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martedì 9 aprile 2019, ore 20,30 Les Vents Français Emmanuel Pahud flauto Paul Meyer clarinetto Gilbert Audin fagotto Radovan Vlatkovic corno Eric Le Sage pianoforte Foto © F.Monthubert / S.Yamagishi / Maiabrami / B.Hrkač 154a STAGIONE 2018 | 19 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

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martedì 9 aprile 2019, ore 20,30 Les Vents Français

Emmanuel Pahud flautoPaul Meyer clarinettoGilbert Audin fagottoRadovan Vlatkovic cornoEric Le Sage pianoforte

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È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici• evitare colpi di tosse e fruscii del programma• non lasciare la sala fino al congedo dell’artistaIl programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

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Silvia Lelli: Riccardo Carotti, Angela Cilli,

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CONSIGLIERI DI TURNO

Filippo Annunziata Andrea Kerbaker

DIRETTORE ARTISTICO

Paolo Arcà

CONSIGLIO DIRETTIVO

Ilaria Borletti Buitoni presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente, Filippo Annunziata, Marco Bisceglia, Liliana Konigsman comitato esecutivoLodovico Barassi, Mario Bassani, Anna Calabro, Andrea Kerbaker, Marco Magnifico Fracaro, Maria Majno, consiglieri

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Michail Glinka (Novospasskoe 1804 - Berlino 1857)

“Trio pathétique” in re minore per clarinetto, fagotto e pianoforte (ca. 15’)

I. Allegro moderato II. Scherzo. Vivacissimo III. Largo IV. Allegro con spirito

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 - Vienna 1827)

Variazioni su “Là ci darem la mano” per flauto, clarinetto e fagotto WoO28 (ca. 10’)

Louis Spohr (Braunschweig 1784 - Kassel 1859)

Quintetto in do maggiore per fiatie pianoforte op. 52 (ca. 28’)

I. Allegro moderato II. Larghetto con moto III. Menuetto e Trio IV. Finale. Allegro molto I N T E R V A L L O Camille Saint-Saëns (Parigi 1835 - Algeri 1921)

“Tarantelle” in la minore per flauto, clarinettoe pianoforte op. 6 (ca. 7’)

Nikolaj Rimskij-Korsakov (Tichvin 1844 - Ljubensk 1908)

Quintetto in si bemolle maggiore per fiatie pianoforte (ca. 29’)

I. Allegro con brio II. Andante III. Rondò. Allegretto

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Intrecci sonori fra giocoe ricerca

I pezzi per ensemble di fiati di solito non costituiscono una parte

consistente del catalogo dei grandi compositori di epoca classica

e romantica, che nella musica da camera tendono a privilegiare la

più “nobile” formazione per archi, fra i cui archetipi spicca il quartetto

haydniano. Nel corso dell’Ottocento, però, si assiste ad epocali

cambiamenti determinati anche dagli straordinari progressi nella tecnica

costruttiva degli strumenti a fiato: fra le tante innovazioni, i flauti con

foratura e sistema di chiavi perfezionati, o i corni dotati di pistoni. Già a

partire da Beethoven - ma qualche esempio si trova nell’ultimo Mozart

- nella scrittura orchestrale viene meno il modello tipico dell’epoca

classica viennese che vede l’assoluta preminenza degli archi, a cui

sono affidati i temi principali (con i fiati che si limitano a raddoppiare le

parti di violini, viole e basso, o a sostenere l’armonia con note lunghe); si

perviene a una nuova concezione timbrica frutto della valorizzazione di

tutti gli strumenti, che partecipano in misura crescente all’articolazione

del discorso musicale. Certamente, i brani da camera di questo periodo

contribuiscono ad innovare e raffinare la scrittura impiegata per gli

strumenti a fiato, adeguandola alle nuove potenzialità. Le pagine

in programma, composte fra il 1795 e il 1876, sono il riflesso delle

trasformazioni in atto, oltre che una testimonianza della vitalità della

Hausmusik, la musica coltivata nella dimensione privata.

Il Trio pathétique in re minore per pianoforte, clarinetto e fagotto di

Michail Glinka (1804-1857) fu composto nel 1832 e consta di quattro

movimenti, a loro volta ripartiti in sezioni agogicamente differenti. Il

Nel corso dell’Ottocento si assiste a epocali cambiamenti nell’uso degli strumenti a fiato, determinati anche dagli straordinari progressi nella tecnica costruttiva

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primo, secondo e terzo movimento si susseguono teoricamente senza

cesure, come vuole la partitura; tale volontà di realizzare un tessuto

musicale continuo, dato dalla concatenazione di episodi contrastanti,

si può forse ascrivere alla vena operistica dell’autore di Una vita per

lo Zar, che durante un soggiorno milanese ebbe modo di conoscere

Donizetti e Bellini. Della classica forma-sonata, l’“Allegro moderato”

iniziale rispetta fedelmente il principio del bitematismo, ma c’è maggiore

libertà sul piano della costruzione formale e delle relazioni armoniche.

Come accade spesso in Beethoven, Glinka anticipa al secondo

movimento uno “Scherzo con Trio”. Il successivo “Largo” (preceduto da

quattro battute che ne anticipano il carattere mesto) consente a ogni

strumento di dispiegare le risorse tecnico-espressive e l’estensione

melodica: il clarinetto per primo, poi il fagotto, eseguono un assolo

di grande espressività, accompagnati dal pianoforte; si passa quindi

a un “Maestoso risoluto” nel quale i fiati accompagnano a loro volta il

pianoforte, a cui è riservata una scrittura delicatamente fiorita. Elementi

tematici del primo movimento tornano nel conclusivo “Allegro con

spirito-Presto-Alla breve, ma moderato”.

Certa musica da camera ha una componente ludica, con indubbio

piacere anche degli esecutori: siano essi abili solisti, o schiere di

entusiastici dilettanti attorno ai quali fiorisce l’editoria musicale. Grande

popolarità, fra i protagonisti della Hausmusik, ebbero nel diciannovesimo

secolo fantasie, trascrizioni, parafrasi e pot-pourri su motivi d’opera. Già

Mozart aveva rielaborato sotto forma di variazioni (pianistiche) motivi

tratti da opere e Singspiel. Lo stesso fece Ludwig van Beethoven (1770-

1827) con il popolare duetto “Là ci darem la mano” dal mozartiano Don

Giovanni (brano che ispirò delle variazioni per pianoforte e orchestra al

diciassettenne Chopin). Beethoven destinò a queste sue variazioni in

do maggiore, composte attorno al 1795, un raro organico costituito da

due oboi e un corno inglese: strumento, quest’ultimo, che si guadagnò

Il Trio pathétique si può forse ascrivere alla vena operistica di Glinka, che durante un soggiorno milanese ebbe modo di conoscere Donizettie e Bellini

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un posto stabile in orchestra solo a partire dal 1829, col Guglielmo Tell

di Rossini. Ne ascolteremo una trascrizione per flauto, clarinetto e

fagotto. Il tema (Andante), è seguito da otto variazioni e coda: un brillante

gioco concertante, talora imitativo, nel quale il motivo o suoi frammenti

passano di strumento in strumento. Si tratta soprattutto di variazioni

ritmiche che mettono in evidenza la bravura degli esecutori, ma anche

l’espressione: la numero sei è un tempo lento dal carattere malinconico,

in do minore. Il ritmo, costantemente binario, subisce un repentino

mutamento nella coda che introduce un andamento ternario.

Nel 1820, quando Louis Spohr (1784-1859) compose il Quintetto in do

minore op. 52 per flauto, clarinetto, corno, fagotto e pianoforte, un

modello ideale per lo stupefacente intreccio fra le parti era certamente,

ancora, il Quintetto K 452 del 1784 (con l’oboe al posto del flauto),

che Mozart stesso non esitò a definire «la miglior cosa che io abbia

mai scritto». Autentico capolavoro, molto ammirato fra l’altro anche

da Beethoven che nel 1801 scrisse il Quintetto op. 16 con medesimo

organico, stessa tonalità e stesso numero di movimenti. Del tedesco

Spohr, considerato dai contemporanei uno dei maggiori compositori

del tempo ma ben presto dimenticato, si evidenzia spesso la duplicità

dell’approccio estetico: capace di infondere, alla maniera romantica,

una forte carica emotiva alla sua musica, ma al tempo stesso legato alla

chiarezza formale della tradizione classica. Grande violinista e famoso

direttore d’orchestra, adorato dal pubblico londinese, Spohr scrisse il

quintetto per la moglie Dorothea Scheidler, solista virtuosa dell’arpa,

costretta a rinunciare alle esibizioni in sala da concerto con il suo

strumento prediletto a causa di una salute delicata e di gravosi impegni

familiari: la coppia aveva tre figli. Dorette (vezzeggiativo col quale era

nota) poté così continuare a fare musica, suonando al pianoforte un

repertorio meno impegnativo. Queste pagine di notevole finezza e

ricchezza timbrica si distinguono per la cantabilità dei motivi. All’“Allegro

moderato” iniziale seguono un “Larghetto con moto”, un “Menuetto con

Trio”, un “Finale” (Allegro molto). Lo strumento a tastiera ha l’opportunità

di brillare nell’ultimo movimento, nel quale i fiati offrono un delicato

contrappeso all’agile parte pianistica. Questa consiste in due principali

idee, esposte e sviluppate in un continuum che a tratti fa pensare al

moto perpetuo.

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Nel corso della sua carriera Spohr viaggiò molto, incontrando colleghi

del calibro di Beethoven e Cherubini: la sua autobiografia è una preziosa

testimonianza della vita musicale dell’epoca. Un’altra raccolta di

memorie rivela le circostanze legate alla fortuna della Tarantella op. 6 di

Camille Saint-Saëns (1835-1921). Il compositore francese narra nell’Ecole

buissonnière di essere stato presentato a Rossini dalla cantante Pauline

Viardot. Un giorno l’operista italiano suggerì di far eseguire nel suo

prestigioso salotto parigino un duetto, l’op. 6 appunto, che Saint-Saëns

aveva dedicato ai professori Dorus e Leroy, rispettivamente primo

flauto e primo clarinetto all’Opéra. Invitati a suonare, i due non si fecero

pregare. Eseguito il pezzo, del quale non era stato annunciato l’autore,

Rossini venne colmato di lodi da una sfilata di ammiratori, certi che la

composizione fosse uscita dalla sua penna; allora, sorprendendo tutti, il

vecchio maestro rivelò che a scriverla era stato l’esordiente compositore

che in quel momento gli stava accanto. Era il 1857 e Saint-Saëns era

poco più che ventenne. La tarantella ha affascinato moltitudini di

musicisti ed è stata inserita in opere e balletti: non poteva certo mancare

dal repertorio di Saint-Saëns, cresciuto all’ombra del grand opéra con

le sue elaborate coreografie. Dell’op. 6, in la minore, fu pubblicata

una partitura per i due strumenti solisti con accompagnamento

d’orchestra o di pianoforte: quest’ultima è la versione che ascoltiamo.

La composizione si sviluppa a partire dai pochi elementi aggiunti

progressivamente alla figurazione ostinata iniziale del basso, arrivando

all’incalzante stringendo finale.

Brillante orchestratore e autore di musiche che i parigini ascolteranno

rapiti nelle stagioni dei Ballets Russes, Nikolaj Rimskij-Korsakov (1844-

1908), compose il Quintetto in si bemolle maggiore per flauto, clarinetto,

corno, fagotto e pianoforte nel 1876. L’opera era stata destinata a un

Il Quintetto in si bemolle maggiore per fiati e pianoforte di Rimskij-Korsakov era stato destinata a un concorso; venne ignorato, come racconta lo stesso compositore, a causa di un’esecuzione non particolarmente brillante

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concorso; venne ignorata, racconta lo stesso compositore, a causa

di un’esecuzione non particolarmente brillante. Il musicista membro

del gruppo dei Cinque - propugnatori di una musica nazionale russa,

libera da costrizioni accademiche - era impegnato da due anni in un

severo confronto con i modelli compositivi della tradizione occidentale.

Dopo la sua nomina a professore del Conservatorio di Pietroburgo

(1871), sentendo di non disporre di una preparazione adeguata, aveva

approfondito lo studio dell’armonia e del contrappunto, al punto da

pubblicare anni dopo, nel 1886, un manuale di armonia. Nel Quintetto

articolato in tre movimenti (Allegro con brio – Andante – Rondò)

l’ossequio alla tradizione dotta si avverte nella presenza all’interno del

secondo movimento di una Fughetta, consistente in un fugato per i

fiati, liberamente accompagnati dal pianoforte. Per il primo movimento

l’ispirazione fu invece il modello beethoveniano, come spiegò lo stesso

Rimskij-Korsakov. Nel “Rondò” corno, flauto, clarinetto, e pianoforte

eseguono ciascuno una cadenza che esalta le peculiarità tecnico-

timbriche dello strumento: suono, plasmabile magma che la musica

cristallizza.

Paola Rossetti

Corso di Discipline storiche,

critiche ed analitiche della musica

Conservatorio “G. Verdi” di Milano

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Les Vents Français

Emmanuel Pahud flautoPaul Meyer clarinettoRadovan Vlátković cornoGilbert Audin fagottoEric Le Sage pianoforte

Fondato quindici anni fa da sei solisti cresciuti nell’ambiente musicale

francese con l’obiettivo di far conoscere le grandi opere per fiati, dalle

più note a quelle meno eseguite, a un ampio pubblico, Les Vents

Français è considerato uno dei migliori ensemble di fiati sulla scena

internazionale.

Le loro interpretazioni si inseriscono nel solco della raffinata tradizione

francese e raggiungono una varietà di espressioni, dinamiche e stili

unici; l’organico dell’ensemble è variabile per adeguarsi alle esigenze

del repertorio.

Tra gli impegni recenti spiccano le tournée in Asia e in Europa con

concerti nelle maggiori sale a Vienna, Salisburgo, Ginevra, Londra, Parigi,

Zurigo, Bruxelles, Lucerna, Brema, Amsterdam, Istanbul, Tokyo, Taipei;

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la partecipazione a festival di primo piano quali Edimburgo, Brema,

Schleswig-Holstein, Gerusalemme e Dubrovnik, dove l’ensemble ha

ricevuto l’esclusivo Orlando Prize; la residenza alla Summer Music

Academy al Domaine Forget (Québec).

Il loro repertorio è in continua espansione grazie anche alle numerose

commissioni a compositori contemporanei tra i quali Escaich, Pécou,

Jarrell, Connesson, Mochizuki, Tanada e Waxman.

Numerose anche le registrazioni. Dal primissimo cofanetto “Musique de

Chambre de Francis Poulenc” (1998), in occasione del centenario della

nascita del compositore, premiato in Giappone con il Record Academy

Grand Prize alla registrazioni in esclusiva per Warner Classics: “French

Connection” che include opere per flauto, clarinetto e pianoforte, “Best

of Quintet Music” dedicato ai quintetti francesi del ‘900 (Record of the

Year 2012 per la musica da camera dal Record Geijutsu Magazine e Echo

Klassik Award), un cofanetto dedicato alla musica francese, classica

e romantica per fiati e pianoforte (2014) e due CD dedicati alla musica

da camera di Beethoven (2016). Recentemente l’ensemble ha unito le

forze con la Münich Chamber Orchestra per realizzare “Concertante”, un

album che raccoglie diversi esempi di sinfonia concertante di Mozart,

Danzi, Devienne e Pleyel.

È per la prima volta ospite della nostra Società.

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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto

e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!

Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore

Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci VitaliziFilippo Annunziata, Cesare Bacchini, Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Liliana Konigsman, Francesco Maino, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò, Carlo Vittore Navone,Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega,Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova

Soci BenemeritiDomenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Antonio Magnocavallo, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini

I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)

Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,Cecilia Bicchi, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Nicoletta Cipriani, Claudio Citrini, Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Nora del Torre, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Fiammetta Lang, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Rosalia Manenti, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz

Soci Sostenitori

Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Anna Calabro, Alberto Conti,Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Nora del Torre, Andrea Kerbaker, Liliana Konigsman, Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini,Ruth Pavese Westen, Lorenzo Stucchi

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PROSSIMI CONCERTI

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 MilanoTel 02 795 393 │ [email protected] │ www.quartettomilano.it

BIGLIETTI

Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

martedì 16 aprile 2019, ore 20.30 Quartetto di CremonaCiclo Beethoven / Bartók - IIIBeethoven - Quartetto n. 2 in sol maggiore op. 18 n. 2Bartók - Quartetto n. 5 SZ 102Beethoven - Quartetto n. 11 in fa minore op. 95 “Serioso”

BIGLIETTI

Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

martedì 7 maggio 2019, ore 20.30 Rafal Blechacz pianoforteMozart - Rondò in la minore K 511- Sonata n. 8 in la minore K 310Beethoven - Sonata n. 28 in la maggiore op. 101Schumann - Sonata in sol minore op. 22 n. 2Chopin - Quattro mazurche op. 24- Polacca in la bemolle maggiore op. 53 n. 6