Mamma! N. 9 - Anteprima

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ANNO IV. NUMERO 2/2012 AUTOPRODUZIONE EDITORIALE NO-PROFIT A CURA DELL'ASS. CULT. ALTRINFORMAZIONE www.mamma.am | [email protected] Tel. 06916504826 – Cell. 3459717974 Tiratura: 1500 copie. | Costi vivi: 3 €/copia Compenso richiesto dagli autori: 0 € Valore dei contenuti: 15 euro/copia Offerta consigliata: 8 €/copia I ricavi verranno reinvestiti nel progetto editoriale

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Primavera Italiana. Sul numero 9 di Mamma! hanno scritto, illustrato e fumettato Giuliano Cangiano, Carlo Gubitosa, Mauro Biani, MP5, Ale Giorgini, Alessandro Borbone, Alessia Zabatino, Andrea Bersani, Andrea Chronopoulos, Andrea Coccia, Andy Ventura, Anna Bellia, Arnald, Assia Petricelli e Sergio Riccardi, Carolina Cutolo, Chiara Smacchi, Claudio Gianvincenzi, Dario Campagna, Demerzelev, Elena Ferrara, Ellekappa, Fabrizio Des Dorides, Flyfra, Frago, Gianpiero Caldarella, Giuseppe Lo Bocchiaro, Harumi Mat, Lo Scorpione, Lorenzo Iervolino, Lucio Villani, MP5, Malì Erotico, Marcella Brancaforte, Marco Pinna, Marco Tonus, Marco Trulli, Mario Gaudio, Maurizio Boscarol, Paolo Manganiello, Pino Scaccia, Riccardo Orioles, Roberto Ugolini, Sergio Nazzaro, Tabagista, Thierry Vissol, Toni Bruno, Vito Manolo Roma, Yukari Saito.

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Anno IV. numero 2/2012AutoproduzIone edItorIAle no-profItA curA dell'Ass. cult. AltrInformAzIone

www.mamma.am | [email protected]. 06916504826 – Cell. 3459717974Tiratura: 1500 copie. | Costi vivi: 3 €/copiaCompenso richiesto dagli autori: 0 €Valore dei contenuti: 15 euro/copiaOfferta consigliata: 8 €/copiaI ricavi verranno reinvestiti nel progetto editoriale

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IllustrAzIone dI Dario Campagna | rassegnastagna.com

MAMMA! | n. 9 | Primavera Italiana

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[semisottolaneve.org]outthere

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Quando leggerete queste righe, chissà se la nostra carpa verde sarà ancora viva e vege-ta, oppure sarà stata ammazzata e sepolta viva, anzi, pescata e eviscerata, poi cotta a piacimento per essere servita al banchetto

della lobby nucleare (giapponese e non).La carpa verde rappresenta un simbolo adottato di recen-te dalla società civile giapponese per festeggiare l’uscita di fatto – sia pur temporanea – del Paese dalla dipendenza dall’energia nucleare che era prevista per la tarda notte del 5 maggio scorso. Infatti, dopo l’incidente nucleare di Fuku-shima in seguito alle terribili scosse ed allo tsunami dell’11 marzo 2011, anche i reattori giapponesi non danneggia-ti dal sisma e rimasti in funzione sono stati spenti l’uno dopo l’altro, per essere sottoposti a controlli periodici o per guasti e anomalie, senza che gli altri venissero riattivati a causa delle crescenti opposizioni popolari che impediva-no alle autorità di concedere l’autorizzazione. Così alla fine dell’estate scorsa è iniziato il conto alla rovescia: il numero dei reattori operativi nell’arcipelago andava riducen-dosi ogni mese fino ad arrivare al fatidico zero. Alle 23.03 ore locali del 5 maggio, si è fermato l’ultimo dei 50 reattori nucleari in esercizio commerciale, il numero 3 della centrale di Tomari nell’isola di Hokkaido di fron-te all’isola russa Sachalin. Non sarebbe esagerato definirlo un momento storico dato che è successo per la prima volta in 42 anni, cioè dal 1970 quando per alcuni giorni gli unici due reattori commerciali all’epoca esistenti nel Paese si fermarono contemporaneamente. Era una giornata di liberazio-ne per i vecchi antinuclearisti e un momento di grande sollievo e di gioia per tantis-simi cittadini comuni, soprattutto i giovani.I vecchi abituati al nuclea-re che non hanno cambiato idea nemmeno da-vanti a Fukushima riusciranno ad abituarsi a questa novità?

Koinobori il coraggio e la determinazione davanti alle difficoltà Però, che c'entra una carpa con tutto questo? C'entra ec-come. Il giorno del 5 maggio è una festività giapponese de-dicata ai bambini. Gli si augura un futuro meraviglioso e si festeggia facendo sventolare una specie di manica a vento a forma di carpa. Una volta, quando la maggior parte delle abitazioni erano fatte di case basse, da metà aprile fino al

5 maggio sopra i tetti nel cielo giapponese volavano tantis-sime carpe: ad una canna di bambù vengono legate tre o quattro carpe in tessuto; il più grosso in alto è disegnato in nero e rappresenta il babbo mentre la seconda un po’ più piccola in colore rosso raffigura la mamma, seguita da una o due giovani carpette azzurre. Oggi, con tanti palazzi e grattacieli condominiali il paesaggio cittadino è assai cam-biato. Eppure nelle famiglie con bambini piccoli, maschietti in particolare, questi addobbi non mancano mai. E così ad alcune associazioni ambientaliste è venuta l’idea di lanciare una nuova carpa da aggiungere a quelle tradizionali, di co-lore verde, naturalmente, perché si addice alla sostenibilità e a una nuova era, quella senza nucleare. Per pubblicizzarla hanno scelto la giornata della Terra, il 22 aprile, con un alle-gro corteo di giovani che ha attraversato il cuore di Tokyo. Sarebbe stato difficile scegliere un simbolo migliore. C’era già una felice coincidenza della data: l’ultimo reattore nu-cleare si spegne per la festa dei bambini, le prime vittime dell’inciden- te atomico. Tra l’altro, si dice che la festività

d e r i v i da un rito medioevale (risalente al secolo VIII), celebrato nella corte per scongiu-

rare calamità naturali. Anche la scelta della carpa, comparsa solo

nel Settecento nelle usanze popo-lari, si ricollega ad una leggenda cine-

se altrettanto significativa: la carpa era l’unico tra i pesci capace di risalire una grande cascata del Fiume Giallo che, alla fine, si trasformava in un drago, animale di fantasia e di buon auspicio. Perciò la carpa veniva introdotta nella

festa giapponese con la speranza che i bambini crescano sani, coraggiosi e vin-

centi. Riuscirà anche la nostra carpa verde a risalire il minaccioso torrente nuclearista e

a trasformarsi in un drago liberatore? Staremo a vedere. Nel frattempo, se volete tifare per la carpa,

c'e' un ottimo sistema per farlo: sottoscrivere l'Ap-pello per una moratoria nucleare in Giappo-

ne e per l’immediata rimozione del combustibile nucleare dall’impianto di Fukushima, lanciato poche settimane fa da un gruppo di scienziati italiani:

http://url.mamma.am/fukushimaTra i promotori dell'appello c'è l'autrice di questa carpa ver-de, un'artista giapponese che me l'ha mandata alla vigilia del-la festa: "finalmente è arrivato il momento di abbandonare davvero l'energia nucleare. Le preoccupazioni per il futuro del Giappone (e del mondo) non ci mancano, ma almeno stasera nessuno può impedirci di festeggiare!"

yukari saito

segnAlAzIonI grAtuIte dI InIzIAtIVe AmIche. nessun AnnuncIo A pAgAmento è presente nellA rIVIstA

Riccardo Orioles

Pesce di maggio per l’astinenza Dal nucleare

illustrazione di Harumi Mat

salviamo la carPa verDe

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40MAMMA! | n. 9 | Primavera Italiana

abbonatevill'C i sono ancora in Italia trecento teste pensan-ti che vogliono ragionare sul mondo e abbando-nare le verita' a buon mercato di guru, partiti, leader, capetti e santoni? Per mantenere viva questa rivista senza pa-droni, pubblicità e preconcetti ci bastano 200 nuovi abbonati per sopravvivere e continuare in questo progetto editoriale pieno di az-zardi e libertà. Altrimenti non c'è problema, passiamo a fare altro. O si cresce o si muore. Se entro il 2012 troveremo almeno 200 nuovi lettori intenzionati a sostenerci con un abbonamento, continueremo a sfidare il mercato editoriale dominato dai grandi colossi. Se invece ci verrà fatto capire che non c'è bisogno di giornalismo a fumetti chiuderemo a testa alta questa rivista e ci inventeremo qualcosa di nuovo e di diverso per continuare a dire quel che ci pare, come ci pare e dove ci pare. Noi la nostra parte l'abbiamo fatta, mettendo in piedi senza un centesimo di fondi pubblici o privati una rivista apprezzata da chiunque la legga, un validissimo gruppo redazionale, un piano editoriale che non ha eguali nella stampa periodica. Più di questo non si poteva fare lavorando gratis: adesso sta a voi lettori decidere se farci crescere o farci chiudere.

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46MAMMA! | n. 9 | Primavera Italiana

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"P rincipi potenti che tesori affinate / E non finite di forgiare discordia (...) Non sentite la voce della povera gente? (...) Che scon-tenti gridano a dio vendetta?"

Se lo chiedeva alla fine del '400 il poeta francese Jean Moli-net nel poema "Le risorse del piccolo popolo", e da allora niente sembra essere cambiato. Il sogno degli umanisti del Cinquecento o del Settecento di porre fine alla povertà grazie alla democrazia e al progresso scientifico non si è mai realizzato, e lo sviluppo del mondo mercantile ha dato priorità all'efficienza ad ogni costo, anche se a farne le spese è la dimensione sociale. Un mondo dove l'uomo, "fattore di produzione", è la variabile di aggiustamento di un sistema in crisi ciclica, per non dire ciclicamente permanente.

Un po' di cifre: durante la rivoluzione francese il "Comitato di mendicità" stimava che il numero dei poveri fosse pari al 20% della popolazione. dal 1975 al 1980, quando fu lanciato il primo piano contro la povertà della Comunità Economica Europea, i nove Stati membri contavano 38 milioni di poveri. Nel 1985, l'Europa "dei 12" ne contava già 44 milioni, pari al 14% della popolazione. Nel 2010, Anno europeo contro la povertà, i poveri nei 27 Stati membri dell'UE erano ormai 84 milioni (16% della popolazione). Un dato drammatico, ag-gravato dalle misure di austerità per risanare i conti pubblici. Il grido di dolore dei disoccupati e degli innocenti, rivolto verso i potenti che creano ricchezza a proprio esclusivo

beneficio, si leva ancora più alto con la crisi economica che colpisce l'Europa dal 2008. Il voto a favore di partiti estre-misti e xenofobi, spinto dalla disperazione, è un campanello d'allarme che dovrebbe fare riflettere i politici.

Nel nostro mondo globalizzato sarà possibile eliminare la povertà? Forse la risposta non è solo economica. Nel libro "Economia dell'età della pietra" (1980), marshall Sahlins af-fermava che la povertà "è prima di tutto un rapporto tra gli uomini". Un rapporto tra gli uomini basato sulla loro dignità oggi manca, e purtroppo è sempre mancato.

Questa battaglia per la dignità dei più poveri ha segnato la vita di padre Joseph Wresinski (1917-1988), figlio di immi-grati rifugiati in Francia (padre polacco e madre spagnola). dopo un'infanzia caratterizzata dalla miseria, fu ordinato sacerdote nel 1946 dedicandosi ai poveri e condividendo la loro vita nelle bidonville. Il suo obiettivo oltre alla soluzione dei problemi materiali fu quello di riabilitare i più poveri, re-stituendo loro la dignità di uomini, la possibilità di formarsi, di ritrovare la libertà d'associazione e di opinione, il diritto di costruire la propria vita e di contribuire a disegnare la società. È con loro che, nel 1957, fonda l'associazione ATd Quarto mondo, diventata poi l'attuale movimento inter-nazionale ATd Quarto mondo (Agire Tutti per la dignità), presente anche in Italia da decenni (www.atd-quartomon-do.it).Il pensiero e l'azione di Joseph Wresinski sono stati

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Joseph Wresinski e il rifiutodella miseria

la poverta' in europa e la lotta per la dignita' degli ultimi

thierry vissol (*)

"le combAt des tIrelIres et des coffres-forts" (bAttAglIA trA sAlVAdAnAI e cAssefortI), dI Peter Brueghel il vecchio IncIso dA pIeter VAn der heyden, 1563

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sempre guidati dall'imperativo della responsabilità universale nel rapporto tra gli uomini: "escludere i più poveri costituisce uno spreco spirituale e umano intollerabile. Chi può sapere meglio di questo popolo, per il fatto di averlo vissuto, ciò che opprime gli uo-mini, ciò che li distrugge? Se ascoltassimo le famiglie dei quartieri sottoproletari, esse sarebbero i rivela-tori di tutto ciò che, nella nostra società, sottopone l'uomo a vessazioni e lo schiaccia. La loro esperienza potrebbe insegnarci che cosa sono realmente la giu-stizia e la libertà. Potrebbero insegnarci le esigenze imposte da una vera democrazia in cui ogni cittadino è ascoltato perché è un uomo".

Innumerevoli sono le azioni realizzate in Francia, Italia e altri paesi, ad esempio le Università popolari "Quarto mondo" e le Biblioteche di strada create per promuovere la dignità e l'emancipazione degli "ultimi"attraverso la cultura, basandosi su un rapporto pari-tario con i volontari e con le istituzioni. Azioni anche svolte a sensibilizzare mondo politico e funzionari na-zionali e internazionali. Joseph Wresinski e la sua rete di volontari contribuirono al varo dei programmi eu-ropei contro la povertà e alla creazione – a partire del 1975 – dei fondi destinati a ridurre le differenze di ricchezza tra gli Stati membri e tra le regioni euro-pee, fino al lancio della strategia di Lisbona (la cosid-detta Strategia 2020), mirata, tra l'altro, a ridurre di 20 milioni il numero di poveri in Europa.Tuttavia, l'azione delle istituzioni europee è limitata, sia a causa del loro bilancio ridotto (circa l'1,3 % del PIL europeo), ma soprattutto perché, in base ai Trat-tati europei, le azioni in campo sociale rimangono competenza degli Stati membri.

Ma la volontà degli Stati riflette quella dei popoli, e quindi siamo tutti responsabili. Se il messaggio lancia-to da Joseph Wresinski fosse alla base delle politiche economiche e sociali, potremmo davvero costruire un'Europa unita, perché "l'Europa non nascerà che dal rifiuto della miseria".

(*) Economista, storico della povertà, già professore di Filosofia Sociale, Consigliere Speciale Media & Comunica-zione presso la Rappresentanza in Italia della Commissio-ne europea. Il pensiero espresso dall'autore non coincide necessariamente con quello della Commissione Europea. pAdre Joseph WresInskI, 1957.

foto dAll'ArchIVIo del centro Joseph WresInskI.

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"le combAt des tIrelIres et des coffres-forts" (bAttAglIA trA sAlVAdAnAI e cAssefortI), dI Peter Brueghel il vecchio IncIso dA pIeter VAn der heyden, 1563

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mestiere, attivista antimafia per passione.Il suo volto è salito agli onori delle cronache nel dicembre 2008 per la contestazione al “pregiudicato Vittorio Sgarbi”, che ha scosso la città di Agrigento al grido di “Viva Caselli! Viva il pool antimafia!”Con l’aiuto degli amici e dei fa-miliari di Giuseppe, Gubi e Kanja-no hanno scoperto gli scritti, le esperienze e il grande amore per la terra di Sicilia di questo ragazzo, che ha lasciato una ere-dità culturale preziosa prima di morire a 22 anni per un banale incidente sul lavoro.Un racconto a fumetti che non cede alle tentazioni del sentimen-talismo e della commemorazione, per restituire al lettore tutta la bel-lezza di una intensa storia di vita.

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