Manifesto bai versione2015

48

Transcript of Manifesto bai versione2015

2 dei borghi autenticimanifestod u e m i l a q u i n d i c i

Territori e comunità che ce la vogliono fare... 3La sfida globale delle comunità 4L'Europa ha problemi, però non c'è alternativa agli Stati Uniti d'Europa 5Le aree interne italiane protagoniste della ripartenza 7

1° “Comunità aperte, solidali e consapevoli” 8Capitale relazionale, capitale sociale: risorse per lo sviluppo 8“Borghi della Felicità” - Per un Futuro Sostenibile e basato sulla centralità delle persone 9Conoscere i luoghi e saperli raccontare aiuta a sostenere l'orgoglio di una comunità 10“Un borgo aperto ai nuovi cittadini e a quelli temporanei” 10Il Piano di Miglioramento del borgo: il senso del percorso Borgo Autentico Certificato 11

2° “I giovani sono il futuro del borgo, senza i quali il borgo non ha futuro” 12Lavorare per la formazione di una contesto favorevole ai giovani 13La comunità delle competenze 14

3° Borghi Intelligenti...portatori di una idea di futuro 16Buona ed efficace pianificazione locale e di area vasta 17Decoro urbano e bellezza del borgo 18Qualità abitativa, domotica collettiva e recupero ecologico 19Patrimonio edilizio pubblico e valorizzazione 20Il paesaggio, bene comune 20Adattamento al cambiamento climatico 21Una gestione energetica sostenibile 23Mobilità sostenibile di breve raggio 23L’acqua: patrimonio delle comunità 24Verso Zero Rifiuti 25

4° Benessere e salute, un diritto per tutti 28In merito alla salute 30

5° Saper fare produttivo, carburante per la crescita 32Il “saper fare” nelle comunità 32Agricoltura e cibo 33Agricoltura di prossimità e orti urbani 35

6° Il borgo: palcoscenico di produzione culturale 37

7° ...gente che ama ospitare... 40Italia: destinazione turistica contraddittoria e sbadata 40Il territorio fucina di offerta 40La Comunità Ospitale: desiderare ospitare facendo impresa 42

8°Governance efficace e municipi capaci ed efficienti 44La Comunità di Cambiamento 47

dei borghi autenticimanifesto 3d u e m i l a q u i n d i c i

L’Italia ha vissuto una crisi profonda e drammatica soprat-tutto per i giovani, le persone senza lavoro e le piccole im-prese. Vi sono, in questo momento, piccoli segnali che in-coraggiano l’uscita dal tunnel. L’Italia non è un Paese sen-za futuro. È diffusa, dentro il nostro Paese e all’estero, la per-cezione che l’Italia sia ormai destinata a un ineluttabile de-clino. Eppure essa, in un recente passato, ha saputo affron-tare crisi ben più gravi.Un deficit di reputazione. I cittadini italiani, ma anche le opi-nioni pubbliche di altri paesi, percepiscono che la “reputazione”dell’Italia, come sistema nel suo complesso, si stia abbassando:in termini di scarsa credibilità e di difficile affidabilità. La cau-sa principale è la corruzione: un fenomeno che dilaga nonsolo fra le classi dirigenti politiche, ma anche nelle istituzionie nel sistema economico e finanziario. La corruzione gene-ra la sottocultura dell’“arrangiarsi”, del pensare “a se stessi”, pro-voca comportamenti collettivi e individuali fondati essen-zialmente sull’egoismo e sul rifiuto miope del “bene co-mune” quale valore universale ed infine favorisce, in diversisegmenti della società, un atteggiamento di “tolleranza” neiconfronti degli atti corruttivi (siano essi piccoli o grandi).La corruzione è indice di disperazione, quindi impossibilità di cam-biare e di avere “speranze”. Nessuno può negare che, oltre chedal calo della reputazione, siamo seriamente zavorrati da guaiche vengono da lontano, e che vanno ben oltre il debito pub-blico: le diseguaglianze sociali, l’economie sommerse, in nero,quella criminale, il divario fra Nord e Sud, una burocraziaspesso persecutoria e inefficace, una classe dirigente alla de-riva e incapace di fare riforme su cui si discute da 30 anni.Vera e propria ‘patologia’ caratteristica dell’Italia, alla qua-le si aggiungono poi improvvisate politiche di razionalizza-zione dei sistemi di welfare che riducono le possibilità di pro-tezione sociale, non migliorano i budget pubblici e minac-

ciano di fatto la coesione sociale. La crisi mondiale si è in-nestata su questi mali, tipicamente italiani, e li ha ulterior-mente radicalizzati. Rimediare non sarà facile. Ma non è im-possibile, se non ci lasciamo ingannare dalla sindrome del-l’impotenza e della resa, né ipnotizzare dalla retorica della“catastrofe” e dal populismo demagogico e“sbrigativo”.Capire, chiarire e non confondere. Il giudizio negativo sull’Ita-lia, così diffuso sia fuori che dentro i nostri confini, nasce daun clima di enorme, e pericolosa, confusione. È confusa l’opi-nione pubblica interna, trascinata in un cronico stato di pes-simismo e frustrazione. C’è confusione pure tra gli addettiai lavori, come tra gli osservatori e gli investitori stranieri,inclini a fare proprio questo giudizio, infondato e senza ap-pello. Tutto ciò, ovviamente, reca un grave detrimento allanostra immagine internazionale. Rende inoltre difficilissimala stessa diagnosi sui veri mali del Paese, col rischio che ven-gano formulati rimedi non adeguati e con la tentazione di per-correre “scorciatoie”, sul piano politico e sociale, che, di fat-to, non potrebbero affrontare i problemi, ma anzi, li aggra-verebbero.Saper guardare oltre il declino. La tesi del declino è supporta-ta principalmente dalle pessime performance del PIL nazionale.Che però non fa distinzione tra un mercato interno prostratodalla crisi e dall’austerità, e le ottime prestazioni internazionalidelle imprese, del turismo, dell’agroalimentare e dalla mi-riade di “sistemi territoriali” italiani che, nonostante tutto,continuano a generare fiducia, a prodigarsi per promuove-re innovazione economica e sociale e, soprattutto, ad esse-re creativi e dinamici. Siamo uno dei più grandi esportato-ri al mondo, siamo una delle mete turistiche preferite del nuo-vo turismo mondiale e siamo il Paese con il più grande pa-trimonio culturale e con la presenza di un vasto patrimonionaturalistico.

Territori e comunitàche ce la vogliono fare...

L’Italia ce la può fare. I territori e le comunità italiane ce la voglionofare. Sì, è possibile la ripresa e la fuoriuscita da questo tun-nel. In Italia, in Europa e in tante parti del mondo, crescela sensibilità attorno al bisogno impellente di cambiare, diporsi nuovi obiettivi e, quindi, di ragionare individualmen-te e collettivamente in modo diverso.Allora, piuttosto che le sirene del declino, dobbiamo prestareascolto al messaggio e alle richieste dei tanti protagonisti chenelle loro imprese producono beni innovativi e competiti-vi che valorizzano il made in Italy, dobbiamo dare ascolto allemigliaia di comunità locali che vogliono ripartire, che desi-derano costruire, con i loro Amministratori e opinion lea-der, nuove prospettive basate su approcci più promettenti,che tengano conto degli insegnamenti ricevuti dagli erroridel passato. Queste comunità sono in grado di elaborare unmodello di sviluppo nuovo, perfettamente in linea con la gran-de vocazione nazionale di sempre: la qualità. Dove la bel-lezza è un fattore produttivo determinante e la cultura, spo-sata magari alle nuove tecnologie, diviene un incubatore d’im-presa. Una via italiana alla green economy in cui l’innovazio-ne è un’attitudine che investe anche le attività più tradizio-nali – dove le eccellenze agroalimentari, ad esempio, sonoun volano per l’artigianato e il turismo, e viceversa – una viaitaliana infine le cui straordinarie “materie prime” possano es-sere la qualità della vita, la coesione sociale, il capitale uma-no, i saperi del territorio, l’italian style.Da qui dobbiamo ripartire, dal nostro irripetibile “ecosiste-ma produttivo e comunitario”. Dalla qualità, da questa via tut-ta italiana alla green economy. Incentivando la ricerca, l’ICTe l’innovazione non solo tecnologica ma anche organizzati-va, comunicativa, di marketing. Sostenendo, con azioni di si-stema, gli sforzi di internazionalizzazione del nostro mani-fatturiero, delle filiere culturali e turistiche. Con una poli-tica industriale che faccia perno sulla valorizzazione dei no-stri pilastri – manifattura, turismo, cultura, agricoltura – eindichi proprio nella sostenibilità e nella green economy lavia da seguire. E con una politica fiscale conseguente, che spo-sti la tassazione dal lavoro verso il consumo di risorse, la pro-duzione di rifiuti, l’inquinamento e la rendita finanziaria. Cheincentivi la conoscenza e la formazione, l’inclusione socia-

le e il contributo dei giovani e delle donne alla società e al-l’economia italiana. Che sostenga gli investimenti per com-petere nell’economia reale a scapito di quelli per fare spe-culazione sui mercati finanziari. Dove la burocrazia cessi fi-nalmente di essere un freno per le imprese. Dove le azien-de più piccole vengano accompagnate a lavorare di più in reteo in consorzio. Uno scenario ove il turismo potrebbe inter-cettare maggiori flussi di viaggiatori stranieri, se l’Italia aves-se migliori infrastrutture di trasporto e logistiche, se gli ae-roporti italiani fossero meno periferici nelle tratte inter-continentali. Se lo sforzo promozionale dell’immagine del-l’Italia all’estero non fosse polverizzato e spesso inconclu-dente, se le strutture ricettive fossero ammodernate e mes-se in rete con le tante eccellenze (culturali, paesaggistiche,produttive) del Paese. La lotta all’illegalità, alla corruzione,alla contraffazione e all’Italian sounding deve diventare unapriorità non solo morale e civile, ma anche una priorità intermini di gestione dei fondi pubblici, delle procedure pub-bliche e di organizzazione dei processi progettuali che, an-che con il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020, na-scono e nasceranno a livello locale.La crisi globale sta facendo emergere la stretta connessionefra la dimensione locale e quella nazionale dei processi chestanno a monte dei tanti nostri problemi. Per questo occorreanzitutto coerenza: questa la lezione più utile, per uscire dal-la crisi finanziaria diversi e più forti rispetto a come ci si èentrati.Infatti, se la crisi sancisce il definitivo fallimento dei dogmidel neoliberalismo (la diffusione di un ordinamento priva-tistico su scala globale, l’assunzione a valore fondante dellasocietà delle intrinseche capacità autoregolative del merca-to, il ripiegamento delle scelte d’impresa sul breve periodo,l’identificazione dell’individuo nella sua funzione di consu-matore, la crescita lineare dei consumi), è giunto il momentodi lavorare per la diffusione di un modello culturale e di vitasociale nuovo. Un modello che prenda atto che l’economiaè “una scienza triste”, spesso colpevole di tanti danni e sem-pre avara di autocritiche; ma che sempre e comunque va gui-data da lucide e lungimiranti scelte politiche e morali basa-te sul contrasto delle diseguaglianze.

La crisi, quindi, impone oggi una rilettura dei fenomeni eco-nomici e una profonda rivisitazione di molti concetti e va-lori che hanno plasmato il mondo contemporaneo negli ul-timi trent’anni.La storia del capitalismo è caratterizzata da profonde dise-guaglianze. In particolare, negli ultimi decenni, con la cre-scita della globalizzazione e del capitalismo finanziario, unaoligarchia (oggi specialmente molti top manager) ha fatto “se-

cessione dal resto della società, conquistandosi il potere di autode-terminare i compensi senza alcun nesso con la loro produttività rea-le”1. Addirittura piegando le scelte d’impresa ai calcoli sui pro-pri guadagni immediati e di corto respiro: ignorando l’am-pia platea degli stakeholders (soci, lavoratori, territori, partners)coinvolti dall’agire dell’impresa stessa.L’idea dello sviluppo economico come di una linea con-tinua e crescente di benessere diffuso supportato da una

La sfida globale delle comunità

1 TOMAS PIKETTY - economista francese 2014 ... a proposito di “economia della disuguaglianza”.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici4

disponibilità inesauribile di risorse e da un progresso tec-nologico in grado di risolvere ogni problema, è oggi dram-maticamente smentita tanto dal diffondersi di nuovi tipi di“povertà” quanto dall’acutizzarsi di problemi globali comei cambiamenti climatici. Questi innegabili e drammaticitrend negativi ci dicono con forza che sarà piuttosto l’ap-proccio dello “sviluppo umano basato sulla creazionedi capitale sociale - relazionale” 2 quello maggiormenteadatto a tenere insieme qualità della vita ed estensione deidiritti.Inoltre l’idea stessa della democrazia è messa oggi a dura pro-va, dovendosi concepire non più come il miglior sistema digoverno in contrasto con forme vecchie e nuove di populi-smo e concentrazione del potere, ma come un processo di-namico e partecipativo (non solo delegante), in continua espan-sione, che considera la composizione della cittadinanza (de-mos) come un dato mobile e non più statico, in grado di in-cludere, ad esempio, residenti non-cittadini che sono stra-nieri di fatto, rispetto alla cultura ed alla religione. Una de-mocrazia che esalti il suo storico e virtuoso intreccio con di-verse forme di welfare. Una democrazia che oggi è chiamataa riscoprire il valore della “sfera pubblica” e le interconnes-sioni tra responsabilità individuale e responsabilità collet-tiva: è in questo incrocio che acquista un valore nuovo la co-munità, come la dimensione in cui questi diversi ambiti del-la responsabilità trovano significato.Vale a dire: una praticadi comunità aperta, non ripiegata su se stessa nella ricercaossessiva di un’identità che esclude le diversità e i loro sim-boli, ma al contrario predisposta all’inclusione, alla coesio-

ne sociale attraverso una strategia di cittadinanza attiva. Unademocrazia che si fondi non solo sulla mera rappresentan-za elettorale, ma sull’attiva partecipazione e sul confrontodella cittadinanza con chi governa la cosa pubblica; nonchésul senso di responsabilità che chi è stato delegato a gover-nare nutre verso la sua comunità di riferimento, considera-ta quale contesto nel quale ogni persona, a partire dalla pro-pria esperienza ed unicità, concorre alla formazione della vo-lontà collettiva mediante le dinamiche di ascolto e di empatia,secondo una reciprocità costruttiva e convergente.Ciò assegna una grande importanza alle azioni locali che sicompiono nella comunità. Ecco che la responsabilità globa-le si congiunge a quella locale; che futuro e presente si toc-cano; che la comunità locale si connette a quella globale ediventano interconnesse.Comunità sostenibili e responsabili: è questo, dunque,il centro della nostra riflessione e lo sbocco del nostro im-pegno, perchè è da qui che può nascere un progetto che con-corra significativamente a creare una società capace di farciuscire diversi e migliori dalla crisi. Si tratta di una sfida cul-turale: mentre molti si richiamano a un’idea chiusa dellecomunità, finanche alla loro atomizzazione, illusi di avere unaffaccio sul mondo solo attraverso la televisione e di perse-guire la propria sicurezza attraverso la costruzione di nuo-vi muri e ghetti in cui confinare la diversità, noi Borghi Au-tentici sosteniamo il valore dell’apertura, della comunica-zione, della dialettica, della responsabilità e della biodiver-sità, convinti che solo per queste vie possano sorgere un fu-turo sostenibile e un presente di benessere per tutti.

Per secoli l’Europa è stata teatro di conflitti, tensioni e di-visioni, ma dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondialeil continente ha visto risorgere un sentimento caratterizza-to dalla volontà di instaurare un clima di pace e cooperazione.I leader dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti deside-ravano diffondere sicurezza e benessere nel continente. I pri-mi movimenti paneuropeisti, che facevano appello a un’Eu-ropa unita e libera, sorti durante le dittature e la Resisten-za, assunsero dimensioni consistenti nel dopoguerra: con laferma e lucida volontà di unire i Popoli ed i Paesi dal pun-to di vista economico e politico, così da prevenire ogni fu-turo conflitto e garantire un clima di pace.Gli effetti devastanti della crisi. La gravissima crisi economicae finanziaria di questi anni sta intaccando le istituzioni e leistanze sociali dei singoli Stati, indebolendone la sovranità eriducendo i diritti individuali: disoccupazione, nuove povertàe recessione stanno così alimentando pericolose sottoculture,

facendo riemergere le differenze etniche e rimarcando il per-sistente divario culturale tra i popoli del nord e del centroEuropa e quelli che si affacciano sul Mediterraneo. In que-sti ultimi soprattutto i cittadini stanno prendendo coscien-za della loro scarsa rilevanza e s’indignano perché subisco-no scelte che non capiscono, adottate da soggetti non elet-ti da loro. Una leadership politica comunitaria, tecnocrati-ca, opaca e intermittente, finora abituata a operare con ri-sorse crescenti, davanti alla crisi non ha saputo ripensare unastrategia economico-finanziaria efficace, in grado di rinsal-dare l’UE e farle superare il momento di grande difficoltà.Soprattutto sotto la spinta tedesca, è stata capace solo di mi-sure eccessive di austerità senza percorsi di uscita, priva diuna visione strategica sul futuro, costringendo le autorità na-zionali a subire decisioni meramente restrittive. E’quindi com-prensibile lo smarrimento dei cittadini europei, le difficol-tà delle imprese e il dramma della disoccupazione, soprat-

L’Europa deve affrontare seri problemi: però non c’è alternativa agli Stati Unitid’Europa

2 Stefano Zamagni, a proposito di “economia civile”.

d u e m i l a q u i n d i c i5manifesto

dei borghi autentici

tutto quella giovanile: fattori tutti che scuotono la tenuta del-la moneta unica, del Trattato di Lisbona e dell’Unione in ge-nerale e che minano lo stesso ideale europeista.Una ricetta sbagliata. L’austerity praticata in Europa contraddice250 anni di sviluppo economico e gli stessi insegnamenti del-le scienze socio-economiche. I più grandi pensatori del-l’economia ci hanno insegnato a ragionare in modo diver-so. Per Adam Smith il mercato e il progresso economico con-sentivano agli individui di conquistare più libertà, e al tem-po stesso agli Stati davano risorse per fare meglio il loro me-stiere. Oggi l’Unione Europea vede gli Stati solo come uncosto. David Ricardo ci insegnò l’importanza dei prezzi re-lativi. Ora l’euro ha imposto la stessa parità di cambio allaGermania e alla Grecia senza preoccuparsi dei rispettivi li-velli di prezzo e competitività. Non c’è alternativa all’euro.Ma è stato un errore avere una moneta unica senza l’unio-ne del sistema bancario, trascurando il ruolo delle altre isti-tuzioni, e trascurando i prezzi relativi. Infine c’è la lezionedi John Mayanard Keynes: in periodo di alta disoccupazio-ne e bassa domanda, l’ultima cosa da fare sono i tagli alla spe-sa pubblica. Non possono che peggiorare la disoccupazionegiovanile. Al contrario, la spesa pubblica può riprendere oggila funzione di moltiplicatore degli investimenti, del reddi-to e dell’occupazione. Forse Jean Monnet aveva ragione a ritenere un errore l’aver ini-ziato il progetto europeo dal mercato comune: esso è, infat-ti, finito ostaggio e preda dei mercati e della speculazione fi-nanziaria, causando una crisi economica e di valori senza pre-cedenti. La crisi sta focalizzando la preoccupazione di cittadinie governanti sulle più immediate conseguenze sulla vita quo-tidiana di ciascuno di noi, trascurando la discussione sulla de-mocrazia nell’UE, indebolendone la proiezione esterna e, conessa, la sua autorevolezza internazionale: e questo è pericolosoperché, senza democrazia, non vi può essere Europa.Il rischio di declino. L’Europa appare in declino, sta arretran-do in diversi indicatori macroeconomici; pur rimanendo an-cora la prima area economica del mondo per popolazione ePIL – con 500 milioni di cittadini il 7% di quella mondiale,il 25% dell’economia, il 50% dei benefici sociali erogati da-gli Stati. Il welfare europeo è all’avanguardia nel mondo, masi tratta di un sistema tarato decenni addietro, su fattori de-mografici, economici e sociali troppo diversi da quelli di oggi:il contesto attuale presenta infatti una popolazione numeri-camente in calo, più anziana, con meno consumi, meno pro-duzione e meno lavoro. Il nuovo panorama europeo appareripiegato su se stesso, sul passato, pessimista sulla sua capa-cità di progettare il futuro, che teme perché non si sente ingrado di gestirlo, gravato com’è da un’ipoteca pesantissimadi decine di milioni di disoccupati e migliaia di miliardi di de-bito pubblico. Una condizione comatosa che necessita di ri-forme profonde, che i governi europei non hanno dimostrato,fino ad oggi, di saper fare, così come non hanno dimostra-to di saper coagulare il consenso necessario ad avviarle. Cambiare prospettiva. Si parla di responsabilità globale, ma sen-

za il coinvolgimento dei cittadini, mediante effettive formedi partecipazione, e la diretta e conseguente promozione digiuste istituzioni al servizio del bene comune, non si potràcapire dove e cosa fare in Europa. Si rischia, infatti, che l’Unio-ne Europea diventi solo espressione di una vuota burocrazia,di equilibrismi e di compromessi politici, fonte di continuadelusione. L’epoca in cui viviamo, nonostante le molteplicidichiarazioni di principio, resta minacciata in notevole misurada un’alienazione in cui la prevalenza di una teoria materia-listica, centrata sul mero fattore economico, sta fortemen-te sottovalutando la base antropologica dello stesso concet-to di democrazia. Gli aspetti sociali della cittadinanza sonoquindi, purtroppo, rappresentati e perseguiti come compo-nenti subalterne all’economia e alla politica, prive di aggancicon i diritti della persona e le esigenze di uguaglianza.Il nuovo Parlamento europeo, da poco eletto, è chiamato adoperare in una fase cruciale per le prospettive dell’Europa:apparsa in questi anni di crisi più ostaggio degli egoismi na-zionali che protagonista di un nuova speranza comune. Il ri-lancio dello spirito europeista richiede – oggi più che mai– un nuovo progetto europeo di sviluppo sostenibile, este-so a tutti i Paesi dell’Unione, equo e inclusivo, in grado dicreare nuova occupazione, in particolare per i giovani.

Questo nuovo progetto di sviluppo non può che essere fon-dato su una green economy, una nuova visione economicaregolata da principi di sostenibilità sociale, ambientale e cul-turale. Una visione economica che si basi sul paradigma del-l’uguaglianza fra i cittadini. Una visione dell’ambiente cheobblighi al cambiamento in primo luogo coloro che hannomaggiormente concorso al disastro ambientale, ma che chia-mi a cambiare gli stili di vita l’insieme della popolazione. Cam-biare se stessi è l’incarico più gravoso di tutti e per tutti. Ep-pure non cambiare se stessi, in una realtà che si è contribuitoa modificare in senso negativo, condanna tutti all’incapaci-tà di distinguere i nuovi ultimi e i nuovi esclusi, e all’igna-via della rinuncia alla trasformazione. Le classi dirigenti eu-ropee sono pertanto oggi chiamate a riconoscere le muta-te e veloci dinamiche dei processi sociali, sempre inedite einarrestabili. In Italia, più che altrove, urge una politica capace di saper di-stinguere le dinamiche sociali che interessano gli ultimi e gliesclusi, di saperle intrecciare per dare loro rappresentanzae, infine, di saperne governare il costante cambiamento, percostruire un Paese e un’Europa migliori. È questa l’unica vi-sione possibile che dovremmo adottare per attivare un nuo-vo ciclo economico in grado di affrontare sia la crisi econo-mica e finanziaria sia quella ecologica e climatica, in gradodi promuovere attività nuove, di favorire trasformazioni e ri-conversioni di attività esistenti, di generare nuovo benesse-re fondato prima di tutto sulla qualità.È dunque questo il giusto approccio da cui ripartire per co-struire veramente gli “Stati Uniti d’Europa” così come sognavanoi padri fondatori della Comunità Europea.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici6

In Italia una parte rilevante delle aree interne ha subito gra-dualmente, dal secondo dopoguerra, un processo di margi-nalizzazione segnato da: calo della popolazione (talora sot-to la soglia critica); riduzione dell’occupazione e dell’utilizzodel territorio; offerta locale calante di servizi pubblici e pri-vati; costi sociali per l’intera nazione, quali il dissesto idro-geologico e il degrado del patrimonio culturale e paesaggi-stico. Effetti negativi hanno subìto anche gli interventi pub-blici o privati (cave, discariche, inadeguata gestione delle fo-reste e talora impianti di produzione di energia) mirati so-prattutto ad estrarre risorse da queste aree senza generareinnovazione o benefici locali. A questa logica di rapina han-no, a volte, acconsentito talune Amministrazioni locali, su-bendo le condizioni negoziali di debolezza legate alla scar-sità dei mezzi finanziari. In altri casi, l’innovazione è stata sco-raggiata sia da fenomeni malavitosi che, altrove, da fenomenidi comunitarismo locale concepito in senso autarchico e chiu-so a ogni apporto esterno.Viceversa, tante aree interne sono state spazio di buone po-litiche e buone pratiche in conseguenza delle quali: la po-polazione è rimasta stabile o è cresciuta; i Comuni hanno coo-perato per la produzione di servizi essenziali; le risorse am-bientali o culturali sono state tutelate e valorizzate. Ciò di-mostra come non sia inevitabile il processo generale di mar-ginalizzazione e la capacità di queste aree di concorrere a pro-cessi di crescita, coesione e innovazione.La strategia nazionale per le aree interne che il Governo Ita-liano ha definito e che accompagna l’Accordo di Partenariatocon la Commissione Europea nel quadro di “Europa 2020”,è occasione e leva, finanziaria e di metodo, per la program-mazione dei fondi comunitari disponibili per tutte le regio-ni del Paese e nel periodo 2014-2020 queste risorse do-vrebbero essere combinate con quelle previste nelle ultimeleggi di stabilità allo scopo di far sì che la strategia naziona-le possa valorizzare il protagonismo di comunità locali, so-prattutto quelle più aperte e innovative.In coerenza con la nuova metodologia che dovrà caratteriz-zare il concorrere, al Nord e al Sud, dei diversi fondi co-munitari e nazionali, il fulcro della strategia nazionale per learee interne dovrà essere il paradigma della qualità della vitadelle persone: uno sviluppo estensivo, con l’aumento della do-manda di lavoro e dell’utilizzo del capitale territoriale.Per la costruzione di una strategia di sviluppo economico e

sociale per i piccoli e medi Comuni occorre partire dal “ca-pitale territoriale“ inutilizzato presente in questi territori:il capitale naturale, culturale e cognitivo, l’energia sociale del-la popolazione locale e dei potenziali residenti, i sistemi pro-duttivi (agricoli, turistici, manifatturieri). Il capitale terri-toriale delle aree interne è oggi largamente inutilizzato a cau-sa del processo di de-antropizzazione richiamato in prece-denza. In una strategia di sviluppo locale, il capitale non uti-lizzato deve essere considerato come una misura del potenzialedi sviluppo. La presenza di soggetti propositivi che pure esi-stono in questi territori, come le imprese innovative e com-petitive, il saper fare diffuso di qualità, la tenacia e l’amoreper un’ospitalità basata anche sulla valorizzazione di prodottistraordinari, ne possono rappresentare l‘innesco. Le politi-che di sviluppo locale sono, in primo luogo, politiche di at-tivazione del capitale latente. Tuttavia una buona e moderna strategia di sviluppo ha bisognodi adeguate classi dirigenti. Occorre evitare che chi mantienetroppo a lungo posizioni di comando possa bloccare l’inno-vazione. È quindi urgente promuovere il ricambio delle clas-si dirigenti ed impedire che alcune élite si approprino del-le rendite realizzate sulle risorse naturali dissipando un pa-trimonio collettivo. Molti studi di economisti, politologi, so-ciologi e storici hanno confermato come in Italia manchi unaclasse dirigente capace di portarci fuori dal circolo viziosodella stagnazione economica, una malattia ormai di lunga data.Ma il problema non si riduce ad una classe politica inadeguatae ad un’alta burocrazia impermeabile al cambiamento e ar-roccata a difesa delle proprie rendite di posizione: infatti ab-biamo a che fare anche con un ceto manageriale che in mol-ti casi conserva più che innovare, complici i ritardi del sistemauniversitario nel creare scuole di management all’altezza deicompiti odierni. Infine, ci sono anche troppe commistionitra politica ed affari, che favoriscono rendite di posizione ecircuiti decisionali viziosi. Diviene quindi urgente lavoraretutti per la diffusione della cultura della trasparenza e dellaresponsabilità.L’Italia, tuttavia, ce la può fare. È semplicemente ne-cessario che venga messa nelle condizioni di poterfare l’Italia: ovvero essere l’Italia delle capacità, del-la cultura, dell’ospitalità, dell’accoglienza, del ri-spetto delle diversità; quell’Italia che è così diffu-sa nelle comunità dei piccoli e medi Comuni.

Le aree interne italiane protagoniste della ripartenza

d u e m i l a q u i n d i c i7manifesto

dei borghi autentici

8 dei borghi autenticimanifestod u e m i l a q u i n d i c i

1° “Comunità aperte, solidali e consapevoli”

«Per capitale sociale intendiamo qui la fiducia, le norme che rego-lano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che mi-gliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo ini-ziative prese di comune accordo (…). Il capitale sociale facilita lacooperazione spontanea3». Nel piccolo centro tutti si conoscono, tutti in un qualche modosi frequentano (o potrebbero potenzialmente frequentarsi),i livelli di fiducia sono superiori che nelle città, le regole delvivere in comune sono maggiormente radicate e facilmen-te apprendibili. La solidarietà, quantomeno fra reti relazio-nali, è palpabile e la tensione collettiva verso un comune sen-so del vivere insieme è ancora radicata. Questo capitale so-ciale va aiutato ad implementare le sue potenzialità per evi-tare (o invertire) la tendenza al declino sempre più spessoin agguato, rendendo chiaro ed evidente il suo contributo al-l’identità nazionale e a quella europea e a quel processo diintegrazione mondiale che non ci può vedere ai margini.Quali sono i pericoli da superare? La perdita di identità lo-cale; percepire forestiero e dunque “diverso” chi si accasanei borghi; la mancanza di partecipazione e di reale contributodei giovani alla vita della comunità locale, il loro sentirsi estra-nei, annoiati e sfortunati nell’abitare un luogo che non of-fre opportunità di svago e socializzazione; la contesa poli-tica basata non su programmi, progetti e proposte a confrontoma su livori, competizione interpersonale, desiderio di di-struggere quanto precedentemente creato, che non faevolvere ed anzi mina proprio il concetto della coesione edello sviluppo armonioso.

Come superare al giorno d’oggi, e durevolmente, l’auto-lesionismo di una collettività delegante il proprio benes-sere a qualcosa o qualcuno, che non sia essa stessa, nel-l’ambito di un corretto e proficuo sviluppo delle relazio-ni sociali e del consolidamento dei rapporti di fiducia, al-l’interno di un unico sistema di interessi e appartenenza,che sia tuttavia variegato, intergenerazionale, intercultu-rale e propenso ad innalzare costantemente la cifra del ca-pitale sociale locale?Per evitare o superare le derive della chiusura, dell’isola-mento, della rivendicazione sterile o inascoltata, la tensio-ne costante delle comunità dei Borghi Autentici dev’esse-re quella di comportarsi ed operare permanentemente peraccrescere il capitale sociale attraverso una serie di azionivolte a favorire la propensione alla cooperazione su scala lo-cale, quali: la condivisione di una comune e partecipata con-cezione dello sviluppo (shared value o valore condiviso)4, chenon escluda alcuno; la realizzazione di progetti comuni checoinvolgano il maggiore numero di popolazione possibile,anche quella potenzialmente esclusa o non in grado di tro-vare una propria collocazione all’interno di preesistenti retidi relazioni; il dialogo periodicamente riproposto ed il con-fronto aperto e franco durante momenti di ricerca/ascol-to appositamente convocati. In un contesto siffatto, l’insiemedelle politiche e delle pratiche operative locali possono fa-vorire la competitività delle imprese migliorando al tem-po stesso le condizioni della comunità in cui operano; nes-sun soggetto si sente estraneo al resto, dal momento che il

Capitale relazionale, capitale sociale: risorse per lo sviluppo

3 R. Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, Milano 1993, p. 196.4 Michael Porter – Mark Kramer, a proposito di teoria dell’impresa socialmente responsabile

Parliamo di un terzo settore dell’economia, l’economia del-la felicità, quella che parte dal sistema specifico dei valori edelle risorse locali per formulare risposte nuove ai bisognie ai desideri della collettività, inseparabilmente collegate alparadigma dello sviluppo sostenibile. L’obiettivo è proget-tare e attuare un percorso teso a raggiungere il benessere diuna collettività, che non sia basato esclusivamente sulla cre-scita economica ma che riscopra quali fondanti elementi difelicità, dunque di appagamento e benessere, la qualità del-le relazioni sociali, la solidarietà, l’equilibrio mentale e fisi-co, la sicurezza, l’inclusione sociale, la cultura e la conoscenzadiffusa, la preservazione dell’ambiente, la qualità e la bellezzadel paesaggio. In una frase unica, la coesione sociale per losviluppo sostenibile e compartecipato come direbbe lo scrit-tore Franco Arminio: “La dolcezza”.L’idea di progettare un oggi ed un futuro dimensionato allepeculiarità di una specifica comunità necessita di pratiche par-tecipative in grado di interagire con le istituzioni e favorirele progettualità locali. Borghi della Felicità propone dun-que un percorso di governance partecipata, promosso dal-l’Amministrazione comunale, e condotto insieme ai cittadini,alle loro aggregazioni, agli operatori economici, volto a leg-gere i bisogni, le opportunità, le potenzialità e i punti di for-za della società locale e del territorio e ad individuare i pro-grammi, i progetti, e le azioni di intervento necessarie, sud-divisi per priorità e collegati ad una comune concezione delbenessere. Il dialogo, il confronto, l’empowerment e la partecipazio-ne, sono condotti attraverso attività organizzative e comu-nicative che facilitino e disciplinino la partecipazione e l’in-tervento, all’interno di Laboratori tematici. Il progetto da

poco sperimentato a Melpignano e Saluzzo sotto la guida con-tenutistica e metodologica dell’Associazione, attraverso il la-voro dei “Laboratori della Felicità” ha consentito, a gruppi dicittadini e portatori di interesse:• di esprimere le loro percezioni in ordine ai fatti della Co-

munità locale e le loro gerarchie di valori rispetto alle po-litiche locali, proponendo idee progettuali;

• di fare scaturire proposte di miglioramento improntato suvalori quali la coesione sociale, lo sviluppo sostenibile, latensione verso la costruzione di una diffusa relazionalità ingrado di instillare un processo continuo di dialogo e di con-fronto costruttivo, volto a individuare, progettare e attuaresempre nuove e fra loro coordinate risposte concrete ai bi-sogni della società locale e del territorio e a cogliere le op-portunità presenti e da generare;

• di individuare dei Progetti Integrati di Comunità e delle pri-me declinazioni operative in “progetti pioniere” da realizza-re per testare questo nuova modalità di progettazione par-tecipata del presente e del futuro della vita del borgo e diquesti nel più ampio contesto regionale e nazionale;

• di creare un nuovo spazio istituzionalizzato e riconoscibi-le, la “comunità di cambiamento”: vero luogo di in-contro-ascolto, discussione-elaborazione, partecipazione pro-positiva - e quindi di utilizzo delle intelligenze e delle ca-pacità presenti nei soggetti che vi prendono parte - sui temie sulle scelte da attuare a livello amministrativo, impren-ditoriale e nel privato sociale, per innalzare costantemen-te il livello di benessere della comunità e di salvaguardia,cura e messa in valore delle prerogative territoriali, indi-viduando la priorità e la fattibilità degli interventi in basead un comune progetto di felicità.

“Borghi della Felicità“ - Per un Futuro Sostenibile e basato sulla centralità del-le persone

successo di ciascuno è legato ai servizi di supporto e alle in-frastrutture che ne influenzano produttività e innovazione.Nelle dinamiche tra ordine e disordine, l’armonia è il principio acui tende tutto l’universo, per tenersi in equilibrio.Ci troviamo oggi in un momento decisivo dell’esperienza uma-na: la corsa a una coscienza empatica globale si sta scontrandocon il crollo entropico globale: occorre agire “per ripristina-re l’equilibrio sostenibile con la biosfera”5. Pertanto sono le azio-ni e dunque i progetti condivisi, pensati e attuati da tutti oalmeno da tanti, che costituiscono il collante del capitale so-ciale e territoriale, così come è la costante tensione verso ilmiglioramento diffuso (pensato per includere sempre più per-sone) della qualità della vita e della qualità delle relazioni so-ciali anche tra vecchi e nuovi residenti o cittadini tempora-nei, a cementare la reciproca fiducia. Misurare la propria e l’altrui capacità di stare e vivere in una

società locale inclusiva e coesa, consentirà di provvedere pertempo a rinnovare e rigenerare, laddove necessario, il capi-tale sociale e a metterlo in valore quale reale risorsa per losviluppo.In questo contesto, nella comunità dei piccoli e medi comuni,andranno sperimentate forme di cooperazione di vicinato (so-cial street), fra famiglie, per condividere problemi diffusi e so-luzioni, ancorché piccole, per migliorare la vita di tutti i gior-ni. Si tratta di “reti di vicinato”, ovvero di community fra fa-miglie fisicamente vicine e connesse, disponibili ad organizzarepiccoli servizi e trovare soluzioni organizzative su proble-matiche quotidiane e comuni basando l’approccio d’inter-vento sulle economie di scala e sull’ottimizzazione delle ri-sorse disponibili (Gruppi d’acquisto, banca del tempo,scambio di beni e servizi, circolazione di informazioni, ag-gregazione fra domande e offerte, ecc...).

dei borghi autenticimanifesto 9d u e m i l a q u i n d i c i

5 Jeremy Rifkin, La civiltà dell’empatia, Mondadori 2010, p. 42.

Il fattore esperienziale sta divenendo, nella vacanza turisti-ca, sempre più importante nell’ambito delle motivazioni diviaggio e vacanza. I turisti desiderano un coinvolgimento emo-tivo, desiderano sentirsi in empatia con chi li ospita e desi-derano soprattutto conoscere a fondo l’identità di un terri-torio: vogliono vivere, e non solo vedere e vogliono esseredirettamente coinvolti, piuttosto che essere soltanto spettatori.Sia in loco che a distanza lo storytelling, o narrazione del ter-ritorio e delle sue genti, assume quindi un’importanza fon-damentale nel marketing e nella promozione dei borghi e del-le città. Al racconto del territorio partecipa la gente che lo abita, maanche chi lo frequenta attraverso una continua produzionedi contenuti, immagini, suoni e percezioni che restano lì, checi si porta con sé, e che viaggiano nella rete.Le tendenze turistiche aiutano a fare scattare l’orgoglio dicomunità, se prima tutti i cittadini la conoscono, la guarda-no con occhi affettuosi, seppure consapevoli di alcune cri-

ticità che tuttavia si vogliono superare. Si guarda benevolmentealla propria comunità quando la si conosce in profondità, cisi identifica e perché si è coinvolti a partecipare per migliorarlae ridotarla di senso contemporaneo, personalità, e apertu-ra all’esterno. Evitando la trappola del borgo-museo e fa-vorendo invece la sua vitalità.Essere una comunità operosa, che sa leggere le proprie ri-sorse, sa intervenire per migliorarle e tutelarle, condividerlecon gli altri insegnando a salvaguardarle; conoscere e sape-re illustrare agli altri la storia dei luoghi, la natura e l’ambiente,le opportunità presenti, i limiti e le occasioni di crescita, quel-le già colte come quelle da cogliere. Sapere parlare della pro-pria economia, degli usi e delle consuetudini non dando nul-la per scontato ma consentendo a tutti di comprendere, in-teragire e contribuire alla tradizione e all’innovazione. E poile tavole migliori dove gustare i prodotti locali e dove po-terli acquistare: una conoscenza, che si traduce in capacitànarrativa aiuta a fortificare l’orgoglio di essere comunità.

Conoscere i luoghi e saperli raccontare aiuta a sostenere l’orgoglio di una comunità

l borgo, sensibile al valore della fratellanza e disponibile al-l’accoglienza anche nei confronti di cittadini e lavoratori pro-venienti da altri Paesi europei ed extraeuropei, deve diven-tare sempre più un luogo basato su un ordine sociale in cuitutti i gruppi e le persone, compresi i nuovi arrivati anchein condizioni di precaria e provvisoria cittadinanza, siano in-tegrati e partecipino alla vita sociale, economica e cultura-le. Un borgo aperto a tutti, un borgo dell’Europa.Nei borghi e nelle piccole città si assiste a volte repentina-mente al popolarsi di nuovi volti; persone con culture, sti-li di vita e di pensiero spesso diversi dai residenti abituali.Con maggiore frequenza le persone un tempo emigrate perlavoro, rientrano nel proprio paese, sia per ragioni economiche,che per vivere in un luogo sicuro dove finalmente essere pro-tagonisti. Si è diffusa anche la tendenza a spostare la residenzain un piccolo paese, pur mantenendo il lavoro in città. Vi sonoborghi in cui persone di diversa cittadinanza e nazionalità han-no impiantato attività economiche, dedicandosi spesso al-l’agricoltura, ma anche all’accoglienza turistica, alla ristorazioneo all’arte. Spesso sono proprio “gli stranieri” che recuperanoe ristrutturano immobili a volte fatiscenti che le Ammini-strazioni e i cittadini locali non hanno potuto o voluto ri-strutturare e valorizzare. Si assiste anche e finalmente al fe-nomeno dei giovani professionalmente formati, soprattuttoin materie agro forestali, che riprendono in mano l’aziendadi famiglia e la fanno rifiorire; un ritorno alla natura quale con-testo di vita più autentico ed anche creativo.Non per ultimo gli immigrati comunitari ed extracomuni-tari che per ragioni di lavoro soprattutto stagionale, od es-sendo collaboratori familiari, fanno ormai parte del paesaggio

sociale locale, anche se spesso, al di là del lavoro, hanno re-lazioni prevalentemente con persone della stessa nazionali-tà. Vengono chiamati così, extracomunitari, a differenza de-gli stranieri, onde accentuarne lo stato di diversità econo-mica, sociale e culturale. Non hanno soldi, non hanno lavo-ro, cercano di lavorare per avere soldi. Di solito vi è la pro-pensione ad accoglierli nei limiti e nelle regole vigenti. Spes-so sono un’opportunità, a volte diventano un fardello se illoro numero esubera le reali esigenze lavorative e le possi-bilità di accoglienza. Ma ci sono esempi importanti e co-raggiosi, anche fra i borghi autentici, che ancora una voltafanno comprendere la grande forza del valore dell’accoglienzae del rispetto delle regole, senza dover respingere o ghettizzare.In tutti questi casi la comunità radicata ha il dovere di acco-gliere con fiducia i nuovi residenti o cittadini temporanei edu-candoli - secondo l’ottica del ‘patto di cittadinanza’- con l’esem-pio e la vicinanza alle regole civiche e ai valori della comu-nità locale, senza pretendere di schiacciare identità e cultu-re “altre” e sostenendo una prospettiva interculturale dovel’interazione fra le diverse culture e identità diventi risor-sa, appunto, e non fardello. Includere i nuovi residenti, re-sponsabilizzandoli verso la dimensione comune del vivere in-sieme e sulla possibilità di incrementare il capitale sociale pro-prio attraverso il confronto e la comprensione fra diverse iden-tità, farà sì che l’accrescimento e il miglioramento sia reci-proco e cosmopolita senza per questo, appunto, perdere lapropria identità.Talvolta, infatti, le barriere all’ingresso che una comunità aforte identità etnica (localistica o nazionalistica) è in gradodi creare possono essere talmente consistenti da scoraggia-

“Un borgo aperto ai nuovi cittadini e a quelli temporanei”

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici10

re o impedire ogni accesso e quindi un effettivo radicamento:ciò sia per chi già vive nella comunità locale e sia per chi neentra a fare parte. Così come avviene che se l’identità loca-le non è sufficientemente sentita, diffusa, capitalizzata, nonsi riesca più ad armonizzare il mix di culture e identità di-verse, e sopravanzi una sola fino ad imporsi sulle altre. Pau-ra, diffidenza, chiusura, insicurezza diventano, in tal modo,solo alcuni fra gli aspetti che rendono non più desiderabilevivere lì.

Viceversa, anche questi nuovi cittadini potranno essere i “pro-tagonisti” dell’evoluzione socio-culturale ed economicadelle comunità dei borghi: e questa “mescolanza” di vecchie nuovi cittadini produrrà una interessante modalità di coe-sione e un grado maggiore di partecipazione. Per creare co-munità “aperte e solidali” capaci di rigenerare risorse e op-portunità locali, comunità propense ad apprezzare una lo-gica di sviluppo sostenibile e rispettoso dei valori patrimo-niali storicamente consolidati.

d u e m i l a q u i n d i c i11manifesto

dei borghi autentici

Borghi Autentici, da poco tempo, si è dotata di uno strumentovolontario e disciplinato di monitoraggio, finalizzato a mi-surare in maniera il più possibile obiettiva la qualità globa-le espressa da ciascun Borgo, nonché la sua propensione almiglioramento: attestata dalla sottoscrizione ed adozione diun “Piano di Miglioramento del Borgo” quale stru-mento sovraordinato di programmazione locale nel breve emedio periodo.È nato, quindi, il Progetto “Borgo Autentico Certificato”che prevede, quale oggetto della certificazione l’applicazionedi un Piano di Miglioramento del Borgo di durata quin-quennale, atto a misurare l’impegno tangibile, da parte de-gli associati all’Associazione Borghi Autentici d’Italia, nellaprogettazione e nell’applicazione reale di una strategia di mi-

glioramento continuo della struttura urbana, dei servizi ver-so i cittadini, del contesto sociale, ambientale e culturale, se-condo un approccio basato sulla qualità diffusa e sulla so-stenibilità.Conseguendo la certificazione e potendo utilizzare il Marchio“Borgo Autentico Certificato”, il Comune aderente alprogetto, può dimostrare in modo oggettivo e misurabile che,attraverso le proprie politiche specifiche e/o sulla scorta diiniziative di coerenza con i principi e le linee strategiche BAI(Manifesto, Codice Etico e i 6 principi allegati al Disciplina-re), sta perseguendo obiettivi di “qualità“ allo scopo di rispettarela “Mission” fondativa di Borghi Autentici, ovvero “promuovere unpercorso di crescita e cambiamento del borgo e del suo territorio e con-correre a migliorare la qualità di vita della sua comunità“.

Il Piano di Miglioramento del borgo: il senso del percorso Borgo Autentico Certificato

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

1

Sperimentare, nei borghi, piccole“reti di vicinato” (Social Stre-et) per migliorare la capacità co-mune nell’affrontare e risolvere i“problemi di tutti i giorni”

Realizzare “piattaforme” condivise diidentificazione di problemi per trova-re soluzioni comuni mettendo in cam-po risorse individuali e collettive

• Piccole comunità di strada, di quar-tiere, di frazione

• Associazioni locali del volontariato• Amministrazioni comunali

2

Riprendere, in nuovi borghi, il per-corso “Borghi della Felicità“ epromuovere i “progetti integra-ti di comunità“ in vista della“Comunità di Cambiamento”

Partendo dal concetto di “benessere del-la persona” sviluppare un percorsoche generi cambiamento e migliora-mento potendo contare sulle risorse in-dividuali, collettive, pubbliche e private

• Stakeholders e opinion leader delterritorio

• Associazioni• Amministrazioni comunali

3Percorso di certificazione “BorgoAutentico Certificato”

Mettere a punto attraverso un “Pianodi Miglioramento” a 5 anni, una strategiadi cambiamento fisico ed immaterialeche possa essere riconosciuto, misura-to e che possa qualificare la qualità del-l’Amministrazione concorrendo adaccrescerne la reputazione

• Comunità• Amministrazione comunale

L’immagine generalizzata, a volte negativa, che si ha dei gio-vani (sino in alcuni casi a definirli nichilisti e senza valori) ri-specchia una situazione di disagio che spesso diviene “bara-tro” inter-generazionale. L’eccesso di esuberanza o alterna-tivamente la chiusura e l’isolamento, la devianza dei giova-ni o la voglia di impegnarsi nel volontariato e nelle palestredi cittadinanza attiva, la creatività non considerata e non in-centivata, gli errori che inevitabilmente vengono fatti, sonosolo alcuni frammenti di un mondo giovanile sospeso fra tan-te tensioni. “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisognodi esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. È con questo animoquindi, giovani, che mi rivolgo a voi. Ascoltatemi vi prego: non ar-mate la vostra mano... Armate invece il vostro animo di una fede vi-gorosa: sceglietela voi liberamente purché la vostra scelta presuppongail principio di libertà, se non lo presuppone voi dovete respingerla,altrimenti vi mettereste su una strada senza ritorno, una strada alcui termine starebbe la vostra morale servitù: sareste dei servitori inginocchio mentre io vi esorto ad essere sempre degli uomini in pie-di, padroni dei vostri sentimenti e dei vostri pensieri. Se non vole-te che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota, fate che essasia illuminata dalla luce di una grande e nobile idea” (Messaggiodi fine anno agli italiani del Presidente della Repubblica SandroPertini, Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1978). Una grande le-zione! Sono passati 36 anni, ma angosce, paure, disoccupa-zione, soprattutto giovanile, violenze, illegalità diffusa, tur-bano ancora fortemente il nostro Paese e gli animi dei gio-vani che davvero necessitano, e questa volta lo dicono loro,di esempi di onestà, coerenza, altruismo e di agire comuneanche a livello europeo.

“La famiglia rappresenta l’ambiente “naturale” per la persona, pergli affetti, per le relazioni interpersonali; dà sicurezza e “felicità”; po-trebbe rappresentare un antidoto all’individualismo esasperato, allasolitudine, alla devianza... La famiglia appare ancora come l’am-bito educativo naturale: per la scoperta della persona, la scoperta disé e degli altri, l’accettazione e la convivenza con la diversità, il rap-porto intergenerazionale, all’interno ed all’esterno della famiglia.Attraverso la famiglia si fa anche la prima esperienza del rappor-to con le istituzioni (scuola, Comune, Stato, parrocchia…) e si faesperienza dei “valori” sociali della solidarietà, della gratuità, del-la responsabilità …6”.È dunque fondamentale, in un’epoca di continui mutamentisociali ed economici, che lo Stato, la Chiesa, la Scuola, l’As-sociazionismo, i Comuni si prodighino affinché le famiglietornino ad essere i luoghi in cui principalmente i giovani pos-sano trovare esempi e conforto di crescita interiore, per es-sere educati ad affrontare la loro vita, sentirsi protagonistidella società, imparare a comprendere, e ad assecondare leproprie propensioni e la propria creatività. Famiglie non rin-chiuse in se stesse, né ignorate dalla società, bensì connes-se agli altri spazi sociali finalizzati all’educazione delle nuo-ve generazioni. Con una presenza attiva di adulti che non sisentano soltanto osservatori estranei ad ogni cambiamento,bensì aperti al nuovo, al confronto con linguaggi e pensiericontemporanei, creativi, “tecnologici”.La sfida per tutti, quindi, è quella di promuovere un nuovomodello di educazione assunto come proprio impegno dal-la ‘comunità educante’: capace di implicare la famiglia e lascuola e di accompagnare il percorso che pervade ogni gio-vane: “dall’impulso” all’”emozione”. Dall’emozione si pas-

6 “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana” - Seminario di Agire Politicamente - estate 2013 - Appunti per l'elaborazione di un contributo alla 47°Settimana Sociale dei cattolici italiani “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana” predisposti da: Piergiorgio Maiardi - Genova, Sabato 24 agosto 2013.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici12

2° “I giovani sono ilfuturo del borgo,senza i quali il borgonon ha futuro”

7 Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambiamenti, ricerca promossa dalla Conferenza dei Presidenti dell'Assemblee legislative delle Regioni e delleProvince autonome.8 Trigilia, Sviluppo Locale: un progetto per l'Italia.

d u e m i l a q u i n d i c i13manifesto

dei borghi autentici

sa al sentimento che non è un dato “naturale” ma “cultura-le”; e i sentimenti si imparano attraverso la storia, i model-li e le narrazioni., soprattutto tramite le relazioni umane.Nessuno è mai troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell’anima(Epicuro).Si è rilevato che “I giovani, pensano ai valori di libertà, democrazia,pari opportunità, e ad esempio ritengono che la scuola possa esse-re un importante agente per il processo di integrazione degli immigratidi nuova generazione” 7. E se fra i primi posti nei valori dei gio-vani c’è sempre la famiglia, gli stessi non condannano mas-sicciamente una società multipla e sono al contempo con-sapevoli della inevitabilità e dell’arricchimento culturale chederiva di una società multietnica sapendo che la mobilità del-le persone è un fenomeno in continua crescita. I giovani ten-dono ad essere creativi, propongono e interpretano i cam-biamenti tecnologici, sono in grado di leggere in maniera im-mediata i nuovi linguaggi, di creare spazi di aggregazione vir-tuali che consentono di rimanere in contatto con il resto delmondo da ogni luogo, tessere relazioni e creare reti di pen-siero e di progetto.I concorsi per giovani creativi hanno il pregio di stanare gio-vani talenti, di fare loro acquistare maggiore consapevolez-za delle proprie doti o propensioni creative. Una creativitàche diventa capacità di futuro, lavoro per se stessi e che po-trebbe diventarlo per altri. Ma spesso i creativi emigrano per-ché non compresi, perché non hanno pubblico o mercato osemplicemente perché vogliono farsi strada in ampi conte-sti nazionali o internazionali.La creatività positiva e dunque costruttiva dei giovani che vi-vono in piccoli e medi comuni va assecondata per essere va-lorizzata e spesa a livello locale. Per questo è necessario co-

struire un sistema di valori intorno alla creatività, in gradodi farla comprendere e di farla apprezzare, evitando che siaconsiderata il capriccio di qualcuno o un radicale desideriodi rottura. Tuttavia occorre che i nostri giovani scelgano diesserci, di restarci, nei borghi: un obiettivo irrinunciabile eprioritario.Occorre quindi lavorare nei borghi autentici affinché la crea-tività giovanile possa rivolgersi anche verso i settori tradi-zionali che compongono il paesaggio locale e che tutt’oggisono ad alto potenziale di crescita economica, quali l’agri-coltura, la zootecnica e le trasformazioni agroalimentari; lapulizia, la manutenzione dell’ambiente e dei boschi e il riu-so dei materiali. Sono settori nei quali localmente la creati-vità potrebbe essere assecondata e aiutata da vecchi saperi,storie e ricordi in grado di spiegare processi e decorsi del-la natura, accelerando l’integrazione dei giovani al proget-to di futuro delle comunità. Anche questo è un modo per su-perare il baratro inter-generazionale.Per aiutare le idee a maturare ed a dispiegarsi sarà necessa-rio il dialogo e lo scambio anche con reti relazionali ester-ne al territorio e per questo è cruciale il web, così come losono i programmi di mobilità giovanile nazionali e della UE,nonché il servizio civile nazionale; ma sarà necessario costruiredei momenti ad hoc di dialogo, confronto, dibattito a livel-lo locale in grado di far incontrare e cooperare le diverse ge-nerazioni.La creatività, nei borghi autentici, va assecondata così comelo scambio di energie e idee. E per questo motivo i bor-ghi autentici chiedono proprio ai giovani di aiutarli a co-struire insieme a loro il progetto di futuro delle comuni-tà locali.

Sarà necessario, nei borghi autentici, promuovere un’azio-ne programmatica locale a favore dei giovani, una azione chevada oltre le tradizionali “politiche giovanili”.Occorre una visione capace di interpretare la realtà localee in grado, anche attraverso scelte innovative, di tracciare per-corsi ove i giovani possano divenire protagonisti dello sviluppolocale e della tensione ‘in avanti’ indispensabile per miglio-rare la qualità di vita della comunità locale.I giovani devono essere e sentirsi a pieno titolo protagoni-sti di un nuovo scenario locale. Forse questa è l’unica possibilità per arrestare il continuo eso-do delle nuove generazioni dai borghi.I borghi autentici devono creare le condizioni affinché un gio-vane trovi l’interesse e l’opportunità a costruire un proprio“progetto di vita“ da realizzare a livello locale.

È in questo senso, pertanto, che occorre sviluppare nuoveprogettualità, una strategia locale finalizzata a promuoveresoluzioni concrete per la valorizzazione dei giovani sui pia-ni dell’occupazione, della vita culturale e dell’impegno so-ciale. Ciò significa investire coraggiosamente nel capitalerelazionale: riconducibile al concetto di capitale sociale, ilquale, visto però sotto la lente della civicness (ossia, una cul-tura civica condivisa che limita i comportamenti opportu-nistici e favorisce la cooperazione) e comprendente le isti-tuzioni, indica: “l’insieme delle relazioni sociali di cui un sogget-to individuale (per esempio un imprenditore o un lavoratore) o unsoggetto collettivo (privato o pubblico) dispone in un determinatomomento”8.Le nuove progettualità, ad esempio, potranno riguardare:• il Servizio Civile universale. Promozione di progetti loca-

Lavorare per la formazione di una contesto favorevole ai giovani

Il sistema Borghi Autentici intende fornire il proprio contributofattivo nell’ambito delle strategie e delle politiche attive, inquesta fase urgenti, per contrastare e ridurre la disoccupa-zione in Italia (13%), in particolare quella giovanile (42,3%)e, in questo ambito, con riferimento ai giovani laureati(53,8%): i quali incontrano forti difficoltà a trovare una pro-spettiva di lavoro e soprattutto un percorso professionale ingrado di valorizzare le loro competenze formative.Si tratta di una problematica assai complessa, priva di faciliscorciatoie: ma BAI, in base alle proprie risorse e opportu-nità, intende avanzare una propria “risposta”, una “risposta”capace di interconnettere le necessità e le prospettive di svi-luppo locale dei piccoli e medi comuni associati con la va-lorizzazione di competenze disponibili da parte dei “giova-ni”. I quali, avendo concluso un percorso formativo, po-trebbero costruire un proprio progetto di arricchimento eimplementazione del “saper fare” nel quadro di un programmaattivo finalizzato a costruire prodotti e attività utili e ancheinnovative a favore dei territori e delle loro comunità.È questa una “sfida”, poiché il successo dell’operazione di-pende da diverse variabili gestite dai Borghi Autentici, ma an-che dalla qualità e dalla consistenza delle “giovani competenze”.Borghi Autentici assegna alle competenze dei giovani pro-fessionalizzati un ruolo importante e strategico. Le giovanicompetenze, nel quadro della “tensione” culturale e strate-gica che l’Associazione persegue, costituiscono una risorsacruciale.Borghi Autentici, tuttavia, concepisce il rapporto con le gio-vani competenze non solamente come una “fornitura di pre-stazioni tecniche e professionali”. La giovane competenzainfatti:• è una persona che dovrebbe condividere i valori e le stra-

tegie Borghi Autentici ponendosi in una posizione di “co-struzione” con atteggiamento “proattivo”;

• è una persona che, oltre all’esecuzione del compito tecnicoed operativo assegnato, dovrebbe desiderare di contribui-re alla riflessione comune, partecipare al dialogo colletti-vo; in altre parole, dovrebbe sentirsi partecipe di una “Co-munità di Saperi”, ed esprimere competenze e sensibilitàche, in modo integrato, perseguono obiettivi di cambiamentoe sviluppo a favore del sistema borghi autentici;

• è una persona, detentrice di conoscenze e capacità tecni-

che, che dovrebbe mettere a disposizione del sistema Bor-ghi Autentici e del mercato, tramite un rapporto discipli-nato e formalizzato ed a fronte di corrispettivi definiti concriteri di trasparenza e congruità.

Lo sforzo di Borghi Autentici sarebbe quello di costruire erafforzare nel tempo una “Comunità delle Competenze” conle seguenti caratteristiche:• che sia in grado di affrontare e gestire i contenuti dei di-

versi ambiti tematici (dossier) della Piattaforma strategi-ca Borghi Autentici e quindi di fornire capacità di interventoe di elaborazione, allo scopo di favorire lo sviluppo di pro-getti e di processi di condivisione nelle comunità locali at-torno agli stessi;

• che sia articolata e distribuita sul territorio, affinché sianofavorite le economie di scala e il coinvolgimento delle clas-si dirigenti locali;

• che sia “assertiva” ovvero una comunità di persone che ve-dano con favore la possibilità di essere coinvolti nei processidi cambiamento, locali e/o nazionali, processi che vengo-no stimolati anche grazie alle loro competenze e prestazioni.

Se i giovani non trovano lavoro, l’Italia è finita! ... ha det-to recentemente il Presidente emerito Giorgio Napolitano.

li e/o intercomunali in grado di coinvolgere la scuola e ilmondo del lavoro in programmi educativi che coinvolga-no il territorio, le imprese, gli Enti locali al fine di costruiresbocchi occupazionali concreti e duraturi;

• L’impresa sociale, con particolare attenzione alle piccoleimprese formate da giovani che siano in grado di assume-re ruoli innovativi ed efficienti nel sistema del welfare lo-cale e nelle iniziative di sviluppo locale, soprattutto sul fron-

te della valorizzazione sostenibile delle risorse territoria-li e della gestione dell’ambiente;

• La creazione di spazi, servizi e strutture per facilitare e so-stenere la “propensione creativa“ dei giovani a livello locale,nella comunità, nei vari settori della job creation impren-ditoriale, nell’arte e nell’attività culturale, nella gestionedi servizi innovativi legati all’ambiente e alla produzionedi energie da fonti rinnovabili.

La comunità delle competenze

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici14

d u e m i l a q u i n d i c i15manifesto

dei borghi autentici

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

1

Promozione, in sede locale, di“Atelier della creatività“ perconcorrere a rafforzare il protago-nismo dei giovani

Realizzare contesti operativi attrezza-ti e organizzati per favorire la creativi-tà e la coesione dei giovani su vari cam-pi: arte, cultura, tecnologia, impren-ditoria, ecc

• I giovani dei borghi• Associazioni o gruppi giovanili• Amministrazioni comunali

2

Sperimentazione di un progetto pi-lota BAI nazionale sul tema del“Servizio Civile Universale”da lanciare in un gruppo di borghi

Realizzazione di percorsi capaci di in-terconnettere il mondo educativo, lascuola, la comunità e le imprese allo sco-po di rafforzare il ruolo e l’impiego deigiovani

• I giovani dei borghi• Le scuole e le istituzioni educative• Le comunità, le imprese• Amministrazioni comunali

3Rafforzare ed estendere la recenteiniziativa BAI “Comunità delleCompetenze”

Realizzare una rete di giovani laureatie con competenze formative acquisite,al fine di favorire percorsi e occasionidi crescita professionale e lavorativa at-traverso l’interconnessione con le azio-ni di sviluppo locale nei territori

• Giovani laureati in Italia• Amministrazioni comunali

4“Comune giovane” programmadi dimensione locale pensato per igiovani under 32

a) Welfare: nuove modalità di eroga-zione di servizi individuali, coinvolgi-mento dei beneficiari nei processi dierogazione delle prestazioni, inter-venti mirati all’inclusione di categoriedi cittadini svantaggiate, ampliamentodella platea dei beneficiari mediantel’utilizzo di tecnologie digitali, nuovimodelli di housing sociale ecc.b) Spazi e beni pubblici: spazi di co-working e fab-lab ospitati all’interno diimmobili pubblici, nuove destinazionid’uso collettivo di beni comuni, inno-vazioni nelle modalità di gestione de-gli spazi, ecc.c) Mobilità collettiva individua-le: condivisione di mezzi di trasporto,riorientamento del’offerta di traspor-to pubblico locale, nuove condizioni dimobilità par particolari categorie di cit-tadini, ecc.d) Sostenibilità ambientale: in-terventi mirati alla riduzione dellaproduzione di rifiuti, azioni di salva-guardia del territorio, monitoraggio am-bientale partecipato, educazione e sen-sibilizzazione ambientale, ecc.

• Giovani under 32• Amministrazioni comunali

Ci attende nel breve futuro un impetuoso sviluppo della “eco-nomia digitale” che rivoluzionerà l’economia globale in ognisuo aspetto, stravolgerà il modus operandi in pressoché tut-ti i settori produttivi e trascinerà con sé opportunità eco-nomiche e modelli di sviluppo imprenditoriale e sociale ine-diti. La riduzione progressiva dei “costi marginali” modificheràl’economia e la vita sociale e, in questo contesto, creerà il “com-mons collaborativo”9 ovvero un nuovo paradigma economico ingrado di ridurre la disparità di reddito, rinnovare i fattori ne-gativi della vita nei piccoli e medi comuni più isolati e generareuna società ecologicamente più sostenibile.In questo quadro generale prende forma la logica “smart” nel-le nuove politiche di sviluppo urbano e locale.Nata come iniziativa dell’Unione Europea per incrementa-re l’efficienza energetica delle città, la dimensione smart ha,ormai, assunto una valenza più ampia ed è da intendersi comeopportunità di sviluppo economico, sociale e culturale chefaccia dell’innovazione il perno del proprio organizzarsi, fa-cendo leva sui temi dell’ambiente, dell’accessibilità e dellasostenibilità. Si tratta, spesso, di iniziative che sono declinate sulle gran-di dimensioni (in termini di demografia, estensione, inse-diamenti produttivi, altro) quando non fortemente condi-zionate dalla necessità di investimenti in tecnologia: fattoriquesti sicuramente non proponibili per la maggior parte deipiccoli e medi comuni.Per consentire, allora, che iniziative “smart”, sempre più con-template nella programmazione nazionale e regionale, ab-biano ricadute positive e reali anche per territori e comu-

nità dei Borghi, risulta necessaria la messa a punto di una ade-guata prospettiva strategica e di un approccio d’interventocalibrato sui fabbisogni e le specificità di queste realtà : unapproccio “pragmatico”.È solo questione di volontà politica: dopo decenni di danniall’ambiente, di disordine urbanistico, di folle consumo delsuolo e di crescita irresponsabile, ora ci sarebbero tutte lecondizioni per salvaguardare l’ambiente e mettere così il pia-neta in sicurezza, ripartendo da logiche di sviluppo compa-tibili con la fragilità e la complessità dei territori e rallentandoi cambiamenti climatici. È una “visione” nuova, consapevole e responsa-bile. Occorre ripensare ai parametri della crescita;il capitale naturale (acqua, terra, aria pulita ed eco-sistemi) deve entrare nei bilanci degli Stati, del-le Regioni e, quindi, dei Comuni tramite una se-ria e trasparente “Rendicontazione Sociale”.Come tutte le forme di capitale, richiede investi-menti, manutenzione, sana gestione e lungimi-ranza strategica. Per la maggioranza dei Comuni italiani, piccoli ma protagonistidel futuro sviluppo del nostro Paese attraverso i loro potenzialicompetitivi non rinvenibili altrove (patrimonio culturale dif-fuso, creatività e cultura imprenditoriale artigiana, risorsepaesaggistiche ed ambientali), è sempre più urgente sciogliereil nodo se sia da perseguire una dimensione smart optandose “large o small”. Se, cioè, non sia smart privilegiare quelle innovazioni tec-nologiche a basso impatto ed economicamente sostenibi-

9 Jeremy Rifkin, a proposito di economia sostenibile.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici16

3° Borghi Intelligenti...portatori di una idea di futuro

Le contemporanee dinamiche di sviluppo hanno modificatogli usi, la funzione e la struttura sociale anche dei piccoli cen-tri urbani. Le conseguenze di questa situazione si manifesta-no in modi diversi, dall’inquinamento alla disintegrazione so-ciale, dall’inefficienza dei servizi ai problemi di accessibilitàe a quelli della sicurezza e del controllo del territorio. Il riordino amministrativo di Provincie, Comuni e Città me-tropolitane è oggi una realtà con cui bisogna misurarsi e farei conti. Si tratta di uno scenario particolarmente importan-te per il governo del territorio perché se è vero che la pia-nificazione territoriale viene confermata come una prero-gativa dell’area vasta, restano da definire, ripensare e riar-ticolare gli strumenti nel quadro delle nuove geografie am-ministrative e della riscrittura del titolo V della Costituzio-ne con il conseguente varo di una riforma urbanistica di prin-cipi, in attesa dal 1942.Il riordino amministrativo, sia nella parte relativa alle Cittàmetropolitane che in quella relativa alle Province e alle Unio-ni di Comuni, è improntato alla volontà di ridurre la classepolitica e i costi della politica; giusta esigenza in sè, che nondeve però ridurre la capacità delle istituzioni locali di darerisposte adeguate e coerenti ai problemi dei territori.Siamo quindi in presenza di un nuovo assetto che ridisegnanon solo la geografia amministrativa istituzionale del nostro

Paese, ma anche i ruoli e competenze del governo del ter-ritorio che fin qui aveva, nella sua architettura piuttosto chenella pratica, una rigida struttura piramidale. Guardiamo aquesto processo certamente con interesse anche perché lavicenda dei piani Provinciali di Coordinamento su cui tuttala cultura urbanistica aveva investito, si è rivelata, dopo ven-ti anni dal 1992, un vero fallimento: la pianificazione di areavasta promossa dalle Provincie è stata nei migliori dei casiuna produzione di “piani di carta”.In tema di governo del territorio l’assenza di una legge cor-nice che detti principi fondamentali, ha favorito, dal partedel legislatore regionale, importanti innovazioni rispetto allalegge 1150 del 1942, nel contempo ha creato però una pro-liferazione di discipline regionali certamente disarticolata inparticolare per quanto riguarda i contenuti dello strumen-to urbanistico.Oggi l’eliminazione della potestà concorrente sposta sullacompetenza esclusiva statale l’emanazione di norme gene-rali sul governo del territorio, portando all’attenzionel’esigenza di norme certe e chiare in merito: alla tipologiadei piani urbanistici, al regime dei vincoli urbanistici, alla ga-ranzia delle dotazioni territoriali, alle norme e le misure disalvaguardia, proprio al fine di superare la frammentazionelegislativa regionale.

Buona ed efficace pianificazione locale e di area vasta

d u e m i l a q u i n d i c i17manifesto

dei borghi autentici

li che sappiano fornire risposte ai bisogni e alle aspettati-ve delle comunità. Se, cioè, non si imponga un salto di scala che, per la rige-nerazione fisica dei borghi, preveda il passaggio dalla tradi-zionale azione di riqualificazione ad una più adeguata e coe-rente azione di “riparazione e rammendo”, in risposta ad unanuova dimensione dell’abitare e del vivere i luoghi.Se, ancora, non siano da preferire le piccole opere di quali-tà, utili alla collettività, alle grandi infrastrutture di servizio,una mobilità di corto raggio piuttosto che collegamenti via-ri di grande scala, e così via.Tutto ciò, senza dimenticare che è necessario utilizzare que-sto nuovo approccio all’innovazione, costruendo politiche lun-gimiranti e ponendo l’accento sull’innovazione relativaall’“agire small”, cioè sulla promozione di politiche che pri-vilegino il capitale umano, l’educazione e l’istruzione, l’at-tenzione alle politiche di genere, la messa in rete dei biso-gni per garantire una massa critica adeguata ad un’efficacefornitura di servizi.Al centro è, quindi, la persona e su essa va declinata la pa-rola smart. L’agire smart è strettamente connesso alla capacitàdell’Amministrazione di lavorare in questa direzione, allo sco-

po di potenziare quanto il territorio sia in grado di esprimerein termini di smart people (ovvero migliorare la qualità di vitadelle comunità). Per aprire una riflessione che dovrà coinvolgere gli ammi-nistratori e i cittadini dei borghi, è possibile affermare comela migliore garanzia alla “promessa di futuro felice”, implicita nel-le politiche intelligenti e sostenibili promosse a livello nazionalee comunitario, sarà data dall’insieme dei comportamenti vir-tuosi che si potranno promuovere e sostenere, anche eco-nomicamente, nelle nostre comunità dei Borghi. Si tratta di una strategia volta alla costruzione di una “SmartSmall Community”. I piccoli e medi Borghi diventereb-bero, così, un laboratorio di innovazione sostenibile in cui spe-rimentare soluzioni, idee e progetti per un modello di inse-diamento a bassi costi e dal ridotto impatto ambientale chepossa imporsi positivamente anche sul mercato del turismosostenibile e di qualità. In conclusione, per un Borgo Auten-tico essere “intelligente” significa essere in grado di inve-stire nelle risorse autentiche presenti con una visione strategicadel futuro. Significa, semplicemente, “osare” per innovare.“I luoghi devono parlare agli uomini e gli uomini devono parlare ailuoghi”.10

10 Franco Arminio - Poeta e scrittore a proposito di paesaggi …

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici18

Nuove geografie amministrative, norme certe, ma anche stru-menti adeguati alle sfide odierne, pongono in evidenza al-cuni obiettivi primari: sostenibilità della forme di sviluppo,efficienza ambientale della città esistente, incremento del-la capacità di reagire ai cambiamenti climatici, contenimentodel consumo dei suoli.L’urbanistica dovrà tornare ad assumere un ruolo centralenella politica nazionale così come nel governo dell’econo-mia e della società; a questo deve corrispondere un insiemecoordinato di azioni per incrementare le risorse finalizzateal cambiamento delle condizioni urbane, in primo luogo: abi-tazioni sociali, mobilità, reti tecnologiche, difesa del suoloe conservazione del paesaggio e dei potenziali di biodiver-sità locale.Nell’affrontare il tema del recupero e della valorizzazione

urbanistica, economica ed ambientale dei Borghi, quindi, ènecessario confrontarsi con le grandi questioni della tra-sformazione sostenibile del territorio in una logica che siain grado di contemperare i principi di autonomia locale e disussidiarietà.In questa direzione, numerose sono le Amministrazioni giàimpegnate a mettere a punto nuove regole e strumenti concui definire la scala territoriale, di rango sovracomunale, cherisulti anche la più adeguata ed idonea ad affrontare e risol-vere in maniera efficace i problemi.Puntare alla “pianificazione” d’area vasta, infine, significa con-durre un’attività continua, costante e sistematica, che espri-ma, nel tempo, una visione d’insieme, prospettica, suffi-cientemente distaccata dalla contingenza delle trasformazionie dalle pressioni che spesso sono a queste connesse.

I caratteri dell’ambiente urbano (non solo all’interno dei cen-tri storici principali ma anche nell’ambito dell’edilizia sto-rica minore), così come oggi si presentano, formano quel-l’immagine di città e di territorio che si è andata via via stra-tificando e consolidando nel corso dei secoli. Tale eredità ma-teriale e culturale fa parte del nostro patrimonio storico ecollettivo e come tale va valorizzata, in modo che possa es-sere tramandata e riletta dalle future generazioni.

Un borgo è bello se è tale per tutti i cittadini che lo abita-no stabilmente, in quanto vi sono nati o ne abbiano fatto ele-zione del proprio abitare, e per i cittadini che lo vivono tem-poraneamente, per una parte della propria giornata o per unaparte della loro vita. Un borgo è bello se lo è non solo nel suo centro storico, manelle diverse parti che lo compongono, ovvero nei valori d’uso,nei valori culturali, nei valori economici per comprendere cosa

Decoro urbano e bellezza del borgo

L’abitare, oggi, è una pratica sempre più complessa e sem-pre più numerosi sono gli elementi da considerare nel mo-mento in cui si interviene nel recupero di edifici da desti-nare ad abitazione. La ricerca di tecnologie innovative da ap-plicare alle abitazioni esistenti per la riduzione dei consuminon esaurisce il tema. Gli aspetti che incidono sulla qualitàdella vita all’interno di una abitazione sono molteplici: l’im-patto sull’ambiente, l’architettura, la dotazione impiantistica,la sicurezza e la salute di chi vi abita. È necessario, quindi,promuovere la crescita di una cultura comune della qualitàdell’abitare finalizzata alla definizione di luoghi domestici incui il proprietario possa riconoscersi al meglio e veder sod-disfatti i bisogni, attuali e futuri, relativi al benessere, al-l’accessibilità e alla socialità. Sarà necessario, nei borghi autentici, irrobustire le politichedi “Social Housing” ovvero la promozione di una “retta agevo-lata” per famiglie che non sono in grado di sostenere un mu-tuo o l’affitto. Occorre favorire con accordi con i proprie-tari (rinuncia mediamente al 30% del canone d’affitto) la

riqualificazione energetica e l’implementazione domotica pertenere sotto controllo i costi. Elemento rilevante che incide sulla qualità dell’abitare èl’adozione nuovi sistemi integrati per l’automazione o ilcontrollo della casa. La domotica può rappresentareun’indubbia opportunità nell’ambito del recupero del-l’esistente, facendo dialogare le tecnologie dell’impianti-stica tradizionale già presenti negli edifici con quelle in-novative e potendo fornire soluzioni molto vantaggiose an-che in termini economici. Gli individui passano la maggior parte del loro tempo in am-bienti costruiti senza una opportuna e adeguata consapevo-lezza dei rischi tipici degli ambienti domestici per l’elevataconcentrazione di vari agenti inquinanti. Per garantire un mi-croclima sano bisogna tener conto degli aspetti legati alla sa-lute sin dalla progettazione dell’intervento di recupero, con-tribuendo all’affermazione del vivere sano e confortevole comedi una qualità dell’abitare alla portata di tutti e compatibilecon l’ambiente, senza disperdere energia e risorse.

Qualità abitativa, domotica collettiva e recupero ecologico

d u e m i l a q u i n d i c i19manifesto

dei borghi autentici

conservare e valorizzare, cosa trasformare per migliorare.Il sentimento della “cura” è una delle attitudini e delle vo-cazioni più sublimi e virtuose dell’animo umano, qualun-que ne sia l’oggetto. Per chi lo governa “aver cura” del bor-go comincia con l’avere “capacità di ascolto”. Capacità di ascol-to dei bisogni dei cittadini, anche di quelli che non hanno voce,anzi soprattutto di loro. Il bisogno della casa, del lavoro, deiservizi, degli spazi in cui incontrarsi e partecipare alla vitadella comunità, di spazi cioè in cui sentirsi liberi, partecipidel disegno di futuro del proprio borgo. Per i cittadini “aver cura” del borgo è prendere coscienza cheesso è soprattutto frutto delle interrelazioni che nel borgosi instaurano. Non aspettiamo un miglioramento della qua-lità della vita solo dalla dotazione dei servizi di un borgo odalla magnificenza delle sue architetture o dalla bellezza del-la natura che lo circonda, in quanto essa dipende anche dalmodo di essere di chi vi abita, dalla capacità di convivenza,dalla capacità di “avere rispetto” del proprio vicino, dal sen-so di appartenenza civico. E quindi riguarda tutti, con diversa, ma pari responsabilità.Ecco la nuova frontiera della ‘responsabilità sociale diffusa’.La massima cura va poi riservata a quelle sistemazioni ne-cessarie a conservare “l’autenticità” degli edifici e a mante-

nere le preesistenze nel loro aspetto e nella consistenza ori-ginale, grazie all’eliminazione delle più gravi cause di de-grado. Qualunque intervento deve comunque confrontarsi con ladimensione della memoria storica ponendo in rapporto dia-lettico gli insediamenti edilizi esistenti, storici e non, conil contesto (strade, percorsi, spazi pubblici, aree verdi, ecc.)e con i segni del territorio, alla ricerca di uno sviluppo ar-monioso del luogo. Le Amministrazioni dovrebbero, sem-pre più, riconoscere la valenza della “bellezza” dell’habitatlocale nella sua complessità compresi gli aspetti culturali ericreativi ed elaborare appositi regolamenti atti a salva-guardarne le caratteristiche e peculiarità ma anche ad ela-borarne nuovi.Andrebbero, infine, incoraggiate e sostenute iniziative lo-cali di “investimento diffuso” (public company ad azionariatodiffuso) finalizzate a realizzare interventi di recupero e va-lorizzazione economico – sociale di parti del patrimonio edi-lizio abbandonato e/o sottoutilizzato, restituendo, in tal modo,alla comunità, un valore culturale e, nel contempo, gene-rando l’occasione per stimolare nuove attività economichelocali (turismo, valorizzazioni di produzioni, eventi e pra-tiche culturali).

I piccoli e medi Comuni sono contraddistinti da strutture ur-banistiche connotate da centri storici, spesso con un alta per-centuale di immobili abbandonati e, di frequente, in presenzadi un cospicuo patrimonio immobiliare pubblico, rispetto alquale le Amministrazioni locali si trovano in seria difficoltà,subendone i costi ma essendo prive di adeguati modelli ge-stionali per la sua piena valorizzazione (destinazione, recu-pero e messa a reddito). L’utilizzo di strumenti innovativi per il miglior utilizzo delpatrimonio immobiliare pubblico, diventa quindi fondamentalee strategico in moltissimi borghi. Uno strumento in gradodi fornire una visione chiara e soprattutto partecipata dellemodalità di gestione di tali immobili, che favorisca sinergietra territori limitrofi negli strumenti di gestione e che inol-tre consenta ai Comuni di porre le basi per una proposta dicambiamento ed intervento su quel patrimonio da parte distakeholder di riferimento. Un programma di valorizzazione del patrimonio pubblico

ed anche privato in stato di abbandono e/o di sottoutiliz-zo e di ricucitura con il contesto degli spazi pubblici, checoinvolga gli stakeholder nazionali e investitori internazio-nali, costituirebbe una leva straordinaria per la promozio-ne dello sviluppo economico: con la possibilità anche di va-rare progetti funzionali alla realizzazione di infrastruttureeconomiche e sociali. Si tratterebbe, infatti, di sviluppare un‘codice comune’ allo scopo di incentivare una nuova resi-denzialità diffusa e sostenibile, compresa quella tempora-nea da destinare all’ospitalità turistica. Tale codice dovrà es-sere il frutto di un lavoro di analisi e messa a punto, con-dotto in collaborazione e sinergia con le locali associazio-ni e/o presenze professionali in modo tale da valorizzare tra-dizioni culturali e criteri costruttivi espressione delle pe-culiarità dei vari territori e nel contempo allo scopo di in-nescare un percorso di innovazione intelligente finalizzatoad accrescere la qualità ambientale e favorire una prassi so-stenibile di insediamento.

Patrimonio edilizio pubblico e valorizzazione

Viviamo in Italia uno strano paradosso: possiamo vantarci diun Paese che per secoli è stato chiamato “il giardino d’Euro-pa”, che è stato il primo al mondo a considerare la tutela delpaesaggio e del patrimonio storico e artistico tra i principifondamentali della propria Costituzione (articolo 9); eppu-re assistiamo quotidianamente a frequenti sfregi al patrimonioarcheologico e paesaggistico, alla cementificazione di preziosearee a vocazione agricola, al declino delle istituzioni pubblichedi tutela, alla caduta verticale della sensibilità ed al tramon-to della coscienza del bene comune che dovrebbe accom-pagnarle, al generale degrado del nostro paesaggio. Una cosìgrave divaricazione fra i principi costituzionali e cattive pra-tiche di governo abitualmente applicate richiede rimedi for-ti come anche vigilanza diffusa. Essenziale in questo quadro è la tutela dei suoli agricoli. Sem-pre più chiaro è, infatti, che nulla difende il paesaggio e l’am-biente quanto un’agricoltura di qualità. Una porzione va-stissima del territorio nazionale è paesaggio rurale, segna-to da una millenaria civiltà contadina, che si intreccia in modoinestricabile con la cultura delle comunità locali: il paesag-gio plasmato dalla mano e dalla vanga è lo stesso che è sta-to cantato dai poeti, rappresentato dai pittori, esaltato dai vi-sitatori del “Grand Tour”. L’intima fusione di paesaggio e pa-trimonio storico-artistico ha nell’uso agrario dei suoli il suopunto di sutura, in un equilibrio armonico che le cementi-ficazioni selvagge degli ultimi decenni hanno offeso e deva-stato. Raramente si riflette come gli sviluppi urbani “a mac-chia” (quel che si suole oggi chiamare urban sprawl) si facciano

quasi sempre a spese di suoli agricoli di eccezionale fertili-tà, come la Campania o la pianura lombardo - veneta. Il nesso paesaggio-ambiente, costituzionalmente garantito,esalta e rispecchia il nesso fra salute e bellezza. Un suolo ade-guatamente tutelato, anche nei valori di civiltà propri dellatradizione agricola del nostro ‘BelPaese’, vuol dire anche pro-duzione di cibo sano e sufficiente a nutrirci, ma anche all’altezzadella nostra cucina. Deve voler dire anche una politica di ef-ficace intervento, curativo e preventivo, contro il dissesto idro-geologico, contro l’estesa franosità del territorio, contro lafragilità delle nostre coste e delle isole, contro il diffuso ri-schio sismico. La priorità data alla conservazione e promo-zione dei paesaggi agrari può avere, in un contesto come que-sto, un altissimo valore: può incarnare infatti non solo il ri-spetto per i nostri padri, per le leggi e per la Costituzione;ma anche un principio unico sempre più urgente, vale a direil rispetto per i diritti delle generazioni future, alle quali nonpossiamo lasciare in eredità un paesaggio devastato. Questa linea di azione collettiva corrisponde pienamente al“potere negativo” dei cittadini come custodi delle istituzio-ni (adversary democracy). In una democrazia rappresentativaè cruciale, infatti, che la comunità dei cittadini sappia vigi-lare, giudicare, influenzare e censurare i legislatori e le isti-tuzioni. Senza sostituirsi alla rappresentanza politica, questo“potere negativo” (vale a dire di contrasto) ne è anzi l’indi-spensabile contrappeso e complemento, secondo una “dinamicaincessante delle reazioni della società politica civile alle azioni del-la società politica istituzionale” 11 assicurando il miglior fun-

Il paesaggio, bene comune

11 Rosanvallon a proposito di dialettiche democratiche.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici20

zionamento delle istituzioni democratiche. Difendere naturae cultura è dunque esercitare pienamente il proprio ruolo dicittadini, a vantaggio del nostro Paese e del bene comune,cioè delle generazioni future. Nei territori dei borghi autentici è giunto il momento di de-finire una politica locale efficace ed integrata per tutelare learee naturali, salvaguardare il suolo come eco-sistema, tu-telare le reti idrografiche e le aree costiere, ma anche il ver-de urbano seppur di piccola estensione. Si tratta di “infrastrutture verdi”, uno strumento di compro-vata efficacia per ottenere benefici ecologici, economici e so-

ciali ricorrendo a soluzioni “naturali”. Ciò aiuta a capire il va-lore dei benefici che la natura offre alla società umana e a mo-bilitare gli investimenti necessari per sostenerli e consolidarli.Questo approccio spesso consente inoltre di abbandonare larealizzazione di infrastrutture costose a favore di soluzionipiù economiche e più durature che si basano sulla natura eche in molti casi creano opportunità di lavoro a livello lo-cale. Rispetto alle infrastrutture tradizionali (dette anche in-frastrutture grigie), concepite con un unico scopo, le infra-strutture verdi presentano molteplici vantaggi. Non si trattadi una soluzione che limita lo sviluppo territoriale, ma chefavorisce le soluzioni basate sulla natura e di solito costitui-scono l’opzione migliore. A volte può rappresentare un’al-ternativa o una componente complementare rispetto alle tra-dizionali soluzioni “grigie”. Il paesaggio di un territorio, inteso come sintesi tra le istan-ze estetico – percettive, naturalistiche – ambientali e stori-co - sociali, funge da cornice eccellente per la promozionedi politiche pubbliche locali finalizzate a tutelare e preservarela biodiversità (vegetale e animale) e, nel contempo, a sostenereazioni di sviluppo capaci di rafforzare l’attrattività del con-testo e a migliorare la qualità di vita della comunità. In questo contesto Borghi Autentici d’Italia, in collaborazionecon UNI (Ente Italiano di Normazione) e con l’AssociazioneLanderes, ha dato vita ad una nuova PdR, una ‘prassi di ri-ferimento’, che fornisce le linee guida per lo sviluppo so-stenibile degli spazi verdi urbani e peri-urbani, quali parchie giardini pubblici e privati, alberate stradali, verde a corredodelle infrastrutture, parcheggi alberati, percorsi ciclopedo-nali, ecc., orientando la pianificazione, la progettazione, larealizzazione e la manutenzione degli stessi, nonché la pro-duzione di materiale vegetale. Lo scopo della prassi di rife-rimento è individuare degli obiettivi di qualità ambientale,economica e sociale relativi alla gestione territoriale. In un’ottica di applicazione della Legge “Norme per lo svi-luppo degli spazi verdi urbani” (n. 10 del 14 gennaio 2013,GU n. 27 dell’1 febbraio 2013, in vigore dal 16 febbraio 2013),l’utilizzo del PdR consente alle Amministrazioni pubbliche,ma anche ai professionisti del settore e alla società civile, diorientare politiche integrate di sostenibilità urbana finaliz-zate all’estensione e alla qualità degli spazi verdi.

d u e m i l a q u i n d i c i21manifesto

dei borghi autentici

Nell’ultimo decennio è cresciuta la consapevolezza che il no-stro pianeta dovrà affrontare le conseguenze dei cambiamenticlimatici imputabili a cause naturali e all’azione dell’uomo.Alcuni impatti acuti sono già in corso mentre altri potran-no accadere in un futuro, nel breve medio termine, nono-stante lo sforzo di ridurre l’impatto delle attività umane at-traverso l’adozione di politiche di mitigazione diffuse.A rendere il cambiamento del clima così difficile da com-prendere è poi il fatto che la nostra è la cultura dell’“eter-

no presente”, mentre ciò che accade nell’ambiente riguar-da quello che abbiamo fatto in passato, per generazioni: e tut-to ciò, fatalmente, influirà non soltanto sulle generazioni pre-senti, ma anche su quelle future. Il nostro sistema di borghi, appartenente all’area mediter-ranea, è parte delle zone a maggiore rischio dove sono giàin atto, come previsto, tre particolari fenomeni:• l’innalzamento eccezionale della temperatura (soprattut-

to in estate)

Adattamento al cambiamento climatico

12 Da notare che, ad oggi, sono ancora oltre 2000 i Comuni italiani che non hanno ancora messo a punto il “Piano di Emergenza” finalizzato, in caso di calamitànaturali, a coordinare gli interventi e a ridurre al minimo gli effetti sulla popolazione e i luoghi.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici22

• l’aumento della frequenza di eventi estremi come onda-te di calore, siccità ed episodi di precipitazioni piovose in-tense

• la riduzione delle precipitazioni annuali medie e quindi ildepauperamento dei flussi fluviali con il conseguente calodella produttività agricola ed erosione degli ecosistemi na-turali.

In particolare saranno colpiti gli ecosistemi marini delle zonecostiere, gli ecosistemi montani del sistema alpino, il baci-no del fiume Po e le aree a rischio desertificazione provo-cando danni a settori di vitale importanza per i borghi comel’agricoltura e il turismo senza dimenticare il peggioramentodella salute dei cittadini.L’Europa, attraverso la redazione di libri bianchi e verdi, hafornito indicazioni ai territori su come affrontare il cam-biamento e come prepararsi alle azioni future. Per fronteggiare questa prospettiva occorre adottare la lo-gica della “Resilienza”: cioè la capacità di un ecosistema,anche sociale, di sopravvivere e adattarsi ad eventi esterni trau-matici. Un processo in cui le dotazioni economiche, socia-li, politiche e culturali vengono giocate con un approccio evo-lutivo, di transizione, di metamorfosi. Resilienza è il contra-rio di rigidità, si resiste per andare oltre, non per “chiuder-si” nella rassegnazione o nella disperazione ma per aprirsi nel-la speranza come aspirazione cosciente ad un futuro nuovoe promettente.I borghi caratteristici italiani sono sedi di comunità che sto-ricamente, facendo uso di “speranza” e “tenacia”, hanno saputoresistere alle difficoltà e agli eventi peggiori come la guer-ra, le penurie di cibo, di lavoro e anche di servizi fondamentali. Queste comunità hanno nel loro patrimonio genetico una“energia speciale”, una capacità che, basandosi sulla coesionee la solidarietà diffusa, riesce a sviluppare opportunità al-trimenti impossibili per il singolo individuo. Queste comunità costituiscono un tessuto italiano propen-so a ricominciare, a ripartire soprattutto ora, durante que-sta grande crisi dell’economia reale che pervade l’Italia e l’Eu-ropa. Questo tessuto è formato dall’insieme di tante sog-gettività: soggettività che non solo resistono sul territorioma anche pensano e praticano l’andare oltre. Nonostante lacrisi della politica sta emergendo il fenomeno dei giovani am-ministratori dei piccoli comuni che hanno “voglia di comuni-tà”, che non hanno paura di misurarsi con la sfera pubblicadel cambiamento. I piccoli e medi Comuni sono chiamati a ricoprire un ruo-lo pratico ma fondamentale: l’adozione d’iniziative volte allatutela del territorio. Gestire in modo programmatico l’uti-

lizzo del suolo avvalendosi di figure tecniche specializzate cheimplementino programmi di breve e lungo periodo. Rispettareil territorio e conoscerne le peculiarità per programmare unagestione oculata perseguendo una graduale diminuzione del-le conseguenze sociali ed economiche.Il coinvolgimento delle parti interessate (amministratori, as-sociazioni, aziende e cittadini) è fondamentale per instaurareun senso di responsabilità sulle politiche di adattamento alcambiamento climatico, una pratica fondamentale affinchél’attuazione delle misure operative avvenga con successo.Rendere partecipi e consapevoli gli attori coinvolti, favori-sce inoltre il miglioramento della coerenza delle azioni di adat-tamento e sviluppa la “Resilienza” nella comunità.Occorre, inoltre, definire strategie locali che individuino iprincipali fattori di rischio (dissesto idrogeologico, rischiosismico, evento climatico estremo, ecc) e che, nel contem-po, siano capaci di ridurre le vulnerabilità della comunità.Sulla base di tali contesti sarà necessario sviluppare con ade-guati metodi partecipativi: buone pratiche di consapevolez-za collettiva, percorsi di adattamento individuale e comunitarioe adozione diffusa di soluzioni organizzative per la gestioneemergenziale del rischio.12

Le Amministrazioni comunali dovranno coltivare una gra-duale sensibilizzazione dei funzionari pubblici sul tema delcambiamento climatico attraverso un sistema informativo con-tinuo ed aggiornato. Gli interventi delle politiche di adat-tamento dovranno essere pensati per contenere diversi livellid’informazione e conoscenza come ad esempio il progres-so realizzato nelle comprensione scientifica dei rischi lega-ti alle catastrofi naturali, la variabilità del clima nel corso deidecenni e i cambiamenti socio-economici e climatici di lun-go termine. Un’Amministrazione preparata è in grado di coin-volgere i soggetti interessati con maggiore convinzione edefficacia attraverso tavoli di pianificazione condivisi.Il cambiamento climatico è un tema mutevole che richiedeconoscenze sempre in evoluzione.Sarà quindi necessario che ogni Borgo adotti un approcciodi gestione flessibile per essere pronto ad adattare i proget-ti all’evolversi delle condizioni esterne tenendo in conside-razione l’incertezza degli sviluppi futuri.Monitorare, attraverso l’uso della tecnologia, valutare, gra-zie alla collaborazione d’esperti, apprendere, attraverso cor-si di formazione, per essere in grado di adattare le propriepolitiche al contesto mutevole.Salvare il pianeta è un impegno “insopportabile”, se pensiamo di es-sere gli unici a sacrificarci. Ma se vediamo che lo fanno anche glialtri tutto cambia.

I piccoli e medi Comuni sono protagonisti della gestione ener-getica sostenibile a livello locale. In tutta Italia, i Borghi, so-prattutto nell’ambito del “Patto dei Sindaci”, da qualche annosono impegnati su vari fronti: dalla riqualificazione energe-tica degli edifici esistenti alla realizzazione di nuovi edifici a“consumi zero o quasi zero”; da una mobilità urbana più so-stenibile a mezzi di trasporto a bassi consumi; dalla diffusionedelle analisi energetiche dei processi produttivi e dei prodottialla diffusione dei migliori standard, delle migliori pratichee delle tecnologie ad alta efficienza energetica. Oggi, e neiprossimi anni, è necessario investire risorse in una vera e pro-pria rivoluzione del risparmio e dell’efficienza energetica poi-ché è il modo migliore per ridurre la dipendenza e i costi del-le importazioni, tagliare i costi delle bollette e le emissionidi gas serra, migliorare la competitività economica e crea-re migliaia di nuovi posti di lavoro nei territori. Le Amministrazioni dei Borghi stanno dando il buon esem-pio, con iniziative di risparmio energetico sul territorio. Oc-

corre rafforzare la strategia energetica nazionale partendoda una alleanza diffusa tra Enti locali, Università e altri cen-tri di ricerca, puntando allo sviluppo e alla diffusione del-l’innovazione per il risparmio e l’efficienza energetica,nella riqualificazione delle professionalità esistenti e nella for-mazione delle nuove figure professionali richieste. Occorre però muoversi in fretta, mantenendo adeguati edeconomicamente sostenibili i sistemi di incentivazione peril periodo ancora necessario e valorizzando il patrimonio diesperienza e capacità che si è prodotto, a livello locale, in tan-tissime iniziative sul territorio. I piccoli e medi Comuni, inoltre dovranno affrontare ur-gentemente e concretamente il tema dell’illuminazione pub-blica. È necessario intervenire per rinnovare gli impianti,sostituendoli con moderne tecnologie a basso consumo, in-trodurre innovativi sistemi di telecontrollo e monitorag-gio, diffondere il relamping (sostituzione delle vecchie lam-padine).

Una gestione energetica sostenibile

Nei piccoli e medi Comuni emerge la necessità di gestire conlogiche diverse la qualità e le modalità degli spostamenti perevitare un consumo inappropriato del bene comune terri-torio e un peggioramento della qualità della vita dei citta-dini. I borghi sono caratterizzati da una configurazione in-sediativa classica pensata per modalità di trasporto differentida quelle attuali e spesso ciò determina effetti e fenomenidi insufficiente sostenibilità sociale ed ambientale. L’accessibilità limitata ai poli attrattivi territoriali causa fe-nomeni di congestione, in direzione del borgo e al suo in-terno, provocando inquinamento atmosferico e acustico ol-tre che la dilatazione dei tempi di spostamento. La carenzadi servizi alternativi e di un’informazione adeguata pone ilcittadino nella situazione di prediligere l’utilizzo dell’auto con-siderata la causa principale delle esternalità negative dei si-stemi di trasporto. L’uso promiscuo delle infrastrutture ditrasporto causa fenomeni di esclusione e l’assunzione di com-portamenti scorretti creando criticità di tipo cronico al si-stema oltre che aumentare la difficoltà di spostamento perle utenze deboli.In molti casi la mancanza di un’offerta modale adeguata e unapoco efficiente allocazione strategica all’interno della reteturistica provinciale, regionale e nazionale causa fenomenid’esclusione del borgo dagli itinerari turistici provocando unaprogressiva diminuzione o una non crescita dei visitatori. Le dimensioni ridotte e la mancanza di grosse direttrici im-pongono la necessità di sviluppare una politica di mobilitàdolce, condivisa dalla comunità locale, al fine di rendere ilterritorio accessibile a tutti gli utenti.Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario coinvolge-

re tutti i protagonisti: i portatori d’interesse, i cittadini e, indiversi casi, i turisti. La comunità locale dovrà essere coinvolta attraverso un’ana-lisi territoriale puntuale basata su una mappatura dei poli at-trattivi e la loro inclusione all’interno della rete di traspor-to locale considerando le peculiarità morfologiche del ter-ritorio. Solo attraverso una conoscenza dei punti di forza edebolezza della rete si potranno pianificare in modo puntualegli interventi infrastrutturali necessari, evitando un’inutiledispendio di risorse. Per i piccoli e medi comuni, quindi, di-venta importante la scelta di dotarsi di una pianificazione perregolare e sviluppare un nuovo modello di mobilità soste-nibile. I cittadini andranno coinvolti nella valutazione dellescelte attraverso la sperimentazione di percorsi e pratiche al-ternative di mobilità dolce. L’informazione giocherà un ruo-lo fondamentale nel rendere le iniziative partecipate, ancheda soggetti esterni alla comunità. Il Piano dovrà approfon-dire e definire il posizionamento del Borgo all’interno del-la rete di trasporto globale nonché prevedere la creazionedi nuove opportunità o la rivalorizzazione di quelle presen-ti con il fine di migliorare nettamente i servizi a favore del-la comunità e, nel contempo, irrobustire le modalità di ac-cesso al borgo sul piano turistico e sociale. Gli interventi sul territorio richiederanno un ripensamen-to dello spazio per poter promuovere la mobilità dolce at-traverso l’implementazione di piste ciclabili e percorsi pe-donali, cercando di limitare l’utilizzo dell’auto. A tal propositola creazione di nodi intermodali esterni al borgo offrirebberol’opportunità di lasciare i veicoli a maggiore impatto fuoridal borgo. La creazione di percorsi non basterà, se privi del-

Mobilità sostenibile di breve raggio

d u e m i l a q u i n d i c i23manifesto

dei borghi autentici

le infrastrutture necessarie alle nuove modalità di traspor-to: panchine e fontanelle, per i pedoni, rastrelliere sicure ebarriere alla promiscuità, per i ciclisti, sono alcuni esempidi infrastrutture utili a percorrere itinerari, anche lunghi, ol-tre che migliorare gli spostamenti delle utenze deboli. Inol-tre una segnaletica chiara permetterebbe di rendere mag-giormente facile l’utilizzo di nuove modalità e percorsi.In questa prospettiva i portatori d’interesse, in primisl’Amministrazione Comunale, dovranno effettuare una va-

lutazione del parco mezzi esistente valutandone l’impatto am-bientale ed economico cosi da pianificare una graduale stra-tegia di rinnovamento. Nuove abitudini dei cittadini chiamanonuove esigenze, creando opportunità d’investimento e di oc-cupazione come ad esempio la creazione di ciclofficine o losviluppo di nuovi punti di ristoro. I cittadini saranno coin-volti attraverso la sperimentazione di servizi innovativicome la condivisione dell’auto o il noleggio temporaneo dibiciclette e delle stesse auto (car sharing).

L’acqua per un territorio è un bene comune cruciale, dallemolteplici forme, tutte accomunate dalla necessità di con-trollo, gestione e tutela.Un territorio ricco di corsi e bacini d’acqua, come quello ita-liano, richiede particolare attenzione all’evoluzione stagio-nale dell’andamento idrico per prevenire e gestire fenome-ni naturali inevitabili. La piena di un fiume o l’alta marea sonoalcuni esempi di come l’acqua sia un elemento mutabile; es-sere impreparati e sottovalutare il fenomeno diminuisce i tem-pi di reazione e crea incapacità di gestione causando dannisociali ed economici.Corsi e bacini, oltre che mutevoli, potrebbero essere ancheottime vie di trasporto, di persone o merci, anche se spes-so poco utilizzate perché secondarie ad altre direttrici ormaisature. Questo comportamento ha creato uno squilibrio mo-dale oltre che un mancato sfruttamento delle opportunitàmaggiormente sostenibili. Una seconda categoria d’acqua è quella corrente, definita taleperché incanalata in tubature per uso domestico e industriale,la quale svolge un ruolo di bene primario nella vita degli in-dividui. Per ottenere una distribuzione omogenea ed efficientevengono utilizzati impianti e modelli di gestione differentiche spesso presentano sprechi e costi di gestione elevati. Infine l’acqua è uno straordinario elemento di attrazione tu-ristica. I mari, i laghi e l’acqua termale sono motivi di attrazioneper molti territori. L’acqua è un bene esauribile, un suo cat-tivo utilizzo comporta conseguenze spesso recuperabili so-lamente nel lungo periodo, una mancata regolamentazionee gestione aumenta il rischio di danni irrecuperabili.Il primo passo per un’efficace gestione dei corsi e dei baci-ni d’acqua è la consapevolezza delle peculiarità territoriali

in cui ogni piccolo e medio comune vive. Conoscere e ri-spettare la natura per imparare a conviverci in modo ar-monioso utilizzando la tecnologia come strumento di pre-visione, analisi e difesa.Informare il cittadino delle peculiarità territoriali per ren-derlo consapevole e coinvolgerlo nei comportamenti virtuosi:conoscere il territorio vuol dire anche saperlo rispettare.Il coinvolgimento dei cittadini è importante anche nella ge-stione dell’acqua corrente attraverso un consumo intelligente.In Italia la gestione e l’erogazione del servizio è varia e vi sonosituazioni di gestione privata, pubblica ed ibrida, che richiedonol’adozione regole chiare ed organi di controllo specifici permantenere un livello di servizio adeguato. Il Borgo deve co-noscere la propria rete idrica e perseguire un miglioramentodi essa al fine di evitare inutili sprechi e costi aggiuntivi.L’inquinamento o l’alterazione dell’ecosistema sono dannidifficilmente recuperabili e molto costosi per un’Ammini-strazione, per questo motivo i borghi devono adottare unastrategia di prevenzione e controllo.Effettuare un’analisi idrologica è fondamentale per conoscereil territorio, le criticità stagionali e i limiti naturali esisten-ti. Ogni Borgo deve essere in grado di effettuare una piani-ficazione a priori della gestione delle criticità evitando l’ef-fetto sorpresa e conseguenze negative al territorio ed ai suoiabitanti. Nei piccoli e medi Comuni sarà necessario promuovere ini-ziative innovative finalizzate a rendere l’acqua potabile un verobene comune accessibile a tutta la cittadinanza attraver-so la realizzazione di “Case dell’acqua” dove ad un costo in-feriore del mercato sia possibile ottenere, attraverso un riu-tilizzo dei contenitori, acqua potabile.

L’acqua: patrimonio delle comunità

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici24

In un pianeta dotato di risorse limitate, in presenza di unadomanda in forte e continua crescita, i costi e la disponibi-lità delle materie prime saranno elementi sempre più im-portanti per le possibilità di sviluppo. Le risorse naturali eambientali vanno ormai considerate scarse e preziose. In Ita-lia, Paese tradizionalmente povero di materie prime, non èpiù accettabile che la produzione di rifiuti cresca più del red-dito e dei consumi. Sono necessarie concrete misure di pre-venzione della produzione di rifiuti che coinvolgano, a mon-te, i processi produttivi e la progettazione dei prodotti, laloro durata, il riuso e i modelli di consumo. Nonostante che in diversi settori industriali, dalla siderur-gia al tessile, dai mobili alla carta e al vetro, l’Italia sia sto-ricamente un Paese impegnato nel riciclo e nonostante i pas-si avanti compiuti dalla raccolta differenziata nei settori pre-sidiati da forti sistemi di gestione, ancora quasi la metà deirifiuti urbani – in alcune Regioni oltre l’80% - e la gran par-te dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione, finisconoin discarica. Per fare un salto in avanti nel riciclo dei rifiuti occorre dif-fondere sull’intero territorio nazionale le migliori pratichedi raccolta differenziata, estendendola anche alle frazione or-ganica, occorre adeguare le dotazioni impiantistiche regio-nali, promuovere le migliori tecniche di riciclo e il merca-to dei prodotti riciclati, anche per realizzare l’obiettivo eu-ropeo di avviare al riciclo almeno il 50% dei rifiuti urbanie il 70% dei rifiuti da costruzione e demolizione. Vanno sviluppati la ricerca, la produzione e l’uso efficientenon solo delle fonti energetiche, ma anche dei materiali rin-novabili che possono dare un importante contributo alla so-stenibilità dello sviluppo futuro. Oltre a far bene all’ambiente, l’elevata qualità ecologica deibeni e dei servizi risponde alla domanda di un numero crescentedi consumatori consapevoli e migliora la competitività sui mer-cati. Va assicurata una normativa ambientale di qualità euro-pea, più semplice e stabile, con procedure di autorizzazionepiù veloci e con controlli efficaci. Va incoraggiata la tendenzain atto all’aumento del numero dei prodotti certificati con eti-chetta ecologica e delle imprese dotate di una certificazioneambientale. Un futuro sostenibile per l’Italia, Paese con un de-bito pubblico molto elevato e con un alto consumo di risor-se naturali, richiede una nuova stagione di sobrietà e di ridu-zione degli sprechi sia finanziari che di risorse naturali. È possibile avere nuovo sviluppo riducendo gli impatti am-bientali, così come è possibile vivere meglio sprecando dimeno. Un’economia sobria, fondata su un’elevata qualità ecologica,consentirebbe di assicurare maggiore coesione sociale e un be-nessere più equamente esteso su tutto il territorio italiano.

Ogni volta che produciamo rifiuti, contribuiamo in manie-ra consistente all’avanzamento della crisi globale. Se fino adoggi l’obiettivo primario era quello di trovare metodi per di-struggere risorse (comportando effetti deleteri sull’ambientee sulla salute), oggi è richiesta un’inversione di tendenza, nonpiù distruggere ma evitare di produrre materiali che non pos-sano essere re-impiegati. Nel mondo attualmente, vengono prodotti annualmente inmedia 1.3 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani, registran-do ogni anno un aumento costante nei volumi e incidendo pro-fondamente nei costi di smaltimento a carico delle comuni-tà. L’Italia nel 2011 ha prodotto circa 32.500 tonnellate dirifiuti urbani, di cui il 42,1% viene smaltito in discarica. È evi-dente già da questi primi dati come la soluzione economicae ambientale più efficiente per una corretta gestione dei ri-fiuti non sia la loro distruzione, in discarica o negli impiantidi incenerimento, quanto piuttosto attuare una politica chemiri a un’effettiva diminuzione nella produzione di rifiuti. Il problema dei rifiuti, in Italia, è tangibile non solo nelle gran-di città ma anche nei piccoli e medi Comuni. All’interno del-la rete Borghi Autentici, su 126 Comuni soci intervistati, lamedia della raccolta differenziata risulta pari al 43,80%, pocosopra la media nazionale pari al 39,9% nel 2012, ma anco-ra lontana dall’obiettivo del 65% che doveva essere raggiuntoentro il 2012.L’incremento della raccolta differenziata potrebbe deter-minare, soprattutto nei piccoli e medi comuni, un eccessi-vo costo di smaltimento delle varie frazioni di rifiuti. In talicontesti occorre agire con varie modalità. In particolare, perquanto concerne la frazione umida, va promossa la dotazionedi “Compostiere di Comunità” 13 evitando i costi di accesso agliimpianti. L’effetto sarebbe importante poiché favorirebbe ilriutilizzo in loco con sinergie funzionali con l’agricoltura diprossimità (valorizzazione in loco del compost D.Lgs.75/2010).In questo contesto, la strategia Rifiuti Zero di cui Borghi Au-tentici si fa promotore all’interno della propria rete, è svi-luppata in numerosi Paesi del mondo e basa le proprie ra-dici su due parole chiave principali: sostenibilità e parteci-pazione. Rifiuti Zero basa il proprio concept sulle 5 R stra-tegiche per l’avvio di una corretta gestione dei rifiuti urba-ni: Riduci, Riusa, Ricicla, Ri-progettazione, Responsabilità.Proprio quest’ultima è la base della sostenibilità e coinvol-ge sia la comunità locale, sia le amministrazioni, sia la par-te imprenditoriale.Ma tutto si fonda sulla necessaria ri-educazione al consumoconsapevole. Dal senso di responsabilità nei confronti dello stato attualee futuro dei territori e dalla volontà condivisa di voler in-

Verso Zero Rifiuti

13 La Regione Puglia a giugno 2014 ha lanciato un programma di sostegno sulla “Compostiera di Comunità” a favore dei Comuni con meno di 4.000 abitanti.

d u e m i l a q u i n d i c i25manifesto

dei borghi autentici

traprendere un percorso di messa in qualità dei territo-ri stessi, la strategia Rifiuti Zero si pone come obiettivol’azzeramento dei rifiuti entro il 2020, attraverso 10 pas-si: separazione alla fonte, raccolta porta a porta, com-

postaggio, riciclaggio, riduzione dei rifiuti, riuso e ripa-razione, tariffazione puntuale, recupero dei rifiuti, crea-zione di centri di ricerca e riprogettazione, azzeramen-to rifiuti.

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

1

Promuovere Coop di Comunitànell’ambito del Social Housing - mu-tuando l’esperienza “HousingFirst”

Assegnare una casa a chi non ce l’ha ol’ha persa, costruendo, a partire dallasicurezza abitativa, un percorso di in-clusione sociale e lavorativa

• Investitori privati • Proprietari abitazioni• Famiglie con difficoltà• Amministrazioni comunali

2Promuovere la costituzione e lo svi-luppo di Public Company loca-li ad azionariato piccolo e diffuso

Sostenere interventi di recupero e va-lorizzazione di parti del patrimonio edi-lizio privato o pubblico a finalità eco-nomiche, culturali, sociali con rientrofinanziario sostenibile

• Piccoli investitori locali su rete• Operatori del Fund raising• Imprese

3Promuovere l’istituzione e l’appli-cazione della “Carta del decoroe della cura del borgo”

Informare i cittadini sul lavoro del-l’Amministrazione.Promuovere azioni individuali e col-lettive di manutenzione, cura e valo-rizzazione del borgo su base volonta-ria e pianificata

• Cittadini• Associazioni locali• Imprese• Amministrazioni comunali

4Promuovere l’adesione dei Comu-ni borghi autentici alla nuova ini-ziativa “Mayors Adapt”

Costruire una rete fra territori che sia-no consapevoli e che desiderano adot-tare comportamenti diversi sul temadell’adattamento al cambiamento cli-matico

• Comunità• Amministrazioni comunali

5

Sostenere la creazione, a livello lo-cale, di micro imprese giovani-li impegnate in attività di recupero,riciclo e riuso di frazioni del rifiuto

Concorrere a creazione di nuovi postidi lavoro locali: concorrere allo sviluppodi strategie zero rifiuti

• Giovani della comunità• Associazioni• Amministrazioni comunali

6Promuovere, a livello locale, cam-pagne di R-Generation coinvol-gendo scuole, bambini, famiglie

Sostenere il riciclo di alcune compo-nenti del rifiuto (plastica, vetro, latti-ne, ecc...) tramite il gioco, attività lu-dico - educative a premio

• Giovani della comunità• Associazioni• Amministrazioni comunali

7

Progetto strategico BAI “URA-NOS” che si appoggia su tre pilastri:• verde pubblico urbano, biodiver-

sità vegetale e agricoltura di pros-simità;

• “Paesaggio bene comune”• Adattamento al cambiamento cli-

matico e resilienza

Sviluppare in sede locale, nei borghi efra più borghi, una strategia integrata fi-nalizzata a tutelare e valorizzare il pae-saggio, ridurre il consumo del suolo, va-lorizzare il patrimonio di biodiversità ve-getale locale sia nell’ambito del verdepubblico che con pratiche agricole so-stenibili di prossimità, affrontare iltema del dissesto e il ripristino di con-dizioni di sicurezza ed espandere la re-silienza nelle comunità e introdurre azio-ni per l’adattamento climatico

• Amministrazioni comunali• Competenze locali• Comunità di cittadini

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici26

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

8Progetto BAI “Valore in rete” - va-lorizzazione del patrimonio im-mobiliare dei Comuni

Definire “Piani di valorizzazione dibeni pubblici locali” a forte orienta-mento di destinazione turistica - cul-turale e sviluppare un percorso di at-tuazione attraverso il coinvolgimentodi capitale di rischio

• Amministrazioni comunali• FPC - ANCI• Fondi comuni

9

Promozione di Coop di Comunitàper la realizzazione e gestione di“Compostiere di Comunità“(fraz. umida del rifiuto)

Sviluppare il riciclo sostenibile a livel-lo locale della frazione “umida” del ri-fiuto

• Amministrazioni comunali• Comunità cittadini

10

Sviluppo dell’adesione al “Patto deiSindaci” e realizzazione del PAES- Piano di Azione Energia Sosteni-bile - nei Comuni BAI che non han-no ancora provveduto

Migliorare la gestione energetica locale.Raggiungere l’obiettivo della riduzio-ne delle emissioni di CO2 in atmosfe-ra del 30% entro il 2030

• Amministrazioni comunali• Comunità cittadini

11

Promozione del progetto pilotaBAI “Muoviamoci a sostenereil borgo” sulla mobilità sostenibi-le di piccolo raggio

Sviluppare un piano locale per incen-tivare soluzioni di mobilità sostenibilecompatibili con le caratteristiche delborgo

• Amministrazioni comunali• Comunità cittadini

12

Promozione di Coop. di Comuni-tà per la creazione di Gruppi diAcquisto fra famiglie e/o ac-quisti collettivi di impianti e tec-nologie per la produzione di ener-gie rinnovabili

Sviluppare il risparmio energetico eincrementare l’utilizzo di fonti rin-novabili

• Comunità cittadini • Amministrazioni comunali

d u e m i l a q u i n d i c i27manifesto

dei borghi autentici

La qualità della vita nei borghi non segue simmetricamentela tendenza involutiva in atto nel resto del Paese. La qualitàdella vita nei borghi è più elevata rispetto a quella delle gran-di città. Tale “vantaggio” tuttavia è minacciato da un progres-sivo depauperamento dei servizi alla persona, alle famiglie,in generale alla popolazione. I nuovi paradigmi del welfare, infatti, fanno emergere l’estre-ma difficoltà nella gestione dei servizi da parte delle istitu-zioni pubbliche e private. Il tema principale è quello della sostenibilità economica, ov-vero la scala ridotta del sistema demografico dei piccoli e medicomuni spesso induce l’assunzione di politiche e provvedimentidi drastica riduzione dei servizi per soddisfare parametri dicompatibilità finanziaria. Quindi: meno servizi per gli anzia-ni, chiusure di plessi ospedalieri e di scuole, sospensione deiservizi come quelli della posta, trasporti pubblici, ecc.Questa situazione si sovrappone, spesso drammaticamente,alle naturali difficoltà operative dei servizi stessi (polverizzazionee frammentazione dell’utenza, distanza dei borghi dai centriattrezzati, ecc.) generando un clima di rassegnazione e di di-sagio in tante comunità locali. Qui si configura una sorta dicircolo vizioso tra ostacoli di disponibilità di servizi e abbandonodei piccoli Comuni. È giunto il momento di elaborare, anche con approcci inno-vativi e sperimentali, nuove politiche di welfare locale coe-renti con il primario obiettivo di assicurare il mantenimen-to delle piccole comunità sui territori e il loro sviluppo a pa-rità di diritti con gli altri cittadini delle città.Tale questione si pone all’interno di una più vasta riflessio-ne sulle forme di erogazione dei servizi per assicurare livel-li essenziali di prestazione, adeguati ai bisogni che una comunitàesprime. Il vincolo di bilancio, sempre più stringente, impone

non soltanto la progressiva riduzione della spesa, ma talvol-ta implica una maggiore difficoltà a sperimentare modalità in-novative di intervento soprattutto in contesti periferici doveè assente una rete istituzionalizzata di assistenza. Il problemasi pone nella dialettica tra l’istanza di garantire i diritti di cit-tadinanza mediante l’accesso al sistema di welfare e la qua-lità delle prestazioni di sostegno al benessere individuale e col-lettivo. L’idea che il principio di sussidiarietà possa garanti-re di per sé un esito positivo di tale dialettica non è assolu-tamente scontato. Vi è la necessità di esaminare continuamentel’efficacia dell’intervento e valutarne l’impatto sulla realtà.Il tema del welfare territoriale assume un valore centrale nelmomento in cui si supera la logica amministrativa dei biso-gni dove si producono e riproducono risposte standardizza-te a esigenze pre-definite che non tengono conto della strut-turazione delle relazioni di prossimità e dell’articolazione del-le domande di sostegno e cura. L’idea di un welfare dimensionato alle peculiarità di una spe-cifica comunità periferica necessita gioco forza di pratichepartecipative le quali enfatizzano le reti informali di solida-rietà a fronte del deficit di strutture e di attori del terzo set-tore che possano interagire con le istituzioni e favorire le pro-gettualità locali. Seguendo questa linea di pensiero, si age-vola un processo di integrazione comunitaria fondata sullacorresponsabilità dei diversi soggetti della comunità localenelle dinamiche di promozione del welfare locale. In tal sen-so, si apre un orizzonte favorevole alla condivisione e al-l’identificazione della “gerarchia dei bisogni” e, quindi, del-la priorità degli interventi in sintonia con la riduzione del-le risorse economiche. Indubbiamente, ciò ha più probabilità che si realizzi su una di-mensione ridotta dove l’istituzione di una prassi partecipa-

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici28

4° Benessere e salute,un diritto per tutti

d u e m i l a q u i n d i c i29manifesto

dei borghi autentici

tiva appare meno conflittuale e fondata su elementi di mag-giore coesione socialeInfatti, la gestione di strutture e servizi collettivi e pubblicilocali basata sull’apporto costante e sistemico dei cittadini (asi-li nido, scuole materne, “scuole e palestre aperte”, centri diur-ni e case della salute) costituiscono reali percorsi di innova-zione sociale che favoriscono sia l’ottimizzazione dell’uso del-le risorse che l’incremento dei fattori di coesione e solida-rietà all’interno della comunità.Nella crisi del welfare, nei borghi, emergono nuovi protagonistiche vogliono fare impresa sociale. Il post-fordismo all’italia-na ha prosperato sul ciclo dell’outsourcing produttivo, l’al-tro pilastro è stato costituito dall’esternalizzazione dei servizisociali. La crisi del welfare pubblico e del bilancio statale spin-ge ad una scelta: o approfondire la propria identità ed, in essa,trovare le risorse e le ragioni per ripartire, per fare impreseaperte alla condivisione comunitaria, oppure rassegnarsi, al-zare le mani “al cielo” e invocare affinché qualcuno, sapientee generoso, possa fornire risposte a comunità piccole, invi-sibili, non “profittevoli” in un mondo sempre più globalizza-to, distante ed incapace di osservare con equità i diritti e gliinteressi in campo.

Un nuovo “welfare di comunità”, quindi, pensato per dareai cittadini dei borghi: il diritto a stare bene, la possibilità di in-traprendere una sana vita di relazione riconoscendo e coltivandole proprie risorse personali, la conservazione e lo sviluppo del-le proprie capacità fisiche. In sintesi una proposta che permettadi ritagliarsi un ruolo attivo nella società attraverso una rete diprotezione, di solidarietà e di servizi che possano concretamentedare attuazione ai diritti di cittadinanza di ognuno.Queste nuove politiche di welfare dovrebbero assecondare eperseguire questi scopi: determinare integrazione e sinergiatra istituzioni e cittadini ricercando nuove soluzioni e nuovimodelli di servizio che, seppur di piccola scala, possano espri-mere una sufficiente gestione economica e che, soprattutto,possano contare sulla partecipazione e solidarietà della co-munità.Risulta urgente e indispensabile che oggi, in Italia, si concretizziun serio dibattito attorno ad un modello di welfare locale, checonsideri due diversi processi istituzionali: da un lato la pos-sibilità di “fusione” grazie alla quale si abbattono privilegi ca-tegoriali e differenziazioni territoriali, creando in tal modouno spazio omogeneo al cui interno può acquistare un sen-so la nuova cittadinanza sociale, dall’altro, si profili la necessi-tà di una “separazione” delle competenze attraverso cui costruirenuovi livelli di autorità, nuove istituzioni capaci di assicura-re, attraverso forme di sussidiarietà orizzontale e verticale,quella “rete di servizi”, senza la quale viene meno anche ogniforma di protezione sociale.

In questo contesto assume importanza strategica la “gestio-ne associata” di servizi sociali attraverso alcune delle azioni chele leggi nazionali e quelle regionali declinano nei rispettivi im-pianti istituzionali. Occorre passare ad una programmazio-ne condivisa che valorizzi e armonizzi le diverse modalità ge-stionali dei servizi di welfare locale (affidamento a coopera-tive sociali, cooperative speciali promosse direttamente daicittadini, ecc.) poiché la diversificazione delle soluzioni rap-presenta un bene in quanto consente la confrontabilità del-le esperienze e l’individuazione delle soluzioni economica-mente e socialmente più vantaggiose. Coerentemente a ciòvanno bandite le soluzioni monopolistiche, i cartelli tra enti/so-cietà per condizionare il mercato e anche le rivendicazioni diesclusività. Occorre studiare e sperimentare forme di se-gretariato sociale per la gestione, da parte dell’associazioni-smo di alcuni servizi essenziali, alle popolazioni dei piccoli emedi comuni in modo che l’esercizio della “sussidiarietà oriz-zontale” possa consentire alle formazioni sociali (associazio-ni, famiglie, volontariato, organizzazioni no profit, impresesociali in genere14) di esprimere al meglio tutte le proprie po-tenzialità nella costruzione di un nuovo walfare locale. At-traverso questi interventi si potranno invertire le tendenze diabbandono dei borghi attivando specifiche politiche per i pic-coli centri per evitare che venga abbandonata una parte ri-levante del nostro territorio con grave pregiudizio per la qua-lità ambientale, culturale.L’obiettivo generale, pertanto, deve essere quello di contra-stare l’abbandono dei borghi e dei loro territori, di mante-nere e incrementare la qualità di vita nelle comunità locali,assecondando con sostegni mirati politiche e modalità di wel-fare locale condivisi dalla popolazione e generatrici di op-portunità collaterali (nuova occupazione, tutela dell’ambiente,valorizzazione delle risorse e “beni comuni” dei territorio),ossia realizzare, in sede locale un modello partecipativo chevede la collaborazione fra pubblico, privato e società civile.Sulla sicurezzaIl problema della sicurezza, nel nostro Paese, nonostante il suoprocedere sopra le righe e le enfasi che di volta in volta ac-compagnano dibattiti e discorsi, è reale. Per i cittadini dei pic-coli comuni il fattore generante il senso di insicurezza è la mi-cro-criminalità. Per il 52% di chi vive in un borgo il senso diincertezza è strettamente legato allo sviluppo e all’affermarsidei fenomeni che incidono sul vivere quotidiano e non tan-to i grandi eventi criminali come mafia, camorra o terrori-smo.Una parte minoritaria di persone, lega il tema dell’insicurezzaanche ad altri fattori, come le difficoltà economiche. Un rap-porto di origine che non nega la valenza delle paure da mi-cro-criminalità, ma offre un quadro più ampio in cui collo-care l’aumentare della percezione di insicurezza.

14 Da una ricerca EVRICSE 2013, “il potenziale di imprenditorialità sociale” oggi si esprime in 22.468 Enti non profit di natura produttiva e 88.445 impresefor profit che operano nei settori identificati della normativa come ambiti in cui è possibile produrre e scambiare beni e servizi di utilità sociale.

Questo elemento di insorgenza, il radicare nel disagio socia-le, nelle difficoltà economiche, il tema sicurezza è maggior-mente segnalato dalle persone che vivono nei piccoli centri,rispetto ai cittadini metropolitani. Il tema della micro-crimi-nalità è maggiormente avvertito al Nord, mentre è meno pre-sente nelle regioni del Sud dove si fa sentire maggiormente ilpeso della criminalità organizzata. Il problema della micro-criminalità è più avvertito dalle persone che hanno una con-dizione economica agiata o tranquilla, mentre è avvertito in tonominore dalle persone povere o che vivono difficoltà economiche.Distinzioni esistono anche in base all’età. Il tema della insicu-rezza da micro-criminalità assume, nel nostro paese e, so-prattutto, nei borghi significati peculiari. Appare, in primis, comeun fenomeno che “rompe la serenità comunitaria“. In seconda bat-tuta assume i contorni di un “fenomeno di rottura dell’intimità“.La percezione del disagio da insicurezza è maggiore in quellerealtà piccole in cui gli standard di vita, i ritmi e il modello diesistenza sono caratterizzati da alti livelli di quiete, da una di-mensione rasserenata e rilassata di esistenza, da una peculia-re estraneità a forme caotiche tipiche delle aree metropolita-ne. Nei piccoli centri, pertanto, non sono maggiori i reati, maè minore la soglia di accettabilità dei fenomeni di micro-cri-minalità. Il che rende il livello di disagio decisamente più altoe il tema sicurezza ancor più vitale per la qualità della vita.L’insicurezza nei piccoli comuni è forgiata dalla capacità chealcuni reati hanno di ridurre la percezione di libera fruizio-ne degli spazi in cui le persone vivono. E’ alimentata dalla ca-pacità che hanno alcuni fattori, come l’immigrazione, gli attivandalici, ma anche la tossicodipendenza o la presenza di rom,di ridurre il senso di armonia locale, di violarne lo stile di vita.La percezione di insicurezza nei borghi non è astratta. Rispettoa chi vive nelle aree metropolitane in queste realtà sono vis-suti come meno preoccupanti gli scippi, la presenza della cri-minalità organizzata, le violenze sessuali (di genere), la pre-senza di aree degradate.I cittadini dei borghi hanno una visione a tutto campo dellasicurezza. In aggiunta alla tutela della vita e dei beni, richie-dono libertà e tranquillità individuale, tutela della salute e del-la capacità produttiva, pace sociale e qualità dell’ambiente. Prov-

vedere alla sicurezza personale non basta, poiché l’individuodesidera estendere i fattori di sicurezza a tutta la comunità.La sicurezza di una comunità è un problema complesso. Toc-ca aspetti importanti della sfera individuale, sociale, econo-mica ed ambientale, cui bisogna dare una risposta politica esociale prima ancora che operativa.Il concetto di sicurezza si è evoluto nel tempo. Se prima eralegato in primis ai fatti criminosi, oggi include molti fenomeniconnessi al disagio dei cittadini nell’uso degli spazi pubblici.Oggi la domanda di sicurezza comprende un ampio arco difattori come:1. il rischio effettivo di essere vittime di intimidazioni, ag-

gressioni o atti violenti;2. il disagio e la debolezza determinati dalla rottura dei co-

dici di comportamento della civile convivenza (atti di van-dalismo, ecc.);

3. il disagio generato dal degrado dei codici tradizionali di curadel territorio (cura del verde, pulizia, presenza di vigilan-za sulle strade);

4. la percezione di insicurezza cagionato da fattori e rischi am-bientali;

5. la paura come forma soggettiva e mediale, non legata al-l’aumento del rischio reale nel luogo, ma derivante da fat-tori più ampi (e spesso lontani dal contesto specifico) e dalbombardamento mediatico.

La domanda di sicurezza, quindi, investe un vasto settore diinterventi e azioni, ben più ampio del solo controllo del ter-ritorio o della repressione della micro-criminalità e includel’area grigia dell’inciviltà; la qualità del tessuto urbano e am-bientale; la cura e la vitalità dei centri e delle periferie, non-ché lo sviluppo e la forza delle reti relazionali15. Specie in unasituazione ove aumenta considerevolmente la condizione disolitudine (anziani vedovi, separati, single, ecc.).L’approccio strategico, quindi, più utile nei piccoli comuniè quello di costruire un piano di azioni locali che, partendodall’ascolto e condivisione dei cittadini, possa generare risultaticoncreti e a breve portata, evitando così iniziative a volte trop-po retoriche che possono deludere le aspettative reali dellacomunità.

15 Fonte: I piccoli comuni e la sicurezza, CittaItalia Anci Ricerche, settembre 2008.

La qualità di vita di un borgo è un fattore fondamentale di pro-mozione della salute. La vita di comunità (l’ambiente, la qua-lità delle risorse, il patrimonio relazionale) è oggettivamen-te un contesto agevolatore di standard di salute migliore. Tut-tavia sono molteplici i fattori esogeni che influiscono su que-sto contesto riducendone, in talune casi, la qualità. I borghi, soprattutto quelli montani, hanno una popolazionecostituita prevalentemente da anziani.

Questa fascia di popolazione è sottoposta maggiormente allemalattie croniche e della disabilità. Si tratta di problemi di nonfacile gestione che vanno incardinati nel panorama di ridu-zione delle risorse, deficit sanitario e profonda trasformazionedell’offerta della prestazioni. Infatti il panorama dell’offertadi prestazioni sanitarie è radicalmente cambiato; la rete ospe-daliera italiana, caratterizzata fino a pochi anni fa da un sistemadiffuso di piccoli ospedali, è soggetta ad un forte ridimen-

In merito alla salute

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici30

d u e m i l a q u i n d i c i31manifesto

dei borghi autentici

sionamento non solo per questioni economiche ma anche permotivazioni di efficacia e qualità delle prestazioni. Molti pic-coli ospedali locali da una parte hanno rappresentato un ri-ferimento soprattutto per le comunità distanti dai grandi cen-tri, e dall’altra sono stati fonte di inefficienze e costi senza ade-guati riscontri di standard qualitativi. La politica di raziona-lizzazione del sistema ospedaliero peraltro, prevede i presi-di che dovrebbero sopperire agli effetti della chiusura del pic-colo ospedale, ovvero i distretti, gli ospedali di comunità ol’assistenza domiciliare.La nuova fase di programmazione, tuttavia, presenta notevolidifficoltà e sul territorio nazionale vi sono situazioni estre-mamente diversificate ove la risoluzione dei problemi del-l’efficienza e dell’efficacia delle politiche sanitarie spesso pre-senta gravi ritardi.La gestione della malattia cronica, il controllo clinico labo-ratoristico, la piccola e semplice diagnostica per immagini edun primo soccorso, non necessitano di strutture di elevata com-plessità ed i relativi risparmi possono essere indirizzati sul po-tenziamento della rete di assistenza domiciliare o sui distretti.Resta inteso che l’emergenza sanitaria va coperta da un sistemaefficiente ed efficace secondo i più moderni criteri. Il po-tenziamento del 118 quindi, attraverso le economie derivantidal taglio delle inefficienze dei piccoli ospedali, deve esserela logica conseguenza, garantendo un trasporto rapido (en-tro un’ora la “golden hour”) anche dalle zone più impervieverso un centro attrezzato per diagnosticare e per trattare ade-guatamente un caso complesso.Questi presupposti di carattere generale vanno affiancati daun’azione locale, di ogni Amministrazione comunale, per in-tegrare le risorse; ad esempio, nell’ambito dell’emergenza unsupporto essenziale può essere rappresentato dalla protezionecivile fornita delle tecniche elementari di rianimazione car-diopolmonare meglio se integrate dalla defribillazione pre-

coce con i moderni sistemi semiautomatici, facilmente gestibilianche da personale non sanitario. Infatti è auspicabile che neipiccoli e medi Comuni sia sviluppato un programma locale,condiviso dalle associazioni e dai cittadini, per assicurare lapresenza e l’uso collettivo di DAE (Defibrillatore Esterno Se-miautomatico) anche attraverso programmi di formazioneorientati a responsabilizzare più persone della comunità. Ma l’aspetto più incisivo e particolare del ruolo socio sani-tario che compete al Comune, risiede nella prevenzione deidisagio sociale legato alla solitudine, alla ipomobilità e ai pro-blemi economici. L’assistenza domiciliare in tal senso rive-ste un ruolo fondamentale ed essenzialmente preventivo, co-niugando l’assistenza in senso stretto (terapie farmacologichedomiciliari, riabilitazione) con le azioni volte a combattere ildisagio e l’isolamento che prima o poi potrebbe sfociare inun’emergenza sanitaria vera e propria (incidente domestico,malnutrizione, prevenzione delle complicanze del diabete, ecc.).Non sono trascurabili poi le opportunità offerte dalla tecnologiaper il monitoraggio di situazioni “a rischio”; il telesoccorso ègià una realtà ma crescono al suo fianco le potenzialità dellatelemedicina, oppure del controllo visivo attraverso webcame lo sviluppo di talune applicazioni come ad esempio la te-leriabilitazione (Medical Device). Per l’applicazione pratica ditali opportunità è fondamentale il ruolo delle infrastrutturedi cui un Comune deve dotarsi.È da ritenere scontato poi l’impegno che le Amministrazio-ni devono mettere nell’abbattimento delle barriere archi-tettoniche, fatto questo ancora oggi troppo trascurato.In conclusione i piccoli borghi posseggono potenziali carat-teristiche per una buona qualità di vita che si riflette in buo-ne condizioni socio sanitarie, ma molto deve essere fatto perintegrare l’azione delle autorità sanitarie sovra comunali so-prattutto nel portare vicino alla popolazione (anziana, disa-bile) le opportunità della moderna assistenza sanitaria.

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

1

Promuovere, in ambito del serviziosanitario di zona, reti di area vasta dimedici e servizi medici a supportodella rete dei bisogni isolati e/o perla domanda di sostegno

Sviluppare una rete di competenzemedico - sanitarie, migliorare l’acces-so all’assistenza e ridurre le criticità del-le prestazioni anche attraverso nuovetecnologie (Medical Device)

• Medici e personale sanitario• Istituzioni sanitarie• Associazioni volontariato sociale• Amministrazioni comunali

2Promozione di Coop. di Comunità ca-paci di farsi carico di un programmadi “welfare di comunità”

Creare “reti di servizi” alimentate da unanuova “cittadinanza sociale”, ovvero dal-la solidarietà, dalla disponibilità (tempo,lavoro, sostegno finanziario) per miglio-rare la qualità di vita di tutti i cittadini

• La comunità• Le Associazioni e le imprese• Amministrazioni comunali

3

Programmi di sensibilizzazione e re-sponsabilizzazione locale per l’usodiffuso di “defibrillatori esterni se-miautomatici” e relativa formazione

Promuovere e implementare, in sedelocale un progetto PAD (Public AccessDefibrillation)

• Amministrazione comunale• Associazioni del volontariato• Gruppi di cittadini

La creatività artigianale è la prima manifestazione che ha ac-compagnato la comparsa dell’umanità (homo faber). Prima an-cora di ogni altra forma evolutiva, organizzativa e produtti-va, l’oggetto artigianale ha costituito la prima testimonian-za identitaria della presenza della vita umana. In questo sen-so, gli oggetti dell’artigianato concorrono a creare l’identi-tà di un popolo, intesa come l’insieme delle tradizioni, del-le conoscenze e dei tratti distintivi che ne sanciscono la ri-conoscibilità e unicità. Le creazioni dell’artigianato sono quin-di da considerarsi come espressione della cultura materia-le, legata all’ambiente umano e sociale in cui sono realizza-te. Pertanto, gli oggetti dell’artigianato tradizionale vannoconsiderati opere dei popoli, recanti un messaggio spiritua-le e culturale, nonché testimonianze delle tradizioni e del-la creatività da trasmettere alle prossime generazioni. Si im-pone una inversione di tendenza rispetto all’abbandono diquesta attività, nel loro disprezzo a favore di quelle consideratepiù moderne; ed una battaglia contro il deficit di memoriacollettiva che rischia di escludere le nuove generazioni ‘di-gitali’ da questo campo di conoscenza che resta comunqueprezioso.Il “saper fare” diffuso (artigianato, trasformazione agroali-mentare) rappresenta, oltre che un patrimonio culturale eun servizio per i cittadini, una risorsa economica e produt-tiva fondamentale: un tessuto produttivo diffuso costituitoda microimprese, da laboratori e da piccole e medie impresefortemente radicate nei territori di appartenenza, il cui va-

lore economico non è trascurabile all’interno dell’economianazionale.Il “saper fare” nella comunità costituisce un patrimonio cul-turale unico che caratterizza le comunità locali dei borghi nel-le loro diverse epoche di sviluppo. Le imprese artigiane sonole promotrici di una tradizione artistica e produttiva seco-lare, depositarie di conoscenze materiali e immateriali, ra-dicate nei territori di appartenenza. Allo stesso modo sonoportatrici di valori culturali “universali” in quanto impreseattente al design, al progetto, alla storia e che entrano spes-so in rapporto con settori culturali molto diversi tra loro.Si tratta dunque di fare evolvere il capitale sociale umano,rendere possibile quelle che viene definita ‘capacitazio-ne’(come libertà di estensione del proprio potenziale): valea dire considerare gli esseri umani come lo strumento delcambiamento che può andare molto al di là della produ-zione economica (alla quale fa riferimento, normalmente,il capitale umano) e comprende anche lo sviluppo socialee politico16.Le imprese artigiane poi producono beni e/o realizzano ser-vizi di prossimità che concorrono significativamente a de-terminare il grado e il livello di qualità di vita di una comu-nità locale.La produzione e la trasformazione agroalimentare, ac-compagnate dalla tradizione gastronomica di produzionedi cibi, costituisce sempre più, per i territori italiani, un“bene culturale”. Un bene desiderato, che produce racconto

Il "saper fare" nelle comunità

16 Amartya Sen, Lo Sviluppo è libertà: perché non c'è crescita senza democrazia.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici32

5° Saper fare produttivo,carburante per la crescita

d u e m i l a q u i n d i c i33manifesto

dei borghi autentici

L’applicazione delle regole dell’industria alla dimensione ru-rale è stato un fattore di distruzione, non soltanto dell’am-biente, ma anche della sostenibilità sociale e della sosteni-bilità agricola del nostro pianeta. Dove arriva l’agricolturaindustrializzata senza limiti, soprattutto nei Paesi in via di svi-luppo, si crea povertà, gli uomini che lavorano la terra sonospazzati via, costretti a inurbarsi nelle metropoli perché suun ettaro dove prima lavoravano 10 persone a malapena nerimane a lavorare una. Il meccanismo erode le fondamentadelle culture alimentari in questi Paesi.L’agricoltura è una componente essenziale dell’economia edella società italiana ed europea; in termini di effetti indiretti,qualsiasi regresso significativo dell’attività agricola comportaun calo del PIL e dell’occupazione nei settori economici cor-relati - anche non alimentari e, in particolare nella filiera agroa-limentare.L’agricoltura è il motore economico della maggiore partedelle zone rurali, ovunque a livello mondiale: e resta la basesu cui si fonda il settore agroalimentare europeo. In totaleil settore agroalimentare garantisce 17,5 milioni di posti dilavoro a livello europeo (il 13,5% dei posti di lavoro nel set-tore industriale). È dunque fondamentale salvaguardare unaccettabile livello di attrattività per i posti di lavoro nel set-tore, in particolare per garantire la soglia minima di ricam-bio generazionale. I redditi agricoli rappresentano solo il 40%della media dei redditi europei. La grande consapevolezzasu questi problemi ha spinto la Commissione Europea ad unaprofonda riflessione sul futuro dell’agricoltura a livello Eu-ropeo e la CE ha quindi pubblicato il 18 di Novembre 2010una nuova comunicazione dal titolo “La P.A.C. verso il 2020:rispondere alle future sfide dell’alimentazione, delle risorse natu-rali e del territorio”.

All’interno della comunicazione vengono identificati tre obiet-tivi strategici:1. preservare il potenziale di produzione alimentare dell’UE se-

condo criteri di sostenibilità, al fine di garantire la sicurez-za dell’approvvigionamento alimentare a lungo termine peri cittadini europei e contribuire a soddisfare la domanda mon-diale di prodotti alimentari, che secondo le stime della FAOdovrebbe subire un incremento del 70% da qui al 2050;

2. sostenere le comunità agricole che forniscono ai cittadi-ni europei una grande varietà di derrate alimentari di pre-gio e qualità prodotte in modo sostenibile, nel rispetto de-gli obiettivi che l’Unione si è data in materia di ambien-te, acque, salute e benessere degli animali e delle piantee salute pubblica;

3. preservare la vitalità delle comunità rurali, per le quali l’agri-coltura costituisce un’attività economica importante in gra-do di creare occupazione locale che comporta moltepli-ci vantaggi sul piano socio-economico, ambientale e ter-ritoriale. Fra l’altro, una riduzione significativa della pro-duzione locale avrebbe un’incidenza sulle emissioni di gasserra e sui paesaggi locali caratteristici e limiterebbe la scel-ta per i consumatori.

L’agricoltura europea, quindi, deve essere competitiva nonsolo dal punto di vista economico, ma anche sotto il profi-lo “ambientale” e gli obiettivi strategici potranno essere rag-giunti solo a fronte di una profonda rivisitazione del mododi concepire il mondo agricolo innestando in esso ricerca disettore e innovazione d’approccio.Declinando gli obiettivi strategici citati, nei borghi e nei loroterritori, assume un ruolo centrale la secolare capacità di la-vorazione dei prodotti agricoli e il loro impiego nella tradi-zione culinaria.

Agricoltura e cibo

e narrazione, che diviene “medium” per tante destinazio-ni turistiche e culturali minori. Il “cibo“ quindi potrà diventaresempre più in futuro un mezzo che concorrerà a far rag-giungere uno “stato di benessere individuale e collettivo”alle persone.Mangiare meglio è un diritto di tutte le persone 17

Il “saper fare” è portatore di un “valore sociale” che si creaattraverso l’interazione fra i soggetti economici e sociali delterritorio, fra la collettività e con l’ambiente circostante. Il“saper fare” genera infatti un forte radicamento nel territo-rio di riferimento, è parte integrante della cultura e influenzala società locale. Il “saper fare” si alimenta grazie alla tradi-zione locale coltivata dalle persone, alla trasformazione di con-tenuti fra una generazione e l’altra. “L’incomprensione del pre-

sente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato”18. Esso è infattiuna forma di pratica economica diffusa che alimenta l’eco-nomia locale e le piccole produzioni di beni e servizi, cre-ando occupazione, stabilità sociale, e possibilità di sviluppofuturo. Molti territori sono caratterizzati da produzioni diantica tradizione a rischio di estinzione a causa della mancanzadi ricambio generazionale. Il “saper fare” di comunità è spes-so il primo volano di uno sviluppo economico sostenibile an-che in aree che presentano problemi di ritardo di sviluppo.Nei borghi autentici occorre fare uno sforzo per creare unaalleanza tra economia e cultura, talenti e saperi, cittadini eimprese, cementata dalla green economy, che diventi un po-tente antidoto contro la crisi e un formidabile “carburante”per la crescita.

17 Carlo Petrini, fondatore di Slow Food.18 March Bloch, storico francese.

I sapori e le preparazioni agroalimentari locali, la cucina ti-pica dei territori, appartengono al “patrimonio culturale im-materiale” (convenzione per la salvaguardia del patrimonioculturale immateriale - UNESCO - Parigi 2003).Non si tratta di esaltare il “piccolo”, ma piuttosto di sotto-lineare la validità della scala ridotta che, tendenzialmente,diviene uno dei paradigmi dell’agricoltura sostenibile. Perquesto anche la FAO (Food and Agriculture Organization) noncrede più nell’agricoltura industrializzata ed all’alleva-mento zootecnico intensivo e tende a privilegiare dimen-sioni contenute. La FAO, infatti, punta a un agricoltura so-stenibile, non a un agricoltura geneticamente modificata,dominata dai campi infiniti e dalle macchine. Occorre unascelta coraggiosa tra un’agricoltura che segue le commodi-ties e un’agricoltura che sostanzialmente rispetti le comu-nità e le tradizioni del territorio. L’uomo che mangia è anche l’uomo che pensa: e se non lo è, lo si aiu-ti a diventarlo.La crescente presenza nei piccoli centri di gruppi sociali ete-rogenei sul piano culturale e di provenienza professionale etecnologicamente attrezzati (telelavoratori, professionisti pen-dolari, contadini evoluti, esperti di tutela del territorio, ecc.)favorisce la nascita, anche in luoghi relativamente periferi-ci, di piccole imprese di terziario avanzato, le quali offrirannoservizi, anche per le filiere produttive locali, che appena pocotempo fa sarebbero stati impensabili lontano dai grandi poliurbani.Si diffonde nei piccoli e medi comuni una figura evoluta dicontadino, colto e preparato, tecnologicamente attrezzato,orientato alla ricerca della genuinità del proprio prodotto.In questa collocazione si trovano, anche:• giovani nati nei comuni più piccoli, che scelgono di rima-

nere, anziché andare a cercare lavoro in grandi città;• giovani di origine urbana, alla ricerca di un’occupazione le-

gata alla natura e dal contenuto creativo.I piccoli e medi comuni rappresentano la spina dorsale delsistema delle DOP: il 94% ha ottenuto il riconoscimento dialmeno un prodotto DOP. In particolare, il 60% dei picco-li e medi comuni presenta tra 1 e 3 DOP, il 20% tra 4 e 5 DOPe il 14% addirittura tra 6 e 7 DOP. Di questi prodotti a de-nominazione di origine protetta, il 94% circa rientra nella ca-tegoria formaggi e/o salumi. Inoltre, rispetto alla totalità dei

comuni con prodotti a DOP, il 75% dei piccoli e medi co-muni produce formaggi, il 73% salumi ed insaccati, il 60%è interessato dalla coltura degli ulivi dai quali si ottengono 37olii italiani a denominazione di origine; e ancora, il 41% pro-duce essenze e il 12% prodotti ortofrutticoli. Inoltre, il 79%di questi comuni è interessato alla produzione di vini pregiati.Proprio le peculiarità e la qualità produttiva dei territori deipiccoli e medi comuni possono rappresentare un importantefattore di sviluppo e di competitività locale e nazionale: ol-tre la metà della produzione agroalimentare nazionale, cheha reso celebre il Made in Italy nel mondo, è coltivata inquesti territori. Sono circa 400.000 le imprese agricole lo-calizzate nei piccoli e medi comuni italiani, impegnate nel-la salvaguardia delle colture agricole tradizionali, nel man-tenimento delle tipicità alimentari, nella tutela del territo-rio dal dissesto idrogeologico, nella tutela del paesaggio.Con politiche di valorizzazione puntuali ed adeguate, il pic-colo medio Comune sarebbe in grado di esprimere, comedimostrano diverse esperienze di successo, la sua capacità (deltutto unica) di offrire al visitatore, escursionista o turista, unarisposta alla ricerca di incontro e di relazioni umane, di co-munità accoglienti, di tipicità ed identità rispetto alle qualiegli possa riconoscersi e con le quali possa compiere espe-rienze gratificanti.Le tipicità generano una domanda di turismo esperienzialenei borghi orientata alla qualità: il viaggiatore ad esse inte-ressato ha un livello culturale più elevato, acquista volentieriprodotti di qualità ed ha come priorità quella di agire per co-noscere nel profondo il prodotto del territorio e non solodi consumarlo.Le prassi produttive locali, le rappresentazioni legate al cibo,le espressioni collettive di festa e spettacolo basati sulla va-lorizzazione dei sapori tradizionali presenti in un territorio,sono “patrimonio culturale immateriale” che le comunità deiborghi riconoscono in quanto parte della loro dotazione iden-titaria.Questo patrimonio trasmesso di generazione in generazio-ne, è costantemente ricreato dalla comunità in funzione delsuo ambiente, della sua interazione con la natura e la storia,e dà, alla comunità stessa, un senso d’identità e di continui-tà, promuovendo in tal modo il rispetto per la biodiversitàe la creatività umana.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici34

d u e m i l a q u i n d i c i35manifesto

dei borghi autentici

La FAO ha segnalato che nel 2007, per la prima volta nellastoria dell’umanità, la popolazione mondiale è divenuta inmaggioranza urbana a causa del crescente processo di urba-nizzazione delle città, situazione che invita ancora una vol-ta a riflettere sulle interazioni tra lo spazio urbano e il ter-ritorio rurale e particolarmente sul potenziamento del set-tore primario della produzione a tutti i livelli. L’agricoltura di prossimità, partecipa alla sfera degli interessisociali, culturali ed economici, e costituisce un ambito va-lido per intraprendere diverse azioni interdisciplinari beneficheper la campagna e la città. Nello scenario globale le diverse forme di agricoltura che pro-ducono gli spazi della periurbanità, hanno caratteri proprie spesso innovativi, diversi da quelli dell’agricoltura ruraleche spesso segue logiche di mercato, poiché elaborano mo-delli economici e sociali più creativi, derivanti dalla tra-sformazione del mondo rurale tradizionale, ma soprattuttodalla prossimità della città.La campagna periurbana può quindi partecipare alla defini-zione del territorio del borgo, portando con sé i suoi sim-boli e il suo patrimonio territoriale basato nei suoi campi,orti, spazi aperti e nel suo patrimonio socio-culturale rap-presentato dagli agricoltori. L’agricoltura di prossimità, rap-presenta una complessa articolazione di attività inerenti laproduzione di alimenti, la pesca e la silvicoltura, che si svi-luppano ai margini del borgo fornendo un contesto di op-portunità al borgo stesso.Tuttavia molti pianificatori e studiosi rilevando le potenziali-tà delle pratiche agricole svolte in queste aree, osservano conpreoccupazione che queste sono condizionate dall’ambienteurbano e della sua continua espansione. Il presupposto è nonconsiderare più le zone periurbane come se fossero l’ultimoanello mancante di una continuità urbana ma valorizzare gliattributi patrimoniali degli spazi rurali conurbati i quali radunanoindifferentemente il loro potenziale agricolo assieme ai valo-ri estetici, d’intrattenimento e d’integrazione sociale.In Italia la mancanza di un ordinamento e di una politica adhoc ha lasciato segni profondi nella configurazione dei pae-saggi periurbani: campi coltivati, magazzini e supermerca-ti poco inseriti lungo le strade principali e viadotti, fabbri-che abbandonate, terreni non utilizzati e frazioni prive di com-mercio, di servizi e di vita.Per superare questo insoddisfacente stato di fatto, occorrepensare alla riqualificazione e al recupero delle aree periurbanemediante una relazione fertile tra l’elemento umano e l’am-biente: uno “sviluppo locale autosostenibile“ basato sulle inte-razioni di tre elementi imprescindibili e propri di ogni ter-ritorio quali natura, storia e cultura.I nuovi modelli di consumo e d’abitudini di vita, la gran po-

larizzazione dei centri urbani, il forte sviluppo delle infra-strutture e la crescente mobilità della popolazione hanno mo-dificato radicalmente il modello dell’organizzazione del ter-ritorio, spostando o cancellando quasi completamente i con-fini fra il rurale e l’urbano.A questo riguardo, gli studi segnalano che la “civilizzazio-ne tecnologica nella corsa a costruire una seconda natura artifi-ciale, si è progressivamente liberata del territorio, trattandolo comesuperficie insignificante e seppellendolo di oggetti, opere, funzio-ni, “veleni”. La diagnosi descrive un territorio moribondoa causa dell’indifferenza dei suoi abitanti e di un mostro chia-mato metropoli, che con una sua attitudine “divoratrice dirisorse ambientali, umane e territoriali, è fra i principali respon-sabili del degrado ambientale del pianeta, della crescita esponenziale,insieme alla popolazione, delle nuove povertà nelle periferie di tut-to il mondo”19.Per questo l’emergere di nuove dinamiche negli spazi ru-rali e l’indebolimento dei margini fra rurale e urbano, de-vono spingere, soprattutto i piccoli e medi comuni, a studiarenuove interazioni presenti negli spazi periurbani, nella pro-spettiva di individuare dei modelli d‘organizzazione spazia-le validi per la tutela dell’agricoltura di prossimità e le nuo-ve funzioni correlate a questa pratica. È strategico e decisi-vo delineare una nuova prospettiva nelle politiche di tutelae valorizzazione del paesaggio rurale periurbano come sce-nario ospitante una “nuova agricoltura di prossimità“. In questo scenario acquisisce un ruolo importante la diffu-sione di pratiche, legate alla creazione di arti-giardini, qua-li azioni di interconnessione positiva fra lo spazio urbano el’agricoltura di prossimità. Le esperienze urbane degli orti-giardini sono tornate all’attenzione dell’opinione pubblicae dei cittadini negli ultimi anni e hanno ridisegnato, in modoparziale, l’immagine delle aree urbane; basti pensare che intutta Europa si sono attivati corsi di formazione sui temi del-l’agricoltura urbana (es. Hortis, progetto Eu’Go) e si sonosvolte approfondite ricerche sul fenomeno del cosiddetto “Hob-by Farming” (Rapporto Nomisma). Rispetto alle forme sto-riche dell’orto di guerra italiano o dei Jardin ouvriers fran-cesi o dei Victory gardens statunitensi, queste nuove formedi Urban Farmering presentano tratti del tutto specifici e in-teressanti per la valorizzazione territoriale. Si tratta di esperienze molto differenti tra loro: community gar-dens, orti-giardini, orti didattici, orti terapeutici e Collettiviche si occupano di “guerrilla gardening” sono alcune delle for-me di agricoltura urbana che, pur non escludendo l’esigenzaprimaria di soddisfare un bisogno alimentare, rappresentanomolto di più per chi le svolge e per il territorio che le ospita.Questi moderni agricoltori urbani sono capaci attraverso lariappropriazione di interstizi urbani (spesso porzioni di suo-

19 Alberto Magnaghi, pianificatore territoriale e paesaggista.

Agricoltura di prossimità e orti urbani

lo abbandonati o marginali) di esercitare pratiche di cittadi-nanza attiva e costruire comunità di relazioni che gravitano in-torno alla cura della terra, diventando così co-produttori e co-gestori dello spazio pubblico. L’attività agricola negli spazi ur-bani, svolta in modo non imprenditoriale, nasce dal deside-rio di una vita qualitativamente migliore fondata sullo scam-bio di esperienze concrete con altri cioè sulle relazioni di re-ciprocità, avulse dalle logiche di profitto ma impregnate da va-lori di solidarietà. Nelle aree urbane, l’orto, diventa così unaforma di advocacy, di protesta contro il consumo irresponsa-bile del territorio e come strumento di sensibilizzazione al ri-spetto dell’ambiente e alle pratiche di sviluppo sostenibile. Le esperienze urbane di orti-giardino, nate in contesti me-tropolitani e sviluppate prevalentemente da giovani cittadi-ni, possono risultare interessanti anche in contesti di di-mensioni ridotte, come i Borghi. Attivare dei progetti di agricoltura urbana nei borghi autentici,potrebbe generare effetti positivi su diversi piani:• Fungere da ponte fra le giovani generazioni, innovative e

ipertecnologiche ma attente alle tematiche cosiddette “gre-en”, e gruppi di anziani legati alla terra e alla tradizione, fa-

vorendo così la cooperazione intergenerazionale;• Valorizzare alcuni spazi “marginali” come spazi di verde pub-

blico di qualità, evitandone cosi il degrado, l’abbandono ola cementificazione rapace; l’orto-giardino, in particolare,potrebbe ricoprire il ruolo di arredo urbano sostenibile;

• Stimolare l’attività creativa delle associazioni già presentisul territorio per lo sviluppo di progetti direttamente col-legati alla coltivazione o collaterali (progetti di ortotera-pia; letture per bambini negli orti; corsi di recupero/riciclodi materiali; percorsi terapeutici sui temi ecologici; corsidi cucina naturale, ecc…);

• Veicolare in questa direzione le dotazioni scolastiche e leiniziative della formazione professionale;

• Arricchire la proposta turistica dei Borghi (Comunità Ospi-tali) con la creazione di orti-modello di agricoltura soste-nibile che rappresentino una opportunità di pratica e di ac-coglienza per gli ospiti;

• Facilitare, all’interno delle comunità locali, progetti ed azio-ni finalizzate a ridurre lo spreco del cibo della filiera di con-sumo alimentare (in Italia, ogni anno, si sprecano 8,1 miliar-di di euro di cibo).

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

1

Lanciare iniziative locali di COM-MUNITY SUPPORTED AGRI-COLTURE (Agricoltura soste-nuta dalla comunità) per learee di prossimità del borgo

Promozione di attività di coltivazionebiologica e sostenibile basate sull’utilizzodella risorsa “tempo” di cittadini di-sponibili, valorizzazione del rapporto cit-tadini consumatori e cittadini lavoratori

• Coop di Comunità fra cittadini la-voratori, proprietari, cittadini con-sumatori

• Amministrazioni comunali

2

Promuovere un progetto pilota di“Cucina Diffusa” ovvero, attra-verso le famiglie, riunite in impre-sa sociale, predisporre permanen-temente preparazioni alimentariper servizi di catering

Sviluppare una rete collaborativa fra fa-miglie per formare una piattaforma diofferta integrata di gastronomie co-munitarie da mettere a disposizione delmercato

• Famiglie disponibili della comunità• Coop di Comunità - impresa sociale

3

Sviluppo ed implementazione delprogetto pilota BAI “Botteghedei Sapori autentici” e integra-to al progetto “Italia Autentica”

Creare reti collaborative fra produttoritipici dell’agroalimentare, dell’enoga-stronomia e dell’artigianato tradiziona-le di piccola taglia, e fra loro e gestori dipunti di vendita locali nel quadro di undispositivo di valorizzazione web (e-commerce) nazionale ed internazionale

• Imprese produttrici locali• Punti vendita• BAI con i suoi loghi ed immagini• Un portare web di grandi dimen-

sioni• Le Amministrazioni comunali

4

Promozione sperimentale di piani co-munali e/o intercomunali per la va-lorizzazione della “Agricoltura diprossimità“ dei borghi “HobbyFarming” compreso lo sviluppo de-gli “orti urbani”(vedasi recente progetto pilota BAI:“Sentire la terra sui cui poggiamo i piedi”)

Sviluppare forme di partecipazioneattiva dei cittadini per rilanciare e va-lorizzare l’agricoltura di prossimità egli orti urbani in una logica di sosteni-bilità ambientale e di crescita dell’of-ferta di qualità locale

• Imprese e proprietà agricole• Comunità e cittadini (Coop di Co-

munità)• Associazioni locali• Gruppi giovanili• Amministrazioni comunali

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici36

d u e m i l a q u i n d i c i37manifesto

dei borghi autentici

6° Il borgo:palcoscenicodi produzioneculturale

La ricerca e l’affermazione dell’identità passano attraversola memoria collettiva e la conoscenza. Il ricambio genera-zionale e l’avvento di nuovi residenti potrebbero compro-mettere il tramandarsi della memoria storico- identitaria deiborghi; viceversa, grazie al desiderio di conoscere profon-damente la località in cui si vive o si soggiorna, si può con-tribuire a mantenere viva, prodotta e narrata la storia cul-turale dei luoghi. Infatti la cultura locale non è solo legata alla storia quale im-magine statica o esclusivo nostalgico ricordo, bensì pensan-do, al paesaggio culturale attuale, frutto del passato e dei vis-suti contemporanei, mix di eventi, emozioni collettive, in-terventi, contaminazioni, interculturalità che lo caratteriz-zano e lo distinguono da tutti gli altri.Entrambe le dimensioni infatti sono importanti in quanto laprima dà certezza delle radici, e propone una cultura loca-le proveniente da una memoria collettiva della quale i testimoniin vita poco alla volta scompaiono, lasciando alla storia il com-pito di narrare e ai cittadini il compito di valorizzare tale pa-trimonio culturale; mentre la seconda dà prova del grado divivacità culturale della comunità locale odierna, e sulla espres-sione di capitale sociale - relazionale che la cittadinanza ma-nifesta in relazione sia al patrimonio storico identitario tra-mandato che alla nuova produzione culturale che avviene inloco. La vivacità culturale e le condizioni affinché essa si ma-nifesti sono elementi presenti non in tutti i territori. E tut-tavia questa “economia della cultura” può farsi progetto collettivoche dev’essere introdotto o incoraggiato dalle Amministra-zioni con l’obiettivo di conservare e valorizzare il presidiosociale e vitale dei luoghi.Beni culturali, architettonici e archeologici, storico-artisti-ci ed etnografici, beni archivistici, paesaggio e ambiente e con-venzioni Unesco, arte e architettura contemporanee; un pa-

trimonio vastissimo in Italia, in costante aumento soprattuttodal punto di vista del riconoscimento, della catalogazione,della digitalizzazione. E poi, ancora, opere teatrali e musi-cali, cinematografia, spettacoli dal vivo, editoria, discogra-fia, nonché da riconosciute eccellenze del Made in Italy qua-li l’enogastronomia, la moda, il design. Un patrimonio ster-minato che vede un costante aumento di pubblico e di visi-tatori, in gran parte stranieri.In Italia le risorse per la valorizzazione della cultura provengonoda dotazioni, singole o interagenti, derivanti dai program-mi nazionali e regionali per la programmazione e utilizza-zione delle risorse comunitarie dalle Amministrazioni regionali,dalle Fondazioni di origine bancaria e da erogazioni libera-li di imprese, enti e privati. Infine, di cultura come elementotrasversale trattano, nelle loro linee di intervento, numerosiprogrammi europei di cooperazione interterritoriale.Gli incentivi e i sostegni per la tutela, la valorizzazione e l’ac-cessibilità ai beni culturali, vengono sempre più erogati a pro-getti proposti per aree connotate da identità forti e ricono-scibili e per progetti volti alla creazione di sistemi di gestio-ne integrata dei beni ambientali e culturali, che coinvolganoparternariati misti pubblico privati. In tale contesto l’iden-tità forte viene principalmente descritta come riconoscimen-to condiviso dei connotati storici, sociali e culturali, come elementicaratterizzanti e come fatto di potenziale sviluppo di una specificaarea territoriale.È chiaro che questo riconoscimento proviene dalla consa-pevolezza condivisa e diffusa tra la popolazione circa il va-lore di un bene o reti di beni, ma è ancora frequente che lepersone non si accorgano di avere tra le mani un giacimen-to culturale. In effetti la percezione e la consapevolezza del“giacimento” deriva anche dall’immaginare per quel bene unanuova vita utile, dotandolo di moderne funzioni e preroga-

20 Concetto introdotto dal documento “Territorial Outlook” dell'OECD, 2001.21 R.Camagni, Per un concetto di capitale territoriale, in Crescita e sviluppo regionale: strumenti, sistemi, azioni, 2012.22 Commissione Europea, Territorial state and perspectives of the European Union, 2005.23 L.Ciapetti, Lo sviluppo locale: capacità e risorse di città e territori, 2010.24Tratto dalla Sentenza della Corte Costituzionale italiana (151/1986).

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici38

tive, favorevoli e necessarie per alimentare l’attività cultu-rale locale e per attrarre visitatori. La creazione di nuovi gia-cimenti culturali ed occupazionali deriva dalla capacità am-ministrativa di leggere il territorio, i fabbisogni sociali, le ten-denze, i desideri e di interpretare le opportunità di progressoe crescita informandole attraverso la diffusione di esempi ebuone prassi già in atto a livello nazionale e internazionale.Si tratta di acquisire il senso pieno di ‘capitale territoriale’:quale configurazione d’insieme delle specificità proprie diciascun territorio, che si compone di molteplici fattori, com-prensivi di asset materiali ed anche immateriali (dalla loca-lizzazione geografica alla sua struttura morfologica e climatica, dal-le sue risorse naturali e storiche alle sue tradizioni culturali e pro-duttive, fino alla coesione sociale ed alla qualità della vita)20. Valea dire tutti gli “asset localizzati –naturali, umani, artificiali, or-ganizzativi, relazionali e cognitivi- che costituiscono il potenzia-le competitivo di un territorio”21, come ad esempio le centina-ia di musei presenti nei piccoli e medi comuni.Tenendo inoltre ben presente, come precisato dalla Com-missione Europea, che perfino “le politiche di sviluppo territo-riale devono innanzitutto e soprattutto aiutare le singole regioni acostruire il loro capitale territoriale” 22. Nella medesima direzionedevono muoversi, quindi, i policy maker e gli altri attori lo-cali, in quanto, “gli investimenti che usano meglio il capitale ter-ritoriale possono generare maggiore valore aggiunto territoriale ri-spetto ad altri, perché usano tutte le potenzialità e le dotazioni diun territorio”23.Il capitale sociale locale pertanto può creare cultura nella mi-sura in cui è incentivato e sostenuto nel praticare cultura. Aldi là del ricorso ad incentivi esterni, spesso la pratica culturalelocale è fatta da creatività di protagonisti innovatori e con pro-getti anche di piccola scala che coinvolgano il maggiore nu-mero di popolazione possibile. Si tratta di pensare perma-nentemente alla cultura come elemento basilare della vita so-ciale ed economica dei luoghi e della loro possibile attratti-vità turistica innescando, grazie al senso di appartenenza edi orgoglio comunitario, processi virtuosi nei quali si comincia ripensare alla “primarietà del valore estetico-culturale (…) ca-pace di influire profondamente sull’ordine economico e sociale24”.Siti archeologici, musei, monumenti sono solo alcuni dei beniche possono essere valorizzati e praticati. Ma può essere va-lorizzato, in quanto culturalmente praticato, il borgo di perse stesso, la sua integrità, la sua pulizia, il suo decoro, la suabellezza, l’ambiente circostante, utilizzando le praticheculturali come aggregatori e sollecitatori di una nuova o rin-

novata produzione culturale dei luoghi. In altre parole: crea-re una “location” non solo quale set per un film, ma un set della vitadi comunità.È così che possono nascere, possibilmente aiutati da una for-mazione di base in tema di management della cultura, tan-ti progetti, che vedano soprattutto, i giovani, operatori cul-turali e promotori di uno slancio collettivo verso la creazionedi ‘capitale culturale’.I Borghi Autentici, quindi, si propongono come luoghi ovela comunità e l’Amministrazione Comunale, sono in gradodi esprimere una progettualità non solo “tradizionale” ma,anche, innovativa, una progettualità “coraggiosa”, ecco alcu-ni esempi:• formazione all’autoimprenditorialità della creatività;• rifunzionalizzazione di contenitori fisici quali incubatori di

micro imprese culturali;• informazione periodica sulle buone prassi in atto in altri con-

testi ed ingresso in reti già esistenti;• sale lettura e internet con giovani facilitatori per l’utiliz-

zo della rete; • maxi schermo al chiuso e/o all’aperto per assistere alla mes-

sa in scena di opere musicali e film d’autore; • università della terza età informali; • corsi di scrittura creativa; • progettazione partecipata attraverso laboratori urbani per

il recupero artistico degli spazi pubblici, teatro povero comel’esempio di Monticchiello;

• premi e concorsi e più in generale la creazione di eventi;• gestione collettiva di aziende agricole con reintroduzione

di antiche produzioni;• enogastronomia rivisitata alla luce delle tendenze nutri-

zionistiche e salutistiche attuali;• promozione, in sede locale, della “scuola aperta”: un nuo-

vo modello di relazione fra chi “abita” la scuola (alunni, in-segnati, personale) e fra la scuola ed il territorio. La “scuo-la aperta” si alimenta del dialogo sinergico e costante conle famiglie, coinvolte nella raccolta di risorse economicheaggiuntive, nella programmazione delle attività formative,nell’alternanza scuola-lavoro, nella gestione dei tempo e del-le attività extradidattiche da offrire al territorio, alla comunitàottimizzando l’uso razionale delle strutture. La scuola aper-ta è una scuola che si percepisce come soggetto attivo del-le comunità, interagente con gli altri suoi corpi interme-di, che produce valore sociale e lo restituisce all’intera co-munità.

d u e m i l a q u i n d i c i39manifesto

dei borghi autentici

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

1Definire il progetto “Scuola aper-ta” produttrice di valore sociale

Promuovere nuove relazioni fra chi abi-ta la scuola e la comunità. Far diveni-re la scuola epicentro di attività socia-li, culturali a favore del territorio.Trovare risorse diffuse per sostenere lestrutture scolastiche

• Istituti scolastici - Autorità• Allievi, insegnanti, personale• Comunità, Associazioni e Imprese• Amministrazioni comunali

2

Promuovere progetti integrati di areavasta (fra più borghi autentici” sultema delle “economie della cul-tura” per valorizzare il patrimonioe il paesaggio culturali del territo-rio e favorirne la fruizione

Facilitare la tutela e la valorizzazione delpatrimonio culturale, quale risorsa“attiva”, generatrice di economie epiccola occupazione

• Autorità di beni culturali• Comunità e cittadini• Aggregazioni giovanili• Amministrazioni comunali

3Promuovere all’interno della rete na-zionale e/o regionali BAI, la “RETEDEI MUSEI AUTENTICI”

Creare reti intelligenti fra piccoli mu-sei situati nei borghi per generare eco-nomie di scala, ottimizzare le strategiedi promozione e valorizzazione e au-mentare l’impatto e la fruizione ai mu-sei stessi

• Amministrazioni comunali• Soggetti gestori dei musei• Associazioni culturali locali

Italia, il Paese del turismo diffuso. Le nostre azioni, le nostre scel-te, le nostre criticità e i nostri atti d’amore sono scritti nelpaesaggio: è per questo che ci identifichiamo in esso. Però,in termini turistici, non siamo capaci di governarlo, il paesaggio.Non possediamo un metodo, ci mancano politiche e strate-gie e soprattutto, non riusciamo a fare “sistema” che è l’unicapossibilità per affermarsi come “destinazione” turistica.L’Italia è il 5° Paese più visitato nel modo (solo pochi annifa eravamo il 1°).Il brand dell’Italia è sceso al 15° posto nel mondo25 fra quel-li maggiormente conosciuti.Eppure tutti parliamo di “Made in Italy” (genialità nel design,degli stilisti, artigiani, l’arte) oppure dell’Italian Style (cibo,vino, stile di vita e paesaggio).

Purtroppo, invece, all’ansia di affermare quello che siamo equello di cui disponiamo, non corrisponde un impegno in-dividuale e collettivo, pubblico e privato, adeguato.Per assurdo è più facile vedere la bandiera italiana stampatasu una scatola di pizza, magari prodotta in Olanda, che su unprodotto autentico, prodotto sapientemente nei nostri ter-ritori.Non solo la capacità “sistemica” ci manca. Forse non abbiamoa sufficienza l’”orgoglio e il patriottismo nazionale” capaci di spro-nare una visione comune della valorizzazione delle nostre ri-sorse.Per cambiare rotta abbiamo una sola possibilità: par-tire dai territori, fare rete fra territori. Affinché la grande di-versità territoriale sia capace di fondersi in una “offerta” uni-ca, irripetibile e competitiva.

Italia: destinazione turistica spesso contraddittoria e talvolta sbadata

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici40

7° ...gente cheama ospitare...

25 da Country Brand Index - ricerca Futura Brand 2013.

Ciò che rende unico un territorio è il delicato equilibrio tragli elementi che lo contraddistinguono, e la loro unione con-tribuisce a creare una particolare atmosfera, appunto una “nar-razione” del territorio stesso, partendo dalle sue origini pro-segue nel tempo, senza mai trovare davanti a sé una reale fine,ma cercando sempre nuovi spunti per rinnovarsi. I borghi possono essere contesti nei quali basare uno svilupposostenibile, che risponda alle esigenze e ai bisogni di chi sulterritorio abita o decide di visitarlo, una pratica di sviluppoche al contempo promuova una logica strategica volta allatutela delle risorse presenti, del patrimonio materiale e im-materiale, che mantenga l’integrità culturale che lo carat-

terizzi, la biodiversità e il sostegno al miglioramento dellaqualità della vita. I borghi sono il fulcro di territori ricchi dielementi che, se integrati e valorizzati costituiscono un “pro-dotto”. Il territorio è la base su cui si sviluppa tale prodot-to ma per fare ciò è necessario pensare con una visione di si-stema, favorendo le azioni che integrano le potenzialità col-legate ad un triangolo fatto da risorse, imprese/pubblica am-ministrazione e mercato. In questo modo, i borghi possonocreare le condizioni per consentire al territorio di rafforza-re il valore che esso è in grado di offrire ai propri visitatoriattuali o potenziali. È necessario però introdurre una fon-damentale distinzione, nell’ottica del marketing, che carat-

Il territorio fucina di offerta

d u e m i l a q u i n d i c i41manifesto

dei borghi autentici

terizza il “prodotto - borgo”, dalle normali produzioni in-dustriali. Il territorio non è progettato o modificato in funzione del-le attese della domanda, ma viene valorizzato nelle sue caratteri-stiche tangibili e intangibili per massimizzare la considerazione daparte dei diversi utenti, attuali o potenziali. Si viene a creare quin-di un sistema di offerta, complesso e integrato, nella qualei diversi attori locali interagiscono attraverso la condivisio-ne degli obiettivi comuni, nell’ottica di creare un’offerta in-novativa, originale e competitiva. Se fino a pochi anni fa era sufficiente un approccio di siste-ma turistico di questo tipo, oggi a seguito della progressivadigitalizzazione, dell’approccio “always on” (sempre connesso),delle moderne tecnologie web 3.0, è richiesto un passo ul-teriore nel concepire una efficace strategia di valorizzazio-ne di un sistema turistico, quale quello dei territori dei pic-coli e medi comuni. I prodotti non possono rimanere sempre uguali a loro stes-si, come immobili e immutati in attesa che i fruitori com-piano la loro azione. In questo senso avviene il passaggio lo-gico e strategico che caratterizza i moderni territori, che de-cidono di intraprendere un percorso di valorizzazione turi-stica: da prodotto a esperienza. Un sistema complesso cheda statico diventa dinamico e proattivo nei confronti dei suoiabitanti e degli ospiti-turisti e dei visitatori.Seguendo questa logica, il sistema - borgo diviene protago-nista dell’esperienza, in cui i turisti non sono intesi solo comefruitori passivi, bensì come soggetti attivi in grado di trar-re un vantaggio dall’esperienza vissuta, attraverso il “ricor-do” trasformandolo in una “narrazione”, elemento cruciale del-la relazione sociale.I borghi e le loro comunità, custodi di un patrimonio com-plesso di risorse, conoscenze, tradizioni e cultura, presen-tano le condizioni ideali per divenire soggetti attivi dell’economiadell’esperienza, organizzandosi per diventare un “sistemaospitale”, basato sull’integrazione delle componenti pubblichee private. Affinché i piccoli e medi Comuni diventino siste-mi basati sul concetto di ospitalità, è necessaria una pianifi-cazione degli ambiti strategici in cui poter dare vita a pro-grammi di riqualificazione del territorio, tutela e recuperodelle risorse esistenti a cui ne consegue un’adeguata valo-rizzazione, in modo che queste diventino perfettamente frui-bili sia dai cittadini, sia dagli ospiti del borgo. I Comuni si ri-trovano quindi ad approcciare una cultura dell’ospitalità, chemira prima di tutto a migliorare la qualità della vita dei pro-pri cittadini e conseguentemente anche quella dei visitato-ri, seguendo i principi di due tipi di turismo complementaritra di loro: il turismo di comunità e quello esperienziale.Il turismo di comunità è la componente e allo stesso tempoil risultato, di una strategia generale di sviluppo di un terri-torio. Si tratta di un tipo di turismo che genera una molteplicitàdi benefici, sia per la comunità locale, sia per i visitatori.La comunità locale ottiene nell’immediato ricadute eco-nomiche positive, dato dall’aumento dei flussi turistici nel-l’area interessata, ma al contempo anche nuove possibilità

di impresa, una possibile risposta alla disoccupazione, unamaggiore integrazione e coesione sociale, una consapevo-lezza più radicata del valore del proprio territorio, della pre-ziosità delle risorse locali (naturali, artistiche, culturali), del-l’importanza del recupero delle tradizioni e del “saper fareproduttivo”. In questo modo è possibile sviluppare, all’in-terno della comunità, una maggiore sensibilità nei confrontidel concetto di “autentico”, che necessariamente deve esse-re la base da cui sviluppare l’integrazione dell’esperienza tu-ristica. Ma soprattutto, il turismo di comunità offre gli stru-menti adeguati per effettuare scelte e stili di vita più criti-ci e sostenibili. I turisti/ospiti hanno la possibilità di inserirsi all’interno del-la comunità locale, di prendere parte alle attività quotidia-ne, di identificarsi con lo stile di vita del borgo, diventando“cittadini temporanei” e imparando a conoscere un luogo at-traverso l’interazione diretta con le persone che lo abitano.Questo tipo di turismo offre, un’esperienza complessa e ar-ticolata che pone il turista come protagonista principale del-la narrazione. Conoscere i luoghi, significa anche promuovere, dentro lacomunità locale e fra i visitatori, uno stile di vita attivo e sanostrettamente legato alle caratteristiche ecosistemiche del ter-ritorio al fine di stimolare le economie green locali.In altre parole: il “turismo personale” supera l’asimmetria fradomanda e offerta.Un territorio che abbia intrapreso un percorso di valoriz-zazione turistica e il cui obiettivo sia quello di divenire unadestinazione di turismo responsabile, deve necessariamen-te saper raccontare se stesso. Il turismo esperienziale basa leproprie fondamenta sul concetto di narrazione, definito an-che “storytelling” territoriale, processo tanto antico quanto altempo stesso estremamente moderno e innovativo. I piccoli e medi comuni sono ricchi di storie, aneddoti, tra-dizioni che ben si prestano alla narrazione e che contribui-scono ad implementare il patrimonio immateriale (il racconto)del territorio. Per questo lo storytelling territoriale divie-ne una pratica fondamentale nell’ambito della valorizzazioneturistica di un territorio, condividendo i principi del turi-smo esperienziale e di quello di comunità. Narrare il ter-ritorio significa instaurare una relazione empatica conquelle persone che quel territorio lo abitano o lo visitano.Una narrazione a trecentosessanta gradi, quotidiana, costante,molteplice e polifonica, che vive grazie al contributo di tut-ti e in cui tutti diventano protagonisti, sfruttando princi-palmente i potenti e dinamici strumenti che la rete mettea disposizione. È attraverso la narrazione del territorio che si suscita l’inte-resse e si viene a creare l’aspettativa del turista in tre fasi dif-ferenti: prima, nel momento in cui si inizia a conoscere il ter-ritorio tramite il web, pubblicazioni cartacee o racconti per-sonali; durante, nel momento in cui avviene l’interazione el’incontro diretto con la comunità locale; dopo, quando si espri-mono le proprie riflessioni, i pensieri e i ricordi dell’esperienza.

La comunità locale è il fulcro della vision dei Borghi Autenti-ci e il turismo esperienziale, essendo l’anima della narrazio-ne del territorio, ne costituisce una prospettiva strategica cru-ciale. Il progetto strategico ‘Comunità Ospitale’ che BorghiAutentici sta realizzando in numerose realtà comunali italia-ne, basa il focus dell’esperienza turistica proprio sul ruolo cen-trale della comunità locale e della possibilità che il turista puòsfruttare, di vivere insieme ad essa, identificandosi con il rit-mo di vita dolce del borgo e conoscendo territori solitamen-te al di fuori dai principali itinerari turistici, riscoprendo cosìl’autenticità della “piccola” e speciale Italia. ‘Comunità Ospita-le’ è un progetto complesso di “destination management” orien-tato alle piccole realtà comunali italiane, il cui obiettivo è quel-lo di creare destinazioni di turismo sostenibile attraverso l’in-tegrazione e il coordinamento di tutti gli elementi e gli atto-ri del territorio, dando particolare importanza proprio alla for-za vitale del borgo: la comunità locale. Tale obiettivo viene rag-giunto attraverso la realizzazione e lo sviluppo di dieci stru-menti, alcuni dei quali si basano su: • lo sviluppo di una rete fra strutture ricettive e operatori lo-

cali, attraverso la sottoscrizione di un atto strategico condi-viso;

• la creazione di una Rete Ricettiva Diffusa (RRD) all’inter-no del borgo sfruttando immobili pubblici o privati sottouti-lizzati, basandosi però su di una gestione commerciale e ope-rativa centralizzata;

• l’attivazione di una “casa degli ospiti”, utilizzata come pun-to di ritrovo, sede per eventi, degustazioni, mostre;

• l’istituzione di un “cartellone unico” degli eventi su base an-nuale;

• l’individuazione e la formazione di alcune figure e funzioninevralgiche nel dispositivo di ospitalità affinché sipossa conseguire, da parte dell’ospite, un’esperienza “me-morabile”;

• la valorizzazione del patrimonio gastronomico attraverso retiproduttive composte da operatori economici, che mentre svol-gono attività economica desiderano “stupire”;

• la realizzazione di interventi diretti dell’Amministrazione lo-cale, nella programmazione a breve - medio termine, alloscopo di migliorare il contesto materiale ed immateriale del-l’ospitalità.

Affinché lo scambio reciproco tra comunità locale e ospiti creivalore, è necessaria una volontà condivisa da entrambe le par-ti, di conoscenza e di farsi conoscere, di condivisione e di ri-spetto. Un sistema turistico che decide di affrontare la sfidadel turismo di comunità, deve necessariamente adottare un ap-proccio bottom-up, in cui alcune figure della comunità loca-le assumono un ruolo di assoluta importanza, andando a gui-dare in prima persona il percorso di conoscenza degli ospitie adottando un approccio professionalizzante, nei confronti del-la cultura dell’ospitalità. Proprio per questo motivo l’indivi-duazione e la formazione delle figure di rilevanza del borgo,

La Comunità Ospitale: desiderare ospitare facendo impresa

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici42

d u e m i l a q u i n d i c i43manifesto

dei borghi autentici

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

1Sviluppo ed implementazione ulte-riore del progetto strategico BAI“Comunità Ospitale”

Creazione, in sede locale, di un dispo-sitivo integrato di offerta innovativa ba-sato sulla interazione operatori, co-munità locale e Amministrazione co-munale

• Comunità • Operatori della ricettività, ristoranti,

imprese di produzione tipica• Amministrazione comunale

2

Sviluppo del progetto “L’Animadel Territorio” basato su rete fraristoranti di area vasta sub regiona-le e/o regionale

Valorizzare la cucina tradizionale localequale fattore di medium culturale e as-sicurare la sostenibilità con l'uso di ma-terie prime a Km zero

• Ristoratori• Aziende di produzione• Amministrazioni comunali

3Realizzazione di RRD: Reti Ri-cettive Diffuse, a gestione unica,nei centri storici dei borghi

Attraverso il recupero di parti di pa-trimonio edilizio, pubblico o privato,abbandonato o sottoutilizzato, creare unsistema ricettivo sostenibile e connes-so con la vita del borgo

• Proprietari di edifici• Coop di Comunità specifica• Investitori specifici• Amministrazioni comunali

4

Progetto “Casa utile” per l’uso ot-timale e la valorizzazione turisticadelle 2e case disponibili nel quadrodi una strategia di offerta locale

Realizzare un sistema di gestione uni-co ed integrato delle 2e case e svilup-pare una strategia di valorizzazione cen-tralizzata soprattutto tramite internet

• Proprietari 2e case • Coop di Comunità e/o micro im-

prese giovanili • Amministrazioni comunali

5Sperimentare una idea progettualenuova: "Borghi Attivi"

Promuovere programmi di fruizione delterritorio e dell'ambiente incentrati sul-la valorizzazione delle risorse ecosi-stemiche locali e pratiche ecologiche

• Operatori dell'offerta• Associazioni di promozione e di va-

lorizzazione dell'ambiente• Amministrazioni comunali

assume un ruolo strategico all’interno del dispositivo. In par-ticolare, figure come il “Tutor dell’ospite”, che possa accoglie-re, supportare e dare preziosi consigli ai nuovi “cittadini tem-poranei” durante tutto l’arco del soggiorno. La “Cuoca amica“,protagonista delle tradizioni, dell’arte e della passione culinariasecolare che le donne del borgo decidono di mettere a di-sposizione dei propri ospiti, cucinando per loro o insieme aloro. L’”Angelo dell’Ospitalità“, che attraverso le conoscenze ac-

quisite con specifici percorsi formativi, funge da coordinato-re per l’incoming e l’accoglienza. In questo quadro, viene a crearsi non solo valore aggiunto pergli ospiti, ma soprattutto per la comunità locale, che in que-sto modo può ottenere risultati su diversi piani: occupazionale,economico, della valorizzazione e tutela delle risorse ambientali- culturali e paesaggistiche e, nel contempo, divenire semprepiù una comunità coesa e aperta, propensa al cambiamento.

Il 7 aprile 2014, il Parlamento ha approvato definitivamen-te la legge n.56 (ddl Delrio).“La riforma delle autonomie locali” è stata finalmente affrontatain modo concreto e serio e, dopo anni di continui tagli e de-strutturazione di norme ai danni delle autonomie territoriali,si dà avvio ad un riordino organico dei poteri locali rispet-tando i dettami della Costituzione e andando nel solco deirisparmi, della semplificazione e dell’efficienza richiesti a granvoce dal Paese.La trasformazione delle Province da enti a sé stanti ad agen-zie di servizio dei Comuni, premessa per la loro eliminazionedalla Costituzione, va in questa direzione, così come la pre-visione di una messa a regime strutturale, organica e rispettosadelle specificità territoriali delle Unioni dei Comuni. Tali im-postazioni consentono alla rete dei Comuni italiani di potersiriorganizzare, coniugando identità ed efficienza, aprendo an-che la strada a percorsi di fusione laddove le comunità deicittadini lo richiedano.In Italia, infatti, le comunità locali ritengono che l’annulla-mento completo dell’identità di un comune, anche molto pic-colo, sia una perdita di cultura e anche una cosa inutile poi-ché non produce risparmi netti e potrebbe generare mor-tificazione nella coesione fra le persone.Questa riforma è un primo e importante passo verso la mo-dernizzazione degli Enti locali. Una modernizzazione che nondeve giocarsi solo sul piano normativo, ma che dovrà arti-colarsi anche su livelli quali: un largo ed efficace impiego del-le NTC, lo sviluppo di modelli partecipativi più coraggiosial fine di avvicinare il più possibile i cittadini ai momenti didecisione26 e, infine, promuovere processi di promozione stra-

tegica integrata fra comuni non basata su obblighi legislati-vi e scadenze amministrative ma sulla condivisione di visio-ni comuni per lo sviluppo del territorio e per il miglioramentodella qualità di vita delle loro comunità.Le politiche pubbliche regionali e nazionali hanno notevolipossibilità di incidere sulla situazione dei piccoli e medi co-muni: se si concentrassero ad accompagnare e sostenere lequalità e le eccellenze locali, potrebbero essere in grado dicreare sviluppo e dinamismo economico e quindi, una for-midabile risposta alla crisi in corso.L’Italia continua a rappresentare un “laboratorio” di interesseinternazionale per la sperimentazione dell’unione fra Comuni:questa, infatti, è un’esigenza sentita in molti paesi, anche fuo-ri dall’Europa. La forza dell’esperienza italiana, se imple-mentata e resa virtuosa, può divenire una strategia di governodel territorio, innovativa e promettente poiché, superandoipotesi di pressione coercitiva verso la fusione fra enti, po-trebbe dedicare attenzione all’analisi dei bisogni, alla par-tecipazione delle comunità e alla ricerca di economie di sca-la che potrebbero riverberarsi anche sul piano della qualitàsociale e dell’efficienza economica locale.Le funzioni di ordine sociale, civile e di governo del terri-torio svolte dai comuni sono cresciute nel tempo e sono di-venute sempre più complesse, cercando di rispondere in modoadeguato alle esigenze dei cittadini, e questo è avvenuto e staavvenendo in un contesto nazionale di consistente riduzio-ne delle risorse finanziarie.La razionalizzazione della spesa pubblica, infatti, non può es-sere semplicemente lineare, essa deve basarsi su due princi-pi cruciali: l’efficienza della spesa in termini di risultati e una

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici44

8° Governance efficacee municipi capaci ed efficienti

26 “praticare senza fronzoli forme moderne di partecipazione democratica dei cittadini alle decisioni e alla gestione dei servizi e dei progetti - praticare lo speri-mentalismo e la mobilitazione cognitiva” - da Fabrizio Barca - ex Ministro - MEF.

d u e m i l a q u i n d i c i45manifesto

dei borghi autentici

nuova concezione dell’investimento soprattutto quandoquesto si basa su parametri di efficace utilità sociale e di mes-sa in moto di strategie di sviluppo integrate e promettenti.La cooperazione attiva fra comunità, inoltre, rappresenta unulteriore fonte dell’associazionismo intelligente nei territo-ri. Occorre pensare a “reti di comunità” che sappiano incre-mentare le condizioni ottimali per la gestione di servizi e sia-no in grado di migliorare l’uso delle risorse delle singole Am-ministrazioni senza mettere in pericolo le identità territorialie le autonomie stesse. In tale contesto sarà dunque importanteagevolare la costituzione di reti locali fra cittadini e fra comunitàin un processo propenso a valorizzare le differenze costruendoforme di collaborazione istituzionale stabili e capaci di generarevalore aggiunto fra le comunità ed economie di scala nell’usodelle risorse finanziarie, umane ed organizzative.I Borghi Autentici sono dell’avviso che il processo associati-vo debba essere affiancato da azioni di priorità strategica in gra-do di valorizzare le ricchezze e le specificità dei territori. Nello specifico:• Potenziare l’innovazione. Occorre superare il “digital divide”

creando l’effettiva possibilità di accesso alla rete a banda lar-ga e alle tecnologie di nuova generazione, quali wifi e wi-max, questo rispetto ad un contesto che coinvolga sia la Pub-blica Amministrazione che i cittadini e le imprese. E nel con-tempo sviluppare percorsi di “democrazia digitale” (Media Ci-vici: canali di comunicazione con i cittadini) a fianco de-gli istituti della democrazia rappresentativa allo scopo, an-che, di aiutare la politica a “ritrovare” la sua missione;

• Centralità dell’agricoltura. È importante un sostegno deci-so del ruolo centrale dell’agricoltura in montagna e di pros-simità nei borghi, quale cornice socio-economica fonda-mentale per lo sviluppo, per la salvaguardia del paesaggioe per la conservazione e valorizzazione delle produzioni ti-piche di qualità e della biodiversità locale;

• Difesa del suolo e sicurezza del territorio. Serve una nuova leg-ge sulla difesa del suolo, nonché la definizione del Piano na-zionale e regionale pluriennali per la prevenzione, l’ela-borazione e approvazione di provvedimenti legislativi perla qualificazione del territorio forestale. Questa nuova leg-ge dovrebbe integrarsi efficientemente con le politiche co-munitarie sul tema dell’”adattamento del cambiamento climatico”(vedasi ad esempio “Mayors Adapt”) di cui il nuovo ciclo diprogrammazione comunitaria Europa 2020 ne sottolineala centralità;

• Energie rinnovabili. È importante adottare un piano nazio-nale di valorizzazione e sfruttamento dell’energia rinno-vabile attraverso l’impiego diffuso e facilitato di tecnolo-gie compatibili e coerenti con la morfologia di ogni terri-torio. Un piano che non sia basato esclusivamente su cri-teri tecnici e finanziari, ma che consideri, in una visione stra-tegica di economia green, la partecipazione delle comunitàe la capacità di “resilienza” locale;

• Turismo. La valorizzazione turistica e lo sviluppo della ca-pacità ospitale dei territori dei piccoli e medi comuni, co-

stituisce una prospettiva strategica cruciale. Le nuove for-me di turismo sostenibile, ancorate al valore delle risorselocali e alla “creatività” delle comunità locali, devono esse-re lo scenario per adottare azioni integrate di sviluppo e cre-scita economica locale;

• Scuola e infanzia. Occorre salvaguardare e potenziare la retescolastica dei piccoli e medi comuni, adottando standarddimensionali compatibili con le caratteristiche del territorioe con la fondamentale necessità di garantire i diritti alle fa-miglie e l’educazione accessibile. La promozione della “scuo-la aperta” costituisce una strategia fondamentale per fa-vorire l’integrazione scuola - comunità;

• Edilizia scolastica. La situazione degli edifici scolastici a livellonazionale, è drammatica. 24.000 hanno impianti non a nor-ma (58,5%), 9.000 edifici presentano intonaci a pezzi e co-perture a rischio, e ben 2.000 scuole sono a rischio amian-to. È questa una situazione di “inciviltà” complessiva. No-nostante i problemi generali di bilancio e di ristrettezza fi-nanziaria, è urgente intervenire subito, “senza se e senza ma“;

• Sevizi sociali, sanitari e welfare. Altro obiettivo importante saràla riorganizzazione e tutela dei presidi ospedalieri nonchéil potenziamento dei servizi sanitari locali nel quadro di so-luzioni razionali e compatibili con l’efficienza della spesapubblica ma anche con il diritto universale alla salute;

• Recupero e riqualificazione urbana. Occorre promuovere e fa-vorire il recupero e la qualificazione dei centri abitati deipiccoli e medi comuni, sia per riqualificare il patrimonioabitativo, sia per rafforzare e diffondere modelli di quali-tà urbana basati sul recupero con criteri ecologici e rispettosidel patrimonio costruttivo locale;

• La finanza etica e l’economia sociale. Occorre, in un nuovo pro-cesso di governance locale, promuovere la presenza e la par-tecipazione attiva dei soggetti che praticano la finanza etica equelli responsabili dell’economia sociale (imprese sociali, on-lus, fondazioni, ecc.). La sensibilità morale, culturale e socialedi questi soggetti (ormai, in Italia, il cosiddetto 3° settore rap-presenta quasi un terzo dell’economia reale) è una grande op-portunità per promuovere percorsi inediti e sostenibili di cre-scita e sviluppo soprattutto nella scala territoriale.

L’adozione, da parte del Governo della “strategia nazionale perle aree interne”, è un passaggio cruciale. Finalmente, nell’ambitodella programmazione economica, si prende atto che anchei territori e le comunità delle aree interne e periferiche sonoe possono essere ancora di più protagonisti dello sviluppo edella crescita.La programmazione economica, soprattutto legata al nuovociclo di fondi comunitari Europa 2020, quindi, deve costituirel’occasione per introdurre nei processi di pianificazione e digestione delle risorse, nuovi criteri ed efficaci parametri.Le azioni strategiche dovranno prestare particolare attenzionealla gestione dei “beni comuni”, in relazione ai quali: • dovranno cambiare i percorsi per arrivare alle decisioni di

merito, ovvero la filiera decisionale dovrà assicurare paridignità ad ogni soggetto istituzionale;

• dovrà cambiare la governance per la loro gestione, per ledecisioni relative ad esse, per la loro salvaguardia e valo-rizzazione e i Comuni dovranno essere parte decisiva poi-ché sedi del “bene comune” stesso;

• dovrà diventare argomento di discussione ed eventuale revi-sione l’ambito di competenza tra diritto pubblico e privato;

• sarà necessario far nascere un nuovo quadro giuridico dipatti e intese in relazione alle politiche e ai modelli di svi-luppo, nonché alla loro attuazione.

È assai importante e urgente definire politiche di compen-sazione e perequazione territoriale, ovvero introdurre mi-sure compensative a favore delle zone interne penalizzate dauno scarso gettito erariale e aventi maggiori costi per la ge-stione dei servizi.È perciò necessario e urgente modificare gli obiettivi e le re-gole del patto di stabilità, affinché permettano il sostegno del-le spese per gli investimenti, consentendo una deroga in par-ticolare per quanto riguarda le voci connesse a:• spese e pagamenti da effettuare da parte degli enti locali

in attuazione di accordi stipulati con l’Agenzia del Dema-nio anche precedentemente all’entrata in vigore delD.Lgs. n. 85/2010;

• edilizia scolastica, anche in ragione degli investimenti perl’adeguamento infrastrutturale alle recenti norme in ma-teria di sicurezza;

• interventi urgenti per la messa in sicurezza di aree interessateda dissesti idrogeologici;

• interventi finanziati direttamente o indirettamente dall’UE,anche per la parte cofinanziata dall’ente, e per gli interventifinanziati dalle Regioni e dallo Stato, per l’intero importodell’intervento, compresa la parte cofinanziata dall’Ente.

I piccoli e medi Comuni, quindi, sono aperti e disponibi-li a partecipare al processo, ormai ineludibile, delle rifor-me, poiché gli Amministratori e le comunità locali si ri-tengono protagonisti della nuova fase di rilancio dell’Ita-lia che non può che essere basata sulla crescita e l’incrementodell’occupazione.Nei piccoli e medi Comuni rimane infine sempre più for-te il desiderio di controllare, almeno in parte, il propriodestino. La costruzione di un nuovo rapporto tra eletti ed elettoriper un nuovo protagonismo democratico può diventare unvero antidoto alle distorsioni della globalizzazione econo-mica, alla paura, all’insicurezza per il futuro.I cittadini, sempre più, vogliono essere ascoltati in per-manenza, non solo in occasione di eventi elettorali. È in que-sto senso che i borghi autentici, mutuando l’esperienza incorso a Bologna, auspicano la diffusione e l’applicazione,in sede locale, di un “Regolamento dell’Amministrazione con-divisa”.Questo processo può essere attivato con nuovi istituti di de-cisione che affianchino quelli tradizionali di democrazia de-legata, allargati al maggior numero di attori sociali che for-mano la comunità.

d u e m i l a q u i n d i c i

manifestodei borghi autentici46

d u e m i l a q u i n d i c i47manifesto

dei borghi autentici

Borghi Autentici considera fondamentale la promozione, insede locale, nei piccoli e medi Comuni, di processi inediti edinnovativi che siano in grado di allargare la platea delle per-sone che, per il futuro del loro territorio, condividano la ne-cessità di impegnarsi in prima persona nella dinamica dellagovernance.Si tratterà di favorire l’avvio e l’implementazione di un pro-cesso “virtuoso” e condiviso, a livello locale, che partendo dalmiglioramento delle capacità di performance e del “saper farepolitico - amministrativo” delle classi dirigenti, possa concor-rere strategicamente a riqualificare e a rilanciare la governancenei piccoli e medi comuni, a generare processi partecipati-vi nuovi e finalizzati a generare una cultura diffusa e una po-litica quotidiana delle persone basate sul rispetto di criteridi sostenibilità nella vita della comunità.La “Comunità di Cambiamento” si dovrà dotare del-l’aspirazione di supportare ed accompagnare gli attuali e fu-turi “piccoli operatori della democrazia locale” (ovvero: ammi-nistratori, stakeholders, ecc...) affinché gli stessi siano in gra-do di concepire strategie di sviluppo, nella dimensione locale,moderne e capaci di cogliere l’innovazione, d’interpretarein modo diverso e più promettente la dimensione “europea”nel quadro della necessità di costruire un futuro in cui la cul-

tura della “sostenibilità” possa pervadere, quotidianamente,il comportamento collettivo ed individuale degli Ammini-stratori, dei cittadini e delle imprese.In particolare l’orizzonte su cui costruire la “Comunità di Cam-biamento” sarà caratterizzato dai seguenti obiettivi:• migliorare gli standard qualitativi e quantitativi nell’impiego

delle risorse;• allargare il “parco progetti” locale dei “progetti cantierabili” mi-

gliorando i meccanismi dei processi politico - amministra-tivi, rafforzando la condivisione sociale e favorire l’”entra-ta sulla scena” di nuovi protagonisti;

• rafforzare i meccanismi di trasparenza e di partecipazioneattorno alla programmazione, affinché si riduca la “culturadella spesa” e si amplifichi quella dell’”investimento”;

• stanare, valorizzare e mobilitare le “capacità“ locali, nellepubbliche amministrazioni ma anche nei gruppi informa-li organizzati, affinché si apra una nuova “stagione”, la “sta-gione della responsabilità diffusa e della consapevolezza”.

Quindi la sfida consiste nel coltivare una utopia e calarla nellaconcretezza dell’agire politico - amministrativo e sociale, ovve-ro creare “focolai di cambiamento” locali che, tutti insieme, sia-no in grado di ricostruire l’Italia, realizzare un Paese miglioredell’attuale.

Le comunità del cambiamento

N IDEA, iniziativa o Progetto OBIETTIVI PROTAGONISTI

1

Promozione, nei Borghi Autentici,del “Regolamento dell’Ammi-nistrazione Condivisa” qualestrumento di facilitazione della cit-tadinanza attiva

Attivare laboratori permanenti sul-l’efficienza e sul benessere delle per-sone. Favorire la collaborazione fra cit-tadini e servizi comunali. Stimolare ini-ziative di cittadinanza attiva

• Comunità - cittadini• Amministrazione comunale

2

Istituzione, in sede locale, della“Comunità del Cambiamento”quale luogo sociale per attrezzare ipercorsi di nuova governance par-tecipata

Coinvolgere stakeholders e opinion lea-der locale nei processi di pianificazio-ne strategica per contribuire al ricam-bio e miglioramento della classe diri-gente locale

• Stakeholders opinion leader locali • Amministrazioni comunali

3Progetto “Public Intelligence“ persupportare un modo innovativo dipianificazione strategica locale

Costruire, nel Comune, una piattafor-ma in grado di raccogliere, sistemare evalorizzare i dati su tutte le attività pub-bliche e d’impatto sulla comunità, persupportare la decisione politico ammi-nistrativa

• Amministrazioni comunali