Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

download Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

of 26

Transcript of Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    1/26

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    2/26

    OFFICINA DI STUDI MEDIEVALI

    Ufcio di Presidenza:

    Diego Ciccarelli - Presidente

    Armando Bisanti, Carolina Miceli, Luciana Pepi, Patrizia Spallino - Componenti

    Collegio dei Revisori:

    Antonino Giuffrè,Giuseppe Claudio Gabriele La Placa, Nicola Vernuccio

    Segreteria e amministrazione:

    Silvana Agnetta, [email protected]

    Graca editoriale e editing :

    Alberto Musco, [email protected]

    Giuliana Musotto, [email protected]

    Ufcio bibliograco:

    Laura Mattaliano, [email protected]

    Comitato scientico / Advisory Board :

    Mohammad Ali Amir-Moezzi (Teologia Islamica EPHE-Sorbonne)

    Maria Barbanti (Filosoa Antica, Università di Catania)

    Giuseppe Basile (Istituto Centrale Restauro, Roma)

    Maria Bettetini (Storia della Filosoa, Università I.U.L.M., Milano)

    Luigi Borriello (Mistica, Ponticia Facoltà Teologica Teresianum, Roma)

    Olivier Boulnois (Filosoa Medievale, EPHE, Paris)

    Filippo Burgarella (Storia Bizantina, Università della Calabria)

    Antonino Buttitta (Antropologia Culturale, Università di Palermo)

    Alvaro Cacciotti (Francescanesimo, Ponticia Università Antonianum, Roma)Paolo Emilio Carapezza (Storia della Musica, Università di Palermo)

    Paolo Chiesa (Letteratura Latina Medievale, Università Statale di Milano)

    Giovanni Coppola (Storia dell’Architettura, Università Suor Orsola Benincasa, Napoli)

    Marta Cristiani (Storia della Filosoa, Università di Roma Tor Vergata)

    Edoardo D’Angelo (Letteratura Latina Medievale, Università Suor Orsola Benincasa,

     Napoli)

    Federico Doglio (Presidente del Centro Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale)

    Fernando Domínguez Reboiras (Filosoa Medievale, Madrid)

    Walter A. Euler (Institut für Cusanus-Forschung, Trier)

    Salvatore Fodale (Storia Medievale, Università di Palermo)

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    3/26

    Rafael Ramón Guerrero (Storia del pensiero islamico, Università Complutense di Madrid)

    Roberto Lambertini (Storia Medievale, Università di Macerata)

    Angela Longo (Filosoa Antica, Università dell’Aquila)

    Santo Lucà (Paleograa, Università di Roma Tor Vergata)

    José Martínez Gásquez (Filologia Classica e Medievale, Universitat Autònoma de

    Barcelona)

    Grazia Marchianò (Presidente della Associazione Internazionale di Ricerca Elémire

    Zolla- AIREZ, Montepulciano)

    Concetto Martello (Filosoa Medievale, Università di Catania)

    Ferdinando Maurici (Archeologia Medievale, Direttore del Parco Archeologico di Monte

    Jato, Palermo)

    Constant J. Mews (Filosoa e Teologia Medievale, Monash University, Victoria)

    Stéphane Oppes (Filosoa e Teologia Francescana, Ponticia Università Antonianum,

    Roma)

    Marco Palma (Paleograa Latina, Università di Cassino)

    Luca Parisoli (Filosoa Medievale, Università della Calabria)

    Massimo Parodi (Filosoa Medievale-Informatica Umanistica, Università di Milano)

    Gregorio Piaia (Storia della Filosoa, Università di Padova)

    Stefano Piano (Indologia e Storia delle Religioni-Area Asiatica, Università di Torino)

    Dominique Poirel (Filologia, Storia Religiosa, IRHT, Paris)

    Andrea Romano (Storia delle Istituzioni, Università di Messina)

    Salvador Rus Runo (Filosoa della Politica ed Economia, Università di León)

    Angelo Scarabel (Lingua e Letteratura Araba, Università Ca’ Foscari, Venezia)

    Giulia Sfameni Gasparro (Storia delle Religioni, Università di Messina)

    Vito Sivo (Letteratura Latina Medievale, Università di Foggia)

    Christian Trottmann (Filosoa, CNRS, Tours)

    Timothy Verdon (Storia dell’Arte Medievale, Stanford University - Facoltà Teologica

    dell’Italia Centrale)

    Pere Villalba i Varneda (Filologia Classica e Medievale, Emerito dell’Universitat Autònoma

    de Barcelona, Doctor Honoris Causa in Filosoa, Università di Palermo)

    Oleg Voskoboynikov (Storia Medievale, Scuola Superiore di Economia, HSE)

    Boghos Levon Zekiyan (Armenistica, Università Ca’ Foscari, Venezia)

    Agostino Ziino (Musica Antica e Medievale, Università di Roma Tor Vergata)

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    4/26

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    5/26

    NUMERO 52 GENNAIO-DICEMBRE 2014

    Fascicolo monografco

    Traduzioni e Tradizioni: Il pensiero medievale nell’incontro tra le culture

    mediterranee (Siracusa, 26-29 settembre 2011)

    Atti a cura di Alessandro Musco (†) e Giuliana Musotto

    1 Giulio D’ONOFRIO, Traditio e translatio nel Medioevo

    25 Gianfranco FIORAVANTI, Ricordo di Romana Martorelli Vico

    29 Massimiliano LENZI-Luisa VALENTE, Alfonso Maierù (1939-2011)

    39  Antonella SANNINO, Paolo Lucentini (1937-2011)

    45 Carmela BAFFIONI,  Il “Porrio Ambrosiano” e la versione di Dimashqī.Una nuova versione araba dell’Isagoge di Porrio?

    61 Joël BIARD, Quante tipologie di dimostrazione? Origini incrociate nellatradizione degli Analitici Secondi

    79 Benedetta CONTIN, Un approccio analitico allo studio del lessico losocoarmeno. Alcune osservazioni sulla versione armena delle «Denizioni e

    divisioni della losoa» di Davide l’Invincibile

    93 Rafael RAMÓN GUERRERO, Los Analíticos de Aristóteles en el Taqrîb de Ibn Hazm de Córdoba

    107 Maurizio PAOLILLO, L’idea è anteriore al pennello. I fondamenti dell’este-tica nella Cina antica e le afnità con la tradizione occidentale

    125 Mauro ZONTA,  La terminologia losoca aristotelica in arabo e i suoirapporti con la terminologia losoca di altre lingue di cultura del Vicino

    e Medio Oriente: alcune linee di ricerca

    SCHEDE MEDIEVALIsommario

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    6/26

    VI   Sommario

    135 Marienza BENEDETTO, La traduzione ebraica del De ente et essentia: il casodi Yehudah Romano

    149 Flavia BUZZETTA, Sulla dipendenza dell’efcacia dell’operatio magicadall’annesso opus cabalae in Giovanni Pico della Mirandola. A propositodella conclusio magica XV secundum opinionem propriam

    169 Paola CARUSI,  Alchimia “organica” tra mondo arabo e mondo latino:innovazione, continuità o tradizione occultata?

    189 FRANCESCA CHIMENTO, Traduzioni nella tradizione: il caso del Fèlix  e lelingue romanze

    203 Andrea COLLI, The «Nobility» of the Agent Intellect and its Sources:Thomas Aquinas, Matthew of Acquasparta and Dietrich of Freiberg on De

    anima 430a18-19

    219 Fabio CUSIMANO, I Dialogi di Gregorio Magno nella Sicilia del XIV secolo:il Libru de lu dialagu di sanctu Gregoriu di Fra Giovanni Campolo

    239 Giovanni LICATA, Un riadattamento ebraico del Faṣl al-maqāl di Averroè:la Beḥinat ha-dat di Elia del Medigo

    255 Ernesto Sergio MAINOLDI,  Le citazioni dei Padri orientali nelle opere diGiovanni Scoto. Nuove osservazioni sul metodo dell’Eriugena traduttore

    273 Romana MARTORELLI  VICO  (†), Fonti galeniche all’origine di alcuneanatomie salernitane

    281 Chiara MILITELLO, Il rapporto tra anima e corpo in Filopono: il commentarioal De anima e il De intellectu a confronto

    293 Giuliana MUSOTTO - Ivana PANZECA, La dottrina della visione in Suhrawardīe Grossatesta: due linee di pensiero

    307 Francesco PAPARELLA, Parole in cammino: l’importanza dell’acquisizionedelle fonti dialettiche antiche nella logica del Liber sex principiorum

    317 Luca PARISOLI, Il Fons vitae, Avicebron e le sorti del volontarismo latino

    333 Luciana PEPI, Jaqov Anatoli tra tradizione ed innovazione

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    7/26

    VIISommario

    349 Monica SCOTTI, Maestri traditi? La ricezione del Libro V della Metafsicanegli scritti di autori musulmani del IX-XI secolo

    369 Antonella STRAFACE, Le sette lettere «sufcienti ed esaurienti»: un’inter- pretazione ismā‘īlita

    381 Maria VASSALLO, Tradurre i testi sacri della tradizione tantrica: il valoresimbolico degli elementi signicanti della parola

    389 Andrea VELLA,  L’inuenza delle traduzioni sul dibattito riguardo alla vitadei cieli nel XIII e nel XIV secolo

    397 Emanuela VERDONE, I philosophantes e il superamento del limite. Alcune ipotesi

    407  Abstracts, Curricula e Parole Chiave

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    8/26

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    9/26

    Ernesto Sergio Mainoldi

     Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.

     Nuove osservazioni sul metodo dell’Eriugena traduttore

    Giovanni Scoto Eriugena (810 ca.-875 ca.) è noto per essere stato uno dei piùprolici traduttori attivi nello spazio letterario della mediolatinità. Le sue traduzioni diopere dei Padri orientali, dal greco in latino, hanno prodotto uno straordinario arricchi-mento concettuale e terminologico del patrimonio teologico e losoco del medioevolatino, tale da risultare imprescindibile nell’elaborazione speculativa dei secoli a venire.1

    Le traduzioni che possono essere attribuite a Giovanni Scoto con certezzasono le seguenti:2

    • Ps.-Dionigi Areopagita, Corpus dionysiacum  (CD):  De caelesti hierar-chia (CH), De ecclesiastica hierarchia (EH), De divinis nominibus (DN),

     De mystica theologia (MTh), Epistolae (Epp.)• Massimo il Confessore: Ambigua ad Iohannem (AI), Quaestiones ad Tha-

    lassium (QT)• Gregorio di Nissa: Sermo de imagine ( De opicio hominis) (DI)• A queste si aggiungerebbe in via ipotetica la versione delle Solutiones ad

    Chosroem regem di Prisciano Lidio.3

    Si suppone che Eriugena abbia tradotto queste corpose opere in un lasso di tempopiuttosto ristretto – 860?-866: il terminus ante quem è determinato dal fatto che esse sitrovano citate letteralmente nella sua opera principale, il Periphyseon, che nell’866 do-veva già essere ultimato, se prestiamo fede alla sua dedica all’abate di Saint-Médard diSoissons, Wulfad, elevato in quell’anno all’episcopato a Bourges. È tuttavia possibile che

    1 Sull’opera di traduttore di Eriugena e sull’inuenza esercitata dalle sue traduzioni rimandiamo aÉ. JEAUNEAU, Jean Scot et le grec, in «Archivum Latinitatis Medii Aevi (Bulletin Du Cange)» 61 (1979), pp.5-50; ID., «Pseudo-Dionysius, Gregory of Nyssa, and Maximus the Confessor in the Works of John ScottusEriugena», in U.-R. BLUMENTHAL (ed.), Carolingian Essays. Andrew W. Mellon Lectures in Early ChristianStudies, Catholic University of America Press, Washington 1983, p. 144; ID., «L’inuence des traductionsérigéniennes sur le vocabulaire philosophique du Moyen Âge: simples remarques», in J.HAMESSE-C. STEEL (eds.),  L’élaboration du vocabulaire philosophique au Moyen-Age.  Actes du Colloque international de Louvain-la-Neuve et Leuven 12-14 septembre 1998, Brepols, Turnhout 2000 (Société Internationale pourl’Étude de la Philosophie Médiévale. Rencontres de philosophie médiévale 8), pp. 157-69.

    2 Indichiamo tra parentesi, dopo i titoli delle opere, le sigle con cui queste saranno citate neiraffronti testuali.

    3 Cf. M.-TH. D’ALVERNY, «Les Solutiones ad Chosroemde Priscianus Lydus et Jean Scot», in R.ROQUES (ed.), Jean Scot Érigène et l’histoire de la philosophie.  Laon, 7-12 juillet 1975, CNRS, Paris1977 (Colloques internationaux du Centre National de la Recherche Scientique, 561), pp. 145-60.

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    10/26

    256  Ernesto Sergio Mainoldi

    il De imagine sia stato tradotto già a partire dalla prima metà degli anni ’50 del IX secolo.Delle Solutiones ad Chosroem l’opera eriugeniana non presenta traccia, a parte un possibi-le riferimento linguistico nelle Expositiones in ierarchiam coelestem, opera appartenente

    all’ultima produzione del maestro palatino e comunque posteriore al Periphyseon.Del Corpus dionysiacum e degli Ambigua ad Iohannem, Eriugena elaborò unaversione su committenza di Carlo il Calvo, dovendo costituire questa traduzione ilfulcro della politica religioso-culturale del re franco nella sua candidatura al titolo diimperatore. Plausibilmente una prima versione del Corpus fu redatta tra l’860 e l’864,mentre una seconda versione, nella quale Eriugena ritornava su alcune scelte linguisti-che e rendeva più comprensibile il risultato nale, dovette essere approntata successi-vamente. Gli Ambigua ad Iohannem vennero probabilmente tradotti tra l’862 e l’864,mentre la traduzione delle Quaestiones ad Thalassium, fatta da Giovanni Scoto perinteresse personale e utilizzata nondimeno nel Periphyseon, fu probabilmente iniziatain parallelo alla scrittura di questo e portata a termine prima dell’866.4

    Una simile concentrazione nel tempo di un così vasto lavoro di traduzione, ri-guardante per di più un repertorio testuale di non facilmente eguagliabile densità spe-culativa e complessità linguistica, doveva chiaramente dare non pochi problemi all’Ir-landese, il quale, per quanto riconoscibile come il miglior grecista della sua epoca,lavorò al di là delle proprie forze, ottenendo tuttavia un risultato destinato a suscitarelo stupore di un erudito grecizzante quale fu Anastasio il Bibliotecario, che esaminò latraduzione eriugeniana del Corpus dionysiacum per conto della sede ponticia.

    Le difcoltà alle quali Eriugena dovette andare incontro trovano una precisarispondenza nello stato testuale delle sue versioni: nel caso delle due opere tradotte“ufcialmente” per conto di Carlo il Calvo i testimoni superstiti attestano sostanzialiinterventi di revisione effettuati dall’Irlandese per migliorare la versione primitiva;in particolare, nel caso dello ps.-Dionigi, la necessità di inviare a Roma una copiaufciale della traduzione, spinse l’Irlandese ad approntare una seconda e migliorataversione; nel caso invece degli Ambigua ad Iohannem, pur mancandoci la copia de-nitiva e ufciale, quella destinata al committente, possiamo constatare come questatraduzione abbia subito un’evoluzione testuale considerevole, resa evidente dagliinterventi di correzione attestati dal manoscritto unico Paris, Bibliothèque Mazarine

    561, esemplare di lavoro copiato a Saint-Médard di Soissons nel IX sec. (3/4) all’in-terno della cerchia eriugeniana, come mostra la presenza in esso della calligraa del-lo scriba indicato dagli studiosi come i2, noto per essere intervenuto con correzionie integrazioni in due mss. di lavoro del Periphyseon, nonché l’essere appartenuto

    4 Per una ricostruzione complessiva della tradizione delle opere di Eriugena rimandiamo a E.S. MAINOLDI, «Iohannes Scottus Eriugena», in P. CHIESA-L. CASTALDI (eds.), La trasmissione dei testilatini del medioevo. Mediaeval Latin Texts and their Transmission (Te.Tra. 2), SISMEL-Edizioni delGalluzzo, Firenze 2005, pp. 186-264.

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    11/26

    257 Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

    il ms. a Wulfad, l’amico di Giovanni Scoto e dedicatario del dialogo eriugeniano.5

    Nel caso delle opere tradotte da Eriugena per interesse personale, il De imagi-ne e le Quaestiones ad Thalassium, ci troviamo di fronte a una facies testuale che si

    presenta come un calco fedele del testo greco, in uno stadio ancora elementare chenon ha conosciuto ulteriori revisioni.Oltre ai manoscritti che riportano integralmente le traduzioni eriugeniane, esi-

    ste tuttavia una fonte indiretta per la verica dell’evoluzione redazionale di questeversioni, o almeno di parte di esse, e questa è costituita dalle numerose, e spessocorpose, citazioni letterali presenti nel Periphyseon.

    A una prima analisi, queste citazioni, che sono a tutti gli effetti degli excerpta letterali, presentano nella maggior parte dei casi lezioni diverse rispetto al testo datonella versione integrale. Queste differenze non sono dovute a corruttele di copia né

    implicano che la citazione sia stata fattaad sensum

    , dal momento che questiexcerpta 

    spesso ricalcano fedelmente per svariate righe e talora anche per diverse pagine il testodella versione integrale: esse dimostrano per contro come Eriugena fosse solito rimet-tere mano, quando lo ritenesse necessario, ai testi da lui stesso tradotti per migliorarnela comprensibilità in relazione al contesto in cui essi comparivano in citazione.

    Lo studio di queste citazioni si rivela dunque del massimo interesse perché esseci permettono di cogliere meglio – attraverso le variae lectiones – il rapporto tra le tra-duzioni e la composizione delle opere eriugeniane, a partire dal Periphyseon, metten-doci nella condizione di formulare nuove ipotesi sulla cronologia dei lavori eriugenianinegli anni ’60 del IX secolo, e, in secondo luogo, ci permettono di osservare le scelte

    con cui Eriugena ha ssato la traduzione in latino del lessico patristico greco.Un simile studio non è mai stato affrontato nora in modo sistematico: la di-

    sponibilità dell’opera eriugeniana in edizioni critiche moderne era del resto il fattoreimprescindibile senza il quale sarebbe stato impossibile seguire la trasformazione dellecitazioni eriugeniane nelle varie fasi redazionali delle sue opere. La prima edizione mo-derna integrale del Periphyseon, completata solo nel 2003 da Édouard Jeauneau, non hamancato di mettere in evidenza le diverse fasi redazionali attraverso cui è passata la ge-stazione del capolavoro eriugeniano, permettendoci così di osservare come le citazionipatristiche sono state introdotte e modicate rispetto alla traduzione originale.

    Purtroppo ancora manca un’edizione della Versio Dionysii eriugeniana: le dueattualmente disponibili, quella di Heinrich Joseph Floss, del 1853, pubblicata in Pa-trologia latina 122, e quella di Philippe Chevallier, hanno infatti il difetto di nondistinguere tra le due versioni del Corpus dionysiacum approntate da Eriugena.6 Un

    5 Cf. ivi, pp. 252-255.6 Cf. ivi, pp. 244-250. La recensione di Floss, mancando di riconoscere l’esistenza delle due fasi

    redazionali della Versio Dionysii, ha collazionato codici tanto della prima redazione quanto della seconda,costituendo un testo che risulta essere un ibrido delle due versioni eriugeniane. I difetti di questa edizionenon si limitano poi al mancato riconoscimento delle due fasi redazionali, scoperte solo nel 1953 da Hyacin-

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    12/26

    258  Ernesto Sergio Mainoldi

    recente, fondamentale, studio, dovuto a Matilde Cupiccia, ha tuttavia fatto luce suidiversi stadi testuali delineati dalla tradizione manoscritta della Versio Dionysii eriu-geniana, permettendoci così di orientarci tra i testimoni delle due versioni.7

    In questo contributo esporremo i primi risultati della nostra analisi intornoalle citazioni delle traduzioni eriugeniane in merito a quei passi che presentano mag-gior rilievo speculativo, riservandoci di pubblicare in un futuro contributo l’analisicomplessiva e sistematica di questo sub-corpus testuale. Se dall’esame complessivoe comparativo di queste citazioni possiamo aspettarci considerevoli informazionicirca i rapporti tra le opere eriugeniane degli anni ’60, che attualmente ci appaionosovrapposte indistintamente nei tempi della loro composizione, in questo lavoro cilimiteremo a presentare dei casi particolarmente interessanti, nonché utili a mostrarele modalità seguite da Giovanni Scoto nella rielaborazione delle proprie traduzioni.

    Il testo da cui prenderemo le mosse in questa analisi è il Sermo de imagine,cioè la traduzione del De opicio hominis di Gregorio di Nissa, in quanto questo trat-tato costituisce una delle principali fonti dell’antropologia di Giovanni Scoto, tanto daessere citato nel Periphyseon  in excerpta estesi a intere pagine, che fanno del Padrecappadoce l’autore greco quantitativamente più citato nel dialogo eriugeniano e il se-condo autore in assoluto dopo Agostino.8 Il De imagine presenta inoltre un altro puntodi interesse, cioè quello di essere stato utilizzato da Giovanni Scoto in alcune sue opere,verosimilmente prima ancora di averne approntato la traduzione latina: è il caso del De

     praedestinatione e delle Glosae Martiani.9 È dunque possibile che questa opera sia statatradotta da Giovanni Scoto già negli anni ’50; la versione si esprime in un latino oscuro,che ricalca pedissequamente il testo greco, a segno che l’Irlandese non vi tornò sopraper approntarvi dei miglioramenti. Tuttavia nelle citazioni presenti nel Periphyseon tro-viamo diversi interventi di correzione e di miglioramento del senso. Questo potrebbe

    the François Dondaine, ma si estendono all’utilizzo di lezioni introdotte sulla base della moderna edizionedel testo greco, stabilito da Baltashar Cordier nel 1677 (ripubblicato in Patrologia graeca 3 nel 1857),contro l’accordo di tutti i codici. L’edizione di Philippe Chevallier (Bruges-Paris 1937-1951: Dionysiaca.  Recueil donnant l’ensemble des trad. latines des ouvrages attribués au Denys de l’Aréopage), ripubblica iltesto dell’edizione di Colonia del 1556, basata a sua volta su una collazione di testimoni tanto della primaquanto della seconda redazione. Per il testo greco del Corpus dionysiacumutilizziamo le seguenti edizioni:PS.-DIONYSIUS AREOPAGITA, De divinis nominibus, in Corpus Dionysiacum I, ed. B. R. Suchla, De Gruyter,Berlin 1990 (Patristische Texte und Studien 33);PSEUDO-DIONYSIUS AREOPAGITA, De coelesti hierarchia, Deecclesiastica hierarchia, De mystica theologia, Epistolae, in Corpus Dionysiacum II, ed. G. Heil-A. M.Ritter, De Gruyter, Berlin 1991 (Patristische Texte und Studien, 36).

    7 M. CUPICCIA, Le sorti di un testo tradotto, rivisto e commentato. Il «corpus pseudo-dionysiacum»nella versione latina di Giovanni Scoto (secc. IX-XII), in «Filologia mediolatina» 16 (2009), pp. 57-80.

    8 Cf. É. JEAUNEAU, «Pseudo-Dionysius, Gregory of Nyssa, and Maximus the Confessor in theWorks of John Scottus Eriugena», cit., p. 144.

    9 Cf. E. S. MAINOLDI,  Le fonti del De praedestinatione liber di Giovanni Scoto Eriugena, in«Studi Medievali» 45 (2004), pp. 651-697.

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    13/26

    259 Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

    signicare che Eriugena tradusse il De imagine principalmente con l’intento di studiarloe/o riutilizzarlo nella scrittura della sua opera, non preoccupandosi o non trovando oc-casione di darne una versione migliorata, intendendo come versione migliorata quella

    disegnata dalle citazioni riportate nel suo capolavoro.Una prima citazione che può essere invocata per esemplicare quanto detto èla seguente, dal dodicesimo capitolo del De imagine (tredicesimo nella numerazioneeriugeniana):

    DI 12 (13E), p. 225; PG 44, 164C:Ac per haec ex consequentia  ipsa contem-platio quae adiecta est rationi occurrit (καὶδιὰ τοῦτο ἐξ ἀκολούθίας τὸ προτεθὲνπαρενέπεσε τῷ λόγῳ θεώρημα), per

    quam discimus in humana concretione, adeo quidem animum administrari, ab illoautem materialem nostram uitam cum in na-tura manet (ὅταν ἐν τῇ φύσει μένῇ). […]

    PP IV, 790B:«Ac per hoc consequens contemplatio quae adiectaest  rationi occurrit, per quam discimus in humanaconcretione a deo quidem animum administrari, abillo autem materialem nostram uitam, d um in natura

     – hoc est in imagine animi – manet». […]

    dum] Ri1, R*in imagine animi manet] partim p. ras., partim superl. Ri1

    Rispetto all’originale, la citazione in Periphyseon IV è modicata in direzionedi una maggior comprensibilità, obiettivo che Giovanni Scoto cerca di raggiungerecon l’aiuto di un’incidentale («hoc est … animi»), inserita autografamente (i1) nelms. R (= Reims, Bibliothèque Municipale 875, copia di lavoro da cui discende l’in-

    tera tradizione dei mss. noti del Periphyseon), al ne di spiegare il senso che ha quiil termine «natura»: un altro intervento autografo in R, «cum» trasformato in «dum»,mostra la scelta di allontanarsi dalla lezione originaria della traduzione, che è ripor-tata nella versione primitiva di R (= R*), forse per meglio rendere il costrutto ὅταν… μένῇ, forse per ovviare l’attesto gerundivo per cui a «cum» ci si sarebbe aspettati il congiuntivo maneat  e non l’indicativo «manet»:10 

    Una successiva citazione, dove si parla del moto incessante che affetta la vitadei corpi, la cui cessazione comporterebbe la loro estinzione, ci presenta alcune va-rianti che non solo non chiaricano la traduzione originaria ma si allontanano deci-

    samente dal testo originario:

    10 Citiamo il De imagine nell’edizione di M. CAPPUYNS, Le «De imagine» de Grégoire de Nysse tra-duit par Jean Scot Érigène, in «Recherches de Théologie Ancienne et Médiévale» 32 (1965), pp. 205-262;il testo greco è quello disponibile in PG 44. Per il Periphyseon, ci riferiamo all’ed. di É. Jeauneau: IOHANNIS SCOTTI SEV ERIVGENAE, Periphyseon, Brepols, Turnhout 1996-2003 (Corpus Christianorum. Continuatio Me-diaeualis, 161-165). Nei seguenti raffronti utilizzeremo il corsivo per segnalare le lezioni in cui la citazionenel Periphyseon si allontana dalla versione originaria, il grassetto per indicare gli interventi autogra o idio-gra, il barrato nel caso in cui il passo citato presenti delle espunzioni rispetto alla traduzione originaria, ilsottolineato per le lezioni che variano nelle diverse fasi redazionali delPeriphyseon.

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    14/26

    260  Ernesto Sergio Mainoldi

    DI 13 (12E), p. 226; PG 44, 165A:Materialis et uxilis haec corporum uita,semper per motum proueniens in hoc ha-bet essendi uirtutem in non stanti  umquammotu (ἐν τῷ μὴ στῆναί ποτε τῆς κινήσεως)[…] Ut numquam mutabilitate  stare possit(ὡς ἂν μηδέποτε στῆναι δύνασθαι τῆςμεταβολῆς), sed in potentia quiescendi (ἀλλὰτῇ δυνάμει τοῦ ἀτρεμεῖν) incessabilem ha-bet alternum per similia motum. […]

    PP IV, 791D-792A:Materialis et uxilis haec corporum uita, semper permotum proueniens in hoc habet essendi uirtutem innon stante  unquam motu, […] Ut numquam  postmutabilitatem stare possit, sed impotentia quiescen-di incessabilem habet alternum per similia motum.[…]

    In questo passo né  R né altri mss. presentano correzioni, ma è evidente chenel passaggio dal testo tradotto alla sua citazione nel Periphyseon  si è introdottauna variante piuttosto macroscopica rispetto all’originale greco: «in potentia» (τῇδυνάμει) viene infatti volto nel suo contrario «impotentia». Questo errore potrebbeessere di per sé riconducibile a una cattiva lettura del copista indotta dalla scriptiocontinua, tuttavia quello che non torna è la trasformazione in Periphyseon della le-zione «mutabilitate» in «post mutabilitatem». Come si può giusticare questo fatto?Possiamo avanzare due ipotesi: Giovanni Scoto, quando decise di citare questo pas-so, non aveva con sé altro che il manoscritto della sua traduzione e non più l’origi -nale greco: nel tentativo di restituire all’excerptum maggior chiarezza potrebbe avercambiato «in potentia» in «impotentia», forse perché incerto che la lezione correttafosse proprio la seconda (cosa che la disponibilità del testo greco gli avrebbe fatto

    escludere); in seconda ipotesi – cosa che ci sembra più plausibile – Giovanni Scoto,si sarebbe risolto, indipendentemente dalla disponibilità dell’originale greco, ad ab-bandonare la stretta aderenza della versione latina alla sintassi del greco per megliorestituirne il signicato, onde introdusse anche la variazione «post mutabilitatem»,che effettivamente fa quadrare il senso del discorso: la vita corporale non può avvi-cendarsi dalla mutabilità, onde l’impossibilità di essere in quiete comporta un motodi alternanza tra stati corrispondenti («per similia»), che il prosieguo del testo spie-gherà essere l’evacuazione e il saziamento, il sonno e la veglia ecc.

    Analogo fenomeno ci si presenta in un’altra corposa citazione che fa compar-

    sa subito dopo nel testo del Periphyseon:

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    15/26

    261 Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

    DI 14 (15E), p. 230, PG 44, 176A:Nam nobis sermo erat propositus ostendere, nonin parte corporis animum detineri, sed totumaequaliter attingere consequenter naturae sub-iectae partis motum operans, est autem ubi etiamnaturales affectus animus subsequitur ueluti min-ister factus. Nam saepe praecipit corporis natura (ἡ τοῦ σώματος φύσις) et contristati sensum, etlaetantis concupiscentiam animo imponit, ita utipsa quidem prima praestet principia uel ciborumappetitum uel cuiusdam omnino eorum quae se-cundum delectationem sunt desiderium ingerens,animus uero tales impetus accipiens suis cogita-tionibus. Occasiones ad id quod desideratur cumcorpore exquirit, hoc autem non in omnibus est,

    sed solummodo in his qui plus captiui disponun-tur, qui rationem seruire facientes desideriis natu-rae per auxilium mentis, libidini quae per sensusest seruiliter blandiuntur.  Imperfectioribus  ueronon sic efcitur (Ἐπὶ δὲ τῶν τελειοτέρων οὐχοὔτως γίνεται). Imperat enim animus rationi etnon patitur; quod utile est eligens. Natura auteme uestigio sequitur praecipientem (Καθηγεῖταιγὰρ ὁ νοῦς, λόγῳ καὶ οὐχὶ πάθει τὸ λυσιτελὲςπροαιρούμενος· ἡ δὲ φύσις κατ’ ἴχνος ἕπεταιτῷ προκαθηγουμένῳ), quoniam uero tres se-

    cundum uitalem uirtutem differentias ratio in-uenit. Primam quidem nutritiuam sine sensu,secundum uero nutritiuam quidem et sensiuam ex-pertem uero rationabilis operationis (τῆς λογικῆςἐνεργείας), item terciam rationabilem et perfec-tam, perque omnem uirtutem penetrans (τὴν δὲλογικὴν καὶ τελείαν δι᾽ ἀπάσης διήκουσαντῆς δυνάμεως), ut et in illis sit et si intellectualiplus possideat (ὡς καὶ ἐν ἐκείναις εἶναι καὶ τῆςνοερᾶς τὸ πλέον ἕχειν), nemo ex his opineturtres animas commixtas esse in humana concreti-one […] siquidem (εἰ μὲν) animantem uirtutem

    participauerit iuxta incrementum mouebitur. Siuero uitali operatione deciderit, motum incorrup-tionem resoluet (εἰς φθορὰν ἀναλύσει). Nequeigitur sensus absque materiali essentia neque in-tellectualis uirtutis sine sensu t operatio.

    PP IV, 792A-792D:Nam nobis sermo erat propositus ostendere, nonin parte corporis animum detineri, sed totumaequaliter attingere consequenter naturae sub-iectae partis motum operans, est autem ubi etiamnaturales affectus animus subsequitur ueluti /uelut minister factus. Nam saepe praecipit ipsicorporis naturae / natura et contristati sensum, etlaetantis concupiscentiam animo imponit, ita utipsa quidem prima praestet principia uel ciborumappetitum uel cuiusdam omnino eorum quae se-cundum delectationem sunt desiderium ingerens,animus uero tales impetus accipiens suis cogita-tionibus. Occasiones ad id quod desideratur cumcorpore exquirit, hoc autem non in omnibus est,

    sed solummodo in his qui plus captiui disponun-tur, qui rationem seruire facientes desideriis natu-rae corporeae per auxilium mentis, libidini quaeper sensus est seruiliter blandiuntur.  In perfecti-oribus uero non sic efcitur. Imperat enim animusrationi et non patitur; quod utile est eligens; na-tura autem e uestigio sequitur praecipientem an-imum, quoniam uero tres secundum uitalem uir-tutem differentias ratio inuenit. Primam quidemnutritiuam sine sensu, secundam uero nutritiuamquidem et sensiuam expertem uero rationabilis

    operationis, item terciam rationabilem et perfect-am perque / per quae omnem uirtutem penetrans,ut et in illis sit, etsi in intellectuali plus possideat,nemo ex his opinetur tres animas commixtas essein humana concretione […]. Si quidem animan-tem uirtutem participauerit iuxta incrementummouebitur. Si uero uitali operatione deciderit,motum in corruptionem resoluet. Neque igitursensus absque materiali essentia neque intellec-tualis uirtutis sine sensu t operatio.

    ipsi] IV vers.

    naturae] Ri2, natura R* IV vers.corporeae] deest in R, adest in mss. IV vers.animum] deest in R, adest in mss. IV vers.perque / per quae] perque R, per quae IV vers.in] sup. l. Ri1

    Qui, la maggior aderenza alla sintassi greca di locuzioni come «in perfectiori-bus» (ἐπὶ δὲ τῶν τελειοτέρων) e «in corruptionem» (εἰς φθορὰν), potrebbe generarel’impressione che Eriugena abbia rimesso mano alla sua traduzione per riavvicinarsiall’originale greco, tuttavia queste discrepanze potrebbero essere ancora riconducibili

    alla scriptio continua e potrebbero essere state sanate per divinatio, senza necessaria-

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    16/26

    262  Ernesto Sergio Mainoldi

    mente presupporre un ricorso al testo greco. Anzi, l’impressione è che queste correzio-ni siano state introdotte senza confronto con l’originale greco, come proverebbe l’ag-giunta della congiunzione concessiva «etsi», che non ha corrispondenze nell’originale

    e risulta inopportuna nella costruzione sintattica della frase, onde Eriugena stesso sitrovò costretto a inserire di proprio pugno la preposizione «in» sopra la linea.Un’altra correzione in R degna di interesse è la trasformazione del nominativo

    «natura», corrispondente al greco ἡ… φύσις, nel dativo «naturae», per l’aggiunta diuna «e» da parte dello scriba i2. L’introduzione di questo dativo capovolge il senso diquanto voleva intendere il Nisseno (cioè che sovente è la natura del corpo a prevaleresull’animo), ciò che era stato correttamente reso nella traduzione eriugeniana origi-naria. A rafforzare il senso del dativo di «naturae» troviamo poi nella IV versionedel Periphyseon  l’introduzione del pronome dimostrativo «ipsi» (dativo), ma qui

    dobbiamo constatare che «natura» è tornato al nominativo! È opportuno chiedercise questi interventi – decisamente maldestri – siano riconducibili a Giovanni Scoto,

    oppure se vedervi degli interventi di correttori che tentavano di rendere quella chesecondo loro era una maggiore comprensibilità del testo latino (evidentemente senzaalcun raffronto con l’originale greco). Questo particolare caso sembrerebbe confer-mare i dubbi nutriti dall’editore del dialogo eriugeniano, Édouard Jeauneau, per cuinon tutti gli interventi di i2 possano essere attribuiti alla paternità del maestro irlan-dese, così come per le versioni successive alla II.11 

    Altre varianti introdotte in questa citazione, nella IV versione del Periphyse-on, non giusticate dal greco, ma nalizzate a rendere maggiormente intellegibileil testo con dei pleonasmi, devono poi richiamare la nostra attenzione: «corporea»aggiunto in riferimento a «natura»; «animum», riferito a «praecipientem», che è unaripetizione del soggetto di riferimento, il quale faceva comparsa nel periodo antece-dente, così come in greco τελειοτέρων era riferito a νοῦς: anche questa modicapoteva essere effettuata sulla base del testo latino, ma è indubbio che essa introducauna maggior leggibilità del passo. Anche qui vale il dubbio che sia stato effettiva-mente Giovanni Scoto a fare questa modica.

    Certo è che un’altra variazione presente nella IV versione, «per quae» al postodi «perque», si presenta come particolarmente infelice, dovuta a un correttore che

    non comprende bene il signicato del testo – dunque difcilmente riconducibile allapaternità eriugeniana – nonché grammaticalmente scorretta, dal momento che pre-supporrebbe che il termine «differentia» fosse di genere neutro.

    È poi interessante rilevare che alcune righe di questo excerptum  erano giàstate citate in Periphyseon III, con altre variazioni rispetto a quelle già incontrate:

    11 Cf. É. JEAUNEAU, «Nisifortinus: l’élève qui corrige le maître», in J. MARENBON (ed.), Poetryand Philosophy in the Middle Ages. A Festschrift for Peter Dronke, Brill, Leiden 2001, pp. 113-129.

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    17/26

    263 Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

    DI 14 [15], p. 230:Natura autem e uestigio sequitur praecipientem,quoniam uero tres secundum uitalem uirtutemdifferentias ratio inuenit. Primam quidem nu-tritiuam sine sensu, secundum  uero nutritiuamquidem et sensiuam expertem uero rationabilis operationis, item terciam rationabilem et perfec-tam, perque omnem uirtutem penetrans.

    PP III, 736A-B:Tres – inquit – secundum uitalem uirtutem dif-ferentias ratio inuenit / imponit. Primam quidemnutritiuam sine sensu; secundam uero nutritiuamquidem et sensiuam, expertem uero rationalis operationis; item tertiam rationabilem et perfec-tam, omnemque uirtutem penetrantem.

    inuenit] imponit versio IV sensiuam] sensiuam et versio IV 

    Tra queste varianti la più interessante è «omnemque uirtutem penetrantem»al posto di «perque omnem uirtutem penetrans»; abbiamo inoltre la lezione, propriadella IV versione, «imponit» in luogo di «invenit». Se la prima di queste trasforma-

    zioni vale a risolvere con abilità la ruditas che la versione originaria comportava,mantenendo il senso e rispettando l’originale, la seconda è invece inutile e si allonta-na dall’originale. Nel primo caso possiamo riconoscere con certezza l’intervento diGiovanni Scoto, nel secondo una lezione che sembra piuttosto il frutto di una letturaerronea che non di una scelta terminologica differente.

    Da queste brevi osservazioni sugli excerpta del De imagine nel Periphyseon pos-siamo ricavare le seguenti osservazioni: Eriugena ritorna sovente sul testo tradotto perrenderlo più comprensibile; probabilmente egli non dispone più del testo greco, cosa cheindicherebbe lo stacco cronologico tra la traduzione e la sua citazione nel Periphyseon;

    la IV versione del dialogo eriugeniano evidenzia la tendenza a un’ulteriore revisione deltesto del Nisseno, evidentemente perché la sua resa in latino appariva oscura a chi si ap-plicò a questa redazione, ma i risultati di questi interventi legittimano il dubbio che nonsiano riconducibili in toto alla penna di Giovanni Scoto.

    Passiamo ora ad analizzare alcune citazioni dal Corpus dionysiacum, nella cuitraduzione, oltre ai fenomeni n qui riscontrati, troviamo Giovanni Scoto alle presecon l’originale terminologia e l’arditezza dei concetti dionisiani: per quanto la ver-sione originaria presenti un latino molto più leggibile rispetto alla traduzione del Deimagine, possiamo nondimeno costatare in Periphyseon un’evoluzione delle scelte

    di traduzione nel passaggio dalla I alla II versione del CD, nonché nella riproposi -zione della medesima citazione in diversi libri dell’opera, come possiamo osservarenel seguente esempio, relativo al III e al V libro (la seconda volta in forma più corta):

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    18/26

    264  Ernesto Sergio Mainoldi

    CH IV, 1, PL 122, 1046B-C:Primum simul omnium illuddicere uerum ut bonitate uni-uersali superessentialis thear-chia eorum quae sunt essentiassubstituens ad esse adduxit. Estenim hoc omnium causae etsuper omnia bonitatis propri-um, ad communionem suam eaquae sunt uocare, ut unicuiqueeorum quae sunt ex propria dif-nitur analogia. Omnia igiturquae sunt  participant prouiden-tiam ex superessentiali et cau-salissima diuinitate manantem.

    Non enim fortassis essent, nisieorum quae sunt essentiam ex principio assumerent .  Exsis-tentia igitur omnia esse eiusparticipant; Esse enim omni-um est super esse diuinitas.Viventia autem eandem superomnem uitam uiuica uirtute,rationalia et intellectualia ean-dem super omnem et rationemet intellectum per se perfecta et

    anteperfecta sapientia.thearchia sic Migne,  I Versio,  Expositiones] diuinitas II Versioessentiam ex principio as-sumerent ] essentia et prin-cipio assumerent  I Versio, Expositiones 

    PP III, 644A-B:Primum – inquit – omnium il-lud dicere uerum est ut bonitateuniuersali superessentialis diui-nitas  eorum quae sunt essentiassubstituens ad esse adduxit. Estenim hoc omnium causae et su-per omnia bonitatis propriumad communionem suam ea quaesunt uocare, ut unicuique eorumquae sunt ex propria difnituranalogia. Omnia quae sunt  igi-tur participant prouidentiam exsuperessentiali et causalissimadiuinitate manantem. Non enim

    fortassis essent, nisi eorum quaesunt essentiae et principii  as-sumptione. Exsistentia igituromnia esse eius participant; esseenim omnium est super esse diui-nitas. Viventia autem eandem su-per omnem uitam uiuicam uir-tutem, rationalia et intellectualiaeandem super omnem et rationemet intellectum per se perfectam etanteperfectam sapientiam.

    omnia esse eius participant ver-siones II, III, Jeaun.] omnia esseparticipant versio IV 

    PP V, 903B:Primum – inquit – simul omni-um illud dicere uerum, ut boni-tate uniuersali superessentialisdiuinitas  eorum quae suntessentias substituens ad esseadduxit. Est enim hoc omniumcausae et super omnia bonita-tis proprium ad communionemsuam ea quae sunt uocare, utunicuique eorum quae suntex propria difnitur analogia.Omnia igitur quae sunt  partic-ipant prouidentiam ex super-essentiali et causalissima di-

    uinitate manantem. Non enimfortassis essent eorum quaesunt essentiae, nisi a principioassumerent . Exsistentia igituromnia esse eius participant.Esse enim omnium est superesse diuinitas.

    Ai ni dello studio della terminologia losoca è interessante notare comeEriugena abbia deciso di abbandonare il termine «thearchia», presente nella prima

    versione, in favore di «divinitas». È poi notevole la trasformazione del periodo «nonenim fortassis… assumerent», che presenta oscillazioni sia nelle due versioni di CH,sia nelle citazioni in Periphyseon III e V, evidentemente testimoniando l’insoddisfa-zione di Eriugena nella resa di senso delle questioni ontologiche toccate dal passo.

    Analoghe oscillazioni terminologiche possono essere riscontrate nel capitolodel De divinis nominibus dedicato all’essere, che riportiamo qui in sinossi con la ver-sione di Ilduino di Saint-Denis,12 che Giovanni Scoto ricalca in parte nella struttura

    12 Della versione di Ilduino riportiamo il testo dato nell’ed. CHEVALLIER et al., Dionysiaca, cit.

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    19/26

    265 Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

    sintattica, discostandosi però notevolmente nella terminologia:

    DN V, 5, sec. Hilduinum,p. 331, col. 6: Quoniamquidem et de istis diximus,duc benignum sicutuere est et exsistentiumomnium substanticumhymnizemus. Qui est omnisessentis secundum uirtutemsubstantiale  est, substituenscausa, et opifex exsistentis,substantiae, subsistentiae,substantiae, naturae, initium,mensura saeculorum, et

    temporum essentialitas,et aeternitas exsistentium,et tempus factorum, Estergo factis. Ex exsistente aeuum et substantia et ens,et tempus et generatio etfactum, et eorum quae suntessentia, ergo et essentiaeorum quae fuerunt. Etenimdeus non quoquomodoest esse, sed simpliciter etindenite, totum in ipso essecomprehendens. Ideo et rexdicitur saeculorum, sicut inipso et ab ipso omni essenteet exsistente et subsistente. Etneque erat neque erit, nequefactus est neque t nequeet, magis autem neque est,et ipse est esse exsistentibus,et non exsistentia tantum sedet ab ipso esse exsistentiumantesaeculariter ente.

    Ipse enim est saeculumsaeculorum qui est antesaecula. Reincipientes ergodicamus quia omnibusexsistentibus et saeculisesse ab anteessente, et omnesaeculum et tempus peripsum est.

    DN V, 5, PL 122, 1148A-B:Quoniam quidem et de hisdiximus, age optimum ut uereest et exsistentium omniumsubstanticum laudemus:ὢν totius esse secundumuirtutem superessentialem estsubsistens causa, et creatorexsistentis subsistentiaesubstantiae essentiae etnaturae, principium, mensurasaeculorum, et temporumessentialitas, et aeternitas

    exsistentium, tempusfactorum, esse utcumquefactis. Ex ente  aeternumet essentia et ὄν et tempuset generatio et factum, inexsistentibus exsistentia(τὰ ἐν τοῖς οὖσιν ὄντα),et utcumque subsistentia etsubstantia (καὶ τὰ ὁπωσοῦνὑπάρχοντα καὶ ὑφεστῶτα).Etenim deus nondumest ὤν sed simpliciter etincircumnite, totum in seipsoesse coambiens. Proinde et rexdicitur saeculorum, tamquamin semetipso et circa seipsumtotius esse et entis (τοῦ εἶναικαὶ ὄντος) substitutor. Etneque erat neque erit, nequefactus est neque t neque et,magis autem neque est, sedipse est esse exsistentibus,et non exsistentia solum sed

    ipsum esse exsistentiumex anteaeternaliter ente (προαιωνίως ὄντος). Ipseenim est saeculum saeculorumsubsistens ante saecula.

    PP III, 682A-682C:Age optimum ut uere estet existentium omniumsubstanticum laudemus.ΩΝ – sic enim uocat deum –totius esse secundum uirtutemsuperessentialem est subsistenscausa et creator existentis,subsistentiae, substantiae,essentiae, naturae, principiumet mensura saeculorum, ettemporum essentialitas, etaeternitas existentium, tempus

    factorum, esse utcunque factis.Ex eo qui est , aeternum et essentiaet ΩΝ, et tempus, et generatio, etfactum, in exsistenti essentialitas,et utcunque subsistentia etsubstantia. Etenim deus nondumest ΩΝ, sed simpliciter etincircumnite totum in se ipsoesse coambiens. Proinde et rexdicitur saeculorum, tanquam insemet ipso et circa seipsum totiusesse et existentis  substitutor. Etneque erat, neque erit, nequefactus est, neque t, neque et.Magis autem neque est, sed ipseest esse exsistentibus; et nonexistentia solum, sed ipsum esseexistentium ex anteaeternaliterexistente. Ipse enim est saeculumsaeculorum, subsistens antesaecula… quia omnibusexistentibus et saeculis esse exprouidente est . Et omne quidem

    saeculum et tempus ex ipso, totiusautem et   saeculi et temporis etomnis utcunque existentis  quiest anteΩΝ principium et causa.Et omnia ipsum participant, et anullo existentium recedit, et ipseest ante omnia, et omnia in seconstituit. Et simpliciter, si quisutcunque est, in anteexistente  etest, et intelligitur, et saluatur.

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    20/26

    266  Ernesto Sergio Mainoldi

    Omnis autem saeculi ettemporis et omnis ergo est,qui anteest initium et causaest. Et omnia eius participant

    et a nemine exsistentiumdistat. Et ipse est ante omniaet omnia in ipso constant.Et simpliciter ergo si quis,in praeessente et est etintelligitur et saluatur.

    Recipientes igitur dicamusquia omnibus exsistentibuset saeculis esse ex prouidenteentis (ὅτι πᾶσι τοῖς οὖσι καὶ

    τοῖς αἰῶσι τὸ εἶναι παρὰτοῦ προόντος), et omnequidem saeculum et tempusex ipso. Totius autem etsaeculi et temporis et omnisutcumque entis, qui est anteὤν principium et causa. Etomnia ipsum participant et anullo exsistentium recedit. Etipse est ante omnia et omniain se constituit. Et simpliciter,si quis utcumque est, inanteente  (ἐν τῷ προόντι) etest et intelligitur et saluatur.

    All’interno di questo passo, sia nella sua versione integrale, sia nella sua ci-tazione in Periphyseon III, riscontriamo la difcoltà da parte di Giovanni Scoto nelrendere i participi presenti del verbo πρόειμι, προόντος e προόντι, rispettivamentetradotti con «providente entis», che nella citazione diventa «providente est», e «an-teente», che nella citazione diventa «anteexistente».

    Un altro fenomeno di rilievo sono le citazioni dionisiane che compaiono negli

     Ambigua di Massimo il Confessore, e di conseguenza nella loro versione eriugenia-na: anche in questo caso l’analisi del rapporto tra il loro testo, per come si presentanella Versio Dionysii eriugeniana integrale, e la loro citazione negli Ambigua e nelPeriphyseon è apportatrice di rilevanti informazioni circa il metodo di lavoro delmaestro palatino.

    Nel seguente caso il raffronto tra le tre versioni dello stesso testo dionisiano(dal  De divinis nominibus), ci mostra come Giovanni Scoto, trovandolo citato daMassimo negli Ambigua, tenne verosimilmente in considerazione la sua traduzioneoriginaria, ma non si accontentò di riproporla all’interno degli  Ambigua, bensì viapportò alcuni cambiamenti:13

    13 Citiamo la traduzione eriugeniana degli Ambigua in base alla seguente edizione: É. JEAUNEAU (ed.), Maximi Confessoris Ambigua ad Iohannem iuxta Iohannis Scotti Eriugenae latinam interpreta-tionem, Brepols, Turnhout 1988 (Corpus Christianorum. Series Graeca, 18).

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    21/26

    267 Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

    DN IV, 13, ed. CHEVALLIER,  p.217, col. 2:Audendum autem  et hoc  pro 

    ueritate dicere quia et omniumcausalis bonorum  et optimo-rum  omnium amore, per ex-cellentiam amatoriae bonitatishabitudine sua t, ut exsisten-tia omnia prouidentiis ambi-ens, et ut bonitate et dilectioneet amore fouetur, et ex superomnia et   omnibus remoto, adunum  omnibus iuxta  educitur,mente excedentem superessen-

    tialem uirtutem  redeuntem se-metipso.

    Versio Dionysi, ed.FLOSS, PL 122, 1136B:Audendum autem  et hoc  proveritate dicere, quia et omniumcausalis bonorum  et optimo-rum  omnium amore per ex-cellentiam amatoriae bonitatishabitudine sua t, in existentia

    omnia providentiis, et ut bo-nitate et dilectione et amorefovetur, et ex super omnia etomnibus remoto ad unum om-nibus deducitur   juxta  menteexcedentem superessentialemvirtutem redeuntem semetipso.

    AI LXVII, 106-112, PG 91,1413AB:… percurrit Dionysius

    Ariopagites dicens: “Au-dendum uero  et hoc super(ὑπὲρ) ueritate dicere quia etipse omnium causalis bono et optimo  omnium amoreper excellentiam amatori-ae bonitatis extra se ipsum t ,  in omnia quae sunt in prouidentiis, et ueluti in bo-nitate et dilectione et amore fouet   et ex super omnia et  

    omnibus remoto ad hoc inomnibus iuxta deducitur se-cundum  mente excedentemessentialem  (ὑπερουσίον) potentiam  (δύναμιν) in-conuersibilem suam.

    fouet] forsan fouetur M*essentialem]  forsan super-essentialem M*

    [M* = M ante correctionem]

    PP III 645A-B:Quod etiam [Dionysius] alibideclarat dicens: “Audendum uero 

    et hoc de ueritate dicere quia etipse omnium causalis bono  etoptimo omnium amore per excel-lentiam amatoriae bonitatis extrase ipsum t in omnia quae sunt prouidentiis, et ueluti in bonitateet dilectione et amore fouet  et exsuper omnia ab omnibus remotoad hoc in omnibus iuxta deduci-tur secundum mente excedentemsuperessentialem  potentiam  in-

    conuersibilemque suam”.

    remoto] remotus  p. ras. i2  III Ver-sio

    Desta però una certa sorpresa che nella Versio Ambiguorum la lezione «es-sentialem» si sia sostituita a «superessentialem» in una correzione apportata al ms.

    unico M (Paris, Bibliothèque Mazarine 561, esemplato a Saint-Médard di Soissonsnel IX sec., 3/4): Giovanni Scoto è infatti molto attento a rispettare la terminologiaiperontologica dello ps.-Areopagita, e, non a caso, nella citazione in Periphyseon III,ritroviamo «superessentialem». La sensazione è quella di essere di fronte a un altrocaso di correzione effettuata da uno degli adiuvantes di Giovanni Scoto a Saint-Mé-dard, correzione zelante quanto poco fedele alle reali intenzioni dell’Eriugena. Seb-bene questa citazione dionisiana negli Ambigua ci sembra esser stata tradotta sullabase del testo già ssato della Versio dionysii, piuttosto che autonomamente in baseal manoscritto greco degli Ambigua, essa si mostra pressoché identica alla forma chela stessa citazione avrà in Periphyseon III: possiamo dunque pensare che Eriugena,

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    22/26

    268  Ernesto Sergio Mainoldi

    avendo in mente questo passo dionisiano e avendo intenzione di citarlo, ne abbia ri-preso il testo già rielaborato negli Ambigua, la cui traduzione non dovette precederedi molti anni la scrittura del terzo libro del suo dialogo, accontentandosi di apportar-

    vi alcune modiche minori.Altre citazioni degli Ambigua nel Periphyseon vengono poi in aiuto per i rap-porti tra i due testi:

    AI VI , 979-1003; PG 91, 1156CD:[…] immunditiae uoluntarie adherens […] et exuetito ligno qui etiam mortem inesse prius ded-icerat , fructum porrigente cibi primitias faciens[…] uitam mutuauit […] Quo uesci nolens prim-us homo merito diuina abiectus est (ἀπεγένετο)uita […]

    immunditiae] M e. corr. uoluntarie] uoluntariae M*adherens] M e. corr.dedicerat] didicerat M*

    PP IV, 813B-D:[…] immunditiae uoluntarie adhaerens  […] Etex uetito ligno qui etiam mortem inesse priusd i dicerat , sensu  fructum porrigente cibi primi-tias faciens […] uitam mutuauit […] Quo uescinolens primus homo merito diuina proiectus estuita […]

    uoluntarie Jeaun.] uoluntariae R* di dicerat Ri2 e. corr.] dedicerat R*

    La citazione nel Periphyseon  riporta qui le lezioni di  M ante correctionem ( M *): addirittura nella fase di revisione della citazione i2 ripristinerebbe la lezione di

     M*, che nella citazione era stata corretta, così come sarà corretta nella revisione di M . Questo potrebbe essere indice del fatto che la revisione di M  avvenne in concomi-

    tanza o successivamente alla revisione del Periphyseon, pur senza accogliere tutte lemodiche che la rielaborazione in quest’opera ha apportato alla citazione massimia-na: forse la correzione si limitò a espungere i refusi di copiatura (come «dedicerat»).

    Un’altra citazione degli  Ambigua nel Periphyseon  si presenta invece comeun’evoluzione della traduzione originaria, basata su una migliore comprensione dellessico losoco:

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    23/26

    269 Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

    AI VI, 1443-1452; PG 91, 1180D3-181A2:Vnde Deum esse dicentes, non aliquo modo essedicimus, ac per hoc et ‘est’ et ‘erat’ simpliciter et

    innite et absolute in ipso dicimus. Inaccepta-bile  (ἀνεπίδεκτον) enim omni rationi et intel-lectui diuinum est, ac per hoc, praedicantes ip-sius esse, non dicimus ipsum esse: ex ipso enim esse, sed non ipsum esse. Est enim super ipsumesse, super aliquo modo esse, et uniuersaliter su-per quod dicitur et intelligitur. Si autem aliquomodo, sed non uniuersaliter, ea quae sunt habentesse, quemadmodum sub ubi (ὑπὸ τὸ ποῦ) esseper positionem et nem rationum in quibus se-cundum naturam sunt, et sub quando (ὑπὸ τὸ

    ποτὲ) esse omnino per principium ostendentur.

    PP I, 482A-B:Vnde deum esse dicentes, non aliquo modo essedicimus, ac per hoc et ‘est’ et ‘erat’ simpliciter

    et innite et absolute in ipso dicimus. Incompre-hensibile  enim omni rationi et intellectui diui-num est, atque ideo praedicantes ipsius esse nondicimus ipsum esse. Ex ipso enim esse, sed nonipsum esse. Est enim super ipsum esse, super‘aliquo modo esse’, et uniuersaliter super quoddicitur et intelligitur. Si autem aliquo modo sednon unuversaliter ea quae sunt habent esse,quemadmodum sub loco  esse per positionemet nem rationum in quibus secundum naturamsunt, et sub tempore esse, omnino per principi-

    um ostendentur.

    incomprehensibile Rc] inacceptibile (?) R*atque ideo Ri1] ac per hoc R*

    La sostituzione dei sostantivi «locus» e «tempus» al posto degli avverbi «ubi»e «quando» non può che essere vista come una miglioria del testo tradotto nella di-rezione di un lessico losoco tecnico, riferito alle categorie aristoteliche (nella fat-tispecie ποῦ e πότε), qui discusse da Massimo, in luogo dell’ingenua resa letteraledei corrispettivi termini greci.

    Le citazioni nel Periphyseon dell’ultimo testo patristico greco tradotto da Eri-ugena, le Quaestiones ad Thalassium di Massimo il Confessore, manifestano a lorovolta come i problemi n qui riscontrati costituiscano in realtà una costante del me-todo dell’Eriugena traduttore.

    Nella seguente citazione assistiamo a una revisione il cui effetto è quello didare maggior elasticità al testo, rispetto alla versione originaria, fedelmente calcatasul greco:14

    14  Per il testo delle Quaestiones ad Thalassium  utilizziamo la seguente edizione: C. LAGA-C. STEEL (eds.),  Maximi Confessoris Quaestiones ad Thalassium. I Quaestiones I-LV una cum latinainterpretatione Iohannis Scotti Eriugenae iuxta posita; II Quaestiones LVI-LXV una cum latina inter- pretatione Iohannis Scotti Eriugenae iuxta posita, Brepols-Leuven University Press, Turnhout-Leuven1980-1990 (Corpus Christianorum. Series Graeca, 7-22).

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    24/26

    270  Ernesto Sergio Mainoldi

    QT Introductio, 286-306:Fortassis lignum esse sciens  (ξύλον εἶναιγνωστὸν) boni et mali uisibilem creatura qui

    dixerit… lignum sciens  (ξύλον γνωστὸν)boni et mali appellatum  est (προσηγορεύθη).[…] corporaliter eam accipientibus […] ad im-passibilitatem consummans  (πρὸς άπάθειανστομώσας) […] ut deus sed   non homo (ὡςθεὸς ἀλλ’ οὐκ ἄνθρωπος)

    PP IV, 842C-843A:Fortassis lignum esse scientiae boni et mali uis-ibilem creatura qui dixerit… lignum scientiae 

    boni et mali [creatura] appellata  est. […] cor-poraliter eam  accipientibus […] ad impassibil-itatem consummatus […] ut deus et  non homo

    eam] p. ras. Ri2

    La correzione su rasura di i2 mostrerebbe che la correzione è stata fatta sullabase della traduzione originaria.

    Due altre citazioni ci ripropongono poi un fenomeno già incontrato, quello

    delle modiche che si introducono tra la II e la IV versione del Periphyseon:

    QT LXIII, 36-43:Lampas uero eius desuper est paternum «lumenac uerum, quod illuminat omnem hominen ue-nientem in mundum», dominus noster IesusChristus, qui per conceptionem ex nobis nostrecarnis et natus est  lampas et appellatus est (διὰτὴν πρόσληψιν τῆς ἐξ ἡμῶν καὶ ἡμετέραςσαρκὸς λαμπάδιον καὶ γεγενημένος καὶπροσηγορευμένος), idest  (ἤγουν) ipsa secun-dum naturam dei et patris substantialis sapientia(ἐνιπόστατος Σοφία) et uerbum

    PP II, 564B:Lampas uero eius desuper  posita  paternum est«lumen ac verum, quod illuminat omnem ho-minem uenientem in mundum», dominus nosterIesus Christus. Qui, quoniam pro nobis ex nobisin nostrae carnis natura et conceptus et natus estet apparuit mundo, super candelabrum ecclesiae lampas dicitur, dum sit  secundum naturam ipsadei et patris substantialis sapientia et uerbum.

    lampas] lampades versio IV eius] eorum versio IV 

    In questo caso il plurale «lampades eorum», che compare nella IV versionedel Periphyseon, è giusticato dal fatto che il testo parla dei candelabri profetici diMosè e Zaccaria, ma il correttore ha tralasciato l’accordo del verbo esse al plurale(est /sunt ).

    La seconda testimonianza sull’evoluzione redazionale delle citazioni all’interno

    del Periphyseon ci ripropone l’interrogativo circa la reale paternità di questi interventi:

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    25/26

    271 Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

    QT LXIII, 137-140: Spiritus enim sanctus, sicutnatura (φύσει) secundum essentiam subsistitdei et patris, sic et lii natura (φύσει) secun-

    dum essentiam est, quia ex patre essentialiter(οὐσιωδῶς) per lium natum ineffabiliter pro-cedens.

    PP II, 565A: Spiritus enim sanctus, sicut natura secundum essentiam subsistit dei et pa-tris, sic et lii natura secundum essentiam

    est, quia ex patre essentialiter per lium natumineffabiliter procedens.

    in] sup. l. Ri2

    essentialiter] substantialiter sup. l. Bi2 versiones III et IV procedens] procedit p. ras. Bi2 versiones III et IV 

    Dobbiamo infatti constatare che la lezione «substantialiter», introdotta da i2 alposto di «essentialiter», che traduce οὐσιωδῶς, tradisce la consuetudine, rigorosa-

    mente seguita da Eriugena nelle opere della maturità, di rendere οὐσία (e derivati)con essentia (e derivati) e mai con substantia. Tuttavia la correzione potrebbe avervoluto signicare la processione ipostatica. Anche questa lezione sembra riproporreil problema dell’effettivo ruolo avuto da i2 nella redazione delle versioni III e IV delPeriphyseon, cosa soprattutto vera nel caso della processione dello Spirito Santo.

    * * *Dalle citazioni qui prese in considerazione possiamo ricavare alcune osserva-

    zioni preliminari circa il metodo seguito da Giovanni Scoto nell’utilizzo dei testi deiPadri orientali da lui stesso tradotti: i testi citati nel Periphyseon venivano modicatinell’intento di ottenere una migliore resa in latino, al di fuor del letteralismo dellatraduzione originaria (cosa che riguarda soprattutto il  De imagine e le Quaestionesad Thalassium), ma soprattutto al ne di essere meglio inseriti nel nuovo contestoargomentativo in cui essi facevano comparsa: in questi casi la preoccupazione dirimanere fedele all’originale appare meno sentita dal maestro palatino. In seguito lecitazioni potevano essere riviste e ulteriormente rielaborate nelle versioni successi-ve del Periphyseon, ma, nei casi qui considerati, abbiamo costatato come le scelteeffettuate lascino l’impressione di trovarsi talvolta in presenza di interventi fatti darevisori poco addentro al senso del testo citato.

    Questo studio conferma comunque come l’opera eriugeniana si presenti comeuna galassia testuale in continuo movimento e trasformazione, all’interno della qualei testi, nella fattispecie le citazioni, vengono reimpiegati e rielaborati ai ni dell’in-dagine speculativa perseguita dal loro autore e traduttore. In quest’ottica possiamospingerci a dire che le citazioni dei Padri greci nel Periphyseon costituiscono l’ulti-ma fase redazionale delle versioni eriugeniane. Anche le traduzioni su cui Eriugenaebbe modo di ritornare sistematicamente, com’è il caso del Corpus dionysiacum,trovano nelle citazioni in Periphyseon ulteriori rielaborazioni, che non potranno es-sere trascurate – benché siano da escludere dalla constitutio textus – dai futuri editori

    delle versioni eriugeniane che ancora aspettano edizioni aggiornate.

  • 8/17/2019 Mainoldi 2014, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.pdf

    26/26