Martin Luther King Jr. - Sulla carta i neri avevano …Martin sfilò tra due cordoni di truppa a...

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Sulla carta i neri avevano diritto di voto, ma per esercitarlo dovevano farsi registrare nelle liste elettorali. Però quando cercavano di farlo, l'ufficio competente era chiuso o trovava dei vizi di forma nelle domande. All'inizio del febbraio 1965, duecentottanta persone erano state arrestate per aver cercato di farsi registrare nelle liste elettorali. Tre degli arrestati furono trovati morti e sepolti in un argine vicino Philadelphia Mississippi. (Valerie Schloredt Pam Borwn, M.L.King il Grande leader americano non violento, assassinato nella lotta per i diritti dei neri, LDC, 1988)

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Sulla carta i neri avevano diritto di voto, ma per esercitarlo dovevano farsi registrare nelle liste elettorali. Però quando cercavano di farlo,

l'ufficio competente era chiuso o trovava dei vizi di forma nelle domande. All'inizio del febbraio 1965, duecentottanta persone erano state arrestate

per aver cercato di farsi registrare nelle liste elettorali. Tre degli arrestati furono trovati morti e sepolti in un argine vicino Philadelphia

Mississippi.

(Valerie Schloredt Pam Borwn, M.L.King il Grande leader americano non violento, assassinato nella lotta per i diritti dei neri, LDC, 1988)

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La marcia ebbe luogo nel pomeriggio di domenica 7 marzo. Ignorando un ordine del governatore Wallace che la proibiva,

650 neri e pochi bianchi si radunarono alla Brown Chapel African Methodist Episcopal Church sulla Sylvan Street di Selma. In fila per due i neri sfilarono per le strade secondarie di Selma.

Al di là del fiume li aspettavano 60 poliziotti.

("Time" 19 marzo 1965)

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A venticinque metri i neri si fermarono. Il maggiore della polizia dello Stato, John Cloud, urlò attraverso un megafono:

Fate dietrofront e tornate alla vostra chiesa! Non vi è permesso di proseguire oltre! Vi concediamo due minuti per disperdervi !

Passati i due minuti il maggiore Cloud diede l'ordine: "Troopers, avanti!". Gli uomini delle pattuglie mossero in un

solo muro. Dai lati della strada, gli spettatori bianchi alzarono la voce in applausi e incoraggiamenti. Entro pochi secondi l'autostrada

fu avvolta da nuvole di fumo bianco e giallo. Barcollando, sanguinando, urlando, i neri fuggivano in tutte

le direzioni, inseguiti dai bianchi. I cavalieri usavano le fruste, mentre gli zoccoli dei cavalli calpestavano i caduti.

("Times" 19 marzo 1965)

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Hosea Williams, la sera stessa di quella domenica di sangue, disse a settecento rifugiati nella Brown Chappel di Selma: "Ho combattuto

nella secondo guerra mondiale e una volta sono stato catturato dall'esercito tedesco, e vi voglio dire che i tedeschi non sono mai

stati disumani come gli State Troopers dell'Alabama."

(Roy Reeds, Alabama Police uses gas and clubs, cronaca nel "New York Times", 8 marzo 1965)

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Il 21 marzo 1965 I manifestanti ricevettero finalmente il permesso di marciare da Selma a Montgomery...King disse: "Oggi voglio dire agli Americani e alle nazioni del mondo che non abbiamo

intenzione di tornare indietro. Siamo in marcia, nessun rigurgito di razzismo può fermarci. Siamo in marcia verso lo libertà."

Grazie ai fatti di Selma entrò in vigore il Voting Rights BilI del 1965, che dette al governo federale la possibilità di controllore

che il voto fosse giusto e privo di discriminazione.

(Valerie Schloredt e Pam Brown, M.L.King, Il grande leader americano non violento, LDC 1988)

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Il 6 giugno 1966 King ad Atlanta ricevette una triste notizia: "Hanno sparato a James Meredith. E' in gravi condizioni".

"C'era da aspettarselo" commentò amaramente il rev. Abernathy. King ripensò al lontano 1962, quando il giovane nero Meredith aveva provocato un caso di risonanza nazionale iscrivendosi

all'università segregata di Oxford nel Missisippi".»

(W. Minestrini, M.L.King, Il Ribelle per Amore, Mursia 1978)

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La marcia del Mississippi fu la pietra tombole della non violenza. Tutti i leader neri, uno dopo l'altro l'abbandonavano.

Da un'intervista di Oriana Fallaci a James Farmer (Che cosa volete dai bianchi? "l'Europeo" 10 Agosto 1967). < <Signor Farmer, insieme

all'integrazione è fallito anche il concetto della non violenza. Dobbiamo concludere che la violenza sarà d'ora innanzi lo strumento necessario alla Rivoluzione nera?> >. < <Non direi necessario, direi

inevitabile. I neri non sono pacifici: hanno imparato la violenza dalla società americana, dove il culto del più forte ha sempre

prevalso.»

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King disperato supplicò. < <Con la violenza susciteremo solo altra violenza. I neri perderanno in un mese ciò che hanno

conquistato in 10 anni». Quando giunse o Filadelfia la marcia iniziata da Meredith,

alcuni razzisti spararono dalle finestre sui marciatori. Prima che King potesse fermarli, i neri risposero a fucilate.

L'Agenzia Reuter proclamò: «La non violenza è morta». Da quel momento il capo della marcia non era più King:

era Carmichael. Fu lui a lanciare, Il 7 giugno, la parola d'ordine: Black Power (Potere Nero).

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King si spostò a Chicago Il 5 gennaio 1966. Ventiquattrore dopo il suo arrivo il sindaco Daley,

annunciava un'operazione per "sterminare i topi che infestavano il quartiere nero". Martin sfilò tra due cordoni di

truppa a Cicero, il quartiere più razzista di Chicago. Nonostante i soldati mandati là per proteggerlo,

fu colpito alla testa da un sasso e un coltello gli fischiò o pochi centimetri dallo faccia.

(Guido Gerosa, a cura di, M.Luther King Pro e Contro, Mondadori, 1972)

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Da Memphis un appello raggiunge King al Nord: "Gli spazzini neri della città sono pagati molto meno

degli spazzini bianchi. Non c'è un Dio anche per loro ?". Il 28 Marzo 1968 King accorse subito ed organizzò,

una manifestazione cui dovevano partecipare seimila dimostranti.

(Vittoria Marina, Martin L.King, EMP 1981 )

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Nelle file dei dimostranti di Memphis si infiltrarono le pantere nere che si misero o fracassare vetrine. La polizia caricò.

Alla conferenza stampa che tenne quella sera stessa, il 28 marzo 1968, Martin affermò: -<< Penso che la marcia sia stata

fondamentalmente piena di dignità>> implorò i giornalisti a fare una netta distinzione

tra la condotta dei marciatori e quella dei pochi militanti del Black Power che si erano infiltrati.

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Alle 17 ha smesso di piovere. Alle 17.59 Martin Luther King esce sulla terrazza a prendere una boccata d'aria. Si curva sulla

ringhiera, scambia due chiacchiere con Ben Branch, il cantante. Dal cortile l'autista lo chiama, la macchina è pronta. Alle 18.10 si volta per scendere. A 60 metri una mano preme il grilletto.

Martin cade pesantemente, colpito in pieno volto.

(Guido Geroso, a cura di, M.L.King, Pro e contro, Mondadori, 1972)