Manovra, i bonus Renzi: Casa Italia, piano straordinario ...che si vuole scegliere. Per la...

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l’Unità Venerdì, 26 Agosto 2016 7 Pescara del Tronto. La città dopo il sisma. FOTO: AN SA «È evidente che il Lazio è una regione in lutto, ma io voglio ringraziare e abbracciare le centinaia di volontari che hanno garantito la presenza nei comuni colpiti». Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, al termine della giunta straordinaria sull’emergenza terremoto. «La giunta regionale del Lazio ha deliberato 5 milioni di euro per garantire la sostenibilità dell’emergenza e per le esigenze che si potrebbero presentare nelle prossime ore», ha aggiunto Zingaretti, al termine della giunta straordinaria. «È tempo di pensare all’emergenza ma anche di accompagnare una duplice esigenza: c’è una fase delicata per la gestione delle vittime, delle salme e dei rapporti con le famiglie; e dall’altra la necessità di accoglienza delle persone sfollate nelle tendopoli». «Facendo mia una istanza della protezione civile - ha detto ancora - mi sento di dire che non servono raccolte di abiti o cibo. La Protezione civile ha un suo meccanismo di approvvigionamento strutturato. Servono invece fondi e raccolta di sangue. Invito tutti a prenotare la donazione del sangue» L’APPELLO La Regione stanzia 5 milioi, Zingaretti: «Servono soldi e sangue» Amatrice, le tre sfide per una ricostruzione possibile SEGUE DALLA PRIMA L a prima riguarda il modello di ricostruzione che si vuole scegliere. Per la dimensione dei centri coinvolti e il numero di abitanti – sicuramente minore rispetto a L’Aquila, mentre purtroppo non è così per le vittime – la sfida deve essere di dare priorità alla ricostruzione dei centri storici. A L’Aquila due errori gravi complicarono e ancora complicano la ricostruzione. Da un lato la costruzione delle 19 New Town con enorme spesa pubblica, e poi i ritardi nell’avviare la ricostruzione. A Amatrice e negli altri centri non ha alcun senso scegliere quel modello costruttivo e urbanistico. Si deve partire al contrario subito con un piano di ricostruzione e una gestione attenta di progetti, realizzazione degli interventi e finanziamenti. Qui davvero serve un ruolo forte di coordinamento da parte del Governo, che accompagni i Comuni nelle difficoltà che hanno di gestione ordinaria in una situazione di emergenza. Sempre l’esperienza di L’Aquila insegna che è fondamentale individuare una struttura unica che rediga il piano di ricostruzione – dove individuare le priorità di intervento, in modo da partire subito con le strutture pubbliche e gli edifici che favoriscano il ritorno delle persone – e che valuti i progetti, coordinando i sarà fondamentale per dare un messaggio di speranza alle persone coinvolte nel terremoto, a cui occorre dare un messaggio chiaro che l’obiettivo è tornare nelle case ma che intanto potranno avere una ospitalità attenta alle esigenze non solo primarie. La terza sfida della ricostruzione non riguarda Amatrice o Pescara del Tronto, ma tutti gli altri centri che in Italia sono in aree a rischio sismico. Il modello costruito in questi anni di regole per la ricostruzione e finanziamenti è sicuramente adeguato ma inefficace. Non è accettabile che nel 2016 possano crollare in un Comune l’ospedale, il municipio e le scuole. Perché devono essere messi in sicurezza proprio per affrontare i rischi legati a terremoti o a fenomeni idrogeologici, in modo modello dei MAP (i moduli abitativi provvisori in legno). Il limite di questa esperienza sta però nell’aver offerto una ospitalità in moduli prefabbricati ma senza intorno alcuna attività. Oggi è possibile, grazie alle innovazioni nelle costruzioni in legno sempre più affidabili, performanti a un punto di vista energetico e diffuse puntare su un altro modello. Ossia di costruire degli insediamenti provvisori ma di qualità, dove dare non solo una casa ma disegnare e costruire spazi per le comunità e per le attività, con piazze e servizi. Da demolire e riciclare o riutilizzare una volta finita la ricostruzione, proprio perché il legno consente questa flessibilità. Il coinvolgimento delle comunità e dei sindaci, con momenti di partecipazione per individuare le soluzioni più efficaci finanziamenti nazionali e regionali. Una chiara organizzazione rispetto a questi temi è fondamentale per garantire trasparenza e efficacia delle procedure, in modo da dare un riferimento chiaro ai cittadini e ai Sindaci. La seconda sfida riguarda il modello di intervento indispensabile a dare una casa nei mesi, o anni, che le famiglie dovranno attendere prima di rientrare nelle proprie case. Davvero ad Amatrice e negli altri centri non servono new town o strutture per accogliere le attività (a L’Aquila costruite lontane e separate dalle case, costringendo le famiglie a prendere l’auto per fare la spesa o andare negli uffici pubblici). Nell’esperienza aquilana dei centri della corona ha invece funzionato il Edoardo Zanchini L’Analisi Bianca Di Giovanni Nel 2014 undici milioni di italiani hanno usufruito dei diversi bonus de- stinati alla casa, per una spesa com- plessiva di 5,8 miliardi. Sicuramente è una misura che piace alle famiglie e anche alle imprese. Ed è proprio sui bonus che si sta lavorando per inserire un capitolo importante sull’edilizia antisismica nella prossima manovra. Una parte di quel «piano Italia» di cui ha parlato il premier Renzi dopo il consiglio dei ministri di ieri. Un grup- po di tecnici al ministero delle Infra- strutture sta valutando l’ipotesi, lan- ciata dal presidente della commissio- ne Ambiente Ermete Realacci. Da quest’anno per la prima volta lo scon- to fiscale del 65% vale anche per chi mette in sicurezza la sua abitazione nelle aree classificate 1 e 2 nella map- pa del rischio sismico. Oggi, dopo le vicende drammatiche del sisma del- l’Appennino, si sta pensando di raf- forzare quella misura e estenderla ai condomini. «Il fatto è che concedere lo sgravio alla singola unità familiare non ha senso - spiega Realacci - per- ché la messa in sicurezza deve riguar- dare un intero stabile, non solo un ap- partamento». L’altro aspetto da rive- dere è il meccanismo tecnico, perché la detrazione fiscale di fatto esclude tutti gli incapienti, ovvero tutti coloro che non pagano le tasse o per via di un reddito troppo basso o perché godono di altre detrazioni. La partita dei bonus dunque è a- perta. Ci stanno lavorando le Infra- strutture assieme al Mef, e sicura- mente si farà un punto il primo set- tembre, quando Delrio sarà audito in commissione Ambiente proprio su questo tema. Il sistema dei bonus è or- mai consolidato in Italia. Da anni esi- stono quelli per le ristrutturazioni (al 50%), a cui negli anni si sono aggiunti quelli per la riqualificazione energeti- ca (al 65%). Le somme anticipate ven- gono restituite in 10 anni, ma per chi fa i lavori c’è anche il vantaggio dell’I- va ferma al 10%. Il credito d’imposta «muove» ogni anno circa 28 miliardi tra imprese coinvolte e indotto, e crea circa 400mila posti di lavoro, sempre incluso l’indotto. È una delle misure più anticicliche presenti nel nostro ordinamento, tanto che il ministro Pier Carlo Padoan stava pensando di rendere strutturali gli sgravi dall’anno prossimo. Va detto, tuttavia, che sui 5,8 miliardi spesi nel 2014 (dati Cre- sme) da 11 milioni di famiglie, più del- la metà (3,3 miliardi) sono stati spesi da appena mezzo milione di persone per l’ecobonus del 65%. Resta comun- que il fatto che per il 2017 l’Italia pun- terà tutto sulla crescita, e dunque su- gli investimenti. Non è escluso che proprio la spesa per interventi antisi- smici diventi una di quelle voci della flessibilità che già è entrata nell’agen- da di Bruxelles. La messa in sicurezza riguarderà anche gli stabili pubblici, in primis le scuole. Finora il piano per l’edilizia scolastica (che ha una dotazione com- plessiva di quasi 4 miliardi) ha desti- nato alle ristrutturazioni antisismi- che solo 37,5 milioni. Probabile che si alzi il livello di spesa su quel fronte. Ma in questo caso si entra nel capitolo forse più complesso dell’operazione: il disboscamento delle norme che re- golano i finanziamenti. In Italia è sempre difficile passare dalle leggi ai cantieri, ed è ancora più complicato mettere nero su bianco le fonti di fi- nanziamento. Si procede a rilento tra finanziamenti europei, quelli statali e regionali, prestiti della Bei, residui di bilanci precedenti. È una giungla in cui è difficile orientarsi. E in questa gimkana tra le norme si rischia che tutto si fermi sulla carta, senza arriva- re a incidere nella vita reale del Pae- se. La stessa cosa vale per il dissesto i- drogeologico. Come riportato ieri dal Sole 24Ore, in questo caso la discrasia tra la realtà e le ambizioni politiche è evidentissima. Nonostante il fatto che il governo abbia posto come priorità la cura del territorio, a fronte di un piano delle Regioni per 30 miliardi tra diver- si interventi, si è riusciti ad aprire can- tieri per 1,5 miliardi. Per questo ci si aspettano misure in manovra che non indichino soltanto cifre, ma anche iter semplificati. Già è stato annunciato un «patto a tre» tra ministero dell’Eco- nomia, Palazzo Chigi e Ragioneria, che eviti il blocco di spese già decise, e sblocchi quindi la cassa in caso di can- tieri aperti. Già questa sarebbe una piccola rivoluzione per un Paese an- cora appesantito da incrostazioni e vincoli burocratici. Forse questa sa- rebbe la vera misura antisismica, per un Paese che si sta sbriciolando sotto i colpi dei terremoti. Si va verso uno sconto del 65% per la riqualificazione dei condomini. Giovedì informativa di Delrio alla Camera Manovra, i bonus e gli stanziamenti per un Paese sicuro da essere utilizzati nei momenti di difficoltà. Cosa che purtroppo non è possibile fare oggi ad Amatrice dove sono crollati, come era avvenuto a L’Aquila e prima in Umbria. Che in tutti i Comuni italiani, a partire da quelli in zone ad alto rischio sismico, gli edifici riconosciuti come primari – come prevede il piano di protezione civile – siano entro cinque anni adeguati alle normative sismiche deve diventare un obiettivo strategico del nostro Paese. Per riuscire in questa sfida occorrono non solo risorse, ma anche l’individuazione delle priorità di intervento e una struttura di coordinamento e controllo, come fatto per il dissesto idrogeologico. Lo dobbiamo alle vittime del terremoto del 24 agosto. *Vicepresidente nazionale Legambiente Emilia La regione si è rialzata e dicendo no alle «New Town» A 4o anni dalle due scosse che nel mag- gio 2012 misero in ginocchio l’Emilia (e parte del mantovano e del rodigino) molti cantieri sono ancora aperti, ma la ricostruzione è avviata su binari solidi. Il 'cratere’- tra Reggio Emilia, Modena, Bo- logna e Ferrara - è dimezzato: su 60 co- muni, 25 hanno completato la ricostru- zione di edifici privati, case ed aziende. Resta ancora da fare molto per alcuni centri storici e porzioni del patrimonio artistico, quelli dove non bisogna solo ri- costruire ma anche restaurare. Ma l’E- milia si è rimessa in piedi, ricostruendo dove era crollata, e dicendo 'no’ alle New Town. Una scelta voluta dall’allora pre- sidente della Regione Vasco Errani, che fu commissario alla ricostruzione. «Non è questione di modello, ma di identità. Queste persone vogliono, giustamente, le loro piazze, le loro chiese, i loro muni- cipi, e le loro imprese. Noi siamo questo, e non ci snaturerà nemmeno questo ter- remoto», disse. Diventò un mantra il 'te- niamo botta’ della gente che si impose di resistere e restare. La scelta fu chiara: se si voleva mantenere vivi i paesi bisogna- va non far scappare via il lavoro, in una zona che produce il 2% del Pil nazionale. Per questo a Cavezzo, Mirandola, Medol- la o San'Agostino la gente andò prima a ripulire le fabbriche che a sistemare le case. Le prime strutture pubbliche rico- struite sono state le scuole, anche con e- difici provvisori, pur di non fare andare via bambini e ragazzi dai paesi. Sono sta- ti completati cantieri in 4.449 edifici che corrispondono a 11.050 abitazioni per 19.739 abitanti. «Lavoreremo per ricon- segnare ai cittadini negozi, case, merca- ti, monumenti, chiese e piazze ancora più belle, e soprattutto più sicure» ha as- sicurato il presidente Stefano Bonaccini, ribadendo un forte «no alle new town». La Torre dell’Orologio di Finale Emilia dopo il sisma

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Venerdì, 26 Agosto 2016 l7

Renzi: Casa Italia,piano straordinarioper la prevenzione

re la cultura della prevenzione». Boni-fiche, interventi contro il dissesto i-drogeologico, infrastrutture, efficien-za energetica, diffusione della bandalarga. “Casa Italia” è un piano straordi-nario di manutenzione e innovazio-n e.

« Ne l l ’arco nei prossimi 15 giornicercheremo di incontrare nel modopiù condiviso possibile tutti coloro chehanno un ruolo su questo tema salvoprenderci la nostra responsabilità. Noisappiamo di cosa c'è bisogno oggi - af-ferma il presidente del Consiglio - ve-niamo dall’esperienza dei sindaci, ab-biamo chiaro in testa cosa serve oggiall’Italia come piano straordinario di

manutenzione e innovazione».Ancora: «Non mi interessa capire la

ricaduta economica o occupazione,mi interessa fare il giusto anche se nonporta voti, anche se non vedi la fine,qui ci vuole il passo del maratoneta.Questo è momento in cui politico devescegliere, se fare annunci spot del tipo“io metterò a posto, farò nuove città” oscegliere la strada più seria» sapendoche «non è facile».

Spendere in prevenzione non è un aspesa ma un investimento, «e questa«scommessa sulla prevenzione devediventare patrimonio condiviso di tut-ti gli italiani. Questo è il classico argo-mento su cui coinvolgere tutti», ha ag-giunto. Renzi sa che con la prevenzio-ne la politica in passato si è solo riem-pita la bocca. Ma «il fatto che non cisiano riusciti in passato non vuol direche noi non dobbiamo mettere il cuoree le energie migliori in questo proget-to ».

La giornata del governo era iniziataabbastanza presto, in mattinata Renziaveva incontrato il ministro alle Infra-strutture Graziano Delrio e poi quellodell’Economia. Il primo incontro conPadoan dopo la pausa di Ferragostodoveva essere una riunione di prassicon al centro i dossier economici a co-minciare dalla legge di Stabilità pertracciarne le linee di intervento. Ov-viamente l’incontro ha preso un’altrapiega e l’emergenza terremoto ha avu-to il sopravvento. Il fondo per le emer-genze nazionali, che ammonta in tuttoa 234 milioni di euro e che è stato deci-so di utilizzare per i primi 50 milioni, èinfatti in capo al ministero del Teso-r o.

Cominciano poi a circolare voci se-condo cui l’emergenza terremoto pos-sa essere portata all’attenzione del-l’Europa, visto che la ricostruzione neiterritori colpiti e il nuovo progetto “Ca -sa Italia” richiederà tempo e un impe-gno finanziario straordinario.

L’Italia colpita al cuore LAURA BOLDRINI

«Niente vertice di Ventotene, rimango ad Arquata»

La presidente della Camera Laura Boldrini haannullato la sua partecipazione alla due giornieuropeista in programma a Ventotene persabato 27 e domenica 28. All’appuntamento -dedicato al rilancio del processo diintegrazione europea - Boldrini avrebbedovuto prendere parte insieme ai suoi

omologhi di altri 4 Paesi dell'Unione europea(Francia, Lussemburgo, Slovenia e Spagna),che hanno anch’essi deciso di rinunciare. Nelringraziare gli organizzatori, la Presidente hadichiarato: «Mi tratterrò qui ad Arquata - haspiegato Boldrini - raccogliendo quello che lepersone e le istituzioni chiedono».

l Il governo decreta lo stato di emergenza: subito 50 milioni e stopal pagamento delle tasse. Via al progetto per la limitazione del rischio sismic o

Felicia MasoccoIl blocco delle tasse, la proclamazionedello stato d’emergenza e lo stanzia-mento di 50 milioni sono le prime mi-sure adottate dal governo per fronteg-giare l’emergenza terremoto. Insiemea “Casa Italia” un progetto di ampio re-spiro per dare al Paese un ventaglio di-strumenti contro il rischio sismico la-vorando soprattutto alla prevenzione.

Matteo Renzi ha incontrato i gior-nalisti ieri sera al termine della riunio-ne del Consiglio dei ministri duratapoco meno di due ore. Ha comunicatoi provvedimenti presi, «misure inizialiche sono un segno di attenzione», hadetto il premier annunciando che ilministro dell’Economia avrebbe pre-sto firmato il provvedimento sul bloc-co del prelievo fiscale nelle zone colpi-te. Le modalità, le formule per l’eroga -zione dei fondi e per le agevolazioni«sono sul tavolo», «ora siamo un passoindietro, siamo alle lacrime e ai primiinter venti».

Come aveva fatto da Rieti, Renzi hamolto battuto sulla necessità di rico-struire in tempi certi, condannandofenomeni di corruzione, «i soldi - spie-ga - vanno spesi bene e in questo sensoil modello Anac può essere applicatoanche nella ricostruzione. Chi ruba èuno sciacallo». C’è un «impegno mo-rale con le donne e uomini di quellecomunità», «ricostruire quei borghi èla nostra priorità». Fare presto, senzasradicare chi è nato e vissuto nei terri-tori del sisma: le decisioni sulla rico-struzione verranno prese insieme aisindaci «per cercare di tenere le perso-ne il più possibile nei loro luoghi». Nonew town, non si farà come a L’Aqui -la.

Ma non si possono sempre rincor-rere le emergenze e magari «essere al-l’avanguardia» nella loro gestione.«Possiamo avere una visione per la“casa Italia” che sia capace di afferma-

Pescara del Tronto.La città dopo il sisma.FO T O: AN SA

«La priorità èricostruire queiborghi: abbiamoun impegno moraleverso quelleco m u n i tà »

Matteo Renzi

«È evidente che il Lazio è una regione in lutto, ma iovoglio ringraziare e abbracciare le centinaia divolontari che hanno garantito la presenza nei comunicolpiti». Lo ha detto il presidente della Regione Lazio,Nicola Zingaretti, al termine della giunta straordinariasull’emergenza terremoto. «La giunta regionale delLazio ha deliberato 5 milioni di euro per garantire la

sostenibilità dell’emergenza e per le esigenze che sipotrebbero presentare nelle prossime ore», ha aggiuntoZingaretti, al termine della giunta straordinaria. «Ètempo di pensare all’emergenza ma anche diaccompagnare una duplice esigenza: c’è una fasedelicata per la gestione delle vittime, delle salme e deirapporti con le famiglie; e dall’altra la necessità di

accoglienza delle persone sfollate nelle tendopoli».«Facendo mia una istanza della protezione civile - hadetto ancora - mi sento di dire che non servono raccoltedi abiti o cibo. La Protezione civile ha un suomeccanismo di approvvigionamento strutturato.Servono invece fondi e raccolta di sangue. Invito tutti aprenotare la donazione del sangue»

L’APPELLO

La Regione stanzia 5 milioi, Zingaretti: «Servono soldi e sangue»

Amatrice, le tre sfide peruna ricostruzione possibile

SE GUE DA L L A PRIMA

La prima riguarda ilmodello di ricostruzioneche si vuole scegliere. Perla dimensione dei centri

coinvolti e il numero di abitanti –sicuramente minore rispetto aL’Aquila, mentre purtroppo non ècosì per le vittime – la sfida deveessere di dare priorità allaricostruzione dei centri storici. AL’Aquila due errori gravicomplicarono e ancora complicanola ricostruzione. Da un lato lacostruzione delle 19 New Town conenorme spesa pubblica, e poi iritardi nell’avviare la ricostruzione.

A Amatrice e negli altri centri nonha alcun senso scegliere quelmodello costruttivo e urbanistico.Si deve partire al contrario subitocon un piano di ricostruzione euna gestione attenta di progetti,realizzazione degli interventi efinanziamenti. Qui davvero serveun ruolo forte di coordinamento daparte del Governo, che accompagnii Comuni nelle difficoltà chehanno di gestione ordinaria in unasituazione di emergenza. Semprel’esperienza di L’Aquila insegnache è fondamentale individuareuna struttura unica che rediga ilpiano di ricostruzione – d oveindividuare le priorità diintervento, in modo da partiresubito con le strutture pubbliche egli edifici che favoriscano il ritornodelle persone – e che valuti iprogetti, coordinando i

sarà fondamentale per dare unmessaggio di speranza alle personecoinvolte nel terremoto, a cuioccorre dare un messaggio chiaroche l’obiettivo è tornare nelle casema che intanto potranno avere unaospitalità attenta alle esigenze nonsolo primarie.

La terza sfida della ricostruzionenon riguarda Amatrice o Pescaradel Tronto, ma tutti gli altri centriche in Italia sono in aree a rischiosismico. Il modello costruito inquesti anni di regole per laricostruzione e finanziamenti èsicuramente adeguato mainefficace. Non è accettabile che nel2016 possano crollare in unComune l’ospedale, il municipio ele scuole. Perché devono esseremessi in sicurezza proprio peraffrontare i rischi legati a terremotio a fenomeni idrogeologici, in modo

modello dei MAP (i moduli abitativiprovvisori in legno). Il limite diquesta esperienza sta però nell’ave rofferto una ospitalità in moduliprefabbricati ma senza intornoalcuna attività. Oggi è possibile,grazie alle innovazioni nellecostruzioni in legno sempre piùaffidabili, performanti a un punto divista energetico e diffuse puntare suun altro modello. Ossia di costruiredegli insediamenti provvisori ma diqualità, dove dare non solo una casama disegnare e costruire spazi perle comunità e per le attività, conpiazze e servizi. Da demolire ericiclare o riutilizzare una voltafinita la ricostruzione, proprioperché il legno consente questaflessibilità. Il coinvolgimento dellecomunità e dei sindaci, conmomenti di partecipazione perindividuare le soluzioni più efficaci

finanziamenti nazionali eregionali. Una chiaraorganizzazione rispetto a questitemi è fondamentale per garantiretrasparenza e efficacia delleprocedure, in modo da dare unriferimento chiaro ai cittadini e aiSindaci.

La seconda sfida riguarda ilmodello di interventoindispensabile a dare una casa neimesi, o anni, che le famigliedovranno attendere prima dirientrare nelle proprie case. Davveroad Amatrice e negli altri centri nonservono new town o strutture peraccogliere le attività (a L’Aquilacostruite lontane e separate dallecase, costringendo le famiglie aprendere l’auto per fare la spesa oandare negli uffici pubblici).Ne l l ’esperienza aquilana dei centridella corona ha invece funzionato il

E d o a rd oZ anchini

L’Analisi

Bianca Di GiovanniNel 2014 undici milioni di italianihanno usufruito dei diversi bonus de-stinati alla casa, per una spesa com-plessiva di 5,8 miliardi. Sicuramente èuna misura che piace alle famiglie eanche alle imprese. Ed è proprio suibonus che si sta lavorando per inserireun capitolo importante sull’e diliziaantisismica nella prossima manovra.Una parte di quel «piano Italia» di cuiha parlato il premier Renzi dopo ilconsiglio dei ministri di ieri. Un grup-po di tecnici al ministero delle Infra-strutture sta valutando l’ipotesi, lan-ciata dal presidente della commissio-ne Ambiente Ermete Realacci. Daque st’anno per la prima volta lo scon-to fiscale del 65% vale anche per chimette in sicurezza la sua abitazionenelle aree classificate 1 e 2 nella map-pa del rischio sismico. Oggi, dopo levicende drammatiche del sisma del-l’Appennino, si sta pensando di raf-forzare quella misura e estenderla aicondomini. «Il fatto è che concederelo sgravio alla singola unità familiarenon ha senso - spiega Realacci - per-ché la messa in sicurezza deve riguar-dare un intero stabile, non solo un ap-

partamento». L’altro aspetto da rive-dere è il meccanismo tecnico, perchéla detrazione fiscale di fatto escludetutti gli incapienti, ovvero tutti coloroche non pagano le tasse o per via di unreddito troppo basso o perché godonodi altre detrazioni.

La partita dei bonus dunque è a-perta. Ci stanno lavorando le Infra-strutture assieme al Mef, e sicura-mente si farà un punto il primo set-tembre, quando Delrio sarà audito incommissione Ambiente proprio suquesto tema. Il sistema dei bonus è or-mai consolidato in Italia. Da anni esi-stono quelli per le ristrutturazioni (al50%), a cui negli anni si sono aggiuntiquelli per la riqualificazione energeti-ca (al 65%). Le somme anticipate ven-gono restituite in 10 anni, ma per chifa i lavori c’è anche il vantaggio dell’I-va ferma al 10%. Il credito d’imp o sta«muove» ogni anno circa 28 miliarditra imprese coinvolte e indotto, e creacirca 400mila posti di lavoro, sempreincluso l’indotto. È una delle misurepiù anticicliche presenti nel nostroordinamento, tanto che il ministroPier Carlo Padoan stava pensando direndere strutturali gli sgravi dall’annoprossimo. Va detto, tuttavia, che sui

5,8 miliardi spesi nel 2014 (dati Cre-sme) da 11 milioni di famiglie, più del-la metà (3,3 miliardi) sono stati spesida appena mezzo milione di personeper l’ecobonus del 65%. Resta comun-que il fatto che per il 2017 l’Italia pun-terà tutto sulla crescita, e dunque su-gli investimenti. Non è escluso cheproprio la spesa per interventi antisi-smici diventi una di quelle voci dellaflessibilità che già è entrata nell’agen -da di Bruxelles.

La messa in sicurezza riguarderàanche gli stabili pubblici, in primis lescuole. Finora il piano per l’e diliziascolastica (che ha una dotazione com-plessiva di quasi 4 miliardi) ha desti-nato alle ristrutturazioni antisismi-che solo 37,5 milioni. Probabile che sialzi il livello di spesa su quel fronte.Ma in questo caso si entra nel capitoloforse più complesso dell’op erazione:il disboscamento delle norme che re-golano i finanziamenti. In Italia èsempre difficile passare dalle leggi aicantieri, ed è ancora più complicatomettere nero su bianco le fonti di fi-nanziamento. Si procede a rilento trafinanziamenti europei, quelli statali eregionali, prestiti della Bei, residui dibilanci precedenti. È una giungla incui è difficile orientarsi. E in questagimkana tra le norme si rischia chetutto si fermi sulla carta, senza arriva-re a incidere nella vita reale del Pae-s e.

La stessa cosa vale per il dissesto i-drogeologico. Come riportato ieri dalSole 24Ore, in questo caso la discrasiatra la realtà e le ambizioni politiche èevidentissima. Nonostante il fatto cheil governo abbia posto come priorità lacura del territorio, a fronte di un pianodelle Regioni per 30 miliardi tra diver-si interventi, si è riusciti ad aprire can-tieri per 1,5 miliardi. Per questo ci siaspettano misure in manovra che nonindichino soltanto cifre, ma anche itersemplificati. Già è stato annunciatoun «patto a tre» tra ministero dell’Eco -nomia, Palazzo Chigi e Ragioneria,che eviti il blocco di spese già decise, esblocchi quindi la cassa in caso di can-tieri aperti. Già questa sarebbe unapiccola rivoluzione per un Paese an-cora appesantito da incrostazioni evincoli burocratici. Forse questa sa-rebbe la vera misura antisismica, perun Paese che si sta sbriciolando sotto icolpi dei terremoti.

lSi va verso uno sconto del 65% per la riqualificazione deicondomini. Giovedì informativa di Delrio alla Camera

Manovra, i bonuse gli stanziamentiper un Paese sicuro

da essere utilizzati nei momenti didifficoltà. Cosa che purtroppo non èpossibile fare oggi ad Amatrice dovesono crollati, come era avvenuto aL’Aquila e prima in Umbria. Che intutti i Comuni italiani, a partire daquelli in zone ad alto rischiosismico, gli edifici riconosciuti comeprimari – come prevede il piano diprotezione civile – siano entrocinque anni adeguati alle normativesismiche deve diventare unobiettivo strategico del nostroPaese. Per riuscire in questa sfidaoccorrono non solo risorse, maanche l’individuazione delle prioritàdi intervento e una struttura dicoordinamento e controllo, comefatto per il dissesto idrogeologico.Lo dobbiamo alle vittime delterremoto del 24 agosto.

*Vicepresidente nazionaleL egambiente

«In cinque anni quei paesi possono essere ricostruiti»Massimo Franchi«Anche per noi costruttori la cosa più im-portante è che sia il pubblico il dominusdella ricostruzione, per mettere in piediun piano nazionale antisismico serve ca-pire che la manutenzione del territorio èun investimento non un costo». Edoar-do Bianchi, vicepresidente dell’Ance -l’associazione nazionale costruttori edili- con delega alle Opere pubbliche, si im-pegna: «come Ance siamo pronti a met-terci in moto per una ricostruzione mol-to diversa da quella dell’Aquila».

Ingegner Bianchi, da costruttore, co-me spiega che un terremoto del 6° gra-do di magnitudo cancelli paesi interi?«È la dimostrazione che come Paese ab-biamo bisogno di una manutenzioneantisismica straordinaria. Serve un pia-no, un qualcosa di sistemico che in 10-15anni ci consenta di mettere a norma tut-te le abitazioni già esistenti. È un proble-ma di mentalità: in Italia si preferiscesempre inaugurare opere pubbliche

nuove, non mettere a norma quelle esi-stenti. Invece dobbiamo metterci in te-sta che se vogliamo imparare dalle trage-die ed evitarne di nuove serve cambiaretotalmente strada: non nuove grandi o-pere, ma programmare una messa a nor-ma generalizzata degli edifici già esi-s tenti».

Per metterlo in piedi basta agire sullanorma già defiscalizzata degli inter-venti di ristrutturazione allargata aicondomini?«Finora il taglio che è stato dato alla nor-ma è sul risparmio energetico. Nelle zo-ne sismiche è giusto allargarlo e accom-pagnarlo da finanziamenti mirati».

Oggi il certificato antisismico è sullabocca di tutti. Voi siete d’accordo arenderlo obbligatorio per tutte le abi-tazioni?«Si figuri se noi costruttori non siamod’accordo. Io però eviterei la demagogia:per le nuove costruzioni il certificato è giàobbligatorio perché vanno rispettate le

nuove norme antisismiche. Per quantoriguarda il “co struito” è chiaro che gli in-terventi di manutenzione vanno obbli-gatoriamente vagliati dalle autorità com-petenti, in primis il Genio civile. Quindistiamo parlando di un falso problema».

C’è chi - come il sindaco dell’Aq uilaMassimo Cialente - vi accusa di esserecontrari perché le case senza certifi-cato perderebbero di valore intaccan-do i vostri interessi.«Guardi, chi fra noi costruttori anteponel’interesse particolare - il calo dei prezzi -a quello generale - la sicurezza degli edi-fici - non merita di far parte dell’Ance:non dobbiamo guardare in faccia a nes-suno ».

Rimanendo nel raffronto con l’Aqui -la, lì si scelse la via delle “New Town”mentre per Amatrice, Accumoli, Pe-scara del Tronto il governo pare in-tenzionato a ricostruire tutto neglistessi posti. È d’a c c o rd o?«La scelta delle “New Town”all’Aquila fu

fatta soprattutto per accorciare i tempi diricostruzione. Gli esiti sono stati negativie quindi è giusto cambiare. Mi chiedo pe-rò: ricostruire su una faglia ha senso? Perquesto credo dunque che la prima cosasia capire con serenità se sia possibile ri-costruire senza rischi».

Se così fosse che tempi si possono pre-vedere per la ricostruzione di questipaesi? All’Aquila ne sono passati giàs ette...«È molto difficile da stabilire. Per primacosa bisognerà individuare un sito perportare a discarica tutte le macerie. Poi sipuò cominciare a costruire. Diciamo che- con tutto il rispetto per i tre Comuni - ilcaso dell’Aquila - con un centro storicoda conservare totalmente - era più pro-blematico: quindi penso che 5 anni do-vrebbero bastare».

C’è poi un’altra polemica che vi ri-guarda: quella dei tetti delle case ri-strutturate fatte di cemento armato -troppo pesanti - che sarebbero la cau-

sa di molti crolli.«Anche qua evitiamo la demagogia: ogniintervento deve essere autorizzato dal-l’Ufficio tecnico oppure essere accompa-gnato dalla autodichiarazione di un pro-gettista professionista. Prima di espri-mere giudizi su ogni singolo caso - sia lascuola crollata o alcune abitazioni - van-no lette bene le carte. Mi permetta però disottolineare come se un’impresa sbagliaviene giustamente punita mentre i pro-fessionisti vengono fermati di rado».

L’augurio che si fanno in molti è che laricostruzione - utilizzando fondi fuo-ri dai patti di stabilità europea - possaessere volano per la crescita dell’inte -ro Paese. Non è un po’ e sagerato?«Certo che la ricostruzione può esserevolano della crescita. Per farlo - a diffe-renza dell’Aquila - la mano pubblica è es-senziale: deve essere allo stesso tempocoordinatrice, regolatrice e controlloredell’esecuzione. Il ministro Delrio ha giàdimostrato dipoterlo fare comenel casodel Codice degli appalti».

Il vicepresidented el l ’Ance: «Il pianopuò essere il volanogiusto per la ripresa»

Intervista a Edoardo Bianchi

Sette anni dopo la scossa distruttivadel 6 aprile 2009, gli sfollati del ter-remoto dell’Aquila sono scesi sottoquota 9 mila da quasi 70 mila inizia-li. In centro storico hanno riapertocirca 90 attività commerciali, tra cui2 bed&breakfast, quanto ai fondi 4,4miliardi sono stati stanziati per la ri-costruzione e 3 miliardi mancanoall’appello per concluderla. Questele principali cifre, ritenute «confor-tanti» dalla governance anche semanca all’appello la velocità nelpresentare e integrare progetti, afronte di una presenza di fondi an-che liquidi ora divenuta costante.Dall’agosto 2013 a marzo di que-s t’anno sono stati eliminati 320 edi-fici con 820 mila metri cubi di mace-rie prodotte. Di questi, 96 palazzi so-no stati abbattuti in centro (204 milametri cubi), 14 fuori dalle mura (44

mila), 111 in periferia (511 mila) e 99nelle frazioni (59 mila). «Il centrostorico dell’Aquila è sicuro», ha det-to intanto il sindaco dell’Aquila,Massimo Cialente. Un Cialente che,forte della sua esperienza, consigliaal collega di Amatrice, Sergio Piroz-zi, per affrontare l’emergenza post

sisma, «moduli abitativi provvisorisubito, per le famiglie, per le scuole eper le attività commerciali. Non icontainer, dove non si può vivere. Equantificare immediatamente con ilgoverno quanti fondi servono per laricostruzione e dove verranno trova-ti».

Le ricostruzioni precedenti

L’Aq u i l a Sette anni dopo 9mila sfollatiCialente: «Moduli abitati provvisori»

Emilia La regione si è rialzatae dicendo no alle «New Town»A 4o anni dalle due scosse che nel mag-gio 2012 misero in ginocchio l’Emilia (eparte del mantovano e del rodigino)molti cantieri sono ancora aperti, ma laricostruzione è avviata su binari solidi. Il' c r a te re’- tra Reggio Emilia, Modena, Bo-logna e Ferrara - è dimezzato: su 60 co-muni, 25 hanno completato la ricostru-zione di edifici privati, case ed aziende.Resta ancora da fare molto per alcunicentri storici e porzioni del patrimonioartistico, quelli dove non bisogna solo ri-costruire ma anche restaurare. Ma l’E-milia si è rimessa in piedi, ricostruendodoveeracrollata,e dicendo'no’alle NewTown. Una scelta voluta dall’allora pre-sidente della Regione Vasco Errani, chefu commissario alla ricostruzione. «Nonè questione di modello, ma di identità.Queste persone vogliono, giustamente,le loro piazze, le loro chiese, i loro muni-cipi, e le loro imprese. Noi siamo questo,

e non ci snaturerà nemmeno questo ter-remoto», disse. Diventò un mantra il 'te-niamo botta’della gente che si impose diresistere e restare. La scelta fu chiara: sesi volevamantenere vivi ipaesi bisogna-va non far scappare via il lavoro, in unazona che produce il 2% del Pil nazionale.Per questo a Cavezzo, Mirandola, Medol-la o San'Agostino la gente andò prima aripulire le fabbriche che a sistemare lecase. Le prime strutture pubbliche rico-struite sono state le scuole, anche con e-difici provvisori, pur di non fare andarevia bambini e ragazzi dai paesi. Sono sta-ti completati cantieri in 4.449 edifici checorrispondono a 11.050 abitazioni per19.739 abitanti. «Lavoreremo per ricon-segnare ai cittadini negozi, case, merca-ti, monumenti, chiese e piazze ancorapiù belle, e soprattutto più sicure» ha as-sicurato il presidente Stefano Bonaccini,ribadendo un forte «no alle new town».Le New Town a L’Aquila. Un progetto totalmente fallito.

La Torre dell’Orologio di FinaleEmilia dopo il sisma

Il premier.Re n z icol sindacodi Amatricedurante la visitadi mercoledì.Qui a fianco enell’altra paginaimmagini dellezone colpite.FO T O: AN SA