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MA QUELLA È CASA MIA!

Dieci anni di Liguria al cinema

Carlo Griseri Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA.

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Indice

pag.

Il cinema e la Liguria - Un’introduzione 3 1 - Il mondo scopre la Liguria 5 2 - La Riviera di Ponente al cinema 14 3 - Silvio Soldini e la ‘sua’ Genova 21 4 - “La bocca del lupo”, l’ultimo del decennio 24 5 - Interviste alle Film Commission liguri 27 Appendici 1 - Le produzioni più importanti in Liguria 34 2 - I festival cinematografici della Liguria (da Ponente a Levante) 36 Fonti 38 Ringraziamenti 40 L’autore 41

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Il cinema e la Liguria - Un’introduzione

Perché questo libro? L’idea nasce da una considerazione banale: sono ligure (nato a Imperia), sono ‘emigrato’ (vivo a Torino dal 2001) e sono un giornalista appassionato di cinema.

Poche (pochissime) volte in questi anni ho avuto l’occasione di vedere sul grande schermo i paesaggi della mia regione d’origine, si contano purtroppo sulle dita di una mano (di due, a voler essere generosi) le volte in cui ciò è avvenuto...

Ma quella è casa mia! - Dieci anni di Liguria al cinema nasce proprio da qui:

verificare quando e in che modo la Liguria (‘casa mia’) è stata protagonista della settima arte.

La decisione di limitare la ricerca al decennio appena concluso (2000-2009) ha l’arbitrarietà, inevitabile volendo porsi dei limiti, di una scelta dettata dalla convenienza, che comporta e sopporta l’esclusione dolorosa di alcuni titoli importanti.

Una ricerca dal taglio giornalistico, che dà voce (ove possibile) ai protagonisti. Una ricerca che – a conti fatti – s’interessa più alla ‘Liguria nel cinema’ che non al ‘cinema in Liguria’, focalizzandosi sul rapporto territorio-produzioni cinematografiche e tralasciando il giudizio e le riflessioni sui film in quanto tali.

Ribadiamo: la Liguria non è storicamente molto presente nel cinema, se si escludono i tanti ‘poliziotteschi’ italiani degli anni ’70 girati a Genova (come, del resto, in tutte le grandi città del Paese). Ma nell’ultimo decennio si è assistito ad una svolta, forse piccola ma comunque significativa. Il merito è da attribuire alla scoperta di Genova come location inusuale (una grande città industriale davanti al mare, sviluppata in lunghezza e con le montagne subito a ridosso delle spiagge) nei film di Silvio Soldini (Agata e la Tempesta e – soprattutto – Giorni e Nuvole), nelle pellicole ‘operaie’ La Stella che non c’è e Guido che sfidò le Brigate Rosse, nei lavori dei nuovi autori che in questi anni hanno iniziato a imporsi (Fei1, Cappuccio2, Costantini3), come ne La bocca del lupo, vincitore a fine novembre 2009 del Torino Film Festival (capitolo 3).

Ma il risveglio del territorio (in chiave cinematografica, ovviamente) è dovuto

1 Francesco Fei, Onde (2005), con Anita Caprioli e Ignazio Oliva. 2 Eugenio Cappuccio, Uno su due (2006), con Fabio Volo e Ninetto Davoli. 3 Daniele Costantini, Amore che vieni amore che vai (2007), con Donatella Finocchiaro e Fausto

Paravidino.

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anche – e forse soprattutto – alle recenti produzioni internazionali e Hollywoodiane che hanno girato in parte o interamente in Liguria i propri film. Sono tre i titoli a cui mi riferisco: The Bourne Identity, le cui prime scene sono state girate a Imperia; Inkheart - La leggenda di Cuore d’Inchiostro, che ha avuto il cuore della sua lavorazione nell’entroterra savonese; e Genova di Michael Winterbottom, che omaggia il capoluogo a partire dal titolo (capitolo 1).

Motore di questa rinascita è stato sicuramente il lavoro delle Film Commission operanti in Liguria: la Genova Liguria Film Commission e l’Italian Riviera - Alpi del Mare Film Commission, più rivolta al Ponente. E per questo ho interpellato i rispettivi direttori, Andrea Rocco e Alessandra Bergero (capitolo 4).

Le mie origini imperiesi mi hanno poi spinto a cercare un approfondimento specifico per quelle pochissime pellicole italiane che hanno scelto il Ponente (e non Genova, decisamente più sfruttata) come location, spesso però solo per brevi scene ‘marittime’ (capitolo 2).

Un’ultima considerazione – più generale – nasce dalla percezione che la Liguria possa trasmettere uguali sensazioni e stimoli a chi la vive, la osserva, la ricorda o, come in questi casi, la filma: una caratteristica comune a molti film trattati in questo testo è la visione della regione e del suo mare come un luogo ideale per rifugiarsi e/o ripartire. Succede in Genova (con il vedovo Firth che ‘scappa’ nel capoluogo ligure per ricostruirsi una vita) come in Inkheart - La Leggenda di Cuore d’Inchiostro (dove la Liguria è il luogo in cui la zia Helen Mirren si è letteralmente ‘nascosta’ e il cattivo Capricorn si costruisce un personale ‘regno del male’), in Nuvole basse, d’Agosto (con i ragazzi che fuggono dalla città grigia e cercano la felicità sulla spiaggia ligure) e in Brokers - Eroi per gioco (in cui il protagonista trova in Zuccarello il rifugio perfetto).

In attesa di vedere quali (e quante) produzioni italiane ed estere decideranno di filmare la Liguria in futuro, questo breve saggio si pone quindi l’obiettivo di censire tutti i titoli realizzati sul territorio in questo primo decennio del secolo e di raccontare la storia di alcuni di loro.

Carlo Griseri

Dicembre 2009

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Capitolo 1

Il mondo scopre la Liguria

Negli ultimi anni sono tre le grandi produzioni internazionali che hanno scelto la Liguria come location, tre film profondamente diversi tra loro (uno di spionaggio, un fantasy e una pellicola di introspezione) che si differenziano molto anche nella loro genesi.

Dei tre, The Bourne Identity e Inkheart - La Leggenda di Cuore d’Inchiostro sono tratti da libri di grande successo (di Robert Ludlum4 e di Cornelia Funke5) ma una grande differenza li divide: mentre la storia della Funke, ambientata (e scritta) nel Ponente ligure, viene trasposta sullo schermo mantenendo le stesse location, il libro di Ludlum, ambientato a Marsiglia e zone limitrofe, viene trasferito a Imperia dalla produzione cinematografica. Una scelta importante per il territorio ligure in entrambi i casi, anche se – bisogna dirlo – nel caso del film con Matt Damon la Liguria non viene citata (‘ufficialmente’ le scene sono girate in Francia) se non nei titoli di coda.

Genova, invece, si sviluppa da un’idea originale di Michael Winterbottom, ispirata dalla città che diventa soggetto attivo nel suo film.

4 Un nome senza volto (The Bourne Identity), BUR - Biblioteca Universale Rizzoli (1980). 5 Cuore di inchiostro (Tintenherz), Mondadori (2003).

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THE BOURNE IDENTITY di Doug Liman Con Matt Damon, Franka Potente, Chris Cooper, Clive Owen, Brian Cox, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Julia Stiles, Orso Maria Guerrini. Durata 113’, produzione USA, Universal, 2003. Girato a Imperia. Avanzando da Ponente verso Oriente, o più semplicemente in ordine cronologico, il primo film internazionale che ha messo – un po’ a sorpresa – le radici in Liguria è la prima parte della trilogia dedicata all’agente segreto Jason

Bourne, interpretata da Matt Damon e tratta dai romanzi di Robert Ludlum. TRAMA6

Il film si apre con una tempesta in mare, un peschereccio tra le onde nella notte. Un gruppo di pescatori gioca a carte sotto coperta, appare la scritta ‘Mar Mediterraneo - 100 km da Marsiglia’. Le immagini dei pescatori che giocano si alternano a quelle di un corpo in mare che sembra senza vita: dalla nave un uomo lo scorge e l’equipaggio lo ripesca, convinto si tratti di un cadavere.

Ma l’uomo è vivo e viene subito soccorso: è stato colpito più volte da proiettili alla schiena. Curato dal medico di bordo (interpretato da Orso Maria Guerrini), si risveglia completamente privo di memoria e – dopo un paio di settimane di convalescenza passate a bordo del peschereccio – inizia un lungo viaggio alla ricerca della verità su ciò che gli è successo.

È allora che la barca rientra in porto (sono passati otto minuti e qualche secondo dall’inizio) ed è impossibile, per chi lo conosce, non individuare il molo di Oneglia, con il suo faro, e subito dopo un’altra inquadratura di Imperia, delle sue case e delle sue chiese. Ancora uno sguardo sul porto e sulle sue gru, infine la banchina lungo la quale Jason Bourne passeggia, infagottato in un piumino.

6 Circoscritta alle scene iniziali girate in Liguria.

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Neanche dieci minuti di pellicola e già Imperia, la Liguria e il suo mare abbandonano il film, così come Bourne ‘scompare’ dalla scena quasi magicamente.

“Non potevamo permetterci di girare la scena iniziale in piscina - ricorda Doug Liman - e quindi l’abbiamo girata a Imperia, in Italia. Eravamo ancorati al molo, oltre ad avere una chiatta nel porto. La pioggia l’abbiamo ricreata lì sul posto”7. Le scene di Bourne sulla nave che inizia a fare ginnastica e a cercare la verità su se stesso sono state girate in parte in studio e in parte nella nave attraccata al molo: in una si intravede una gru che era sul molo di Oneglia (mentre il peschereccio dovrebbe essere in mezzo al mare!), ma “tanto non si capisce”8.

“Noterete che è un posto molto tranquillo - dice ancora il regista, riferendosi al porto di Oneglia nel suo complesso - la tempesta è stata aggiunta al computer“9.

Imperia è quindi il centro scatenante della vicenda: Jason Bourne è ripescato dal peschereccio San Francesco, abitualmente attivo nel porto di Oneglia, scelto per il film perché il più grande della città, ma ribattezzato per l’occasione Aventura.

Sono, così, la possibilità di girare le scene in mare unita ad un porto pittoresco ad aver convinto Liman e la Universal a scegliere Imperia: nel libro di Ludlum si narra di diversi luoghi del mar Mediterraneo, la nave che soccorre Jason Bourne (partita da La Ciotat, nei pressi di Marsiglia) lo porta a Île de Port Noir, nel film la definizione geografica è più vaga ma in ogni caso non si cita la Liguria.

Il produttore Patrick Crowley ricorda come “le pessime condizioni atmosferiche abbiano costretto la troupe a provare a girare ogni sera per una settimana, senza mai riuscire a causa dei forti venti e delle piogge violente”10. Viceversa, la successiva ‘calma piatta’ ha costretto la produzione a ricorrere agli effetti speciali di Peter Donen. Per filmare le scene in mare aperto (a circa un miglio dalla costa) è stata allestita una vera e propria flotta di barche che ha ospitato cast, crew e apparecchiature, il tutto sotto la guida del veterano nel campo Ransom Walrod. Una mattinata (relativamente) assolata ha poi permesso alla troupe di girare la breve scena della passeggiata di Jason Bourne in banchina: la sua ricerca lo porterà subito dopo a Parigi.

7 Extra del dvd Universal – DVD 902 872 2 – 40. 8 Ibidem. 9 Ibidem. 10 http://hollywoodjesus.com/bourne_identity_about.htm.

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INKHEART - LA LEGGENDA DI CUORE D’INCHIOSTRO di Iain Softley Con Brendan Fraser, Paul Bettany, Helen Mirren, Jim Broad-bent, Andy Serkis, Sienna Guillory. Durata 106’, produzione USA, Germania, Gran Bretagna, Eagle Pictures, 2008. Girato nelle province di Savona e Imperia.

TRAMA Mortimer “Mo” Folchart (Brendan Fraser) e sua figlia di

dodici anni, Meggie (Eliza Hope Bennett), condividono la stessa grande passione per i libri ed entrambi possiedono il dono unico e magico di dar vita ai personaggi dei libri, semplicemente leggendo ad alta voce le loro storie. Ma il loro incredibile dono è anche decisamente rischioso, perchè ogni volta che danno vita ad uno dei personaggi dei libri che leggono, una persona reale scompare nelle sue pagine...

Durante una delle loro visite in un negozio di libri di seconda mano, Mo sente delle voci che non aveva più sentito da molti anni. Individua il libro da cui provengono le voci e, all’improvviso, sente un brivido percorrergli la schiena. Si tratta di Inkheart, un libro che contiene numerose illustrazioni di castelli medievali e di strane creature; è proprio il libro che Mo cerca da quando Meggie aveva tre anni, quando Resa (Sienna Guillory), sua madre, è scomparsa all’interno del suo mondo fantastico.

Il piano di Mo (utilizzare il libro allo scopo di trovare e salvare Resa) è ostacolato

da Capricorn (Andy Serkis), il malvagio cattivo di Inkheart, il quale rapisce Meggie e costringe Mo a dar vita ad altri malvagi personaggi dei libri. Determinato a salvare sua figlia e a rispedire i personaggi dei libri da dove sono venuti, Mo mette insieme un gruppo di alleati, sia reali sia magici, e si avventura in un intrepido viaggio colmo di pericoli11.

11 Pressbook ufficiale.

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Inkheart - La Leggenda di Cuore d’Inchiostro è stato girato in esterni nelle

località di Balestrino, Laigueglia, Alassio, Albenga, Fanghetto, Realdo ed Entracque nel novembre 2006: la scelta della location è la stessa che fece a suo tempo Cornelia Funke, autrice del libro omonimo, affascinata dai luoghi in cui stava trascorrendo alcuni anni della sua vita. Gli interni sono invece stati girati negli studi di Shepperton in Gran Bretagna, dove è stata anche ricostruita una parte del borgo diroccato di Balestrino.

Un film costato 60 milioni di dollari che ha avuto una notevole ricaduta economica sulla zona: “25.000 notti in bassa stagione a novembre, mille comparse impegnate, servizi (autisti, sicurezza, manovalanza, informatica, telefonia), artigiani (pittori, falegnami, ecc), noleggi. La troupe era composta da 400 persone che hanno fatto shopping in loco. La ricaduta è stata valutata in 3-4 milioni di euro”, spiega Alessandra Bergero, direttrice dell’Italian Riviera - Alpi del Mare Film Commission12.

“Pensavo fosse molto importante girare il film nei luoghi in cui è ambientato”, spiega lo stesso Iain Softley. “Sono tornato sul libro e ho scoperto che era ambientato in Liguria e che Cornelia Funke lo aveva scritto proprio nel periodo in cui viveva lì. Dopo una serie di ricerche svolte in questa zona volte a individuare le location adatte, ci siamo resi conto della grande varietà paesaggistica di questi luoghi. La combinazione di paesini di montagna e cittadine di mare rappresentava una serie di location perfette per tutti gli esterni del film”13.

“Non dimenticherò mai la strana mescolanza tra vita moderna e atmosfere medievali che si trova in quei luoghi”, racconta l’autrice, che ha vissuto in Liguria quando sua figlia era piccola. “È stato un periodo della mia vita molto speciale e mentre l’idea per il libro cresceva nella mia mente, ero certa che non potesse esistere un posto migliore dove ambientare la storia. Si può facilmente immaginare Capricorn nascondersi in uno dei paesini deserti di quelle montagne. Il libro mi ha anche dato l’opportunità di

dichiarare il mio amore per questa regione”14. Diana Pokorny, produttore esecutivo di New Line Cinema, ricorda come

l’obiettivo principale fosse quello di trovare “una perfetta combinazione che coincidesse con la visione che il nostro regista, il nostro direttore artistico e il nostro autore avevano per l’ambientazione della sceneggiatura. (...) Abbiamo avuto il

12 Intervista rilasciata da Alessandra Bergero per questa pubblicazione (vedi anche il capitolo 5). 13 Pressbook ufficiale. 14 Ibidem.

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grande piacere di un’ospitalità calda e amichevole durante il nostro soggiorno; tutto diventa ancor più d’effetto considerando la nostra pesante invasività nei paesi e borghi relativamente piccoli dove siamo stati a girare”15.

Ecco l’elenco dettagliato di tutte le location del film: “La parte iniziale del film è stata girata a Entracque, in provincia di Cuneo, la valle è quella del Colle di Tenda, il ponte antico è in provincia di Imperia, a Fanghetto. La rocca di Capricorn Village è quella di Realdo (sempre in provincia di Imperia), mentre il villaggio, dominato dal Castello di Capricorn, è quello del vecchio borgo di Balestrino, in provincia di Savona. Il paese costiero nella versione cinematografica si chiama Alassio (così viene nominata in un dialogo da Brendan Fraser), mentre nella versione originale del libro è Costa Raineri: le sequenze riguardanti questa location sono state girate nei centri storici di Laigueglia e di Albenga e nella stazione ferroviaria decò di Alassio”16.

15 Intervista rilasciata da Alessandra Bergero per questa pubblicazione (vedi anche il capitolo 5). 16 Ibidem.

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GENOVA di Michael Winterbottom Con Colin Firth, Catherine Keener, Hope Davis, Willa Holland, Perla Haney-Jardine. Durata 92’, produzione UK, Revolution Films, 2008. Girato in provincia di Genova. TRAMA

La città di Genova rappresenta l’inizio di una nuova vita per Joe e le sue giovani figlie; una famiglia che cerca di ricominciare dopo la tragica morte della madre trasferendosi in Liguria dall’Inghilterra. Mentre Kelly, la figlia maggiore,

esplora con curiosità i misteri di questo nuovo mondo, Mary, la più piccola, ‘rivede’ la madre aggirarsi per i vicoli.

“L’idea di girare un film a Genova - ha rivelato il regista britannico Winterbottom - è nata quasi per caso: ci sono capitato e mi ha colpito molto. Sono tornato 2-3 anni dopo per cercare di conoscerla meglio ed è stata proprio il punto di partenza per il film, non è stato il contrario. Mi ha dato l’idea di potervi ambientare questa storia di persone straniere che ricominciavano a conoscere anche sé stesse attraverso la conoscenza che dovevano sviluppare della città e delle persone che la abitavano”. Il film è stato girato “principalmente in quella che è la Città Vecchia, per le sue stradine, praticamente per tutta Genova: mi è piaciuta, è stata un’esperienza estremamente coinvolgente anche per il rapporto con le persone, che sono sempre state estremamente disponibili ed amichevoli. Noi abbiamo sog-giornato a Camogli”17.

Ma il film è un insieme di tanti tasselli, tante fonti di ispirazione, come il romanzo

di Marguerite Duras Moderato Cantabile: “Qualcosa di Genova mi ricordava quel romanzo, anch’esso ambientato in una città portuale. L’ho letto molto tempo fa, ma

17 Dichiarazione rilasciata a Torino nel corso del Sottodiciotto Film Festival 2008: http://torino.blogosfere.it/2008/12/i-video-di-michael-winterbottom-a-torino-il-regista-inglese-protagonista-al-sottodiciotto.html.

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di quella storia mi è rimasto in testa il fatto del genitore che porta il figlio a lezione di pianoforte. Abbiamo preso in prestito quell’idea. Ho due figlie e volevo raccontare la storia di un padre di due ragazze”. E il film di Nicolas Roeg A Venezia… Un dicembre rosso shocking: “Genova è in un qualche modo la città gemella di Venezia, l’atmosfera è simile, entrambe hanno stretti vicoli. È una città molto bella, ma anche abbastanza inquietante e mi ha fatto venire in mente il film di Roeg”18.

“Ho sempre pensato che [Genova, NdR] sarebbe stata il luogo ideale per infondere una luce di speranza in una storia drammatica. Oltre che essere una città con un forte fascino visivo, si è dimostrata molto accogliente nei confronti della produzione”19, ha dichiarato il regista.

“Dal momento che il nostro scopo era catturare l’atmosfera di Genova, abbiamo usato le location che erano lì a nostra disposizione”20. “Ho cercato di riprendere tutto così come lo vedevano i miei occhi, non avevo storyboard. Ero libero di lasciarmi ispirare dalla città sul momento, per questo mi sono mosso con una troupe di poche persone, cinque al massimo. C’era una sceneggiatura da seguire, ma se gli attori improvvisavano, meglio, quella diventava realtà da filmare”21.

“Lavorare con un numero ridotto di persone libera dagli aspetti più sfibranti del girare un film e mette tutti a proprio agio”. Girare in città è stato piuttosto semplice: “Genova non ha una vera e propria industria cinematografica, ma tutti quelli che hanno collaborato sono stati molto disponibili ed entusiasti. Questo ha semplificato molto le cose. Ci siamo divertiti molto; è stato quasi come essere in vacanza”22.

Per concludere, ecco come la giornalista Barbara Zorzoli descrive l’opera: “Il film si snocciola per la maggior parte nei caruggi che, pur incarnando la metafora dello smarrimento, conservano tutto il loro genuino folklore, fatto di squarci incantevoli ma anche di eterne impalcature, immondizia e, come dice una delle figlie, ‘odore di urina’. Il senso di tensione e apnea non viene meno neanche con le riprese aeree della città, gli scorci di tetti, gli assaggi delle vie centrali (Via XX Settembre e Via Garibaldi), le incursioni nelle spiagge del Levante. Alla fine dei conti, Genova ne esce ‘superba’, ritratta senza artifici né trucchi, come una vecchia signora che, nonostante le rughe, ha conservato intatto il suo fascino. Forse è questo il segreto di Winterbottom, la ricerca della realtà. In tutto. Gioca la carta dell’empatia col paesaggio; i personaggi sono schiacciati quasi sopraffatti da ciò che li circonda, il frastuono dei vicoli e del traffico cittadino sono perfetti per descriverne lo stato

18 Pressbook ufficiale. 19 ‘Genova protagonista, regia di Winterbottom’ di Francesca Felletti (in FILMDOC n. 74, settembre-

ottobre 2007, pag. 8). 20 Pressbook ufficiale. 21 ‘Genova di nome e di fatto’ di Barbara Zorzoli (in FILMDOC n. 81, gennaio-febbraio 2009, pag. 19). 22 Pressbook ufficiale.

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d’animo. Non sono poi da dimenticare altri due protagonisti: l’onnipresente colonna sonora originale di Melissa Parmenter, principalmente a base di pianoforte (la madre defunta nonché le figlie sono abili pianiste), e soprattutto il suono, quello vero, e in presa diretta, dell’esistenza. (...) Ecco allora che la più piccola delle due figlie vede il fantasma della madre, dapprima nel buio della cameretta e poi sempre più allo scoperto. Qui viene fuori il misticismo della città, con le sue innumerevoli chiese (su tutte San Donato e la Basilica di San Fruttuoso di Camogli) e le Madonnine delle edicole che vegliano sulle vie del centro storico. Come nei suoi documentari, Winterbottom si limita a far vedere com’è che va, non dice, non aggiunge, non giudica, se possibile lavora per sottrazione. Misurato anche nei tempi (circa un’ora e mezza), Genova è un piccolo affresco della Superba vista non con gli occhi del turista, ma di chi si lascia trasportare dai suoi misteri... indugiando sulla <bocca del lupo>”23. Questo l’elenco completo delle location italiane del film: Genova Centro Storico: Appartamento famiglia - Via Canneto il Lungo Appartamento amici - Salita Santa Brigida Università di Genova - Via Balbi Palazzo Rosso - Via Garibaldi - Festa del Governatore Esterni - Piazza Cavour, Piazza Matteotti, Piazza De Ferrari, Via Garibaldi Chiesa SS. Annunziata - Piazza dell’Annunziata Chiesa SS. Cosma e Damiano - Piazza San Cosimo Genova Quinto: Serata calcetto - Bar “A due passi dal mare” Spiaggia dello scalo di Quinto Genova Sestri Ponente: Aeroporto di Genova Sori Sillo Bar - Margherita e Joe sulla spiaggia (scena del bacio) Camogli/ San Fruttuoso/ Parco di Portofino Porticciolo Camogli - Stazione ferry boat San Fruttuoso di Camogli - In spiaggia Joe, Mary, Kelly Parco di Portofino - Fuga di Mary Stazione FF.SS. di Camogli - Joe ritrova Mary Moneglia Bagni Letizia - Pomeriggio in spiaggia Sestri Levante Esterni Scene motorino

23 ‘Genova di nome e di fatto’ di Barbara Zorzoli (in FILMDOC n. 81, gennaio-febbraio 2009, pag. 19).

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Capitolo 2

La Riviera di Ponente al cinema

I due film Hollywoodiani affrontati nel capitolo precedente sono il fiore

all’occhiello dell’avventura cinematografica del Ponente ligure decennio 2000-2009. Non si tratta, però, degli unici girati nell’area: in questo capitolo affrontiamo i quattro titoli italiani (in realtà sarebbero cinque volendo considerare Io sono l’amore di Luca Guadagnino, presentato a Venezia 2009 ma in uscita nel 201024):

Brokers - Eroi per gioco

La rabbia Nuvole basse, d’Agosto

Terrarossa Di questi film nessuno ha purtroppo ottenuto l’attenzione del grande pubblico:

l’unico a sconfiggere l’anonimato conquistandosi una, seppur minima, visibilità è Brokers - Eroi per gioco, miglior film al Video Festival Imperia e vincitore del premio del pubblico al Festival del cinema indipendente di Foggia.

La rabbia, pur vantando un cast di primissimo piano e la regia di un autore seguito dalla critica, coinvolge il Ponente solo per una breve apparizione (la spiaggia, il mare: ma l’impressione dello spettatore è che per la storia un qualunque tratto di mare avrebbe potuto andare ugualmente bene). Anche in Nuvole basse, d’Agosto la Liguria di ponente è solo il suo mare, ma – come spiega la stessa regista a pagina 19 – per lo sviluppo del plot ‘quel’ mare è fondamentale. Purtroppo quest’ultimo titolo divide con Terrarossa un identico destino: la (quasi?) totale irreperibilità.

Il bilancio complessivo non è quindi dei più ‘rosei’: i titoli in cui il Ponente compare sono pochi e – tranne, in parte, Brokers - Eroi per gioco – non regalano al territorio una grande visibilità. Fugaci riprese o film quasi impossibili da trovare determinano la conseguente invisibilità dell’area come location.

24 L’uscita in sala del film è stata spostata più volte, da settembre 2009 in avanti: al momento in cui scriviamo la data prevista è febbraio 2010: per questo motivo il film non rientra più nell’elenco delle pellicole uscite in sala nel decennio 2000-2009, oggetto di questa pubblicazione.

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BROKERS - EROI PER GIOCO di Emiliano Cribari Con Fabrizio Rizzolo, Annamaria Malipiero, Diego Casale, Margherita Fumero, Isabella Tabarini, Riccardo Leto, 2008. Girato a Zuccarello in provincia di Savona. TRAMA

Una commedia agro-dolce, una storia di redenzione, individuale e collettiva. Una favola moderna le cui vicende straordinarie trasformano tutti i protagonisti coinvolti, adulti e bambini. Brokers - Eroi per gioco è la storia di un uomo che cambia vita e si rifugia in un piccolo paese di

provincia: il paese è Zuccarello, in provincia di Savona.

“L'avventura di Brokers - Eroi per gioco, partì qualche anno fa, precisamente agli inizi del 2007”, racconta lo sceneggiatore (e attore) Riccardo Leto. “Mi ritrovavo a scrivere una sceneggiatura dove il gioco della borsa era il fulcro portante dell'intera avventura dei protagonisti. All'inizio il plot si basava sul personaggio di Carlo Marzìa (Fabrizio Rizzolo) e del suo amico Marco Jmenez (Sergio Muniz), ma poi con l'evolversi della stesura narrativa sono entrati magicamente altri 11 personaggi, fino a diventare il film che conosciamo tutti oggi”25.

Durante la lavorazione della sceneggiatura “mi ritrovai ad inserire nell'ambientazione un vecchio paese di provincia. Serviva un paese che fosse ancora ancorato alle vecchi tradizioni, ai valori, al contatto umano, e preso dalle avventure dei miei personaggi coinvolsi il produttore Claudio Morello nella ricerca. Visionammo una ventina di paesi, borghi, piccoli centri abitativi di tutta Italia, ma poi la scelta andò direttamente su un vecchio luogo, reminiscenza adolescenziale del Morello: il paese di Zuccarello. Mi fece vedere qualche foto su internet e mi convinse a tentare l'avventura”.

“Partimmo in assoluto silenzio. Noi due solamente, a ispezionare e visitare ogni singolo centimetro di quel borgo. La sorpresa fu enorme. Tutto il paese corrispondeva esattamente a come lo avevo immaginato e descritto io, nei minimi particolari. Solo che questo l'avevo pensato prima di vederlo. Sarà stata una coincidenza? Decidemmo allora di presentare richiesta formale al sindaco per il nostro progetto, e dopo circa un anno fra permessi, ricerca delle location e logistica, riuscimmo nel nostro intento: Zuccarello sarebbe diventato il nostro set”.

L’intero paese è stato ripreso e coinvolto nel film, spiega Leto. “Abbiamo filmato l'arrivo del nostro protagonista al vecchio borgo (la strada provinciale, il ponte

25 Tutte le dichiarazioni di questo capitolo sono state rilasciate per questa pubblicazione.

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romano, la piazza, alcuni vicoli) e il suo contatto con i bizzarri abitanti: nell’ufficio del sindaco, dal fioraio, al bar o in chiesa, e dove non avevamo una location adatta l'abbiamo costruita, come è capitato per la farmacia di Nicola (interpretato da me), e il bar di Wall Street del barista Beppe (Stefano Pelliconi)”.

“Zuccarello - ricorda il regista, Emiliano Cribari - ha offerto quanto di più prezioso una location, e una popolazione, possano offrire a una produzione cinematografica: ovvero disponibilità e cortesia, e soprattutto tanti sorrisi, conditi da momenti divertenti di coinvolgimento e aggregazione totale”.

“Uno dei tentativi (credo ben riusciti) sia miei che della produzione è stato quello

di attingere il più possibile alle straordinarie risorse umane (soprattutto in chiave attoriale) offerte da Zuccarello e più in generale dalla provincia, dai paesi circostanti: a mio parere il film trasmette bene questo tipo di empatia e partecipazione, che – ripeto – è andata al di là della semplice collaborazione. Le varie location (scelte prima ancora che io fossi chiamato a dirigere il film) si sono rivelate adatte e sorprendenti, nel loro dischiudersi a ogni nostra (anche minima) esigenza: tanto che il bar del piccolo borgo, nel quale ci siamo sentiti subito come a casa nostra, nel giro di pochissimi giorni è stato spontaneamente eletto da tutti a quartier generale per riunioni e confronti”, spiega ancora il regista.

“La chiesa del paese che si vede nel film non è quella reale”, confessa Riccardo Leto. “La curia non ci dette il permesso per girare all'interno. Allora cercammo decine di chiese, nei paesi limitrofi, ma la risposta era sempre la stessa... Trovammo la soluzione alla fine di una giornata tremenda, presso il cimitero di Zuccarello. La vecchia chiesa sconsacrata faceva al caso nostro, e quindi in meno di una giornata fu ridipinta, accessoriata e pronta per le riprese. Un vero miracolo di tutta la troupe!”.

La meteorologia invece non ha aiutato, ricorda Cribari: “Poca fortuna l'abbiamo avuta col tempo, che ci ha tagliato letteralmente le gambe (ha piovuto quasi sempre!). Ma per il resto non posso che ringraziare e ricordare con sincero affetto quei luoghi e quella gente...”.

La lavorazione del film è stata un vero evento per il paesino savonese, celebrato

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‘in grande stile’ anche dal sito del Comune:

Una soddisfazione reciproca, a quanto traspare dalle parole conclusive dello

sceneggiatore, Riccardo Leto: “Sconvolgere l'esistenza di trecento abitanti non è stata una cosa semplice. Sembrava un po' come l'arrivo del circo in città. Immaginate camion, set, furgoni, mezzi tecnici che invadono la quiete di un borgo (reputato fra i migliori d'Italia), che rimane a guardare dubbioso e un po' perplesso. Ecco, il nostro arrivo è stato così. Bisogna dire anche che tutti noi artisti e tecnici abbiamo fatto il possibile per non recare disturbo più di tanto, ma si sa, il cinema ha le sue regole e quando c'è da fare una notturna con i generatori accesi e il brusio generale... beh la pazienza a volte scappa. A Zuccarello non è mai successo, e ciò ha lasciato un grande ricordo nel cuore di tutti. Il bar, come detto da Emiliano, è

stato il nostro quartier generale: attori e tecnici insieme agli abitanti in una sorta di simbiosi. Noi avevamo dalla nostra la macchina del cinema, loro la calma, l'esperienza di vita, la voglia di raccontare e raccontarsi. Il tutto davanti ad un bicchiere e una partita a carte. Memorabili le partite tra il nostro sindaco di scena (Giovanni Boni) e alcune fan...”.

“Personalmente, ho lasciato il cuore a Zuccarello. Ho passato quasi un anno ad andare su e giù da Torino, e la pazienza e la cordialità delle persone (tutte) la porto ancora con me. Grazie al sindaco Stefano Mai che ha permesso tutto questo. Chissà forse un giorno ritornerò per dare un seguito all'avventura del nostro professore...”.

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LA RABBIA di Louis Nero Con Faye Dunaway, Franco Nero, Giorgio Albertazzi, Lou Castel, Tinto Brass, 2008. Girato a Finale Ligure in provincia di Savona. TRAMA

La storia raccontata è quella di un giovane regista che tenta disperatamente di realizzare un film. La visione del mondo da parte del protagonista muta in relazione agli stati di paura e determinazione che si alternano nella

realizzazione del suo personalissimo progetto. Assorbito totalmente dal suo sogno, anche quello che appare come l’unico legame sentimentale, il rapporto con la fidanzata convivente, diventa sempre più blando fino a spezzarsi del tutto. Unico scopo del suo passaggio sulla terra è quello di lasciare un segno tangibile, attraverso la creazione di un racconto per immagini26.

Un film dotato di un cast di primissimo livello, una riflessione sul cinema, un omaggio “alla magia del cinema, all’illusione che la proiezione crea, ma tuttavia percorre anche una tematica realista, la difficoltà di portare a termine un processo creativo senza l’aiuto di budget”27.

La Liguria è presente soprattutto con il suo mare28. Il protagonista vaga su una spiaggia nel sogno che dà il ‘via’ al plot: un’unica lunga sequenza, che per i primi sei minuti regala allo spettatore una splendida visuale del mare ligure con l’isola Gallinara sullo sfondo.

26 Pressbook ufficiale. 27 Ibidem. 28 Unica eccezione la sequenza girata negli uffici del Palazzo Municipale di Savona (con Giorgio

Albertazzi protagonista).

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NUVOLE BASSE D’AGOSTO di Marta Gervasutti Con Davide Mancini, Francesco D’Asaro, Lavinia Longhi, Rita Giacobazzi, 2006. Girato a Laigueglia in provincia di Savona. TRAMA

Quando ciò che ti circonda ti opprime, quando sei un adolescente pieno di aspettative, quando ti senti solo, allora cominci a sognare. Nanni, Michele e Lele, la sorella di Nanni, vivono nella periferia grigia e

maleodorante di una città ostile. Grandi palazzi, strade colme di traffico e il degrado dei quartieri popolari incombono sulle loro piccole e sognanti vite. La ricerca di un’identità, la voglia di libertà, il desiderio di una vita migliore, li fa fuggire via, verso il sogno di un luogo magico: un monte e le sue vallate, i prati verdi e il cielo libero da palazzoni, dove si vedono le nuvole, dove puoi immaginare che ogni nuvola sia ciò che desideri. Ma sognare non è sufficiente a cancellare la rabbia crescente per le proprie condizioni. È un miraggio, un desiderio di libertà che unisce i tre ragazzi, che fuggono dalla realtà per identificarsi nei loro sogni29.

Si tratta del primo lungometraggio scritto e diretto da Marta Gervasutti, girato in Liguria solo per una scena. I ragazzi partono da Milano e la loro fuga li porta al mare: “Abbiamo girato - spiega la regista, Marta Gervasutti - esclusivamente sulla spiaggia di Laigueglia. In Liguria ci sono cresciuta e continuo a ‘viverla’. Alassio è la mia seconda casa e Laigueglia è a due passi. Quindi ho semplicemente raccontato la voglia di libertà dei protagonisti che provengono da una Milano grigia ed opprimente con l'arrivo al mare più vicino e facilmente raggiungibile anche scappando da casa!”30.

Il film non è purtroppo reperibile in DVD: “Il ‘bello’ di questo film - ha raccontato

ancora la regista - è che non ha distribuzione, quindi non esiste... I fortunati che lo hanno visto proiettato, hanno partecipato ai festival ed alle rassegne in cui mi hanno invitata e dove ha sempre avuto un buon successo. Il film ha vinto il contributo dei beni culturali, ma al momento del lancio tagliarono il FUS e sono tra i numerosi registi che non hanno praticamente mai potuto distribuire il proprio film...”.

29 http://www.martagervasutti.it/nuvolebassedagosto.html. 30 Tutte le dichiarazioni di questo capitolo sono state rilasciate per questa pubblicazione.

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TERRAROSSA di Giorgio Molteni Con Carmine Recano, Monica Comegna, Elena Fresco, Paco Reconti, 2001. Girato a Balestrino in provincia di Savona. TRAMA

A Terrarossa il tempo sembra essersi cristallizzato nella povertà, nel disagio e nell'incertezza. Immobili, algidi, gli abitanti del paese illuminano la notte con aghi di pino, cercano calore nelle grotte insieme alle capre, e vivono

nutrendosi di castagne. Trasportati in questo scenario, durante la guerra, giungono quattro operai a costruire delle case popolari. Scoperto che la farina del tesseramento non arriva al villaggio per gli intrighi del podestà, i quattro muratori spingono il popolo alla rivolta ma, in questa terra aspra, non è l'uomo l'unico avversario: si scatena una violenta alluvione31.

Nato a Loano, in provincia di Savona, nel 1949, Giorgio Molteni è un regista molto attivo tra cinema e televisione: il suo titolo per il grande schermo di maggior richiamo è sicuramente Il servo ungherese del 2003, mentre per la tv è autore di numerosi programmi e fiction (tra cui Capri e Centovetrine). Raro caso di regista ligure, Molteni è stato a lungo collaboratore di Giuseppe Ferrara, nonché autore di testi per Radio Rai.

Terrarossa, liberamente tratto da La Teda di Saverio Strati32, è girato in Liguria come altri film di cui è autore Molteni: Un gusto molto particolare, Aurelia e Il ritorno del grande amico.

“Sono molto legato alla Liguria, per questo cerco di ambientare qui tutti i miei film, da Aurelia a Terrarossa, fino a questo Ufficio oggetti smarriti”, ha detto Molteni in un’intervista rilasciata a Roberta Olcese in occasione dell’inizio della lavorazione della sua nuova fiction per la tv. “La Liguria è un posto che mi ispira. È vero che i film possono essere girati ovunque, ma questo per il suo dna doveva essere girato proprio in questa regione. Io sono ligure, ligure è parte della produzione e poi siamo stati aiutati dalla Film Commission locale”33.

Terminato nel 1999, Terrarossa ha avuto una brevissima presenza in sala nell’estate del 2001, ma non è mai stato distribuito in dvd.

31 http://www.italica.rai.it/principali/schede/film/terra.htm. 32 La Teda, A. Mondadori, 1957. 33 ‘La Liguria è il mio set ideale’ di Roberta Olcese (ne Il Secolo XIX, 11 novembre 2009, pag. 31).

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Capitolo 3 Silvio Soldini e la ‘sua’ Genova

Per ben due volte in carriera il regista Silvio Soldini ha scelto Genova come

location per i suoi film: ma se in Agata e la tempesta (2004) solo una parte della storia si svolgeva in Liguria, nel successivo Giorni e nuvole (2007) il capoluogo è diventato unica sede delle vicende familiari della coppia Margherita Buy-Antonio Albanese, al punto da arrivare a condividere con i due attori anche la locandina.

“Volevo una città che avesse un'apertura sul mare”34, ha dichiarato il regista ai tempi dell’uscita nei cinema di Agata e la tempesta.

AGATA E LA TEMPESTA - LA TRAMA

Una donna che si chiamava Agata, che era convinta di avere un fratello, che amava i libri e faceva la libraia, che si era innamorata di un ragazzo più giovane, sempre più fulminava lampadine al suo passaggio e non sapeva il perché… quando si accorse che qualcosa stava cambiando.

Un uomo che si chiamava Gustavo, che credeva di avere una sorella di nome Agata, di aver ereditato il mestiere del padre e il nome del nonno, che con sua moglie e suo figlio si sentiva al

riparo dalle intemperie… un bel giorno scoprì che quell’uomo non era lui. Un altro uomo di nome Romeo, che viaggiava per la pianura con un macchinone

pieno di vestiti, che pensava a sua moglie come al fiore più bello ma si posava come un grosso calabrone su tanti altri fiori, credeva di non avere fratelli né sorelle ma si sbagliava… non sapeva che il suo mondo era più grande di quello che pensava.

E a cantare assieme a loro l'allegra, dolorosa, imprevedibile canzone della vita, un coro di personaggi vibranti e bizzarri i cui destini si intrecciano in una storia d'altri tempi che potrebbe avvenire solo oggi… o forse anche domani35.

Dice Soldini: “La pianura Padana e Genova erano luoghi già accennati in fase di sceneggiatura, ma li conoscevo poco. Soprattutto Genova, ma mi è bastata qualche ora per capire che era lei la città. Credo che uno dei criteri di scelta di una città o di un luogo sia il fatto che ti deve affascinare, dev’esserci qualcosa che ti colpisce, anche se non sai subito cos’è. Devi sentire che quello che vedi può

34 http://www.mentelocale.it/cinema/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_9134. 35 Pressbook ufficiale.

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servire bene la storia che vuoi raccontare, ma anche che hai voglia di fotografarlo, che ti stimola”36.

Anche se mai nominata nel film, Genova è inconfondibile: l’accento genovese, la bandiera della Sampdoria che si vede in un bar, i riferimenti a Chiavari e al mare, ma anche piazza De Ferrari nella scena in cui Agata crede di vedere Nico (il personaggio interpretato da Claudio Santamaria) con un’altra donna, una cena a Recco e alcune vedute dei palazzi di Genova rendono la location facilmente individuabile.

“Quando ho visitato Genova per la prima volta cadeva una pioggia torrenziale, che però mi ha confermato il fascino di questa città. Ma l'ho mostrata poco: vorrei scoprirla ancora, girando qui un altro film”37.

Detto, fatto: passano circa tre anni e Soldini torna sotto la Lanterna.

GIORNI E NUVOLE - LA TRAMA Elsa e Michele sono una coppia colta e benestante con

vent’anni di matrimonio alle spalle e una figlia di nome Alice. La loro serenità anche economica ha permesso a Elsa di lasciare il lavoro e coronare un antico sogno: laurearsi in storia dell'arte. Ma improvvisamente la loro vita cambia: Michele le confessa di aver perso il lavoro.

Il futuro non si presenta più così tranquillo e prevedibile: svanisce la certezza di poter contare su stabilità e serenità. Gli

equilibri che sembravano consolidati rischiano di crollare e di travolgere ogni aspetto della loro vita, persino il rapporto con Alice. Moglie e marito sono costretti ad affrontare la crisi, ognuno a modo suo, contando sulla non comune forza della loro unione. Ma questo basterà a salvarli?38

Soldini nel 2007 torna ‘sul luogo del delitto’ con Giorni e nuvole, come aveva

‘quasi’ promesso: “È una città che mi affascina e che dal lato fotografico trovo molto forte. Avevo ambientato lì una parte di Agata e la tempesta e per la prima volta, finite le riprese, mi era rimasta la voglia di tornarci. A un certo punto gli sceneggiatori premevano perché girassi a Milano, ma ho pensato che in una città chiusa su se stessa questa storia sarebbe forse diventata claustrofobica. Mi piaceva l’idea che Elsa e Michele abitassero in una città con il mare, il cielo, le nuvole, in cui lo sguardo potesse spaziare verso l’orizzonte. Il mare dà un respiro diverso, in fondo. Non so se quella con Genova sia un’esperienza conclusa. È una città difficile, ma molto cinematografica, capace di diventare lei stessa uno dei personaggi principali di una storia”39.

In questo secondo film Genova è grande protagonista ed è perciò impossibile fare un elenco di quello che si vede della città: il porto, il mare, la vista dall’alto, le tante vie percorse dai protagonisti (a piedi ma anche in scooter): Genova è

36 Ibidem. 37 http://www.mentelocale.it/cinema/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_9134. 38 Pressbook ufficiale. 39 Pressbook ufficiale.

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ovunque. “Tornato a girare a Genova, Soldini racchiude ancor più la sua nuova storia entro

l’arco urbano offerto dallo sviluppo collinare della città e ciò concorre a fare di Giorni e nuvole un film fondamentalmente intimo e privato. Forse anche una metafora della storia di Genova. La città è guardata prevalentemente dall’alto in tutto il suo antico splendore dalla cinepresa di Soldini, ma anche vista soprattutto come un mondo chiuso, un nido entro il quale gli esseri umani si rinchiudono per curarsi delle ferite loro inferte dalla società e per trovare infine la forza di tornare – orgogliosamente – a vivere. Ma, di fatto, questa valenza metaforica il film di Soldini tende ad assegnarla quasi esclusivamente al maestoso e algido paesaggio delle riprese in campo lungo di Genova, rendendola esplicita solo nella cornice narrativa del restauro storico, al quale Margherita Buy partecipa dopo la laurea conseguita in via Balbi e sotto la cui colorata volta la coppia infine si ricompone; perché poi – come sempre più sovente gli accade – il regista tende a privilegiare l’osservazione dei piccoli momenti della vita quotidiana dei personaggi rispetto alla loro valenza universale. Soldini è portato, cioè, in perfetta coerenza con il cinema che ha sempre fatto, a privilegiare il particolare, a non alzare mai troppo il tono del discorso, a lasciare che il senso nasca soprattutto dallo sguardo amoroso – ma mai troppo coinvolto – sulla vita di tutti gli esseri viventi che porta sullo schermo: siano essi protagonisti o semplici comprimari della vicenda raccontata. Questo è molto poco milanese (dove Soldini è nato), ma molto svizzero (dove Soldini ha ottenuto i suoi primi successi) e anche molto genovese (dove Soldini ha trovato ultimamente una casa artistica). E questo è forse anche il motivo per cui i genovesi si rispecchiano così amorevolmente nel suo film (abitato tra l’altro da tante presenze locali: da Alberto Giusta a Orietta Notari, da Massimo Brizi a Lisa Galantini, da Carla Signoris al professor Marco Salotti). In fin dei conti, del resto non solo per i genovesi, Silvio Soldini viene visto – come suo fratello Giovanni – quale un navigatore solitario nel mare del cinema italiano. E questo piace molto agli spettatori in città”40.

L’evidente passione del regista milanese per la Superba ha spinto l’organizzazione del Genova Film Festival a dedicargli una retrospettiva, proprio nel 2007. Nell’introduzione a quella ‘personale’, i responsabili del festival hanno ipotizzato le ragioni di questo amore improvviso tra Soldini e la città: Genova è “complessa, verticale, ricca di ambientazioni interessanti e bizzarri accostamenti urbanistici”, il mare “improvvisamente fa capolino al termine di un "carruggio" strettissimo e apparentemente senza uscita”: questo – e molto altro – ha probabilmente catturato lo sguardo di un regista eclettico e sensibile.

I progetti a cui il regista sta ora lavorando lo hanno portato lontano dal capoluogo ligure, ma restiamo fiduciosi in attesa che si completi la ‘trilogia genovese’ (ci piace immaginarla così...) di Silvio Soldini.

40 ‘Coppia in crisi nella Genova d’oggi’ di A. Viganò (in FILMDOC n. 76, gennaio-febbraio 2008, pag. 12).

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Capitolo 4 “La bocca del lupo”: l’ultimo del decennio

L’ultimo film girato in Liguria uscito nel decennio è La bocca del lupo41 di Pietro

Marcello, capace di vincere – primo titolo italiano di sempre – il premio come miglior lungometraggio al Torino Film Festival42.

Un film decisamente inusuale, sia per la sua durata (poco più di un’ora) sia per il suo essere a metà strada (circa) tra un documentario e un ‘qualcos’altro’ non facilmente definibile...

TRAMA Un uomo torna a casa, dopo una lunga assenza. Scende al volo da un treno in

una livida città portuale. L’attraversa cercando i luoghi di un tempo, ormai in dismissione, che affiorano alla memoria nel loro antico splendore. Nella piccola dimora nel ghetto della città vecchia, l’aspetta da anni una cena fredda e la compagna di una vita. Mary in strada ed Enzo in carcere si sono aspettati e voluti sin dal tempo del loro incontro dietro le sbarre, quando ancora si mandavano messaggi muti, registrati su cassette nascoste.

41 Il titolo La bocca del lupo rimanda all’omonimo romanzo del 1892 scritto da Gaspare Invrea (noto con lo pesudonimo di Remigio Zena), libro che narra una “storia di vinti e reietti, repressi dalla sorte e frustrati da ambizioni che non potranno essere soddisfatte senza correre il rischio di finire nella bocca del lupo” (trama tratta dalla scheda di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/La_bocca_del_lupo). ‘Bocca del lupo’ è quindi ormai una sorta di sinonimo della Genova degli emarginati.

42 La bocca del lupo non è ancora uscito nelle sale, e di conseguenza non avrebbe dovuto essere inserito in questo testo (come avvenuto per Io sono l’amore, vedi pagina 14): ho voluto trattarlo ugualmente per il suo ruolo di ‘ultimo’ del decennio e per l’importante risultato conseguito al Torino Film Festival.

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Una casetta in campagna sopra la città e il suo mare, questo è il loro sogno, lontano dal tempo presente, sospeso in un altro tempo di semplice felicità. Ora e ancora, condividono il loro destino furtivo con i compagni degli abissi nel dedalo di Croce Bianca, Madre di Dio, Sottoripa... nomi antichi di un posto non ancora moderno dove il Novecento s’è incagliato come una nave senza ancora43.

In fase di presentazione, Pietro Marcello ha raccontato qualcosa in più del suo

film, che nasce grazie a un’idea della Fondazione San Marcellino44: “Ho passato un periodo di preparazione ed osservazione del territorio di otto mesi. Non conoscevo la città, se non dai racconti di mio padre che da lì s’imbarcava con la marina mercantile, non sapevo com’era vivere lì. Rispetto alla Genova che raccontava mio padre, oggi abbiamo una città completamente diversa. É una città del nord che guarda al sud, con tutti i problemi delle città del settentrione: immigrazione e integrazione in primis, basti pensare ai vicoli, ora abitati da gente straniera”.

Il protagonista del suo film, Enzo, lo ha incontrato in modo decisamente singolare: “Ero appena uscito da una panetteria che incontro quest’uomo seduto sul marciapiede, iniziamo a chiacchierare e lui quasi subito mi mostra i segni dei buchi delle pallottole nella sua gamba. Da quella conversazione è nato lo spunto per il film. Mary l’ho conosciuta più tardi, all’inizio era timida e restìa a farsi intervistare, così come Enzo che col passare del tempo è diventato sempre più sciolto davanti alla cinepresa”.

Sul sito del Torino Film Festival, la giornalista Paola Fornara ha raccontato un incontro con il regista e con Dario Zonta, uno dei produttori del film. Eccone alcuni passaggi:

(...) Siamo al bar, Pietro e Dario si prendono un caffè e si mangiano un toast. Il tuo è un film ibrido, fatto di tanti tasselli diversi. “L’intenzione era quella di

raccontare questo melodramma, una storia vera, una piccola storia. E poi di raccontare una grande storia, quella della città attraverso i materiali di repertorio raccolti a Genova. La genovesità nel film si mostra nel materiale degli archivi, girato da cineamatori genovesi e rimasto inedito fino ad ora. Molto di questo lavoro di ricerca è stato fatto da Sara Fgaier che è anche la montatrice del film”. Parlaci di come hai trovato i due interpreti, Mary e Vincenzo. “Li ho trovati sotto casa, perché il mio raggio d’azione era quello. Questo film è stato voluto dalla Fondazione San Marcellino, i gesuiti di Genova. Mi hanno dato un appartamento nell’area dell’angiporto, tra via del Campo e Sottoripa: è lì che loro operano ed è lì che ho cercato una storia. La mia è espressamente una storia di ‘residuali’ che hanno vissuto una Genova che non c’è più”. Poi si ferma, ci guarda e ci chiede: “Ma davvero non lo vuoi un panino? Un succo di frutta? Nemmeno un caffè?”, poi riprende. “Ero alla ricerca di qualcuno che mi raccontasse qualcosa con la faccia. Bastava la faccia. Il volto significa un sacco di cose, una faccia vissuta… pensa a quegli attori di plastica, quei marcantoni che ti propongono nei casting: non hanno storia. Una faccia che racconta è una faccia che racconta”.

43 Pressbook ufficiale. 44 La Fondazione San Marcellino è una ONLUS ligure nata con “esclusivo scopo il perseguimento di

finalità di solidarietà sociale nell’ambito dell’assistenza sociale e della formazione”. Si occupa dell’assistenza ai senza dimora.

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L’idea del film è molto semplice, una storia intima, tenera. “È stato tutto un percorso, anche la preparazione al film: Enzo non aveva mai fatto una cosa del genere. Pian piano spiegavo a lui le cose, come realizzare questo film. C’è voluto tempo prima di fargli l’intervista, tempo e duro lavoro. L’intervista è stata realizzata come parte finale del film, quando loro erano stati iniziati a questa cosa strana che per loro era un film. C’è anche una questione etica, io non sono un amante delle interviste perché trovo siano statiche, però qui ho creduto efficace farla. Dovevano essere loro a raccontarsi e l’hanno fatto nel migliore dei modi. Non a caso non c’è mai uno stop di camera. Sono abbastanza potenti, i due”.

Mary e Vincenzo si vedevano in giro [per Torino, NdR] in questi giorni, due persone normali nell’aver vissuto qualcosa di assolutamente fuori dall’ordinario. “Adesso sono partiti. È stato un momento bellissimo della loro vita, dalla Croce Bianca di Genova a qui. Poi il Festival è stato straordinariamente attento alla loro

presenza. Sono andati via dicendo che è stato un momento bellissimo, non avevano mai ricevuto tante attenzioni”.

Raccontaci com’è andata mentre giravi il film. “Giravamo di notte e chiaramente c’era qualche problemino… però il documentario si basa sull’imprevisto. Ci possiamo aspettare qualsiasi cosa scendendo in mezzo alla strada a filmare. I miei produttori sono stati importanti, sono un arcangelo sigillato dal tridente Nicola Giuliano, Francesca Cima e Dario Zonta”. Poi

si rivolge a Zonta: “Ti piace l’espressione tridente? Il progetto nasce dall’idea di San Marcellino ma anche dall’unione dell’Avventurosa Film e Indigo Film (...). È stata una lavorazione molto di squadra, di gruppo. Siamo entusiasti di aver presentato qui il film, anche per l’accoglienza che abbiamo avuto… Dai, di’ tu qualcosa”. Zonta: “Non tutti i film vanno bene per tutti i festival, questo film va bene per Torino. Torino ha quel pubblico attento, selezionato, che può capirlo, apprezzarlo, non è un festival che macina i film indistintamente” (...)45.

45 http://www.torinofilmfest.org/?action=article&id=179.

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Capitolo 5 Interviste alle Film Commission liguri

Non unica nel panorama italiano, la Liguria può vantare due Film Commission

che operano sul territorio: la Genova Liguria Film Commission, con base nel capoluogo, e la Italian Riviera - Alpi del Mare Film Commission, con sede a Cisano sul Neva in provincia di Savona.

Ma cos’è una Film Commission? Un ente la cui attività principale è il sostegno alle produzioni cinematografiche e televisive che scelgono di produrre su di un territorio con una serie di servizi operanti dalla prima analisi della sceneggiatura, alla ricerca delle location, alla concessione dei permessi tramite gli uffici comunali e provinciali fino a tutto il periodo delle riprese per giungere alle anteprime o ai festival a cui il film venga selezionato.

Diventa quindi utile approfondire il ruolo di queste due realtà, che si muovono sul territorio da alcuni anni cercando di incrementare il numero delle produzioni cinematografiche interessate a girare in Liguria.

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Genova Liguria Film Commission46 Intervista ad Andrea Rocco, Direttore

Come è cambiato (se è cambiato) in questi anni il lavoro della Film Commission?

È cambiato moltissimo. Noi abbiamo iniziato come Genova Set Film Commission, con una sfera d’azione limitata alla sola città di Genova. Siamo andati avanti così dal 1999 al 2006, quando abbiamo assunto l’attuale denominazione, allargandoci a tutta la Regione.

Inizialmente svolgevamo il lavoro ‘puro’ di una Film Commission, e cioè quello di fare un po’ promozione e di dare assistenza alle troupe cinematografiche attive sul territorio.

Poi, negli anni, un po’ anche per coprire le lacune di altri che non se ne occupavano, i compiti si stanno allargando sempre di più nel campo produttivo (abbiamo ad esempio dato vita ad una sorta di incubatore d’impresa e abbiamo realizzato il Cineporto), in quello della formazione, nel settore dello sviluppo turistico legato all’uscita dei film nelle sale e (forse l’aspetto più importante) nel fornire risorse alle produzioni che vorrebbero girare in Liguria.

Cosa spinge le produzioni, italiane ed estere, a scegliere questo territorio?

Di sicuro la conformazione del nostro territorio, che fornisce location molto varie (e con una buona flessibilità di utilizzo) nell’ambito di una sola regione e con distanze relativamente brevi.

Poi, da non trascurare, abbiamo creato un sistema di logistica e di permissistica efficiente e rapido, tra i migliori credo in tutta Italia.

Infine, c’è la possibilità sempre maggiore per le produzioni di trovare anche in Liguria personale tecnico di ottime capacità, in modo da ridurre i costi non dovendosi così occupare delle trasferte per troupe troppo ampie.

Quale invece il maggiore ostacolo che trovate nel convincerli?

Sono sempre di più incentivi di varia natura, specie economica, a ‘dirottare’ produzioni da una location all’altra: in questo campo siamo più indietro rispetto ad altri, non avendo un fondo di sostegno adeguato a cui poter attingere. Questo non vuol dire che non diamo nulla a chi viene a girare qui, ma la differenza con regioni più ‘ricche’ ci ha fatto perdere molte produzioni, che hanno deciso di girare altrove.

Adesso, con il Cineporto, speriamo che la situazione migliori, ma prima avevamo anche l’handicap della totale mancanza di strutture di sostegno per le produzioni.

46 http://www.genovaliguriafc.it/ita_index.htm.

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Parliamo del Cineporto.

I cantieri si sono chiusi a inizio novembre, manca ancora qualche dettaglio ma siamo operativi. Cosa vi si può trovare? 1.400 mq coperti, 2.000 mq di parcheggi, laboratori di falegnameria, scenografia e sartoria costumi, una sala casting con camerini, una piccola sala posa di 180 mq, 8-9 uffici produttivi, una foresteria per le troupe ospiti, una mensa-ristorante per cui realizzeremo un bando e, infine, un’ulteriore area di 1.000 mq vuota, a disposizione per i set.

Esiste sul territorio – e, nel caso, come viene gestito – il fenomeno del ‘turismo cinematografico’?

Il turismo cinematografico è una gran cosa, anche se ovviamente non può accadere per tutte le produzioni. Per ora noi non abbiamo vissuto grossi esempi in questo senso, anche se il caso di Genova di Michael Winterbottom è già significativo.

È un film diretto da un regista forse di nicchia ma sicuramente molto apprezzato dalla critica, un lavoro che abbiamo supportato molto dal punto di vista logistico ma a cui, per i motivi che dicevo prima, non abbiamo fornito alcun aiuto economico.

Nonostante ciò il nome della città è stato inserito nel titolo, è anzi il titolo stesso: un beneficio incredibile per l’afflusso turistico, se pensate che in casi simili sia Palermo (per Palermo shooting di Wim Wenders) sia Barcellona (per Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen) hanno dovuto pagare per avere questo privilegio!

Qualche anno fa avevamo anche realizzato una carta geografica della città di Genova con segnalate tutte le location cinematografiche più importanti: la ristampa aggiornata di questo servizio è uno dei progetti per il prossimo futuro.

Ha qualche dato sull’impatto economico del settore cinema sul territorio locale?

Dai dati pubblicati da Il Sole 24 Ore a inizio novembre risulta che nei primi nove mesi del 2009 abbiamo avuto in Liguria 233 giorni di produzioni per un totale di 3,5 milioni di euro. Rispetto al 2008 siamo in crescita (il totale era fermo a 2,7), ma lo scorso anno si era registrata una crisi che – per fortuna – in questo caso è già rientrata.

Com’è la convivenza con la Italian Riviera - Alpi del Mare Film Commission?

Noi siamo un organismo attivo su tutta la regione, finanziato – tra gli altri – dalla stessa Regione Liguria. La nostra non è l’unica zona d’Italia in cui convivono più Film Commission, noi e la Italian Riviera non siamo concorrenti ma agiamo indipendentemente, alcune produzioni si rivolgono a loro, altre si rivolgono a noi.

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Italian Riviera - Alpi del Mare Film Commission47 Intervista ad Alessandra Bergero, Direttore

Come è cambiato (se è cambiato) in questi anni il lavoro della Film Commission?

Sì, è cambiato ed è sempre in evoluzione. Noi siamo stati la prima Film Commission Italiana ad essere al Festival del Cinema di Cannes, già nel 1998, con uno stand minuscolo dove avevamo appeso le foto prestate dall’Azienda di Promozione Turistica locale.

Il nostro modello allora era la Francia che aveva già un sistema locale, regionale e nazionale di Film Commission. Erano avanti. Ed anche noi.

Eravamo certi di aver individuato un territorio ideale per ‘fare cinema’, molto simile alla California: le tre province di Savona, Imperia e Cuneo. Dal Mare alle Alpi in un’ora. Una varietà incredibile di location in poco spazio con un clima mite tutto l’anno. Una zona basata principalmente sul turismo, con strutture e servizi di ricezione di buon livello, e soprattutto con molta disponibilità tutto l’anno (soli esclusi i mesi di luglio e agosto) e vicino ad aeroporti internazionali e capoluoghi.

Non avendo una tradizione cinematografica, nessuno aveva mai pensato di venire a girare qui film, spot o documentari, a parte pochissimi casi isolati, ed era quindi necessario operare la promozione del territorio come ‘luogo ideale per il cinema’ ai principali appuntamenti internazionali, come i Festival del Cinema di Cannes e Berlino. Questo è stato essenziale per lanciare sul mercato internazionale dell’industria cinematografica la Italian Riviera, ovvero la Liguria di Ponente e il Basso Piemonte. Anche se il progetto era decisamente pionieristico rispetto al panorama italiano, le nostre Istituzioni locali parteciparono in gruppo con capofila la Provincia di Savona.

Questa fase promozionale ha stimolato il trend di venire a girare nell’Italian Riviera da ogni parte del mondo ed il numero di produzioni sul territorio è in continua crescita, decisamente cambiato da quando la Italian Riviera - Alpi del Mare Film Commission non c’era .

Nel corso degli anni di esperienza diretta la nostra offerta si è ‘sintonizzata’ e ‘adattata’ perfettamente alle richieste delle produzioni ed ora riusciamo ad erogare

47 http://www.italianrivierafilmcommission.org.

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servizi di alto livello professionale, dallo sviluppo del progetto alle riprese, seguendo standard internazionali.

La flessibilità è una caratteristica molto importante per la Italian Riviera - Alpi del Mare Film Commission, che cerca sempre di adeguarsi all’andamento del mercato audiovisivo. Con la sua struttura leggera e poco ‘burocratizzata’ riesce quindi a cogliere le tendenze e a reagire in tempi brevi.

Quest’anno, per esempio, abbiamo focalizzato il nostro obiettivo verso il mercato televisivo, che sta cambiando molto, con il satellite, il web, ecc…

Anche stavolta siamo stati la prima Film Commission Italiana e tra le poche Europee al MIPTV e al MIPCOM, che sono ‘Mercati di Contenuto Globale’. Abbiamo anche adottato una diversa strategia di marketing e la stessa offerta della nostra Film Commission. Infatti ora proponiamo alle produzioni non solo location ma anche le storie e gli argomenti relativi al territorio della Provincia di Savona e limitrofe, in modo da stimolare l’interesse degli Enti locali a co-produrre quei progetti che possono garantire un buon ritorno di immagine culturale e turistica.

Cosa spinge le produzioni, italiane ed estere, a scegliere questo territorio?

La varietà di location in una zona ristretta e facilmente accessibile. La comodità logistica (aeroporti, autostrade, vicinanza ai capoluoghi, ecc...), la convenienza dell’offerta alberghiera.

I nostri servizi a 360°, no limits, 24 ore su 24, offerti gratuitamente alle produzioni, grazie alla Fondazione A. De Mari e alla Provincia di Savona che finanziano la nostra attività.

‘Easy filming’ nella tranquilla provincia, un luogo ideale per le produzioni soprattutto in inverno, grazie al clima mite. Tutto è più semplice e fluido alla luce del sole che allunga le giornate. Si tratta di paesini dove tutti si conoscono, tutti collaborano e si divertono ad accogliere le troupe partecipando orgogliosi al film come se fosse l’opera collettiva di tutta la comunità.

Importante è la qualità del servizio della Film Commission e la convenienza dell’area in termini di posizionamento e offerta alberghiera. Noi facciamo ‘risparmiare’ moltissimo in termini di tempo (che è denaro!) grazie al nostro know-how, alla conoscenza del territorio, alla rapidità nell’erogazione di permessi e ai nostri contatti locali.

Quale invece il maggiore ostacolo che trovate nel convincerli?

L’unico ostacolo è la mancanza di finanziamenti disponibili in tempi brevi per le produzioni. Si fa sicuramente meno fatica a convincere con il cash pronto, con cui si crea anche una continuità di richiesta sul territorio. Consci di ciò ora stiamo cercando di ‘fare sistema’ con gli Enti locali, incluse le C.C.I.A.A., per finanziare progetti che abbiano i contenuti che ci interessa promuovere. Marketing territoriale. Un ‘product placement’ del territorio e della sua cultura, un ‘content placement’, in questo caso.

I due film più importanti girati in zona sono The Bourne Identity e – soprattutto – Inkheart - La leggenda di Cuore d’Inchiostro: quale è stata la procedura di ‘corteggiamento’ in questi casi?

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The Bourne Identity è arrivato dal cielo, devo ammetterlo: è importante anche avere un po’ di fortuna, soprattutto quando non si hanno grossi mezzi come noi. Eravamo agli inizi e questa è stata la prima dimostrazione che ci avevamo visto giusto. I location scouters della Universal avevano viaggiato su tutta la costa a partire dal sud della Spagna per trovare un porto anni ‘40. Si erano fermati a Imperia Oneglia. E qui hanno trovato noi, che abbiamo fatto cose impossibili e spesso anche un po’ ‘irregolari’ per soddisfare questa super produzione. Qualcuno ha dovuto, per esempio, tagliare nel mezzo della notte i cavi elettrici di alcuni enormi cartelloni pubblicitari che disturbavano le riprese.

Sono stati in tutto poco più di una settimana e hanno girato la scena della tempesta in mare dentro al Porto di Imperia Oneglia, trattandolo come se fosse una ‘tank’. Il responsabile degli effetti ‘acquatici’ era lo stesso che aveva fatto Titanic.

Inkheart-La leggenda di Cuore d’Inchiostro, il kolossal fantasy della New Line Cinema (gli stessi de Il Signore degli Anelli) arriva 6 anni dopo, solo apparentemente ‘dal cielo’, anche se il bestseller di Cornelia Funke da cui è tratto si ambientava in provincia di Imperia. Infatti non è stato così semplice come potrebbe sembrare a prima vista. Come spesso accade nel cinema, infatti, nonostante l’ambientazione del libro, eravamo in competizione con altre location in Italia e all’estero ed anche… con gli studios, dove normalmente vengono girati quasi tutti i film di genere ‘fantasy’. Per il paese abbandonato, per esempio, le location ‘in gara’ erano Matera con Balestrino e Camogli con Laigueglia.

L’idea iniziale della produzione era quella di girare on locations solo per una settimana, solamente per gli ‘establishing shots’ e poi fare tutto negli studi di Praga o di Londra.

Una volta ‘vinta la gara’ per le location, offrendo servizi adeguati e professionali48, avevamo una nuova missione: riuscire a far aumentare le giornate di ripresa sul territorio.

Costruendo una forte collaborazione creativa (e non solo tecnica) con il regista e lo scenografo del film siamo riusciti a partecipare alla sua realizzazione in modo significativo. Il production designer di Inkheart, John Beard, alla fine ha deciso con il regista che era sicuramente il caso di usare un numero maggiore di location reali. Ecco perché Inkheart è stato girato quasi tutto ‘dal vero’ e solo gli effetti visivi in studio, a Shepperton, dove è anche stato ricostruito in parte il borgo abbandonato di Balestrino.

Sicuramente anche la convenienza dell’offerta alberghiera locale in bassa stagione ha avuto la sua importanza, come il tempo atmosferico mite anche a novembre e la comodità logistica di location ben attrezzate e facilmente raggiungibili.

La nostra missione era compiuta. Le settimane di ripresa erano diventate 4 con altre 4 di preparazione. Una ricaduta economica per il territorio di oltre 3 milioni di euro, 25.000 notti in albergo in bassa stagione, una troupe di 400 persone, 40 tir e 1.500 comparse locali…

Esiste sul territorio – e, nel caso, come viene gestito – il fenomeno del

48http://www.italianrivierafilmcommission.org/it/index.php?option=com_content&view=article&id=20:support-and-documentation&catid=52:referenze&Itemid=48.

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‘turismo cinematografico’?

Non esiste ancora, purtroppo. Se ne parla molto ma non è ancora una realtà effettivamente operante.

Inoltre, è praticamente impossibile (se non contribuendo alla produzione del film in modo ingente), e soprattutto in casi come il kolossal fantasy della New Line Cinema ora Warner Bros, ottenere i diritti di utilizzo delle immagini.

Comunque il territorio, oltre alla ricaduta economica diretta, ha avuto, in ogni caso, un ritorno di immagine in 73 paesi del mondo dove il film è uscito e anche in seguito alla distribuzione del DVD (che ha raggiunto il secondo posto in classifica in Germania).

Grazie ai nostri servizi e facilitazioni abbiamo potuto ottenere una presenza nei titoli di coda del film ed una delle località è anche nominata nei dialoghi. Inoltre la stampa nazionale ed internazionale nei comunicati relativi al film ha più volte nominato le location. I luoghi sono riconoscibili ed anche localizzabili. Per gli appassionati del genere la zona è sicuramente diventata una destinazione di viaggio. Per i turisti che arrivano qui ogni estate è un motivo in più per visitare borghi dimenticati dagli stessi locali, come Balestrino, anzi Capricorn Village.

Com’è la convivenza con la Genova Liguria Film Commission?

Come ho già ricordato, noi siamo stati la prima film commission italiana e abbiamo seguito la nostra esperienza specifica nel campo cinematografico e i modelli francesi e tedeschi che già esistevano e che funzionavano bene da tempo, dove appunto ci sono film commissions regionali, provinciali e comunali (il motivo di questa struttura è pratico, il lavoro di una film commission alla fine è molto locale, i permessi, ad esempio, sono erogati o da province o da comuni).

Per quanto riguarda la collaborazione con la Film Commission genovese direi che è ancora ‘in fase di allestimento’. Il nostro lavoro è focalizzato sul Ponente Ligure soprattutto per motivi logistici. Vista la stessa conformazione geografica di questa regione – lunga e stretta, molto diversa da ogni altra regione italiana! – è necessario concentrarsi su delle zone specifiche – Ponente e Levante – (in fondo è già divisa così ...).

Noi crediamo che il Ponente Ligure e le Alpi del Mare abbiano tutti i punti necessari per poter diventare una seconda piccola Hollywood: ciò ormai è ampiamente dimostrato dalle produzioni che aumentano di giorno in giorno e che mai prima si erano viste nelle nostre zone!

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Appendice 1

Le produzioni più importanti in Liguria49 2000 Proibito baciare di Nicola Di Francescantonio 2001 Terrarossa di Giorgio Molteni Voci di Franco Giraldi L’amore imperfetto di Giovanni Davide Maderna 500! di Giovanni Robbiano, Lorenzo Vignolo, Matteo Zingirian 2002 Come se fosse amore di Roberto Burchielli The Bourne Identity di Doug Liman 2003 Onde di Francesco Fei Gli indesiderabili di Pasquale Scimeca Il segreto del successo di Massimo Martelli 2004

Agata e la tempesta di Silvio Soldini Mirco di Cristiano Bortone 2005 La Stella che non c’è di Gianni Amelio Torino Nera di Massimo Russo L’educazione sentimentale di Eugenie di Aurelio Grimaldi

49 I film presenti in questo elenco – tranne naturalmente quelli affrontati nel capitolo 2 – sono stati girati a Genova e nel genovese

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Uno su due di Eugenio Cappuccio 2006 Nuvole basse, d’Agosto di Marta Gervasutti Statale 45 di Fabrizio Lo Presti Il metodo Orfeo di Filippo Sozzi 2007 Giorni e Nuvole di Silvio Soldini Hermano di Giovanni Robbiano Guido che sfidò le Brigate Rosse di Giuseppe Ferrara 2008 Amore che vieni amore che vai di Daniele Costantini Genova di Michael Winterbottom Brokers - Eroi per gioco di Emiliano Cribari La Rabbia di Louis Nero 2009 Inkheart - La Leggenda di Cuore d’Inchiostro di Iain Softley Io sono l’amore di Luca Guadagnino La bocca del lupo di Pietro Marcello

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Appendice 2 I festival cinematografici in Liguria (da Ponente a Levante)

IMPERIA Voci nell’ombra Festival nazionale del doppiaggio (Imperia) http://www.vociombra.com/ Videofestival Imperia Festival internazionale d’arte cinematografica digitale http://www.videofestivalimperia.org/ Film Caravan Imperia Travelling Shorts Fest http://film-caravan.blogspot.com/ CA.VE. Cinema Film Festival Pieve di Teco Premio cinematografico John Cassavetes (CAssaVEtes)

SAVONA Overlook Festival di cortometraggi (Finale Ligure) http://www.festivaloverlook.it/ Mostra internazionale del cinema indipendente Celle Ligure http://www.cineindipendente.it/mostraentra.html GENOVA Genova Film Festival Il più importante evento culturale ligure dedicato al cinema ed agli audiovisivi http://www.genovafilmfestival.it/

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X Science Cinema tra scienza e fantascienza (Genova) http://www.xscience.it/ Cartoons on the Bay Festival internazionale dell’animazione televisiva e multimediale (Rapallo) http://www.cartoonsbay.com/ In mezzo scorre il fiume Cinema ambiente esplorazioni culture (Genova) Missing Film Festival Festival del cinema ‘invisibile’ (Genova) Mutazioni Festival del corpo femminile (Genova) http://www.teatrocargo.it/MutazioniHome.html FIDRA Festival Internazionale del Reportage Ambientale (Arenzano) http://www.fidra.org/ LA SPEZIA Laura Film Festival Levanto http://www.laurafilmfestival.com/LFF.html Agave di Cristallo Festival nazionale dei dialoghi cinematografici (Lerici) http://www.myspace.com/agavedicristallo Premio Chatwin Festival del viaggio e premio ai reportage, video, narrativa e fotografia (Sarzana) http://www.premiochatwin.it/ Cimameriche Film Festival Festival della migrazione e del gusto (Levante) http://www.cimameriche.it/

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Fonti

‘Genova protagonista, regia di Winterbottom’ di Francesca Felletti (in FILMDOC n. 74, settembre-ottobre 2007, pag. 8)

‘Genova di nome e di fatto’ di Barbara Zorzoli (in FILMDOC n. 81, gennaio-febbraio 2009, pag. 19)

‘Coppia in crisi nella Genova d’oggi’ di Aldo Viganò (in FILMDOC n. 76, gennaio-febbraio 2008, pag. 12)

‘Molteni: La Liguria è il mio set ideale’ di Roberta Olcese (ne Il Secolo XIX, 11 novembre 2009, pag. 31)

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Michael Winterbottom, a cura di Stefano Boni e Massimo Quaglia, Edizioni di Cineforum, 2008

Un nome senza volto (The Bourne Identity), BUR - Biblioteca Universale Rizzoli (1980)

Cuore di inchiostro (Tintenherz), Mondadori (2003)

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Pressbook ufficiale di Inkheart – La Leggenda di Cuore d’Inchiostro

Pressbook ufficiale di Genova

Pressbook ufficiale de La Rabbia

Pressbook ufficiale di Agata e la tempesta

Pressbook ufficiale di Giorni e nuvole

Pressbook ufficiale di La Bocca del Lupo

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Commento al film in extra dvd The Bourne Identity (Universal – DVD 902 872 2 – 40)

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http://hollywoodjesus.com/bourne_identity_about.htm

http://torino.blogosfere.it/2008/12/i-video-di-michael-winterbottom-a-torino-il-regista-inglese-protagonista-al-sottodiciotto.html

http://www.martagervasutti.it/nuvolebassedagosto.html

http://www.italica.rai.it/principali/schede/film/terra.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/La_bocca_del_lupo

http://www.genovaliguriafc.it/ita_index.htm

http://www.italianrivierafilmcommission.org

http://www.mentelocale.it/cinema/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_9134

http://www.torinofilmfest.org/?action=article&id=179

http://www.sottodiciottofilmfestival.it

http://www.torinofilmfest.org

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The Bourne Identity di Doug Liman

Inkheart - La Leggenda di Cuore d’Inchiostro di Iain Softley

Genova di Michael Winterbottom

Brokers - Eroi per gioco di Emiliano Cribari

La Rabbia di Louis Nero

Agata e la tempesta di Silvio Soldini

Giorni e nuvole di Silvio Soldini

La Bocca del Lupo di Pietro Marcello

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Ringraziamenti

Grazie ad Alessandra Bergero e ad Andrea Rocco, responsabili delle due Film Commission liguri. Grazie agli autori che hanno contribuito direttamente a questo testo: Marta Gervasutti, Emiliano Cribari e Riccardo Leto. Grazie a Marco Frassinelli e allo staff del Cineforum di Imperia. Grazie a Stefania Belsito e Marina Montani per il supporto tecnico. Grazie a Sara, per tutto.

Suggerimenti e informazioni, consigli e commenti possono essere inviati all’indirizzo [email protected].

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L’autore

Carlo Griseri, nato a Imperia nel luglio del 1976, è giornalista pubblicista. Nel corso della sua carriera ha collaborato (e collabora) con numerose testate, web e cartacee, tra cui Blogosfere, Cineboom.it, News Italia Press, Il Punto City Life, Metro Week e The Gate. È anche il curatore del blog cinematografico Cinefestival (http://cinefestival.blogosfere.it).