Marcatori: Nella foto: MILAN - Magliarossonera.it · EliaPagnoni Sette coppe, una...

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Elia Pagnoni Sette coppe, una galle- ria di quadri d’autore. Solo il grande Real ha fatto meglio, ma adesso è nel mirino. E il Milan rispetto al Real ha sa- puto distribuire meglio le sue performance, spalmarle su quattro decenni, legarle a tante facce, a tanti campioni che restano nella leggenda. Basta pensare agli uomini che hanno deciso le sei finali prima di Atene: Altafini, Pra- ti, Sormani, Gullit, Van Ba- sten, Rijkaard, Massaro, Sa- vicevic, Desailly, She- vchenko. Chi può vantare una galleria di campioni di questo livello? Di quella prima volta del ’63, tv in bianco e nero, mi- crofono di Nicolò Carosio, re- sta l’immagine di Josè Altafi- ni, che in quegli anni era l’idolo della gente rossone- ra, il bomber erede di Nor- dahl che non tradisce nella partita più importante della sua vita rossonera e riesce a stregare Wembley con due gol a Costa Pereira, al Benfi- ca campione in carica da due anni. Una doppietta fat- ta con i crampi, dopo aver buttato al vento qualche oc- casione di troppo nel primo tempo, ma fondamentale per ribaltare la finale dopo il gol di Eusebio e regalare al Diavolo di Rocco e di capitan Maldini (Cesare) la sua pri- ma coppa. Sei anni dopo, la firma sul trionfo la mette Pierino Prati che al Bernabeu stende l’Ajax con una tripletta, im- presa riuscita in una finale solo a Puskas e Di Stefano: Gianni Rivera dirige l’orche- stra, Lodetti e Trapattoni cor- rono per tutti, Hamrin dipin- ge i suoi dribbling, Cudicini vigila. Cruijff e compagni stanno a guardare, Angelo Sormani mette la ciliegina e il Milan raddoppia le coppe in bacheca. Passano vent’anni e arriva un altro poker indimenticabi- le, quello del Milan di Sacchi alla Steaua di Hagi: nel tabel- lino dei marcatori vanno due doppiette, sottoscritte da fir- me di grandi artisti, Ruud Gullit e Marco Van Basten. Anche questa volta si gioca in Spagna, ma a Barcellona, la gente rossonera invade il Camp Nou, Baresi e compa- gni annichiliscono i romeni come fecero Rivera e soci nel ’69 con gli olande- si, e il Diavolo fa tris. Ma il Milan di Sacchi riesce a fa- re ancora meglio: si ripresenta in fi- nale anche dodici mesi dopo a Vien- na contro il Benfi- ca. Una partita dif- ficile, giocata a scacchi dall’Arri- go e da Eriksson che guida i portoghesi. Non è una sfida da bomber: Gullit e Van Basten questa volta re- stano invischiati nella difesa orchestrata da Aldair. Ma ci pensa un altro olandese, Frankie Rijkaard, il terzo gio- iello del trio, a risolvere la sfi- da con una zampata elegan- tissima. Questa volta non c’è il poker di gol, ma c’è quello di coppe. Daniele Massaro non è un bomber classico, ma è un at- taccante di razza, con il gol nel sangue. E lo di- mostra nella parti- ta della sua vita, nell’altra Atene rossonera, quella del ’94. Stesso sta- dio di ieri, un al- tro intreccio di ri- corsi storici: di fronte c’è il Barcel- lona di Cruijff, cit- e avversario che portarono for- tuna in due occa- sioni precedenti. Sulla carta è la finale più difficile, sul campo finirà per essere addi- rittura una delle più facili. Con un altro poker, come or- mai sembra essere d’abitudi- ne. Grazie a Massaro che fir- ma una doppietta nel primo tempo, ma anche all’estro del Genio Savicevic che ispi- ra Daniele e va a segnare il terzo gol con un pallonetto da manuale. Chiude Marcel Desailly, altra firma d’auto- re. E Fabio Capello, il re de- gli scudetti, può festeggiare la sua unica coppa. Che poi è la quinta del Milan. Per sollevare la sesta biso- gna aspettare altri 9 anni. Ed è una finale unica, tutta italiana, tutta da scoprire, contro la Juventus. Forse la più difficile, per le implicazio- ni che questo «derby» com- porta. Questa volta bisogna scordarsi il poker, ma non è nemmeno una vittoria di mi- sura. Si va ai supplementari come nella prima finale ros- sonera del ’58, e quella volta finì male con il trionfo del Re- al. Ma i supplementari non bastano, bisogna affidarsi ai rigori: la coppa è nelle mani di Dida e Buffon, ma la firma decisiva è sempre quella di un bomber vero, di uno di quelli da esporre nella galle- ria rossonera. Quell’Andrji Shevchenko adesso «fuggi- to» al Chelsea ma attanaglia- to dalla nostalgia. Quello She- vchenko che ieri sera ha po- tuto solo gioire dalla tribuna per i suoi ex compagni, ma che nel 2003 a Manchester segnò il rigore decisivo, quel- lo più difficile, guardando la porta di Buffon con gli occhi spiritati prima di correre nel- l’urlo liberatorio ad abbrac- ciare Nelson Dida. L’altro grande protagonista della coppa numero sei. Paolo Mal- dini può alzarla al cielo co- me fece suo padre qua- rant’anni prima sempre in Inghilterra. Ma per Paolino la leggenda non finisce lì. da Milano Caro Maldini, ora che le fina- li della famiglia sono undici, scel- ga la più bella. «La prima che ho vinto non si scor- da mai: dico Wembley 1963». Qui parla Cesare il capitano di quel Milan, non il papà di Paolo. «Ma anche il papà di Paolo direbbe la prima, quella di Barcellona con- tro la Steaua. Paolo era giovanissi- mo. In quello stadio c’era l’Italia, c’era Milano. Quando siamo entra- ti nel Camp Nou, ci siamo detti: ma dove siamo? Era tutto rossonero. Certo, la Steaua non poteva porta- re altrettanti tifosi. Ma è stata una cosa fantastica. Come la partita». Lei ha vinto anche in panchina: nel 1969 con Rocco. «Bellissima: a Madrid, contro l’Ajax, fu un successo netto (4-1 ndr.) contro una squadra che, per tanti anni, ha fatto epoca». Ma la finale di Londra, vinta con la fascia da capitano? «È la prima nella mia hit parade. Provai qualcosa di indimenticabile: salire quei gradini per ritirare la coppa. Mi viene ancora la pelle d’oca. Sensazione meravigliosa, fai quei 20-30 gradini e ti sembra di andare in Paradiso. Platini ha fatto bene a ripristinare la tradizione». Un altro ricordo di quel giorno a Wembley? «Eravamo ubriachi di gioia, corre- vo per il campo con la coppa. Incro- ciai Rocco che mi disse: mona, fà- mela tocar... la coppa ovviamen- te». Ubriaco, dopo aver perso quella con il Real Madrid nel 1958... «Vero, perdemmo ai supplementa- ri, ma ho un ricordo bello: era la prima finale. Nel Real c’erano gran- di giocatori. Andammo in vantag- gio prima con Schiaffino, poi con Grillo. Loro ci punirono con Di Ste- fano, Rial, e Gento nei supplemen- tari». Torniamo a suo figlio. Lo ha fatto emozionare otto volte, oppure ha fatto l’abitudine? «Inutile raccontarsela. Ogni volta cominci a soffrire dieci giorni pri- ma. Sia che giochi, sia che siedi in tribuna. Come padre, il batticuore non è mai mancato. E poi, magari, ci resti male: è successo a Vienna contro l’Ajax o anche con l’Olympi- que Marsiglia». Marcatori: 19’pt Eusebio, 13’ e 24’st Altafini. Nella foto: Cesare Maldini solleva la prima coppa dei Campioni conquistata dal Mi- lan a Wembley nel ’63. A sini- stra l’allenatore Nereo Rocco. Marcatori: 7’ e 39’ pt Prati, 16’ st Vasovic rig., 21’ st Sor- mani, 29’ st Prati. Nella foto: Gianni Rivera, se- guito da Rocco e Carraro, scende dall’aereo con la cop- pa dei Campioni. Marcatori: 18’ pt Gullit, 27’ pt Van Basten, 39’ pt Gullit, 1’ st Van Basten. Nella foto: Sacchi, Baresi, Berlusconi e Gullit con la terza coppa, vinta a Barcellona do- po un’attesa di 20 anni. «Mi sono sentito in Paradiso con quella coppa fra le mani» 4 0 1963 D a Altafini a Sheva coppe grandi firme Il brasiliano firma il p rimo trionfo. Tripletta di Prati nel secondo. Doppiette di Gullit e Van Basten nel terzo 1989 1969 MILAN DOPPIETTA Daniele Massaro ’94 DOPPIETTA Altafini a Wembley ’63 TRIPLETTA Pierino Prati nel ’69 POKER Van Basten e Gullit nell’89 MILAN STEAUA BUCAREST MILAN AJAX 4 1 MILAN BENFICA 2 1 __ PAPÀ MALDINI RIESPLORA TUTTE LE FINALI DELLA FAMIGLIA «I trofei più belli? Quello di Wembley per me, quello di Barcellona per Paolo. Dopo il gol di Istanbul pensai: ora vincerà il pallone d’oro» Rijkaard decide contro il Benfica. Due gol di Massaro nel quinto successo. Sheva, su rigore, contro la Juve BOMBER DA FINALE 38 Sport il Giornale Giovedì 24 maggio 2007

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Elia Pagnoni

�Sette coppe, una galle-ria di quadri d’autore. Solo ilgrande Real ha fatto meglio,ma adesso è nel mirino. E ilMilan rispetto al Real ha sa-puto distribuire meglio le

sue performance, spalmarlesu quattro decenni, legarle atante facce, a tanti campioniche restano nella leggenda.Basta pensare agli uominiche hanno deciso le sei finaliprima di Atene: Altafini, Pra-ti, Sormani, Gullit, Van Ba-sten, Rijkaard, Massaro, Sa-vicevic, Desailly, She-vchenko. Chi può vantareuna galleria di campioni diquesto livello?

Di quella prima volta del’63, tv in bianco e nero, mi-crofono di Nicolò Carosio, re-sta l’immagine di Josè Altafi-ni, che in quegli anni eral’idolo della gente rossone-ra, il bomber erede di Nor-dahl che non tradisce nellapartita più importante dellasua vita rossonera e riesce astregare Wembley con duegol a Costa Pereira, al Benfi-ca campione in carica dadue anni. Una doppietta fat-ta con i crampi, dopo averbuttato al vento qualche oc-casione di troppo nel primotempo, ma fondamentaleper ribaltare la finale dopo ilgol di Eusebio e regalare alDiavolo di Rocco e di capitanMaldini (Cesare) la sua pri-ma coppa.

Sei anni dopo, la firma sultrionfo la mette Pierino Pratiche al Bernabeu stendel’Ajax con una tripletta, im-presa riuscita in una finalesolo a Puskas e Di Stefano:Gianni Rivera dirige l’orche-stra, Lodetti e Trapattoni cor-rono per tutti, Hamrin dipin-ge i suoi dribbling, Cudicinivigila. Cruijff e compagnistanno a guardare, AngeloSormani mette la ciliegina eil Milan raddoppia le coppein bacheca.

Passano vent’anni e arrivaunaltro poker indimenticabi-le, quello del Milan di Sacchialla Steaua di Hagi: nel tabel-lino dei marcatori vanno duedoppiette, sottoscritte da fir-

me di grandi artisti, RuudGullit e Marco Van Basten.Anche questa volta si giocain Spagna, ma a Barcellona,la gente rossonera invade ilCamp Nou, Baresi e compa-gni annichiliscono i romenicome fecero Rivera e soci nel

’69 con gli olande-si, e il Diavolo fatris.

Ma il Milan diSacchi riesce a fa-re ancora meglio:si ripresenta in fi-nale anche dodicimesi dopo a Vien-na contro il Benfi-ca.Una partita dif-ficile, giocata ascacchi dall’Arri-go e da Eriksson

che guida i portoghesi. Non èuna sfida da bomber: Gullit eVan Basten questa volta re-stano invischiati nella difesaorchestrata da Aldair. Ma cipensa un altro olandese,FrankieRijkaard, il terzo gio-

iello del trio, a risolvere la sfi-da con una zampata elegan-tissima. Questa volta non c’èil poker di gol, ma c’è quellodi coppe.

Daniele Massaro non è unbomber classico, ma è un at-taccante di razza, con il golnel sangue. E lo di-mostranella parti-ta della sua vita,nell’altra Atenerossonera, quelladel ’94. Stesso sta-dio di ieri, un al-tro intreccio di ri-corsi storici: difrontec’è il Barcel-lona di Cruijff, cit-tà e avversarioche portarono for-tuna in due occa-sioni precedenti. Sulla cartaè la finale più difficile, sulcampo finirà per essere addi-rittura una delle più facili.Con un altro poker, come or-mai sembra essere d’abitudi-ne. Grazie a Massaro che fir-ma una doppietta nel primotempo, ma anche all’estrodel Genio Savicevic che ispi-ra Daniele e va a segnare ilterzo gol con un pallonettoda manuale. Chiude MarcelDesailly, altra firma d’auto-re. E Fabio Capello, il re de-gli scudetti, può festeggiarela sua unica coppa. Che poi èla quinta del Milan.

Per sollevare la sesta biso-gna aspettare altri 9 anni.Ed è una finale unica, tuttaitaliana, tutta da scoprire,contro la Juventus. Forse lapiùdifficile, per le implicazio-ni che questo «derby» com-porta. Questa volta bisogna

scordarsi il poker, ma non ènemmeno una vittoria di mi-sura. Si va ai supplementaricome nella prima finale ros-sonera del ’58, e quella voltafinì male con il trionfo del Re-al. Ma i supplementari nonbastano, bisogna affidarsi ai

rigori: la coppa è nelle manidi Dida e Buffon, ma la firmadecisiva è sempre quella diun bomber vero, di uno diquelli da esporre nella galle-ria rossonera. Quell’AndrjiShevchenko adesso «fuggi-to» al Chelsea ma attanaglia-to dalla nostalgia. Quello She-vchenko che ieri sera ha po-tuto solo gioire dalla tribunaper i suoi ex compagni, mache nel 2003 a Manchestersegnò il rigore decisivo, quel-lo più difficile, guardando laporta di Buffon con gli occhispiritati prima di correre nel-l’urlo liberatorio ad abbrac-ciare Nelson Dida. L’altrogrande protagonista dellacoppanumero sei. Paolo Mal-dini può alzarla al cielo co-me fece suo padre qua-rant’anni prima sempre inInghilterra. Ma per Paolinola leggenda non finisce lì.

da Milano

�Caro Maldini, ora che le fina-li della famiglia sono undici, scel-ga la più bella.«La prima che ho vinto non si scor-da mai: dico Wembley 1963».Qui parla Cesare il capitano diquel Milan, non il papà di Paolo.«Ma anche il papà di Paolo direbbela prima, quella di Barcellona con-tro la Steaua. Paolo era giovanissi-mo. In quello stadio c’era l’Italia,c’era Milano. Quando siamo entra-ti nel Camp Nou, ci siamo detti: madove siamo? Era tutto rossonero.Certo, la Steaua non poteva porta-re altrettanti tifosi. Ma è stata unacosa fantastica. Come la partita».Lei ha vinto anche in panchina:nel 1969 con Rocco.«Bellissima: a Madrid, control’Ajax, fu un successo netto (4-1ndr.) contro una squadra che, pertanti anni, ha fatto epoca».

Ma la finale di Londra, vinta conla fascia da capitano?«È la prima nella mia hit parade.Provai qualcosa di indimenticabile:salire quei gradini per ritirare lacoppa. Mi viene ancora la pelled’oca. Sensazione meravigliosa, faiquei 20-30 gradini e ti sembra diandare in Paradiso. Platini ha fattobene a ripristinare la tradizione».Un altro ricordo di quel giorno aWembley?«Eravamo ubriachi di gioia, corre-vo per il campo con la coppa. Incro-ciai Rocco che mi disse: mona, fà-mela tocar... la coppa ovviamen-te».Ubriaco, dopo aver perso quella

con il Real Madrid nel 1958...«Vero, perdemmo ai supplementa-ri, ma ho un ricordo bello: era laprima finale. Nel Real c’erano gran-di giocatori. Andammo in vantag-gio prima con Schiaffino, poi conGrillo. Loro ci punirono con Di Ste-fano, Rial, e Gento nei supplemen-tari».Torniamo a suo figlio. Lo ha fatto

emozionare otto volte, oppure hafatto l’abitudine?«Inutile raccontarsela. Ogni voltacominci a soffrire dieci giorni pri-ma. Sia che giochi, sia che siedi intribuna. Come padre, il batticuorenon è mai mancato. E poi, magari,ci resti male: è successo a Viennacontro l’Ajax o anche con l’Olympi-que Marsiglia».

Marcatori: 19’pt Eusebio,13’e24’stAltafini.Nella foto: Cesare Maldinisolleva la prima coppa deiCampioni conquistata dal Mi-lan a Wembley nel ’63. A sini-stra l’allenatoreNereoRocco.

Marcatori: 7’ e 39’ pt Prati,16’ st Vasovic rig., 21’ st Sor-mani,29’stPrati.Nella foto: Gianni Rivera, se-guito da Rocco e Carraro,scende dall’aereo con la cop-padeiCampioni.

Marcatori: 18’ pt Gullit, 27’ptVanBasten,39’ptGullit,1’stVanBasten.Nella foto: Sacchi, Baresi,BerlusconieGullitconlaterzacoppa, vinta a Barcellona do-poun’attesadi20anni.

«Mi sono sentito in Paradisocon quella coppa fra le mani»

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1963

DaAltafiniaShevacoppegrandi firme

Il brasiliano firma ilprimo trionfo. Triplettadi Prati nel secondo.Doppiette di Gullit

e Van Basten nel terzo

19891969

MILAN

DOPPIETTA Daniele Massaro ’94

DOPPIETTA Altafini a Wembley ’63

TRIPLETTA Pierino Prati nel ’69

POKER Van Basten e Gullit nell’89

MILANSTEAUA BUCAREST

MILANAJAX

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MILANBENFICA

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PAPÀ MALDINI RIESPLORA TUTTE LE FINALI DELLA FAMIGLIA

«I trofei più belli? Quello di Wembley per me,quello di Barcellona per Paolo. Dopo il gol diIstanbul pensai: ora vincerà il pallone d’oro»

Rijkaard decide controil Benfica. Due gol diMassaro nel quintosuccesso. Sheva, su

rigore, contro la Juve

BOMBER DA FINALE

38 Sport il Giornale � Giovedì24maggio2007