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Progettare perchè... Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani n. 1 / 2012 Il nuovo calendario 2013 p.16 Il nuovo progetto regionale p.23

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Progettareperchè...

AssociazioneGuide eScoutCattolici

Italiani

n. 1 / 2012

Il nuovocalendario 201

3p.16

Il nuovoprogetto regionalep.23

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Editoriale 3La posta di Mi riceviamo e volentieri inoltriamo... 4Punctum 5Zona Alta Marca Progetto di Zona 2012 / 2015 6Zona Faleria Convegno zona Faleria 8Zona Picena Oltre il tempo di questo momento, fino

alla città che vorrei 9

Pattuglia P.C Chi chiamo nell’emergenza 11Piccole orme L/C, settore P.C.! 12

Cooperativa ilCastoro

Progetto triennale operativo 14

Calendario scout 2013... 16...Una storia Scout... 18

Branca E/G Riflessioni sul tema “Progettare Perchè” 22ComitatoRegionale

Il nuovo Progetto regionale 23

Internazionale Speak out, tell your Story! 28La posta di Mi riceviamo e volentieri rispondiamo! 29e nel prossimo nu-mero?

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Sommario

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EditorialeTra le mani avete una nuova versione di MarcheScout, diversa dalla

precedente nella sua veste grafica e nei suoi contenuti, una cosa però

non è cambiata: la nostra volontà di raccontare la nostra regione.

Ci abbiamo provato in tanti modi, probabilmente poco efficaci, questo

è un altro tentativo, dare la voce a tutte le zone, alle pattuglie e più

in generale far emergere le riflessioni e le buone pratiche messe in

atto dai capi della regione.

In questo numero abbiamo deciso di partire dal progetto, interrogan-

doci sui perché dei tanti progetti che ogni anno portiamo avanti, par-

tendo anche dalla stesura del nostro nuovo progetto regionale (di cui

trovate una sintesi).

In ballo ci sono anche altre novità, ma ogni cosa a suo tempo.

Ringrazio con piacere chi ha contribuito attivamente a questo nume-

ro, alla “vecchia” pattuglia stampa: Francesco, Giuseppe e Carlo che

hanno deciso di seguirmi, supportarmi e sopportarmi in questa nuo-

va. È con piacere ed orgoglio che ringrazio anche chi, da pochi mesi,

si è buttato in questa esperienza, rappresentando finalmente anche

altre zone: Caterina, Mauro, Barbara e Daniele.

Buon Volo, Buona Caccia e Buona strada a tutti

Sara Federici

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La posta di MiRiceviamo dai capi di tutta la Regione,e volentieri inoltriamo...

Il rispetto della puntualità è una delle buone abitudini scout che pretendiamo dai ragazzi/e, ma mentre va a buon fine per l’inizio delle riunioni ci accorgiamo che non è rispettata a livel-lo della branca capi. Addirittura siamo arrivati a far iniziare le Assemblee con notevole ritardo rispetto agli orari del programma. Nell’ultimo Convegno del 26 febbraio, quando per l’ennesima volta ho fatto presente la cosa ai Responsabili regionali, mi è stato risposto che è necessario aspettare a oltranza i ritardatari. E perché? Non è forse altrettanto importante rispettare i capi arrivati puntualmente.

Inoltre, quando ho anche fatto notare che è bene evitare che le Assemblee avvengano nello stesso giorno di altri eventi, come l’ultimo incontro dei delegati di dicembre che coincideva con l’arrivo alla stazione di Ancona della ‘Luce di Betlemme’, mi è stato risposto che il Comitato regionale non può sapere tutto e che la branca rover avrebbe dovuto far presente quest’im-pegno. Approfitto di questa occasione per informare il Comitato regionale che la ‘Luce di Bet-lemme’ è un evento che si svolge a livello nazionale da vent’anni, aperto a tutte le branche dei gruppi scout. La sua data è sempre una settimana prima di Natale. Per ritornare all’argomen-to della mia lettera, che è la buona abitudine della puntualità, credo che non sia impossibile organizzarsi in modo da evitare queste spiacevoli situazioni, che non riguardano solo l’aspetto formale dello scoutismo. Dato che pretendiamo puntualità e partecipazione dai ragazzi/e come metodo educativo, dobbiamo essere noi i primi a dare l’esempio. Sarebbe opportuno aprire un fraterno confronto affinché le cose che non vanno non restino come sono e parlare di educazio-ne permanente non sia un discor-so retorico e vuoto.

Fraternamente

Ferruccio Melappioni

CATTIVE ABITUDINI DEI CAPI

[...e a pagina 29 rispondiamo!]

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Punctum

Un progetto prende le mosse da: desiderio di mettersi alla prova, senso di avventura, necessità, gioco, pianificazione, costrizioni, imposizioni…Il progetto è un metodo utile per portare a termine gli obiettivi dello scoutismo ma anche della vita. Quanto ti coinvolge questa affermazione?Dalla potenza dell’idea alla realizzazione reale, concreta, fattiva, spesso passa molta strada, e non sempre nella stessa direzione. Cosa puoi raccontarci a questo proposito?Analisi, progettazione, realizzazione, verifica: quale fra queste quattro fasi o momenti ritiene indispensabile e fondamentale nel-la realizzazione di un progetto? O vorresti usare altro/i termini?All’interno di una società in continua evoluzione e mutamento, lo strumento verifica ha senso alla fine di un percorso progettato o anche in itinere? E quando tutto va … Ha ancora senso la verifi-ca? Si progetta sulla base di un’esigenza educativa individuata o sul-la base di una tradizione consolidata?Dal progetto al programma: c’è linearità, consequenzialità, mar-ginalità, difficoltà, menefreghismo, o…?Un progetto fallito può insegnare e aprire nuove porte? E’ un tabù sbagliare?Quanto ognuno di noi è disposto a camminare sul progetto che ha scelto come scout?Partecipare alla nostra associazione vuol dire abbracciare il pro-getto di gruppo, quello di zona, quello regionale e quello nazio-nale... Ne siamo davvero consapevoli?Io e il mio progetto del capo: come lo sto vivendo nei diversi am-biti associativi?

La vita degli scout è piena di progetti di ogni tipo, da quello dell’angolo di squadriglia al progetto educativo. Anche questa rivista parte da un progetto quanto mai ambizioso: porsi come luogo di incontro, scambio, di-scussione, verifica, condivisone della vostra esperienza di servizio analizzata attraverso diverse direttrici come ad esempio quella del progettare: cosa ne pensate? Per aiutarvi o complicarvi l’esistenza ab-biamo delineato alcuni spunti su cui riflettere e intervenire, ma aspettiamo anche angolazioni nuove e diverse, le vostre, su cui confrontarci. Condividete la vostra idea o esperienza sui progetti che avete in corso.

I progetti sono promesse che la fantasia fa al cuore; e il cuore non rifiuta mai questi pericolosi regali. [Jean-Louis Vaudoyer, La bien-aimée, 1909]

““PROGETTARE NUOVI PERCORSI...

IO E IL MIO PROGETTO... COSA CAMBIARE?COME IMPARARE DAGLI ERRORI?

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Zona Alta MarcaPROGETTO DI ZONA 2012-2015..Progettare nella continuità...

Salve siamo la Zona Alta Marca e vo-gliamo parlarvi del nostro Progetto di Zona. Tutto ha avuto inizio nell’assem-blea di Zona dello scorso novembre durante la quale è stato approvato il progetto per gli anni 2012-2015.

Come obiettivo di fondo abbiamo in-dividuato la riscoperta degli scopi sta-tutari della zona per far aumentare nei capi la consapevolezza del ruolo di supporto che la struttura zona può e deve dare alle proposte contenute nei Progetti educativi delle singole Comu-nità Capi.Così abbiamo strutturato il progetto nei seguenti quattro ambiti: formazione e crescita delle comunità capi; formazio-ne ricorrente dei capi; coordinamento dei gruppi esistenti e sviluppo; rapporti con la realtà in cui si opera.

Per rispondere ad alcune criticità emer-se all’intero delle Comunità Capi – con-sapevolezza della scelta cristiana del Patto As-

sociativo, vivere concretamente lo scouting, rendere gli incontri di zona sempre più luoghi for-mativi e meno aridi momenti di disbrigo di aspetti burocrati-ci – abbiamo in programma per la Settimana Santa del 2013 una Route Capi, incentrata sulla scelta di servizio educativo del capo quale espressione della propria vocazione cri-stiana. Per il lancio di questo evento abbia-mo pensato di utilizzare l’Assemblea di Zona di domenica 20 maggio e di renderla un po’ speciale!Ecco un breve racconto. Ritrovo dei partecipanti alla stazione di Cerre-to d’Esi; dopo il momento iniziale di benvenuto ci siamo incamminati per la Chiesa della Madonna delle Grazie. Qui c’è stato l’incontro con i tirocinanti che hanno raccontato quanto emerso dall’appuntamento a loro riservato il gior- no precedente

per confrontarsi sul primo anno di servizio appena vissuto.Dopo la parte-cipazione alla Santa Messa celebrata da don Gabrie-le Trombetti (Assistente del gruppo Cerreto 1) è iniziata..... l’assem-blea del-la zona “Sulla Strada”.

Ricostituite le cin-que Co.Ca. (Lavori in corso; Senso uni-

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co;

Caduta massi; Linea conti-

nua; Divieto di sosta) della zona, è stato ripreso il cammino per arrivare, dopo 6 km., alla base scout di San Fortunato (560 m. s.l.m. alle pendici del Monte San Vicino).Lungo il percorso le Co.Ca. si sono ci-mentate in prove di abilità (espres-siva e manuale) e in momenti di riflessione che richiamavano i temi della route (la conoscenza della realtà nella quale si opera; la fedeltà alla scelta di servizio; la serenità del servizio).Giunti a San Fortunato, “rientrati nei

panni” dei capi della zona

Alta Marca, abbiamo terminato la presentazione della route con la consegna della griglia di riflessione che ci accompagnerà nel cammino di preparazione alla stessa.Dopo brevi resoconti dell’Assem-blea Regionale, dell’Assemblea dei soci della Cooperativa Il Castoro, del Consiglio Generale, l’ordine del giorno prevedeva la “Sagra della zona Alta Marca”.

La pioggia pomeridiana ci ha costretti a ridimensio-

nare il program-ma: annul-

late

le gare di giochi e canti popolari, ma non ci ha impedito di accen-dere il fuoco per prepa-rare braciole, salsicce e bruschette; il tutto accompagnato da un bicchiere di Verdicchio di Matelica (specialità della zona) e dal sottofondo (chitarra e voce) di no-stalgici brani musicali.

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Convegno Zona Faleria 26-27 Maggio 2012

Nei giorni 26/27 maggio la Zona Fale-ria si è incontrata per un Convegno dal titolo:“Siamo noi che corriamo troppo o è la chiesa che è troppo indietro?”.

Il frutto di questo convegno è scaturito da varie discussioni nelle diverse Co.Ca su dei temi forti che ogni giorno ci ven-gono proposti dai media e dai giornali ed anche dal progetto di zona che pre-vede l’aggiornamento del capo adulto sulle proposte e sulla vita dell’Agesci.

Il filo conduttore del convegno era la “libertà di coscienza” che è stata af-frontata in vari argomenti come: omo-sessualità, essere buoni cittadini, con-vivenza-separazione, eutanasia… Ogni comunità capi ha trattato un tema partendo dalla posizione della chiesa, con la lettura di testi sacri.A tirare le fila di tutto il discorso è sta-to invitato il Professor Roberto Mancini (ordinario – o docente - dell’università di Macerata) che ha dato a noi capi l’input per interrogarci su come fac-ciamo noi testimonianza di vita. A tal proposito il relatore ha detto:“Il capo è una guida e non un modello da imi-tare; nessuno è in grado di educare se il ragazzo non è il protagonista. Ai ragazzi vanno proposti i nostri ideali e le cose impossibili, come l’onestà e la giustizia”.Un lungo dibattito si è aperto anche sul tema dell’omosessualità, che in que-sto periodo ha colpito particolarmente l’Agesci e riguardo ciò il nostro relatore ha detto: “Omosessualità e convivenza sono tentativi di imparare ad amare e noi non possiamo giudicare il modo di amare delle persone. Il Vangelo non

fa classifiche per trovare la felicità ma chiede solo che la qualità dell’amore sia: fedeltà, misericordia e verità”.

Per capire se il nostro pensiero è in accordo con il modo di pensare della Chiesa dobbiamo innanzitutto trovare un criterio per affrontare le cose cioè il fatto che la fede è la risposta che un uomo dà all’iniziativa di Dio e la Bibbia è lo strumento che abbiamo a disposi-zione per capire. Per imparare ad ama-re bisogna imparare ad amare Gesù e il cristiano deve essere disposto a seguire Gesù poiché il cristianesimo è una nuova nascita.

Al termine del Convegno è stata data una definizione della parola EDUCARE sotto una nuova prospettiva, quella di affrontare i conflitti ed imparare a risolverli insieme. Per questo tutti i capi si augurano che sia l’Agesci sia la Chiesa si interroghino sulle tematiche di vita quotidiana e diano risposte che possano essere d’aiuto a molte perso-ne, soprattutto a quelle in conflitto tra pensiero e azione.

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Zona PicenaOltre il tempo di questo momento, fino alla città che vorrei

L’anno di servizio dei capi della Zona Picena che prestano servizio nella branca l/c potrebbe riassumersi nel-le parole: servizio, bisogni educativi, giocare.Le riunioni di Zona hanno visto una maggiore presenza partecipativa da parte dei Capi fin da inizio anno, se-gno di una maggiore consapevolezza e desiderio di confronto al fine di pro-gettare un servizio educativo efficace e rispondente alle caratteristiche dei ragazzi che ci sono stati affidati. Necessità e aspettative che si sono concretizzate nell’individuazione di una mappa delle caratteristiche e del-le difficoltà dei nostri ragazzi: gli staff hanno esposto i traguardi educativi già raggiunti dal proprio branco/cerchio e quelli su cui vi era ancora la necessità di lavorare. Le riflessioni fatte sui nostri ragazzi hanno permesso di interrogarci anche sul nostro essere Capi – Educatori e sugli strumenti che il Metodo ci mette a disposizione, in particolare le Parole Maestre significative per i ragazzi che vivono con noi l’Ambiente Giungla – Bosco. Le Caratteristiche dei nostri ragazzi sono state: entusiasmo ***, fiducia nei Capi **, attenzione verso i più piccoli o i nuovi **, capacità di vedere co-munque il positivo, partecipazione*. Mentre abbiamo osservato che le mag-giori difficoltà riscontrate (difficoltà nel rispettare le regole e l’adulto ****, difficoltà nell’ascolto ****, individua-lismo – sentono poco il gruppo **, perdono l’attenzione **), riguardavano la sfera individuale e non il gruppo, si è deciso quindi di incentrare i lavori del pomeriggio dell’uscita dell’Incontro di Primavera sul singolo e quelli del-

la mattina sul gruppo della sestiglia o comunque branco di formazione. In particolare abbiamo notato che le dif-ficoltà individuali riguardavano tutte la sfera dei sensi e su queste sarebbero state incentrate le attività. L’ambienta-zione costituita da una storia inventata e messa su dalla pattuglia, avrebbe preso spunto da storie già esisten-ti (tipo Pinocchio, ecc…) e modificata sulla base degli obiettivi educativi che volevamo raggiungere e verso cui tutta l’attività avrebbe teso.

Il percorso si è incentrato sullo svol-gimento di attività di gruppo e colla-borative e l’ambientazione scelta per l’evento è stata “L’antica Grecia”. Ai bambini è stato richiesto di risolvere una situazione problematica (scoprire cosa era accaduto sul territorio anni prima) e di mettersi in gioco (Olimpia-di). Nella prima giornata (sabato) si sono svolte le attività manuali di grup-po mentre durante il secondo giorno quelle ludiche.

Sono state create delle pattuglie sulla base delle mansioni necessarie a pro-gettare l’evento: animazione, catechesi e logistica. La pattuglia animazione era incaricata all’elaborazione del tema, dell’ambientazione e dei giochi. La pattuglia catechesi aveva il compito di progettare i momenti di riflessione reli-giosa e di adattarli all’obiettivo educa-tivo: uscire dal proprio individualismo aprendosi all’altro riscoprendoci tutti uguali come Figli di Dio. Infine la pat-tuglia logistica verificava la congruen-za tra spazi-attività, la viabilità pre e post Incontro di Primavera e curava gli aspetti pratici dell’evento, dai servizi per l’igiene personale alla disposizione dei posti letto ecc...L’Incontro di Primavera svoltosi a Pa-

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Zona Picenagliare del Tronto il 21 e 22 Aprile ha avuto come “motto”: “Oltre il tempo di questo momento”.

L’analisi educativa dei nostri ragazzi ha condizionato anche la progettazio-ne dell’uscita di CdA che, scaturito da un’idea regionale, ha poi avuto una re-gia zonale. I nostri ragazzi hanno rea-lizzato dei cortometraggi in cui si sono resi protagonisti della realizzazione di una città ideale, la città che vorrebbe-ro. Dato che si è riscontrata nei bam-bini una grande difficoltà nell’ascolto e la perdita dell’attenzione durante le attività, abbiamo ritenuto opportuno spostare, durante l’uscita di CdA, la proiezioni dei corti dal pomeriggio alla sera dopo cena. La proiezione è stata intervallata da danze e canti. L’uscita li ha visti protagonisti nella realizzazione di tecniche di animazione e in giochi di squadra relativi a quattro ambiti: scuo-la, sport, chiesa, quartiere.Al termine di questo anno di servizio, i Capi della branca l/c hanno eviden-ziato positività e criticità nel percorso condiviso: estremamente positivo si è rivelato il progettare l’attività educativa sulla base di caratteristiche e necessità educative. Invece, vista la numerosità dei gruppi (quattordici) si è avanzata la proposta, per il prossimo anno associa-tivo, di suddividere le pattuglie in più sottogruppi in modo da snellire tempi e lavori. I Capi hanno inoltre avanzato la richiesta di momenti di formazione e confronto da realizzarsi all’interno di un’uscita.

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Pattuglia P.C.Se avete bisogno di aiuti e non sapete come soccorrere potete comunque fare una semplice cosa... chiamare i soc-corsi!Ma quali soccorsi chiamare? Ecco i nu-meri utili per chiamare i soccorsi: 1-1-8 (soccorso sanitario), 1-1-3 (polizia di stato), 1-1-2 (carabinieri), 1-1-5 (vigili del fuoco), 1-5-1-5 (corpo forestale).E dopo aver fatto il numero cosa devo comunicare? Quando si telefona per segnalare un’emergenza, ricordarsi sempre di specificare: il proprio nome e cognome, il vostro numero di telefo-no, cosa, dove e quando è successo, se e quanti feriti ci sono possibilmente anche quali ferite riportano e tutte le altre notizie utili per preparare i soc-corsi all’internvento.Facciamo un esempio: “Sono Mario Rossi, telefono dal 12.34.56, è succes-so un incidente in via Roma, all’altezza del numero 66, di fronte al bar. E’ suc-cesso pochi minuti fa. Ci sono tre feriti e le portiere dell’auto sono bloccate.”

Qualsiasi sia la situazione di emergen-za ricordate sempre le due regole per effettuare una chiamata di emergenza: mantenere sempre la calma, risponde-re nel miglior modo possibile alle do-mande dell’operatore.

Vi riportiamo qui di seguito un sempli-ce GIOCHINO che possiamo fare con i nostri ragazzi per insegnare loro come effettuare una chiamata di emergenza.Dividiamo i ragazzi in due squadre (una pattuglia di esplorazione ed una pattuglia al campo base) ed ad ogni squadra viene consegnata una radio PMR. Prevedere quindi alcuni situazioni di pericolo che la pattuglia di esplora-zione deve comunicare alla pattuglia al campo base, ovviamente le tracce che

Chi chiamo nell’emergenza?riportiamo qui di seguito e che dare-mo alla pattuglia di esplorazione sono incomplete, sarà quindi compito della pattuglia del campo base chiedere le informazioni mancanti.1) Assistiamo ad un furto presso il supermercato Sidis di Roma, sono state viste 3 persone incappucciate entrare nell’edificio, si sono sentiti tre spari e si vede che una guardia a terra nel parcheggio del supermercato. Stia-mo telefonando da difronte una casa dalla parte opposta alla via del super-mercato. Ci troviamo in Via Verdi 134, tel 342864951276, notiamo anche un furgone blu o nero targato MI 465483

2) Assistiamo ad un INCENDIO DI UN APPARTAMENTO al centro paese di Pia-nello, in Piazza dei Mercanti 142, terzo piano, si segnala un disperso, una per-sona intossicata ed una persona ustio-nata alle gambe Tel 328436915326.

3) Assistiamo ad un INCENDIO DI UN BOSCO sul Monte del Vento, ci sono tre dispersi, un ustionato al braccio e cinque intossicati, siamo in auto ma la strada è bloccata quindi proseguiremo a piedi verso il paese di Caselle, Tel 330945162492

4) Assistiamo ad un INCIDENTE nella città di Milano, tra un furgone ed un auto a GPL, ci sono tre feriti di cui uno incastrato in auto, uno fuori dall’auto cosciente ma con il braccio rotto, uno svenuto fuori dall’auto, l’indirizzo è Via Vittorio Veneto incrocio con Via Vittoria

Importante far confrontare le due squadre al termine della prova per verificare se la pattuglia del campo base ha tutte le informazioni possibili ricevute dalla pattuglia di esplorazione e soprattutto se tramite le radio PMR ci sono stati errori di comunicazione.

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Pattuglia P.C.La sveglia dei lu-petti e delle cocci-nelle suona molto presto il venerdi mattina ma l’emo-zione è tantissima per i tre giorni che si preparano a vivere alle Piccole OrmeDopo l’arrivo alla casa Masci di Jesi

ed il passaggio dalla segreteria per completare l’iscrizione si inizia subito con il benvenuto al corso di specia-lizzazione per agenti “Acchiap-papericoli” con la presentazione dei 3 istuttori che li addestreranno a “scovare ed ac-chiappare” (pre-ventire ed evitare) i pericoli.Dopo alcuni giochi di conoscenza ed altri giochi come percorsi ad ostacoli, equilibri, trasporto materiali ed un mo-mento di catechesi si va tutti a pranzo.Nel primo pomeriggio fanno la loro com-parsa gli Ectotecnici (gli esperti del settore PC) con altri giochi per verificare le loro abilità nell’osservazione. Bre-ve pausa e via con l’in-tervento di emergenza in cui gli L/C dovranno comunicare tra loro varie situazioni di emergenza come incendio di una casa ed in bosco, un incidente tra due auto,

Piccole orme L/C e settore P.C.un furto in un supermercato, effettuan-do una chiamata di emergenza le radio PMR.

Tutti gli L/C superano questi testi di ammissione e vengono accettati nella scuola di “Acchiappapericoli” e divisi in Classi.Dopo la cena ed un piccolo cerchio di famiglia felice gli L/C vengono man-dati a letto ma… poco prima di addor-mentarsi ecco che suona l’allarme! Un aereo è caduto nelle vicinanze e la protezione civile ha richiesto l’aiuto de- gli aspiranti

Acchiappaperi-coli per trovare i 5 dispersi del noviziato di Jesi 2, indica-re via radio la loro posizione e comunicare le loro ferite per meglio inviare i soc-corsi.

Il sabato mattino ini-ziano i cor-si di primo soccorso mediante giochi per la preven-zione dei pericoli in casa, tratta-mento

di ferite, colpi di sole o calore, ustioni, morsi e punture di insetti, trasporti di malati, anatomia umana, ma… l’occorrente per le cure come lo portiamo con noi? Ecco che

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inizia la costruzione di una cassetta di primo soccorso per ogni L/C.

Dopo un gustoris-simo pranzo arri-va la minaccia del fuoco che cerca di bruciare due alberi, rischio subito sven-tato dall’ectotecnico che interviene pronta-mente con un flabello mettendo in fuga il fuoco. Il flabello sarà lo strumento che gli aspi-ranti acchiappapericoli costruiranno per sventa-re i possibili incendi. Ma non avranno solo quelli a disposi-

zione, quando i piromani attac-cheranno il

campo avremo gli L/C che tramite flabelli ed estintori riusci-ranno a salvare il campo dalle fiamme.

Stanchi ed affumicati dalla lotta con-tro i piromani ci rifocilliamo con una abbondante cena, un breve gioco di riepilogo degli argomenti trattati e poi novamente tutti a dormire.La domenica giornata di esami. Divisi in classi dovranno

affrontare quattro prove per essere promossi “Acchiappapericoli”, devo-no dimostrare di avrer appreso come si comunica una situazione di emer-

genza, come si spegne il fuoco con l’utilizzo dei flabelli,

come si soccorrono i feriti ed infine un po di anatomia.

Tutti promossi vengono premitati con l’attestato di Acchiappapericolo pri-ma di tornare stanchissimi a casa.

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Cooperativa il CastoroIn data 26 aprile, alle ore 20.00, si è riunito il nuovo C.d.A. eletto nell’as-semblea dei soci del 14 aprile. È pre-sente, inoltre, Betti Cianforlini, quale componente del precedente CdA , non più rileggibile per il nostro Statuto, avendo realizzato 3 mandati consecuti-vi. Un grazie va ripetuto per Betti, per il suo servizio e la disponibilità a conti-nuare ad essere una valida collabora-trice per la sede di Ancona.

La scelta di tenere l’assemblea in con-comitanza con quella dei nostri soci dell’Agesci, si sta rivelando pratica e positiva per la partecipazione e circo-lazione delle idee. Da continuare, in questo stile. Ci sono stati interventi che hanno ancora una volta chiarito il ruolo pedagogico, oltre che economico, della Cooperativa. Bisogna continuare ad informare ogni volta che ne abbia-mo l’occasione.

Il nostro progetto è iniziato nel lontano 2009 con una situazione problematica, l’ammanco di cassa a Fermo, che ha scosso anche i vertici dell’Agesci regio-nale. I nuovi eletti avevano un com-pito: ripianare il debito, ritornando in possesso dell’ammanco. Si è scelto, di proposito di non utilizzare la denuncia penale. Forse questo fatto ha ingene-rato l’idea, corroborata dallo stile scout della disponibilità, che tutto poteva chiudersi con una “pacca” sulla spalla. Non si è capito che la Cooperativa è un’azienda, anche se etica, che deve assolvere prima di tutto agli obblighi di legge e poi a quelli di mercato. I con-ti devono tornare proprio per fare un servizio ai soci, che sono gli unici pro-prietari della cooperativa.Anche per spiegare ciò, abbiamo chie-sto di partecipare ai campi di forma-zione regionali. La nostra presenza a questi campi è un fatto positivo per

Progetto Triennale operativodiffondere la conoscenza della Coope-rativa e sviluppare il senso di appar-tenenza a questa importante realtà. Ogni socio Agesci delle Marche deve prendere coscienza che è proprietario del Castoro e come ogni proprietario raccoglie i frutti solo se investe in ciò che è suo.

Abbiamo costruito un nuovo tipo di rapporto con tutti coloro che opera-no, in modo volontario e non, nei vari punti vendita. Abbiamo fatto assieme l’inventario; lo ripeteremo ad ottobre. Abbiamo fatto due incontri, Ancona e Fermo, per fare il punto della situa-zione, vedere le varie problematiche, mettere in rete le esperienze. Il prossi-mo si terrà a novembre a Matelica.Nell’assemblea dei soci, il nostro pro-getto è stato evidenziato e condiviso. La strada della presenza, del controllo, del recupero, del coinvolgimento, della trasparenza, ci vede ancora impegnati con a fianco i nostri “dipendenti”, vo-lontari e non.

Il nostro esercizio è ritornato in attivo, dopo solo tre anni. Stiamo ristorando ai gruppi – tramite dei buoni – impor-ti significativi che vanno a coprire gli ultimi due anni.Siamo impegnati a far crescere una cultura del risparmio, dell’attenzione a non sprecare, al sentirsi associazio-ne anche dentro il Castoro. La nostre dipendenti svolgono un servizio di capi quando educano i genitori ad una spe-sa equa. Il Castoro cerca di esportare il suo modello con la Fiordaliso e spera di riuscirci, con l’aiuto dei nostri R.R.Ma la strada è ancora lunga.

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Cooperativa il CastoroANCONAVia Einaudi, 14

60125 Ancona

tel. 071 2081202

fax 071 2081202

email: [email protected]

ORARI DI APERTURA

da Lunedì a Venerdì 16.00-19.30

Sabato 09.00-12.30 - 16.00-19.30

Le nostre sedi:

FERMOVia Sant’Alessandro, 3

63023 Fermo

tel. 0734 621863

email: [email protected]

ORARI DI APERTURA

Giovedì, Venerdì e Sabato; 16.30-19.30

MATELICAVia Battisti 26

62024 Matelica

tel. 0737 86199

email: [email protected]

ORARI DI APERTURA

Giovedì e Sabato; 16.00-19.00

PESAROVia Carnevali, 15

61010 Pesaro

tel. 0721 454644

ORARI DI APERTURA

Mercoledì e Venerdì 16.00-19.00

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CALENDARIO SCOUT 2013

UNA STORIA SCOUT…

Incaricata del Comitato editoriale Agesci: Laura GalimbertiIllustratore: Fabio VettoriProgetto grafico: Paolo Marabotto

TEMA

Quante avventure, attività, giochi e momenti da racconta-re nella vita scout…. Ogni mese è scandito da occasioni particolari: campi, uscite, incontri. Un gioco, di cui i ra-gazzi acquistano consapevolezza man mano crescendo. Lo scautismo è un metodo di educazione attiva: privile-gia la vita all’aria aperta, la concretezza, il coinvolgimento diretto del ragazzo. Ma attraverso ogni esperienza ven-gono proposti e resi concreti i valori educativi sintetizzati nella Legge e nella Promessa, necessari a formare uomini e donne che vorranno lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato: speranza, fiducia, carità, ma anche responsabilità, partecipazione, coraggio. Il calendario racconta perciò con i disegni una storia, un’avventura che si ripete nuova in ogni stagione, l’im-pegno e la passione di un gruppo di ragazzi che vivono lo scautismo. Il calendario racconta però anche un’altra storia, con pa-role che rivelano il significato e il valore delle attività e del metodo scout. Che crediamo anche oggi di grande attuali-tà.

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CARATTERISTICHE TECNICHE:

Formato cm. 26x49 Fogli 6 (12 mesi fronte-retro) + 2 di copertinaAllestimento SpiraleCarta patinata ecologica certificata FSC+AGESCOUT IMPOSTAZIONE GRAFICA:

12 Tavole, realizzate con le illustrazioni di Fabio Vettori Una storia scout che si sviluppa su 12 quadri che racconta episodi, avventure, incontri di una squadriglia nel corso di un anno.

Spazio mese/giorni/santi/festività

ABBINAMENTO MESI / ARGOMENTO

Gennaio: L’AvventuraFebbraio: La PartecipazioneMarzo: La FedeAprile: La ResponsabilitàMaggio: La CondivisioneGiugno: La Corresponsabi-lità

Luglio: La CompetenzaAgosto: La FiduciaSettembre: La FratellanzaOttobre: Il CoraggioNovembre: L’impegnoDicembre: La Speranza

Il Calendario contiene anche:Una intera pagina dedicata alla proposta degli articoli Scout Tech e alla presentazione dei libri dell’editore Fior-daliso che possono essere facilmente acquistati anche da un pubblico esterno. E come al solito, indirizzi degli Scout Shop e delle Sedi Regionali Agesci.

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IL CALENDARIO

2013 IN

ANTEPRIMA!

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Branca E/GRiflessioni sul tema “Progettare Perchè”

Il mio mestiere mi insegna duramente ogni giorno (spesso con dei vigorosi pugni nello stomaco) quanta differen-za ci sia tra ciò che si progetta e ciò che si realizza. così funzionano le cose nel mondo dei grandi. a quanto pare le idee per quanto possano nascere pure, luminose bellissime, le ritroviamo spesso realizzate mutilate, sporche, deboli. un po’ come la neve sulle strade..

(la metafora invernale sono sicuro che vi rinfrescherà in questi giorni di gran-de caldo).... insomma la neve quando cade sembra rivestire tutto di un candore invincibile e totalizzante e poi la ritrovi il giorno dopo all’angolo della strada, stanca e sporca. cosa è successo?

la neve non è stata progettata bene....difficile!.... forse è il particolato delle auto che è sbagliato, che non dovrebbe esistere. fatto sta che succede qualcosa che ci costringe sempre a cambiare idea e rende incredibilmente difficile realizza-re le idee proprio come le pensiamo. Nel mondo dei grandi succede sempre qualcosa nel bene e nel male che com-plica la realizzazione delle cose e la allontana dall’idea, dobbiamo abituarci o meglio educarci a perseguire i nostri obiettivi e non lasciare che si corrom-pano troppo stada facendo o che ven-gano addirittura dimenticati.In fin dei conti penso che è proprio questo che facciamo con il nostro gio-co.lo scautismo è un gioco ambientato in mondo ideale (dei piccoli) fatto di piccole e grandi comunità che si illu-dono di portare a compimento le idee senza che si sporchino tanto e alla fine

si fa una bella verifica e si parte con un nuovo progetto per migliorare il prossi-mo risultato.

tutto ciò è fondamentale perchè lo scopo del gioco non è quello di costru-ire bei tavoli da campeggio ma impa-rare a costruirli nel migliore dei modi anche se sul posto c’è un pendio, un masso, un arbusto spinoso che non immaginavamo in fase di ideazione.

cos’è allora il progetto se non “essere preparati”?

Nostro scopo è quello di istillare nei nostri ragazzi la cultura del progetto, fare entrare il progetto nello stile di vita che altro non è che continuamente mettersi in gioco ogni volta che si in-contra un ostacolo, rimettersi a ragio-nare, a progettare per fare in modo di realizzare l’idea nel migliore dei modi.

Marco Paleco

Incaricato Regionale Branca E/G

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Comitato RegionaleCarissimi capi,

dopo quattro mesi di comune impegno, è giunta l’ora di aggiornarvi brevemente sullo stato di avanzamento dei lavori del nuovo Progetto regionale. A questo scopo quale mezzo migliore di diffusione potevamo scegliere se non la nuova edizione di Marche Scout?Dopo il Convegno Capi regionale di Loreto, come da programma, il Comitato re-gionale, ha fatto visita a tutti i Consigli di Zona per far sì che il nuovo Progetto regionale fosse espressione di reali priorità e obiettivi emersi da un confronto, il più ampio possibile, attraverso il coinvolgimento di tutti i Capi della nostra Regione. Volevamo un Progetto che partisse dalla base reale e coinvolgesse tutti i diversi livelli, affinché non fosse il prodotto di un numero ristretto di Capi e cadesse, per così dire, “dall’alto”. Abbiamo messo in pista sei auto da “formula uno”, lancian-doci in una “corsa di macchinette” che rappresentavano i sei concetti chiave dei tre ambiti: vocazionale, metodologico e associativo, frutto del lavoro dei grup-pi al Convegno Capi. Il compito di Zone e Gruppi è stato quello di lavorare su di essi, dopo aver scelto quelli prioritari rispetto alla propria realtà, per sviluppare gli obiettivi da conseguire, le modalità e le azioni concrete da “mettere in campo” per la loro attuazione nell’ultima fase di costruzione del Progetto.(Matteo e Rita)

3…2…1…Pronti partenza viaaa

Sono partite le automobili su ognuna delle sette ‘strade’ delle Marche. Dove condu-ce questa strada? Sicuramente ad un arrivo sognato e segnato da tante difficoltà

ma dalla volontà della maggior parte dei capi marchigiani che hanno par-tecipato alla gara di lasciare una traccia in questo nuovo progetto regiona-le.Gli incontri con le zone sono stati caratterizzati da diversità di situazioni e di elementi. Come comitato regionale abbiamo sperimentato la bellezza della diversità nell’accoglienza, nel ‘giocare il gioco’ e nei rapporti umani. Già!!! Abbiamo giocato il gioco insieme ai capigruppo e incaricati di ogni zona.‘Ma in cosa consisteva???’ vi chiederetete.

Su una pista rappresentata su cartelloni (…i nostri amati cartelloni) delle macchinine “fai-da-te”, di cartone, hanno ‘corso’. Ogni macchinina traspor-tava un obiettivo individuato dai gruppi di lavoro dello scorso Convegno Capi di Loreto su Metodo, Associazione, Vocazione. Il ‘carburante’ era fornito non dalle “sette sorelle” ma da tutti i quadri presenti attraverso una votazione data a chi risultava più convincente nel promuovere una o l’altra casa automobilistica. E tra il serio e il faceto si è discusso sulle varie chiavi di lettura, quale ‘macchinina-obiettivo’ far avan-zare e ‘vincere’ sulle altre.Quella che è arrivata prima in un consiglio di zona è magari arrivata terza

Il nuovo progetto RegionaleIl Comitato Regionale fa il punto della situazione dopo le visite ai consigli di zona.

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Comitato Regionaleo addirittura mai partita presso un’altra zona.Alla fine ecco essersi venuto a formare un quadro di riferimento la cui lettura non lascia adito a misunderstanding (=incomprensioni, tanto per rifarci alla lingua di B.-P.).Da qui successivamente la proposta/necessità, già progettata, di interpellare anche tutte le singole comunità capi!!! Il motivo risiede nel fatto che anche loro contribui-scono al ‘gioco’ per poter avvicinare il vertice alla base del triangolo.Come comitato regionale abbiamo sperimentato questa nuova modalità di rela-zionarci con il maggior numero di capi per costruire insieme un progetto regionale quanto più disegnato e modellato alle esigenze, aspettative e prospettive di tutti i capi.Siamo arrivati alla fine del gioco, le macchinine sono rientrate nei box!!

Il giocare e giocarci, in questa parte della strada, hanno prodotto i loro effetti e i ri-sultati raggiunti, che potete leggere nello scorrere quest’articolo, dimostrano che il lavoro di squadra ha la sua validità e il suo perché mettendo in campo disegni che sicuramente raggiungeranno l’apice nel progetto che ci apprestiamo a stilare.(Marilù)

Come pellegrini ci siamo sentiti nelle sette visite in giro per la nostra regione e ogni volta, ad ogni bussata, le porte si sono aperte, anzi spalancate.

E di questo ringraziamo tutti: responsabili di zona, capi gruppo, incaricati.

Le chiacchierate si sono svolte in modo sereno attraverso un confronto aperto e sincero.

Le riflessioni scaturite hanno evidenziato criticità ed esigenze di cui vogliamo condi-videre con tutti voi una breve sintesi.

Quanto scaturito sono elementi utili a completare il lavoro svolto all’interno delle Comunità Capi.

Da più parti abbiamo ascoltato bisogni di formazione, scoutismo (vivere gli eventi secondo uno stile scout) ma anche la volontà di non aumentare il numero di eventi per capi e coordinare in modo organico le proposte che giungono da tutte le strut-ture associative (zona, regione, nazionale).Le maggiori difficoltà evidenziate all’interno dei gruppi sono:

Difficoltà nell’attuazione del progetto del capo Assenza dell’AE e difficoltà nel fare catechesi Difficoltà nel progettare a qualsiasi livello Elevato numero di eventi e impegniPoca predisposizione alla formazione Diversità di vedute e formazione tra i capi ‘giovani’ e quelli ‘vecchi’ Mancanza del senso del servizio Difficoltà dei capi giovani a fare formazione Servizio percepito come ‘lavoro’ ‘perdita’ degli R/S che non entrano in coca Poca partecipazione, soprattutto dei giovani capi, agli eventi di zona e regione Difficoltà nel completare l’iter formativo Difficoltà a relazionarsi con la Chiesa e i suoi operatori laici (catechisti) Difficoltà relazionali tra i capi Sovrapposizione di eventi associativi e parrocchiali

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Nel condividere proposte da inserire all’interno del prossimo Progetto Regionale è emerso:

Regionalità e mentalità associativa Rete Progettazione e Programmazione Rispetto Rispetto dei tempi Valorizzare le risorse presenti Ottimizzare (strutture e livelli associativi, eventi, branche) Semplificazione Politica Meno progetti Progetto più fruibile Vicinanza Democrazia

Area Comunicazione (presente in modo trasversale all’interno delle aree di sviluppo del progetto):

Comunicazione da migliorare Stimoli Gioia Animazione Esempio Concretezza Eccomi - Del nostro meglio Correttezza Genuinità Contatto tra i livelli associativi Associazione Catechesi Centralità

Area MetodoScouting Educazione Settori al servizio delle branche (e non con iniziative proprie) Ecclesialità Fede Scoperta Solidità Assistenti svegli Metodo Ragazzi Qualità Giocare lo scoutismo ( tutto col gioco, niente per gioco!) Formazione

Da più parti abbiamo ascoltato (ma anche chiaramente percepito) una diffusa dif-ficoltà nel portare avanti un impegno a cui, alla normale quotidianità di servizio a bambini, ragazzi e giovani, si aggiungono eventi per capi di varia natura (formazio-ne, assemblee, convegni, ecc.).Condividiamo, come comitato regionale, le necessità di formazione, competenza e confronto anche perché sono tre elementi di un puzzle che contribuiscono a farci sentire sempre più associazione.Abbiamo una responsabilità educativa per cui volontariato, non deve far rima con approssimato.

Ci è chiesto di prevenire e questo accade in un mondo che evolve con una rapidità impressionante.

A noi è chiesto di essere avanti e di guardare lontano. Se restiamo chiusi nel nostro ambito non riusciremo ad aprire le nostre menti, a leggere, interpretare, educare.

Il laboratorio “Sconfini”: proposto dall’Associazione in questi anni e ora nel pieno

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Comitato Regionaledel suo progetto), ad esempio, vuole pro-prio essere momento di lettura e definizio-ne di strategie e azioni in un mondo globa-le fatti di contaminazioni, relazioni fluide, un mondo multi (culturale, religioso, ….).

L’articolo 16 comma “a” del regolamento Agesci ver.2011 afferma che il progetto re-gionale consiste nell’ identificare gli even-tuali obiettivi comuni tra i Progetti di Zona e promuovere attività a sostegno delle Zone, proponendo occasioni e strumenti di

circolazione delle esperienze.

Proprio grazie al lavoro di tutti si è riusciti a condividere gli ambiti, raccogliere obiettivi generali e fare questa prima raccolta di proposte.

Dai lavori condotti nei Gruppi e poi condivisi e filtrati nelle Zone avremo modo di far sì che il vertice del triangolo arrivi quasi a toccare la base fino ad abbracciarsi. Crediamo però che anche ogni singolo punto della linea di base possa allungarsi verso il vertice per indicargli la strada a ricordare il “noi siamo qui”.

Le strutture sono strumenti di supporto, occasioni impor-tanti di crescita pedagogica, educativa e associativa. Esse esisto esclusivamente in quanto a servizio dei capi.Anche ogni quadro è chiamato a fare del proprio meglio ma ad ogni capo in servizio educativo è chiesto, in uno spirito di impegno e correzione fraterna, di dare il proprio contributo anche attraverso stimoli, riflessioni e pareri.(Paolo)

Da anni la nostra Associazione educa ed attua la propria “politica associativa” attraverso un sistema di progetti, dal livello di Gruppo fino a quello Nazionale e, sebbene inizialmente esso fosse partito con slancio, fermezza e decisione, in questi ultimi periodi sembra affrontare una fase di “stanchezza”.Forse non è un caso che tale momento coincida con quello in cui molti Capi vivono in una condizione di precarietà e di insicurezza, chiamati a fare le proprie scelte in una società in cui l’incertezza e il rischio colpiscono anche le identità e i modelli di vita. In un clima socioculturale e politico molto instabile, incerto ed imprevedibile, tutto questo fa sì che il progettare nella sua globalità sia vissuto con poca serenità e molta incertezza.

L’incertezza circa il futuro, che oramai si percepisce a tutti i livelli del vivere, chie-de di assumere dei rischi che non possono essere preventivati. Da qui la paura di sbagliare, l’incapacità di distinguere su cosa investire le proprie risorse, non solo quelle economiche, la difficoltà a intravedere la direzione da prendere, le decisioni

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e le scelte conseguenti da fare.La situazione italiana per quanto concerne la crescita dell’autonomia dei giovani è emblematica, hanno sempre più difficoltà a lasciare il tetto familiare, non tanto per scelta di vita, ma per necessità; la famiglia costituisce il nucleo protettivo che sal-vaguarda i giovani dalla marginalizzazione economica e affettiva, ma questa prote-zione, il più delle volte, ostacola i giovani nell’ assumersi le responsabilità proprie di uomini e donne adulti, e nell’ organizzare e portare avanti un proprio progetto di vita.

Tutto ciò comporta ad un modo di progettarsi graduale che si costruisce lentamente e si confronta di continuo con mille opportunità, nella maggioranza dei casi, tutte precarie e contingenti. Tale progettualità si presenta poco lineare, perché fa fatica ad esprimersi con concretezza decisionale,rimanendo quasi in un limbo di continua esplorazione, trovando difficoltà a superare nei propri obiettivi il medio/lungo ter-mine.

Se tutto questo e molto altro sono situazioni vere, allora, educare secondo un pro-getto diventa per noi una sfida, che da scout, raccogliamo e rilanciamo, facendo del nostro saper progettare, un segno di speranza e ottimismo.Il progetto, partendo da quello personale di Capo dall’ Associazione, non deve essere visto, quindi, come un “peso”, un aspetto meramente “ burocratico” da assolvere e portare avanti come un dovere impostoci a tutti i livelli. Esso deve interpretare una nostra esigenza, una spinta che ci proietta verso il futuro con en-

tusiasmo, rendendoci in grado di interpretare la realtà attuale e il suo divenire, i nostri bisogni di Capi e di quanti ci vengono affidati da genitori che credono in noi e nel nostro metodo educativo.Chi non sa progettare può e deve imparare attraverso un franco e costruttivo confronto con chi ha più espe-rienza, potrà così, a sua volta, insegnarlo agli altri realizzando un utile e proficuo trapasso di nozioni. Chi non vuole, forse non sa mettersi pie-namente in gioco, raccogliere le sfide e gettare lo sguardo “oltre”, non sa o non

vuole farsi carico della possibilità di sbagliare, ma anche di imparare dall’errore.Progettare è saper “osare”, percorrere nuove vie, con concretezza e fattibilità, è il cuore del nostro spirito d’avventura.Tutto questo vale per noi, ma soprattutto è a questo che dobbiamo saper educare i nostri ra-gazzi; “il successo”, come diceva B.-P., “è la chia-ve che rende le persone capaci di essere felici”.

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Young spokespersons’ training - Ghent, 4-8 July 2012

“mentre nel movimento scout noi venivamo da tutti gli angoli della terra per non pensare al nostro paese, ma per pensare ad una cosa sola: al ragazzo, e a ciò che avrebbe potu-to giovargli; ed egli concludeva esprimendo la speranza che un giorno alla Società delle Nazioni i vari rappresentanti si sarebbero ritrovati in questo spirito, per pensare ad una cosa, alla pace, anziché al proprio sin-golo Paese.” (Baden-Powell, intervento alla 6ª Conferenza Scout Internazionale, Vienna agosto 1931 in Taccuino cit p.255)Sono parole che, anche in un confusionario caffè della stazione mentre aspetti l’autobus che alle quattro di notte ti porterà all’ae-roporto, fanno riflettere. Mi ha affascinato soprattutto l’idea che di lì a poche ore mi sarei ritrovata nel bel mezzo del sogno di Baden-Powell, quel sogno che oggi Bruxelles simboleggia inequivocabilmente e che egli aveva già intravisto nella Società delle Na-zioni e di cui l’Unione Europea è oggi la figlia legittima. Da Bruxelles ho raggiunto Ghent dove si teneva il seminario per giovani scout interessati a rappresentare la propria asso-ciazione in contesti nazionali ed internazio-nali. Il training era organizzato da WOSM e WAGGGS con la collaborazione di Youth in Action e dell’Unione Europea. Quattro giorni molto intensi con giovani provenienti da do-dici paesi dell’UE, ognuno con un suo speci-fico ruolo, più o meno istituzionale, ognuno interessato ad acquisire gli strumenti neces-sari a portare avanti un progetto valido che riguardasse l’ambito internazionale, nazio-nale, ma anche locale. Le competenze che il corso intendeva trasmettere riguardavano soprattutto la capacità di sfruttare i media come veicolo di diffusione dello scoutismo oggi; ci è stato perciò spiegato come realiz-zare (ma anche come “subire”) interviste, come scrivere un pezzo su un evento che vogliamo sia pubblicizzato e come renderlo accattivante per un possibile giornale, come si fanno servizi televisivi e radiofonici e come i social network possano incrementare la visibilità delle campagne che intendiamo portare avanti. Ma non solo, si è parlato an-che di come impostare un discorso da tenere

in pubblico, di come catturare e trattenere l’attenzione dell’uditorio, di come gestire il corpo in queste situazioni.

Indubbiamente utile e gestito da capi com-petenti provenienti da 4 diversi Paesi questo seminario mi ha insegnato molto, mi ha la-sciata con molto entusiasmo ma anche molti quesiti. Nelle altre associazioni i ragazzi già a 17 anni ricoprono cariche istituzionali e rappresentative (ho scoperto che in alcuni paesi ci sono delle vere e proprie elezioni dei giovani rappresentanti dello scoutismo nazionale), possono pianificare progetti an-che a lungo termine contando sul supporto di capi navigati, sono responsabili persino di trovare le risorse economiche per finanziarli. I quesiti su una così giovane partecipazione mi spingono a riflettere, a capire come per un ragazzo di 20 anni possa essere differen-te in ogni parte dell’Europa l’esperienza dello scoutismo e delle sue strutture specifiche, senza che questo impedisca la comunione profonda degli ideali e dei valori che si incar-nano nell’essere scout.

Per quanto mi riguarda sono più che certa che le competenze acquisite in questo tempo saranno utilissime al nostro progetto. Age-sci progetto Serbia è infatti in evoluzione, sta rafforzando la presenza sul territorio grazie ad un’attenta gestione dei contatti con le istituzioni serbe, sta cercando nuove vie nella collaborazione con organizzazioni internazionali come l’ UNHCR e negli accordi con alcune importanti strutture di assistenza sociale. Si sta avviando anche una collabora-zione con lo scoutismo croato che si concre-tizzerà in una tre giorni di strada che vedrà i ragazzi dei clan italiani percorre insieme a quelli croati il cammino dalla Croazia verso la Serbia nella comune volontà di abbattere, metaforicamente e non, i confini nazionali e personali. Inoltre, dopo l’incontro con due ragazze della rappresentanza rumena, si è aperta anche la strada di una cooperazione tra ragazzi italiani e rumeni in terra serba.

L’idea di Baden-Powell di creare qualcosa che fosse per i ragazzi di tutto il mondo più forte della società che li spingeva al conflitto si continua a concretizzare in ogni momento grazie allo scoutismo e a coloro che ne fanno parte, i progetti di collaborazione interna-zionale nati da questa esperienza ne sono l’ennesima conferma.

Speak out, tell your Story!

Internazionale

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La posta di MiRiceviamo dai capi di tutta la Regione,e volentieri rispondiamo!

Carissimo Ferruccio, visto che hai espressamente richiesto, come da tuo diritto, che la tua lettera fos-se stata pubblicata ci sentiamo di risponderti anche noi pubblicamente. convenia-mo con te che il rispetto dell’orario, la comunicazione della propria assenza e la presenza fino al temine delle attività dei nostri eventi a tutti i livelli sia una buona testimonianza del nostro essere Capi e che non sempre ciò accade. Tutto questo lo mettiamo in conto quando li organizziamo, motivo per cui nella stesura del pro-gramma o dell’ordine del giorno teniamo anche conto di un possibile slittamento , entro certi limiti, degli orari programmati. Questo, del resto, qualsiasi capo esperto lo fa anche nell’organizzare le varie attività con i ragazzi, pur richiamandoli al ri-spetto delle regole. Ecco perché quasi sempre, anche quando abbiamo iniziato in ritardo, siamo riusciti a terminare entro l’orario previsto. Concedici che, poiché agli eventi regionali partecipano Capi provenienti da tutta la regione, questo ci sembri molto corretto nei riguardi di chi deve ogni volta percorrere molti chilometri per es-sere presente e se, proprio per questo motivo, si inizia con un po’ di ritardo, non ci sentiamo di fare richiami a mezzo stampa, contentandoci, di una correzione frater-na o di aspettare un po’ se ci sembra che siamo ancora pochi e sappiamo che altri stanno arrivando, attiviamo insomma, entro certi limiti, quella flessibilità che fa parte dell’arte del Capo. Noi Capi non siamo ragazzi, e quindi educandi, ma adulti che svolgono un servizio come volontari, questo non ci esime dal rispetto delle re-gole, ma abbiamo famiglie, lavoro e talvolta problemi, anche di una certa gravità, nonché distanze, a volte notevoli, da superare. Tutto questo va conciliato con i vari ruoli che occupiamo e poiché conosciamo bene queste problematiche cerchiamo di adattarci un po’, anche se scontentiamo qualcuno. Potremmo darti risposte sulle motivazioni di tutti i ritardi, cosa che abbiamo fatto verbalmente su tua richiesta e da te un po’ liberamente interpretate. Quanto alla coincidenza della data dell’As-semblea con l’arrivo della Luce da Betlemme, purtroppo non era evitabile perché era l’unica possibile e chi fa parte del Consiglio Regionale sa quanto sia difficile conciliare le diverse date dei vari calendari, da quello nazionale fino a quelli delle Zone. Trattandosi di un evento che in genere impegna la Branca R/S e tenuto conto che il Delegato di Gruppo è uno e può essere rappresentato da un altro membro della Co.Ca ci è sembrata fattibile anche se, come sempre, avremmo voluto poter dare spazio a tutti gli eventi a cui i nostri capi vorrebbero essere presenti. Conclu-diamo questa nostra pubblica chiacchierata dichiarandoci disponibili ad un fraterno confronto sul tema dei ritardi, anche su base assembleare, se ciò ci verrà richiesto dai Capi della nostra Regione. Ci sorgono spontanee due domande che ti rivolgiamo, puoi anche risponderci de visu: sei sicuro di essere sempre arrivato in perfetto orario a tutte le attività e gli eventi? Ora se ben ricordi l’ultima assemblea regionale svoltasi a Porto Sant Elpi-dio, iniziò puntuale e guarda caso l’unico in ritardo eri solo tu, questo a dimostrare che può capitare a tutti prima o poi di ritardare.

Fraterni saluti Rita, Matteo, Don Enrico e il Comitato Regionale

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“ESSERE

RETE”

... e nel prossimo MarcheScout?

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“ESSERE

RETE”

... e nel prossimo MarcheScout?

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AssociazioneGuide eScoutCattolici

Italiani & la Pattuglia

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