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MASSIMO CLERICI Auguste Rodin e Camille Claudel Arte Paione Follia

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MASSIMO CLERICI

Auguste Rodin e Camille Claudel

ArtePassione

Follia

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Palazzo del BrolettoComo1-30 ottobre 2011

Sculture e disegni

MASSIMO CLERICI

Auguste Rodin e Camille Claudel

ArtePassione

Follia

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Introduzione 6di Sergio Gaddi

“Davanti alla medusa” 9presentazione di Alberto Longatti

Disegni 12

Sculture 36

Biografia 58

INDICE

3In collaborazione con: Con il contributo di:

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4 Camille Claudel e Auguste Rodin

Sono felice di contribuire alla diffusione dell’opera di due grandi artisti del ‘900 che unirono la loro vocazione artistica e l’intimità amorosa in un’unica passione.

Jean-Marc DroulersVilla d’Este

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Scolpire, disegnare e reinterpretare la vicenda umanadella coppia Auguste Rodin – Camille Claudel, che hainstillato nella forma e nella materia la scintilla tra-gica della loro passione è una sfida titanica che Mas-simo Clerici raccoglie con la stessa energia deiprotagonisti della vicenda. È questa l’ennesima dimo-strazione di come la vera opera d’arte sia sempre fe-conda, sempre contemporanea, sempre in grado dirichiamare suggestioni e analisi. Clerici non si limita a rileggere la loro storia, ma la ri-vive, ne è anche in parte soggiogato, non può non sen-tire la tragedia umana della loro tormentata relazionee per questo diventa capace di trasmetterne la po-tenza. Perché, come da duemila anni recita il Canticodei Cantici, “forte come la morte è l’amore, tenacecome gli inferi è la gelosia: le sue vampe son vampedi fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acquenon possono spegnere l’amore nè i fiumi travolgerlo”.La passione non ha tempo e la follia spesso la tra-passa. E in questo fluire di un tempo eternamentepresente, Clerici attraversa la storia dell’arte passandodalle suggestioni michelangiolesche alle violenze for-mali di Schiele e di Van Gogh, muovendosi oggi allaricerca di ascendenze e richiami, indagando l’animadei maestri che prende come riferimento. E al di làdella percezione dei concetti o delle suggestioni rap-presentate, c’è sempre un’indagine più sottile sui de-sideri e sugli umori dell’uomo. È un lavoro lirico eintenso, dove il linguaggio assume sempre più il rife-rimento eterno, evolve in elemento espressivo che nonconosce limiti di tempo e di spazio, diventa canto etensione dell’anima che filtra il reale per diventarepura idea.

Le opere di Clerici dialogano con il pensiero di infinitiartisti di tutti i tempi. La scultura diventa così lo spa-zio di una presa di coscienza fisica e spirituale, dinuovi miti dell’inconscio che la modellano sulle spinte

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al senso ignoto ed enigmatico della realtà, e nell’in-quietudine che traspare dalle sue visioni si legge sem-pre la misteriosa energia vitale vista dalla menteprima di essere trasportata sulle forme. Questa im-portante rassegna dedicata all’artista comasco ospi-tata nell’affascinante spazio del Broletto interpretaperfettamente l’idea strategica che anima tutti i pro-getti realizzati dall’assessorato alla cultura del Co-mune di Como, quella cioè della cultura vista e vissutacome il principale fattore di sviluppo urbano. E la vo-lontà espressa più volte di trasformare la città in unlaboratorio artistico permanente fa oggi, con questamostra, un deciso passo avanti.

Sergio GaddiAssessore alla Cultura

Comune di Como

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di un’estetica nuova; la scultura raccoglie la sfida diuna trasformazione radicale dell’uomo. E continuando il discorso su queste prospettive si co-glie il senso della lotta e della vita intesa come dina-mica di passioni che Massimo Clerici sviluppa nelcorso degli anni e che può essere mirabilmente sinte-tizzato da una frase di Renato Guttuso, il quale so-stiene che “… il valore di un’opera d’arte sta nellasua espressività ed è bene ripeterlo quando c’è in girotanta disposizione a dimenticarlo. Solo quanto nonesprime è cronaca, decorazione, illustrazione. Perchéun’opera viva, bisogna che l’uomo che la produce siain collera ed esprima la sua collera nel modo che piùsi confà a quell’uomo. Un’opera d’arte è sempre lasomma dei piaceri e dei dolori dell’uomo che l’hacreata”.

Le opere di Massimo Clerici, oltre ad esprimereun’evidente valenza plastica e di appassionata carna-lità, riescono anche a dialogare sottilmente con le at-mosfere metafisiche, riuscendo a rendere visibile ilpensiero nel solco degli insegnamenti di Giorgio DeChirico, uno dei pochissimi in grado di innescare unprocesso di riflessione della mente che tende a spec-chiarsi nelle prospettive, nei tratti e nella rarefazionedella realtà. Si potrebbe citare, a questo proposito, lostupore di Magritte di fronte a Le chant d’amour diDe Chirico. “Fu uno dei momenti più emozionantidella mia vita – osserva – i miei occhi avevano visto ilpensiero per la prima volta”. Massimo Clerici, nel riprendere il filo della tormentatavicenda di Auguste Rodin e Camille Claudel, riesce aseguire perfettamente la grammatica visiva dell’artemoderna come un vero ritrattista delle idee che defi-nisce con atto di imperio creativo autorevole ed effi-cace negli spazi di un nuovo universo concettuale. Le categorie dello spirito, della passione e della follia,attraverso la sua scultura e i suoi disegni, danno vita

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MASSIMO CLERICI

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DAVANTI ALLA MEDUSAdi Alberto Longatti

“Mia sorella aveva una bellezza straordinaria ed inoltre un’energia, un’immaginazione e una volontà del tutto eccezionali. Tutti questi doni superbi non sono serviti a nulla.Dopo una vita estremamente dolorosa, è pervenuta nel completo fallimento”

Paul Claudel

Con la tragica e patetica vicenda che accomunò ungrande scultore, Auguste Rodin, e una promettenteartista, Camille Claudel, Massimo Clerici aveva unconto aperto fin dal 1988. S’imbattè in quella storia,che da non molti anni è diventata di pubblico do-minio, studiando l’opera di Rodin, sulla scorta degliinsegnamenti dello zio Pietro e seguendo il filonedell’arte di stampo michelangiolesco. Il nome di Ca-mille, allieva prediletta e focosa amante, che i bio-grafi del notissimo artista francese hanno semprecercato di nominare il meno possibile, uscì fuori al-l’improvviso e, dopo qualche ricerca, rivelò tutto ilsuo potenziale carico di valore iperomantico. So-prattutto, evidenziò quella che appare la sua carat-teristica principale: l’eccesso. In questa storia c’ètutto, la dilatazione senza confini dell’impasto dipassioni umane estreme, l’amore inteso anche comesfogo dei sensi e dominio, la follia, la gioia e la di-sperazione, l’ansia impetuosa di vivere e la discesainerte verso il disfacimento.

Per capire la ricerca realizzata da Clerici, dopo unperiodo in cui la visitazione di questa vicenda otto-centesca è rimasta in lui nascosta ma non espulsa,per esplodere oggi con inalterata intensità, occorreripercorrere a piccoli passi almeno l’inizio e la finedell’intenso rapporto fra i due personaggi del“melo” alla Dumas padre. Rodin era un grande ar-tista, ma egocentrico, disordinato, proclive a molti-plicare le sue relazioni erotiche anche se non ripudiòmai la donna, la rustica e fedele Rose Bennet, chegli aveva dato un figlio (la sposò soltanto quando lavita stava per cessare in ambedue). Camille non erauna delle tante donne che gli erano passate fra lebraccia ma una ragazza di particolare avvenenza,ricca di una grazia selvaggia, con gli occhi color per-vinca, intelligente e volitiva, artista di vocazione si-cura. Quando la conobbe, lui aveva 43 anni, lei solo

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18. E scoccò subito la scintilla. Erano fatti perun’intesa sessuale ma non di carattere, tanto luna-tica, possessiva e insofferente di mondanità leiquanto abile lui nell’intessere relazioni sociali con-venienti per ottenere lavoro e fama. Camille vennesoggiogata dalla creatività dell’amante ma dal cantosuo seppe far valere le sue doti, anche se erano di-versi per temperamento e resa espressiva, che nellagiovane donna si concentrava nello sciogliere la ma-teria, renderla morbida e movimentata, mentre ilmaestro rendeva il meglio di sé nella possanza delgesto scultoreo. Rodin apprezzava della sua al-lieva/amante proprio la femminile delicatezza ditocco. Per esempio, lei aveva una particolare capa-cità di raffigurare plasticamente le estremità delcorpo umano, mani e piedi. E fu quello il compitoche le venne assegnato nel 1882 nella modellazionedelle figure di una delle più complesse (e incom-piute) opere rodiniane, La porta dell’inferno. Maproprio quel soggetto, l’ammasso di forme umaneassatanate e dolenti che diventa sempre più tormen-tato e aggrovigliato da un bozzetto all’altro del-l’opera, era destinato a simboleggiare l’esito infelicedel rapporto fra i due.

Il sodalizio amoroso durò dieci lunghi anni, fra in-canti e tempeste, fughe e ritorni. La gelosia di Ca-mille fu uno degli elementi determinanti dellarottura, ma non il solo: certo contò più di ogni altracosa il suo temperamento focoso e squilibrato, oltrealla scelta angosciante di rifiutare un figlio cheaveva in grembo. La separazione di comune accordolasciò nell’uomo una costante nostalgia: a distanzadi molti anni un mercante d’arte, Eugène Blot, te-stimoniò alla donna che aveva visto piangere Rodincome un bambino ricordandola. Ma è soprattutto inCamille che le conseguenze furono devastanti, lacondussero ad una depressione tale da rendere inu-

tili i suoi sforzi di affermazione in campo professio-nale: si ridusse a distruggere tutto ciò che scolpiva,a vivere in una spelonca, a trascurare persino il suocorpo. In questo stato miserevole la trovò il fratelloPaul a Parigi, inducendolo a prendere la tremendadecisione di internare la donna in un ospedale psi-chiatrico. Può darsi che l’uomo, valente scrittore eautorevole diplomatico di carriera, fosse animatodal desiderio di recuperare la sorella al consorzio ci-vile. Certo non era questo lo scrupolo della madre,una severa bigotta che non aveva mai perdonato lafiglia di aver provocato lo scandalo di un’unione il-legale. Per la famiglia Claudel, scomparso il padreche aveva sempre cercato di aiutare la sventuratafigliola, la rigida educazione religiosa faceva sì chela condanna del peccato si sovrapponesse alla mi-sericordia, ad ogni impulso di umana comprensionee pietà. Così Camille rimase in manicomio per bentrent’anni, sola. A nulla valsero le sue implorazionidi tornare a casa, quando la follia che le aveva scon-volto il cervello le concedeva qualche momento dilucidità.

Questa seconda, agghiacciante fase della vicenda,ha intrigato Massimo Clerici al punto di appro-priarsi del duello amoroso Camille-Rodin e del suolacrimevole epilogo per farne un tema più volte af-frontato, indagato, saggiato, reinterpretato nei suoisignificati più reconditi, come rispecchiamento del-l’indole dei protagonisti, del loro comportamento:fino a giungere ad una sintesi, ad una visione percosì dire dall’alto che consentisse di trarre una spe-cie di giudizio etico, senza iattanza ma anzi con par-tecipata malinconia. Un coinvolgimento e unareinterpretazione resi tanto più possibili dal fattoche i due artisti/amanti si sono rivelati attraverso leloro opere, hanno narrato ciò che a loro era stato ri-servato dal destino. Racconto toccante, pervaso

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dalle torride vampate dell’intesa sessuale ma anchedallo strazio dei rifiuti, dei vani sortilegi per restarecomunque assieme, degli addii. Esistono gruppiscultorei dell’uno e dell’altra di esplicita interpreta-zione, quali il famoso Bacio, L’eterna primavera oFugit Amor di Rodin (immagini del trasporto amo-roso e del suo tramonto), ma ancora più emozionantiper la loro carica di disarmante grazia le statue di Ca-mille, dal ciclo erotico di Sakuntala alla drammaticavisione dell’abbandono in L’età matura (un uomo di-viso fra due donne), L’onda, ispirato alla celebre in-cisione di Hokusai, dove tre minuscole figure umanevengono travolte da una valanga d’acqua.

Clerici non ha rifatto, ma rivissuto, togliendole dalloro contesto, le opere dei due artisti, ritraendoli inmolti atteggiamenti, disegnando tavole di vigorosoimpatto emotivo, e marcando le sculture che andavasagomando con una rete di linee scure, come se fos-sero pervase da un’inseminazione maligna. Mentrele sculture compongono, se viste in sequenza, unaspecie di percorso parallelo delle opere di Rodin/Ca-mille durante e oltre il periodo della loro intesa maincupite dall’elemento disgregatore al quale si ac-cennava, i disegni sullo stesso argomento sono indi-rizzati a rappresentare da vicino i due protagonisti,scandagliando la loro personalità. Eseguiti con varietecniche, sanguigne o carboncini, chine pastelli ma-tite fusaggini e via dicendo, i lavori su carta inda-gano i tratti fisionomici dei soggetti partendo daritratti fotografici per giungere ad una loro progres-siva rimodulazione basata su un tratteggio dissemi-nato e sconvolto, fingendo che un turbine nescomponga le proporzioni. Questo procedimento divoluto allontanamento dalla visione reale è visibileanche nelle figure degli amanti persi nell’estasi ero-tica, un viluppo di corpi (presente in una nota serieprecedente di Clerici, gli Abbracci, ma con una ben

diversa, più serena e appagante plasticità) ripreso conuna sintesi formale che li rende fantasmatici, prodottodi un ricordo e non visioni della quotidianità. Clerici non esibisce in questo modo la sua valentìa,ma se ne serve per meglio mettere a fuoco un pro-cesso di disvelamento della verità storica. La sua èla consapevolezza del postero che vede e giudica, ri-legge e connota. Scorge dietro gli atteggiamenti deidue personaggi schiacciati dalle loro ossessioniqualcosa di cupo e di ineluttabile, simile al-l’“ananke” delle antiche tragedie greche. E trascinaben oltre l’epoca il significato che trascende unevento apparentemente marginale nell’Europa a ca-vallo fra Ottocento e Novecento. Coglie un messag-gio che non ha perso nulla del suo inquietantemonito. Un messaggio meduseo. Le due creatureumane che nell’arte hanno tramandato la loro storianon avevano coscienza che su di loro incombeva undestino funesto, impersonato appunto dal volto mo-struoso di una Medusa che Clerici ha inframmezzatofra le altre sculture. Una Gorgone che altera in modoorripilante la fisionomia energica e dolce di Camille(l’altro volto dell’amore tramutato in odio) alla qualenessun Perseo ha potuto mozzare il capo perché nonpietrificasse quanti avessero osato fissare le suechiome serpentine. Camille, che agli occhi dei suoi fa-migliari acquisì questa apparenza diabolica, in realtàproprio lei fu la vittima di un inganno crudele.

La leggenda dice che i prigionieri dell’incantesimomeduseo diventavano di sasso. Ma c’è qualcosa dipeggio che il corpo si immobilizzi nel suo insieme,prorompe quando in apparenza nulla accade ma ilgelo scende dentro, paralizza il cuore. Colpiscequelli che non sono capaci di provare indulgenzaper gli errori dei loro simili e non li soccorronoquando stanno per precipitare in un baratro. Alloracome oggi, come sempre.

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13Rodin, 2011carboncino epastello a cera su telacm. 50x40

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14 Rodin, 1988grafite su carta riciclatacm. 29,7x21

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15Rodin, 1986sanguignasu carta assorbentecm. 60,5x48,5

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16 Rodin, 2010grafite e carboncinosu carta da paccocm. 66x50

Rodin, 1988china nera in tavolettaacquerellatacm. 70x50

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17Rodin, 1986chine in tavolettaacquerellatasu carta acquerellocm. 57x38

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18 Rodin, 2007fusagginesu carta da pacco leggeracm. 70x50

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19Rodin, 2009pastelli a cerasu cartone telatocm. 70x50

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20 Rodin, 1988china nera in tavolettaacquerellatasu carta acquerellocm. 74x53,5

Rodin, 1986sanguigna su carta assorbentecm. 64,5x49,5

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21Rodin, 2009carboncino su compensatocm. 45x34,5

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22 Camille, 1988grafite su carta riciclatacm. 29,7x21

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23Camille, 1986tecnica mistasu carta acquerellocm. 57x38

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24 Camille, 2007pastelli a cera su telacm. 50x40

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25Camille, 2011carboncinosu carta eleograficacm. 70x50

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26 Camille / Medusa, 1986china nera in tavolettasu carta eleograficacm. 70x50

Camille, 1988grafite su carta riciclatacm. 29,7x21

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27Camille, 1988grafite su carta da paccocm. 72x50

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28 Camille, 1988grafite su carta da paccocm. 70x50

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29Camille, 1988matita copiativa su cartoncinocm. 70x49

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30 Camille anziana, 2011carboncinosu carta eleograficacm. 70x50

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31Camille, 2007pastelli a cerasu cartone telatocm. 60x50

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32 Rodin e Camille, 1988grafite su carta riciclatacm. 29,7x21

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33Rodin e Camille, 1988grafite su carta riciclatacm. 29,7x21

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34 Rodin e Camille, 1988grafite su carta riciclatacm. 21x29,7

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35Rodin e Danaide, 2011pastello Contée matita litograficasu carta da paccocm. 61x47

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36 Sculture

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37Camille Claudel, 2007ovaleterracotta patinatacm. 60x48

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39Camille Claudel, 2011busto, tuttodondoterracotta ceratacm. 55x49x30

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40 L’attesa, 2005(Camille con vesti romane)tuttodondoterracotta patinatacm. 60x33x30

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42 Camille Claudel, 2007busto, tuttodondoterracotta patinatacm. 55x45x24

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43Contatto (le mani), 2002tuttotondogesso patinatocm. 40x75x45

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44 Auguste Rodin, 2007busto, tuttodondoterracotta patinatacm. 39x53x30

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46 Rodin nello studio, 1999bassorilievogesso patinatocm. 32x22

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47Dolorante, 2011testa d’uomoterracotta patinatacm. 27x32x30

Dolorante, 2011testa di donnaterracotta patinatacm. 31x26x26

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49Amanti, 2008bassorilievogesso patinatocm. 35x95

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L’abbandono, 2008tuttotondoterracotta patinatacm. 44x42x30

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51Bramosia, 2007tuttotondoterracotta patinatacm. 24x53x28

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53Amanti, 1998tuttotondomarmo rosa del Portogallocm. 25x60x40

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55Centauri, 2009tuttotondoterracotta patinatacm. 44x50x48

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57Medusa, 2011tuttotondoterracotta patinatacm. 85x54x55

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BIOGRAFIA

Massimo Clerici nel suostudio a Moltrasio. Sullo sfondo un’opera del padre Nino.

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Massimo Clerici nasce a Pognana Lario (Como) il29 Gennaio 1945. Vive e lavora a Moltrasio.Dal prozio Pietro Clerici e dal padre Nino, scultori,apprende fin da giovanissimo la conoscenza dei ma-teriali e le tecniche del mestiere. Compie studi tecnicoprofessionali, approfondendo le sue ricerche sull’ana-tomia umana e sulla storia dell’arte. Continua il suopercorso formativo sulla figurazione plastica, model-lando ritratti e figure in creta e plastilina. Nel 1973esegue il ritratto del figlio Luca. Questo primo lavoroin marmo lo affascina e continuerà creando per unpianista di Como il monumento funebre al Cimiterodi Camerata e un grande monumento in marmo sta-tuario di Carrara, collocato al Monumentale di Como. Alla Villa Passalacqua di Moltrasio nel 1981 orga-nizza una mostra personale di disegni e sculture.Nel 1985 lascia definitivamente il suo studio di dise-gni per tessuti, aperto a soli 22 anni, per lavorare uni-camente come scultore.La freschezza della creta e la sensibilità epidermicadell’agata alabastrina sono il caposaldo di un nuovociclo: nasce la ‘Donna in vincoli’ splendidamente de-scritta dai critici d’arte Luigi Cavadini e Alberto Lon-gatti. La mostra al Chiostrino di Sant’Eufemia,patrocinata dal Comune di Como, ha un grande suc-cesso. Nel 1996 la mostra viene riproposta all’ex ca-stello di Dreiberger (Brema) in Germania in occasionedella presentazione al pubblico della grande scultura,in gesso di alabastro ‘L’albero della vita’ creata perun committente tedesco. Il secondo esemplare è statoesposto a Villa Erba (Como)in occasione della mostra“Arte e Natura”.Nel 1997 è invitato ad esporre a Milano due sue opere(marmo e alabastro) in occasione della mostra “Arted’Immagine in Lombardia oggi”.Nello stesso anno realizza il monumento a VincenzoBellini per conto della Signora Lilian Villinger Sacchi,collocato sul lungolago di Moltrasio.

Nel 2000 realizza il Monumento ‘Le mani’ dedicatoai mutilati e caduti in servizio per lo stato. Il grandemonumento in bronzo è posto in Viale Tokamachi, difronte alla Stazione San Giovanni a Como.Per la Quadreria Vescovile realizza il ritratto ad oliodi S.E. Alessandro Maggiolini, Vescovo di Como.nello stesso anno 2001, la mostra “Ritratti” in SanPietro in Atrio rende omaggio a 7 artisti comaschi,prima del razionalismo; tra questi il prozio PietroClerici.Nel 2002, committenti Le Guardie d’Onore del Pan-theon di Como, realizza il monumento in bronzo raf-figurante la Principessa Mafalda di Savoia d’Assia,morta tragicamente in campo di concentramento. Ilmonumento, collocato sul Lungolago di Como Ma-falda di Savoia, ne ricorda la vita prematuramentespezzata e rende omaggio a tutte le donne morte incampo di concentramento. Nel 2004, invitato a To-kamachi, città gemella di Como, si reca in Giapponee realizza ‘La donna dei vulcani’. Una splendida crea-tura in andesite, pietra vulcanica locale, Clerici riescea rendere questa pietra morbida e avvolgente comeseta, materiale che accomuna la città di Como con To-kamachi. Il corpo così drappeggiato modella le formee mette in evidenza la forza interiore. L’opera è collo-cata sotto i portici di Tokamachi in ‘Viale Como’.Nel 2005 al Broletto di Como, con il patrocinio dellaProvincia e del Comune la mostra “quali colombe daldisio chiamate” disegni, incisioni e sculture raccon-tano la storia di Paolo e Francesca. Oggi Clerici, con l’omaggio a Camille Claudel e Au-guste Rodin, presenta “arte, passione, follia’’ disegnie sculture. Sentimenti ed emozioni che coinvolgono idue protagonisti e naturalmente chi li raffigura. Unlavoro che, iniziato con i disegni già dal 1986, si con-clude oggi, nel 2011 con questa mostra si è semprearricchita di disegni e sculture.

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Allestimento della mostra:Elena Bianchi e Stefano Clerici

Coordinamento e redazione:Graziella Perego, Massimo Clerici

Fotografie di:Fernando Mattaboni

Progetto grafico:Layout / Renato Panzeri

Stampa:Grafiche Raveglia

Finito di stampare nel settembre 2011© Massimo Clerici

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