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BEN/ESSERE L’ALTRA MEDICINA EDITORIALE ECO 5,00 L’obiettivo è lineare: libertà di scelta terapeutica, autonoma decisione da chi e come farsi curare (in sicurezza ed efficacia) e, naturalmente, lo star bene, la salute del paziente. Forse allora, contro l’asettico salutismo e l’obbligo di essere sempre in forma quale imperativo categorico dell’occidente (l’88% dei medicinali allopatici è consumato nell’area Usa, Ue, Giappone), potremo fare nostre le parole di H.D.Thoreau «Fa bene qualche volta essere malato»; perché è vero che ogni tanto è bello essere curato e coccolato, cogliendo – tra l’altro – l’affascinante percezione della nostra fragilità e finitezza. Abbiate cura di voi. Gianpaolo Silvestri “Mappe” vuole essere uno strumento agile ma denso, che rifletta quanto si è venuto elaborando sulle tematiche attinenti il Futuro Sostenibile. Idee ed analisi che nella dialettica teoria/praxi/teoria, siano utili sia all’abecedario ecopacifista, sia all’agire concreto nel divenire quotidiano, nell’impegno locale e globale, nel territorio. “Mappe”, non a caso. Supplemento a “Il sole che ride”, n. 21, 28 novembre 2003 Direttore responsabile: Grazia Francescato Spedizione in abbonamento postale comma 20 lett. B art. 2 L. 662/ ‘96 Roma/ Ferrovia MAPPE - BEN/ESSERE. L’ALTRA MEDICINA

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BBEENN//EESSSSEERREELL’’AALLTTRRAA MMEEDDIICCIINNAA

EDITORIALE ECO5,00 €

L’obiettivo è lineare:libertà di scelta terapeutica, autonoma decisioneda chi e come farsi curare (in sicurezza edefficacia) e, naturalmente, lo star bene, la salutedel paziente. Forse allora, contro l’asetticosalutismo e l’obbligo di essere sempre in formaquale imperativo categorico dell’occidente(l’88% dei medicinali allopatici è consumatonell’area Usa, Ue, Giappone), potremo farenostre le parole di H.D.Thoreau «Fa bene qualchevolta essere malato»; perché è vero che ognitanto è bello essere curato e coccolato, cogliendo– tra l’altro – l’affascinante percezione dellanostra fragilità e finitezza. Abbiate cura di voi.

Gianpaolo Silvestri

“Mappe” vuole essere unostrumento agile ma denso, che rifletta quanto si è venutoelaborando sulle tematiche attinenti il Futuro Sostenibile. Ideeed analisi che nella dialettica teoria/praxi/teoria, siano utili siaall’abecedario ecopacifista, sia all’agire concreto nel divenirequotidiano, nell’impegno locale e globale, nel territorio.“Mappe”, non a caso.

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BEN/ESSEREL’ALTRA MEDICINA

Presentazione. CynarGianpaolo Silvestri 9

Il nostro impegnoAlfonso Pecoraro Scanio 12

PrefazionePaolo Galletti 13

Glossario minimoPaolo Galletti (a cura di) 16

Cura di sé tra scienza e coscienzaLuana Zanella 19

Medicine tradizionali e medicine complementari:una strategia per lo sviluppoEmilio Minelli 26

La sfida dell’OmsStefania Marra 30

Perchè tanto successo?Giorgio Albonetti 34

Medicine non convenzionali in EuropaGiancarlo Buccheri 36

L’esperienza toscanaElio Rossi 42

Il tempo dell’incontroValerio Sanfo 49

Lo schiatsu: una tecnica orientalenel panorama terapeutico occidentale

Emilio Tirelli 52

NaturopatiaRudy Lanza 55

L’assistente socio-sanitario esperto in metodologieolistiche e naturaliLucio Molinari 58

Biodiscipline: le origini e la leggeGianni Pizzati 62

Omeopatia: l’impegno dei VerdiWalter Gori 65

Medicine non convenzionali, libertà terapeutica e sanità pubblicaFrancesco Carella 68

Istruzioni per l’usoFernanda Useri e Paolo Galletti (a cura di) 71

Epilogo. Un’altra vitaFranco Battiato 81

E tento per te di comporre parole,un canto che sia come una chiara luceda spandere nella tua mente,sì che tu possa a fondo vedere le cose nascoste.

Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, I, 140-145

Storicamente salute/ambiente è stato il bino-mio – insieme alla dicotomia diritti/responsabilità – su cui siè strutturato il pensiero verde e la conseguente soggettivitàpolitica. Un binomio che, assumendo e coniugando la grandelezione di Maccacaro/Medicina democratica con il senso dellimite proposto dal più avvertito ecologismo internazionale,ha sostenuto nel nostro Paese battaglie campali. Seveso e ladolce figura di Laura Conti, la campagna contro le aziendeinquinanti e il diritto all’informazione (fu l’allora consigliereregionale lombardo Sergio Andreis a “trafugare” i dati segre-gati), inceneritori, discariche, parco automobilistico,aria/acqua pulita...e, soprattutto, la vittoria contro il nucleare(solo civile, purtroppo!). Poi lo stop per mancato quorum, alreferendum contro i pesticidi nel piatto: una mazzata chepeserà non poco nella storia dei Verdi. Ed oggi il no agli ogm,ai brevetti sui viventi, alla privatizzazione dell’acqua, all’elet-trosmog; il sì all’agricoltura biologica, ai cibi tradizionali, unrinnovato rapporto con le associazioni dei consumatori, ladifesa della sanità pubblica ed il diritto universale alla cura ealla libera scelta terapeutica, lo scontro con la lobby farma-ceutica (pensiamo solo alla battaglia contro i monopoli per ifarmaci anti Aids fatta e in parte vinta dal sud del mondo equella sui “generici” in Italia).Si, per i Verdi, la salute è un diritto inalienabile, universale:ecco il perché della nostra strenua difesa del sistema sanitarionazionale pubblico, gratuito, per tutti. In questo diritto allacura, allo star bene, si innesta da sempre anche l’assunzionedella libertà di scelta terapeutica e del consenso informato; siinnesta anche, con sempre maggior forza, la medicina nonconvenzionale, la medicina naturale.

■ Presentazione ■

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Cynar

I termini emanano il fascino dell’esotico,dell’oriente, dell’esoterico, dell’“altro”: agopuntura, ayurve-da, chiropratica, fitoterapia, medicina antroposofica, medici-na tradizionale cinese, omeopatia, omotossicologia, osteopa-tia, solo per citare le forme terapeutiche riconosciute dallaFederazione nazionale dell’ordine dei medici e dei chirurghi. Epoi: yoga, massaggio thai, shiatsu, reflessologia plantare,bilanciamento cranio-sacrale, kinesiologia, consulente erbori-sta, l’operatore olistico, fitness, qi-qong, thai-qi, rei-ki, natu-ropatia, pranoterapia ....oltre dieci milioni di persone nelnostro paese le praticano. Perché?Molti ed interconnessi, in effetti, i motivi di tale successo: lasfiducia nella medicina ufficiale, in primis. Senza arrivare alcaustico cinismo di Moliere («È morta di quattro medici e duefarmacisti», in L’amour medecin), è innegabile il rifiuto diun accanimento terapeutico invasivo, anonimo, in cui glieffetti collaterali di farmaci esigono altri farmaci, ove siamonumeri e cavie, variazioni della borsa per le 10 case farma-ceutiche che controllano oltre il 50% del mercato mondiale,discariche d’inutili e/o dannosi ritrovati, malati per forza.«Arrivai alla conclusione che la sola malattia che non avevoera il ginocchio della lavandaia», esclama J.K. Kerome nelsuo Three Men in a Boat: è una sensazione che molti hannoprovato ascoltando i proclami pubblicitari d’aziende e medici.E poi lo stress, l’alienazione della vita contemporanea, obe-sità ed anoressie, corpi al cortisone, nastri d’asfalto, fast food,il non naturale scorrere del tempo, la quotidianità velocemen-te isterica, iperproduttiva, annientante. Contro il logorio dellavita moderna – ci diceva un bravo ed ineffabile Ernesto Calin-dri seduto ad un tavolino di bar in mezzo al traffico – bevi un

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■ Presentazione ■

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cynar. Si, il cynar lo beviamo pure ma è forse più saggio toglie-re il logorio cambiando vita. L’insorgere delle malattie iatroge-ne, originate dall’uso stesso di medicinali e dalla macchinasanitaria, sono solo un piccolo preoccupante segnale di questoimprocrastinabile “dover essere”.In tutto ciò – ed altro – s’innesta la fortuna dell’altra medici-na, o meglio, della medicina non convenzionale e praticheterapeutiche bionaturali. È necessario però e non più rinviabi-le che questo settore sia normato, garantendo agli utenti edagli operatori la sicurezza, l’efficacia, il consenso informato,l’effettiva libera e consapevole scelta.

I Verdi da tempo sono in questo impegnatima – sia chiaro – restano assolutamente alieni da atteggia-menti antiscientisti, bucolicamente new age o fai da te: rite-niamo utile e proficua una collaborazione attiva tra la medi-cina non convenzionale e quella ufficiale, nel pieno rispettodei propri ambiti e competenze. L’obiettivo è lineare: libertà discelta terapeutica, autonoma decisione da chi e come farsicurare (in sicurezza ed efficacia) e, naturalmente, lo star bene,la salute del paziente. Forse allora, contro l’asettico salutismoe l’obbligo di essere sempre in forma quale imperativo catego-rico dell’occidente (l’88% dei medicinali allopatici – i “nostri”farmaci – è consumato nell’area Usa, Ue, Giappone), potremofare nostre le parole di H.D.Thoreau «Fa bene qualche voltaessere malato»; perché è vero che ogni tanto è bello esserecurato e coccolato, cogliendo – tra l’altro – l’affascinante per-cezione della nostra fragilità e finitezza. Abbiate cura di voi.

Gianpaolo Silvestri

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Non è un caso - ed è per noi fonte d’orgoglio e soddi-sfazione - che uno dei riferimenti principali in Europa per le medicine nonconvenzionali, sia la risoluzione del Parlamento europeo del 1997 a pri-ma firma del verde Lannoye. I Verdi da sempre - in Europa come in Italia- sostengono le medicine e le pratiche non convenzionali che si basano suconcezioni dell’uomo e del mondo molto in sintonia con i multipli filonidell’ecologismo. Il superamento della visione meccanicistico-cartesianadell’uomo/macchina accomuna, infatti, il pensiero ecologista e le episte-mologie delle MnC.Com’è possibile pensare l’uomo e la sua salute senza considerare ledimensioni psichiche e spirituali, ambientali e sociali?Una visione “olistica” dell’uomo necessita di un approccio “olistico”alla salute ed alle terapie.Aggiungo che i Verdi, inoltre, sono per garantire una prospettiva plu-ralistica dell’arte e della scienza medica: una libertà di cura e di sceltaterapeutica all’interno di regole che offrano garanzie di professiona-lità per gli operatori e consenso informato per i cittadini.L’impegno dei Verdi in Italia da anni è continuo e convinto, negli EntiLocali, nelle Regioni, in Parlamento, sul territorio e nell’agone cultu-rale, scientifico, mediatico. Chiediamo che anche nel nostro Paese -come già previsto negli altri stati dell’U.e - sia possibile scegliere libe-ramente di utilizzare medicine e pratiche non convenzionali. A talfine i Verdi hanno presentato e/o ripresentato in questa legislatura,proposte di legge per il riconoscimento delle medicine e delle pratichenon convenzionali in concomitanza con un rinnovato impegno nelPaese per sostenere appieno questa opzione di libertà e civiltà.

Alfonso Pecoraro Scanio

Il nostro impegno

Nel 2002 la spesa farmaceutica totale -privata edel Servizio sanitario nazionale - ha raggiunto i 12.644 milionid’euro (218 euro pro capite) con un incremento del quattro percento rispetto l’anno precedente. Si potrebbe dire, con GrouchoMarx, “l’ultima volta che sono andato dal dottore mi ha dato cosìtante medicine che, una volta guarito, sono stato male per un meseintero”. La quota più consistente dei farmaci prescritti nel nostropaese (oltre il 70%) è per malattie cronico-degenerative, secondol’Osservatorio sul consumo dei farmaci del ministero della saluteche ha presentato il suo rapporto annuale.E’ molto diffuso lo scetticismo sull’efficacia dei farmaci convenzio-nali per curare queste malattie. Il 40% degli italiani riceve nel corsodi un anno almeno una prescrizione d’antibiotici. Sono perlopiù imedici di famiglia a prescriverli, al sud più del doppio che al nord,senza che esistano condizioni epidemiologiche particolari che giu-stifichino questa disparità. Inoltre, una prescrizione così generaliz-zata degli antibiotici di seconda linea, promuove la resistenza deibatteri, rendendo necessari antibiotici sempre più potenti.Interessante sottolineare l’aumento del 27% in più, rispetto l’annoprecedente, della prescrizione degli anti depressivi dell’ultimagenerazione: sintomo molto preoccupante dell’aumentato disagiomentale e del diffondersi dell’idea che basti un farmaco per rigua-dagnare la tranquillità.Già Ivan Illic in “Nemesi medica” aveva - qualche decennio fa -messo il dito nella piaga della medicina meccanicistica convenzio-nale, denunciando -a fronte dei suoi innegabili successi in alcuniben delimitati settori - la nascita di malattie iatrogene, originateproprio dalle cure profuse e dalla macchina sanitaria.Recenti dati da riviste scientifiche americane ci dicono che lemalattie iatrogene sono diventate, negli Usa, la terza causa di mor-

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Prefazione

te, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Se poi allarghiamo ildiscorso ad una visione globale, non possiamo che concordare conil direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità,Gro Harem Bruntland, quando si chiede che significhi diritto allasalute in un mondo in cui ogni anno nei paesi poveri 170 milionidi bambini sono sottopeso mentre in occidente 500 mila personemuoiono per patologie legate all’obesità.Il modello medico convenzionale, dominante in occidente, evi-denzia sempre più i suoi limiti sia sociali sia terapeutici.Quella chemostra i suoi limiti è proprio la visione dell’uomo e del mondo cheispira questa medicina.Un uomo macchina, fatto di parti sostitui-bili, in un mondo macchina economica di produzione e consumo.Le medicine non convenzionali, ognuna a modo suo e con profon-de differenze, alludono ad una visione dell’uomo e del mondo piùcomplessa e vitale, analoga a quella postulata dal movimento eco-logista: un uomo a più dimensioni in armonia con un mondovivente. Ma questo non basterebbe a spiegare la diffusione capilla-re di queste medicine negli Usa, in Europa, in Italia: è la loro effica-cia nel curare alcune patologie a convincere decine di migliaia dimedici e oltre 10 milioni di cittadini italiani ad utilizzare le medici-ne non convenzionali. Per non parlare delle innumerevoli figured’operatori del benessere che svolgono un ruolo importante d’aiu-to a prendersi cura di se stessi, migliorando la qualità della propriavita. Si potrebbe affermare che nei fatti, anche in Italia, si va versouna nuova medicina integrata che mette insieme il meglio didiversi approcci scientifici e terapeutici.Ma mentre in altri paesi europei queste medicine sono riconosciu-te, a volte insegnate all’università, a volte praticate negli ospedali, avolte rimborsate in parte dal Servizio sanitario nazionale, in Italiamanca un quadro legislativo sia a livello nazionale che regionaleed i Verdi si sono dovuti battere in Parlamento per garantire la pre-senza nelle farmacie dei medicinali omeopatici, minacciati dallaburocrazia ministeriale.Purtroppo la legge quadro, di cui ero relatore, nella XIII legislaturasi è fermata all’approvazione della

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Commissione affari sociali. Adesso ha ripreso il suo tormentatocammino. Una legge quadro di respiro europeo che assicuri il plu-ralismo nell’arte medica è indispensabile per i cittadini e per glioperatori. Questa legge deve garantire i cittadini utenti che voglio-no certezze sulla professionalità degli operatori ai quali si rivolgo-no. La legge deve regolare l’esistente, possibilmente migliorando-lo, senza stravolgere un quadro che fin qui ha funzionato nel tem-po, superando ostacoli di ogni genere.Le associazioni dei medici, dei farmacisti, dei veterinari, le aziendedel settore, gli operatori del benessere, le società scientifiche chehanno bene operato, devono vedere riconosciuta la loro professio-nalità e devono avere una rappresentanza adeguata.Occorre promuovere l’inserimento delle MnC in ambito pubblicotramite le Regioni e ridefinire i livelli essenziali di assistenza cheoggi le escludono. Anche in assenza di una legge nazionale leRegioni possono operare, come sta facendo la Toscana, per istituireambulatori pubblici ai quali si può accedere pagando un ticket.Anche le Asl possono istituire servizi e ambulatori da subito.È assurdo che milioni di cittadini paghino per il Ssn e debbano poicurarsi a proprie spese se intendono avvalersi delle MnC.In Francia, dove il servizio sanitario rimborsa alcune cure omeopa-tiche, ci si è accorti che coloro che utilizzano l’omeopatia si amma-lano di meno, perdono meno giorni lavorativi ed utilizzano menole analisi più costose. In sostanza, oltre all’efficacia, anche unrisparmio per la collettività.C’è quindi molto da fare a tutti i livelli per una visione diversa dellamedicina e per quella libertà di scelta terapeutica e libertà di curache, all’interno di una nuova consapevolezza e responsabilità ver-so se stessi e il mondo, può aiutarci a Ben Essere.

Paolo Galletti

■ Prefazione ■

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Le seguenti nove forme terapeutiche.sono state riconosciute in Italiadalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odon-toiatri, a Terni, nel maggio 2002.

AgopunturaRappresenta una metodica terapeutica che si avvale della stimola-zione di determinate zone cutanee per mezzo dell’infissione d’aghimetallici, per ristabilire l’equilibrio di uno stato di salute alterato.AyurvedaÈ il più antico sistema medico di cui si abbia conoscenza e ponegrand’attenzione alla prevenzione, fondata sulla ricerca dell’equili-brio tra i principi fondamentali dell’organismo e su una interazio-ne armoniosa tra l’individuo e il suo ambiente; gli approcci tera-peutici sono basati prevalentemente sull’impiego di rimedi vegeta-li e su misure dietetiche e d’igiene comportamentali.ChiropraticaÈ una scienza diagnostica della neurofisiologia applicata, basatasulla teoria che salute e malattia siano processi vitali correlati allafunzione del sistema nervoso. Nata alla fine del XIX secolo negliStatiUniti, mira a diagnosticare e trattare, attraverso la manipola-zione, disturbi delle articolazioni vertebrali, dei muscoli, dei lega-menti. La parola chiropratica deriva dal greco antico keir (mano) epraticos (fare): traduzione letterale”fare con le mani”.FitoterapiaRappresenta una tecnica terapeutica basata sull’uso delle piantemedicinali o di loro derivati ed estratti opportunamente trattatiMedicina antroposoficaCostituisce un ampliamento della medicina convenzionale. Ispi-randosi a Rudolf Steiner introduce un metodo conoscitivo fondatosu una propria epistemologia che guida alla ricerca delle leggi che

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Glossario minimo*

stanno a fondamento delle manifestazioni della vita.Medicina tradizionale cineseSi basa sulla filosofia secondo la quale la salute non s’identifica solocon l’assenza della malattia, ma con il perfetto equilibrio dell’orga-nismo; pertanto la diagnosi e la cura vanno finalizzate a ripristina-re il corretto funzionamento dei processi fisiologici e l’equilibriodelle energie vitali.Omeopatia“L’omeopatia – asseriva Mahatma Gandhi – è il metodo terapeuti-co più avanzato e più raffinato che consente di trattare il pazientein modo economico e non violento”.È un metodo diagnostico, clinico e terapeutico, basato sulla leggedei simili che afferma che è possibile curare un malato utilizzandosostanze che, in una persona sana, riproducono i sintomi rilevantie caratteristici dello stato patologico.OmotossicologiaCostituisce una particolare concezione dell’omeopatia, con uncaratteristico corpus teorico e metodologico e una sua peculiarestrategia terapeutica.Avvalendosi di medicinali omeopatici tende a stimolare i meccani-smi di disintossicazione propri dell’organismo, incrementando larisposta immunitaria specifica di ciascun soggetto.OsteopatiaIdeata alla fine dell’Ottocento dal medico americano Andrei TaylorStill, è una pratica manipolativa che ha come obiettivo aiutare ilcorpo a recuperare il suo potere d’autoguarigione attraverso l’eli-minazione delle disfunzioni.Secondo gli osteopati la perdita o la diminuzione della mobilità delcorpo riduce le naturali capacità di difesa dell’organismo. L’osteo-patia (da osteon, osso e pathos, sofferenza) si avvale di terapieesclusivamente manipolative dirette al raggiungimento di una cor-retta funzionalità integrata dell’individuo.

* a cura di Paolo Galletti

■ Glossario minimo ■

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“Quali che siano i suoi meriti una persona sanadelude sempre” scrisse Cioran in “La caduta del tempo”, perché ilsano “non possiede l’esperienza del terribile, che sola conferisceun certo spessore ai nostri discorsi.” La provocatoria affermazionedell’acuto pensatore rumeno, come sempre lapidario, riflette unfraintendimento diffuso, secondo il quale lo stato di salute corri-sponde alla mancata percezione del dolore, allora la malattia è“carne che si emancipa, che si ribella, che non vuole più servire...l’apostasia degli organi”. La malattia costringe la donna e l’uomomoderno a ri-considerare il corpo, questa parte fondamentale di séche il positivismo (ereditando un malinteso cristiano) ha trasfor-mato in uno strumento dell’io. Tuttavia, aggiunge Cioran, “più lacoscienza cresce grazie ai nostri malanni più dovremmo sentirciliberi. Ma è vero il contrario.” Forse è il nostro modo di guardare albinomio salute-malattia ad essere sbagliato. Un modo corretto diaffrontare il problema dovrebbe partire dalla constatazione dell’u-nità di corpo e mente, allora apparirebbe immediatamente chiaroche la prevenzione non può prescindere dal “guardarsi dentro”,dalla cura di sé. Come insegnano la pratica e la politica delle don-ne. A volte, attendere che gli squilibri si manifestino nella malattiapotrebbe essere troppo tardi.Anche secondo la saggezza orientale il dolore ha molto da inse-gnare, è un Guru. Il maestro Noguchi, un noto terapista giappone-se d’inizio secolo, stufo di intervenire sui sintomi di pazienti chenon volevano nel loro intimo guarire, elaborò un sistema, il seitai,affinché le persone potessero ripristinare le naturali potenzialitàd’autoguarigione, “normalizzare il terreno” come scrisse il suoallievo Tsuda (Tzuda fondatore della Scuola della respirazione a Parigi,essendo stato oltre che di Noguchi e Ueshiba – il fondatore dell’Aikido –anche allievo di Marcel Mauss, è un utile ponte tra Oriente ed Occidente,

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Cura di sé tra scienza e coscienza

Luana Zanella

nda). Secondo il seitai, se una persona ha ingerito cibi avariati ocomunque tossici, dovrebbe vomitarli spontaneamente, come unbambino. A tal fine, può rivelarsi utile sfruttare certe malattie, adesempio il raffreddore, che, se vissuto in modo corretto, permetteil rilassamento di tensioni della muscolatura profonda, involonta-ria ed evita così l’insorgere di ben più gravi patologie.Sfortunatamente il nostro stato psicofisico è andato modificando-si. Millenni di civilizzazione ci hanno desensibilizzato e resi inca-paci d’essere “medici di noi stessi”. Ci rivolgiamo all’esterno cer-cando aiuto e sostegno negli esperti, facendo sempre meno affida-mento sulle risorse personali e le esperienze familiari e collettive. Narra Erodoto (Storie, I) che i Babilonesi “portano il malato inun luogo del mercato, perché essi non fanno uso di medici. Cosìle persone vanno dal malato e gli danno consigli circa la suamalattia, se qualcuno ha sofferto di qualche cosa di simile a ciòche il malato ha, o ha veduto alcuno che ne ha sofferto; ed avvi-cinatisi gli consigliano e raccomandano quei mezzi che li hannoliberati da una malattia simile o per mezzo dei quali hanno vedu-to altri liberarsene”.Erodoto in parte sbagliava, già da secoli i babilonesi si avvantaggia-vano di una raffinata arte della guarigione. Ma in quella che fu laculla della nostra civiltà, la malattia, o meglio, i malati non si cura-vano solo con rimedi e interventi codificati, monopolio di sacerdo-ti specializzati, interpreti dei segni-significati, che la malattia rap-presentava nel rapporto tra il mondo visibile ed i mondi invisibili,ma anche grazie al contributo della comunità nel suo insieme chesi faceva partecipe della sventura che colpiva un suo membro. Ladiffidenza verso i medici specializzati provenienti dalla Grecia nelmondo romano fu profonda (si veda R.French, Gli antichi e la Natu-ra, Ecig). La medicina romana in origine era semplice, basata su spe-cie vegetali, come il cavolo. Grande attenzione era riservata all’igie-ne e alla salute pubblica, basti pensare alle straordinarie opere qualiacquedotti, fognature, per non parlare delle terme. Alla resa deiconti però, pur rimpiangendo i tempi andati, in cui la vita rusticamanteneva la gens romana naturalmente sana e forte, i Romani

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accolsero quella disciplina da cui, molti secoli dopo, attraverso uncomplesso e controverso processo, si svilupperà la medicinamoderna. Gli studi e le ricerche condotte in particolare da studiosehanno posto in luce il conflitto sessuale che accompagna l’evolu-zione della medicina e l’affermarsi del potere-sapere del medicodella modernità (si pensi alla caccia alle streghe). In ogni modo,nonostante gli indubbi e addirittura stupefacenti progressi dellascienza medica, le diffidenze nei suoi confronti, ed in particolareverso i nuovi “sacerdoti”, non sono finite, anzi sembrano essersimoltiplicate. Sono proprio alcuni caratteri specifici della medicinacontemporanea ad allarmare. Innanzitutto i farmaci e i loro effetticollaterali spesso più dannosi del male che devono curare. Poi ilsuo carattere sperimentale, che fa d’ogni soggetto un caso clinico,vale a dire una potenziale cavia, e ancora il carattere analitico, spe-cialistico, cui spesso sfugge quella visione d’insieme, olistica, chenella tradizione rappresentava invece il cuore della scienza medica.Non è irrilevante, non è un caso, se i morituri, cosi come i cadaveri,sono furtivamente sottratti dalla vista, divenendo per noi contem-poranei degli estranei. La morte è così trasformata in un eventoinnaturale, con cui non abbiamo più alcuna familiarità. Siamo cosìimpreparati ed impauriti rispetto all’inevitabile. La morte, relegataalla fiction in cui, spesso nelle forme più cruente, è la vera protago-nista, ci appare più temibile di quanto dovrebbeTuttavia, anche al presente, quando capita a noi o ad una personache ci sta a cuore, una malattia di qualche rilievo, subito ci colle-ghiamo ad internet e cerchiamo nella piazza informatica globaleriscontri, approfondimenti, risposte, che ci consentano di entrarein relazione con altre e altri e affrontare con maggior competenza,consapevolezza e libertà la vicenda che ci affligge. Accade, così,che nel terzo millennio, nonostante l’ipermedicalizzazione nonsoltanto della cura dei corpi malati, ma perfino degli eventi piùnaturali quali la nascita e la morte, si riesca, comunque, a portare ilmalato al mercato, sottraendolo e sottraendoci, quanto meno inparte, all’esclusività del sapere-potere del medico professionista,ed alle sue pretese totalizzanti, per dare spazio ad un possibile

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scambio tra esperienze soggettive e riappropriarci della cura dinoi, e al tempo stesso accedere alle conoscenze più avanzate eancora non diffuse e magari attingere ai saperi della tradizione,occidentale e non, che troppo sbrigativamente il positivismo ave-va liquidato. Prendersi cura della propria salute e del corpo, signi-fica ricollocarsi nell’organizzazione sociale, come soggetto in gra-do di partire da sé, dai propri bisogni, desideri, necessità in relazio-ne ad altri, altre, mettere in discussione le condizioni di vita, dilavoro, lo stesso patto di cittadinanza sulla qualità della vita, del-l’ambiente. Va anche detto che la salute che ricerchiamo va benoltre la sfera clinica.Non è un caso che con lo sviluppo della coscienza ambientalista,eredità viva del movimento delle donne e delle sue pratiche, lacura di sé abbia trovato nelle medicine cosiddette non convenzio-nali, nelle pratiche bionaturali, un orizzonte di senso oltre cherisposte ad una domanda qualitativamente modificata di benesse-re, di difesa e ripristino delle condizioni di buona salute, di preven-zione di stati patologici, di disagio... Così, ad esempio, lo hata yoga,originariamente utilizzato soprattutto da uomini, in Occidente èpraticato soprattutto da donne.Queste pratiche si sono affermate in forza della loro innegabileefficacia nell’ambito della società e del mercato e sono utilizzateabitualmente da milioni di persone. Chi opera in quest’ambito,se coscienzioso e competente, contribuisce ad incrementare ilbenessere e migliorare la qualità della vita, con conseguenterisparmio in termini di spesa sanitaria. Sfortunatamente il terre-no è sdrucciolevole. Al di là delle molteplici patacche, spesso inbuona fede, la maggior parte di queste pratiche – a fronte di unamedicina scientifica, che si serve di strumenti standard, ad esem-pio l’aspirina, e che può quindi rispondere al problema della salu-te in modo industriale – essendo vere e proprie arti, richiedonodegli artisti per essere davvero efficaci. Inevitabile porsi quindi ilproblema della qualità del servizio, della serietà e dell’adeguatez-za dei curricula formativi. La medicina ufficiale, nonostante i progressi che ne hanno accom-

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pagnato l’evoluzione, in particolare nel corso del secolo passato,non riesce assolutamente a rispondere alla domanda di salute e almalessere o malattie frutto degli squilibri sociali e ambientali dellacontemporaneità. Si pensi alle forme dilaganti di stress, ansia,depressione, all’obesità, alle malattie connesse all’inquinamento eall’alimentazione malsana, alle intolleranze, alle allergie. Oppurealle nuove epidemie, aids, ebola, sars, con il carico di contraddizio-ni che mettono a nudo, come l’impossibilità dei paesi poveri diacquistare i costosissimi farmaci dai paesi ricchi proprietari dei bre-vetti, e la difficoltà di quest’ultimi di chiudere le frontiere a virus ebatteri, che notoriamente ignorano i confini.Anche il sistema sanitario, se non vuole fallire, deve fare i conti conil mondo globalizzato, preoccuparsi molto dell’aspetto preventivo,del riequilibrio tra persona e ambiente, del modo di produrre, del-l’alimentazione, dell’acqua, dell’aria. La scienza medica ha la necessità di aprirsi ed integrare conoscenzee pratiche, interagire con altre discipline e tradizioni. Di questo, vadetto, se ne sono accorte anche le istituzioni internazionali e gliordini professionali. L’Organizzazione mondiale della sanità, giànel corso degli anni ‘70, si premurava di salvaguardare la medicinatradizionale. Evidentemente qualche mente illuminata cominciò apercepire il pericolo che i processi di importazione dei sistemi e deimetodi sanitari occidentali nei paesi poveri potessero sgretolare ilsapere medico locale, con conseguenze drammatiche sul livello disalute e capacità di self-help. “È stato notato che una gran parte delpersonale sanitario altamente qualificato tende spesso a vederenella medicina tradizionale una pratica in declino che non presen-ta interesse alcuno, il che è un grave errore dato che la cultura di cuila medicina tradizionale fa parte integrante non è né congelata, némorta. La medicina tradizionale presenta certi vantaggi sui sistemimedici importati. Innanzitutto, da un punto di vista sociale, è unantidoto sia economico che culturale alla dipendenza neo colonia-lista dei paesi importatori di farmaci, costa generalmente poco ed ègeneralmente inscindibile dalla conservazione delle filosofie e del-le tradizioni sacre locali eppur si presta ad integrare efficacemente

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la medicina moderna. Dal punto di vista terapeutico l’approccio èolistico: essa considera l’uomo nella sua totalità ricollocandolo inun ampio contesto ecologico e pone l’accento sul fatto che il catti-vo stato di salute o la malattia sono dovute ad uno squilibrio, a undisadattamento all’ambiente e non soltanto all’azione di agentipatogeni” (Oms 1978).Anche dal punto di vista del calcolo economico la salvaguardia del-le culture mediche e salutistiche dei paesi del Sud del mondo si pro-spettava indispensabile. Di più. I saperi antichi e l’enorme ricchez-za rappresentata dalla biodiversità che le popolazioni native custo-discono nelle terre sinora sottratte alla devastazione dello sviluppocapitalistico divengono la nuova frontiera della neocolonizzazio-ne, terreno di scorribande dei biopirati, che, subdolamente s’infila-no nelle comunità indigene, magari come antropologi o allievidegli sciamani, per rubare conoscenze millenarie, semi, piante, efarne oggetto di brevetto a vantaggio di un mercato, che si estendeanche alla medicina naturale.Ricordiamo, a questo proposito, il caso di Loren Miller, dell’Inter-national Plant Medicine Corporation, noto come “inventore” diuna medicina naturale; egli riuscì, nel 1990, ad ottenere il brevettodell’Ayahuasca, con il diritto esclusivo alla sua produzione e com-mercializzazione. Si tratta dell’ingrediente fondamentale nellecerimonie religiose e pratiche mediche tradizionali delle popola-zioni indigene amazzoniche; è solo uno dei tanti esempi, interes-sante perché illumina sulle possibili derive della New Age.Nel maggio del 1997 il Parlamento europeo approva una risoluzio-ne, che apre la strada al riconoscimento da parte degli stati membrial processo di integrazione delle medicine non convenzionali nellepolitiche per la salute. Il Consiglio d’Europa con la risoluzionen.1206 del novembre 1999 individua, nel rispetto delle differenzenazionali, la possibilità di “definire un approccio europeo comuneal tema delle medicine non convenzionali, basato sulla libertà discelta terapeutica dei pazienti”.Sempre più numerose sono le persone in Europa che si rivolgonoalle terapie alternative, con picchi che arrivano in Francia al 40,

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50% della popolazione. In Italia sono, secondo dati Istat, oltrenove milioni, il 16 % del totale. Nel Nord-Est il 25%. Sono soprat-tutto donne, che scelgono per sé e per i loro bambini rimedi nonconvenzionali, spesso come complemento alle cure della medicinaufficiale. Segno inequivocabile che il configurarsi di un diversomodo di concepire la salute, la malattia, la cura, dipenderà in misu-ra sostanziale dall’affermarsi dell’autorità femminile.

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Parlare di medicine complementari e di medici-ne tradizionali implica, almeno temporaneamente, la messa a lato- che non vuol dire “da parte” - dello statuto epistemologico che èalla radice del paradigma scientifico della nostra medicina: ciòdetermina un certo grado d’incertezza e confusione che si rendeevidente già dalla terminologia. È evidente, infatti, che il termine“tradizionale” ha un suo specifico significato a seconda del paesepreso in considerazione. In Italia, per esempio, la parola ‘tradizio-nale’ viene più frequentemente e facilmente associata alla medici-na occidentale che alla medicina legata alle tradizioni popolari econtadine, che hanno curato i nostri nonni e bisnonni, e senzadubbio l’agopuntura è considerata una medicina tradizionale inCina ma alternativa o complementare in Italia. Per dissipare taliincertezze, l’Organizzazione mondiale della sanità ha voluto indi-care un’unica definizione comprendente le diverse realtà ed espe-rienze. Le medicine tradizionali, secondo la definizione dell’Oms,includono “diverse pratiche sanitarie, approcci, conoscenze e cre-denze che prevedono l’uso di medicamenti a base di piante, ani-mali e/o minerali, terapie spirituali, tecniche manuali e attività,che sono utilizzati singolarmente o in combinazione, al fine dimantenere il benessere, curare, diagnosticare o prevenire malat-tie”. La questione posta non è puramente linguistica perché inve-ste il modo stesso di individuare e pensare le risorse per la salute nelfuturo dell’umanità. Secondo la visione dell’Oms, la medicina tra-dizionale costituisce un patrimonio di conoscenze cui, anche per ilfuturo, l’umanità potrà ricorrere per rispondere alla crescentedomanda di salute e benessere; secondo la visione dello scientismomedico occidentale, invece, tutto ciò è solo folklore o buia supersti-zione in attesa di essere rischiarata dai lumi della scienza medica.Ma, al di là delle opinioni, cosa ci dicono i fatti?

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Medicine tradizionali e medicine complementari:una strategia per lo sviluppo

Emilio Minelli

Se guardiamo i dati ricavati dall’Oms della diffusione delle medici-ne tradizionali nei paesi in via di sviluppo, ci accorgiamo che visono paesi in cui, se non ci fossero le medicine tradizionali,potremmo tranquillamente affermare che, tranne per pochi privi-legiati, non vi sarebbe alcuna assistenza sanitaria. È il caso dell’U-ganda e Tanzania (60%), India e Rwanda (70%), Benin (80%) e del-l’Etiopia con addirittura il 90%, senza parlare di paesi come la Cina,il Vietnam, la Corea, ecc., in cui l’assistenza sanitaria di base ègarantita da un collaudato sistema di integrazione tra medicinatradizionale e medicina biologica occidentale. Tuttavia, ciò chepotrebbe stupire è il fatto che anche in paesi altamente industria-lizzati come Usa, Francia, Canada, Belgio e Australia, la medicinacomplementare sia tanto ampliamente rappresentata; alcuniesempi: Belgio 31%, Usa 42%, Australia e Francia 48%, Canada70%. Non va dimenticato, infatti, come negli Usa - secondo unastatistica del 1998 - le prestazioni di medicina complementarecoprissero all’incirca il 50% dell’ammontare globale di prestazionisanitarie; inoltre, in Germania, il 77% delle cliniche fornisce curedi agopuntura e la spesa statunitense per le medicine tradizionali èdi circa 2.7$ milioni all’anno.In totale, il mercato globale per le terapie tradizionali si stima siaggiri attorno a 60$ miliardi all’anno ed è continuamente in cresci-ta. Solo in Italia, secondo l’ultima Indagine multiscope sulla salute,circa nove milioni di Italiani, il 15.6% della popolazione, avrebbe-ro fatto ricorso almeno una volta a metodi di cura tradizionali nelperiodo 1997-1999. Se dunque i lumi della medicina nel mondonon brillano solo di scienza medica ma anche di medicina tradizio-nale, forse è meglio chiedersene la ragione, anziché lanciare anate-mi e campagne talora francamente diffamatorie. Questa è la sfidache l’Oms molto pragmaticamente ha raccolto. La ragione di untale sviluppo va ricercata in due ordini di fattori: uno culturale eduno economico.Da un punto di vista culturale, infatti, la medicina tradizionale ècaratterizzata dal fatto di basarsi “sui bisogni dell’individuo, percui diverse persone possono ricevere diversi trattamenti, sebbe-

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ne, secondo la diagnostica della moderna medicina, soffranodella stessa malattia”. È indubbio che questa propensione a valo-rizzare il soggetto, tanto nella diagnosi quanto nella terapia,incontri grande simpatia da parte dell’uomo moderno, che fre-quentemente si ammala anche per stili di vita massificanti edalienanti e che, nel momento della malattia, quando la doman-da di senso è più forte, si trova scaraventato nel mondo spessonon meno alienante della fabbrica della salute. È inoltre impor-tante il fatto che nella cultura della medicina tradizionale sia evi-dente un approccio, estremamente attuale, di tipo olistico, cheinquadra l’uomo come un’entità unitaria, in cui corpo e mente -per così dire - si salvano o si dannano insieme. Infine vi è unapproccio preventivo e di grande responsabilizzazione verso lapropria salute, che costituisce al tempo stesso un fattore di pro-mozione per la costruzione di una cultura della salute e per uncontenimento dei costi.Questo aspetto ci introduce al secondo ordine di fattori, che puòspiegare la grande diffusione della medicina tradizionale nei paesidel terzo mondo e il motivo per cui il nostro futuro sarà sempre piùpieno di medicina tradizionale. Infatti, rendere accessibile l’assi-stenza sanitaria alla più grande area possibile della popolazione, èun mandato cui difficilmente qualsiasi autorità sanitaria può pen-sare di sottrarsi. E la medicina tradizionale ha l’invidiabile vantag-gio di costare poco.È proprio da questo punto di vista che la storia della medicina com-plementare si incontra con le grandi domande poste dalla Eviden-ce-based medicine sul destino futuro di qualsiasi tipo di terapia: èefficace? è sicura? è conveniente?Se il laboratorio mondiale sull’assistenza sanitaria ci conferma lagrande convenienza della medicina tradizionale, la sfida raccoltadall’Oms è attualmente tutta concentrata in un lavoro di accredita-mento della qualità, dell’efficacia e della sicurezza delle terapie tra-dizionali. Nella Strategia Oms sulla Medicina tradizionale 2002-2005, sonocosì individuati quattro obiettivi, che possono consentire alla

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Medicina tradizionale di implementare il suo ruolo ormai millena-rio di tutela e risorsa della salute:Normativa. È fondamentale per creare un quadro di riferimento,che consenta uno sviluppo e un’integrazione della Medicina tradi-zionale all’interno dei Sistemi di cura dei vari paesi. Sicurezza, efficacia e qualità. Sono fattori di tutela tanto per l’u-tente quanto per l’operatore: possono essere sviluppati solo attra-verso fondi di ricerca che i diversi paesi dovrebbero attivare al finedi certificare e regolamentare gli standard di formazione e d’eserci-zio per le varie discipline nei differenti paesi. Le indicazioni e i limi-ti delle varie terapie, dunque, non dovrebbero essere poste inconformità a pregiudiziali ideologiche, né a favore, né contrarie,ma dovrebbero essere derivate da dati d’evidenza ricavati da ricer-che metodologicamente fondate.Disponibilità. L’accesso alle cure di medicina tradizionale dovreb-be essere tutelato e promosso anche attraverso sistemi di rimborso,ancorché parziale, in tutte quelle situazioni in cui l’uso di presiditradizionali, a parità d’efficacia e sicurezza, si dimostri più econo-mico.Uso razionale. È un fattore di tutela dell’utente che andrebbe pro-mosso attraverso adeguate campagne d’informazione del consu-matore. Se la libera scelta della cura cui affidarsi deve ormai consi-derarsi un diritto inalienabile delle società democratiche, in realtàè solo attraverso un’adeguata conoscenza dei differenti metodi dicura, delle loro possibilità come dei loro limiti, che il cittadino puòuscire dal modello paternalistico di relazione medico-paziente perstrutturare con il medico-compagno di viaggio, shamano dei tem-pi moderni, una reale alleanza terapeutica per il recupero dellasalute e del senso della vita come della malattia.

■ Medicine tradizionali e medicine complementari ■

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“La medicina tradizionale può essere codificata,regolata, insegnata apertamente e praticata in modo diffuso e siste-matico, e beneficia di migliaia d’anni d’esperienza. Viceversa, puòanche essere fortemente secretata, mistica ed estremamente loca-lizzata, con trasmissione orale della conoscenza delle sue pratiche.Può essere basata su salienti sintomi fisici o su percezioni di forzesovrannaturali. Com’è evidente, a livello globale la medicina tradi-zionale elude una precisa definizione o descrizione, poiché inglobacaratteristiche e punti di vista differenti e talvolta conflittuali traloro. Ma una definizione operativa è comunque imprescindibile.Per l’Organizzazione mondiale della sanità, una definizione di talgenere non può che essere comprensiva e inclusiva. Quindi l’Omsdefinisce medicina tradizionale come un insieme di diverse prati-che, approcci, saperi e credenze riguardo alla salute, comprendentimedicine basate su piante, animali e/o minerali, terapie spirituali,tecniche manuali ed esercizi applicati singolarmente o in combi-nazione tra loro, allo scopo di conservate il benessere così come ditrattare, diagnosticare e prevenire le malattie” (Strategia sullemedicine tradizionali 2000-2005, Oms).L’agopuntura, l’omeopatia e la fitoterapia sono - insieme a pratichemanuali come ad esempio lo shiatsu - le medicine non convenzio-nali più conosciute e diffuse in Italia ed in generale in occidente.Ma sono ormai tantissimi i sistemi di cura che hanno affiancato ilnostro; si tratta di pratiche provenienti da antiche e lontane cultu-re, ma anche approcci nuovi che rifiutano di considerare il pazien-te come un ammasso più o meno funzionante d’organi e strutture.Della prima famiglia fanno parte tutte le terapie collegate allamedicina tradizionale cinese (come l’agopuntura, la moxibustionee il tuinà) o indiana (ayurveda) o tibetana, il reiki e lo shiatsu, comepure la fitoterapia, antico patrimonio anche della nostra storia;

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La sfida dell’Oms

Stefania Marra

nella seconda rientrano sistemi di cura olistica - cioè che consideral’uomo come un insieme indissolubile di corpo, spirito ed energia,immerso in una continua interazione con ciò che lo circonda - natidi recente o comunque in epoche e culture non lontane dallanostra, come l’antroposofia, la floriterapia di Richard Bach, le gin-nastiche dolci, la chinesiologia applicata e tante altre.Ancora una decina d’anni fa, curarsi con queste medicine non allo-patiche (la parola deriva dal greco e designa un sistema di cura chesfrutta princìpi contrari a quelli che hanno provocato la malattia; èil “nostro” sistema di cura: aspirina, antibiotici ecc.) era considera-ta una stravaganza new age e i benefìci ottenuti erano giustificaticon un onnicomprensivo effetto placebo. Oggi molti paesi hannoaccettato queste pratiche - almeno alcune - e si sta andando versoun’integrazione all’interno dei sistemi sanitari nazionali. Per unosviluppo della ricerca in questo campo e dell’uso delle medicinenon convenzionali si è pronunciata addirittura l’Organizzazionemondiale della sanità, con un dettagliato documento (il già citatoStrategia sulle medicine tradizionali 2000-2005) che pone dei pre-cisi obiettivi da raggiungere a breve e medio termine. Che cosa ècambiato? Come mai questa svolta così significativa?

Le cifre parlano da sole: in Germania, il 90 percento della popolazione ha utilizzato almeno una volta nella vita lemedicine non convenzionali, e lo stesso hanno fatto il 70 per centodei canadesi e circa la metà della popolazione dell’Australia, dellaFrancia e degli Usa; in particolare negli Stati uniti circa 160 milionidi persone le utilizzano abitualmente, con una spesa di 17 miliardidi dollari in rimedi non allopatici, alcuni dei quali hanno cono-sciuto, tra il 1997 e il 1998, un incremento di vendita tra il 100 e il150 per cento. Si tratta di un giro d’affari enorme che ha ovviamen-te smosso il mercato e richiamato l’attenzione delle multinazionalie dei gruppi di potere del mondo sanitario. Dal punto di vista del-l’opulento Occidente, quindi, quello delle medicine alternative hail doppio volto del business da un lato, e dall’altro la ricerca di unapproccio diverso alla cura della persona, non solo dal punto divista strettamente sanitario ma in un quadro più ampio di benesse-

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re: un’esigenza cui le medicine non convenzionali sanno risponde-re meglio della medicina allopatica.

Il documento della massima autorità mondialein campo sanitario riconosce questo trend e sprona gli stati mem-bri a studiare meglio il settore delle medicine non convenzionali alfine di inserirle nei servizi sanitari nazionali.Ma è un altro l’aspettorivoluzionario della Strategia dell’Oms: le medicine non conven-zionali vengono, infatti, riconosciute come un prezioso alleato perportare le necessarie cure primarie nei paesi poveri, dove un terzodella popolazione non ha accesso neanche ai livelli base d’assisten-za sanitaria, i medici sono pochi e le terapie sono care. In Salvador,far curare in ospedale un bambino affetto da diarrea può costareanche 50 Us$, una cifra improponibile per la maggioranza dellapopolazione, mentre un curatore tradizionale prende dieci volte dimeno o si accontenta di pagamenti in natura. In Uganda, la pro-porzione d’operatori tradizionali rispetto alla popolazione si aggiratra 1:200 e 1:400, mentre si può contare su soltanto un medicoallopatico su 20.000 abitanti.Nei paesi in via di sviluppo, la medicina tradizionale è largamenteimpiegata nella cura delle grandi epidemie: in Ghana, Nigeria,Mali e Zambia oltre il 60 per cento dei bambini con febbre alta ècurato in casa con rimedi vegetali. L’Unaids (il Programma dell’O-nu contro l’Aids) ha collaborazioni in corso con operatori tradizio-nali per la prevenzione e la cura di questa malattia nell’Africa sub-sahariana. Per alcune di queste terapie non convenzionali esistonogià numerosi riscontri scientifici che ne dimostrano l’efficacia enuovi studi sono stati avviati. Ad esempio, alcune ricerche hannoconfermato la validità dell’impiego contro la malaria di una piantautilizzata da oltre duemila anni dalla medicina tradizionale cinese.

Ma molto è ancora da fare: “Benché molteTm/Cam (Tm: traditional medicine - definizione utilizzata conriferimento a quelle aree etno/geografiche in cui queste pratichefanno parte della tradizione locale; Cam: complementary andalternative medicine - in riferimento alle stesse pratiche innestatesu sistemi medici cui sono estranee) siano assai promettenti e sem-

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pre più utilizzate, molte di loro non sono testate e il loro uso non èmonitorato - si legge nel documento dell’Oms -. Per questo moti-vo si hanno poche informazioni sui possibili effetti collaterali,cosa che rende più difficile l’identificazione delle terapie più sicu-re ed efficaci e, conseguentemente, la promozione del loro usorazionale”.Ed ecco allora gli obiettivi delineati: integrare le Tm/Cam nellepolitiche sanitarie nazionali; promuoverne la sicurezza, l’efficacia ela qualità, diffondendo le conoscenze sul settore e approntandolinee-guida e standard univoci; aumentare la disponibilità e le pos-sibilità d’accesso a questo tipo di cure, soprattutto riguardo allepopolazioni più povere; promuovere un uso razionale da parte dioperatori e consumatori. L’Oms s’impegna in vario modo nel rag-giungimento di questi obiettivi: aiutando gli stati membri a svilup-pare una politica sanitaria nazionale riguardo le Tm/Cam, offren-do un supporto tecnico, stimolando la ricerca, facilitando lo scam-bio di informazioni.Ecco dunque che il ricco patrimonio delle medicine non conven-zionali ha davanti due binari. Quello di un impiego sistematico eregolarizzato nei paesi in via di sviluppo, dove conoscenze maidimenticate posso trovare oggi nuovo spazio e impulso e contri-buire a risolvere uno dei grandi problemi dell’umanità, quello deldiritto alla salute, qui inteso come accesso alle cure indispensabili.L’altro binario corre verso un livello più alto di diritto alla salute,quello che ci si può permettere nei paesi ricchi, dove si ha il “lusso”di poter scegliere come ci si vuol curare e dove l’affrancamento dal-le esigenze primarie spinge a cercare qualcosa di più: una diversaconsiderazione della persona e dello star bene, una diversa intera-zione con la natura e con le energie.L’incontro tra le conoscenze del passato e le tecnologie del presenteè dunque una delle sfide che abbiamo davanti. Bisognerà lottareaffinché realismo e saggezza abbiano al meglio sui purtroppo con-solidati meccanismi di salvaguardia del potere e degli interessi eco-nomici che stanno di fatto gestendo i destini del pianeta.

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Perchè tanto successo?

Giorgio Albonetti

Negli ultimi dieci anni il numero delle personeche nel nostro Paese sono ricorse alle medicine naturali è più cheraddoppiato (oltre nove milioni), anche se, in rapporto alla popo-lazione, la percentuale è ancor oggi più bassa di quell’europea:15/16% per l’Italia contro 23/25% per l’Europa. Perchè tanto suc-cesso delle Mnc nonostante i continui attacchi da parte della medi-cina ufficiale?Le ragioni sono tante, alcune storiche, altre sociali; credo però cheforse le cause maggiori dipendano proprio dalla cultura che ruotaintorno alla medicina ufficiale.Le ragioni storiche. I principi attivi delle medicine ufficiali nonsono altro che la derivazione chimica/sintetica di quelli delle pian-te; nella realtà, come è noto, solo il 20% della popolazionemondiale si cura con la nostra medicina ufficiale; il resto usa lamedicina tradizionale: in altre parole, essenzialmente le piante.Le ragioni sociali.Sintetizzando brutalmente esse sono legate alfenomeno che vide, circa venti anni addietro, le medicine natura-li diventare alternative, poi di moda ed oggi essere - in qualchemodo - assunte dal movimento dei movimenti, dalla variegata emondiale galassia noglobal.Dobbiamo inoltre considerare con attenzione perché, con tuttaevidenza, la crisi della medicina ufficiale aiuta la diffusione dellemedicine naturali. Molte, in realtà, le ragioni:perchè non è vero che tutti gli uomini sono uguali, semplici nume-ri replicati ; perchè l’importanza del rapporto medico paziente, adir poco sottovalutato dalla medicina ufficiale, ha un valore deter-minante nella cura della persona; perchè le visite asettiche di cin-que minuti, (poiché è necessario correre, produrre, visitare tantimalati…), sono state un disastro; perché la tanto sbandieratascientificità della medicina ufficiale contro la non scientificità del-

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le medicine naturali, è sempre meno credibile per gli scandali sufarmaci perfetti che poi tali non sono … e i risultati sono davantiagli occhi di tutti. Infine gli altri scandali, quelli della mala sanità,non solo gestionale, degli ospedali che di certo non hanno aiutatola medicina ufficiale. Ma in questo caso non mi stupirei di scoprirein futuro, una scarsa moralità anche nel settore delle medicinenaturali.Detto questo tutto sembrerebbe facile ma così non è perchè le que-stioni sono tante: pratiche, cultural/scientifico e quelle legate alconfronto con la medicina ufficiale che - voglio sottolinearlo conforza - non va demonizzata.Il ruolo dei partiti - ed in particolare dei Verdi - sarà determinantenon solo per la diffusione delle medicine naturali ma anche nelcome questo avverrà. A parer mio non è tanto determinante quan-to questo mondo crescerà nel prossimo futuro, ma il come. Prendiamo, ad esempio, due settori che fanno parte della galassiadelle medicine naturali ma che hanno peculiarità diverse: l’opera-tore schatzu e il naturopata. L’operatore shatzu non usa farmaci enon vuole essere un terapeuta: ha bisogno di un suo riconoscimen-to che comunque è diverso da quello del medico. Il naturopata èun non medico che vuole fare il medico, diciamolo con franchez-za. Non voglio e non posso essere io a dirimere lo “scontro” tra imedici delle terapie naturali e i naturopati ma è evidente, a parermio, che ci sono delle differenze attinenti non solo gli studi affron-tati dal medico ma anche le responsabilità giuridiche. Credo che,prima di tutto, il mondo variegato della medicina naturale italia-na debba trovare una mediazione al proprio interno e poi, proba-bilmente, prendere come riferimento il modello tedesco.Il fineultimo, non scordiamolo mai, è dare certezze e sicurezze al pazien-te insieme alla sua libertà di decidere come e da chi farsi curare.

Un’analisi della situazione delle medicinenon convenzionali in Europa non è facile, vista la disparitàdelle situazioni nei vari paesi. Tale diversità va inscritta alpluralismo culturale e scientifico proprio della tradizioneeuropea. Le brevi schede che seguono fanno particolare riferi-mento alla medicina omeopatica e antroposofica.

Austria. La medicina omeopatica e la medicina antroposoficasono riconosciute dagli Ordini dei medici come specialità. Esistonoambulatori di medicina omeopatica presso alcuni ospedali pubbli-ci. I medicinali omeopatici e antroposofici sono rimborsati dalSistema sanitario pubblico nonché da svariate compagnie d’assicu-razione private.

Belgio. Da una statistica del 1988 risulta che il 40% dellapopolazione belga ha usato almeno una volta medicine non con-venzionali. Omeopatia, chiropratica, osteopatia e agopunturasono state riconosciute ufficialmente nel 1999. E’ previsto in futu-ro il riconoscimento d’altre medicine non convenzionali. I medici-nali omeopatici e antroposofici sono rimborsati, almeno in parte,sia dal Sistema Sanitario Pubblico sia da assicurazioni private.

Danimarca. In uno studio del 1994 risulta che il 33% dellapopolazione danese aveva usato medicina complementari durantel’anno passato. Solo la chiropratica è ufficialmente riconosciuta. Imedicinali omeopatici e antroposofici sono riconosciuti come tali.

Finlandia. Circa il 50% della popolazione finlandese usamedicine non convenzionali. Chiropratici, osteopati e naturopatisono ufficialmente riconosciuti come tali. Le prestazioni di medici-na non convenzionale sono rimborsate dal Sistema sanitario pub-blico purché fornite da medici, oppure - in certe specifiche condi-zioni - anche da chiropratici, osteopati e naturopati.

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Medicine non convenzionali in Europa

Giancarlo Buccheri

Francia. Il 36% di tutti i medici francesi usa almeno una dellemedicine complementari nella propria pratica professionale (datidel 1987). Il 49% della popolazione si rivolge a medicine comple-mentari. I medicinali omeopatici sono rimborsati dal Sistema sani-tario pubblico purché prescritti da medici.

Germania. Il 75% di tutti i medici tedeschi usa almeno unadelle medicine complementari nella propria pratica professionale(dati del 1995). Nel 1976 sono stati ufficialmente riconosciuti, aifini della registrazione dei medicinali, tre “particolari indirizzi tera-peutici”: omeopatia, medicina antroposofica, fitoterapia. Il titolodi “medico omeopata” o di “medico di medicina naturale” è uffi-cialmente riconosciuto dagli Ordini dei medici. I medicinali omeo-patici, antroposofici e fitoterapici sono rimborsati dalle Cassemalattia. Gli ospedali e le cliniche di medicina antroposofica fan-no parte integrante del servizio di sanità pubblico.

Irlanda. Tutti i trattamenti praticati da medici abilitati sonocoperti dal Sistema sanitario pubblico.

Italia. Nessuna medicina complementare è riconosciuta cometale dallo Stato. Esistono tuttavia ambulatori omeopatici pressonumerose strutture pubbliche. I medicinali omeopatici e antropo-sofici sono regolamentati da apposite leggi. Alcune assicurazioniprivate rimborsano le prestazioni di medicine complementari.

Lettonia. Agopuntura e medicina omeopatica sono equipara-te a specialità allopatiche. Le prestazioni d’agopuntura e di medici-na omeopatica sono rimborsate dal Sistema sanitario pubblicononché da assicurazioni private.

Liechtenstein. Le prestazioni di medicine non convenzionalivengono rimborsate dalle Casse malattia purché effettuate damedici abilitati.

Lussemburgo. Tutti i medici abilitati sono liberi di scegliere iltrattamento di loro scelta. Le prestazioni di medicina complemen-tare vengono rimborsate.

Malta. I medici sono liberi di praticare medicine non conven-zionali. Lo Stato provvede a trattamenti di agopuntura nell’ambito

■ Medicine non convenzionali in Europa ■

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delle strutture pubbliche.Norvegia. Circa il 30% della popolazione norvegese usa medi-

cine non convenzionali, per lo più praticate da personale nonmedico.

Paesi Bassi. Il 50% dei medici olandesi usa anche medicinenon convenzionali (dati del1992). L’80% della popolazione olan-dese è favorevole alla libertà di scelta terapeutica fra le medicinenon convenzionali e il 60% è disposto a pagare maggiori premiassicurativi a tale scopo. I medici omeopati e antroposofi sono rico-nosciuti come tali in base ad autocertificazioni delle principaliassociazioni professionali del settore. I medicinali omeopatici eantroposofici sono rimborsati dal Sistema sanitario pubblico e dal-le assicurazioni private.

Portogallo. Nel 2000 sono state ufficialmente riconosciute leseguenti medicine non convenzionali: omeopatia, chiropratica,naturopatia, osteopatia, fitoterapia, medicina tradizionale cinese(compresa l’agopuntura), shatsu, medicina antroposofica.

Regno Unito. Nell’ambito del Servizio sanitario nazionale esi-stono ospedali omeopatici. Le prestazioni di medicina comple-mentare sono a carico del Servizio sanitario nazionale se prescritteda medici che vi aderiscono. Alcune assicurazioni private rimbor-sano prestazioni di medicina complementare. I medicinali omeo-patici e antroposofici sono riconosciuti come tali.

Russia. L’uso dell’omeopatia è permesso in ogni clinica edospedale. L’omeopatia è riconosciuta come specialità medica.

Spagna. Tutti i medici abilitati sono autorizzati ad usare medi-cine complementari. I medicinali omeopatici sono riconosciuti eregolamentati come tali. Due ospedali pubblici hanno ambulatoridi medicina omeopatica. Poche assicurazioni private rimborsanoprestazioni di medicina complementare.

Svezia. Il 20% della popolazione svedese usa medicine nonconvenzionali. I medicinali omeopatici sono riconosciuti cometali.

Svizzera. Oltre il 60% della popolazione dotata di un’estensi-

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va assicurazione contro le malattie, usa medicine complementari.Le prestazioni di medicina omeopatica, medicina tradizionalecinese, medicina antroposofica, neuralterapia e fitoterapia vengo-no rimborsate dal Sistema sanitario purché prescritte da medici cheabbiano compiuto una formazione post-laurea riconosciuta dallaFederazione dei medici svizzeri. Gli ospedali e le cliniche di medici-na antroposofica sono in parte integrati nel servizio sanitario pub-blico. Attualmente le cinque medicine complementari citate sonostate inserite in un apposito programma di valutazione (Pek)riguardo alla loro efficacia, sicurezza ed economicità.

Ucraina. Ai medici ucraini è permesso usare medicine com-plementari. I medicinali omeopatici sono riconosciuti come tali.

Ungheria. Le seguenti medicine complementari sono stateufficialmente riconosciute nel 1997: medicina omeopatica, medi-cina tradizionale cinese e tibetana (inclusa l’agopuntura), odon-toiatria biologica, ossigenoterapia, neuralterapia, medicina antro-posofica, biorisonanza magnetica.

A fronte di questa variegata situazione, sono sta-ti scarsi, e non sempre soddisfacenti, i pronunciamenti delle istitu-zioni comunitarie; né la Commissione esecutiva di Bruxelles, né ilParlamento europeo, né il Consiglio d’Europa, sono stati finora ingrado - con qualche lodevole eccezione - di dare degli indirizzigenerali o di elaborare delle direttive comunitarie consone allecaratteristiche epistemologiche e metodologiche di tali medicine.Le Direttive 73/92 e 74/92, che concernono le procedure per laregistrazione dei medicinali omeopatici e antroposofici, hannostabilito delle regole assolutamente inadeguate. Si è pensato diovviare a quest’insoddisfacente situazione nell’ambito di una piùgenerale revisione di tutte le Direttive comunitarie concernenti ilsettore farmaceutico. A tale scopo due anni fa è stata emanata laDirettiva 2001/83, che raggruppa in un solo testo tutte le preceden-ti direttive. La sua revisione ha superato l’autunno scorso un primoesame presso il Parlamento europeo. Mentre le modifiche propostedalla Commissione di Bruxelles sono state poche e di scarso impat-

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to, il Parlamento, il 23 ottobre 2002, ha previsto delle sostanzialimigliorie. Purtroppo tali migliorie non sono state prese in conside-razione né dalla Commissione di Bruxelles, né dal Consiglio deiministri. Non rimane che sperare che, nel corso della seconda let-tura, il Parlamento riconfermi i suoi coraggiosi emendamenti.È attualmente in discussione un’altra Direttiva comunitaria con-cernente i medicinali per uso tradizionale, cioè, in pratica, tuttiquei medicinali che sono usati in medicina complementare mache non sono omeopatici. Anche in questo caso la prima propostadella Commissione di Bruxelles è stata alquanto deludente. Il Par-lamento europeo ha apportato nel frattempo qualche miglioria,ma non pare che la Commissione le voglia accogliere.Tutto un altro capitolo riguarda il riconoscimento delle medicinenon convenzionali come tali. Per iniziativa dell’europarlamentarebelga Paul Lannoye, del Gruppo dei Verdi, fu approvata dal Parla-mento Europeo nel maggio del 1997 una risoluzione che - per laprima volta - dava dignità a tutta una serie di pratiche diagnostichee terapeutiche ormai affermatesi nell’ambito culturale europeo.Nell’ordine in cui compaiono nella Gazzetta ufficiale dell’Unioneeuropea si tratta di: chiropratica, omeopatia, medicina antroposo-fica, medicina tradizionale cinese (compresa l’agopuntura), shiat-su, naturopatia, osteopatia e fitoterapia. Nell’ottica di una lorointegrazione entro la medicina convenzionale, s’invitava allora laCommissione di Bruxelles a impegnarsi in un processo di ricono-scimento di tali medicine complementari, realizzando studi ad hocper ciascuna di loro e (dopo averne verificata l’innocuità, l’effica-cia, il campo di applicazione e il carattere integrativo o alternativoe averne esaminato la posizione giuridica nei vari Stati membri)inserendo anche tali medicine nei programmi di ricerca finanziaticon fondi comunitari. Scopi nobili ma rimasti, per ora, lettera mor-ta. La Commissione non ne ha fatto nulla: anzi, i programmi diricerca scientifica presentati nel frattempo sono stati regolarmenterespinti.Anche l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, nel 1999,riaffermando l’importanza delle medicine complementari, faceva

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proprio quanto suggerito dal Parlamento europeo, invitando gliStati in essa rappresentati, a un esplicito riconoscimento, fondatosu studi comparativi e su programmi di ricerca. Secondo il Consi-glio d’Europa, la migliore garanzia per i pazienti che si rivolgonoalle medicine complementari risiede in una corretta preparazioneprofessionale degli operatori, preparazione che tenga conto deilimiti d’applicazione delle medicine stesse, che preveda, nel caso dioperatori non medici, appositi codici deontologici e che sia sogget-ta a un controllo dall’esterno. A tale scopo si sollecitano gli Statimembri a fare tesoro delle esperienze già fatte in altri Stati e a coor-dinare le proprie posizioni. Infine è espresso un incoraggiamentoad inserire corsi di medicina complementare all’interno dellefacoltà mediche e dei corsi universitari.Pur esulando dall’ambito strettamente europeo, va ancora citatoquanto sostenuto in merito dall’Organizzazione mondiale dellasanità. In una sua pubblicazione del 2001 sullo statuto legale dellemedicine complementari - che ha avuto a fondamento, per quantoriguarda l’Europa, uno studio dell’Università di Neuchâtel - l’Omselenca quattro criteri importanti per la valutazione delle medicinecomplementari: che i sistemi di cura proposti siano sicuri ed affida-bili; che gli standard di qualità, sicurezza ed efficacia dei medicinaliutilizzati siano stabiliti e mantenuti nel tempo; che coloro che pra-ticano medicine complementari abbiano la necessaria qualificaprofessionale; che le asserzioni fatte riguardo alle varie praticheterapeutiche e ai medicinali utilizzati siano valide.Nel 2002 la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha resopubblica la sua strategia per i prossimi anni, in cui sollecita i gover-ni nazionali a sostenere sempre di più le medicine complementarinelle rispettive politiche sanitarie e a far sì che si giunga ad unasempre maggiore integrazione di tali medicine nell’ambito deisistemi sanitari nazionali.

L’esperienza della regione Toscana è conside-rata unanimemente la più significativa nel panorama nazio-nale. È la Regione Toscana, infatti, il luogo in Italia dove sem-bra essersi raggiunto il livello più avanzato d’integrazione del-le MnC nella sanità pubblica, al punto di essere consideratacome esperienza pilota.

Nel dicembre 1997 si era svolto a Firenze un con-vegno sulle medicine non convenzionali che oltre a stimolare unariflessione in ambito istituzionale sulla diffusione di queste terapie,aveva cercato soprattutto di fornire alcune risposte concrete a que-sto fenomeno, auspicando in particolare la definizione di pro-grammi che consentissero di trasformare in iniziative e attività lepossibilità previste dal Piano regionale 1996-98.In quell’occasione l’Assessore al diritto alla salute per la Toscana,Claudio Martini, aveva manifestato con chiarezza la volontà politi-ca di promuovere e sostenere i processi d’integrazione delle terapienon convenzionali nelle strutture pubbliche, rispondendo in ter-mini fattivi ad un’esigenza fortemente avvertita dai cittadini nelterritorio.Subito dopo, in data 10 dicembre 1997, seguiva la G.r.t. con notaemanata dallo stesso Assessore che invitava le Aziende sanitarieche intendessero realizzare interventi di medicina non convenzio-nale a darne notizia nei Piani attuativi, indicando le prestazionierogate, le modalità d’accesso e di svolgimento delle attività e lerisorse destinate a questi progetti. Quella sollecitazione in Toscana era ripresa - e in un certo sensoanticipata - dal Piano sanitario regionale per il 1996-98, al cui inter-no sono presenti norme esplicitamente rivolte alla valorizzazionedelle medicine non convenzionali e l’invito a guardare “anche al

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Le MnC nella realtà toscana

Elio Rossi

complesso delle pratiche di medicina naturale.... e a promuovereuna cultura della salute fondata su una riduzione dei consumi far-macologici”. In precedenza, per due anni consecutivi, 1997-1998 e 1998-1999,la stessa regione Toscana, attraverso l’Assessorato alle riforme isti-tuzionali e alla cooperazione internazionale, aveva accettato difinanziare, per la prima volta in Italia, progetti di cooperazionedecentrata a sostegno dello sviluppo della medicina naturale eomeopatica nei paesi del sud del mondo.Ma il punto di massima integrazione delle MnC si raggiunge conl’approvazione del Piano sanitario regionale (Psr) della Toscana peril triennio 1999-2001 che dedica alle medicine non convenzionaliun capitolo, lettera H: “Integrazione delle medicine non conven-zionali negli interventi per la salute”. Dopo aver rimarcato la ricchezza delle esperienze di MnC realizzatein Toscana e con riferimento alla risoluzione del Parlamento euro-peo (29-5-1997), è ricordato che il Programma regionale di svilup-po toscano 1998-2000 aveva previsto “la messa a punto e lo svilup-po di forme d’integrazione tra sistema sanitario e realtà delle medi-cine non convenzionali, mentre la L.r. 72/98 (art. 92, lett. m)demandava al Piano sanitario la definizione degli strumenti perl’integrazione di suddette terapie negli interventi per la salute”.A tale scopo è stata istituita la Commissione regionale per leMnC, con durata in carica per il periodo di validità del piano,composta di esperti delle discipline in oggetto. La Commissioneha il compito di individuare le strategie necessarie per ottenerel’integrazione delle MnC, anche in ambito veterinario, e definiregli strumenti per valutarne la domanda espressa nel territoriodella regione, oltre a censire le attività operative più significati-ve. Essa deve inoltre valutare le proposte di studi e ricerche per ilsettore e le proposte di sperimentazione sull’uomo, definire, conl’Ordine dei medici e le università, i criteri d’accreditamento del-la formazione professionale e promuovere iniziative per propor-re la costituzione d’albi o registri delle professioni di MnC. A tut-to ciò si associa la necessaria attività di informazione atta a

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garantire ai cittadini indicazioni e disponibilità sulle prestazioniterapeutiche in oggetto.Infine, ma non meno importante, la Giunta regionale, dopo aversentito il parere della Commissione, si impegna a promuoverericerche e sperimentazioni sull’efficacia delle MnC per la cui realiz-zazione è consentito alle Asl anche la costituzione di strutture.Per gli interventi previsti in questo capitolo è stato istituito un fon-do apposito (denominato “Fondo per l’integrazione delle medici-ne non convenzionali negli interventi per la salute”). Per ognianno di vigenza del piano la Giunta regionale è autorizzata a finan-ziare tale fondo per 500 milioni di lire, una somma non ingente masignificativa se si considera l’assoluta carenza di fondi che affliggela realtà della ricerca in questo settore.Alla Commissione regionale per le MnC, istituita con deliberadel 14 aprile 1999, è stato successivamente affidato l’incarico direalizzare gli obiettivi del Psr, valutando le iniziative più adegua-te a tal fine.La suddetta commissione, dopo attento esame della situazione delterritorio regionale, ha ritenuto che tra le iniziative da mettere inpratica per attuare gli indirizzi del Psr, le più efficaci fossero: la rea-lizzazione di un’indagine statistica volta a valutare la domanda diMnC espressa nella regione Toscana; un censimento delle attivitàdi medicina non convenzionali operanti sul territorio e della docu-mentazione scientifica e legislativa dei settori delle principali MnC(individuate dalla Commissione in agopuntura, Mtc, omeopatia,omotossicologia, fitoterapia, medicina manipolativa ed arti per lasalute); il sostegno alle attività d’agopuntura, Mtc, omeopatia efitoterapia già sviluppate all’interno di strutture pubbliche del Ssr;l’appoggio alla formazione e all’aggiornamento degli operatoripresenti nel servizio sanitario pubblico; la sperimentazione di tera-pie non convenzionali in strutture pubbliche.La Giunta regionale della Toscana ha deliberato di distribuire ilfondo 1999 di 500 milioni come segue. Trecentocinquanta milionisono stati destinati al sostegno e allo sviluppo d’attività di MnC giàpresenti all’interno del servizio sanitario regionale (gli ambulatori

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pubblici di omeopatia a Lucca, di fitoterapia ad Empoli, il centro diMtc Fior di Prugna e molti altri) sulla base dei progetti presentatidalle aziende sanitarie della regione interessate. Al fondo dell’an-nualità 1999 si sono poi aggiunti i 500 milioni dell’annualità 2000,per un totale quindi di 850 milioni di lire. I provvedimenti delibe-rati nelle due sedute sono stati pubblicati sul Bollettino ufficialedella Regione Toscana n° 5, parte prima, del 7-2-2000.Sono stati presentati dalle Asl di otto città toscane (Arezzo, Empoli,Firenze, Livorno, Lucca, Pistoia, Prato, Viareggio) e approvati poicon delibera n° 1222 del 20/11/2000, dieci progetti con una richie-sta di fondi che varia da un minimo di 30 a un massimo di 330milioni di lire, per la creazione ex novo o il potenziamento delleattività pubbliche di MnC.La giunta regionale toscana, sulla base delle indicazioni del pia-no sanitario regionale vigente all’inizio dell’estate 2001, haapprovato una delibera (n° 628) che ha inizialmente stanziato500 milioni di lire a sostegno della ricerca nel campo delle medi-cine non convenzionali. Enti e associazioni pubbliche e privateaventi sede legale nel territorio toscano potevano presentareentro il 13 ottobre 2001, progetti di studio e ricerca, clinica o far-macologica, allo scopo di verificare l’efficacia delle terapie nonconvenzionali, quelle che per la loro diffusione appaiono dimaggiore interesse, quali l’agopuntura, la medicina cinese, l’o-meopatia, l’omotossicologia, la fitoterapia, la medicina manipo-lativa e le arti per la salute, in patologie specifiche, in campo siaumano sia animale. Era possibile presentare progetti di ricercanon solo limitati alla valutazione di efficacia ma che abbianocome campo di indagine tecniche terapeutiche riabilitative,azione di prevenzione, aspetti applicativi e conoscitivi per lo svi-luppo delle MnC, integrazione con le cure della medicina con-venzionale. Sono stati presentati complessivamente 32 progettidi ricerca che sono in corso di valutazione non solo in base allaqualità metodologica dello studio ma viene parimenti considera-ta la ricaduta sociale del progetto. Inoltre vengono attribuitipunteggi di merito a progetti che prevedono la collaborazione

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tra più enti, pubblici e privati, italiani e stranieri, che propongo-no la partecipazione a studi multicentrici. I progetti di ricercapresentati, accompagnati da una breve relazione che comprovila competenza dell’associazione o ente proponente nel settoredelle MnC, sono valutati dal dipartimento competente che siavvarrà del parere della Commissione regionale toscana per leMnC; il cofinanziamento regionale non potrà comunque supe-rare la somma di 50 milioni di lire per ciascun progetto.Sono stati successivamente approvati con delibera G.r. n°6461del 14/11/2002 e quindi ammessi al finanziamento, 20 progettidi ricerca su 32 presentati, che partiranno nei primi mesi del2003 e si concluderanno alla fine dell’anno, con uno stanzia-mento complessivo di circa 380 000 euro. Sette i progetti di ago-puntura, cinque di omeopatia, due di fitoterapia, due di medici-na tradizionale cinese (Qi-Qong, Tai-chi), un progetto di medici-na tibetana mentre i restanti riguardano le terapie manipolativee in particolare l’osteopatia. La maggioranza dei progetti, piùprecisamente 13 (65%), sono stati proposti da soggetti privati,associazioni e scuole di MnC, gli altri sette sono stati presentatidalle Asl toscane. Poco prima della fine dell’anno la Giunta regione toscana haapprovato una delibera, la 1384 del 9/12/2002, con la quale hadeciso la creazione di un Centro di riferimento regionale per leMnC. La struttura di riferimento regionale, che in qualche misu-ra vorrebbe anticipare a livello locale l’istituzione di un’Agenzianazionale per le MnC proposta da più parti, ha sede presso ilCentro di medicina tradizionale cinese “Fior di prugna” dell’Asldi Firenze per le attività a valenza regionale e di coordinamentodelle attività specialistiche, affidate per l’agopuntura allo stessoCentro “Fior di prugna”, per la fitoterapia al Servizio di fitotera-pia dell’Asl12 di Empoli e per l’omeopatia all’Ambulatorio diomeopatia dell’Asl due di Lucca.Tra le attività del Crr per le MnC è previsto il monitoraggio sull’u-tilizzo delle MnC da parte di professionisti e utenti, l’aggiorna-mento del censimento sulle attività di centri pubblici, associazio-

ni, scuole, società scientifiche, aziende, farmacie, erboristerie, ecc.presenti nella regione. Inoltre si prevede la costituzione di ungruppo tecnico per la definizione degli standard qualitativi delleprestazioni erogate e i criteri per l’accreditamento, la formazione el’aggiornamento professionale di operatori e strutture, per scuoledi formazione con sede regionale, per la definizione degli stan-dard specifici di ciascuna disciplina, le funzioni specialistiche. Uncompito molto importante delle strutture di riferimento sarà ladefinizione delle linee guida assistenziali da proporre a tutti imedici e alle strutture sanitarie della regione per favorire il ricorsoalle MnC da parte degli utenti nelle patologie di cui esistano suffi-cienti prove di efficacia terapeutica. Le strutture sono poi invitatea collaborare con le principali associazioni del settore.Recentemente è stata avanzata la proposta di rimborso delle spesedi MnC per alcune categorie di pazienti e su questo esiste un accor-do con la Regione e a breve sarà deliberato dalla Giunta un provve-dimento.Si prevede un rimborso delle spese sostenute da soggetti con docu-mentata intolleranza ai farmaci convenzionali o intolleranza spe-cifica alle terapie specifiche per quella data patologia.Per l’attuazione del progetto è prevista una fase sperimentale ini-ziale di sei mesi, dall’entrata in vigore della delibera, al terminedella quale il progetto sarà varato in modo definitivo per il perio-do rimanente di attuazione del Psr. Il rimborso riguarda i medici-nali e le prestazioni di MnC delle discipline previste dal Psr (ago-puntura, fitoterapia cinese, omeopatia, omotossicologia, antro-posofia, fitoterapia) e riguarda le patologie per cui dovrebberoessere prescritti medicinali di fascia A, cioè quelli i cui oneri sonointeramente a carico del Ssn. Il rimborso comprende le spese far-maceutiche e le visite mediche non convenzionali fino a un mas-simale di 500 Euro all’anno; per la fase sperimentale esso è limi-tato alle prescrizioni e prestazioni erogate in ambito pubblico,ovvero presso i servizi ospedalieri attivi in Regione Toscana almomento dell’entrata in vigore della delibera o istituiti successi-vamente alla stessa. Per ogni singola specialità medicinale viene

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previsto un rimborso corrispondente al prezzo minore della con-fezione presente sul mercato della stessa tipologia o di tipologiaassimilabile.

Conclusioni. Esistono oggi in Italia le condizio-ni per giungere, quanto prima, a una regolamentazione generaledell’esercizio delle MnC, a garanzia di tutti gli operatori e degliutenti, almeno 10 milioni di cittadini secondo le stime più recenti.Esiste una richiesta in tal senso da parte della FNOMCeO cui si ègiunti dopo un accidentato percorso che ha indotto l’organo rap-presentativo dei medici ad assumere una posizione prima di asso-luta contrarietà a qualsiasi riconoscimento, poi di timide apertureed infine di forte e chiara presa di posizione favorevole nel conve-gno di Terni nel maggio 2002. Esiste inoltre una realtà regionalevariegata ma ricca di iniziative sul piano giuridico e di esperienza diintegrazione dell’esercizio delle MnC in ambito pubblico. Finoall’entrata in vigore dei Lea erano stati censiti almeno 130 ambula-tori pubblici di MnC e ogni giorno sono avanzate nuove richieste.Tutto questo in un contesto europeo che vede estendersi la praticae l’integrazione delle MnC, con un pieno riconoscimento fino allarimborsabilità delle spese in alcuni paesi.A quando l’ingresso a pieno titolo anche in questo settore dell’Ita-lia in Europa?

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L’ortodossia medica, empirica, basata sull’appli-cazione efficace della scienza materialistica su elementi diagnosticie terapeutici sostenuti dalla tecnologia, non deve rifiutare o rinne-gare l’eterodossia presente nelle “altre metodiche terapeutiche”,escluse dal sistema vigente.La medicina è solo una ed opera attuando la prevenzione primaria,mantenendo l’individuo, la collettività e l’ambiente, in armonicoequilibrio, ovvero in salute. Il pluralismo medico induce (da sé) alriconoscimento d’altre pratiche di cura e di altre metodiche tera-peutiche, purchè orientate simultaneamente verso la visione delmondo e della distinta persona.Pensiamo proprio che il tempo del meccanicismo e del riduzioni-smo sia ormai relegato nella storia della scienza.Per i fruitori dei servizi sanitari, il pluralismo costituisce una realtàcontinuamente aperta e rinnovata risposta plausibile alla com-prensione del senso di sofferenza, nella libera scelta di itinerariterapeutici multipli e diversificati allocati in un panorama riccod’offerte. Saranno gli stessi assistiti a creare nuove tendenze tera-peutiche e salutistiche, formulando esplicite richieste che – seaccolte – creeranno percorsi multipli e variegati.Il pluralismo medico converge verso la costruzione dell’identitàdel curato, finalmente sgravato dalla condizione di mero oggettomunito di codici di identificazione (dal libretto sanitario al nume-ro del letto di ricovero).Ogni individuo è unico ed irripetibile, tanto che ogni identità è ilrisultato di una progressiva costruzione, il cui senso non puòessere definito o previsto dal conteggio del genoma. Per ognunosi devono proporre percorsi individuali, itinerari terapeutici, inbase alle proprie risorse, in relazione agli ambienti sociali e allepersonali ideologie. Tali caratteristiche sono del tutto rintraccia-

Il tempo dell’incontro

Valerio Sanfo

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bili nel pensiero delle antiche medicine, ovvero quelle tradizio-nali. Purtroppo, nella nostra società si dà più ascolto alle vocidelle multinazionali farmaceutiche che alle richieste dei cittadi-ni: n’è conferma lo stanziamento dei fondi della ricerca che leimprese indirizzano verso quei bisogni che portano al consumodi farmaci (ad esempio per migliorare la performance sessualepiù che a quelli per il cancro).Che dire poi dei brevetti delle molecole farmacologiche che per-mettono il controllo totale delle lobby farmaceutiche. È un’evi-dente sperequazione a danno dei paesi poveri e delle classi menoagiate. Vien da sé che le spese sanitarie diminuirebbero sostan-zialmente se si usassero degli efficaci rimedi naturali: le pianteofficinali, ad esempio.La nostra società sta attraversando un momento ricco di spinteinnovative. Questo comporta l’accettazione di nuovi “modi diessere”: con ciò la concezione della salute si è ampliata a “statogenerale di benessere”, tanto da dover definire nuovi modelli salu-tistici e cercare le relazioni e convergenze tra le discipline e praticheterapeutiche convenzionali e quelle complementari; queste ultimepurtroppo a tutt’oggi relegate dal sistema legislativo al marginedella legalità. Bisogna riconoscere le entità culturali differenti qualipatrimonio dell’umanità, senza distinzioni, affermando il lorodiritto all’esistenza.Sorge così l’impegno di difendere i contenuti delle medicine com-plementari, proprio in base alla loro indiscutibile diffusione, invista della salvaguardia delle identità di ciascuno.E’ ormai giunto il “tempo dell’incontro” tra identità medica e alte-rità salutistica, in un convivio pregno di “reciprocità degli sguar-di”, per fare e crescere insieme. Una interculturalità quale infusio-ne di processi psichici, relazionali, istituzionali, normativi, moralied etici, vissuti nella interazione, analisi e collaborazione.In una società destinata ad essere ancor più multietnica, necessitauna medicina transculturale, nella quale ogni colloquio non è maisolo un rilevamento innocente di dati oggettivi ma un incontroscevro da pregiudizi e stereotipi; questo in particolare quando i rife-

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rimenti sono rivolti alla religione o religiosità culturale d’apparte-nenza.È necessario elaborare nuove strategie terapeutiche e preventive,per aprirsi ed utilizzare sinergicamente il potenziale presente nellemedicine non convenzionali: in particolare nelle procedure tera-peutiche culturalmente determinate da millenni, quali le medicinetradizionali.Tali processi richiedono l’instaurarsi di nuove logiche nelle dina-miche terapeutiche, con particolare attenzione della comprensio-ne psicopatologica, in quel codice bifacciale mente/ corpo che nonsi può interpretare separatamente.Con la classe medica si deve instaurare una mutua collaborazione,oggi resa più facile dall’approvazione del documento della Federa-zione nazionale dell’ordine dei medici (maggio 2002) e dalla costi-tuzione della Commissione tecnico-scientifica coordinata dall’Isti-tuto superiore della sanità, deputata a verificare l’efficacia delle pra-tiche e discipline terapeutiche non convenzionali

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Quando si parla di tecniche orientali, in molticasi si confonde il concetto d’apprendimento culturale con quellodell’applicazione pratica. Nello specifico, quando si parla di shiat-su, molti pensano ad una tecnica orientale (e questo è corretto) chesi possa applicare integralmente in ambito occidentale (e questonon sempre lo è).Un operatore shiatsu, che vuole essere professionista di questa tec-nica, abbisogna di una preparazione adeguata, che gli è propria seconosce i principi della Medicina tradizionale cinese, del correttopercorso dei meridiani energetici e dei punti ad essi riferiti; se è ingrado di comunicare con ogni paziente con terminologie com-prensibili e se ha le basi teoriche per relazionarsi con altri specialisti(medici compresi), che potrebbero integrare o (se è il caso) esserealternativi al suo lavoro in virtù di una migliore soluzione del pro-blema (o patologia) che deve affrontare.Conoscere i principi della Medicina tradizionale cinese, vuol diresapere tradurre in termini pratici concetti che sono culturalmentelontani anni luce dai nostri; essi possono in ogni caso essere assimi-lati attraverso lo studio e la pratica costante, con la consapevolezzae coscienza che “geneticamente” non siamo cinesi e che 5000 annid’esperienze mediche non si possono condensare in qualche annodi studio. Però, per interpretare degnamente il ruolo dell’operatoreshiatsu, ci sono scuole che forniscono basi teorico-pratiche di buonlivello e quindi quest’aspetto si può acquisire. La conoscenza dei meridiani energetici e dei punti a loro riferiti, èinvece possibile non solo con lo studio delle varie mappe codifica-te, ma anche con una costante applicazione pratica che sensibiliz-za l’operatore rispetto al contatto fisico ed energetico (molte sonole scuole in grado di fornire anche questi strumenti).Lo studio dell’anatomia, della fisiologia e delle patologie, non è –

Lo shiatsu: una tecnica orientalenel panorama terapeutico occidentale

Emilio Tirelli

■ Lo shiatsu ■

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per tutte le realtà che operano nello shiatsu – una condizioneessenziale della preparazione dell’operatore shiatsu: forse qui nasceil problema di come applicare una tecnica orientale in modo serio eprofessionale in un ambito occidentale.Ci sono tre chiavi fondamentali per apprendere le basi anatomichee fisio-patologiche: il primo è che nessuna persona di buon sensopuò pensare di formare dei medici con 150 ore (fossero 100 o 200non cambia) di lezioni sulla medicina occidentale, quindi è neces-sario un apprendimento non per operare in termini di medicinaoccidentale, ma per avere strumenti di conoscenza che consentanoil dialogo. Il secondo è il dialogo con il/la paziente. Quest’ultimo,infatti, molto spesso parla un linguaggio proprio del medico che loha tenuto in cura, ancora di più se si tratta di persone anziane, e perfargli capire che tipo di lavoro si sta sviluppando (perché è basilareche chi pratica queste tecniche renda partecipe il/la paziente) è avolte necessario parlare quel tipo di linguaggio, fino a quando nonavrà recepito il nostro modo di lavorare e quindi potrà dialogarecon noi con il linguaggio che ci è più consono (quello dell’energia,dei meridiani etc.) Il terzo è il dialogo con i medici, non solo conquelli non convenzionali. Quest’ultimo punto risulta importanteperché lo shiatsu (come qualsiasi altra tecnica occidentale odorientale) non è la panacea di tutti i mali. Quindi, proprio per que-sto motivo, necessita una formazione professionale che consentaall’operatore di valorizzare al massimo tutti i pregi di questa tecni-ca, ma anche di avere ben chiari gli eventuali limiti rispetto a deter-minate situazioni.In questo momento, dove ogni organizzazione, ogni singola scuo-la e ogni singolo operatore (medico e non medico) dimedicine/discipline non convenzionali, si mostra alla disperataricerca di un qualche riconoscimento, penso sia assolutamentenecessario tenere in considerazione quanto detto sopra. Oggi il ruolo dell’operatore shiatsu (ma spesso anche di molte cate-gorie comprese quelle dell’ambito medico), ha bisogno prima ditutto d’attendibilità professionale: probabilmente non c’è altromodo per acquisirla, se non rendere il linguaggio degli operatori

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comprensibile sia dall’utente, sia dalla classe politica. Politica chegeneralmente è totalmente ignorante (non in senso offensivo) perquanto attiene la materia che cerca di regolamentare per legge tro-vandosi inoltre a confrontarsi con cento diverse tipologie di tecni-che che non si accordano neanche sui principi di base.Sarà importante quindi, per rendere lo shiatsu (e le altre discipline),e gli operatori che lo praticano, credibili, cercare delle basi solide,fondate su concetti seri e adeguati alla realtà in cui viviamo, dopodi che (forse) tutti gli attori di questo film comprenderanno che gliè garantita la parte solo se l’impegno profuso è indirizzato ad otte-nere la massima garanzia di prevenzione e cura della persona ingenerale, prima ancora di innalzare barricate ideologiche in difesadella propria tecnica, scuola o studio.

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“La Naturopatia è la sintesi di molteplici metodinaturali per il mantenimento e la tutela dell’essere vivente in rela-zione alle caratteristiche costituzionali e alle influenze ambientali,conformemente alle leggi biologiche che ne regolano l’esistenza”.Con queste parole nel 1976 abbiamo definito in maniera inequivo-cabile la voce “Naturopatia”, poi pubblicata sul Grande dizionarioenciclopedico Utet.Riguardo alle “caratteristiche costituzionali”, ci riferiamo all’e-spressione individuale di una “maniera di essere”, della disposizio-ne e della predisposizione somato-psichica-emozionale, dellepotenzialità reattive dell’essere vivente nei confronti di stimoliesterni (ambientali, sociali, fisici, psicologici, ecc.). Pertanto, ilnaturopata, non svolge attività di diagnosi di un evento patologi-co, ma si limita alla lettura delle “attitudini” alla malattia, attraver-so l’osservazione della portata vitale dell’organismo e in relazioneal mantenimento dell’omeostasi. Infatti, la disciplina naturopaticapoggia le basi epistemiologiche sul concetto di “vitalismo”, per cuiogni forma vivente è permeata da una “vis” che conserva la salute eindirizza autonomamente alla guarigione (vis medicatrix).Da qui deriva il “trattamento naturopatico” non convenzional-mente terapeutico, rivolto a stimolare l’intrinseca capacità di rie-quilibrio attraverso metodi e tecniche in grado di attivare questiprocessi (alimentazione, uso dei complementi nutrizionali, deglielementi del mondo vegetale, tecniche corporee...). Se il medicosfrutta i princìpi attivi di una pianta per curare una patologia, ilnaturopata la sceglierà in base ad una chiave di lettura che prescin-de dalla nosologia o classificazione delle malattie e l’obiettivo nonrisiederà nell’eliminazione di virus o batteri, bensì nel rafforzare il“terreno” di base costituzionale per ridurre la possibilità di essereda questi attaccati.

Naturopatia

Rudy Lanza

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La condizione di salute, oltre agli aspetti costituzionali, è “in rela-zione alle influenze ambientali” precisa la definizione. Ne risultache, in base ai princìpi naturopatici, l’essenza stessa dell’uomo siesprime nell’ambito di un contesto interattivo con il mondo dellanatura, tanto da indurci ad affermare che ogni alterazione provoca-ta alla biosfera conduce ad una modificazione della reattività del-l’essere vivente, dapprima a livello energetico, successivamentecon la comparsa di patologie funzionali, poi organiche e infinedegenerative.Di conseguenza, se da una parte il sapere medico, tecnologicamen-te corretto, può risolvere la patologia, dall’altra solo un interventoecologicamente fondato è in grado di prevenire l’insorgenza dellamalattia. Quest’assioma ci conduce a considerare lo stato di salutenon come “assenza di un accidente più o meno casuale”, tutt’al piùprovocato da nemici esterni, quali virus e batteri, bensì - in unavisione sistemica - dalla risultante dell’ interattività eco-bio-psico-sociale. Da tali considerazioni si deduce, pertanto, il compito delprofessionista naturopata:assolve la funzione di prevenzione attiva, individuando le migliorimodalità per riattivare i processi d’autoguarigione e sostenere l’e-quilibrio energetico attraverso una chiave di lettura olistica, vitali-stica e costituzionale, indissolubilmente connessa alla visione eco-logica del mondo;assume un ruolo pedagogico nel campo della salute, educandoall’autoresponsabilità e all’autogestione delle risorse psico-fisicheintrinseche ad ogni persona, promuovendo inoltre la consapevo-lezza della necessità d’interventi incisivi nel tessuto sociale, soprat-tutto per ciò che concerne la scelta di servizi e beni compatibili conla salvaguardia dell’ambiente.Tale quadro di riferimento si pone coerentemente in relazione conil principio naturopatico per cui solo la salvaguardia di tutti gli ele-menti della biosfera può garantire salute e benessere ai cittadini delmondo, spostando così l’attenzione dalla consueta rappresentazio-ne antropogenica del mondo in favore di un equilibrato modellosistemico uomo-ambiente, garanzia di un sinergico vantaggio per

■ Naturopatia ■

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entrambe le componenti.Riteniamo che sia ormai opportuno giungere ad un riconoscimen-to giuridico del naturopata quale figura di supporto all’attività delmedico, non soltanto per la valenza culturale della disciplina cheegli rappresenta, ma soprattutto per la ricaduta a livello economicoin merito alla spesa sanitaria, comunque incontrollabile attraversogli abituali e superficiali interventi per lo più mirati alla riduzionedelle prestazioni.Migliaia di professionisti naturopati in regola con gli adempimentifiscali sono, di fatto, riconosciuti dai cittadini che quotidianamen-te apprezzano la qualità dei servizi offerti E’ lecito perciò pensareche una futura normativa - sia a livello nazionale sia regionale -conceda loro dignità giuridica in base alla formazione didatticasvolta da libere associazioni e scuole, le quali sono state e sono tut-tora promotrici dell’attività formativa, riconosciuta, tra l’altro daorganizzazioni didattiche nei principali Stati europei.

I naturopati in Europa. I naturopati hanno sta-tuto giuridico in Germania (norma risalente al 1939), in Inghilterradove vi è libertà d’attività professionale (Codice anglosassone) esvolgono l’attività anche negli ospedali pubblici, nonché negli altripaesi del nord Europa.In Francia, in Spagna e in Grecia non vi è riconoscimento da partedello Stato, ma la professione è ampiamente tollerata: nei primidue paesi la magistratura in passato ha assolto la gran parte di natu-ropati perché l’analisi e le tecniche usate non miravano all’elimi-nazione diretta delle patologie, pertanto non è stato ravvisato ilreato d’esercizio abusivo.In Portogallo, nel luglio 2003, è stata approvata la legge che ricono-sce, oltre gli agopuntori e gli omeopati non medici, anche i naturo-pati.

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Negli ultimi dieci anni il mercato della salute èmutato. È cambiato relativamente all’offerta per il frammentarsi diricerca, metodologie e scuole di pensiero che hanno attinto a pienemani da ogni cultura e tradizione mondiale, ma soprattutto è cam-biato nella domanda. Nei paesi progrediti, i cittadini sono semprepiù attenti alla qualità della loro vita su tutti i piani possibili, e sem-pre più sensibili alla concezione globale ed olistica della salute. Lospecchio di questo cambiamento è rappresentato dai documentipromulgati dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, edagli interventi culturali e sociali promossi e sostenuti da quest’or-ganizzazione. Nel 1986 con la Carta d’Ottawa, l’Oms ha chiara-mente attribuito un significato nuovo al concetto di promozionedella salute avviando nel contempo il progetto “Città sane”.Ho personalmente partecipato a diverse iniziative patrocinate daOms e Rete Città sane, riportandone sempre la medesima opinio-ne: si vuole cambiare, si percepisce la direzione in cui muoversi, manon si conoscono tecniche abili in questo senso. È come muoveremolta acqua senza avere costruito una rete di canali ben fatti chepossa davvero irrigare con efficacia.L’umanità possiede “depositi” di conoscenze che oggi sarebberoutili in questo senso. Per interesse personale mi sono avvicinato adiverse culture tradizionali dei popoli intravedendone la profon-dità e insieme la pragmaticità delle tecniche.Per quella che è la mia esperienza, i depositari delle tradizioni olisti-che mondiali, spesso sono uomini di un mondo passato, “locale”,che non esiste più. Troppo spesso sono usciti dal loro angolo di ter-zo mondo visibilmente per ricercare una fortuna personale ed eco-nomica. Ciò non toglie che l’umanità abbia diritto ad attingeremassimamente dalle proprie radici ogni possibile ricchezza percostruire un presente ed un futuro diversi.

L’assistente socio-sanitarioesperto in metodologie olistiche e naturali

Lucio Molinari

■ L’esperto in metodologie olistiche e naturali ■

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Le istituzioni locali sono impreparate a questa domanda crescentela cui soddisfazione ancora oggi è lasciata alla più completa anar-chia in assenza di legislazioni in merito.A metà degli anni novanta il Cnel, organo del Parlamento italiano,ha promosso una serie di tavoli di lavoro per accogliere informazio-ni sui parametri delle nuove professioni in Italia, compresa la natu-ropatia e le metodologie energetiche. Oggi questo lavoro d’analisi eraccolta dati è terminato: in tal senso sono state preparate diverseproposte di legge, i cui sviluppi però non paiono né immediati nédi semplice attuazione. È difficile regolamentare figure professio-nali per le quali non esistono precedenti e in una materia nellaquale non esiste nemmeno una preparazione ufficiale. Resta il fatto che la medicina naturale e preventiva è richiesta. Unostraordinario numero di cittadini si rivolge con sempre maggiorfrequenza ad essa, generando così una domanda di mercato capacedi muovere capitali per migliaia di milioni. E la tendenza è di diffu-sione mondiale. Ovviamente una sollecitazione simile non passainosservata, così nell’ambito della nuova economia sono venuteformandosi figure professionali non regolamentate da alcun tipodi legislazione.

La legislazione vigente in Italia in merito allapratica medica riconosce e autorizza unicamente chi ha conseguitouna laurea in medicina e chirurgia ed è regolarmente iscritto all’Or-dine dei medici, identificando in tale pratica – tra le altre caratteri-stiche – quella delle terapie invasive e della diagnosi. Specie que-st’ultimo aspetto ha portato alla ribalta l’estensione del fenomeno,nel nutrito incremento di cause giudiziali sostenute con l’imputa-zione d’abuso di professione medica. Coloro che si rivolgono al set-tore naturale in qualità di operatori, infatti, compiono spesso unmadornale errore di valutazione. Essi credono che applicarsi perqualche settimana alle discipline apprese da grandi maestri, a voltepersino autentici, possa fare di loro una figura medica alternativa,neanche complementare. E di conseguenza così si spacciano. Ilcaos generato da questi impulsi è prevedibile, così come lo sono icasi di traumatici ed inevitabili insuccessi.

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Nel disperato tentativo di distinguersi le scuole hanno cercato col-laborazioni con figure istituzionalizzate all’estero o in patria. Sononate libere università, e, in alcuni casi, atenei nazionali hannoospitato o collaborato con scuole di questo tipo.Ritengo che non sia stato centrato l’obbiettivo. La formazione cheè proposta attualmente è sempre impostata sul binomio operato-re/consulente, generando una preparazione similarmente confusa. Da un fisioterapista, ad esempio, ci si aspetta che sappia riabilitareun paziente appena operato dal chirurgo nel miglior modo possibi-le: certo non ci si aspetta da lui un parere sul risultato dell’interven-to chirurgico. Eppure ad oggi moltissime figure legate al settorealternativo si atteggiano, o si sentono autorizzati a farlo per via deiloro studi, a veri e propri medici. Danno pareri, fanno diagnosi, iltutto dopo aver fatto magari una quarantina di ore di iridologia.Non è un segreto, nemmeno per i medici, che conseguentementetendono a scoraggiare ogni iniziativa in questa direzione.Una soluzione efficace per andare incontro ad una reale integrazio-ne ufficiale tra medicina tradizionale e quella naturale potrebbeessere invece la direzione più semplice. Qualunque medico e qual-siasi situazione ospedaliera sarebbero lieti di avvalersi di una figuraattendibile di supporto, in grado di effettuare terapie naturali senzaper questo confondere i ruoli.Se esistesse una figura quale l’Assistente socio sanitario esperto inmetodologie olistiche e naturali, una persona realmente preparata eal contempo cosciente di ciò che rappresenta, ovvero un riferimentosicuro e non competitivo, costituirebbe un’eccellente risorsa aggiun-tiva sia per il sistema sanitario sia per la numerosa schiera di personeche chiedono soluzioni più naturali. Ed i vantaggi economici, politi-ci e sociali che questo comporterebbe sono di facile intuizione. Egli sidelineerebbe come una figura multifunzionale in grado di risponde-re agli stati di disagio e di prevenirli. Ed in questo senso troverebbefacile applicazione nelle strutture socio assistenziali.Attualmente esistono diverse sacche di disagio sociale, rappresen-tate dagli anziani, fascia in costante allargamento, o - ad esempio -dai tossicodipendenti, o dai portatori di handicap. Ma più sempli-

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cemente potrebbe contribuire al benessere nelle strutture per iltempo libero, in quelle termali o beautyfarm, turistiche, sportive.Saprebbe incrementare attività culturali ed educative, ed interveni-re attraverso i mass media, come un vero e proprio animatore cul-turale. Anche in tutti questi casi la risposta rappresentata dall’Assi-stente socio sanitario esperto in metodologie olistiche e naturalicostituisce a tutti gli effetti una soluzione esaustiva in termini dicompetenza e preparazione.In un panorama simile va da sé che le istituzioni più accreditate perconferire la svolta adeguata sono e restano gli atenei, sia che simuovano promuovendo corsi ufficiali di lauree brevi, sia patroci-nando nel miglior modo possibile iniziative in questa direzione.La medesima analisi effettuata per l’Assistente socio sanitarioesperto in metodologie olistiche e naturali, può ritenersi valida perl’operatore, dove la differenza pratica è determinata dalla minoreresponsabilità rivestita da quest’ultimo. Le sue mansioni, infatti,sarebbero ridotte a tutti quei casi nei quali esiste la necessità di unacompetente manodopera, meno impegnativa sotto il profilo cultu-rale, ma ugualmente qualificata. Per l’operatore socio sanitarioesperto in metodologie olistiche e naturali, quindi, l’iter di forma-zione può essere svolto in strutture meno impegnative rispetto aquelle universitarie, quali ad esempio quelle proposte dagli organicompetenti del comune, della provincia o della regione.L’Assistente socio sanitario esperto in metodologie olistiche e natu-rali è un professionista, perfettamente in grado di attuare metodo-logie dolci e non invasive in qualità di terapeuta in affiancamentoalle terapie mediche convenzionali, ma può anche essere un trai-ner, una persona capace di tenere dei gruppi di lavoro sia inerenti,ad esempio, a tecniche di rilassamento collettivo che di gestionedello stress. In sintesi una figura “cuscinetto”, complementare adaltre già attive quale quella del medico, dell’educatore, dell’assi-stente al disagio; capace di incoraggiare la serenità, la gioia di vive-re e, quando necessario, sappia usare prodotti naturali e tecnichemanuali in attesa o su suggerimento del medico.

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Le origini. Nei primi anni ‘70 il grande “movi-mento” internazionale che vuole cambiare il mondo, si divide indue tronconi: uno, più direttamente politico, segue le vie che por-teranno, negli anni seguenti, al duro scontro con le istituzioni cheha così pesantemente segnato anche la storia italiana; uno piùincline alla trasformazione “a partire da se stessi” comincia a cerca-re luoghi, culture, filosofie, religioni che consentano di vivere oimmaginare percorsi di liberazione. Soggettivamente, spesso, ledue vie si sono intrecciate, anzi, la via personale è stata spesso quasiuna via di fuga per tutti coloro che, per vari motivi, non ne poteva-no più dello scontro duro con lo Stato.In quel tempo grandi masse andavano in piazza tutti i giorni egrandi masse andavano in oriente. Quelli che tornavano dall’o-riente raccontavano di Buddha, di cure naturali, di aghi, di massag-gi, di meditazione, di riso, alghe, umeboshi e tanto altro. Ognunopoteva vivere una certa libertà nella fruizione di questi racconti eprodurre comportamenti, adattati al contesto nostrano, utili perlenire le ferite di tutti i tipi che la cultura occidentale produceva.Nasceva il “mondo alternativo” e dentro nasceva la “medicinaalternativa”. Si ricercava l’alternativa di tutto: era una necessitàidentitaria prima che di merito. In questo contesto l’agopuntura,lo shiatsu, la macrobiotica, la digitopressione, lo zen... hanno crea-to le cure alternative. Non si andava in chiesa o in comune a spo-sarsi: si trovava un modo alternativo; non si andava dal medicodella mutua a curarsi, si andava dal compagno che aveva conosciu-to un giapponese o aveva studiato in India e con lui si cercava unmodo diverso per stare bene; moltissimi disertavano le universitàitaliane e si ritrovavano all’università indiana di Puna.Poco alla volta, maturando sempre più conoscenza e adesione delcontesto sociale, ci si è rivolti a tutto ciò che era escluso e che si

Biodiscipline: le origini e la legge

Gianni Pizzati

■ Biodiscipline: le origini e la legge ■

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poteva quindi legittimamente includere nell’alternativa: ecco allo-ra l’omeopatia, i fiori di Bach, la reflessologia, la kinesiologia, lachiropratica, l’osteopatia, l’antroposofia......tutto era studiato edentrava a far parte del “mondo delle cure possibili” che oggi vedeuna persona su quattro curarsi così. In tutte queste strade alternati-ve ci sono alcuni punti in comune: si possono imparare solo priva-tamente perché escluse dalla validazione scientifica e quindi dalmondo della scuola e della formazione; non usano farmaci; nonsono in alcun modo invasive; vedono l’uomo nel suo insiemevivente, spesso, sopratutto quelle d’origine orientale, vedono l’uo-mo come un vivente tra i viventi e - ultimo ma non ultimo - sonofortemente denigrate dal mondo medico che conta.

La legge. È indubbiamente vero, però, che difronte ad un fenomeno sociale di tale portata, negli ultimi annianche gli ambienti più refrattari hanno deciso di dare norma aquesto strano mondo. Molti comportamenti di “medicina alter-nativa” sono ormai patrimonio anche di tanti medici ed è iniziatala partita finale per “chi” farà “cosa” e come lo farà. Nel 1997 ilParlamento europeo incarica il dott. Lannoye di dirigere unaCommissione per dare indirizzi a tutti i paesi della Comunità, inmerito alle medicine non convenzionali. La Commissione indivi-dua nove forme terapeutiche che di diritto potrebbero essere eser-citate per raggiungere due scopi: la pluralità dell’approccio tera-peutico e la libertà - da parte dell’utenza - di scelta terapeutica.Molte pratiche non convenzionali restavano però fuori dal grup-po scelto dalla commissione Lannoye e rischiavano di diventareuna sorta di terra di nessuno nella quale ognuno cercava di giocareil suo individuale punto di vista.E’ nata qindi la proposta di definire un quadro normativo dentrocui possano stare tutte quelle discipline che, pur originate dapensieri filosofici identici a quelli che originano le medicine,non costituiscono atto medico (non si rivolgono, cioè, esplicita-mente alla cura d’alcuna patologia) ma nel ricercare la valorizza-zione degli aspetti vitali della persona possono contribuire albenessere, alla qualità della vita e di conseguenza – sottolineo:

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solo di conseguenza – possono essere validi aiuti nella cura. Nonsi è proceduto, quindi, da un elenco di discipline verso una lorodefinizione: al contrario, si è definito un ambito e solo di conse-guenza le associazioni nazionali che rappresentano le disciplinehanno deciso o decideranno se il quadro normativo proposto èadatta a loro o meno.Le Regioni sono oggi il luogo più adatto per legiferare in materia,non essendo lo stato il luogo esclusivo della definizione di percorsiformativi professionali. Gli assessorati alla sanità e agli interventisociali sono l’ambito adatto per comprendere tutte queste profes-sioni che attengono al benessere, alla cura della persona, alla qua-lità della vita, attuando così l’apertura d’orizzonte insito nel cam-biamento di nome del Ministero da Ministero della sanità a Mini-stero della salute.Le discipline presenti oggi all’attenzione del legislatore sono leseguenti: yoga, massaggio thai, shiatsu, reflessologia plantare,bilanciamento cranio-sacrale, kinesiologia, consulente erborista,l’operatore olistico, fitness, qi-qong, thai-qi, rei-ki. Per le figure delnaturopata e del pranoterapeuta si aspetta che le rispettive associa-zioni chiariscano se si tratta di atto direttamente terapeutico (equindi medico) oppure rientrino nel quadro delle biodiscipline.Nel futuro pensiamo che altre professioni potranno far parte di que-sto nuovo settore: molti, infatti, si considerano facenti parte di quelvasto ambito culturale-filosofico che vuole tutte le forme vitaliinterconnesse e la salute complessiva derivante dall’armonia, dallaconoscenza e dal rispetto delle leggi di Gaia.

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La battaglia per il riconoscimento e l’equiparazione dell’o-meopatia alla medicina convenzionale è sempre stata alcentro della politica dei Verdi, in Parlamento e fuori. Valeper l’omeopatia come più in generale per il pieno riconosci-mento delle medicine non convenzionali.

Il Decreto legislativo 185/95 nel recepire la direttiva 92/73/Cee inmateria di medicinali omeopatici, introduceva una serie di normerestrittive che finivano per penalizzare fortemente le medicinecosiddette dolci, con il risultato che circa il 60 per cento dei farmacialternativi rischiava di sparire dal mercato. Per essi veniva infattirichiesta la stessa modalità d’autorizzazione prevista per i farmaciconvenzionali anziché una procedura specifica. È evidente infattiche i test d’efficacia di un farmaco convenzionale (superati i quali èconcessa l’autorizzazione) non possono valere per un farmacoomeopatico.Nel febbraio ‘96, i parlamentari Verdi – in particolare il deputatoPaolo Galletti – appoggiati dal Comitato per la difesa dell’omeopa-tia, promuovono un appello sottoscritto da 310 mila cittadini e125 parlamentari per chiedere all’allora Ministro Elio Guzzanti dimodificare il decreto al fine di consentire che i medicinali omeopa-tici già presenti sul mercato vengano automaticamente autorizzatiper un periodo di cinque anni.I Verdi riescono così ad ottenere dal ministro l’inserimento di unarticolo aggiuntivo al decreto legge 89/96 in materia sanitaria perpermettere, appunto, la fabbricazione e la commercializzazione deiprodotti omeopatici, compresi quelli immessi sul mercato negliultimi tre anni. All’ultimo momento quest’articolo aggiuntivoscompare dal decreto legge perché “cancellato”, per motivi “tecni-ci”, dal Presidente della repubblica Scalfaro.

Omeopatia: l’attività legislativa dei Verdi

Walter Gori

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Riparte la battaglia dei Verdi, ed è anche e soprattutto grazie aquesta, che il ministro della sanità Guzzanti - nel marzo del ‘96 -emana un decreto legge (il n. 176 del ‘96) in materia veterinaria esanitaria in cui, tra l’altro, si consente il mantenimento in com-mercio dei medicinali omeopatici presenti sul mercato per altricinque anni.Dopo tre reiterazioni, questo decreto legge decade e non è più pos-sibile reiterarlo a causa della sentenza della Corte costituzionale inmateria di reiterazione dei decreti non convertiti.Un primo importante riconoscimento delle battaglie Verdi vienedall’approvazione della legge 8 ottobre 1997, n. 347 recante“Disposizioni in materia di commercializzazione di medicinaliomeopatici”. Questa legge, che nasce dalla proposta di legge deldeputato Verde Paolo Galletti (e firmata da numerosi altri deputatidella scorsa legislatura), riprende, ampliandola, la norma inserita e- come abbiamo visto - mai approvata, del decreto legge del ‘96, perpoter finalmente consentire ai medicinali omeopatici presenti sulmercato alla data d’entrata in vigore del decreto legislativo n.185/95, di restarvi previa certificazione al Ministero della sanità.La situazione attuale è che in ogni modo, ad oltre otto anni dallapubblicazione del decreto legislativo n. 185/95, e nonostante inumerosi atti d’indirizzo politico che il Parlamento ha rivolto alGoverno, il Ministero della salute non ha ancora emanato gli indi-spensabili decreti ministeriali contenenti una specifica normativadi riferimento per il commercio dei medicinali omeopatici nelnostro Paese, che non sono scomparsi dal mercato solo grazie -come abbiamo visto - alle reiterate proroghe.Un ulteriore importante successo i Verdi lo hanno ottenuto con lafinanziaria per il 2000, dove sono riusciti a far accantonare dalGoverno delle risorse per la riduzione dell’Iva sui medicinali omeo-patici, e portarla al 10%, così come previsto per gli altri farmaciconvenzionali. Riduzione che è avvenuta pochi mesi più tardi conla legge 342/2000.Nella finanziaria 2001 i Verdi fanno approvare un emendamentoche proroga a fine 2003 l’autorizzazione per i medicinali omeopati-

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ci e prevede una registrazione semplificata per questi farmaci. Nellaprimavera 2001 viene approvata dalla Commissione affari socialidella Camera la proposta di legge 3891 (relatore Galletti) per il rico-noscimento delle medicine non convenzionali. La fine della legi-slatura bloccherà l’iter d’approvazione.In ultimo non va dimenticato l’articolo 52 della scorsa legge finan-ziaria per il 2003, dove le norme sui medicinali omeopatici conte-nute nell’articolo, nascono dall’approvazione da parte del Parla-mento di due emendamenti verdi (a prima firma Luana Zanella).Con il primo si proroga fino alla fine dell’anno 2008 l’autorizzazio-ne provvisoria a vendere i circa 30.000 prodotti omeopatici presen-ti in Italia (che rischiavano di diventare fuorilegge dalla fine del2003), lasciando al Ministero della salute il tempo necessario perelaborare una normativa specifica per il settore.Il secondo emendamento permette invece di ampliare la gammadei prodotti derivanti da quelli attualmente in commercio, con-sentendo così alle aziende, anche quelle di modeste dimensioni, direstare sul mercato ed anzi di crescere.Tutto il settore ha bisogno di regole chiare e di un quadro normati-vo certo. L’assenza di una normativa chiara di riferimento sui far-maci, unita all’assenza di una legislazione quadro sulle terapie nonconvenzionali, ingenera confusione ed incertezze sia nei cittadiniutenti che negli operatori del settore, negando di fatto nel nostroPaese la libertà di cura e la libertà di scelta terapeutica.Sono diversi mesi che la Commissione affari sociali della Camerasta esaminando le diverse proposte di legge sulle medicine e terapienon convenzionali, e c’è quindi speranza che il lavoro avviato(peraltro già intrapreso nella scorsa legislatura) porti rapidamenteall’approvazione definitiva delle norme in materia.Delle proposte di legge sulle medicine non convenzionali attual-mente in discussione nella Commissione affari sociali della Came-ra, sei appartengono ai Verdi (quattro di Luana Zanella e dued’Alfonso Pecoraro Scanio).

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Nella mia esperienza parlamentare, e dei Verdiin generale, un punto di primario interesse è stato rappresentato -senza dubbio - dalla fatica di costruire nelle aule parlamentari, nel-le commissioni di merito, con i ministri del governo di centrosini-stra e con i nostri interlocutori, utenti ed erogatori di pratichemediche e medicine non convenzionali, il progetto di legge “Nor-me per la Disciplina delle terapie non convenzionali esercitate dalaureati in medicina e chirurgia”.Lo scopo della legge, animato dalla volontà di individuare unnucleo organico di norme per le pratiche salutiste e di medicinenon convenzionali, è quello di dare (prima di tutto ai milioni diconsumatori) le dovute garanzie su tali pratiche. Questo, attraversoil riconoscimento giuridico delle principali terapie e medicine nonconvenzionali esercitate da medici: l’agopuntura, la fitoterapia, l’o-meopatia, l’omotossicologia, la medicina antroposofica, la medici-na tradizionale cinese e l’ayurveda. Le nostre proposte volevanoessere (e lo vogliono a maggior ragione ora, con un quadro politicototalmente mutato, con politiche per la sanità pubblica sempre piùrestrittive) un tentativo di definire anche in Italia un rapporto fidu-ciario “normale” con questo tipo di terapie non convenzionali. Ilnostro impegno politico fondamentale, era ed è quello di dare con-creta applicazione ai principi della libertà di scelta terapeutica delpaziente e della libertà di cura del medico, all’interno di un liberorapporto consensuale informato, e di fornire un quadro normativoche – prevedendo una formazione di base nelle università e nellescuole specializzate – dia le necessarie garanzie di professionalità atutti i cittadini che si rivolgono a questi indirizzi terapeutici.Una considerazione essenziale da cui gli italiani sono ancora esclu-si è quella per cui in altri paesi europei, a partire da gruppi di pen-siero maturati anche in ambiti accademici, l’esperienza del singolo

Medicine non convenzionali, libertà terapeuticae sanità pubblica

Francesco Carella

■ MnC, libertà terapeutica e sanità pubblica ■

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medico o d’interi gruppi di medici, particolarmente nell’ambitodelle medicine non convenzionali, viene ad avere una valenzascientifica paragonabile a quella dei cosiddetti studi clinici control-lati. Agli utenti italiani bisognerà dare queste assicurazioni e questegaranzie, per quegli studi medici e strutture pubbliche che pratica-no le medicine (o le terapie) non convenzionali. Questi spazi dicura potrebbero essere molti di più se vi fosse una legge.Ad oggi sono oltre 100 le strutture pubbliche che in Italia fornisco-no prestazioni di medicina non convenzionale. Come i più fortu-nati sanno, in assenza di una legge nazionale, solo in alcune regio-ni si sono avute le maggiori novità: innanzitutto il Piano sanitarioregionale della Toscana per il triennio 1999-2001 che contiene unapposito capitolo riguardante le medicine non convenzionali;anche altre regioni (Emilia Romagna e Marche), poi, hanno inseri-to nei propri piani sanitari il tema delle medicine non convenzio-nali; così pure la Regione Lombardia che ha approvato, nel feb-braio del 2000, un’apposita delibera della Giunta. Ad ogni modosarebbero alcuni milioni in Italia gli utenti delle medicine nonconvenzionali, il 22 percento della popolazione secondo i datiIstat, e alcune migliaia gli operatori, medici e no. Comunque mol-to meno dei cittadini francesi e tedeschi dove questa libertà tera-peutica è garantita.Il legislatore deve porsi dal punto di vista dell’interesse generale,non di questa o di quella categoria; l’obiettivo della legge non è diinventarsi la realtà, ma di favorire uno sviluppo ordinato e positivodi quello che si ritiene valido per la società. L’approvazione di que-sta legge costituirà un fattore di maggiore libertà per il cittadino ita-liano, ma anche per i medici italiani che vedranno riconosciutauna loro qualificazione professionale.Le terapie non convenzionali, attraverso il consenso informato,vogliono comunque recuperare un altro aspetto sostanziale nelrapporto medico-paziente, in crisi proprio per la crescente tecni-cizzazione della medicina e della pratica della produzione di pre-stazioni sanitarie – come si trattasse di una catena di montaggio –e che dall’introduzione delle prestazioni a Drg in poi, ha portato

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anche, come inevitabile conseguenza, ad una crescente insoddi-sfazione: l’uomo malato si sente spesso mal compreso nella suasofferenza fisica e nel suo travaglio interiore proprio da coloroche dovrebbero aiutarlo a riconquistare la salute perduta. Insod-disfazione determinata soprattutto dalla definizione di linee gui-da diagnostiche e terapeutiche sempre più stringenti, che limita-no la libertà dei malati in un campo che malvolentieri vienedelegato ad altre persone, sia pure fornite di specifica preparazio-ne professionale.

Nella scorsa legislatura il lavoro della Camerasu questa legge si era spinto quasi fino al voto finale del testolicenziato dal comitato ristretto. Ma altri piccoli contributi intema di terapie non convenzionali erano quelli previsti nella leg-ge licenziata dal Governo dell’Ulivo sul riconoscimento delleterapie antalgiche negli ospedali pubblici, come pure i cosiddetti“Hospis” per le cure palliative ai malati terminali che prevedeva-no la somministrazione di principi attivi “non convenzionali”fino ad allora criminalizzati e oggi nuovamente criminalizzati daFini e dalla chiesa prima di tutto. Infatti, la “sentenza” dell’Istitu-to superiore di sanità, che condanna la marjuana, prevista neglielenchi europei come antidolorifico, la dice lunga sulla possibi-lità di stabilire e garantire quei principi della libertà terapeuticapure previsti nella legge, ancora sospesa, sulle medicine nonconvenzionali, rimettendo in discussione il corretto e libero rap-porto paziente-medico, già di per se debole.

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Associazione nazionale importatori e produttoriprodotti omeopatici (Anipro)sede operativa via Palmanova 71, 20132 Milanotel. 02/280132 www.guna.it e-mail [email protected]

Associazione italiana delle imprese produttricie distributrici di medicinali omeopatici (Omeoindustria)sede operativa s.s. Tiburtina Valeria km.69,300 67061 Carsoli (Aq)tel. 0863/ 909221 fax 0863/995760 e-mail [email protected]

Associazione medica italiana di omotossicologia (Aiot)via Luigi Vanvitelli 6, 20129 Milano tel. 02/280129 www.medibio.it email [email protected]

Federazione italiana delle associazionie dei medici omeopatici (Fiamo)via C.Beccaria 22, 05100 Terni tel. 075/5004310 -744/429900www.fiamo.it [email protected]

Società italiana omeopatia e medicina integrata (Siomi)via Calimala 1, 50123 Firenze tel. 055 280747 fax 055 2373 694,www.siomi.it

Gruppo medico antroposofico italianovia Napo Torriani 6, 20124 Milano tel. 02 49 86 740fax 02/66711563 www.medicinaantroposofica.it

Società italiana di medicina omeopatica (Simo)viale della libertà 103, 90100 Palermo tel. 091/6254810

ISTRUZIONI PER L’USO *

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Associazione italiana omeopatiavia Gabriello Chiabrera 115, 00145 Roma tel. 06/5403513 fax06/5432127

Liga medicorum homeopatica internationalis (Lmhi)via Paolo Emilio 32, 00192 Roma tel. 06/3242843 fax06/3611963

Associazione medici omeopatici di ispirazione cristiana(Amoic)tel. 06/8540395 fax 06/8411855

Centro di ricerche in bioclimatologia medicae biotecnologie e medicine naturaliUniversità degli studi di Milano via Cicognara 7, 0129 Milano tel.02/50318456 fax 02/50318461 www .naturmed.unimi.it [email protected]

Centro italiano studi e documentazione in omeopatia(Cisdo)via Bergamo11, 20096, Pioltello Milano tel. 02/926814276fax 02/926814280 email [email protected]

Centro studi omeopatia applicata (Csoa)via Firenze 34, 20060 Trezzano Rosa (MI), tel. 02/909313253fax 02/909313211 email [email protected] www.omeoimo.it

Istituto Paracelso Centro italiano per le medicinenon convenzionalivia Oreste Regnoli 8, 00152 Roma tel. 06/5816527 fax 065816348email [email protected]

Società medica bioterapia (Smb)casella postale 13, 00040 Pomezia, Roma, tel. 06/91968024fax 06/91821345 email [email protected] www.smbitalia.org

■ Istruzioni per l’uso ■

73

Istituto di studi di medicina omeopatica (Ismo)via Porta Pinciana 34, 00187 Roma, tel. 06/4745764fax 06/4817004 www.ismo.it email [email protected]

Fondazione omeopatica italianavia Tino di Camaino 44, 80120 Napoli tel. 081/5787079 fax 081/5563731

Libera università internazionale di medicina omeopaticavia Gramsci 18, Napoli, tel. 081/ 7614707 fax 081/7613665www.luimo.it email [email protected]

Scuola superiore internazionaledi medicina veterinaria omeopaticavicolo Aurora 4, 52044 Cortona (Ar) tel. 0575/ 604565www.omeovet.net

Accademia italiana di omeopatia veterinariacorso S.Giovanni 901, Napoli tel. 081/472209 www.aimov.it email [email protected]

Gruppo omeopatico progetto uomov.le Aldini 114, 40136 Bologna tel/fax 051/581593

Associazione pazienti omeopatici (Omeopa)via Gulli 109/A, 47900 Rimini, tel. 335/5427372 fax 0541/22297

Associazione italiana dei pazientidella medicina antroposofica (Aopma)via Rossini 14, 10124 Torino tel. 011/889747 fax 011/8041161email [email protected]

Associazione per l’universalità della medicina (Assum)via Brichetti19, Roma 00154, tel. 06/5742385 fax 06/5742237

Ben/Essere. L’altra medicina

74

Corso universitario di agopuntura e metodologiaomeopatica Università di Urbinotel. 0722/2783 fax 0722/2973

Centro metodologie naturalivia Firenze 15, 48025 Riolo Terme (Ra) tel. 051/6230165

Università degli studi di Verona facoltà di medicinacorso di Medicine complementari e medicina integratatel. 045/8202978 email [email protected]

Federazione italiana delle società di agopuntura (Fisa)via Poggio Maggiore 11, 40060 Pianoro (Bo) tel. 051/777306www.agopuntura-fisa.it email [email protected]

Fondazione Matteo Riccivia Canova 13, 40138 Bologna, tel. 051/531595 fax 051/6029371email [email protected] www.fondazionericci.it

Società italiana di agopuntura veterinariavia Milano 214, 20033 Desio Milano tel. 033/1905020 www.siav-itvas.org email [email protected]

Associazione medica italiana di agopuntura (Amia)p.zza Navona 49, 00186 Roma, tel. 06/68308379 fax 06/68134450

Associazione italiana agopunturavia Tagliamento 9, 00198 Roma, tel. 06/85350036 fax 06/85830553

Società italiana di agopuntura (Sia)via Soperga 36, 20127 Milano, tel. 02/40098172 fax 02/48713999email [email protected] www.sia-mtc.it

■ Istruzioni per l’uso ■

75

Accademia di fitomedicina e scienze naturalivia G.Sacconi 4/B, 00196 Roma, tel. 06/3233563 Fax 06/3233560www.afisna.it email [email protected]

Associazione nazionale medici fitoterapeutitel. 0571/702661 fax 0571/702639

Asl 11 Centro di formazione in fitoterapiapiazza Ristori 1, 50153 Empoli tel. 0571/702739 email: [email protected]

Commissione regionale della Toscanaper le medicine non convenzionalitel. 055/4383273 fax 055/4383022

Commissione regionale della Lombardiaper le medicine non convenzionalitel. 0348/808548 fax 0348/808644

Ambulatorio di omeopatia ospedale Campo di MarteAsl 2, Lucca via Diaz 225 tel. 0583/467908 fax 0583/494294, email [email protected]

Centro di medicina tradizionale cinese “Fior di Prugna”Asl 10, Firenze

Villa Giada Istituto superiore di medicina tradizionale cinesevia Montebello 17, 00185 Roma tel/fax 06/4815580 [email protected] - www.jadecampus.com

Società italiana di psichiatria olisticavia Ghirardacci 8, 40137 Bologna tel. 051/441020 fax 051/6236962 email [email protected]

Ben/Essere. L’altra medicina

76

Registro osteopati d’Italia (Roi)Galleria Bassa dei Magnani 3, 43100 Parma tel. 0521/236824 email [email protected]

Associazione italiana chiropraticivia Brigata Liguria 1/11, 16121 Genova tel/fax: 010/ 5533036

Associazione italiana dei medici per l’ayurveda maharishivia Aniello Falcone 376, 80127 Napoli tel/fax: 081/645513

Maharishi vedic universityvia Verona 52, 37022 Fumane (Vr) tel. 045/8100435

Associazione atah ayurvedavia Boldrini 14, Bologna 40100 tel/fax 051/254692

Società italiana di medicina ayurvedicap.zzale Diaz 1, 20100 Milano tel. 0331/957628 fax 0331/956509 email [email protected]

Amrita Italia s.r.l.via c.Battisti 4, 37050 Vago di Lavagno (Vr) tel. 045/8999441 fax 045/8980769 email [email protected]

Associazione europea di medicine tradizionali (Aemetra)via Principessa Clotilde 77, 10144 Torino tel/fax 011/4375669email [email protected] www.aemetra.it

Istituto Rudy Lanza-libera università italianadi naturopatia applicata - Federazione nazionale naturopatiheilpratiktiker professionistivia Fuhrmann 74, 10062 Luserna SG (TO) tel. 0121 954452 fax0121902136 email [email protected] www.naturopatia.it

■ Istruzioni per l’uso ■

77

Istituto Maitri discipline olistiche e naturali (Imdom)via Soardi 13, 47900 Rimini, tel. 0541 709184, [email protected]

Istituto scienze naturopatiche (Isn)presso Centro eureka, viale Papiniano 42, 20123 Milano tel. 02/89410343 fax 02/89401072

Sindacato italiano di heilpractiker e naturopati-sihen-cisalvia Bellezza 12, 20132 Milano tel.: 02/58431278

Sindacato italiano naturopatia agopunturapranoterapia erboristeria (Sinape)presso Clacs Cisl via Nizza 53, Roma tel. 06 8840867 fax 06/85535 www.clacs.cisl.it

Fenaivia Monte Acero2/f, 00141 Roma tel.. 06/44241995

Interassociazione arte per la salute (Ias)tel. 06/5816851 fax 06/581611013

Bioterapeuti europei (Aifep)piazza imperatore Tito8, 20137 Milano, tel. 02/ 55010110

Associazione italiana shiatzuviale Flaminio 9, 00196 Roma, tel. 06 /3201908 fax 06/3201822

Associazione kinesiologia specializzata italianavia Bianchi 3, 25088 Maderno sul Garda (Bs), tel. 0365/641553

Federazione Italiana yogavia Onesti 14, Roma tel/fax 06/5572823

Ben/Essere. L’altra medicina

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Federazione italiana riflessologia del piedevia Nipote Pola 5, 10040 Leini (To) tel. 011/9989852

Federazione italiana shiatsutel. 02/26141690 fax 02/26119349

Unione naturopati (Una)tel. 0365/953154

Libero istituto tecniche di massaggi e naturopatiaspecializzato in riflessologia plantare (Limno)via Fiani 43, 81020 Casapulla-Caserta, tel. 0823 466221

Federazione nazionale scuole shiatsutel. 02/ 6698079 fax 02/66982821

Libera università italiana di naturopatia applicatavia Aulo Plazio12, 00181 Roma, tel/fax 06/7808885

A.Mi.universityvia R.Lepetit19, 20124 Milano te. 02/6692432

Albo professionale operatori shiatsuvia Luigi Settembrini 52, 20124 Milanotel. 02/20401252 fax 02/20241134

Associazione italiana scuole di shiatsutel. 051/245887 040/3220278

Scuola di shiatsu tradizionalevia monte Dirottolo 16/18, 3143 Padova tel. 049/8685965

Ass. prof. italiana shiatsupiazza S.Andrea della Valle 3, 00186 Roma tel. 06/6864937

■ Istruzioni per l’uso ■

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Collegio italiano dei terapisti shiatsupiazza Vittorio Veneto 15, 90143 Palermo, tel/fax 091/342213

Società italiana kinesiologia medica e odontoiatravia Cairoli 20, 21100 Varese, tel. 0332/281062 fax 0332/287476

Dipartimento scienze riflessologiche e naturaliUniversità popolare di Avellinovia Fiume 3, 81020 Casapulla (Ce) tel/fax : 0823/466221

International society of functional olistic medicinevia S. Francesco32, 83100 Avellino, tel. 0825/ 781515Fax: 0825/786238

Accademia internazionale di medicina internazionalevia E. Notaio17, 47892 Gualdicciolo (Repubblica di S. Marino) tel. 0549/911034 fax:0549/956742 email [email protected].

Associazione scuola Alaro di biopranoterapiavia Pisacane36, 56034 Colle val D’Elsa (Si), tel. 0577/928868

The new yuthok institute for tibetan medicinev.le Spagna 77, 20099 Sesto S.Giovanni (Mi), tel. 02/257035

* a cura di Fernanda Useri e Paolo Galletti

■ Epilogo ■

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Certe notti per dormire mi metto aleggere, e invece avrei bisogno diattimi di silenzio. Certe volte anche conte, e sai che ti voglio bene, mi arrabbioinutilmente senza una vera ragione.Sulle strade al mattino il troppo trafficomi sfianca, mi innervosisconoi semafori e gli stop, e la sera ritorno conmalesseri speciali.Non servono tranquillanti o terapie, civuole un’altra vita.

Su divani abbandonati a telecomandiin mano, storie di sottofondo Dallas ei Ricchi Piangono. Sulle strade laterza linea del Metrò che avanza emacchine parcheggiate in tripla fila, e lasera ritorno con la noia e la stanchezza.Non servono più eccitanti o ideologie,ci vuole un’altra vita.

* musica e parole di Franco Battiato, Battiato studio collection, Emi.

Un’altra vita

Franco Battiato*

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Le autrici e gli autori

ALFONSO PECORARO SCANIO è presidente della Federazione dei VerdiPAOLO GALLETTI, direttore della rivista Eco, è responsabile per le Mnce componente dell’Esecutivo nazionale della Federazione dei VerdiLUANA ZANELLA è deputata verde e componente della Commissioneaffari sociali della Camera dei deputatiEMILIO MINELLI è coordinatore didattico del corso di perfezionamentoin agopuntura e in medicine non convenzionali e tecnichecomplementari all’Università di Milano, Centro collaborante con OmsSTEFANIA MARRA è caporedattrice del mensile “Modus vivendi”GIORGIO ALBONETTI è direttore editoriale di Tecniche NuoveGIANCARLO BUCCHERI è presidente del Gruppo medico antroposoficoitalianoELIO ROSSI è direttore scientifico di “Medicina naturale”, componentedella Commissione regionale toscana per le medicine nonconvenzionali, direttore degli ambulatori d’omeopatia dell’ospedale diCampo di Marte in LuccaVALERIO SANFO è presidente dell’Associazione europea di medicinatradizionaleEMILIO TIRELLI è direttore organizzativo di Ecolife internationalschiatsu schoolRUDY LANZA è presidente della Federazione nazionale naturopatiheilpraktiker professionisti LUCIO MOLINARI è presidente dell’Istituto Maitri discipline olistiche enaturaliGIANNI PIZZATI è consulente per le biodiscipline della regione FriuliVenezia Giulia e presidente della Federazione dei Verdi di TriesteWALTER GORI è componente dell’Ufficio legislativo del gruppo Misto-Verdi alla Camera dei deputatiFRANCESCO CARELLA è senatore verde e presidente della Commissioned’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale delSenato della RepubblicaFERNANDA USERI è redattrice della rivista “Eco”FRANCO BATTIATO è cantautore

■ Testatinadicapitolo ■

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Questo numero diMAPPE è dedicato alla proposta di legge di LauraBalbo “Misure contro le discriminazioni e per lapromozione di pari opportunità”. Con il testodella legge troverete qualificati contributi cheinterloquiscono - a partire da soggettività epunti di vista differenti - con i problemi che unatto politico/legislativo sul fronte variegato deidiritti, delle opportunità, delle discriminazioni,inevitabilmente pone. Ciò sia nel campospecifico delle determinazioni e specificazionidell’oggetto in questione, sia nel mutare delsenso e della coscienza della comunità che talidiritti assume, difendendo nel contempo irelativi soggetti da forme di discriminazione.Non solo in negativo, ma atti positivi cheaccompagnino positive mutazioni della societàtutta.

Gianpaolo Silvestri

Mappe numero 1

86

È la Carta Fondamentaledei Diritti d’Europa, proclamata a Nizza il 7dicembre 2000, il tema di questo secondonumero di “Mappe”.Vi troverete, oltre al testo completo, contributiche analizzano il processo e il risultato di questaimportante tappa verso un continente che nonsia solo carta moneta od eserciti; in essi vi sonoevidenziate ed esplicitate le luci e le ombre che laCarta contempera, sia secondo un’otticagenerale, sia all’esame di specifiche lenti,dall’animalismo alle biotecnologie, dallacontraddizione sessuale a quella democratica,dal volontariato al pacifismo, dall’ambientalismoall’antirazzismo, dal lavoro alla spiritualità , allevalenze giuridiche e politiche.

Gianpaolo Silvestri

Mappe numero 2

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È la nuova coscienzainternazionale, antiliberista ed ecopacifista – questoimmenso cantiere new global, sintesi e superamentodelle migliori tradizioni dei movimenti di liberazione,emancipazione, solidarietà del pianeta – il tema delterzo numero di “Mappe”. È nostalgia del futuro, omeglio, la voglia e volontà di futuro (sostenibile). Vitroverete ipotesi programmatiche atte ad indicare lestrade per un mondo migliore e possibile. Non solopossibile : anche necessario.

Da Canberra a Perugia -passando per Varese - il cantiere è aperto ed i lavorisono in corso. E non scusiamoci per “i disagiapportati”.

Gianpaolo Silvestri

Mappe numero 3

90

Si sta concretizzando erendendo esplicito (Porto Alegre dixit et statuit)un fare della storia, un rinnovamento dellecoscienze, una miscela intelligente didubbio/curiosità/passione che davvero puòtrascinare nella polvere, sbriciolare, denudarel’idolatria blasfema dei vitelli d’oro, i simulacridei poteri di sempre, gli idola satrapi violentidelle nostre vite. Caduta degli dei perché disvelae denuncia la presunta oggettività e neutralitàdell’dis/Ordine costituito; perché moltitudini erealtà stanno disertando le loro logore bandiereinsanguinate, stemmi, ceppi araldici,meccanismi di morte. Caduta degli dei perchéirride alla pretesa del Potere di sempre, diparlare ed agire “naturalmente” in nome di tuttie del Bene Assoluto.

Gianpaolo Silvestri

Mappe numero 4

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«Le bestie non sono così bestie come si pensa», asseriva Molierenell’Anfitrione. Gli umani talvolta sì, viene da chiosare dopo aver letto i contributiappassionati e documentati, inerenti alle tante animedell’animalismo – con relativi campi d’intervento – e lo straziante grido di rabbia e dolore di fronte alla tragica situazione di sofferenza cuicondanniamo gli altri animali. Davvero è il casodi sottoscrivere l’Orwell della “Fattoria deglianimali” che sentenzia «Quattro zampe buono,due zampe cattivo», intendendo ovviamente perbipede la specie umana.

Gianpaolo Silvestri

Mappe numero 5

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“Si dice che le nazioniabbiano i governi che meritano. Dimostriamo chemeritiamo di meglio”. Possiamo far nostraquest’esortazione di David Astor, già direttoredell’Observer e sconfiggere l’egemoniamonetarista, gli adoratori del Pil e gli sniffatori diBorse e polveri d’armi. L’arcobaleno alle finestre,Roma invasa prima per la difesa dei diritti dellavoro e poi – in una linearità non esplicitata maevidente – per l’invocazione alla pace, urlanoche forse si, forse meritiamo e possiamo avere dimeglio. Ed ai disincantati che si appellanoall’inutilità dell’impegno, all’impossibilità dicambiare la situazione, ai poteri senza nome elocazione, irraggiungibili, sarcasticamentecitiamo Caillois che sosteneva: “Non ci sonosforzi inutili, Sisifo si faceva i muscoli”

Gianpaolo Silvestri

Mappe numero 6

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Ben/Essere. L’altra medicina

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Mappe n7. Ben/Essere.

• Supplemento al n. 21, 28 novembre 2003de “Il sole che ride”,

Quindicinale della Federazione dei Verdi

• Direttore della collana: Gianpaolo Silvestri

• Direttore responsabile: Grazia Francescato• Editoriale Eco,

Via A. Salandra 6 - 00186 Roma

• Editore: Editoriale Eco,Via A. Salandra 6 - 00186 Roma

• Progetto grafico e impaginazione: Sagp - Roma

• Spedizione in abbonamento postalecomma 20 lett. B art. 2 L. 662/ ‘96 Roma/ Ferrovia

• Stampato il mese di novembre 2003,da Spedalgraf, via dello Scalo Tiburtino, 1 - Roma