Massoneria i nomi dei magistrati dalla a alla zeta e rettifiche 2010

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5 COMMENTI Terracina Social Forum Sito Pubblico del Social Forum di Terracina M assoneria – i magistrati dalla a alla zeta 8 gennaio 2010 SCRITTO DA SUPERMARCO Dal sito Internet www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=249 (http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=249) MASSONERIA – I MAGISTRATI DALLA A ALLA ZETA di Rita Pennarola (pubblicato il 7 gennaio 2010) Può un magistrato venir meno al vincolo di fedeltà giurato, pena la morte, per entrare in massoneria? E quali prove possono addurre quei giudici o PM che affermano di esserne usciti? Qui sentiamo alcuni esperti e passiamo in rassegna le carriere di tante toghe che sicuramente quel patto di sangue lo avevano sottoscritto. Molti sono ancora in servizio. E rivestono ruoli apicali. Gli italiani lo hanno capito da tempo, a reggere davvero le sorti del Paese non sono né le banche né le istituzioni democratiche e nemmeno la magistratura: sono i massoni – regolari o, quasi sempre, appartenenti a logge coperte – che proprio in quei tre ambiti sono capillarmente infiltrati. A confermare questa consapevolezza arriva, da ultimo, il sondaggio lanciato sul sito della Voce, al quale hanno partecipato 466 lettori: un piccolo ma significativo campione, secondo il quale (56,8%) sono sempre loro, i confratelli, a detenere saldamente le leve del potere. E tutto attraverso quel vincolo di segretezza che, dopo l’iniziazione, si può cancellare solo con la morte.

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5 COMMENTI

Terracina Social Forum

Sito Pubblico del Social Forum di Terracina

Massoneria – i magistrati dalla a alla zeta

8 gennaio 2010SCRITTO DA SUPERMARCO

Dal sito Internet www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=249(http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=249)

MASSONERIA – I MAGISTRATI DALLA A ALLA ZETA

di Rita Pennarola (pubblicato il 7 gennaio 2010)

Può un magistrato venir meno al vincolo di fedeltà giurato, pena la morte, per entrare inmassoneria? E quali prove possono addurre quei giudici o PM che affermano di esserne usciti?Qui sentiamo alcuni esperti e passiamo in rassegna le carriere di tante toghe che sicuramentequel patto di sangue lo avevano sottoscritto. Molti sono ancora in servizio. E rivestono ruoliapicali.

Gli italiani lo hanno capito da tempo, a reggere davvero le sorti del Paese non sono né lebanche né le istituzioni democratiche e nemmeno la magistratura: sono i massoni – regolari o,quasi sempre, appartenenti a logge coperte – che proprio in quei tre ambiti sono capillarmenteinfiltrati. A confermare questa consapevolezza arriva, da ultimo, il sondaggio lanciato sul sitodella Voce, al quale hanno partecipato 466 lettori: un piccolo ma significativo campione,secondo il quale (56,8%) sono sempre loro, i confratelli, a detenere saldamente le leve delpotere. E tutto attraverso quel vincolo di segretezza che, dopo l’iniziazione, si può cancellaresolo con la morte.

Lo dicono, chiaro e tondo, le parole stesse del giuramento: «prometto e giuro di non palesare

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Lo dicono, chiaro e tondo, le parole stesse del giuramento: «prometto e giuro di non palesaregiammai i segreti della Massoneria, di non far conoscere ad alcuno ciò che mi verrà svelato,sotto pena di aver tagliata la gola, strappato il cuore e la lingua, le viscere lacere, fatto il miocorpo cadavere e in pezzi, indi bruciato e ridotto in polvere, questa sparsa al vento per esecratamemoria di infamia eterna. Prometto e giuro di prestare aiuto e assistenza a tutti i fratelli liberimuratori su tutta la superficie della terra».

Chiaro, no? Come la mettiamo, allora, con quei confratelli che rivestono ruoli apicali in settorinei quali è richiesta la loro facoltà decisionale? Basta insomma, per fare un esempio, chequalche magistrato se la cavi dicendo frasi del tipo «La massoneria? Io l’ho lasciata datempo…», senza poterlo in alcun modo provare? E come si comporterà se l’imputato – o, piùspesso, l’avvocato di quest’ultimo – è un grembiulino come lui?

Cominciamo dal primo quesito. Giuseppe De Lutiis, uno fra i più autorevoli studiosi dieversione e di poteri occulti, consulente di numerose Procure della Repubblica, non ha dubbi:«dalla Massoneria si esce solo nel caso in cui si venga espulsi. Altrimenti si rimane “in sonno”,una condizione comunque revocabile in qualsiasi momento». Aggiunge un altro consulente,più volte fin dagli anni ‘80 al fianco dei PM in indagini sulle Logge segrete: «accade con unacerta frequenza che un massone in sonno decida di rientrare tra i confratelli attivi, ancheperché spesso la scelta dell’“assonnamento” è dovuta all’assunzione di cariche pubbliche. Ilsuo ritorno viene vissuto come una festa: non solo non occorre rifare tutti i complessi ritualidell’iniziazione, ma spesso riceve in dono il passaggio ad un grado superiore rispetto a quelloche aveva lasciato. Questo indica che dalla massoneria non ci si può “dimettere”: loro lo vivonocome un battesimo, che non prevede alcuna possibilità di “sbattezzarsi”».

Tutto ciò riguarda le Logge regolari, con tanto di elenchi depositati, mentre sulle eventuali“norme” vigenti fra i massoni coperti non è possibile azzardare ipotesi. Di sicuro, il giuramentonon viene meno né potrà essere mai svelata l’identità dei confratelli. Quali siano le “punizioni”per chi trasgredisce, si può a questo punto solo immaginarlo.

È sulla base di questa premessa che siamo andati a cercare chi sono, dove sono ora e cosa fannoalcuni magistrati sulla cui originaria affiliazione massonica non ci sono dubbi. I 37 nomi chequi di seguito proponiamo, infatti, sono presi per buona parte dagli unici elenchi (comprensividelle Logge coperte) che siano mai venuti alla luce: quelli sequestrati nel ‘92 dall’alloraprocuratore capo di Palmi Agostino Cordova. Altri nomi li abbiamo invece ricavati dall’elencoufficiale dei massoni pubblicato nel 2008 dalla Voce, che non include la consistente fascia di vipaffiliati ad obbedienze cosiddette “non regolari”, ma assai più potenti e generalmentericonosciute da Logge estere.

Sulla cima della piramide ci sarebbe in questo periodo, per fare un esempio, la “Gran LoggiaItaliana Massonica”, i cui adepti, che si definiscono «un gruppo di Fratelli Massoni provenientida varie Obbedienze, (G.O.I., Piazza del Gesù, Gran Loggia Regolare d’Italia, Gran LoggiaMassonica Italiana, Logge di San Giovanni, Gran Loggia della Repubblica di San Marino)»,adducono a fondamento della loro scelta la risibile motivazione di poter affiliare anche leesponenti del gentil sesso (facoltà ampiamente prevista da una delle due principali obbedienzeregolari, vale a dire la Gran Loggia d’Italia di Palazzo Vitelleschi).

Fondata ad Arezzo nel marzo 2002, la nuova compagine non poteva che essere benedetta daLicio Gelli in persona. Nessun problema, se non fosse per un piccolo particolare venuto a gallain un articolo della Nazione di fine 2006: la donazione fatta dal venerabile e dai suoi confratelli

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ai poveri del Sacro Cuore di Arezzo. Racconta al quotidiano il parroco, don Angelo Chiasserini:«Quello che valuto è la finalità dell’iniziativa, che è di beneficenza. È stato Tiberio Terzuoli,gran maestro della Serenissima Gran Loggia Nazionale, a contattarmi, spiegandomisuccessivamente che all’iniziativa avevano contribuito anche Gelli e Giuseppe Sabato, sovranodella Gran Loggia Massonica Italiana». Che di lì a poco si sarebbe invece ribattezzata GranLoggia Italiana Massonica.

Ma chi è Giuseppe Sabato il “sovrano”? Non sarà per caso lo stesso rampante manager diBanca Esperia, la holding finanziaria che fa capo a Silvio Berlusconi? Impossibile affermarlocon certezza, visto il segreto assoluto che vige nella neo-Loggia aretina. Di sicuro, però, oggi adominar la scena sotto i cappucci sono i maghi dell’alta finanza. Come accade a Napoli, dovedominus incontrastato della Loggia Bovio è il commercialista Giovanni Esposito, assurtonell’olimpo supermassonico dell’Arco Reale, rito di York. «Il baricentro – dice ancora il nostroesperto – ai livelli medio-alti si sta spostando dalle Logge coperte a queste consorterie nonriconosciute dalle obbedienze tradizionali, ma gemellate con compagini estere come la LoggiaMontecarlo, che ha sede nel Principato di Monaco».

Se questi sono ora gli assetti finanziari “globalizzati” dei confratelli, non meno interessantesarebbe definire quali e quanti magistrati vestono oggi il grembiule sotto la toga. Missionequasi impossibile, dal momento che a scoprire le carte dovrebbero essere i loro stessi colleghi,come in perfetto isolamento fece Cordova nel ‘92 e come, intorno al 2000, aveva provato a farea Napoli un altro PM-coraggio, Luigi De Ficchy, attuale procuratore capo a Tivoli e all’epocaimpegnato nell’inchiesta sulla Loggia deviata Spinello, naufragata nelle nebbie della Procuracapitolina. Mentre i circa mille faldoni dell’inchiesta Cordova marciscono ancora neisotterranei di piazzale Clodio, a Roma.

Eppure, provando a scorrere le carriere delle toghe messe a nudo dal mastino di Palmi, piùqualche nome venuto fuori in elenchi recenti, le sorprese non mancano. Ecco allora qui diseguito, in ordine alfabetico, alcuni esempi significativi fra i tanti magistrati che avevanogiurato fedeltà alla massoneria.

ABBADESSA Lorenzo – Classe 1939, nato a Napoli (dove gli Abbadessa sono conosciuti comeinfluente famiglia di medici), dal 2006 si è iscritto all’albo degli avvocati e risulta avere lostudio a Soverato, perla costiera della provincia di Catanzaro. Con la qualifica di “Magistrato”lo si ritrova invece negli elenchi dei massoni aggiornati a tutto dicembre 2007 e pubblicati dallaVoce nel 2008. Lorenzo Abbadessa è attualmente responsabile, proprio a Catanzaro, dellaProcura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello, in via Falcone e Borsellino.

ALIBRANDI Tommaso – Nato a Roma l’8 agosto del 1933, è iscritto negli elenchi ufficiali dellamassoneria aggiornati a tutto il 2007 con la qualifica di “Magistrato al Consiglio di Stato”.Negli anni ‘90 era stato invece attivo presso la Corte dei Conti. Nel ‘93 il suo nome è fra gliindagati nell’ambito dell’inchiesta sulla telefonia dal PM della capitale Guglielmo Muntoni(giudice Maria Cordova) insieme – fra gli altri – a Carlo De Benedetti, al costruttore MarioLodigiani e all’ex ministro Paolo Cirino Pomicino. In quegli anni Alibrandi era stato capodell’ufficio legislativo del Ministero dei Beni Culturali, presidente del TAR della Val D’Aostanonché ex “uomo ombra” dell’allora ministro repubblicano delle Poste Oscar Mammì. Diprovata fede PRI è anche Alibrandi (già senatore del partito di Giorgio La Malfa), che nel 2003ritroviamo in pista fra i promotori della resuscitata Voce Repubblicana. Dal 2008 esercita laprofessione di conciliatore bancario.

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ARIOTI Alfredo – Un Alfredo Arioti nato a novembre del 1941 compare con la dicituraesplicita di “magistrato” negli elenchi ufficiali degli iscritti alla massoneria di Perugia a tuttodicembre 2007. Si tratta dello stesso Alfredo Arioti Branciforti presente nell’organico dellamagistratura italiana come “nato a Palermo il 26 novembre 1941”. Il che risulta fra l’altro dalsuo curriculum pubblicato da E-Campus, formazione universitaria a distanza, nel quale vienespecificato che «dopo essere stato uditore presso la Procura della Repubblica ed il Tribunale diRoma, veniva nominato pretore in Valle D’Aosta a Donnaz». Nel 1969 «si trasferiva a Perugia,dove svolgeva le funzioni di sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale». Dal1981 Arioti è «sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Perugia. In talifunzioni esplicava numerose e delicatissime inchieste anche nei confronti di varieorganizzazioni terroristiche quali Brigate Rosse, NAR, Prima Linea, Ordine Nuovo, talchésubiva un attentato terroristico, perpetrato da una organizzazione eversiva, concretizzatosi inesplosioni di colpi di arma da fuoco nei confronti della sua abitazione».

Al CSM Arioti aveva dichiarato di essersi allontanato dalla Massoneria fin dal 1992, dopo cheper ben due volte l’organo di autogoverno lo aveva dichiarato non idoneo a funzioni superioriproprio a causa di quella affiliazione, che gli aveva fra l’altro fatto meritare consistentiavanzamenti all’interno del sodalizio muratorio. Ne dava notizia, nel 2004, il bollettino diMagistratura Democratica, senza peraltro precisare quali prove avesse addotto il magistrato ariprova del suo allontanamento dalla massoneria, visto che il nome compare ancora neglielenchi 2007. Di Alfredo Arioti si sono comunque più recentemente occupate le cronache locali.È accaduto nel 2008, quando il coordinatore PdL Fabrizio Cicchitto (piduista) lo voleva comecandidato a sindaco di Perugia; poi il diretto interessato preferì restare in magistratura – ciinforma la Nazione il 19 novembre – e non se ne fece nulla.

ARMANI Giuseppe – Classe 1937, nato a Reggio Emilia, Armani è ancora presente in quanto“Magistrato” negli elenchi degli affiliati 2007, benché abbia da tempo lasciato la toga. Il suonome venne alla luce già col sequestro Cordova nei primi anni ‘90 insieme a quelli di unaventina fra giudici, pretori e pubblici ministeri, tutti poi sottoposti al giudizio del CSM.Dedicatosi in seguito prevalentemente agli studi giuridici, Armani è autore di libri sullaCostituzione in uso negli istituti superiori. Nel 2006 ha pubblicato a Bologna un volume nelquale vagheggia l’idea di un’Italia laica e liberale.

CASOLI Giorgio – Compare negli elenchi 2007 pure Giorgio Casoli di Perugia, nato il 12settembre del 1928. Anche il suo nome era rimbalzato alle cronache (e al Consiglio Superioredella Magistratura) dopo i sequestri del ‘92. Intrapresa la carriera come pretore ad Assisi e aPerugia, è a Milano come giudice di Corte d’Appello negli anni del terrorismo; passa poi inCassazione dove diventa presidente di sezione. Di qui comincia anche la carriera politica:sindaco di Perugia dall’80 all’87, lo stesso anno entra a Palazzo Madama col PSI, dove siedenella giunta delle immunità parlamentari e nella commissione giustizia; sarà poisottosegretario alle Poste nel governo presieduto da Giuliano Amato. Casoli torna alla ribaltanel 1996, quando conferma ai PM milanesi molte delle accuse lanciate dalla superteste StefaniaAriosto, cui è legato da antica amicizia. Soprannominato dagli amici “il Pertini dell’Umbria”, èconsiderato oggi in area PD, dopo l’avvicinamento di qualche anno fa al Partito Popolare.

D’AGOSTINO Luciano – La sua affiliazione esplode come una bomba nel ‘92, quando ilnapoletano D’Agostino, classe 1955, è PM a Locri. «Sono sconcertato – dichiara ai giornali –queste fughe di notizie sono inammissibili». Il vero problema era che il suo nome comparivanegli elenchi di una Loggia coperta, la Luigi Ferrer del capoluogo partenopeo. Anche nel caso

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di D’Agostino assistiamo alle affermazioni – peraltro senza prove – su una presunta uscitadalla massoneria, proprio come si fa per dimettersi da un Cral: «prima di prendere servizio aLamezia Terme avevo scritto alla loggia Luigi Ferrer di Napoli, regolare del Grande Oriented’Italia, per segnalare che ritenevo l’esercizio di funzioni giurisdizionali non compatibile conl’appartenenza alla massoneria. Da allora non ho avuto alcun rapporto con i massoni». Basta laparola. Sapeva che era una Loggia coperta?, gli chiede il cronista del Corriere della Sera. E lui:«Un grande oratore del GOI ha detto che è una loggia coperta. Nel breve periodo in cui ne hofatto parte, non lo era». Non riesce a convincere il CSM, che nel ‘95 gli infligge una sanzionedisciplinare, dichiarando che l’appartenenza alla massoneria è lesiva dell’imparzialitàdell’ordine giudiziario. Fino a inizio anni 2000 D’Agostino è sostituto procuratore a Catanzaro(dove si occupa, fra l’altro, della delicata questione del testimone di giustizia Pino Masciari),nel 2002 passa alle sezioni giudicanti dello stesso Tribunale. Dal 2007 è tornato a Locri, doveattualmente è giudice per l’udienza preliminare. Nel frattempo era stato alle prese comeimputato in un procedimento penale dinanzi al Tribunale di Salerno. L’accusa (condanna inprimo grado per peculato e assoluzione in appello) riguardava l’affidamento ad una dittadell’incarico di eseguire intercettazioni telefoniche, quando D’Agostino era in servizio allaDDA di Catanzaro.

DI BLASI Salvatore – Attualmente giudice al Tribunale civile di Milano, Di Blasi era fra letoghe iscritte alla massoneria dell’elenco Cordova. Nel 2001 aveva assunto anche il delicatoincarico di presidente di sezione in seno alla Commissione Tributaria della Lombardia. Inquesto periodo il giudice Di Blasi si sta occupando invece della vicenda INNSE, la fabbricamilanese del legno a rischio chiusura.

FRANCIOSI Nicolò – Anche lui presente negli elenchi Cordova del lontano ‘92, oggi il giudiceFranciosi, napoletano, classe 1942, è consigliere della Corte d’Appello a Milano. Nel 2003 faparte della terna giudicante che respinge la richiesta avanzata dai legali di Cesare Previti diricusazione dei giudici nel processo IMI-SIR. Turbolente le vicissitudini del giudice Franciosidinanzi al CSM per quell’antica affiliazione: dopo la sanzione disciplinare fa ricorso alla CorteEuropea dei Diritti dell’Uomo. Strasburgo condanna al risarcimento in favore di Franciosi nonil CSM ma lo Stato italiano, reo di scarsa chiarezza sulle norme che regolano l’appartenenzaalla massoneria nel caso di un magistrato. Il Consiglio Superiore, però, nel 2002 respinge larichiesta avanzata da Franciosi di revisione della sentenza di sanzione e, due anni dopo, diceno anche all’inserimento della sentenza europea nel suo fascicolo personale.

LA SERRA Renato – Ecco un magistrato-confratello di cui si sono praticamente perse le tracce.Le ultime notizie che lo riguardano risalgono al 1998 quando, nell’ambito dell’inchiesta a caricodell’ex procuratore generale di Roma Vittorio Mele e del ras della sanità pugliese FrancescoCavallari, vennero a galla i viaggi generosamente offerti dall’imprenditore agli amici in toga,compresa la leggendaria trasferta a Parigi cui prese parte anche l’allora pretore di Trani RenatoLa Serra. La sua affiliazione alle Logge, emersa negli elenchi Cordova del ‘92, gli era costata,due anni dopo, una sanzione disciplinare dinanzi al CSM.

MAESTRI Angelo Massimo – Classe 1944, originario della provincia milanese, è in servizio allaCorte d’Appello del Tribunale di Palermo. Un caso, il suo, analogo a quello di Nicolò Franciosi:dopo la scoperta dell’affiliazione attraverso il sequestro Cordova, riceve la sanzionedisciplinare dal CSM, che sarà confermata anche in Cassazione. Nel 2004 la Corte di Strasburgocondanna lo Stato italiano a risarcire Maestri con 10.000 euro. I problemi, nella carriera diMaestri, però, sono stati anche altri: il suo trasferimento da La Spezia (dove era stato per lunghi

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anni pretore) a Palermo, era stato infatti disposto nel 2001 dal CSM, che lo accusava di averricevuto fidi bancari di consistente importo senza garanzie. Situazione che, sommata allecontestazioni per la affiliazione massonica, non solo determinò il trasferimento, ma anche ladestinazione dell’ex pretore “ad un organo collegiale”.

MARSILI Mario – Carriera brillantissima per il genero del Venerabile Licio Gelli, del qualeaveva sposato la figlia Maria Grazia. Venuto allo scoperto come massone in sonno nella P2dopo il sequestro di Castiglion Fibocchi, il dottor Marsili si è gettato alle spalle l’onta di quelloscandalo, ottenendo perfino una promozione dal CSM (nell’89), fino a balzare nel ruolo apicaleche riveste oggi: sostituto procuratore generale al Tribunale di Roma. Una Procura del resto,quella di piazzale Clodio, che per anni aveva visto al vertice un altro piduista di fama, ilmassone Carmelo Spagnuolo.

Prima giudice istruttore ad Arezzo, poi alle sezioni giudicanti del Tribunale di Perugia, Marsiliebbe solo un piccolo incidente di percorso nell’84, quando fu sottoposto a procedimento penaledinanzi al Tribunale di Verona (per accuse relative alla sua carriera di piduista) e, per questo,gli fu sospeso lo stipendio. In seguito all’assoluzione, riprese la sua escalation nei ranghi dellagiustizia italiana. Tanto che furono affidate proprio a Marsili le indagini sull’eversione nera distampo neofascista, comprese quelle a carico di Mario Tuti e l’inchiesta sulla stragedell’Italicus. Come sono andate a finire, lo sappiamo.

MEZZATESTA Michele – No, non era un’affiliazione massonica qualsiasi, quella delmagistrato Michele Mezzatesta, nei primi anni ‘90 presidente del Tribunale fallimentare diPalermo. Perché alla stessa Loggia del capoluogo siciliano facevano capo anche fior di mafiosi(fra cui il “ragioniere” di Cosa Nostra Pino Mandalari e Salvatore Greco, fratello del “papa”Michele Greco), politici ed affaristi. “La pietra entra grezza ed esce levigata”, si leggevaall’ingresso di quel tempio, cui gli inquirenti erano arrivati seguendo le tracce di unnarcotrafficante agrigentino.

La questione si è riaperta in qualche modo nei mesi scorsi, dopo che i pubblici ministeri diCaltanissetta hanno chiesto all’AISI, attuale sancta sanctorum dei servizi segreti italiani, divisionare gli archivi sulla strage di Capaci. In compenso Mezzatesta non figura più nei ranghidella magistratura italiana.

MONDELLO Fabio – Consigliere di Corte d’Appello a Roma, dopo il clamore seguito alritrovamento del suo nome fra i massoni del sequestro Cordova, nel ‘96 Mondello finiscenuovamente nei guai a causa di un processo che lo vede imputato insieme all’allora presidentedi Cassazione Filippo Verde per aver usufruito di viaggi offerti dalla Canon ad alti esponentidel Ministero di via Arenula, dove i due magistrati avevano prestato servizio nei primi anni‘90. Il nome di Mondello rimbalzò contemporaneamente anche nell’ambito di un altro scottanteprocedimento, quello che vide coinvolto il gip della capitale Renato Squillante e l’avvocatoAttilio Pacifico. In seguito alla condanna in primo grado riportata a Perugia per la vicendaCanon, Mondello ha lasciato la magistratura.

MONTI David – Un caso davvero spinoso, quello di David Monti, il cui nome è legatoall’inchiesta, condotta quando era PM ad Aosta, denominata Phoney Money ed incentrata sutraffici internazionali che coinvolgevano massoni, alti prelati e pezzi dello Stato. Correva l’anno1996 e nessuno si ricordava più che il nome di David Monti era negli elenchi sequestrati daAgostino Cordova. Anche Monti, all’epoca, aveva fatto ricorso alla solita scusa: «la miaiscrizione alla massoneria? Una semplice curiosità giovanile». Sarebbe interessante sapere

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come ha fatto il magistrato (e con lui diversi altri colleghi) a cancellare il complesso ritualedell’affiliazione ma, soprattutto, a rinnegare il giuramento di sangue fatto dinanzi ai confratelli.Una bella letterina di dimissioni, come al circolo del golf? Di sicuro Monti ha proseguito senzaimpedimenti la sua carriera nell’ordinamento della magistratura italiana. Ed oggi è GIP aFirenze.

MONTI Mauro – Classe 1947, riveste attualmente l’alta carica di sostituto procuratore aggiuntoal Tribunale di Bologna, la città dove è nato. Dopo la scoperta del suo nome negli elenchisequestrati da Cordova, di Mauro Monti le cronache non si erano più occupate. Tornano a farload agosto 2009 quando, su richiesta dello stesso Monti, il Tribunale accoglie le istanze avanzatein appello dai difensori di Saverio Masellis e Francesco Cardamone, esponenti del clan deicasalesi accusati per aver gestito bische clandestine nel riminese. Risultato: per i due lasentenza di condanna è stata annullata e gli atti tornano al GUP.

NANNARONE Paolo – I problemi cominciano fin dall’83, perché il nome di Nannarone è giàlì, negli elenchi della Loggia Propaganda 2, insieme a quelli di altri magistrati. A differenza deicolleghi, Nannarone viene assolto dal CSM. E benché lo si ritrovi nuovamente negli elenchiCordova del ‘92, il magistrato continua la sua carriera senza problemi; quello stesso annopresiede al Tribunale di Perugia (dove ha svolto la gran parte della sua attività) la Corted’Appello che proscioglie il finanziere “a un passo da Dio” Pierfrancesco Pacini Battaglia,difeso dall’attuale parlamentare di AN Giulia Bongiorno. Nel ‘96 ritroviamo Nannarone a capodella Corte d’Assise chiamata a pronunciarsi sul delitto del giornalista Mino Pecorelli. Ritenutoincompatibile, sarà sostituito dal collega Giancarlo Orzella. Nel 2000, sempre a Perugia,pronuncia una storica sentenza: i clienti delle prostitute non sono punibili perfavoreggiamento. Classe 1939, lasciata la magistratura Nannarone è oggi nell’organigramma divertice della Banca Popolare di Cortona.

PINELLO Francesco – Classe 1932, presidente del Tribunale di sorveglianza di Palermo, nel2005 fa parlare di sé per il regime di semilibertà concesso al pluriomicida del Circeo AngeloIzzo, tanto che l’allora guardasigilli Roberto Castelli decise di inviare gli ispettori in Sicilia. Inprecedenza il nome di Pinello era balzato alle cronache negli elenchi massonici del ‘92, che glicostarono un procedimento disciplinare del CSM a suo carico.

PONE Domenico – In quegli elenchi del ‘92 c’era anche Domenico Pone: una cosa da pocorispetto alla scoperta, avvenuta nel lontano 1983, della sua contemporanea affiliazione alla P2,proprio mentre prestava servizio alla suprema Corte di Cassazione. Segretario, all’epoca, diMagistratura Indipendente, la corrente moderata delle toghe, Pone rappresenta uno fra ipochissimi casi di magistrati rimossi dall’ordinamento giudiziario per appartenenza allaLoggia fondata da Licio Gelli.

RESTIVO Nicola – È giudice per le indagini preliminari a Perugia, Nicola Restivo. Una delleultime operazioni che portano la sua firma risale a maggio 2009, quando convalida il sequestrodi biomasse trasportate illecitamente nelle campagne umbre. Nel 2007 un altro blitz, questavolta a carico di operatori assenteisti nella locale azienda ospedaliera. Nel ‘92, quando eraprocuratore capo a Perugia, il suo nome rimbalzò fra quelli dei massoni nelle liste Cordova. Ilche, come abbiamo visto, non ha intralciato la sua brillante carriera.

RINAUDO Antonio – Anche la iscrizione di Rinaudo alla massoneria viene a galla con glielenchi del ‘92. Attualmente in servizio a Torino (la città in cui è nato nel 1948) come pubblicoministero, si è recentemente occupato dell’ex giocatore della Juve Michele Padovano, sotto

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accusa per un presunto traffico di droga col Marocco. Nel 2006 le intercettazioni a carico diLuciano Moggi disposte dalla Procura partenopea portano alla luce la frequentazione assiduafra l’ex plenipotenziario del calcio italiano ed il PM Rinaudo, fra cene con signore e scambi diregali natalizi. Ai magistrati napoletani che lo interrogano sulla sua possibile affiliazione alleLogge, Moggi risponderà: «Massone io? Mai»…

ROMAGNOLI Riccardo – È in servizio al Tribunale civile di Roma il dottor Romagnoli, che agennaio dello scorso anno ha pronunciato una storica sentenza riguardante Poste Italiane. Nel1996, a seguito del ritrovamento del suo nome negli elenchi massonici del ‘92, a RiccardoRomagnoli il CSM inflisse la perdita di due anni d’anzianità. Il che scatenò la vibrata protestadel Grande Oriente d’Italia.

ROMANO Guido – È presidente del TAR della Calabria, il magistrato Guido Romano. La suaaffiliazione – il nome era presente negli elenchi del ‘92 – non ha dunque turbato una carrierapiena di soddisfazioni professionali. La decisione dell’allora guardasigilli Giovanni Conso dideferire al CSM i magistrati massoni, fra i quali Romano, fu aspramente criticata dal granmaestro Eraldo Ghinoi.

SALEMI Guido – Consigliere di Stato, giudice al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche ecomponente della Commissione Tributaria Centrale. Queste le attuali qualifiche di GuidoSalemi, che al Consiglio di Stato ha pronunciato nel corso degli anni numerose e rilevantisentenze. La sua iscrizione in massoneria venne alla luce con gli elenchi del ‘92.

SCARAFONI Stefano – Fra quelle carte c’era anche il nome di Stefano Scarafoni. Romano,classe 1961, all’epoca giudice al Tribunale di Tolmezzo, Scarafoni doveva essersi iscrittogiovanissimo alla massoneria. Oggi è in servizio come magistrato fra i più attivi alla sezionefallimentare del Tribunale di Tivoli.

SERGIO Ferdinando – Il suo nome – al pari di quelli dei colleghi Domenico Pone, GuidoRomano e Paolo Tonini – venne fuori in una lettera sequestrata nella villa di Licio Gelli inUruguay. Dalla missiva emergeva che il venerabile avrebbe finanziato con 25 milioni di vecchielire la campagna elettorale di quei quattro magistrati, quando nel ‘77 erano stati eletti ai verticidella ANM.

SERIANNI Vincenzo – Originario di Motta Santa Lucia, in provincia di Catanzaro, fino al 2001è stato presidente di Corte d’Appello a Milano. Presente negli elenchi del ‘92 (quandopresiedeva una sezione giudicante al Tribunale di Torino), l’anziano magistrato calabrese,classe 1929, risiede da anni nella zona di Casale Monferrato, dove frequenta il locale Rotary epresiede la Giunta esecutiva alla Camera di Commercio.

SPINA Antonio – Ad aprile ‘95 il CSM gli commina la sanzione disciplinare per l’affiliazionealla massoneria, venuta alla luce con gli elenchi del ‘92, mentre Spina esercitava la funzione dipretore a Sciacca, in Sicilia. Attualmente non risulta presente nei ranghi della magistratura.

TONINI Paolo – Il nome di Tonini era compreso nella lista dei magistrati trovata nella villasudamericana di Gelli (vedi Ferdinando Sergio). Da tempo Tonini è passato nei ranghiaccademici come docente di diritto processuale penale, che insegna all’Università di Firenze. Intale veste organizza incontri patrocinati dal CSM per la formazione e il tirocinio delle nuoveleve in magistratura.

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TRAPANESE Mario – A lungo presidente di sezione al Tribunale di Ancona, dopo ilritrovamento del suo nome negli elenchi del ‘92 fu deferito – insieme ai colleghi-confratelli –alla sezione disciplinare del CSM dall’allora ministro Conso. Origini napoletane, l’anzianomagistrato si dedica oggi, sempre ad Ancona, a sostenere le sorti di un’associazione benefica, laLega del Filo d’Oro.

VELLA Angelo – Ha fatto epoca, nel 1990, la decisione di Palazzo dei Marescialli, che avevabloccato la promozione di Vella a presidente di sezione del Tribunale felsineo per la suadichiarata appartenenza alla massoneria. Un parere che scatenò le ire di Francesco Cossiga. Nel1974 il giudice Vella si era occupato della strage dell’Italicus. In anni più recenti, almeno fino al2001, è stato membro della Corte di Cassazione.

VITALI Massimo – Era sostituto procuratore a Brescia ai tempi della strage di Piazza dellaLoggia e proprio a lui, insieme ad altri due colleghi, furono affidate le indagini su una tragicavicenda della quale ancor oggi si cerca una verità. La affiliazione di Vitali alla Massoneria verràalla luce solo con gli elenchi del ‘92. Cosa fa ora? Classe 1946, originario di Grosseto, Vitali è inservizio. Sempre a Brescia. Come consigliere di Corte d’Appello.

Una annotazione finale: diamo per scontato che tutti i magistrati qui elencati e le centinaia dicolleghi iscritti alla massoneria svolgano il loro lavoro con diligenza e professionalità. Quelloche il cittadino (vittima, imputato, parte offesa, imprenditore a rischio fallimento) ha il dirittodi sapere è che restano legati fino alla morte a quel giuramento. Che la massoneria non è ungioco di società dal quale si esce a piacimento. E che violare quel patto ha significato, per molti,perdere la vita.

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Commenti su: "Massoneria – i magistrati dalla a alla zeta" (5)

1. supermarco ha detto:26 gennaio 2010 alle 10:02

In questa inchiesta giornalistica si è verificato un caso di omonimia, per cui la persona

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In questa inchiesta giornalistica si è verificato un caso di omonimia, per cui la personacoinvolta ha chiesto una rettifica, che abbiamo pubblicato qui, scusandoci con l’interessato:http://terracinasocialforum.wordpress.com/2010/01/26/inchiesta-sui-giudici-massoni-c%e2%80%99e-un-caso-di-omonimia/.

2. supermarco ha detto:4 febbraio 2010 alle 09:36Si è verificato un altro caso di omonimia in questa inchiesta giornalista.Abbiamo pubblicato la rettifica qui:http://terracinasocialforum.wordpress.com/2010/02/04/un-altro-caso-di-omonimia-nell%e2%80%99inchiesta-sui-giudici-massoni/.Ci scusiamo con l’interessato.

3. Antonio ha detto:5 marzo 2010 alle 11:22Esperienza 30 anni circa, quasi massone,Vittima di un credito ipotecario,circa 5 mil. euro. Tribunale di Taranto = covo di Massoni –deviati circa % 90 – economia e giustizia nelle loro mani! Grandissime ingiustizie diavvocati anche contro proprio cliente. Dirigenti – Magistrati – Periti – sez. Fallimenticuratori fallimentari ,esecuzioni immobiliari ecc. ecc. Il sottoscritto 3 volte minacciato dimorte da due massoni – un massone condannato (1 mese e 100 euro di multa) e per questacondanna ridicola non ho dato corso alle altre.Il mio penalista mi ha ricordato “Fanno sul serio”.La famiglia mi ferma …. anche la paura !!! a chi rivolgermi??“ILLUMINATEMI” voi.

IMPRENDITORE 1941

4. carlo mauro ha detto:11 marzo 2010 alle 03:19E’ giunta l’ora di rivolgersi a figure istituzionali INTERNAZIONALI. (Corte di giustiziaEuropea)

5. Aigon ha detto:24 settembre 2010 alle 12:29Solidarizzo con te caro Antonio, in quanto mi sono imbattuto nella fratellanza e nei suoiintrecci e interessi, capitolando in tribunale. Non avrei mai immaginato che potesseroarrivare a tanto, ero ignorante in materia come lo ero nel diritto, e mai potevo supporre cheanche il mio legale fosse assoggettato alla confraternita, per questo motivo dovrestiassicurarti la non appartenenza del tuo legale e detta confraternita.L’unico a cui potresti rivolgerti per un consulto, secondo me, è l’avv. prof. PaoloFranceschettihttp://www.paolofranceschetti.blogspot.com [email protected]

Paolo Franceschetti 393.9520113 e 333.2888977

Solange Manfredi 393.7385632Auguri e solidarietà

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Inchiesta sui giudici massoni, c’è un caso di omonimia

26 gennaio 2010SCRITTO DA SUPERMARCO

Dal sito Internet www.lavocedellevoci.it (http://www.lavocedellevoci.it/) (pubblicato il 23gennaio 2010)

C’È UN CASO DI OMONIMIA

C’è un caso di omonimia nella nostra inchiesta di gennaio 2010 sui “Magistrati Massoni”. Aseguito della lettera che qui di seguito pubblichiamo integralmente, precisiamo che il dottorGuido Romano, attualmente consigliere di Stato e già presidente di sezione al TAR dellaCalabria, NON È l’omonimo magistrato ordinario Guido Romano il cui nome fu ritrovato,insieme a quelli di altri magistrati, fra le carte sequestrate nella villa di Licio Gelli in Uruguay.Il dottor Guido Romano consigliere di Stato, residente a Roma, non ha mai fatto parte dellamassoneria né, come ipotizzavamo nell’articolo, è mai passato dai ranghi della magistraturaordinaria a quelli della magistratura amministrativa, dal momento che ha prestato serviziosempre e solo nella magistratura amministrativa. Ce ne scusiamo col diretto interessato,pregando i colleghi dei siti Internet che avessero ripreso il nostro articolo di apportare al piùpresto – come già abbiamo fatto noi – la correzione e la rettifica.

OGGETTO: richiesta di smentita ai sensi e per gli effetti della legge n. 47 del 8 febbraio1948, nel testo vigente.

Lo scrivente Guido Romano, nato ad Aversa (Caserta) l’11 luglio 1945 e residente a Roma, viaNepi n. 28, nominato Giudice Amministrativo nel settembre 1984, quale vincitore di pubblicoconcorso, ha svolto le relative funzioni nei TT.AA.RR. della Lombardia, sede di Brescia,

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dell’Emilia Romagna, sede di Bologna, della Campania, sede di Napoli, del Lazio, sede diRoma, e della Calabria, sede di Catanzaro, nonché dal settembre 2007 presso il Consiglio diStato ove tuttora esercita le funzioni giurisdizionali.

Esso scrivente è venuto a conoscenza che nel n. 1 dell’anno 2010 della versione cartacea delmensile “La Voce delle Voci” appare, in copertina, a lettere cubitali, il titolo “MagistratiMassoni” ed all’interno è inserito articolo a firma del condirettore Rita Pennarola nel qualevengono elencati, in ordine alfabetico, i nomi di magistrati che, per affermazionedell’articolista, sarebbero affiliati alla massoneria.

In detto articolo è inserito il nome di “Romano Guido” che, essendo immediatamente seguitodalla precisazione “… è Presidente del TAR della Calabria…”, non può che riferirsi allapersona dello scrivente, tenuto conto che in tale sede giudiziaria amministrativa lo stessoscrivente ha prestato servizio per circa due anni, esercitando la funzione di Presidente dellaSeconda Sezione (e non anche di Presidente dell’intero TAR, come invece è affermatonell’articolo) e che nella storia del TAR Calabro nessun altro magistrato amministrativo, aventenome e cognome identico allo scrivente, vi ha mai prestato servizio fino ad oggi.

Peraltro, tale oggettivo, quanto falso, riferimento alla persona dello scrivente ha trovatoconferma anche nel fatto che numerosi colleghi, amici e conoscenti, specialmente nelle RegioniCampania e Calabria, hanno immediatamente manifestato allarme, incredulità e stupore per lanotizia appresa nella lettura dell’articolo in questione, pubblicato anche sul sito Internet della“Voce delle Voci” e ripreso da altri siti Internet quali, per quel che allo stato consta, “Facebook”e “Terracina Social Forum”.

Ciò premesso, lo scrivente precisa al riguardo, innanzi tutto, che:

1) non è stato mai affiliato alla massoneria (né coperta né scoperta) e non lo è tuttora;

2) non ha mai fatto parte della Magistratura Ordinaria, ma soltanto della (distinta e autonoma)Magistratura Amministrativa, nei cui ruoli è iscritto dal 1984 a seguito di pubblico concorso;

3) ha esercitato dal 1968 l’attività di “praticante procuratore legale”, prima di accedere, dal 16gennaio 1972, sempre a seguito di pubblico concorso, al ruolo dei “funzionari direttivi” delMinistero della Pubblica Istruzione, dal quale è, poi, transitato nella magistraturaamministrativa (TAR).

Contesta, conseguentemente, ad ogni effetto di legge, che il riferimento alla propria persona,così come operato nell’articolo in questione, quale iscritto nell’elenco dei magistrati massoni, ècertamente falsa ed è frutto del comportamento del tutto poco accorto e non diligentedell’autore dell’articolo predetto, tenuto conto che l’autrice non si è preoccupata,evidentemente, di operare alcuna verifica degli elementi utilizzati.

Infatti sarebbe stato sufficiente verificare se il nominativo “Guido Romano” – che si affermanello stesso articolo essere contenuto, come gli altri nominativi di magistrati, negli “… unitielenchi (comprensivi delle logge coperte) che siano mai venuti alla luce: quelli sequestrati nel’92 dall’allora Procuratore Capo di Palmi Agostino Cordova…” – fosse l’unico esistente neidistinti ruoli delle varie Magistrature, per cui non poteva non essere quello del magistratoamministrativo individuato nell’articolo in questione come “…Presidente del TAR dellaCalabria…”, ovvero esistesse nel 1977 (data riportata nella lettera ritrovata nella villa

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uruguaiana di Licio Gelli e riferita al presunto finanziamento per l’elezione della A.N.M.) enello stesso 1992 (data di redazione dei citati elenchi Cordova) altro magistrato ordinario con lostesso nome e cognome; sarebbe stato sufficiente, altresì, ricorrere a nozioni di comuneconoscenza quale la notoria distinzione dei magistrati amministrativi del TAR (quale loscrivente dal 1984 e nel 1992) dai magistrati ordinari (civili e penali), amministrati da distintiorgani di autogoverno (C.P.G.A. per i giudici amministrativi e C.S.M. per i magistrati ordinari).

Inoltre, l’autrice dell’articolo non si è evidentemente preoccupata neppure di leggere ilcontenuto complessivo del proprio scritto poiché, diversamente, si sarebbe resa conto che ilriferimento operato alla mia persona, attraverso lo specifico e qualificante richiamo allefunzioni di “…Presidente del TAR della Calabria…” contraddiceva, in maniera del tuttooggettiva, le altre notizie ed affermazioni contenute nello stesso articolo e cioè, sia il successivoriferimento, operato sempre nello stesso contesto descrittivo della mia persona, al fatto che “…la decisione dell’allora Guardasigilli Giovanni Conso di deferire al CSM i magistrati massoni,fra i quali Romano, fu aspramente criticata dal gran maestro Eraldo Ghinoi…”, essendonotoriamente competente il predetto Guardasigilli soltanto per i magistrati ordinari, e nonanche per quelli amministrativi, diversamente governati dal citato apposito organo diautonomia, sia l’affermazione, questa volta operata nel contesto del profilo descrittivo di altromagistrato ordinario citato dallo stesso articolista nell’elenco (Sergio Ferdinando), chequest’ultimo, “… al pari di quelli dei colleghi Domenico Pone, Guido Romano e Paolo Tonini…(omissis) … venne fuori in una lettera sequestrata nella villa di Licio Gelli in Uruguay. Dallamissiva emergeva che il venerabile avrebbe finanziato con 25 milioni di vecchie lire lacampagna elettorale di quei quattro magistrati quando nel ’77 erano stati eletti ai verticidell’ANM…”.

È evidente, in sintesi, che nel 1977 lo scrivente, in quanto funzionario direttivo dei ruoli delMinistero della Pubblica Istruzione, non apparteneva (come non ha mai appartenuto) allamagistratura ordinaria e, quindi, non poteva né candidarsi, né essere eletto nel direttivodell’Associazione Nazionale Magistrati, del quale ha, invece, fatto parte l’omonimo “…magistrato ordinario Guido Romano”, citato nella lettera ritrovata nella villa di Gelli inUruguay ed inserito negli elenchi “… sequestrati nel ’92 dall’allora Procuratore Capo di PalmiAgostino Cordova”.

Orbene, per tutto quanti sin qui precisato, lo scrivente chiede che venga, immediatamente,effettuata puntuale ed adeguata smentita – con le modalità prescritte dall’art. 8 della legge 8febbraio 1948, n. 47, nel testo vigente – della notizia contenuta nell’articolo di stampa inquestione, concernente la mia persona, con la quale dovrà essere chiarito, con tutte lenecessarie puntualizzazioni e senza alcuna possibilità di equivoco, che il nome del magistratoGuido Romano che appare nell’elenco riportato in detto articolo (pubblicato sia sul mensilecartaceo La Voce delle Voci n. 1 del 2010 e sia sul corrispondente sito Internetwww.lavocedellevoci.it (http://www.lavocedellevoci.it/)) non è in alcun modo riferibile aldottor Guido Romano, nato ad Aversa l’11 luglio 1945 e residente a Roma, via Nepi n. 28, giàPresidente della Seconda Sezione del TAR Calabria ed attuale Consigliere di Stato, trattandosiall’evidenza di caso di mera omonimia con altro magistrato ordinario.

Alla rettifica, così come impone la citata norma di legge, dovrà essere dato il dovuto risalto.Attraverso collocazione, caratteri e dimensioni grafiche eguali a quelli utilizzati per laredazione dell’articolo in questione, e dovrà essere pubblicata non soltanto nel numerocartaceo del mensile La Voce delle Voci di febbraio 2010, ma anche, ed immediatamente, sul

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sito Internet sopra indicato, con speciale avvertenza degli effetti della citata legge, risultandoesso, allo stato, certamente ripreso, come già segnalato più innanzi, da altri siti Internet quali“Facebook” e “Terracina Social Forum”.

Lo scrivente, infine, resta in attesa di un pronto riscontro che assicuri l’immediatapubblicazione della rettifica richiesta, salvo e riservato ogni altro diritto ed azione a tutela dellapropria dignità ed onorabilità.

Guido Romano

Roma, 20 gennaio 2010

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Un altro caso di omonimia nell’inchiesta sui giudici massoni

4 febbraio 2010SCRITTO DA SUPERMARCO

Dal sito Internet http://www.lavocedellevoci.it/news1.php?id=128(http://www.lavocedellevoci.it/news1.php?id=128)

UN ALTRO CASO DI OMONIMIA NELL’INCHIESTA SUI GIUDICI MASSONI

Il professor Paolo Tonini, docente di Procedura Penale, non è il magistrato iscritto allamassoneria negli anni ’90. Si tratta d’un caso di omonimia.

Riceviamo e pubblichiamo integralmente.

Mi chiamo Paolo Tonini, sono Professore ordinario di Diritto processuale penale pressol’Università di Firenze dal 1984; sono stato Assistente di ruolo di Procedura penale dal 1974 al1981 presso la medesima Università e Professore di ruolo presso l’Università di Cagliari dal1981 al 1983.

Sono venuto a conoscenza che nel n. 1 dell’anno 2010 della versione cartacea del mensile “LaVoce delle Voci” appare, in copertina, a lettere cubitali, il titolo “Magistrati Massoni” edall’interno è inserito un articolo a firma del condirettore Rita Pennarola, nel quale vengonoelencati, in ordine alfabetico, i nomi di magistrati che, per affermazione della articolista,sarebbero affiliati alla massoneria.

In detto articolo è inserito il nome di “Tonini Paolo” che, essendo seguito dalla precisazione“docente di Diritto processuale penale, che insegna all’Università di Firenze.”, non può cheriferirsi alla mia persona.

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Io risulto associato, in base a tale articolo, ad alcuni magistrati, dei quali si afferma quantosegue: “il suo nome (di Sergio Ferdinando) – al pari di quelli dei colleghi Domenico Pone,Guido Romano e Paolo Tonini – venne fuori in una lettera sequestrata nella villa di Licio Gelliin Uruguay. Dalla missiva emergeva che il venerabile avrebbe finanziato con 25 milioni divecchie lire la campagna elettorale di quei quattro magistrati, quando nel ’77 erano stati eletti aivertici della ANM”.

È falso il riferimento di tali fatti alla mia persona. Io preciso che:

1) non sono stato mai affiliato alla massoneria (né coperta né scoperta) e non lo sonoattualmente;

2) non ho mai fatto parte della Magistratura ordinaria;

3) sono stato Assistente ordinario dal 1973 al 1981, qualifica notoriamente incompatibile conogni altra funzione di ruolo e, quindi, anche con quella di magistrato ordinario.

Pertanto, è falso che io facessi parte dell’Associazione Nazionale Magistrati nel 1977.

È falso che io sia passato “da tempo (.) nei ranghi accademici come docente di Dirittoprocessuale penale”, in quanto sono stato sempre Docente di ruolo dal 1974 ad oggi.

Non corrisponde al vero che io attualmente organizzi “incontri patrocinati dal CSM per laformazione e il tirocinio delle nuove leve in magistratura”. In realtà, mi onoro di essere statonominato quale Componente del Comitato scientifico del CSM dal 2002 al 2005, ed in talequalità (di professore e non di magistrato) ho svolto, allora, quello che mi è stato attribuito nelsito come tuttora in essere.

È falso il riferimento alla mia persona, così come operato nell’articolo in questione, dellaiscrizione nell’elenco dei magistrati massoni.

Tutti i riferimenti operati nell’articolo, salvo la mia qualifica di “docente di Diritto processualepenale a Firenze”, sono falsi e sono il frutto del comportamento poco accorto e non diligentedell’autrice dell’articolo predetto, tenuto conto che l’autrice non si è preoccupata di operare laverifica di alcuno dei riferimenti che ha fatto. Infatti, sarebbe stato sufficiente verificare il miocurriculum vitae disponibile su Internet e reso noto nelle mie principali pubblicazioni ed i mieidati presso il Ministero dell’Istruzione, presso il CSM e presso l’Università di Firenze.

Orbene, per tutto quanto sin qui precisato, io chiedo che venga immediatamente effettuatapuntuale ed adeguata smentita – con le modalità prescritte dall’art. 8 della legge 8 febbraio1948, n. 47, nel testo vigente – della notizia contenuta nell’articolo di stampa in questione,concernente la mia persona.

Con la smentita dovrà essere chiarito, con tutte le necessarie puntualizzazioni e senza alcunapossibilità di equivoco, che il nome del magistrato Paolo Tonini, che appare nell’elencoriportato in detto articolo (pubblicato sia sul mensile cartaceo La Voce delle Voci n. 1 del 2010 esia sul corrispondente sito Internet www.lavocedellevoci.it (http://www.lavocedellevoci.it/))non è in alcun modo riferibile al Prof. Paolo Tonini, Docente universitario di Dirittoprocessuale penale dal 1974 ad oggi.

Alla pubblicazione della presente rettifica, così come impone la citata norma di legge, dovrà

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Alla pubblicazione della presente rettifica, così come impone la citata norma di legge, dovràessere dato il dovuto risalto, attraverso collocazione, caratteri e dimensioni grafiche eguali aquelli utilizzati per la redazione dell’articolo in questione; la rettifica dovrà essere pubblicatanon soltanto nel numero cartaceo del mensile La Voce delle Voci di febbraio 2010, ma anche, edimmediatamente, sul sito Internet sopra indicato, con speciale avvertenza degli effetti dellacitata legge, risultando esso, allo stato, ripreso da altri siti Internet quali “Facebook”,“Terracina Social Forum”, “Associazione antimafia ‘Antonino Caponnetto’ Regione Lazio” e“Giorgio Tonini”.

Resto in attesa di un pronto riscontro che assicuri la immediata pubblicazione della rettificarichiesta, salvo e riservato ogni altro diritto ed azione a tutela della mia dignità ed onorabilità.

Paolo Tonini

Firenze, 30 gennaio 2010.

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