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Anno 97 - n. 4 - Aprile 2011 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 2, DCB VERONA L’apparizione di Pontmain L’apparizione di Pontmain pag. 8 Educare: prendersi cura! Educare: prendersi cura! pag. 21

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Anno 97 - n. 4 - Aprile 2011

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a cura della Redazione

VITA DEL SANTUARIO

MdC - APRILE 20112

Agenda del santuario

Apertura santuario

Orario legale 7.30 - 12.00 • 14.30 - 19.00

Orario solare 7.30 - 12.00 • 14.30 - 18.00

Orario delle sante messe

feriale: 9.00, 10.00, 11.0017.00 (orario legale)16.00 (orario solare)

festivo (orario legale):8.00, 9.00, 10.00, 11.3016.00, 17.00, 18.00

festivo (orario solare):8.00, 9.00, 10.00, 11.3015.30, 17.00

Apertura ufficio Bollettino

mattino: 8.30 - 12.00

pomeriggio: 14.30 - 18.00

Orario Autoservizi SAF per raggiungere il santuario

Udine (autostazione) 9.00Cividale (autostazione) 9.30Castelmonte 9.50

Castelmonte 12.10Cividale (autostazione) 12.30Udine (autostazione) 13.00

Il servizio non si effettua: a Natale, 1° gennaio, Pasqua, 1° maggio e in caso di neve o ghiaccio.

Orari e appuntamenti

ORARIO PER IL TRIDUO PASQUALEORARIO PER IL TRIDUO PASQUALE 2011 2011Giovedì 21 aprile, ore 17.00: s. messa in «Coena Domini»Venerdì 22 aprile, ore 17.00: liturgia della PassioneSabato 23 aprile, ore 21.00: s. Veglia pasquale

DOMENICA DOMENICA 1 MAGGIO: MAGGIO: apertura del mese marianoapertura del mese marianoOre 9.45: solenne processione nel borgo e s. messaOre 11.30: s. messa con affidamento alla Madonna di zelatrici e zelatori del Bollettino e di tutti gli associati

INCONTRI DI PREGHIERA E DI RIFLESSIONE IN SANTUARIO

APRILE, venerdì 8 e 15: ore 20.30

al sabato sera, ore 21.00, per i mesi diMAGGIO: 14, 21, 28, e diGIUGNO: 4, 11 (Veglia di Pentecoste)

Il confratello fra Alessandro Carollo, nostro apprezzato collaboratore, è anche responsabile della Pastorale giovanile vocazionale francescana della nostra Provincia (Veneto-Friuli-Venezia Giulia) e cura la pubblicazione di un eccellente sussidio per la formazione umana, cristiana e francescana dei giovani, dal titolo «ViaLibera».

Per copie omaggio e per altre informazioni:

fra Alessandro Carollovia del Santuario, 936016 Thiene (VI)tel. 0445 [email protected]

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a cura di A.F.

ANGOLO DELLO SPIRITO

Ai piedi della croce

«S tavano presso la croce di Gesù sua madre... Gesù, allora, vedendo la madre e accanto a

Lei il discepolo che Egli amava, disse alla madre “Donna, ecco il tuo fi glio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19,25-27).

Dolore e amore di Gesù e di Maria

Le fi bre del nostro essere si ribellano quando il dolore ci colpisce. È il momento in cui

percepiamo acutamente la nostra vulnerabilità e la nostra limitatezza. Ma, dopo averci sorpreso, il dolore ci chiama. A conoscere la solitudine purifi catrice del soffrire. A metterci in cammino, alla ricerca della nostra vera realtà, della nostra umanità. Il dolore, alla luce della croce di Gesù, diventa scuola d’amore, di perdono, di nobiltà d’animo, di preghiera, di scoperta di Dio.

Maria percorse con straordinaria partecipazione spirituale questo cammino, perciò, ai piedi della croce era pronta per entrare in dialogo con il Figlio, divenuto «uomo dei dolori».

Il colloquio che s’intreccia tra Maria e Gesù sull’altare del dolore è una delle lezioni spirituali più alte. Ritorna intensa la profondità d’amore vissuta da Maria nel dialogo col Figlio quando lo portava in grembo.

Ora gli è accanto, mentre agonizza sulla croce. Nel dolore, Maria e Gesù stanno assieme, dialogano con quel silenzio d’amore che solo il dolore crea. Accettano il grande disegno di salvezza del Padre. Entrano nella realtà più vera dell’essere umano e sentono la fragilità dell’esistenza umana languente per mancanza d’amore (peccato), e ne soffrono. Ma sentono anche il fascino della dignità di immagine del Padre di tutti gli esseri umani.

Ascoltano il grido dell’umanità, le attese e i gemiti della creazione.

Il dolore insegna ad amare. L’amore ha trascinato sulla croce Gesù, che ora prega: «Padre, nelle tue mani affi do il mio spirito».

L’amore ha portato Maria ai piedi della croce a confortare il Figlio e a condividere con lui il progetto di salvezza. Da questa comunione d’amore sgorgano le parole di Gesù: «Donna, ecco il tuo fi glio», la proclamazione della maternità universale di Maria.

Gesù stava per lasciare il mondo ed entrare nella pienezza del Padre. Non poteva lasciare soli, smarriti e dispersi i suoi discepoli. Li affi dò a Lei, loro e tutti quelli che li avrebbero seguiti. Ella li avrebbe riuniti, rianimati e guidati.

Attraverso il cuore materno di Maria, ci poniamo con umiltà e amore con Lei accanto a Gesù in croce:

O santa Madre, fonte d’amore,O santa Madre, fonte d’amore,imprimi nel mio cuoreimprimi nel mio cuorele piaghe del tuo Figlio!le piaghe del tuo Figlio!Desidero stare con teDesidero stare con teaccanto alla croce accanto alla croce e piangere con te.e piangere con te.Fa’ che il mio cuore, Fa’ che il mio cuore, ferito dalle sue ferite, ferito dalle sue ferite, arda d’amore!arda d’amore!Fa’ che sia protetto dalla croce,Fa’ che sia protetto dalla croce,reso forte dalla sua morte, reso forte dalla sua morte, consolato dalla grazia.consolato dalla grazia.Amen.Amen.(Da Stabat Mater)

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EDITORIALE

5APRILE 2011 - MdC

Con gioia in cammino con Cristo risorto

C arissimi amici, l’eccezionale Pasqua alta di quest’anno ci

porta a vivere buona parte del mese di aprile in clima quare-simale, che culminerà nelle ce-lebrazioni del Triduo pasquale. Un’atmosfera di compostezza, di raccoglimento e di attenta so-brietà ci porti a celebrare con in-tensa partecipazione e con gioia profonda il grande mistero della risurrezione del Signore, nella settimana conclusiva del mese.

D omenica primo maggio, ot-tava di Pasqua, grande festa

a Roma per la proclamazione di Giovanni Paolo II beato. «Al suo funerale in piazza San Pietro, sei anni fa, qualcuno inalberò un singolare cartello, evidenzian-dolo con il grido: «Santo subito!». Del resto, al tempo degli entusia-smanti anni della celebrazione del concilio Vaticano II, alcuni padri conciliari proposero di ac-clamare beato Giovanni XXIII († 3.6.1963) durante un’assem-blea conciliare. La prudenza consigliò di seguire il percorso consueto e il «papa buono» è sta-to proclamato beato il 3 settem-bre del 2000.

Lo stesso si è fatto per Gio-vanni Paolo II, pur predisponen-do che le pratiche necessarie godessero di una corsia prefe-renziale. Questo ha consentito una grande rapidità nel lavoro di

raccolta e di ascolto delle testi-monianze, nell’analisi della vita e degli scritti e della guarigione, ritenuta prodigiosa – e come ta-le poi riconosciuta - ottenuta per sua intercessione.

Giovanni Paolo II ci ha tra-smesso ragioni di vita e di spe-ranza. È stato un punto di rife-rimento della coscienza morale del mondo contemporaneo. «Le sue prese di posizione, le sue ini-ziative l’hanno consegnato alla storia. Allo stesso tempo, la gen-te l’ha sentito vicino perché egli sapeva comprendere i problemi, i dubbi, la ricerca di verità e di li-bertà che vi sono nel cuore uma-no» (Bignardi). «Mi è stato dato - ha scritto nel libro Memoria e identità - di fare esperienza per-sonale delle “ideologie del male”. È qualcosa che resta incancella-bile nella mia memoria. […] Non si dimentica facilmente il male di cui si è fatta diretta esperienza. Si può soltanto perdonarlo. E che cosa signifi ca perdonare, se non appellarsi al bene che è più gran-de di qualunque male? Tale be-ne, in defi nitiva, ha il suo fonda-mento soltanto in Dio. Solo Dio è questo bene!».

V enerdì 7 e sabato 8 maggio papa Benedetto XVI sarà nel

Triveneto. La realtà ecclesia-le originata da Aquileia, dove il papa comincerà la sua visita, è

molto articolata. L’incontro in quell’antichissima sede patriar-cale è in vista del secondo Con-vegno di tutte le Chiese del Nord-est, che si svolgerà ad Aquileia nella Pentecoste del 2012. Sabato 8 maggio mattina, il papa cele-brerà la s. messa per tutti i fede-li del Nordest nel grande parco di San Giuliano di Mestre (il più grande d’Europa).

Ha detto il card. patriarca di Venezia, Angelo Scola, nella conferenza stampa di presenta-zione del viaggio (Zelarino, VE, 10.2.2011), che i vescovi del Tri-veneto hanno voluto sintetizza-re il signifi cato di questo viaggio pastorale di Benedetto XVI nello slogan «Tu conferma la nostra fede». «Come Gesù ha detto: “Una volta che tu ti sarai ravve-duto, conferma i tuoi fratelli”; noi abbiamo ancora fede qui nelle nostre terre, ma siamo come i discepoli che dissero a Gesù: “Si-gnore, noi crediamo, ma tu ac-cresci la nostra fede”. Fede signi-fi ca stile di vita; signifi ca modo di vivere; modo di affrontare tutti i giorni gli affetti, il lavoro e il ri-poso; modo di lasciar vedere, at-traverso le nostre vite cambiate, la convenienza per l’uomo con-temporaneo di seguire Gesù con la semplicità di cuore, in modo da poter essere liberi e dignitosi».

Buona Pasqua a tutti!MdC

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MdC - APRILE 201126

di Alessandro Carollo

SACRA SCRITTURA

L’esortazione apostolica Verbum Domini / 1

Il «Dio-che-parla» e la risposta dell’uomo

«La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». Con queste parole del sottotitolo dell’esortazione Verbum Domini, il papa Benedetto XVI ha sintetizzato non solo il contenuto del documento, ma, soprattutto, la dimensione più vera e profonda del rapporto che lega Chiesa e Parola [di Dio]: la vita della comunità cristiana nasce dalla Parola ed è in funzione essa. Con questo importante e stimolante documento siamo invitati, ancora una volta, a fare spazio nella nostra vita alla Parola di Dio, meglio, al «Dio-che-parla».

Lampada per i miei passi è la tua Parola (Sal 118,105)

D opo oltre due anni dalla conclusione del sinodo dei

vescovi, celebrato in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008 sul te-ma «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», l’11 novembre 2010 è stata pub-blicata l’esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini. Un periodo di attesa lungo e fe-condo ha, dunque, accompagna-to la stesura del testo, come era accaduto, peraltro, con la precedente esortazione apostolica post-sinodale sul tema dell’Eucaristia, Sacramentum caritatis, con la quale la presente esortazione ha molteplici punti di contatto.

La Verbum Domini (VD) - oltre 200 pagine di rifl essioni dense, ma non impenetrabili a chi voglia accostare direttamente la prosa fluida e solenne di papa Ratzinger - porta la data del 30 settembre 2010, festa liturgica di san Girolamo, il santo che ha dedicato quasi interamen-te la sua esistenza alla

traduzione della Bibbia dai testi originali in latino, la Vulgata, che per tanti secoli è stata la versio-ne uffi ciale della Bibbia nell’Oc-cidente cristiano (a lato, affresco di R. Pelloni nella chiesa di San Girolamo in Padova) .

Riprendendo alcuni elemen-ti già evidenziati nell’editoriale dello scorso gennaio (cf. MdC 1/2011), vorrei suggerire alcune piste di lettura del documento papale, con l’invito alla lettura diretta dell’esortazione. Infatti, se da una parte gli studiosi han-no già paragonato la Verbum Domini con i più importanti do-cumenti ecclesiali sul tema del-la Parola di Dio e, in particolare,

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27APRILE 2011 - MdC

richiama e interpreta la Scrit-tura, è lo stesso Signore che

imbandisce il banchetto eucaristico e viene ri-conosciuto proprio nel momento in cui spezza il pane (cf. Lc 24,13-35). Tale episo-dio rappresenta, così, nella sua sobrietà ed essenzialità, la prima celebrazione eucari-stica dopo il momen-to fondante, l’ultima cena di Gesù.

Nella Verbum Do-mini, al paragrafo 55, leggiamo: «Pa-

rola ed Eucaristia si appartengono così in-

timamente da non po-ter essere comprese l’una

senza l’altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’e-vento eucaristico. L’Eucaristia ci apre all’intelligenza della sa-cra Scrittura, così come la sacra Scrittura, a sua volta, illumina e spiega il mistero eucaristico. In effetti, senza il riconoscimento della presenza reale del Signore nell’Eucaristia, l’intelligenza del-la Scrittura rimane incompiuta».

Siamo, così, riportati ai due centri vitali della vita e della missione del cristiano: Parola ed Eucarestia, ambone e altare. È nella liturgia eucaristica che il cristiano viene formato all’a-scolto e all’annuncio della Paro-la mediante il dono totale di sé, come Gesù, pane spezzato.

Due chiavi di lettura

I n un recente incontro presso il teatro Toniolo di Mestre (VE),

il patriarca di Venezia, card. A. Scola, ha presentato pubblica-mente l’esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini, offrendo due chiavi di lettura del

con la Dei Verbum, costituzione dogmatica del concilio Vaticano II, rimane pur vero che si tratta di un testo che fa della chia-rezza la sua arma migliore. Si tratta, per così dire, di un catechismo sostan-zioso, più che di un manuale di teologia, e proprio per questo è indirizzato a tutti i cristiani, senza alcuna distinzione: vescovi, clero, religiosi e, so-prattutto, fedeli laici.

Un’opera sinfonica

L a finalità dell’esor-tazione è ben eviden-

te nel suo primo paragra-fo, che descrive l’assemblea sinodale come «un’esperienza profonda d’incontro con Cristo, Verbo del Padre, che è presente dove due o tre si trovano riuni-ti nel suo nome (cf. Mt 18,20)». Il papa, riprendendo tutti gli in-terventi scritti e orali e, in parti-colare, le 55 proposte del docu-mento fi nale del sinodo, afferma di voler «indicare alcune linee fondamentali per una riscoper-ta, nella vita della Chiesa, della divina Parola, sorgente di co-stante rinnovamento, auspican-do al contempo che essa diventi sempre più il cuore di ogni atti-vità ecclesiale» (VD n. 1).

Risulta evidente, anzitutto, che ogni esortazione apostoli-ca post-sinodale, e la Verbum Domini non fa eccezione, è il frutto maturo delle rifl essioni e delle discussioni nate all’inter-no dell’assemblea sinodale dei vescovi, l’espressione più alta della collegialità che guida la Chiesa. La Verbum Domini non nasce in modo esclusivo dalla rifl essione del papa, ma è una specie di opera sinfonica, dove i

diversi strumentisti e il diretto-re d’orchestra collaborano nel crearla e nell’eseguirla. Il docu-mento, dunque, si situa all’in-terno della più ampia tradizione ecclesiale.

Parola ed Eucaristia

È decisivo, a questo proposito, il riferimento alla precedente

esortazione apostolica, Sacra-mentum caritatis, e all’Eucaristia. Il legame di continuità tra i due documenti è identificabile non solo nel sottotitolo comune ai due documenti papali («nella vita e nella missione della Chiesa»), ma soprattutto nell’unità inscin-dibile tra Parola ed Eucaristia. L’icona evangelica di Emmaus è quanto mai signifi cativa a que-sto proposito: quel Signore che riscalda i cuori dei suoi disce-poli scoraggiati e delusi mentre

«Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l’una senza l’altra».

SACRA SCRITTURA

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SACRA SCRITTURA

mo; la Chiesa è l’alveo fonda-mentale nella quale la Parola risuona e viene interpretata.2. Verbum in ecclesia (nn. 50-89): la Chiesa è il soggetto che accoglie la Parola nel presente e che vive della Parola, soprattutto nell’«oggi» della liturgia e nei di-versi aspetti e ministeri ecclesiali.3. Verbum mundo (nn. 90-120): il Verbo viene per la salvezza del mondo.

In questa terza parte si rende evidente il coinvolgimento mis-sionario della Chiesa, che ren-de presente il «Dio-che-parla». L’annuncio della Parola è un’esi-genza ineludibile ed essenziale.

2. Maria, modello ed esempio del dialogo permanente di Dio e dell’uomo

Se da una parte è fonte di stupore, dall’altra risponde in pienezza alla dinamica del do-cumento. Mi riferisco al ruolo di Maria, colei che ha rivestito di carne mortale la Parola eterna di Dio. Effettivamente, il para-digma mariano non arriva solo

documento. Riprendo e sviluppo quanto egli ha detto anche alla luce della sua partecipazione di-retta al sinodo dei vescovi.

1. Il Dio-che-parla e il VerboIl testo biblico che guida e

accompagna le tre parti di cui si compone la Verbum Domi-ni è il prologo del vangelo di san Giovanni, accorata e den-sa meditazione sul mistero del Dio inaccessibile che si fa visi-bile, sul Verbo che si fa carne. Il paragrafo 5 dell’esortazione descrive così l’inizio del quarto vangelo: «Si tratta di un testo mirabile, che offre una sintesi di tutta la fede cristiana. Dall’e-sperienza personale d’incontro e di sequela di Cristo, Giovanni, che la tradizione identifi ca nel “discepolo che Gesù amava” (Gv 13,23; 20,2; 21,7.20), “trasse un’intima certezza: Gesù è la sapienza di Dio incarnata, è la sua Parola eterna fattasi uomo mortale”. Colui che “vide e cre-dette” (Gv 20,8) aiuti anche noi a poggiare il capo sul petto di Cristo, dal quale sono scaturi-ti sangue ed acqua, simboli dei sacramenti della Chiesa. Se-guendo l’esempio dell’apostolo Giovanni e degli altri autori ispi-rati, lasciamoci guidare dallo Spirito Santo per poter amare sempre di più la Parola di Dio».

Assumere come testo guida il prologo di Giovanni è particolar-mente signifi cativo, perché im-plica una chiara scelta di campo. Il papa, infatti, con l’espressione Verbum Domini (cioè «Parola del Signore»), desidera mettere l’ac-cento non tanto sul contenuto o sull’oggetto di questa Parola, ma sul soggetto che la proferisce. In altre parole, l’espressione Paro-la di Dio va compresa anzitutto come «Dio-che-parla». Parola di Dio non è tanto o solo ciò che

Dio dice, ma è Dio stesso che desidera mettersi in comunica-zione con l’uomo, che desidera rivelarsi, mostrarsi, farsi accessi-bile all’uomo. Da parte sua, l’uo-mo è chiamato ad accogliere la sua Parola per entrare in dialogo di comunione e di alleanza con il «Dio-che-parla».

Dio parla, si comunica. L’uo-mo accoglie, risponde. È que-sta la dinamica fondamentale della fede ebraica e cristiana, che l’esortazione apostolica fa propria. La parola indica, per se stessa, relazione, incontro, comunione, comunicazione. La parola non è mai isolata, ma si comunica, crea legame e inti-mità. Si ricordi, a questo propo-sito, che il termine greco Logos usato da Giovanni nel prologo al suo vangelo (e tradotto in la-tino con Verbum) signifi ca anzi-tutto legame, relazione.

A questo punto è possibi-le comprendere l’articolazione delle tre parti del documento:1. Verbum Dei (nn. 6-49): il Dio-che-parla e la risposta dell’uo-

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SACRA SCRITTURA

alla fi ne dell’esortazione, come avviene di solito, mediante un riferimento orante alla Madre di Dio. Nella Verbum Domini, inve-ce, il riferimento a Maria è una costante, diventando una chia-ve di lettura dello stesso docu-mento. In Maria, il «Dio-che-parla» trova il paradigma della risposta da parte della libertà umana. Afferma l’esortazione apostolica al paragrafo 27: «È necessario guardare là dove la reciprocità tra Parola di Dio e fede si è compiuta perfettamen-te, ossia a Maria Vergine, “che con il suo sì alla Parola d’Alle-anza e alla sua missione, com-pie perfettamente la vocazione divina dell’umanità”. […]».

«L’incarnazione del Verbo non può essere pensata a pre-scindere dalla libertà di questa giovane donna che con il suo as-senso coopera in modo decisivo all’ingresso dell’Eterno nel tem-po. Ella è la fi gura della Chiesa in ascolto della Parola di Dio che in Lei si fa carne. Maria è anche simbolo dell’apertura per Dio e per gli altri; ascolto attivo, che interiorizza, assimila, in cui la Parola diviene forma della vita».

La libertà di Maria dice di «sì» e si lascia coinvolgere dal Dio-che-parla. Grazie al «sì» di Maria, il Verbo eterno entra

nella storia dell’uomo, uomo egli stesso. Il papa, con questa rifl essione, sottolinea la dimen-sione sacramentale della Parola di Dio: essa non si attua a livello di una semplice comunicazione teorica, ma si fa vita concreta, assume i sogni, i desideri, gli af-fetti, le mani, la mente e il cuore dell’uomo Gesù di Nazaret.

Continua il documento (n. 56): «All’origine della sacramentalità della Parola di Dio sta propria-mente il mistero dell’incarnazio-ne: “Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14), la realtà del mistero rivela-to si offre a noi nella “carne” del Figlio. La Parola di Dio si rende percepibile alla fede attraverso il “segno” di parole e di gesti uma-ni. La fede, dunque, riconosce il Verbo di Dio accogliendo i gesti e le parole con i quali Egli stes-so si presenta a noi. L’orizzonte sacramentale della Rivelazione indica, pertanto, la modalità sto-rico-salvifi ca con la quale il Ver-bo di Dio entra nel tempo e nello spazio, diventando interlocutore dell’uomo, chiamato ad acco-gliere nella fede il suo dono».

Dio continua a parlare: ascoltarlo!

R iflettere sulla «Parola del Signore», Verbum Domini,

signifi ca allora confrontarsi e mettersi in relazione, in ascol-to del «Dio-che-parla» in tempi e modi diversi nel corso del-la storia dell’umanità e della Chiesa, come anche nella vi-cenda personale di ciascuno. In modo del tutto particolare, il «Dio-che-parla» si è reso ac-cessibile e manifesto nel Verbo fatto carne, Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo.

Con l’incarnazione, nulla è più come prima. Dio ha parlato in modo defi nitivo. E continua a farlo, attraverso la storia di coloro che si affi dano a Lui. Per questo, la risposta dell’uomo al «Dio-che-parla» è anzitutto fe-de: «La risposta propria dell’uo-mo al Dio che parla è la fede. […] “La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la Parola di Cristo” (Rm 10,17). È tutta la sto-ria della salvezza che in modo progressivo ci mostra questo in-timo legame tra la Parola di Dio e la fede che si compie nell’in-contro con Cristo. Con Lui, in-fatti, la fede prende la forma dell’incontro con una Persona alla quale si affi da la propria vi-ta. Cristo Gesù rimane presente oggi nella storia, nel suo corpo che è la Chiesa, per questo l’atto della nostra fede è un atto nello stesso tempo personale ed ec-clesiale» (VD, n. 25).

Fede non è semplicemente dire di sì, non è solo obbedire o aderire a ciò che si fa fatica a comprendere. Proprio per la na-tura concreta, reale, in una pa-rola, sacramentale della Parola di Dio la fede «prende la forma dell’incontro con una Persona alla quale si affida la propria vita». Fede significa, dunque, incontro intimo e relazione pro-fonda con una Persona, il «Dio-che-parla».

(segue)