La prima teoria sulle causedell’autismo fu formulata neglianni ’60. Allora si ritenne che ibambini autistici erano figli di ma-dri non amorevoli e la teoria fuchiamata delle “madri frigorife-ro”. Secondo questa teoria l’auti-smo era una risposta comporta-mentale dei bambini a madri cheerano restie a mostrare il loro af-fetto. Negli anni 80, grazie all’uti-

lizzo di nuove tecniche di indagine, fu scopertoche i cervelli dei bambini autistici mostranodelle anormalità, per cui l’autismo fu trattatocome un disordine biologico, da imputare a fat-tori genetici. In particolare, l’attuale definizionedi autismo nel DSM IV (Diagnostic and Sta-tistical Manual of Mental Disorders, Manualediagnostico e statistico dei disordini mentali,ndr) recita: “L’autismo è un disordine dello svi-luppo con danneggiamento nel linguaggio enell’interazione sociale, associato con compor-tamenti stereotipati e ripetitivi”. Il sottintesoè che non si può più fare niente perché gli even-ti che portano alla malattia avvengono moltopresto nello sviluppo del feto. Sulla base diqueste conclusioni sono stati avviati degli studi,anche molto costosi, per la determinazione deigeni che portano all’insorgenza dell’autismo

(oggi ne cercano più di 40!).Il punto su cui riflettere,però, è questo: se l’autismoè una malattia genetica, per-ché la sua incidenza sta au-mentando così vertiginosa-mente? Uno studio riportatodall’ UC Davis M.I.N.D.Institute a gennaio del 2009dimostra che la percentualedi bambini autistici in Cali-fornia ha subito negli ultimianni, un aumento esponen-ziale, passando da uno ogni5000, nel 1975, ad uno ogni110 nel 2009, con un aumen-

to del 600%!! In particolare, negli ultimivent’anni (dal 1990) si è avuto un incrementodi 7 – 8 volte nel numero dei bambini con au-tismo nati in California. Questo andamento nonpuò essere spiegato da un cambiamento nellemodalità in cui questo disturbo viene diagno-sticato o calcolato e purtroppo non c’è alcunsegno che ci sarà una diminuzione nei prossimianni. Ne segue che devono esistere dei fattoriambientali che siano quantomeno concausenell’insorgere dell’autismo ma, se si guardanoi finanziamenti, sempre in California, al mo-mento vengono spesi, in studi sulle cause ge-netiche dell’autismo, circa 10 – 20 volte piùsoldi che per studi sulle cause ambientali.

Ovviamente, vi sono altri motivi che indu-cono a pensare che vi sia un cofattore ambien-tale nello scatenarsi della patologia. Anzitutto,

non sono documentati casi di au-tismo prima degli anni trenta enon si può pensare che i medicinon se ne rendessero conto pri-ma, dato che la sintomatologiaè talmente evidente che anche unprofano capirebbe che la personanon sta bene!! Inoltre, sono i sin-tomi stessi che inducono a pen-sare che non possa essere soloun problema comportamentale.Se l’autismo è un disordinecomportamentale, perché i bam-bini autistici hanno problemiintestinali cronici? Perché sof-frono di continue otiti, infezionivirali ed eczemi? Perché hannodeficienze nutrizionali? E perchéla maggior parte dei bambini au-tistici sembra svilupparsi nor-

Spesso gli effetti dell’inquinamento possono essere drammatici

Autismo: malattia genetica o avvelenamento ambientale?

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Medicina

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

malmente nella primissima infanzia e poi re-gredisce? Questa serie di domande ne fa na-scere una, purtroppo, più generale. Perché tantiricercatori e medici ancora oggi si intestardi-scono nel rifiutare la possibilità che esistanoconcause ambientali? Ci sono probabilmentediverse ragioni. Sicuramente ci sono signifi-cative forze economiche che guadagnanodall’attuale direzione della ricerca. È molto tri-ste da dire, ma ancora una volta si scopronopersone che guadagnano sulle miserie dei bam-bini e delle loro famiglie! Se lamalattia è genetica è necessarioricercare nuove medicine, percui ne beneficiano le ditte farma-ceutiche ma, e mi duole dirlocome scienziato, ne beneficianoanche tutti quei ricercatori che,forse per paura, vogliono conti-nuare a lavorare su un terreno aloro consono e familiare.

Inoltre, esaminare le causeambientali vorrebbe dire doverpersonalizzare la ricerca per ilsingolo paziente: è difficile con-siderare gli effetti tossici nell’au-tismo senza anche interrogarsisul proprio stato di salute e suquello della nostra famiglia.Azioni umane, piuttosto che igeni, potrebbero essere respon-sabili della salute compromessadi una significativa porzione diuna intera generazione e la cosaè così terribile da essere, per molti, impensa-bile. E se ci sono cause ambientali, allora po-trebbero esserci responsabilità e affari illeciti.Se la nostra sconsideratezza con gli agenti chi-mici può aver danneggiato così pesantementei bambini, dovremmo essere chiamati a rior-ganizzare il modo in cui facciamo le cose, leprecauzioni che prendiamo, e il modo in cuiviviamo.

Ma cerchiamo di capire quali potrebbero es-sere i fattori ambientali. Riporto i risultati con-

dotti da diversi gruppi di scienziati e pubblicatisu riviste internazionali. Secondo molti studi,cito ad esempio quello di David Austin dellaSwinburne University of Technology, a Mel-bourne in Australia, una concausa all’insorgen-za dell’autismo è l’avvelenamento da mercurio.Sappiamo che il mercurio è una neurotossinamolto potente. Infatti, ci è stato insegnato cheè la sostanza più neurotossica sulla terra chenon sia radioattiva. È pericolosa per losviluppo del cervello. Danneggia il pensiero

cognitivo, la memoria, l’attenzione, il linguag-gio e le capacità motorie. Suona familiare aqualcuno di voi? Le sue concentrazioni stannoaumentando nell’ambiente; fonti possono es-sere centrali a carbone, il consumo di pesce,amalgame dentali e prodotti medici. Va dettoche l’avvelenamento comincia già nell’uteroin quanto il mercurio passa facilmente al fetoattraverso la placenta e poi attraverso l’allat-tamento! È stato di recente scoperto che il cor-done ombelicale contiene la concentrazione più

alta di mercurio nel corpo della madre. Un se-sto delle donne incinte ha livelli nel sangue dimethylmercurio (forma organica del mercurioche si fissa nei tessuti) abbastanza alti da cau-sare danni cerebrali ai loro feti.

Vorrei concludere ricordando che la cosa piùimportante che si impara quando ci si docu-menta è che solo condividendo le proprie espe-rienze con altri e, soprattutto con chi le vive,si possono ottenere risultati insperati. L’autismoè una malattia ambientale con una componente

genetica. È un disturbo comples-so del metabolismo, non solouna disabilità dello sviluppo.Coinvolge una molteplicità di si-stemi del corpo che interagisco-no l’uno con l’altro. L’autismoè trattabile e può oggi essere dia-gnosticato in modo attendibiledai 2-3 anni di vita, anche se al-cuni segni si evidenziano già apartire dai 6 mesi. Se un bambi-no riceve una diagnosi di auti-smo, dopo una accurata valuta-zione neuropsichiatrica, è fonda-mentale che inizi al più presto unintervento specifico. Anche inItalia esistono dei centri specia-lizzati per il trattamento deibambini autistici e, per la disse-minazione delle informazioniinternet si rivela, ancora una vol-ta un mezzo potentissimo. A ti-tolo d’esempio si riporta:

“Una Breccia Nel Muro”, un nuovo centroper il trattamento di bambini con sindrome au-tistica, attualmente in grado di seguire fino a56 famiglie l’anno. Ai bambini tra i 18 mesie i 6-7 anni, visitati presso l’Ospedale Pedia-trico Bambino Gesù di Roma, viene propostoil trattamento intensivo presso il Centro doveanche i familiari vengono formati alla costanteapplicazione del metodo, moltiplicando cosìle ore di trattamento del bambino e favoren-done i miglioramenti.

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Molti studi recentisostengono che una

concausa all’insorgenzadell’autismo

è l’avvelenamentoda mercurio, la sostanza

più neurotossica sulla terrache non sia radioattiva:

è pericolosa per lo sviluppodel cervello, danneggiail pensiero cognitivo,

la memoria, l’attenzione,il linguaggio

e le capacità motorie

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Dopo lo straordinario successo delle pri-me due edizioni di “Corri Catania”, lacorsa-camminata non competitiva nel

centro storico di Catania, alla quale hanno par-tecipato ogni anno oltre diecimila persone e ilcui ricavato è stato interamente destinato allarealizzazione di un progetto di solidarietà (nel2009 sono stati realizzati un parco giochi e unacasetta/cineteca con 30 posti al reparto di Pe-diatria del Policlinico di Catania e nel 2010,quattro biblio-ludoteche nei reparti di Cardio-logia Pediatrica del Ferrarotto e di Pediatria delVittorio Emanuele e del Santa Venera di Aci-reale), torna Domenica 27 marzo 2011 la 3^“Corri Catania”.

Sport, solidarietà e tanto divertimento sonogli ingredienti di questo evento aperto auomini, donne, ragazzi, ragazze, bambini ebambine di ogni età e capacità che voglionodiventare protagonisti di una domenica di festaall’insegna del benessere, dell’amicizia, del-l’allegria e dell’impegno sociale.

Lo slogan della manifestazione, organizzatadall’Associazione Sportiva Dilettantistica“Ragazzini Generali” e dal Comitato Organiz-zatore “Corri Catania”, è anche quest’anno

“Catania corre per Catania”, a significare lo spi-rito solidale di tutti i partecipanti all’evento,uniti dalla volontà di scendere lungo le stradedel capoluogo etneo per un obiettivo comune.

Rivolta alla città e alla provincia di Catania,la “Corri Catania” si propone di regalare unagiornata diversa, all’insegna dello sport, del di-vertimento e della solidarietà a bambini, ragaz-zi, uomini e donne di qualsiasi età in un climadi festa lungo le vie di Catania.

“Catania corre per Catania” è lo slogan cheaccompagnerà gli organizzatori e tutti coloroche vogliono diventare protagonisti dell’eventonel cammino di avvicinamento a domenica 27marzo quando, in piazza Università, alla par-tenza della “Corri Catania”, sono attese al viamigliaia di persone unite dalla voglia dipassare una giornata in un clima di serenità eallegria e con l’obiettivo di fare solidarietà.

Lo scopo della Corri Catania anche quest’an-no è quello di coniugare pratica sportiva e so-lidarietà.

Con soli 3 euro, che saranno interamente de-stinati alla realizzazione del progetto di soli-darietà prescelto, i partecipanti riceveranno ilpettorale e la maglietta ufficiale dell'evento e

contribuiranno alla realizzazione del progettosostenuto dalla “Corri Catania” 2011, ossia il“Progetto Ambulanza”. L’intera somma rac-colta in occasione dell’evento sarà, infatti, de-stinata all’acquisto di una ambulanza, l’”Am-bulanza Corri Catania” che sarà donata allaCroce Rossa Italiana – Comitato ProvincialeCatania

“Quartier generale” e punto di partenza e ar-rivo della Corri Catania sarà la centralissimaPiazza Università.

Il percorso, di circa 4 km da percorrere a pas-so libero, si snoderà attraverso il centrostorico etneo.

Anche quest’anno tanti nomi importanti del-lo sport siciliano, protagonisti a livello nazio-nale e internazionale, saranno testimoniald’eccezione della “Corri Catania” e partecipe-ranno alla promozione dell’evento nelle scuolecon il progetto “Campioni a scuola”. Tanti diquesti campioni saranno, poi, al via della CorriCatania, domenica 27 marzo, in qualità di“apripista” della corsa.

Ecco gli atleti e le società sportive che hannogià aderito alla Corri Catania in qualità di te-stimonial:

Domenica 27 marzo la corsa-camminata nel centro storico

Catania corre per Cataniain nome della solidarietà

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Sociale

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

Arrampicata Sportiva: Cus Catania Arram-picata Sportiva, Eugenia Pistarà; Atletica leg-gera: Carmela Incerti; Simona La Mantia; Ani-ta Pistone; Alessandro Cavallaro; Rosario LaMastra; Claudio Licciardello; Francesco Scu-deri; Mimmo Rao; Basket: Erg Priolo; L’Ele-fantino Catania; Rainbow Catania; Canoa: An-tonio Scaduto; Football Americano: ElephantsCatania: Ginnastica Artistica: Carlotta Ferlito;Hockey prato: Cus Catania Hockey; Hockeyghiaccio: Valeria Guglielmino; Lotta: SalvoCampanella; Daniele Rocco Ficara; AndreaSorbello; Lotta Club Jonio; Nuoto: GianlucaMaglia; Pallanuoto: Giusy Malato; Pugilato:Boxe Fitness Scillichenti; Valeria Calabrese;Giuseppe Brischetto; Gianluca Stitzer; Rugby:Amatori Catania; San Gregorio Rugby;: Scher-ma: Enrico Garozzo; Daniele Garozzo; Ros-sella Fiamingo; Alberta Santuccio; Asd Etnanel Mondo: Spedizione Ojos del Salado (vul-cano attivo più alto del mondo), Cile 1-22 di-cembre 2009

Con “Campioni a scuola”, la Corri Cataniaarriverà negli Istituti scolastici di Catania e pro-vincia per realizzare un momento di confrontotra il mondo della scuola e quello dello sportattraverso l’incontro tra gli alunni e tanti cam-pioni che affiancano la Corri Catania inqualità di testimonial. Protagonisti del mondo

sportivo nazionale e internazionale “tornerannoa scuola” per confrontarsi con i giovani e te-stimoniare le loro esperienze, condividere leloro emozioni e trasmettere i valori più veri esani dello sport. In occasione degli incontrisarà promossa la Corri Catania 2011, in par-ticolare il progetto di solidarietà legato all’even-

to, cioè la raccolta fondi per la realizzazionedel “Progetto Ambulanza”, l’acquisto e la do-nazione di una ambulanza per il Comitato Pro-vinciale di Catania della Croce Rossa Italia-na.

Convegni, incontri nei Club Service, inizia-tive che coinvolgeranno i baby sindaci dellaprovincia etnea, incontri organizzati da gruppidi volontariato ed eventi promossi da societàsportive animeranno e arricchiranno le setti-mane che ci separano da domenica 27 marzo2011 quando scatterà la Corri Catania, un even-to che rappresenta il momento finale di un pro-getto che vuole fare dello sport uno strumentoper favorire l’aggregazione, diffondere valoripositivi e fare solidarietà.

Dom. Coc.

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Una giornata diversa,all’insegna dello sport,

del divertimentoe della solidarietà a bambini,

ragazzi, uomini e donnedi qualsiasi età in un clima

di festa lungo le viedel capoluogo.

Testimonial dell’eventoi campioni dello sport

Qui sopra, il percorso della corsa

Nella pagina precedente, la partenza

dell’edizione del 2009; in alto e sotto due

diversi momenti della presentazione

dell’edizione 2011 della “Corri Catania”

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di CORRADO RUBINO

Èveramente suggestivo lo scorcio dellafacciata della chiesa di Sant’Agata alcarcere, in cima a via del Colosseo a Ca-

tania. L’architettura del prospetto si può am-mirare salendo a piedi da via Manzoni ma laparticolarità (forse unica) del progetto è quelladi avere incastonato, nel suo ambito, unportale realizzato circa ottocento anni fa, e cioèin pieno medioevo. La chiesa è poggiata in altoe fa da sfondo come in una scenografiateatrale, preceduta da un’ampia scalinata.

Sant’Agata al carcere, così come la vediamooggi, fu costruita a metà del ‘700. In realtà illuogo era, prima del disastroso terremoto del1693, già meta di pellegrinaggio dei devoti del-

la giovane martire, in quanto la tradizione ca-tanese, da sempre, ha individuato in quegli an-tichi ambiti il luogo della prigionia di Agata,della sua miracolosa guarigione ad opera di SanPietro (le erano state strappate le mammelle)e della morte della martire.

L’accesso alla cappella del Santo carcere, chefino alla metà del ‘700 continuò ad essere dallostretto vicolo che costeggia il lato sud dell’at-tuale chiesa, nella sistemazione settecentescaad opera dell’architetto Francesco Battaglia, fu“rivolto” verso est con una nuova facciata co-struita a ridosso del bastione cinquecentescoche difendeva l’altura della chiesa di Sant’Aga-ta la vetera (la vecchia) e la vicina Porta delre. In questa occasione il prezioso portale ro-manico “approdò” alla chiesa di San’Agata al

carcere. Si tratta diuna delle opere piùinteressanti ed enig-matiche dell’archi-tettura medievale ca-tanese.

Questo portale,che ha un chiaro sti-le romanico-puglie-se, probabilmentesostituì il portale ori-ginale fatto costruire(intorno al 1091) ap-positamente per lasua Ecclesia munitadall’abate normannoAngerio, e danneg-giato dopo il sismache distrusse la cittàil 4 febbraio 1169.

Fino ai primi annidel ‘700 il portaleoccupò quel presti-gioso posto all’in-gresso del Duomofino a quando l’ar-chitetto Giovanbat-tista Vaccarini lofece rimuovere(1734) e fu donatoalla Confraternitadel Santo Carcerela quale in quel pe-riodo sosteneva lespese per la trasfor-mazione della cap-

pella in chiesa. Finalmente, nel 1762, il portalevenne rimontato come ingresso della nuova fac-ciata barocca della chiesa di Sant’Agata al car-cere.

Come Siracusa, Augusta ed altre città, Ca-tania era stata inserita nel piano generale di for-tificazione dell’Isola. Ma la feroce avversionedella curia vescovile catanese alla quale Fede-rico II, dopo le Costituzioni di Melfi, aveva tol-to la città dalla giurisdizione feudale del vesco-vo-conte e l’aveva inserita fra le città del regiodemanio, alimentò, nei secoli successivi, tuttauna serie di leggende anti-Federico tendenti adenigrare la figura dell’imperatore e il poteretemporale dei suoi successori.

Un leggendario episodio della storia catanese,raccontato dagli eruditi del ‘600, si riferisce ad

Un gioiello architettonico nel centro storico di Catania

Lo splendido ed enigmatico portale della chiesa di Sant’Agata al Carcere

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Arte

La chiesafu costruita

a metà del ‘700,ma in realtà

il luogo, primadel disastroso

terremoto del 1693,era già meta

di pellegrinaggiodei devoti

della giovane martire

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

una incerta ribellione dei catanesiavvenuta nel 1232 (peraltro docu-mentata per Messina) ed estesasi an-che a Siracusa, Troina, Nicosia eCenturipe, vuole che nel 1232 ap-parvero a Federico II di Svevia le fa-mose parole: “Noli offendere Pa-triam Agathae, quia ultrix iniuriarumest” (Non offendere la Patria di Aga-ta perché è vendicatrice delle offe-se). Queste fiammeggianti parole,apparse durante la celebrazione eu-caristica in Cattedrale avrebberodistolto l’imperatore dal suo intentodi distruggere la città e di giustiziarei catanesi colpevoli di essersi ribel-lati al suo potere.

Ovviamente non ha nessun fonda-mento la distruzione della città per-petrata ad opera di Federico. Cosìcome non ha nessun fondamentol’attribuzione alla volontà federicia-na di costruire nel 1239 (sette annidopo) a Catania il castello Ursinonon a difesa della città ma a monito,punizione e controllo dei catanesi.

Questa, a dir poco dubbia, tradi-zione ha fatto immaginare che il por-tale romanico del Duomo di Catania(visto che tra l’altro non presentanessun simbolo cristiano esplicito)sia stato voluto da Federico II perautocelebrarsi oppure che la simbo-logia messa in mostra da quest’ope-ra architettonica sia celebrativadell’avvenimento del 1232. Ancoraoggi si legge, su scritti che trattanodella storia di Catania o su guidedella città, questa fantasiosa ricostru-zione storica che ha anche ingene-rato controverse interpretazionidella simbologia che appare scolpitasul portale romanico.

Il portale che decora la facciatadel Santo Carcere è realizzato inmarmo bianco con arco strombatoa tutto sesto. È contornato da una ri-quadratura rettangolare anch’essa inmarmo bianco e impreziosita da seiformelle, due circolari e quattro quadrate. Labicromia del marmo bianco e dei conci lavicineri, di cui era rivestita la cattedrale normannaa cui apparteneva, doveva essere di grande ef-fetto anche se il ricollocamento nella nuovasede sembra essere stato eseguito in manieraarbitraria.

Sui due pilastrini che fungono da stipiti delportone poggia l’arco d’ingresso decorato da15 formelle a rosoni. Lo strombo del portaleconsiste in quattro ordini di stipiti a cui corri-spondono quattro ordini di archi di cui tre so-stenuti da sei colonnine (tre per lato).

I fusti delle colonnine sono decorati simme-tricamente a coppia con tre motivi geometricidiversi (a quadri, a chevron e a quadretti condecoro verticale), il cui motivo prosegue

lungo le strombature dell'arco stesso. I due sti-piti sono impreziositi dal cosiddetto albero dellavita (decorazioni con volute di tralci vegetaliche si intrecciano con figure umane e animalisecondo simbologie bibliche).

I capitelli delle colonnine sono decorati confoglie d’acanto e alternati anche con volti discimmie che sono la personificazione della lus-suria e del peccato.

Ma la simbologia più interessante e contro-versa è quella che poggia sugli abachi. Si trattadi sette (otto in origine) sculture modellate difigure umane e zoomorfe.

È probabile però che la collocazione attualenon sia quella che esse avevano in origine quan-do il portale era collocato sulla soglia sacra delDuomo normanno. Leggendo questa simbolo-

gia in primo piano da sinistra si vedeuna figura maschile assisa sul faldi-storio nell’atto di accarezzarsi la lun-ga barba.

In corrispondenza a destra sivede un gruppo scultoreo che sem-bra rappresentare una figura femmi-nile nell’atto di offrire un toro e unagnello, i tipici animali sacrificali (ilpezzo mancante è stato individuatonel 1928 fra i reperti conservati amuseo civico di Castello Ursino).

In secondo piano a sinistra vi è laraffigurazione di quella che sembraessere una Fenice (la cui testa nonè originale) che è il simbolo della re-surrezione di Cristo, mentre a destramanca totalmente la scultura che se-condo una descrizione della metà delseicento avrebbe dovuto essere unuccello.

In terzo piano a sinistra si vedeuna scimmia che sembra avere ilcorpo di un uomo nell’atteggia-mento di portare qualcosa in boccacol braccio sinistro. L’uomo con latesta di scimmia poteva simboleg-giare la trasformazione dell’uomo inanimale a causa del peccato, cioè ilprevalere dell’istinto bestiale sullaspiritualità.

Mentre a destra vi è la figura di unanimale stante sulle zampe posterio-ri che, sempre secondo un descrizio-ne seicentesca, doveva stare sullato opposto al posto della scimmia.

In quarto piano, sugli stipiti, a si-nistra c’è un leone che ghermisce unagnello e a destra c’è un altro leoneche tiene fra le zampe un cucciolo.Nel primo caso il leone che aggre-disce simboleggia la punizione delpeccatore e dell’eretico, mentrel’altro testimonia la protezione cheviene accordata all’innocente.

Alcuni studiosi sostengono che ilportale è di periodo normanno e chele sculture furono realizzate nelperiodo svevo.

In merito alla sua datazione lo stile architet-tonico ci indica il periodo del romanico-puglie-se che va dall’XI secolo alla prima metà delXIII secolo. Ma potremmo restringere tale arcodi tempo considerando che la costruzione delportale è probabilmente successiva al terremotodel 1169.

Inoltre, quando Federico, nel 1240, fa costrui-re Castel Maniace a Siracusa il portale svevoad arco acuto strombato di quest’ultimo è ormainotevolmente diverso (in stile e simbologia) dalportale posto all’ingresso del Duomo diCatania come del resto lo saranno tutti gli altriportali successivi delle architetture sveve.

Quindi un’ipotesi di datazione potrebbeformularsi all’interno dei sessant’anni chevanno pressappoco dal 1170 al 1230.

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Dall’alto: portale carcere figure lato destro, portale carcere

figure lato sinistro, portale carcere il leone

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La sezione catanese dell’Associazione Maz-ziniana Italiana onlus ha ringraziato “LaVoce dell’Isola” dello spazio concesso per

raccontare delle sue iniziative in questi ultimimesi.

Portare la mostra Garibaldi di Benito Lorigiolaa Catania nel 2009, a Messina e Siracusa allafine del 2010, ha permesso di sperimentare unariuscita collaborazione nel territorio e di stimo-lare un dibattito sui Mille, il Risorgimento e l’an-niversario dell’Italia unita, oltre a stimolare nellescuole una partecipazione attiva (non si può de-finire solo adesione) alla riuscita concreta di que-ste manifestazioni.

Raccontare di queste iniziative e di coloro chele hanno reso possibili significa raccontare diun’altra Sicilia che non si accontenta di una lectiosuperficiale su Garibaldi e il ruolo della nostraisola nel Risorgimento, ma che desidera sapernedi più e rendere omaggio ad una storia positivad’Italia, nei limiti concessi da un esame ragio-nevole ed obiettivo dei fatti.

di LAURA CAPPADONNA

Sabato 9 Ottobre 2010, presso la sala confe-renze del Teatro di Messina (una volta “Teatro

Vittorio Emanuele II”), è stata inaugurata la mo-stra di Benito Lorigiola su Garibaldi; quest’ultimaè stata allestita nei bei locali del foyer messi ge-nerosamente a disposizione dallo stesso Teatro.

L’iniziativa Giuseppe Garibaldi (1807-1882)Un percorso biografico attraverso testi e imma-gini è stata realizzata dall’Istituto di Studi Storici“Gaetano Salvemini” in collaborazione conl’Associazione Mazziniana Italiana onlus, sezionedi Catania ed ha ottenuto il sostegno del Comunedi Messina, del locale Provveditorato agli Studi,del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storichee Politiche e del Dipartimento di Studi sulla Ci-viltà Moderna e la Tradizione Classica, entrambidell’Università di Messina.

Il professore Salvatore Bottari, docente di storia

moderna e contemporanea della Facoltà diScienze Politiche dell’Università di Messina è sta-to il curatore della mostra e coordinatore di questasinergia di forze, che ha permesso di celebrare de-gnamente Giuseppe Garibaldi nella città dellostretto.

La sala è stata riempita da un variegatouditorio, formato da storici e da numerosistudenti provenienti dagli istituti superiori di Mes-sina.

Alla presentazione hanno partecipato la pro-fessoressa Michela D’Angelo, presidente dell’Isti-tuto Salvemini, il professor Rosario Battaglia, Di-rettore del Dipartimento di Scienze Giuridiche,Storiche e Politiche su citato, il professore Sal-vatore Bottari, la dottoressa Donato a rappresen-tanza del provveditore di Messina Cataldo Di Nol-fo, il dottor Luca Platania dell’A.M.I. Catania.

La dottoressa Donato ha molto plaudito all’ini-ziativa e incoraggiato momenti di cultura e di ri-flessione sulla nostra memoria storica.

Luca Platania ha illustrato l’origine e l’obiettivodella mostra, realizzata dal padovano Benito Lo-rigiola nell’ambito delle celebrazioni dellanascita di Garibaldi 1807 – 2007, e ne ha sotto-lineato la destinazione privilegiata ai giovani.

Ha inoltre incoraggiato gli storici siciliani pre-

Iniziativa dell’Associazione Mazziniana Italiana

Stimolare un dibattito sui Mille,il Risorgimento e l’anniversario dell’Italia unita

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Storia

C’è un’altra Sicilia chenon si accontenta di una lectio

superficiale su Garibaldie il ruolo della nostra isolanel Risorgimento, ma chedesidera saperne di più

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senti ad iniziative che spieghino il Risorgimentoin Sicilia ai giovani in maniera chiara ed esau-riente, per contrastare la deriva propagandisticaantirisorgimentale e antiunitaria di certa stampalocale.

Il professor Rosario Battaglia ha introdotto lafigura epocale di Giuseppe Garibaldi, ricordandocome vi siano state da sempre, nella storiaitaliana, strumentazioni indebite; un tale perso-naggio storico di fama mondiale, simbolo dellalibertà di tutti i popoli oggi è stato finanche in-degnamente trattato come un ladro.

La professoressa D’Angelo ha ricordato il pri-mo centenario della nascita d’Italia nel 1961, dicome in quella occasione le celebrazioni abbianotoccato veramente tutta la società italiana, a partiredalla scuola, e ha sottolineato come invece l’at-tuale governo abbia investito poco per queste ce-lebrazioni.

Inoltre ha parlato dei recenti interventi nellastampa nazionale e siciliana, rilevando casi di veroe proprio negazionismo del Risorgimento.

Il professor Salvatore Bottari, infine, ha sinte-tizzato le tappe salienti della vita di Garibaldiesposte nei pannelli della mostra, per prepararele scolaresche presenti alla visita.

Ha ricordato inoltre come la posizione di de-bolezza economica, e non solo, degli stati preu-nitari dinanzi alle nuove realtà nazionali dell’800,si possa paragonare all’attuale debolezza d’Italiase essa non guarderà all’Europa come reale rap-presentante di interessi comuni dinanzi allenuove realtà economiche mondiali, Cina e Indiain testa. Il processo risorgimentale italiano è statoaccompagnato dunque anche da dinamiche eco-nomiche internazionali che oggi vediamo ripetersisimilmente.

La mostra, rimasta aperta fino al 24 Ottobre2010, ha registrato un migliaio di visitatori, tracui alunni provenienti dalle scuole di Messina edella provincia e turisti in crociera sbarcati al vi-cino porto.

È stato un grande successo di pubblico, con-siderato anche il difficile contesto siciliano, se-gnato da stampa e politica avversa, distratto dallamortificante crisi economica e caratterizzato dauna atavica insofferenza per celebrazioni ideali-stiche come quella proposta.

La “Mostra in pannelli sulla vita di GiuseppeGaribaldi” ha toccato anche Siracusa, completan-do il suo tour nelle città costiere più importantidella Sicilia Orientale.

La mostra infatti era stata già ospitata pressoil Monastero dei Benedettini, Facoltà di Letteree Filosofia dell’Università di Catania nel Maggio2009.

La mostra è stata allestita nei saloni espositividel Palazzo del Governo, sede della Provincia diSiracusa, Ortigia, grazie alla generosa ospitalitàdella Provincia stessa, dall’8 al 21 Novembre2010 su iniziativa della Società Siracusana di Sto-ria Patria e della sezione A. M. I. di Catania e incollaborazione con il Comitato di Siracusa del-l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.

Rino Lazzari, assessore al bilancio - finanzedella Provincia Regionale di Siracusa ha inaugu-

rato la mostra nella mattina dell’8 Novembre din-nanzi alla stampa locale. Nel pomeriggio la con-ferenza inaugurale moderata da Sebastiano Ama-to, presidente della Società Siracusana di StoriaPatria a cui hanno partecipato diversi studiosi si-ciliani e l’autore della mostra, intervenuto nellacittà aretusea a confermare il buon rapporto chesi sta sviluppando in questi anni tra l’AssociazioneMazzininana e la Sicilia.

Ha cominciato proprio Benito Lorigiola conGaribaldi, una vita da condottiero, focalizzandonell’apprendistato bellico in Sud America la na-scita della stessa identità di Giuseppe Garibaldi,non un avventuriero o un pirata, ma un soldatoe uno stratega con una fortevisione etica della guerrastessa, con un grande rispettoper gli avversari.

In tutte le vicende succes-sive della straordinaria vitadel Nizzardo si possono ri-scontrare sempre presentiqueste coordinate dell’uomoe del personaggio, puntual-mente registrate dai contem-poranei.

Luca Platania, sezione ca-tanese dell’A. M. I., racco-gliendo numerosi articolidalle maggiori testate na-zionali e locali nel biennio2009 – 2010 ha sottolineatocome la contestazione diGaribaldi sia spesso collegata alla stessa sceltaunitaria che concluse il Risorgimento italiano.

Nella storia italiana, soprattutto quella recente,ricorrono le teorie del complotto che rimandanoa verità nascoste: lo scetticismo include così lavicenda di Garibaldi, troppo eroica per potere es-sere credibile per un popolo che si sta abituandoalla mediocrità ed al sospetto.

Luigi Amato, ordinario di Estetica pressol'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, haesposto il vasto programma delle iniziative delComitato di Siracusa dell’Istituto Italiano per laStoria del Risorgimento per le celebrazioni del-l’unità d’Italia, incentrato sulle figure di alcuniintellettuali e patrioti siracusani in corrispondenzacon Garibaldi.

Il prof. Salvo Adorno, docente di storia moder-na e contemporanea presso l’Università di Cata-nia, ha rammentato ai presenti come il mito storicoe politico di Garibaldi, coltivato fino a non pocotempo fa da Craxi e Spadolini, sia stato invecetrascurato nella stagione politica successiva;l’identità politica nazionale è in crisi, Garibaldiè visto in maniera distorta come un simbolo dicentralismo senza compromessi.

Tali critiche dei propugnatori del federalismoa Garibaldi sono fuori misura; il federalismo ap-partiene alla tradizione democratica stessa: da Cat-taneo a Mazzini si era concordi sulla difesa di cer-te prerogative regionali, sulla difesa delle diverse

identità all’interno di unoStato, il federalismo non vavisto come una minacciaall’unità italiana, se interpre-tato correttamente e senzaegoismi nordisti o sudisti.

Salvatore Santuccio, do-cente di storia della città e delterritorio presso l'Universitàdi Reggio Calabria, ha con-cluso gli interventi con un ex-cursus sulla storiografia re-cente sul Risorgimento el’Unità italiana, individuandodiverse vistose lacune ancorada colmare per comprendereappieno gli avvenimenti og-getto delle celebrazioni del2011.

Anche qui la mostra Garibaldi ha avuto un buonsuccesso, registrando svariate centinaia di presen-ze, tra gli alunni provenienti da ben 15 scuole diSiracusa e provincia e turisti, appassionati, visi-tatori occasionali.

Segnaliamo inoltre che per questo Aprile2011, su iniziativa della sezione catanese del-l’A.M.I., la Facoltà di Lettere e Filosofia di Ca-tania, nell’ambito delle sue iniziative per festeg-giare il centocinquantesimo dell’Unità d’Italiaospiterà al Monastero dei Benedettini una mostrasulla vita e il pensiero di Giuseppe Mazzini,anch’essa realizzata da Benito Lorigiola.

La mostra su Mazzini sarà dunque ospitata nellaprima metà di Maggio 2011 a Messina dall’Isti-tuto di Studi Storici Gaetano Salvemini.

La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 39

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di SALVATORE FAZIO

La primavera è alle porte e cominciamoa suggerire una serie di mete che nonscontenteranno nessuno, amanti dell’Ar-

te, della Cultura e della Storia, nonché tutti gliappassionati di natura incontaminata e dienogastronomia, naturalmente tutte mete chesi trovano qui nella nostra bella Sicilia. Inizia-mo dunque suggerendo una meta che non de-luderà proprio nessuno. Siamo in provincia diPalermo, per l’esattezza ad una quarantina dichilometri dalla nostra bella “Capitale”, comesi chiamava e come ancora oggi alcuni chia-mano il nostro capoluogo di Regione, l’anticaPanormus, oggi Palermo.

E per una volta messe da parte le antiche ri-valità calcistiche, magari dopo una puntatinain questa bellissima città, vi esortiamo a spin-gervi verso l’uscita di Villabate, quindi pren-derete lo scorrimento veloce verso Bolognetta,dopo seguirete direzione Marineo e a sinistratroverete un bivio (circa 15 km) e vi trovereteal cospetto della Riserva Naturale Orientata diFicuzza. Attenzione, state per visitare uno deiluoghi più belli della nostra Isola dove per l’ap-punto troverete di che soddisfare la vostra men-te, il vostro corpo e per ultimo il vostropalato.

Questa riserva Naturale orientata è gestitadall’Azienda Foreste demaniali della Regione

Sicilia: si tratta del complesso boschivo piùesteso della Sicilia Occidentale che Re Ferdi-nando di Borbone, nel suo periodo di esilio,adibì a Parco Regio per esercitarvi la cacciaIn tempi di guerra fu danneggiata perché glialberi fornivano legname per le imbarcazionicannoniere. Poi sotto il sovrano dell’epoca fueretto un palazzo in stile neoclassico, per l’ap-punto fruibile durante le battute di caccia. Que-sta costruzione è situata in un paesaggioverde e collinare, sotto l’alta parete di RoccaBusambra. Questa imponente palazzina èoggi un ricchissimo e curato museo e non ap-pena la vedrete vi ricorderà la più famosa Reg-gia di Caserta. Del resto entrambe le opere ri-salgono a quell’epoca e gli architetti a quei tem-pi si copiavano l’un l’altro. Da visitare le nu-

merose scuderie dove all’epoca venivano cu-stoditi maestosi cavalli. Ci fu un periodo chenella zona iniziò una lottizzazione abbastanzaselvaggia, poi però il sovrano incentivò l’agri-coltura e l’allevamento e tutto via via tornò allanormalità, non senza però aver attraversato unulteriore periodo di declino intorno al 1830.

Gli affreschi che testimoniano le battute dicaccia sono numerosi e conservati ottimamen-te. Ma qualcosa di importante avvenne nel1886, allorché fu costruita una linea ferroviariaa scartamento ridotto, linea che atraversavazone semi-boschive e deliziava le pupille deiviaggiatori di quei tempi di quel miticotrenino. Non solo fauna; a proposito di faunaquella di oggi è rappresentata da diversi

Itinerari turistici: alla riscoperta delle meraviglie ambientali siciliane

Viaggio nel tempo e nella storia:la Riserva Naturale di Ficuzza

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Turismo

È il complesso boschivopiù esteso della Sicilia

Occidentale che Re Ferdinando di Borbone,nel suo periodo di esilio,

adibì a Parco Regioper esercitarvi la caccia

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rapaci, mammiferi vari tra i quali udite uditeperfino il gatto selvatico, oltre alle più comunivolpi, e tantissimi insetti e coleotteri chedanzano tutt’intorno senza tuttavia mai essereuna presenza molesta. Nel 1954 la vecchia fer-rovia fu dimessa e qualche anno dopo un grup-po di giovanissimi rappresentanti di una coo-perativa trasformò l’antica Stazione di Ficuzzain un magnifico agriturismo. Tra lecci, rove-relle, sughere, frassini, castagni e un fittissimosottobosco, si materializzerà l’Antica Stazionedi Ficuzza, quanto di più confortevole possadesiderarsi dopo una giornata trascorsa in pienalibertà. Qui scoprirete un confort davvero raroe avrete di che deliziarvi il palato perchè i piattiche vi saranno proposti rappresentato il megliodelle antiche tradizioni culinarie della zona.

Purtroppo, tornando alla fauna presente, nonc’è più il lupo che si estinse nel 1940, ma oltreai mammiferi sopra citati potrete vedere la mar-tora,la donnola, l’istrice, la lepre, e conigli evolpi in abbondanza. Parecchi sono i volatiliche nidificano nella riserva oltre ai gà citati ra-paci, storni, colombacci, tortore, ghiandaie, pet-tirossi e capinere, e non potevano mancare lerondini qui rappresentate da una specie parti-colare, ossia la rondine montana. Non dimen-tichiamoci che questa zona è stata abitata dal-l’uomo nella seconda fase del neolitico. Sonoinnumerevoli le tracce trovate di insediamenti,tra questi calcari risalenti al giurassico efossili di ammoniti, organismi nuotanti estintialla fine del cretaceo.

Nel 1994 la riserva si arricchisce di un centrorecupero fauna selvatica oggi tra i più impor-tanti della Sicilia Occidentale, la sua inaugu-razione risale però a due anni dopo nel 1996.

Concludendo: siamo fieri di aver suggeritoai nostri lettori questa meta decisamente stra-ordinaria e per chi volesse rivisitare episodi di“Storia” più recente: non dimentichiamoci chesiamo ad una manciata di chilometri da Cor-leone.

La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011 41

Nelle foto, il bosco

della Ficuzza nei pressi

di Corleone (PA)

e la “Casina di caccia”

dei Borbone

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di MARCO DI SALVO

Nasco improvvisamente a Palermo.Perché improvvisamente? Perchénon me l’aspettavo”. Incomincia

così “Ho dei pensieri che non condivido”,il divertente libro di aforismi e riflessionidi Pino Caruso pubblicato da “A&B Editri-ce”, che è stato presentato al Teatro Bellinidi Adrano. Popolarissimo attore, capace dipassare con estrema disinvoltura, e pari ef-ficacia, dal comico al drammatico, costante-mente sulla breccia da oltre quarant’anni, PinoCaruso (nato a Palermo il 12 ottobre 1934)da sempre coltiva un’autentica passione perla scrittura.

Lo scrittore e l’attore, infatti, nascono e vi-vono insieme, ed entrambi sono il frutto, oltreche di un naturale talento, di uno studio e diuna applicazione costanti. Nel libro il lettore

incontra la comicità di questo grande ar-tista unitamente a pensieri e considera-zioni sulla realtà, a volte paradossali,ma di sicuro impatto. Il volume, 191pagine, si apre con una prefazione d’ec-cezione di William Shakespeare econ la partecipazione straordinariadi illustri ospiti, da Antonio Cassanoa Hillary Clinton, da Don Chisciottea Gesù Cristo, fino ad Arrigo Sacchi.

L’unico rischio che corre l’afori-sma, sostiene Caruso, è che potrebbediventare un luogo comune.

Ma di questo il comico non se nerammarica. La sua idea è che gli afo-rismi dovrebbero essere finalmentericonosciuti per quello che sono:delle piccole opere compiute e, inquanto tali, andrebbero depositatealla SIAE. Un aforisma, dichiaral’artista, non è affatto una frase but-tata lì per caso, ma il risultato diun’analisi attenta e maturata neltempo, dunque merita un suo de-gno posticino nel mondo deidiritti d’autore. Forse non tutti imotti..saranno famosi ma qualco-sa ci dice che Ho dei pensieri chenon condivido entrerà presto nellinguaggio comune.

“Ho dei pensieri che non con-divido" contiene esilaranti perledi saggezza. Eccone alcune

riassunte nella prefazione di Indro Montanelli,di cui riportiamo, in corsivo, un illuminantestralcio.

“Gli attori si dividono in due categorie: in-cisivi e canini”. “Il regista in teatro: uno chedisturba le prove”. “Ama il prossimo tuo comete stesso. E se ti odi?”. “In punto di morte: ‘Fi-nalmente in giornata saprò tutto”. “Dio,dicono, ha i suoi disegni. E, allora, perché nonfa una mostra? … e via divertendo. Dovrebbeveramente consistere di sole citazioni il reso-conto di un libro garbato e sulfureo, ironico edelegante come lo è, nel ‘porgere’ battute dalvideo o dal palcoscenico, il suo autore, PinoCaruso. Il quale, tra ammicchi felpati e improv-visi guizzi d’intelligenza, distilla il suo ‘io’ piùvero, ossia un’ulteriore maschera teatrale:quella dello scrittore che si compiace di para-dossi, veloci ‘calembours’ intrisi d’irridente eaerea follia. Pino Caruso aborre le ovvietà delsenso comune; aspira a quella rara e superioredote, esaltata da Oscar Wilde, che è un brillan-te, giocoso buon senso.

L’autentica passione per la scrittura dell’attore palermitano

“Ho dei pensieri che non condivido” graffianti riflessioni di Pino Caruso

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Cultura

Un aforisma,dichiara l’artista,

non è affattouna frase buttata

lì per caso, ma il risultatodi un’analisi attenta

e maturata nel tempo

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di ALFONSA VITA

L’inverno, appena iniziato, dava il megliodi sè con un vento tagliente che sfidavagli infissi, ma noi parlavamo delle Mo-

lucche, che negli anni ’50 in quel piccolissimopaese della Sicilia centrale era come parlare del-la luna: eppure quelle piccole noci, piano piano,erano arrivate anche lì con il loro aroma raf-finato, dolce e piccante assieme e gratificavanoil nostro olfatto. Chissà da quale romanzo diSalgari quella piccola donna anziana aveva trat-to tutte quelle informazioni che mi facevano so-gnare terre lontane, inondate dal sole, profumatedi spezie e da insoliti fiori. L’interesse per questiprofumi mi ha accompagnata per tutta la vitaed è stato parallelo al mio lavoro ed alle altrepassioni che hanno costruito la mia esistenza.E adesso che il mio lavoro è finito e lepassioni sono diventate affetti e responsabilitàsono pronta a dedicarmi solo alle spezie ed aifiori che profumano di terre lontane. Nella miaadolescenza e la giovinezza, già aperta ad unmondo più esteso di quello di mia madre, eraancora difficile vedere un’orchidea vera epoterla toccare e quando accadde io ne restaiestasiata.

Fui invaghita dalla pubblicità per una sapo-netta che prometteva il magico profumo delleHawaii e cercai di convincere mia madre, don-na severa e avversa a qualsiasi civetteria, ad ac-quistarne una e quando finalmente qualche ziacoronò il mio desiderio ed io fui in grado dischiumare quel panetto il profumo mi stordì enon passai alla fase successiva del risciacquo,tutte le mattine andavo a scuola insaponata con-vinta che l’aroma mi accompagnasse. Annu-savo e mi spiaccicavo, anche in pieno inverno,le prime creme solari a base di olio di cocco,e la sensazione di benessere e di squisitezza miconfortava e quando anche nella città dove cieravamo trasferiti aprirono i grandi magazzinie le signorine preposte alla vendita di costosiprofumi francesi davano un saggio o unaspruzzatina delle loro meraviglie io mi incan-tavo e nella mia memoria sono rimasti indelebiliquelle fragranze che sarei capace ancora di ri-conoscere e ricordarne il nome dopo mezzo se-colo.

Il commercio globale su internet ha dato allamia passione una dimensione reale e concreta,l’acquisto dei semi, delle piccole piantine, dipiccole talee che viaggiano per corriere hannodato al mondo la dimensione di una pallina: tut-to finalmente è stato raggiungibile, facile e tuttosommato anche economico. Ricordo, già dieci

anni fa, l’arrivo di alcuni semi di fiori acquaticidalla Thailandia, arrivarono in delle vescichepiene d’acqua e mi emozionò moltissimosapere che quell’acqua aveva viaggiato da cosìlontano per mischiarsi nella piccola pozza cheho in cortile, adesso e piena di ninfee che ral-legrano la mia estate. L’attesa del pacchetto con-tenente i semi dava il tempo alla mia vita, unloro ritardo mi preoccupava, le mail di sollecitocominciavano a partire ma l’arrivo è stata sem-pre una festa: la gioia di toccarli e sentirli po-tenzialmente già piante, foglie, fiori, profumi:tutto racchiuso in quello piccolo spazio.

E poi le cure, la ricerca del terreno migliore,imbibirli con sostanze adatte, vederli gonfiaregià dopo la prima notte di immersione in acquaed essere soddisfatti che si tratta di semi

vitali. E poi, piano piano, delicatamente con unapinzetta introdurli nel semensaio, controllarela giusta temperatura e accendere la stufa nellenotti gelide e poi le prime foglie: sono nate! Equando nasce la prima viene successivamenteseguita dalle altre e nello spazio di una setti-mana sono tutte con il capolino verde e devostare attenta all’acqua, poca per non farlimarcire, questo è il momento più delicato, an-che il sole deve essere dosato ed il vento as-sente. Tutte queste ciotoline sparse fra le miepentole e sui comò, sul tavolo del salotto e suldavanzale del bagno hanno reso alla mia casaun posto difficile da vivere: non si potevanoavere più ospiti perché non c’era più spazio perapparecchiare, i libri erano di difficile consul-tazione perché invisibili dietro tutte le foglieed anche la scrivania e il computer avevano spa-zi utili ristrettissimi, ma quando finalmente ar-riva fa fine di maggio, in quel giorno esatto incui sono sicura che non ci saranno più gelatevanno tutte fuori a trovare il loro posto in ter-razza assieme alle sorelle indigene più anzia-ne.

Quando le piccole si trovano nell’aria caldadella fine primavera, trovando energia nei raggisolari si sviluppano più rapidamente come seavessero un desiderio di simulazione per lepiante più grandi. I vasi grandi dove vengonoappoggiate appartengono ad una collezione digelsomini che negli anni ho riunito. La magni-ficenza dei gelsomini sta nella numerosa va-rietà, io sono stata fortunata nella scelta e pos-siedo delle specie che alternano la loro fiorituratanto da godere del loro profumo per gran partedell’anno. Tipi di gelsomini decidono di spri-gionare i loro effluvi nelle prime ore delmattino altre la notte e quando le piante sonoprospicienti le camere da letto il sonno è ac-compagnato da sensazioni così inebrianti cheè impossibile fare brutti sogni.

Non è importante essere pedanti con i nomilatini o con i riferimenti scientifici l’importanteè godere delle diversità e divertirsi magari a sco-prire altre varietà che possono essere rinvenutiin piccoli vivai. La cosa che unisce le varietàdei gelsomini nel mondo è l’uso che ne fannole spose per adornarsene. Si passa dal greco Ste-phanotis, dai fiori in grandi grappoli e dal de-lizioso profumo che sprigiona ad una esatta oradella sera (od ad una esatta temperatura) al gel-somino polinesiano (tiaré), al gelsomino d’Ara-bia.

Mi capitò una volta di regalare ad un’amicauna collezione di gelsomini e credo che sia statapiù gradita di tanti altri costosi regali.

La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

Mia nonna grattugiava la noce moscata per il ripieno di certi biscotti

Il profumo delle cose antichenella memoria che non si perde

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Il commercio globalesu internet riesce

a dare alla passioneuna dimensione reale

e concreta

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Arriva in Italia “La Santa Verità”, il terzoromanzo di Luís Miguel Rocha, unodegli autori più apprezzati nel mondo.

Mentre la Chiesa è impegnata ad affrontaregli scandali dei preti pedofili, torna in libreriauna nuova indagine di Rocha su uno dei temipiù importanti della cristianità: la vita diGesù. Uomo vicino alla Chiesa e al Vaticano,Rocha - partendo da fonti attendibili e docu-menti segreti - scopre il volto del vero Gesù;Cristo non sarebbe morto in croce (delleprove attestano una sua presenza a Roma all'etàdi 44 anni) e avrebbe scritto di suo pugno unvangelo. Forse a Roma ci sarebbero anche lesue ossa, trasportate nella "Città santa" da Igna-zio di Loyola.

Con una prosa accattivante ericca di colpi di scena, Rocha tor-na a narrare le avventure di Sarahe Rafael, già protagonisti deisuoi precedenti romanzi, e insie-me ricostruisce le vicende di unaguerra feroce tra Vaticano e Ge-suiti per il possesso di antichi do-cumenti che rivelerebbero unavita di Cristo completamente di-versa da quella narrata dalla tra-dizione. Una lotta di potere cuiprenderà parte lo stesso PapaRatzinger e destinata a concluder-si, come sempre, con il trionfodella Chiesa.

Premessa doverosa: non sonoun'appassionata di thriller. Non inquesta fase della mia vita, almeno."La santa verità", rientra a pienotitolo nella categoria dei thriller.Rocha è al suo terzo romanzo.

Prima de "La santa verità", infatti, ha conqui-stato moltissimi lettori in tutto il mondograzie a "La morte del Papa", sulla misteriosamorte di Papa Luciani (Giovanni Paolo I), e"Pallottola santa", sulla intricata vicendalegata all'attentato perpetrato ai danni di PapaGiovanni Paolo II, entrambi pubblicati, in Ita-lia, da “Cavallo di Ferro”.

Ne "La santa verità" gli ingredienti per cat-turare l'attenzione e la concentrazione di chilegge ci sono tutti: pathos, intrigo, assassini,mistero, azione, sospetto. Una mescolanza de-cisamente affascinante che tiene sulla corda,col fiato sospeso, fino all'ultima riga del cor-poso romanzo. Calare tanti personaggi di

fantasia all'interno di un contesto reale, e di persé piuttosto impenetrabile, come quello del Va-ticano tende ad aumentare notevolmente la su-spense e l'alone enigmatico che pervadel'intera vicenda. Infatti fa un certo effetto leg-gere, tra le varie figure che animano "La santaverità", anche i nomi del pontefice BenedettoXVI o di Tarcisio Bertone, Segretario diStato Vaticano.

La vicenda parte proprio dal momento in cuiJoseph Ratzinger sale al soglio pontificio, il 19aprile del 2005. Quella stessa sera Ambrosiano,il sacerdote confessore del Pontefice, consegnaa Benedetto XVI un documento: "Papa Gio-vanni Paolo mi ha dato istruzioni specificheaffinché Sua Santità legga con attenzione ilcontenuto di questo dossier oggi stesso. Tuttele informazioni sono contenute in questabusta che ha lasciato apposta per lei [...] Nes-sun altro le può leggere". Il Papa neo elettoviene così messo a conoscenza di uno dei se-greti più incredibili della cristianità. "Haterminato la lettura dopo mezzanotte. Stanco,ha richiuso il dossier a chiave e lo ha ripostonel cassetto. Gocce di sudore gli colavano sullafronte. Le mani gli tremavano. Ha lasciato ca-dere la testa sul tavolo ed è rimasto così, in at-tesa di riprendere il controllo sul corpo.Dopo un po', si è calmato. Alla fine, quandoa fatica si è alzato, sembrava più vecchio estanco. - Dio ci protegga – si è sfogato, facen-

dosi il segno della croce".Assistiamo poi alla strana e

cruenta morte di alcune personeche, evidentemente, custodisconoun segreto. Chi e che cosa hannoscelto di proteggere con la vita?Ci sono, infatti, delle verità, opresunte tali, che la Chiesa e po-chi altri conoscono e difendonomorbosamente. Rocha pone cosìl'accento su una possibilità "sto-rica" che cozza fragorosamentecon il racconto biblico ed evan-gelico. Siamo sicuri che GesùCristo sia davvero l'uomo, il fi-glio di Dio, che le Sacre Scrittureci hanno tramandato? È propriovero che è morto in croce a 33anni? Il sospetto, che è al centrodi tutto il romanzo, ci induce apensare che potrebbe non esserecosì. Perché ci sono documentiche attesterebbero la presenza di

Torna Luís Miguel Rocha con un nuovo appassionante thriller

Alla scoperta dei mille segreticustoditi da secoli in Vaticano

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Cultura

Dopo il successodi La morte del Papa

in libreria una nuova indaginedell’autore portoghese

su uno dei temipiù importanti della cristianità,

la vita di Gesù

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

Cristo nella città di Roma nel 45 d.C., luogoin cui avrebbe persino scritto il suo Vangelo.E non solo: sempre a Roma sarebbero conser-vate le ossa di Gesù, quelle che S. Ignazio diLoyola, fondatore dell'Ordine dei Gesuiti,avrebbe recuperato in Terra Santa su richiestadel Pontefice del tempo.

Una serie di informazioni che potrebbero ri-velare una "verità" sconvolgente in grado difar saltare in aria la secolare istituzione eccle-siastica. Tra il Vaticano e i Gesuiti viene cosìa generarsi una battaglia senza precedenti, unconfronto serrato e spietato fatto di tradimenti,omicidi, ricatti e rapimenti. All'interno dellacomplessa vicenda vengono ad innestarsi le fi-gure di agenti segreti, sacerdoti spie e quellodi un'affascinante giornalista inglese, Sarah, cheviene coinvolta nella storia quasi suo malgrado.La posta in gioco è sicuramente molto alta: ilpossesso di quei documenti potrebbe farsaltare gli equilibri interni della Santa Sede e

minare il suo potere. Il Vaticano, di certo, nonpuò permettersi nulla del genere. La lettura de"La santa verità" procede spedita e lineare. Nar-rativa in senso puro, anche se il rischio "DanBrown" rimane in agguato, considerando chele similitudini, per genere e per certi contenuti,sono evidenti. Una storia complessa ma archi-tettata in maniera decisamente riuscita. Nume-rosi personaggi, numerosi scenari, numeroseavventure che, un po' per volta, convergonoverso un finale concitato e dinamico. Unlibro che può essere particolarmente adatto achi ami le storie intricate, appassionanti ed in-confessabili.

Sal. Bar.

La Santa VeritàDi Luís Miguel Rocha

Cavallo di Ferro, pp. 480, 18 euro

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Luís Miguel Rocha, è nato a Porto.Lavora con le televisioni portoghese e inglesecome sceneggiatore. Cavallo di Ferro ha pub-blicato anche il suo La morte del Papa, sulmistero della morte di Papa Luciani, e Pal-lottola santa, sulla storia dell'attentato aGiovanni Paolo II con gli stessi protagonistidi La Santa Verità. I suoi thriller sonotradotti in 27 paesi.

Narrate le vicendedi una guerra ferocetra Vaticano e Gesuiti

per il possesso di antichidocumenti che rivelerebbero

una vita di Cristocompletamente diversa

da quella raccontatadalla tradizione

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di CORRADO RUBINO

In libreria è entrato in punta dipiedi un piccolo gioiello di poesiae prosa che fra le sue righe ci regala

quella serenità e quelle emozionisemplici che forse da tempo stavamocercando.

La sera della presentazione di “Frale righe: poesie e racconti”, avvenutail 27 gennaio scorso nella BibliotecaComunale di Sant’Agata Li Battiati,sono state usate nei confronti dell’ul-timo lavoro dell’Autrice le giuste pa-role di critica letteraria per farcapire all’uditorio come la sillogedi Dorotea Amato sia il risultato diuna continua introspezione, di evo-cazioni del suo passato e di mec-canismi psicologici rodati che fan-no parte delle antologie delleopere letteratrie; quindi stilistica-mente e ritmicamente corrette.Ma, aldilà dei colti giudizi positivimeritatissimi, a noi piace sottolineare la sim-patia, la leggiadria e la dolcezza di una donnasolare e dall’espressione elegantemente accat-tivante. Una donna che già dal proprio nome,Dorotea – Doretta per amici e parenti – mettel’interlocutore a proprio agio senza sfoggiarela notevole cultura classica d’insegnante di La-tino e Greco, ma che lei usa e trasfonde in pic-cole dosi nelle sue composizioni poetiche e neisuoi lavori teatrali a cui non è nuova fin dal1998.

Chi la conosce bene sa quanto l’Autrice, die-tro i suoi occhi sorridenti, non si reputi una poe-tessa pur meritando ampiamente tale appella-tivo; non si vuole paragonare ai suoi maestridella Letteratura di ogni tempo, con i quali pen-sa di avere in comune solo immaginazione esentimento, e dai quali ha assorbito l’amore perla prosa e la poesia e quindi il desiderio di usarela penna per comunicare i suoi sentimenti, lesue emozioni, i ricordi, le esperienze di vita.Il risultato è una lettura intimamente emozio-nante. Poesia della memoria che genera nellamente immagini in cui ci si può riconoscere,sapori che eccitano le papille gustative e sen-sazioni tattili che fanno rivivere le proprie sto-rie; le storie di ognuno di noi. Incisiva è anchel’auto analisi che si intravede appunto “fra lerighe” delle sue poesie.

Nella seconda parte della sua raccolta Do-rotea si esibisce in racconti, come “Il punto in-terrogativo”, “La vertigine”, “Donna allospecchio”, “24 dicembre” e “Due Vite”, che as-somigliano a quei piacevoli dessert di vari gustiche ci vengono offerti quando si va a casa diamici e ognuno dei quali, in pochi minuti, spri-giona l’intenso piacere della lettura. In tutte lecomposizioni la Amato sviluppa una sottile ana-lisi psicologica e nei suoi racconti, anche sesono soprattutto frutto di fantasia, trasmette po-sitività a piene mani.

Lo straordinario, radiodramma vincitore alConcorso Nazionale “Idee in movimento 3”e trasmesso dal canale radiofonico di RadioDue, 1998;

Il mio paradiso, poesia vincitrice del PremioNazionale di poesia “L’anziano nella socie-tà”, 2001;

Un giallo di classe, romanzo per ragazzi, ed.Greco, 2001;

Il pesce rosso, pièce teatrale che ha parteci-pato al Premio Nazionale Città di Marostica(VI), 2001;

Il mio paradiso, poesia pubblicata dal setti-manale “Gente” e recitata da Paolo Limitisu Rai Uno, 2002;

Il punto interrogativo, racconto in “Penteline2002” ed. E. Romeo Editore (SR), menzioned’onore al Premio Nazionale di poesia e nar-rativa.

Sempre diverso sempre uguale, poesia vin-citrice del Concorso Nazionale di poesia“Alcantara-Al Qantarah”, 2002;

Silloge di poesie, premiata al Premio Lette-rario Internazionale “Victor Hugo”, Roma2002;

Allo stesso modo, e Sempre diverso sempreuguale, poesie in antologia “…felicità di pa-role” ed. Editrice “Pagine”, Roma 2004;

Il pensiero s’accende, poesia in antologia“Premio Città di Vicenza 2003” ed. Editrice“Pagine”, Roma 2004;

Il vecchio che vendeva sogni, romanzo, ed.AG (CT), 2005;

Quella mitica gita, romanzo per ragazzi, ed.AG (CT), 2005;

Soggetto e testi dello spettacolo coreograficoDanza su tela in scena al Teatro “Litta” diMilano, 2006.

“Fra le righe: poesie e racconti” di Dorotea Amato

Una continua introspezioneed evocazione di un passato

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Cultura

In tutte le composizionil’Autrice sviluppa

una sottile analisi psicologicae nei suoi racconti, anche se

sono soprattutto fruttodi fantasia, trasmette positività

a piene mani

Dorotea Amato, nata a Catania, ha insegnato Latino e Greco presso il Liceo Classicodi Mascalucia (CT). È Autrice di:

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

di SALVO ZAPPULLA

Giuseppe La Delfa è un personaggio pi-rotecnico, preso da mille interessi,non spreca un minuto della propria

vita. Da qualche tempo colleziona lauree e pre-mi letterari con la stessa intensità. Giornalista,studioso, poeta, amante del folclore, ricercatoredelle tradizioni e di tutto ciò che ha contribuitoallo sviluppo della nostra terra: la Sicilia. Al-cuni suoi scritti sono stati tradotti all’estero ehanno ricevuto l’apprezzamento di illustri per-sonaggi quali Santi Correnti e Ignazio Buttitta,cantore indimenticabile della cultura sicilianae internazionale.

Mi è capitato tra le mani un gustoso volu-metto dato alle stampe da Giuseppe: “Tipi si-ciliani”, un vero tuffo nel passato, la Sicilia vi-sta attraverso i suoi protagonisti più stravaganti,persone umili, persone del popolo che tuttaviahanno lasciato un segno attraverso le loro azio-ni bizzarre e degne di essere riportate alla luce.Patrimoni della nostra cultura sommersa de-gnati di attenzione, grazie all’incessantelavoro di ricerca e documentazione di personecome La Delfa, con un lavoro puntiglioso escrupoloso, strappati all’incuria del tempo econsegnati alla memoria. Ne parliamo con l’au-tore.

Giuseppe, quanto sono importanti il re-cupero della nostra storia e le nostre tradi-zioni in questa società che sembra voler bru-ciare tutto in fretta?

In questo inizio del terzo millennio siamo di-sorientati e a mio modesto parere attraversia-mo un periodo di transizione, di cambiamenti,di crisi di valori. La mancanza di stabilità eco-

nomica-politica porta l’opinione pubblica e ilpopolo a degli atteggiamenti di distrazione edi disattenzione. Quindi spetta ai veri appas-sionati di cultura, agli amanti della sicilianitàed agli intellettuali mantenere e recuperare lanostra storia prestigiosa, le nostre leggendarietradizioni messe in pericolo dalla globalizza-zione, dal relativismo, dall’egoismo innatonell’uomo moderno. La società odierna è di-stante anni luce da queste problematiche. Noidobbiamo essere attenti osservatori e vigilareper l’amore che nutriamo per la nostra terra.

Buttitta diceva che se a un popolo togli lapropria lingua, togli anche la propria iden-tità. Sei d’accor-do?

Sicuramente si!Il grande poeta ba-gherese aveva ra-gione, lui conosce-va le radici popola-ne e frequentavaassiduamente l’am-biente contadino eminerario. Daquelle esperienzevenne fuori unavena poetica pro-fonda, dettata dallesofferenze dei piùdeboli e dei più mi-seri, espressa inlingua siciliana econ una musicalità unica al mondo. La linguaè il patrimonio intrinseco di un popolo. Il mioMaestro “zio Ignazio “, (come lo chiamavamotutti, compreso Carlo Puleo, mio grandeamico e braccio destro dello stesso Buttitta),diceva sempre: la cultura salverà il mondo edallora correva l’anno 1987, oggi il suo pro-clama è sempre valido.

Illustraci le tue molteplici attività.Recentemente ho pubblicato: una raccolta

di poesie in lingua e in dialetto dedicate adAlda Merini, dal titolo “Vivaio di Emozioni”e un’antologia poetica in memoria di Alda Me-rini curata da me con copertina del maestroCarlo Puleo, e in collaborazione con numerosipoeti siciliani, che hanno dedicato dei versi allagrande poetessa milanese. In questo momento

di relax, sto elaborando assieme al prof. Sal-vatore Camilleri una chicca letteraria siciliana,che sarà data alle stampe entro il 2010. Col-laboro come responsabile della redazionearetusea, con il quotidiano “Catania Omnia“on –line; dirigo in qualità di direttore respon-sabile, il periodico “Informa 7 “ di Siracusae il periodico culturale “Catania Nostra”. Stopreparando altre antologie poetiche su per-sonaggi illustri del passato, sul poeta latinoTeocrito, nato a Siracusa nel 310 A.C; su Igna-zio Buttitta di Bagheria (in collaborazione conil Maestro Carlo Puleo), e ” dulcis in fundo“ un’antologia poetica su Salvatore Quasimo-

do, previa autorizzazione preventiva del figlioAlessandro.

Che programmi hai per il futuro?Continuare gli studi presso l’Università degli

studi di Messina: specializzazione in ScienzeCognitive – Psicologia e Dottorato di ricercapresso la stessa Università di Messina. Istituireun premio letterario dedicato ad Alda Merini.Un’associazione culturale intestata alla stessapoetessa dei Navigli. Infine un cenacolo let-terario dove si evidenzia la grandezza dei poeti,scrittori e filosofi del passato quali Teocrito,Platone, Aristotele, Diodoro Siculo, quelli re-centi; Francesco Lanza, Savarese, Ignazio But-titta, Salvatore Quasimodo, Alda Merini,Giovanni Raboni, Giuseppe Ungaretti, Umber-to Saba, Eugenio Montale.

Intervista allo scrittore e giornalista Giuseppe La Delfa

Il recuperodella nostra storiae delle tradizioni perdute

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Spetta ai veri appassionatidi cultura, agli amantidella sicilianità ed agliintellettuali mantenere

e recuperare la nostra storiaprestigiosa, le nostreleggendarie tradizioni

Nelle foto, lo scrittore Giuseppe La Delfa

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di SALVO ZAPPULLA

Leggendo e riflettendo su questa sillo-ge poetica di Virginia Foderaro, midomando da dove trae origine la sua

forza, la pregnanza delle sue liriche. Traspa-re una sorta di rimpianto in questi versi, lasensazione di momenti perduti lungo il per-corso della vita e ripresi per la coda. Comese Virginia volesse avocare a sé l’incanto eserrarlo dentro la fortezza della propria me-moria. È poesia vissuta? È una voce miste-riosa che ha echi profondi nell’animo uma-no? Una poesia modulata su sentenziositàvive, che riflettono aspirazioni segrete,mancate o fallite? Sono frammenti o sintesiparziali di espressioni esistenziali?

Sicuramente c’è il suo vissuto in questepoesie, la sua complessa e indefinibile inte-riorità che incide sul suo tessuto esistenzia-le, intriso di momenti malinconici, lampi digioia, ricadute, amori finiti, riconquistati,ancora perduti, ritrovati o smarriti per sem-pre. In poche parole, c’è la vita, la Sua vita,

quella di Virginia equella universale. Senti-menti umani, in fondocomuni, ma non tutti gliesseri umani hanno lacapacità poetica di trarreimpulso dalle proprie sensazioni per rica-varne versi musicali, parole concatenate conarmonia in grado di librarsi in volo per rica-dere come piccole stille dorate. Dal nidodell’ultimo inverno/ il volo nel vuoto va in-contro all’ignoto./Pennelli sottili dipingonoil vento/e fissano virgole sull’orizzonte./Oggetti smarriti rincorrono stelle./Appesodal nulla c’é un filo che pende./È cordaispessita da nuvole e attimi./ Afferro la pre-sa e atterro/ da questo mio volo/dal qualeriporto un raggio di sole.

Questi versi li ho amati con una intensitàestrema, mi hanno fatto sognare, incarnanola speranza, la possibilità che ognuno di noiha di uscire dal proprio limbo e cogliere ilfrutto della vita. Invitano ad osare, a tenderela mano e afferrare l’infinito. La poesia co-

me strumento di relazioni sociali, angolo divisuale privilegiato, dimensione e chiave dilettura tesa a individuare la peculiarità e lanatura pluridimensionale dell’anima chel’ha concepita. Uno spazio temporale mini-mo, destinato a usurarsi in fretta nella vasti-tà dei secoli. Una sorta di crepuscolo checonduce a quel senso di ineluttabile tempe-sta che è tipica di chi scava dentro se stesso.La poesia e il suo soliloquio. Il Poeta e lasua unicità. Il Poeta e la sua solitudine im-possibile da scalfire. Virginia in questa rac-colta segna il passo del suo cammino, le fe-rite causate dai rovi lungo il percorso. Trac-ce affidate alla memoria, alla memoria delrimpianto, alla memoria di questo compen-dio di stati d’animo profondamente vissuti esofferti.

Frammenti o sintesi parziali di espressioni esistenziali?

La voce del rimpiantonelle appassionate poesiedi Virginia Foderaro

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Cultura

Versi che fanno sognaree incarnano la possibilità

che ognuno di noi ha di usciredal proprio limbo

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La Voce dell’Isola n. 2/3 - Febbraio/Marzo - 2011

di CORRADO RUBINO

Non vogliamo entrare nelle recenti po-lemiche che hanno caratterizzato lasofferta istituzione della festa per il

150° anniversario dell’Unità d’Italia. Cisembra veramente ipocrita scandaliz-zarsi o indignarsi, ora, per queste re-centi polemiche quando, ormai daanni, i maggiori esponenti di unpartito di maggioranza, e che siedononel Parlamento Italiano, si esibisconoperiodicamente in battute e dichiara-zioni secessioniste condite con gestie azioni che sono contemplati dallanostra Costituzione come “vilipen-dio”.

Ma guardiamo oltre e pensiamo aqual è la sfida più grande che ci at-tende nell'anno delle celebrazionidel 150° anniversario dell’Unitàd’Italia.

Continuare a costruire l'Italiache vogliamo. Un’Italia che noncammini con la testa costantemen-te rivolta all’indietro e neancheun’Italia che rifiuti di mettere gliocchiali per vedere meglio inlontananza. Risolvere i conflittiche hanno lacerato intimamentegli italiani a causa della follia dipochi e guardare avanti; superarele anacronistiche barricate dicui è ancora pieno il nostroPaese.

Già, le “barricate”. Le barri-cate sulle quali combatte CarloBonanno, protagonista de Il co-raggio della Libertà, e dallequali non riuscirà a scendere ne-anche dopo la fine dei combattimenti.

Marika Cannata in questa sua “opera prima”esplora l’animo di un uomo vissuto realmentee che paga a caro prezzo il coraggio dimettere in pratica le sue idee.

Carlo, rampollo di un’aristocratica famigliacatanese, ha la sua vita segnata dall’impegnopolitico vissuto con grande passione e virulenza

e neanche l’amore per la moglie Aurora primae per Angela dopo riesce a dissuaderlo dallasua ferma determinazione di combattere per la“Libertà” convinto com’è che il nuovo ordine“italiano” portato nel Regno delle due Siciliedal vento rivoluzionario mazziniano spazzeràvia lo “straniero” da una terra che, secondo lui,

si sente sempre più

italiana.Lungo la strada che ha costruito il sentimento

nazionale ci sono volti e storie, conquiste dilibertà e ferite ancora da sanare.

Le barricate sulle quali Carlo combatte as-sieme ai suoi fratelli rivoluzionari ed erette perdifendersi dai Borboni resteranno al loroposto dopo la vittoria. Infatti, quando tutto sarà

finito, Carlo dovrà ancora combattere sulle suebarricate, ma questa volta non più contro i Bor-boni.

Bisogna prendere nuova forza dalla lezioneideale del Risorgimento, ma anche essere ca-paci di ascoltare e studiare quelle pagine chenon ci sono sui libri di storia, mettendo in di-scussione pregiudizi e ristabilendo la verità.

Gli Italiani di ieri si unirono perappartenere ad un'unica Patria;quelli di oggi dovrebbero rinnovaree vivere un nuovo patto di fratellan-za che serva a costruire un destinocomune e un bisogno profondo dicrescita nazionale.

Più volte è stato detto (e non cistancheremo mai di ripeterlo) che unPaese che non sa da quale passato ar-riva non è in grado di cogliere le sfidedel futuro.

Le scommesse sono la “Libertà” eil “coraggio delle proprie idee”.

Ecco perché Mazzini e Garibaldisono esempi di uomini che hannofatto strada ad un'idea di Paese unitoe solidale. Noi siamo eredi di quell’uo-mo che in camicia rossa conquistò terree cuori perché prima seppe unire e ren-dere fratelli uomini diversi per culturee storie, indicando agli italiani chec'era un solo destino comune su cuiscommettere e per cui combattere emorire.

La lettura de Il coraggio della Libertàcontribuisce a riscoprire il segreto di quel-la forza morale del Risorgimento che ungiorno cambiò la storia e che è anche ilsenso della cronaca, apparentemente ro-manzata, degli anni durante i quali una fa-miglia aristocratica catanese vive i moti ri-voluzionari anti borbonici, l’arrivo dei ga-ribaldini in Sicilia e i primi anni post unitari.

È un affresco vivacemente realizzato con ra-pide pennellate del periodo dei moti risorgi-mentali siciliani che vide Catania come impor-tante teatro di scontri fra rivoluzionari etruppe borboniche.

L’opera prima di Marika Cannata

Il coraggio della libertà:un retaggio e una sfidaper il presente e il futuro

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Una storia che comunque poteva essereambientata dovunque sul territorio italiano, per-ché, in realtà, il filo conduttore del lavoro diMarika Cannata è il coraggio di un uomo chenon rinuncia alla propria libertà di pensiero. Ilcoraggio di sfidare la patria potestà, di combat-tere, di sparare, di passare anni in carcere; insomma è il senso profondo della scelta corag-giosa di chi vive il suo ideale fino in fondo.

È necessario indicare con forza una nuovaresponsabilità per costruire il domani e rispon-dere agli appelli che ci vengono dai giovani,dalla scuola e da una società che ha smarritoil senso del proprio legame, lo stare insiemecome popolo. La ricerca di ragionamenti che

abbiano un senso, la necessità di coscienze li-bere che coltivino il dubbio (in contrapposizio-

ne alle ottuse certezze preconcette) e che riten-gano le idee degli altri sempre un valore.

Catena Maria Luisa (Marika) Cannata è nata a Giardini Naxos il 10 giugno del 1944.Ha svolto i suoi studi a Catania dove, durante la sua giovinezza, hanno abitato buona partedei componenti del ramo materno della sua famiglia. Ha insegnato Lingua e LetteraturaInglese presso il Liceo Scientifico di Lentini (Siracusa).

Esaurita tale esperienza, oggi, vive in Liguria nell’antico Comune di S. Stefano di Ma-gra.

La sua passione per la psicologia e l’interesse per il periodo storico del Risorgimentol’hanno spinta a cimentarsi in questo suo primo scritto: Il Coraggio della Libertà.

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Cultura

Associazione Culturale Pentelite

Mostra-Mercato dell’Editoria Siciliana

Sortino (SR) 30 settembre 01- 02 ottobre 2011

Concorso Letterario Nazionale “Città di Sortino”

Nell’ambito della Mostra-Mercato dell’Editoria Siciliana che si svolgerà in Sortino (SR) dal 30 settembre al 02 ottobre 2011,

l’associazione culturale PENTELITE, in collaborazione con Morrone editore e il patrocinio del Comune di Sortino, indice per l’anno

2011 il concorso letterario nazionale “CITTÀ DI SORTINO”.

REGOLAMENTO

Art. 1) Il concorso è suddiviso in due sezioni, è aperto a tutti per opere inedite, senza limiti di età.

A) Racconto breve, max 5 cartelle (12,000 battute circa), in lingua italiana, a tema libero,

in cinque copie stampate di cui una sola firmata, completa delle generalità dell’Autore

con scheda bio-bibliografica dello stesso.

B) Poesia in lingua italiana, (una sola poesia, a tema libero, compresa in una cartella)

in cinque copie stampate di cui una sola firmata, completa delle generalità dell’Autore

con scheda bio-bibliografica dello stesso.

Art. 2) Le opere dovranno essere inviate presso la tipografia Tumino, via Carlentini 3/A, 96010 SORTINO (SR), entro il 30

giugno 2011. Farà fede il timbro postale. Se si vuole partecipare a più sezioni, occorre spedire le opere in buste separate (una per

ogni sezione). Ogni autore partecipando si assume la responsabilità sull’autenticità delle stesse.

Art. 3) Non è prevista alcuna tassa di lettura ma trattandosi di un concorso organizzato nell’ambito di una fiera del libro si chiede,

allo scopo di incentivare l’editoria siciliana, che ogni concorrente acquisti un libro edito in Sicilia, inviando euro 15,00 insieme alla

busta con il testo. Per quanti non avranno la possibilità di venire in Fiera a scegliere il libro, l’organizzazione provvederà a

selezionarne uno e a spedirlo al recapito del concorrente.

Art. 4) Il comitato di lettura formato dagli scrittori: Cinzia Baldini, Sebastiano Burgaretta, Francesco Fusca, Salvo Zappulla e dal

professor Giuseppe Pettinato, selezionerà cinque opere finaliste per ogni sezione che verranno pubblicate nel libro “Pentelite”

(insieme a scritti di autorevoli personaggi del mondo della cultura), giunto alla sua sedicesima edizione, edito da Morrone. La

pubblicazione delle opere non comporta diritti d’autore in quanto Pentelite non viene messo in vendita ma dato in omaggio ai

collaboratori e a operatori culturali.

Art. 5) Le opere finaliste verranno affidate ad una giuria popolare di venti lettori, i quali avranno il compito di votare le tre opere

vincitrici. Il conteggio dei voti riportati (ogni lettore selezionerà un’opera) avverrà giorno 01 ottobre 2011, alle ore 19.00 nella

Biblioteca del Comune di Sortino. Le buste consegnate dai venti lettori verranno aperte in pubblico. Nome, cognome e professione

dei venti lettori verranno pubblicati nel volume “Pentelite”.

Art. 6) Il primo classificato per ogni sezione riceverà un premio in libri di Euro 100,00 più 2 copie di Pentelite. Tutti i finalisti

riceveranno in omaggio 2 copie di Pentelite.

Ogni partecipante autorizza il trattamento dei propri dati personali ai sensi del Decreto Legislativo 30 giugno 2003 n. 196

Art. 7) Per ogni altro aspetto non contemplato nel bando fanno fede le vigenti norme di legge. Per ogni controversia legale è

competente il Foro di Siracusa.

Per ulteriori informazioni telefonare al 3336981694 o scrivere al seguente indirizzo: [email protected]

Il Segretario Il Presidente

Maria SequenziaSalvo Zappulla

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La Voce dell’IsolaGiornale Siciliano di Politica, Cultura, Economia, Spettacolo, diretto da Salvo Barbagallo - Anno VI n. 02/03 - Febbraio/Marzo 2011 - € 1,50

MEDITERRANEO IN FIAMME

CLANDESTINI ALL’ASSALTODELLA SICILIA

ITALIA: FUTURO INCERTO