Marche Scout 2/2013

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Essere Rete... Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani n. 2 / 2013 La rete siamo noi p.12 Dentro le botteghe p.8-9

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Marche scout rivista capi Agesci Regione Marche

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EssereRete...

AssociazioneGuide eScoutCattolici

Italiani

n. 2 / 2013

La rete siamo noip.12

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SommarioPunctum 3Editoriale 4Ciao Enrico.. Ciao Ennio.. 5 - 6Branca L/C 8Branca E/G 9Comitato Regionale 10Zona Alta Marca 16Zona Macerata 17Pattuglia P.C. 18Settore Specializzazioni 20Fondazione Mario Rinaldi 21Cooperativa “Il Castoro” 23Tenda D’abramo 26La posta di MI... 28e nel prossimo numero...? 30

MarchescoutNotiziario dello scoutismo Cattolico delle Marche.

Numero 2 /2013 - Periodicochiuso in redazione il 2 aprile 2013

Direzione e RedazioneVia Einaudi 14 - 60125 Ancona (AN)[email protected]

Aut. Trib. Ancona n. 22 del 31/12/92

Direttore responsabileVincenzo Varagona

Capo RedattoreSara Federici

In RedazioneBarbara Rucci, Giuseppe Becciu, Francesco Merenda, Valerio Tavo-letti, Samuele Palazzi

Grafica e ImpaginazioneFrancesco [email protected]

Stampato da Bieffe S.p.A. , via Ma-riano Guzzini, 38 - 62019 Recanati (MC)

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Essere in Rete. L’integrazione tra agen-zie educative e tra i tre livelli di educazione (formale, informale, non-formale) è uno dei modi più efficaci per mettere in atto un Struttura a strategia educativa in un territorio. L’AGESCI deve giocarsi in prima linea, nella partecipazione responsabile alla vita e alla missione della Chiesa, per creare e promuovere questi “Patti per l’educazione” nei territori. Le Comunità Capi vanno sostenute in questo ruolo cruciale e l’Associazione deve interagire con altre realtà nazionali per promuovere alleanze a livello locale. Per questo è importante creare una formazione alla rappresentanza per i giovani capi, in modo da portare al meglio la voce della nostra Associazione verso l’esterno e viceversa.

Obiettivo: Migliorare la comunicazione tra capi e struttureDescrizione: Rendere più funzionali le comunicazioni di eventi dettagliando contenuti, obiettivi e traguardi; diversificare l’offerta formativaObiettivo: Rafforzare la ‘rete educativa’ con altre agenzie formative e associa-zioni.Descrizione: Confrontarsi con altre agenzie educative in riferimento ad analisi di natura pedagogica, educativa e sociale, al fine di ampliare la visione e capa-cità di lettura da parte dei capi e accrescere il bagaglio di competenzaStrumenti e ruoli: chi fa cosa.Obiettivo: Favorire l’interazione e il coinvolgimento di Branche e Settori nella programmazione di eventi regionali e zonali per una maggior “cultura della competenza”Descrizione: Sensibilizzare le branche ad un maggiore coinvolgimento dei Set-tori a tutti i livelli (regionale/zonale/gruppi) Sensibilizzare i Settori ad una più attenta analisi dei bisogni espliciti ed impliciti delle branche anche attraverso la proposta di eventi miratiObiettivo: Curare la ricaduta sui capi e sui ragazzi degli eventi regionali di brancaDescrizione: Dare continuità nell’azione educativa a quanto offerto negli eventi regionali in modo da migliorare l’integrazione delle proposte

“Un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile.”“Trovarsi insieme è un inizio, restare insieme un progresso…lavorare insieme un successo.”“Pochi sono gli uomini di squadra, perché solo pochi sono così grandi da pen-sare al bene comune prima che a se stessi. ““Il lavoro di squadra è l’abilità di lavorare insieme verso una visione comune. L’abilità di dirigere ogni realizzazione individuale verso un obiettivo organiz-zato. E’ il carburante che permette a persone comuni di ottenere risultati non comuni.”

“Cooperazione non è assenza di conflitto, ma un mezzo per gestire il conflitto.”

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L’esigenza di lavorare in rete, con le associazioni e i gruppi a noi vicini e all’interno dell’Agesci stessa, é un’esigenza che ritroviamo sia a livello di progetto nazionale che nel nostro nuovo progetto regionale e da questi abbiamo pensato di partire per la ste-sura nel nuovo Punctum.

un’esigenza scaturita dal confronto per la stesura del nuovo progetto regionale da più zone, e quindi si presume anche a livello locale nei vari progetti educativi dei gruppi.

Far nascere e successivamente gestire una rete che funzioni realmente non è sicura-mente cosa facile, sia internamente all’Agesci che verso l’esterno.

Le difficoltà che spesso si incontrano sono relative alle differenze strutturali e di “meto-dologia” che spesso ci distinguono dalle altre associazioni o gruppi, e perchè no, anche dalla carenza di specifiche abilità relazionali sia internamente che esternamente alla nostra associazione.

Scendere a “compromessi” per veder realizzata questa rete di collaborazione non si-gnifica snaturare il nostro metodo educativo o le esigenze dei vari gruppi o unità; non significa “patteggiare” (= spartirsi).

Certe volte un compromesso può portare molti più risultati, soprattutto per i nostri ra-gazzi. Riflettendoci un po’ noi della pattuglia, abbiamo identificato alcuni limiti che ren-dono ancora più difficile questo “lavoro in rete”, prima fra tutti la difficoltà di tradurre il sentire nell’ascoltare.

“Sentire” cosa ha da dirci qualcuno non implica necessariamente che in quel momento stiamo realmente ascoltando la persona che ci sta parlando e in base alle sue esigenze formulare una risposta volta alla costruzione di un “bene comune”, di qualcosa che mi-gliori sia noi che il nostro interlocutore.

Altro punto critico è sicuramente la difficoltà nel mantenere sempre una mente aperta e disposta a discussioni e confronti, molto spesso ci troviamo di fronte a “scenate urlanti” piuttosto che a sane e costruttive litigate.

Volevamo riflettere con voi sulle difficoltà che ogni capo, ogni unità, gruppo o zona incontra nel cercare di costruire e lavorare con questa “rete educativa” o nelle difficoltà che incontra a sentirsi rete con le strutture associative esterne alla vita di staff.

Fare qualcosa, condividere con gli altri qualche buona pratica Ë già un punto di parten-za!

Altro tema centrale di questo numero è sicuramente il Week End Metodologico, evento che ha coinvolto tutta la Regione e di cui a breve divulgheremo gli atti.

In questo numero ci fa piacere ricordare anche due capi scout che ci hanno lasciato in questi mesi, Don Ennio Borgogna ed Enrico Landi, a loro va un sincero e fraterno Buona Strada

Sara Federici

Editoriale

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Enrico era uno scout.

Lo è stato fin da piccolo, ha percorso con l’uniforme e con il fazzolettone al collo dell’Agesci di Senigallia tutte le tappe del cammino di formazione del cammino scout e ne ha fatti propri i principi e lo stile di vita, fino a diventare egli stesso un educatore attento e preparato, nella branca lupetti e in quella degli esploratori e guide.

L’amicizia che ha saputo stringere con ognuno di noi, capi e ragazzi e ragazze del gruppo, è stato il segno più tangibile di quanto fosse legato ai valori dello scau-tismo, che ha tra le sue basi il legame di fratellanza ed amicizia che unisce gli appartenenti a questa grande famiglia.La gioia che dimostrava nell’affrontare la vita e il servizio ai fratelli più piccoli nel gruppo è anch’essa un segno della bontà che contraddistingueva il suo animo. Una gioia che contagiava tutti noi, specialmente nei momenti di difficoltà, in cui lo sconforto prende campo più facilmente e non si ha la forza di andare avanti.

Proprio come ci accade ora, pensando che il Si-gnore lo ha chiamato a sé all’improvviso, e noi ci sentiamo orfani delle note della sua chitarra e del suo sorriso. Ma sappiamo anche che la sua anima e il suo esempio continueranno ad ac-compagnarci nelle nostre attività, nei sentieri di montagna come ai fuochi dei campi, nell’ac-qua di una sorgente come nel volto di un fra-tello scout e di una sorella guida, nei giochi dei ragazzi come negli incontri di formazione dei capi.

La Guida e lo Scout sorridono e cantano an-che nelle difficoltà, recita l’8° articolo della legge scout. In un momento di grande dif-ficoltà come questo, tra le tante cose che Enrico ci ha insegnato, vogliamo ricordar-ne queste due: sorridere e cantare.

Buona strada, Enrico.

I tuoi fratelli e sorelle della comunità capi ed i ragazzi e le ragazze del gruppo AgesciSenigallia 1Parrocchia San Martino

“In un momento di difficoltà come questo vogliamo ricor-darci di sorridere e cantare, come ci hai insegnato”

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Miei carissimi Amici di Macerata,ieri mattina mi ha chiamato in Skype, dall’Inghilterra, Riccardo Tamburrini per annunciarmi l’improvvisa scomparsa di Don Ennio.Lui piangeva ed io mi sono sentito privato improvvisamente di una presen-za per me tanto importante.Ho istintivamente pensato a voi e mi sono reso conto che il mio senso di smarrimento era solo una piccola parte del vostro, di voi che siete vissuti all’ombra di questo albero gigantesco.Poi Alessandra ed altri mi hanno comunicato la triste notizia e si sono uniti a me in questo momento di sofferenza e di gioia insieme.Voglio condividere con voi i miei ricordi, perché diventino una ulteriore testimonianza dell’affetto che don Ennio ci ha donato e di quello che ab-biamo cercato di donargli.Alcune cose ve le avevo forse già dette, ma le riscrivo qui, perché mi fa bene ricordare…Penso che la prima volta che sono venuto in contatto con Ennio fu verso la fine del 1999, se non vado errato.Mi scrisse che voleva venire con un gruppo di giovani, una ventina o più durante l’estate 2000.Eravamo soliti ricevere ogni anno gruppi di giovani volontari del Vis, non più di 10, ma il contatto era sempre appunto tramite gli organismi ufficiali del Vis.La cosa mi parve un po’ strana e fuori proporzione… il numero troppo alto.Lasciai la lettera in attesa.Dopo qualche giorno ricevetti una telefonata. Era Don Ennio di nuovo che mi chiedeva se i giovani potevano venire.Gli risposi che non sapevo se saremmo stati capaci di accogliere un numero così gran-de, ma dentro avevo anche tanta perplessità: Chi è questo Don Ennio? E che tipo di giovani mi porta giù”.Lui però si accalorava al telefono e, poiché tentennavo, ad un certo punto, quasi alzan-do la voce mi disse: “Ma guarda che i miei giovani sono bravissimi. Vedrai che ti trove-rai contento!…”.Abbozzai un si, timoroso di essermi sporto troppo.In giugno 2000 ero in Italia. Venne con alcuni giovani per un giorno al Santuario di Ma-ria Ausiliatrice, in Torino, in pellegrinaggio e là ci incontrammo.Con vergogna, devo ammettere che la prima impressione fu un po’ deludente.Quel piccoletto ogni tanto si inceppava nelle parole e poi era un prete di età… Cosa po-teva fare come animatore di giovani in Kenya, senza una parola di inglese?La cosa che però mi convinse ancora una volta a ripetere il “si” fu il fatto che quando parlava i suoi giovani lo stavano tutti ad ascoltare con grande attenzione.Ecco, mi parve che quel “I suoi giovani” non era un possessivo, ma una mutua corrente di affetto, simpatia, dedizione, collaborazione…A Makuyu, due mesi dopo, ne avevo la conferma. Per i suoi giovani lui viveva e seppe vivere anche per i nostri di Makuyu.Come dimenticare quelle sere in cui si radunava con i “suoi” giovani a verificare la gior-nata trascorsa ed a programmare il giorno dopo.Lui era l’anima, ma se ne stava parecchio in silenzio. Lasciava che parlassero i suoi gio-vani, che si esprimessero con libertà, che fossero loro ad organizzare.Ad una Messa celebrata a Macerata, ebbi a dire, e lo dissi con convinzione: “Qui vedo due Don Bosco”. Sul lato sinistro c’era la statua di Don Bosco ed a destra avevo Don Ennio.Aveva un libricino su cui annotava le parole Kikuyu e poi le usava con i ragazzi, susci-tando grande ilarità.Mi ricordo quando tornava nel tardo pomeriggio dal villaggio di Doromo, dove era anda-to con i suo giovani per il campo estivo. La sua camicia portava tutte le impronte digitali

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delle mani dei bambini.Lui doveva essere stanco morto, ma non lo dava a vedere.Si lavava le mani e poi in cucina a pelare patate.Solo quando tutto era pronto per la cena se ne andava a fare la doccia e poi, di nuovo con i suoi giovani per la preghiera, prima della cena.Dopo cena un 75nne avrebbe piacere di sedersi in poltrona davanti al te-levisore ed aspettare che arrivi il sonno, ma lui era di nuovo con i giovani spesso per un “ritiro” notturno in cui i suoi giovani, pila in testa, si ritira-vano ad uno ad uno in silenzio in un angolo buio a riflettere, a pregare a scrivere…Solo lui poteva ottenere, da giovani così esuberanti, quei momenti di alta riflessione e preghiera.Quando parlava a loro in cappellina, metteva sull’altare una piccola sta-tuetta della Madonna e pareva voler dire ai suoi giovani che quello che lui diceva, veniva proprio dalla “Madonnina”.Quando i suoi giovani facevano i clown, dando un avvio gioioso alla gior-nata dei nostri ragazzi, lui era sempre il “clown” più atteso e sapeva susci-tare ilarità e gioia in tutti. Un vero Don Bosco!Spesso mi mandava messaggi o parlavamo in Skype. Era aggiornatissimo. Usava skype e facebook con la scioltezza di un ventenne.Aveva voglia di aiutarmi e penso che avesse voglia di aiutare il mondo.Aveva un cuore talmente grande!Mi parlava spesso di povertà e dei poveri. Della povertà in Congregazione … avrebbe voluto vederla più “visibile” in tutti noi. Lui ne era era davvero

un esempio visibile.Quando era a Makuyu gli chiedevo di mandare a lavare la biancheria sporca, ma lui mi rispondeva che era uno scout e che uno scout sa arrangiarsi.Il Signore sa quanto mi costi non essere lì con voi a dare l’ultimo saluto ai suoi resti mortali. So però che posso essere lì con voi e lui può essere qui con me.Quello che ciascuno di noi ha nel cuore, lui lo vede.Ho parlato poco fa con Sr. Cecilia in Tanzania. Piangeva. “Nessuno come lui ha preso così tanto a cuore la nostra Missione. Che faccio adesso senza di lui?”.Poi si è ripresa: “So che adesso farà per noi tutto quello che avrebbe voluto fare e che non ha potuto, perché su questa terra i limiti sono tanti…”.Penso che ci abbia azzeccato.Stiamo salutando un Santo che dal Paradiso continuerà il lavoro lasciato in terrà con la capacità che gli verrà dalla costante convivenza con Dio.Sono certo che presto uscirà un libro su di lui, perché una vita così non può passare inosservata.A voi, “suoi giovani” esprimo tutta la mia vicinanza così come al fratello, a Simone ed a quanti, come me, si sentono un po’ orfani.“La mia vita la devo a voi ed ho giurato al Signore che fino l’ultimo mio respiro sarebbe stato per voi”.Sono le parole di Don Bosco, ma possiamo applicarle tanto bene a Don Ennio.“Quanto mi ha voluto bene!”, dicevano i giovani parlando di Don Bosco alla sua morte.“Quanto mi ha voluto bene!”, possiamo dire noi oggi, parlando di Don Ennio.Se n’è andato senza disturbare, con volo diretto per il Paradiso.San Filippo Neri ebbe a dire più volte che alle agiatezze ed agli onori preferiva il Paradi-so.E’ stato così anche per Don Ennio, l’Oratorio, gli Scout, i suoi giovani se lo sono man-giato e lui s’è lasciato mangiare… a tutto ha rinunciato per loro, perché … ha preferito il Paradiso!Tra le lacrime sappiamo di poter far festa, perché lui, come don Bosco, ci aspetta tutti in Paradiso.A voi ed a tutti coloro che con me condividono l’affetto e la devozione per Sant’ Ennio, un grandissimo abbraccio.

Fr. Felice MolinoDon Bosco Missions

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Non capita più così spesso l’occasione di entrare in una bottega dei tempi passati ma l’immaginario dei racconti, delle favole, dei film o anche soltanto i ricordi dei nostri non-ni, ci fa entrare in un mondo vivo, dove ogni cosa ha la sua funzione e il suo lavoro. Quasi raramente in una bottega troviamo tutto in ordine, anzi a volte ci sembra un luogo dove regna tanta confusione. Tavoli di lavoro im-polverati, attrezzi sparsi qua e là,bozze e pro-getti, opere finite e opere incompiute, eppure nulla sembra da buttare, ogni cosa sembra essere stata messa lì per una ragione. Poi qualcosa cattura la tua attenzione e la tua curiosità: a cosa servirà questo strumento? Come si userà e quale ne sarà il risultato?Ecco una metafora che non ha la pretesa di spiegare nulla né di raccontare tutto ma che offre a me l’occasione di rivolgere a tutti l’au-gurio di vivere i momenti formativi, regionali e non, con lo sguardo dentro la bottega.Eccomi allora a raccontarvi il mio punto di vista sul Week end metodologico, anche ex Botteghe del capo, di quest’anno.Punto di partenza: provare a rispondere nel modo più adeguato alle esigenze espresse dai capi dei diversi livelli associativi tramite i loro rispettivi portavoce e altoparlanti.Mica facile sapete! In ogni caso eccoci a preparare in poco tempo un evento con nuo-ve modalità, grandi aspettative, numerose richieste ed allo stesso tempo quella buona dose di entusiasmo necessaria a dare il me-glio di sé.Per la branca LC abbiamo cercato di intavo-lare un confronto fra educatori sia sul piano personale riguardo al proprio ruolo, limiti e possibilità; sia sul piano più tecnico dell’utiliz-zo concreto di una gran varietà di strumenti a nostra disposizione. Al centro però c’era sempre il nostro bambino.Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discu-tendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambi-

ni nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». (Mar-co 9, 33-37)L’invito di Gesù a saper accogliere i più piccoli non ci esonera dalla

responsabilità di offrire una testimonianza veritiera e sapiente.

Chi scandalizza uno di questi piccoli che cre-dono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cava-lo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri». (Marco 9, 42-50)

Cosa costa ad un adulto, capo, educatore, formatore o qualsiasi altro appellativo ci si voglia dare, non dare per scontato ciò che conosce del metodo e dell’educazione? Do-mandarsi il perché delle proprie scelte educa-tive? Lasciarsi contagiare dalla bellezza della formazione permanente?Lungi da me dare una risposta univoca valida per tutto e per tutti, ma son contenta di poter condividere con tutti voi la riflessione che ha portato me a prendere coscienza della nostra comune fatica.

“Dite: E’ faticoso frequentare i bambini.Avete ragione.Poi aggiungete:perché bisogna mettersial loro livello,abbassarsi, inclinarsi,curvarsi, farsi piccoli.Ora avete torto.Non è questo che più stanca.E’ piuttosto il fatto di essere obbligatia innalzarsifino all’altezza dei loro sentimenti.Tirarsi, allungarsi,alzarsi sulla punta dei piediper non ferirli”

(Janusz Korczack)

Dentro le botteghe

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Da qualche anno la pattuglia regionale E/G lavora intensamente sulla specialità di sq, uno strumento che si ritiene strategico proprio perchè molto vario e impegnativo.Dopo tanto lavoro era proprio necessario fare il punto sullo strumento insieme ai capirepar-to di tutta la regione.Quale migliore occasione del Week end me-todologico? la nuova formula di due giorni ha dato la possibilità alla pattuglia di ripensare l’evento e proporre una formula tutta espe-rienziale e alla formazione capi di intervenire animando dei momenti di approfondimento metodologico che fossero utili a rileggere le esperienze proposte.L’attività è cominciata nel tardo pomeriggio di sabato: dopo una una breve chiacchierata tecnica sull’iter della specialità di sq in cui è stata rimarcata la differenza tra impresa e missione, i capi, divisi per sq., hanno sono stati coinvolti nell’approfondimento di alcune tecniche, dall’artigianato all’e-sporazione, internazionale, pronto inter-vento, espressione.Sulla base di quanto appreso ogni sq ha ideato poi una missione da affidare, l’in-domani mattina, ad una altra squadriglia tra quelle presenti.La sera è stata animata dai master di espressione della base di Bracciano che ci hanno proposto un bel fuoco di bivac-co.Nella mattina di domenica le sq hanno affrontato le missioni e successivamen-te la loro verifica a caldo è stata sfrut-tata dai formatori per lanciare alcune riflessioni sul significato della specialità di sq. e per dare un punto di vista inso-lito dello strumento.Ecco i punti che sono stati toccati:perchè impegnarsi nella competenza di un gruppo e non solo nella personale?Guidoncino verde e identità di sqLa competenza porta sempre alla responsabilità ovvero responsabilità di una sq competente nei confronti del suo repartoLa sfida progettuale nella lunga dura-ta del percorso di conquista della specialità di sq.

Branca E/GDentro le botteghe

La mattinata è stata conclusa dall’intervento degli iabz che hanno illustrato il percorso di avvicinamento alla specialità di sq. e hanno dato le notizie tecniche riguardo la Festa di questo anno.Quando si parla di competenza non si pos-sono non nominare i settori che sono, anche questa volta, intervenuti in forze per aiutarci nelle attività, ringraziamo quindi il settore internazionale, p.c. e specializzazioni.L’affluenza dei capi è stata molto buona e speriamo di aver offerto loro un buon ser-vizio, non ci resta che salutarvi e rilanciare l’appuntamento per il prossimo anno

Buona strada

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Comitato Regionale

12 e 13 gennaio 2013, il consueto ap-puntamento con le “Botteghe del Capo”, quest’anno organizzate con la formula rin-novata di dedicare alla nostra formazione un’intero fine settimana! Un vero e proprio Weekend Metodologico, insomma!Obiettivo dell’evento proposto è di creare un momento importante e significativo per ogni singola camicia azzurra che da ogni parte della Regione raggiunge Loreto mos-sa da un unico obiettivo, Educare, Educare con un Metodo.E’ stato un weekend all’insegna della con-divisione, della preghiera, dell’allegria, del confronto, un weekend in cui tutta la Regione si ferma per dedicarsi 24 ore ad assaporare il gusto dell’intenzionalità edu-cativa, dell’appartenenza associativa, della formazione permanente.Grazie ai nostri Formatori impiegati in prima linea negli eventi di Formazione Capi legati all’Iter di base, agli Incarica-ti alle Branche ed ai Settori, non è stata esclusivamente formazione metodologica di branca, ma anche momento privilegiato di formazione per i Quadri maggiormente prossimi ai capi, gli Iabz ed i capi Gruppo.E quale altro luogo scegliere, se non Lore-to, definito luogo di Maria “Madre del Co-raggio”, il coraggio di quell’ “Eccomi” che tante volte abbiamo fatto nostro pensando al quotidiano servizio di ognuno di noi, sì proprio quel coraggio che occorre per sporcarsi le mani in questo bel gioco.

Abbiamo provato a rispondere alle esigen-ze formative di tutti quei capi intenzionati a tornare a casa con uno zaino da riempire con esperienza, confronto e con qualche strumento in più per svolgere con più pre-cisa e puntuale intenzionalità educativa il proprio servizio.Due le parole d’ordine che ci hanno ac-compagnato in questi mesi di lavoro, IM-PARARE FACENDO e GIOCARE IL GRANDE GIOCO DELLO SCAUTISMO, sì proprio quello spirito che ha illuminato quel-

MEttiamo a tutto TOndo il nostro monDOBotteghe Aperte - Tutti in Form..Azione

la ormai centenaria e geniale intuizione del nostro caro BP! E proprio questi i car-dini delle ore trascorse assieme a centinaia di persone più che altro sconosciute, ma accomunate da un unico credo, un’unica Promessa, un unico spirito di servizio. Già dal lunedì successivo all’evento, clic-cando sul link della verifica, avete contri-buito a progettare il prossimo Weekend Metodologico, perché, solo grazie ad i vostri suggerimenti questo annuale ap-puntamento da dedicare interamente a noi stessi, potrà davvero “puntare in alto” (“DUC IN ALTUM”), come qualche anno fa in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II disse a tutta l’Associazione!!

Infatti, facendo tesoro di quanto espresso da tutti, non solo nel form di verifica ma anche con i mille contributi avuti diret-tamente al Weekend attraverso sguardi, complimenti, critiche, lamentele e gesti ricevuti, stiamo già lavorando per proget-tare il nuovo Weekend Metodologico.Nell’ottica della progettualità e del “guar-dare più lontano” vi alleghiamo sia il dia-gramma di flusso progettuale utilizzato, nonché i risultati della verifica on line con numeri, comparative e statistiche.Nella consapevolezza che sono solo nume-ri, i dati, che ci fanno ben sperare in una forte adesione associativa, sono ulteriori spunti per proficue riflessioni sul panorama associativo regionale e ci danno un’ulterio-re conferma che noi tutti siamo testimoni di una proposta scout che non si ferma all’interno delle mura delle nostre sedi, ma è uno Stile condiviso che insegna ai nostri ragazzi ad essere cittadini del mondo!!Grazie a voi, ad ognuno di voi, alla vostra presenza e, soprattutto, a tutti i vostri pre-ziosissimi consigli! Vi aspettiamo numerosi al prossimo Weekend Metodologico!E, parola d’ordine.. Yes, Week En(d)!!!!!!Per il Comitato RegionaleIlaria e Francesco - Incaricati Regionali alla Formazione Capi Marche

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Week end Metodologico: qualche dato

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Comitato RegionaleLa rete siamo noi

Formazione “al” e “nel” ruolo...Questo concetto, a diversi livelli associa-tivi, comincia a farsi sentire a “tambur battente”. Di per sé una piccola difformità nella forma, ma una grande differenza nel contenuto!Da qui parte una riflessione: come con-cretizzarlo in modo efficace e capillare per tutti i Capi che ogni anno si spendono per donare al meglio il proprio servizio nei vari livelli??Qual è il concetto che salta subito in men-te pensando a noi Capi, Quadri ma soprat-tutto Formatori???Immediatamente l’immagine si compone: UNA RETE ! Ne immaginiamo subito la grandezza, le maglie, il materiale che la compone...Pensata ed applicata ci compare subito la soluzione: confronto, testimonianza, in-tenzionalità educativa, formazione perma-nente, piuttosto che amore, competenza, umiltà ecc. : ecco di cos’è fatta la rete che noi tutti formatori siamo chiamati ad intessere rispondendo “Eccomi” quando l’Associazione ci offre l’occasione di poter servire al di fuori del nostro orticello...Anche e, soprattutto, noi formatori abbia-mo bisogno di formazione, ed ecco che ci viene in aiuto la famosa “rete”..Formazione “al” ruolo, in cui ci vengono offerti i fili di canapa per intessere la strut-tura e le basi e formazione “nel” ruolo, in cui ci alleniamo ad incrociarli ed annodarli questi fili per creare le cosiddette “maglie”, quegli spazi liberi per accogliere i nostri allievi.Quanto dista il tratto tra nodo e nodo?Che ampiezza hanno le maglie?Beh, sta a noi scoprirlo, imparando ad an-nodare questi fili immaginari (gli strumenti che il metodo ci mette a disposizione) x creare i “nodi” (i punti saldi) di cui si com-porrà la nostra rete, fatta di noi, fatta da noi..Il gioco è fatto: LA RETE SIAMO NOI !

“Ma tu lo sai di cosa è fatta una rete?la rete è fatta di vuoti, è fatta d’ aria, è fatta di vento e di luce...E’ fatta di un niente... e poco altro..

Eppure...una rete sa abbracciare con dolcezza...sa trattenere pesci guizzanti..sa trascinare carichi e sollevare pesi incre-dibili,rimargina ferite, assorbe urti,imbriglia massi pericolanti,tiene insieme e non imprigiona,protegge, nasconde, salva...Una rete è forte e leggera,sa far vedere senza essere vista,impedisce e consente, lega e non costrin-ge...A una rete ti aggrappi, ti sostieni, risali...Ecco, la famiglia è una “rete”;quando si tace e quando si ha paura,quando si piange e quando si discute,quando in casa fa freddo e non si parla,quando da “uno” si diventa “tanti”,quando le braccia si tengono conserte,le mani sono chiuse e gli occhi bassi,quando la porta invoglia ad andare via...E se un filo si rompe a questa rete...che un Buon Pastore mi raccolgae, seduto da parte sulla spiaggia,con pazienza ed Amore, mi ripari:sono una “madre”, quel “poco altro” di una rete...”

Per il Comitato Regionale

Ilaria e Francesco - Incaricati Regionali alla Formazione Capi Marche

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Le reti sono tante milioni di milioni

Sull’ isola di Bora Bora c’è un piccolo pa-esino chiamato Faanui, celebre in tutto il Sud-Est asiatico perché abitato da esperti pescatori che applicano tecniche antiche ma sorprendenti per efficacia.Ma in un tempo lontano non era così.Ogni abitante aveva infatti sviluppato una propria metodica: chi iniziava il giorno prima a preparare le esche per utilizzare il surfcasting per cui, restando a terra e con canne della lunghezza di quattro me-tri, arrivava a lanciare l’amo oltre le onde; chi utilizzava la traina leggera dalle canoe legando più e più esche; chi si dilettava con il bolentino e chi infine era appassio-nato delle nasse; solo alcuni giovani vigo-rosi utilizzavano fiocine o lance acuminate.Accadeva però che, durante la pesca, ad alcuni si intrecciassero le lenze, che le canoe di altri si scontrassero o che le nasse posate sui fondali si aggrovigliasse-ro durante il recupero perché una addosso l’altra.Fu così che una mattina un bambino rac-colse un bastoncino lungo la riva e fece un disegno sulla sabbia.Tutto coloro che passavano si fermavano e, guardato il disegno, accorrevano subito a chiamare amici e conoscenti. Dopo qual-che ora tutto il villaggio si era radunato attorno a quel disegno che semplicemente rappresentava….

Vogliamo in queste righe provare a sti-molare e provocare riflessioni (e perché no, anche discussioni) sul senso e signi-ficato dell’essere e del fare rete, di come coordinare e coordinarsi può aiutare tutti a svolgere il proprio servizio in modo più

efficace, ma tutto in ottica interna: le reti di casa nostra.Coccinelle, lupetti, guide, esploratori, scolte e guide sono sotto la responsabilità delle comunità capi (mettiamoci dentro i capi gruppo!) e affidati a degli staff. Capi Gruppo e staff sono i due lumi (nodi) fon-damentali nella nostra associazione e co-stituiscono maglie più o meno ampie, ma sicuramente devono essere resistenti e di ampiezza definita.La rete che si crea tra staff e comunità capi è costituita da nodi che si legano a intessere maglie sottili e delicate. Fare in modo che la progressione personale sia unitaria deve essere obiettivo comune e condiviso; la sua unitarietà non passa solo attraverso il comunicare lo “stato di pro-gressione/crescita” alla branca superiore in occasione dei passaggi o ad inizio anno (Akela e Capo Reparto che si scambiano opinioni e pareri) ma condividendo con tutta la Co.Ca. lo stato di crescita, le diffi-coltà nel rispettare magari i tempi dettati dal regolamento metodologico o nell’ap-plicazione del sentiero o (per non essere troppo tragici) le esperienze e sperimenta-zioni testate e validate positivamente.La programmazione annuale (quanti bam-bini prendiamo quest’anno?) non può pre-scindere da valutazioni che vadano oltre il proprio contesto di branca e che tengano conto che le scelte a monte (branca E/G) generano comunque conseguenze a valle (branca R/S).È importante, inoltre, che le branche su-periori diano feedback a quelle inferiori su come vanno i novizi (almeno a metà anno) come è altresì necessario condividere pro-grammi coerentemente con quanto previ-sto dal proprio progetto educativo.Ma il nostro operare passa anche attra-verso la testimonianza e l’esempio fornito a bambini, ragazzi e giovani che il quel momento non stiamo accompagnando lungo la loro pista/sentiero/strada. La rete sarà più resistente se una capo reparto avrà tensione educativa anche quando sta scherzando con una lupetta o conversan-do di massimi sistemi con un rover perché anche sua è la responsabilità educativa dell’interlocutore. Ricordiamo sempre che abbiamo tanti piccoli “Grandi Fratelli” che ci osservano in ogni gesto nel nostro dare l’esempio nella quotidianità, nello stile, nelle azioni, nei dialoghi, nei com-portamenti e nelle scelte, anche di vita, ascoltando soprattutto ciò che tentiamo di nascondere loro.

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Le prime maglie sono così costituite.

Salendo, l’aria diventa un po’ più rarefat-ta e a volte tessere delle maglie diventa un po’ più complesso. Il termine tecnico è “senso di appartenenza” e spesso è vissu-to più come obbligo che come opportunità.Proviamo a tirarci fuori qualcosa di buono.I nodi che costituiscono questa rete sono il comitato di zona (e mettiamoci dentro i responsabili di zona), il consiglio di zona e gli incaricati alla branca di zona.Per non allontanarsi dalla realtà (così sono spesso percepite le strutture) è necessario porre al centro delle rete due pesci: i capi in formazione e in capi in servizio (bran-che).Al consiglio sarà quindi chiesto di condivi-dere, filtrare esigenze (formative) o pro-getti trasversali di cui la zona si potrà far carico dando specifico mandato al proprio comitato. A tutti i nodi di questa rete è chiesta sen-sibilità, memoria del proprio vissuto, con-cretezza e un po’ di scouting (scoprendo e facendo scoprire nuove strade) per poter catturare l’attenzione e far nascere la pas-sione dentro ogni capo.E le branche? Quante volte vi è capitato di cantare un Alleluia ad un incontro di pri-mavera o San Giorgio e non sentire ritmi o vedere gesti uguali?Gli IABZ sono il crocevia metodologico all’interno di una zona e non hanno la sola responsabilità di coordinare i lavori (o pattuglie che siano) per organizzare eventi ma sono chiamati a fare rete con il comi-tato di zona, che incontrano periodicamen-te per dare unitarietà alla propria proget-tazione e programmazione, con gli staff (o troppo spesso solo i capi unità) ma anche con i Capi Gruppo per garantire un’applica-zione armonica del metodo all’interno della zona di appartenenza.I Capi Gruppo dovranno vedere negli IABZ referenti significativi per avere riscontro (e supporto) dell’applicazione del metodo all’interno delle proprie unità ma dovranno altrettanto essere disponibili a supportar-li nel momento di cedimenti da parte dei capi della propria Co.Ca in fase di proget-tazione e preparazione di eventi comuni.Gli IABZ sono parte di una rete orizzontale all’interno della propria zona ma anche di una verticale nel legame con le strutture regionali.Attraverso lo IABZ ad ogni capo possono giungere proposte, spunti, idee che arri-vano da reti più grandi e di contro lo IABZ

può essere colui che si fa portatore di richieste e istanze quali modifiche a rego-lamenti e statuti, progettazione di eventi formativi o educativi, richieste di supporto a problematiche educative e pedagogiche.La rete regionale, legata a quella di zona attraverso IABZ e RdZ, deve essere altret-tanto ben tessuta in maglie regolari dove non ci sono nodi che forzano o rallentano le tensioni che debbono essere sempre equilibrate: il dialogo tra branche (rappre-sentate dagli Incaricati) e settori dovrà essere costante e volto ad una sistematica offerta formativa e/o educativa incentrata sulla competenza (riprendiamo in mano il Libro dei Capi e leggiamo la definizione del capo fatta da BP: non siamo tuttologi!). Se un nodo risulta più fragile i pesci potreb-bero fuggir via, se un nodo è più grande degli altri la rete si potrebbe incagliare e rendersi inutile: la forza della rete e nell’e-quilibrio delle tensioni tra i suoi nodi e nel-le maglie (ben tese senza attorcigliamenti) che tutti li devono legare.È però assolutamente necessario porsi davanti a queste reti, che ci appaiono così aggrovigliate e pesanti, con spirito tan-to critico quanto propositivo e chiedersi: “come può aiutarmi nella mia pesca una rete che vedo così distante? Quale suppor-to posso ricevere nelle quotidiane fatiche del mio servizio?”.La rete non si lancia nel mare da sola, deve essere indirizzata, guidata, raccol-ta…..condivisa.

“Non chiederti cosa può fare il tuo pae-se per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese” è la frase che pronunciò J.F.Kennedy il giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, il 20 gennaio 1961.Ad ognuno di voi chiediamo invece: “Cosa l’Associazione può fare per noi?”.Non possiamo negarci che l’essere rete porta benefici attraverso il confronto, il dialogo e la condivisione ma certamente tutto questo richiede tempo ed impegno. Restare nel proprio orto, o meglio, nella propria insenatura a pescare porta neces-sariamente ad un moria di pesci perché, prima o poi, proprio loro scoprono le no-stre tecniche ed i nostri trucchi (limitati per quanto competenti e motivati). Par-tecipare ogni tanto ad una gara di pesca sportiva ci aiuta ad aprire la mente, allar-gare i nostri orizzonti o semplicemente per dire a noi stessi:”siamo pescatori vera-mente in gamba!”.Saper dosare il tempo è ciò che oggi ci rie-

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sce con maggior difficoltà. E se ogni capo

dona il proprio tempo per tuffarsi in una rete ed esserne parte, ad ogni nodo (qua-dro) dobbiamo chiedere che abbia inten-zionalità progettuale e sappia valorizzare e fare buon uso di quel tempo che gli viene dedicato.Ogni nodo non dovrà mai dimenticare di essere stato pesce, che un giorno è stato accolto nella rete (o meglio catturato e tirato dentro!) e quindi vivere la propria pesca con la stessa intenzionalità (educati-va per ogni singolo capo) e spirito che gli faceva prender freddo durante una rou-te, trascorrere notti insonni a fotocopiare libretti per veglie o preparare cacce fran-cescane.Si deve pensare una riunione di branca per organizzare un evento di zona o regio-nale non solo come una riunione ma come un’attività: sebbene ci arriviamo in abiti da lavoro, notebook, netbook, ipad e palmari non dobbiamo dimenticare che sotto il ta-volo ci sono scarponi, calzettoni e calzoni corti.La riunione potrebbe essere immaginata non solo con la definizione di un ordine del giorno ma magari con modi coinvolgen-ti proprio come a preparare una perfetta esca: un po’ di animazione, giochi (cele-brali o fisici che siano), utilizzo di simboli dando visibilità a contenuti e concetti (mai pensato di fare una verifica di un evento con palline colorate o bandierine che van-no su e giù?).Ma a tutti i nodi è chiesto di non tralascia-re ideazione, intenzionalità (il perché lo facciamo) progettualità e spirito di avven-

La Bottega dei Capi Gruppo è stata mol-to partecipata con 59 capi provenienti da tutte le zone.Pochi sapevano cosa aspettarsi, compresi noi della pattuglia della Fo.Ca., da questo momento di formazione che aveva avuto pochi precedenti negli anni scorsi.Tutti i partecipanti avevano un gran desi-derio di confronto sul loro ruolo e su come coinvolgere i capi della propria coca e tra-smettere loro la gioia del servizio.Il WE si è svolto con l’uso di tecniche di animazione da poter riutilizzare anche in coca e puntando sul confronto discutendo principalmente di quello che è il Ruolo e i compiti del Capo Gruppo e della comunità capi.Il clima molto positivo che si è subito crea-to ha facilitato il nostro compito e ha fatto emergere una gran voglia di formazione da parte dei capi gruppo sia di prima no-mina sia “esperti”.La Bottega è sicuramente un buon modo per rispondere a questa esigenza di forma-zione purché non resti isolata.

Dalla bottega dei capi gruppo

tu-ra, di essere ancora come quando ci si

mette alla ricerca di un luogo nuovo dove effettuare il campo estivo perché, in qua-lunque rete ci troviamo, non c’è niente di più entusiasmante dell’entusiasmo che genera questo grande gioco che è lo scau-tismo.Ah! Dimenticavamo: Mc 1,14-20

ICM - Paolo e Marilù

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Zona Alta MarcaDa molto tempo i gruppi della Zona Alta Marca prestano attenzione al confronto con le altre associazioni. Discutendo in Zona sul Progetto Regionale alcuni gruppi hanno sollevato la necessità di interfac-ciarsi con le altre associazioni, cattoliche, sportive, culturali ecc. per fare rete e riuscire ad educare buoni cittadini. A volte però quello che ci manca sono proprio le occasioni di confronto ed è per questo che vi vogliamo raccontare la gioia di aver partecipato ad una di queste. Esempio tangibile del sentirsi un nodo importante di una rete più grande è quello della parte-cipazione della nostra associazione alla Festa degli Oratori, tenutasi in una calda giornata di giugno nel-la scorsa estate. I gruppi scout di Camerino e di San Severino Mar-che, da anni, hanno all’interno della Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche dei loro rappresentanti. In una delle riu-nioni hanno ricevuto l’invito a parte-cipare alla Giornata degli Oratori con il compito di costruire la Chiesa che avrebbe ospitato la Santa Messa pre-sieduta dal nostro Arcivescovo. Insie-me a noi anche le altre associazioni, quali il CSI e l’ACR. Inizialmente non vi nascondiamo che il nostro compito ci ha un po’ spaventati, in quanto par-ticolarmente importante ed il poco tempo a disposizione rischiava di essere tiranno. Poi il nostro Estote Parati si è fatto sen-tire ed abbiamo cominciato a fare rete. Inizialmente tra noi scout che da subito abbiamo cominciato a preparare il pro-getto ed il materiale per la realizzazione e poi con le altre associazioni. E’ stato deciso di realizzare un altare, una croce ed un abside. Servivano perciò pali e cordino per la struttura, carta velina e cartoncino per le vetrate e cera per le candele. Pronti di tutto punto ci siamo presentati a Pioraco dove con il passa-re delle ore, con non poca sorpresa, ci siamo inseriti in una rete più grande, quella delle altre associazioni presenti e dei loro ragazzi che venivano a spe-rimentare il nostro metodo e le nostre tecniche. Non è stato sempre facile! Il ve-

Una zona a Confronto dere però ragazzi di altre associazioni che ci aiutavano a costruire quella che di lì a poco sarebbe diventata la “nostra” Chiesa ci ha profondamente emozionato e, come potete vedere dalle foto, con l’aiuto di tutti non è venuta poi così male!!Giornate come questa ci fanno sempre capire come, pur nella diversità dei nostri metodi educativi che a volte ci portano ad isolarci all’interno delle nostre associazio-ni, lo spirito di servizio che caratterizza il ruolo dell’educatore ci fa sentire nodi di una rete al servizio di un Unico Pescatore.

Camerino 1

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Formare rete tra le varie Co.Ca

L’Anno Associativo Scout 2012-2013 nella Zona di Macerata è iniziato con grande fer-mento, gioia, speranza, motivazione, emo-zione, progettualità, tutti atteggiamenti positivi che accompagnano l’inizio di qual-cosa di importante, di nuovo, con persone nuove. A livello commerciale diremmo che è l’ora dell’inaugurazione di un’attività. Per noi capi della zona è l’inizio del nuovo anno, con un nuovo Comitato di Zona, con nuovi Responsabili di Zona e un Nuovo Progetto di Zona che ci guiderà, ci stimole-rà e dovrà essere fonte di attività, avven-ture, cammini, sempre nel segno del no-stro Fondatore B.P. Un grazie di cuore va a tutto il comitato di Zona precedente che ci ha condotto fino qui, facendoci scopri-re nuove rotte, nuove mete, attraccato in molti porti (valori, stimoli) come in un viaggio su un veliero. A no-vembre è stato varato il nuovo veliero “Proget-to di Zona” per un nuovo viag-gio dal 2013 al 2016, basato su tre alberi maestri prin-cipali (Scelta Cristiana, Scelta Scout, Scelta Politi-ca) con an-nesse grandi vele per catturare più vento possibile per il viaggio. Il Progetto di Zona è nato dalle riflessioni colte dalla verifica del vecchio Progetto di Zona ed integrato con spun-ti tratti dal Progetto Regionale. Abbiamo dedotto il basamento della Scelta Cristia-na da una parte della preghiera del Capo: “Fa’, o Signore, che io ti conosca. E la co-noscenza mi porti ad amarti e l’amore mi sproni a servirti ogni giorno più generoso”. Attraverso obiettivi, strumenti e tempi af-fronteremo la difficoltà di Capo Testimone,

Capo Catechista, la riscoperta delle radici della fede, l’Eucarestia, il Vangelo, l’in-contro con i Vescovi delle Diocesi, la cate-chesi narrativa. Il basamento della Scelta Politica, invece, è tratto da lettera ad una Professoressa di Don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”. Affronteremo il problema della difficoltà di relazione tra Capi e Fami-glie complesse, spesso allargate, con pro-blemi di disagio, disabilità, di integrazione culturale e vorremmo rafforzare tutto quel bagaglio di esperienze, contatti che ogni singolo gruppo e comunità ha nel terri-torio dove esercita, per far rete tra tutti i gruppi, per essere una grande comunità zonale, composta da piccole comunità, che condividono le risorse e colloquiano tra loro e fatto dell’unione la forza per essere a disposizione anche in eventi catastrofici atmosferici ecc. Il terzo albero maestro è la Scelta Scout, dove fondamento di base

è la Legge scout con tutti suoi arti-coli... sempre da ri-

spol-verare e rivivere, da tutte le cariche: dai Responsabili di Zona, ai Capi Gruppo, agli Iabz, ai singoli capi membri delle Co.ca, aumentando la cooperazione tra i gruppi e controllando e stimolando la formazione dei capi, che deve essere sempre permanente.

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Pattuglia P.C.Il Settore Protezione Civile era presente al Weekend Metodologico per supportare la Branca E/G nella specialità di squadriglia di “Pronto Intervento” e con i capi che erano con noi ci siamo confrontati sulle seguenti competenze che le squadriglie dovrebbero acquisire per conseguire la specialità:Essere sempre pronti, conoscendo le prin-cipali tecniche per intervenire, nelle emer-genze di primo soccorso o antincendio, trasmettendo e segnalando la situazione, o se necessario organizzando un trasporto di un ferito o la costruzione di un riparo per la notte, anche tenendo sempre presen-te la situazione meteo in cui ci si trova ad operare;Curare la parte logistica di una tendopo-li, o più semplicemente del campo estivo, compreso il montaggio di eventuali tendo-ni utilizzati per la cambusa e magazzino, organizzare la disposizione delle strutture (comprese le tende e gli angoli di squadri-glia) tenendo presente le vie di fuga, ge-stire il montaggio degli impianti idraulici ed eventualmente elettrici; Prevenire eventuali situazioni di emergen-za anche attraverso l’organizzazione di grandi giochi di simulazione e coinvolgen-do le altre squadriglie o il branco/cerchio, realizzare manuali e corsi sulla prevenzio-ne e sicurezza;Conoscere come operano gli enti ed or-ganizzazioni di pronto intervento come la protezione civile, i vigili del fuoco, le altre associazioni di volontariato, ecc…;Nei luoghi dove facciamo attività (sede, campo, ecc…) prevedere e prevenire pos-sibili situazioni di rischio;Come sempre il Settore Protezione Civile si rende disponibile ad assistere le staff di re-parto e le squadriglie che vogliono conse-guire questa specialità, contattate il vostro Incaricato di Zona per avere suggerimenti sulle missioni o per supportare le squadri-glie nella scelta delle imprese.

Tra le missioni emerse per la domenica troviamo anche la costituzione di un pla-stico di un campo di reparto con tutte le strutture. Riportiamo qui di seguito un ve-loce gioco che la Pattuglia Regionale vuole proporvi.

Disegnare su un cartellone i seguenti rife-rimenti: alcuni alberi isolati, bosco, fiume, punto acqua, strada per veicoli, ingresso al campo, indicando dove sta il nord e l’e-ventuale pendenza stessa del campo o la presenza di colline. Tagliare poi alcuni foglietti con su dise-gnate: alcune tende di squadriglia, alcune cucine di sq., alcuni angoli di squadriglia, cambusa, fuoco di bivacco, portale, penno-ne, bagni, rubinetti, docce, area ecologica, angolo preghiera, estintori, punto di primo soccorso, punto radio, area gioco/torneo, percorso hebert.I ragazzi dovranno attaccare i foglietti sul cartellone per pianificare il campo estivo ed annotare su un foglio eventuali consi-derazioni.

PC: un pronto intervento nel weekend metodologico

Proposta di missione!

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Il settore specializzazioni come già da un po’ di anni partecipa a questo tipo di even-to mettendosi a disposizione dei capi, ma è la prima volta che ne facciamo parte in maniera ufficialmente anche come orga-nizzatori.Questo ci fa’ un grande piacere perché il settore nasce proprio per mettere a dispo-sizione le sue competenze.Dal nostro punto di vista avremmo avuto bisogno di più tempo per poter sviluppare le tecniche propo-ste, ma poter spiegare ai capi che attraverso le tecniche, a patto che queste vengano continuamente rispolverate, e sviluppate le valenze educative del metodo scout.I nostri capi, poveri noi!!! Di-mostrano tanta passione ma scarsa competenza.Non si può prestare servizio senza una adeguata competen-za, perché essere competenti e’ un insieme di abilità che possia-mo adoperare per affrontare una situazione.

Il settore Specializzazioni si “presenta” alla Regione

Dal nostro punto di vista nel ambito del-la branca E/G abbiamo notato la grande competenza dei capi che hanno tenuto le sessioni di lavoro,un grazie particolare ai IAB per la loro disponibilità ad ascoltarci.Il settore ha colto l’occasione per farsi conoscere, visto che molti capi ancora non ci conoscevano, ci hanno rivolto tante do-mande e richieste di attività, speriamo che questo sia un buon punto di partenza!

Un abbraccio, Alessandro

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Negli anni ‘60 trovare un luogo idoneo per fare campeggi scout nel territorio marchi-giano, rispettando le allora vigenti norma-tive e osservando un certo stile, non era affatto facile e, laddove si trovava un ter-reno corretto, i prezzi erano limitanti.Verso la fine del ‘65 un capo del Civitano-va Marche 1 suggerí all’allora responsabile provinciale, Fulvio Terenzi, che la Provin-cia di Macerata proponesse alla regione la costruzione di una base scout, dove poter svolgere le attività all’aria aperta a costi ragionevoli e con i giusti comfort.La proposta fu accettata dai capi del-la provincia di Macera-ta e portata in Regione. Anche qui fu accettata con molto favore e fu chiesto a tutti i gruppi di ricercare al piú presto una localitá idonea per costruirvi la base.Nel 1967 l’As-semblea Regionale Capi delle Marche con-fermó, con voto unanime, l’iniziativa presa autorizzando il via alla sottoscrizione per il reperimento dei fondi volti a realizzare la base (i famosi biglietti verdi dati ad ogni capo gruppo).Per quanto riguarda il luogo dove ubica-re la nuova base scout, le segnalazioni di terreni adatti erano scarse. Il presidente della pro loco di Treia, Emo Papiri, fece una proposta interessante all’Assemblea Capi di Fermo, indicando il proprio comune come sede dello “scout park” (nome uffi-

.....liberamente tratta da uno scritto di Giorgio Brandi, che fraternamente ricordiamo.....

STORIA DELLA BASE DEL-LO SCOUT PARK

ciale concordato dai capi).Treia è al centro delle Marche, perciò come scelta risultava anche significativa. I capi incaricati visitarono molti terre-ni nella zona trovandoli poco adatti a un campeggio scout; la prima scelta cadde su un terreno in vendita, che comprendeva una casa colonica e una sorgente protetta.Uno dei capi decise di farvi un campo con il proprio reparto per verificarne le condi-zioni, ma, dopo aver firmato molti permes-si, incontrò grane burocratiche per l’uso della sorgente. Avendo ormai compilato tutti i permessi e avendo scartato l’ipote-si che quel terreno fosse quello giusto, il capo, a quindici giorni dall’inizio, cercò un campo vicino, dove poter montare le ten-de e trascorrere solo i giorni del campo di reparto.

Con l’aiuto del coman-dante dei Vi-gili del Fuo-co, trovò in una località conosciuta come “Pa-pacqua” un luogo per-fetto per il campo e na-scosto dalla vegetazione. In un secon-do momento si capì che tale terreno sarebbe sta-to adattis-simo per lo “scout-park”

non solo per la sua ubicazione piuttosto incontaminata, ma soprattutto perché era posto nella valle dove inizia uno degli acquedotti di Treia e, pertanto, dove c’era un’alta disponibilità di acqua potabile.Inizialmente non era in vendita, ma il pro-prietario, venuto a conoscenza della ricer-ca che portavano avanti i capi del territorio decise di venderlo. Nel settembre del 1968 fu firmato il compromesso di acquisto del terreno (di circa 9,3 ettari) per un impor-to di 3.300.000 lire; l’atto fu sottoscritto da Piero Albertini (commissario regionale

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ASCI), Fulvio Terenzi (commissario provin-ciale ASCI di Macerata) e dall’assistente ecclesiastico provinciale Don Dante Racci-chini.L’associazione, convinta di questa impresa, decise di svolgere il San Giorgio regionale del 1969 sul posto ed il Comune di Treia aiutò l’organizzazione allargando e siste-mando la strada di accesso al lotto. Il lavoro più difficile fu trovare il modo di reperire i fondi per acquistare il terreno rispettando le scadenze stabilite con il venditore. Per non mandare all’aria tutto il progetto, verso la fine del 1969, il nuo-vo Regionale dovette trovare un modo per trovare i soldi e per salvare la credibilità dell’ASCI regionale.Paolo Gigli, capo dell’Ancona 3 anticipò l’importo di 1.000.000 lire e i capi Fulvio Terenzi e Giorgio Brandi gli garantirono la restituzione di questi soldi con delle cam-biali.Così, all’Assemblea Capi del settembre 1970 (allora Consiglio Regionale Straordi-nario) fu realizzata l’operazione cambiali (10.000 lire a capo) con la quale fu rag-giunta una sufficiente tranquillità finanzia-ria e furono restituiti i soldi al capo che li aveva anticipati.Un ulteriore aiuto economico arrivò dalla Provincia di Macerata che devolse, grazie alla spinta di Raffaele Purifico (nuovo re-sponsabile regionale) i fondi che la prefet-tura assegnava ai gruppi scout per i cam-peggi estivi, all’impresa.E così si potè far fronte a tutte le spe-se notarili e legali per il riconoscimento

LA FONDAZIONE “ MARIO RINALDI” SOLLECITA TUTTI I GRUPPI E I SOCI

ORDINARI A VERSARE ILCONTRIBUTO PER L’ANNO IN CORSO

PARI AD € 30,00 (TRENTA/00),SOCI SOSTENITORI ALMENO € 50,00 (CINQUANTA/00) SUL C/C POSTALE

100 136 21.FACCIAMO RILEVARE L’IMPORTANZA

DEL CONTRIBUTO PER UNAGESTIONE MIGLIORE DELLE NOSTRE

CASE E TERRENI.CON L’AUSPICIO DI AVERVI PRESTO OSPITI NELLE NOSTRE STRUTTURE,

SALUTIAMO CON UN CALOROSO BUO-NA STRADA !!!!

IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE “MARIO RINALDI”

dell’ente morale “Fondazione Mario Ri-naldi”, persona giuridica privata voluta dall’associazione per l’intestazione dei beni immobili e per la costruzione dello “Scout-Park”.(fine 1^ parte) Orsola ed Andrea Spada

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Cooperativa il CastoroIl 27 settembre 1967, parte il periodo di prova e il 14 novembre, 14 individui (Bat-tistini Roberto, Baldini Lino, Fraboni Livio, Damiani Enzo, Panariello Franco, Ninetta Senesi, Giorgi, Ferruccio Melappioni, Piat-tella Fabio, Enrico Brutti (Chicco), Bachetti Giuseppe (Peppe), Berti Mario e don Clau-dio Merli, si presentano nello studio del notaio Olmi (sempre disponibile e genero-so nei confronti dell’Agesci) per fondare la Cooperativa “Il Castoro”. Per lungo tempo (non c’era vincolo di mandato) il Presiden-te è stato Roberto Battistini coadiuvato da Fabio Piattella come Presidente del Colle-gio Sindacale.Ma l’avventura era iniziata tanti anni prima (1966) da uno scambio di idee e di lettere tra maceratesi ed anconetani.I maceratesi avevano, in modo intelligen-te, costituito una specie di magazzino di uniformi per quanti avevano bisogno della “divisa”. A quel tempo chi forniva uniformi agli scout dell’A.S.C.I. erano la “Stella Alpi-na” di Firenze o “Lo scoiattolo” di Genova.L’idea dell’allora Commissario Regionale, Giorgio Brandi, era di avere anche nelle Marche una Rivendita scout.Leggiamo un passo del Commissario Pro-vinciale di Macerata: “la gestione presen-tasse garanzie per il presente e per l’avve-nire” utilizzando una persona “volontaria” che non può vivere di questo lavoro, dati gli esigui guadagni.Il volontariato viene prima, “il problema fi-nanziario ed organizzativo, se pur grande, passa in seconda linea” : era il 2 marzo 1968.L’anno dopo, alcuni scout di Ancona ed il Commissario Provinciale…. Presero in affitto, in via Ascoli Piceno 121, un appar-tamentino in un sottoscala, per adibirlo a sede del Commissariato e Provinciale e Re-gionale e, struttura nuova ed importante, a sede di Rivendita di uniformi scout.Questo era stato reso possibile dall’ac-cordo stipulato con la “Stella Alpina”. La Cooperativa di Firenze forniva al Commis-sariato anconitano le uniformi che veniva-no pagate, una volta vendute. Nel pagare, così come concordato, una piccola per-centuale rimaneva ad Ancona. I distintivi

Un po’ di storia... venivano, invece, acquistati direttamente presso il Comitato Centrale con il prestito concesso dal Commissariato.Questi piccoli ma importanti “risparmi” e la gratuità di quanti si erano resi disponibili a svolgere questo servizio che non chie-devano nemmeno una lira di rimborso per spese sostenute in viaggi, riunioni o altro.Sono stati questi pionieri a rendere grande la nostra Cooperativa!Il buon Nardone, in qualità di dipendente delle ferrovie, si sobbarcava l’onere di an-dare a Roma o a Firenze o a Bologna per acquistare il materiale per la Rivendita: tanto, viaggiava gratis!La Rivendita era gestita da Nardone, Batti-stini, Panariello, Enzo Damiani e suo padre Mario. Proprio per Mario, morto mentre Enzo si trovava a Roma per una delle tante riunioni del C.P.U. (Comitato Permanente Uniformi), il Responsabile Regionale Enri-co Brutti chiese la benemerenza al Capo Scout, Ottavio Losana, e alla Capo Guida, Claudia Conti, che la concessero l’11 aprile 1981 con la seguente motivazione: “con riconoscimento per il suo servizio all’Asso-ciazione svolto con impegno, con costanza e con esemplare dedizione”.Si può servire l’Associazione in tanti modi!Appena costituita Roberto e Livio partono per Bologna per acquistare da un certo don Bicocche sacchi letto e zaini dismessi dall’esercito.La Cooperativa nasce (art.2) per uno sco-po preciso: “La Società ha per oggetto la fornitura all’ A.G.E.S.C.I. e alle sue riparti-zioni territoriali (regione, zone, gruppi) di beni e servizi utili per lo svolgimento delle attività associative”.Il clima e lo spirito di quanti operavano volontariamente hanno contagiato e con-tagiavano coloro che si avvicinavano alla cooperativa: lo stesso notaio pretendeva di essere rimborsato per le sole spese soste-nute e non per la sua azione notarile.

PadròGli stessi operatori, prestando la loro ope-ra gratuitamente, permettevano di avere dei margini di guadagno che, con l’andare del tempo, si sono rivelate vere e proprie economie. Questi risparmi, integrati da genitori scout e da “Padrò”, hanno costitu-ito un fondo importante e per gli acquisti e

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per interventi a favore di qualche scout o gruppo in difficoltà.Padrò, così era conosciuto dai vecchi scout, Livio Fraboni, il padre di tutti gli scout anconitani e non solo. Colui che dirigeva, animava, spronava … o, sinteti-camente, colui che era la Cooperativa: un burbero benefico. A lui è stata giustamen-te ed opportunamente intitolata la nostra sede regionale.La crescita della Cooperativa era lenta e costante. Questo progresso ha permesso di restituire, nel tempo, il prestito che i soci iniziali avevano fatto. La fiducia reci-proca non è venuta mai meno.Invece, è venuto meno, a seguito di un improvviso ricovero, Padrò. Ma era da tempo pronto il suo degno successore, Enzo Damiani, che con Roberto Battistini costituiva la trimurti della Cooperativa.Il passaggio avvenne senza traumi il 14 aprile del 1984. Ad Enzo, che si era recato a trovare Livio in ospedale, fu consegnata una busta con i soldi che lo stesso non era riuscito a versare. La comunicazione fu ge-stuale, visto che Livio non era in condizioni di parlare.

Nuova gestionePrimo atto di Enzo fu quello di chiudere i conti nominativi intestati alle persone per far confluire tutte le somme in un unico conto ufficiale intestato all’Associazione.La sua frequentazione del C.P.U. l’aveva portato a conoscere casi analoghi nei quali gli eredi di alcuni gestori, avevano ritenuto i soldi sul conto proprietà del proprio geni-tore e non della cooperativa.Il conto ufficiale era il n. 1158, aperto negli anni ottanta; sarà gestito da Enzo Damiani e Piera Blasi, su mandato dei R.R. Enrico Brutti e Carla Piccinini. Tale con-to vedrà anche il lascito testamentario di Livio Fraboni.I frutti di tale conto li avrà, a fine 1999, la Fondazione regionale “Mario Rinaldi”; non solo perché la Cooperativa doveva chiude-re l’anno dopo (così era stabilito nello Sta-tuto, salvo proroga che – giustamente – è stata fatta nel novembre 2000), ma anche per tacitare alcune voci che incominciava-no a circolare in Associazione. Sapete bene che “la calunnia è un ven-ticello…” e prima che si trasformasse in

folata o raffica si trovò questa soluzione. Ma, a nostro avviso, i capi di allora si sono dimenticati di ringraziare opportunamen-te i pionieri della nostra Coperativa, scout che testimoniavano la Legge e la Promessa con il loro servizio e la loro quotidiana vita. Persone simili non andavano messe in di-sparte!

Il personale.La Cooperativa continuava ad operare coi volontari: Maura, moglie di Enzo, dal 1984, Nardone, suocero di Roberto, dalla fondazione, e Lino Baldini dal 1987. Su indicazione dell’I.R.O. (incaricato regionale all’organizzazione) Daniele Olivi si pensò di regolarizzare la posizione dei 3 volon-tari, anche per non avere futuri problemi. I due pensionati non accettarono, per non vedersi diminuita la pensione. Solo Maura fu messa in regola e presto affiancata da Alessandra (1996) e Alessandra (2000) : le nostre tre colonne che, con grazia e competenza, gestiscono di fatto la Coo-perativa in Ancona e da Ancona anche le altre tre sedi che, nel frattempo, si sono aperte a Fermo, Matelica e Pesaro.Intanto la sede regionale, con all’interno la Cooperativa, si trasferisce da Via Dalma-zia, 88 a via Einaudi,14. Era l’anno 1990: un grande e importante trasferimento ed investimento.Da questo momento gli scout delle Marche hanno una sede regionale notevole, dotata di una segretaria (stipendiata, per i pri-mi anni, dalla cooperativa) e di stanze ed attrezzatura per riunioni. Hanno, anche, un magazzino-rivendita, assai rifornito e che rifornisce le altri sedi, proprio per dare un servizio sul territorio. Tutto acquistato e mantenuto coi guadagni della Cooperativa che, una volta ottenuto l’utile, lo ha sem-pre ristornato ai soci.

ProblematicitàQuesta strada che, dopo gli inizi difficili, si rivelava sempre più piana e grande ha ri-velato, come tutte le strade che non godo-no della normale ordinaria manutenzione, crepe e buche anche consistenti.La nostra antica cultura contadina ci ha da sempre insegnato che la terra e le pian-te vanno seguite e curate con interventi mirati, fatti presto, proprio per avere buoni

Cooperativa il Castoro

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rendimenti.Non c’è stata tutta questa cura in tutte le nostre sedi. Non c’è stato il necessario controllo da parte di chi rivestiva deter-minati ruoli. La conseguenza è stata una perdita di quasi 100.000 euro che, in que-sti tempi di crisi, si fanno pesantemente sentire, nonostante il lavoro congiunto del CdA, del personale e del Co.Re. e l’irrita-zione di alcuni capi legati più al proprio territorio che all’Associazione. La strada maestra era quella prevista dalla legge ita-liana, si è ancora una volta scelta la legge scout: abbiamo fatto la scelta giusta?!Noi confidiamo…

Oggi.La Cooperativa è gestita da un CdA (Con-siglio di Amministrazione) composto da 5 membri eletti ogni tre anni dai soci. Sono soci della Cooperativa tutti i capi gruppo delle Marche, in rappresentanza del propri gruppo, ed alcuni soci a titolo personale.Si può essere eletti fino a tre mandati consecutivamente. Ogni mandato dura tre anni.Quattro anni fa Piera Blasi, Carlo, Pesco, Elisabetta (Betti) Cianforlini, Simone Baldi-ni e Luca Contadini, hanno iniziato il lavoro di risanamento. Lavoro che continua anco-ra e che, credo, non terminerà con questo CdA e che ha visto la sostituzione di Betti, non più rieleggibile, con l’I.R.O. Domenico Bergamaschi a significare la volontà della Cooperativa di essere un tutt’uno con l’A-gesci regionale.Abbiamo intrapreso un cammino con l’Age-sci che prevede contatti continui con i R.R. per una politica unitaria; coi Consiglieri Generali, per renderli edotti delle possi-bili scelte chiamati a fare; con la Fo.Ca. per informare i futuri capi che l’educa-zione passa anche attraverso l’economia (per Aristotele, la scienza della casa); con le Zone, partecipando da poco alle varie assemblee, per riprendere con tutti i capi quel legame che negli ultimi tempi si era interrotto, affinché nel dialogo si conosca-no i reciproci “desideri” e non si parli per sentito dire.

La vendita: Come già detto sopra, la nostra Cooperati-va è nata, cresciuta e vissuta grazie all’im-pegno quotidiano ed instancabile di tanti volontari. Nel 1992 causa diversi fattori (i volontari fondatori su con l’età, l’aumento dei soci, l’ accrescimento di clientela non scout…) si decise di assumere dei dipen-

denti che, insieme ai volontari, garantis-sero e continuità e presenza quotidiana in cooperativa.In questo momento la cooperativa ha 4 dipendenti, 3 ad Ancona e 1 a Fermo, e diversi volontari nella sedi di Matelica e Pesaro.Il lavoro svolto nella sede principale è mol-to vario: servizio al banco, ordini stagio-nali e quotidiani ai fornitori, raccolta ordini dalle filiali ed invio merce richiesta, pulizie, contabilità, gestione computerizzata del magazzino, gestione resi. Anche in filiale, essendo aperti solo due/tre giorni la set-timana, il lavoro è molto intenso. Inoltre si cerca di dare a tutti i clienti un servizio coerente con quelli che sono i valori dello scautismo: • Essenzialità: si cerca di aiuta-re i genitori ad acquistare solo il materiale indispensabile ed il più adatto all’uso. • Economicità: si propongono articoli di qualità, che durando nel tempo, garantiscano un buon rapporto qualità/prezzo • Eticità: tutti i nostri prodotti, uniformi e scoutech, sono controllati e cer-tificati.Il cliente che entra in cooperativa non deve acquistare dei semplici prodotti, ma dei valori, cosicché anche la cooperativa sia strumento di divulgazione dei valori scout.Riteniamo infatti che la cooperativa debba essere la vetrina dell’associazione.ve… domaniCi aspettano tempi difficili dai quali pos-siamo uscire solo con l’aiuto di tutti, sen-za essere refrattari o campanilisti, con la programmazione degli acquisti, con la frequentazione della Cooperativa non solo per “fare compere” ma anche per vicinan-za ( da R.R. e non solo, si iniziava la riu-nione solo dopo essere passati in Coopera-tiva!), con l’impegno volontario nelle varie sedi anche con prestazioni maggiori … e con l’occhio attento ai conti.Una eccessiva o continua perdita ci co-stringerà a trovare soluzioni non costose per tutti o a ridimensionare materiale o persone o sedi.

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L’Associazione Tenda di Abramo da più di venti anni offre accoglienza agli ospiti che bussano alla porta verde di Via Flaminia, grazie al contributo quotidiano dei propri volontari.Fra gli obiettivi dell’Associazione, oltre alla gestione della casa dove vengono offerti agli ospiti pernotto, cena, ascolto, doccia ecc, esiste anche la sensibilizzazione del territorio verso i temi dall’accoglienza e dell’attenzione alle persone considerate “ultime”. In questo ambito rientra l’orga-nizzazione del convegno dal titolo “decoro urbano e decoro umano” con Don Luigi Verdi fondatore della fraternita’ di Romena a Pratovecchio (www.romena.it), in pro-vincia di Arezzo.Il tema fortemente attuale e la grande au-torevolezza del relatore hanno fatto sì che la sala del Centro Pergoli si riempisse com-pletamente nella piovosa serata di giovedi 29 Novembre.L’approccio di Don Luigi e’ stato, da subito, di gran ritmo e l’intervento si è ascoltato tutto d’un fiato, senza pause. Con momen-ti di grande coinvolgimento da parte di tutti.Durante la serata non sono state fornite “ricette” o “ideologie teoriche” da seguire. Per “accogliere l’altro” occorrono innan-zitutto “silenzio” e “liberta’ interiore”. Il lavoro da fare parte dalla singola perso-na. Per riconoscere la vita occorre prima di tutto la capacita’ di abbracciare la vita stessa e quello che offre anche se i no-stri tempi rendono difficoltoso assapo-rarne appieno la bellezza . La percezio-ne e la diffusione della solitudine nella quale vivono le persone, l’uccisione della “capacità di responsabilità”, la difficoltà di essere donne e uomini consapevoli dei propri tempi perché hanno “tocca-to la vita reale”, ma anche i ritmi folli ai quali siamo sottoposti oggi, rispetto alla lentezza dei ritmi delle generazio-ni passate, danno la sensazione di un tempo fermo. Un tempo al quale hanno “stroncato le gambe”.Secondo Don Luigi la crisi, dunque, pri-ma che essere economica e’ nei valori,

Decoro urbano e decoro Umano

neutralizzati dal micidiale “mix di veleni iniettato” ai nostri tempi. Anche la violenza di cui si parla e di cui leggiamo è il risul-tato di un impasto fra egoismo e paura: la chiusura, la solitudine, la continua cor-sa non permettono un cuore aperto, che sappia leggere la concretezza, che sappia dare un nome oggettivo alle situazioni.Che si fa allora? Se non è possibile avere ricette esistono, quanto meno, possibili percorsi? La metafora utilizzata è quella del mandorlo che prima di dare frutti co-mincia a fiorire. Se non si può avere l’otti-mo non è detto che non si debba tentare… Il fondatore della fraternita’ di Romena propone di non stare ad aspettare, ma di cominciare intanto a camminare, “a fiori-re”.

Centro di solidarietàe servizio - ONLUS

Falconara Marittima (AN) Via Flaminia 589 - Tel. e Fax

0719160221

[email protected]

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In questo senso fondamentali sono la ricerca perseverante di “libertà interiore”. Vanno individuati gli idoli ai quali corriamo dietro, sapendo riconoscerli. Poi le persone devono lavorare sulla “capacità di perdo-no”.Chi non sa perdonare il suo passato ha il futuro chiuso. Infine, per poter ripartire, ci si deve dotare della “forza della debolez-za”. Gesù ci dice “non abbiate paura”. La paura se non affrontata e guardata rischia di ingabbiare, di bloccare le persone e le situazioni. Don Luigi ha insistito nella necessita’ di sforzarsi, di faticare per una VIta che sappia trasformare le situazio-ni negative: come gli uccelli che quando arriva il vento contrario non tornano indie-tro, ma sbattendo le ali piu’ forte planano e arrivano ancora prima a destinazione... Perche’ solo cosi si riesce ad “abitare la Vita”.E allora viene facile comprendere come sul tema specifico dell’incontro, “decoro urba-no e decoro umano” , non vengano fornite soluzioni o vie obbligate. Al contrario, Don Luigi ci dice letteralmente: “fate come credete”. Ma occorre essere consapevoli che se si innalzano barriere, si costruisco-no steccati, si fugge dalla Vita, dalla realtà che ti interroga nella sua complessità e soprattutto… si rischia di lasciare degli An-geli fuori della porta! Le persone, credenti e non credenti, sono invitate ad impastare i sogni con la Vita. Per i credenti si tratta di anticipare “pezzi di Regno di Dio” sulla Terra. E allora sperimentiamo come sia possibile coniugare decoro urbano e de-coro umano. Troppo spesso la paura e il senso di solitudine alimentano la tentazio-ne di utilizzare come scusa la “ricerca del decoro” arrivando a classificare le persone per categorie con conseguente marginaliz-zazione e giustificazione di azioni a salva-guardia della sicurezza. Nella serata tra-scorsa assieme a Don Luigi dai numerosi presenti si è intravisto un orizzonte diver-so. Dove bellezza e tenerezza possono andare a braccetto. A vantaggio di tutti.”La Tenda di Abramo

Chi siamo

L’associazione “La Tenda di Abramo” opera nelle seguenti attività: gestione di un centro di prima accoglienza per sen-za fissa dimora ed immigrati;accompagnamento e sostegno degli ospiti della suddetta casa nella ricerca di soluzioni abitative e/o lavorative;formazione degli operatori volontari e sensibilizza-zione della cittadinanza sui temi della solidarietà, della giustizia sociale e dell’interculturalità.

Il centro di prima accoglienza può ospitare fino a 10 persone di sesso maschile e 3 di sesso femmini-le (o una famiglia) e svolge continuativamente un servizio di prima accoglienza gestito da soli opera-tori volontari.Il centro è aperto tutti i giorni dalle 18.30 alle 7.00.

L’attività svolta dagli operatori è volta al buon fun-zionamento della casa di accoglienza ed a fornire la possibilità per l’ospite di ristabilire un contatto umano spesso venuto a mancare. A tali attività si accompagna una continua opera di sensibilizzazio-ne nei confronti delle marginalità.

Oltre al centro di prima accoglienza l’associazione gestisce una casa di seconda accoglienza destinata a persone che, transitate nel centro di prima ac-coglienza, trovino lavoro e che, non disponendo di una soluzione abitativa certa, considerata l’impos-sibilità di poter pagare gli affitti con i relativi canoni anticipati richiesti dal mercato, non permetterebbe, in assenza di interventi dell’associazione, la conser-vazione del posto di lavoro. L’associazione concede la possibilità di dimorare in questa casa per 2 mesi.

5 per mille Se sei interessato a destinare il tuo 5 per 1000 al sostegno del servizio alle Persone Senza Dimora offerto dalla nostra associazione, ci sono tre modi diversi di farlo.Puoi:- compilare un’apposita scheda se non denunci alcun reddito;- oppure se fai il modello 730, compilare anche il modulo 730bis;- oppure, quando consegnerai il modello UNICO, devi scriverlo nel frontespizio vicino alle informa-zioni sulla destinazione dell’8 per mille.Prendi i documenti che ti servono e annota questi dati:occorre1. firmare in corrispondenza della dicitura “Soste-gno delle organizzazioni non lucrative”2. scrivere il codice fiscale della Tenda: 93023980423

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Riceviamo dai capi di tutta la Regione,e volentieri inoltriamo...

La posta di Mi

Caro amico ti scrivo … ma come dopo 10 anni? Eh si hai ragione, ma in verità in questo periodo ti abbiamo inviato diverse cartoline con i nostri più affettuosi pen-sieri per te. Ora, però, ci sembra giunto il momento di ricordarti non solo nel nostro quotidiano, come facciamo da quando all’improvviso te ne sei andato, lasciandoci veramente “orbi”, ma anche a tutti coloro che , pur avendo condiviso con te tratti di strada più o meno lunghi, conservano memoria di te e dei tuoi insegnamenti. Ecco perché prendo carta e penna per scri-verti anche a nome della nostra Comunità Capi, nella speranza di essere in grado di fare sintesi dei sentimenti che proviamo per te. Un piccolo “ inciso“ personale me lo vorrei però permettere perché ho avuto il privilegio di aver condiviso molta stra-da con te nel servizio. Sei stato per me un costante punto di riferimento e, anche quando sono stata chiamata a prestare altri servizi in Associazione, una guida preziosa con i tuoi con-sigli. Ho appreso da te “l’arte del Capo”, nulla ti sfuggiva nell’atteggia-mento e nei bisogni dei ragazzi e dei Capi e, fin dall’inizio, mi hai inse-gnato non “a guarda-re” ma “ad osservare”. Non dimenticherò mai quando sono entrata in Comunità Capi e mi hai detto, guardandomi tra il serio e il faceto: - “ Guarda che devi dare una disponibilità per al-meno tre anni”. Ne sono trascorsi ventinove e se sono ancora qui que-sto lo debbo anche a te

Caro amico ti scrivo...perché, attraverso il fare, mi hai insegnato anche l’essere, il profondo significato della scelta di essere Capo. La tua presenza tra noi continua ad essere palpabile, anche dopo dieci anni; se ci penso mi sembra impossibile che sia trascorso tanto tempo così spesso il tuo nome ricorre nei nostri discorsi, dai capi più “anziani” a quelli più giovani. Sei presente quando entriamo in sede, dove fanno ancora bella mostra di sé i tuoi lavori, o quando andiamo allo Scout Park, dove abbiamo messo a dimora insie-me ai nostri ragazzi tante piante che ora sono cresciute rigogliose. Era il tuo orgo-glio e qui hai profuso tempo e lavoro fino alla fine. Partecipi sempre alle nostre usci-te e ai nostri campi dove ricordiamo le tue barzellette, le battute scherzose ma anche i tuoi moniti. E che dire dell’accuratezza con cui si dovevano preparare i campi e le animazioni, per non parlare dei costumi, quando si impersonava un personaggio si andava in scena con trucco e parrucco. Ci tenevi tantissimo alla cura dei particolari e io, con l’aiuto di Erminia preparavo i costu-mi, poi quando era il momento procedevo alla vestizione. La tradizione continua, tutti

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Sono Pierluigi C.R. del Monte S.Giusto

Vi scrivo per farvi conoscere il mio pen-siero dopo 5 anni in qui sono rientrato in “gioco,” mi sono ricomprato l’uniforme perché la mia era dell’ASCI, e nel 1981 a vent’anni lasciai l’associazione per l’u-niversità fuori sede, e perché oggi sono cresciuto di peso (e di età) e quindi non ci rientro più in quei panni.Sono ritornato in gioco perché in quei

Alla redazione di MS

i nostri Capi sono attentissimi alla prepara-zione dell’animazione e tu avevi ragione ad insegnarci ad essere così esigenti nell’am-bientazione: i ragazzi vengono maggior-mente coinvolti e nel contempo impara-no. Sei stato veramente un Capo a 360°, come Capo Unità ti sei sempre preoccupa-to di operare un corretto trapasso di nozio-ni e di curare un’equilibrata relazione con i Capi e con i ragazzi. Come Capo Gruppo hai diretto con autorevolezza la nostra Co-munità di cui sei stato, con il sostegno del nostro Parroco Don Giovanni, uno dei Capi fondatori. Siamo cresciuti di età e di nu-mero e il nostro Gruppo continua la stra-da tracciata, cercando di essere attenti alla formazione per essere al passo con i tempi e, pur tra le difficoltà della società di oggi, continuiamo il nostro servizio. Quanto a te mi piace ricordarti quando, in attesa che i ragazzi si sistemassero nelle tende per poi controllare che il campo fosse “ calmo e si-lente”, seduto su un masso suonavi la tua armonica. Un affettuoso grazie da noi tutti per i tuoi insegnamenti e per il servizio svolto nel nostro Gruppo e nella Comunità della nostra Parrocchia di San Pio V. Rita e tutto il Gruppo Grottammare1

panni c’era il mio vissuto, e forse non ho vissuto abbastanza, così ora trasmetto i miei sogni ai “mi ragazzi ”e cerco ora di leggere i loro sogni in questa trasforma-zione sociale, piena di “bombardamenti di informazioni”.Non ci rientro però in queste trasforma-zioni metodologiche che non assimilo, ho i miei due figli in branca E/G, e vivo con loro anche il cambiamento educativo alla crescita veloce.Il cambiamento di cui mi riferisco è sulla “scelta” metodologica di aver ridotto gli ex 5 livelli alle attuali tre tappe, di far fare i campi di specialità a ragazzi che quando rientrano in sede non tramandano nulla agli altri, e quelli di Squadriglia poi serve solo per prendere la bandierina verde ( ma a loro cosa rimane?) per la riconferma nell’anno successivo poi perché non gli si consegna sia l’attestazione che la bandie-rina? Sono passati più di 35 anni quando ero caposquadriglia e il mio Capo Riparto con lo Staff, prima ci insegnavano le cose poi noi le tramandavamo ai squadrigleri, con le sfide al San Giorgio con altri Paesi, di chi era la Sq. più brava, più forte, ecc c’era più grinta, anche perché l’alternativa era il bar.Questa grinta che oggi o è cambiata o sono in che non la vedo più nei giovani Capi Reparto, e penso che poi la si tra-smette agli altri, i quali con questa infinità di eventi Campetti, incontro tra Capo SQ., pre-S. Giorgio concentrati come date non so quando assimilino, e noi riempiamo solo i loro moduli di partecipazione.Le botteghe del capo, penso che sono solo l’unico evento( non impegnativo di tem-po) in qui la varie Staff possono fare for-

mazione, verificarsi sulla propria formazione, perché non la si acquisi-sce nel C.F.M e C.F.A. che ho fatto in questi 5 anni, con una mia Co.Ca. che non so’ quando faccia formazione, o tradizione, dato che con mio stupore(e litigate) tento di fare trasformazione, perché sono in cerca di nuovi sogni . Gradirei una risposta alla lettera per sapere se sono io in antitese col siste-ma, o come si sol dire sono “l’ultimo dei boy-scout “

Buona CacciaMacerata il 29 Novembre 2012

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... e nel prossimo MarcheScout?

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... e nel prossimo MarcheScout?

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AssociazioneGuide eScoutCattolici

Italiani & la Pattuglia

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