Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE ALLA CONQUISTA DEL LETTORE LE TANTE DIVERSE TECNICHE DI MANIPOLAZIONE RELATORE: Prof. Maurizio Boldrini TESI DI LAUREA DI: Maria Chiara Stefanelli ANNO ACCADEMICO 2011-2012

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This thesis about the various manipulation tecniques used in the journalism and analizes the cases of four italian newspapers: Il Corriere della Sera, La Repubblica, Libero and Il Manifesto. I wrote it as conclusive work of my graduation in Communication Sciences at University of Siena.

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

ALLA CONQUISTA DEL LETTORE

LE TANTE DIVERSE TECNICHE

DI MANIPOLAZIONE

RELATORE:

Prof. Maurizio Boldrini

TESI DI LAUREA DI:

Maria Chiara Stefanelli

ANNO ACCADEMICO 2011-2012

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Ai miei cari,

quelli sinceri, forse imperfetti,

ma comunque meravigliosi.

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INDICE

1 Introduzione

3 1. Alla conquista del lettore

3 1.1 L’evoluzione del giornale

12 1.2 Notizia e notiziabilità

16 1.3 Natura del quotidiano

20 1.4 Un nuovo modo di conquistare il lettore: la manipolazione giornalistica

22 1.5 Contributi di altre branche: linguistica, semiotica, sociologia

29 2. Quattro testate a confronto

29 2.1 Caratteristiche della ricerca

31 2.2 Risultati e conclusioni

44 Bibliografia

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INTRODUZIONE

Pensare al lettore, soddisfare le sue aspettative, attirarlo e conquistarlo:

sono questi gli obiettivi principali di un giornalista.

Le motivazioni? In primo luogo il giornale ha bisogno di essere

acquistato per sopravvivere, ma affinché questo avvenga esso deve avere

una cerchia di lettori che deve fidelizzare cercando poi di conquistarne di

nuovi.

Inoltre non è da sottovalutare la sfera professionale del giornalista, il

quale desidera e necessita di avere un feedback da parte di chi legge i

suoi articoli, o ancora più profondamente vuole avere conferme, vuole

sapere di essere “letto”.

Le modalità? Varie. Partiamo col dire che il giornalista è un

professionista, deve sicuramente avere un talento di base nella scrittura,

deve essere portato per la professione (anche se al giorno d’oggi il

giornalismo è aperto e raggiungibile da un numero maggiore, forse anche

troppo, di persone), deve mostrare spirito critico e passione per quello

che fa. Tutto questo in linea un po’ generale visto l’evidente

cambiamento della professione dalla sua nascita ad oggi. Il punto è che

egli sa cosa gli è richiesto: scrivere per qualcuno, dove quel qualcuno è

ben preciso ed identificato, è, cioè, il lettore modello. Ogni testata

giornalistica contempla un certo lettore modello e i professionisti

lavorano per la sua conquista. Di qui, le varie modalità di conquista si

concretizzano nelle tecniche di manipolazione. Come vedremo, la

manipolazione giornalistica è tutt’altro che la mera e consapevole

intenzione di influenzare i lettori. Essa è piuttosto una naturale ed

istintiva propensione verso il coinvolgimento del pubblico attraverso

tecniche precise, lontana dalla sospettata accezione negativa che viene in

mente quando si parla di manipolare. A questo ambito sono stati forniti

numerosi contributi: si va dalla psicologia alla semiotica alla linguistica.

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È interessante osservare come queste branche si intreccino per dare vita a

tecniche tanto semplici quanto efficaci.

Tenendo presenti tutti questi fattori, il mio lavoro si è basato

sull’individuazione di alcune delle varie tecniche, precisamente forza

illocutoria, tematizzazione, costruzione del conflitto, virgolettato ed uso

di discorso o storia (ambito dell’enunciazione) utilizzate all’interno di

quattro testate giornalistiche, ovvero il Corriere della Sera, La

Repubblica, Libero ed Il Manifesto.

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1. ALLA CONQUISTA DEL LETTORE

1.1 L’evoluzione del giornale

“La conquista del lettore è l’aspirazione massima di ogni

giornalista(...)”.1

È così: il concetto di conquista del lettore è centrale nel lavoro

giornalistico, in cui il professionista non deve limitarsi a fare il proprio

dovere, ma deve andare anche oltre, esponendosi, rischiando,

mostrando qualità e carisma con l’intento di sedurre. È evidente,

infatti, il potere che un uomo carismatico può avere su un pubblico,

quel potere che il sociologo Max Weber2 chiama autorità carismatica,

da lui stesso definita come “fondata sulla devozione all’eccezionale

santità, eroismo o carattere esemplare di una singola persona, e dei

modelli normativi o ordini rivelati o impartiti da tale soggetto”.

L’opinione positiva di cui un giornale (o chi ne fa parte) gode, è utile

anche per quella fidelizzazione che porta il pubblico a compiere la

scelta verso il giornale stesso, la quale non si fonda su un desiderio o

un capriccio momentaneo, bensì sulla volontà di seguire una regola,

un cerimoniale.

Sedurre ma anche persuadere: in questo consiste la vera conquista.

Le modalità con cui le varie comunicazioni riescono a persuadere

sono oggetto di studio di molte discipline, prima fra tutti la retorica.

Questa ha origini molto antiche: ne parlava già Aristotele, secondo il

quale essa era “l’arte di scoprire in ogni argomento ciò che è in grado

di persuadere”3. È ben nota la sua teoria che suddivideva la

1

M. BOLDRINI, Il quotidiano. Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico, Mondadori Università, Milano 2006, pag. 113.

2 M. WEBER, Teoria sociologica del potere.

3 N. CAVAZZA, Comunicazione e persuasione, il Mulino, Bologna 2006, pag. 10.

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persuasione in tre aspetti: ethos, logos e pathos, rispettivamente

corrispondenti all’etica della fonte, che doveva essere buona e

valorosa, al messaggio, ben elaborato attraverso logica o esempi

storici, ed ai sentimenti del pubblico, che l’oratore doveva cogliere al

fine di suscitare ulteriori emozioni. I discorsi e le loro parti erano,

dunque, elaborati al fine di produrre determinati effetti sul pubblico.

Inoltre, secondo la retorica classica, la persuasione era divisa in cinque

punti: inventio, cioè la costruzione di argomenti, dispositio, ovvero il

loro ordine, elocutio, la capacità di ornare il discorso, memoria,

riuscire a tenerlo a mente senza ulteriori supporti, e actio, l’uso del

corpo e della voce in maniera recitativa.

Rivolgendo, infine, lo sguardo ai giorni nostri, i sociologi parlano di

una società sempre più densa di richiami persuasivi:4 molti di essi

hanno l’obiettivo di cambiare i nostri comportamenti e le nostre

opinioni, ed altri mirano alla trasformazione delle semplici opinioni in

veri e propri comportamenti. Sostanzialmente, gran parte della

comunicazione contemporanea e passata non è altro che un gioco di

persuasione nella nostra vita relazionale.

Gli esempi più evidenti arrivano dalla politica: orientare le opinioni di

gruppi e categorie di persone verso direzioni determinate manifesta

l’esigenza da parte del potere politico di assicurarsi il consenso. E noi,

privi della possibilità di ottenere informazioni in modo diretto,

possiamo solo affidarci a quelle mediate dai giornali e dai telegiornali.

L’estrema evoluzione di questo meccanismo è la propaganda, una

sorta di persuasione organizzata, “l’insieme di metodi usati per

conseguire il consenso, attivo o passivo, della massa in relazione ad

azioni politiche talvolta anche attraverso manipolazioni

4 N. CAVAZZA, Comunicazione e persuasione, il Mulino, Bologna 2006, pag. 7.

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psicologiche”.5

Lontana da queste dinamiche, per natura e per intenzione d’uso, è la

seduzione: riprendendo le parole di Baudrillard, essa “è ciò che sottrae

al discorso il suo senso e che lo svia dalla sua verità”6, ed è

contrapposta nettamente all’interpretazione: infatti ogni discorso

interpretativo non ha alcunché di seducente. Il senso di un discorso

non ha mai sedotto nessuno, quindi, affinché il contenuto sensistico

sia cancellato, bisogna ricorrere all’apparenza del discorso stesso, ai

suoi segni in superficie, alle sue sfumature e inflessioni.

Sedurre ed essere sedotti: questo è il gioco illusionistico su cui si basa

tutta la comunicazione della nostra società. Vincent Descombes

direbbe che essere sedotti significa essere sviati dalla propria verità,

mentre sedurre è sviare l’altro dalla sua verità. Ed è esattamente quello

che accade nella vita di ogni giorno attraverso una seduzione fredda

che simula, mette in scena, incanta. Il mondo che viene presentato è

lontano dalla realtà, è una sorta di sogno ad occhi aperti della

comunicazione, frutto di un contratto sociale, di un patto di

simulazione suggellato dall’informazione e dai media. Questi

seducono le masse e le masse si autoseducono, in una formula che in

verità sminuisce il vero significato di seduzione. Essa diventa

estensiva, volgarizzata e riveduta dall’ideologia del desiderio, ben

lontana dalla concezione originale, duale ed aristocratica.

Ma non possono bastare conoscenze teoriche e propositi specifici per

descrivere l’attività giornalistica. Il concetto chiave in cui tutto si deve

concretizzare è quello della manipolazione.

La maggior parte delle volte la sua prima e più comune accezione è

negativa, in quanto essa è considerata una trasmissione di falsità o

5 N. CAVAZZA, Comunicazione e persuasione, il Mulino, Bologna 2003, pag. 11. 6 J. BAUDRILLARD, Della seduzione, SE, Milano 1997, pag. 61.

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menzogne. In realtà quella giornalistica è una manipolazione

differente, vista come una narrazione ben costruita e preparata, che si

sviluppa attraverso alcuni elementi: dal lead narrativo alle campagne

giornalistiche, dalla firma dell’articolo all’analisi delle contingenze7,

dall’enunciazione all’uso di un gergo. In un giornale quotidiano, come

vedremo, essa è davvero onnipresente.

Questo bisogno di conquista, l’andare incontro alle esigenze del

lettore, soddisfare le sue aspettative, sono elementi sempre esistiti

all’interno di un giornale, ma hanno presentato modalità di

applicazione differenti nel corso della storia.

Partendo dall’Ottocento, quelli che nascono in Italia sono giornali per

acculturati, che mirano alla conquista di lettori di ceto medio-alto,

considerati prodotto d’élite non solo per l’elevato costo, ma anche per

la ristretta cerchia di lettori (visto il tasso di analfabetismo), stampati

da piccoli editori e venduti tramite abbonamento. E il fatto che, oltre

alla naturale predisposizione dei giornalisti per una scrittura

dall’impostazione letteraria, siano presenti la debolezza del ceto

intellettuale, l’arretratezza del sistema editoriale, e la scarsa

predisposizione degli italiani ad acquistare e leggere libri, lascia

terreno fertile per la creazione della cosiddetta terza pagina. Essa

nasce con il Giornale d’Italia di Bergamini, il quale era desideroso di

introdurre nel suo quotidiano qualche elemento di novità che facesse

colpo sul pubblico. Quindi pensa di dedicare un’intera pagina ad un

avvenimento particolarmente atteso: la prima assoluta dell’opera

teatrale “Francesca da Rimini” di Gabriele D’Annunzio, interpretata la

sera del 10 dicembre 1901 al teatro Costanzi di Roma. Bergamini

decide di parlare dell’evento in maniera originale e incarica ben

7 L’analisi delle contingenze permette di avere un riscontro matematico-statistico della misura in

cui due o più concetti sono correlati nella notizia.

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quattro redattori di scrivere un’elaborata relazione che occupa l’intera

terza pagina. Non è una nascita consapevole, e nonostante questo

diventa consuetudine redazionale presso i maggiori quotidiani.

Ogni terza pagina presenta più o meno una struttura standard: le prime

due colonne sono occupate dall’elzeviro, le colonne centrali dal taglio,

le ultime due colonne dalla varietà.

L’elzeviro è un pezzo di pura letteratura, un brano di fantasia oppure

un saggio di critica letteraria, sganciato dall’attualità e sempre

caratterizzato da un linguaggio elegante e ricercato; il taglio ospita un

racconto di viaggio o una corrispondenza dall’estero; le ultime due

colonne sono dedicate al varietà, con articoli scientifici, di cronaca,

costume, di storia o curiosità.

Più tardi, verso la metà del secolo, si colloca la nascita di numerose

tipologie di giornale. Quelle italiane sono caratterizzate da elementi

quali l’orientamento sociale e politico, l’area geografica di

collocazione o l’area politica a cui si riferiscono, e sono il quotidiano

nazionale indipendente, quello sportivo, interregionale e quello locale,

il quotidiano nazionale di tendenza, di partito e di settore. Bisogna

precisare che spesso queste tipologie si intrecciano formando veri e

propri ibridi: per esempio un quotidiano sportivo può essere

considerato anche di settore, o un nazionale indipendente può essere

giudicato di tendenza.

Il primo quotidiano, quello nazionale indipendente, si rivolge ad un

pubblico vario, appartenente a qualsiasi classe sociale, è distribuito a

livello nazionale e parla una lingua universale. La sua credibilità è

data dall’autorevolezza che esprime attraverso fattori come la propria

storia, i rapporti e i legami importanti, una diffusa rete di

corrispondenze e di inviati a livello nazionale e internazionale,

cercando allo stesso tempo di non mostrarsi al servizio di alcuno, non

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schierarsi, eccetto che in casi particolari.

I giornali sportivi rappresentano il tema dell’immortale chiacchiera al

bar per la loro natura diretta, semplice ed efficace, e per questo

conquistano il favore della gente senza esclusione alcuna. “Un

quotidiano popolare in Italia non ha mai attecchito probabilmente

perché nessun’altra espressione pubblica può essere più popolare del

giornalismo sportivo”(Franco Arturi)8.

Il quotidiano interregionale pur mantenendo un forte radicamento in

un territorio va oltre il luogo in cui nasce e possiede caratteristiche

simili al nazionale. Questo tipo di quotidiano intende fornire il

massimo dell’informazione locale, ma anche un’accurata

informazione a livello nazionale, e i suoi utenti si differenziano

antropologicamente piuttosto che geograficamente.

Il giornale locale si può trovare a livello cittadino, provinciale o

regionale. Fino agli anni 80 del Novecento tutti i giornali avevano

inserti locali, ma in seguito da inserti diventano veri e propri

quotidiani e riescono e diffondersi per alcuni precisi motivi: gli

investimenti nel settore editoriale da parte degli imprenditori,

l’avvicinamento alla lettura da parte di donne e giovani prima

esclusivamente interessati all’informazione televisiva, l’ingente

quantità di informazioni immediate o quasi provenienti da ogni parte

del mondo. L’avvento delle nuove tecnologie, infatti, fa sì che i

cittadini si abituino alla televisione, perciò il cittadino sa quello che

accade nel mondo ma non nelle immediate vicinanze. Ecco spiegato il

motivo dell’importanza dell’informazione locale: se i riflettori dei

media puntano ai personaggi famosi, i giornali locali si focalizzano sui

cittadini comuni rendendoli protagonisti, personaggi pubblici.

8 M. BOLDRINI, Il quotidiano. Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico, Mondadori

Università, Milano 2006, pag. 11.

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Il quotidiano nazionale di tendenza non è un giornale di partito, è

una loro evoluzione, ed ha una forte ideologia di schieramento. La

lettura supera la semplice esigenza di informazione, i n quanto

leggerlo significa condividere con la testata una certa visione del

mondo. Le testate di tendenza, pur non vendendo molte copie, sono

comunque importanti per l’influenzamento dell’opinione pubblica e

per l’innovazione sul modo di operare dei giornalisti, in quanto hanno

comportato una rottura con in conformismo professionale tipico del

giornalismo italiano.

Il quotidiano di partito è l’organo ufficiale di partito, copre tutto il

territorio nazionale ma è maggiormente diffuso nelle zone di

insediamento elettorale. Deve essere autorevole e rappresenta il

biglietto da visita dell’appartenenza ad un certo partito politico. Dalla

seconda metà dell’Ottocento in poi questi giornali assumono una

funzione rilevantissima, durante il periodo fascista vengono distribuiti

all’estero e al giorno d’oggi sono quasi scomparsi del tutto perché

sostituiti dalle testate di tendenza.

Il quotidiano di settore si riferisce a determinate categorie, e le

principali sono finanza, economia e antropologia. Essi pongono

particolare attenzione agli argomenti contenuti in tali categorie e ne

riflettono i linguaggi, le necessità e le competenze.

Dall’inizio del Novecento, infine, emerge un’opposizione tra la

precedente stampa d’élite e quella popolare, in quanto la prima

continua a dedicarsi a cultura e politica, mentre la seconda si focalizza

sulla cronaca, sull’intrattenimento o sullo sport9. Si nota, inoltre, un

rilevante mutamento nella generale configurazione del giornalismo: si

amplia attraverso contenuti nuovi; si trasforma a livello economico ed

organizzativo; grafica e impaginazione diventano strumenti 9 G. GOZZINI, Storia del giornalismo, Bruno Mondadori, Milano 2000, pag. 136.

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caratterizzanti per rendersi visibili in un mercato sempre più affollato;

si esalta la notizia attraverso la sua presentazione; titoli, immagini e

articoli diventano componenti fondamentali nell’ambito della singola

pagina; la foto in prima pagina sconvolge l’impaginazione e attira su

di sé l’attenzione.

Tutto questo accade perché, se in precedenza i giornali sapevano bene

a chi si rivolgevano e a chi dovevano adeguarsi, nel nuovo secolo

devono andare incontro ad un pubblico di massa in continua

evoluzione. “L’esistenza di un mercato mediale comporta la crescita

della competizione nelle imprese editoriali, con una conseguente

ricaduta sui contenuti presentati caratterizzati dall’allargamento dello

spazio sociale rappresentato. In un Paese in cui il giornalismo si è

coniugato con ottiche elitarie e intenzioni pedagogiche, si assiste oggi

a fenomeni di popolarizzazione” (Sorrentino, 2002).

E la popolarizzazione di cui si parla comprende anche quel tipo di

pubblico non contemplato dal giornalismo precedente, come le donne

e i giovani, e ne abbiamo un esempio lampante con la modernissima

free press: questa nasce in Italia nel 2000 e si afferma nelle grandi

città in quanto fenomeno metropolitano. Il termine free significa sia

“libero” che “non a pagamento”. Apparentemente è una grande risorsa

se si pensa al fatto che i cittadini possono accedere alle informazioni

senza spendere, ma d’altro canto il suo limite è che viene sostenuta

economicamente dalla pubblicità a scapito della qualità informativa.

Quello della free press è un tipo di stampa innovativo: i giornali sono

presentati con pagine colorate, un formato comodo e maneggevole,

con notizie curiose e brevi riguardanti moda, spettacolo, attualità,

politica (meno presente) ed un linguaggio semplice. La sua diffusione

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avviene in qualche modo a seguito di un’indagine svolta dal Censis10

nel 1996 dalla quale scaturì il rifiuto da parte dei giovani della lettura

dei giornali quotidiani per la loro eccessiva politicizzazione, il loro

linguaggio difficile, la grafica poco coinvolgente e il formato troppo

grande. La loro esigenza era poter leggere un giornale più vicino alle

loro richieste, meno noioso, divertente e meno dedito alla politica.

Anche se le testate free press sono state definite un “non quotidiano”

rimangono le uniche ad avere avvicinato nell’ultimo decennio alla

lettura tutte quelle persone prima disinteressate.

In conclusione, il giornale italiano si è trasformato in un ibrido, dove

ad interventi raffinati e colti si affiancano pezzi destinati al grande

pubblico, ed il concetto di conquista, a questo punto, ruota tutto

attorno alla notizia.

A dimostrazione che le tipologie non sono riscontrabili solamente nei

quotidiani, ma anche nei riguardi delle singole notizie Ugo Volli, nel

suo “Manuale di semiotica”, ne elenca alcune: le notizie virtuali, che

esprimono previsioni, intenzioni o che incitano a compiere un’azione,

le notizie potenziali, come le comunicazioni operative di una dirigenza

aziendale, le notizie performative, che presentano un’azione decisiva,

e le notizie cerimoniali, che presentano una conclusione. Interessante

è che non sono le notizie di per se stesse ad appartenere all’una o

all’altra tipologia, ma è il modo in cui sono confezionate che le spinge

ad essere tali, rispondendo, così, al concetto semiotico di

manipolazione. Non a caso, infatti, tutte queste tipologie rispecchiano

in qualche modo le fasi della narrazione elaborate da Greimas, di cui

parlerò più avanti: competenza, performanza e sanzione.

10 Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, è un istituto di ricerca socioeconomica fondato nel

1964.

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1.2 Notizia e notiziabilità

Nel contesto giornalistico è indispensabile conoscere la distinzione tra

notizia e fatto. Quest’ultimo è un avvenimento in corso o concluso,

mentre per la prima ci sono varie definizioni: può essere

l’avvenimento raccontato da parte di giornali, trasmissioni televisive e

radio, oppure può essere sensazionale e imprevedibile come il famoso

“uomo che morde il cane”, o ancora può esserne sottolineata l’assoluta

eterogeneità. Probabilmente per questo motivo è difficile trovare

precise caratteristiche che la rappresentino: “un grave problema

connesso con le notizie è che nessuno sa esattamente cosa siano”

(Sigal nel 1973)11.

Secondo Sorrentino, “la trasformazione di ogni fatto in notizia è un

processo sociale, una negoziazione che si compie fra diversi attori

sociali che mettono in gioco risorse politiche, economiche,

culturali”12. Essa non nasce con l’invenzione del giornale, ma solo

dopo uno sviluppo tecnologico e industriale, ed è per questo che

bisogna ragionare sulle sue modalità di riconoscimento.

Il punto da cui solitamente si parte è la capacità del giornalista di

scovare fatti che possano essere tramutati in notizia, il cosiddetto fiuto

giornalistico, anche se questo non è elemento sufficiente nell’intero

percorso di una notizia. Oltre ad una predisposizione naturale, messa a

punto con la pratica costante, è necessaria anche una preparazione

teorica e formale di base. Il percorso, infatti, è ampio: si pone

attenzione alle esigenze del lettore e si tenta di creare un prodotto, la

notizia appunto, che rispetti il più possibile le logiche informative

(velocizzazione dell’informazione, semplificazione attraverso la 11 C. SORRENTINO, Tutto fa notizia. Leggere il giornale, capire il giornalismo, Carocci Editore,

Roma 2007,pag.3. 12 C. SORRENTINO, Tutto fa notizia. Leggere il giornale, capire il giornalismo, Carocci Editore,

Roma 2007,pag. 13.

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personalizzazione, il sensazionalismo, la frammentazione degli eventi,

le esigenze di approfondimento).

L’eredità della penny press, che aveva già cambiato la cultura

americana dando l’impressione di difendere i singoli cittadini contro

gli abusi dei “poteri forti”13, ha portato a considerare ogni fatto

potenzialmente una notizia, nel momento in cui essa susciti l’interesse

per un pubblico di lettori, il che si lega al concetto di human interest,

connesso con l’esperienza di vita del pubblico stesso. La relazione con

quest’ultimo è stabilita dai giornalisti.

Dopo l’avvento della televisione, che si è imposta come un medium

portante il cambiamento culturale, il quotidiano, da essere lo

strumento di creazione di un’opinione pubblica, era diventato

conformista, attento ai rapporti con la classe politica, uno strumento

pedagogico. Solo negli ultimi tempi, invece, sta acquisendo una certa

autonomia rispetto al potere politico. Quello che accade, però, è che il

cammino verso tale l’autonomia è reso difficile, come sostiene

Sorrentino “dall’abilità delle fonti informative di produrre messaggi

coerenti con le logiche e con i formati dei media; nonché dalla

difficoltà d’individuare un orientamento al lettore che non sia soltanto

compiacimento dello stesso”.

Tornando alla questione centrale, cioè cos’è una notizia, essa è

considerata una selezione di fatti provenienti dalla realtà, fondata su

“criteri di pertinenza che si sedimentano nel tempo, a seconda dei

contesti e delle culture” (Stuart Hall, 1973; Staab, 1990)14. Selezione,

gerarchizzazione e presentazione sono i tre compiti principali del

lavoro giornalistico (Rosten 1937). Per raggiungere il lettore, ogni

13GOZZINI, Storia del giornalismo, Bruno Mondadori, Milano 2000, pag. 121. 14 C. SORRENTINO, Tutto fa notizia. Leggere il giornale, capire il giornalismo, Carocci Editore,

Roma 2007, pag. 5.

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giornale deve essere soggetto ad una serie di selezioni riguardanti le

notizie, deve prendere decisioni sulle posizioni nelle quali devono

essere pubblicate e lo spazio da occupare, e deve ulteriormente tenere

conto di alcuni criteri generali a monte della scelta delle notizie stesse:

tipologia di giornale, nome della testata, tipo di pubblico, concorrenza

fra testate, ecc.

Durante la selezione si compie una sottrazione di alcuni aspetti

significativi dalla realtà in base alla cultura professionale giornalistica

e alla cultura organizzativa dei luoghi di attività. Si potrebbe quindi

parlare di cultura della notizia, che non è interpretazione o

rappresentazione del mondo, ma informazione precisa relativa al

mondo in tutte le sue sfaccettature, cominciando dalla geografia e

finendo con la cultura.

In tutto questo processo gioca un importante ruolo la notiziabilità,

ovvero l’attitudine di un evento a essere trasformato in notizia15,

concetto introdotto in Italia da Umberto Eco, e che si fonda su alcuni

criteri flessibili e razionalizzabili per adattarsi alla varietà di eventi e

cambiamenti possibili. Questi sono detti news values, cioè valori

notizia, criteri valutativi convenzionali che regolano la selezione e la

notiziabilità di un argomento (A. Papuzzi), fondamentali nel

linguaggio giornalistico e corrispondenti alla forma che la notizia deve

assumere per catturare l’attenzione del lettore. Essi si dividono in:

Criteri sostantivi. “L’avvenimento riguarda personaggi conosciuti?

Ha un impatto sull’interesse nazionale? Quante persone sono

coinvolte”? Più persone coinvolte ci sono, più si suscita interesse. Più

si può dare vita a storie a puntate, più l’evento ha possibilità di

diventare notizia;

Relativi al prodotto. Rispettano i criteri di brevità (le notizie 15 M. WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, Milano, Bompiani, marzo 2000, pag. 190.

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dovrebbero essere come le gonne di una donna: lunghe abbastanza per

coprire l’essenziale, ma abbastanza brevi da trattenere l’attenzione),

novità, qualità e bilanciamento (distinzione tra notizie pesanti e

leggere, o secondo discipline).

Relativi al mezzo, secondo cui la qualità del materiale deve essere in

relazione al tipo di mezzo che si usa. Ogni mezzo ha una propria

comunicazione, quindi se la radio ha come punto di forza l’audio, la

televisione il visivo e il quotidiano il testo scritto.

Relativi al pubblico: quando le notizie permettono al pubblico di

identificarsi nei protagonisti del racconto o di condividerne il punto di

vista con cui sono descritte;

quando le notizie corrispondono alle “informazioni utili” che aiutano

il lettore nella sua vita quotidiana;

quando le notizie sono leggere e non opprimono o appesantiscono il

lettore.

Relativi alla concorrenza. I giornali cercano di avere l’esclusiva e di

ottenere notizie “sfiziose”, e ragionano in prospettiva delle altre

testate: accade che si selezioni una notizia solo perché ci si aspetta che

lo facciano le altre. Sorrentino classifica la concorrenza in cognitiva,

corrispondente alla disputa delle risorse di tempo e spazio,

informativa, legata alla crescita informativa, inter-media, cioè tra

media differenti, intra-media, cioè all’interno dello stesso tipo di

medium.

In conclusione, poiché un fatto è originariamente un ritaglio della

realtà, ci si deve allontanare dall’equivoco comune secondo cui la

notizia corrisponde ad una assoluta verità. Uno stesso fatto può essere

presentato in maniera differente a seconda delle testate giornalistiche e

dei vari criteri precedentemente indicati, e questo non significa che

una versione sia più veritiera dell’altra, ma piuttosto che la notizia non

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può essere una fotocopia oggettiva della realtà, bensì viene

probabilmente usata come espediente per manipolare la conoscenza al

fine di produrre certi effetti.

In ogni caso, anche con la totale onestà e la buona volontà da parte del

giornalista, una notizia non rispecchierà mai perfettamente il reale

accaduto. Questa è quella che si chiama relatività della notizia

giornalistica. E sarebbe anche accettabile senza troppe domande, se

non fosse che c’è chi addirittura nega completamente l’esistenza di

una qualche verità: si sta parlando del sociologo Baudrillard, secondo

il quale “si può vivere solo dell’idea di una verità alterata”16 se si

vuole vivere davvero della verità. Una verità che è in realtà apparenza,

costruzione illusionistica, ma nella quale, secondo lui, risiede il

concetto di seduzione.

1.3 Natura del quotidiano

Diventa necessario, a questo punto, identificare anche cosa è un

quotidiano nella sua natura più primitiva: è innanzitutto e soprattutto

un contenitore di notizie17, in cui le informazioni sono organizzate nel

tempo e nello spazio, cioè tenendo conto della successione dei giorni e

delle pagine.

Esso è certamente fonte informativa, ma la sua funzione non si ferma

semplicemente a questo, in quanto negli anni passati come al giorno

d’oggi rappresenta uno status symbol con cui il lettore si identifica.

Una funzione non solo pratica, ma anche simbolica, secondo cui un

certo lettore compra un determinato giornale perché ne condivide

l’ideologia, il pensiero e la visione del mondo. Da qui nasce la

16 Per approfondire: J. BAUDRILLARD, Della seduzione, SE, Milano 1997, pag. 67. 17 M. BOLDRINI, Il quotidiano. Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico, Mondadori Università, Milano 2006, pag. 1.

Page 20: Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

17

cosiddetta aspettativa incrociata, in base alla quale il giornalista scrive

per un tipo di lettore (quello che Umberto Eco chiamerebbe lettore

modello18), e lo stesso lettore sceglie un tipo di giornale perché crede

che questo soddisfi le sue aspettative in una sorta di rapporto di

reciprocità.

Ogni quotidiano possiede valori di identificazione in base ad una serie

di fattori:

La proprietà che equivale all’interesse del lettore ed alle pratiche

comunicative del giornale, influenzato proprio dall’azienda editrice

del proprietario;

Il contesto socio-economico in cui il giornale è prodotto;

Il territorio geografico di diffusione;

La tipologia di giornale, che può influire direttamente sul tipo di

prodotto;

Il nome della testata, il quale indica quello che si vuole far capire

al lettore modello, quale sarà l’obiettivo del giornale e quali contenuti

affronterà.

Le redazioni curano la produzione operativa e sono divise

gerarchicamente, la proprietà è controllata dall’apparato editoriale, e

nel giornale le informazioni sono classificate in maniera piramidale.

Le motivazioni di questo tipo di classificazione sono la funzionalità

del lavoro all’interno delle redazioni, la flessibilità e la dinamicità.

Infatti, vi è costantemente la necessità di rigorose routine produttive,

in contemporanea alla concentrazione delle notizie in rigidi schemi di

spazio e tempo. La divisione gerarchica del personale delle redazioni

permette di filtrare e supervisionare le notizie attraverso un lavoro di

newsmaking e gatekeeping, corrispondenti alla modalità di rendere un

18 Detto anche lettore implicito, è un concetto della semiotica: si intende il lettore immaginario a

cui un testo è rivolto.

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18

fatto notizia e di selezionare quelle meritevoli di essere esposte sul

quotidiano. Per precisare, il newsmaking è la produzione informativa

intesa come copertura per periodi estesi, mentre il gatekeeping è

curato da reporter, fotografi, redattori e produttori: infatti, riprendendo

testualmente le parole dello studioso americano Garrison “questi

individui aprono e chiudono i cancelli che permettono il flusso

dell’informazione ai lettori o agli ascoltatori. Una storia giudicata

notiziabile passa attraverso il cancello, ma quelle che non ottengono

l’approvazione del gatekeeper non sono diffuse o pubblicate e dunque

non sono notizie”19. Qualunque lettore di giornale o spettatore di

telegiornale chiede di essere messo di fronte ad un ristretto ventaglio

di notizie, quelle più rilevanti o interessanti, perciò la selezione deve

essere scrupolosa e deve tenere conto di criteri di rilevanza, come la

vicinanza spaziale con il lettore, la sua sfera culturale, l’unicità

narrativa, l’anomalia o la sorpresa. E proprio questa tendenza da parte

del giornale ad enfatizzare le stranezze o i casi eccezionali dimostra

quanto poco contemplata sia la sola idea di rispecchiare la realtà. Si

parla di enfatizzare perché l’effetto anomalia, molto spesso, è

appositamente voluto e creato attraverso un apposito ritaglio della

realtà che ne omette riferimenti al contesto, le eventuali motivazioni e

gli obiettivi.

A rendere maggiormente difficile il lavoro della redazione è l’attuale

pervasività dei mass media: essi rappresentano uno spunto per la

creazione e l’affermazione di un’identità, che possono avvenire

attraverso la lettura di un certo tipo di quotidiano o la visione o meno

di determinati programmi, così come attraverso quello che

Abercrombie e Longhurst chiamerebbero paradigma

19 A. PAPUZZI, Professione giornalista. Le tecniche, i media, le regole, Manuali Donzelli, Roma

2010, pag. 19.

Page 22: Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

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Spectacle/Performance20, in cui prevale il narcisismo del pubblico

conseguente a quello preesistente dei sistemi elettronici ed

informatici, ed al fascino freddo dei media.

I media sono insostituibili fonti di informazione ma anche

accompagnamento nei momenti della giornata, influenzano e

trasformano la realtà, e stanno assumendo sempre di più la funzione di

mediazione e scambio tra i soggetti (scambio a livello sociale,

economico, politico).

Da anni ormai vengono predette la morte e la scomparsa definitiva dei

giornali a causa dell’avvento di questi nuovi media, i quali sembrano

essere sempre un passo in avanti. Philip Meyer, uno studioso

americano, ha di recente sostenuto che i giornali scompariranno entro

il 2040 per via della dispersione dei lettori e del calo delle vendite. In

effetti dire che i giornali stanno attraversando un momento roseo

sarebbe mentire, ma il fatto che il giornale quotidiano stampato sia

ancora oggi diffuso e letto, dimostra quanto la società abbia bisogno di

un medium come questo, che probabilmente non scomparirà mai, e al

massimo si limiterà a trasformarsi nel tempo più di quanto non sia già

accaduto finora. Non si può negare che la carta stampata continui a

mantenere un ruolo importante per la crescita civile di un Paese.

Questo perché “È giornalistico ogni atto di comunicazione volto a

diffondere informazione di attualità, sia in formato di notizia che in

formato di commento, interpretazione o analisi”21. Ma il giornale va

oltre la semplice trasmissione della notizia (sa bene che la televisione

lo batterebbe sul tempo), e punta all’approfondimento di determinati

20 Elaborato intorno agli anni ‘90, il paradigma SPP sostiene che il pubblico diventa spettatore e

performer allo stesso tempo. Si presenta, cioè, attraverso una spettacolarizzata performance del sé, creando una propria identità da mostrare agli altri in base ai valori imposti dai media.

21 G. BECHELLONI, Il giornalismo oltre il giornalismo, problemi dell’informazione, giugno 1998.

Page 23: Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

20

contenuti non curato dai media rivali. La loro minaccia ha, dunque,

portato una notevole crisi nel mondo giornalistico, ma ha anche

suscitato una certa sua reazione: è vero che i giornali sono stretti nella

morsa mediatica, ma è altrettanto vero che essi hanno trovato un modo

per farsi leggere e per influenzare il loro pubblico: le tecniche di

manipolazione.

1.4 Un nuovo modo di conquistare il lettore: la

manipolazione giornalistica

La manipolazione non è alterazione delle informazioni, né

falsificazione della realtà, ma è, riprendendo quello che sostiene il

linguista Greimas, una narrazione che porta il soggetto a prepararsi

(competenza), ad agire (performanza) e a giudicare (sanzione).

Manipolare vuol dire toccare qualcosa per modificarla, montarla in

una certa maniera o smontarla, e non sempre questi sono atti

consapevoli. Gran parte dei giornalisti che fanno newsmaking, infatti,

agiscono in maniera inconsapevole nella ricerca e nell’esposizione

informativa.

Il lettore, la maggior parte delle volte, non è neanche consapevole

dell’eventuale utilizzo di queste tecniche da parte del giornalista, in

quanto ogni elemento di quel contesto, che sia un’immagine, un titolo,

la struttura o un atto linguistico trasuda manipolazione.

A questo punto si può cominciare a parlare di tecniche, che sono

svariate, ben diverse tra loro, provenienti da ambiti di studio differenti,

ma che mirano, tutte indistintamente, a fare colpo sul lettore.

Tra gli atti linguistici troviamo la forza illocutoria, che è un elemento

di pressione su determinati gruppi sociali o di potere. Se è esplicita si

rivolge al grande pubblico, se invece lascia dei concetti “non detti” o

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21

impliciti allora si rivolge a specifici gruppi di potere, ambienti politici

o economici. Essa va intesa con l’influenza che un articolo può avere

sul lettore, secondo tre tipi di atti: con l’atto direttivo un articolo

avverte e consiglia; con l’atto comportativo l’articolo suscita reazioni

emotive; con l’atto verdittivo il messaggio porta il lettore a credere a

qualcosa.

La stesura dell’articolo manifesta sempre una tematizzazione, che è il

modo in cui vengono organizzati gli argomenti nell’articolo stesso, e

si ritrova anche nella sistemazione di più articoli all’interno dell’intera

pagina. Il giornale crea, in questo modo, percorsi impliciti per guidare

la lettura del pubblico: porre titoli accanto ad altri titoli, foto accanto a

titoli, accostare temi differenti, fa si che, agli occhi del lettore, essi si

leghino automaticamente. Chiaramente le argomentazioni non sono

sempre chiare ed esplicitamente dette, ma si ritrovano anche elementi

detti implicitamente ed esplicitamente taciuti.

Un fattore molto comune a cui non si presta grande attenzione è l’uso

del virgolettato: le virgolette possono essere segno di insicurezza sul

significato delle parole, o possono sottolineare il significato di una

parola in maniera più profonda. Attraverso esse l’enunciatore, per

esempio, può citare direttamente le parole di qualcun altro prendendo

le distanze dal contenuto, oppure può trasmettere un forte senso di

veridicità su quello che sta dicendo, riportando fedelmente le parole di

altri. O ancora può decidere di non usare le virgolette su parole altrui,

mescolando il loro punto di vista al proprio, e dando l’impressione che

ciò di cui sta parlando sia una realtà oggettiva. Ad ogni modo,

attualmente, il loro uso risulta spropositato.

In linea con il tentativo di coinvolgimento del pubblico si è passati da

uno schema in cui i protagonisti erano molteplici ad un modello in cui

il duello è duale (ce ne parla il semiologo Omar Calabrese nel suo

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22

libro “Come nella boxe. Lo spettacolo della politica”) secondo il

principio di costruzione del conflitto. In effetti spesso il giornalismo

trae spunto da duelli o battaglie, perché il pubblico si appassiona nelle

occasioni in cui vede uno scontro.

Tutta la scrittura giornalistica italiana si basa sulla narrazione.

Nell’articolo, sulla stessa riga di quello che accade nella narrativa, si

trovano personaggi, situazioni, trame ed intrecci che tendono a

spettacolarizzare l’avvenimento di cui trattano. E questi si esplicitano

in precise strutture narrative, che si dividono in macro-struttura,

cioè il tema complessivo del testo, intreccio, che corrisponde

all’insieme dei fatti nell’ordine in cui sono raccontati, e fabula, il

susseguirsi dell’ordine reale degli avvenimenti. Quest’ultima può fare

uso di prolessi o analessi attraverso anticipazioni o flashback.

Un ulteriore espediente utilizzato è l’incompletezza della narrazione,

la quale viene ripresa giorno dopo giorno aggiungendo qualcosa di

nuovo (una delle caratteristiche richieste dai valori notizia sostantivi

precedentemente visti, la possibilità di creare le cosiddette running

stories). La modalità di presentazione di una notizia, infatti, può

portare il lettore a completare inconsapevolmente le parti mancanti,

come insegnano gli psicologi della percezione, secondo i quali la

mente umana ha la tendenza di completare automaticamente quello

che manca nelle forme che le vengono presentate.

1.5 Contributi di altre branche:

linguistica, semiotica, sociologia

“Nel testo viene ricapitolato tutto il processo di produzione e

ricezione della comunicazione”22. Numerosi sono stati, a questo

22 M. SORICE, Sociologia dei mass media, Carocci editore, Roma 2009, pag. 164.

Page 26: Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

23

proposito, gli studi nei diversi ambiti comunicativi, e tra i primi a dare

il loro contributo ci sono Shannon e Weaver, che intorno alla metà del

1900 elaborano il modello matematico-informazionale, conosciuto

anche come circuito della comunicazione.

Fonte di informazione Destinatario Messaggio Messaggio Trasmittente Ricevente Segnale Segnale ricevuto Fonte di rumore

Tale circuito presentava un’andatura lineare, dall’emittente al

destinatario, e la corretta comprensione del messaggio coincideva con

e intenzioni comunicative dell’emittente. Ma soprattutto si

concentrava sull’eliminazione del possibile rumore sul canale

attraverso la ridondanza di messaggi, cioè il loro arricchimento e la

loro complessità oltre lo stretto necessario, implicando un aumento

della frequenza dei messaggi, ma anche una diminuzione della qualità

informativa. Si noti come in questo modello manchino le nozioni di

codice e decodifica, che verranno introdotte solo in seguito con il

modello semiotico-informazionale di Eco e Fabbri nel 1965.

Secondo questo non era possibile dare per certa la comprensione del

messaggio secondo l’esatto volere dell’emittente, proprio per via di

una eventuale discrepanza di codici. Ed è da qui che nasce il concetto

Page 27: Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

24

delle cosiddette decodifiche aberranti23. Se, infatti, un ascoltatore

riceve un messaggio in una lingua che conosce, i codici

corrisponderanno, e comprenderanno tutti i tratti distintivi possibili,

tutti i possibili fonemi e tutte le sequenze. Più il destinatario è vicino

al codice usato dall’emittente maggiore sarà la quantità informativa

trasmessa e ricevuta. Al contrario, se non vi è condivisione di codice si

può difficilmente avere una qualsiasi forma di comunicazione.

Lo schema di Shannon e Weaver precedentemente esposto è stato

rielaborato nel 1963 da R. Jakobson, che identifica sei elementi del

processo comunicativo: emittente, contatto, messaggio, codice,

contesto e destinatario. Accanto al suo nuovo modello Jakobson

elabora le sei funzioni della comunicazione, corrispondenti ai sei

elementi sopra elencati: quelle emotiva o espressiva, fàtica, poetica,

metalinguistica, referenziale e conativa.

L’emotiva rispecchia la capacità che ogni emittente ha di esprime il sé,

la fàtica consiste nello stabilire il contatto, la poetica riguarda la

modalità di organizzazione interna del messaggio, la metalinguistica

definisce il codice e quindi il rapporto tra gli interlocutori, la

referenziale permette il rapportarsi del messaggio con il mondo

circostante, ed infine la conativa è quella per cui si cercano effetti sul

ricevente. Particolare attenzione va attribuita al messaggio ed al suo

atto linguistico, poiché esso è il frutto di una selezione di certe entità

linguistiche e della loro combinazione in unità più complesse. Chi

parla lo fa secondo i propri sistemi, ma deve anche tener conto del

bagaglio lessicale che lui stesso ed il destinatario possiedono in

comune.

Il tipo di griglia jakobsoniana appena vista è criticabile, secondo

23 Per approfondire: U. VOLLI, Il nuovo libro della comunicazione, Il Saggiatore, Milano 2007,

pag. 44.

Page 28: Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

25

Baudrillard, in quanto si adatta alla configurazione classica del

discorso e della comunicazione, ma non al nuovo spazio delle reti in

cui regna la digitalità.

Essendo, comunque, questo schema adattabile ad ogni tipo possibile

di comunicazione, può essere usato per prendere spunto per altre

forme di comunicazione più specifiche. Una di queste è il circuito

seduttivo elaborato da U. Volli. La seduzione, secondo il sociologo, è

un effetto espressivo che dipende dalla capacità dell’emittente di

trasmettere un forte valore di se stesso.

Il circuito seduttivo si usa per comprendere meglio tutte quelle forme

di comunicazione in cui vi è un emittente molto esposto che attua una

forte pressione sul ricevente, ed è schematizzato nel seguente modo: 1.

Emittente; 2. Contatto; 3. Messaggio; 4. Destinatario. Si tratta,

diciamo, di una riduzione del modello jakobsoniano, come anche

accade alle funzioni indicate dallo stesso Volli, che sono espressiva,

fàtica, poetica e conativa.

Passando al testo, se è vero che in esso la comunicazione trova la sua

ottimale applicazione, non si possono evitare riferimenti alle ricerche

e agli studi su di esso. Semioticamente parlando il testo è l’oggetto

concreto di una comunicazione, quello che viene ricevuto durante

l’atto comunicativo, un messaggio prodotto e riconosciuto come tale.

L’efficacia di questo messaggio dipende dall’enciclopedia del lettore,

cioè dal complesso delle conoscenze che egli possiede.

In un giornale, per esempio, i messaggi possono essere organizzati in

maniera tale che vengano suggerite al lettore le modalità in cui leggere

il testo attraverso i paratesti, ovvero tutto quello che lo circonda, dal

nome dell’autore al titolo, dai commenti alle immagini associate.

Avendo già accennato ai codici ed alla decodifica, partiamo dal

modello encoding/decoding di S. Hall. Lo studioso sostiene che la

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comunicazione sia circolare: il messaggio è codificato con certi codici

e decodificato con altri ancora, ed essi possono anche non coincidere

poiché tutti i testi sono polisemici, hanno una gamma di letture

possibili a seconda della posizione del lettore, del suo tempo, della sua

condizione sociale e classe di appartenenza, del genere o dell’etnicità.

Il testo mantiene comunque un’interpretazione privilegiata, detta

lettura preferita, secondo la quale la comprensione del testo è la stessa

desiderata dall’autore per via della coincidenza dei codici. Quando nel

testo si riconosce il codice preferito come tale e si accettano le

implicazioni generali, allora si è di fronte alla lettura negoziata. E se,

infine, si riconosce il codice preferito e si svelano le sue

contraddizioni, i suoi limiti e i suoi punti di rottura, allora si tratta

della lettura oppositiva.

Un altro contributo sostanziale è dato dal modello semiotico-testuale,

elaborato da Eco e Fabbri nel 1978. In questo modello i destinatari

non si scambiano semplicemente messaggi, ma veri e propri insiemi

testuali, interpretati con strumenti quali pratiche testuali, invece che

esclusivi codici. L’asimmetria tra emittente e ricevente viene così

attenuata anche attraverso quella che Eco chiama cooperazione

interpretativa: secondo il semiologo il testo è una macchina pigra,

quindi è necessario che il lettore si renda disponibile ad attualizzare i

modelli presenti nel testo solo in potenza. Questo avviene attraverso

due linee guida: il topic e l’isotopia. Il primo è il tema del racconto,

una sorta di lead narrativo (di cui abbiamo parlato precedentemente),

possiamo immaginarlo come la risposta all’ipotetica domanda: “Di

cosa stai parlando?”, e può riassumere o un solo segmento del testo

oppure, a lettura finita, l’insieme degli argomenti descritti. Esso non è

definito esplicitamente all’interno del testo, ma è il risultato di

un’operazione da parte del lettore, che in base alle sue conoscenze

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27

pregresse riassume i contenuti sotto forma di titoli. L’isotopia, invece,

è “l’insieme delle categorie semantiche ridondanti che rendono

possibile la lettura uniforme di una storia” (Greimas), e viene

progettata per essere riconosciuta dal lettore attraverso la scelta del

topic. In altre parole è una sorta di filo rosso che conduce il lettore ad

una certa interpretazione del testo, la coerenza di un percorso di

lettura.

Ed è proprio sul concetto di interpretazione che si muove

l’enunciazione, ovvero l’atto attraverso il quale si realizza l’impiego

della lingua in un contesto comunicativo. Ogni comunicazione

comprende un enunciato, i cui simulacri (enunciatore ed enunciatario)

si ritrovano nel testo, e ciascun enunciato produce effetti enunciativi.

Abbiamo visto come l’uso della terza persona e la costruzione

immaginaria di un referente esterno produca un senso più oggettivo,

chiamiamolo effetto di realtà. Al contrario, l’uso della seconda

persona produce un effetto di soggettività, di presenza. Tali effetti però

possono essere sfruttati per coinvolgere insieme l’intero testo,

attraverso il gioco e lo scambio tra débrayage ed embrayage, cioè il

passaggio dall’istituzione della distanza tra enunciatore ed enunciato

alla sua negazione.

Il primo studioso a trattare questo concetto è stato E. Benveniste, che

parte parlando della distinzione tra storia e discorso. Essi sono

entrambi modalità narrative, ma se la prima non fa nessun tipo di

riferimento all’emittente, che si nasconde dietro alla terza persona

attraverso una sorta di débrayage (distacco), e fa uso di verbi al

passato, il secondo fa esplicito riferimento al soggetto, abbondando di

avverbi di luogo e tempo, rivolgendosi in prima e seconda persona, e

facendo uso di verbi al presente. Il fatto di mostrarsi come diretto

enunciatore, o di lasciar parlare i fatti, fanno intendere due assunzioni

Page 31: Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

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diverse di responsabilità su quello che viene raccontato.

Un altro concetto enunciazionale interessante, questa volta ad opera di

Greimas, è quello degli attori/attanti, che tende ad individuare i

personaggi della narrazione e a scoprire i rapporti tra le loro azioni. I

personaggi vengono identificati con dei ruoli (i più comuni sono

l’eroe, l’antieroe, l’oggetto del desiderio, l’aiutante, il mandante) detti

attanziali, e il racconto si sviluppa per poi arrivare ad una sanzione,

positiva o negativa, che rappresenta il raggiungimento o meno da

parte dell’eroe del proprio obiettivo.

Secondo quanto sostiene Volli, esiste anche un tipo di enunciazione

tipica dell’ambito giornalistico, caratterizzata da quello che si chiama

effetto di verità, ma che non ha nulla a che vedere con la

corrispondenza al reale accadimento dei fatti. È indipendente dal

grado si sincerità o affidabilità informativa. In ogni narrazione ci sono

due tipi di storie: una storia riferita, libera dall’eventuale mano dei

giornalisti, e una storia della ricerca degli elementi della precedente,

che contempla l’accertamento della verità, l’accesso alle informazioni,

la raccolta delle impressioni, ecc.

Page 32: Manipulation techniques in journalism - Thesis by Maria Chiara Stefanelli

29

2. QUATTRO TESTATE A CONFRONTO

2.1 Caratteristiche della ricerca

Dopo aver preso visione di alcune delle tante tecniche di

manipolazione giornalistica esistenti è possibile valutare quali di esse

siano presenti all’interno dei prodotti delle diverse testate attraverso

l’uso di ulteriori tecniche da parte, questa volta, del lettore che volesse

“leggere” più in profondità i contenuti, andando oltre quella che

sembra essere l’evidenza dei testi, dei titoli o delle immagini.

L’attenzione nella lettura di testi giornalistici permette di capire in che

modo la seduzione coinvolge il pubblico e quali effetti comporta su di

esso.

Il primo passo è prendere in considerazione la natura della testata. Si

deve, infatti, tener conto del suo nome e della sua storia, della

proprietà, della tipologia del giornale, del territorio di riferimento,

della diffusione e della tiratura, della sua posizione politica ma anche

sociologica, e perfino del confronto con i suoi principali competitori.

In secondo luogo ci si concentra sul microcosmo della titolazione, in

quanto è proprio il blocco titolo a fare gran parte del lavoro di

trasmissione implicita di messaggi: le modalità di scrittura, la

grandezza dei caratteri, l’eventuale virgolettato sono solo pochi

esempi di come sia dal titolo che parte la conquista nei confronti del

lettore. Un titolo maggiormente enfatizzato e gridato, in pratica,

attirerà di più l’attenzione di chi osserva la pagina e lo incoraggerà

alla lettura dell’articolo. A livello del blocco titolo, quindi, si deve

valutare quali argomenti sono accostati e quali unità di notizie sono

evidenziate od omesse, qual è il grado di enfasi e che tipo di forza

illocutoria mostra.

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Gli stessi fattori di cui si è tenuto conto nella titolazione vanno

ricercati ulteriormente nell’intera pagina. È anche il testo, infatti, a

dover essere smembrato ed analizzato: dagli argomenti messi in

evidenza od omessi nella narrazione al lead narrativo,

dall’accostamento di temi (analisi delle contingenze) al raffronto di

determinate parole (analisi delle frequenze). Si devono sottolineare le

parole chiave, le metafore e i campi semantici, individuare la forma ed

il modo verbali, ponendo attenzione all’uso di gerghi, di tecnicismi o

di un linguaggio colloquiale, che possono o meno mettere in evidenza

gli aspetti che hanno in comune, a livello di linguaggio, esperienze e

conoscenze, l’emittente e il destinatario. Inoltre è fondamentale

ritrovare nel testo gli elementi dell’enunciazione, quindi la persona

(che può essere seconda, usata quando il giornale si rivolge

direttamente al proprio target di riferimento, o terza) nella quale

l’articolo è scritto, i riferimenti al tempo o al luogo e qualsiasi altro

fattore che porti a individuare il grado di coinvolgimento di chi sta

scrivendo.

Il mio personale obiettivo per questo lavoro è stato quello di

individuare in quattro testate giornalistiche, rispettivamente il Corriere

della Sera, La Repubblica, Il Manifesto e Libero, alcuni esempi di

tecniche manipolatorie tenendo conto delle caratteristiche generali di

ciascuna testata, con il sussidio dello schema per uso didattico esposto

nel libro “Il Quotidiano” di M. Boldrini, illustrato di seguito.

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ANALISI DELLA TESTATA24

Nome e storia Nome della testata e brevi cenni della sua storia Proprietà Editore o gruppo editoriale e possibili interessi

sul tema analizzato Tipologia Tipologia di quotidiano, insediamento

territoriale Copie Copie tirate, diffuse e indici di lettura Posizione politica Posizione politica di riferimento Posizione sociologica Posizione sociologica sul tema analizzato,

tenendo presente gli elementi di corrispondenza con la posizione politica

Analisi dei competitor Confronto tra testata e principali competitori Periodo di osservazione Eventuali svolte editoriali o altri elementi

rilevanti che possono aver influito sulla trattazione

2.2 Risultati e conclusioni

La mia ricerca si è basata sull’individuazione, nelle quattro testate

giornalistiche sopra citate, di esempi delle tecniche di forza

illocutoria, di enunciazione, di tematizzazione, di costruzione del

conflitto e dell’uso del virgolettato.

Qui di seguito ne riporterò alcuni esempi fornendo una spiegazione

secondo quella che è stata la mia interpretazione.

Forza illocutoria

-Atti direttivi-

Abbiamo già detto che gli atti direttivi sono quelli che in qualche

modo consigliano, invitano o avvertono il lettore. Qui di seguito

alcuni esempi:

1) “ Il suo appello al perdono per l’assassino si trasforma 24 M. BOLDRINI, Il quotidiano. Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico, Mondadori

Università, Milano 2006, pag. 133.

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nell’ultima preghiera per Vanessa”.

2) “ (…) ci impone una riflessione sul ruolo della Banca Centrale

Europea e, in senso più ampio, del grado di democrazia operante

oggi, ma direi sin dalla sua fase costitutiva, all’interno

dell’Unione”.

Nell’esempio (1) si parla di un sacerdote che durante la celebrazione

per il funerale di una ragazza assassinata esorta i fedeli al perdono, per

qualunque cosa possa essere, suscitando con le sue parole

compassione e pietà per l’omicida.

Nell’esempio (2) è il giornalista Lucarelli che parla in prima persona

(secondo, quindi, lo schema enunciazionale del discorso). Egli invita i

lettori ad una riflessione sulla Banca Centrale Europea e, collegandola

con il tipo di democrazia vigente, manifesta una sorta di critica

camuffata.

-Atti comportativi-

Cercano di suscitare una reazione emotiva nel lettore, molto usati

come tecnica di conquista. Eccone alcuni esempi:

1) “Troppo giovane per andare in pensione e decisamente troppo

vecchio per trovare un’altra occupazione, Caccavale deve essersi

sentito come tanti che, schiacciati dalla crisi, hanno scelto la via

d’uscita più estrema: perso”.

2) “Non ha retto più, lo spettro di una povertà imminente lo

assillava senza tregua. (…) Salgono così a 27 le persone

suicidatesi dall’inizio dell’anno per ragioni legate alla

devastante crisi economica: è già un numero inquietante, tutto

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lascia presagire che continuerà a salire”.

Questi due articoli (il primo dal Corriere della Sera, il secondo da

Libero) parlano del portiere di un palazzo che si è suicidato dopo la

morte della madre, l’avviso di sfratto e la lettera di licenziamento

ricevuti. In essi egli viene descritto con tono compassionevole, e nella

stessa maniera si sottolinea il numero di suicidi incolpando la crisi

economica italiana.

3)“ (…) Alle loro domande io riesco solo a rispondere commosso

che se mollano loro, molla il Paese. Che hanno nelle mani il

futuro dell’Italia e dei nostri figli. Che senza di loro non ce la

faremo mai”.

In questo caso, tratto dal Corriere della Sera, ci troviamo di fronte ad

un appello agli imprenditori, in cui chi scrive li esorta a non mollare, a

continuare a lottare perché sono loro il futuro dell’Italia. Un invito che

suscita emozione anche se chiede tanto, vista la situazione attuale

italiana.

-Atti verdittivi-

Questi atti, ripetiamo, portano il lettore a credere ad una certa cosa

dopo la lettura dell’articolo.

1) “(…) un “comico” - come la logica dell’informazione si ostina

a definire Beppe Grillo (…)”.

2) “Il fatto è che nel programma del Movimento 5 Stelle (…) c’è

tutto e il contrario di tutto. Idee buone e meno buone o comunque

vaghe e strampalate”.

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34

In entrambi gli esempi di La Repubblica si parla di Beppe Grillo:

nell’(1) è palese che il giornalista vuol far pensare che Grillo ormai

non è più un comico, coinvolto totalmente nelle dinamiche politiche,

nonostante si continui comunque a chiamarlo così. Nel (2) si parla del

movimento fondato da Grillo: quello che si vuol far credere è che

nonostante contenga molte e diverse idee queste rimangono tutte

vaghe, e quindi sostanzialmente inutili.

3) “La «realtà»? Quella di Silvio Berlusconi, la realtà parallela”.

4) “Diventa difficile sottrarsi al clima di «cazzeggio» (non esiste

sinonimo) che l’ex premier gestisce con un’abilità da

intrattenitore, ma le domande serie cascano senza avere risposte

serie”.

In questi due esempi tratti da La Repubblica si parla, invece, di Silvio

Berlusconi. Nel (3) quello che si comunica è che l’ex Premier vive in

un mondo suo, in una realtà parallela, nella quale anche l’evidenza

può essere trasformata a proprio piacimento. Nel (4) traspare l’idea di

un Berlusconi giullare, che intrattiene con poca serietà, che non

fornisce risposte adeguate. La sensazione di poca serietà è trasmessa

anche dal tipo di linguaggio con cui il pezzo è scritto, sicuramente

poco formale e più colloquiale.

5) “Per la tv siamo solo corpi, il clima di ostilità comincia lì”.

6) “A proposito di narrazione distorta della donna, la classe

politica degli ultimi ani non ha certo aiutato a fare passi in

avanti.

«Il rapporto di Berlusconi con le donne ricorda un brutto film

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degli anni ‘50. E se la rappresentazione femminile nella nostra

società è ancora così arretrata è anche perché il potere politico

ha consentito che questo avvenisse»”.

Questi ultimi due esempi di La Repubblica si riferiscono alle donne e

sono tratti da un’intervista alla regista Francesca Comencini. Nel (5) si

accusa la televisione di creare un clima sfavorevole per il genere

femminile, mentre nel (6) il lettore è portato a pensare che la

concezione attuale della donna, sicuramente non poi tanto positiva,

dipende dalla classe politica degli ultimi anni e degli eventi/scandali

ad essa collegati (si parla, infatti, anche di Berlusconi).

7) “(…) leggere il ruolo della Bce anche alla luce dell’attuale

crisi strutturale che mette a nudo la fragilità e i limiti delle

istituzioni europee, quali modelli calati dall’alto e quindi

inadeguati, oggi più che mai, a essere espressione di democrazia

rappresentativa, partecipativa e diretta”.

8) “Erano decenni che in Italia non bisognava lottare anche in

questa data”.

Questi due esempi sono tratti da Il Manifesto. Nel (7) si parla della

Bce e delle istituzioni europee, definite limitate ed inadeguate per

essere espressione di democrazia; nell’(8) si parla della lotta del primo

maggio: la frase riportata nell’articolo accusa implicitamente la

situazione del Paese, tale da rendere difficile anche un giorno di festa

come quello del primo maggio.

9) “ Si sono incattiviti. Hanno sviluppato per i politici un vero e

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proprio odio, e quest’odio spalmano uniformemente e forse -

forse - ingiustamente su tutti i partiti e su tutti i leader”.

10) “(...) da quando la stretta sui redditi delle famiglie si è fatta

sentire maggiormente, dunque ne pieno delle ricette Monti e le

immagini quotidiane ad alimentare un clima di depressione

economica, che accentua quella psicologica”.

L’esempio (9), preso dal Corriere della Sera, è un frammento di una

lettera agli imprenditori. La parte interessante è quella sull’odio verso

i politici che sottolinea il “forse”, implicando, appunto, che se l’odio

degli imprenditori verso tutta la classe politica potrebbe non essere

ingiusta. L’esempio (10), da Il Manifesto, punta palesemente il dito

contro Monti e il suo governo accusandoli della depressione

economica e psicologica del Paese.

Tematizzazione

In breve, la tematizzazione è l’accostamento di più argomenti nella

pagina o nello stesso articolo, al fine di creare un percorso di lettura.

1) a. “GOVERNO DA BUTTARE”

b. “La 27esima vittima della crisi”

2) a. “Disoccupazione giovanile raddoppiata”

b. “La spending review la fanno le famiglie: il carrello

della spesa è più caro del 4,7%”

Nell’esempio (1), tratto da Libero, al titolo “Governo da buttare” è

associato un articolo sulle vittime della crisi, per fa pensare che la crisi

che il Paese sta passando, e di conseguenza le numerose morti per la

disperazione, sia opera del governo; nel (2), anch’esso preso da

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Libero, sono due titoli ad essere associati, uno sulla disoccupazione

giovanile e l’altro sulla spending review: il significato è che oltre alla

disoccupazione giovanile che aumenta, sale il prezzo del carrello della

spesa.

3) a. “GOVERNO DA BUTTARE”

b. “La critica - I soldi recuperati? Sono pochi e inutili”

c. “I tecnici non sanno tagliare e chiamano un altro

tecnico”

d. “Pdl e Pd già mettono i paletti per difendere i loro

«orti»”

Questi esempi appartengono tutti alla stessa pagina del quotidiano

Libero, riportati nell’ordine reale. Leggendoli è lampante che tutto

parte dal “governo da buttare”, proseguendo con il programma tagli: i

soldi recuperati sono pochi, i tecnici del governo chiamano un altro

tecnico per effettuare i tagli (si accusano i tecnici di non saper gestire

il governo), Pdl e Pd non contemplano le forbici nei loro “orti”.

4) a. “«In quelle cene niente sesso, solo burlesque» lo show di

Berlusconi a palazzo di giustizia - E sui travestimenti delle

olgettine: «Le donne per natura sono esibizioniste»”

b. L’imbarazzo delle donne del Pdl «Silvio attento,

possiamo anche essere cattive»”.

Entrambe queste titolazioni de La Repubblica coinvolgono

Berlusconi: nella (4.a) l’ex Premier sostiene che le donne siano

esibizioniste, e nella (4.b) troviamo la risposta delle donne del Pdl

scandalizzate dalle sue parole. Evidentemente il messaggio che

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traspare dai titoli è che l’ex Premier non dimostra più di tanto rispetto

per il genere femminile, e arriva a suscitare reazioni anche nella parte

femminile del Pdl.

Costruzione del conflitto

Una tecnica largamente usata che consiste nel riportare litigi o

provocazioni al fine di suscitare una sorta di duello virtuale.

1) “Che ridicoli. È il governo delle comiche”.

2) “(…) Soprattutto perché non è la Littizzetto o una qualsiasi

racchia che con l’empatia e la paracula identificazione delle

brutte ci si compra la casa al mare”.

3) “Guardate con che competenza e sicurezza gli uomini che

hanno governato il Paese negli ultimi anni con i noti risultati

indicano oggi al governo la strada da prendere”.

4) “Nicole mette sempre in bella mostra le sue tante borse

griffate, in particolare le Birkin di Hermès, da 14 mila euro, e le

classiche Chanel, con il ciondolo dalla doppia C”.

Nell’esempio (1) Libero dà del ridicolo al governo attuale, nel (3),

tratto dal Corriere della Sera, vediamo una palese critica nei confronti

degli uomini del vecchio governo, che dopo i risultati non

propriamente buoni degli ultimi anni cercano di indicare la giusta

strada nella situazione odierna.

Gli esempi (2) e (4), rispettivamente tratti da Libero e dal Corriere

della Sera, trattano argomenti più leggeri e parlano di gossip: nel (2)

Selvaggia Lucarelli critica palesemente le cosiddette brutte sostenendo

che con la loro bruttezza mostrata in giro guadagnano molto più di

altri; nel (4) si parla della consigliera regionale lombarda Nicole

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Minetti e della sua bella vita, tra pranzi nei locali più in vista, uscite e

abbigliamento da migliaia di euro.

Virgolettato

Usato per sottolineare un termine, come nel caso di Repubblica che

definisce il nuovo partito di Berlusconi “liquido”, oppure quando

descrive il clima delle sue feste come “gioioso”, o infine quando

afferma che l’importanza è restare “machi” in risposta alla frase

dell’ex Premier “mai avuto bisogno di pagare una donna per fare del

sesso...”; ed anche come simbolo di insicurezza o incertezza sul

concetto di cui si sta parlando.

1) “(…) quel «cavillo» non lo applica nessun altro ufficio

dell’anagrafe”.

2) “L’assessore con delega alle Pari opportunità, Emanuela

Patta, manda all’Unar una lettera in cui si parla di

«fraintendimento», ma la signora Abidi resta ancora senza

documenti”.

Ecco un esempio tratto dal Corriere della Sera in cui si parla delle

regole in vigore per le fototessere, che impongono al soggetto di avere

le orecchie visibili: ad una donna non è accettata la fototessera proprio

per questo motivo, e non le è possibile fare il proprio permesso di

soggiorno. L’argomento sembra anche essere trattato con una sottile

ironia.

Enunciazione

Ruota intorno alla differenza tra storia e discorso: secondo

quest’ultimo il giornalista scrive in prima persona, con tempi al

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presente ed uso di deittici, mentre secondo la storia l’articolo è scritto

in terza persona, con tempi prevalentemente al passato, per dare l’idea

di distacco di chi scrive da quello che sta scrivendo, per mostrare una

mancanza di responsabilità.

Ecco alcuni esempi di discorso tratti da Libero e La Repubblica:

“Sì, sto per tessere le lodi di una showgirl bionda, alta 1,80, con

calendario/tetta finta in curriculum (…) ma giuro, non sto

fumando foglie d’assenzio essiccate”.

“(…) ci impone una riflessione sul ruolo della Banca Centrale

Europea”.

“I partiti pullulavano di tecnici e noi non lo sapevamo. I politici

erano tutti professori e noi ce li siamo andati a cercare alla

Bocconi”.

“Uno dei settori che io conosco meglio - quello degli anziani - è

toccato da due fenomeni specifici(...) “.

“Ormai ci prendono per i fondelli”.

In tutti questi esempi troviamo l’uso della prima persona, o singolare o

plurale, che non solo dà l’idea di una presa di posizione, ma anche

esorta ed invita il lettore. Il messaggio arriva direttamente da chi

scrive, con o senza una certa ironia, e questo fa sì che il messaggio

colpisca il lettore ancora di più. I tempi, notiamo, sono per la maggior

parte al presente, in forma attiva.

Qui di seguito, invece, gli esempi di storia:

“Si commetterebbe però un errore grossolano a giudicare

l’iniziativa politica di Grillo (...)”.

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“La prima impressione (…) è che si stiano attrezzando per il

medio-lungo periodo (…)”.

“Però, con il passare del tempo, sempre più persone si

domandano se i tecnici siano davvero tecnici e non una banda di

pasticcioni (...)”.

In questo caso vediamo l’uso dei “si” impersonali, del “sempre più

persone”, per manifestare dissenso verso ciò che si sta scrivendo o per

discostarsi dalla responsabilità di ammettere che si è d’accordo.

Dall’analisi da me condotta sono scaturiti i seguenti risultati:

Corriere della Sera.

Partiamo col dire che questo quotidiano è un nazionale indipendente,

quindi si rivolge ad un gruppo di lettori eterogeneo, proveniente da

diverse classi sociali, usa un linguaggio ampiamente accessibile e non

è politicamente schierato. Edito da Rcs quotidiani S.p.A, con una

tiratura di 622.070 copie, è il primo per diffusione (482.800 copie). Da

quello che ho potuto constatare il Corriere della Sera è particolarmente

incline a suscitare l’emotività del lettore a livello umano, riscontrabile,

per esempio, nella forma di discorso usata negli articoli, in cui

predominano inviti ed appelli ai lettori spesso accompagnati da

testimonianze in prima persona. Il suo carattere umano è rivelato

anche dalla quantità di argomenti relativi alla popolazione o al nucleo

familiare. La maggior parte delle volte è oggettivo, ed il suo tono

passa dal grave all’ironico.

La Repubblica.

Nasce come quotidiano nazionale indipendente, edito dal Gruppo

editoriale l’espresso, con una tiratura di 576.216 copie e secondo per

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diffusione (438.695 copie), ma attualmente è considerato tendente a

sinistra: proprio per questo motivo il lettore modello è più specifico e

negli articoli il tono è meno formale e più colloquiale, fattore che dà

l’idea di sapere con chi si sta parlando e per chi si sta scrivendo.

Indubbiamente è un quotidiano che critica la situazione politica

attuale, mostrando un tono spesso ironico, e dedica abbastanza spazio

alle campagne giornalistiche. In particolare l’ironia nella scrittura

viene messa in evidenza nell’uso del virgolettato, di cui ci si serve per

non far prendere sul serio un termine, per far capire che si sta

scrivendo ciò che in realtà non si intende. Dedica attenzione alla

donna, particolarmente negli articoli di cronaca, e in alcuni articoli il

giornalista si rivolge direttamente al soggetto interessato esortandolo a

fare qualcosa (accade negli articoli di politica).

Libero.

Edito da Editoriale Libero, con una tiratura di 194.818 copie ed una

diffusione di 105.796 copie, questo è un quotidiano nazionale di

tendenza di centro-destra, il che implica la conoscenza profonda del

proprio lettore modello, le sue aspettative e il modo in cui trattare con

lui. Non spende belle parole nei confronti del governo Monti, spesso

gli punta il dito contro anche attribuendogli la responsabilità di

tragedie e sciagure all’interno della nostra società (mi riferisco ai

suicidi per via della crisi) e lo si può osservare dal tipo di

tematizzazione e dai titoli usati. Il linguaggio è colloquiale e informale

specialmente nell’ambito dell’articolo scritto tramite discorso.

Il Manifesto.

Edito da Cooperativa editoriale, pur non essendo un quotidiano di

partito si schiera a sinistra e si dichiara di indirizzo comunista, e la

cerchia d lettori modello, di conseguenza, si restringe ulteriormente.

Anche per questo ha tiratura e diffusione ridotte rispetto ad altri

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quotidiani (rispettivamente 72.863 e 21.344 copie). Il tono usato negli

articoli è assolutamente informale, colloquiale, a volte anche gergale,

duro, aspro, spesso accusatorio e direttivo. Dedito alle campagne

giornalistiche, si concentra su argomenti strettamente legati all’uomo e

ai suoi diritti, al lavoro, e sul contrasto con lo strapotere politico.

È stato molto interessante osservare come il giornalismo mostri una

serie di espedienti insiti nella sua struttura e interamente dediti al

coinvolgimento del lettore, sviluppati e usati nel corso di lungo tempo.

Senza voler essere esagerati, il giornale gioca un ruolo importante

nella vita dei lettori, nonostante le negative previsioni che gli

aleggiano intorno, non solo perché rappresenta una fonte di

informazioni costante e abbastanza aggiornata, ma anche in quanto

elemento direi speculare della persona. In che senso? Come già detto,

tra lettore e giornale si instaura un rapporto di reciprocità: il lettore

legge un determinato quotidiano perché rivede in esso il proprio

pensiero, i propri ideali, in un certo senso vi legge quello che si

aspetta di trovare; il giornale, invece, sa con chi parla e come parlarvi,

e questo facilita il compito informativo.

In conclusione, hanno bisogno l’uno dell’altro, ed ecco spiegato il

motivo della necessità della conquista.

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BIBLIOGRAFIA

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