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LYRABLUES RIVISTA APERIODICA DI CULTURE E PATAMUSICA ARGOMENTI: Pag. Editoriale 2 Monografia sui dischi in vinile 3 Disco flexi 8 Monografia (II) 9 Tecnologia Hi Fi 16 Spazialia a 45 giri 17 Eccentricità 21 Monografia (III) 22 Nino Rota 26 I (n) dimenticati: il futurista Mix 29

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lyrablues Pubblicazione patamusicale a cura dell'Istituto Patastorico Musicale.Ultimo numero

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LYRABLUES

RIVISTA APERIODICA DI CULTURE E PATAMUSICA

ARGOMENTI: Pag.

Editoriale 2 Monografia sui dischi in vinile 3

Disco flexi 8 Monografia (II) 9

Tecnologia Hi Fi 16 Spazialia a 45 giri 17

Eccentricità 21 Monografia (III) 22

Nino Rota 26 I (n) dimenticati: il futurista Mix 29

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Questo numero speciale (ma anche ultimo) di Lyrablues, rivista

aperiodica dell‟Istituto Patastorico della Musica, è incentrato su alcune produzioni di dischi in vinile in circolazione principalmente durante gli anni del boom di questo supporto fonografico, anni che vanno dal 1960 alla fine degli anni „70. Il materiale sonoro inciso su questi dischi non apparteneva necessariamente ad un genere predefinito o ad un modo musicale. Le finalità erano, per così dire, di natura extra-musicale. Si andava dal supporto didattico-pedagogico a quello dimostrativo o, ancora, come “regalo di gusto”. Era avvenuto che l‟industria del disco di massa approfittava di questa sorta di zeitgeist (uno “spirito dei tempi” modernista, senza dubbio) in cui da molte fasce della popolazione venivano inoltrate delle specifiche richieste di una accessibilità, di versioni più casalinghe, alle creazioni artistiche (poesie, letterature, lingue, “fai da te” ecc.). La “voglia” di ascoltare era arrivata ad un punto di massima espansione, favorita dalla diffusione dei prodotti dell‟HIGH-TECH (alta tecnologia compatta), che aveva avuto il suo punto di massima diffusione con l‟invenzione del transistor (1957). La massa di materiale sonoro che arrivava ai consumatori, con i canali più disparati, fu una fortunata combinazione di puro interesse culturale (con relativa follia progettuale) e di stravaganza del mercato e dei bisogni (con correlata ricerca di una normalità della produzione, grazie a un‟industria più evoluta). Avvenne così un impatto fra le masse e le nuove creazioni dell‟industria del supporto discografico. Ricordo che la prima volta che senti parlare in inglese colloquiale fu nel 1978: era un brano di un “Corso di Lingua” in cassetta! Ma tratteremo anche di un universo sonoro le cui coordinate della ragion d‟essere ci sfuggono e le stravaganze di questi suoni ci portano in un territorio molto più scivoloso della già nota “Incredible Strange Music”. Per quando alcune bizzarrie possono essere comprese e razionalizzate, qui si ha a che fare con un bisogno di natura molto astratto. Perché in fin dei conti non si tratta di musica apollinea, almeno non l‟arte di Tersicore o di Euterpe, né delle altre muse, ma vuol essere tutto ciò, contemporaneamente. Ed allora ecco (in tre minuti!) la Poesia, la Scienza, la Storia la Persuasione e la riproduzione della realtà dei suoni. Bon Voyages!

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Iniziamo questa carrellata con i primi vinili di questo catalogo borgesiano delle

meraviglie patastoriche: sono delle registrazioni di reperti stetoscopici (si, si!...

proprio registrazioni col stetoscopio, quel particolare strumento usato dai medici per

auscultare il cuore e il respiro). Il primo di questi dischi, che prende il nome di

“Disco Tefaserpina” ( codice 099566de), è stato realizzato da George D. Geckeler

M.D., un cardiologo del “Hanheman Medical College and Hospital” di Philadelphia

(USA) ed è un disco Philips della serie “minigrove” (45 giri).

La traduzione italiana di questo disco è stata curata da “ „Recordati‟- Laboratorio

Farmacologico S.a.s”. di Milano. Dal titolo si evince che i dischi sono chiamati in

base ai nomi di prodotti farmaceutici che fungono da sponsor: infatti gli altri due

della serie menzionata hanno il nome di altri due farmaci “Recordil” e “Canfidrolo”.

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I due lati del disco sono divisi per toni e rumori... e infatti nella pratica dell‟ascolto si

può sentire una voce che narra le vicissitudini delle coronarie e del miocardio!

La natura dei suoni incisi viene spiegata in base alle malattie del cuore: si va dalla

insufficienza aortica reumatica alla fibrillazione pericardica auricolare.

Sempre la “Recordati” milanese ha pubblicato il disco a 33 rpm “Remeflin” (altro

nome di farmaco!) sul disturbo del respiro. Il disco è in realtà opera di un certo

Jorger Schmidt-Voigt, di una società farmaceutica tedesca (Monaco di Baviera).

Nel minibook allegato vi è esplicitato che si tratta di un secondo disco di una serie

dedicata alle vicissitudini del polmone. “ Il respiro è stato registrato ponendo un

microfono in prossimità della bocca del paziente. per rendere più evidenti i fenomeni

acustici i rumori respiratori sono stati molto amplificati”.

Dalla respirazione normale si passa ai primi disturbi: insufficienza polmonare,

diapnea e respiro di Biot.

Alla fine del libretto viene pubblicizzata il “Remeflin 20”, che è, come viene

spiegato, un analettico cardio-respiratorio (combatte la sofferenza anossica dei

tessuti).

Il disco si conclude con un sentito ringraziamento alla classe dei medici da parte

della Dott. Recordati.

Una imitazione di questo tipo di operazione scientifico-didattiche è stata effettuata

anche dalla casa farmaceutica “Ciba”. Si tratta questa sempre di un 33 giri di 7

pollici, intitolato “Colloqui Clinici: Le ipertensioni arteriose”; i suoni consistono in

registrazioni dei flussi ematici effettuate dall‟Istituto di patologia medica

dell‟Università di Siena (1974).

Concludo ricordando che esistono anche i suoni muscolari, vibrazioni prodotti dai

tessuti muscolari in tensione , ma di cui non sono riuscito a trovare un 45 giri o un

trentatré (..speriamo in futuro possa riprodursi in qualche cd!).

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La diffusione massiccia di dischi con

registrazione di particolari suoni avvenne

quasi sempre su 33 giri di piccolo formato.

Ma anche i 45 giri non furono di meno:

alcuni di questi, classificati come 45 g con

“effetti sonori” furono una vera e propria

invasione extramusicale al principio degli

anni settanta.

Essendo un campo enorme, intendo dire che

esiste un intero universo di effetti sonori

riproducibili, qui ricordiamo per comodità

soltanto due collezioni.

La prima di queste collezione aveva il nome

enigmatico di AGES-Memnon. Essa era

suddivisa in alcuni ambiti tematici: qui

ricordiamo brevemente i 45 giri dedicati al

“Mare e Battelli”, alle “Campane”, ai

“Fenomeni atmosferici” e alle “Automobili” La

cosa curiosa è stata che questi dischi erano

prodotti dalla EMI- Voce del Padrone (quella

del cagnolino e del grammofono, per

intendersi). Cerchiamo di analizzare uno dei

pezzi di questa bellissima collezione: il vinile

chiamato “Aerei”.

Sulla copertina è disegnato un proiettore, di

quelli in uso negli anni settanta, che fa

vedere un’immagine di una squadra aerea,

come in certe copertine di fumetti sulla

seconda guerra mondiale, albi degli anni sessanta-settanta. Sul lato A

è incisa una serie di suoni: la prima traccia porta il titolo di “Messa in

moto di motori”; poi, in successione abbiamo “All’esterno di un

aereo”, “All’interno”, “Decollo di un bimotore”, “Aereo che sorvola la

campagna (con cinguettio di uccello in sottofondo)”.

La principale casa discografica di vinili di suoni (bruitages) è stata la

Vedette Records, sottosezione dell’I.M.I. (International Music of Italy)

di Milano.

I 10 Long Playing sono stati ristampati in Compact Disc:

effettivamente questi dischi erano “la più moderna” (come recita il

titolo del singolo disco) “collezione di effetti sonori per uso industriale,

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radio-tv, cinema, teatro, pubblicità e cineamatori”; o ancora, <<

l’ideale per produzioni radio tv, proiezioni di diapositive, presentazioni

industriali, gruppi teatrali, parties, patiti del suono, progetti

educazionali e innumerevoli altri usi >>(notare la traduzione di

educazionali al posto di educativi).

Se prendiamo ad esempio uno di questi dischi (il volume numero tre)

troviamo incisi i seguenti effetti: “(motori) 1000 Km di Monza”; “voci e

rumori di strada, imbarcazioni e campane di una chiesa della città di

Venezia”; frantoio; bimbi che giocano; accensione di fiammiferi e

sigarette, forbici che tagliano la carta, scavatrice; autobotte; effetti

elettronici; metronomo a varie frazioni di oscillazione, macchina da

scrivere “Olivetti”; rumori di satellite artificiali e contatti via radio fra

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astronauti e base di Cape Canaveral; e per i più tecno-romantici, i

battiti del cuore di astronauta .

Naturalmente si tratta di registrazioni originali,

in tutti i sensi! Le durate delle registrazioni

variano da un minimo di 18 secondi fino ad un

massimo di 2 minuti e mezzo. Effettivamente

questa fu una scelta contro la noia.

Il fascino che continuano a mostrare questo tipo

di produzioni extra musicali è confermato

ancora

vengono incisi disparati temi: ci sono dischi sugli spari di armi, sul

modo di gridare di popolazioni, sul modo si dire “si” (in 100 lingue),

sui rumori di disastri (incidenti auto, catastrofi naturali), sui suoni di

animali più o meno esotici ecc. ecc.

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Un altro fenomeno discografico particolare prende il nome di DISCO

FLEXI: si tratta di sottilissimi dischi , di facile deperibilità, che venivano

regalati nelle confezioni di scatole di prodotti alimentari o di oggettistica

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comune, e nei rotocalchi popolari. Avevano una funzione pubblicitaria e si

potevano ascoltare sui normali giradischi.

Per esempio nella confezione di un prodotto come il Chlorodont (anni

sessanta), per l’igiene orale, il flexi aveva la scritta pubblicitaria del prodotto

stesso sul centrodisco, e vi era inciso una parte del “Carnevale di Venezia”

di N. Paganini, un valzer eseguito dall’orchestra Vancheri (!): per gli autori di

questo raffinato abbinamento un “paganini” val bene una sciacquata di denti.

Le migliaia di prodotti flexi attestano un uso smodato di questo curioso

oggetto per appassionali: quasi tutte le fabbriche sponsorizzarono un loro

flexi. Un bel “flessi” è stato prodotto dalla Colussi., gioia dei nostri consumi

da bambino (i famosi biscotti con i buchi).

4 Che le industrie farmaceutiche investirono (e investono tuttora, sic!) nella cultura è un fatto

assodato e positivo, ed ecco che, oltre ai dischi già accennati, altri prodotti su vinile abbiano

invaso le case di numerosi medici ed affini durante gli anni settanta.

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La “Francia Farmaceutica”, industria farmaco-biologica di Milano, distribuiva ai suoi

consociati e affini, una raccolta di circa 50 dischi intitolata “Antologia storica-sonora della

Letteratura Italiana”, sotto l‟egida della Aletti Editori.

Le “precisazioni letterarie” erano curate da un certo Adriano Lami, mentre la realizzazione è

stata curata dal noto Mario Leone, versatile autore delle fiabe sonore già incontrato in un

numero precedente di “Lyrablues”.

L‟opera attraversava tutta la storia della poesia italiana: si va dalla poesia popolaresca e

sacra al “dolce stil novo”, dal „300 al „500, dal Seicento alle soglie del Novecento. Ogni

confezione consisteva in due dischi ( 33 rpm e lunghezza 7”) con allegato un libretto

illustrativo di circa venti pagine dattiloscritte con alcune raffigurazioni iconografiche di

autori o famosi quadri.

Che la letteratura italiana “ascoltata” vantasse un nutrito numero di aficionados è stato

attestato dall‟esistenza di numerose collane di registrazioni di dischi, con recitazioni che

andavano dal famoso attore al tentato poeta di grido dell‟epoca. Sicuramente non è compito

facile registrare qui tutti i tentativi, ma ci limiteremo ad alcuni casi che per importanza e

diffusione mostrano, a distanza di decenni, una raffinata recitazione.

Al primo nostro vaglio troviamo la famosa raccolta della Fonit-Cetra S.p.A. di Torino,

diretta allora da Nanni de Stefani e curata dal prestigioso critico letterario Carlo Bo.

La “Collana letteraria Documento” della Cetra aveva un bella copertina, come nel caso del

“Lamento per la morte di Ignazio” (codice CL0411) di Federico Garcia Lorca, che era stata

disegnata da Lele Luttazzi. L‟autore della recitazione era lo straordinario Arnoldo Foà,

mentre la musica era una dolce boulerias del chitarrista Piero Gosio.

Partendo da un tono pacato, dimesso, l‟autore allarga sempre di più l‟intensità emotiva dello

“llanto”, cosicchè << ... chi ascolta si trova di fronte ad una delle prove della grande

stagione poetica spagnola...>> (C. Bo).

Sempre di Arnoldo Foa è la recitazione in “I poeti e la libertà” (CL0520), dedicata al tema

della libertà, con una nota di Franco Antonicelli. La scelta politico-ideologica è molto vasta,

nei tempi e nello spazio: si va dall‟ Italia giacobina fino all‟impresa risorgimentale, dai russi

agli spagnoli, dalla resistenza ai neri d‟America e alla poesia con temi dell‟antimperialismo.

Di tutt‟altra natura è il lavoro, sempre di Foà, sul “Bacco in Toscana”, lettura dell‟opera di

Francesco Redi (scienziato e letterario del nostro settecento), curata dal grande poeta E.

Sanguineti.

A Giorgio Albertazzi è affidata invece la recitazione nel disco “Poesie d‟amore”: dal vinile

si ascoltano, in un excursus sulla poesia d‟amore, liriche di Leopardi, D‟annunzio, Cardarelli

e Galeazzo di Tarsia (poeta seicentesco calabrese).

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Sempre su questo tema, ma dal punto di vista più mistico-sacrale è il disco “Mio Amore,

Vita mia” (CL0530), a cura di Giancarlo Sbagia. I testi sono di Salinas, Omar Kaiam (sic!),

Lucrezio, Jimenez, F.Fortini, C.Pavese e E.Dickinson. I recitanti sono lo stesso Sbagia e

Germana Monteverdi (la copertina presenta un bel disegno di Emilio Greco).

Un‟altra collana, diretta da Paola Ojetti, era stata pubblica agli inizi degli anni sessanta.

Sempre dello stesso autore, Giancarlo Sbragia, sono le poesie, presentate da Aldo

Palazzeschi, raccolte per la collana culturale dell‟ Istituto Internazionale del Disco. Nel SIL

4017 di questa collana vi sono incise le poesie di pittori-poeti come Ardengo Soffici,

Georges Rouallet, Scipione de Pisis e del grande Amedeo Modigliani.

Un altro disco era dedicato alla poesia di Vincenzo Cardarelli: le liriche del poeta di

Tarquinia erano lette da A. Bonucci

Sempre dell‟Istituto Internazionale del Disco è un vinile intitolato “Ritratto Segreto” e

dedicato alle poesie e alle prose di Cesare Pavese, lette dal solito Sbragia e presentato dal

noto critico letterario Luigi Baldacci.

Un‟altra iniziativa del genere da menzionare è quella della casa discografica Eurodisc che

pubblicò alcuni interessanti lavori sulla poesia del XX secolo.

Nella collana denominata “Serie dei poeti europei”,

curata da Roberto Lerici ( e dalla casa editrice omonima),

è stato pubblicato un bellissimo omaggio ad Attila

Jozsef (1905-1937), poeta magiaro dall‟ intenso lirismo,

dal titolo “Tu vivi nel mio cuore: poesie”. La notevole

cura dell‟opera è attestata dalle musiche originali di N.

Castiglione, dalla traduzione di U. Albini e

dalla efficace voce recitante di Ruggero de

Danilos.

L‟introduzione è affidata ad un breve scritto di Mario

Luzi: << Una vita come questa, vissuta a quanto pare

senza schermi e riserve, tutta sofferta e meditata sulla

via di un ineluttabile vuoto esistenziale...>>.

I temi delle poesie variano dalle aspirazioni ed esistenza

di giovani proletari sullo sfondo di paesaggi urbani

desolanti, all‟esperienza condizionante dell‟infanzia,

fino all‟ansia inappagata di costruire un rapporto umano

più fervido. Il poeta finirà suicida sotto un treno.

Questo nostro excursus si conclude con la citazione di una collana, sempre della Fonit-Cetra

di Torino (sezione excelsius), chiamata “dischi del possibile e dell‟impossibile”, curata da

Piero Novello. La collana è uscita in due numeri nel 1960 (i dischi sono a 33 1\3, con mls

17-43, sono classificati con exp 2 e exp1: quest‟ultimo risulta introvabile).

Si tratta di racconti fantascientifici scritti da Primo Levi e Emilio Donaggio.

Di Primo Levi è “ Il Versificatore”, interpretato da Adolfo Fenoglio, Giovanni Moretti ed

Elvio Ronza; di Donaggio è la scrittura di “Dove cresce l‟erba”, letto da E. Ronza.

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Ben prima

dell‟invasione e colonizzazione

dell‟immaginario collettivo italiano da parte dell‟industria danzereccia e ginnica statunitense (e poi

sudamericana), ad opera delle corazzate-cinematografiche

nominate “Saturday night fever”, “Grease” e

“Flashdance” e delle „winchester‟ in videocassette di

aerobica, step to step ecc.ecc, c‟è stata una

preparazione sotterranea di danze fai-da-te in

vinile. Mi riferisco ai corsi di ginnastica e di

danza molto diffusi negli anni sessanta-settanta: ne hanno

risentito gli uffici nell‟orario

extralavorativo, le aule scolastiche e le prime

sale da ballo e di ginnastica dalle grandi

città come dei piccolissimi paesi.

Strumento prediletto di questo lavoro collettivo forzato è stato, naturalmente, il vinile. “Musica-Movimento-Ritmo” è il primo raggruppamento di dischi, 33 giri per la solita formula dei 7”, in cui una voce invita a eseguire dei movimenti “per la salute e il benessere”. La musica che si sente è naturalmente la musica classica, con la convinzione implicita che solo la classica produce uno stato di benessere e coordinamento dei toni muscolari ( vi ricordate del mito che ascoltando musica classica si fanno i “figli più intelligenti”!). Se andiamo a scoprire sotto sotto che cosa erano questi movimenti, questi ritmi e questa musica ci rendiamo conto che alzare una gamba al terzo movimento (Rondò) del

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concerto beethoviano per violino e orchestra potrà fare anche del bene ma... mi sembra una gran stronzata! Ben diversi e per fini pratici più consoni a certe aspettative didattiche risultano i 33 rpm (sempre in formato 7”) curati da una certa insegnante di danza che si chiamava Teresa Lovera. “Per l‟educazione ritmica - La ritmica giocosa per le scuole materne ed elementare”: così era intitolata la collezione dei 5 dischi. La pubblicazione correlata da un manualetto illustrato è proprietà della “Editrice La scuola” di Brescia, il che consentiva, con questo imprimatur, di essere diffusa in tutte le scuole italiane. Interessante è ascoltare il primo disco vinile di questa produzione pedagogica. I primi ritmi vengono nominati “marcetta e corsa” (al suono di una minima fanfara); poi si ha un “pendolo” (un suono alternato di tromba, detto anche “compasso”); “la stanga”, “l‟omino automatico”, “l‟ Arabo”, “il Cane” ecc., che non sono altro che stilizzazioni di suoni che evocano quei “movimenti”.Il secondo disco continua su questo tipo di caratterizzazioni (sempre con trombe, tamburo et similia): si va dalla “marcia ritmica”, alla “ballerina” e all‟ “angelo”. I dischi successivi sono più esplicitamente delle danze: dalla “gavotta” alla “sarabanda”, dalla “passacaglie” alla “giga”... l‟ultimo è un movimento a tempo di Lanceri!. Sempre per il discorso sull‟ “Educazione al Ritmo” risulta molto bella la raccolta di cinque dischi, con le musiche originali e non del maestro Vittorio Brunelli: si tratta di cinquanta esercizi guidati ad un forma di ginnastica sobria ed equilibrata, senza arzigogoli di natura salutista-metafisica. Della stessa natura risultano i due dischi curati, con musiche della stessa, da Mira Colnago Manenti e intitolati “A Tempo di marcia” Più esplicita nell‟apprendimento di danze risulta la pubblicazione di 6 dischi in vinile a 45 rpm della “Dischi Eco-Casa Musicale S.p.A.”, una label milanese. Le versioni delle principali danze europee (la napoletana, russa, ebraica ecc.) sono ben curate anche se eccessivamente quadrate. Le “Danze e Ritmi” sono curate dalle coreografie e dagli esercizi scritti da Isa Zari.

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Spesso seguire una lezione di un noioso professore di scuola media poteva, nei

(s)fortunati anni sessanta-settanta, rendere ancor più triste la giornata di

apprendimento.

Ed ecco che dal cilindro magico di alcune case discografiche uscire le “lezioni” su un

periodo storico, su un personaggio della letteratura o anche per apprendere una

lingua (inglese, francese e ... russo!).

Moltissimi di questi 45 o 33 giri furono diffusi dall‟edicola o dalle librerie

specializzate ( in futuro si conierà il termine di multimediale) per andare a riempire

le stanze di qualche apprensiva famiglia in cerca di cure riabilitative della negligenza

culturale del proprio figlio.

Segnaliamo qui alcune di queste iniziative che forse hanno contributo (ad altri

l‟ardua sentenza!) ad aumentare il livello culturale del nostro paese.

Sicuramente per le lingue ci sono state delle vere e proprie inondazioni, in diversi

periodi, di dischi che avevano una loro metodologia di apprendimento della lingua,

sia nella grammatica che nella sintassi, nonché nella fonetica.

C‟era stata una vera inflazione di corsi di lingua sul finire degli anni settanta, a

seguito della ormai trionfante cultura (meglio dire, nella loro lingua, entertainment)

angloamericana: tutti volevano apprendere l‟inglese.

Si possono ora cogliere le numerose differenze fra come erano incisi le lezioni sui

microsolchi prodotti negli anni sessanta e quelli degli anni settanta.

In un disco del 1962 (di casa discografica sconosciuta, con copertina la United

Kingdom Flag) il dispositivo di apprendimento era un modello che venne

successivamente standardizzato: ovvero c‟era la voce in italiano che annunciava ciò

che si dovrebbe dire poi in inglese. Quasi sempre si trattava di una conversazione per

lo più in situazioni reali: come chiedere qualcosa al bar, in treno, all‟aeroporto ecc.

In un corso degli anni settanta, “Apprendere l‟Inglese” (sempre 7” a 33 giri), la

forma di apprendimento coi dialoghi si fa più complessa: si ripetono i verbi e le

parole più comuni (in spelling), si dialoga e si formulano domande ben strutturate e

che comprendono veri e propri stacchi dal disco (con risposta giusta dopo il

riavviamento del disco).

Le iniziative editoriali fonografiche esplodono: tutte (o quasi) le lingue hanno i loro

corsi su vinile.

A Bologna la casa editrice “Globe Master”, nel 1961, fa uscire un “20 ore. Corso di

Lingua Russa con dischi microsolco in 52 lezioni”. La stessa casa editrice farà uscire

sempre su modello “20 ore” corsi di lingua su disco (e con fascicolo allegato) di

Francese, Inglese e Spagnolo.

Una curiosità presente nell‟Archivio dell‟Istituto Patastorico del Vinile, è

rappresentata da un disco 33g\7” intitolato “Italiano”. Fu pubblicato in numerose

città tedesche e svizzere dalla “Ritter ed. Naturaliche Sprachtechnik” e faceva parte

di una collezione di una quarantina di dischi. La copertina era strepitosa (ma allora

poteva anche offendere per il concentrato di luoghi comuni): un uomo grassottello,

l‟italiano appunto, seduto su un asino con i baffetti e la coppola e sullo sfondo una

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chiesa (!) con un tipo che fa una serenata con la chitarra; sul retrocopertina una vera

tedesca con in mano un apparecchio di nuova tecnologia . Messo sul piatto il disco,

dalle casse era udibile una bizzarra successione di frasi dette da una voce femminile

(la tedeschina, appunto!) intenta a parlare di scarpe comode, di prezzi alti e di regali

da portare in Germania.

CCaassaa ddii BBrraahhmmss

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Ma non c‟erano solo le lingue da apprendere! Alla domanda “Conosci Napoleone

Bonaparte?” uno studente poteva richiedere al suo interlocutore (parafrasando il noto

personaggio di Corrado Guzzanti: Manzoni? C‟è in videocassetta?) “Chi, quello sul

disco... si che ce lo!”.

Noi qui citeremo, a mo‟ di esempio, solo alcuni dischi pubblicati dalla Signal di

Milano dedicati alla “Collana didattico-culturale” nella serie “I grandi personaggi

della storia”: un 45 giri dedicato a Maximilien Robespierre, “incorruttibile padre

della Rivoluzione Francese” come recita la copertina (il testo sarà di qualche autore

francese?!). Dalla storia passiamo all‟epica: sempre per la Signal milanese citiamo

“La guerra di Troia” , gli episodi „Ettore ed Achille‟ (lato A) e „L‟astuzia del

cavallo‟. La copertina recita “le grandi battaglie omeriche” e il gruppo di dischi

appartiene ai “sussidi didattici-audiovisivi”.

Per i più esigenti ricordiamo l‟esistenza di due dischi diffusi dalla rivista di politica,

società e costume “L‟Europeo” nel 1964. Curati da Enzo Biagi e Sergio Zavoli questi

dischi 33g, di piccolo formato, avevano per titolo “Il Secolo in cui Viviamo” e

compendiavano la storia dal 1900 al 1963: le novità culturali, le guerre , le

rivoluzioni, i problemi della società venivano commentati con materiali originali

tratti da archivi sonori.

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Con l‟evoluzione della tecnologia dei riproduttori sonori HI-FI e con la diffusione di

massa dell‟Home Audio, nella classica triade amplificatore di segnale-piatto vinile-

piastra cassette, vennero postulate delle esigenze di ascolto da parte degli incalliti

maniaci del “suono perfetto”, che hanno portato ad una ricercatezza della

strumentazione che sfiorò il ridicolo. Di questo impulso monomaniacale ne rimane

solo uno rumore di fondo (come ogni Big Bang che si rispetti), fatto da decine di

dischi che hanno confortato le notti del ricercatore del sacro graal sonoro.

Esemplare in tutti gli aspetti esoterici è il disco uscito nel 1973 (ma spesso questi

dischi erano un omaggio della casa produttrice di HI FI!) intitolato PHASE6

SUPER-STEREO, sottotitolo “Introduzione al suono a tre dimensioni” (codice vve

35520-5).

E‟ un 45 giri che presenta su un lato un esempio di mixeraggio di un orchestra con

coro, riprendendo brani di Paganini, Chopin e Bach; sull‟altro lato è inciso una breve

gamma di suoni: si va da treni in corsa ad alcuni segnali elettronici con batteria e

percussioni e, infine, una partita di pingpong!

Questo del suono pingpong sarà una vera e propria ossessione: non v‟era disco di

misurazione di suoni e capacità audiometriche degli strumenti di ascolto che non

contenesse un suono ping pong! Anzi potremmo sostenere che solo il ping pong da

una giusta definizione della dimensione del suono!

Un‟altra pubblicazione in vinile fu messa in circolazione dalla “Vedette Records” di

Milano. sul lato A sono incisi rumori ambientali (soffi di vento e pioggia,

spostamenti di oggetti, ecc.) ed effetti elettronici da 40 a 15mila Hertz; sul lato b si

ascoltano brani famosi, da “Guantanamera” al “Va pensiero” (Nabucco) e “When the

saints go marchin‟ in”.

“Ma che cos‟è la Stereofonica?” è il titolo di un disco dimostrativo pubblicato dalla

Selezione del Reader‟s Digest, dove con una sfacciata propaganda ai sistemi di

riproduzioni di suoni “american technology” si dimostra la straordinaria qualità e

affidabilità di alcuni modelli “High Fidelity”.

Di straordinaria composizione risultava invece un disco dimostrativo diffuso dalla

prestigiosa etichetta inglese Decca: il vinile è codificato con la serie SKL 4881, ed è

intitolato “How to give yourself a stereo check out”(1967). All‟interno si trova un

foglio della traduzione in italiano dei dati e in cui viene pubblicizzato anche un

ottimo Pick-up (la nostra puntina del disco).

Il primo lato è dedicato alla identificazione dei canali L R alla “fase” degli stessi e ai

controlli dei toni. Una voce very english (Jack De Manio) introduce a queste

tecniche, accompagnata da una suadente voce femminile (Elisabeth Knight): il tutto

viene accompagnato con un ottimo jazz strumentale attento alle timbriche dei diversi

modulatori sonori.

Il titolo, “tutte le prove necessarie per l‟esame di un impianto stereofonico”, da un

giusto prestigio all‟iniziativa, che si conclude con un straordinario silenzio cageano

che serve a valutare il rumore di fondo o il ronzio dell‟impianto. Troviamo anche

dell‟esauriente spiegazioni del “Wow” e del “Flutter”, nonché della Diafonia

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(Crosstalk, in inglese). La conclusione delle tecniche di

sperimentazione è affidata a un bellissimo brano di

Kodaly, “Harj Janos” (un brano dalla lenta progressione

acustica e dalle timbriche a la Bartok).

Il bello di questo disco è che invita anche a fare degli

esperimenti: ci fa produrre dei rumori nell‟ambiente di

“lavoro” al fine di capire la limitazione dei suoni del nostro

ambiente.

Il clou viene con la nota finale che la riportiamo integralmente

(per non distaccarci troppo dall‟ironia che pervade la

<< Se l‟ascoltatore dovesse trovare nostra pubblicazione) :

difficoltà nella correzione di difetti che il suo “check out” potrebbe aver rilevato, si

raccomanda di consultare un tecnico del suono >>(sob!).

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Per la gioia dei nati durante l’era delle esplorazione spaziali (fra il 1956 e il 1974) ora andremo a parlare dei dischi “spaziali” e non si fa riferimento alle straordinarie produzioni di quei folli musicisti della Space Age pop Music, che imperversarono proprio in quegli anni con quei brani lisergici polistrumentali (parliamo di autori straordinari come Juan Garcia Esquivel, Les Baxter, Elisabeth Waldo e Enoch Light).

Mi riferisco più prosaicamente alle registrazioni dei voli, delle voci e dei suoni di astronavi&astronauti. Quasi sempre il disco era associato a qualche rivista dell’epoca o era associato con una pubblicazione ad hoc, a ricordare l’evento

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storico da poco avvenuto. Un primo 45 giri che ci accingiamo ad esaminare è quello pubblicato dai Fratelli Fabbri Editori: s’intitola “L’uomo e lo spazio. L’ora di von Braun” e narra le vicende del padre della moderna missilistica e astronautica. L’intento è scientifico-ideologico, con attenzione alla netta separazione del von Braun “nazista” (costruttore dei famigerati V1 e V2”) e lo scienziato dei pionieristici lavori negli Stati Uniti d’America. Per la onnipresente Signal, citiamo il bel 45 giri dedicato allo “Sbarco sulla luna”. In copertina sono presenti le facce sorridenti dei due astronauti americani Armstrong e Aldrin, e la sovrascritta recita così: “ 21 luglio 1969/ l’uomo è sulla luna. Attimo per attimo la registrazione di Apollo 11 con le voci di Armstrong, Aldrin e Collins”. Da questo momento una vera e propria spaziomania conquista il pubblico e i vinili dedicati a quegli eventi sono numerosissimi.

Fu il mensile “L’Europeo” a regalare ai suoi lettori 2 dischi dedicati alla conquista dello spazio: il primo s’intitolava “S.O.S. dallo Spazio” ed era una cronaca in diretta della fine di una missione spaziale americana che si era conclusa senza

incidenti ( a differenze delle numerose altre tragedie che si abbatterono sui

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pionieristici voli spaziali); il secondo , prodotto dalla RCA, era stato curato da Enzo Biagi e Sergio Zavoli, ed aveva per titolo “Una voce dalla Luna”. Le registrazioni originali sono quasi incomprensibili ma grazie alle continue “incursioni” dei due giornalisti si può ascoltare un grazioso racconto orale sulla conquista della luna (almeno così è stato diffuso , come autentico e storico “allunaggio”) Insieme a queste iniziative sonore bisogna registrare anche per gli appassionati di collezionismo la diffusione di immagini tridimensionali su piccolo formato (modello diapositiva) della avventura spaziale: foto con un “comico” effetto di prospettiva sono diffuse da alcuni settimanali di massa. Con un piccolo marchingegno -una scatolina con un obiettivo, una piccola lampadina interna e una lente di ingrandimento- è possibile vedere queste diapo, dove i personaggi e le cose sembrano delle sagome sullo sfondo di Basi spaziali, sale di comando della NASA o della luna. Vi consiglio di accendere lo stereo mettere sul piatto un 45 giri di space age pop (se lo trovate!)... e di godervi queste bellissime immagini.

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9. Fra le “Eccezioni” ed “Eccentricità” classifichiamo una serie di 45 o 33 giri che

hanno avuto una storia tutta loro, e quasi sempre sono usciti come eventi unici e non

appartengono a una delle categorie che ho esaminato finora.

Iniziamo con il primo di una lunga serie ( ma che accorceremo per via di “interessi

selezionanti”). E‟ un disco uscito il 15-7-1970, dal titolo “Il disco della bellezza

vera”, presentato da un‟estetista (nata a Leningrado da padre scenografo, come recita

la nota di copertina) ancora oggi attiva, Elena Melik, allora collaboratrice di una nota

rivista femminile, “Grazia”. Era in realtà una continua pubblicità ai prodotti “Juvenia

Produits de beautè SPA”, un‟industria svizzera: la signora (con la “erre” molto chic)

invitava alla pulizia del viso con movimenti accompagnati da una chitarra elettrica

( <<... un Valzer! >>, esulta il chitarrista, sicuramente italiano, di nome John!).

Tutto ciò è presentato

come un successo

dovuto alla grande

esperienza della stessa

e dalla sincerità: <<

Non ho mai

consigliato ad una mia

lettrice un prodotto o

un metodo di cura

che non abbia

personalmente

provato su me stessa o

su una collaboratrice

>>.

La nostra continua,

accompagnata da un

tango, a insegnare la

pulizia del viso e

come mettere il

fondotinta e le altre

cose (con

accompagnamento

bossanova e un

calipso).

Insomma ad ogni

musica eseguita

corrispondono

alcuni movimenti

(dice proprio “un

arpeggio sulla ciglia

destra”).

Ah!, come

avremmo fatto

senza!

Infine il chitarrista

utilizza uno

“Shake” per fare i

saluti, ma dobbiamo

accennare

all‟Onestà

intellettuale della

Melik che dice che

non importa se i

prodotti non sono

della Juvenia (altri

tempi!).

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Un disco 33 giri formato 7 pollici (17 cm) ci introduce ad un “Storia della Musica”

dei fratelli Fabbri in 169 dischi dello stesso formato: è una poderosa ricostruzione

della musica antica, medievale e moderna. Il disco recita così : << Lasciamo ad

Alberto Lupo il compito di guidarvi attraverso un rapido viaggio che vi anticiperà

brevemente alcune tappe di quella storia meravigliosa che è la storia della musica >>.

Ed infatti in pochi secondi e con una magnifica prosopopea del grande dicitore,

vengono illustrati con brevi ascolti i capolavori della musica, dall‟imitazione di

quella antica, alla civiltà musicale del basso Medioevo arrivando fino alla civiltà

della rinascenza e musica moderna. Questo è un disco introduttivo, venduto come

pubblicità della futura opera.

Le enciclopedie di musica classica o jazz in vinile sono state una vera e propria

mania in quegli anni: ma siccome riguarda la musica tout court, non ce ne

occuperemo.

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La pubblicità ecco un tema che ci riporta ai prodotti seriali: furono moltissimi infatti

i dischi in vinile che furono venduti o regalati da famose marche di prodotti di largo

consumo.

Inizieremo con un disco promo (anno 1980) del Consorzio Contributo alla Genuinità

che reca il titolo di “Alberi Verdi” (accompagnamento musicale del maestro F.

Ritter). E‟ un‟idilliaca visione dedicata agli alberi di pere e il jingle finale conferma

che si tratta del succo di pera “G”

“SOMMA, le coperte che non smettono mai di essere belle!”, affida la sua

promozione pubblicitaria, in un disco del 1965, ad una brava attrice.

Presentando “I Dialoghi di Franca Valeri”, con un 45giri con la foto dell‟attrice, la

ditta che produce queste coperte per letti <<... vi parla con la simpatica voce di F.V.

Ascoltatela, può essere interessante per voi... e anche divertente! >>.

La spassosa narrazione della giovane attrice si conclude poi con l‟inserzione dedicata

alle coperte “Somma”.

Ad Arnoldo Foà venne affidato il compito di pubblicizzare su vinile i prodotti

enologici, anch‟essi genuini, della marca “Brolio” (1967). La nostra grande voce ci

conferma subito che anche se avete trovato questo disco in una cassetta di vino non è

per far una pubblicità banale, di quelle con le rime scemette. Anzi, dopo aver

spiegato che la sua è una battaglia in nome della buona civiltà del bere, ci invita a

diventare appassionati conoscitori del buon vino italiano. Nel secondo lato del disco

ci narra la storia plurisecolare dell‟antica famiglia dei Ricasoli e del loro castello di

Brolio, nel Chiantiggiano. “La scienza del Chianti” è stata la disciplina che tanto è

stata perseguita con devozione dai Ricasoli. Per questo il vino Brolio (nel retro

compaiono le sei varietà di bottiglia) che avete comprato è buono.

Sicuramente un disco piacerebbe ascoltare a coloro che sono nati negli anni sessanta

è il promo dell‟ORZORO della Nestlè, la ingombrante multinazionale svizzera.

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Il 45 giri presenta sul primo lato una “AAAppuntamento-Favola del Mattino” in cui

si narra del mondo prima di orzoro (naturalmente triste); sul secondo lato c‟è la

famosissima sigla “Oooorzoro” della omonima pubblicità.

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Una altra serie di dischi diffusi nel corso dei due decenni considerati, è quella

dedicata all‟imitazione dei personaggi della tv o del cinema.

Iniziamo con “Il Festivaliere”: sono due 45 giri pubblicati dalla Dischi Carish S.p.A.

di Milano (ECA 65046), che contenevano uno << spettacolino sonoro di Ambrosi e

De Giorgis per le voci imitative di Alighiero Noschese (N°1 e 2) >>, dove il grande

imitatore, troppo presto scomparso, si cimentava ad imitare i grandi del cinema di

allora.

Sempre di Noschese dobbiamo citare un bellissimo 33 g, pubblicato con una rivista

di costume, “Confidenze”, dal titolo “Noschese Show”. Si iniziava con domanda a

mo‟ di “tribuna apolitica”, sul tema dell‟ austerity: <<...nel nostro paese vengono

prodotti 1000 canzoni al giorno: bastano per il fabbisogno della popolazione? >> .

Le risposte erano affidati a De Filippo, a Franco Franchi (inviato del “corriere delle

scienze e delle arti”), a Ruggero Orlando da New York.

Successivamente (“Disco d‟Oro”)

venivano imitate e prese in giro, con una

serie di canzonette, cantanti come Adriano

Celentano, Gianni Morandi, Rita Pavone,

Rocky Roberts ecc. L‟accompagnamento

musicali era affidato all‟Orchestra di

William Lo Savio.

Un altro 45 giri (pubblicato dalla Durium)

portava il titolo “Il Cavaliere dell Sera” ed

era un estratto dalla trasmissione televisiva

“Buonasera” con Tino Scotti.

Altri fecero del loro meglio su questa scia,

ricordiamo Renato Rascel, Aldo Fabrizi,

Peppino De Filippo, Vianello-Tognazzi e

Alberto Sordi.

Di Dario Fo citiamo un solo 45g (ma ne ha

prodotti moltissimi). E‟ un estratto da uno

spettacolo televisivo : il disco (Edi-Pan di

Roma) porta il titolo “...ma che aspettate a

battere le mani! e chi ce lo fa fare”. Le musiche sono di Fiorenzo Carpi.

La comicità del grande attore e letterato viene esplicitata in tutta la sua formula

dirompente.

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Citeremo ora un secondo gruppo di dischi che sono abbastanza unici nel panorama

dei vinili. Il promo di questi dischi è un 33 giri che porta il titolo “La Radio con

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rinnovata cordialità ci accompagna in ogni momento della giornata”. Si capisce che è

una sorta di pubblicità a favore della radio della RAI. L‟autore del lungo saluto è il

fine dicitore Enrico Maria Salerno; la realizzazione di questo disco BIEM è stata

affidata a un certo Federico Sanguigni.

Il secondo disco porta il titolo de‟ “Il Gran Premio Stati Uniti”. E‟ un supplemento

parlato della rivista AUTOSPRINT. La radio cronaca del Gran Premio corso in

USA nel 1970 era affidata a Lino Manocchia, esperto di corse automobilistiche; sulla

copertina vi è scritto che ciò che sentirete è <<... la corsa che ha deciso per il

RINDT, ovvero il titolo del mondiale dei piloti „70 >> Sul lato B sono udibili i rombi

dei motori Lotus, Ferrari, Brabham ecc. ecc.

Sul versante solidaristico post LIVE AID citiamo un 45 giri intitolato “Traguardi:

dieci atleti medaglie d‟oro” che partecipano all‟iniziativa a sostegno della ricerca

per la lotta contro l‟AIDS. Il disco era prodotto dalla Durium (1987) è vi si possono

ascoltare le voci di Livio Berruti, Maurizio Damilano, Stefano Mei, Sara Simeoni

ecc.

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La nostra attenzione va, questa volta, verso quell‟aspetto poco ricordato della

propaganda politica dei partiti, attuata tramite il nostro supporto sonoro: sia i 45 che i

33 giri hanno riempito ben più di una casa di qualche militante della Democrazia

Cristiana, del Partito Comunista o Socialista e altri. I primi ad utilizzare questi

supporti sono stati i Missini e i Socialisti: quasi tutti i dischi che ricordavano la voce

del truce duce hanno una relazione con qualche minuscola casa editrice nostalgica; i

socialisti piazzarono i dischi in particolari momenti: elezioni politiche o, negli anni

più recenti, per i Referendum.

Non ci perderemo nella grande mole di dischi con i canti o con la voce dei vari

fascisti. Ignoreremo i dischi comunisti perché potrebbero essere studiati in altre

occasioni. Per i socialisti bisogna invece

fare un eccezione: il livello dei dischi è

molto raffinato e l‟uso di personaggi

importanti della tv o della musica

confermano il valore di ogni singola

iniziativa.

Ci limiteremo a due soltanto operazioni su

vinile. La prima è iniziativa legata ad un

evento: le Elezioni del maggio 1972. Un

quarantacinque giri prodotto dall‟Ufficio

Stampa e Propaganda del PSI conteneva, in

un lato, un monologo dell‟attore comico

siciliano Pino Caruso (che compare in

copertina) dal titolo “Basta con la libertà”,

dove l‟attore si prodiga a raccontare

aneddotiche considerazione fatte da

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persone che non credono più nella libertà ( << Ci vuole ordine ..caro lei!...ordine e

lavoro!...>>).

E, queste persone, invocano delle altre argomentazioni (<< secondo lei i padroni

non lavorano di più? non hanno più preoccupazioni? >>) di chiara matrice borghese-

conservatrice e bigotta. L‟attore conclude , dicendo di voler uscire dal paradosso, che

<<... senza libertà... non c‟è niente! e... insomma!... votare per il PSI vorrebbe dire

votare per la libertà! >>

L‟altro lato contiene una specie di inno socialista cantato da un gruppo chiamato il

“Duo di Piadena” che su un‟intonazione da canzonetta tradizionale ( una “ballata”,

come ci tengono a sottolineare i nostri) sostengono <<... che il voto socialista è la tua

garanzia e che “Vogliamo andare avanti” per la democrazia e il socialismo >>.

Un‟altra operazione porta la firma di due grandi che abbiamo incontrato: Arnoldo

Foà e Domenico Modugno. Il 45 giri in questione riguarda la famosa

contrapposizione referendaria sull‟ abolizione del Divorzio: da una parte le sinistre,

come mai più, unite, e dall‟altra i clerico-fascisti. Il monologo di Foà colpisce per la

sua intelligenza ed efficace propagandistica. Il brano di Modugno (che avrà un iter

politico abbastanza singolare) è un elogio del matrimonio in chiave anticonformista.

14 Concludiamo questa breve rassegna dedicata ai vinili non musicali rimanendo in tema... musicale!

Per via della popolarità dei gruppi musicali e per via del “saranno famosi” suonando uno strumento

non potevano, gli attenti strateghi del mercato, non coinvolgere i bambini o gli adolescenti: ed ecco

che comprando uno strumento musicale giocattolo poteva venire regalato un disco. Numerosi sono i

casi in questione e noi, per rimanere sulla via della brevità, ne daremo un solo esempio, ma topico.

Il 45 giri in questione si chiamava “Golden Organ MG - Antonelli. Disco di basi ritmiche con

metodo musicale”. Pubblicato nel 1971 dalla EMI- Odeon (3c006-17776m) consisteva in 2 basi

musicali, una per lato, di brani famosi : “Rock around the clock” (citata come sigla di “Alto

Gradimento”) e “Blue Moon”.

Il disco poteva essere inserito sul lato destro della pianola giocattolo, in un giradischi incorporato

nello strumento musicale. Altre canzoni potevano essere suonate su quella base (vengono citate

“Lucille”, “Be Bop A Lula” e “Torno sui miei passi”, per il brano veloce; “La Gatta”, “The End” e

“Roberta” per il brano lento). Suonare il piano Antonelli era facile col metodo numerico Antonelli:

<< riportando i numeri della vostra chiave musicale sulle corrispondenti note dello spartito da voi

scelto potete eseguire il pezzo anche senza conoscere la musica>>. E vi assicuro che e un vero

spasso!

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Cinema e musica: Nino Rota di DOMENICO TIROTTA

<<…non potevo suggerirgli i temi musicali perché non sono un musicista, ma mi mettevo vicino al pianoforte, dove Nino sedeva e gli spiegavo esattamente quello che avrei voluto e lui intuiva anche le mie intenzioni segrete senza che gliene parlassi. Componeva le musiche come se fossero già nascoste nel film…>>. Questa dichiarazione fu fatta da Federico Fellini, in un intervista rilasciata a Sergio Zavoli durante la trasmissione “Un’ora (e mezza ) con il regista di 8

e1\2”e parlava di del suo compositore per le colonne sonore dei suoi film, il grande Nino Rota (Milano 1911- Roma 1979). Autore di oltre 145 colonne sonore, Rota è stato un musicista prolifico, creatore di melodie impresse nella memoria collettiva di più generazione.La sua rilevanza nazionale e poi internazionale.(non possiamo dimenticare alcune delle partiture per i film che hanno fatto la storia del cinema) è attestata dalle musiche per i seguenti film: “Un cappello di paglia” ( Firenze , 1955); “Notte di un nevrastenico”, (1959);“Napoli milionaria” (1971); autore di tutti i commenti musicali dei film di Fellini (fino a “Prova d’ orchestra” ) e poi ancora “Rocco e i suoi fratelli” e “il Gattopardo” di Luchino Visconti, “Guerra e Pace” dell’americano King Vidor , “Giulietta e Romeo” di Franco Zeffirelli, e “il Padrino” di F.F. Coppola che, nel 1974, gli consente di vincere l’Oscar (per la migliore colonna sonora) e un meritato posto nell’ Olimpo dei grandi compositori del 900. Nella sua produzione musicale troviamo un filo conduttore che altro non è che la continuazione e l’ evoluzione di quella che stata la grande composizione polistrumentale nata in Italia tra il XVIII° e il XIX° secolo.Con Rota questa tradizione si riempie di modernità e si amalgama con la vivacità di un contesto culturale aperto, emerso negli anni del dopoguerra, una tensione musicale dettata da un ambiente che risente della trasformazione dell’Italia da paese rurale a industriale ( il cosiddetto “boom economico”. << L’incontro con Fellini è stato veramente un incontro felice: posso dire che in quasi tutti i film di Federico non ho mai capito cosa succedeva se non dopo che avevo fatto la musica, veramente, completamente . Eppure, senza capire materialmente cosa succedeva nel film, sentivo affiorare delle idee che mi pareva fossero proprio congeniali allo spirito del film. ( Nino Rota ,“Bianco e Nero”, N° 3/4 marzo-aprile 1967). Piccolo, sorridente e dolcissimo,quando appariva (raramente) sul set sembrava chiedere scusa a tutti della sua presenza.

Fellini e Rota (dis.Fellini)

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INDIMENTICATI

Il musicista che ci accingiamo a ricordare è stato una straordinaria meteora nell‟Italia

della prima metà del secolo XX°, ma bruciò così intensamente e perlopiù di luce

propria!

Silvio Micks, di origini ungheresi e cultura italiana, nacque a Trieste il giorno di San

Silvestro del 1900. Con il trasferimento della famiglia nella Firenze, che in quegli

anni viveva una sorta di seconda rinascita culturale ( è nel capoluogo toscano che si

costituirono i gruppi culturalmente più interessanti dell‟Italia novecentesca), Silvio

Mix fu a contatto col vivace ambiente artistico della città medicea del primo

dopoguerra.

Nel 1919 aderisce al Movimento Futurista e collabora direttamente con i suoi

maggiori esponenti: era spesso visibile dietro le principali mostre dei pittori futuristi

e alle “azioni futuriste” che si svolgevano in alcune città del centro-nord. Per

esempio a Bologna, presso il “Teatro del Corso” (ora distrutto), divenne il direttore e

primo compositore del Nuovo Teatro Futurista: le esecuzioni pianistiche dal vivo era

affidate a questo geniale diciannovenne.

Fra i venti e i ventiquattro anni lavora ad alcune composizioni per le opere teatrali di

Prampolini e Ruggero Vasari. Le peculiarità del nostro compositore sono spiegabili

nella contraddizione esistente fra la proclamazione “marinettiana” della superiorità

della civiltà delle macchine e i lavori che “contemplavano” la crisi della spiritualità

nel contesto di una civiltà meccanomorfica e industrializzata: Silvio Mix si schierava

necessariamente nel rendere udibile la crisi piuttosto che l‟esaltazione dell‟elemento

umano “meccanizzato”. Per Marinetti l‟esaltazione della modernità tecnologica si

trasformava, man mano che si estendeva la sua propaganda, in un accademismo che

tanto piaceva al nuovo potere fascista.

Per ben capire l‟evoluzione della cultura musicale di quegli anni bisogna partire dal

1910, anno di pubblicazione del famoso “Manifesto dei musicisti futuristi” di

Francesco Barilla Pratella. In questo testo l‟autore si faceva portavoce di una estetica

che mirava alla distruzione della melodia, nel solco di una sintesi delle forme

armoniche in direzione di una modalità “cromatico-atonale” e di un‟assoluta

improvvisazione ritmica. Il secondo testo importante, per capire il successivo lavoro

di Mix, è datato 1911 (“Manifesto tecnico della musica futurista”, sempre del Barilla

Pratella) dove viene teorizzata l‟enarmonia, una rottura delle leggi della quadratura,

un debole concetto musicale che comunque avrà la sua importanza estetica. In realtà

tutta questa elucubrazione estetico-ideologica avrà poca incisività: spesso a questi

intenti teorici corrispondono modeste produzioni che risentono di Debussy, Puccini,

Mascagni e Ildebrando Pizzetti.

Per completare questa cronologia citiamo il terzo documento importante: il

“Manifesto dell‟arte dei rumori” di Luigi Russolo. In esso venivano completate le

forme per la costruzione di un‟estetica della musica futurista, dove il lato ambientale,

esteriore, cosi come si manifestava nella Civiltà delle Macchine, veniva integrato,

grazie al rumore , nell‟opera d‟arte sonora, prodotto umano, interiore, “spirituale”.

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Russolo sosteneva che << l‟evoluzione della musica procedeva con il moltiplicarsi

delle macchine che collaborano con l‟uomo >>, e il rumore era diventato un richiamo

immediato alla vita reale. Naturalmente non era una questione di imitazione di suoni-

rumori, bensì la trasformazione di questi in “elemento e materia prima” della nuova

arte dei rumori.

Russolo fu così progettista di una serie di nuovi strumenti, gli Intonarumori, che

arricchirono le gamme d‟ascolto, forse preparando così la grande trasformazione

atonale.

Nel lavoro di Silvio Mix con Prampolini e Vasari si intravedono tutte queste novità

estetica applicate alle nuove composizioni. Veniva posto l‟accento sulla funzione

puramente ritmica della musica futurista, mentre queste opere mimano le sonorità

ambientali delle fabbriche delle officine e delle moderne macchine di spostamento

(auto, navi e aerei)

Proprio in questa direzione si mossero anche altri musicisti futuristi o non: L. Grandi

compose nel 1925 un “Aeroduello (Dinamosintesi) per pianoforte ; George Antheill

e Paul Hindemith, per i non futuristi, composero brani che sonorizzarono i “Balletti

Meccanici”.

In tre articoli pubblicati sul quotidiano romano “L‟Impero” (1926), Silvio Mix

specificava la sua estetica definendo i concetti di Policromatismo e di Microtonalità,

che utilizzerà per la composizione dei sette “commenti sinfonici” dell‟opera

drammatica “L‟Angoscia delle Macchine” di Vasari. E‟ questo un dramma che si

discosta dall‟apologia futurista della civiltà meccanica, dove è piuttosto l‟orrore della

meccanizzazione e della morte dell‟anima ha far da sponda a una musica tetra e

angosciante: uso di sirene poste in particolare posizioni (quasi un “sound

installation” ante litteram); pochi strumenti fra cui corno inglesi e il basso tuba

accordati in modo insolito; uso delle parole in libertà, secondo i dettami poetici di

Marinetti.

Del 1922 sono i “due preludi per pianoforte”, per l‟opera futurista collettiva “Stati

d‟Animo”. Risulta perduta invece la partitura per il lavoro con Prampolini, il Balletto

“Psicologia delle Macchine”: resoconti dell‟epoca accennano ad un lavoro alquanto

complesso e audace nell‟uso di sonorità microtonali.

Proprio per la presentazione di quest‟ultimo lavoro, Mix parte con gli altri futuristi

per la capitale culturale europea, Parigi. Colpito improvvisamente da un malattia

fulminante muore all‟età di 26 anni.

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BIBLIOGRAFIA

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LA MUSICA NEL CINEMA, a cura di E. Kermol- M. Tessarolo, Bulzoni 1996

GENTILUCCI, LA MUSICA ELETTRONICA, FELTRINELLI, 1979

RUSSOLO LUIGI, THE ART OF NOISES, PENDRAGON , NEW YORK,1986

AA.VV., MUZAK (LA RIVISTA DEGLI ANNI SETTANTA),SAVELLI 1978

FRANCO FABBRI, ALBUM BIANCO (1966-2000), ARCANAMUSICA 2002

GREIL MARCUS, QUELLA STRANA, VECCHIA AMERICA, ARCANAMUSICA,

2001

Direttore (ir)responsabile: Eugenio Crosia;collaborazioni esterne:Domenico Tirotta

Coordinate: [email protected]; [email protected]