Martin Lutero (1483 - 1546) - · PDF fileDomenico Celestino Martin Lutero e la sindrome di...

9
Martin Lutero (1483 - 1546) Il famoso ritratto dipinto da Lucas Cranach nel 1529.

Transcript of Martin Lutero (1483 - 1546) - · PDF fileDomenico Celestino Martin Lutero e la sindrome di...

Martin Lutero(1483 - 1546)

Il famoso ritratto dipinto da Lucas Cranach nel 1529.

Domenico Celestino

Martin Lutero e la sindrome di Ménière

In due pubblicazioni del 1989 e del 1993, H. Feldmann7, 8 ha ana-lizzato a fondo gli scritti di Martin Lutero e dei suoi corrispondenti,riuscendo a fornirci un quadro molto particolareggiato delle patolo-gie patite dal celebre riformatore, nel corso della sua esistenza. Inparticolare, egli si è soffermato sugli attacchi di vertigine ed ha rag-giunto la ragionevole certezza che essi fossero causati da una malat-tia di Ménière.

I dati clinici esibiti sembrano convincenti e, trattandosi del casopiù antico tra quelli precedenti la scoperta di P. Menière, pensiamoche convenga discuterne ancora per verificare come questi disturbivenissero interpretati nel ‘500, per confrontarli con due altri casidescritti nella seconda metà del XVI secolo e nella prima metà delXVIII e, infine, per aggiungere eventuali osservazioni a quelle delProf. Feldmann.

Gli attacchi documentati insorsero, per la prima volta, il 6 luglio1527, quando Lutero aveva 43 anni, e furono preceduti di qualchemese da un primo episodio di sola vertigine. La prima crisi con sin-tomi cocleari e vestibolari associati fu caratterizzata da acufeni

41

intensi ed insistenti all’orecchio sinistro e da vertigini invalidantiprotrattesi più ore. Rispetto a questi dati, osserviamo la loro buonaconcordanza con le attuali conoscenze sul decorso della malattiasecondo le quali è frequente l’inizio monosintomatico (in questocaso con sola vertigine), mentre il picco dell’età di insorgenza cor-risponde al nono quinquennio.

Negli anni successivi, la malattia si presentò con ripetuti attacchisempre annunciati da acufeni di intensità crescente, e poi seguiti davertigine con immobilità obbligata, evidenti fenomeni neurovegeta-tivi, malessere generale e spesso anche vomito per più ore.

Gli episodi acuti di cui abbiamo notizia furono una diecina eriguardano distinti periodi: nel primo periodo (1527-1532), si pre-sentarono 5 crisi; nel 1536 la salute di Lutero fu turbata da numero-si episodi catarrali delle vie respiratorie, turbe digestive, dolori alfianco sinistro, stitichezza, diarrea, coliche da calcoli vescicali mada un solo attacco di vertigine; infine, ben 3 attacchi si verificarono

nel 1539. Questo andamento temporale è del tutto simile a quellooggi noto che vuole la maggior parte delle crisi concentrate neiprimi anni, dopo i quali altre acuzie possono manifestarsi, ma conminor frequenza e, a volte, in seguito ad eventi scatenanti di diver-

42

Figura 1. La Bibbia tradotta da Lutero nel 1534.

sa natura. Infatti, l’ultimo episodio, insorto nel 1541, avvenne nelcorso di una otite acuta purulenta bilaterale con grave compromis-sione dell’udito superata soltanto dopo la cessazione dell’otorrea.

Circa gli episodi acuti, va precisato che essi non provocarono maiperdita di conoscenza né convulsioni ma, a prescindere dall’acufe-ne, si associarono spesso a cefalea molto fastidiosa; come fu osser-vato da Ménière stesso e come è sempre più confermato nell’ultimoventennio, la cefalea è un sintomo molto frequente nei menierici deinostri giorni.

Gli acufeni procurarono grande sofferenza a Lutero: essi si mani-festarono con tonalità, intensità e localizzazione molto diverse,come si desume dai molteplici termini latini impiegati per descriver-li: sonitus, capitis susurrus, tonitrus, bombus, ventorum turbines,aurium tinnitus, marium et arborum venti in capite. Essi perduraro-no generalmente molto più delle vertigini anche se con intensitàdecrescente e furono localizzati all’intero emicranio sinistro nellefasi più acute e all’orecchio in quelle meno gravi. Forse, perchéassociati alla vertigine e/o anche alla sensazione di ovattamento,furono dichiarati assolutamente insopportabili in più occasioni.

A questo punto, merita di essere puntualizzato che la diagnosi dimalattia di Ménière per il paziente Lutero non è definitivamentecerta per la mancata dimostrazione dell’ipoacusia a carico dell’orec-chio malato che, nel nostro caso, è il sinistro. Tuttavia, in accordocon Feldmann, l’omissione può essere giustificata in vari modi.

Come è noto, l’ipoacusia menierica è molto spesso unilaterale e,in tale evenienza, accade sovente che i pazienti non se ne rendanoconto finchè non si sottopongano ad un esame audiometrico. NelXVI secolo, l’audiometria era di là da venire e, del resto, Lutero eracosì tormentato dall’acufene che ne attribuì ripetute volte la paterni-tà a Satana in persona. In realtà, Lutero si lamentò dell’ipoacusiasoltanto nel 1541, quando fu colpito da una grave otite acuta puru-lenta bilaterale e, come già detto, il difetto uditivo (verosimilmentetrasmissivo) regredì con la cessazione dell’otorrea. Ciò premesso, ènecessario ammettere l’impossibilità di fornire una prova inconfuta-bile dell’esistenza di una componente neurosensoriale dell’ipoacu-

43

sia, probabilmente di modesta entità e solo unilaterale. Di conse-guenza, la diagnosi di labirintopatia menierica, seppure verosimile emolto probabile resta, in qualche misura, velata da un dubbio diffi-cile da risolvere. Di contro, è forse meglio fare di necessità virtù econtentarsi delle numerose concordanze con il quadro ideale dellamalattia di Ménière. Gli elementi clinici raccolti a favore della dia-gnosi di labirintopatia idropica riguardano l’età di insorgenza, ilcarattere fluttuante e ricorrente dei sintomi, la durata degli attacchi,la capricciosità del decorso, la sua tendenza a perdere aggressivitàcon gli anni, la associazione con la cefalea e, nel loro insieme, indu-cono a chiederci “Cosa è, se non è una malattia di Ménière?”

Un aspetto particolare e curioso della malattia di Lutero riguardal’etiologia da lui stesso proposta. In una lettera, evidentemente scrit-ta in un momento di buon umore, egli affermò infatti che la causadei suoi disturbi era da attribuirsi al vino o a Satana. Peraltro, è bennoto che Lutero, sebbene amante della tavola e del bere, non eraalcolista e, invece, è frequentissimo nei suoi scritti il richiamo aSatana, soprattutto per sintomi quali la vertigine e l’acufene nonattribuibili credibilmente ad organi o a lesioni definite, ma che tur-bavano gravemente il suo equilibrio psicologico ed emotivo.

A prima vista, la chiamata in causa di Satana per una sintomatolo-gia menierica appare oggi francamente ridicola. Ma, ancora unavolta, una conclusione del genere appare ingiustificata e va ridimen-sionata, contestualizzando la situazione di Lutero e la nostra. Ilriformatore era nato in un mondo nel quale l’intervento del Malignonella vita degli uomini era comunemente ammesso e tale credenzarimase diffusa ed accettata fino al XVII secolo anche tra persone congrado di istruzione universitaria e senza differenze tra le varie con-fessioni cristiane. Pertanto, Lutero non differiva dai suoi contempo-ranei quando pensava che il Demonio turbava la sua mente al per-verso scopo di impadronirsi della sua anima. E ciò tanto più in quan-to erano poco accessibili spiegazioni mediche delle cause e dei mec-canismi di quei misteriosi sintomi.

Nei secoli XIX e XX, studiosi di parte cattolica e protestante1, 15

polemizzarono per dimostrare o negare una presunta psicosi di

44

Lutero. Ma anche su questo aspetto, dato che le vicende dellaRiforma vengono oggi considerate con maggior distacco ed equili-brio, si deve concludere con l’ammissione che la personalità diLutero era esente da veri tratti psicotici.

Sappiamo infatti che egli nacque e crebbe sul finire del medioevo,che visse un’infanzia dura, che dimostrò una ammirevole capacità distudio. Con gli anni, fu costantemente tra i migliori nella scuola enell’università così come tra gli Agostiniani; e, a questo proposito,dobbiamo ricordare che il viaggio a Roma, nel 1510-1511, fu da luicompiuto come rappresentante di quell’ordine monastico dal quale,come è ovvio, era stato giudicato mentalmente affidabile ed equili-brato. Ebbe poi inizio la sua battaglia contro il predominio papale incui dette prova di grande cultura, di spirito energico e combattivo,di abilità politica e diplomatica, di enorme coraggio. Il giovane fratesi trovò infatti a competere con Papi, Imperatori, Cardinali ePrincipi tedeschi, sui quali finì per prevalere, ma certamente a costodi prove e tensioni durissime, rese più che mai terrificanti dalla sem-pre incombente minaccia del rogo.

In questo quadro va considerata anche la vertigine da cui Lutero fuaffetto poiché è recente la nozione che tale sintomo, da un lato, puòessere innescato da stimoli emotivi o stressanti mentre, dall’altro,può indurre o aggravare reazioni depressive.4 Quindi, sebbene ap-paia irreale l’ipotesi di una psicosi in un soggetto di capacità intel-lettuali sufficienti per conseguire gli obiettivi politici prima ricorda-ti e per condurre a termine opere immani quali la strutturazione dellalingua letteraria germanica, ci sembra credibile che la somma delledifficoltà esistenziali e dei ricorrenti disturbi menierici abbia potutosuscitare occasionali e secondarie reazioni depressive.

A quella di Lutero meritano di essere assimilate altre due descri-zioni della malattia di Ménière lasciateci da Bonaventura Angelo2 eda Jonathan Swift18 vissuti, il primo, pochi decenni dopo Lutero edil secondo nella prima metà del ‘700, ma sempre in anni molto ante-riori a quelli dell’otologo francese. Come si vedrà, esse saranno utiliper il confronto tra i diversi punti di vista dei tre pazienti tutti verti-ginosi per la stessa affezione ma appartenenti ad ambiti nazionali e

45

culturali diversi e cioè tedesco, italiano ed inglese. Per motivi resta-ti ignoti, il giureconsulto ferrarese Bonaventura Angeli, fu rinchiusoin un carcere dell’Inquisizione e durante la detenzione ebbe a soffri-re di crisi menieriche. Da questa sua esperienza trasse spunto perscrivere una operetta dal Titolo De vertigine et scotomia che fu poistampata a Modena, con il permesso degli inquisitori, prima del1576, anno della sua morte. Nel testo di appena 15 pagine, eglidescrive i disturbi sofferti durante la detenzione e poi riporta la defi-nizione, i sintomi, la classificazione, le cause e la terapia delle ver-tigini secondo il pensiero medico ufficiale dell’epoca chiaramentederivato da Galeno. Il passo per noi più interessante, perché riportal’associazione tra turbe uditive, vertigine e cefalea, è il seguente:“Quandoquidem tamen antecedunt vertiginem dolores capitis, etvehementes suturarum pulsus, aurium sonitus, et tinnitus assidui etauditus gravitates”. La causa della malattia non è satanica, ma cor-risponde al turbamento del pneuma nei ventricoli cerebrali in conse-guenza di una alterazione dell’equilibrio tra i quattro umori. Il con-fronto tra la cultura medica dell’ambiente in cui vivevano, rispetti-vamente, Lutero e Bonaventura sembra mostrare che, nell’uno,dominava una mentalità ancora intrisa di medioevo e nell’altro, unpensiero almeno tendenzialmente classico e razionale.

J. Swift è il celebre autore de I viaggi di Gulliver e dalle sue let-tere, scritte tra il 1710 ed il 1733, emerge il quadro di una malattiadi Ménière tipicamente aggravata dal carico idrico. Una volta di più,l’interpretazione della malattia fornita dai medici inglesi è quellagalenica ed i sintomi vengono considerati come effetto della soffe-renza delle sole strutture cerebrali. Quanto alla causa, non si fa alcuncenno ad interventi diabolici, ma si espone ancora la teoria galenicadel turbamento dell’aer innatus e dello squilibrio degli umori.

Forse, l’idea di correggere un presunto squilibrio degli umori spin-se i medici a ordinare un’abbondante assunzione di acqua termale diSpa, ma il risultato fu negativo. Attualmente, è ben noto il deleterioeffetto del carico idrico sull’idrope del labirinto e l’insuccesso appa-re utile se non al paziente, almeno alla conferma della diagnosi.Nonostante tutto, l’idea di influire sul metabolismo dell’acqua non

46

era affatto peregrina ed il tentativo effettuato depone per uno spiritomedico orientato alla sperimentazione ragionata ed alieno da sedu-zioni demoniache. Nella seconda metà del XVIII secolo comparve-ro le prime descrizioni di sindromi con associazione di vertigini eturbe uditive, finalmente redatte da medici. A mia conoscenza, aprela serie quella di W. Trnka17 (1778) e ad essa seguono quella di C. J.Ch. Grapengiesser12 (1801), quella di Dastros5 (1807), quella di J. A.Saissy16 (1829), ed infine quella di N. Deleau6 (1838).

La descrizioni ricordate mostrano gradi di accuratezza diversa mala constatata associazione dei sintomi vestibolari ed acustici restò inogni caso sterile rispetto all’identificazione della sede della patolo-gia poiché permaneva ignota la funzione non acustica del labirinto.

Finalmente (1861), comparve sulla scena P. Ménière13 il quale,venuto a conoscenza degli esperimenti di Flourens9,10,11 sui canalisemicircolari e della dimostrazione della funzione regolatrice diqueste strutture sul tono muscolare e l’equilibrio, potè chiudere fi-nalmente il cerchio, integrando le conoscenze fisiologiche con quel-le cliniche. Allora, in una sola riga, fu chiarito per sempre il perchèdella associazione dei sintomi uditivi e della vertigine restata tantoa lungo inspiegabile: “… quand on voit bientot survenir une dimi-nution notable de l’ouie, alors le mal a son siège dans le laby-rinth…”

47

Figura 2. Lutero a Worms.

Bibliografia

1. Bilancioni G.: “Un grande allucinato dell’udito: Martin Lutero”. Roma, 1926.2. Bonaventura Angelus: “De vertigine et scotoma”. Mutinae, prima del 1576.3. Celestino D, Ralli G.: “Storia medica della vertigine da Ippocrate alla moderna inter-

pretazione della malattia di Ménière”. Acta Otorhinolar. Ital, Suppl. 5, 1-30, 1985.4. Celestino D., Rosini E., Carucci M.L., Marconi P.L., Vercillo E.: “Ménière’s disease

and anxiety disorders”. Acta Otorhinolar. Ital. 23, 421-427, 2003.5. Dastros 1807: Citato in Itard G. , “Traitè des maladies de l’oreille”, Paris, 1821.6. Deleau N.: “Traitè du cathèterisme de la trompe d’Eustachi”. Paris, 1838.7. Feldmann H.: “Martin Luthers Anfallsleiden”. Sudhoffs Archiv, 73/1, 26-44, 1989.8. Feldmann H.: “Die Geburt einer Krankheit, dargestellt am Beispiel des Morbus

Ménière”. Laryngo-Rhino-Otol. 72, 1-8, 1993.9. Flourens M.J.P. “Expériences sur les canaux semi-circulaires de l’oreille dans les oise-

aux”. Paris, 1828.10. Flourens M.J.P. “Expériences sur les canaux semi-circulaires de l’oreille dans les mam-

miféres”. Paris, 1828.11. Flourens M.J.P. “Recherches expérimentales sur les propriétés et les fonctions du systè-

me nerveux dans les animaux vertébrés”. Paris, 1842.12. Grapengiesser C. J. Ch.: “Versuche, den Galvanismus zur heilung einiger Krankheiten

Anzuwenden”. Berlin, 1801.13. Ménière P. “Mémoire sur des lésions de l’oreille interne donnant lieu à des symptomes

de congestion cérébrale apoplectiforme”. Gaz. Méd. Paris, 16, 597-601,1861.14. Michel O.: “Malattia di Ménière e alterazioni dell’equilibrio” (Ed. italiana). Roma,

2000.15. Reiter P. J.: “Martin Luther Umwelt, Charakter und Psykose” (2 voll.). Kopenhagen,

1937-1941.16. Saissy JA.: “Essai sur les maladies de l’oreille interne”. Paris, 1829.17. Trnka W.: “Historia cophoseos et baryecoiae”. Vindobonae, 1778.18. Wilson T.G.: “Swift and the doctors”. Medical history, 8, 199-216, 1964.

48