Marino si è dimesso ma l'abbuffata continua

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ESPRESSO 1

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ESPRESSO 2

Ignazio Marino si è dimesso, ma negli uffici comunali restano i funzionari

che hanno alimentato la corruzione. Cento nomi, elencati nella relazione

segreta del prefetto Magno. Liberi di proseguire nei loro intrallazzi NEL RAPPORTO SI EVIDENZIA IL TESORO DI LEGAMI POLITICI, ISTITiUZIONALI E AMMINISTRATIVI IN MANO AL CLAN

IL CONDIZIONAMENTO CRIMINALE RESO POSSIBILE DA UN

MALAFFARE PIÙ ANTICO. ANALIZZATO CON

COGNOMI E RUOLI IN 33

PAGINE DEL DOSSIER di Urio Abbate

GNAZIO MARINO LASCIA IL CAMPIDOGLIO, ma i gla­diatori dell'intrallazzo restano ai loro posti, pronti a banchettare ancora. Gladiatori non come i figuranti pacchiani che assillano i turisti davanti al Colosseo, ma come quegli insidiosi sabotatori stay behind che resta­vano in silenzio dietro le linee pronti a colpire al mo­mento migliore. Il sindaco ha firmato le dimissioni,

messo ko dalla faciloneria nel giustificare un pugno di cene di rappresentanza e dallo schianto definitivo del rapporto con il Pd renziano. Loro invece festeggiano, ancorati alle loro scriva­nie negli uffici capitolini, e sognano altre mangiatoie. Sono tami una vera centuria. I loro nomi sono elencati nella relazio­ne fii'iale, ancora sotto segreto, firmata dal prefetto Marilisa Magno: 101 persone fra politici e dipendenti, non tutti ancora indagati, che rappresentano il marcio interno dell'amministra­zione capitolina. Sono gli ingranaggi che muovono gli interes­si illeciti, quelli che halUlo incentivato la corruzione e fatto scivolare la cosa pubblica nelle mani delle organizzazioni cri­minali. Perché la palude fotografata dalla commissione d'ac­cesso guidata dal prefetto Magno, rinforzata dalla relazione del prefetto Franco Ga brielli, è una distesa di sabbie mobili che avvolgono i dipartimenti comunali e la politica romana in un gorgo vischioso di malaffare. Ci sono impiegati, dirigenti, capi dei dipartimenti, molti dei quali pilotati da mafiosi e criminali, che sì muovono compiaciuti nel fango. Insomma, è il "Libro Magno" del malaffare sui sette colli. Certo, esistono professio­nisti bravi e capaci nell'amministrazione romana, ma vengono però sistemati in seconda fila e schiacciati da quei dirigenti che «si sono dimostrati corrotti o semplicemente inadatti».

Alfonso Sa bella, il magistrato nominato nello scorso genna -io assessore alla legalità, ha fatto ruotare capi dipartimento, trasferito funzionari, avviato procedimenti disciplinari, ma per bonificare la palude serve molto di più. Il lavoro è solo all'inizio. E l'uscita di scena della giunta Marino potrebbe interrompere il risanamento, permettendo alla centuria dell'intrallazzo di tirare il fiato.

Sabella con la sua esperienza di magi­strato si è subito reso conto che la mac-

china del Campidoglio mm funziona: gli atti amministrativi erano carenti nella forma o nei contenuti. Ma soprattutto c'erano da anni appalti assegnati senza gara e senza controllo per oltre cinque miliardi di euro. Perché? L'assessore-ma­gistrato ha detto pubblicamente, riferen-dosi ai dirigenti: «o sono corrotti, oppure __ sono incapaci». La collega di giunta Alessandra Cattoi, fede­lissima di Marino, ha subito replicato contestando: «Non è vero». Le parole del responsabile della legalità però hanno trovato riscontro nel dossier del prefetto Magno. Non è solo una questione di nomi. La relazione consegnata a Gabrielli affronta i diversi epicentri del malaffare romano, a partire dagli appalti, per poi passare alle vicende che riguardano il dipartimento tutela ambientale e protezione civile, quelle delle politiche sociali, sussidiarietà e salute, quelle delle poli­tiche abitative e infine il caso Ama (l'azienda per la raccolta dei rifiuti ndr), che ha costituito uno dei pilastri dell'inchie- > sta antimafia di Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino.

La chiave è nel capitolo "dieci" del rapporto: quale potere è rimasto nelle mani delle cricche capitoline. Viene analizzato su un triplice fronte: il capitale istituzionale, il capitale politico e quello amministrativo. Questo è il tesoro di Massimo Carmi-nati: «Il milieu di amministratori e funzionari pubblici che sono stati funzionali ai disegni di infiltrazione di "mafia Capi­tale"». li capo dell'organizzazione criminale mantiene i rap-porti con il mondo politico, istituzionale e finanziario e si in­terfaccia con le altre mafie tradizionali: il "Cecato" impartisce direttive a Salvatore Buzzi, l'uomo delle cooperative sociali, a Carlo Pucci, ex dirigente Eur spa, a Franco Panzironi, ex pre­sidente Ama o Riccardo Mancini, ex amministratore delegato Ente Eur. L'elenco degli uomini di partito che hanno un filo diretto con Carminati stilato dai commissari è lungo. Va da Luca Gramazio e Giordano Tredìcine di Forza Italia a Mirko Coratti, Andrea Tassone e Daniele Ozzimo del Pd. Poi ci sono i dirigenti comunali: fra gli altri, Angelo Scozzafava, Franco Figurelli, Mirella Di Giovane e Patrizia Cologgi. Ma questi sono solo i nomi noti, molti altri sono coperti dal segreto.

La commissione rileva «come la costruzione di questo "capitale" sia il frutto di un lavoro condotto in sinergia da Carminati e Buzzi». Un investimento prezioso, che si com­prende nelle pagine del capitolo "undici" dedicato a «Il capi­tale amministrativo». Sembra la tela del ragno. In trentatré pagine «enumera i dipendenti di Roma Capitale che attraver­so azioni o omissioni hanno contribuito a piegare la gestione amministrativa dell'ente agli interessi di mafia Capitale». I commissari riportano una schiera di nomi, «riconducibili al capitale amministrativo»! non tutti an_cor~ indagatf: Ci ~ono dirigenti e funzionari comvoln a vano titolo nell m~h1e~ta

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ESPRESSO 3

dell; procura di Roma, accusati ~i aver pi~otato app.alti. Ac~ canto agli indagati ci sono pure dipen~enu comunali.sfiorati dall'inchiesta, ma ritenuti dalla co~ss1o~e parte d1 q~esta rete. Fra questi l'allora direttore d~l _D1p~rt1mento am~1ente. Mentre l'ex responsabile del servmo di programmazione e gestione verde pubblico, Claudio.Turell~, ~ s~ato arrestato lo scorso dicembre e nella sua casa 1 carabm1en del Ros hanno trovato banconote per 550 mila euro, custodite n.elle bust.e con il logo di Roma Capitale. Una so~a che dimostra 11 potere contrattuale dei diri~enti: hann.o '1:1 ~an~ le leve pe~ spingere o frenare contratti e con~ess10~1. L ~lnmo c~so d1 corruzione è quello di Ercole Lalli, funzionano del d1part1-mento Infrastrutture arrestato mercoledì matti_na c?n u.n~ mazzetta in tasca. Contano e quindi "costano" ptù dei pohn­ci,perché gli assessori cambiano, i sindaci prima o poi vanno via mentre loro resistono sulla poltrona. . .

Nel "Libro Magno" c'è l'analisi geologica del marcio. Gh episodi di malaffare, le procedure poc? ~orr:tte nelle .gare pubbliche, la gestione degli affidamenti d1rett1 d1 lavon per

decine di milioni di euro. Episodi su cui al momento nessuno indaga, anche se la rilevanza amministr~tiya po~ebbe s~orare reati penali, perché come scrive la corruruss1one s~ ~ratt~ ~l ".~a serie di vicende contrattuali connotate da pales1 illeg1ttmnta e risultate in un'oggettiva agevolazione degli interessi criminali di mafia Capitale». . . ,

Viene sottolineata una differenza d1 approcc10 fra 1 am-ministrazione guidata da Gianni Alemanno e quella di Ignazio Marino. Con l'ex ministro il clan usava come «strumento principe l'ìnti~i?azion~ mafiosa». S:<?~ !'e~ chirurgo Dem il metodo ut1hzzat~ ~ «la ~1~pomb1hta d1 amministratori e dipendenti pubblici acqms1tl con_ la cor: ruzione agevolata in specifici c.a~i dalla vic~nan.za,d1 alcum ambienti politici a Buzzi (la sinistra ndr) .m vutu .del suo ruolo di rilievo nel mondo della cooperazione sociale». >

Se il dossier del prefetto Magno do­vesse venire desecretato, si trasforme­rebbe in una nuova spinta per le inda­gini della procura. Ma anche limitan­dosi ali' aspetto amministrativo, il

quadro è devastante. Perché è già dif­ficile adesso far ruotare i capi dei di-

partimenti, spostare le persone da un ufficio all'altro o al­lontanare i dirigenti sui quali gli amministratori nutrono dubbi di affidabilità. In molti casi, come hanno già spiegato esponenti della giunta Marino, intervenire «diventa un'im­presa titanica, se non irnpossibilen. Non si riesce neppure a far partire i procedimenti disciplinari per punire gli impie­gati citati nelle intercettazioni.

Anche per questo, il metodo della commissione è andato oltre le singole anomalie, puntando a definire i confini di un sistema perverso: «La verifica non è stata volta alla ricerca fine a se stessa di profili di irregolarità o illegittimità amministrati­va, bensì a comprendere il rapporto esistente fra l'influenza di mafia Capitale sulla macchina amministrativa capitolina e le lesioni dei principi di buon andamento della cosa pubblica, onde stabilire l'estensione del condizionamento criminale e in quale misura ciò sia stato reso possibile da una più ampia e preesistente situazio-ne di anomalia amministrativa». U male quindi è più antico di Carmina ti e Buzzi. E la relazione Magno si conclude in modo netto formulando «la sussistenza dci presupposti per lo scioglimento dell'organo consiliare di Roma»; andavano cacciati dal Cam­pidoglio. Certo, ma la misura avrebbe licenziato i consiglieri comunali, i politici, senza toccare i burocrati.

Il mjnjSrrn dell 'IDterDQ, Angelino Alfaw:i, invece ha prefe­rito salva re Roma e commissariare solo il municipio di Ostia, pur riconoscendo come «il lavoro svolto dalla commissione di accesso abbia evidenziato una situazione amministrativa caratterizzata da gravi vizi procedurali». Quando si comin­cerà a cambiare rotta? Quando verrà affrontata la centuria del malaffare, che dietro lo scudo del segreto difende le sue posizioni? Ormai il Giubileo è aUe porte. E nemmeno Raffa­ele Cantone si fa illusioni: «Sarà dura ottenere gli stessi risul­tati di Expo, è una sfida ai limiti dell'impossibile. Roma è la città più difficile del mondo, dove ci sono tantissimi condu­centi e alcune ruote vanno a destra, altre a sinistra». •

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ESPRESSO 4

dell; procura di Roma, accusati ~i aver pi~otato app_alti. Ac~ canto agli indagati ci sono pure dipen~enu comunali.sfiorati dall'inchiesta, ma ritenuti dalla collllil!-ss1oi:e parte d1 q~esta rete. Fra questi l'allora direttore d~l _D1p~rt1mento am~1ente . Mentre l'ex responsabile del servmo di programmazione e gestione verde pubblico, Claudio.Turell~, ~ s~ato arrestato lo scorso dicembre e nella sua casa i carabm1en del Ros hanno trovato banconote per 550 mila euro, custodite n_elle bust.e con il logo di Roma Capitale. Una so~a che dimostra 11 potere contrattuale dei diri~enti: hann.o '1:1 ~an? le leve pe~ spingere o frenare contratti e con~ess10~1. L ~lnmo c~so dt corruzione è quello di Ercole Lalli, fwmonano del diparti­mento Infrastrutture arrestato me~~oledì m~tti_':a c?n u.n~ mazzetta in tasca. Contano e qumd1 costano pm de~ pohn­ci, perché gli assessori cambiano, i sindaci prima o poi vanno via mentre loro resistono sulla poltrona. . .

Nel "Libro Magno" c'è l'analisi geologica del mamo. Gh episodi di malaffare, le procedure poc? ~orr~tte nelle .gare pubbliche, la gestione degli affidamenti diretti d1 lavon per decine di milioni di euro. Episodi su cui al momento nessuno indaga, anche se la rilevanza amministr~tiya po~ebbe s~orare reati penali, perché come scrive la comrruss10ne s~ ~ratt~ ~I ".~a serie di vicende contrattuali connotate da palesi 1lleg1ttmnta ~ risultate in un'oggettiva agevolazione degli interessi criminali di mafia Capitale». . . ,

Viene sottolineata una differenza di approcc10 fra 1 am-ministrazione guidata da Gianni Alemanno e quella di Ignazio Marino. Con l'ex ministro il clan usava come «strumento principe l'inti~i?azion~ mafiosa». S:~~ ~·e~ chirurgo Dem il metodo utilizzato ~ «la ~ispomb1hta d1 amministratori e dipendenti pubblici acqms1tl con. la cor~ ruzione agevolata in specifici c.a~i dalla vici.nan.za,d1 alcum ambienti politici a Buzzi (la sm1stra ndr) .m vutu .del suo ruolo di rilievo nel mondo della cooperazione sociale». >

Se il dossier del prefetto Magno do­vesse venire desecretato, si trasforme­rebbe in una nuova spinta per le inda­gini della procura. Ma anche limitan­dosi all'aspetto amministrativo, il

quadro è devastante. Perché è già dif­ficile adesso far ruotare i capi dei di-

partimenti, spostare le persone da un ufficio all'altro o al­lontanare i dirigenti sui quali gli amministratori nutrono dubbi di affidabilità. In molti casi, come hanno già spiegato esponenti della giunta Marino, intervenire «diventa un'im­presa titanica, se non impossibile». Non sì riesce neppure a far partire i procedimenti disciplinari per punire gli impie­gati citati nelle intercettazioni.

Anche per questo, il metodo della commissione è andato oltre le singole anomalie, puntando a definire ì confini di un sistema perverso: «La verifica non è stata volta alla ricerca fine a se stessa di profili di irregolarità o illegittimità amministrati­va, bensì a comprendere il rapporto esistente fra l'influenza di mafia Capitale sulla macchina amministrativa capitolina e le lesioni dei principi di buon andamento della cosa pubblica, onde stabilire l'estensione del condizionamento criminale e in quale misura ciò sia stato reso possibile da una più ampia e preesistente situazio-ne di anomalia anuninistrativa». U male quindi è più antico di Carmina ti e Buzzi. E la relazione Magno si conclude in modo netto formulando «la sussistenza dci presupposti per lo scioglimento dell'organo consiliare di Roma»; andavano cacciati dal Cam­pidoglio. Certo, ma la misura avrebbe licenziato i consiglieri comilllali, i politici, senza toccare i burocrati.

Il minisrrn deJ l'In terrm, Angelino Alfa.w::i, invece ha prefe­rito salvare Roma e commissariare solo il municipio di Ostia, pur riconoscendo come «il lavoro svolto dalla conunissione di accesso abbia evidenziato una situazione amministrativa caratterizzata da gravi vizi procedurali». Quando si comin­cerà a cambiare rotta? Quando verrà affrontata la centuria del malaffare, che dietro lo scudo del segreto difende le sue posizioni? Ormai il Giubileo è alle porte. E nemmeno Raffa­ele Cantone si fa illusioni: «Sarà dura ottenere gli stessi risul­tati di Expo, è una sfida ai limiti dell'impossibile. Roma è la città più difficile del mondo, dove ci sono tantissimi condu­centi e alcune ruote vanno a destra, altre a sinistra». •

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ESPRESSO 8

Operazione Partito della Capitale di Marco Damilano

I PRIMI SONDAGGI sulle future elezioni amministrative a Roma dopo le dimissioni di Ignazio Marino sono spaventosi per il Partito democratico e per Matteo Renzi. Con il Pd fermo al 19 per cento, al ballottaggio andrebbe una coppia inedita, il candidato del Movimento 5 Stelle (ancora da definire) al 33 per cento, il civico Alfio Marchini sopra il 37 con l'appoggio del centro­destra (sempre che non si candidi Giorgia Meloni, anche lei ben piazzata). Mancano ancora molti mesi e tutto è da costruire: candidature, alleanze, strategie, campagne di comunicazione. In mezzo c'è il Giubileo di papa Francesco, sarà pure in tono minore ma al ministero dell'Economia qualche mese fa hanno calcolato che, se le cose vanno bene, con l'arrivo dei pellegrini gli affari potrebbero ammontare a un punto di Pii. T urto da fare, ma fin da ora è chiaro che Roma per Renzi è uno spartiacque, è all'interno del Grande Raccordo Anulare che si faranno le prove generali della partita nazionale giocata con le nuove regole elettorali, l'Italicum. Il premier ha sempre ripetuto che il suo sistema favorisce l'elezione del sindaco d'Italia (sia pure a Costituzione invariata, senza che sia stata introdotta l'elezione diretta del capo del governo). Le due leggi elettorali si somigliano in effetti: la figura del candidato, il doppio turno (nei comuni per essere eletti al primo colpo serve il 50 per cento dei voti validi, nell'Italicum la soglia della vittoria si abbassa al 40), il premio di maggioranza. C'è però una differenza sostanziale che interessa poco gli elettori, ma moltissimo i capi dei partiti più piccoli. Nelle città corrono le coalizioni, non solo la lista del candidato sindaco, e tra il primo e il secondo turno è possibile l'apparentamento tra i candidati in corsa al ballottaggio e i partiti rimasti esclusi. Nella legge elettorale nazionale, invee~, a gareggi.are per il pr~~io ~ sol? una hsta, sono vietate le coahzmm e gh apparentamenti. È questa la vera novità della Repubblica renziana, lo smantellamento della forma politica che governa l'Italia da sempre, dal connubio di Cavour e Rattazzi (1852) all'Unione di Prodi o alla Casa delle libertà di Berlusconi passando per il centrismo e per il pentapartito anni '80: la coalizione. Contro questa novità si sta formando un fronte variopinto che chiede il cambiamento dell'Italicum. «Sa cosa piace delle elezioni di Roma ai piccoli partiti, a noi ma anche a Sei e a Forza Italia e alla Lega?>>,

chiede un notabile centrista, collocato tra Angelino alfan!:l e i reduci di Pier Ferdinando Casini. «Servono a dimostrare a Renzi che se pensa di correre da solo alle elezioni politiche rischia di farsi male, molto male. E di fare male al Paese consegnando la vittoria al Movimento 5 Stelle». Una preoccupazione espressa, in modo diverso, anche dall'ex presidente Giorgio Napolitano dopo l'approvazione della riforma del Senato. All'insaputa degli elettori romani, chiamati a votare per il dopo­Marino in Campidoglio, gli strateghi del Palazzo intendono trasformare il voto in una specie di referendum pro o contro l'Italicum prima maniera, quello in cui chi vince prende tutto, senza essere costretto ad allearsi con nessuno. Piccoli e medi partiti sono uniti nella lotta, si augurano che le elezioni di Roma (e delle altre grandi città: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Cagliari) chiariscano a Renzi che se il Pd va da solo si crea un fronte a lui contrario, più grande numericamente, pronto a votare il Movimento 5 Stelle. E che lo convincano a modificare l'Italicum, facendo risorgere la coalizione. Anche il premier vuole trasformare la battaglia di Roma nell'esordio del nuovo Pd, il suo. O del partito della Nazione che finora nessuno ha visto alle urne. Il primo scenario prevede un candidato tra i nomi classici di sicura fede renziana: il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, il vice-presidente della Camera Roberto Giachetti. Oppure una donna da pescare nella squadra di governo: le ministre Marianna Madia e Beatrice Lorenzin, alfaniana ma in sintonia con il Pd. Sono in picchiata le figure della società civile, dopo il marziano sindaco-chirurgo Marino. A meno che non si tratti di un commissario, uno degli uomini di Stato che si stanno sempre di più rivelando come la riserva da cui Renzi attinge per formare la sua classe dirigente: prefetti, magistrati come Franco Gabrielli o Raffaele Cantone. Forse non saranno candidati, ma avranno un ruolo decisivo nell'interregno che prepara il voto. Il secondo scenario è la tentazione dello spariglio. Costruire uno schema di gioco inedito. Un partito trasversale che va da sinistra a destra contrapposto al Movimento 5 Stelle. In fondo, l'antico bipolarismo fondato sul centro-sinistra e il centro-destra è stato annichilito negli ultimi due anni, dal tramonto di Berlusconi, l'avvento di Renzi, l'entrata

in scena di Beppe Grillo. Le elezioni romane saranno il funerale degli antichi schieramenti, neppure fastoso come quello di Vittorio Casamonica. Al loro posto, sulla carta, c'è un ballottaggio quasi incredibile, Macchini contro 5 Stelle. Il movimento non ha ancora scelto il suo candidato: escluso dalle > regole interne il deputato Alessandro Di Battista e respinta l'idea di esterno di prestigio modello Carlo Freccero in Rai, resta un nome nuovo da lanciare con mesi di anticipo e da far crescere: in testa c'è l'avvocato Virginia Raggi, consigliera comuI1ale uscente, un'incognita. Per Marchini il discorso è opposto: di lui si sa tutto o quasi, ma non si conosce lo schema di gioco. Per la storia personale, collocata a sinistra («il compagno Alfio», lo chiama l'ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti), e le ultime uscite in cui si è candidato a ridare una casa politica ai moderati, è un joiiy. Può andare da solo o essere appoggiato da tutti. Mesi fa Renzi gli fece sapere che se voleva il Campidoglio con i voti del centro-sinistra avrebbe dovuto apertamente schierarsi sotto il simbolo del Pd. Negli ultimi giorni, però, qualche esponente del Pd ha bussato alla porta di Marchini senza porre condizioni. Sul versante opposto si è fatto vivo Berlusconi. Macchini, per ora, non ha nessuna intenzione di farsi catalogare come candidato di parte, di destra o di sinistra. Resta attaccato alla sua etichetta di civico e punta a una lista trasversale, in grado di arrivare al ballottaggio senza l'appoggio dei partiti maggiori. In caso di sfida al secondo turno contro i 5 Stelle i voti del Pd e del centro-destra arriverebbero da soli, senza patti segreti. Dopo le dimissioni di Marino, però, pezzi del Pd e di Forza Italia spingono per passare sotto il cuore di Roma (il simbolo di Marchini) senza aspettare il via libera dei partiti di appartenenza. Si salvi chi può. Ecco perché il voto romano può trasformarsi per Renzi nel laboratorio di una nuova formazione Pd-moderati, all'ombra di Marchini, il Partito della Capitale, un super­connubio. Oppure in un referendum pro o contro ltalicum, ovvero pro o contro Renzi. E in quel caso i voti per MSS potrebbero arrivare da sponde insospettabili: tutti quelli che vogliono ferire il premier invincibile e riaprire la scatola dell'Italicum. Una lunga fila di nemici. Lunghissima.

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OGGI 26

OGGI

CAOS ROMA IL MAGISTRATO-ASSESSORE POTREBBE NON USCIRE DI SCENA --ALFONSO SABELLA

Ho pianto per Marino lo sindaco?

Non è nei miei programmi «NON ESCLUDO UN COMPLOTTO: DI SICURO MOLTE COSE NON TORNANO E L'AZIONE DEL PRIMO

CITTADINO ERA UN INTRALCIO A CHI LUCRAVA SUL MALAFFARE», DICE L.:EX PM ANTIMA FIA. E SU L FUTURO CONFIDA: «CHIUNQUE SARÀ IL COMMISSARIO, AVRÀ UN COMPITO GRAVOSO»

di Raffaella Fanelli - foto Paolo Tre/A:J/Contrasto

Roma, ottobre

U n omplotto dic-(( tro all cl im i -

·ioni d i Tgna :1. io Ma rino? Non lo esc ludo. D i ff ic i I me n Le c redo a I le co!:ip in,1:1. ion i, ma :sono trop­pe le ·ose d 1e non lornano. L'a:1. ion por i.a la avanti dal si ndaco in q ue ·ti a nni è sla la :" rad ila a molli . Tla dalo fa !:i Lid io, : oprallu llo a chi e ra a bitualo ad appro­fi ll a re de lle p recedenti lo­giche pa r l. ilorie ·h lrn nno por i.a lo a r nome n i ·ome mafia ·api la le ». Alfonso abclla, a se ore alla legali tà d i Roma, non esclud che oltre agli con­trin i, a un viaggio a Phila­d l ph ia e a tu tti gli a l tri scivol ni dell'ormai x indaco cl i R ma i sia, invc e, un piano stucliat a tavolino dalle stesse menti che hanno fatto inginocchiare la Capi tal davan­ti all'in tr ccio d i rnalaffa r politi o mafio o. « r do eh Jgnazio iar ino non ia riu-cilo a comunicar b ne on la it là: al i è ma n ata l' mpalia e n i romani. Pu ntando su quc ta debo­lezza i suoi avversar i hanno avuto la megl io». Qual i avversari?

. a bel la, i I caccia Lore cl i ma fiosi, i I rnagisl ralo ·li e e 1n I :ue indagi ni ha fallo arrestare Leoluca Ila"a re l­la, Piet ro A " I ie r i, e i tl u • fra Le lli Il rusca Lira u 11 so­spiro e con le:ssa: « T lo pia n­to quando ho saputo d 11 clim i ioni. on mi v rgo­gno a dirlo. Erano lacrim di tri t zza e cli rabl ia. H immaginato l fTnazio Mar i­no con la fascia di sindaco s duto in prima fi la tra i ban hi di piazza! Clodio al momento dcll'ap r tura dcl pr e s di Mafi a Ca­pi tale, quando s i sa rebbe cos ti tuito parte civile per la sua ci ttà . Tutto questo Mar ino non lo m rita­va». L'i nl rvi I.a co nt inua

nel la sa la degl i Araz:1.i, a l primo pia­no ud Ca mpidoulio, rnenlre fu or i si senlono urla e imprecazioni: arr ivano da un gru ppetto scalma nato d i giova ni d i d . tra che esu lta p r le d imiss ioni de l primo c illad ino, m nlr un popolo silenzio. o ha la ncialo on li.ne una pet i­zione per d 1iedere a I"nazio Ma.Tino di restare . «Le dimissioni sono sla lc un atto do uto e una gra nde on.fitta per la c ittà e per chi ha lavorato con il in-

• A lfonso Sabella nel 2008 ha pubblicato Cacciatore di maf iosi in cu i svela i retroscena della cattura di alcuni la t it anti

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OGGI 27

OGGI

daco, e con la giunta, per ricosh·uire il rispetto della legalità e delle regole».

Marino è u scito indenne dallo ·andalo l\{afia Ca1,itale .•.

«LO'nazio Marino è stato l'unico baluar­do di legalità quando l'ammin i trazio­ne ra aPcerchiala da Mafia Capi ta] Anzi intrisa di Mafia Capitale».

Lei è indicato come possibile ·ommjssat·io, acccllet·ebbe J'jn­ca rico? «.\fon mi è sta to ancora comunicato niente. P r conosco I n la macchina capitolina, e so quali sono le criticità: pen o che il lavoro del commi sa rio. chiunque es o sia, a rà a ai gravo o».

Se I propon ro la poltrona di sindaco? «Non la cscluclcrci, anche se non ho mai pensalo di fare pol itica. No n è nei miei pro17rammi. Donei pensarci a lungo. Ho mpr rit nu l h un magish·ato debba essere il più possibi­le indipenclenlc. È per quesla ragion che non ho mai neppu re aderito alle correnti della ma,,.istratura: per garan-ti rmi on rvarmi la l ib rtà di dir sempre tutto, di poter parlare male di chiunq ue, ed è un vantaggio, una dole, eh non hanno in molti».

Fjno al maggio 2013, il pre fe t­to Ciu eppe Pecoraro n ega a la pt·escnza di infiltrazioni mafiose a Roma, ppor l'·in ' hi ta Mafia Capitale è partita nel 2010. Com'è l'O silJjle che H prefetto non j ·ia accorto di que ta presenza? «Molti dicono: ·'Com'è po sibile che ft,rnazio Marino non si ' ia accorto eh aveva i mafiosi in ampidocrlio?". Ec­·o e 110 11 se n' accorto nemmeno chi

era deputato, in qualche modo, a ve­rificarl que te o e, com face \'a ad ac rg . en il in la o? Oggi abbiamo un 17rande vanta.,..,.io, e lo so che può

mhrar parado. al dirlo, eh rni potrei anche attirare delle critiche: si è celebrato un funerale cafone, quel- _,.

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INTE RVISTA A SABELLA

-+lo dei Ca. amonica, che ha aperto gli o hi a tu lt i. La mafia a Roma c' , come. Roma è una città profondamen­te corrotta e quella corruzione, in un I termina lo momento, i falla mafia.

Anche in Campidogl io».

L ei è un m a gi tra to , p e r ché un ' in chi ta importante com Mafia Capital e è r imasta ferma per 5 anni? «È partila con molta 1 Hl zza. Chia r che . a rebb fa il m t i r in relazione l'accelerazione di questa inchiesta con l'arrivo dcl nuovo procuratore Giusep­pe P ignalon , fo r e 11 11 è 11emm no ' bagliato farlo».

Qual è la differ e nza fra il nemi­co ·b e ha co m battuto in Sicilia e que llo ' h e i ri t ro a oggi , in Campido..,lio? «A Palermo mi occupavo di rie rea di la ti ta nti: sai o chi rano i mafiosi ma non ape o dove stavano. Roma forse so dove staru10 le persone, però non so d ri iano r almente. Qui è mpre tull molto più confu ' o, molto più diffici l da individuare. on sempre iJ buono e il catt i o sono facilmente distinuuibili. È una palud » .

Tor niamo un istante ai funct·ali di Vittorio Ca samonica: si rmte-

OGGI

NELLA ROSA DEI POSSIBILI COMMISSARI DEL COMUNE Sopra, Alfonso Sa bella in Campidoglio. Potrebbe essere il commissario del comune di Roma, anche se dice: «Non ho ricevuto comunicazioni ufficiali».

va evitare quelJo sfoggio d i al'l'o­"anza e pre potenza? « i d v va vitar . . \fa l'av r n gato per troppi anni l'e is tenza delle mafi e su questo territorio non ha permesso a Roma di avere gli anticorpi neccs ari. 'on ·' ran i en ri alliv i. Pal rmo

una cosa di qu sto tipo non sar bbe successa, a .\lapoli neanche, perché le forze di po! iz iu ono molto attente a que Li m ccani -mi e qu ind i li hlo ca­no immediatamente. Quando morto Luciano Li auio, r hanno portalo via all'alba un paio d i familia ri Lr LLi, e ei carabini r i».

P e r ché non cn ° ono ass o-nati i beai sequ e trati? «Ci sono si uram nt cl Il gro~s ca­renze da parte dell'Aucnzia dei beni confisca li, ma non ono allrihu ibil i a

chi la dirige, o a chi ne fa parte. un meccanismo sbauliato che prevede di fare com i di · in llalia, le 11ozz oi fi ·h i ' ec hi: quando i s qu stra

un ben oc orre avere la possi bi lità di inve tire su questo bene, di alorizza.r­lo e di r nel rlo produll i o allrim nli vale la p na di rimetterlo sul mer a to, a su mendosi però il r ischio che siano gli te i mafio i a ricomprarlo».

A bre e, con il Giubileo , Roma aprfrà le porte a milioni d i fcdc­U. Que ta ci ttà è r1ronta p r ac­coglie re in icurezza tutta que ta gente? «Il Giubileo, indubbiarnenle, ha dci pr fil i di i ur zza n nni. Qu L i è il Giubileo dellanno dell'Tsis, come qualcuno l'ha defin ito, ed è chiaro che i rischi ci sono. Sono a solutamenle

rto h l no tr forz di polizi a,, il mini;;tr dPl !'l n­klll!:! e tutta l'intelli "ence daranno il ma imo p r fa­r un buon lavoro. Comun­que non un problema di Roma: è un problema cl ll' Ilal ia, cl ll'Eur pa e cl ll'int ro mondo occiden­tale. Jn questo momento, purtroppo, per far front alla min a e ia J ell bi dobbiamo m ttere in cam­po tutte l nostre forze mi­gliori. E non è del lo eh qu ' to -arà uffi ·i nt ».

Raffaella Fane/11

e Ignazio Marino ha fatto parte del team che nel 1992 fece il primo trapianto di un fegato d i babbu ino su un uomo