Massimo L. Bianchi - Signatura Rerum. Segni, magia e conoscenza da Paracelso a Leibniz

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LESSICO INTELLETTUALE EUROPEO XLIII L essico I ntellettuale E uropeo MASSIMO LUIGI BIANCHI SIGNATURA RERUM SEGNI, MAGIA E CONOSCENZA DA PARACELSO A LEIBNIZ CENTRO DI STUDIO DEL C.N.R. Edizioni deU’Ateneo 0002607238

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  • L E SSIC O I N T E L L E T T U A L E E U R O P E O

    X L II IL e s s i c o I n t e l l e t t u a l e E u r o p e o

    M A SSIM O L U IG I B IA N C H I

    SIGNATURA RERUMSEGNI, MAGIA E CONOSCENZA

    DA PARACELSO A LEIBNIZ

    C E N T R O D I S T U D IO D E L C .N .R . Edizioni deUAteneo

    0 0 0 2 6 0 7 2 3 8

  • 1987 Copyright by Edmoni dellAteneo, Roma Casella postale 7216-00100 Roma

    Secondo le norme del Lessico Intellettuale Europeo questo volume stato sottoposto aUapprova2one di E. Garin e T. Gregory

    INDICE GENERALE

    Introduzione

    C a pitolo I

    IL TEMA PAIL\CELSIANO DELLE SIGNATURAE NELLESPOSIZIONE DI DANIEL SENNERT

    E LE SUE BASI NEL PENSIERO MITICO

    L Sigmturat e domini planetari in Sennert ................................................................... 112. Precedenti neiranticlit della dottrina delle signaturae e sue origini in una forma

    mitica del pensiero...................................................................................................... 153. Precedenti nellantichit e basi nel pensiero mitico della dottrina dei domni pla

    netari ............................................................................................................................ 22

    C apitolo II

    PAR.\CELSO

    1. Sichtig e unsichtig-, le concezioni alchemiche............................................................... 312. Inner e eujier: le concezioni astrologiche ................................................................... 443. Segni e signaturae .......................................................................................................... 63

    Capitolo III

    SVILUPPI DELLA DOTTRINA DELLE SIGXATURAE NEI SECOLI XVI E XVII

    1. I primi seguaci di Paracelso....................................................................................... ......872. Incomprensioni e cadute del tema .................................................................................99

    3. Trasvalutazioni delle signaturae da Kepler a Leibniz e oltre.................................... ......109

    Conclusione ....................................................................................................................................19

    Indice terminologico ............................................................................................................... ......183

    Indice dei nomi ..............................................................................................................................19

  • INTROD UZIONE

    Admiratio scriveva Francis Bacon nel De augmentis scientiarum, riprendendo un motivo che ha origini antiche [. . . ] est semen scientiae': proprio lo stupore da cui si colti di fronte al raro e allinconsueto ci che risveglia il desiderio di sapere e d il primo impulso alla ricerca. Il processo che cos si mette in moto ha la particolarit di far rientrare nel nulla la situazione che laveva provocato: la raggiunta eruditio cancella lemozione di partenza e fa apparire vanam et nimiam la meraviglia admiratio che allorigine di questo studio quella suscitata dalla forma bizzarra che esibiscono talora, a conclamare la loro odierna estraneit, pensieri e credenze che appartengono al passato e furono ovvi in un tempo lontano. Accade che lantico si faccia incontro opponendo un aspetto paradossale, che lo sottrae in un primo tempo alla comprensione e impedisce di andar oltre la constatazione di una totale diversit. Si rimane sorpresi, di fronte a tante idee del passato, che la loro apparente irragionevolezza, se non fu di ostacolo a che fossero concepite, non lo sia stata almeno al loro diffondersi e continuare a essere nutrite: esse sembrano in contrasto con i dati pi scontati del senso comune e nulla pi che stravaganti. Eppure, quanto oggi appare strano o insensato fu oggetto in altre epoche di una spontanea adesione e accettato come del tutto naturale. Pi specificamente Vadmiratio trova qui il suo motivo nella dottrina paracelsia- na delle signaturae, curiosa teoria terapeutica che affidava le possibilit di guarigione di una parte del corpo allapplicazione di un vegetale che ne riproducesse laspetto. Si riteneva che erbe, fiori, frutti e semi imitassero la forma delle membra e fossero in grado di curare quelle fra esse a cui immagine apparivano conformate. Per signatura si intendeva appunto il rapporto di significazione che legava ciascuna pianta alla parte che poteva sanare e ne indicava, pertanto, la particolare destinazione terapeutica. Assieme ai contorno di idee astrologiche a cui si accompagnava negli scritti di Paracelso, questa idea sarebbe passata nella

    ' F. B a c o n , De augmentis scientiarum, in The Works of Francis Bacon. Collected and edited by J. Spedding, R. L. Ellis, D. D. Heath, voi. I, London 1858, p. 435. Sul motivo c\Yadmiratio nella filosofia del 600 cfr. M. T o r r in i, Il topos della meraviglia come origine della filosofia tra Bacon e Vico, in Francis Bacon. Terminologia e fortuna nel XV II secolo. Seminario internazionale. Roma, 11-13 marzo 1984. A cura di M. Fattori, Roma 1984, pp. 261-280.

    ^ F. B a c o n , De augmentis, cit., p. 479.

    Introdu^one Introduzione

  • medicina del 500 e del 600 e avrebbe goduto di una notevole reputazione lungo un arco di tempo di pi di un secolo^. La meraviglia provocata dal caso ha seguito il percorso indicato da Bacon, cercando la neutralizzazione di se stessa attraverso la via di unindagine: si tentato di individuare le basi di questa bizzarra idea terapeutica, le specifiche istanze che avevano condotto a formularla e ne avevano assicurato la diffusione ad onta della sua apparente insensatezza. Questo tentativo ha portato la ricerca a svolgersi a ritroso nel tempo: la convinzione che una pianta potesse curare la parte a cui somigliava apparsa molto pi antica di Paracelso e le sue premesse si sono fatte rintracciare entro lorizzonte mentale di unepoca alquanto remota. Ad accentuare liniziale admtratio vi era la constatazione che il termine signatura non compariva solamente in testi di medici e astrologi ma lo si incontrava con notevole frequenza anche in figure del XVII secolo non immediatamente riconducibili nellambito di questa tradizione dottrinale, da Kepler a Bhme, da Herbert of Cherbury a Bisterfeld e Leibniz. Si doveva prendere in considerazione lipotesi che la singolare problematica svolta da Paracelso contenesse elementi tali da trovar posto nelle pi evolute concezioni di questi autori e vi avesse avuto ulteriori sviluppi. Anche questa linea di ricerca stata seguita e si cercato di delineare la storia di idee e motivi che erano stati al centro dellopera di Paracelso nel pi vasto ambito della filosofia del OO. La materia del libro si dunque organizzata in tre capitoli: nel primo la dottrina delle signaturae viene presentata attraverso la sistematica esposizione che ne data, in un testo occasionato dal dibattito accesosi nei primi anni del 600 tra paracelsiani e galenici, dal medico e teorico della medicina Daniel Sennert; ne vengono poi rintracciati i precedenti nellantichit e le basi concettuali nelle strutture di una forma arcaica del pensiero. Il secondo capitolo dedicato a Paracelso e si cerca di illustrarvi il contesto in cui si colloca, nella sua opera, il concetto di signatura-, questo non costituisce, infatti, un contenuto autonomo e indipendente, che possa staccarsi dal resto, ma lo si pu intendere solo in rapporto ad altre tematiche e alla sua visione globale della natura. Nel terzo capitolo, intlne, sono

    ^ Alcuni aspetti del tema sono stati illustrati da W.-E. P e u c k e r t in Gabalia. Ein Versuch zar Qschichte der magia naturaiis im 16. bis 18. Jahrhundert {= Pansophie. Zweiter Teil), Berlin 1967, pp. '8-92; cfr. dello stesso autore la voce Signatur in Handwrterbuch des deutscben Aberglaubens. Hrsg. von E. Hoffmann-Krayer und H. Bchtold-Stubli, Bd. 7, Berlin und Leipzig 1935-1936; il ricorrere del motivo nella medicina dei secoli XVI e XVII pu essere seguito attraverso i voli. V-VIII della History of Magic and Experimental Science di L. T h o r n d ik e , New York 1941-1958; ne ha sottolineato il valore esemplare nella cultura di questo periodo M. F o u c au lt in Les mots et les cboses, Paris 1966, pp. 40-45; non si potuto vedere K. Q u e c k e , Die Siffiaturenlehre im Schnpum des Paracelsus, Beitrge zur Geschichte der Pharmazie und ihrer Nachbargebiete, II, 1955, pp. 41- 52.

    State seguite le vicende del tema, oltre che nei primi seguaci di Paracelso, nella medicina e soprattutto nella filosofia del XVII secolo, tino a Leibniz e oltre. La continuit di taluni aspetti della riflessione ontologica e gnoseologica del OO con le tematiche della tradizione magico-astrologica in generale e di quella paracelsiana in particolare si delineata con uninattesa evidenza. Si potuto constatare quanto strani siano a volte i percorsi che segue la storia del pensiero e, alla tlne del lavoro, Yadmiratio, anzich dileguare, si era accresciuta.

  • C a p it o l o I

    IL TEM A PARACELSIANO D E L L E SIG NA TU RA E N E L L ESPOSIZIONE DI D A N IEL SENN ERT

    E LE SUE BASI N EL PENSIERO MITICO

    L Signaturae e domni planetari in Sennert. In uno scritto del 1619, il De chyrnicorum cum arisiotelicis et gaienicis consensu ac dissensu, ricapitolando i motivi della polemica che aveva opposto in quegli anni i seguaci della nuova medicina di Paracelso e i rappresentanti dellortodossia galenica, Daniel Sennert indicava uno dei punti di contrasto tra le due scuole nei differenti criteri da esse adottati in facultatibus medicamentorum investigandis, nella ricerca, cio, delle propriet terapeutiche possedute dalle sostanze naturali: se vero che i chymici ridurrebbero volentieri lintera farmacopea a un unico universale medica- mentum, capace di curare con uguale successo qualsivoglia forma morbosa, poich questo potente rimedio potius optent et sperent, quam habeant, sono costretti a rimanere, con i galenici, entro lambito di una particularis curandi ratio, in cui per ciascuna malattia va trovato un medicamento specifico; anche di fronte a questo comune problema, lindividuazione di un nesso che dalla malattia conduca al suo farmaco esistente in natura, dal male al suo rimedio, le due scuole, per, si differenziano: i paracelsiani, infatti, aliis, quam Galenici, fere utuntur iudiciis, rifacendosi innanzitutto al concetto di signatura dei vegetali. Secondo la loro concezione, lefficacia di unerba nella cura di una determinata malattia, la sua pertinenza terapeutica riguardo a questo o quel fenomeno morboso, sarebbe segnalata, a beneficio del medico, da una relazione di somiglianza tra la parte ammalata e il vegetale stesso, oppure tra questo e la causa o il sintomo della malattia. Di fronte alla grande variet di forme e di colori esibita dalle piante, i chjmici scrive Sennert hanc non frustra esse factam aut fortuito accidisse dicunt, sed in certum aliquem finem productam esse statuunt. Attraverso laspetto esterno dei vegetali il creatore avrebbe posto di fronte agli occhi delluomo, ceu in speculo quodam, le loro

    * D. S e n n e r t , De chyrnicorum cum aristotelicis et gaienicis consensu ac dissensu, Wittebergae 1619, pp. 588-589; cfr. su Sennert e sulle dispute tra paracelsiani e galenici nei primi anni del 600 A. G. D e b u s , The Chemical Philosophy. Paracelsian Science and Medicine in th Sixteenth and Seventeentb Centuries, New York 1977, voi. I, pp. 159-182 e 191-204.

  • 12 Capitolo I

    naturae e vires terapeutiche, lindicazione delle malattie alle quali ciascuno di essi adeguato; alludendo, con le sue caratteristiche morfologiche o cromatiche, allorgano infermo, alla sintomatologia o alla causa del male, esibendone la signaiura, ogni erba, pianta o fiore si ritiene che espliciti, grazie a un disegno provvidenziale, luso medicinale a cui destinato-. Nel testo di Sennert gli assunti della scuola paracelsiana circa le signaturae dei vegetali sono sistematica- mente passati in rassegna. Cominciando dalle parti superiori del corpo, i para- celsiani attribuiscono per esempio alla peonia unazione curativa sulle malattie del cervello, osservando che i fiori di questa pianta, dum adhuc conclusi sunt, et antequam se expandunt, imitano la forma del cranio. Contro la caduta dei capelli costituirebbero altrettanti rimedi le foglie lanuginose o filamentose di piante come il verbasco, il capelvenere, labrotano. Avrebbero la signatura degli occhi, e ne curerebbero le malattie, leufrasia, la quale ha una macchia, sul labbro inferiore della corolla, in cui si pu riconoscere un occhio, il buphthal- mum, la calendula. I semi della melagrana e i pinoli, somiglianti ai denti, ne allevierebbero i dolori, cos come il giusquiamo, in quanto sembra che i suoi follicoli, semen continentes, dentes molares referant. Cuore, fegato, reni e polmoni avrebbero anchessi i loro analoghi nel regno vegetale, mentre ai genitali maschili e femminili accennerebbero il satjrion e Vorchis, nonch Varon, il quale si vuole che caule et baccis meAibrum virile referat, et insignem vim frigiditatem membrorum genitalium in viris corrigendi habeat^. Le piante che esibiscono la signatura del sangue, come le rose e i gerani rossi, avrebbero la propriet di arrestare le emorragie; quelle in cui domina il giallo, come lo zafferano, rivelerebbero una speciale cognatio con lumore bilioso e sarebbero in grado di curare omnes affectus ex bile ortos, ut morbum regium, scabiem siccam, pruriginem, Erisypelas, febres biliosas^. Oltre che alla parte ammalata, le signaturae possono riferirsi al sintomo del male; cos che contra dolo- res pungentes et acutos sono indicate le piante che aculeata habent folia, ut carduum mariae, carduum benedictum, eryngium, juniperum; contro i tumori e le escrescenze tutte quelle che nodosas radices habent. Oppure la signatura pu riguardare la causa dellinfermit ; erbe dalle foglie perforate, a forma di sega o di scure, curerebbero ogni sorta di ferite; le piante i cui semi lapillos referunt, come la sassifraga, costituirebbero un rimedio contro i calcoli renali; la serpentaria maggiore, quae serpentem repraesentat, sarebbe un antidoto

    ^ D. Se n n e r t , De cbjmicorum, cit., p. 589. Una testimonianza sul potere attribuito alleu- frasia di curare gli occhi anche in Milton, il quale rappresenta larcangelo Michele mentre rischiara, per suo mezzo, la vista di Adamo: [ ...] then purged with euphrasy and rue/the visual nerve, for he had much to see (J. M il t o n , Paradise Lost, XI, 414-415).

    ^ D. S e n n e r t , De cbymicorum, cit., p. 595-600. ^ Ivi, pp. 593-594.

    Le signaturae in Sennert e le loro basi mitiche 13

    contro i morsi di questo animale ^ La ricognizione delle analogie morfologiche o cromatiche tra vegetali, parti del corpo e malattie costituisce tuttavia, come Sennert mette in rilievo, solo un aspetto del dispositivo euristico a cui i paracelsiani ricorrono per lindividuazione dei rimedi appropriati alle diverse forme morbose. Nella loro concezione la dottrina delle signaturae viene infatti associata a una teoria di carattere astrologico, per la quale determinati gruppi di piante sono posti, in comune con le parti del corpo, sotto il dominio dei sette pianeti: le piante soggette a un pianeta, individuabili attraverso certe note caratteristiche, si ritiene che siano in grado di curare le membra assegnate al medesimo astro. Cos, quei vegetali che aspectus sunt horridi et inamoena, colore nigra, fusca, pallida et plumbea, nella cui classe i paracelsiani fanno rientrare, ad esempio, laconito e la cicuta, Vasplenum, la sena e Vatriplex, manifesterebbero, con questi tratti, la loro appartenenza a Saturno e sarebbero indicati contro le malattie della milza. Le piante dominate dal Sole, fra cui sono elencati gli aranci e i limoni, lalloro, il rosmarino, Xhelichrysum e Vhjpericum, si riconoscerebbero, invece, in quanto odore fragrant, sapore grato, colore fio- rum flavo vel fulvo praeditae sunt, gaudent locis apricis, meridionalibus, et quo radij solares libere pertingunt; avrebbero unazione corroborante e sono prescritte contro i disturbi degli occhi. Alla Luna, preposta al cervello e allo stomaco, sono fatte corrispondere tutte quelle erbe quae habent folia molila, crassa, succulenta, saporem aqueum vel subdulcem; a Mercurio, che sovrintende alla lingua e ai polmoni, quae praedita sunt colore vario, nascuntur et gaudent locis arenosis, siliquas gerunt, odore sunt subtili; ai rimanenti pianeti altre membra e altre piante^.

    Nella concezione dei paracelsiani come viene esposta da Sennert laspetto esterno dei vegetali dunque lindice pi sicuro della loro natura interna, lo specchio in cui sono fedelmente riflesse le loro propriet e destinazioni terapeutiche. Attraverso le sue sembianze, ogni erba si vuole che indichi le parti del corpo sulle quali ha efficacia, le malattie e i sintomi che in grado di curare. Anche l dove una diretta analogia di forma o di colore tra la parte e la pianta viene a mancare, la mediazione di un astro consente di risalire dalle sue apparenze alle membra per cui indicata. Il regno vegetale si costituisce in tal modo come un sistema di segni visivi, una sorta di discorso figurato che il medico, per orientare la sua azione terapeutica, non ha che da percorrere conlo sguardo. Su criteri del tutto diversi si era basata, nella ricerca dei medicamenti, la medicina galenica. In questa, il problema della materia medica aveva trovato la sua soluzione aHinterno di una certa concezione generale cir-

    ^ Ivi, pp. 601-603. ^ Ivi, pp. 589-592.

  • 14 Cavitolo /

    ca la malattia, fondata a sua volta su una precisa determinazione delle forze fondamentali operanti nel mondo della natura. Sulla scorta della fisica aristotelica e riprendendo taluni aspetti del pensiero ippocratico, Galeno aveva descritto le affezioni morbose come altrettanti processi di alterazione causati dallagire su un sostrato corporeo delle qualit elementari del caldo e del freddo, del secco e dellumido, riconducendole in tal modo nellambito di tutti gli altri fenomeni della realt naturale: Ippocrate si legge nel commento galenico al De elementis postquam supra dixit, si unum esset homo, nunquam doleret, postmodum utitur calido, et frigido, humido, et sicco ad omnes altera- tiones ex evidentia accipiens, quod corpora mutuo adhaerentia in se invicem transmutari natura apta sunt, quia vel calefaciunt, vel frigefaciunt, vel humec- tant, vel exsiccantl Una volta interpretati gli eventi patologici come alcunch di non diverso dalleccessivo riscaldarsi, raffreddarsi, disseccarsi o umidificarsi di una qualsiasi parte similare dellorganismo il suo discostarsi dalla temperies ad essa connaturata in questa determinazione della natura della malattia era per gi contenuta anche lindicazione di tutti i possibili tipi di affezioni a cui lorganismo so le tto . Le malattie, infatti, sarebbero stare tante quante le possibili discrasie delle parti similari del corpo, e cio otto in tutto, quattro semplici e quattro composte, ciascuna caratterizzata dallinnaturale prevalere di una o due qualit primarie ed eventualmente complicata da un afflusso di materia umorale sangue, bile, pituita o atrabile verso la parte stessa. Riconosciuta una malattia come appartenente a una di queste classi, dalla diagnosi il medico poteva facilmente risalire al rimedio : poich questo non poteva esser pensato se non come lesatto contrario delle cause patogene, a una malattia calda si sarebbe contrapposta, come farmaco, una sostanza potenzialmente fredda e capace di attuare questa sua potenzialit nellincontro con la parte ammalata, a una fredda un rimedio proporzionalmente caldo . Il darsi di una precisa relazione tra la temperies potenziale delle varie

    G a l e n o , De elementis secundum Hippocratem, I, in Galeni operum tomus primus - octavus, Basi- leae 1542, t. I, col. 22.

    - * Id ., Methodus medendi, II, IV, in Galeni operum, cit., t. VI, col. 41: si [ventriculus] refrixe- rit, calfaciendus est; si humentior est effectus, siccandus est: pari modo si immodice incaluit, refrigerandus est: si siccatus, humectandus est. Atque hae quatuor simpiices curationis rationes sunt. Si frigidiore et sicciore temperamento redditus ventriculus est, calfaciendus simul humec- tandusque est. Sin humidior et calidior iusto evasit, siccandus ac refrigerandus est. Pari modo si calidior ac siccior est effectus, tum refrigerandus, tum humectandus est. Sin humidior ac frigi- dior, quam pr natura est. siccandus ac calfaciendus est. Quare octo tum ventriculi ipsius afFec- tus sunt [. ..], tum octo medendi rationes. Per quanto riguarda le complicazioni dovute allafflusso di umori cfr. De differentiis morborum, in Galeni operum, cit., t. Ili, col. 9 ; sul carattere solo potenzialmente caldo, freddo, secco, umido dei medicamenti cfr. De simplicium medicamentorum facultatibus. III, XX, in Galeni operum, cit., t. V. coll. 84-85.

    Le signaturae in Sennert e le loro basi mitiche 15

    sostanze presenti in natura e le qualit inerenti al gusto e allodorato da esse manifestate offriva a questo punto una sicura guida nel reperimento dei rimedi: risolto il problema di sapere cuius temperamenti aut dispositionis aut cor- poris constitutionis aut quomodocumque nominari velint, soboles sit astrictio, cuius salsedo, amaror, aciditas, acrimonia, dulcedo, pinguitudo, di fronte a qualsiasi malattia la medicina galenica non aveva che da volgersi alla natura per trovarvi, rivelato da un odore o da un sapore, lappropriato medicamento . Rapportati a questo quadro, i procedimenti descritti da Sennert nel De chymicorum cum aristotelicis et galenicis consensu oc dissensu non potrebbero dunque apparire pii eterodossi : se per individuare le propriet terapeutiche delle sostanze naturali i galenici potevano contare su un rigoroso sistema di correlazioni, fondato su una teoria complessiva della malattia e delle sue cause, i chy- mici si affidano ora a recondite somiglianze e analogie, indagano gli indizi visivi che una mano provvidenziale avrebbe disseminato nel regno vegetale, inseguono occulte corrispondenze astrali. Bench, proprio per questi caratteri, le dottrine della scuola paracelsiana fossero sentite, tra Cinque e Seicento, come una novit inaudita e sconcertante, esse non mancavano, per, di precedenti e avevano anzi le loro radici in una tradizione notevolmente remota. A questa, prima ancora che direttamente agli scritti di Paracelso e dei suoi seguaci, conviene rifarsi per intendere le sorprendenti convinzioni terapeutiche riferite da Sennert.

    2. Precedenti neWantichit della dottrina delle signaturae e sue origini in una forma mitica del pensiero. L idea, cara ai paracelsiani, che un vegetale possa curare la parte del corpo a cui assomiglia si trova attestata gi nellantichit. Punto di confluenza di tante credenze tradizionali relative alluso medicinale delle piante, la Naturalis historia di Plinio (1 sec. d.C.) offre di questa convinzione un non esiguo numero di esempi. Cos, a proposito dellerba eriphia, la quale spesso ospita nel suo caule uno scarabeo sursum deorsum decurrentem cum sono haedi, viene riferita lopinione che essa possieda una particolare efficacia curativa nelle affezioni della gola'; analogamente il buphtalmon, le cui foglie si presentano alia in terram convexa, alia stantia ita, ut ambitu effigiem imiten- tur oculi [. . .], purgat [. . .] ulcera oculorum expletque et ad cicatricem perdu- cit, palpebras deglutinat ; il quinquefolium ^ simile nella forma alle dita della

    120.Id., De simplicium medicamentorum facultatibus, cit., I, XXXIX, col. 32 e IV, XXII, col.

    '0 Nat. hist., XXIV, 168. Ivi, XXV, 161.

  • mano, pu essere adibito digitorum vitiis omnibus et privatim pterygiis'^ mentre attraverso luso del satyrion si sostiene venerem, etiam si omnino manu teneatur radix, stimulari, adeo si bibatur in vino austero'^. Esempi non dissimili presenta il De medica materia (flep uXrn; iaxpiicfi(;) di Dioscoride (1 sec. d.C.): la }jiXtoc oivwrtiKfi, conformata a imitazione del fegato (x]mxi!:^ ovaa) viene prescritta contro i disturbi epatici; le radici nervose (veupSeiq) del k o - TTipvov giovano xaq rtpi veOpa 6ia0aeciv*. Incomprensibili a un primo sguardo, sconcertanti per il loro carattere bizzarro e paradossale, queste vetuste idee terapeutiche si presentano in una luce pi chiara, e acquistano senso, se considerate in rapporto ad altri tipici procedimenti di quella forma magica e popolare di medicina di cui sono documento, nellantichit, testi come quelli di Plinio e Dioscoride ma che si vede ancora oggi sopra\^vere nel folklore e nella farmacopea tradizionale di ogni parte del m o n d o D u e curiose prescrizioni tratte dal De meicamentis di Marcello Empirico (IV-V sec. d.C.) ma attestate con trascurabili varianti anche nellattuale medicina popolare di aree tra loro molto distanti come la Sicilia e la regione tedesca deHUnterfranken, assumono da questo punto di vista un particolare interesse. Consiglia Marcello, se un bambino ha avuto una frattura, di spaccare in v^erticale il tronco di un giovane ciliegio; il bambino sar fatto passare attraverso la fenditura, poi si legheranno di nuovo insieme i due lati del tronco, spalmando concime intorno allo spacco perch si saldi il pi in fretta possibile: Quanto autem celerius arbu- scula coaluerit et cicatricem duxerit, tanto citius ramex pueri sanabitur .^ Questaltro trattamento invece prescritto ai malati di gozzo: una radice di verbena viene tagliata nel mezzo; la sua parte inferiore legata al collo del malato, quella superiore esposta al fumo perch si dissecchi; quando si sar disseccata strumae quoque siccabuntur et omnis earum umor arescet .

    16 Capitolo I

    '2 Ivi, XXVI, 26.M XVI, 98.P ed a n iu s D io s c o r id e s A n a rz a b e u s , nepi uXiii; iaxpiKfiq, IV, CXII e V, XV, in Medico-

    rum gratcorum opera quae extant, Edirionem curavit C. G. Kuhn, voi. XXV, Lipsiae 1829, pp. ~ e

    358.Cfr. sui rapponi tra lantica e la moderna medicina popolare E. St e m p l in g e r , Antih

    und moderne Volksmediin, Leipzig 1925.M a r c e l l i, De meicamentis liber, XXXIII, 26. Edidit G. Helmreich, Lipsiae 1889, p. 343 ;

    cfr. per i paralleli nella medicina popolare germanica e siciliana G. L a m m ert , VoUamediyn und mediz/nischer Abergaube in Bayem, Wrzburg 1869, p. 119 e G. P it r , Medicina popolare siciliana, Bolo

    gna s.d., p. 399.M a r c e l l i, De medicamentis, cit., XV, 82, p. 148. In Sicilia un procedimento analogo era

    seguito per le malattie della milza: Quando la mil2a irritata, alcuni spiccano con la mano sinistra le articolazioni del fico dindia, le appendono presso il focolare, e di mano in mano che

    Come si pu vedere, ad accomunare questi due trattamenti terapeutici il fatto che in essi lauspicato processo di guarigione viene tradotto in forma drammatica, simulato e messo per cos dire in scena in una rigorosa corrispondenza di eventi tra pantomima e realt: alcuni elementi appartenenti allambito dellesperienza quotidiana sono richiamati dal loro sfondo usuale e riorganizzati in una sequenza dinamica che imita punto per punto levento desiderato. Lo spaccare il tronco dellalbero rappresenta il fratturarsi dellosso, loperare perch i due lati del tronco si ricongiungano riproduce il suo saldarsi, esattamente come il disseccarsi al fumo della verbena corrisponde al riassorbirsi del gozzo. In questa simulazione il malato personalmente coinvolto. La guarigione mimata deve essere infatti la sua guarigione ed per questo che egli viene fatto passare attraverso la spaccatura del ciliegio o gli appesa al collo la seconda met della radice di verbena. Ma per intendere come a questi rituali potesse attribuirsi un autentico valore terapeutico occorre pensare che per la mentalit da cui furono concepiti e per chi li mise in atto la prima volta tra il piano della realt e quello della sua rappresentazione ancora non fosse data alcuna differenza, che la finzione valesse levento reale, lauspicio la sua realizzazione. Essi rimandano a una fase primordiale del pensiero, nella quale il mondo ancora non si era costituito come alcunch di autonomo e indipendente daHindividuo ma era pronto a prender forma secondo le esigenze di questo ; sorretto da un desiderio ancora senza ostacoli, il soggetto confondeva la cosa e la sua immagine, levento e la sua rappresentazione simbolica, attribuendo ad ambedue lo stesso grado di realt. Da questo punto di vista la spaccatura dellalbero di ciliegio prescritta da Marcello non rappresentava all inizio la frattura dellosso ma era la frattura, cos come il ricongiungersi delle sue parti non mimava semplicemente la guarigione ma era tuttuno con essa. Cos interpretate, le pratiche terapeutiche descritte nel De medicamentis consentono di spiegarsi anche gli strani poteri tradizionalmente attribuiti alle piante assomi- glianti alle membra. Per quanto in questo caso si abbia una rappresentazione statica di ci che negli esempi di Marcello si svolgeva in forma dinamica, si infatti di fronte allo stesso processo mentale. Esattamente come accadeva nei

    Le signaturae in Semert e le loro basi mitiche 17

    queste disseccano, la milza si riduce allo stato naturale (G. P it r , Medicina popolare, cit., p. 353).

    '* Il ruolo fondamentale del desiderio allinterno della mentalit magica stato messo in evidenza da F r e u d in Totem und Tabu-. I motivi che spingono a esercitare la magia sono'facilmente riconoscibili: sono i desideri delluomo. A questo punto, non resta che ammettere che luomo primitivo ha una straordinaria fiducia nel potere dei propri desideri. In fondo, tutto ci che egli realizza per via magica deve accadere soltanto perch egli lo vuole. Inizialmente, quindi, laccento cade esclusivamente sul suo desiderio (trad. it. in Opere, Torino 1967-1980, voi. 7, p. 89).

  • 18 Capitolo I

    rituali riportati da questo autore, dove alcuni oggetti quotidianamente esperiti venivano estratti dal loro normale contesto e manipolati in modo tale da riprodurre il desiderato processo di guarigione, qui sono gli elementi morfologici di una pianta a esser posti in rilievo e nuovamente sintet2zati cos da imitare la parte restituita alla sua integrit. Si realiz2a una percezione del vegetale che lo modella come una parte del corpo; la pianta cos rappresentata non per un semplice simulacro della parte ma questa parte, ripristinata nel suo originario stato di salute' . Anche in questo caso, dunque, la guarigione gi contenuta nella sua rappresentazione simbolica. Se il vegetale materialmente somministrato allinfermo sotto forma di infuso o in qualche modo posto a contatto con il suo corpo, ci non vuol dire che si ritenga presente in esso un principio attivo, capace di agire suUorganismo, ma, come dimostra la convinzione, riferita da Plinio, che esso funziona etiam si omnino manu teneatur, sta solo a significare il riferimento della cura a questo specifico individuo malato. Considerate dal punto di vista delle istanze che ne sono alla base, tali credenze si rivelano dunque espressione di un arcaico modo di pensare, rappresentazioni di unoriginaria forma mitica della coscienza, di cui le ricette di Plinio e Dioscoride, in unepoca molto posteriore, lasciano trasparire solamente le tracce^. Che esse si conformino a quelle che furono leggi generali del

    La tendenza della percezione a dar forma alle cose in base alle esigenze psicologiche o biologiche dellindividuo, che dovette essere spiccata in una fase primitiva della coscienza ma che, in particolari circostanze, si pu vedere allopera ancora oggi ben illustrata da E. Gom- brich: Il nostro universo non mai amorfo; piuttosto unarchitettura, o almeno una struttura, nella quale per le principali linee di forza sono ancora piegate e forgiate dalle nostre esigenze biologiche e psicologiche, anche se queste esigenze sembrano coperte da uno spesso strato di cultura [...]. Un uomo che ha fame predisposto alla scoperta del cibo, e scruter il mondo, pronto a notare il minimo indizio che sembri promettere nutrimento. Un uomo veramente affamato potr persino proiettare il cibo che immagina nei pi svariati oggetti come capita appunto allenorme compagno di Chaplin nella Febbre dellorv quando tutto a un tratto il piccolo Chaplin gli appare nelle sembianze di un pollo. A questa tendenza Gombrich fa risalire, in via ipotetica, le prime forme di arte figurativa: Chi sa che non sia stata qualche vicenda come ques,ta a stimolare i nostri cacciatori salmodianti al cibo tra un crocchiar di mandibole, inducendoli a vedere la preda agognata nelle chiazze e nei rilievi naturali delle pareti dei loro antri ? Chi sa che, un p alla volta, non abbiano finito col ricercare di proposito questa esperienza nella profondit delle caverne, tra le rocce tenebrose, pressa poco come Leonardo che cercava nei muri sbrecciati un appiglio alle sue fantasie visive? E infine chi sa che non si siano sentiti chiamare a riempire con terra colorata quei contorni nei quali erano riusciti a leggere un significato, in modo da avere a portata di mano qualcosa contro cui vibrare una lancia, qualcosa che magicamente rappresentasse il mangiabile? (E. H. G o m b r ic h , Meditations on a Hobby Horse and other Essays m th Tbemy of Art, London 1963; trad. it. A cavallo di un manico di scopa, Torino 1971, pp. 11-12).

    ^ Pensiero mitico (ft^ tbisches Denken), coscienza mitica {mytbiscbes Bewujtein), forma mitica del pensiero {mytbiscbe Denkform) sono, come noto, le formule a cui ricorre E. C a ssirer

    Le signaturae in Sennert e le loro basi mitiche 19

    pensiero in una remota fase del suo sviluppo del resto confermato dal loro presentarsi pressoch identiche in diversi contesti culturali, in tempi e luoghi talmente lontani da escludere la possibilit di un influsso diretto: nei manoscritti medicinali degli Indiani dArtierica Cherokee le forti radici filamentose della Thephrosia virginiana sono prescritte per irrobustire i capelli e impedirne la caduta; non diversamente la Rudbecha fulgida, i cui fiori ricordano gli occhi, considerata un rimedio contro le malattie della vistaci; anche le propriet

    nella Pbilosophie der symbolischen Formen (Zweiter Teil. Dos raythiscbe Denken) per designare quel complesso di atteggiamenti mentali e modi di rappresentarsi il reale che si esprime non solo nelle narrazioni mitologiche in senso stretto ma in tutto linsieme di riti, comportamenti e pratiche magiche propri di ogni cultura in una fase primitiva del suo sviluppo. Questa particolare visione del mondo si conforma a precise leggi strutturali, in quanto riconducibile alle medesime forme generalissime dellintuizione e del pensiero che sono alla base della conoscenza empiricoscientifica e che si fanno cogliere qui in una fase iniziale della loro elaborazione: Se si paragonano fra loro la concezione empirico-scientifica c la concezione mitica del mondo, risulta chiaro che la loro opposizione reciproca non consiste nel fatto di usare, per considerare e per intendere il reale, categorie del tutto diverse. Non gi la natura, la qualit di queste categorie, bens la loro modalit ci in cui il mito e la conoscenza empirico-scientifica si distinguono. I modi di connessione che quello e questa usano per dare alla molteplicit sensibile la forma dellunit, per ridurre alla forma gli elementi dispersi, presentano una perfetta analogia e corrispondenza. Sono le stesse forme generalissime dellintuizione e del pensiero che costituiscono lunit della coscienza come tale, e quindi tanto lunit della coscienza mitica quanto della pura coscienza conoscitiva. Si pu dire sotto questo aspetto che ognuna di queste forme, prima di acquistare la sua determinata impronta logica deve necessariamente aver attraversato un precendente stadio mitico. (Trad. it. Filosofia delle forme simbolicbe, Firenze 1964, voi. H, p. 89). La tendenza a identificare realt e rappresentazione, attribuendo a entrambe il medesimo valore, viene indicata da Cassirer come un tipico tratto della forma mitica della coscienza: Dove noi vediamo un semplice rapporto di rappresentazione, sussiste per il mito, fino a che non si sia allontanato dalla sua forma fondamentale e primitiva e non abbia perduto il suo carattere originario, piuttosto un rapporto di identit reale. Limmagine non gi rappresenta la cosa, ma la cosa; non solo la sostituisce, ma esplica la stessa azione di essa, e ne lequivalente nella sua presenza immediata. Si pu quindi perfino indicare quale caratteristica del pensiero mitico il fatto che in esso manca la categoria dellideale e che di conseguenza ogni volta che incontra un elemento significativo, questo per essere colto si deve trasformare in qualcosa di oggettivo e assumere il carattere di un essere, (ivi, p. 57). Nel presente lavoro il termine mitico e le espressioni in cui esso rientra sono usati nella specifica accezione in cui ricorrono nella Filosofia delle forme simboliche.

    J . M o o n ey , The Sacred Formulas of th Cherokees, in Seventb Annual Report of th Bureau of Etbnolog]! to tbe Secretary of th Smithsonian Institution 1885-86, Washington 1891, pp. 325 e 327. Lautore stesso sottolinea i legami di queste credenze con ci che sar, pi tardi, la dottrina, delle signaturae: It seems probable that in th beginning th various herbs and other plants were re^rded as so many fetiches and were selected from some fancied connection with th disease animai, according to th idea known to modern folklorists as th doctrine of signatures. {ivi, p. 322).

  • 20 Capitolo I

    medicinali attribuite in Cina al Ginseng sembrano potersi ascrivere alla sua somiglianza con la figura umana, alla quale allude, del resto, il suo nome^^.

    Anche il secondo tipo di credenze compreso nella dottrina paracelsiana delle signaturae, per il quale il valore terapeutico di una pianta si lascerebbe individuare attraverso una relazione di somiglianza non con lorgano leso ma con la causa o il sintomo della malattia, trova diversi esempi nella medicina popolare dellantichit. Cos, nella Historia plantarum di Teofrasto viene ricordata, tra i cosidetti vegetali i5i)xop(poi, notevoli per la loro forma particolare, la radice dellerba aKp7iiO(;, simile nellaspetto allomonimo animale e ottimo rimedio contro le sue punture^; in Plinio la radice del poljpodium, acetabulis cavernosa ceu polyporum cirri, ritenuta curare i polipi nasali; i semi del lithospermum, simili a pietruzze, magnitudine ciceris, duritia vero lapidea, si vuole che giovino contro i calcoli renali; Vechion, dalla corolla serpentiforme, considerato un antidoto contro i morsi delle vipere^'*. Nella stessa direzione si muove per anche il ricettario dei Cherokee: contro i vermi dei bambini vi viene prescritto un decotto a base di Cerastium vuigatum, i cui steli, rossi e carnosi, ricordano questi parassiti^. Non meno del primo, questo secondo genere di convinzioni appare il prodotto di un arcaico atteggiamento intellettuale, si fa ricondurre, per quanto riguarda le sue origini, alle particolarit strutturali di una coscienza non evoluta. stato osservato come viga, nella mentalit dei popoli primitivi, unapplicazione della categoria di causa ed effetto notevolmente difforme da quella di pi maturi orientamenti del pensiero e, in particolare, della moderna coscienza teoretica Per questultima un fenomeno causalmente spiegato e non necessita di alcuna ulteriore determinazione, quando pu essere ricondotto alle condizioni generali del suo prodursi ed essere pensato come caso particolare di una legge universale. Nel suo contingente accadere qui e ora, il caso singolo, per quanto ricada sotto tale legge, non pu tuttavia esserne dedotto senza residui, n venir previsto, in base a essa, in tutta laccidentalit delle sue determinazioni individuali. Al contrario, per il pensiero mitico proprio del particolare e del contingente che si pretende di avere una spiegazione, mentre rimane sullo sfondo, o non affatto preso in considerazione, lintegrarsi del singolo fenomeno in un pii generale nesso di condizionamenti causali. Ciascun evento qui vissuto nel suo carattere unico e irripeti-

    Ivi, pp. 326-327; T. F. T. D y e r , The Folk-lon of Plants, London 1889, p. 204.^ T h eo ph r a sti E r e sii, opera quae supersunt omnia. Ex recognitione Fr. Wimmer, Tomus 1,

    Historiam plantarum continem, Lipsiae 1854, p. 248.Nat. bist., XXVI, 58; XXVII, 98-100; XXV, 104.

    J. M o o n ey , The Sacred Formulas, cit., p. 327. E . C a ssirer , Pbilosophie der symbolischen Formen {Zweiter TeiL Dos mythische Denken), Oxford

    1954^ pp. 61-65 (Trad. it. pp. 69-73).

    Le signaturae in Sennert e le loro basi mitiche 21

    bile e pu di conseguenza esser compreso solo se ricondotto, come alla sua causa, a qualcosa di non meno singolo e individuale, a un atto libero di volont che labbia portato a prodursi proprio in quel modo, in quel tempo e in quel luogo. Cos, di fronte per esempio alla morte di un uomo, mentre la concezione evoluta riterr di averla compresa dal punto di vista medico se sar riuscita a ricondurla a una certa legge generale di natura relativa alle condizioni fisiologiche della vita, rinunciando fin dal principio a porsi il problema del perch sia avvenuta proprio qui e ora e abbia riguardato proprio questo particolare individuo, una pi arcaica forma di pensiero trascurer completamente questo quadro generale di riferimento e non sar appagata finch non sar riuscita ad attribuire questo evento a un fattore altrettanto individuale, allazione di un altro uomo, allintenzione malevola di qualche essere naturale o soprannaturale. E, come la morte, cos in generale anche la malattia sar attribuita, secondo questo modo di vedere, allatto personale di volont di un individuo dotato della forza e dei poteri necessari per causarla. per un immediato corollario di questa concezione lidea che lessere individuale che ha determinato la malattia sia anche il pi adatto a curarla. Perch si ottenga la guarigione il miglior modo di procedere infatti quello di costringere lagente che ha causato il male a ritirare la sua intenzione, a richiamare indietro la forza attraverso cui tale intenzione si espressa. Da questo punto di vista, contro il morso del serpente il serpente stesso costituisce il rimedio pi efficace, esattamente nello stesso senso in cui loracolo di Delfi dette a Telefo, ferito dalla lancia di Achille, il responso che solo ci che laveva ferito poteva essere il suo medico. Come scrive Sereno Sammonico (II-III sec. d.C.) nel suo trattato di medicina,

    Quae nocuit serpens, fertur caput illius apteVulneribus iungi, sanat quae sauciat ipsa.Ut Larissea curatus Thelephus asta^^

    Cos, Plinio, Dioscoride e Celso, riprendendo unantica tradizione, sono concordi nellaffermare che contro le punture dello scorpione e del topo ragno giovano questi stessi animali applicati alla parte contro il morso di un cane rabbioso Plinio prescrive di berne la saliva o di mangiarne il fegato ancora in epoca recente vigeva luso in Boemia, se qualcuno si era ammalato di febbri

    Q u in t i S e r e n i , Liber medicinalis, XLV, 828-830, in Corpus medicorum latinorum editum consi- lio et auctoritate Instituti Puscbmanniani Lipsiensis, voi. II, Fase. 3. Edidit Fridericus Vollmer, Lipsiae et Berolini 1915, p. 40.

    ^ N at hist., XXIX, 89-91; D io sc o r id es , flEpi OXii? iaipiicfi ,^ cit., II, XIII, p. 173; A. CoR- -NELius C e lsu s , De medicina libri octo. Ad fidem optimorum librorum denuo recensuit C. Darem- berg, Lipsiae 1859, p. 203.

    Nat. hist., XXIX, 99.

  • 22 Capitolo I

    bevendo a una certa fonte, di bere una seconda volta alla stessa fonte Si anche visto, per, come per la mentalit che allorigine di queste rappresentazioni si desse una perfetta equivalenza tra loggetto e la sua rappresentazione simbolica, tra la cosa e la sua copia: in questo quadro le punture dello scorpione si sarebbero potute curare altrettanto bene con questo animale e con lerba aKpTtioc;, i morsi della vipera con la vipera stessa e con Yechion e, in generale, qualsiasi malattia avrebbe trovato il suo rimedio in una pianta che ne rappresentasse le cause o i sintomi. Le antiche credenze riportate da Plinio e Teofra- sto a proposito di questi vegetali si fanno dunque interpretare come il risultato del sovrapporsi, allinterno di un pensiero non evoluto, di due distinti fattori: la mancata distinzione tra ci che reale e ci che puramente rappresentativo da un lato, il particolare uso che vi viene fatto della categoria della causalit daHaltro, Esse vengono a configurarsi come una rappresentazione magica di secondo grado, una vera e propria magia nella magia,

    3, Precedenti nell'antichit e basi nel pensiero mitico della dottrina dei domni planetari. Si visto nellesposizione datane da Sennert come la dottrina paracelsiana delle signaturae trovi il suo complemento in una teoria dei domini planetari, per la quale i vegetali sono correlati, oltre che alle membra, a questo o quellastro. Anche questa concezione ha per i suoi precedenti nellantichit: se Teofrasto, Plinio e Dioscoride, ricollegandosi a una remota tradizione, avevano messo tra loro in rapporto piante, parti del corpo e malattie, nei trattati di botanica astrologica circolanti in et ellenistica sotto i nomi leggendari di Ermete Tri- smegisto e del re Salomone, di Alessandro Magno e del medico Thessalos questa relazione si ripresenta in una forma allargata, che include, come membro aggiuntivo, un pianeta o un segno zodiacale, E cos, ad esempio, che in questi testi il noA.uyovov da un lato prescritto contro le malattie degli occhi, dallaltro viene associato al Sole, in quanto allastro diurno spetta une speciale giurisdizione su questa parte del corpo. Gli inoltre attribuita una particolare efficacia nel potenziamento della capacit di procreare, e ci perch condivide con il Sole la caratteristica della prolificit o, come si legge nella versione latina (dello pseudo-Albeno Magno) attraverso cui il Medioevo conoscer questi testi, di essere multum generans^*. La pianta assegnata a Marte fAprii;)

    E. St e m p l in g e r , Volksmedizin, cit., p. 81.Catalogus codicum astrologorum graecorum (CCAG), Bnixelles 1898-1936, voi. IV, pp. 134-

    135; voi. VI, p. 83; voi. VII, p. 233; voi. Vili, 3, pp. 159-160; A l b e r t u s M a g n u s , De secretis mulierum. Item Je mrtutibus berbarum, lapidum et animaiium, A m ste lod am i 1643, pp. 142-143. I testi in questione son o stati analizzati da Fa. P f ist e r in Pauly-W issow a, Real-Encyclopdie der classiscben Aitertumswissemcbaji, Stuttgart 1938, s.v. Pflattzfruerglaube, voi. XIX, 2, nonch da A,-J. F e st u g i - r e in L j rvlation dHmes Trismgiste, I, L astrologie et les sences occultes, Paris 1983^ pp. 137-160.

    Le signaturae in Sennert e le loro basi mitiche 23

    rpvyA.(oaaov, forse in ragione di una certa somiglianza dei nomi (pvq = pfiv, agnello), o perch lpv

  • 24 Capitolo I

    iGoq (ppo6iaiaK

  • 26 Capitolo I

    haec deinceps dilatantur in descendendo'* . Cos nelle piante si vedono il Sole e la Luna in forma terrestre, nei cieli i vegetali, le pietre e gli animali viventi di una vita spirituale. per aver capito questo scrive Proclo che gli antichi sapienti, accostando (TtpoayovTeq) piante, pietre e animali a questo o quellessere celeste, riuscivano a condurre le potenze divine fino al nostro luogo mortale e ad attirarle per mezzo della somiglianza (5i xfi(; fx0ixT]T0(;, ob quandam similitudinem)'*^. Per quanto in questo testo la concezione astrologica si esprima in una forma gi alquanto evoluta, traspare da esso con particolare evidenza ci che dovette costituire, un tempo, il suo nucleo originario e primitivo. L tioitriq o similitudo che qui indicata come la ragione del reciproco agire e patire delle entit celesti e terrene, del loro attrarsi e influenzarsi a vicenda, rimanda infatti al rapporto non di semplice somiglianza ma di identit che doveva esser posto inizialmente tra loro. Se attraverso una pietra preziosa, un animale o una pianta si poteva venire in potere di un essere astrale e conquistarne la forza a beneficio di una certa parte del corpo, ci accadeva perch questi oggetti non rimanevano tra loro distinti ma si fondevano luno nellaltro, smarrivano la loro esistenza individuale per divenire la medesima cosa: in questo senso avere la pietra, lanimale o la pianta era gi possedere lastro, possedere lastro era gi avere la parte ristabilita nella sua integrit tisica e nel suo essere originario. La capacit di agire attribuita nella concezione astrologica agli oggetti celesti non si fonda, pertanto, sullidea di un influsso a distanza, risultato di pi tarde elaborazioni concettuali, ma in prima istanza basata sullidentit dei due poli, quello astrale e quello terreno, che vengono messi tra loro in rapporto; non si tratta dunque di unazione vera e propria ma del confondersi di due oggetti in ununica pregnante rappresentazione. Questa coalescenza dei termini del rapporto astrologico evidente anche nella classica dottrina deHuomo come microcosmo, punto centrale del mondo in cui si riassumono tutti i caratteri presenti nei cieli. Come si legge in un poema ermetico citato da Stobeo, vi sono in noi la Luna, Zeus, Ares, Afrodite, Cronos, Elios, Hermes. Ecco perch possiamo attrarre dal jrveOjia etereo lacrime, ridere, collera, generazione, parola, sonno e desiderio. Le lacrime sono Cronos, la generazione Zeus, la parola Hermes, la collera Ares, il sonno la Luna, il desiderio Afrodite, il ridere il Sole'*^. Questa correlazione di affetti, esperienze vitali, caratteri psicologici ad altrettante entit celesti non va intesa nello stesso senso

    Ivi, pp. 148-150; P r o clu s , De sacrificio et magia, interprete Marsilio Ficino Fiorentino, in M a r sil ii F ic in i F l o r e n t in i Opera, Basileae 1576, voi. II, p. 1928.

    Ilep XTq iepa-nKf\(; Txvn?, cit., p. 148; F ic in i Opera, cit., voi. II, p. 1928.Corpus bermeticum, t. IV. Fragments extraits de Sto^. Texte tabli et traduit par A.-J. Festu-

    gire, Paris 19"2^ p. 99.

    Le signaturae in Sennert e le loro basi mitiche 27

    in cui si connettono tra loro una cosa e la sua rappresentazione simbolica, oppure due oggetti appartenenti alla medesima classe: x\res non simboleggia qui la collera ma (dii) la collera; il sonno e la Luna non sono semplicemente due entit sussumibili sotto un unico concetto ma luno si identifica con laltra, laltra. Se luomo pu piangere, parlare, desiderare e generare, ci non perch Cronos, Hermes, Afrodite e il Sole influiscano su di lui dallesterno ma perch egli stesso gi Cronos e Afrodite, Hermes e il Sole. Considerate da questo punto di vista, le pratiche astrologiche in generale, e quelle della iatromatematica in particolare, che associano stelle, membra e vegetali in funzione terapeutica, vengono dunque a collocarsi sullo stesso piano di quellaltro tipo di pratiche, preso in esame nelle pagine precedenti, nelle quali alla cura di una parte si provvedeva con una pianta a essa assomigliante. Il genere di efficacia presupposto nei due casi sempre il medesimo. Appare trattarsi, infatti, non dellazione che un oggetto eserciti su un altro, da esso distinto ancorch somigliante, e neppure, di conseguenza, di un vero divenire e trasformarsi delle cose sotto la spinta di un reciproco influsso, ma di un loro istantaneo confondersi nella coscienza del soggetto ed essere percepite come se fossero una sola.

    Si pu quindi vedere come le teorie terapeutiche della scuola paracelsiana sia la vera e propria dottrina delle signaturae, sia linclusione di membra e vegetali in altrettanti domni planetari proseguano unantica tradizione, la quale affiora in autori come Plinio, Teofrasto e Dioscoride, nonch nei trattati di astro-botanica e iatromatematica del periodo ellenistico ma ha le sue radici in unet molto pi antica, nelle rappresentazioni spontanee e immediate di unoriginaria forma mitica del pensiero. Proprio per questo difficile stabilire, soprattutto per quanto riguarda le signaturae, in che misura Paracelso sia stato influenzato dai testi che si sono qui citati: per il loro conformarsi a specifiche strutture della coscienza in una certa fase della sua storia questi motivi rivestivano infatti un carattere collettivo e sovrapersonale ed eranno quindi largamente diffusi; egli poteva attingerli, dunque, non solo da questa letteratura, che senza dubbio conosceva, ma anche dalla tradizione orale della medicina popolare e dalla diretta osservazione delle pratiche terapeutiche di empirici e guaritori nel corso della sua esperienza di medico vagante. Appare anche, per, dallesposizione di Sennert, come nella medicina paracelsiana queste antiche credenze siano tradotte negli schemi di una complessa costruzione concettuale e ne sia data una giustificazione teorica assai lontana dalla spontaneit e immediatezza con cui vi aderiva una coscienza non evoluta. Si visto come lattribuzione di un particolare valore terapeutico ai vegetali assomiglian- ti alle membra nascesse in questa dallistintivo percepire il vegetale come alcunch di non semplicemente assomigliante ma identico a esse. In tanto una pianta poteva curare una parte del corpo in quanto non si limitava a rappre

  • 28 Capitolo I

    sentarla ma veniva colta come se gi fosse la parte guarita. Le sue capacit curative non erano attribuite allazione di un principio fsico presente al suo interno ma, in generale, ancora nessuna distinzione era posta tra un interno e un esterno degli enti, tra un loro nucleo essenziale e il loro aspetto esteriore. Lo stesso meccanismo operava in origine nella concezione astrologica; se ai vegetali posti sotto il dominio di un pianeta o di un segno zodiacale veniva riconosciuto uno speciale potere sulle membra assegnate al medesimo essere astrale, ci accadeva perch astri, membra e vegetali tendevano inizialmente a coincidere e a identificarsi fira loro. Ciascuno di essi non era semplicemente il sostituto simbolico dellaltro, nel modo in cui ogni membro di una data classe pu essere assunto a rappresentare tutti gli altri, ma era gli altri, e ne aveva tutte le caratteristiche. Anche in questo caso non si dava il concetto di un agire degli enti ma solo un loro confondersi e sfumare gli uni negli altri. In unepoca in cui la spontanea tendenza del pensiero mitico a fondere e sovrapporre i contorni delle cose ha da tempo cessato di operare e il mondo si stabilmente costituito come un insieme di oggetti autonomi e fra loro separati, la medicina paracelsiana riformula e recupera queste arcaiche rappresentazioni facendo valere tutta una serie di distinzioni e determinazioni concettuali: airo\aa assunzione di vegetali e parti del corpo come oggetti distinti, eventualmente simili ma non identici, si associa lidea che i vegetali stessi si facciano scomporre in due diversi principi, una loro natura o vis interna, fonte di tutti i loro poteri, e unapparenza esterna, che di questo nucleo riposto linvolucro e il rivestimento superficiale; la relazione che connette queste due componenti descritta come un rapporto di significazione: laspetto esterno del vegetale ci che designa e d a conoscere il suo invisibile nucleo interno, si costituisce come la sua signatura-, attraverso le sue apparenze ogni pianta offre anzi un duplice rimando, da un lato alle membra che pu curare, dallaltro alla sua essenza o virtus interna; in quanto membra e vegetali hanno uno statuto di oggetti distinti, la relazione che si stabilisce tra loro nel momento della cura diviene daltra parte unazione vera e propria, assume laspetto di un reale interagire tra enti: la pianta che assomiglia a una parte viene a configurarsi in tal modo sia come il segno della parte stessa, sia come lagente che pu influire su di essa ; in questo quadro anche gli astri finiscono per assumere la funzione di segni, inserendosi in un sistema di rimandi che consente di passare da un oggetto allaltro, dalla pianta allastro, dallastro alla parte del corpo per cui la pianta indicata. Una complessa opera di traduzione si dunque effettuata dagli schemi del pensiero mitico a quelli di una coscienza evoluta, per valutare la quale, cio i suoi rapporti con loriginale, non c ora che da volgersi direttamente agli scritti di Paracelso e dei suoi seguaci. Nellopera di Paracelso, per, la dottrina delle signaturae non si presenta come un elemento isolato ma parte integrante di una vasta concezione generale circa il mondo della natura e

    Le signaturae in Sennert e le loro basi mitiche 29

    le vie per conoscerlo; essa appare soprattutto connessa alle sue fondamentali nozioni di visibile e invisibile {sichtig e unschti^ e a quelle, ad esse correlate, di interno ed esterno [inner t eujier)\ si fa cogliere dunque, nel suo significato filosofico e nei suoi rapporti con le antiche credenze che ne sono allorigine, solo in relazione con gli altri aspetti del pensiero di questo autore e a prezzo di un certo tragitto tra le sue complesse tematiche.

  • C a p it o l o II

    PARACELSO

    1. Sichtig e unsichtig: le concmoni alchemiche'^ . Nei confronti della dominante tradizione aristoteiico-galenica ci che Paracelso fa innanzitutto valere un nuovo modo di intendere la conoscenza della natura e una diversa definizione dei requisiti cui deve soddisfare ogni autentico sapere in questo campo. Secondo la sua concezione, perch una conoscenza si possa ritenere veramente fondata e non si risolva in una erfantisirte speculation^, si richiede che il suo oggetto sia reso pienamente accessibile al tatto e alla vista del medico, possa essergli esibito in tutta la determinatezza deile sue caratteristiche sensibili; alein was die augen sehen und was die fnger tasten scrive il filosofo di Einsiedeln dasselbig lernet den theoricum medicum^. Il conoscere deve poter cogliere il suo oggetto nella sua concreta individualit visiva e tattile, al di l di ogni indeterminatezza del sogno e dellombra, sichtig und nit im traum [. . .], greiflich nit im schatten'^. Solo ci che sichtbar e augensichtig, percorribile con lo sguardo nei suoi definiti contorni, non necessita infatti di alcuna ulteriore determinazione: was die augen geben [ . . .] , dasselbe bedarf wenigs dartuns^ Questa presa di posizione in campo epistemologico appare innanzitutto connessa al modo particolare in cui Paracelso si rappresenta la struttura dei corpi. A questi attribuito un carattere composito e pluridimensionale, ciascuna sostanza naturale derivando dal concorrere in essa di tre diversi principi, la cui nozione egli desume dalla tradizione alchemica e che

    ' Tutti i riferimenti ai passi di Paracelso saranno dati citando il titolo abbreviato dellopera, seguito dallindicazione del volume e della pagina in T h eo ph r a st von H o h e n h e im gen. P a r a celsu s , Smtliche Werke. I Aht. Medmnischt, naturwissenscbajiliche und philosophische Schrifien, hrsg. von K. SudhofF, 14 voli., Mnchen und Berlin, 1929-1933, di qui in poi W.

    ^ Von den tartarischen Krankhetten, V 11, p. 25. ^ lui, p. 24.

    Opus Paramirum, W 9, p. 44: dan wil ich das der grunt bestand und herfliefie, so muB ich nicht von unsichtiglichen, sonder von sichtiglichen sagen und reden. dan das ist hoch einem arzet zuermessen, das wir got sichtig, greiflich vor unsern augen gehabt haben, also das wir unsern seligmacher selbs gehrt haben, den grunt der warheit: noch vii mer die arznei sichtig vor uns stehet und sie sichtig und nit im traum entpfahen sollen, greiflich nit im schatten.

    5 Von den unsichtbam Krankheiten, W 9, p. 252.

  • Capitolo II

    vengono individuati con i nomi di Zolfo, Mercurio e Sale^. AHinterno dei corpi questi tre principi sono invisibilmente presenti, mascherati under einer gestalt', dietro laspetto unitario che assume il composto. Ciascuno di essi possiede tuttavia una propria individualit e si differenzia dagli altri in base a certe inconfondibili caratteristiche: das so da brint ist der sulphur; nichts brent alein der sulphur. das da raucht ist der mercurius; nichts sublimirt sich alem es sei dan mercurius. das da in eschen wird ist sai; nichts wird zu eschen alein es sei dan sai. In questa concezione del corpo come alcunch di composito e stratificato, la via che deve percorrere il conoscere per giungere al suo oggetto gi implicitamente indicata. Se dal punto di vista dellesperienza immediata ciascuna sostanza si presenta come un corpo unitario, privo di qualsiasi interna articolazione, questa visione, che quella degli indotti, non comporta alcun vero arricchimento del sapere: das wissen scrive Paracelso [. . .] ist dir nit nz, die pauren wissents und sehents auch^. Perch unautentica conoscenza sia ottenuta occorre invece inoltrarsi allinterno del corpo, scomporlo nei suoi elementi costitutivi tino a possedere ciascuno di essi sicht- bar [. . .], greiflich und wirklich, separato e distinto da tutti gli altri. Si precisa in tal modo la concezione paracelsiana circa la visibilit e la tangibilit come caratteri distintivi dellautentico oggetto del conoscere: se la meta del sapere viene fissata in qualcosa che pu essere visto e toccato con mano, ci non costituisce in alcun modo un invito ad arrestarsi a ci che offerto dallimmediata percezione dei sensi, ma significa piuttosto la necessit di operare perch si manifesti pienamente a essi ci che, sepolto sotto la superficie dei corpi, non era in un primo momento n visibile n tangibile. Da questo punto di vista Paracelso stesso distingue due forme di visione, dotate di un diseguale valore conoscitivo: una, propria dellatteggiamento ingenuo, per cuilo sguardo si ferma aHesterno delle sostanze naturali, non procede oltre ci che evidente nel loro aspetto esteriore; unaltra, che , o dovrebbe essere, quella del medico, per cui ci si addentra nello spessore dei corpi e si perviene a vederne linterno con la stessa chiarezza con cui lo sguardo ingenuo ne percepisce lesterno: das euBer zusehen, ist dem pauren beschaffen, das inner zusehen, das ist das heimlich. das ist dem arzt beschaffen . L indagine natu-

    ^ Opus Paramirum, W 9, p. 45: Drei sind der substanz die do einem ietliciien sein corpus geben; das ist ein ietiich corpus stet in dreien dingen. die namen diser dreien dingen sind also; sulphur, mercurius, sai. dise drei werden zusammen gesezt, ais dan heiBt ein corpus.

    m .

    Ivu p. 46-47. Ivi, p. 45.> Ihid. Ivi, p. 46.

    Paracelso 33

    rale si configura in tal modo come uno sforzo per spingere la vista oltre linvolucro esterno delle sostanze, come un vero e proprio svelamento della natura: nun muB die natur dohin gebracht werden scrive Paracelso das sie sich selbs beweist^^. II processo attraverso cui tale visione si rende possibile e sono portate alla luce le nascoste componenti dei corpi la separazione alchemica {scheidun^ delle sostanze naturali mediante il fuoco. Questo rappresenta per Paracelso un insostituibile strumento di conoscenza, ci attraverso cui il medico stesso, al pari delloro, deve essere sette volte provato, nit in zuver- brennen, sunder sein kunst, theorik, praktik die sol im feuer getauft werden. Grazie al fuoco i tre principi dei corpi possono esser messi in luce separata- mente, ciascuno, di essi si rende lauter und klar [. . .] rein und sauber, linterno invisibile {verdunkelt, verborgen) si fa esterno e visibile .^ L alchimia, intesa come arte che consente di vedere was in einem ieden corpus ligt und was im selbigen is t '*, viene pertanto svincolata, in Paracelso, dalle finalit puramente pratiche a cui, come ars aurifera, era tradizionalmente limitata e assume un ruolo di primo piano nellambito della stessa conoscenza della natura; nello sforzo di visualizzazione dellinvisibile in cui consiste per il medico svizzero il processo del conoscere, le capacit operative di questa vulcanische kunst rappresentano lelemento decisivo e fanno di essa un vero e proprio organo del sapere nel campo della natura: i veri medici, afferma Paracelso, sono coloro i quali aus der erfarenheit und durch die experienz und sequestrirn und alchimische operationes ein ding sichtbar, greiflich und an im selbs finden, sehen und tasten .^

    Rispetto al modo in cui intesa lindagine naturale nellambito della tradizione aristotelico-gaienica, la concezione paracelsiana fa dunque registrare

    >2 Ibid.Ivi, p. 41 ; dan wie das goit zum sibenden mal im feuer probirt wird, also sol auch zum

    sibenden mal und mer der arzt bewert werden durch das feuer. das ist das feuer bewert die drei substanzen und stelt sie laurer und klar fr, rein und sauber. das ist dieweil das feuer nit gebraucht wird, dieweil ist nichts bewerts do; das feuer bewert alle ding, das ist so das unrem hmweg kmpt, so stent die drei substanzen da. also wird der arzt bewert, nit in zuverbrennen, sunder sein kunst, theorik, praktik die sol im feuer getauft werden. dan sie erzeigen sich vor den augen der pauren nicht, lassen sich auch nit greifen dermafien. darumb so ist das feuer das jenig, das solchs sichtbar macht, das do verdunkelt ist. Cfr. anche ivi, p. 42: nun ist der arzt augen- scheinlich mit seinen werken und die natur ist auch ofFenbarlich, nichts verborgens. also augen- scheinlich sollen auch sein die ursach der gesuntheit und der krankheit und nichts verdunkelt. darumb am ersten das feuer gemelt wird, in welchem zerlegt werden die ding so verborgen sind und augensichtig werden .

    Von den tartarischen Krankhetten, W 11, p. 94.Opus Paramirum, F 9, p. 43.Fa/l den tartarischen Krankhetten, W 11, p. 25.

  • 34 Capitolo l i

    un netto distacco. Bench anche la fisica di x^ristotele si rappresenti le sostanze naturali come alcunch di composito e internamente articolato, facendole risultare dalla riunione in proporzioni diverse degli elementi (0x01x8101) della terra, dellacqua, dellaria e del fuoco, leffettivo svolgersi dellindagine sulla natura non viene affatto descritto in questa tradizione come un processo di scomposizione dei corpi alla ricerca delle loro componenti semplici ma gli prescritta una strada completamente diversa. Qui, infatti, non tanto gli elementi vengono posti in primo piano quanto le qualit primarie del caldo e del freddo, del secco e dellumido e ci per render conto, in base al loro avvicendarsi su un sostrato materiale, del cambiamento (fiexapoXii) delle sostanze, del loro generarsi (yveaK;), corrompersi (

  • 36 Capitolo l i

    t facendo invece sparire la sua frigiditas e bumiditas, qualit da esso originariamente esibite. Siccitas e caliditas sono infatti quel pretiosissimum oleum [. . .], tinctura viva [. . .], aqua permanens [. . .], acetum Philosophorum che costituisce la meta ultima delladepto dellArte, Vhumiditas e la frigiditas sono solo un fumus corrumpens che devessere occultato e tolto di mezzo perch il lapis possa venire finalmente alla luce. Scrive Kalid: In Lapide isto sunt quatuor elementa. Est enim aquaticus, areus, igneus, et terreus. In Lapide isto in occulto est caliditas et siccitas: et in manifesto frigiditas et humiditas: Oportet ergo nos occultare manifestum, et id quod est occultum, facere manifestum. Illud autem quod est in occulto, scilicet caliditas et siccitas est Oleum [.. .]. Illud quod est in manifesto frigidum et humidum, est fumus corrumpens. Oportet ergo quod frigidum et humidum recipiant caliditatem et siccitatem, quod erat in occulto, et fiant una substantia. Illa autem frigiditas et humiditas est fumus corrumpens et aquosus, de quo dicitur, quod humiditas aquosa et adustiva corrumpit corpus, et tingit in nigredinem. Istas ergo infrmitates oportet destruere in igne et per gradus ignis^^ Questo sforzo per rendere manifesto locculto, svelare il nucleo riposto che si cela dietro ci che banalmente evidente, permea del resto tutta quanta la concezione alchemica. Persino il rapporto dellalchimista con i testi dei suoi sapienti predecessori viene

    Lber trium verborum K a lid r e g is a cu tissim i, in Theatrum chtmicum, praecipuos selectorum aucto- rum tractatus de chemiae et lapidis philosophi antiquitate, ventate, jure, praestantia et operatiomhus continens, voi. V, Argentorati 1660, pp. 186-187. Cfr., per quanto riguarda la datazione dellopera, J. F e r g uso n , Bihliotheca chemica. A Catalogne of th Alcbemical, Chemical and Pharmaceutical Books in th Collec- tion of th Late James Young of Kelly and Durris, Glasgow 1906, voi. I, p. 450. Nella letteratura alchemica il motivo del rendere manifesto locculto e occulto il manifesto ricorre insistentemente: cfr. A r ist o t el e s , De perfecto magisterio, in Theatrum chemicum, cit., voi. Ili (1659), p. 78: Omnis etiam dementata res quatuor in se retinet qualitates activas et passivas, exterius sive interius, mollitiem sive duritiem, et horum medium, verbi gratia: Res si exterius est calida et humida, et mollis, interius est frigida et sicca et dura: quia omnis rei manifestum suo contrarium occulto: scias, quia est multum secretum. Unde si perfecte cognoveris exteriorum rerum consistentias, et interiores de levi tu cognosces, et e converso. Et si occulta manifestare sciveris, scies et manifesta occultare; A lb e r tu s M a g n u s, De concordantia philosophorum in lapide, in Theat chem.. cit., voi. IV, (1659), p. 813: Quamvis lapis noster in manifesto sit rubeus vel albus, in occulto est albus, si in manifesto fit rubeus. Et sic si fuerit in manifesto albus, per decoctionem ignis erit rubeus. Et subdit Plato in quarto: Converte naturas, et quod quaeris invenies. Item alius, occulta manifesta, et manifesta occulta, et invenies magisterium ; Declaratio lapidis physici xA.v ic e n n a e ftlio suo Boati, in Theat. chem., cit., voi. IV, p. 878: Volunt iterum Philosophi, quod manifestum occulte- tur, et occultum rei efficiatur manifestum, hoc est, ut spissitudo terrestris sulphurea, et intlam- mabilis, fiiperficie tenus apparens in commixtc debet artificis tolli solertia. Illa vero mtrmseca pura ac splendida substantia, in radice rei a primordio piantata naturae, in manifestum deduca- tur per accidentium corruptionem, spoliationem, quae e.xperientia facilis est et possibilis, ex quo rei intrinsecum suae extrinsecae qualitatis est oppositum, et contrariorum est eadem disciplina, quae juxta se sita magis videntur lucescere.

    Paracelso 37

    qui considerato da questo punto di vista, in quanto si tratta di portare alla luce il loro insegnamento occulto, renderlo manifesto i di l dei velamenti che lo dissimulano: Veruntamen si sim magnae rationis in scientia si legge nel De cbemia di Senior (Zadith ben Hamuel XIII secolo) et aperti fuerint tropi mihi eorum occulti, et manifestum est mihi quod occultaverunt, et hoc apprehendi per scientiam, debeo recte hoc appropinquare intellectui successo- rum meorum, sermonibus in aperto velatis, significantibus intellectum occultum et velatum, ut hoc sit apertum et celatum. Est autem apertum studiosis sapientibus et intelligentibus, et investigantibus, celatum autem minus intelli- gentibus^^. Per quanto i procedimenti alchemici appaiano volti a un fine semplicemente pratico lottenimento del lapis philosophicus e non abbiano ancora il carattere di unindagine disinteressata sulla natura, la contrapposizione di occulto e manifesto a cui si ricorre per descriverli prelude a quel nuovo modo di intendere il conoscere e lindagine naturale che si affermer con decisione nellopera di Paracelso. In questa il lavorio alchemico cesser di essere tuttuno con la ricerca della pietra filosofale; il punto di vista di chi considera lobbiettivo deHalchimia la produzione delloro e dellargento sar esplicitamente respinto^ e lo svelare le segrete componenti dei corpi si giustificher da un lato per le conoscenze naturali che in grado di apportare, daHaltro per i risultati a cui conduce in campo terapeutico.

    La tematica alchemica del rendere visibile linvisibile, manifesto locculto, appare strettamente connessa, in Paracelso, alle sue dottrine di contenuto cosmogonico. Per il medico di Einsiedeln la creazione ha il suo punto di origine nel Mysterium magnum, seminario increato che contiene tutte le cose e precede lesplicarsi della natura nella varia molteplicit delle sue produzioni concrete. In esso tutti gli enti sono ancora confusi in ununit indifferenziata, sia per quanto riguarda le loro determinazioni tisiche (das tleischliche), sia dal punto di vista della loro essenza incorporea (das unentpt'intliche). Ciascuna creatura qui contenuta nicht formlich, nicht wesentlich, nicht quali- tatetisch ma solo allo stato potenziale, wie ein bilt in eim holz ist. solo in virt di un processo di separazione e individuazione, di una scheidung analoga a quella operata dallo scultore su un pezzo di legno che ogni ente condotto in sein form und gestalt e ha origine il m o n d o S e vero, per, das Got alle

    S e n io r , De cbemia, in Theat. chem., cit., voi. V, p. 230. Cfr., su Zadith Ben Hamuel, J. F er g u so n , Bihliotheca chemica, cit., voi. II, p. 563.

    ^ Paragranum {kt:e Bearbeitun ,^ IF 8, p. 185: nicht als sie sagen, alchimia mache gold, mache silber.

    Philosophi ad Athenienses, IF 13, p. 391 : dan das hchst arcanum und groB gut des crea- tors, hat alle ding in das increatum geschaffen, nicht formlich, nicht wesentlich, nicht qualitate- tisch, sonder es ist in dem increato gewesen, wie ein bilt in eim holz ist. wiewol das selbige

  • 38 Capitolo II

    ding iner selber volkomen beschaffen hat e che ciascuna cosa, considerata in se stessa, non manca di nulla, non per questo ogni ente perfetto per un altro zu seim nuz, dal punto di vista delluso che si pu farne-^ Sotto questo profilo la natura gibt nichts an tag, das auf sein stat vollendet sei, sonder der mensch muB es vollenden^''. Spetta dunque airalchimista volgere la natura a vantaggio delFuomo, il compito di separare durch das feur il puro dallimpuro, lutile dallinutile, di far apparire la medicina piena di efficacia che talvolta si occulta anche allinterno di un v e l e n o C o n questo suo trasformare le sostanze e attuarne le latenti potenzialit, con il portare alla luce lutile che in esse prima non si manifestava, lalchimia riprende lopera della creazione e perfeziona la scheidung originaria degli esseri: das ist alchimia scrive Paracelso das nit auf sein end komen ist zum ende bringen^. La contrapposizione di sichtig e unsichtig, occulto e manifesto, si presenta in tal modo sotto un nuovo aspetto, acquistando unulteriore valenza sul piano diacronico. La visualizzazione mediante il fuoco di ci che nelle sostanze naturali non era immediatamente perspicuo ripete infatti, in un quadro artificiale, ci che avviene nei processi naturali di sviluppo, nella crescita di un albero o di unerba, per esempio, in cui si fa manifesto ci che era segretamente contenuto nel seme^ . Di qui lidea di Paracelso che il progresso della medicina consista nellacquisizione di una sempre pi estesa capacit di imitare la natura e i suoi processi, come gi fanno tutti gli altri artifici escogitati dalla tecnica, nei quali una forza appartenente alla natura passata in potere delluomo ed da questi libera-

    nicht ersehen wird, es sei dan, das das uberig hoiz hindan geschnitten werd; darnach so wird das bilt erkent; also auch das mysterium increatum nicht anders zu verstehen ist, dan das das fleischliche und das unentpfintliche in seiner scheidung, ietiichs in sein form und gestalt komen ist. dan do ist kein span abgeworfen, sonder es ist alles zur form und wesen komen und des gieichen. [ ...] darumb zu gedenken ist, das allerlei geschpf so in etheren begriffen werden, zusammen geordnet seind in das mysterium magnum. nicht das volkomen in seiner substanz, form und wesen, sonder aus einer volkomnen subtilen art, die uns ttlichen unwissend ist, also in ein beschlossen .

    Vokmen meinae Paramirum de medica industria, W 1, p. 190. Paragranum {letzte Bearbeitung) W'' 8, p. 181.

    Lahyrinthus medicorum errantium, W 11, p. 189: also lerne, was alchimia sei, zuerkennen, daB sie alein das ist, das da bereit durch das feur das unrein und zum reinen macht. [ ...] ietzund sehent, was alchimia fr ein kunst sei. gleich die kunst ists, die da unniiz vom nzen tut und bringts in sein lezte materiam und wesen. Siehen defensiones, W 11, p. 137: der gift vera- chtet, der weiB umb das nit das im gift ist. dan das arcanum, so im gift, ist gesegnet dermaBen, das im das gift nichts nimpt noch schat.

    Lahyrintbus medicorum errantium, W 11, p. 188-189.^ Opus Paramirum, W 9, p. 68: dan wie der baum wachst aus dem samen und wie das

    kraut wachst aus dem samen, also muB auch wachsen herfiir im neuen leben das jenig so unsi- chtbar fiirgehaiten wird und doch da ist. dahin muB es gebracht werden, das sichtig werd.

    Paracelso 39

    mente giocata La scheidung alchemica assume pertanto, nella concezione para- celsiana, un significato al tempo stesso religioso e medico. Da un lato il medico, in quanto per suo mezzo porta a visibilit ci che era invisibilmente contenuto negli enti, diviene colui il quale rivela pubblicamente lopera miracolosa di D ia (der da fnet die wunderwerk gottes meniglichen): nulla di ci che nascosto nel mare e nella terra, neHaria e nel cielo pu in tal senso rimanergli occulto^*; daltro lato, poich grazie a essa viene anche in possesso dei preziosi principi curativi contenuti nelle sostanze naturali, consegue altres una straordinaria estensione dei suoi poteri di terapeuta. Si pu vedere come sotto questo aspetto Paracelso prenda una direzione esattamente opposta a quella della medicina ortodossa: se i medici galenici erano soliti confezionare i loro rimedi riunendo sostanze diverse, allo scopo di graduare nel composto le qualit del caldo e del freddo, del secco e dellumido, la farmacologia paracelsiana, nei momento in cui cerca allinterno dei corpi die groBe verborgne tugent capace di curare le malattie, si affida non al comporre {componiren) ma allestrarre {heraus^ ehen), punta sulla separazione di ci che latente nella materia piuttosto che sullaggregazione di principi eterogenei

    Al motivo della visualizzazione delFoggetto come condizione necessaria di ogni vero conoscere si lasciano ricondurre alcuni tra i pi caratteristici temi della riflessione paracelsiana. Innanzitutto il ruolo di primo piano assegnato allesperienza nel processo di costituzione del sapere: ogni autentica conoscenza nel campo della natura si lega infatti, per Paracelso, non gi alle vane speculazioni della fantasei ma a una sichtige erfarenheit vor den augen, la quale

    Paragramm {let^ te Bearbeitung), W 8, p. 181: nun haben aber alle hantwerk der natur nachgegriint und erfaren ir eigenschaft, das sie wissen in alien iren dingen, der natur nachzufa- ren und das hchst als in ir ist daraus zubringen. allein aber in der arznei, da das gentigst were, ist es nicht beschehen, die ist die grbste und ungeschikteste kunst in der gestalt.

    Opus Paramirum, W 9, p. 70; dan der arzt ist der, der da fnet die wunderwerk gottes meniglichen. so er nun darumb da ist, so muB er sie gebrauchen, recht nit unrecht, warhaftig nit falsch. den was ist im mer, das dem arzt sol verborgen sein nichts ; was ist im mer das er nit sol fnen ? nichts ; er sols herfiir bringen. und nit alein in mer, in der erden, im luft, im firmament, das ist im feur, auf das meniglich sehent die werk gottes, warumb sie da sind, was sie bedeuten, nemlich als in die krankheiten .

    Paragranum (letzfe Bearbeitung), JF 8, p. 191: So nun so vii ligt in der alchimei, dieselbi- ge hie in der arznei so wol zu erkennen, ist die ursach der groBen verborgnen tugent, so in den dingen ligt der natur, die niemand ofFenbar sind, allein es mache sie dan die alchimei offenbar und brings herfiir; Paragranum ( Vomde und erste beide BUcher), W 8, p. 84: also verstanden mici\ das die kraft ganz in eim simplex ist und nicht geteilt in zwei, drei, vier oder fnf etc.. sonder in ein ganzes, und dasselbig simplex bedarf nichts als allein der alchimei die nichts anders ist, dan ein ding mit dem erzknappen, erzschmelzer, erzman oder bergman; es ligt im herausziehen nit im componiren. es ligt im erkennen, was darin ligt, und nit dasselbig machen mit zusammenge- sezten und getlickten stxicken .

  • 40 Capitolo II

    esibisce sen2a possibilit di equivoci il reale stato delle cose: solo chi ha visto alcunch pu dire di averlo esperito, chi non lha visto non ne hi? neppure esperienza Uerfarenheit che si consegue aus dem feuer nella scomposizione alchemica delle sostanze naturali, quando si apprende was art und was natur und eigenschaft so in der ganzen welt ist, viene pertanto identificata con lautentico sapere ed indicata come il principale grunt und meister del medico Al tema dellesperienza come insostituibile organo dellindagine naturale si connette a sua volta lidea di un possibile progresso del conoscere, di un costante ampliarsi dello scibile nel tempo. La conoscenza, infatti, in quanto dipende da un effettivo contatto con la natura e consiste in uno sforzo sempre rinnovato per renderne visibili i segreti, lungi dal costituire un possesso dato una volta per tutte e a cui nulla si pu aggiungere, pu e deve essere continua- mente incrementata: il medico osserva Paracelso non ha in dono la sua sapienza {iveisheit) dal cielo, n la riceve in eredit da chichessia, ma la arricchisce di giorno in giorno nel suo rapporto con lesterno, esattamente come il caso di qualsiasi altro artigiano In questo suo sottolineare laspetto progressivo del conoscere Paracelso prende ancora una volta le distanze dalla medicina galenica: nata dallintento di fornire al medico uno strumento teorico capace di guidarne lazione di fronte a ogni possibile fenomeno morboso, questa si presentava, infatti, come un sistema chiuso e onnicomprensivo, in cui erano fissati a priori sia il numero e il tipo delle varie malattie, sia i rimedi richiesti da ciascuna di esse: essendovi tutto previsto e tutto codificato, essa costituiva un sapere che il medico poteva applicare ma non ampliare n correggere. Per illustrare la diversa dimensione in cui vede svolgersi il processo del conoscere Paracelso ricorre allesempio di un minatore che si imbatta in una miniera sconosciuta; egli non sa che cosa contenga n come debba essere trattata;

    Opus Paramirum, EF 9, p. 185; von dem zuschreiben hat es sein eigen buch, wie alle kiinste erfunden sind worden, nemlich nit durch solch speculiren sonder durch sichtige erfaren- heit vor den augen. nicht aus erfarenheit der fantasei sonder aus dem liecht der natur. der der ein ding sicht, der hats erfaren; der es nicht sicht, der hats nicht erfaren.

    Ivi, p. 43 : was das feuer anzeigt, das mag on das feuer nicht ersinnet werden noch erfaren. dan zwo seind der weisheit, eine die wir aus der erfarnheit nemen und eine die wir aus unser geschiklikeit haben. dis aus der erfarenheit ist zweifach: die eine ist des arzets grunt und meister, die ander ist sein irsal und verfurung. die erst ist die so er aus dem feuer nimpt, in dem so er die vulcanische kunst treibt in der transmutirung, fixirung, exaltirung, reducirung, perfici- rung und andern anhangenden dingen disen zugehrig. in diser erfarung werden die drei sub- stanzen erfunden, was art und was natur und eigenschaft so in der ganzen welt ist, begriffen in alien naturen. die ander aber ist die, so ongefert etwas geret on bemelte erfarung.

    Paragranum (Vorrede und ente beide Biicber), W 8, p. 74: dan der himmel gibt die weisheit des arzts nicht, er ererbet sie auch nicht, sonder sie nimpt bei im zu wie kunst bei seim fleiBigen meister.

    Paracelso 41

    compir allora alcuni sondaggi e tentativi e solo al termine di questa indagine sar in possesso delle conoscenze necessarie per orientare la sua condotta. Allo stesso modo, un medico che si trovi di fronte a una malattia occulta e misteriosa non pu pretendere di giudicarla a colpo docchio e individuarne immediatamente il rimedio: la conoscenza di ci che nascosto e segreto, den augen verborgen, richiede infatti un processo pi lungo di quello che sufficiente quando una cosa gi perfettamente visibile. Il sapere, dunque, si ottiene gradualmente e solo attraverso un faticoso processo di a\"vcinamento: ich beger scrive Paracelso von tag zu tag ie lenger ie mer zur warheit komen^^. Perfettibile nel tempo, la conoscenza va anche estesa, per, nello spazio. Se vuole acquisire nuove competenze e aumentare la sua perizia terapeutica, chi esercita la medicina non pu limitarsi a quanto offerto dal suo immediato campo di osserv"azione ma deve viaggiare ed esperire di persona ci che presenta di peculiare ogni paese. In ogni luogo la natura offre qualcosa di nuovo: una sua compiuta conoscenza pu quindi ottenersi solo per mezzo di unindagine itinerante e di una diretta esperienza oculare: ein arzet scrive Paracelso deve alle lender durchfaren, esplorare mit dem fleiBigsten, sehen mit den augen, tasten mit den henden, was im selbigen lant sei^ "^ . Anche un tipico tratto dellesperienza personale di Paracelso come il suo continuo peregrinare da una regione allaltra dEuropa si fa quindi ricondurre al tema della visibilit quale carattere distintivo di ogni vero conoscere : questo si chiarisce sempre pi come uno dei pi importanti nuclei sistematici del suo pensiero e come una delle sue idee dotate di maggiori conseguenze. Lo stesso modo in cui Paracelso si esprime a proposito della tradizione filosofica e medica che lha preceduto sembra risentire di questa concezione e rientrare nella

    Sieben defemiones, \ \, p. 156: das sie es von stunt an uneilen, ist ir torheit schult; dan am auskeren ist das erst urteil falsch und von tag zu tag wissent sie ie lenger ie minder, was es ist, und stellen sich selber zu lgnern, so ich beger, von tag zu tag ie lenger ie mer zur warheit komen; dan mit den verborgnen krankheiten ist es nit als mit den farben erkennen. mit den farben sicht einer wol, was schwarz, griin, blau ist etc. wer aber ein umbhang darfr, du wiis- stests auch nit. durch ein umbhang sehen braucht schnaufen, da sie noch nie gewesen sind. was die augen geben, das ist wol also in der eil zu urteilen ; was aber den augen verborgen ist, das ist umb sonst also fiir zu fassen, als ob es sichtig were. ein exempel nemet euch bei einem bergman. er sei wie gut, wie recht, wie kunstreich, wie geschikt er wlle, so er ein erz das erstmal ansicht, er weiB nit was es helt, was es vermag, wie mit im zu handlen sei, zu rsten, zu schmelzen, zu abtreiben, zu brennen sei. er muB zum ersten lassen durchlaufen, etliche probirung und versu- chung kosten und sehen wohinaus. als dan so ers wol durch die reutern gefegt hat, so mag er im einen gewissen weg frnemen, dahinaus, also muB es sem. also ist es auch in den verborgenen langwirigen krankheiten, das so schnel ein urteil nit geschehen mag (es tetens dan die humori- sten).

    Von den tartarischen Krankheiten, IV 11, p. 93-94.

  • 42 Capitolo II

    sua orbita tematica. Le dottrine di Aristotele e dei suoi seguaci si legge infatti nel Paragranum si sono sovrapposte alloriginario sostrato della filosofia cos come in certe botti un residuo disgustoso galleggia talvolta sui vino e nasconde {verekt) das gut under ime. Solo spazzando questa schiuma, sembra suggerire il medico di Einsiedeln, e dissipandone il velo, si potr rendere visibile e pienamente utilizzabile lautentico nucleo dellantica filosofia^*.

    Visibile e invisibile, sichtig e unsichtig, individuano pertanto i due poli tra cui si svolge, per Paracelso, il processo del conoscere. Intesa come uno svelamento dellocculto, come uno sforzo per rendere manifesto un contenuto inizialmente inaccessibile ai sensi, la conoscenza si configura come il risolversi di una tensione tra questi due opposti momenti, come il percorso che conduce dalluno allaltro di essi: nellacquisizione del sapere linvisibile diviene visibile, locculto si manifesta, linsensibile si rende sensibile. Si anche visto, per, come allinterno di questo modo di rappresentarsi il conoscere ci che appare innanzitutto alla vista e si offre in un primo tempo alla percezione dei sensi sia un dato a cui non bisogna fermarsi ma che occorre oltrepassare in direzione del contenuto invisibile che sta dietro di esso. Considerata da questo punto di vista, la relazione tra visibile e invisibile appare a Paracelso come tale che la priorit logica e cronologica spetta in essa allelemento visibile: pi che svilupparsi nella direzione dallinvisibile al visibile, il processo del conoscere gli sembra compiere il tragitto inverso, das sich von sichtbarn streckt in das un- sichtbar^ . Si affaccia inoltre lidea che lelemento visibile, per quanto sia un dato da superare, rappresenti anche un momento ineliminabile del conoscere e ne sia lindispensabile punto di appoggio: se la meta del sapere viene fissata nellappropriazione di un contenuto invisibile, appare ora con chiarezza che questo invisibile in tanto pu essere colto in quanto si manifesta e si esprime in un sostrato visibile e materiale. L invisibile costituisce lautentico oggetto del conoscere e il vero nucleo delle sostanze; ha per bisogno, per rivelarsi e sussistere, di incarnarsi in alcunch di corporeo e sensibile. In termini non

    Paragranum (Vorrede und ente beide Biicher), W 8, p. 69; in der philosophei ist ein mies gewachsen von stund an im ursprung derselbigen ; im selbigen mies seind auBen an in die philosophei schwemm gewachsen gieich wie die driisen am leib. Aristoteles und die seinen haben tractir