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Marinai d’Italia MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MARINAI D’ITALIA Anno LXI n. 12 • 2017 Dicembre Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma “Una volta marinaio... marinaio per sempre” Il Capo di Stato Maggiore della Marina Presidente Onorario dell’ANMI

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Marinaid’ItaliaMENSILE

DELL’ASSOCIAZIONENAZIONALE

MARINAI D’ITALIA

Anno LXI

n. 12 • 2017Dicembre

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento

Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)art. 1 comma 1 - DCB Roma

“Una volta marinaio... marinaio per sempre”

Il Capo di Stato Maggiore della MarinaPresidente Onorario dell’ANMI

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Mi è capitato di leggere una corrisponden-za di una lettrice al “Corriere della Sera”,che mi offre lo spunto per trasmettere ai

nostri lettori gli auguri più sinceri ed affettuosi per ilSanto Natale ed il Nuovo Anno. Dice dunque Giulia che se lei avesse vent’anni “nonvorrebbe vivere in un Paese che non vale niente, checome una contessa decaduta guarda il mondo dauna veletta slabbrata”. La nostra è una bellissimaPatria, con una civiltà che ha esportato in tutto il re-sto del mondo forgiandone i principi. Non è vero chenon vale niente, è sempre una delle Nazioni più ric-che e invidiate, grazie al lavoro ed alla determinazio-ne dei nostri padri e delle italiche generazioni che sisono qui succedute e se oggi può apparire come una“vecchia contessa” domani quella vecchietta po-trebbe rinascere splendida giovinetta, corteggiatada tutti. Sta solamente a noi, a noi oggi, ai nostri figlie nipoti domani scegliere cosa vorranno essere, inquale Italia vorranno vivere. Noi abbiamo dato loroorgoglio, forza, cultura e strumenti per essere sem-pre fra i primi e non rinunciamo né mai rinunceremoa lottare per rimettere l’Italia e gli Italiani al postoche più si addice loro nel mondo. Prosegue Giulia:”Se avessi vent’anni vorrei sentirmi dire che conti-nuiamo ad avere un sogno, un sogno per tutti gli Ita-liani, vecchi e nuovi, e questo sogno è un Paese libe-ro dalla corruzione, ma non quella dei potenti, dellelobby bensì quello dei borghesi piccoli piccoli che,trafficando e manomettendo e arraffando si costrui-scono una vita perbene con le carte false… le giorna-te di finta malattia, le tasse non pagate ma la pretesadi una sanità che funzioni, genitori che pretendonola promozione dei figli ben sapendo che non se lameritano e che poi invocano la meritocrazia”. Sta anoi, sempre e solo a noi non cedere al ricatto che nonc’è più nulla da fare, che la corruzione ha talmenteintriso il tessuto sociale, a tutti i livelli, che ormai…si salvi chi può! No, no, avanti tutta, in prima lineacontro la corruzione ed i corruttori, con l’esempio,l’onestà, la forza trainante delle persone perbene,come sono i marinai, coloro che antepongono il do-vere al diritto. Non è un sogno, è una solida realtà(come recita una popolare pubblicità), se tutti ci met-tessimo del nostro e la finissimo di demandare aglialtri, di rifiutare la responsabilità, di scaricare suglialtri tutte le colpe e, se altri non troviamo, le affib-biamo “alla società” come una moderna forma di“trasferimento di chiamata”, se non lasciassimo cheil mondo vada come e dove vogliono i farabutti. “Seio avessi vent’anni – prosegue Giulia – vorrei vedereuna classe politica preparata, giovane, competente

che guarda dove saremo fra dieci anni, Italia leadernel Mediterraneo, Italia all’avanguardia per le tecno-logie, Italia che investe… in una Pese che proteggegli anziani e i bambini”. È il nostro credo, è stato edè il nostro programma di vita, il nostro impegno e leparole di Giulia non fanno altro che rinforzare la no-stra determinazione, perché dimostrano che c’è unagrande richiesta di riscatto. Giulia conclude con con-statazioni di una amarezza sconfinata: ”se avessivent’anni non farei figli in Italia per metterli nellecondizioni di continuo disagio,… non vorrei fare unconcorso che so essere truccato, che non vinceròmai, pensando che al prossimo anch’io mi procureròuna raccomandazione”. Ecco, Giulia, noi invece vo-gliamo più figli italiani, vogliamo che le nostre mam-me abbiano quello che si deve loro in termini di as-sistenza, benefit, supporti, attenzioni che si devono,non si possono dare, si devono dare a chi è il fonda-mento della società, la famiglia! Noi marinai, così co-me sono sicuro che avvenga anche presso le altreF.A., facciamo concorsi trasparenti e pubblici, dove lameritocrazia è la legge sovrana, dove non si può ba-rare o passare per merito “dell’amico onorevole o chialtro sia”. Siamo corazzati, impermeabili alla corru-zione ed alla raccomandazione, siamo certi dellabontà delle scelte e confidiamo sempre nella rettitu-dine del nostro superiore: è la nostra forza! “Se aves-si vent’anni non vorrei vivere in un Paese volgare chesta scivolando sempre più nella scala della buonaeducazione, del sorriso e della gentilezza. Se avessivent’anni emigrerei”. NO, non emigrare, Giulia, dacciuna mano a riportare questa nostra Italia dove e co-me deve essere: se tutti noi riuscissimo una buonavolta a non stare zitti, a fare blocco d’opinione, a nonaccettare supinamente e rassegnatamente quelloche ci viene propinato, ce la possiamo fare. Ma tuttiinsieme e solo tutti insieme torneremo a vivere nel-l’Italia che vogliamo, pulita, onesta, efficiente, me-ravigliosa terra per i nostri figli. Noi marinai ci siamoe ci impegniamo, come sempre, per realizzarla, perspezzare questo cerchio di malaffare, sfiducia e pes-simismo: ci guida una stella cometa, ce la possiamoe ce la dobbiamo fare. Siamo abituati a lavorare an-che nelle ore buie ma abbiamo visto tante albe spun-tare subito dopo! Auguri a tutti, a Giulia per prima,che sia l’anno prossimo quello dell’inizio di un nuovogiorno per l’Italia, lo stiamo aspettando da tanto,troppo tempo! Ha lasciato scritto Sant’Agostino: “Lasperanza ha due bellissimi figli, lo sdegno ed il co-raggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggioper cambiarle”.

nnn

Editoriale del Presidente Nazionale

Se avessi vent’anni

Saluto del Presidente Onorario Nazionale ai SociHo accolto con particolare apprezzamento e orgoglio la delibera della nomina del Capo di Stato Maggioredella Marina quale Presidente onorario nazionale dell’ANMI. Esprimo ringraziamento e riconoscenza al Presidente nazionale e al Consiglio direttivo.Sento forte il desiderio di rivolgermi a tutti i Soci della nostra Associazione per portare il mio saluto e quellodegli uomini e delle donne in servizio.All’atto del conferimento di questa nuova carica, evidenzio che, come programma congiunto, dobbiamo per-seguire con determinazione l’obiettivo di stringere, ulteriormente, quei legami esistenti tra il personale inservizio e in quiescenza per stabilire ogni forma di sinergia, di collaborazione e di solidarietà: dobbiamoproiettarci verso l’esterno quale unica struttura, ferme restando le relative responsabilità e competenze.La presenza dei soci sul territorio e all’estero, la loro partecipazione alle correlate attività portano un impa-reggiabile beneficio di visibilità alla Forza armata, vieppiù, in questi momenti in cui gli organici del personalein servizio subiscono continue revisioni.A voi tutti è chiesto di veicolare messaggi che mettano in rilievo la necessità che in un Paese come il nostro èquanto mai essenziale promuovere la marittimità quale elemento fondamentale per la sua crescita non soloeconomica ma anche culturale e sociale: dobbiamo sviluppare la consapevolezza di quanto sia importante ilcluster marittimo e la convinzione che il mare e le attività che su di esso si svolgono siano di vitale importan-za.Sono sicuro che sia le articolazioni centrali sia quelle periferiche, ma anche ciascun socio, si prefiggono condeterminazione e convinzione tale diffusione della “cultura marittima”. Vi ringrazio per tutto quello che fate e soprattutto per come lo fate, con quella passione, coinvolgimento e per-severanza, in sintesi con quello spirito di equipaggio che ci accomuna tutti, uomini di mare in servizio e non.A tutti voi e alle vostre famiglie, che per lunghi anni vi sono state affianco, va la profonda gratitudine dellaMarina. Oggi come ieri la Forza Armata è impegnata quotidianamente in Italia e all’estero per garantire ladifesa e la sicurezza del Paese e per supportare la collettività. Lo strumento marittimo è strutturato per poterrispondere al meglio delle nostre capacità alle sfide di oggi e di domani, operando sul mare e dal mare. Lequalità e la professionalità del personale ci sono riconosciute, ora come ieri, in ogni contesto, nazionale einternazionale così com’è grande l’affetto dei cittadini verso la Marina: ciò è anche merito vostro, del vostrolavoro, della vostra dedizione, abnegazione e senso del dovere. Grazie!In considerazione dell’approssimarsi delle festività natalizie e di fine anno vi giungano gli auguri di ogni benee di serenità con l’auspicio che il 2018 possa riservare a tutta la famiglia marinara le migliori fortune.

Ammiraglio di Squadra Valter GIRARDELLICapo di Stato Maggiore della Marina e Presidente Onorario Nazionale

dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia

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DIARIO DI BORDOMARINAI D’ITALIA

In copertinaIl presidente Nazionale ANMIamm. Paolo Pagnottella, consegnaal Capo di Satato Maggiore della Marinaamm. Valter Girardelli,la delibera del CDN ANMIquale Presidente Onorario Nazionale

1 Editoriale del Presidente Nazionale

4 Le lezioni apprese dai recenti incidenti delle unità della US Navy

9 L’Italia in Antartide

14 La Crociera ANMI 2017

16 Dalla penna sul cappello al solino azzurro e basco verde

18 Stato d’allarme La guerra navale nell’era atomica secondo Hollywood

22 Due uomini in fuga, il marinaio e la Regina

23 Crociera dei Marinai d’Italia 2018 - MSC Poesia

26 Invito a Palazzo

28 Ciano a Cortellazzo e Rizzo a Muggia

33 Renato Paviotti - Sommergibilista classe 1922

34 Progetto Sauro 100

42 Campo di Vela Internazionale IMC

44 Recuperata la salma del Sottocapo Silurista Carlo Acefalo

46 Cipree, una storia antica

48 Allieve e Allievi visitano il sommergibile A.Provana

48 Bollettino informativo ANUMPSE

pag. 4 pag. 28

pag. 9

pag. 34

pag. 18

Sommario

Direttore responsabileGiovanni Vignati

RedazioneAngelo Castiglione, Alessandro Di Capua,Gaetano Gallinaro, Massimo Messina,Daniela Stanco, Beppe Tommasiello

Direzione, Redazione e Amministrazionec/o Caserma M.M. Grazioli LantePiazza Randaccio, 2 - 00195 RomaTel. 06.36.80.23.81/2Fax 06.36.80.20.90

Sito webwww.marinaiditalia.com

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Iscrizionen. 6038Reg. Trib. Roma 28 novembre 1957

Progetto grafico e impaginazioneRoberta Melarance

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Numero copie36.250

Codice fiscale 80216990582

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Ambedue i conti intestati aAssociazione Nazionale Marinai d’ItaliaPresidenza Nazionalec/o Caserma M.M. Grazioli LantePiazza Randaccio, 2 - 00195 Roma

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L’Italia partecipa nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide (Pnra)finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur),è presente nel consorzio con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e Università di Bologna.

Sono coinvolti scienziati di università italiane(Ca’ Foscari Venezia, Firenze e Milano-Bicocca), dell’Istituto per la dinamicadei processi ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche (Idpa-Cnr)

e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv)

Agendae CalendarioANMI 2018Come assoluta novitàl’Agenda 2018 è dedicataalla Grande Guerra 1915-18con numerose foto dell’epoca.Prosegue la collaborazionecon lo Stato Maggiore MMe le Capitanerie di Porto

COME SI ORDINA Via posta

alla Presidenza Nazionale ANMIPiazza Randaccio 2 - 00916 Roma

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Associazione Nazionale Marinai d’ItaliaPresidenza Nazionale - Roma

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Èmorto alle ore 3:37 del 17 no-vembre 2017, il giorno suc-

cessivo al suo ottantasettesimocompleanno, nel reparto detenu-ti dell’ospedale Maggiore di Par-ma, Salvatore Riina, il “capo deicapi”, boss mafioso, da 24 annial 41 bis.Il colonnello Sergio De Caprio, ilCapitano Ultimo che arrestò TotòRiina ha dichiarato:“Non abbiamo esploso colpi inaria, non abbiamo fatto caroselliquando lo abbiamo catturato nelnome del popolo, e allo stessomodo non abbiamo niente da di-re oggi nel tempo della morte...La morte di Riina per noi carabi-nieri è una questione che riguar-da solo lui, la sua famiglia e Dio.Non vogliamo dire niente oltrequeste parole. Non abbiamo det-to niente oltre queste parole.Onore a tutti i carabinieri caduticontro la mafia”.

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N egli ultimi mesi la US Navy ha sof-ferto ben 4 sinistri marittimi con ilcoinvolgimento di caccia classe

Arley Burke che hanno colliso, quasi in-credibilmente, con navi mercantili; le re-lative inchieste“formali” condotte in mo-do approfondito e altrettanto rapido, suidue più recenti eventi, hanno conclusoche erano “evitabili”. Le relazioni conte-nute nel dossier della Commissione di In-chiesta, rese subito pubbliche, fotografa-no i vari eventi, la dinamica, il comporta-mento umano, le cause, il tutto corredatoda considerazioni e conseguenti provve-dimenti idonei a correggere i difetti e glierrori riscontrati, e puntuali raccomanda-zioni o disposizioni per il futuro, affinchénon si abbiano a ripetere. Questo a bene-ficio della sicurezza marittima, non soloper le navi statunitensi, ma con un valoreesteso ed estendibile a tutte le flotte ingenere. Conseguenze di errori umani e dialcune negligenze, imputabili ad equipag-gi poco attenti e preparati, ma dovute, inbuona misura, anche ad errori di condot-ta della navigazione basilare: da lì l’affer-mazione del loro Capo di Stato Maggioreche li ha dichiarati “senza spiegazioni epertanto evitabili“.

Le dinamiche, i comportamenti e le cause dei sinistri

Viene evidenziata fin dall’inizio la catenadi errori compiuti, ma anche il valore ed ilsacrificio degli equipaggi nel tentativo disalvare la vita dei loro colleghi, intrappo-lati nei loro alloggi, dopo l’impatto con imercantili.Nei due incidenti sono morti 17 marinaiche stavano dormendo nelle loro cuccet-te, ignari: 7 hanno perso la vita in giugnosull’ USS Fitzgerald, come conseguenzadella collisione con una portacontainer

nelle vicinanze del Giappone, mentre l’al-tro sinistro ha riguardato il caccia USSJohn McCain, avvenuto ad agosto conuna petroliera nei pressi di Singapore, incui hanno perso la vita 10 marinai.Nel caso del Fitzgerald, la Marina è giuntaalla determinazione che lo stesso coman-dante ha errato sottovalutando una situa-zione critica, e che l’equipaggio era impre-parato a fronteggiare un simile incidenteper scarso addestramento alle manovredalla plancia, ma anche per la superficialepreparazione dimostrata nell’applicare lenorme basilari della navigazione.

Per quanto riguarda il McCain, gli investi-gatori concludono che la collisione è de-rivata dalla perdita del cotrollo della si-tuazione tattico-cinematica mentre si ve-rificavano errori nel governo, sia nel timo-ne che nella propulsione, in presenza diforte traffico in transito. A fronte di quan-to emerso, è stata imposta una completarivisitazione delle disposizioni e regola-menti della Settima Flotta, a cui apparten-gono entrambe quelle unità, con specifi-ca attenzione per gli aspetti operativi, perl’addestramento e le qualifiche del perso-nale, ed infine per la manutenzione dei si-stemi imbarcati.Il senatore John McCain, Presidente dellaCommissione Difesa del Senato, al cuinonno è stata intitolata la nave, ha puntatoil dito contro i tagli al Budget Difesa dal2013 in poi, con la cosiddetta “sequestra-tion”’ (termine intraducibile in italiano, mache significa tagli graduali sull’Eserciziodel Bilancio della Difesa, cioè meno adde-stramento e meno manutenzione ordinariadei sistemi di bordo) come uno dei motiviprimari che hanno portato alla morte deimarinai imbarcati sui due caccia.“Li abbiamo privati dei fondi necessari peraddestrarsi e manutenere gli apparati;stiamo mettendo in pericolo la vita di que-sti uomini perché non diamo loro un adde-stramento sufficiente, la giusta manuten-zione per il loro approntamento” ha di-chiarato il Senatore, veterano della Mari-na “e questo rappresenta il fallimento del-la nostra governance”.Un’assunzione di responsabilità politica eumana di alto profilo. Ancor prima dellaconclusione dell’inchiesta, dallo scorsosettembre, la Navy ha emanato urgenti di-sposizioni all’argomento, nei confronti ditutte le Navi delle diverse Flotte.In anteprima sono state impartite precisedirettive circa il sovra-lavoro e perfino lo

stress riscontrato fra gli equipaggi coinvoltinell’incidente, con il preciso ordine di evi-tarne gli eccessi, stabilendo che i vari co-mandi devono consentire ‘’un maggiore ri-poso e cicli adeguati di sonno, senza maieccedere le 100 ore settimanali di lavoroper ogni singolo marinaio’’.

Inoltre è stato subito disposto che le navi intransito negli Stretti o in acque pericolosedebbano comunicare a tutti gli altri basti-menti la loro posizione con una determina-ta frequenza e, quei comandi che rilevanocarenze di base sul piano marinaresco, do-vranno prevedere opportuni richiami adde-strativi, e permanere in porto fino a quandoquei problemi non siano risolti. Le due col-lisioni sono sicuramente differenti, ma incomune presentano l’errore umano.L’USS McCain intorno alle 5 del mattino del21 agosto stava ingaggiando lo stretto diMalacca, uno dei passaggi ristretti più traf-ficati al mondo, in condimeteo abbastanzanormali: notte illune, cielo nuvoloso, statodel mare 3-4. In plancia erano presenti siail comandante che il secondo; una presen-za abbastanza irrituale, ma appropriata,considerato l’alto volume di traffico mer-cantile in quelle acque ristrette. Il coman-dante rilevava che il timoniere aveva diffi-coltà a governare la nave e, contestual-mente, i sistemi di comando delle turbine dipropulsione, remotizzati, in plancia; ciòconsiderato ordinava di separare i duecompiti con un marinaio addetto al solo ti-mone e un altro a gestire il comando delleturbine di propulsione, da un’altra consolle.

Il cambio contemporaneo delle consolleha generato confusione in entrambi glioperatori; tant’è che il timoniere, dopo al-cuni istanti, dichiarava di non riuscire piùa governare e stare in rotta, mentre l’unitàiniziava ad accostare a sinistra. Il coman-dante, resosi conto di quella situazione,

ordinava di ridurre i giri e quindi la velo-cità, ma il neofita addetto alla propulsioneriduceva la potenza di una TAG, lasciandol’altra alla stessa andatura: tale errore oincomprensione, della durata di solo qual-che minuto, provocava una ulteriore ac-costata a sinistra del caccia, aggravandola situazione, finendo sul percorso piutto-sto ravvicinato dell’Alnic MC, un grossomercantile di circa 200 metri.L’equipaggio, nel frattempo, era riuscito arecuperare gli assetti corretti del timone edella propulsione, ma era troppo tardi; sen-za che fossero attivate comunicazioni fraqueste due unità, né il fischio o sirene perl’avviso di pericolo, il mercantile urtava conla prora il lato sinistro del McCain, aprendouna falla, uno squarcio di 9-10 metri che in-teressava gran parte dell’opera viva, sottola linea di galleggiamento.L’urto violento è stato avvertito nei localidormitori dei marinai come una vera epropria esplosione, causando la morte di10 marinai che, ignari, riposavano nei loroalloggi: le navi restavano incagliate per al-cuni minuti prima di liberarsi, mentre ilMcCain provvedeva a chiudere le portestagne di quei locali, già completamenteallagati per controllare la falla ed evitare

4 Marinai d’Italia Dicembre 2017 5Marinai d’Italia Dicembre 2017

Le lezioni appresedai recenti incidentialle unità dellaUS Navy Giuseppe LertoraAmmiraglio di squadra (r) MM

Giuseppe LertoraAmmiraglio di Squadra, ha ricoperto la carica di Comandante in Ca-po della Squadra Navale e, per quasi 2 anni, quella di Comandan-te della Forza Marittima Europea in UNIFIL durante la crisi libane-se. Precedentemente è stato Comandante in Capo del Diparti-mento Militare Marittimo Alto Tirreno e “Senior National Re-presentative” Italiano presso USCENTCOM per le OperazioniEnduring Freedom ed Iraqi Freedom. Comandante dell’Accade-mia Navale per un triennio, in precedenza ha svolto l’incaricodi Capo Reparto Aeromobili dello Stato Maggiore Marina. Hacomandato fra l’altro la Fregata Maestrale ed il Caccia Mimbelli.

L’USS John S. McCaincon i danni riportatisul suo lato sinistro

per una collisione avvenutanello stretto di Singapore

il 21 agosto 2017

John McCainPresidente

dellaCommissione

Difesa del Senato

USA

Il contrammiraglioJoseph Aucoina colloquio con i membridella stampa a seguitodella collisionedel caccia missilisticoUSS Fitzgerald (DDG 62)con un mercantile filippino

Tragedie in mare

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di mettere a rischio la galleggiabilità del-l’intero bastimento.La storia dello USS Fitzgerald è molto di-versa: a meno di un giorno dalla partenzadal suo porto di sede abituale di Yokosaka,in Giappone, la nave era in vista di costaverso l’una del mattino, del 17 giugno. Ilcomandante aveva lasciato la plancia perandare a riposare nel suo camerino, l’uffi-ciale di guardia in plancia non si era resoconto della notevole vicinanza di un mer-cantile, il Crystal.Poco prima della collisione altre due navimercantili si sono avvicinate troppo al Fitz-gerald ma l’ufficiale in plancia non ha maimodificato la sua rotta, scambiando ancheerroneamente il Crystal per una di quellenavi già incontrate, pensando che fosse inallontanamento.Nel tempo necessario per realizzare l’er-rore cinematico e di valutazione, si è con-sumata la tragedia: il Crystal impattava sulFitzgerald e dozzine di marinai venivanosvegliati in modo traumatico da un’ondad’acqua che ha subito invaso quei locali-

dormitori. Di 35 marinai che alloggiavanonei locali colpiti 28 sono riusciti a soprav-vivere attraverso una scaletta di fortuna,aiutandosi reciprocamente, mentre 7 nonce l’hanno fatta. Il rapporto attribuisce la

collisione alla mancata manovra dell’unitàper disimpegnarsi dall’avvicinamento delmercantile, all’errore nel non valutare ilpericolo, e all’assenza di qualsiasi comu-nicazione con il Crystal.

I provvedimenti della US Navy

Chi è andato per mare sa bene che la na-vigazione – specialmente di notte ed inacque ristrette – comporta pericoli di va-rio genere tanto più oggi in considerazio-ne del fatto che molte navi mercantilihanno personale ridotto all’osso e si affi-dano quasi ciecamente a sistemi automa-tici di navigazione, alla disponibilità di ra-dar ed altri strumenti elettronici fra cuil’AIS – Automatic Identification System –che serve a diffondere informazioni sullapropria posizione, rotta e velocità, di persé assai utile.Le navi mercantili ne sono dotate, almenoquelle di un certo tonnellaggio, ma sullenavi militari, dove oggi è regolarmente pre-sente, spesso l’AIS viene spento per nonsvelare la propria posizione e non diffonde-re informazioni sulla propria unità: anchequesta policy di ‘’equilibrio’’ fra la safety ela security, è destinata a cambiare in esitoa diverse disposizioni al riguardo.

Conclusioni, lesson learnede raccomandazioni

La sicurezza marittima impone una rigorosae impietosa disamina dei fatti occorsi, dellecause e concause che hanno portato a quei

sinistri, allo scopo non tanto di colpevolizzareeventuali comportamenti ma di estrarre delleconsiderazioni e delle lezioni da travasare atutti, onde evitare il ripetersi di simili disastri.La prima lezione appresa è che il troppo

impegno e sacrificio insito nel navigarenon può far annichilire per troppa stan-chezza psico-fisica o per una strambaconfidenza nelle proprie possibilità, lapriorità nel mantenimento di un adeguato

livello addestrativo per i compiti svolti enella manutenzione degli apparati di bor-do, pena l’insorgere di situazioni pericolo-se per la stessa sicurezza della nave epersonale, anche a prescindere dalla im-portante funzione “combat“ che quelleunità svolgono.La seconda lezione appresa è legata al-la mentalità delle attuali generazioni edalla fiducia quasi esclusiva nei sistemielettronici ed alla spinta automazioneche però, talvolta, possono tradire,creando problemi se non si dispone di ri-serve più rustiche.Il radar, l’AIS, ed altri strumenti modernisono sistemi essenziali per il navigante,ma non possono sostituire il punto navefatto col compasso e le squadrette, chedevono restare un ‘’must’’ quando si navi-ga in acque ristrette e quindi rischiose.Non è professionale affidarsi solo allescatole elettroniche, né tanto meno spe-gnere l’AIS, soprattutto quando la safetye l’anticollisione diventano primarie sututto il resto.

6 Marinai d’Italia Dicembre 2017 7Marinai d’Italia Dicembre 2017

L’USS Fitzgerald danneggiatomentre viene rimorchiato

nei pressi della base navale USAa Yokosuka, Giappone, a sud di Tokio (Associated Press/Eugene Hoshik)

Rimorchiatori all’opera nella base navaleChangi nella Repubblica di Singaporea seguito della collisione avvenutail 21 agosto 2017 fra l’USS John S. McCaine il mercantile Alnic MC

L’USS Fitzgeraldsubito dopo la collisionecon il mercantile filippino Crystal

L’incidentedell’USS McCain

Il portacontainer Crystalal largo del Giappone,

nei pressi della penisola Izudopola collisine con il caccia missilistico

USS Fitzgerald (DDG-62)avvenuta il 17 giugno 2017

(foto Yomiuri Shimbun)

Tragedie in mare

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I l 27 ottobre 1985 salpava dal porto di Genova una navedall’aspetto quanto meno inconsueto con una prora dallaforma singolare, con poche sovrastrutture e con una

serie di gru di notevoli dimensioni. Considerato il suonome (Polar Queen) e il suo porto di iscrizione (Ber-gen) non poteva trattarsi che di una nave polare.La notizia della partenza passò evidentementeinosservata, eppur si trattava per noi italiani di unevento assai importante: l’inizio della prima spedi-zione antartica nazionale, organizzata dall’ENEA(Ente per le Nuove Tecnologie e l’Ambiente) dopola ratifica del nostro Paese del Trattato Antartico el’approvazione della legge 284/85 del “ProgrammaAntartico”.Quel giorno vedeva avverarsi il sogno di molti nostriconnazionali appassionati ammiratori di quelle terreghiacciate e sostenitori della necessità di una presenza ita-liana in un importante territorio di interesse sovranazionale.

I precursoriPioniere tra gli italiani, certamente, il tenente di vascello Gia-como Bove. Nato a Maranzano, in provincia di Alessandria, nel1852, fu ammesso alla Scuola di Marina di Genova e nominatoguardiamarina nel 1872. Nel biennio successivo fu imbarcatosulla corvetta a ruote Governolo, impegnata in una crocierascientifica nelle Indie Orientali, in Cina e in Giappone. Promos-so tenente di vascello nel 1876 iniziò la sua carriera di esplora-

tore partecipando nel 1878/79 alla spedizione del prof. Norden-skjöld come ufficiale di rotta della nave Vega che salpò da Gö-teborg il 4 luglio1878, svernò tra i ghiacci, attraversò lo Strettodi Bering il 20 luglio 1879 e rientrò a Stoccolma dopo avere ef-fettuato il perimetro dell’Asia.Fu proprio questa impresa a far maturare nel giovane ufficialel’idea di organizzare una spedizione antartica nazionale. Nestudiò i piani col prof. Cristoforo Negri, presidente della So-cietà Geografica Italiana: prevedeva la partenza da Genova, ladurata di due anni ed un costo di 600.000 lire da raccoglieremediante una sottoscrizione nazionale.L’iniziativa incontrò una fredda accoglienza e si riuscì di racco-gliere soltanto una cifra più modesta, che consentì di organiz-

zare una spedizione in tono minore nella Patagonia meri-dionale e nell’Isola degli Stati patrocinata dal Governo

argentino. Ne fecero parte anche i naturalisti Vinci-guerra e Spiegazzini, il geologo Domenico Lovisa-to ed il sottotenente di Vascello Giovanni Ronca-gli della Marina Militare. Partita da Buenos Airesil 17 dicembre 1881, a bordo della corvetta Cabode Hornos, la spedizione esplorò l’isola degli Stati,quindi, a Punta Arenas, si trasferì sulla corvettaSan Josè con rotta sud, ma la nave affondò il 31maggio 1882 sulla costa della Terra del Fuoco.

Nel biennio 1882/1883 Giacomo Bove tornò in Antar-tide per studiarvi nuovi insediamenti per gli immigrati:

ormai aveva rinunciato definitivamente al suo sogno:morì nel 1887 e sul problema Antartide si stese un silenzio

durato oltre un settantennio.

9Marinai d’Italia Dicembre 2017

In sostanza, quando si naviga in acque ri-strette o in acque infide e poco conosciute,bisogna tornare all’antico e navigare colsupporto dei ‘’Team di precisione’’, carteg-giando con continui rilevamenti e facendoil punto nave senza soluzione di continuità.La terza, in qualche misura collegata alleprecedenti, riguarda la preparazione e laverifica delle capacità basiche dei singoli,della loro efficacia di lavorare in “team“ edel loro livello addestrativo, che non puòmai scendere sotto determinati standard,pena rischi inaccettabili in condizioni diavarie ai sistemi di bordo come anche nel-la normalità.Se a ciò si aggiungono le mancate manu-tenzioni, collaudi scaduti perché non si èavuto il tempo, o le occasioni per farli, al-lora il comandante si accolla una graveresponsabilità e il livello di rischio salenotevolmente.Da quell’inchiesta emerge che circa il40% delle navi della Settima Flotta abbiaentrambe quelle carenze, professionalie/o manutentive, o di mancati rinnovi aicollaudi.Forse navigare troppo come fa da tempola US Navy (particolarmente nel Pacificooccidentale per le crisi in atto, quella Nordcoreana in specie) con rischieramenti del70% per mare, è deteriore sia sul pianopsico-fisico degli equipaggi sia per rispet-tare ‘’i minimi’’ per l’addestramento e lemanutenzioni.Ma anche navigare poco, come capita nel-la nostra Marina, per mancanza di finan-ziamenti, può portare a serie conseguenzesul piano della sicurezza. Né possiamo ac-contentarci del solito adagio per cui svol-gendo missioni operative nel real world, ‘’cisi addestra, mentre si opera”.

Senza nulla togliere a quella parziale ve-rità, dobbiamo ammettere che un conto èaddestrarsi con esercitazioni e periodi de-dicati, altro è essere coinvolti in missionireali che non lasciano alcun margine espazio per la verifica e l’incremento del li-vello addestrativo dell’equipaggio.Se poi si naviga poco, è evidente che certecapacità di andar per mare si perdono: lanave rischia di diventare una appendicedella banchina e i marinai dei terricoli, de-motivati e privi di una benché minima pro-fessionalità e della motivazione stessa diandar per mare.La quarta, anch’essa correlata alle prece-denti, riguarda la professionalità degli Uffi-ciali di guardia in plancia. Chi svolge la guar-dia in plancia deve avere una notevoleesperienza nella navigazione e nel settoredell’anticollisione ed essere in possessodelle diverse certificazioni che lo abilitano atale compito, di giorno e soprattutto di notte.Egli non può avvicinarsi a meno di 2-3 mi-glia da un qualunque bersaglio, in quantobasta un minimo errore o anche una mode-sta avaria propria o delle altre navi limitrofe,per creare situazioni confuse e quasi sem-pre irreversibili. Da lì, la necessità di avva-lersi di quei ‘’team di precisione’’ quando lasituazione lo consiglia, negli stretti o nel-l’avvicinamento ad ostruzioni o porti, maanche la inderogabilità di tenersi sempre infranchia di altre navi con una distanza mini-ma di 5000 yard, attivando senza remore disorta una navigazione di precisione conl’antico, ma sempre valido, uso del com-passo, squadrette …e delle vedette.L’ultimo aspetto, ma non per questo menoimportante, su cui riflettere, riguarda le ri-sorse assegnate per l’addestramento degliequipaggi e l’effettuazione dei collaudi e

delle manutenzioni, cioè i costi ed il budgetassegnato per l’Esercizio: vale a dire per ilquotidiano funzionamento in sicurezza diquei bastimenti. Nel corso dell’inchiesta, pur se gli scopinon fossero quelli di ‘’cercare il colpevolead ogni costo’’, sono emerse responsabi-lità specifiche e carenza di leadership,sanzionate pesantemente: il comandantedella Settima Flotta è stato rimosso, il co-mandante della Squadra del Pacifico hachiesto di dimettersi, anticipando il pensio-namento, i comandanti delle due unità na-vali sono stati destituiti dal comando insie-me ai loro secondi, oltre a numerosi altri uf-ficiali imbarcati.Molti hanno pagato per decisioni erratema il politico che non ha provveduto a tute-larli dando loro le risorse necessarie ne èuscito indenne.Pertanto sarebbe sacrosanto, anche daparte della nostra Difesa e del vertice, va-lorizzare quelle lezioni apprese facendomente locale sui correttivi professionaliproposti e per quanto attiene alla classepolitica in particolare della Difesa, tenernedebito conto nell’imminente trasformazio-ne conseguente al Libro Bianco.Voler pervicacemente sostenere che sipossono fare le stesse cose, addiritturacon maggiore efficienza ed efficacia, conmeno uomini e soprattutto meno soldi (nel-la fattispecie alla voce Esercizio) è un con-trosenso tanto illogico quanto pericoloso.Non si possono fare ‘’le nozze con i fichisecchi, per risparmiare, sulla pelle del per-sonale’’. I mal di pancia possono venire al-la lunga, con nefaste conseguenze… spe-rando che non li abbia a soffrire anche lanostra Marina.

nnn

8 Marinai d’Italia Dicembre 2017

L’incidentedell’USS McCainin prossimitàdello Strettodi Singapore

Cultura marinara

L’Italia in Antartidedalla seconda metàdel XIX secolo al 1980Claudio Ressmann

Il tenente di vascelloGiacomo Bove

Tragedie in mare

Claudio Ressmann

Giornalista pubblicista, da oltre trenta anni, è noto al pubblico perla compretenza e la meticolosità che riverberano negli scritti.

Il suo interesse è soprattutto per la vela, le questioni legate all’am-biente marittimo e la Marina Militare per la quale da anni collaboracon la Rivista Marittima.

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C inquanta progetti di ricerca su ecosistemi e clima e 210tra tecnici e ricercatori nazionali e internazionali saran-no i protagonisti della XXXIII Campagna estiva del Pro-

gramma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), che è par-tito ufficialmente il 19 ottobre 2017 con l’apertura della stazione“Mario Zucchelli”.La Campagna 2017-18, finanziata con 23 milioni di euro dal Mi-nistero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e attuatadall’ENEA per gli aspetti logistici e dal CNR per la programma-zione e il coordinamento scientifico, avrà una durata di 4 mesi evedrà la partecipazione di ricercatori che svolgeranno attività di

ricerca anche presso altre basi antartiche, nel clima di collabo-razione internazionale che caratterizza la scienza in uno deiluoghi più remoti della terra. Per realizzare le attività di ricerca, gliscienziati e i tecnici, con indosso le famose tute rosse, si confron-teranno con le difficili condizioni ambientali, sfidando forti raffichedi vento, temperature vicine ai -50°C (che si registrano in questoperiodo nella stazione italo-francese di Concordia nel cuore delcontinente a 3.300 metri di quota), la diminuita disponibilità di ossi-geno per l’altitudine e le alterazioni del ciclo circadiano legato al-l’alternanza giorno-notte a causa della presenza ininterrotta dellaluce solare durante l’intera giornata.

11Marinai d’Italia Dicembre 2017

Il secondo dopoguerra

Nel secondo dopoguerra si scatenò la corsa all’Antartide da partedi parecchi Paesi europei e asiatici e fu una gara a costruire basipermanenti. Si pensi che erano già 58 all’epoca dell’Anno Geofisi-co Internazionale (1957/58) al quale l’Italia partecipò inviandopresso la base neozelandese di Scott l’allora tenente di vascelloFranco Faggioni per compiere studi di sismologia nell’ambito delNew Zealand Antarctic Research Program. Nello stesso periodo(1959) altri due italiani furono attivi in quelle zone: il prof. Silvio Za-vatti, direttore del Muso Polare di Macerata, il quale con l’alpini-sta Giorgio Costanzo esplorò l’isola di Bouvet. Una iniziativa mo-desta cui seguirono, tra il 1968 e il 1977, tre spedizioni organizzatepresso la base di Ross dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, conl’appoggio del governo neozelandese. Ne fecero parte tra gli altriun idrografo della Marina Militare, il capitano di vascello EnricoRossi, il prof. Aldo Stocchino e l’alpinista Water Bonatti.Nel 1975 l’esploratore Renato Chiappero e un altro ufficiale dellaMarina Militare, il capitano di fregata delle Armi Navali Flavio Bar-biero, organizzarono una spedizione composta da 15 tra scienziati eguide alpine, per la quale venne noleggiata la nave norvegese RingMate. Raggiunta l’Admiralty Bay furono sbarcati i materiali con cuifu costruita una base (intitolata a Giacomo Bove) capace di ospita-re 8 persone. Quindi vennero effettuate osservazioni scientifichenel Gerlache Strait. Il Ring Mate ritornò in Italia nel marzo 1976. Lostesso Flavio Barbiero nell’inverno 1977/78 tentò di raggiungere laTerra di Graham con un mezzo a dir poco eccezionale: un battellopneumatico lungo 8,5 metri spinto da due fuoribordo Diesel da 16

cavalli. La spedizione, diretta dal com.te MarioValli, partì dall’Italia via aerea il 27 dicembre1977. A Punta Arenas, il gommone detteinizio alla navigazione ma fu costretto a ri-

nunciare alla traversata dello Strettodi Drake per avarie di vario gene-

re. Il gruppo ne approfittòper visitare la base ar-gentina Teniente Jubanie quella russa Belling-shausen: in tale occa-sione fu doloroso con-statare che la base

Giacomo Bove era stata smantellata da ignoti. Da segnalare anchele due spedizioni effettuate sotto l’egida della Lega Navale Italiananel 1969/1981 dal com.te Giovanni Ajmone-Cat a bordo del motove-liero in legno lungo 14 metri San Giuseppe Due,prima nave battentebandiera italiana in Antar-tide. Di importanza “stori-ca”, infine, la prima spedi-zione ufficiale (1985/86) abordo della Polar Queencoordinata dal prof. CarloStocchino, costata otto mi-liardi di lire e finanziata coni fondi del “Programma diricerche in Antartico”.Quelle citate sono solo al-cune delle personalità pro-tagoniste di imprese scientifiche, ma non sono le sole ad avere ope-rato nelle zone artiche: occorre infatti aggiungere i nomi di nume-rosi scienziati, alpinisti ed esploratori i quali hanno contribuito a te-nere desto nell’immaginario collettivo nazionale un sia pur tiepidointeresse per le vicende antartiche.

L’adesione al TA

L’adesione al Trattato Antartico, ratificata dall’Italia il 18 marzo1981, segnò l’inizio delle spedizioni ufficiali e l’esigenza di realiz-zare una base permanente.

L’ammiraglioFlavioBarbiero

10 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Il comandante Giovanni Ajmone-Catal timone del San Giuseppe Due

L’Italica è stata sia una nave da caricogenerale sia oceanografica, utilizzataper il supporto logisticoalle esplorazioni antartiche italiane.Dal 24 giugno 2017 è in demolizione

Il professor Carlo Stocchinocon Francesco Solvinisul monte Hewon,a 4000 metri di quota

La nave San Giuseppe Duepresso la Baia Paradiso

La nuova spedizione italiana in AntartideAdele Irianni

In arancione le nazioni che al 2016avevano almeno una stazione di ricerca in Antartide

Cultura marinara

Adele Irianni

Lavora per l’ENEA dal lontano 1982. Dal 1998 approda al “ProgettoAntartide” (ENEA Centro Ricerche Casaccia). Ha fatto recentemen-te parte della commissione per l’ospitalità dei giornalisti in Antartideper il PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide).Nel 2000 lancia il programma denominato “Adotta una scuola dall’An-tartide” che offre la possibilità ad insegnanti e studenti di collegarsi invideoconferenza con un partecipante (e/0 altri ricercatori e tecnici) al-la spedizione. Ad oggi sono più di 50 gli istituti che vi aderiscono.Nel 2001 è in Antartide al seguito della XVII spedizione italiana pressola stazione italo-francese “Concordia”.

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La Stazione può ospitare fino a 16 persone nella stagione inver-nale e 34 nella stagione estiva (più 26 nel campo estivo, 16 nelletende e 6 nello shelter Rebusco).L’edificio principale si compone di 19 container IS020 montato suslitte e diviso in 4 zone: • notte (dormitorio ed infermeria), con capacità di alloggio per 16persone (7 ISO20);

• giorno, per mensa e servizi (8 ISO 20); • ufficio, sala radio e deposito viveri (4 ISO20);• centrale.A supporto delle attività logistiche ci sono tre grandi tende (dueofficina e una falegnameria). Altre due grandi tende sono dedica-te alle attività sociali ricreative e ad uffici.Ci sono poi cinque tende dormitorio e un caravan, attrezzato concucina, servizi igienici e centrale elettrica.A completamento delle strutture disponibili sono presenti:• quattro tende magazzino;• una tenda per la perforazione profonda della calotta antartica;• un laboratorio freddo per analizzare i campioni di carote;

• un locale freddo per conservare le carote;• un laboratorio caldo per analisi chimiche;• un garage sotterraneo utilizzato per ricovero mezzi nel periododi inverno australe;

• un container con docce e bagni;• un container per compattare i rifiuti;• diverse strutture per immagazzinare cibo, vestiari, acqua, at-trezzature e carburante.

Sono disponibili 2 impianti HF e 27 VHF principali e portatili peril sistema di telecomunicazioni, inoltre 8 sistemi satellitari Im-marsat e Iridium assicurano possibilità fax, telex, voce, e-mail.Il sito di Dome C è raggiungibile tramite aereo leggero Twin Ot-ter con un tempo di volo di circa cinque ore e mezza e caricomassimo di circa 1.000 kg o tramite convoglio di mezzi cingolati(traversa), con un tempo di viaggio di circa dodici giorni varia-bile in funzione delle condizioni meteo e dell’innevamento dellapista; i convogli vengono utilizzati per trasportare materiale pe-sante e ingombrante.

nnn

13Marinai d’Italia Dicembre 201712 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Dopo un volo di oltre 8 ore dalla Nuova Zelanda, i primi 17 parte-cipanti alla missione sono arrivati alla stazione antartica statuni-tense “McMurdo”; da qui hanno raggiunto la base italiana “Ma-rio Zucchelli” sul promontorio di Baia Terra Nova, atterrando sulghiaccio del Mare di Ross. Il capo spedizione Alberto Della Rove-re, tecnici specializzati dell’ENEA, personale delle Forze Armateaddetti alla sala operativa, piloti di elicottero, un medico e uncuoco provvederanno al “disgelo” della base rimasta chiusa du-rante il lungo inverno australe quando le temperature, “più miti”sulla costa, scendono fino a -40°C. Prima dell’arrivo degli altricomponenti della spedizione, questa “avanguardia” si occuperàdella preparazione di una pista di atterraggio più adeguata sulmare ghiacciato e del ripristino della “connettività” nella base,quest’anno particolarmente innevata.Non c’è campo scientifico, dall’ecologia alla medicina, dall’astro-nomia alla farmacologia, che non si avvantaggi delle scoperte ef-fettuate in questo eccezionale laboratorio ghiacciato. Unico con-tinente riservato interamente alla scienza, l’Antartide è uno deimotori del sistema climatico del nostro pianeta, una vera e pro-pria enciclopedia aperta sotto gli occhi degli studiosi.Quest’anno, tra le numerose attività di ricerca, gli scienziatitenteranno di individuare nuovi batteri antartici, fonte di inno-vative molecole che verranno testate in vitro e utilizzate comecoadiuvanti per l’attivazione del sistema immunitario umano.Continuerà lo studio delle profondità della calotta antartica perdeterminare il sito ideale di perforazione nel tentativo di risalirealla composizione dell’atmosfera fino a 1 milione e mezzo di an-ni fa. Proseguiranno gli studi, anche con tecnologie marineavanzate, di due specie chiave dell’ecosistema marino antarti-co, ovvero l’Antartic Silverfish e l’Antartic Toothfish, anche nel-l’ambito della recentemente costituita Area Marina Protettadel Mare di Ross, la più estesa del pianeta con i suoi 1,55 milio-ni di chilometri quadrati.Proseguirà, inoltre, l’ambizioso progetto italiano della realizzazio-ne di un’aviopista su terra nel sito di Boulder Clay, che diventeràun punto di riferimento anche per le basi vicine e sarà di fonda-mentale importanza per l’autonomia aerea del PNRA anche dopola rottura del pack.

Dalla stazione “Mario Zucchelli” partirà il personale che aprirà lacampagna estiva nella stazione italo-francese Concordia a DomeC sul plateau antartico, dando il cambio ai 13 “Winter Over” (7 ita-liani del PNRA, 5 francesi dell’Istituto polare francese Paul EmileVictor e 1 medico dell’Agenzia Spaziale Europea), rimasti isolatinella base per i nove mesi della campagna invernale, durante iquali si sono toccate temperature di -80°C. Presso la stazioneConcordia sono previsti osservatori, studi e ricerche nei settoridella glaciologia, chimica e fisica dell’atmosfera, astrofisica,astronomia, geofisica e biomedicina.

La Stazione italo-francese Concordia

Situata nel sito di Dome C (75°06’ S, 123°21’ E) è stata costruitasul plateau antartico a 3.233 m di altitudine. È aperta tutto l’an-no. Dal 8/9 di novembre fino alla prima decade di febbraio ospi-ta i partecipanti (tecnici e scientifici) della campagna estiva;poi un piccolo gruppo di persone rimane in completo isolamen-to per nove lunghi mesi per proseguire le attività durante l’in-verno polare.L’Istituto Polare francese (IPEV) e il Programma Nazionale di Ri-cerche in Antartide (PNRA) hanno siglato nel 1993 un accordodi cooperazione per l’attuazione dei programmi comuni di ricer-

ca scientifica e tecnolo-gica per la gestione diDome C, considerato il si-to per eccellenza per i fu-turi studi di astronomia eastrofisica, scienze del-l’atmosfera, scienze dellaTerra, biologia e medici-na, telerilevamento.Il campo estivo copreun’area di 1.890 m2 deiquali 1.124 m2 locali caldimentre i rimanenti sonolaboratori freddi e magazzini.La Stazione Concordia è costituita da 2 edifici cilindrici uniti da unpassaggio coperto.Ogni cilindro (diametro 18,5 m, altezza 11 m) ha 3 piani per 250m2 di superficie utile. L’altezza totale dal suolo (o meglio, dalghiaccio) supera i 14 m, poiché ogni struttura (200 t in totale)poggia su 6 grandi piedi di ferro.

Il sito di Dome C.Al centro i 2 cilindridella Stazione Concordia

Un elicottero pressola stazione Mario Zucchellinella baia di Terranova

Un convoglio (traversa)fra Cap Prud’homme - Concordia

La Stazione Mario Zucchelli,la stazione italo-francese Concordiae la francese Dumont d’Urvill

distano oltre 1000 km l’una dall’altra

Cultura marinara

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Passato lo stretto di Gibilterra, il 2 ottobre è stata la volta di Casa-blanca, città importante del Marocco nota a tanti anche per l’o-monimo film interpretato da Humphrey Bogart e Ingrid Bergmane punto di partenza per visitare i capoluoghi storici e artistici del-l’interno, primo fra tutti Marrakech. Un altro giorno di navigazione ci ha portato a Lisbona il 4 ottobre,e la capitale lusitana ci ha accolti con una splendida giornata disole (che, peraltro, non è mai mancato nel corso di tutta la cro-ciera) in tutto il suo splendore di arte e di vita, a cavallo tra Euro-pa e Atlantico in un mix di storia, cultura, arte e gastronomia che,raramente, caratterizzano in modo così positivo una meta turisti-ca ricca di fascino e, al tempo stesso, vivibile e godibile da partedi quanti vi fanno scalo. Ancora un giorno di navigazione, con il rientro in Mediterraneoattraverso Gibilterra, e siamo giunti a Barcellona, altra meta dalgrande significato storico e artistico e città dal grande impattoemotivo su quanti la visitano: dalla caratteristica rambla alla cat-tedrale, dalle immaginifiche creazioni architettoniche di AntoniGaudì alla vita che scorre frenetica ma piacevole in ogni via delcentro cittadino. A discapito di recenti eventi terroristici e di pul-sioni indipendentistiche, Barcellona e la Catalogna si sono mo-strate nel loro tranquillo ma più che vivo splendore, e i soci del-l’ANMI hanno potuto beneficiare di una visita “dedicata” dellacittà che li ha portati anche all’importante museo navale, ove ècustodita una splendida riproduzione in scala 1:1 della “GaleaReal”, nave ammiraglia di Don Giovanni d’Austria alla battaglia diLepanto del 1571.Lasciata Barcellona il 6 ottobre, la crociera ha iniziato a volge-re al termine e - dopo lo scalo a Marsiglia - la MSC Magnificaha raggiunto Genova l’8 ottobre per lo sbarco di tutti i Soci el’auspicio di poterci ritrovare nuovamente insieme per la cro-ciera del 2018.Come sempre, le attività a bordo specificatamente organizzateper i membri della nostra Associazione sono state varie e mol-teplici: è solo mancato, appena usciti dal porto di Genova, l’or-mai tradizionale incontro con un’unità della Marina Militarema tutti, in quanto uomini di mare che abbiamo ben presenti leesigenze della nostra Marina, abbiamo compreso la situazionee abbiamo comunque rivolto ai nostri “colleghi” in servizio il

miglior augurio per proseguire in un’attività che - oggi più chemai - costituisce un asset fondamentale della presenza italia-na nel Mediterraneo e in altri mari, di grande importanza stra-tegica, politica ed umana.Come sempre, i momenti più significativi, emozionali e commo-venti sono stati quelli delle nostre cerimonie: il lancio di due co-rone a mare, una in ricordo di tutti i caduti della Marina italianaed un’altra specificatamente dedicata agli uomini dei mezzi d’as-salto e della Xª Flottiglia Mas che caddero nelle acque di Gibil-terra, hanno costituito il “culmine morale” della crociera e cihanno visti tutti riuniti sul “ponte 3” della MSC Magnifica, attor-no al Presidente Nazionale ammiraglio Paolo Pagnottella che,con poche e commoventi parole, ha ricordato il sacrificio e l’e-sempio di quanti ci hanno preceduto, spesso perdendo la vitaper l’Italia e per la nostra Marina.Infine, per il quarto anno consecutivo, chi scrive queste note haavuto il piacere di collaborare con la Presidenza Nazionale, e inparticolare con l’ammiraglio Pagnottella e l’amico Gianni Milano(vulcanico ed efficientissimo trait d’union tra l’Associazione, laCompagnia e il comando di bordo), nell’organizzazione di un ciclodi conferenze che - fa piacere rilevare - hanno avuto come sem-pre buon successo. A soggetti tradizionali e già trattati in passato(dagli attacchi dei mezzi d’assalto a Gibilterra all’impiego dei no-stri battelli in Atlantico), quest’anno sono stati aggiunti elementinuovi e collegati ai luoghi visitati o di fronte ai quali ci ha portatola nostra navigazione: dalla “Beffa di Tangeri” che vide protago-nisti i sommergibili Bianchi e Brin, alla violazione della rada di Al-geri da parte del sommergibile Ambra del comandante Arillo, allapresenza della Regia Marina nell’Africa coloniale italiana, conanche un incontro “internazionale” dedicato alla battaglia di Tra-falgar dell’ottobre 1805.L’appuntamento per il prossimo anno è ormai già stabilito, e tuttici ritroveremo - ad un anno esatto di distanza - a bordo della MSCPoesia che, il 29 settembre 2018, lascerà Venezia alla volta di unanuova crociera in Adriatico per celebrare il centenario della vit-toriosa conclusione del primo conflitto mondiale ma, soprattutto,per rafforzare una volta di più l’indissolubile legami di chi, unavolta stato marinaio , è “… marinaio per sempre”.

nnn

15Marinai d’Italia Dicembre 201714 Marinai d’Italia Dicembre 2017

U n appuntamento ormai tradizionale, atteso da molti esempre occasione per rinsaldare tra i Soci il senso di ap-partenenza alla nostra Associazione: questa è la crociera

organizzata annualmente dalla Presidenza Nazionale, giunta nel2017 alla sua quinta edizione.Dopo l’esordio di questa iniziativa nel 2013, ogni anno - verso lafine dell’estate - la partecipazione alla crociera è diventata unaconsuetudine (una piacevole consuetudine!) per tanti tra noi:tuttavia, più che di consuetudine è forse meglio parlare di un mo-mento aggregante che consente di rinsaldare legami di amiciziapersonale, di vivere momenti di tranquillità e spensieratezza in-sieme ma che, soprattutto, rafforza e consolida il legame tra iSoci, l’Associazione e la Marina Italiana di ieri e di oggi. Un le-game, quest’ultimo, che non viene mai meno e che vive con lacrociera il culmine di quelli che per tanti Soci sono la quotidiana

dedizione alle nostre attività, il fare riferimento a valori che van-no preservati e il ricordo dei caduti della Marina italiana in tutti imari del mondo.Avviato nel 2016 con la crociera in Adriatico un positivo rapportocon la Compagnia MSC, la collaborazione è proseguita anche nel2017: con partenza da Genova, i Soci si sono ritrovati a bordo dellaMSC Magnifica il 29 settembre e, dopo la partenza nel pomeriggioe una giornata di navigazione, hanno raggiunto Malaga, sulla co-sta meridionale della Spagna mediterranea, il 1° ottobre. È statoun piacevole ritorno in questa bella e storica città iberica, già me-ta di una tappa della crociera del 2015, con la visita del centro cit-tadino, della cattedrale, del castello e delle vie del centro ricchedi storia, attività e attrazioni turistiche.

I soci raccontano

La Crociera ANMI2017Maurizio BresciaSegretario del Gruppo di Savona

Foto di gruppo per alcuni partecipanti all’interno della “Sala Ametista”in occasione dell’Assemblea Generale del 30 settembre

Un momento dellasempre commovente cerimoniadell’ammainabandiera a bordo

della MSC Magnifica,in uscita dal porto di Marsiglia

il 7 ottobre 2017

Benedizione della corona prima del lancio a marein ricordo di tutti i caduti della Marina italiana

Con una conferenza sulle battaglie di “Mezzo Giugno” e “Mezzo Agosto”sono state ricordate due tra le più significative azioni complesse portate a compimentocon successo dalla Regia Marina nel corso della seconda guerra mondiale

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17Marinai d’Italia Dicembre 2017

radunati nella pineta. Mansa era intento aspiegare la grave situazione bellica in cui citrovavamo quando gli aerei, tre caccia ingle-si, notai dai colori sotto le ali, attaccarono abassa quota, quasi rasentando le cime dei pi-ni. Fuoco di mitragliera e bombe a grappolospazzarono la pineta.Alessandro Kramberger, mio coetaneo eamico, cadde a due metri da me, si era ripa-rato, come avevo fatto io, dietro al tronco diun pino poco distante. Non fu fortunato, labomba esplose tra i due alberi, lui fu colpito equasi dilaniato, io solo lievemente ferito, piùche altro da schegge di pietre, mentre lui eraagonizzante nella buca scavata dall’esplosio-ne. Morì mentre lo portavano all’ospedale.Rebulla Giorgio, quasi nostro coetaneo, erapoco più in basso nella pineta, anche a lui fucolpito a morte. Altri due ragazzi furono feritinon gravemente. Rimasi molto scosso manon ebbi molto tempo per pensarci; gli eventisi susseguirono intensi e brutali nei giorni se-guenti in maniera da assorbire tutta la nostraattenzione. Combattimenti intensi, per fortu-na, nonostante fossero in soprannumero inmodo esorbitante, i titini non sfondarono danoi. Le postazioni tenevano bene. La finegiunse il 27 dello stesso mese, quando il Cap.Mansa chiamò noi ragazzi e ci invitò a torna-re a casa mentre il resto del plotone avrebbecercato di ripiegare a Trieste. Seppi in segui-to che furono fortunati, si salvarono tutti.Quindi avvenne l’occupazione da parte degli

straccioni titini insieme ad un’accozzaglia digente di paesi diversi, disertori o comunisti dicomodo, serbi, croati e così via.Mio padre, maresciallo magg. dell’Esercito,dovette rimanere nascosto in casa di una zia,per evitare brutte sorprese … ed evitare de-nunce. In città, isolata dal resto del paese,centinaia di persone sparivano nel nulla ognigiorno. Finivano nelle foibe del Carso o in fon-do al mare. L’OZNA, la polizia slava, colpivaanche se solo un alito di vento sussurrava unnome. Grazie ad una persona che mia madreconosceva, fin da quando erano bambini, ot-tenne due permessi per lasciare la città e re-carsi in Friuli a cercare viveri, come la popo-lazione fiumana faceva per rimediare alimen-ti introvabili in città. Si scambiava il sale, cheall’interno del Paese mancava, con farina,patate, lardo, fagioli ed altro.Pochi giorni dopo in una sera di agosto papàpartì con due dei figli più piccoli, eravamo ottofratelli, e con un treno di fortuna evitandobrutti incontri, lasciò Fiume per passare ilconfine provvisorio di Cesane ed entrare nellazona occupata dagli alleati anglo-americani.Il mattino seguente, io mamma e i rimanenticinque fratelli, l’ultimo di soli sei mesi, pren-demmo un treno merci usando il secondopermesso, non portavamo nulla con noi, solola maglietta e i calzoncini corti per evitare diessere notati.Iniziò così il travaglio di un viaggio verso l’in-certo. Per 15 giorni, in parte su treni o camion

di fortuna, organizzati non so bene da chi, for-se la Croce Rossa, ci portarono in vari campidi smistamento. Tendopoli con pagliericci perla notte, solo a Trieste fummo ospitati in unascuola dove ci fu possibile dormire sullebrandine militari. Il cibo veniva consegnato alcapofamiglia dentro gavettoni, o barattoli varidi fortuna. Tralascio il resto del viaggio fino aNapoli, cito solo Bologna, città dove ci fu im-pedito di scendere dai vagoni merce con iquali eravamo arrivati, da un’orda di personecon bandiere rosse che urlavano: via i fasci-sti, tornate a casa vostra ed altre cose peg-giori. Ci fu impedito anche di prendere del-l’acqua dalle fontanelle della stazione.Proseguimmo il viaggio in treno e dopo qual-che giorno tribolato raggiungemmo Napoli.Qui papà decise di fermarci. Fummo ospitatiin un campo che già ospitava profughi, eracostituito da baracche che avevano ospitatoi militari americani, in legno e lamiera, a Ca-podimonte, nel parco della Reggia Reale. Unposto stupendo ma non altrettanto erano inostri alloggiamenti. Le baracche vuote, sen-za alcun comfort, nulla per dormire e per il re-sto. Ci arrangiammo in pochi giorni e, mentremio padre si recava ad Avellino presso il Di-stretto Militare, per sollecitare un eventualereintegro nell’esercito, noi rimanemmo nelcampo per... tre anni!La fame è il ricordo più ricorrente di quel pe-riodo. Mi arrampicavo sugli alberi per tagliarei rami secchi, che portavo a casa per il fuoco.Inoltrai domande di arruolamento pressoogni corpo militare, nell’esercito, nei carabi-nieri, in marina e non so più dove altro percercare una soluzione. Attesi fino a febbraiodel 1949, prima di ricevere la chiamata per re-carmi a Taranto. Visita medica OK, vestizione,prove motorie e psicotecniche OK. Ci porta-rono alle Scuole CEMM a San Vito, categoriaCannoniere PM (puntatore mitragliere). Ini-ziai il corso con ardore fino alla licenza di Na-tale. Andai prima da Gaetano, il mio più caroamico, per qualche giorno, il quale abitavaancora nel campo profughi; poi a casa mia.A Natale mi ammalai: Il medico militare, chia-mato da mio padre disse che si trattava ditifo. C’era una epidemia nel meridione, mori-rono migliaia di persone. La mia fibra robustaebbe la meglio, rinforzata dalla volontà. Me lacavai con 20 giorni d’ospedale sempre con iltimore addosso di perdere gli esami di finecorso. Tra la licenza, la degenza e la convale-scenza mancavo quasi tre mesi dalle Scuole.Visti i miei precedenti, il Direttore del CorsoTen. Di Vasc. De Benedetti, decise che miavrebbe fatto fare l’esame per ultimo, dando-mi così altri 15 giorni di tempo per studiare. Fugeneroso e ne approfittai bene.Promosso!

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Testimonianze

S ono nato a Fiume nel lontano 1929.Una bella città la mia Fiume, contor-nata dal mare profondo del Carnaro,

e le cornici delle isole di Cherso e Veglia aOvest, il Monte Maggiore alto e massiccio aNord e, infine, le colline alle spalle della cittànella cui valle scorre L’Eneo, il fiume che se-para l’Italia dalla Iugoslavia di Tito.Nel 1944 la guerra era al massimo della suaintensità, sulla nostra città si accanivano in-tensi bombardamenti mentre le orde di Titopremevano ai confini del Paese. Frequentavoil terzo anno dell’Istituto Tecnico Industriale,in quel periodo, ma dovetti interrompere lascuola. I tedeschi che governavano la città,dopo il ’43, inquadravano tutti gli uomini nonimpegnati in compiti di guerra; nella organiz-zazione TODT erano esentati solo coloro chelavoravano nelle industrie belliche. Gli uominicompresi nell’età dai 14 ai 60 anni e le donnedai 16 ai 40, erano obbligati a lavorare in que-sta organizzazione pena l’arresto e la depor-tazione. Queste persone venivano impegnatenella costruzione di opere di difesa nell’im-mediato retroterra. In gruppi di circa 15, trauomini e donne, venivano affidati ad un mili-tare tedesco, anzianotto, che accompagnavae sorvegliava il gruppo nelle zone dei lavori.Si scavavano trincee o gallerie, usandoesplosivi sulla roccia carsica, oppure biso-gnava tagliare alberi nei boschi per ricavaretronchi con cui coprire le trincee scavate. In-somma lavori faticosi che nessuno di noi ave-va mai fatto prima. Uscendo da casa, percorrevo 5 km in salitaper raggiungere il posto di lavoro alle 7 delmattino. Dopo l’appello ci consegnavano unapiccola pagnotta di pane nero e un cucchiaiodi marmellata che mettevano nella parte piat-ta della pagnotta, quindi il capogruppo, il no-stro si chiamava Otto, ci portava sul posto dilavoro assegnato. Ci venivano consegnati gliattrezzi da lavoro, una mazza di 5 kg, nel miocaso, per battere su uno scalpello lungo unmetro o più e ricavare un fornello per mina.Tra fatiche sempre più dure, con poco cibo emal vestito, mi fu molto duro quel periodo equando i partigiani slavi (le truppe di Tito) ini-ziarono a fare incursioni nei boschi dove la-voravamo uccidendo il tedesco che accom-

pagnava i gruppi oltre a coloro che si rifiuta-vano di unirsi alle loro forze, decisi che nonvolevo fare quella fine. Preferivo combattereper il mio Paese! Cercai quindi di arruolarminelle formazioni combattenti di stanza a Fiu-me ma, dopo diversi tentativi presso vari re-parti delle forze armate e relativi rifiuti, fui ac-colto dal reparto di Alpini della Julia dislocatia Santa Caterina, una delle colline sopra allacittà. Da quel giorno fui dispensato dal servi-zio alla TODT e dai vincoli con i tedeschi.Trovare la divisa non fu semplice; non c’era lamia misura, in larghezza ma alla fine riusciro-no a vestirmi. Con grande sorpresa trovai an-che il mio amico d’infanzia e coinquilino difabbricato Gianni Latriglia. Aveva la mia età,anche lui sottrattosi alla TODT nella stessamaniera. Ero fiero della divisa e del cappelloda alpino sulla testa. Alloggiavamo in unapiccola caserma che ospitava la 1^ compa-gnia della 3° divisione Costiera da Fortezza.Circa 100 uomini 4 dei quali erano ragazzi15enni come me.Dopo pochi giorni, era il mese di Febbraio, ini-ziarono le scaramucce con i titini che au-mentarono a mano a mano che le loro forzeingrossavano. Sulla parte del fronte che ci ri-guardava, avevamo una intera divisione, au-mentata in seguito da una parte della divisio-ne Garibaldi, costituita da reparti misti di fug-giaschi e disertori, soprattutto italiani.Il giorno 18 Aprile la caserma fu circondatada reparti tedeschi che piazzarono mitraglia-trici in ogni angolo. Il Cap. Mansa, tramite unreparto di alpini “fidati” della 2° Compagnia,di stanza a Drenova (località vicina), chiamatidi rinforzo, fece radunare il Reparto privo del-le armi ed equipaggiamento, che aveva fattolasciare in camerata. Quindi dopo una veloce

Dalla pennasul cappelloal solino azzurroe basco verdeAntonio Della BrunaSocio del Gruppo di Pinerolo

Antonio Della Bruna

Primo imbarco su Corazzata Andrea Doria fino al Marzodel 1951 quale capoarma di una binata da 20mm e ar-

mamento di una torre da 320mm.Secondo imbarco su nave Sesia (dove apprende veramentecome deve essere un marinaio a bordo di una piccola unità)e poi il trasferimento via nave negli USA destinati a prende-re in consegna le Cannoniere tipo Alano. La sua barca era ilMolosso e capo arma delle molte mitragliere di bordo, dadue calibro 13mm, alle binate da 20mm oltre a due posta-zioni binate da 40/56 ed una singola a prora. Durante ilrientro in Italia le cannoniere affrontano l’uragano Anna.Imbarca sul gemello Bracco e subito dopo fa domanda perfar parte degli Arditi incursori. Indossa il basco verde daoperatore classificandosi 2° su sedici brevettati. Rimane in-cursore fino al grado di 2° Capo e fa la vita che aveva scelto.È un operatore abilitato all’uso di apparecchi di respirazio-ne, aria e ossigeno. Partecipa a diverse gare di caccia subnel campionato civile FIPS. Nella gara Nazionale Militareche si svolse a La Spezia, presenti rappresentanti di tutte leForze Armate, sbaraglia tutti vincendo le tre specialità: vin-citore assoluto, gara di squadra e dicategoria. Tre medaglied’oro, tre coppe e altri numerosi trofei.Ha preso congedo dalla Marina nel dicembre del 1963 dopola nascita del terzo figlio quando le responsabilità famigliariavevano posto limiti psicologici alla sua attività di Ardito In-cursore. Ma con tanta nostalgia nel cuore e nella mente èancora in Marina.

selezione, uno per volta 56 militari furonochiamati nell’ufficio del Capitano, tra questianche noi ragazzi volontari.Il Cap. ci chiese se eravamo intenzionati acontinuare il servizio ed a combattere per ladifesa della città, o altrove se fosse necessa-rio. Quelli che risposero negativamente, se-guirono la sorte del grosso della compagniasui camion. Tra costoro anche diversi gra-duati tra i quali un tenente molto conosciuto,si chiamava Sperber. Il tenente fu portato im-mediatamente nella caserma Diaz e fucilatonel cortile della stessa.Tutto ci fu spiegato in seguito, dai capi ploto-ne. Il tenente si era messo d’accordo con glislavi per consegnare loro l’intera compagniain cambio dell’immunità per tutti. Sperber erauno degli ufficiali più attivo nell’operare conrastrellamenti ed altre azioni contro i repartipartigiani, nelle zone boschive della Regione.Per fortuna e sua lealtà, il tenente si assunsetutta la responsabilità della vicenda, rispar-miando altre vittime. Dopo questa vicenda ri-manemmo in 36 e, subito ad ognuno, fu asse-gnato un diverso posto di combattimento nel-le postazioni più importanti tra quelle rimastesguarnite. Io avevo 15 anni. Mi trovai con unpiccolo mortaio da 45 ed un mitragliatoreBreda, in una postazione a metà della stradi-na sterrata che portava alla sponda dell’E-neo. Una roccia alta circa 50 cm e qualchesacchetto di sabbia ai lati, era tutto il riparo amia disposizione. Il tradimento, la selezione,tutto pareva assurdo, ma era così e la realtàdrammatica non ci dava tregua.Il giorno dopo, 19 Aprile 1945, un attacco ae-reo a bassa quota interrompe il discorso delCapitano Mansa mentre, durante un mo-mento di calma dei combattimenti, eravamo

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Potter (Martin Balsam). Finlander, che ha scarsa simpatia per me-dici e riservisti, relega senza troppi complimenti Potter in inferme-ria, dove tre paramedici si sono specializzati nell’analisi dell’im-mondizia navale. Ma non si tratta di uno scherzo: il piccolo labora-torio permette di capire se navi sovietiche hanno lasciato tracciadel proprio passaggio e quando, gettando in mare bucce di patatee altri residui alimentari. Tra il “falco” Finlander, che non sopportanemmeno i giornalisti, accusati di averlo messo in cattiva luce, e ilprogressista Munceford, sono subito scintille, mentre la nave sipone sulle tracce del sommergibile russo. Quando il battello in im-mersione entra nelle acque territoriali groenlandesi, Finlanderchiede l’autorizzazione ad agire per costrin-gerlo ad emergere, ma da ComNatoNorthgli ingiungono di attendere. Inizia un logo-rante braccio di ferro, che mette a dura pro-va il comandante e i suoi uomini: quando ilsommergibile ripassa in acque internazio-nali, Finlander, che ormai sembra avernefatto una questione personale, continua ainseguirlo, anche tra gli iceberg, impeden-dogli di emergere per rinnovare le scorted’aria. Munceford lo accusa di crudeltà: lostesso commodoro tedesco Wolfgang Sch-repke (Eric Portman), un ex asso sommergi-bilista tedesco della Seconda guerra mon-diale, ora commodoro della Bundesmarinee a bordo del Bedford quale consulente di Finlander, gli consigliadi desistere, di non portare i sovietici alla disperazione. Il sommer-gibile è infatti armato con siluri a testata nucleare, e un attacco po-trebbe avere conseguenze devastanti. Quando finalmente il som-mergibile riemerge per rinnovare l’aria, Finlander prima gli intima difarsi riconoscere, poi decide di impedirgli di usare lo snorkel, por-tando il Bedford su una rotta di collisione. La situazione precipita,e lo stato di tensione creato da Finlander, che al pari dei suoi uo-mini da 24 ore vive di caffè, sigarette e imprecazioni, innesca l’er-rore fatale. Mentre l’operatore sonar, distrutto da un turno di 24ore, perde il contatto nel momento meno opportuno (provocandoanche un nuovo scontro tra comandante e medico di bordo), l’al-trettanto esausto e giovane ufficiale di tiro spara per errore un raz-zo antisom ASROC, che distrugge il sommergibile. Non prima peròche i sovietici riescano a lanciare quattro siluri a testata nucleare,che aprendosi a ventaglio non lasciano scampo nemmeno alBedford. Inutilmente Munceford affronta Finlander chiedendoglise c’è via di scampo dalla distruzione reciproca (che evoca lospettro della guerra nucleare globale: Mutual assured destructiono MAD) (3), se ha previsto questa situazione. Un fungo atomico sor-ge sullo stretto di Danimarca, gettando la sua ombra sulla pacemondiale…

Navi, vicende, spunti di realtà

Il punto di forza del film sono sicuramente un cast di attori in statonon d’allarme, ma di grazia (4), e una sceneggiatura blindata, fir-mata da James Poe, che crea una tensione non minore di quellaevocata l’anno precedente nel celebre A prova di errore di Sid-ney Lumet, sempre dedicato alla possibilità di una guerra atomi-ca innescata casualmente. La vicenda d’altra parte ha precisilimiti di tempo (due giorni e una notte) e di luogo, poiché buonaparte delle scene si svolge sulla nave americana, per lo più inplancia di comando. Anche il regista, James B. Harris, dimostrò

una padronanza non comune per un esor-diente: aveva prodotto numerosi film diStanley Kubrick, e lo stile asciutto e dram-matico con cui diresse la sua prima pelli-cola dimostrò che aveva assorbito moltoda uno dei più grandi maestri del cinema. Diverso il finale del film rispetto a quellotratteggiato nel romanzo. Ispirandosi aMoby Dick (sin dal nome del cacciatorpe-diniere americano protagonista della vi-cenda), Rascovich aveva immaginato chenon fosse il sommergibile ad affondare ilBedford. Distrutto il battello, un Finlandersotto shock riceveva la notizia della suapromozione, mentre Schrepke, resosi

conto che l’azione poteva creare una guerra nucleare (e affran-to per la sorte di sommergibilisti come lui), sabotava l’ASROCfacendo saltare in aria la nave con tutto l’equipaggio. Come nelfinale di Moby Dick, solo uno è destinato a salvarsi, per raccon-tare la storia: Munceford, che appunto aveva esortato Finlan-der, novello Acab, a cessare quella “caccia alle balene”.Ma per girare un film di guerra navale, occorrono spunti con-creti, e mezzi reali, o perlomeno fedeli ricostruzioni. Come accennato, Finlander viene indicato come il comandantedella nave che costrinse un sommergibile sovietico ad emergeredurante la crisi di Cuba. Un evento reale: lo USS Charles P. Cecil(un “Geairng” da poco ammodernato) braccò per oltre 24 ore un“Foxtrot” sovietico, costringendolo a risalire dopo aver invanospremuto le batterie nel tentativo di sfuggire alla nave america-na, comandata da Charles P. Rozier, veterano delle guerre delPacifico e del Vietnam, scomparso a 92 anni nel 2012. Negli stes-

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STATO D’ALLARMELa guerra navalenell’era atomicasecondo HollywoodGiuliano Da Frè - Socio del Gruppo di Monza

Negli ultimi anni (1), su queste pagineci siamo occupati di alcuni film di guerra navale,che vedevano nel… cast dei protagonisti navi reali,talvolta simili a quelle coinvolte nelle vicendenarrate, in qualche caso le stesse. Si trattavadi vicende reali (la battaglia di Rio de la Plata,in un piccolo gioiello firmato nel 1956da Michael Powell, e la caccia alla Bismarck,in una celebre pellicola del 1960)portate sullo schermo con grande abilità,e con un buon grado di precisione, fatte salvele licenze narrative, e qualche errore materiale

Finzione, realtà, e sguardi sul futuro

Nel 1965, tuttavia, nella lista dei film di guerra navale, fece irruzio-ne la Guerra Fredda. Non era ovviamente la prima volta. Vicendebelliche successive al 1945 e a sfondo navale erano già statetrattate in film ambientati nella Guerra di Corea (primo fronte cal-do del confronto est-ovest), uno su tutti I ponti di Toko-Ri, del1954. In un caso, la trama di L’ultima spiaggia, film del 1959, nar-rava una storia post-guerra nucleare, col mondo sull’orlo della fi-ne, e un sottomarino nucleare americano impegnato nella (vana)ricerca di una via di scampo per ciò che restava dell’umanità.

In Stato d’allarme (The Bedford Incident l’icastico titolo originale,anche del romanzo pubblicato da Mark Rascovich nel 1963) (2), unatrama quasi simbolica della possibile apocalisse nucleare, si intrec-cia a una storia molto spesso apparsa al centro di film di guerra na-vale: una sfida tra un sommergibile e una nave di superficie impe-gnata in un’azione antisom. Tema classico, si pensi allo straordina-rio Duello nell’Atlantico, di cui parleremo in un altro articolo.In questo caso, lo scenario è uno degli scacchieri della GuerraFredda sul mare: lo stretto di Danimarca, uno dei passaggi del co-siddetto “GIUK Gap” (acronimo che indica le regioni lambite:Groenlandia, Islanda, Regno Unito-UK) attraverso i quali già duran-te la Seconda guerra mondiale transitavano gli U-boote e i raidersdi superficie tedeschi, e poi “riscoperto” negli anni ’50 dai sovietici.In pattugliamento lungo lo stretto, in posizione avanzata rispettoalle difese NATO in Atlantico, è impegnato il cacciatorpedinierelanciamissili americano USS Bedford: una nave classe “Farra-gut” al comando di un abile capitano di vascello: l’energico, de-terminato, ma tormentato, Eric Finlander (interpretato da RichardWidmarck). Nel film, Finlander viene descritto come un profes-sionista di prim’ordine anche da chi ha molti dubbi sulle sue ca-pacità di giudizio. Durante la crisi di Cuba del 1962 (il film collocala storia un anno più tardi) Finlander viene accreditato come il co-mandante che aveva costretto un sommergibile sovietico aemergere prima di raggiungere l’isola. Un episodio reale, que-st’ultimo: ne riparleremo.All’inizio del film, Finlander – scottato dal fatto che alcune sue di-chiarazioni eccessivamente bellicose fatte in tv dopo la crisi cuba-na gli fossero costate la promozione ad ammiraglio - è sulle traccedi un sommergibile convenzionale sovietico che cerca di saggiarele difese occidentali, quando sulla nave vengono sbarcati da unelicottero un giornalista di idee liberal, Ben Munceford (SidneyPoitier), e un maggiore medico della riserva, Chester “Johnny”

Note

1 Si vedano i fascicoli di luglio 2013 e dicembre 2015.2 Inedito in italiano. Mark Rascovich (1918-1976), scrittore e giornalista,

autore di diversi libri di ambientazione bellica, e di un saggiosul caso della nave spia americana Pueblo, durantela Seconda Guerra Mondiale partecipò alla Battagliadell’Atlantico come pilota di aerei da ricognizionelungo le rotte del GIUK.

3 Notare che in inglese “Mad” vuol dire anche “pazzo”.4 In un piccolo ruolo anche Donald Sutherland,

agli inizi della sua carriera.

Cinema & Mare

Una postazione antisom ASROC

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grandi vasche piene di modellini azioni di guerra navale. Furo-no costruiti un grande modello navigante del Bedford, moltoaccurato (con l’identificativo inventato DLG-113: i “Farragut”erano contrassegnati da DDG-37 a DDG-46), e alcuni ambientiinterni. Le riprese in navigazione furono invece effettuate per lopiù sulla vecchia fregata antisom inglese HMS Troubridge,un’unità classe “T” in servizio dal 1943, e convertita allo stan-dard “Type-15” nel 1955-1957, per poi essere radiata nel 1969.In un’inquadratura si intravvedono chiaramente i fucili Lee-En-field in dotazione, in una rastrelliera. La scena iniziale, con l’e-licottero che si avvicina all’immaginario Bedford, vide inveceprotagonista il Wakeful, un cacciatorpediniere tipo “W” com-pletato nel 1944, e pure trasformato in una fregata antisom “Ty-pe-15” nel 1951-1953.Ultima notazione, anche la figura di un ex asso sommergibilistatedesco con 200.000 tonnellate di naviglio alleato affondate incarniere (“La marina di Hitler”, lo provoca Munceford – “No, lamarina dell’ammiraglio Dönitz”, lo rimbecca Schrepke), in plan-cia quale consulente di Finlander, è tutt’altro che inventata. In-fatti, si ispira al leggendario Erich Topp (1914-2005), al terzo po-sto degli assi degli U-boote, con 35 navi affondate – compresoil caccia USS Reuben James – per quasi 200.000 t.

Rientrato nella Bundesmarine nel 1958, dopo aver fra l’altro fat-to da consulente per il film U-boot 55, il corsaro degli abissi (6),nel 1965 era stato promosso Flottillenadmiral (commodoro), co-me Schrepke. E come lui in quegli anni, adibito allo stato mag-giore, era stato più volte imbarcato su unità NATO in ruoli ispet-tivi e consultivi, per poi essere promosso contrammiraglio(1966), prima responsabile dell’Ufficio Operazioni e poi viceco-mandante della Marina Federale, sino al congedo, nel 1969.Unico punto dolente del film, proprio l’antagonista del Bedford,di cui si intravedere solo la torretta, in poche scene. Finlanderlo ha classificato col nome in codice di “Big Red”.Curiosamente, dopo aver intercettato e osservato la nave ap-poggio del sommergibile, il peschereccio oceanico camuffatoNovo Sibursk, il commodoro Schrepke ritiene che il battello sia“un vecchio Chernikov, capace di raggiungere i 25 nodi in im-mersione, e di navigare sommerso per 24 ore senza snorkel”.Ora, non esiste una classe “Chernikov”, né tantomeno un bat-tello diesel-elettrico sovietico dell’epoca capace di raggiungerei 25 nodi in emersione, e nemmeno sommerso.

Abbastanza vecchi per l’epoca erano i sommergibili “Project613” (classe “Whiskey” per la nomenclatura NATO), costruiti tra1949 e 1958 in oltre 200 esemplari, equipaggiabili coi T-5 a testataatomica, e con caratteristiche di autonomia compatibili, ma dimodello obsoleto, mutuati com’erano dagli U-boote “Type XXI”.Una licenza poetica un po’ forzata, che non toglie comunquenulla ad uno dei migliori film ambientati all’epoca della GuerraFredda.

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si giorni, il gruppo antisom della portaerei Randolph obbligavaall’emersione un altro “Foxtrot”, il B-59 del comandante ValentinSavitsky, dopo averlo inseguito lanciando piccole cariche diprofondità da addestramento. Proprio in quest’occa-sione il mondo rischiò la catastrofe, come sivenne a sapere solo 40 anni più tardi. Savitskye il commissario politico avrebbero infatti volu-to passare all’attacco con i siluri a testata nu-cleare T-5, già caricati (come nel film), ma perfortuna occorreva l’unanimità degli alti ufficiali abordo per agire con armi atomiche, e il coman-dante della flottiglia Vasili Arkhipov fortunata-mente rispose: “Niet”. Come si vede, gli sceneg-giatori del film non si erano inventati quasi nulla.Fu necessario invece inventarsi il Bedford. La pro-duzione del film avveniva in Inghilterra, e non erapossibile girare a bordo di navi americane in partecoperte da segreto militare. Solo alcuni brevissimifilmati relativi all’impiego dell’ASROC poterono es-sere inseriti nella pellicola, girata in un rigoroso esuggestivo bianco e nero firmato dal direttore della fotografia,che aveva appena collaborato con Kubrick per un’altra pellicolasulla Guerra fredda, Il Dottor Stranamore.

Nel film, il Bedford è una (inesistente, ma assegnata un repartoreale, il Destroyer Squadron 40) (5) undicesima unità classe

“Farragut”, che si era fermata a quota 10 esemplari,consegnati tra 1959 e 1961. Si trattava di navi moltosofisticate (ad un certo punto il dottor Potter, chenon saliva a bordo di un vascello da guerra da 20anni, sbotterà che il Bedford “è una macchinaIBM galleggiante!”) e costose, tanto che si pre-ferì proseguire acquisendo 29 più economici“Adams”. Questi ultimi erano armati col missilesup/aria a medio raggio “Tartar”, mentre i “Far-ragut” impiegavano il più prestante “Terrier”,che nella Marina Italiana era ad esempio im-barcato sugli incrociatori lanciamissili. Ad ac-creditare la diagnosi del dr. Potter, i “Farra-gut” (noti anche come classe “Coontz”) ave-vano per l’epoca un livello di automazione euna panoplia di sensori davvero eccezionali:

e se i “Terrier”, lanciati da una rampa binata Mk-10,e asserviti a due potenti radar di guida AN/SPG-55, fornivanouna efficace difesa aerea di zona, integrata a corto raggio dalcannone da 127/54 mm, pure radar guidato, anche le capacitàantisom erano più che ragguardevoli, grazie alla presenza di unsonar AN/SQS-23, di due impianti lanciasiluri trinati Mk-32 da324 mm, e, soprattutto, all’ASROC, che liquiderà il battello so-vietico inseguito dal Bedford.Il RUR-5 ASROC (“Anti-Submarine ROCket”) prodotto dalla Ho-neywell era entrato in servizio nel 1961, ed era un impianto a 8 celleMk-112 che associava la tecnologia del razzo al nuovo siluro anti-som Mk-46. Punto debole dei “Farragut”, al pari degli “Adams”, lamancanza di struttura destinata a far operare un elicottero. Era in-fatti presente solo una piazzola per limitate operazioni VERTREP,come quella che all’inizio del film vede imbarcarsi Potter e Mun-ceford sul caccia calandosi da un elicottero Westland“Whirlwind”, versione inglese del Sikorsky H-19 “Chickasaw”. Co-me accennato, l’aver girato il film in Inghilterra costrinse regista eproduzione a prendersi qualche licenza poetica, e tecnica. Il Bedford dovette essere ricostruito nei famosi studi di Shep-perton, impiegando maestranze che da decenni realizzavano in

Note

5 Come si vede in un dispaccio indirizato dal ComNatoNorth a Finlander, e per co-noscenza al Comdesron 40.

6 Consulenti tecnici di Stato d’allarme furono invece il capitano di corvetta in con-gedo Ian Cox, della Royal Navy, e il capitano di vascello J.D. Ferguson, US Navy.

Cinema & mare

Giuliano Da FrèGiornalista e scrittore, classe 1969, dal 1996 collabora con varietestate specializzate nel settore militare tra cui «RID - Rivista Ita-liana Difesa», «Focus Wars» e «Rivista Marittima».Dal 2002 analista navale per il web magazine «Analisi Difesa», e dal2014 per «Portale Difesa», ha scritto circa 400 articoli dedicati so-prattutto alla storia militare, ai conflitti internazionali e allo svilup-po delle forze armate di tutto il mondo.Con Odoya ha pubblicato La marina tedesca 1939-45 (2013) eStoriadelle Battaglie sul mare (2014), cui sono seguiti La guerra para-guayana 1864-1870 (Chillemi Edizioni, 2015); per la Newton Comp-ton, Le grandi battaglie della Prima guerra mondiale (2015) e I gran-di condottieri del mare (2016).

Le riprese in navigazionefurono effettuate

sulla fregata antisom ingleseHMS Troubridge

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22 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Storie di uomini

“Il giorno dell’armistizio ci sono due cop-pie che scelgono la fuga, per ragioni mol-to diverse tra loro. Chi da Roma per man-tenere in piedi uno straccio di unità delPaese e sono il Re d’Italia, la sua famigliaed il governo Badoglio; chi invece più mo-destamente a Francavilla Fontana inten-tando la classica fuga d’amore.

Il Re e il suo seguito arrivano nel porto diBrindisi il 10 settembre 1943 e a uno stu-pefatto Ammiraglio Rubaltelli, che co-mandava la piazza di Brindisi, arrivatosulla nave Baionetta con a bordo i fuggi-tivi il Re chiede subito se c’è ancora peri-colo per i tedeschi e se hanno sufficientialloggi per tutti loro. Brindisi, diviene ca-pitale del Regno del Sud. Lo sarà sinoall’11 febbraio del 1944.L’altra coppia in fuga era composta dadue baldi giovani, a nome Maria e Totò,lui imbarcato sulla Nave Vittorio Venetoormeggiata nel porto di Taranto. Questi,dopo la fuitina d’amore in bicicletta, de-cidono di sposarsi, anche perché la pros-sima sposa aspetta già un bambino. Par-tono poi su un pretenzioso “sciarabbà”,

un calessino che li porta dalle parti diOria, per un autarchico viaggio di nozze.Nei suoi pressi sono fermi, vicino ad unafontanella, quando vedono apparire, dadietro una lunga scia di polvere, un lun-go seguito di auto. Da una scende una fi-gura distinta, aiutata da una donna e daalcuni soldati; costei, che è la Regina d’I-talia Elena di Savoia, si avvicina alla fon-tana per bere ed ai due. Si incuriosisce diloro e chiede chi sono ed appreso che so-no fuggiti anche loro l’otto settembre eche poi aspettano un figlio, dice all’at-tendente di far proseguire il Re ed il suoseguito presso gli ormai prossimi ContiMartini-Carissimo.Lei “vuole conoscere meglio questi duegiovani che continuano ad avere la spe-ranza nel futuro”. Si seggono tutti e treall’ombra di un grande albero, sopra ungrande plaid. Totò e Maria raccontanodella loro fuga d’amore, con grande vi-gore retorico e la Regina sembra comerinfrancata da quella ventata di vita realee di allusione alla speranze nel domani,che i due giovani riversano nei loro rac-conti; tanto che sente di potersi confida-re alla fine con quei due “giovani scappa-ti da casa anche loro l’otto settembre”. Enarra la Regina ai due del profondo dolo-re per la sorte della figlia Mafalda, arre-stata dai nazisti e portata nel lager di Bu-chenwald. Alla fine, rincuorata, e quandofa per alzarsi, Totò e Maria le promettonoche se avessero avuto una bambina l’a-vrebbero chiamata Mafalda. Maria allo-ra, a suggello dell’incontro decide di re-galare alla Regina una poesia di Ada Ne-gri che conservava con sé.

Passano gli anni e si era nel 1953. Perdavvero Totò e Maria avevano chiamatola loro primogenita Mafalda.Maria se ne sta un mattino a leggere la“Domenica del Corriere” e apprende com-mossa della morte della Regina Elena aMontpellier in Francia. Convince allora ilmarito a “portare un fiore sulla tomba dellaRegina” e partono tutti e tre, col treno, arri-vando nel gelido febbraio del 1953 nel cimi-tero di quella città. Trovano presto la tom-ba di Elena di Savoia e mentre sono in pre-ghiera avvertono alle loro spalle una cor-

posa presenza umana che si avvicina loroe, saputo chi sono, dice: “Ah, siete voi … laRegina mi ha spesso parlato con nostalgiae piacere di quei giovani sposi, infatti oggiero venuto per questo …”. Cava allora unabella cornice da una sua borsa con dentrouna poesia di Ada Negri. È la poesia cheMaria aveva donato alla Regina, alla finedel loro incontro. “Ci teneva molto la Regi-na a questa poesia, tanto da volerla persempre sulla sua tomba !”, conclude primadel suo commiato il corpulento ex maggior-domo della Regina. Maria, Totò e Mafaldasono commossi, prima di guadagnare l’u-scita del Cimitero di Montpellier”.

Per lo scrittore questa “è la sua storia buo-na”, poiché quell’otto settembre nacque lasua famiglia e Maria e Totò sono i suoi geni-tori. E dedica questo racconto alla memoriadi suo padre Totò e a quella di donna MariaBungaro Tardio, sua madre, che da poco èvolata via, sulla soglia dei cento anni.

nnn

Crociera dei Marinai d’Italia 2018

MSC POESIAIn occasione del Centenario della fine vittoriosa della Prima Guerra Mondiale,la Presidenza Nazionale organizza, in collaborazione con MSC CROCIERE

che ha concesso tariffe speciali per i Soci ANMI, la “Crociera dei Marinai d’Italia 2018”particolarmente dedicata, con un itinerario in Adriatico e Mediterraneo orientale,

alla commemorazione dei marinai italiani caduti in combattimento nel corso di quel conflitto

Tutte le informazioni di dettaglio, inerenti a tariffe, modalità di iscrizione,attività a bordo e terra, etc sono pubblicate sul sito

www.marinaiditalia.com

Associazione Nazionale Marinai d’Italiain collaborazione con MSC Crociere

Per tutte le informazioni, l’organizzazione tecnica e le prenotazioni, la PresidenzaNazionale, in accordo con MSC Crociere, ha dato l’incarico all’agenzia “I Viaggi delleMeraviglie S.r.l.” sita in Roma in Viale Trastevere, 117-121 (contattabile via telefono allo06.53.27.43.74 oppure all’indirizzo e-mail [email protected]) che opereràattraverso un service dedicato a disposizione dei Soci ANMI dal lunedì al venerdì dalle10,00 alle 13,00 e dalle 15.00 alle 18.00.

Per motivi di semplicità ed omogeneità organizzativa si raccomanda a tutti i Gruppi e/o Soci di fare esclusivoriferimento alla citata agenzia la quale, tra l’altro, per chi lo desidera, offre modalità agevolate di pagamento(da richiedere e valutare direttamente).

LE ATTIVITÀ PROGRAMMATE SARANNO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI PRENOTATI PRESSO QUESTO UNICO REFERENTE

Due uomini in fuga,il marinaio e la ReginaPaolo Pagnottella - Presidente ANMI

Ho trovato molto romantico e struggente uno scritto di Mimmo Tardio su “BrindisiCronaca” del 29 ottobre scorso e mi piace condividerlo con tutti gli altri marinai,

affinché sappiano che tante volte la Storia si intreccia con storia, più piccola ma nonmeno importante, quella di ciascuno di noi.Scrive dunque il Tardio, già professore di materie letterarie presso Istituti di scuolamedia superiore, scrittore, saggista e autore teatrale:

Re Vittorio Emanuele III al suo sbarco a Brindisi Elena di Savoia

L’articolo è di grande attualità perché è proprio di pochi giorni fa la notizia del rientro in Ita-lia da Montpellier, dopo 65 anni, delle spoglie della Regina Elena di Savoia. La salma riposapresso il Santuario di Vicoforte, vicino a Mondovì (CN).

La redazione

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KatakolonMykonos

Pireo/Atene

Venezia

Bari

GRECIA

ALBANIA

ITALIA

CROAZIA

Mar Tirreno

Mar Mediterraneo

Mar IonioM a r E g e o

ia

ri

eeo/Atenee

Sarande

Ragusa(oggi Dubrovnik)

Da Caporettoa Vittorio Veneto

Il salvataggiodell’Esercito Serbo

Omaggio ai cadutidi Matapan

Il Dodecannesoitaliano

La Regia Marinanella Prima Guerra

Mondiale

Crociera dei Marinai d’Italia 2018MSC POESIA

Per i Soci ANMI sono previsti due porti di imbarcoSabato29 settembre - Venezia partenza ore 16,30Domenica30 settembre - Bari partenza ore 17,00

Lunedì1 ottobre - Katakolon - Grecia dalle 11,00 alle 17,00 Martedì2 ottobre - Mykonos - Grecia dalle 8,00 alle 19,00 Mercoledì3 ottobre - Pireo/Atene - Grecia dalle 7,30 alle 16,30 Giovedì4 ottobre - Sarande - Albania dalle 12,00 alle 20,00

Venerdì5 ottobre - Ragusa (oggi Dubrovnik) - Croazia dalle 9,00 alle 15,00

Sabato6 ottobre - Venezia dalle 9,00 alle 16,30Domenica7 ottobre - Bari arrivo ore 10,00

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squisiti, tante candele che facevano luce …”. “Candele come inchiesa?”. “Si”. “Ma questa non è la chiesa. La chiesa è quella lì” eindica, attraverso il finestrone, la cupola di Sant’Uberto, “dove siamostati prima”. L’ho già detto, a questa non sfugge nulla. “Sai. A quel-l’epoca non c’erano le lampadine, solo le candele”. “Ma va là, non cicredo. Allora perché sì e no?”. “Perché era l’ospite d’onore della se-rata e quando gli fu presentata la contessina De Foncenex il nostroeroe se ne innamorò perdutamente al primo sguardo”. “Era bella laprincipessa?”. “Contessina. È un po’ meno di principessa”. “Più pic-cola, allora. Ma era bella?”. “Era bellissima, con un vestito rosa conle rose e occhi luminosi”. “E la principessa si innamorò del nostroeroe?”. “Per la verità no, però la fece ridere molto”. “E perché la fe-ce ridere?” “Perché durante il minuetto, quando 20 dame ballavano,ciascuna col suo cavaliere …”. “Come la Bella e la Bestia?”. “Si, co-me la Bella e la Bestia. Il nostro eroe, durante il ballo, sbagliò e fececonfusione, a furia di girare in tondo e di guardare la contessina, tan-to da scompigliare le due file. Alla fine, sempre impacciato, finì, percaso, a ballare solo con lei, prendendo così il posto del vero cavalie-re della contessina, il terribile marchese Spadafora”. “Terribile! Per-ché terribile?”. “Perché si arrabbiava per un nonnulla, era un famosospadaccino e aveva già vinto un sacco di duelli. Era un uomo moltopericoloso”. “Era brutto?”. “Diciamo che era grosso, molto più gros-so del nostro eroe”. “Tirarono fuori le spade?”. “Non le avevano consé, e poi non potevano battersi davanti al Re. E fu proprio il Re, cheera molto buono, a intervenire per salvare la situazione”. “Cosa feceil re?”. “Proprio qui, in questo corridoio, davanti a questa finestra,c’era l’orchestra. Il Re, dopo che il marchese aveva ruggito dicendoal nostro eroe che lo aveva insultato, comportandosi in quel modo, eche lo sfidava a duello, ordinò ai musicisti di fermarsi. A questo puntonon si sentì più alcun suono, solo i grilli nel giar-dino qui di fronte. Nessuno parlava”. “Il ballo”,disse il re, “è sospeso. Riprenderà dopo che glisfidanti – e indicò il marchese e il nostro eroe –avranno accettato la mia proposta. Sarà dichia-rato vincitore chi mi porterà la più bella sorpre-sa per il mio compleanno, il 26 giugno. Fino adallora”, concluse sorridendo il sovrano, “che lafesta continui”. “Nessuno poteva discutere unordine del Re. Il marchese e il nostro eroe furo-no così costretti ad accettare quella strana sfi-da”. “Cosa fecero?”. “Il marchese, sicuro di vin-cere, ordinò e fece costruire in Germania unbellissimo orologio, molto grande e complicato,con dei soldatini e dei cavalieri che entravano euscivano a ogni ora facendo una musica diver-sa. Ci vollero 8 mesi per costruirlo, ma era fan-tastico”. “E il nostro eroe?”. “Il nostro eroe erapovero. Non poteva offrire che la sua fedeltà e il suo valore al Re e ilsuo amore alla contessina che continuò, in seguito, a incontrare, ditanto in tanto, anche perché era la nipote del suo ammiraglio”.“Cos’è un ammiraglio?”. “È il capo dei marinai”. “È un marinaio an-che lui?”. “Sì, un po’ più vecchio”. “Arrivò il 26 giugno del 1789”, ri-prendo, “e il marchese tornò qui, in questo palazzo e in questa sala.Tre valletti portavano l’orologio, tanto era grosso e pesante. Quandocominciò a suonare, a mezzogiorno, tutti rimasero a bocca aperta”.“E il nostro eroe?”. “Arrivò da solo, puntuale, a mezzogiorno e a manivuote. Molti – uomini e donne della corte – sorrisero, nascondendola bocca con la mano o dietro un ventaglio, mentre percorreva que-sto corridoio per arrivare davanti al Re, che era seduto sul trono lì in

fondo. Il nostro eroe indossava la sua uniforme blu; unica cosa stra-na: sembrava ingrassato.”. “Blu come questi signori qui?”. “Si pro-prio come questi signori. Sono marinai come lui”. “E come Geppet-to?”. “E come Geppetto”. “Ebbene”, disse il Re, “vedo che vi dichia-rate battuto. Ben tre valletti hanno portato l’omaggio del marchesementre voi siete venuto qui da solo”. “No Maestà”, rispose il nostroeroe con la voce bassa, ma ferma, perché l’onore del soldato sta sul-lo stesso piano dell’onore del primo generale, e anche del Re. Subitodopo, mettendo una mano dentro la giubba, il nostro eroe incominciòa tirare fuori quello che sembrava un fazzoletto bianco. Era molto piùlungo, però, di un fazzoletto ed enormemente più largo. Poi il fazzo-letto, diciamo così, divenne blu, poi rosso, poi di nuovo bianco, poirosso, poi blu e, infine, ancora bianco. Man mano che la stoffa salta-va fuori, la pancia del nostro eroe, sotto la giubba, tornava normale.Era una bandiera che aveva avvolto intorno alla vita”. “Maestà”, dis-se a questo punto l’ammiraglio, anche lui presente a corte, in primafila, assieme alla nipote, “Questa è la bandiera di una nave pirata chequesto mio ufficiale, al comando della flottiglia degli arrembatori diSardegna, ha appena catturato e aggiunto alle navi della Maestà Vo-stra”. “La nave”, aggiunse a questo punto il nostro eroe, “è stata bat-tezzata Sorpresa, se Vostra Maestà lo consente”. “E neppure tre-cento valletti avrebbero potuta portarla, attraverso le Alpi, per por-gerla ai piedi di Vostra Maestà”, aggiunse a questo punto l’ammira-glio, mentre la contessina sorrideva una volta di più davanti a quelgoffo eroe che la faceva sempre ridere di gusto. Vittorio Amedeosorrise e accennò a un applauso e, un attimo dopo, tutta la corte in-cominciò a battere le mani e a fare i propri complimenti. Anche ilmarchese, che era irascibile, ma non cattivo…”. “Come Mangia-fuoco?”. “Sì. Proprio come Mangiafuoco, con una gran barba nera

ma che, alla fine, dà a Pinocchio gli zecchinid’oro. Anche il marchese, dicevo, applaudì e lasfida finì così, senza duelli né feriti”. “E il nostroeroe sposò la principessa?”. “Sì, subito dopo, evissero felici e contenti”. “Come nella favolache racconta il nonno?”. “Sì, proprio come dicetuo nonno”. I genitori hanno finito il giro dellamostra e la bambina corre da loro, questa voltasenza minacciare il Vespucci. “Che fantasia”,dice a mo’ di conclusione una persona cheaveva seguito tutto il racconto. “Deve aver vi-sto un sacco di volte quello sceneggiato TV, Eli-sa di Rivombrosa”. L’ho guardato con un’e-spressione che deve essere stata particolar-mente cretina. Come facevo a dirgli che la reg-gia è questa e che questo è il corridoio, anzi lagalleria, di quel tempo. Che il nostro eroe è ilbarone Giorgio des Geneys, padre dell’attuale

Marina italiana, che il marchese Spadafora, terrore di amici e nemi-ci, comandava la galera Militia e che la Regia saettìa Sorpresa fupresa e donata, nel 1787, a Re Vittorio Amedeo III proprio il giornodel suo compleanno? Scherzi del destino e dei ricordi delle elemen-tari, quando si studiava a memoria “Salve Piemonte” del Carducci esi leggevano le Memorie di Massimo d’Azeglio da cui è tratta, paripari, la frase sull’onore dei soldati e del Re. Qui a Venaria Reale sor-gono i laboratori del benemerito Centro per la conservazione e il re-stauro. Forse, di tanto in tanto, anche una rinfrescatina alla memoriadel nostro grande passato, padre di un importante presente e di undecisivo futuro, non farebbe male.

nnn

27Marinai d’Italia Dicembre 201726 Marinai d’Italia Dicembre 2017

“M adamigella …”, così dovrebbero incominciare que-ste righe. Siamo a Venaria Reale, in autunno. La Reg-gia, imponente, è sede di una mostra: una mostra

della Marina. I corridoi e le sale trasudano ancora di antica nobiltà sa-bauda. Tre secoli e mezzo di storia e tre devastazioni (due conflitti con-tro il Re Sole e la Seconda Guerra Mondiale) non hanno potuto nullacontro l’architettura del Seicento portata, oggi, anuova vita dopo un restauro miracoloso ultimatodieci anni fa. I giardini, le gallerie, le decorazioni.Tutto è vivo e reale. L’esposizione, messa in piediin vista del Ballo delle debuttanti che avrà luogocol concorso dell’Accademia Navale, è stata be-ne organizzata tra fotografie e modelli di navi; an-che di cantiere, ovvero di grandi dimensioni edettagliatissimi. C’è stato giusto un attimo di pa-nico quando una bambina deliziosa (avrà giusto 5anni) è sgattaiolata dalle mani di mamma e papàper infilarsi, agile e piccola com’è, sotto il Ve-spucci. Fortunatamente non è successo nulla eMaria (chiamiamola così) è emersa, alla fine, do-po un completo giro di chiglia venendo recupera-ta dai genitori. Vorrebbe farlo ancora, ma non sipuò. Inevitabilmente seccata perché quel belgioco è durato troppo poco, la piccola è però di-sposta ad ascoltare una storia, quasi una fiaba, per consolarsi mentrei genitori, ripresisi dallo spavento, proseguono il giro da soli affidando-cela nella serena certezza che non permetteremo altri tentati silura-menti. La vendita dei libri dell’Ufficio Storico della Marina, coi relativiautografi, è andata bene ed è ormai conclusa per esaurimento merce;c’è quindi tempo e modo di intrattenerla un po’ a scanso di ulterioriguai (ricordarsi, la prossima volta, di porre non un semplice cordone,ma delle paratie intorno al modellone).“Madamigella”, pertanto, “il baciamano che il nostro eroe fece, do-po aver deposto tricorno e spadino nel vestibolo, alle dame che glivenivano presentate, era goffo e impacciato. A vent’anni appenacompiuti certe cose o si sono studiate prima o non si sanno fare. Di

tutto il corso della Scuola di Marina di Villafranca saranno stati, sì eno, in due a eseguirlo in maniera impeccabile. Non parliamo del mi-nuetto ballato nel salone: un disastro o quasi”. “Ma i principi, davantialle principesse, fanno tutto bene, no?”, chiede Maria. “Il nostroeroe non è un principe.” – spiego – “È un guardiamarina, un mari-naio”. “Come Geppetto?”. “Geppetto?” faccio io. “Si, il papà di Pi-nocchio”, spiega lei col tono che si usa con gli interlocutori non trop-po intelligenti. “Anche lui è un marinaio perché esce con la barcadalla bocca della balena. L’ho visto alla televisione; e poi c’è anchenel libro”. “Giusto”, rispondo (non ci avevo pensato), “il nostro eroeè un marinaio come Geppetto, però non ha i capelli bianchi”. “Li haneri come il mio papà o grigi come i tuoi?”. “Biondi”, rispondo cer-

cando di tagliare corto. “Bene”, fa lei, “mi pia-ce”. “Il nostro eroe”, proseguo, “è appena tor-nato da una lunga missione in mare a bordo diuna nave che si chiama San Vittorio. È statomolto coraggioso e ha catturato, con una lanciae un pugno di marinai, una nave pirata andandoall’arrembaggio”. “Come Peter Pan?”. “Si, co-me Peter Pan”. “Allora è proprio bravo. Comeerano i pirati?”. “Proprio come quelli del film diPeter Pan. Ti ricordi? C’è n’è uno grosso che sichiama Mustafà, con la camicia bianca e uncappello rosso in testa. Ecco, erano come lui”.“Con la spada curva come ce l’ha lui?”. “Si” (aquesta non scappa nulla). “Va bene. Vai avanti”.“Il nostro eroe ha affrontato molti pericoli. Il ma-re grosso o in tempesta. Aveva poco spazio a di-sposizione. Persino in bagno. Spesso dovevarestare sveglio di notte ed era lontano da casa.

Era il più giovane a bordo e non poteva fare brutta figura, per questoce la metteva tutta”. “E poi?”. “E poi, dopo aver aiutato tante navi-celle in difficoltà e sorvegliato il mare giorno e notte per essere sicu-ro che non succedesse niente di male, era arrivato il gran giornodell’arrembaggio. Il comandante aveva avuto fiducia in lui e lui avevavinto”. “Allora era stato bravo”. “Sì, molto bravo, perché a un certopunto aveva dovuto fare tutto da solo, con una piccola barca controuna nave molto grossa”. “Gli hanno dato un premio?”. “Si è no”. “Co-sa vuol dire sì e no? Dai, racconta”. “Venne inviato dal Re proprio inquesto palazzo”. “Come si chiamava il Re?”. “Vittorio Amedeo”.“Perché si e no?”. “Perché quando arrivò in questo palazzo, una se-ra, c’era una grande festa con musica, gente elegantissima, dolci

Invito a PalazzoEnrico Cernuschi - Socio del Gruppo di Pavia

Verbigrazia... pensieri in libertà, con licenza de’ Superiori e privilegio

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29Marinai d’Italia Dicembre 2017

Furono diramati gli ordini. La 4ª Armata la-sciò il Cadore e le truppe iniziarono amuoversi, di nuovo col nemico alle calca-gna, riuscendo a traversare il Piave e adattestarvisi. In concomitanza coll’avanzata austro-te-desca a terra, la flotta austriaca cessò distare rinserrata a Pola “a covare la glo-riuzza di Lissa”, come avrebbe scrittod’Annunzio, e fece uscire due delle sueunità maggiori più vecchie, le corazzateWien e Budapest, scortate da 13 torpedi-niere e tre idrovolanti, per bombardare l’a-la destra della 3ª Armata e facilitare l’of-fensiva attraverso il Piave e su Venezia.L’azione cominciò al mattino del 16 novem-bre 1917. La squadra austriaca aveva la-sciato Trieste all’alba e, giunta alle 10.35 alargo di Cortellazzo, a 10.000 metri aprì ilfuoco coi pezzi da 240. Poi, mentre gli aereidi copertura mettevano in fuga un appa-recchio francese, la squadra si avvicinò e

iniziò a sparare pure coi 152 contro la lo-cale batteria costiera italiana, per distrug-gerla e disancorare dal mare la 3ª Armata,cioè l’intera ala destra italiana, e obbligar-la a ripiegare. Il fuoco di controbatteria ita-liano fu violento ma insufficiente. I bersaglia largo erano troppo piccoli e in moto, percui difficilissimi da colpire. Inoltre, a dettadegli Austriaci i tiri italiani risultarono cortida 200 a 500 metri. Informato dell’incursione, il Comando Mari-na di Venezia ordinò l’uscita degli idrovolan-ti, di due squadriglie di cacciatorpediniere,di due sommergibili e dei MAS 9, 13 e 15. Alle 10.50 i primi sette aerei della Marinaarrivarono sulle navi nemiche e sgancia-rono. Le corazzate furono mancate. Alle11.20 arrivò una seconda squadriglia ditre apparecchi e sganciò, ma gli Austria-ci ne videro solo due e se la preserocoll’ultimo, pilotato dal guardiamarinaBriganti, il cui osservatore, guardiamari-na Savino, abbatté l’idrovolante K 374,uccidendone il pilota.

Intanto stavano arrivando i cacciatorpedi-nieri italiani.La squadra nemica ne contò cinque epuntò su di essi, mentre venivano avvistatidue MAS fra Piave vecchia e Cortellazzo,

due soli perché era andato in avaria il mo-tore del MAS 9. Nella confusione e nella ridotta visibilitàdovuta al fumo, gli Austriaci, raggiunti daalcuni colpi sparati dai caccia, li credetteroprovenienti dai MAS, ancora a 4000 metri. Da questo punto non è chiarissimo cosasia successo. Le due relazioni discordanosu un punto, non fondamentale. Secondogli Italiani la squadra austriaca si ritirò, ilche indusse pure i caccia italiani a rien-trare. Secondo gli Austriaci, non succes-se nulla del genere e la loro squadra con-tinuò l’azione, sostenendo d’aver ridotto adue soli i pezzi costieri in grado di rispon-dere al fuoco. In realtà a terra il polveronedelle esplosioni sulla sabbia e il fumo deicolpi in partenza, unito ad alcune limita-zioni dei settori di tiro, aveva fatto cessareil fuoco a due pezzi, che però erano inco-lumi, obbligando la direzione di tiro a ser-virsi di un pallone frenato. Inoltre nella re-lazione austriaca non si fa più menzionedei caccia italiani dopo l’avvistamento,per cui, nel dubbio di cosa effettivamentesuccesse, la versione italiana sembra lapiù attendibile. In base ad essa, vista al-lontanarsi la squadra nemica, i caccia ita-liani ebbero ordine di rientrare. Non appe-na si ritirarono, la squadra austriaca riap-parve e procedendo a mezza velocità ria-prì il fuoco da 9.000 metri. Da qui in avanti le due relazioni ufficiali tor-nano sostanzialmente a coincidere.I MAS 15 e 13, comandati da Berardinellie Costanzo Ciano erano ancora in zona e

proseguirono l’azione. Mentre una squa-driglia di cinque idrovolanti italiani attac-cava le due corazzate, i MAS si infilaronoa mezza velocità nel fumo dell’artiglieria e,col sole alle spalle, si avvicinarono al ne-

mico. A 1.600 metri furono avvistati. Man-cati da una prima salva di grosso calibro,corta, partirono a tutta velocità, canno-neggiati a tiro rapido da tutti i pezzi dellasquadra austriaca. A 900 metri lanciaronosulle due corazzate e, sotto una tempestadi colpi di ogni calibro, si disimpegnarono,gettandosi sotto costa, filando poi su Ve-nezia e sfuggendo alle torpediniere nemi-che. Le due corazzate furono mancate enon si resero conto del siluramento ma,avvertite da un loro idrovolante dell’uscitadi due unità maggiori da Venezia e temen-do un nuovo attacco, interruppero l’azionee si sganciarono definitivamente alle14.45, mentre una torpediniera recuperaval’idro abbattuto. L’insuccesso austriaco era stato comple-to, a un costo minimo per entrambe leparti. Il Wien aveva incassato sette colpie contava numerose falle da schegge. IlBudapest aveva preso un colpo sotto lalinea di galleggiamento, moltissimeschegge sul ponte ed era stato sfioratoda parecchi proiettili. La batteria costiera italiana aveva avutodanni lievissimi e tre feriti. I MAS erano in-tatti, nonostante il MAS 15 avesse incas-sato due schegge di piccolo calibro. Dal-l’una e dall’altra parte non c’erano statealtre perdite, ma l’azione avrebbe dato aCiano la sua quarta medaglia d’argento alvalor militare e contribuito a fargli avere iltitolo di conte di Cortellazzo e di Buccari,anche se fu sempre conosciuto comeconte di Cortellazzo.

28 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Grande Guerra

Ciano a Cortellazzo

Il 24 ottobre 1917 il nemico attaccò. La 14ªArmata del generale von Below, compostada 7 divisioni tedesche ed 8 austriache,dopo un’intensissima e rapida preparazio-ne d’artiglieria, sfondò il fronte presidiatodalla 2ª Armata italiana. Eseguendo il loro piano, gli Austro-Tede-schi, superate la prima e la seconda linea

italiane, sfilarono rapidissimi per i fondoval-le, lasciandosi dietro i presidi nemici sullemontagne e gettando nel caos le retrovie.Alle 15 dello stesso 24 erano a Caporetto. Asera l’avanzata continuava ancor più velo-ce. Il 25 furono superati i tentativi di resi-stenza imbastiti sul Globokak e sul Kolovrat;il 26 cadde Monte Maggiore. Le strade era-no intasate dalle truppe in ritirata e dai civiliin fuga. Regnava il disordine più totale. GliAustro-Tedeschi erano così rapidi che nonsi sapeva dove fossero arrivati, nè qualiunità della 2ª Armata esistessero ancora edove. Il pericolo era enorme: i nemici stava-no scendendo dritti verso la pianura venetaed il mare, lasciandosi a sinistra parti della2ª Armata e tutta la 3ª, cioè, complessiva-mente, metà del Regio Esercito. Quando ilmovimento fosse stato ultimato, tutte quelletruppe sarebbero risultate accerchiate eperse irrimediabilmente.Davanti al disastro incombente, Cadornaprese l’unica decisione militarmente logi-ca e, il 27, ordinò la ritirata di tutto l’eserci-to fino alla destra del Tagliamento, lan-ciando la cavalleria contro il nemico per ri-tardarne l’avanzata.

Nel frattempo il caos aumentava. Il 27 i Te-deschi erano a Cormons. Il Comando Su-premo italiano lasciò Udine nel pomeriggiodello stesso giorno. L’indomani ci entraro-no gli Austro-Tedeschi. Intanto le truppedella 2ª Armata si ammassavano verso ilTagliamento, intasando le strade e, sopra-tutto, i ponti, senza che nessuno indicasseloro su quale dovevano passare, quali bi-sognasse difendere e quali si potesserodistruggere.Cadorna stava meditando di resistere sulTagliamento quando seppe che le avan-guardie avversarie erano già riuscite avarcarlo nella notte fra il 2 ed il 3 novembrericostruendo il parzialmente distrutto pon-te ferroviario di Cornino. A quel punto sirassegnò all’inevitabile ed ordinò la ritirataal Piave.Già il 27 ottobre aveva indicato questapossibilità, che ora diveniva reale, ma sitrattava d’un piano difensivo predispostodal suo predecessore, Pollio, fin dal gen-naio del 1911, sulla base dei piani austriacipassati all’Italia nell’autunno del 1910 dalvicecapo dello spionaggio austriaco, il co-lonnello Redl.

Ciano a Cortellazzo e Rizzo a MuggiaCiro Paoletti - Storico

Il comandanteCostanzo Ciano

conte di Costellazzo

1917Cortellazzo

Grafico dell’azione

Gli equipaggi dei due MAS che affondarono la Wien.Rizzo e al centro in nero, Ferrarini alla sua destra

Cortellazzo – Reticolati

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31Marinai d’Italia Dicembre 2017

care. Bisognava evitare altre azioni controcosta e, comunque, due corazzate, perquanto vecchie, a così poca distanza daVenezia rappresentavano un pericolo. Pignatti preparò un accurato piano. S’inte-stardì nell’ottenere la presenza di Rizzo,che invece la Brigata Marina voleva trat-tenere vicino al Piave, e, la sera del 9 di-cembre 1917, inizio della prima notte senzaluna, s’imbarcò sulla torpediniera “9 PN”che, con la “11 PN”, trainò da Venezia ver-so Trieste i MAS 9 e 13, comandati dal te-nente di vascello Luigi Rizzo e dal capo ti-moniere Andrea Ferrarini. Benché dopo Punta Salvore la nebbia di-venisse tanto fitta da far dubitare se pro-seguire o meno, la traversata fu abbastan-za tranquilla. L’approccio all’ancoraggionemico lo fu meno. Lo ostacolarono, manon lo fermarono, piccoli incidenti di variogenere, come la nebbia e la deriva versosud, di cui nessuno si accorse proprio acausa della nebbia. Alle 21.39 le torpedi-niere erano all’entrata del Golfo di Trieste.Pignatti fece diminuire la velocità a 10 nodie dopo 22 minuti giunse al punto in cui do-

veva fermare le macchine. Lo fece, prese iMAS di fianco e ripartì a 6 nodi. Alle 22.45i due MAS furono mollati nella nebbia piùfitta. Non si vedeva nulla e Pignatti si erabasato su una stima, del resto esatta. Unforte odore di bruciaticcio gli aveva fattocapire d’essere vicino all’abitato. Nel silenzio e nella nebbia, con una visibi-lità tanto ridotta da non vedere l’altro MASoltre i 50 metri, Rizzo e Ferrarini navigaro-no verso Muggia. Dopo 10 minuti Rizzo av-vistò la massa scura che poi riconobbeper la costiera elevata di Punta Grossa ealle 23,55 raggiunsero lo sbarramento di

Muggia. Rizzo fece ormeggiare i due MASe salì sul molo della testata nord della digagrande per controllare se era vigilato.Non c’era nessuno. Allora ordinò di taglia-re le ostruzioni e sorse un’altra difficoltà.La cesoia idraulica appositamente siste-mata sul MAS 9 ebbe facilmente ragione

del cavo d’acciaio a doppio da 7 centimetri,retto da boe fra le dighe; tagliò senza diffi-coltà quello a pelo d’acqua seguente, da 10centimetri; ma non funzionò per i seguenticinque cavi subacquei da 4 centimetri,messi a festone in funzione antisommergi-bile ed antisilurante. Erano troppo piccolie la cesoia li schiacciò soltanto, per cui lisi dovette tagliare con la lima. Servì altrotempo e si corsero dei rischi perché, co-me scrisse Rizzo nel suo rapporto: “Du-rante il taglio dei cavi si udiva parlare sul-la testata sud della piccola diga, dove sivedeva un casotto illuminato.”(3)

Con un paio d’ore di ritardo sul program-ma, alla fine, all’una e cinquanta del matti-no del 10 dicembre, i due MAS entraronoin rada usando i motori elettrici, più silen-ziosi. Costeggiarono la diga per 200 metrie poi diressero per San Sabba.“Mentre entravamo il proiettore di SanRocco esplorò la zona esterna spegnendopoco dopo.Dopo circa 20 minuti, al mascone sinistro,avvistai una massa scura che riconobbiper una delle due navi; lasciavo circa 200metri da essa il Mas 13 col compito di starpronto a silurarla non appena udisse loscoppio dei miei siluri od altro allarme” (4).

30 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Rizzo a Muggia

Poiché un attacco come quello di Cortel-lazzo poteva ripetersi e poiché le due co-razzate stazionavano non a Pola, ma a Trie-ste, anzi, a Muggia, si decise di assalirle. A dire il vero l’impresa era stata preparatada tempo. Le due corazzate erano arrivate

a Trieste nell’agosto precedente. Erachiaro che gli Austriaci volevano usarleper battere dal mare l’ala destra italiana,perciò la Regia Marina aveva subito mes-so allo studio il modo di sbarazzarsene. I vertici della Forza Armata avevanoescluso un bombardamento aereo delledue navi per evitare di colpire Trieste, ri-servando l’impresa ai soli mezzi navali; ei soli che potessero compierla eranoquelli sottili. Si cominciò col mandare inricognizione Rizzo, il quale, come scrissepoi l’ammiraglio Spigai “fece la prima gi-ta notturna a Trieste per vedere comestavano le cose, ma non vi entrò perchéla notte era troppo chiara e perché leostruzioni vietavano l’accesso.”(1)Ovviamente ci tornò.Era metà ottobre e “compì con un MASuna sfacciata ispezione nel porto, sbar-cando sui moli più volte e frugando fra leostruzioni con una pertica lunga cinquemetri, mentre i suoi nocchieri controllava-no, gettandosi in mare, i più minuti dettaglidelle reti.”(2)

A dire il vero le due navi non erano più là.Assalite in continuazione dai ricognitorileggeri della Marina, che comunque qual-che bomba la portavano, a metà settembreerano state ritirate; ma ce ne si aspettava illoro ritorno e così fu: riapparvero in rada il30 ottobre, preparandosi all’azione del 16novembre. Terminata questa, il capitano divascello Pignatti di Morano decise d’attac-

Note

(1)SPIGAI, Virgilio, Cento uomini contro due flotte, Li-vorno, Società editrice Tirrena, 1954, pagg. 73-74

(2)SPIGAI, op cit., pag. 74(3)RIZZO, Luigi, Rapporto di missione, rip. in Spigai, op.

cit., pagg. 78-79(4)RIZZO, Rapporto cit, pag. 79

Luigi Rizzocoi gradi di Capitanodi Corvetta nel 1918(archivio fotografico dell’USMM)

Rizzo con l’equipaggio del MAS 9(archivio fotografico dell’USMM)

Forzamento di Trieste e affondamento della Wien.Grafico dell’azione - 9-10 dicembre 1917

(Cronistoria documentata della I Guerra Mondiale Fascicolo IX)

Il CV Alessandro Pignatti Moranoconte di Custoza nel 1918

Una Torpediniera tipo PN

La corazzata Wien

Grande Guerra

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I l 15 ottobre il pubblico ha affollato la salaSolavaggione della biblioteca civica di Carmagnola,

per ascoltare l’esperienza di Renato Paviotti, classe1922, sui sommergibili durante l’ultima guerra mondiale.Paviotti, 95 anni compiuti, ha descritto la vita nei som-mergibili riportando decine di aneddoti che hannotenuto incollati alle sedie i tantissimi appassionati.La serata è stata moderata da Piergiorgio Sola, diretto-re di uno storico periodico locale ed è stata precedutadall’intervento del Direttore del Museo Civico NavaleMassimo Alfano che ha tracciato una cornice storica sulla MarinaMilitare e sui sommergibili nel periodo tra gli anni 20 e la secondaGuerra Mondiale.Paviotti, nato in provincia di Udine, si arruola giovanissimo in Marinacon la categoria di radiotelegrafista, viene destinato a Venezia e inseguito trasferito a La Spezia per un corso di specializzazione duran-te il quale si offre volontario per diventare sommergibilista. Nel 1940,alle soglie della guerra, si sposta a Pola dove svolge il suo addestra-mento sul sommergibile Mameli da cui assiste, impotente, all’affon-damento del sommergibile gemello Medusa da parte della marinainglese che costò la vita a decine di marinai italiani e soprattuttovisse sulla propria pelle l’ansia e l’angoscia dei tentativi che venneroeffettuati di salvare i sopravvissuti che giacevano in fondo al mareintrappolati nello scafo del battello.In seguito imbarcato sul Ruggero VII e poi sul Cappellini viene trasfe-rito a Bordeaux dove viene destinato a far parte degli equipaggi degliU-Boot che il governo italiano aveva commissionato alla Marinatedesca quindi inviato a Danzica, per addestramento, alla scuola persommergibilisti tedeschi. È uno dei pochissimi sopravvissuti che haprestato servizio in quelle unità.Ma al nostro Renato ci pensa ancora una volta la storia... arriva l’8settembre 1943, viene richiamato a Bordeaux dove il suo comandan-te fa un discorso molto delicato che lo mette di fronte ad una sceltadifficile: “Il comandante della base Betasom continuerà la guerra al

fianco dei tedeschi e lascia ai cinquecento marinaiche affollavano la sala la scelta... continuare a combat-tere con i tedeschi oppure... defilarsi... con le conse-guenze (non ben definite ma che si intuivano) delcaso”. La scelta di continuare a vivere e la paura sullemille incognite che riservava il futuro fece si che quasitutti accettarono di continuare con il loro comandantela guerra... ma gli U-Boot non arrivarono più e il perso-nale italiano visto naturalmente con un certo sospetto.Fu smistato dai tedeschi a diversi incarichi di seconda

linea e così il nostro Renato si trova imbarcato su un pescherecciod’altura sequestrato dai tedeschi ai pescatori francesi che dotato diun armamento leggero pattugliava l’Atlantico con equipaggio misto(tedeschi/italiani) ma agli ordini del comando tedesco.Nel caos nato dopo l’otto settembre, Paviotti si trova a girare moltiporti e l’ultimo periodo della guerra lo trascorre nuovamente a Poladove viene assegnato agli equipaggi dei sommergibili della Capriotti;i famosi “CB” conosciuti da tutti come i mini sommergibili compostida equipaggio di 4 uomini e che avevano autonomia di circa 5 giorni;dopo l’armistizio imbarcato per pochi mesi a bordo dell’incrociatoreitaliano Pompeo Magno impegnato, assieme agli inglesi, in missionidi pattugliamento; naturalmente quello è stato il periodo che il grandeRenato ha ricordato con un sorriso, in quanto senza le pene dellaguerra è riuscito a vivere solo in quei mesi un periodo “più sereno eappagante”. Nel 1949 decide di lasciare la Marina e torna nella vitacivile ma non spegne l’ardore che cova nel suo carattere. La vita e ildestino lo portano a Torino dove inizierà una carriera incredibile perAeritalia occupandosi degli impianti idraulici dei gioielli aeronauticidella nostra industria, dai Tornado ai tantissimi prototipi di aerei chelo porteranno in giro per il mondo sino alla meritata pensione.Dopo il racconto di una vita tanto speciale sono fioccate parecchiedomande al nostro Renato che per più di un’ora ha deliziato e trasci-nato tutti gli astanti.

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33Marinai d’Italia Dicembre 201732 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Rizzo si spinse fino a 50 metri da una delledue corazzate, che era il Wien, per accer-tarsi che non avesse reti antisiluri. Poicercò l’altra, non la trovò e tornò indietro.Ferrarini gliela indicò a 600 metri a nord-est della prima e, poiché la corrente avevafatto leggermente derivare il MAS 13 ver-so nord, Rizzo gli assegnò la seconda co-razzata e tenne per sé la prima.Quando seppe che il MAS 13 era pronto,gli ordinò di lanciare. Erano le 2.32 in pun-to. “I due siluri del Mas 9 lanciati simulta-neamente giunsero a pochi istanti l’unodall’altro sul bersaglio. Mentre ho percepi-to separate le due esplosioni, le colonned’acqua si confusero in una sola. Al lancio,un proiettore sistemato sulla coffa dellanave silurata si accese, ma si spense su-bito dopo l’esplosione, insieme agli altri lu-mi di bordo. Alte e disperate grida di aiutogiunsero a noi, e ad esse fece eco il gridodi “Viva il Re!” dell’equipaggio dei due mo-toscafi. Nel frattempo si udirono le esplo-sioni dei due siluri lanciati dal Mas 13, manon posso precisare se abbiano, oppur no,esploso contro il bersaglio.”

In effetti il Budapest venne solo danneg-giato, e non gravemente, dai siluri di Fer-rarini, mentre il Wien – 5.600 tonnellate,quattro pezzi da 240, sei da 152 e dodicida 47, con 441 uomini a bordo – centratoin pieno, cominciò subito a inclinarsi: fu laprima corazzata nemica affondata dagliAlleati in tutta la Grande Guerra.Nel fragore dei colpi della contraerea au-striaca, convinta che si trattasse d’unbombardamento, e al chiarore diffuso dairiflettori, Rizzo raggiunse il varco apertopoco prima. Ferrarini si trovò invece sottotiro. I suoi motori stentarono a mettersi inmoto. Gli arrivarono tre colpi da dov’era ilBudapest. Lui riuscì a partire e, propriomentre usciva dalle ostruzioni, vide la sciadi due siluri in arrivo, che per fortuna si fer-marono vicini al MAS.

I nostri due motoscafi si dileguarono nellanotte, verso l’appuntamento con le torpe-diniere. Poi, il tocco finale: poiché la pro-paganda austriaca comunicava in italianoe per radio, iniziando con le parole “ecconotizie per voi” ogni nuova sgradita agliItaliani, raggiunte la torpediniere e salitosulla “9 PN”, Rizzo fece trasmettere in te-desco e in chiaro sulla lunghezza d’ondanemica: “Ecco notizie per voi: Wien e Bu-dapest attaccate. Tutti i siluri esplosi. Unadelle due navi affondata, l’altra probabil-mente colpita; Viva il Re”. Anche a causa della laconicità del mes-saggio, gli Austriaci non capirono benecosa era successo. Dai tagli alle ostruzionidedussero che fosse entrato un moto-scafo e non un sommergibile e che i silurilanciati fossero stati due soli: uno, pensa-rono, aveva colpito il Wien e l’altro eraquello che, passato di prua al Budapest,era esploso contro la riva vicino alla sta-zione idrovolanti. Ammisero che il natante nemico non erastato visto né udito, tanto dalle navi quan-to dal battello di guardia alle ostruzioni eche non si capiva come avesse fatto adorientarsi, dato che non si era visto alcunricognitore italiano su Trieste fin dall’arri-vo delle due corazzate in rada. Adesso ilWien era adagiato su un fondo di 15 metri;parte dell’opera morta era ancora fuori

dall’acqua, ma c’era un bello squarcionella chiglia. Affondato a tutti gli effetti.Lo confermarono il sottotenente di vascel-lo Martinengo e il guardiamarina Calvello,decollati appositamente da Venezia condue Macchi M 5 per controllare la situa-zione con una sorvolo a 5.000 metri. Il Ministero della Guerra austro-ungaricocercò di giustificare le autorità militari diTrieste, ma per farlo si lasciò sfuggire unafrase che faceva peggio e induceva a pen-sare all’intervento di spie o traditori: “Non èancora pienamente chiarito come nella not-te critica il nemico sia riuscito a trovare l’u-nico punto del sistema di sbarramento nonsufficientemente sorvegliato e a forzarlo.” Non potevano sapere che era il frutto del-l’impegno, dell’audacia e del metodo concui Luigi Rizzo aveva per mesi preparatol’azione, senza curarsi di chi l’avrebbeeseguita, se lui od altri. L’avrebbe fatta laMarina e ciò gli bastava. Fu poi lui a ese-guirla ed ebbe la gloria e la medaglia d’oroal valor militare, “Per la grande serenità edabilità professionale e pel mirabile eroi-smo dimostrato nella brillante, ardita edefficace operazione da lui guidata, di at-tacco e di distruzione di una nave nemicaentro la munita rada di Trieste.” Fu la pri-ma delle sue due; un buon presagio perl’anno seguente.

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I tre eroi di Premuda

Il MAS 15

Renato Paviotti - Sommergibilista classe 1922Giuseppe Di Giugno - Presidente del Gruppo di Carmagnola

Grande Guerra Testimonianze

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Sensazioni Facebook sul viaggio

C ontinua il giro d’Italia dell’ammiraglio Romano Sauro colsuo progetto SAURO 100, un viaggio in barca a vela per100 porti per 100 anni di storia. Dopo Termini Imerese Ro-

mano Sauro ha toccato, a partire da settembre a novembre diquest’anno, tutti porti siciliani per giungere poi in Calabria aRoccella Jonica e Le Castella per una breve sosta dedicata a unpo’ di manutenzioni e per le festività. Il resoconto della naviga-zione di Galiola III riporta l’impressioni dell’ammiraglio e l’ac-coglienza ricevuta.Il viaggio, ormai giunto a ben oltre la metà proseguirà alla finedi gennaio con i porti della Calabria e della Puglia, con dellepuntate alle coste albanese e iugoslave e comunque nel maredi Nazario Sauro, l’Adriatico fino alla conclusione prevista per iprimi dell’ottobre 2018 a Trieste.

ProgettoSAURO 100

SICILIA•Palermo•Alcamo•Castellammare del Golfo•Trapani•Marsala•Mazara del Vallo•Pantelleria• Lampedusa•Sciacca•Agrigento - Porto Empedocle•Porto San Leone• Licata•Gela•Pozzallo•Ragusa•Marzamemi - Pachino•Siracusa•Augusta•Catania•Giarre - Riposto•Giardini Naxos

CALABRIA•Villa San Giovanni•Roccella Jonica•Reggio Calabria• Le Castella

PALERMO - Castellammare del GolfoRomano Sauro25 settembre, partenza da Palermo, bella veleggiata e arrivo a Castel-lammare del Golfo (c’era anche il Sindaco e il comandante della CP). L’e-quipaggio era composto da Giuseppe, Beppe (che nonostante la sua di-sabilità è stato veramente eccezionale) e il giovane Alessandro. Grazie.

ALCAMORomano SauroRagazzi attentissimi (e silenzio-si, complimenti al corpo inse-gnante) oggi 27 settembre 2017alla Media Montessori-Mirabel-la di Alcamo. Anche questa vol-ta gli studenti mi hanno datograndi soddisfazioni.Bravi e Grazie!

CASTELLAMMARERomano Sauro26 settembre 2017. Incontro con gli studenti della scuola secondariasuperiore “Mattarella-Dolci” di Castellammare del Golfo. Sempre in-teressante l’incontro con i giovani che anche oggi mi hanno datosoddisfazione ascoltandomi in gran silenzio, come attratti dalla miastoria famigliare e di Nazario Sauro. Bravi ragazzi e ragazze!

MARSALARomano SauroOggi 3 ottobre, giornata dedicataalle scuole medie di Marsala, pri-ma il “Luigi Sturzo”, poi, in tre dif-ferenti momenti, le terze classidel “Pipitone”. Non sto a ripeter-mi, ma l’interesse con cui i ragaz-zi ascoltano la storia di NazarioSauro è encomiabile, il silenziocon cui seguono è straordinarioe rimangono sempre molto colpitiquando racconto loro del confronto, in carcere, tra madre e figlio. Fapiacere poi che ti vengano a salutare, a ringraziare e a stringerti lamano. Hanno solo 13 o 14 anni!

MARSALA- MAZARARomano SauroTrasferimento da Marsala a Mazara del Vallo, presso la base nauti-ca della Lega Navale, 3 ottobre 2017. Equipaggio d’eccezione: miofiglio Francesco. Un buon vento da Levante ci ha spinto a 6 nodi, untramonto striato dalle nuvole, tra un po’ di piovaschi e lampi e fulmi-ni all’orizzonte.

MAZARA DEL VALLORoberta Novara5a OTTICO - MAZARA DEL VALLONoi alunni della 5a ottico crediamo che la conferenza tenutasi pochigiorni fa, presso il nostro istituto, sia stata molto interessante. Il Si-gnor Romano ha lasciato in noi la voglia di imparare, la curiosità di sa-pere sempre di piú e mentre parlava e raccontava l’esperienza vissu-ta dal nonno volevamo sapere cosa succedeva dopo, volevamo sa-pere il finale! Crediamo che il merito vada al signor RomanoSauro che con la sua storia ci ha fatto capire i valori in cui crede tra-mandati dal nonno: l’amore, la patria, la famiglia e il concetto di idealeche noi adolescenti stiamo perdendo. Stiamo affrontando un periododi crisi e non parlo di crisi economica ma di crisi morale. Non ci inte-ressiamo molto alla nostra nazione, alla nostra cultura e ai nostri pae-si meravigliosi, crediamo che per vedere qualcosa di bello bisognaandare all’estero non rendendoci conto di quello che abbiamo e cheil bello è proprio davanti ai nostri occhi! La conferenza è stata magni-fica e ancora più bella è stata la fine. La commozione negli occhi delsignor Romano, leggendo la lettera del nonno dedicata ai figli, ha fatto

35Marinai d’Italia Dicembre 201734 Marinai d’Italia Dicembre 2017

PALERMORomano SauroScuola Media don Pino Puglisi (martire della mafia). Palermo 21 set-tembre 2017. Un incontro intenso, bello con studenti interessati e cu-riosi di sapere e di sentir parlare di storia patria e di valori, quelli dellalibertà, della giustizia, della solidarietà.

PALERMO - Brancaccio21 settembre 2017, ore 10,15: Scuola elementare Nazario Sauro nelquartiere Brancaccio di Palermo, ben noto, ahimè, per fatti di CosaNostra, mafia. Non ti saresti mai aspettato quella che invece è stata lapiù bella e commovente esperienza della mia vita in una scuola. Comedire? Si sente sempre parlare male del Sud, in rapporto al Nord, maquesta, ragazzi, è una cosa straordinaria che ti fa pensare che da que-sta gioventù, questa gioventù saprà dire di “NO” laddove molti si pie-gano. Sono ancora commosso e ho scritto di getto quello che scrivo,senza badare alla forma, ma era giusto così. Vi voglio bene saurini, sie-te sulla BUONA STRADA.Romano Bosich continuo a dirlo a tutti che questi SONO la speranzadi un futuro di soddisfazioni e contribuire a questo dà enorme piacere.Romano Sauro Romano, a chi lo dici! Subito dopo mi hanno messoun microfono in mano e mi hanno detto: parla! Non riuscivo a dire nul-la per la commozione, veder quei bambini, in Sicilia, tutti vestiti di bian-co che sventolavano bandierina dell’Italia, è stata una emozione for-tissima e bellissima.

PORTI TOCCATI da settembre a novembre 2017

Francesco Saurofiglio di Romano

Nazario Sauro: eroe, uomo e marinaio

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Equipaggio speciale: Rossella, Aurora, Gabriele, Michele e Alfonso,studenti del Nautico di Sciacca e Angelo, esperto velista di Sciacca.Isa Petri Belli tutti!!!E bravo il cuoco che ha sfamato l’equipaggio!

AGRIGENTORomano SauroAgrigento-Porto Empedocle, 19 ottobre 2017. Presentazione progettoSauro100 e presentazione libro “Nazario Sauro. Storia di un marinaio”.Grazie Mimmo Argento. Buon vento!

LICATARomano SauroFinalmente si parte e... si arriva a Licata! Equipaggio speciale comesono sempre speciali i miei equipaggi!Cettina Camarda Un caro saluto alla mia Licata!Francesco Ortega Falcone Benvenuto a casa mia Ammiraglio io sonoLicatese ! anche se traslocato al nord da tempo immemore!Mantia Pina Ben arrivato nel mio paesello.Mantia Pina Mi piacerebbe essere a Licata purtroppo sono a ca-sa mia a Mentana. A Licata ci sono nata e ci torno quasi ogni annod’estate. Eccezionale partecipazione di pubblico, emozioni e musi-ca patriottica ieri 23 ottobre 2017 a Licata nella sala del Carmineper la presentazione del libro “Nazario Sauro. Storia di un mari-naio” e del progetto SAURO100. Giovani musicanti e coro di giovanicantanti hanno intonato l’Inno di Mameli, la Canzone del Piave e VaPensiero. Grazie alla Lega Navale di Licata e a tutti quelli che sonointervenuti rendendo questa serata veramente speciale. Un ringra-

ziamento particolare va allaprof.ssa Angela Mancuso mo-deratrice e magistrale “diretto-re d’orchestra” della serata.Romano SauroGiornata intensa anche oggi a Li-cata con gli studenti di questasplendida cittadina di mare, riccadi storia. Prima il liceo classico,scientifico e risorse umane “V. Linares” poi alle medie “Giacomo Leo-pardi”. Solito grande interesse e ragazzi attenti ad ascoltare le mie sto-rie di mare e di mio nonno. Bravi, bravi, bravi.

GELARomano SauroPresentazione a Gela nella Pinacoteca Comunale, organizzato daANMI, Lega Navale Italiana di Gela, Club Kiwanis e Lions. Ha pre-senziato anche il Sindaco. Ottima serata, ottima partecipazione ecoinvolgimento di emozioni. Foto ricordo, televisione e intervista.Romano Sauro24 ottobre 2017. Mi porto a Gela perincontrare gli studenti della MediaRomagnoli e le studentesse dell’Isti-tuto Magistrale Dante Alighieri. An-che qui grande attenzione e massi-mo silenzio dall’inizio alla fine dellastoria. Tutti molto bravi/brave.

POZZALLORomano SauroL’accoglienza di Pozzallo all’arrivo di SAURO100 oggi 27/10. Non ho parole.Massimo Cavallari Romano... un tripudio di affetto e simpatia... ti ri-marranno nel cuore... più della vita in Marina...Ludovico Fedostiani Te lo meriti! Stai facendo una cosa veramentegrande!! Egidio Alberti COMPLIMENTI ED AUGURI DI OGNI BENE

37Marinai d’Italia Dicembre 201736 Marinai d’Italia Dicembre 2017

commuovere anche noi. Abbiamo apprezzato tanto i valori che volevatrasmetterci e non ci dispiacerebbe affatto assistere ad un’altra suaconferenza. Grazie mille, davvero.Romano Sauro Che bello e che gioia! Che emozione e che commo-zione! Sono felice. Molto felice.SAURO100Care ragazze, cari ragazzi, cara Roberta, cara Angela, ca-ra Ale, cara Vanessa, cara Miriana, caro Mario, cara Marilena, caraMaria, cara Sofia, quanto avete scritto vale il mio viaggio e l’averlopensato e realizzato. Conferma il mio pensiero.SAURO100 Vi volevo ringraziare dal più profondo del cuore per que-ste bellissime parole che avete scritto a mio padre e che hanno com-mosso tanto anche me. Sono orgogliosa di quanto stia realizzando miopadre e questo post mi ha colpito particolarmente.Mariantonietta Motzo Che meraviglia, ho provato la stessa commo-zione e si rinnova in queste parole!!!Marisa Brugna Quanto terreno fertile per gettare i tuoi semi specia-li, caro Romano !!! Saranno produttivi nell’avanzare degli anni diquesti ragazzi e tu resterai nel loro animo e nelle loro coscienze...”in-dimenticabile”! Mariangela Veneziani I giovani hanno bisogno di persone nelle qualicredere e prendere ad esempio. I valori non sempre passano di gene-razione in generazione. Encomiabili questi interventi. Romano, forse daragazzo non lo avresti mai detto ma... sei un vero maestro! Insegni ededuchi più tu con una testimonianza che cento libri di testo.

da MAZARA a PANTELLERIARomano SauroNavigazione a vela impegnativa da Mazara del Vallo a Pantelleria. Mabella, movimentata e anche di sofferenza. Eccoci qui pronti ad incon-trare nuovi giovani, nuovi studenti.

PANTELLERIARomano SauroUltimo impegno con le scolaresche a Pantelleria: Istituto di IstruzioneSuperiore “V. Almanza”. Molti (circa 200) studenti e studentesse chein silenzio (assoluto) hanno ascoltato la storia di Nazario Sauro (e deivalori in cui credeva: libertà, giustizia, solidarietà) e della Grande Guer-ra sul mare. Grazie giovani e un pensiero riconoscente anche ai Lionsdi Pantelleria per l’organizzazione.

LAMPEDUSARomano Sauro10 ottobre 2017, Lampedusa, sala consiliare dell’Area Marina Protettaisole Pelagie.

Romano SauroIncontro con le scolaresche di Lam-pedusa: Elementari, Medie e LiceoScientifico. Ragazzi attenti che mihanno seguito dall’inizio alla fine, insilenzio, con curiosità e interesse.Ennesima conferma della bontà deinostri giovani se sollecitati e stuzzi-cati. Un grazie a chi ha permesso chetutto ciò avvenisse.

SCIACCARomano Sauro 17 ottobre 2017. Incontro con le sco-laresche di Sciacca: Istituto Nauticoe Alberghiero (con pranzo finale... eche pranzo!).Isa Petri Che bravi!!!Carla Di Maio Caro ammiraglio Ro-mano Sauro ma la Sicilia ti ha davve-ro conquistato mi sa!Romano Sauro Lo puoi ben dire!Max Bax I Mille la conquistarono con le armi, tu col cuore. Tu meritiun monumento che ti ricordi per sempre, come Nazario, come Garibal-di. Io ti ricordo da sempre. Grazie per tutto ciò che fai e dai.Francesco Ortega Falcone Sicilia terra ospitale.Romano Sauro18/10/2017. Navigazione da Sciacca a Porto San Leone (Agrigento).

Gran sorpresa con i miei “discepoli” aeronautici che qui conobbie che hanno voluto essere presenti per un saluto, molto caloroso,molto gradito, come se il tempo non fosse mai passato.Grazie di cuore a tutti

Navigazione tra Lampedusa e Sciacca

Nazario Sauro: eroe, uomo e marinaio

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Romano SauroOggi al Nautico “Arezzo della Targia” di Siracusa. Ragazzi fantasticiche mi hanno seguito nei miei racconti su Nazario Sauro e la GrandeGuerra sul mare con molta partecipazione, attenzione, curiosità e in-teresse. Bravi bravi!

AUGUSTARomano SauroNavigazione tra Siracusa ed Augusta con un equipaggio speciale:Piersandro, Francesca, Graziano, Alessia, Diego e Sofia.Romano SauroI ragazzini delle medie sono sempre straordinari. Qui con le primeclassi dell’Archimede. Sono commoventi e mi hanno... sostenutoquando hanno capito che ero commosso parlando della mamma dimio nonno. Teneri.

Nina Di Gregorio Non siamo ancora perduti ammiraglio.Anna Sebastiana Bulone I ragazzi sono la più grande risorsa.Antonia Caccia In tanti anni non mi era mai capitato di leggere odascoltare una storia simile: delle volte dovremmo immedesimarci tuttiper comprendere meglio quello che ha dovuto passare l’eroica madredi Nazario .Nina Di GregorioÈ vero. Le donne di questo libro decisamente a mar-gine e fondamentali nel loro ruolo. Il mio pensiero particolare va allamoglie di Nazario e a Nino il bimbo meraviglioso patriota. Leggendo illibro mi pare di stare sempre a riva aspettando Nazario.Romano SauroAugusta, 10 novembre 2017. Incontro con gli studenti del liceo classi-co, scientifico, linguistico e scienze umane “Megara”. Grande emo-zione in sala, emozioni alle quali non riesco a sfuggire neanche io. In-terviene anche l’Ammiraglio Nicola de Felice, MARISICILIA (ma anchecaro amico). Grazie alla Dirigente Scolastica e a tutto il gruppo inse-gnante e soprattutto ai ragazzi che mi hanno ascoltato, in silenzio e in-teressati, fino alla fine. Ne è valsa davvero la pena ritardare di un gior-no la mia partenza per Catania. Un ultimo, caro e fraterno saluto all’a-mico e compagno di Accademia Navale Valter Mariano.

CATANIARomano SauroInvierò a breve una serie di filmati che raccontano come martedì 14novembre sono stato accolto nell’Istituto comprensivo “ Nazario Sau-ro - Giovanni XXIII” di Catania. Vi chiedo di vederli tutti, sono brevi madi un’intensità emotiva fortissima. I nostri giovani e le loro maestre eprofessoresse sono stati straordinari. Buon ascolto.Romanino Bonton Sono contento dell’ospitalità che ha ricevuto daparte dei siciliani, per i quali come sempre l’ospite è sacro.Romano SauroLa “Leggenda del Piave” intonata dagli alunni della scuola “NazarioSauro - Giovanni XXIII” di Catania.Monteleone Christian Un miracolo! Bimbi che cantano la “Leggen-da del Piave”! Brividi! Bravi!Romano Bosich Dillo che lo fai apposta... anche le lacrime scendonoascoltando RAGAZZI cantare questo pezzo di storia.Monteleone Christian Mi ricorda le mie elementari... le cantavamo ele studievamo le canzoni patriottiche.Romano SauroScuola “Nazario Sauro - Giovanni XXIII” a Catania: si suona e si cantal’INNO d’ITALIAPier Luigi Cerrata Stupendo... bellissimo.

39Marinai d’Italia Dicembre 201738 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Gianni Vignati Te lo meriti.Romano SauroPresentazione del libro “NazarioSauro. Storia di un marinaio” a Poz-zallo tra una folla di giovani e menogiovani ma giovani anch’essi di spiri-to e animati tutti di amor di patria. Pozzallo, 30 ottobre 2017. Incontri con le scolaresche delle superiori“La Pira” e delle medie “Rogasi” e del corso serale del Nautico. Gran-de partecipazione emotiva dei ragazzi. Tutto ciò e stato molto bello.

Romano SauroÈ il momento dei saluti. La sosta a Pozzallo è arrivata alla sua conclu-sione. Sono stati 4 giorni intensi, pieni di eventi, di coinvolgimenti, disentimenti e di emozioni. È difficile descrivere quello che si prova den-tro, certo le immagini dei tanti che mi sono venuti a salutare sulla bar-ca in questi giorni sono la riprova che tutto è stato molto bello, anchein chi mi è venuto ad ascoltare mentre raccontavo della mia famigliae della storia d’Italia. Grazie di cuore e un saluto speciale a tutte le isti-tuzioni (il Comune con Sindaco, assessori e presidente del Consiglio,Capitaneria di Porto, Carabinieri, Guardia di Finanza, Avis, Scuole, sin-goli cittadini, ragazzi e ragazze). Come ho detto a più riprese, tornerò.Grazie. Ma SAURO100 continua il suo giro d’Italia. È l’ora di partire perun altro porto. Per un’altra esperienza. Per altri incontri spero altret-tanto coinvolgenti. Prossima tappa: Ragusa e Marzamemi.

RAGUSALa casa del Commissario Montalbano.

MARZAMEMIRomano SauroMarzamemi, 3 novembre 2017. Presentazione libro e progetto SAU-RO100 presso Palmento di Rudinì. Con il nuovo Gruppo Marinai d’Italiadi Pachino e il suo presidente, il grande Giorgio Cerrigone. Marcia del-la Marina e Inno d’Italia suonati e cantati dal coro Associazione Cantoin Coro di Pachino diretto dalla Maestra Raffaella Salerno. Bravi tutti.

SIRACUSARomano SauroIl viaggio continua. Prossima tappa Siracusa. Ciao Marzamemi e amicidi Pachino, mi sono trovato bene, come a casa. Un abbraccio partico-lare alla famiglia Cerrigone e al grande Giorgio.7 novembre 2017. Liceo scientifico “L. Einaudi” di Siracusa. Grandepartecipazione di studenti alla conferenza “Nazario Sauro e la grandeguerra sul mare”.Bravi ad ascoltarmi in silenzio per quasi due ore !Incontro con l’alberghiero “Federico II” di Siracusa. Un’occasione an-che per fare una foto con loro e con la barca. Che bello!Corrado G. Pisani Buon pomeriggio Romano! Che bello vederTi tratanti Ragazzi ...... Giuseppe Pino Scarchilli Grande Romano! Stai facendo il pieno diemozioni! Sapevo che la gente di Sicilia ti avrebbe stretto in un ab-braccio di questa portata.

Nazario Sauro: eroe, uomo e marinaio

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REGGIO CALABRIARomano Sauro22 novembre 2017 alle ore 17:47. Reggio Calabria. Incontro con gli stu-denti del Liceo Scientifico Sportivo “Alessandro Volta”. Una scuolaall’avanguardia, bella, strutture di primo ordine, impianti sportivi di ec-cellenza, la migliore fino ad ora incontrata in Italia. Qui avrei studiatoanch’io! Ragazzi attenti e in silenzio fino alla fine del mio racconto. Isa Petri Fa piacere vedere belle scuole nel nostro Sud. Ci sono bellescuole in giro per l’Italia, ma si parla solo di quelle cadenti. Ad ogni mo-do è vero che l’ambiente dove studi conta ma ci sono infiniti fattori chepossono influire su un’istruzione di qualità. Valutare il grado di prepa-razione degli studenti non è assolutamente semplice e spesso siamosuperficiali sia nel denigrarli che nell’esaltarli.Maria Cacciola È un vero piacere sapere di una scuola così ben at-trezzata e con strutture all’avanguardia!Michele Bertocchi Che bello, un saluto da Trieste a tutti .Francesca Crisarà Grazie soprattutto per l’impressione che ha lascia-to nei ragazzi. A breve sul nostro sito e la pagina fb della scuola l’arti-colo di una studentessa giornalista. Buon vento e buon mare.

GIOIA TAURORomano SauroIstituto di Istruzione Superiore (compreso il Nautico) “Severi-Guerrisi”di Gioia Tauro. Semplicemente straordinario. Ragazzi e insegnanti en-tusiasti in una scuola bellissima dove l’opera del Dirigente ScolasticoGiuseppe Gelardi è chiara ed evidente. Bisogna essere orgogliosi checi siano in Italia, e in particolare in Calabria, scuole come questa dovedavvero ti viene voglia di andare a studiare!

Silvana Busceti Vento in poppa...Alessandro Ceccarelli Grande successo di pubblico. Mi piaceCarlo Antonucci Ti avrò detto molte volte bravo e sarò ripetitivo ma:CHISSENEFREGA, ariaribravo!

LE CASTELLARomano SauroOrmeggiato a Le Castella. E poi, asecco per carena.Alfonso D’ermo Meritato riposoper la GALIOLA lll .Luisa del Valle Allora buon riposo!Massimo Cavallari Ti fermi per l’in-verno?Romano Sauro Arriva Natale anche per me. Sarò comunque neiprossimi giorni a Milano, Malcesine, Bergamo e San Bonifacio (VR). Amuovermi invece con la barca riprenderò a gennaio.

41Marinai d’Italia Dicembre 201740 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Alcaras Vincenzo Emozionante.Romano Bosich Groppo in gola.Gianni Vignati Bellissimo. Nel coro di voci bianche si sente il vocionedi Romano.Romano SauroMarcia d’Ordinanza della Marina Militare (interpretata dagli studentidella scuola “Nazario Sauro” di Catania in occasione della mia visitae in onore di SAURO100 martedì 14 novembre 2017).Salvatore Russo Rivivo emozioni fortissime, bravi! Complimenti pertutto!Romano Bosich BRAAAVIIII... BRAAAVIII!Cettina Camarda Bravissimi...!

SANTA SEVERINAMiranda Ester Rosa GrassoPresso Istituto Comprensivo Santa Venerina. Momento di grandeemozione stamattina nell’aula magna del nostro Istituto, quando glialunni delle terze classi della Scuola Secondaria hanno incontratol’ammiraglio Romano Sauro, già Commissario straordinario della LegaNavale Italiana, che ha realizzato il progetto “SAURO 100”: un viaggioin barca a vela (la Galiola III) per 100 porti per 100 anni di storia. Il pro-gramma si inquadra nell’ambito delle commemorazioni organizzate alivello nazionale per ricordare sia il centenario della Prima GuerraMondiale sia la ricorrenza dei 100 anni della morte dell’eroe nazionaleTenente di Vascello NAZARIO SAURO (10 agosto 1916 - 10 agosto2016), che lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella harecentemente celebrato, affermando che “è stato un grande Italiano,il cui sacrificio è parte delle fondamenta della nostra casa comune edella Repubblica Italiana che gli rende onore”.

TAORMINARomano SauroGiardini Naxos (Taormina). Breve sosta ma intensa e piena di fortiemozioni grazie alle tante persone che ho conosciuto.E una grande gioia, impagabile, bellissima che mi accompagnerànel resto del mio viaggio: l’incontro con una persona speciale:Deborah.Deborah Tripoli La grande gioia di aver conosciuto lei è stata mia, espero di averle dato la forza e la carica per continuare il viaggio! Buonvento, a presto!Romano Sauro Certo. Non solo per continuare, ma per portarlo a ter-mine. Ora ho un motivo in più .

Da TAORMINAa ROCCELLA JONICARomano SauroAll’alba di domenica 19 novembre.Direzione: Roccella Jonica (proveniente da Giardini Naxos-Taormina).Corrado G. Pisani Buon ventoGiovanni Musmeci Buon vento e lustru di luna...Vincenzo Curulli Buon vento e buona navigazione!Salvatore Fatuzzo Buon vento!Sebastiano Monieri Buona navigazione e dolce mare dal nautico diSiracusa, ammiraglio.

ROCCELLA JONICARomano Sauro20 novembre 2017, Istituto di Istruzione Superiore di Roccella Jonica.Centinaia di ragazzi attenti ai racconti su Nazario Sauro e la GrandeGuerra sul mare.Presenti anche il Sindaco e la Capitaneria di porto con la preside del-l’Istituto.Romano Sauro23 novembre 2017, Convento dei Minimi.Presentazione del libro su Nazario Sauro con ANMI e la Lega Na-vale di Roccella Jonica.Scambio gagliardetti col presidente Ilario Franco.

Nazario Sauro: eroe, uomo e marinaio

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entrata a far parte della NATO e nel 2007dell’Unione Europea. Nel Paese, non an-cora entrato nel sistema monetario euro-peo, si usa il Lev che vale ½ Euro circa,ossia 1 Euro = 2 Lev circa.

Nel settembre 2004, la rivista FDI ha di-chiarato Varna “città dell’Europa sud-orientale del futuro”, per la sua posizionestrategica, la crescita economica, il riccopatrimonio storico-artistico e l’alta qualitàdella formazione e dell’istruzione.

Il campo di vela ha riguardato circa 50giovani di ambo i sessi, di età compresatra i 15 e i 18 anni, alloggiati in camere da4 persone in sistemazioni logistiche situa-te a circa 1,5 km dal luogo dove si sonosvolte le attività pratiche.

Il costo di partecipazione è stato di circa€ 400 tutto incluso (trasferimento da/perl’aeroporto di Varna, pasti, bevande nonalcoliche, assistenza medica, biglietti perle visite ai musei, magliette e berrettinisportivi). Non comprende il costo del bi-glietto per raggiungere la destinazione eper il ritorno a casa.

nnn

43Marinai d’Italia Dicembre 2017

L a IMC (International Maritime Confe-deration ovvero Confederazione Ma-rittima Internazionale), è costituita

dalle Associazioni Nazionali dei Marinai incongedo di Austria, Belgio, Bulgaria, Fran-cia, Germania, Italia e Regno Unito di cuil’Associazione Nazionale dei Marinai d’Ita-lia è il membro più importante con i suoi cir-ca 37.000 associati. La IMC e le Associazio-ni costituenti, senza finalità di lucro, hannolo scopo di promuovere in ambito nazionaleed internazionale i comuni valori della cul-tura e tradizione marinare incentrati sulmare, l’ambiente marino, la salvaguardiadella vita umana in mare, l’educazione deigiovani ai mestieri ed alle attività marinare.Il campo di vela internazionale, organizzatoannualmente presso uno dei Paesi facentiparte della IMC, è una delle iniziative piùimportanti rivolte ai giovani perché occa-sione unica di socializzazione e di scambioculturale oltre che di attività sportiva.

Punti di contattoPresidenza Nazionale ANMI: C. A. Massimo MESSINAtel: + 39-06-3680.2380mob.: + [email protected]

Generalità/Localitàe Periodo di svolgimento

Il campo di vela 2017 è stato organizzato,come nel 2014, dall’Associazione Marina-ra della Repubblica di Bulgaria, pressol’Accademia Navale della Marina Bulgarasita nella città di Varna, dal 4 agosto (datadi arrivo) al 14 agosto (data di partenza).

Varna, conosciuta anche come “la perladel Mar Nero”, con una popolazione dicirca 500.000 abitanti è la seconda cittàdella Bulgaria, dopo la capitale Sofia.La città, posta nella parte orientale delPaese, è il capoluogo della regione di Var-na e un importante porto sul Mar Nero, vi-cino al lago Varnesko.Oggi Varna è un importante centro eco-nomico della Bulgaria e del Mar Nero ingenerale. Le maggiori attività produttiveriguardano il commercio, i trasporti (lacittà è dotata di un importante porto sulMar Nero e di un aeroporto internaziona-le), l’industria navale e manifatturiera edil turismo.

La Repubblica di Bulgaria, dopo la cadu-ta del muro di Berlino, nel 2004 è anche

42 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Noi e i giovani

Negli ultimi anni, il Campo di Vela CMI è stato ospitato nelle località seguenti

2004 Split Austria/Croazia2005 Ostenda Belgio2006 Parrow Germania2007 Brest Francia2008 Plymouth-Torpoint Gran Bretagna2009 Sabaudia Italia2010 Den Helder Olanda2011 Ghumden Austria2012 Brugges Belgio2013 Kiel Germania2014 Varna Bulgaria2015 Opaija Croazia2016 Opatija Croazia2017 Varna Bulgaria

Campo di velaInternazionale

CAMPO VELA 2017 Fabrizio Fiume - Gruppo ANMI di Monopoli (Ba)

Quest’anno l’Associazione Marinai d’Italia mi ha dato la possibilità di partecipare al cam-po di vela internazionale IMC in Bulgaria, a Varna. Questa esperienza molto interessante

è stata possibile grazie al Gruppo ANMI di Monopoli, del quale faccio parte insieme a mia ma-dre e ai miei nonni.Le attività che ci venivano proposte erano sempre più divertenti ed interessanti, come la vela,il canottaggio ed anche altri sport di gruppo. Sono sempre riuscito a svolgerle con tranquillitàe costanza. Il gruppo era composto da trentacinque ragazzi provenienti da: Francia, Germania,Belgio, Inghilterra, Italia (eravamo due) e dalla stessa Bulgaria. Mio compagno di Campo èstato Federico Campazzo, con il quale ho condiviso anche il viaggio da Milano a Varna graziealla disponibilità della sua famiglia. Federico ed io abbiamo quindi dovuto comunicare con inostri compagni in inglese e francese.La struttura in cui alloggiavamo era spartana ma il personale è stato molto accogliente edisponibile. Non sono mancate le visite ai mMusei più importanti di Varna né il “free time”nelle strade più famose e nei centri commerciali. Non ci siamo fatti mancare ovviamente ilristorante di grido per mangiare i piatti tipici della cucina bulgara.Il paesaggio bulgaro incanta gli occhi dei visitatori e la sua diversità è meraviglia, uno spetta-colo che ho potuto percepire durante una giornata interamente dedicata all’escursionismo. L’ultimo giorno si è svolta la gara di canottaggio tra le quattro squadre formate da noi. Lacompetizione consisteva nel seguire un percorso stabilito dallo staff bulgaro nel minortempo possibile. La mia squadra si è aggiudicata la prima posizione creando un vero eproprio record, cinque minuti e quattro secondi.È stata un’esperienza unica che ripeterei mille volte!

La Cattedrale di Varna

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della Regia Marina; incuriosito si fa ac-compagnare sul luogo descritto ed in ef-fetti si trova davanti ad una sepoltura di-versa da quelle del luogo mentre alcunisub francesi gli raccontano che fino apochi anni prima c’era anche una CroceCristiana.Il nostro Socio si appassiona immediata-mente alla vicenda e ritornato in Italia simette alla ricerca di notizie in primis re-candosi all’Ufficio Storico della MarinaMilitare a Roma.L’amico Ricardo Preve è conosciuto per-ché la sua famiglia donò alla Marina Mi-litare, negli anni 90, la barca a vela Ca-roly costruita a Varazze nei CantieriBaglietto usata attualmente come NaveScuola a vela.

Così nasce il progetto “Tornando a casa”,un documentario che racconta la storia diquesto sfortunato ragazzo che per unostrano scherzo del destino è morto inguerra ma non per causa bellica ed è statosepolto su un isolotto a migliaia di chilo-metri lontano da casa; il capitolo finaledeve essere però il recupero della salma,il ritorno in Patria e la sepoltura a fiancodella mamma.In questi anni si sviluppa tutto un lavoro diricerca, richieste di autorizzazioni tramiteil Ministero degli Esteri Italiano e lo Statodel Sudan, trattative chiuse e riaperte, allequali tutti abbiamo collaborato conestrema determinazione certi del risultatofinale.Nel frattempo sono stati ottenuti impor-tanti patrocini morali sia nazionali (la Pre-sidenza ANMI è una di queste) sia esteried il documentario prende forma con ri-prese effettuate nei luoghi di origine di

Carlo in Piemonte ed in Argentina con laricostruzione in studio di una parte disommergibile (grazie anche alla preziosacollaborazione dell’Armada Argentina) ele riprese in esterna a Claromeco localitàa circa 600km da Buenos Aires in pre-senza di dune sabbiose molto simili alpaesaggio sudanese.Ottenute finalmente tutte le autorizzazioni,il giorno 1 ottobre da Port Sudan parte laspedizione del M/V Don con a bordo Ri-cardo Preve, Lorenzo Segalini, MaurizioChiarenza, il Dott. Cosimo Giacchetti ar-cheologo ed il Prof. Matteo Borrini an-tropologo forense. Destinazione finale l’i-solotto di Barra Musa Khebir per scrivere(possibilmente) l’ultimo capitolo di questavicenda.

Sabato 7 ottobre ricevo la chiamata delSocio Ricardo ...Missione Compiuta... ab-biamo eseguito lo scavo e recuperato ciòche rimaneva di Carlo… tutto corrispon-deva a quanto descritto dai documenti edai testimoni oculari dell’epoca.Dalla perizia forense elaborata dal Prof.Matteo Borrini si attesta “...I dati biologicirilevati, i documenti storici analizzati e lamorfologia della struttura funeraria con-fermano oltre ogni ragionevole dubbio l’i-dentità dei resti rinvenuti come quelli ap-partenuti al sottocapo silurista CarloAcefalo, nato a Monastero Vasco il 16Gennaio 1916 e deceduto il 19 Giugno 1940a Barra Musa Khebir...”.Le spoglie mortali sono state riposte nelcontenitore ed avvolte con la Bandieradella Marina Militare Italiana che il GruppoANMI Vanni Folco di Savona aveva affi-dato al socio Ricardo proprio per questomotivo.

Lunedì 9 ottobre i resti, ricoperti dal Trico-lore Navale, espletate le pratiche ammi-nistrative e dopo aver recitato la Preghieradel Marinaio, vengono sbarcati dalla M/VDon e consegnati ufficialmente al Wali(Governatore) della “Red Sea Province”alla presenza di tutte le Autorità Civili eMilitari nella spianata del Palazzo del Go-verno a Port Sudan.Sono ora necessari ulteriori passaggi bu-rocratici che speriamo siano brevi, perchél’Autorità Sudanese possa consegnarli al-l’Ambasciata Italiana. A questo punto saràcura del Governo Italiano riportarlo in Patriadove auspichiamo sarà accolta con tutti gliOnori. La Città di Savona il cui Gonfalone èdecorato di MOVM, nella cui Piazza Mameliesiste l’unico Monumento in Italia che dal1927 tutte le sere alle ore 18 batte i 21 rin-tocchi in memoria dei Caduti, è la città sededel Compartimento Marittimo di iscrizionedel Marinaio Carlo Acefalo, è Sede delGruppo ANMI dell’autore del recupero, èda sempre porto del Piemonte, si è offertaufficialmente come terminale marittimodell’ultimo viaggio che il Marinaio CarloAcefalo compierà prima di essere final-mente sepolto a fianco della mamma Fran-cesca nel cimitero di Castiglione Falletto.Dal punto di vista cinematografico è ini-ziata l’opera di montaggio delle oltre 60ore di riprese eseguite, che vedrà la rea-lizzazione del docu-film “Tornando a casa”della durata commerciale di circa 90 mi-nuti; l’opera sarà presentata nei principaliFestival Cinematografici del mondo mentrenelle sale dovrebbe uscire nella tarda pri-mavera del 2018.

nnn

45Marinai d’Italia Dicembre 2017

I n un precedente articolo pubblicatosul numero di aprile 2016 di “Marinaid’Italia”, era stato ricordato che sul-

l’isolotto di Barra Musa Khebir, nel MarRosso, territorio del Sudan, era sepolto ilMarinaio Silurista Carlo Acefalo unico de-ceduto tra i membri dell’equipaggio del R.Smg. Macallè.Carlo, patì un’intossicazione come il restodell’equipaggio dalle esalazioni di clorurodi metile sprigionato dall’impianto di con-dizionamento.Il Comandante riuscì ad incagliare il bat-tello, che fu poi autoaffondato, e fece sbar-care l’equipaggio sull’isolotto deserto.Il Silurista Acefalo morì di stenti il 19 giugnoe lì fu sepolto: unica vittima fra 45 uominidell’equipaggio.Carlo era nato il 16 gennaio 1916 a Mona-stero Vasco (CN) – il papà morì nel corsodella Prima Guerra Mondiale – e si trasferìcon la mamma successivamente a Casti-glione Falletto, nelle langhe piemontesi.

Si arruolò in Marina iscritto alle liste delCompartimento Marittimo di Savona com-petente per territorio ed inserito negli equi-paggi dei sommergibili.Allo scoppio della guerra si trova imbar-cato sul R. Smg. Macallè con il grado diSottocapo Silurista.La notizia della sepoltura è stata riportatasia sul giornale di bordo del Sommergibile,conservato presso l’Ufficio Storico dellaMarina Militare, sia sul diario personaleche il radiotelegrafista di bordo Ferrandoha redatto giornalmente e che ora è cu-stodito dal figlio a Novi Ligure.Nel dopoguerra alcuni missionari prova-rono a proporre il ritorno della salma inPatria ma non se ne fece nulla, la mammalo aspettò a Castiglione Falletto sino al1978, anno della sua morte.Nel 1983, durante una puntata della tra-smissione Portobello, presentata da EnzoTortora, gli ultimi superstiti in vita del Som-mergibile Macallè tra cui l’ammiraglio Elio

Sandroni ed i marinai Paolo Costagliola,Gino Dulizio, Attilio Manfredini, OsvaldoPaggi, il figlio del Radiotelegrafista Fer-rando ed il marinaio Zironda del R. Smg.Guglielmotti perorarono la causa per invi-tare le Autorità dell’epoca a far partire unaspedizione di recupero ma anche questadisperata richiesta finì nell’oblio.E veniamo ai giorni nostri; nel 2014 il regi-sta Italo-Argentino Ricardo Preve, Sociodel Gruppo ANMI di Savona, si trova sul-l’isolotto di Barra Musa Khebir per realiz-zare dei documentari scientifici.Quasi per caso, chiaccherando con unaguida locale, viene a sapere che sull’i-solotto è sepolto un Marinaio Italiano

44 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Testimonianze

Recuperata la salmadel Sottocapo Silurista Carlo Acefaloimbarcato sul R. Smg. Macallè,morto nel 1940Luca Ghersi - Presidente del Gruppo di Savona

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come alle Maldive dove sia gli uominiche le donne dei villaggi erano coinvoltinella raccolta ed avevano precise re-sponsabilità lavorative. Le donne tesse-vano tappetini con le foglie degli alberi dinoce di cocco che poi venivano messi inmare. I molluschi ricoprivano questi

stuoie che venivano poi ripescate e la-sciate sulle spiagge a seccare. Il caldo egli insetti provvedevano alla pulituradell’animale e in poco tempo le conchi-glie erano pronte per iniziare la loro vitacome valute. Un sistema decisamentepratico.

Gioielleria

Come abbiamo visto, le cipree avevanoun uso economico, come moneta di scam-bio. Esporre bracciali o collane era quindiuna dimostrazione di opulenza. Da cui l’u-sanza per le donne di indossare ricchecollane ed ornamenti. Inutile dire che lecipree si prestavano particolarmente pervia della loro costanza di dimensioni ecolori. Più cipree venivano mostrate piùabbiente era la donna che le portava. In Africa si usano tuttora come decora-zione intorno alle braccia o fra i capelli.

L’uso delle cipree come gioielli è da con-siderarsi quindi molto antico ed è statoanche rivisitato in tempi moderni; che di-re ... il risultato, come potete vedere, nonè da meno.

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CREDITI FOTOhttp://www.ocean4future.org/archives/14809 Credits Photography/Creative Director: Emmanuel ArewaI @spotlightpi Makeup: Jibike Faborode I @kikyfabz Mo-dels: Bonita Nanfe J.Kefas I @mimzbee of Zahara ModelMGT Aduke Shitta Bey I @adukebey_ of Beth Model MGTTeminikan Idowu I @teminikan_ of Few Model MGT ImageRetouching: Toyin Adeleke I @verified_imagery Chinesesymbols for treasured object, treasure, darling, baby,cowry, cowrie

47Marinai d’Italia Dicembre 2014

L e prime cipree apparvero sulla ter-ra circa 100 milioni anni or sononel basso Cretaceo (Cyprea ber-

naja e Palaecypraea). In seguito nel Plio-cene e nel Pleistocene, con un clima ditipo subtropicale, si svilupparono nume-rose famiglie di cipree, attualmente ca-ratteristiche di mari caldi, che poteronocosì vivere ad elevate latitudini. Anchenei giacimenti fossiliferi pliocenici ita-liani è relativamente frequente la possi-bilità di imbattersi nel ritrovamento diesemplari di cipree.

Umbilia eximia

Fu in quel vasto, caldo e poco profondogolfo, che oggi chiamiamo Pianura Pada-na, che da cinque a circa due milioni dianni fa si formò un grande bacino marino,collegato ad Est con l’attuale Mar Adria-tico. Le coste del grande golfo erano rap-presentate a Nord e ad Ovest dalla attua-le cerchia prealpina ed a meridione dalversante padano dell’Appennino con ungran numero di isole che oggi sono lecolline toscane. Era un ambiente quasitropicale, adatto alle cipree che si pote-rono riprodurre in maniera copiosa. Laloro forma caratteristica, cherichiama il sesso femmi-nile, era consideratadai primi popoli unsimbolo di fertilità, ilche le rendevaestremamente popo-lari e ricercate an-che nell’antichità.

Cypraea moneta

Nel tempo le conchiglie di questi mollu-schi divennero conosciute come stru-mento di pagamento e simbolo di ric-chezza e di potere. Questo “uso moneta-rio” ha continuato ad esistere in molti

luoghi fino al 20esimo secolo. Se osser-viamo queste conchiglie possiamo com-prendere come varietà quale la Cypraeamoneta o la Cypraea annulus potesseroessere utilizzate come mezzi di paga-mento. Tutte le caratteristiche tipichedel denaro, vale a dire durata, praticità,convenienza, riconoscibilità e divisibi-lità sembrano essere incorporate in que-sti piccoli gusci. In confronto ad altriprodotti organici, le conchiglie resistonoad una facile manipolazione.

Cypraea annulus

Sono piccole e molto trasportabili e la lo-ro forma e look affascinanti offrono lorouna perfetta protezione contro la falsifi-cazione. Inoltre, il conteggio non erasempre assolutamente necessario inquanto, avendo queste conchiglie lestesse dimensioni, il loro peso comples-sivo era sufficiente per determinare il va-lore di un pagamento. Inoltre, le conchi-glie potevano essere state imballate ostringate a unità più grandi. Sul mercatobengalese, ad esempio, grandi pagamen-ti venivano effettuati con cestini pieni dicipree, ognuno contenente circa 12.000

conchiglie. In breve, divenne quindi il

mezzo di pagamentopiù comunemente uti-lizzato in gran partedell’estremo Orien-te, dall’Asia all’Afri-ca, dall’Oceania finoanche ad alcuni luo-

ghi in Europa. Il ritrova-mento di oggetti bronzei ci-

nesi, i più antichi risalenti alXIII secolo avanti Cristo, ne hanno rivela-to questo uso monetario. Questa tradizio-ne ha lasciato tracce nella lingua cinesescritta al punto che rappresentazionisemplificate della conchiglia della ciprea

fanno ancora parte dei caratteri di paroleche hanno un significato fortemente eco-nomico (come ad esempio nei termini re-lativi a monete, acquisto e tesoro). Queste cipree, in mandarino chiamatebèi, erano già usate dal 2 millennio primadi Cristo dalla dinastia cinese Shang finoa quella Zhou e furono un’intelligente so-luzione per essere utilizzate come “mone-ta corrente”. Infatti, esse venivano pesca-te nel sud della Cina e solo i monarchi po-tevano approvvigionarsene assumendonequindi il monopolio. Inoltre, essendo con-chiglie naturali non potevano essere con-traffatte. In seguito, si arrivò ad imitarlefacendole in osso, giada, creta, bronzo edargento placcato in oro. Sebbene si pensache le prime potrebbero essere state fattecome monete di sepoltura, le imitazioni inmetallo erano sicuramente impiegate co-me moneta corrente. Il carattere bei, mo-strato in forma completa fa parte dei 400caratteri cinesi e significail termine “valore”. Due se-gni orizzontali simbolizzanoproprio le linee della parteinferiore della ciprea. Iiia. Una curiosità,se voltate il simbolo potrete riconoscerele stringhe con cui le conchiglie “mone-ta” venivano poste intorno al collo, ovve-ro in una collana. La raccolta delle cipree ed il loro com-mercio diventarono un’industria in moltiluoghi dell’Oceano e Indiano e Pacifico,

46 Marinai d’Italia Dicembre 2014

Gioielli... marini

Cipree,una storia antica Andrea Mucedolapubblicato originariamentesu www.ocean4future.org

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48 Marinai d’Italia Dicembre 2017

Pensioni pagate in più - Nessuna restituzioneLa legge n. 88 del 1986, all’art. 52, comma 2 precisa cheladdove siano state riscosse rate di pensione risultantinon dovute, non si fa luogo a recupero delle somme,salvo che l’indebita percezione sia dovuta a dolo delpensionato. Ciò, naturalmente, a seguito di provvedi-mento pensionistico definitivo espressamente comuni-cato all’interessato. Tale principio è ribadito anche dallaL. 412/1991, art. 13. La novità importante viene fuoridalla sentenza n. 482/2017 con cui la Cassazione haprecisato che secondo il principio generale ex art. 52della legge 88 sopracitata “le pensioni possono esserein ogni momento rettificate dagli enti erogatori in casodi errore di qualsiasi natura commesso in sede di attri-buzione e di erogazione della pensione, ma non si faluogo al recupero delle somme corrisposte, salvo chel’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessa-to” (insomma: pensioni pagate in più, l’INPS non puòchiedere indietro i soldi).

Promozione a titolo onorificoCon circolare n. M_D GMIL REG2017 0399353 in data06.07.2017 PERSOMIL ha emanato le disposizioni ese-cutive sulle norme in titolo previste dal decr. Legislativo29.05.2017 n. 94.La decorrenza è fissata al 1° gennaio 2015 e si applica,solo dopo tale data, ai militari in servizio permanenteche dopo aver prestato almeno 15 anni di servizio e, nel-l’ultimo quinquennio, l’abbiano svolto senza demerito,è attribuita la promozione ad anzianità al grado supe-riore a seguito di cessazione avvenuta per:• Raggiungimento dei limiti di età;• Collocamento in ausiliaria o riserva nei casi previstidalla vigente legislazione;• Infermità o decesso dipendenti da causa di servizio;• Rinuncia al transito all’impiego civile (art. 923), sem-pre che l’infermità dipenda da causa di servizio.La promozione, esclusa per gli Ufficiali, Marescialli,Sergenti e Graduati che rivestono grado apicale del ruo-lo di appartenenza, è attribuita a mero titolo onorifico enon produce effetti sul trattamento economico previ-denziale e pensionistico, nonché sul trattamento di au-siliaria del personale interessato.PERSOMIL ha confermato che tale decreto vale solo pergli Ufficiali collocati in quiescenza dal 1° gennaio 2015 eche i relativi decreti di promozione saranno diramatidalla Direzione Generale stessa senza che gli interessa-ti, aventi diritto, presentino domanda. Per tutti gli altrivale la posizione acquisita all’atto del pensionamento.

Speciali SovvenzioniSi porta a conoscenza degli Ufficiali delle FF.AA., sia inservizio che in quiescenza, che l’Istituto Nazionale diBeneficienza “Vittorio Emanuele III” eroga contributi“una tantum” per comprovate condizioni di bisogno afavore degli Ufficiali, vedove di Ufficiali e loro familiari.La domanda, corredata da idonea documentazione at-testante uno stato di bisogno, va indirizzata a:ISTITUTO NAZIONALE DI BENEFICIENZAVITTORIO EMANUELE IIIVia Labicana, 1 00184 ROMA (RM) Tel. 06.77250880e-mail: [email protected]

Associazione NazionaleUfficiali MarinaProvenientidal Servizio Effettivo

Bollettino informativo n. 2 - Anno 2017per i Soci ANMI (Ufficiali e Sottufficiali)

I l 19 novembre 2017 per la storia dell’ANMI di Torino sarà ricordato neldiario di bordo perché per la prima volta, dal 1896, due cadette e tren-tuno cadetti dell’Accademia Navale sono venuti in visita nella nostra

sede in riva al Po.Gli Aspiranti Guardiamarina della terza classe ATEIRES del corpo di Com-missariato e di Stato Maggiore, accompagnati dal CF Francesco Marzi,hanno accettato il nostro invito per visitare il sommergibile Andrea Provana(1915-1928) cimelio della Prima Guerra Mondiale, unico esemplare in Euro-pa, che peraltro è stato usato a quei tempi come battello di addestramentoproprio dagli allievi ufficiali di allora.

Il Presidente dell’ANMI Torino Gr. Uff. Gianfranco Dalla Gassa li ha cosìaccolti:

“Gentili Allieve ed Allievi,benvenuti a bordo della nostra sede dell’ANMI di Torino che, per noi èvirtualmente il nostro Vascello che oggi Vi ospita per la prima volta dal1896; un onore per noi tutti qui presenti.Qui, a Torino, nasce la prima Associazione, costituita esclusivamenteda marinai che avevano “servito senza macchia nella Regia Marina”con il nome di “Società Militari congedati dalla Regia Marina”. Si de-finiva “Società di Mutuo Soccorso” per aiutare le famiglie dei marinaiin difficoltà.Un augurio a Voi, uomini e donne di mare che proseguirete al megliola prestigiosa tradizione militare e civile sul mare, supportati da unapassione che come ha detto il Capo di Stato Maggiore della MarinaAmmiraglio di Squadra Valter Girardelli: “nessuno, nessuno, farebbeil mestiere del marinaio se non si divertisse”.. Che la visita al battelloProvana, dove Cadetti come voi si sono addestrati in passato, rimanganei Vostri cuori. W l’Italia W la MarinaBuona visita!

Allieve e Allievi dell’Accademia Navalevisitano il sommergibile A. Provanapresso il Gruppo ANMI di Torino

Manifestazioni e Cerimonie

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