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Direttore

Antonio MIstituto Ortopedico “Gaetano Pini”

Comitato scientifico

Giuseppe MUniversità Cattolica del Sacro Cuore

Michael MKlinik Fleetinsel Hamburg GmbH & Co. KG

Antonio Pompilio GUniversità Politecnica delle Marche

Elena PIstituto Ortopedico “Gaetano Pini”

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MALATTIE DELL’APPARATO LOCOMOTORE

Questa collana si propone di raccogliere le esperienze cliniche e diricerca dei professionisti dei settori ortopedico, traumatologico e riabi-litativo. I contenuti riguardano le specifiche metodologie chirurgiche,diagnostiche e strumentali che ne caratterizzano le specifiche compe-tenze. Si vogliono proporre testi monografici e raccolte di relazionicongressuali con argomenti che possano avvicinare tra loro diversefigure professionali che lavorano in settori così importanti della medi-cina. Da questo scaturisce la necessità di approfondire argomenti notied altri innovativi non soltanto nell’ambito ortopedico e fisiatrico. Lacollana si rivolge non solo ai medici in formazione e agli specialistiortopedici e fisiatri ma vuole raccogliere anche l’attenzione dei cultoridella materia, dei fisioterapisti e dei tecnici ortopedici.

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Beniamino PalmieriMaria VadalàTiziana Nava

Carmen Laurino

Fibromialgia e riabilitazione

Evidenze di trattamento fisioterapico in letteratura

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Aracne editrice

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I edizione: luglio

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Indice

Riassunto

Premessa

Introduzione

Capitolo IMateriali e metodi

.. Obiettivi, – .. Piramide delle evidenze, – .. Raccolta materia-le, – ... Criteri di inclusione, – ... Criteri di esclusione, .

Capitolo IIRisultati

.. Selezione degli studi, – ... Linee guida e raccomandazioni inter-nazionali, – ... Raccomandazioni EULAR, – .. Revisioni Co-chrane, – .. Descrizione degli altri studi, – ... Trattamento peroutcome, .

Discussione

Conclusioni

Bibliografia

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Riassunto

Introduzione

La Fibromialgia è una patologia caratterizzata da dolore muscolarecronico diffuso, di eziologia sconosciuta, spesso accompagnato da stan-chezza, disturbi cognitivi e dell’umore. È una patologia che ha unforte impatto sulla qualità di vita dei pazienti con effetti talvolta moltoinvalidanti che portano ad essere esclusi dalla vita sociale, familiare olavorativa. Le proposte per la gestione di questa patologia comprendo-no trattamenti sia di tipo farmacologico che non farmacologico. Tragli approcci di tipo non farmacologico è presente la riabilitazione ela fisioterapia, che si inserisce nella gestione di questa patologia condegli obiettivi precisi: riduzione del dolore, riduzione dell’impattodella patologia sulla vita del paziente e miglioramento dello stato disalute e qualità di vita.

Obbiettivi dello studio

L’obbiettivo dello studio è quello di individuare, tramite una revisionedella letteratura, le più aggiornate evidenze riguardanti il trattamentofisioterapico della Fibromialgia.

Metodi

È stata condotta una ricerca bibliografica fino a maggio . Sonostate consultate le principali banche dati (PubMed, Cochrane, PEDro,UpToDate) e sono stati reperiti articoli con data di pubblicazionesuccessiva a gennaio fino a marzo . Durante le ricerche,effettuate con diverse stringhe per indirizzarsi sulla pratica riabilitativae fisioterapica, sono stati presi in considerazione articoli quali: RCT,Systematic Review e practice guidelines.

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Riassunto

Risultati

Gli articoli totali presi in considerazione sono . Tutti gli articolitrovati sono incentrati sul trattamento riabilitativo e/o fisioterapico.Tra questi: sono revisioni sistematiche e sono RCT. I risultati sonostati analizzati e organizzati in base agli outcome di interesse riabilitativo:intensità del dolore, funzionalità e qualità della vita.

Discussione e conclusioni

In accordo con le linee guida internazionali, l’esercizio aerobico quellodi allenamento della forza sono, a oggi, gli strumenti con maggioreevidenza a disposizione del fisioterapista. La riabilitazione intervieneanche per la rivalutazione individuale del trattamento all’interno del-l’approccio multidisciplinare avvalendosi, tra gli altri, di trattamenticome l’idroterapia, che risulta efficace anche per outcome relativi allasfera psicologica. Poche e di scarsa qualità le evidenze relative l’utiliz-zo di terapia manuale. La terapia fisica rimane uno strumento utilesolo in associazione ad altre terapie riabilitative.

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Premessa

La Fibromialgia (o sindrome fibromialgica) è una patologia con altaprevalenza nella popolazione e con un importante impatto sulla vitadei soggetti che ne sono affetti, sulle loro relazioni familiari, socialie lavorative; determinando così un costo e un utilizzo di risorse im-portanti per la comunità, sia in termini di spese a livello del sistemasanitario, sia a livello lavorativo in termini di calo di produttività. Ipazienti con fibromialgia spesso sono limitati nello svolgere le attivitàdella vita quotidiana a causa del dolore, della perdita di energie, dellastanchezza e della depressione. Questa perdita di funzione e questaimportante disabilità sono elementi che indirizzano il paziente ai pro-fessionisti della medicina fisica e riabilitativa. Pur non essendo riuscitiancora a dimostrare con certezza il meccanismo patologico, è stataesclusa la presenza di uno stato infiammatorio. I trattamenti propostiin letteratura sono vari: sia di tipo farmacologico che non farmacolo-gico. Al momento non ci sono evidenze di alcun trattamento di tiporisolutivo per la patologia. Tutte le principali linee guida internazionali,a oggi, sono comunque d’accordo che l’intervento più efficace per lagestione dei sintomi sia un approccio multidisciplinare, dove diversitrattamenti concorrono allo stesso obbiettivo finale. Il trattamento ditipo riabilitativo fisioterapico e, in particolar modo, l’esercizio aero-bico, sono riportati nelle principali linee guida di trattamento comeprimo approccio non farmacologico per la gestione della fibromial-gia. Scopo di questa tesi è verificare quali siano, a oggi, i trattamentifisioterapici e riabilitativi supportati da maggiori evidenze scientifiche,cercando di fornire al terapista uno strumento in più per approcciarsial paziente con fibromialgia.

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Introduzione

Evoluzione storica del concetto di fibromialgia

In ambito reumatologico una discriminante del dolore artro–miofa-sciale è quella tra il dolore di origine articolare e quello di origineextrarticolare; a quest’ultimo appartiene il dolore fibromialgico.

Storicamente il cosiddetto “reumatismo extrarticolare” nasce comedefinizione intorno alla seconda metà dell’, ma solo nel Go-wers lo classifica come Fibrosite; indicando con questo termine unaforma di dolore muscolare localizzato alla schiena e causato da un’in-fiammazione del tessuto fibroso che riveste i muscoli. Studi successivismentirono la presenza di uno stato infiammatorio e cominciarono afocalizzare l’attenzione sulla caratteristica di cronicità del dolore. Soloin seguito, grazie alla scoperta dei trigger e tender point, fu possibilecreare criteri diagnostici abbastanza precisi e standardizzabili. FuronoEdeiken e Wolferth negli anni che per primi introdussero in lettera-tura i termini di “dolore miofasciale” e trigger point e cioè di punti chestimolati determinano, in via riflessa, la comparsa di una sintomato-logia dolorosa in un territorio più esteso del punto stimolato, spessoriferito a distanza.

Queste ultime due forme trovano una riunificazione ed una codifi-ca nel grazie all’inquadramento nella Sindrome miofasciale dellaTravell. Fin da allora alcuni autori rimasero saldamente ancorati al con-cetto di sindrome miofasciale come entità nosologica autonoma, conben precisi criteri diagnostici; altri iniziarono a utilizzare tale terminecome sinonimo di reumatismo extra–articolare localizzato o regio-nale, facendo confluire in esso diversi quadri patologici (disfunzionedell’ATM, Cefalea muscolo–tensiva ecc.).

Negli anni Settanta Smythe e Moldofsky coniarono il termine“fibromialgia” e aiutarono a stabilire il concetto che utilizziamo attual-mente, identificando le sedi di maggiore dolore muscolare, i così dettitender point. Un tender point è un’area algogena situata in corrispon-

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Introduzione

denza di specifiche sedi muscolari e tendinee, la cui compressionemanuale provoca dolore.

Nel l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riconob-be la fibromialgia, integrandola nella Classificazione Internazionaledelle Malattie (ICD–) nel capitolo delle malattie reumatiche nonarticolari, con eziologia sconosciuta, sotto il codice M–. Semprenel L’ACR (American College of Rheumatology) ne stilò i criteridi classificazione, che nacquero a scopo scientifico e di ricerca, mache una volta pubblicati cominciarono ad essere utilizzati nella praticaclinica, divenendo criteri diagnostici (e che solo recentemente sonostati modificati, sempre a opera dell’ACR nel ).

In contemporanea, attraverso studi con pazienti fibromialgici, siscoprirono modificazioni a livello dei neurotrasmettitori mediatoridel dolore, come l’aumento della sostanza P e del fattore di crescitanervosa, e invece i bassi livelli di serotonina (Russell IJ et al. ). Daqui nacque l’idea che all’origine del dolore potesse esserci un’altera-zione dei sistemi di controllo, una sorta di amplificazione del dolore,comune a più patologie da dolore cronico, che nel Yunus definìcol termine di “sindromi da sensibilizzazione centrale” (Yunus MB,).

La Fibromialgia: definizione ed epidemiologia

La FM si inserisce quindi nell’ambito del reumatismo extrarticolare,all’interno del quale riveste un ruolo preponderante. Fin dalla primadescrizione, la FM è stata considerata tra le diagnosi più controversein ambito reumatologico, dal momento che non tutti ne accettanol’esistenza come un’entità clinica indipendente. La sensibilità e la speci-ficità dei criteri diagnostici sono ancora oggetto di discussione. I criteristessi dell’ACR del sono fortemente criticati per svariate ragioni:in primo luogo perché esclusivamente clinici e non corroborati dadati strumentali e secondariamente perché identificano solamenteun subset di pazienti non rappresentativo della pratica clinica quo-tidiana. Negli ultimi anni, questo ha portato a considerare la FMsempre meno come un’entità clinica indipendente e sempre più co-me una possibile manifestazione tipica delle alterazioni del sistema

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Introduzione

Figura .

psico–neuroendocrino (lo spettro dei disturbi affettivi) o del sistemadi reazione allo stress (sintomi disfunzionali).

Recentemente, sono stati sollevati dubbi su queste classificazioni;e attualmente sembra corretto includere la FM tra le sindromi da“sensibilizzazione del sistema nervoso centrale”, che consideranoil meccanismo patogenetico causa di sindromi muscolari ed extra–muscolari della FM o delle altre sindromi disfunzionali proprio delSNC, senza implicazioni periferiche.

Per cui definendo la FM ci sembra giusto riportare non tanto leclassificazione ACR ma quanto l’ultima definizione dell’Italian Fibro-myalgia Network: la FM è una sindrome da sensibilizzazione centra-le, caratterizzata da disfunzioni nei neurocircuiti che coinvolgono lapercezione, trasmissione e processazione degli stimoli nocicettivi affe-renti con la prevalente manifestazione di dolore a livello dell’apparatomuscoloscheletrico. In associazione al dolore possono poi esserci unamoltitudine di sintomi (astenia, disturbi del sonno, dolore addominale

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Introduzione

ecc.) che sono comuni ad altre sindromi da sensibilizzazione centrale.Non vi è quindi correlazione a livello periferico che giustifichi

l’iperalgesia e l’allodinia della FM, poiché ogni ricerca di alterazio-ni istologiche e biochimiche a livello del tender point sono risultatenegative.

È stato stimato che tra il , e il , % della popolazione generalein Europa e negli Stati Uniti siano colpiti (Branco et al., ), con lamaggioranza per il sesso femminile (Wolfe et al., )

È a oggi considerata la più comune causa di dolore muscolo schele-trico nelle donne trai e i anni. La sua prevalenza è stata stimataessere intorno all’–% della popolazione e sembra che aumenti conl’avanzare dell’età (Goldenberg DL, ).

La sindrome fibromialgica è un disturbo funzionale in cui, nel-la maggior parte dei pazienti, fattori psicosociali giocano un ruoloimportante sia nella eziologia che nel decorso della malattia.

La FM può essere diagnosticata, cercando la storia di un tipicoinsieme di sintomi ed escludendo una diagnosi somatica differenzia-le utilizzando i criteri diagnostici modificati nel dall’AmericanCollege of Rheumatology (Segura–Jiménez V et al., )

Associazione a disturbi somatoformi

Può esistere una patologia che presenta dolori diffusi in molte parti delcorpo senza, tuttavia, avere riscontro negli esami strumentali comedanno tissutale in corso?

Questo è un dilemma che contraddistingue molti disturbi caratte-rizzati da sindromi dolorose croniche. L’assenza di una base organicaben definita e alcune somiglianze nella presentazione clinica possonoportare a supporre che la fibromialgia abbia qualche cosa in comunecon i disturbi somatoformi del DSM–IV–TR. Quest’ultima è un’areadiagnostica formata da tutta quella schiera di disturbi per i quali èragionevole ritenere che qualche elemento psichico abbia un ruoloimportante «nell’insorgenza, durata, gravità, mantenimento» dellasintomatologia a presentazione somatica (Martellotti, ).

Alcuni autori si limitano quindi ad attribuire alla sfera psicologica unruolo determinante per il “mantenimento” della sintomatologia doloro-sa; altri sostengono invece che esiste un legame molto significativo tra

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Introduzione

disturbo post–traumatico da stress e sindromi dolorose croniche e, più ingenerale, tra stress e sensibilizzazione al dolore (Van Houdenove, ).

In uno studio del , sono stati descritti vari livelli di gravità diFMS che possono essere distinti da un punto di vista psicosomatico.Questi livelli variano da lievi (sindrome funzionale singola) a gravi(che soddisfano i criteri di molteplici sindromi funzionali) forme didolore cronico con fattori somatici e psicologici (Hauser et al., ).

Secondo la classificazione Internazionale delle malattie (ICD–),invece, le caratteristiche cliniche della sindrome fibromialgica e idisturbi e dolori somatoformi persistenti si sovrappongono in indivi-dui con dolori diffusi senza specifici fattori di malattia somatica. Neconsegue che la sindrome fibromialgica non è sinonimo di disturbisomatoformi (Branco et al., ).

La FM non è quindi una malattia psicosomatica: numerosi lavorihanno dimostrato che i tratti psicopatologici dei pazienti fibromialgicisono del tutto sovrapponibili a quelli di pazienti con altre patologiecaratterizzate da dolore cronico (es. artrite reumatoide) e sono quindida considerare reattivi alla malattia di base.

Dato la discussione ancora in atto a livello scientifico internazio-nale sulla distinzione e relazione tra i due disturbi, ci limiteremo adconsiderare la fibromialgia come una patologia da sensibilizzazionecentrale di competenza reumatologica. Utilizzare i criteri dell’ACRper quanto riguarda l’aspetto diagnostico, considerando in accordocon. Per quanto riguarda l’aspetto diagnostico saranno presi in con-siderazione i criteri diagnostici dell’ACR. Il trattamento incentratosui sintomi, invece, dovrà tenere conto anche del coinvolgimentopsicosomatico che, come descritto da autori, potrebbe distinguere lagravità della forma in cui si presenta il disturbo.

Eziopatologia e fisiopatologia

La Fibromialgia è una malattia a genesi multifattoriale; a oggi non c’èun accordo comune per quanto riguarda le cause e lo sviluppo dellapatologia, ma molte teorie sono supportate da importanti studi, chehanno evidenziato nel sistema nervoso del paziente fibromialgico lapresenza di alterazioni di mediatori chimici detti neurotrasmettitoricome la Serotonina, Noradrenalina e sostanza P, che liberati a livello

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Introduzione

delle cellule nervose possono inibire o favorire la comparsa del dolore.La disfunzione dei neurotrasmettitori implica una iper–reattività delSistema Nervoso Neurovegetativo con conseguente deficit di irro-razione sanguigna a livello neuromuscolare che determina: dolore,astenia e tensione.

Altri studi documentano una anomala attività di aree cerebraliimplicate nell’elaborazione del dolore. Nel paziente fibromialgico ilsistema di reazione allo stress è alterato, “esaurito” per l’eccessivastimolazione dovuta ad eventi stressanti fisici e psichici ripetuti neltempo.

Il dato osservazionale di un certo grado di familiarità per la FM, haconsentito, attraverso studi genetici, di identificare diverse mutazionidi geni di neurotrasmettitori implicati nel controllo del dolore e nelcondizionare lo sviluppo di una fibromialgia nel tempo a seguito difattori stressogeni ripetuti. Ciò comporterebbe anche risvolti da unpunto di vista terapeutico in quanto soggetti con l’allele HTTLPRnel sistema serotoninergico sarebbero candidati al trattamento conantidepressivi, mentre soggetti con polimorfismo genetico nel sistemadopaminergico (come il polimorfismo della regione ripetitiva dell’eso-ne III del recettore D per la dopamina) sarebbero suscettibili a terapiacon farmaci dopaminergici. Nella quasi totalità dei casi all’esordiodella FM può essere individuato un evento scatenante: trauma fisico opsichico, malattia febbrile spesso ad eziologia virale (in particolare daEBV), altro evento stressante (es. intervento chirurgico).

Sintomi

Il sintomo principale che contraddistingue la fibromialgia è sicura-mente la presenza di dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso.Generalmente si manifesta in tutto il corpo sebbene possa iniziarenelle sedi sottoposte a maggior sforzo come il collo, le spalle e gli artiinferiori per diffondersi in altre sedi col passar del tempo. Il dolorefibromialgico viene descritto in una varietà di modi comprendentila sensazione di bruciore, rigidità, contrattura, tensione ecc. Spessovaria in relazione ai momenti della giornata con un picco tra le undicidel mattino e le tre del pomeriggio, dipende dall’intensità del lavoromuscolare, è sensibile alle condizioni atmosferiche, ai ritmi del sonno

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e allo stress. In alcuni casi può interferire con le normali attività divita quotidiana. La maggioranza dei pazienti fibromialgici riferisce disentire costantemente un certo grado di dolore. Il dolore è avvertitoprincipalmente ai muscoli ma alcuni lo riferiscono anche a livelloarticolare e si associano spesso sintomi di malessere generale.

Il dolore

Per dare una definizione al complesso universo del dolore ci rifaremoa quanto scritto dall’International Association for the Study of Pain:«Il dolore come un esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, as-sociata a un attuale o potenziale danno tissutale, o descritta in terminidi tale danno» (IASP, ).

Il dolore è un fenomeno, solo in parte, correlato all’intensità dellostimolo che lo provoca, ma dipende anche dall’elaborazione dei centrisuperiori, quelli deputati alla componente affettiva delle esperienzeumane.

Se il dolore fosse caratterizzato dalla sola componente anatomica,ogni lesione dovrebbe accompagnarsi al dolore e, in mancanza dilesioni non dovrebbe esserci dolore. In realtà il dolore può esserepresente anche in assenza di lesione, poiché è un esperienza soggettiva,individuale, non correlabile alla quantità di tessuto danneggiato. Lasensazione dolorifica può essere quindi potenziata sia dallo stress fisicoche dalla depressione.

È importante però considerare che è il dolore stesso ad agire sullostato emotivo. Infatti il dolore acuto si accompagna frequentementead ansia, mentre il dolore cronico a depressione (Mercadante, ,pp. –).

Il dolore muscolo–scheletrico

Il sintomo principale della fibromialgia è il dolore muscolo–scheletrico.Possiamo ora definirlo come un’esperienza complessa e multidimen-sionale che risulta dall’interazione di componenti sensoriali, cognitive,motivazionali ed emotive e nella cui generazione, manifestazione emantenimento giocano un ruolo importante le caratteristiche psicolo-giche individuali (Bonica et al., ; Thompson et al., ). Il pazienteche lamenta dolore muscoloscheletrico diffuso e fibromialgia è quello

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Introduzione

che spesso i medici di base considerano come “un paziente difficile”:ogni tipo di indagine che il medico richiede non riconduce mai a pato-logie organiche o che spesso, i pochi e scarsi dati che emergono dalleindagini cliniche non giustificano la dolorabilità accusata. Il doloremuscolo scheletrico diffuso è comune però anche ad altre patologie. Inuovi criteri sono utili per distinguere la fibromialgia soprattutto daldolore muscolo–scheletrico diffuso: molti autori infatti ritengono checi sia un continuo tra le due condizioni e che la fibromialgia rappre-senti soltanto la condizione piu’ grave (Croft et al., ; Wolfe, ;Forseth et al., ).

Il dolore cronico

Altra caratteristica importante, e allo stesso tempo frustrante, checontraddistingue il dolore nella FM è la cronicità. In letteratura sonodescritte innumerevoli definizioni di dolore cronico, ma, convenzio-nalmente faremo riferimento alla definizione della IASP () che loidentifica come quel «dolore che ha un esordio temporale superiore a mesi».

Bonica già nel definiva il dolore cronico come quella sensazio-ne dolorosa che persiste dopo il “normale tempo di guarigione” cheper altro può variare a seconda del tipo di patologia e/o dell’organocoinvolto e che viene comunemente considerato come variabile da a mesi (Bonica, at al., .).

Il dolore cronico invade l’universo del malato

I pazienti con dolore cronico per anni vanno in cerca di una risposta alloro stato di disagio fisico. Gli specialisti più consultati sono i fisiatri, gliortopedici, i reumatologi, i chiropratici e in ultima analisi gli psichiatrie ancor dopo gli psicologi. Tutta questa varietà di consultazioni portaindubbiamente il paziente a un notevole disorientamento e scoraggia-mento e questo rende più difficile formulare una diagnosi precisa econseguentemente indicare un trattamento terapeutico adeguato. Lamaggior parte dei pazienti con dolore cronico continua a soffrire sen-za aver trovato una cura adeguata. Fisioterapia, farmaci, infiltrazionilocali di anestetici, massaggi, ecc. per la maggior parte dei casi nonrisolvono il problema del dolore, soprattutto non in modo definitivo.