magazine Teatro Carlo Felice Palco—— · Dalle musiche per Fellini al Padrino, le più celebri...

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magazine Teatro Carlo Felice 12.2015 Il numero zero di un magazine, per di più redatto all’interno di un teatro d’opera, po- trebbe sembrare un azzardo, ma noi lo por- giamo più come un regalo da sfasciare con curiosità! Non pensiamo minimamente di sostituire o aggiungere elementi al panora- ma della stampa specializzata, l’intento è semplicemente quello di proporre un rac- conto. Il Teatro Carlo Felice, oltre ad essere il luogo dove vengono messe in scena ope- re, balletti e concerti sinfonici, è un edificio architettonicamente importante e poliedri- co, dove vengono ospitate attività diverse, manifestazioni di vario genere, scuole di ballo e di musica, stage, concerti di musica (pop, rock, jazz, tradizionale), convegni, in- contri culturali, mostre e davvero molto al- tro. Il titolo stesso “OltrePalco” richiama un’attività che spazialmente esubera dal palcoscenico per diffondersi, ampliarsi e far vivere questo meraviglioso edificio che oltre ad essere ubicato nel centro di Geno- va, della città vuole essere simbolo e cuore. Un magazine che è stato pensato a cadenza periodica e che conterrà spunti, chiavi di lettura, approfondimenti, curiosità e infor- mazioni, sugli spettacoli in cartellone, su quelli ospitati e in genere su tutto quello che in teatro avviene, visibile o meno. Ci au- guriamo che sfogliando queste pagine – che dal n. 1 saranno più nutrite e copriranno l’in- tera attività del Teatro – e girovagando tra gli articoli e le notizie presentate, possiate intui- re la passione e la voglia di comunicare. Il re- galo più grande che ci potete fare è dirci che la vostra curiosità è stata stuzzicata e che aspettate il prossimo numero! {N/ 0} —— Oltre Palco——

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Il numero zero di un magazine, per di più redatto all’interno di un teatro d’opera, po-trebbe sembrare un azzardo, ma noi lo por-giamo più come un regalo da sfasciare con curiosità! Non pensiamo minimamente di sostituire o aggiungere elementi al panora-ma della stampa specializzata, l’intento è semplicemente quello di proporre un rac-conto. Il Teatro Carlo Felice, oltre ad essere il luogo dove vengono messe in scena ope-re, balletti e concerti sinfonici, è un edificio architettonicamente importante e poliedri-co, dove vengono ospitate attività diverse, manifestazioni di vario genere, scuole di ballo e di musica, stage, concerti di musica (pop, rock, jazz, tradizionale), convegni, in-contri culturali, mostre e davvero molto al-tro. Il titolo stesso “OltrePalco” richiama un’attività che spazialmente esubera dal palcoscenico per diffondersi, ampliarsi e far vivere questo meraviglioso edificio che

oltre ad essere ubicato nel centro di Geno-va, della città vuole essere simbolo e cuore. Un magazine che è stato pensato a cadenza periodica e che conterrà spunti, chiavi di lettura, approfondimenti, curiosità e infor-mazioni, sugli spettacoli in cartellone, su quelli ospitati e in genere su tutto quello che in teatro avviene, visibile o meno. Ci au-guriamo che sfogliando queste pagine – che dal n. 1 saranno più nutrite e copriranno l’in-tera attività del Teatro – e girovagando tra gli articoli e le notizie presentate, possiate intui-re la passione e la voglia di comunicare. Il re-galo più grande che ci potete fare è dirci che la vostra curiosità è stata stuzzicata e che aspettate il prossimo numero!

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Testo di Ettore ScolaTeatro Carlo Felice

In scena fino al 3 gennaio il capolavoro di Puccini con la regia di Ettore Scola

I giovani di Bohème, tra follia goliardica e pene d’amore Il regista di C’eravamo tanto amati e La famiglia racconta la sua Bohème, attuale proprio perché fedele all’originale

Quando un regista di cinema si accinge a mettere in scena una grande opera lirica, parte spesso con propositi innovativi, che vorrebbero rivoluzionare impianti e con-cezioni adottati in altre edizioni rap- presentate in tutti i teatri del mondo. Rivi-sitazioni, attualizzazioni, aggiornamenti, contributi in video e in digitale, effetti stroboscopici, infinite possibilità di “mo-dernizzare” il melodramma si affollano nella sua mente inquieta: Don Giovanni po-trebbe essere gay, Tosca una terrorista anni ’70 (1970), Rigoletto un comico di ca-baret, con figlia escort e Duca agli arresti domiciliari. E se Falstaff fosse un alieno? E Così fan tutte una costellazione? Poi, per fortuna, tutto rientra: umiltà e buonsenso gli ricordano che la modernità è già in tutte quelle opere, nella musica, nei senti-menti, nell’anima che le hanno rese eter-ne. Quando decise di ispirarsi al romanzo di Henri Murger Scènes de la vie de bohème, Puccini non era mai stato a Parigi, ma gli anni trascorsi al conservatorio di Milano e i ricordi delle improvvisazioni musicali, nate in casa del maestro Amilca-re Ponchielli, con suoni caotici e striduli, quasi delle jam sessions ante litteram, det-tero a quell’ambientazione una credibilità artistica tale da far dire a Debussy: «Nessu-no ha mai ritratto Parigi meglio di Pucci-ni.» Il Maestro aveva colto i segni delle ri-voluzioni artistiche che in quegli anni scuotevano l’Europa: e le maggiori novità percorrono soprattutto Parigi, dalla lette-ratura realistica che si afferma con Mau-passant e Zola, alle ricerche di scomposi-zione della luce nella pittura degli impressionisti, al gusto per l’arte orienta-le, alle scoperte delle nuove generazioni che cercano altri modi di immaginare l’av-venire. Suggestioni che non potevano non stimolare il genio di Puccini. Nella sua

opera quattro studenti – un poeta, un pit-tore, un filosofo e un musicista – dividono fame e freddo in una monocamera, sem-pre impegnati nella ricerca di piccoli lavo-ri precari (ma cosa ci sarebbe da moderniz-zare?) come la vendita di vecchi libri, qualche ripetizione agli scolari più ciuchi e, in particolare, la ideazione di manifesti pubblicitari o di locandine per i caba-ret. Nessuno di quegli imbrattatele, rifiu-tati dalle grandi esposizioni del Salon d’Art, avrebbe mai immaginato che un se-colo dopo quelle opere sarebbero state battute da Sotheby per milioni di euro, come aveva previsto il loro solitario difen-sore Émile Zola, che sui giornali dell’epo-ca scriveva: «Bonne chance aux jeunes arti-stes du futur!» Ma, in attesa del successo e della gloria, Rodolfo e i suoi amici debbo-no vivere la loro goliardica follia e soffri-re d’amore per la fragile Mimì e per la ge-nerosa Musetta, accompagnati per sempre da una musica immortale. È la intuizione ambientale di Puccini che mi è piaciuto sottolineare nella Bohème di questa sta-gione al Teatro Carlo Felice di Genova, con la collaborazione del Maestro Giuseppe Acquaviva, della costumista Cristina Da Rold e dell’architetto Luciano Ricceri, ide-atore delle scenografie di tutti i miei film.

La Bohème di Puccini, con la regia di Ettore Scola e la direzione di Giuseppe Acquaviva, ha debuttato il 17 dicembre e verrà replicata fino al 3 gennaio. Il cast è d’ecce-zione: Fiorenza Cedolins (Mimì), Desirée Rancatore (al debutto nel ruolo di Musetta), Leonardo Cai-mi (Rodolfo), Fabio Maria Capita-nucci (Marcello), Federico Longhi (Schaunard), Gabriele Sagona (Colline). Ma attenzione anche alla Mimì di Serena Gamberoni nella recita del 2 gennaio. Le luci sono firmate da Valerio Alfieri, i costumi da Cristina Da Rold, le scene da Luciano Ricceri, storico collaboratore di Scola.

Oggi la collaborazione e lo scam-bio tra istituzioni musicali estere sono fondamentali per la crescita reciproca dei teatri d’opera. Ecco allora che il secondo cast di Bohème ci fa conoscere i giovani e preparatissimi solisti del Teatro dell’Opera di Astana (capitale del Kazakhstan), inaugurato il 21 giungo 2013: Aigul Niyazova (Mimì), Saltanat Akhmetova (Mu-setta), Medet Chotabayev (Rodol-fo), Talgat Mussabayev (Marcello), Yevgeniy Chainikov (Schaunard), Artur Kaipkulov (Colline).

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Il tradizionale concerto di inizio d’anno al Teatro Carlo Felice (1 gennaio, ore 16) avrà quest’anno come protagonista Nino Rota e le sue musiche da film. Dirigerà l’orche-stra del teatro il Maestro Marcello Rota che, malgrado non abbia alcuna parentela col compositore milanese, si è specializza-to, nel corso degli anni, nella direzione delle sue musiche tanto da diventarne am-basciatore nel mondo. Val qui la pena di ricordare che lo scorso settembre l’Orche-stra del Carlo Felice proprio con il Maestro Rota è stata in tournée in Cina dove si è esi-bita alla Xing Hai Hall e nel Memorial Hall Sun Yet Sen di Guangzhou, eseguendo, ac-canto alle musiche di Bellini, Rossini, Ver-di lo stesso programma che verrà proposto a Genova di musiche di Nino Rota e riscuo-tendo un clamoroso successo. Nel cosid-detto “immaginario collettivo” Nino Rota è indissolubilmente legato alle musiche realizzate per Federico Fellini, che saran-no infatti eseguite nella prima parte del concerto. Curiosamente Rota compose 157 colonne sonore ma solo 11 per Fellini che restano sicuramente tra le più belle e caratterizzate, visto il rapporto quasi sim-biotico tra i due autori. Per di più l’unico premio Oscar che Rota vinse non fu con un film di Fellini ma con Il Padrino, parte se-conda di Francis Ford Coppola. Rota fu au-tore prolificissimo, oltre alle musiche per il cinema, suo genere prediletto, ci ha la-sciato centinaia di partiture che spaziano dalla musica da camera ai concerti per vio-lino, pianoforte e orchestra, dalla musica per la danza a quella sacra, nonché ben 11 opere liriche, la più celebre delle quali, Il cappello di paglia di Firenze andò in scena al Carlo Felice nel 2007 in un’edizione me-morabile con la regia di Damiano Michie-letto e la direzione di Bruno Bartoletti.

Capodanno da cinema Dalle musiche per Fellini al Padrino, le più celebri colonne sonore di Nino Rota per festeggiare il nuovo anno

Testo di Massimo ArduinoOltrePalco {N/0}

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Federico Fellini intervistato da Nino Rota durante la trasmissione radiofonica Voi ed io (RadioDue, 10 gennaio 1979): «Il mio rapporto con la musica è di inquietudine. La musica mi turba, è una specie di invasione, di possessione, qual-cosa che mi assrobe completa-mente e che mi allarma. Inoltre la musica, nella sua compiutezza, nelle sue leggi armoniose comple-tamente rispettate, allude a un re-gno di perfezione che è per me ir-raggiungibile e nel quale non voglio stare. E rimango ammirato e sgomento quando vedo che Nino, invece, abita totalmente questa specie di galassia armonio-sissima.»

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Un viaggio coreografico nella cultura di un intero popolo

E l’epopea di Gengis Khan diventa una danza La Compagnia Accademica di Danza Nazionale della Mongolia balla la propria storia dall’epoca degli Sciamani ai giorni nostri, passando per Gengis Khan

I mongoli sono stati per secoli un popolo nomade. Che ha vissuto in simbiosi con la natura, regolando la propria esi-stenza sul ritmo delle stagioni e della transumanza. Con due uniche certezze: la yurta (la tipica tenda in cui cercare riposo e riparo) e il cavallo. Proprio grazie alla loro abilità nel cavalcare, i mongoli partirono dalle steppe alla con-quista del più vasto impero della storia, sotto la guida del carismatico Gengis Khan (1162-1227). Sviluppando, nel corso dei secoli, un’arte coreografica e uno stile musicale unici al mondo: basta pensare alla danza Uran Nugaralt, che significa “flessione artistica”, cioè contorsionismo, e al canto Khöömei, in cui i cantanti (solo uomini), usando faringe, naso e lingua, riescono a produrre fino a tre suoni contemporaneamente, sul modello delle voci della natu-ra. Questa storia affascinante rivive al Carlo Felice, a parti-re dal 15 gennaio, con l’arrivo della Compagnia Accade-mica di Danza Nazionale della Mongolia. Lo spettacolo Gengis Khan (coreografie di S. Sükhbaatar, D. Bayarbaa-tar, D. Majigsüren, Ts. Sevjid) offre al pubblico una pano-ramica sulla Mongolia dall’epoca degli Sciamani fino alla Rivoluzione del 1921. Un viaggio storico-culturale com-piuto attraverso le principali categorie della tradizione coreutica mongola: le danze religioso-rituali (sciamani-che e buddiste), quelle storico-militari e quelle nazionali propriamente dette. E un’intera, suggestiva suite dedica-ta all’epopea di Gengis Khan.

Teatro Carlo Felice

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Testi a cura di Massimo PastorelliProgetto grafico a cura di Fluido

Fondazione Teatro Carlo Felice Passo Eugenio Montale, 4 - 16121 Genova, Italia telefono: 010 5381 224/226 biglietteria: 010 589329 / 010 591697 [email protected] www.carlofelice.it