Mastelloni - I'M MAGAZINE · 2020. 12. 8. · Ti presento Mastelloni Riflessioni e amarezze...

2
Ti presento Mastelloni Ti presento Mastelloni Ti presento Mastelloni Riflessioni e amarezze d’artista. La giornalista Cecilia Donadio incontra, ascolta e racconta l’amico Leopoldo Mastelloni Riflessioni e amarezze d’artista. La giornalista Cecilia Donadio incontra, ascolta e racconta l’amico Leopoldo Mastelloni Leopoldo Mastelloni. Nato a Napoli il 12 luglio 1945. Ha debuttato a Napoli al Teatro Esse nel 1965. Negli anni 70 è stato notato dal maestro del varietà televisivo,Antonello Falqui, che lo ha voluto per lo spettacolo in sei puntate “Bambole, non c’è una lira!” insieme a Loredana Bertè e Christian De Sica. Ha recitato in teatro con Viviani, Eduardo e Patroni Griffi; al cinema con Squitieri, Dario Argento e Pasquale Festa Campanile I’M made in Naples di Cecilia Donadio foto di Barbara Gallozzi

Transcript of Mastelloni - I'M MAGAZINE · 2020. 12. 8. · Ti presento Mastelloni Riflessioni e amarezze...

Page 1: Mastelloni - I'M MAGAZINE · 2020. 12. 8. · Ti presento Mastelloni Riflessioni e amarezze d’artista. La giornalista Cecilia Donadio incontra, ascolta e racconta l’amico Leopoldo

Ti presentoMastelloniTi presento

MastelloniTi presento

MastelloniRiflessioni e amarezze d’artista. La giornalista

Cecilia Donadio incontra, ascoltae racconta l’amico Leopoldo Mastelloni

Riflessioni e amarezze d’artista. La giornalistaCecilia Donadio incontra, ascolta

e racconta l’amico Leopoldo Mastelloni

Leopoldo Mastelloni. Nato aNapoli il 12 luglio 1945. Hadebuttato a Napoli al Teatro Essenel 1965. Negli anni 70 è statonotato dal maestro del varietàtelevisivo, Antonello Falqui, che lo havoluto per lo spettacolo in seipuntate “Bambole, non c’è una lira!”insieme a Loredana Bertè eChristian De Sica. Ha recitato inteatro con Viviani, Eduardo e PatroniGriffi; al cinema con Squitieri, DarioArgento e Pasquale Festa Campanile

I’Mmade in Naples

di Cecilia Donadio foto di Barbara Gallozzi

Page 2: Mastelloni - I'M MAGAZINE · 2020. 12. 8. · Ti presento Mastelloni Riflessioni e amarezze d’artista. La giornalista Cecilia Donadio incontra, ascolta e racconta l’amico Leopoldo

Seguo sempre la scia del suo profumo. È unatraccia che cambia di volta in volta. Ma sevuoi trovare Leopoldo lo devi prima sentire.

Una nuvola di Piguet, un’annusata di Patou, unsentore di Floris. Anche ora che ci siamo ritrovatiin una Positano fuori stagione, a scambiarci ri-cordi e amarezze sulla Spiaggia Grande libera dalettini e turisti, sento il rumore del mare e Ba-ghari, a fragrance to captivate hearts recita lapubblicità. E Leopoldo a catturare i cuori dei suoiamici è sempre stato un maestro. Perciò quandoI’M mi ha chiesto di realizzare un’intervista conlui ho risposto di no. Il mio rapporto con Leopoldova aldilà dello schema domanda/risposta. A mepiace ascoltarlo. Mi piacciono i suoi racconti sor-prendenti conditi da un’irriverente ironia, la suacapacità di dirsi la verità con una freddezza gla-ciale, la conferma che essere controcorrente perMastelloni non è un vezzo ma un’irrinunciabilecoerenza. E anche stavolta riesce a spiazzarmi.“Vendo. Vendo tutto il mio passato. I costumi discena, i copioni, le foto autografate, i libri. Ti ri-cordi quello con la dedica di Fellini e della Masinache ti ho fatto vedere a Roma?”. Annuisco. “E iltesto di Cammurriata con le annotazioni di Pa-troni Griffi te lo ricordi?”. Annuisco di nuovo.“Pal-lida e fosca l’immagine di Mastelloni per questiversi insolenti in una lingua napoletana moltopiù alta e non svilita dall’uso del dialetto” mi re-cita a memoria Leopoldo ricordando le parole diPeppino su Cammurriata, scritta per lui. “Via. Via tutto - mi ribadisce - Si, anche il vestitocon seicento falpalà della spagnola Limon Limo-nero che ti faceva morire dal ridere. E i miei cap-potti, i miei smoking, gli stivali….”.Mi viene in mente la sua bulimia per l’abbiglia-mento. Armadi a muro carichi di sete e cachemiregriffati, messi una volta e magari poi dati in donoall’amico freddoloso o alla stiratrice di scena. Ioho ancora un folle pantalone elasticizzato e ze-brato di pajellettes, a zampa d’elefante, regala-tomi dopo uno spettacolo a Milano e pagato unafortuna. “Tu te lo metti sicuro” mi disse ridendo.Generoso, sempre.“Faccio una vendita all’asta. Recupero spazio esoldi. A 67 anni, dopo aver pagato le tasse perquasi cinquant’anni di lavoro, mi ritrovo con unapensione di 800 euro. Devo lasciare la casa diRoma, trovarne una più piccola e meno cara. Poimagari mi metto a lavorare in un negozio, che so,direttore da Armani”. “Con tutti i soldi che negli anni hai posato nellecasse di Armani un negozio te lo dovrebbero re-galare” dico ridendo. Ma mi rendo conto che lui èserio. E il liberare da indumenti e ricordi gli ar-

madi e i bauli teatrali è un metaforico atto di ri-bellione. Dalla spiaggia ce ne saliamo pian piano a puntaReginella, passiamo davanti al ristorante dovenegli anni ‘60 c’era il Quick Silver. In quel localeLeopoldo presentò i primi spettacoli: “ I costumime li cucivo da solo e le scene nemmeno esiste-vano. Giocavamo con gli effetti di luce”. Nascevacosì l’efebo in calzamaglia nera, come avrebberoscritto di lì a poco i critici entusiasti. Per il teatroitaliano era una rivoluzione.

“La gente è spaventata da chi ha un passato in-gombrante come il mio. Oggi vince la superficia-lità non conta il valore dell’artista. Per me non c’èpiù spazio nel teatro perché dopo tanti anni il miomestiere non lo voglio lordare. Ti piace questa pa-rola? Lordare! La trovo perfetta”.Lordo mi sembra proprio brutto, per la verità. So-prattutto se lo immagino aggettivo di una car-riera straordinariamente pulita e risplendente.

Che ha attraversato con la stessa autoironica ge-nialità il teatro, con Viviani, Eduardo, PatroniGriffi; il cinema, con Squitieri, Dario Argento, Pa-squale Festa Campanile; la televisione, dagliesordi con “Bambole non c’è una lira” di AntonelloFalqui a “Via Teulada 66” al fianco della Goggi,la trasmissione Rai dello sdoganamento dopo labeffa della bestemmia in diretta, nell’84, che peranni, nonostante l’assoluzione, lo cancellò dai pa-linsesti. E poi la musica. Reinventata ogni volta.Mina o Dalida, Marlene o Edith Piaf, i classici na-poletani o le hit neo – melodiche, diventati “altro”grazie alle sue interpretazioni. Le più amate leha raccolte in 4 CD. Li ha chiamati “87 amori”.Sul suo profilo di Facebook sono decine le can-zoni/amori, postate insieme ad un archivio entu-siasmante: filmati e foto con Monica Vitti e LinaWertmuller, al City Hall di Napoli con Warhol eBeuys, in palcoscenico a New York cantando“New York New York” in napoletano, ineditaButterfly per Rete 4, Drag Queen per il Muccas-

sassina. Una pagina personale meglio di qua-lunque biografia. “Penso di aver dato presti-

gio alla mia città, l’ho portata nel mondo,scrollandole di dosso oleografie e luoghi co-muni. Oggi, non dal pubblico che miadora, ma dai teatranti, dai direttori ar-tistici, sono emarginato”.Dopo uno shopping obbligato di linibianchi da Pepito’s e Brunella,“ormai per l’estate mi bastano que-sti” dice soddisfatto, arriviamo algarage dove abbiamo parcheggiatol’auto cantando “Ambiguità” il suobrano, sigla tv della trasmissione“Di tasca nostra”, che nell’81 scalòla Hit Parade: “…E a me che mene ‘mporta, a te che te ne ‘mporta,a nuje ca ce ne ‘mporta, ‘e tasca no-stra sempre nuje amma pavà…”. Ilsole scompare dietro la punta di

Praiano. “Ho pagato caro e ho pagatotutto” mi dice mentre torniamo a

casa. A Napoli.

La gente è spaventata da chi ha un passato ingombrantecome il mio. Oggi vince la superficialità non conta il valore

dell’artista. Per me non c’è più spazio nel teatro perchédopo tanti anni il mio mestiere non lo voglio lordare.Ti piace questa parola? Lordare! La trovo perfetta...

“ “.