MazzantiniZorrounavita Da Marciapiede

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    MAZZANTINI

    MARGARET

    ZORROUn eremita da marciapiede

    Scrivere un lavoro da sfaccendati, ogni mo-tivo buono per mollare, per uscire dallaclausura. Esci con la scusa di una cartucciad'inchiostro per la stampante e ti perdi a zonzo.

    E questo bighellonare certe volte ti premia, fail'incontro giusto, qualcuno o qualcosa che tiporterai dietro. E cos stato anche stavolta.Sono uscita e ho incontrato un tipo cheincontro spesso nel mio quartiere, un barbonecon cui ho una certa confidenza, uno cheviaggia a vino e cipolle accanto a un canettosfibrato tenuto da uno spago. Ci vuole cautela,ce l'ha con le donne. Certi giorni unozucchero, certi altri esci dal supermercato conun po' di spesa anche per lui e ti ringrazia conun insulto sessuale che ci resti di sale. Cercavouna buona idea per Sergio Castellitto, per ilsuo talento d'attore ma non solo, qualcosa chedesse voce alla sua parte muta. Dopo tanti filmgli era venuta nostalgia del teatro, dellavecchia placenta dove era nato come attore, diquel corpo a corpo con se stesso in quella bolladi polvere e luce. Pensavo a un monologo

    intimo eppure circense che gli desse lapossibilit di sgangherarsi. Perch ogni tantoviene voglia di stendersi sul guancialedell'abbandono, di dire: ma s, voglio esseremolle e cagionevole, stupido e disdicevole.Voglio sputtanarmi, non ce la faccio pi atenere il punto fermo, la bussola orientata sullarotta della decenza. Gli attori hanno questa

    possibilit di sbracare, di prendersi una

    vacanza dalla normalit. E di essere ben pagatie applauditi per questo. Hai la possibilit divergognarti senza che nessuno se ne accorga.Di piangerti qualcosa di solo tuo in mezzo a un

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    cumulo di bugie.Cos ho pensato: scrivo di uno che sta instrada, senza sociologia, solo un'anima chevaga, che strepita. Uno di quei sbrancati at-

    traversatori di citt. Uno buffo, con le sue mi-serie, le sue lacrime ma anche una suastrafottenza, un suo umorismo. Uno che non siscansa, che ha accettato il suo destino co-

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    me la cacata di un uccello sulla testa, impre-cando e ringraziando insieme.Scrivere di un senzatetto affidarsi allascabrosit di una possibilit che ti appartiene.

    Perch gli artisti, spesso e volentieri, sonobarboni fortunati. Ce l'hanno fatta a non finireall'addiaccio, ma conservano i tratti disturbati el'inquietudine dell'erranza, vagano con gliocchi, sentenziano sul mondo, hanno os-sessioni, riti. Ogni giorno corrono il rischio di

    perdersi, di non trovare pi la strada del ri-torno.

    Non ho scelto imo che guarda in terra. Ho

    scelto uno che avesse ancora voglia di guar-dare in faccia la gente. Un anatraccio curiosoche risale il fiume e scruta i regolari, i "Cor-morani", quelli che stanno nel recinto dellasociet organizzata. Straparla, dice la sua,

    buon senso e bestialit, ride di gusto e pois'accascia. Ha un vecchio trauma stretto nelcuore come un trofeo, e un guinzaglio al postodella cravatta: roba del suo cane, del suolutto. il cazzotto, la sciancata. il piano del-la vita che s'inclina, si mette di traverso. Unanotte uscito, s' messo a quattro zampe, andato. lurido, come tutti i barboni. Indossaun vestito color birra d'un tessuto che luccica,

    preso a un centro di raccolta e che magari ilvestito di un morto. Due mollette da pannistringono i pantaloni al polpaccio. Scarpe conle suole lisce come dorsi di canoa, scarpe chescivolano sui marciapiedi, sulla melma del

    lungofiume, sulle verdure rimaste in terra deimercati che smontano. La maglietta producefiammelle, acrilica, azzurra nazionale, con un

    bello scudetto dell'Italia. l'allegria che copreil petto, il ghigno che lo gonfia, che sfotte ilcielo. Si chiama Zorro questo ragazzo dimezza et. Zorro come lo spadaccino nero,Zorro come un cane color piscio. incazzato,naturalmente molto incazzato, oppure ci fa.

    Non ha pi le tessere di accesso, come queiguidatori spericolati a cui hanno ritirato lapatente. Beve, chi sta in strada beve. Dorme instazione, accanto allo sfiato caldo della me-

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    tropolitana, sniffa gli odori, guarda le scarpeche passano, guarda le donne. Gliene piace unaalla portata, una con il culo basso come ilmarciapiede.

    Mi sono divertita a farlo parlare, perchscrivere per il teatro una vacanza, e mi sonocommossa perch scrivere di quest'uomosfortunato mi ha commosso. Ho sempre pen-sato che la marginalit, nella sua terribile du-rezza, sia un osservatorio privilegiato. Cosqueste persone che se ne vanno per i fatti

    propri borbottando, imprecando, con un ve-spaio di strani pensieri in testa, mi sembrano il

    sale della terra, un buon motivo per restare, perfesteggiare la vita. Ti guardano da unalontananza mai troppo benigna, minacciosi avolte, esigono il rispetto di chi si appartato.Stanno sul margine del grande fiume, intenticome pescatori in attesa. Pescano nel nostrovortice quello che rimane, quello che schizzavia, che gli appartiene per diritto. Hanno que-gli odori concentrati, essenza d'uomo, comemosto, come seccume marino, roba sfinita dalsole o macerata dall'umido, roba che fa il suocorso.Zorro mi ha aiutato a stanare un timore che daqualche parte appartiene a tutti. Perch dentroognuno di noi, inconfessata, incappucciata, c'questa estrema possibilit: perdereimprovvisamente i fili, le zavorre che citengono ancorati al mondo regolare.Chi di noi in una notte di strozzatura d'anima,

    bavero alzato sotto un portico, non ha sentitoverso quel corpo, quel sacco di fagotti con unuomo dentro, una possibilit di se stesso? I

    barboni sono randagi scappati dalle nostrecase, odorano dei nostri armadi, puz-zano dici che non hanno, ma anche di tutto ci che cimanca. Perch forse ci manca quel-

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    l'andare silenzioso totalmente libero, queldeambulare perplesso, magari losco, eppurecos naturale, cos necessario, quel fottersenedel tempo meteorologico e di quello irreversi-

    bile dell'orologio. Chi di noi non ha sentito ildesiderio di accasciarsi per strada, come ma-rionetta, gambe larghe sull'asfalto, testa recli-nata sul guanciale di un muro? E lasciare alfiume il suo grande, impegnativo corso. Venir-ne fuori, venirne in pace. Tacito brandello dicarne umana sul selciato dell'umanit.Perch i barboni sono come certi cani, tiguardano e vedi la tua faccia che ti sta guar-

    dando, non quella che hai addosso, magariquella che avevi da bambino, quella che haicerte volte che sei scemo e triste. Quella facciaaffamata e sparuta che avresti potuto avere seil tuo spicchio di mondo non ti avesse accolto.Perch in ogni vita ce n' almeno un'altra.Un uomo disteso in terra. Ha gli occhi chiusi,un guinzaglio intorno al collo.Le ossa, quelle mi fanno male, sembra che ildiavolo ci balla dentro, per fortuna mi sonotrovato quest'angolo buono, senza nessuno chemi piscia in testa per sbaglio o per farmi loscherzetto. Mi piace dormire nel tunnel divetro della metropolitana, c' sempre luce, c'sempre tiepido. Mi sento un pulcino in

    batteria. Che ore sono? Vediamo, mi sono gipassati undici trenini sotto il culo (oscilla ilcorpo). Ecco che arriva il dodicesimo. Sono lesette e trenta, circa. Buongiorno Zorro. Mi

    piace vibrare con la metropolitana, ogni voltache passa ci godo. Cosa vorresti per tirarti su?Una carezza? Un bacino? Dove dico io, per...(Ride di colpo, poi di colpo smette. Scatta asedere, spalanca gli occhi.) Toletta. (Cavafuori dalla tasca un piccolo nebulizzatore dagiardinaggio e si spruzza un po' d'acqua sulviso.) Con l'igiene non bisogna troppo strafare.Se hai paura del tuo sapore, c' qualcosa che ti

    va storto dentro. Io c'ho esperienza e ti dicoche pi ti lavi e pi puzzi. Quando sento ches'affaccia l'odorac-cio, il selvatico, me ne vadoal diurno, qua sotto al metr, e mi prendo una

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    doccia. Il diurno un gran posto, c' un odorecommovente: di topicida. Ti dannol'asciugamano pulito: come stare alle ter-me.Io poi c'ho familiarit con le ragazze che ci la-

    vorano. Quella del primo turno fattabenissimo, non le manca nulla, alta, parecchio.A me per soddisfa pi la serale, Simonetta.Davanti sgombra, due bottoncini da giacca,scontrosa, il culo bello gi, che sulle scalemobili deve starci attenta che ci pulisce tutti igradini. Mi fa le premure, Simonetta, mi regalasempre qualche bustina di schiuma in pi, mida l'asciugamano meno duro. Non lo sa che sto

    in strada, non credo. Io posso sempre sembrareuno che viaggia, che si ferma al diurno perchha sudato in treno. Io non ci vado dalle ragazzedel diurno messo male, mi stanno sui coglioniquelli che arrivano sporchi, con la sborniacattiva addosso. Anch'io bevo, regolare, faccioil pieno. Il troppo pieno mai. Io sono ancora un

    bell'uomo, ho ancora i denti, ho ancora losguardo. Simonetta mi sorride, le vanno via gliocchi come una cinese quando mi sorride. Ledo indietro l'asciugamano bagnato e lei mica lo

    butta subito nel secchio, se lo tiene un po'vicino sul bancone, non le da fastidio, anzi cimette pure il gomito sopra. Io me lo ricordocome si fa a tirar su una donna... me lo ricordo.Ma lascio stare. Se stai dalla tua parte non cisoffri, ma se t'affacci dove non dovresti,allora... Mi piace uscire dal diurno profumato e

    pulito, mi sembra come quando uscivo da casa,

    uscivo e sapevo che ci sarei tornato. Peccatoche ci vuole poco per tornare a puzzare. Perquando puzzi pi facile.

    Non m'annoio, cammino. A Zorro gli piacecamminare. Dove vai Zorro? Vado dove vado.Guardo la gente in faccia, ho tempo e posso

    permettermelo. un lusso. Certi li lascio filarvia come scoregge, certi che m'interessanoinvece li seguo, mi metto sulla rotta e vado.

    Te, con il mocassino aerodinamico, con il pileidrorepellente, con l'occhiale di tendenza. Te,l... te, con quella testa da cormorano (punta gliocchi su un immaginario passante), te,

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    mi faccio un pezzo della tua vita, tu non lo saima io me la faccio. Naturale, lascio quel tot dimetri di agio che ci vogliono, non ti do noia.Zorro non il tipo da dare noia. Ti fermi, ti

    compri il giornale. Ce l'ho anch'io il giornale.(Estrae dalla tasca interna del cappotto unvecchio giornale, lo apre e cammina.) Semprelo stesso, io m'affeziono alle cose. Identici,Cormorano, il mio e il tuo, sono due giornaliidentici. Tu hai dei ladri? Ce li ho anch'io. Haidelle guerre? Quelle non mancano mai. Haidelle troie? Beato te. Guardi l'orologio? Quellonon ce l'ho, solo peso. L'ora io ce l'ho in

    cielo. Per me, Cormorano, la vita un giorno,uno solo, dall'alba al tramonto, e amen. Chefai, ti prendi il caff? Guarda, due monetine leha trovate anche Zorro. Mi passi lo zucchero,Cormorano? Otto, grazie. No, che prendo uncaff ogni tre giorni, allora lo zucchero me lorecupero tutto in una botta, logico no? Fattiguardare un po' bene: moglie nevrotica, figliotiranno, brutte notizie dal mutuo. Paghi? Pagoanch'io. No, non il mutuo, quello te lo lascio.Cassiera, scontrino fiscale! Perch mi guardimale, cassiera? T'ho chiesto lo scontrinofiscale, mica un pompino! Lo so cosa pensi:cazzo, sei un barbone e vuoi lo scontrinofiscale?! E a cosa ti serve? A niente, mi va difarti incazzare, cassiera. Ho ragione,Cormorano? Cormorano, dove sei? Ti sei squa-gliato? Pazienza, tanto ti riacchiappo, tiriacchiappo sempre a te, Cormorano.

    Oggi mi prendo la libera, la mia giornata da uc-cello. Guardo solo il cielo. Certo, capace cicapita pure qualche antenna, satellitari,

    parabole, telefonia, pazienza. Il cielo di citt mipiace perch puzza di basso, di uomini. Il cielodi campagna invece mi fa paura. C' solo robadel Signore, lass: stelle, stelloni, nuvole algaloppo. E poi che mi mettevo a fare incampagna? A litigare con gli alberi? Quelli

    sono tranquilli, beati, ti fanno sentire unosputo. La natura tutta arrogante, roba direttadel Signore, e giustamente un po' distrafottenza ce l'ha. Oh, intendiamoci, se fossi

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    un olmo sarei un po' stronzo anch'io. Masiccome sono un uomo, di starci sotto, all'olmo,non mi va. Mi va di star sotto i palazzi, a

    buttare un occhio nei bidoni e uno verso 'sto

    cielo mezzo e mezzo, dove il Signore ci guardacon gli occhi che gli bruciano di benzene purea lui, incazzato perch facciamo troppo di testanostra, troppa festa facciamo. Eh, non se l'a-spettava tutta 'sta fantasia, tutto 'sto fricand, sicredeva che eravamo pi faciloni, buoni ecattivi, peccato e redenzione e amen. Invecel'animo umano un purgatorio perenne. Iorido, guardo in alto nelle finestre, i salotti, le

    cucine, gli stanzini e rido. Ogni tanto vado asbattere contro qualcuno: oh, dove ce l'hai latesta, barbone?! Calma, Cormorano, abbassa le

    penne! Magari sto l che galleggio in un cielodi quarant'anni fa... quel giorno che mamma miand a partorire a piedi con le acque gi rotte.Chiss com'era quel cielo l? E chiss lei ches'aspettava da me? Non mi voleva. Avevatrentasette anni, si sentiva gi vecchia. Dopomi ha voluto pi di mia sorella Nanda, non

    perch fossi un granch, ma perch non miaveva voluto, e la tirava sempre fuori 'stastoria:Pensa, proprio a te, Pizzangrillo, non tivolevo. Te che non dai mai fastidio, te che timetto sulla seggiola con la pesca in mano e cimetti una mattinata intera a mangiarla e mi faifare tutte le faccende senza muoverti, te chenon lasci le impronte sul pavimento bagnato,

    proprio te m'ero messa in testa di buttarti.Quanto sono stupide le donne, Pizzangrillo!

    Non ti fidare mai di una donna, che se ti fidi seifregato!E di te, mamma, mi devo fidare? E di

    Nanda? Ma che c'entra?! Noi siamo lafamiglia. Poi l'hai visto tua sorella come ti

    porta? Come un bottone di madreperla, tiporta! Ti compra il maritozzo con la panna. E

    che vuoi di pi? E scendi da quella seggiola,butta quel nocciolo, che mi sembri un canebastonato! Ma il pavimento bagnato,mamma...

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    La mia stata una famiglia come si deve. Papala sera tornava alle diciannove e trenta,regolare. Mamma ogni domenica faceva lalasagna. Nanda ogni mattina mi accompagnava

    a scuola, e ogni mattina puntuale io mifermavo in mezzo alla strada con lei che mitirava: A che pensi, Pizzan-grillo, si pusapere a che pensi?. A Natale il panpepato, aPasqua il pangiallo. L'incerata sul tavolo avevatre bruciature, l'essenziale. Niente cazzate, acasa mia.Mamma la sera mi faceva posare la testa sullatetta, m'addormentavo appeso a quel mosto.

    C'aveva un odore mia madre... di miele estrofinaccio, un odore che se ci penso mi scavouna buca e mi ci chiudo dentro. Era la persona

    pi coraggiosa che ho conosciuto. Quel tipo dicoraggio che solo delle donne, gli uomini nonce lo possono avere un coraggio cos... coszitto. C'aveva sempre il raschio in gola, pertutti i rospi che s'era tirata gi senza fare una

    piega. Davanti a noi maschi di casa sembravache c'avesse paura, ma non era vero, lo faceva

    per farci sentire forti. Mi ha fregato. Sonouscito di casa che mi sentivo un leone, dopo hofaticato a capire che ero un coglione.Ci sono tornato una sola volta a casa, quandomamma se n' andata, la terza domenica di di-cembre. L'albero di Natale non era ancorafatto. L'olio invece l'aveva preso. Era andata al

    paese a prenderlo, e ora nell'ingresso ci stavanodue fustini di metallo che mandavano un odore

    di unto profondo.Quando era morto papa, qualche anno prima,gli avevamo fatto la veglia, l'avevamoricordato in lungo e in largo, avevamoscherzato, mangiato, ed era saltata fuori unanottata bellissima, meglio di certi anniversarivenuti bene. Meglio delle nozze d'argento.Per mamma invece stata un'altra cosa. C'eraquell'olio fermo all'ingresso. Pareva che fosse

    morto tutto. I piatti in cucina, morti. I vasi sulterrazzino, morti. I letti, morti. La casa, eramorta la nostra casa. Io mi sentivo nudo,sembrava che mi avessero tolto i calzini, le

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    mutande... Stavo l come un idiota, ad aspettareche lei s'alzasse, che si mettesse a cucinare: oh,ma'! Ci fai due spaghetti? Avevo paura, perchadesso tra me e la morte non c'era pi lei, il suo

    corpo grosso.No, ma', non sono un leone...Poi vedo l'albero di Natale nella scatola dicartone, comincio a sistemare la frondarattrappita, Nanda piange e intanto si strofina le

    palline sul vestito per togliere la polvere. Leluci non funzionano, smontiamo e rimontiamola spina e alla fine si accendono. L'albero lomettiamo in camera di mamma. Lei ha i piedi

    nudi, e la luce fa avanti e indietro sui suoi piedinudi che diventano mezzi celesti e mezzi rossi.Mezzi celesti e mezzi rossi. Nessuno parla:sembra un circo con l'elefante morto.Il problema certe volte la parola. Arrivo asera che capace non ho aperto bocca, ho parlatotutto il giorno con me stesso ma non ho aperto

    bocca. Allora mi sono inventato 'sto modo, miracconto le cose, mi dico quello che faccio, mido i consigli, le sgridate. E ho visto che meglio, il suono meglio. Perch la voceinterna pericolosa, non te ne accorgi e cali,cali, vai sempre pi gi, in grotta, rimescoli il

    passato, e ti dai ragione, troppa, e troppi tortiagli altri. E la voce, dentro, comincia a farsigrossa, la testa comincia a rimbombarti comeun locomotore, senti l'eco delle tue parole, unfischio lungo che rimane. Ma siccome non seimuto, la voce piglia e una mattina esce, si fa un

    giro. Esce! (Urla, ulula come un canenotturno.) Ed una voce brutta, che sputacontro tutti. E pi gridi e pi non ci capisci uncazzo, sei come un alveare senza la regina. Lagente si spaventa, le piccolette di tredici anniche vanno a scuola, le vecchie con la tortina diriso in mano, e tu l, eremita sul marciapiede,sempre pi incazzato, che vuoi spiegare a chi

    passa: la ragion di stato! La ragion di stato! Io

    sono un profeta! Io sono un principe! No, civuole ordine. Zorro lo sa, si tiene sottocontrollo, si fa le sue chiacchierate, sente ilsuono, controlla se tutto regolare. Perch la

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    tentazione di andarsene fuori come un missile,quella c' sempre. Certo, per voi Cormorani

    pi facile. C'avete il sistemino, uno solo pertutti, che non va bene quasi a nessuno ma si fa

    finta di s, ci andate appresso come sul tapisroulant. Vi viene comodo, senn non ci starestein cos tanti, anche se dentro non vi reggete in

    piedi, zuppi come pan di spagna nel liquore,eppure andate, fate, regolari voi, regolari.Camminate sul ta-pis roulant, regolari, con lamoglie, i figli, la sciarpa, l'occhiale bruno. Maa me non mi fregate. Zor-ro vi guarda. Sietetutti scoppiati, eh Cormorani? Basta farvi cos

    (schiocca le dita) e venite gi come shangai.Intendiamoci, se tutti smetteste di fare il vostrobel dovere e veniste a deambulare qui con mesull'asfalto, sarebbe un bel guaio, non avrei pila mia pace, la mia sacrestia, i vostri bidoni diimmondizia. Voi non ci crederete, ma io qui,non sempre ma certe volte, dal nero, mi sonvisto davanti la gioia. Allora mi dico: vedi,Zorro, ognuno ha la sua favola, e questa latua, solo tua. Loro non lo sanno, non loimmaginano a vederti ridotto cos, e questo il

    bello. Perch il sogno bello in solitudine,stretto nelle mani nude, magari sporche, magaridure, che quando le strofino fanno un rumoredi cartone. Restate l dove siete, Cormorani,nelle vostre ludoteche, paninoteche, enoteche,emeroteche... Nelle vostre teche.Zorro non chiede. Prima, quand'ero regolare,ho chiesto, e ho sempre detto grazie, e

    permesso, e scusi tanto. Adesso mi sono preso imiei privilegi.La mano la tiro fuori solo in casi estremi.Cormorano, hai ragione, non ne puoi pi ditutti 'sti pezzenti ai semafori che ti smerdano ilvetro del tuo monovolume invece di pulirtelo,

    perch di far due passi fino alla fontana percambiare l'acqua nel secchio non gli va,vogliono la monetina per smerdarti il vetro,

    Cormorano. In quel secchio nero c' tantaarroganza, dico bene Cormorano? Pretendono!Pretendono! Ma cosa pretendono?! Col cartellodi cartone: sono powero! o famme! Ma quale

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    povero, ma quale fame!No, Zorro non pretende. Zorro non tende lamano, Zorro ha i pugni chiusi. Zorro ha fattouna scelta. Certo, il destino gli ha dato una

    mano, il calcione gli ha dato, il destino.L'altro giorno me ne sto l, tranquillo, inpanchina, che metto in ordine il cassetto qui inalto (si tocca la testa), e mi viene vicino un

    bambino: Signore... Signore..., bel bambino,bel cappottino...Che vuoi?Tende la manina con la moneta e aspetta. Lamadre sta a qualche passo, freme. Cos'hai,

    bella signora? Hai paura che t'inghiotto ilfigliolo? La miseria ti fa paura, quel colpomalvagio del destino che a te per fortuna non toccato?... Perch a me, signora, quelle bruttemonetine? Metallo che offende, signora. Zorronon ha chiesto, Zorro non necessita. Hai tante

    bustine rigide di boutique che ti pendono dalbraccio, devi aver sciupato un bel po' di granostamattina. Ma ora, cos', bella Cor-morana,

    passeggiando c'hai pensato, che freddo, che quasi la Befana, c'hai pensato, passeggiando, atutta quella povera gente che muore di fame, etu, buttare tutto 'sto grano per niente... Cos',sei nervosa perch non ritiro la moneta? Vuoidarmi l'obolo per metterti un po' in pacedentro? Per goderti meglio il cachemirino di

    boutique? Per non ti vuoi avvicinare troppo.Capisco. Mandi avanti il bambino. Capisco.Ah, certo, pedagogico, insegniamo alle piccole

    generazioni la ginnastica della solidariet. Ache scuola vai, bel bambino? College inglese.Bravo: English is very important, indeed! Vaianche a pianoforte il marted? Bravo. Che bellemanine, da ginecologo. Cormorana, fortunata, il suo piccino parler l'inglese esuoner il pianoforte. Sulla figa delle sue

    pazienti. Dammi la moneta, moccioso.Allora sei proprio un povero?

    S, sono un povero.Mamma un povero! Un povero! Che bello!Avevi ragione tu.Smammate. Smammate felici di avermi

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    stanato.E anche oggi Zorro stato utile a qualcuno.Bravo, Zorro, anche se hai preso un cazzotto.(Si da un pugno nella pancia.) Qui dentro, nel

    cassetto pi basso.L/ho sempre saputo che se un giorno avessi co-minciato a camminare non avrei smesso pi. Ildestino! Forse lo sapevo gi il mio destino, perquello me ne stavo fermo sulla seggiola con la

    pesca in mano, per paura di andargli incontro.Poi m' saltato addosso, il destino: con un cane.Ho dodici anni. Lo trovo cucciolo, mezzomorto di paura ma scodinzola, il muso secco.

    Sotto il cappotto me lo metto, accanto al cuore.E con quel cuore nuovo m'infilo in casa.E che sei pazzo?! E questo caca, raspa, c'ha lemalattie!E dai ma', e dai ma'... dice Nanda. Lascia-glielo tenere, gli fa compagnia, lo porta lui a

    pisciare.S, ce lo porto io! E dai ma', e dai ma'!Mamma incazzata, ma intanto il cane rimanea casa. Non faccio in tempo a tornare da scuolache gi sto sotto con lui a fare il giro del

    palazzo. Il guinzaglio tirato, mi sento un re.Salta, cane! Gioca, cane! Obbedisci, cane! Elui obbedisce, e io sono contento perch a menon m'ha mai dato retta nessuno.C'ho un amico: Marchioni Ilario. Non goffocome me, non secco, non c'ha i pantalonitroppo corti con la striscia chiara dell'orlo tiratogi. pi alto, con gli occhialetti, i pantaloni

    Levi's di velluto a coste, lunghi quanto le suegambe. Non c'ha fretta nella voce, parla bene, etira sempre fuori gli ideali. Ogni minuto che miregali un premio, Marchioni Ilario. Io mistrozzo di parole per raccontarti in fretta i miei

    pensieri, perch ho sempre paura che scappi daqualche altra parte pi interessante di me.Bello il cane, bello davvero fa MarchioniIlario. Come si chiama?

    Bo? Zorro!Zorro? Perch?Bo? Perch nero.Bello.

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    Mi sento un re: lui non ce l'ha il cane, e il miogli piace.Te lo presto, Marchioni Ilario, quando vuoi.Lui ci viene, basta tirargli il legno, cos, vedi?

    Basta che lo carezzi sotto il collo, cos, vedi? Ese alzi un braccio lui si rovescia a panciaall'aria, cos, vedi?Pure al mare te lo faccio portare una domenica,tu che ci vai, al mare.Sulla razza Marchioni Ilario dice che non un

    bastardo: un volpino, incrociato a unpastore belga.Io dico: Non mi importa quello che , ma se

    di razza sono contento. Peccato MarchioniIlario, c' mia madre che non lo vuole, le ha gimangiato un cuscino e uno sportello dellacredenza buona.Dille che ancora cucciolo, si sta facendo identi, ma tra poco la smette, dille che spacchi ilsalvadanaio e dai tutti i soldi a lei che ci siripaga il falegname, dille questo equest'altro...Grazie Marchioni Ilario, alto, con i pantaloniLe-vi's di velluto a coste lunghi come le tuegambe. Grazie Marchioni Ilario! Grazie!Mamma, hai capito? cucciolo, si fa i dentisul salvadanaio, tra poco sono grande, spaccola credenza e do tutti i soldi al falegname...

    No, io non mi spiego calmo come MarchioniBario, mi spiego con la febbre, inverto le

    parole, faccio casino.Il nervoso mi fa venire, questo cane, il

    nervoso!E dai ma', e dai ma'...C' Nanda che si sposa quell'estate. Il fidanzatoha scelto delle bomboniere stupende, disughero.Il cane se n' gi pappate otto. Nanda m'havestito con il cravattino di pelle, sembro JohnWayne, ho lucidato il guinzaglio:Vieni Zorro! Andiamo al matrimonio, Zorro!

    Mamma, dov' il cane?Il riso? L'avete preso il riso?Mamma, dov' il cane?Chiudetemi la lampo del vestito.

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    Mamma, dov' il cane? arrivata la macchina, arrivata la macchinadella sposa!IL CANE? DOV' IL CANE?!

    L'ho dato a quell'amico tuo, quello alto congli occhialetti, me l'ha chiesto per bene,educato quel ragazzo, dice che lui ha dovetenerlo meglio. Prendi il riso.Posso scannarti, Marchioni Ilario, scendere instrada e scannarti. Invece lascio passare la ceri-monia con il magone dentro e il pranzo chenon finisce pi. Nandina mi carezza la testa:Non ci pensare, Pizzangrillo, mangia i

    confetti. Da queste parti non ci vieni pi,Marchioni Ilario, resti all'isolato tuo, acamminare intorno al tuo palazzo, con i tuoi

    pantaloni Levi's lunghi come le tue gambe, econ il mio cane al guinzaglio. E sai tirargli illegno, t'ho insegnato io a farlo, sai carezzargliil collo, t'ho insegnato io a farlo. Marchioni Ila-rio, figlio di puttana, un giorno, prima o poit'incontrer. Ma intanto so che quandot'incontrer non avr pi bisogno di te. Giudaserve una sola volta nella vita, poi vaffanculo.Vaffanculo a tutti i Marchioni Ilario delmondo.Prima lo stomaco brontolava. Mi dava fastidioquel rumore di trattore che faceva. Poi unanotte ha smesso. Ho camminato tutto il giorno,in bocca non c'ho nemmeno lo sputo, non c'hofame, e non c'ho pi il trattore. Meglio cos,dico, un pensiero in meno. Intanto mi faccio la

    mia cuccia, mi metto lungo. Vedrai che adessobrontola e va a finire che ci dormo male, dico.Invece niente, niente trattore. Morto. Cazzo,dico, e in un baleno mi sento solo come mainella mia vita. Scende un temporale e neancheme ne accorgo. Che cazzo piangi, scemo?,dico. che quel trattore mi faceva compagnia,e ora mi sono perso la compagnia. Mi metto acamminare sotto l'acquazzone accanto al

    fiume, arrivo quasi al mare, cammino e dico:capita sempre cos, porca puttana, di accorgersidelle cose quando se ne vanno. Poi mi sonoabituato, ma dietro l'abitudine c' il pericolo.

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    Senza pappa si schioda, e Zorro non hanessuna intenzione di schiodare. Ci sto attento,quando ora di cibaria Zorro riga dritto. Filosotto il tunnel, passo la circonvallazione,

    l'auditorium, la. moschea. E vado alla miamensa preferita, quella delle suore col vestitoazzurro, non cos lungo, si vede pure un pezzodi gamba bianca e il sandalo francescano, e intesta gli escono pure un po' di capelli dallescuffie. Perch a me le suore troppo copertenon mi convincono. Le azzurrane sono tuttesuorine giovani, svolazzanti, straniere. Io poic'ho un debole per la donna poco lavorata, e un

    paio di queste azzurrane, almeno una,Bernadette, scusate la bestemmia, me laslurperei da cima a fondo, dalla scuffia al san-dalo francescano. Faccio per dire, s'intende: ionon ho mai disturbato una mignotta,figuriamoci se disturbo una suora!Minestra o pastasciutta?, perch dalle azzur-rane se arrivi presto c' il doppio primo ascelta.Quello che c', Bernadette, va bene tutto. Chemagrina che sei, che grissino di santit...Mi tengono in palmo di mano, a me, leazzurrane, perch io sono educato, mangio a

    bocca chiusa, porto indietro il vassoio, nonsciupo il pane, non scoreggio. La dignit non una tessera che te la da la societ civile, e senon ci stai dentro alla societ civile perdi latessera, te la ritirano come il bancomat. No, ladignit un seme che t'ha messo dentro il

    Creatore. Una cosa che solo tua come il semenei coglioni.Sei un buon cristiano, Zorro.Merci Bernadette. Che magrina che sei! Chesottiletta mistica!Quando c' odore di gentilezza pi forte dime, io divento un principe. Un uomo gentilenon mai debole... H ricordi, Nanda? Me lohai insegnato tu, sorellina mia. Le azzurrone

    mi vogliono sempre regalare qualcosa, ma ionon accetto, ho piacere ad aiutarle, sparecchio,se c' bisogno, lavo pure i tegami. Come

    premio mi basta restare in un canto, le annuso.

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    Profumano, anche dopo che hanno sudato suipentoloni. Sono ancora pi belle, perch sonostanche e hanno perso quel fremito damissionarie, da vergini del Signore, sono pi

    donne. Si tolgono i sandali nella mensa vuota,e vedi che la chiesa si allontana, e tornaqualcosa solo di loro, di persone. Nonscappano pi appresso a te lass, Divino! No,restano con me che puzzo di vino. Io lecapisco, loro lo sentono, e certe volte cantano.Andiamoci piano, per, con la poesia. Se certi

    pensieri, dico, li faccio io, che sono un poetaper contingenza ovvia, che sotto il cielo nudo,

    dagli e dagli, si diventa tutti un po' poeti, bene,passi, che sono sinfonie mie da senzatetto. Mate, Cormorano, te che dormi bene e mangimeglio, te non ti permettere. Io sto bene dovesto, non chiedo, per te, volontario, dama dicarit, dama di san Vincenzo, te non venirmi a

    prendere per il culo. Oppure vienici te con ilsottoscritto certe sere che me ne sto fuori dal

    pub con la gola asciutta che pare sale e misogno un boccale grosso come il gaso-metro eci sono gli stronzetti di sedici anni che ci sifanno i gavettoni con la birra, e io alzo gliocchi al Creatore e dico: eh, bel lavoro haifatto, te! Non era meglio che me la inglobavoio, tutta quella bella birra, invece di mandarlain merda?! O quando ho voglia di fottere.Vienici te, quando ho voglia di fottere,dottoressa Cormorana, assistente sociale, omandami l'amica tua, la Cormorana sarda, la

    volontaria del gioved. Veniteci voi a leccarmiil giocattolo, invece di tutte quelle chiacchiere!Ecco il buono-pasto, il buono-dormitorio, il

    buono-parrocchia! Fanculo! Dammi il buonotuo! Veniteci voi da questa bestia d'uomoquando di notte urla! Perch Zorro ha scordatotante cose,

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    ma l'amore no, e c'ha una nostalgia neipantaloni... Perch Zorro lo sa cosa vuoi direl'amore di una donna, andarsene via, gi, gi,in buca, e poi: pum! Come un tappo di

    spumante, schizzare via, con le bollicine negliocchi, nere, bianche, rosse, gialle! E c'hai ilcarnevale dentro, le stelline, e la guerra, e lavita, e la morte, e tutto il tabernacolo, quandogridi nel corpo di una donna, e la tieni per icapelli, forte! Te la batti contro il cuore, forte!Te la batti dentro, e gridi! Gridi! Amore!Amore! Amooore! Anna! Annetta! (La boccaspalancata, si rannicchia, guarda su verso una

    immaginaria finestra,) No, Anna, non chiamarei servizi sociali, lo so che non posso sostaresotto casa tua. Non ti do noia, sai... volevo solochiederti se la tua testa, l, in mezzo, ce l'haancora quell'odore forte che ci strofinavo ilnaso la sera quando tornavo a casa... Possorestare? Non ti do noia. Ti fai le cose tue, ilminestrone, i piatti, quello che devi fare, e poimagari ti vieni a fumare la sigaretta sul

    balcone, cos ti vedo meglio. Posso guardare?Posso guardarti tra le gambe, Anna? Possoguardarti tra le gambe cos muoio?Io traverso a vanvera. Sono sempre stato di-stratto, ma prima cercavo di mantenere un po'di vigilanza, ora me ne frego, non le guardo lemacchine. Suonassero pure, pepperep!,s'arrangiassero. Mettiti paura te, Cormorano,col tuo monovolume, io paura non me la mettoneanche se m'inchiodi col parafanghi sui

    polpacci. Tanto hai pi paura te di acciaccarmiche io d'essere acciaccato. Non che cercol'incidente, che io sono un ballerino, se mitira una cosa dall'altra parte del marciapiede

    prendo e vado. Dici che non sono normale?Calma, Cormorano, qui c' da fare un discorsolungo. Io non lo faccio. Dico solo che normale una parola storta. Parliamo di frequenza einfrequenza, cos mi sta meglio. Diciamo che

    infrequente che la gente attraversi a cazzocome me. Io sono un infrequente. Infrequente bello, una rarit. come un fico a dicembre.Io sono un fico a dicembre, una ciliegia a

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    gennaio, una pesca a febbraio-Quando statoche il piano di cristallo s' inclinato? Era ldavanti ai miei occhi, tutti ci stavano sopra,regolari. S, ogni tanto mi davano un po' noia,

    ma ci stavano, regolari... S' inclinato in unverso. Non me ne sono accorto subito, ho vistotutti che scivolavano sul vetro. S' svuotato, rimasto di traverso. La vedo, 'sta linea obliquadavanti a me, sembra che deve cadere da unmomento all'altro, ma non lo fa, rimane...Guarda che ho fatto la polenta con lespuntature, passa a prenderla, cos Anna noncucina, passa a prenderla...

    Mamma, agosto... la polenta con questocaldo?!Massi, fredda la polenta buona, sul terrazzo,con Anna, con una bottiglia di birra, e magaristasera non litighiamo. Magari staserafacciamo l'amore...Giro l'angolo con la teglia sul cruscotto.Pare che corresse, l'hanno detto i testimoni, erail garzone di un benzinaio, era andato acambiare i soldi interi al bar. Correva con latuta azzurra, sporca di grasso. Sento solo un

    botto, il vetro diventa azzurro, azzurro come lasua tuta, come la sua schiena. La testa glielavedo dopo, quando scendo e le gambe mifanno giacomo giacomo, e c'ho un pezzo rossodi sugo sulla camicia. Una testa nera, di capellicome i miei, che fa: ahia ahia.Non lo muovete dice qualcuno, ma io invecelo sollevo subito e una goccia di sangue cade

    dalla sua testa sulla mia scarpa. In mezzo allegambe, all'improvviso, mi ritrovo un cane chemugola, e fatico a camminare. Il garzone lometto sul sedile davanti.Ahia, ahia...Non ti preoccupare ti porto all'ospedale.Intanto arrivato il benzinaio titolare: Mario,che ti sei fatto? Mario, mannaggia a te! Mariorispondi, stai bene?.

    Mario con la testa fa di s.Il cane s' infilato dietro e mugola, e adesso ilbenzinaio titolare lo tira per il pelo: Mario, ilcane tuo non vuole scendere, quanto stronzo

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    questo cane!.L'olio balbetta Mario, l'olio a quello del-l'Alfa...Non ti preoccupare, ci penso io dice il benzi-

    naio titolare e chiude lo sportello: Mannaggiaa te, Mario! Perch non hai guardato?!EH, MARIO, PERCH NON HAIGUARDATO?All'ospedale se lo portano via subito con la ba-rella, io ci rimango tutta la mattina, e mentre cirimango arriva la madre. Mi presento: Io sonol'investitore. stata una disgrazia, correvasenza guardare.

    Lo so, Mario corre sempre senza guardare.Dopo un'ora s'affaccia un medico simpatico:C'ha due costole rotte, qualche problema allamilza, anche al polmone, alla testa inveceniente d'importante.Sbircio dentro, vedo Mario con la testa

    bendata, mi riconosce, mi fa pure un mezzosorriso.Passo da mamma. Arriva pure Nanda con il fi-glio, che mamma le ha telefonato subito. Stovicino alla finestra in cucina con un bicchiered'acqua in mano, guardo lo straccio da terrasteso fuori. L'acqua non sta ferma nel bicchiere

    perch tremo. Cade. Il cane se la lecca.C'ha sete 'sta bestia...Che ti sei fatto il cane, zio? dice Fiorenzo, ilfiglio di Nanda, che adesso fa gi le medie esembra ieri che gli abbiamo fatto il battesimo.Non mio, di quello dell'incidente.

    L'importante che c'hai i testimoni, chedicono che non colpa tua dice Nanda.Mamma ha acceso il ventilatore, ma quellomuove solo aria calda. E nell'aria calda c'quell'odore di famiglia riunita dove tutti tivogliono dare una salvata, e tu ti prendi la

    pacca sulle spalle, il sorriso buono, che tiserve, perch non riesci a mandare gi mancoun sorso d'acqua.

    Ma che ci facevi in giro a quell'ora? diceNanda.S'era venuto a prendere la polenta dicemamma.

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    E dai ma', e quando la smetti? La polenta conquesto caldo?! dice Nanda.E che vuoi dire adesso? Che colpa della po-lenta mia? Sono sessantanni che la faccio e

    non mai successo niente!Oggi era meglio che non la facevi, non si fa lapolenta il dieci d'agosto. D'estate si mangia lacaprese!A me la caprese mi mette tristezza!Ma che vi mettete a litigare?

    Nanda telefona al mio ufficio. Dall'altra partesento la voce di Cattaruzza... venerd,dovevamo giocarci i numeri insieme, io e

    Cattaruzza. Nanda riattacca: Non ti devipreoccupare, hanno detto che se ti servequalche giorno te lo puoi prendere.Al pomeriggio vado alla questura, per il ver-

    bale.Deve stare tranquillo, ci sono i testimoni, ilragazzo correva senza guardare dice quello indivisa. D'estate la gente ha la testa che gli

    bolle, ne capitano troppe, guardi quantifascicoli. Nel caso suo non c' nemmeno ilmorto, fortunato.Posso fumare?Dice di s, che anche lui fuma, anche se vuolesmettere: Perch oggi come oggi dice nonsi pu pi fumare.La sera passo all'ospedale, ma non pi orario.L'infermiera affaccia la testa nella porta a vetrie dice che Mario stazionario: Non silamenta, dorme.

    A casa, mentre sparecchia, Anna dice:Amore, questo cane, perch non l'hai ridatoalla madre di questo Mario?.Non me ne sono accorto che stava inmacchina.Telefonale.Non la posso scocciare per il cane, domanivedo come fare.Anna cerca di spingere fuori il cane, sul

    terrazzino: Puzza, madonna quanto puzza!.Ma il cane, si capisce, abituato a stare dentro.Che palle, mettilo fuori te, io vado a letto.Mi fumo una sigaretta sul terrazzino, e il cane

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    dopo un po' piglia e viene da me. Mi lecca lama-no: Oh, scemo! M'hai spento lasigaretta!.Quello mugola. Che hai fatto, bello, ti sei bru-

    ciato la lingua?Con Mario diventiamo amici. Passo tutti igiorni a trovarlo dopo il lavoro.Gli porto i succhi di frutta. Gli piaccionoall'albicocca, li beve con la cannuccia che c'hail collare di gesso.Che faccio col cane, lo do a tua madre?Mario fa di no con gli occhi, che la testa non la

    pu muovere: Mia madre allergica, c'ha

    l'asma cronica, il cane lo tenevo io aldistributore....Non ti preoccupare, finch non esci ci pensoio. Come si chiama?Zorro.ZORRO?!Devo dire che non scemo questo cane,quando esco dall'ospedale mi guarda e sembrache mi chiede come sta Mario. Sta megliogli dico, tra poco smammi.E una sera gli faccio la sorpresa a Mario, piglioZorro e me lo infilo sotto la giacca, accanto alcuore: Guarda chi t'ho portato!.Zorro mugola, scivola con le unghie sul pavi-mento, salta sul letto, scende, sembra matto.Mario c'ha le lacrime. Si abbracciano.Io ho paura che gli fa male a Mario: Staifermo Zorro, stai gi....S'accuccia in fondo al letto, gli lecca i piedi

    chesiccome fa caldo stanno fuori dal lenzuolo.C'ha i denti gialli, brutti...Quanti anni c'ha 'sto cane?Non lo so. L'ho trovato mezzo morto inmezzo alla strada, l'avevano messo sotto...Pure lui?bi.Ah, ma allora siete rincoglioniti di famiglia?

    Mario ride, ride male, che c'ha il collare digesso.Oh, piano, Mario! Mannaggia a te, Mario!Mannaggia a te.

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    Al ritorno, sotto la giacca Zorro trema.Incontro un portantino che mi guarda male, ma

    per fortuna i portantini se ne fregano di tutto.Anche sul terrazzo trema, non mangia niente e

    stasera gli ho preso pure la scatoletta buona:Guarda che se fai cos non ti ci porto pi eh,hai capito?.Trema con tutto il caldo che fa... Ma non chequesto adesso piglia e muore? Vado in cucinae gli faccio il latte. Non vuole manco quello.Oh, Zorro, non fare il deficiente, tu devi cam-

    pare, almeno finch Mario non escedall'ospedale, poi fai come ti pare.

    C'ha il muso secco, glielo bagno. Mannaggia ate, Zorro, mannaggia a te! Forse meglio chelo porto al pronto intervento... Dove sta il

    pronto intervento per i cani?Anna, cerca sulle pagine gialle: Pronto inter-vento cani.No, io non cerco. Io, c'ho la febbre! No ilcane!Vuoi un'aspirina?No, voglio che gli ridai il cane!Dorme. Quanto sei bella amore mio. Quantosei bella. Io m'accuccio accanto al cane: perfortuna respira.Chiss perch t'ha chiamato Zorro? Non c'hainemmeno il pelo nero, sei giallo...D'estate mi lavo in strada. Mi sbrigo, perchc' sempre quello che c'ha da ridire, che lafontana un servizio pubblico, perch l'auto cela puoi lavare, puoi fare un porcaio di detersivo

    e io che sono ecologico, che non faccioschiuma, io ti do fastidio. Io ti offendo il

    pudore, Cormorano. Non voglio discutere, misbrigo. C'ho tecnica. Vado prima col busto,una sciacquata di ascelle si perdona a tutti,anche a un barbone, poi mi guardo in giro,guardo se sgombro e vai, vado sotto col capo,una botta di marsiglia, che quello non inquina.C'ho tanti capelli io, una condanna. Mi dico:

    tirateli via Zorro, a che ti servono? Mi fannocompagnia. E poi mi sono accorto di certe oc-chiate brutte dei pelati. Occhiatacce che

    parlano, eh, Cormorano? Lo so cosa stai

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    pensando: ma come! Io mangio l'insalatina,non bevo, cago tutti i giorni, mi spalmo la

    placenta e perdo il pelo, e questo che sta instrada, che fa la vita di un cinghiale, che si

    scortica col marsiglia, guarda che chioma...Eh Cormorano, pelatone mio, il Signore faquello che vuole, dispensa la roba a gusto suo,a me m'ha regalato 'sti capelloni, 'sti bulbi chenon schiattano nemmeno sotto tre strati diunto, e io da buon cristiano me li tengo. Pernon fare torto al Signore nostro, e per farschiattare te. Te col mo-cassino aerodinamico,il pile idrorepellente, l'occhiale di tendenza e la

    testa liscia.Per il pacco mi faccio il boccione. Non sono iltipo che si tira fuori il giocattolo, la mitraglia,in mezzo alla strada. Non voglio umiliarti,Cormorano. Riempio il mio bel boccione evado ai giardini. Sto attento che non ci sianessuno, strofino col marsiglia e sciacquo col

    boccione. Dopo, a palle, mi sento un cannone.Rimetto su la divisa. Impeccabile. Allora michiedo: ma che sono tutti 'sti bisogni, tutti 'stinegozi? Obblighi, fregature. Io, con questovestito, ci faccio le quattro stagioni. D'estatescalo la giacca, d'autunno apro i bottoni,d'inverno tiro su il bavero che c'ho la cervicale.Te invece, Cormorano, di abiti ce n'hai uno perogni sputo di tempo. Con quattro gocce tirifuori il trench, te. E dove li metti, 'sti vestiti?Mica te li puoi tirare dietro! Ti serve l'armadio.E l'armadio dove lo metti? In mezzo alla

    strada?! No, ti serve una casa. La casa chi te latiene? Una negra? Meglio una moglie, le negrele tiri su il sabato sera nei viali. E la domenicache fai, non la porti fuori, tua moglie? Ti serveuna macchina, e serve che ti fermi a comprare i

    bign perch serve che vai dai tuoi suoceri.Cazzo, domenica! Cazzo hai il trench, hai il

    piuma d'oca, lo spigatino! Cazzo, Cormorano,compra i bign! Zorro non ha il trench, non ha

    lo spigatino, non ha l'armadio, non ha la casa,non ha la moglie, non ha i suoceri, e i bign lofanno vomitare. Com' brutta la domenica,Cormorano! Il dopopranzo, dopo i bign, tutti

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    quei televisori accesi, i bambini ai giardinetti,la fila all'altalena, il padre che parla al cellularecon gli amici: dove siete? Dove siete? Lamadre che parla all'altro cellulare con gli altri

    amici: dove siete? Dove siete? Il bambino cheparla da solo: dove sono? Dove cazzo sono?La settimana pi disinvolta: lavorate.Lavorate per i de-sideri: per il de-coder, per ilde-umidificatore, per il de-caffeina-to, il de-ntifricio anti-placca. D'altra parte, come fai,Cormorano, ti tieni la placca? Non puoi, cazzo,rimuovila! Sei pelato, non puoi farti loshampoo, almeno rimuovi la placca! Paga i de-

    biti! Ma quanto siete abbienti! Quanto siete de-ficienti... Eppure mi mancate tanto, Cormorani.Zorro vi abbraccerebbe tutti, s, viimbarcherebbe tutti in un grande abbraccio.Una crociera del cuore. Tutti con le ban-dierine! Tutti con le bandierine! Tutti sul pontedella nave a ballare! La notte magica, il marenero, sembra petrolio!... ( petrolio.) O marenero, o mare nero, o mare ne... Tu eri chiaro etrasparente come me... E io? Cazzo, perch ionon sono l con voi? Aspettatemi, il caff! Ionon l'ho avuto. Torna indietro, capitano!Ridammi la mia musica! Sono ancora giovane,sono ancora vostro! Voglio ballare anch'io,datemi la mano... Fermate il de-stino! (Strettoa se stesso, balla.)Qualche notte la passo in stazione, e iferrovieri mi ci lasciano stare, che io sonogentile, gli faccio il sorriso. Perch il ferroviere

    smonta dal treno incazzato che tutti gli hannodato addosso a lui per il ritardo, per il posto asedere che non c', e lui dice: non sono mica ilministro dei trasporti io, sono un poveraccio.Io gli faccio il sorriso, al ferroviere che uneroe, perch c'ha lo stipendio da ferroviere egli insulti da ministro dei trasporti. Ora che inverno, invece, mi sono preso la suite,l'abbonamento al regionale. Prendo l'ultimo

    treno della sera, mi metto l buono con ipendolari, ascolto le chiacchiere, guardo lefacce, mi immagino che roba li aspetta a casa,nel piatto, nel letto. Si pensano che anch'io

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    sono uno che torna dal lavoro.Dov' che scendi te, Zorro?Poi, scendo poi.Finch ci resto solo, sul vagone, a sentire gli

    scambi sotto le ossa. Resto fino a che il treno siferma, e allora come se si ferma il cuore.Sento i grilli, e qualche cane. E l accanto, sulsedile vuoto, vedo qualcosa, un pesciolino, unasperanza. E ti capita di credere che staiandando chiss dove, che la tua vita galoppaancora. (Fa un fischio lungo come quello di untreno)Se c' una cosa che proprio non mi manca il

    telefono. M'ha sempre fatto una certaimpressione, come averci un estraneo in casa.E non lo puoi sbattere fuori, sta l immobile, di

    plastica. In agguato. E appena te lo scordi:driiin, driiin, driiin...Il fatto che dal telefono ti aspetti qualcosache t'interrompe, che s'infila in casa tua percambiarti l'ordine delle cose: Pronto? Lo sache lei sarebbe un buon presidente dellarepubblica, vuole provare?. Ma io sto inmutande. Non si preoccupi, le mandol'elicottero.Pronto, sono Lul, vent'anni fa a Cattolica,quella con il bikini piccolo e le tette grosse, tiricordi? Ci ho ripensato, voglio fuggire con te.Vengo con lo stesso bikini, certo. Anche turicordati il cappello giallo, quello dei puntiAgip. Non ridicolo, bellissimo! Il fighettoabbronzato con la maglietta Fruit of th Loom?

    L'ho lasciato. Voglio te, le tue gambe bianchepiene di peli neri! Ma non hai letto il giornalestamattina? Adesso vai di moda te! Dai,sbrigati.Cazzo, arrivasse mai una notizia cos, unrisarcimento! Lo sai che non arriver mai,eppure da qualche parte dentro di te ci speri. Eanche Anna ci sperava. Hai voglia, se cisperava!

    Rispondi tu o rispondo io? Chi ? Chiunquesia, io non l'ho invitato. uno che s'infila incasa mia, m'interrompe i pensieri, e non michiede scusa. Cerca di essere pi cortese! E

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    che ho detto, Anna? Non saluti, fai untono... Che tono faccio? Io sto a casa mia.Anna ci passa le ore, al telefono, con le gambesul divano, si tocca le unghie dei piedi mentre

    parla. Ma che tutta 'sta voglia di parlare conun filo? Quanto sei bella, Anna, parla con me.Ora quando ci passo vicino, a un telefono, sco-reggio. Te con me hai chiuso, bastardo. E mi fa

    pena tutta quella gente che si ferma per stradaa rispondere, che ci casca pure dal motorino.Tutti con la telefonia mobile, tutti in contatto.Pronto? Pronto, che succede? Niente, nonsuccede niente, regolare. Poi arrivata la

    telefonata che ha cambiato l'ordine delle cose,cazzo se arrivata...Driiin! Driiin! Driiin! Sono le sette e mezza dimattina, dalla questura. Una voce dice cheMario deceduto per complicazioni

    polmonari.Ma come? Stava bene...Non stava bene: morto.Poi dice altre cose: omicidio colposo,testimoni, avvocato... Io non ascolto pi.Ha smesso di fumare, maresciallo?No, e lei?No.Certe volte si dice che il mondo casca addosso.Si dice tanto per dire. Invece vero. Sento un

    botto dentro, nel petto, poi a salice piangentenelle gambe e nelle braccia, un colpo e unvuoto, un colpo e un vuoto, e appresso vienegi tutto, la libreria, il calendario, le cazzate,

    tutto...Cos' successo? dice Anna che ha il caff inmano e la vestaglia rosa. morto.Adesso faccio paura. Anna non mi tocca,nessuno mi tocca. Perch se qualcuno s'azzardaa mettermi una mano sulla spalla io urlo, urloforte. Perch io oggi ho ucciso Mario. Oggivedo la sua tuta azzurra sul vetro della mia

    macchina, e sono tutti azzurri intorno a me.cazzo, ma', non si fa la polenta il diecid'agosto...

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    C' un regalo che la strada ti fa: ti regala iltempo. Ti sembra un regalo brutto, solo noia,ma non vero. Perch se tu alla testa gli dai iltempo, quella lo moltiplica, moltiplica la

    merda, la maionese impazzita, ma anche tantesensazioni belle, allora come nuotare nelmare senza averci il pensiero di dover tornaresulla spiaggia. Io ho tempo. Nessuno mi corredietro, nessuno mi aspetta, nessuno dice: latesta di Zorro non tornata a casa per cena, rimasta a nuotare in panchina, andiamolo acercare che la pasta si scuoce. Fanculo, siscuocesse tutta la pasta del mondo! Io mi

    faccio un goccio, e me ne vado, volo come unrondinotto. Mi guardo dall'alto, steso sulla miapanchina col mio cartone di vino e rido, e voloancora, e supero l'ozono, e arrivo dalPadreterno, lass, sul nuvolone di zuccherofilato, gli do di gomito, si entra in confidenza,e lui mi fa: Vedi, Zorro, io 'sta giostra terrenal'ho armata solo per farmi due risate.E io gli faccio: Dai, Padreterno, fammi stareun po' quass con te a guardare 'stovideogame, 'ste valanghe squinternate di vivi,quelli che saltano fuori pista con le macchine,quelli che saltano dai balconi, quelli chesaltano con le bombe, quelli che saltano e

    basta.Il piace?Urea!Vedi, Zorro, io potrei prenderli e rimetterli alloro posto senza fatica, ma non lo faccio.

    E perch?L'hanno voluto, 'sto regaluccio del liberoarbitrio? Se lo tenessero.Senti, vecchio mio gli dico, lo vedi quellol, quello con la tuta azzurra da meccanico, sichiama Mario...Emb?Quello l'ho buttato sotto io, mi dispiace...Emb?

    Me lo rimetteresti dove stava, l, alla pompadi benzina vicino casa di mia madre?Ma chi, Mario? Quello che corre senzaguardare? Ma che t'importa! Ce n' tanti di

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    benzinai in giro! Dai, ridiamo!Ma, s! Ridiamo. Ridiamo su 'sto libero arbi-trio! Lasciamoli saltare!Poi finisce il vino, il carburante finisce, e il Si-

    gnore mi da il calcione, mi ributta sotto inpanchina con una testa che sarebbe megliosvitarla e giocarci a calcetto, che c'hai dentroquattromila api e stavolta c'hai anche quellatroia della regina.

    Nel testamento il cane non c'era. Non c'eranemmeno il testamento. Cos Zorro rimastocon me. E chi lo vuole indietro un cane con il

    pelo color piscio? Al lavoro ho chiesto le ferie

    anticipate, me le hanno date. Anna invecelavora, sta fuori tutto il giorno. Io esco conZorro, lo porto ai giardinetti. Passo pure alnegozio di animali, con i criceti, gli uccelliturchesi, gli compro il riso soffiato, Tossofinto. A casa guardiamo l'album dellefotografie per passare il tempo: Tieni la boccachiusa che goccioli la lingua sulle foto...Guarda, Zorro, io, a scuola, con il fiocco blustorto. Guarda mamma in bianco e nero, iosono quello col cappuccio bianco. Qui, invece,facevo il militare. Papa in bicicletta. Nandacon il figlio in braccio. Anna il giorno delmatrimonio con i fiori in testa. Anna sulterrazzo. Anna a carnevale. Anna in montagna.Anna che abbiamo appena fatto l'amore e sivergogna e ride. Vedi com' bella, Anna?.Zorro ascolta. Non penso che capisce: uncane. Per ascolta. Mi fa bene che qualcuno mi

    ascolta, perch adesso c' tanto azzurro intornoa me... lo stesso azzurro della tuta azzurra diMario. Lavo le tende, sistemo i cassetti,cucino. Cucino tante cose buone per Anna: Ti

    piace?.Quand' che torni a lavorare?C'ho messo un po' di coriandolo, assaggia.Quand' che torni a lavorare?Lo so cosa pensi, Annetta: adesso mi ritrovo

    per casa questo che porta a spasso il cane,cucina e mi fa ingrassare, e quest'estate col duepezzi al mare mi esce la pancia. S' iscritta auna palestra, torna sempre tardi.

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    Quante ore fai in palestra?Quante me ne pare, mi sfogo.L'istruttore ogni tanto telefona a casa:C' Anna?

    Chi ?Sono il personal trainer.Parlano, ridono. Perch non parli con me,Anna? Scusa, non sono affari miei, scusa. Iosono contento che ti sfoghi, Anna: Ti aspetto

    per cena?.Dice di no, dice di cenare da solo, che lei si gi presa lo snack alle sette, il centrifugato dicarota con il panino integrale. Anche io e

    Zorro ceniamo presto, riso e pollo bollito,per, perch i grassi ci fanno male al fegato.Quando Anna torna io sto gi a letto col

    pigiama, non dormo, lei si cambia e io respiroil suo odore. Poi una sera torna prima, vedeZorro che dorme accanto a me: Ti tenevacaldo il posto....Urla, s'arrabbia tanto. Dice che uno schifovero che quel cane puzzolente mangia nei suoi

    piatti e dorme nel suo letto, dice che non ci stopi con la testa, che sono ossessivo con quellabestia, che ho cambiato carattere, che sonoinvecchiato, che puzzo come quel cagnaccio. Edomenica, quando andiamo a pranzo dai suoi,urla ancora, urla che il cane posso lasciarlo sulterrazzo, invece di portarmelo dietro.Ma perch, Anna? I tuoi hanno quel bel giar-dino...Al ritorno, in macchina, urla ancora, rauca,

    perch non ha pi voce:Ci mancava poco che prendevi il piatto e an-davi a mangiare in giardino con il cane! Atavola c'avevi una faccia... non hai dettonemmeno una parola, non hai mangiatonemmeno un bign! Non ne posso pi. Facaldo, apri il finestrino. In tanti anni non seistato capace di comprarti una macchina conl'aria condizionata! Il personal trai-ner invece

    ce l'ha! Tutti ce l'hanno, tu invece c'hai lamacchina sequestrata perch butti sotto le per-sone!Sei andata in macchina con il personal

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    trainer, Anna? Quando?Zorro ha visto una cagna, salta sul sedile,abbaia, e per sbaglio graffia Anna sulla spalla,le vengono quattro strisce rosse delle unghie di

    Zorro.Ora fermi la macchina e fai scendere questabestia, senn scendo io!Va bene, lo faccio scendere, tanto ormaisiamo vicini a casa, Zorro se la ricorda, lastrada.Ma non c' verso di tirarlo gi, punta le zampe.Anna grida, mi prende a pugni: Stronzo!Stronzo, stai facendo finta! Scendo io, allora.

    Scendo io!.La seguo sotto il sole con lo sportello aperto, eZorro davanti, al posto di Anna, con la linguafuori dal finestrino.Amore, ti prego, sali...Piange. tragico, penso, per mi viene daridere.A casa Anna si mette a letto con il ghiaccio intesta. Ha la febbre. Colpa tua, Zorro. Colpatua... Non fare quella faccia abbacchiata, sai?Forza, dammi una leccata. Una sola, ho detto.Esagerato.Quella notte dormo sul divano, torno nell'az-zurro. Sogno che non far pi l'amore, e nelsogno c' Anna che fa l'amore con un altro. Lofanno sul cofano della mia macchina. Io sono*al volante. Lui ha i capelli neri di Mario, la suatuta azzurra si muove, si muove sopra Anna.Poi si volta... Marchioni Ilario. Marchioni

    Ilario, figlio di puttana! Spingo il piedesull'acceleratore pi che posso, fino in fondo.Crepa, Marchioni Ilario! Crepa, Giuda! Anna l sul vetro, lunga e nuda, mi guarda, la guardo.Guardo la sua bocca, i suoi capezzoli blu...

    Non voglio perderti, amore mio. Non voglioperderti. l'alba, sono sveglio, Anna dormeancora. Dimmi che sono ancora in tempo. Ti

    prego, dimmi che sono ancora in tempo. Come

    sei bella, Anna. Vieni, Zorro, vieni che ti mettoil guinzaglio. Usciamo presto stamattina.Stamattina devo crescere, Zorro. Lei non vuoleun bambino invecchiato, lei vuole un uomo.

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    Ha ragione, sai? Le donne hanno sempreragione. Sali, Zorro, sali in macchina, cifacciamo un giro. Guido io e tu stai fermo,orecchie basse sul sedile. Ognuno ha il suo

    destino, sai? Non possiamo andargli contro.Non lo stesso, dici, tu sei un cane, io unuomo, tu hai un guinzaglio, anch'io ce l'ho! Unnodo che mi strozza l'anima, una mano nerache tira... il destino. E non cercare di tornareindietro. Siamo arrivati, scendi. Non possotenerti, io la amo. Scendi, cane. Io conoscol'odore dei suoi capelli. Scendi cane. Lei mi

    bacia gli occhi quando dormo. Scendi cane.

    Far come vuole lei, torner al lavoro. Scendicane. Avremo un figlio, lo porter sull'altalena.Scendi cane. Comprer i bign la domenica.Scendi cane. Avevo un cane, sai?, da bambino,me l'ha portato via un amico. Un colpo bassodel destino. Scendi cane. Scendi. E non cercaredi tornare indietro. rimasto l, nella mia schiena, Zorro, leorecchie diritte, il pelo color piscio. Cazzo hacapito, non m' corso dietro, s' fermato, ec'era vento, e il pelo andava come una

    bandiera, come una nave che si stacca dallabanchina. Torner da Anna prima che sisvegli: sono qui, le dir, il cane l'ho lasciato alsuo destino, come una bandiera, come unanave che si stacca dalla banchina. Sono unuomo adesso, non sono pi un bambino.Vado in ufficio, con la Lacoste a maniche lun-ghe, tranquillo, come uno che stato in ferie. I

    colleghi mi stanno intorno, vogliono tuttiprendere il caff con me, parlo con ilcapufficio: Allora, come va?.Bene, va bene... tutto azzurro, il capufficio. Riprendo il mio

    posto, regolare. A fine turno Cattaruzza miprende per un braccio: Che numeri cigiochiamo?.Ha la mano che appiccica, mi da fastidio quella

    mano appiccicosa sulla Lacoste fresca, amaniche lunghe. Mi da fastidio quella zampaazzurra:Togli 'sta mano, Cattaruzza!

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    Oh, che c'hai?TOGLI 'STA MANO! TOGLI 'STA MANO,CAZZO!!!Indietreggia, Cattaruzza, non troppo, ma indie-

    treggia. Ecco, hanno cominciato tutti aindietreggiare, un passetto alla volta. Voi,Cormorani, ve ne siete andati, non io. Il pianodi cristallo s' inclinato e siete scivolati via dame... Anna ho cercato di trattenerla. Dice chel'ho presa per la gola, dice che l'ho picchiata,non vero. Ho solo cercato di trattenerla:Come, mi lasci? ho detto. Io ho lasciato ilcane...

    Potevi tenertelo il cane, fallito!Ho preso il guinzaglio e sono uscito a cercarti,Zorro. S' fatto buio e non t'ho trovato. Oratorno indietro, ho detto, ma non sono tornato.Ho tolto la Lacoste, ho messo su il guinzaglio.Era il mio destino, non si torna indietro.S, i primi tempi qualcuno m'ha reclamato, poim'hanno dato per disperso, amen. Nanda, testadura, m' venuta a cercare in stazione.Che ci fai te, qui, Nandina?T'ho portato il portapranzi con la lasagna. domenica?bi.E tuo marito? I figli?Gli ho fatto il piatto poi sono uscita.Pensi a tutti, te...Finch posso.Mangio, e gli stormi della stazione ci cacanosulla testa: Porta fortuna....

    Si guarda la gente che passa, e la panchina connoi due sopra sembra ferma nel cielo, nelniente.Ti porto la lasagna ogni tanto, un po' di bian-cheria. Cos ci vediamo.

    No, Nandina, non ci rivediamo, lo sai bene. Vameglio cos. L'amore per noi nel pensiero,nel silenzio. E poi che vuoi cercare diriacchiappare mai? L'infanzia andata,

    andato pure il resto...Quanti anni avevi, quando si giocava sotto iltavolo?Quattordici, e tu sei...

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    Tu gi con le tette, io magro allampanato... Micompravi il maritozzo con la panna, e quandomamma non poteva ci venivi tu a parlare con i

    professori... Chi lei? La sorella, sono la

    sorella... ... e mi tenevi la mano stretta e cisudavi dentro. Quanto hai sudato, Nanda, persopravvivere!Senti, te lo ricordi quel cane che c'avevo da

    bambino...?Quale cane?Non te lo ricordi?No.Mi guardi, guardi il guinzaglio intorno al mio

    collo, non dici pi niente.Ti vergogni di me, vero?No, io ti rispetto, perch hai avuto coraggio.

    No, Nanda, ci vuole molto pi coraggio arestare dove sei te. Io sono un vagabondo, unegoista. Sono un maschio, Nandina, mi giro ilcazzo tra le mani, e in cuor mio so di nonessere tanto pi grande di lui.Ce l'hai un fermo posta alla stazione?No.Prenditi un cellulare, quelli usati ormai te litirano dietro, dai, te lo regalo io...... Nanda, ma che stronzata ? Faccio ilsenzatetto col cellulare?Allora come facciamo, chiami tu?S, chiamo io.No, tu non chiami.

    Non chiamo no, Nandina, non chiamo. Etogliti quella lacrima dalla guancia, perdio!

    ... E chi piange?! Rido. Lo vedi che rido, Piz-zangrillo?

    Non mi chiamare Pizzangrillo! Se mi chiamiPizzangrillo mi attacco alle tue gonne, e cimuoio, addosso a te!Non t'alzare, resta. Vado sola, c' il sole.Che sole c', Nandina? Dimmelo! Che solec'?! Te ne vai, verso il tuo capolinea,attraversi la strada, scompari dietro un muro di

    autobus. C' un uccello fermo. Guardo lui. Conuna zampa si gratta l'ala. Lo guardo per nonpensare a te, alle tue gambe che vanno, alla tuaschiena, per non pensare che siamo nati dalla

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    stessa pancia, cresciuti nello stesso brodo, enon giusto che te ne vai dentro un autobus,non giusto che siamo diventati vecchi.Voglio un maritozzo con la panna, Nanda! E

    appresso mi ci mangio le tue mani. Voglio ituoi baci, quegli strattoni per strada: Muoviti,Pizzangrillo! A che pensi?.Ora lo so a cosa pensavo, Nanda. Pensavo cheun giorno sarebbe successo cos, e non volevo.Per questo mi fermavo in mezzo alla strada,

    per fermarti, scema.Ma resta, sai, qualcosa resta, in quest'aria da-vanti a noi, tra queste gambe che ci passano

    davanti come pensieri. Ti sembra che finito, finito tutto, t'hanno pure fregato le scarpe, idocumenti, che quando arrivi sulla strada seicarne alluvionata... Poi viene lo strano, unamattina ti svegli e t'accorgi che un po' di vita ti tornata dentro, magari dal buco di un sogno,o dal buco di una bottiglia. Ti scacci unamosca dalla fronte, che fino a un attimo primala lasciavi stare. Apri gli occhi e sei neo-nato,nel basso, nella merda, ma sei neo-nato. Equesta vita qua la rispetti pi dell'altra. Sei pic-colo, bisognoso, ma gi sapiente. Non tifregano pi con il superfluo, con i fuochid'artificio. Hai in mano un nocciolo di pesca,chiudi il pugno, tutto quello che ti serve.Hanno messo il grido d'angoscia in citt, cisono troppi uccelli, troppa merda. La gente silamenta per il puzzo, cos il Comune ha messoil grido d'angoscia, esce dagli altoparlanti

    attaccati agli alberi. Adesso non ci sono piuccelli, non c' pi merda, non c' pi puzza.C' il grido d'angoscia. (Fa un urloagghiacciante simile a un furioso muggito.)

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    T'ho visto Cormorano, affacciato alla finestra,gridavi: No, l'angoscia, no! Ridateci lamerda! Ridateci la merda!.Stasera s, stasera vado al diurno e mi faccio la

    doccia. Mi scortico d'acqua bollente, ne hovoglia. E se trovo Simonetta, quella col culobasso che ci pulisce tutti i gradini della scalamobile, quando le do indietro l'asciugamano selei non lo butta subito nel secchio ma se lotiene vicino, l'asciugamano dove mi sonoasciugato io... la invito a mangiare un gelato daMcDonald's. Magari ci viene. Magari mi da un

    bacio.

    Si allontana abbaiando allegramente, come uncane che fa le feste.