maalia rosa - FIABanche Natalino Russo, speleologo e scrittore, autore di Nel mezzo del Cammino di...

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jr maalia rosa *+ ' "INElt. I suoi 143 chilometri di piste ciclabili sono un primato nazionale. Pedalano tutti, bambini inclusi. Ne guadagnano salute e ambiente. DI ALBERTO LAGGIA - FOTO VISION e biciclette a Reggio sono così tante che non si contano. Anzi, sì. Il singola- re "contabici" piazzato in corso della __Chiara segna i passaggi dei ciclisti in centro storico, o per dirla alla reggiana nella Mandorla. Dalle 7 alle 11.30 settemila transi- ti: bambini in mountain bike, anziani in sel- la a intramontabili marchi, e poi tante bici con le sacche montate sui portapacchi. Per- ché qui, a Reggio Emilia, l'ecologica, salutare "dueruote" sta vincendo la gara contro l'auto- mobile, che, nell'Italia autodipendente, è im- presa assai difficile. Che il capoluogo emiliano sia la città "ma- glia rosa" per ciclabilità lo conferma anche la QUESTE IMMAGINI TESTIMONIANO COME REGGIO EMILIA SIA LA CITTÀ PIÙ CICLABILE D'ITALIA. NELL'ALTRA PAGINA, CON MAGLIA A RIGHE E OCCHIALI SCURI, GIANFRANCO FANTINI DI TuTTINBICI FlAB. 4 milioni le biciclette prodotte ogni anno in Italia speciale classifica di Legambiente, stilata nel 2009 in base a dati del 2008: Reggio svetta con ben 143 chilometri di piste ciclabili e con un rapporto di quasi 33 metri per ogni 100 re- sidenti. Nella patria del tricolore e dei tortelli la bici, in realtà, è qualcosa di più di un sem- plice mezzo di trasporto. «La bicicletta ha da noi qualcosa del cane; continua compagna che si porta con sé, magari senza montarla, per arrivare a casa, al caffè che dista venti me- tri», annotava lo scrittore Cesare Zavattini, sceneggiatore di Ladri di biciclette e nativo di Luzzara, avamposto reggiano sul Po. Reggio sul sellino c'è sempre andata. Il pri- mo maggio del 1889 il cavalier Naborre Cam- panili, allievo e amico di Giosue Carducci, fondava in città il "Veloce club", una delle 46 FAMIGLIA CRISTIANA N 28/2O1O

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  • jr

    maalia rosa*+' "INElt.

    I suoi 143 chilometri di piste ciclabili sonoun primato nazionale. Pedalano tutti, bambini

    inclusi. Ne guadagnano salute e ambiente.

    DI ALBERTO LAGGIA - FOTO VISION

    e biciclette a Reggio sono così tanteche non si contano. Anzi, sì. Il singola-re "contabici" piazzato in corso della

    __Chiara segna i passaggi dei ciclisti incentro storico, o per dirla alla reggiana nellaMandorla. Dalle 7 alle 11.30 settemila transi-ti: bambini in mountain bike, anziani in sel-la a intramontabili marchi, e poi tante bicicon le sacche montate sui portapacchi. Per-ché qui, a Reggio Emilia, l'ecologica, salutare"dueruote" sta vincendo la gara contro l'auto-mobile, che, nell'Italia autodipendente, è im-presa assai difficile.

    Che il capoluogo emiliano sia la città "ma-glia rosa" per ciclabilità lo conferma anche la

    QUESTE IMMAGINI

    TESTIMONIANO COME REGGIO

    EMILIA SIA LA CITTÀ PIÙ

    CICLABILE D'ITALIA.

    NELL'ALTRA PAGINA, CON

    MAGLIA A RIGHE E OCCHIALI

    SCURI, GIANFRANCO FANTINI

    DI TuTTINBICI FlAB.

    4milioni

    le biciclette prodotteogni anno in Italia

    speciale classifica di Legambiente, stilata nel2009 in base a dati del 2008: Reggio svettacon ben 143 chilometri di piste ciclabili e conun rapporto di quasi 33 metri per ogni 100 re-sidenti. Nella patria del tricolore e dei tortellila bici, in realtà, è qualcosa di più di un sem-plice mezzo di trasporto. «La bicicletta ha danoi qualcosa del cane; continua compagnache si porta con sé, magari senza montarla,per arrivare a casa, al caffè che dista venti me-tri», annotava lo scrittore Cesare Zavattini,sceneggiatore di Ladri di biciclette e nativo diLuzzara, avamposto reggiano sul Po.

    Reggio sul sellino c'è sempre andata. Il pri-mo maggio del 1889 il cavalier Naborre Cam-panili, allievo e amico di Giosue Carducci,fondava in città i l "Veloce club", una delle

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  • ATTUALITÀ REGGIO EMILIA

    Le dieci cittàpiù ciclabili d'Italia

    (Legambiente - ricerca Ecosistema Urbano 2oogrealizzata doll'lstituto di ricerche Ambiente Italia) traparentesi il numero di metri di piste ogni 100 abitanti.

    1. Reggio Emilia 143 km (32,79 m)2, Mantova 46 km (28,33 m)

    3. Lodi 26 km (24,93 m)4. Vercelli 35 km (24,87 m)

    5. Ravenna 94 km (22.61 m)6. Cuneo 37 km (22,34 m)

    7. Ferrara 88 km (20,97 m)8. Piacenza 50 km (20,57 m)

    9. Cremona 43 km (20,34 m)10. Forti 72 km (20,21 m)

    prime associazioni cicloamatoriali italiane, eil quotidiano La Giustizia, nel 1905, pubblica-va addirittura una lode alla "Giulia", il nomi-gnolo con cui da queste parti era sopranno-minata la bici. Poi, si poteva anche discuterese il "ciclo" fosse oggetto proletario o borghe-se e perfino nemico della lotta di classe. A di-re il vero, però, sempre nel 1905, infischian-dosene delle tesi poco cidofile di alcuni lea-der socialisti della fine dell'Ottocento, Reg-gio dava i natali all'associazione dei Ciclistirossi, sul modello delle esperienze socialde-mocratiche tedesche.

    Anche così si spiega un primato nazionaleche nel capoluogo è motivo di vanto, tantoquanto l'eccellenza riconosciuta delle scuo-le per l'infanzia. Oggi, chi si muove in cittàpedalando può usufruire di 12 ciclovie radialie tre percorsi anulari attorno al centro stori-co; 13 postazioni per il bike sharing, cioè il no-leggio del mezzo (oltre 300 biciclette). «Tuttoil centro storico è a priorità pedonale e ciclisti-ca», spiega Gianfranco Fantini, fondatore del-l'associazione cicloecologista Tuttinbici Fiabdi Reggio: «Via i sensi unici, raddoppio, quan-do si può, delle piste per cicli sulla stessa stra-da, quelle per i biker "lepri", ma anche quelleper i ciclisti "tartaruga", targa dei mezzi perprevenire i furti. C'è perfino un servizio di"pronto intervento" per assistere chi fora lon-tano da casa». A gestirlo è la cooperativa II Fio-

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  • ATTUALITÀ REGGIO EMILIA

    re che opera nel campo dell'inserimento nellavoro di ex detenuti.

    Per il progetto comunale "Bici in città"hanno attrezzato un deposito-officina al par-cheggio del Foro Boario, aperto dalle 7.30 al-le 20.30. «Qui gli anziani vengono anche adacquistare le nostre bici rigenerate, assembla-te con pezzi di mezzi rottamati. Ma può capi-tare pure il signor Carlo, arzillo ottantano-venne, che ci richiede la ruota posteriore del-la bici con cui Beppe Saronni vinse il Girodel 1979», racconta Marco Tamagnini, presi-dente della cooperativa, cidomane che tienein casa sette biciclette a uso familiare.

    A Reggio anche i bambini vengono incenti-vati a pedalare. Da tre anni è in funzione unsingolare servizio del Comune in collabora-zione con Tuttinbici che si chiama BiciBus: sitratta dell'accompagnamento a scuola deglialunni delle elementari. «Si forma una caro-vana di baby ciclisti che viene scortata, lun-go le ciclovie, da alcuni genitori volontari.Funziona come un vero scuolabus, che pre-vede capolinea e fermate intermedie. Il Co-mune fornisce un kit con pettorina e baschet-to. Il resto lo fanno i genitori. Quest'anno so-no stati coinvolti seicento bambini di 17 scuo-le elementari cittadine e duecento adulti vo-lontari», spiega Gianfranco Fantini, che coor-dina l'iniziativa.

    «La bici è il paradigma della nostra idea dicittà: una comunità di persone che si incon-trano e che riconoscono nello stare assiemeuna ricchezza, non un motivo per aver pau-ra. Abbiamo ristrutturato le piazze e cercatodi aprire alla bici perché questa rappresentaun approccio gentile, conviviale alla città: ti

    II BICIBUS: ALUNNI

    DELLE ELEMENTARI

    ACCOMPAGNATI DA

    GENITORI PER LE VIE

    DI REGGIO EMILIA.

    SOPRA: SCORCI DI REGGIO EMILIA,

    LA CITTÀ PIÙ CICLABILE D'ITALIA.

    SOTTO: IL SINDACO GRAZIANO

    DELRIO, ANCH'EGLI IN SELLA.

    NE PRODUCIAMO TANTENE USIAMO POCHE

    Siamo i primi in Europa a produrle, ma nona usarle. Con 2.400.000 cicli fabbricatiall'anno, l'Italia è il principale produttorein Europa di biciclette, seguito da Germania,Olanda e Polonia. Siamo, invece, indietrocome utilizzatori del pedale: infatti, nelnostro Paese si vendono annualmente duemilioni di cicli (poco più di mezzo miliardo difatturato): all'inarca tre biciclette ognicento abitanti, contro le sei di Germania eAustria e le nove di Olanda e Danimarca.Molti i motivi, tra i quali la scarsità di pisteciclabili: i nostri 1.200 chilometrirappresentano solo l'i per centodella viabilità totale. L'Olanda, per dire, neha 4500. È, infine, in aumento l'uso della bicielettrica: nel 2008 nel mondo, ne sono stativenduti 28 milioni di esemplari ed entro dueanni il numero dovrebbe raddoppiare. Anchein Italia gli ecoincentivi del 2009 hannofavorito la diffusione della "E-Bike". A l .

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  • E PEDALA FORTEANCHE LA LIGURIADove passavano i treni, ora

    pedalano i ciclisti.

    Negli ultimi anni la Liguria

    si è convertita in una

    Regione ciclabile, grazie a un

    progetto costiero che mira

    a valorizzare il paesaggio e

    il turismo. Una volta, lungo

    la costa del Ponente ligure,

    da San Lorenzo al Mare, in

    provincia di Imperia, fino a

    Sanremo e oltre, passava la

    ferrovia: oggi, i binari non

    esistono più, sono stati

    rimossi e spostati a monte.

    Al posto del tracciato

    ferroviario, ora scorre una

    pista ciclopedonale: 24

    chilometri da San Lorenzo al

    Mare fino a Ospedaletti,

    attraverso otto Comuni (il

    tratto da Sanremo a

    Ospedaletti è stato aperto

    di recente). Il progetto,

    realizzato da Area 24 Spa

    con la Regione Liguria,

    in realtà è più ampio: l'idea è

    di creare un parco costiero

    di oltre 70 chilometri,

    il percorso ciclabile sul mare

    più lungo d'Europa e del

    Mediterraneo. E con la pista

    ciclabile è arrivato un nuovo

    modo di vivere la vacanza.

    sono arrivate nuove spiagge,

    aree verdi, fontanelle

    e panchine per la sosta,

    parcheggi e perfino

    il semaforo per le bici: roba

    da Paesi nordeuropei, più

    che da Italia.

    GIULIA CERQUETI

    ATTUALITÀ REGGIO EMILIA

    A REGGIO EMILIA ANCHE

    LA SEGNALETICA STRADALE

    È A MISURA DI BICICLETTA.

    SOTTO: LA PISTA CICLABILE

    A SAN LORENZO AL MARE,

    NEL PONENTE LIGURE.

    SU DUE RUOTE FINO A SANTIAGO

    Un pellegrinaggio si può fare a piedi, ma anche pedalando.

    E sono sempre più coloro che si mettono in sella per

    raggiungere un santuario. A Santiago de Compostela,

    dove si celebra l'Anno santo compostelano, è previsto

    l'arrivo di oltre 250 mila fedeli, di cui almeno 60 mila

    in sella a una bici. E a salire in bici da Saint-Jean-de-Port,

    in Francia, ai piedi dei Pirenei, fino al luogo dove l'eremita

    Pelajo nel!' 813 scoprì il sepolcro di san Giacomo, è stato

    anche Natalino Russo, speleologo e scrittore, autore

    di Nel mezzo del Cammino di

    Santiago, appena uscito per

    Ediciclo editore. Il libro è

    un avvincente diario

    degli ottocento chilometri

    del Cammino e soprattutto

    degli incontri avvenuti sulla strada

    con viandanti e pellegrini. A.L.

    • >cl mezzodel Camminod i '

    permette di respirarne gli odori, gustarne isapori. Da qui nasce il forte investimento del-l'amministrazione in questo mezzo e il no-stro ambizioso Biciplan redatto nel 2008, chesolo i tagli previsti dalla Finanziaria e il fami-gerato "patto di stabilità" possono rallenta-re»: ci sono filosofia e concretezza nelle paro-le del sindaco di Reggio, Graziano Deirio, me-dico endocrinologo, padre di nove figli «tutticiclisti», come ci tiene a precisare, nonché ap-passionato "allievo" di Ivan Illich, colui cheintuì il potenziale ecologico di questo mezzo

    di trasporto e cantò già nel 1973 l'elogio del-la bicicletta in un memorabile testo.

    «Quando si parla di sicurezza in città sipensa sempre all'ordine pubblico», continuail sindaco. «Reggio nel 2009 non ha avutoneanche un omicidio, ma nel 2004 prima chepartisse il Biciplan, si sono contati 25 mortiper incidenti stradali tra i soggetti deboli. Ilpericolo da noi è la strada, altro che l'immi-grato. Da quando abbiamo incrementato iltrasferimento su due ruote questo dato nega-tivo è scomparso».

    E a pedalare in città hanno iniziato pure ledonne straniere che nei loro Paesi non han-no conosciuto la cultura delle dueruote. Loha fatto anche Samia, trentenne tunisina, dadieci anni a Reggio, grazie alla Scuola di bici-cletta del Comune. «Cinque lezioni in sellami hanno cambiato la vita: meno tempo per-so in tragitti e più tempo libero», assicura.Non è forse questo il bello della bici?

    ALBERTO LAGGIA